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pagina 1 di 13 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO TRIBUNALE di MILANO SEZIONE SPECIALIZZATA IN MATERIA DI IMPRESA Il Tribunale, in composizione collegiale nelle persone dei seguenti magistrati: Vincenzo Perozziello Presidente Marianna Galioto Giudice estensore Maria Antonietta Ricci Giudice ha pronunciato la seguente SENTENZA nella causa civile di I Grado iscritta al n. r.g. 54480/2013 promossa da: FALL.TO CO.GE. SRL IN LIQ., elettivamente domiciliato in VIA MAZZINI, 2 21019 SOMMA LOMBARDO, rappresentato e difeso dall’avv. IAMETTI PIERO, PARTE ATTRICE CONTRO BRUNA GERNETTI, elettivamente domiciliato in VIA S.GERVASO, 25/E 21017 SAMARATE, rappresentato e difeso dall’avv. GIOACHIN LISA e , EGIDIA CASONATO, elettivamente domiciliato in VIA GENOVA 11 BUSTO ARSIZIO, rappresentato e difeso dall’avv. DE MATTEO ROMOLO, PARTE CONVENUTA CONCLUSIONI Le parti hanno precisato le conclusioni che si riportano di seguito: CONCLUSIONI PER L’ATTORE Il procuratore di parte attrice, precisa come da ordinanza 26/1/2016 dell’Ill.mo Firmato Da: PRIMAVERA ROBERTO Emesso Da: ARUBAPEC S.P.A. NG CA 3 Serial#: 4587171487391d9993a832c03468781b Firmato Da: GALIOTO MARIANNA Emesso Da: ARUBAPEC S.P.A. NG CA 3 Serial#: 49f4fa6e352eed5f3afdd569c071628 - Firmato Da: PEROZZIELLO VINCENZO Emesso Da: POSTECOM CA3 Serial#: 13b407 Sentenza n. 1837/2018 pubbl. il 20/02/2018 RG n. 54480/2013 http://bit.ly/2qo7913

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REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

TRIBUNALE di MILANO

SEZIONE SPECIALIZZATA IN MATERIA DI IMPRESA

Il Tribunale, in composizione collegiale nelle persone dei seguenti magistrati:

Vincenzo Perozziello Presidente

Marianna Galioto Giudice estensore Maria Antonietta Ricci Giudice

ha pronunciato la seguente

SENTENZA

nella causa civile di I Grado iscritta al n. r.g. 54480/2013 promossa da:

FALL.TO CO.GE. SRL IN LIQ., elettivamente domiciliato in VIA MAZZINI, 2 21019

SOMMA LOMBARDO, rappresentato e difeso dall’avv. IAMETTI PIERO,

PARTE ATTRICE

CONTRO

BRUNA GERNETTI, elettivamente domiciliato in VIA S.GERVASO, 25/E 21017

SAMARATE, rappresentato e difeso dall’avv. GIOACHIN LISA e ,EGIDIA CASONATO,

elettivamente domiciliato in VIA GENOVA 11 BUSTO ARSIZIO, rappresentato e

difeso dall’avv. DE MATTEO ROMOLO,

PARTE CONVENUTA

CONCLUSIONI

Le parti hanno precisato le conclusioni che si riportano di seguito:

CONCLUSIONI PER L’ATTORE

Il procuratore di parte attrice, precisa come da ordinanza 26/1/2016 dell’Ill.mo

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Giudice le seguenti

CONCLUSIONI

Nel merito :

accertato ed acclarato che già nell’esercizio 2004 e in particolare dal 31/12/2004 e

nei successivi il capitale della società poi, fallita era ridotto al di sotto del minimo

legale per perdite;

accertato ed acclarato che la causa di scioglimento è stata dagli amministratori

occultata mediante erronee e false indicazioni in bilancio e/o in ogni caso

colpevolmente ignorata;

accertata ad acclarata la violazione da parte degli amministratori della società

fallita, odierna attrice, del disposto di cui all’art.2485 - 2486 c.c. e 2487 c.c. con

prosieguo dall’attività di impresa, condannare gli amministratori Rag. Bruna

Gernetti e sig.ra Egidia Casonato in solido tra loro e/o con suddivisione nei rispettivi

periodi in cui hanno rivestito la carica di amministratori, per le perdite

conseguite negli anni di rispettiva competenza, al risarcimento dei danni subiti

dalla società, dai creditori e dai soci a causa della mala gestio degli amministratori

ovvero comunque per quanto esposto nella narrativa dell’atto di citazione, nella

misura che risultante in corso di giudizio ed a seguito dell’espetata CTU e delle

osservazioni depositate da parte attrice ovvero che sarà ritenuta di giustizia anche

con ricorso a valutazione equitativa in base ai criteri di differenza tra attivo e

passivo fallimentare o in base al criterio della differenza tra i patrimoni netti e

comunque non inferiore ad € 561.367,00 relativi al periodo in cui era

amministratrice unica della società la sig.ra Bruna Gernetti ed € 707.425,00 relativi

al periodo amministrato dalla sig.ra Casonato; in ogni caso il tutto con interessi e

rivalutazione monetaria dal dì del dovuto al saldo.

Con vittoria di spese e competenze del presente giudizio.

In via istruttoria:

Ci si riporta a quanto già dedotto ed argomentato in osservazioni sulla relazione

integrativa del CTU depositate in data 24/03/2016 e si chiede che il CTU venga

chiamato a chiarimenti sugli aspetti oggetto delle suddette osservazioni.

Ci si riporta per mero tuziorismo a quanto dedotto ed articolato in memorie ex art.

183 n.1 e n.2 c.p.c. insistendo, per l’ammissione delle prove ivi dedotte

opponendosi in ogni caso alla avverse istanze istruttorie per i motivi già dedotti in

memoria 183 n.3 c.p.c.

CONCLUSIONI PER LA CONVENUTA CASONATO Voglia il Tribunale di Milano così provvedere:

Pronunciare, contrariis reiectis, il rigetto integrale della domanda posta dalla attrice

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per totale carenza di legittimazione passiva della signora Casonato Egidia e comunque in quanto infondata in fatto e diritto.

Con vittoria di spese, diritti e onorari. ***

In via istruttoria: Si chiede l'esperimento di prova per interpello e testi sui seguenti capitoli, da

intendersi preceduti dalla locuzione vero che: 1. Tra la signora Gernetti Bruna e la famiglia Milani, nelle persone dei sigg. Milani Franco, Milani Daniele, Milani Loredana, è intercorso da anni un rapporto fondato

sulla fiducia professionale tale che la medesima signora è stata individuata dai membri della famiglia quale Amministratore Unico della Mati Costruzioni Generali

SRL. 2. La signora Gernetti Bruna è da molti anni commercialista di fiducia della

Famiglia Milani ed è legata professionalmente anche al sig. Milani Daniele. 3. In considerazione della estrema fiducia da sempre riposta nell'operato della

Gernetti Bruna, questa ha sempre operato autonomamente nella sua funzione di A.U., gestendo le scritture contabili, redigendo i bilanci, disponendo i pagamenti di Mati Costruzioni Generali SRL.

4. Per l'attività svolta quale A.U. della società Mati Costruzioni Generali SRL, la signora Gernetti Bruna ha percepito un emolumento mensile variabile tra €

1.700,00 ed € 1.900,00 mensili.

5. Delineandosi un negativo andamento congiunturale ed economico-gestionale, la signora Gernetti Bruna diede le dimissioni dalla carica di A.U. nel settembre 2008. 6. Nonostante le dimissioni formali dalla carica di A.U., la signora Gernetti Bruna,

regolarmente onorata economicamente per il suo impegno, ha continuato a svolgere di fatto le funzioni di amministratore della società Mati Costruzioni Generali e poi

Co.Ge, tenendo le scritture contabili e redigendo i bilanci ed occupandosi in senso lato dell'amministrazione societaria.

7. La signora Casonato Egidia è stata sempre consapevole delle vicende societarie legate alla Mati Costruzioni Generali e poi alla Co.Ge (capitolo strutturato affermativamente ai soli fini della formulazione istruttoria).

8. La signora Casonato Egidia conosce ed ha conosciuto la contabilità, i bilanci di Mati e Co.Ge., nonchè le regole fiscali (capitolo strutturato affermativamente ai soli

fini della formulazione istruttoria). 9. Secondo quanto risulta da DOCC.5/6, pag.5, che si rammostrano, “la signora

Casonato Egidia non risulta abbia mai operato all'interno della società la cui amministrazione era esclusivamente nelle mani dei figli... ai quali sono riferibili

tutti gli atti e scritti rinvenuti dal Curatore”. 10. Secondo quanto risulta da DOCC.5/6, pag.5, che si rammostrano, “a seguito dell'incontro del Curatore con la suddetta signora Casonato, avvenuto in data 4

dicembre 2012... i dubbi sulla effettiva consistenza del ruolo di Amministratore della signora Casonato si rafforzavano, dato che le domande venivano evase con

difficoltà, in maniera imprecisa e repentina, quasi sempre con l'intervento della

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figlia.. e/o della consulente ex amministratore di CO.GE, rag. Bruna Gernetti”. Si indicano a testi i sigg. Milani Daniele, Milani Loredana, Milani Fernanda,

Ponzellini Maurizio, tutti residenti e domiciliati in Oggiona S. Stefano (VA).

CONCLUSIONI PER LA CONVENUTA GERNETTI

Voglia l’Ecc.mo Tribunale adito, ogni altra domanda, eccezione e deduzione

disattesa:

Nel merito in via principale: dichiarare sia in fatto che in diritto infondata la

domanda attrice e di conseguenza rigettarla integralmente.

In via istruttoria: si insiste per l’ammissione dei seguenti mezzi istruttori:

a) p rova per testi sulle circostanze indicate nella memoria ex art. 183 co. 6 n. 2

con il teste già ivi indicato;

c) disporsi ordine di esibizione di tutta la documentazione contabile nonché di

ogni altro documento riferibile alla società.

Con vittoria di spese e competenze di lite.

Con osservanza.

RAGIONI IN FATTO E DIRITTO

Il Fallimento attore ha proposto azione di risarcimento del danno nei confronti delle due convenute, che si sono succedute dal 2004 alla data del fallimento (novembre

2012) nell’incarico di amministratore della società fallita Co.Ge. srl, già Mati costruzioni generali srl. La sig. Gernetti ha ricoperto l’incarico di amministratore unico dalla data della

costituzione della società fino a quando non è stata sostituita dalla sig. Casonato (17 marzo 2004 – 25 luglio/12 settembre 2008).

La sig. Casonato, anche socia unica, è stata amministratore unico dal 25 luglio/12 settembre 2008 fino alla messa in liquidazione del 7 settembre 2012, data dalla

quale ha rivestito la qualità di liquidatore. Il Fallimento è stato aperto con sentenza del 16 novembre 2012 dal Tribunale di Busto Arsizio.

Il Fallimento contesta alle due amministratrici la continuazione dell’attività di rischio, pure a seguito della perdita del capitale sociale avvenuta a conclusione

dell’esercizio 2004, e dichiarata solo con la messa in liquidazione pochi mesi prima della dichiarazione di fallimento.

L’attore sostiene che la perdita del capitale è stata occultata a lungo prima della data di messa in liquidazione, mediante scorretta iscrizione di alcune poste di bilancio volta a mascherare il venir meno dei presupposti di continuità gestionale.

In sintesi il curatore imputa essenzialmente alle convenute, tenuto conto delle contestazioni su cui egli si è incentrato nel prosieguo del giudizio:

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- d’avere erratamente capitalizzato costi di manutenzione ordinaria dei beni della fallita (riparazione e cambio pneumatici, etc.)

- di non avere iscritto a bilancio oneri per sanzioni e interessi derivanti dall’omesso pagamento di debiti verso l’erario

- d’avere percepito compensi non deliberati dall’assemblea o per prestazioni inesistenti

- di non avere conservato i beni materiali (macchinari, impianti, etc.) iscritti in contabilità e non ritrovati alla data del fallimento - d’avere indicato in bilancio rimanenze finali per lavori in realizzazione che in realtà

non erano effettivi, e azzerati alla data della messa in liquidazione per “errato rilevamento”

- d’avere computato crediti commerciali per fatture da emettere nel 2007 per € 60.000,00 che non hanno trovato correlazione con alcun affare documentato, e data

la mancata iscrizione della posta nel libro inventari. In relazione al danno, il Fallimento quantifica il pregiudizio sofferto dalla massa nella perdita incrementale dal 2005 fino alla messa in liquidazione del 7 settembre

2012, che ha calcolato tenendo costo dei costi che si sarebbero comunque dovuti sostenere in caso di liquidazione.

La perdita incrementale complessiva sarebbe pari a complessivi € 1.038.000,00, che il curatore imputa pro tempore alle due amministratrici.

Le convenute si sono ritualmente costituite in giudizio, svolgendo - la sig. Casonato - un’eccezione pregiudiziale, entrambe chiedendo poi il rigetto nel merito della

domanda. In corso di causa il curatore ha domandato e ottenuto il sequestro conservativo sui beni delle convenute deducendo il rischio di dispersione patrimoniale.

Si esaminano di seguito le questioni poste dalle parti e rilevanti per la decisione.

1. Nullità della citazione. La sig. Casonato ha dedicato gran parte della comparsa di risposta ad illustrare

l’eccezione di invalidità della procura che il Fallimento ha conferito al proprio difensore, in ragione di un asserito conflitto di interessi derivante da un lontano incarico difensivo affidatogli da alcuni componenti della ‘famiglia Milani’, a cui

appartiene la sig. Casonato, che gli avrebbero permesso di sfruttare le informazioni in allora acquisite, e così di trarre argomenti oggi utilizzati in citazione per muovere

censure all’operato della convenuta. L’eccezione sembra destituita di fondamento.

La condotta addebitata al difensore non spiega alcuna rilevanza sulla validità di mandato e citazione, poiché la censura mossa dalla convenuta concerne una questione che, al più, diviene rilevante sotto il profilo deontologico e disciplinare. La

censura non è più stata coltivata dalla convenuta Casonato nella comparsa conclusionale.

2. Merito delle domande

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La rag. Gernetti ha incentrato le proprie difese affermando di avere sempre eseguito le disposizioni della sig. Casonato, senza riuscire a controllare i dati che questa le

chiedeva di annotare nelle scritture contabili e in bilancio, formulando poi contestazioni tecniche sulle rettifiche ai bilanci apportate in citazione che si

esamineranno analiticamente in prosieguo.

La sig. Casonato si è difesa nel merito affermando di non essersi occupata dell’amministrazione della società.

Le convenute, nelle loro rispettive difese non hanno comunque specificamente contestato i fatti materiali che il curatore ha posto a base della domanda, e

segnatamente: * che i costi capitalizzati erano attinenti a spese di manutenzione ordinaria di

macchinari ed automezzi, desunti dalle fatture e dalle scritture contabili (tale capitalizzazione dei costi per riparazione e cambio pneumatici dei veicoli è stata del resto ammessa espressamente dalla convenuta Gernetti, e affermata come legittima)

* almeno in parte l’omesso pagamento dei debiti erariali e la mancata evidenziazione in bilancio dei debiti per sanzioni ed interessi

* l’insussistenza delle rimanenze indicate nei bilanci * l’incidenza che dette rettifiche di bilancio hanno spiegato sul risultato di esercizio,

e dunque la perdita del capitale sociale a conclusione dell’esercizio 2004 * la continuazione dell’attività di rischio dall’esercizio 2005 fino alla messa in liquidazione nel settembre 2012, pochi mesi prima della dichiarazione di fallimento,

continuazione peraltro ricavabile dagli stessi bilanci, in quanto redatti secondo il principio di continuità aziendale * i criteri di calcolo della perdita incrementale analiticamente spiegati dal curatore in citazione, in relazione ai quali, comunque, il curatore stesso ha domandato in via

istruttoria la consulenza tecnica. La sig. Gernetti nell’affermare di essersi sempre adeguata alle indicazioni della sig. Casonato, e di essere stata, in buona sostanza, una mera prestanome della

medesima, in realtà ha finito per ammettere di avere trascurato ogni controllo sulla correttezza della gestione sociale, e dunque ha riconosciuto d’essere venuta

gravemente meno ai doveri derivanti dall’incarico di amministratore, che impongono una condotta coerente con la tutela del patrimonio sociale, anche in modo

indipendente dalla volontà dei soci, ove quest’ultima si riveli contraria alla salvaguardia dell’interesse sociale.

Considerato che emerge agli atti la prova della prosecuzione dell’attività

caratteristica, tenuto conto della redazione del bilancio secondo criteri di continuità aziendale, e soprattutto alla luce delle fatture d’acquisto emesse dopo il 2004 e

prodotte dal fallimento, attinenti a materiali e servizi, oltre che dell’impiego di dipendenti, circostanze, queste, che presuppongono l’esercizio dell’attività di cui

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all’oggetto sociale, è stata disposta consulenza tecnica d’ufficio per la determinazione della differenza tra i netti patrimoniali.

Appare infatti corretto il criterio di calcolo del danno compiuto con il computo della

perdita incrementale, per le rilevanti difficoltà di valutare il complesso dell’attività vietata svolta dalla società fallita, che ha proseguito incontestatamente l’attività

caratteristica per svariati anni (2005-2012). Data l'impossibilità di ricostruire i dati con l’analiticità necessaria per individuare le conseguenze dannose riconducibili alle operazioni non coerenti con il fine conservativo, appare legittima l’utilizzazione del

criterio presuntivo e sintetico della differenza dei netti patrimoniali, che ben può sorreggere una valutazione equitativa del danno (v. per tutte Cass. n. 2538 del

2005). Da ciò deriva che ben può essere ricercata la determinazione del quantum nel

passivo accumulato dopo il momento di raggiungimento del dissesto, vale a dire nella differenza tra i patrimoni netti al momento di percezione della perdita del

capitale sociale (indicata dal curatore nell’aprile 2005) e alla data di messa in liquidazione (7 settembre 2012), poi ripartita pro tempore tra le due convenute che si sono avvicendate nell’incarico gestorio.

È stata ammessa CTU sul seguente quesito:

"Dica il CTU, tenuto conto delle allegazioni ed eccezioni formulate dalle parti, esaminati gli atti di causa e i documenti prodotti, e comunque acquisiti ai sensi

dell’art. 198 cpc, sentiti i consulenti tecnici di parte eventualmente nominati e compiuto ogni accertamento del caso, previa ricostruzione della situazione patrimoniale e del conto economico con osservanza dei criteri legali di redazione del bilancio: 1) tenuto conto delle rettifiche e riclassificazioni di bilancio operate dal Fallimento attore e delle eccezioni e deduzioni svolte sul punto dalle altre parti a quale data risulti

la perdita del capitale sociale nella misura di cui all’art. 2447 c.c. con le conseguenze di legge in ordine alla continuazione della gestione e agli obblighi degli organi sociali;

esamini in particolare: i. se siano stati correttamente capitalizzati i costi di manutenzione dei beni della

fallita

ii. se siano stati iscritti in bilancio gli oneri per sanzioni e interessi derivanti

dall’omesso pagamento di debiti verso l’Erario

iii. se fossero effettivi i lavori in corso di realizzazione indicati in bilancio

2) ove emerga la perdita del capitale sociale, di quanto si sia aggravata la situazione

economico-patrimoniale dalla data di perdita del capitale alla data del fallimento e, in particolare, di quanto sia aumentato il disavanzo in totale e per ogni esercizio;

3) ove emerga la perdita del capitale sociale:

i. offra ogni elemento utile per verificare se l'attività economica della fallita sia

proseguita con assunzione di nuovo rischio imprenditoriale e con finalità

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estranee alla conservazione dell'integrità e del valore del patrimonio sociale ai

sensi dell' art. 2485 e 2486 c.c.;

ii. qualora ciò sia accaduto, determini l'ammontare dei danni che il compimento di

tali operazioni e tale illegittima prosecuzione di attività hanno causato alla

società fallita ed ai creditori sociali, anche utilizzando il criterio della differenza

fra “netti patrimoniali” alla data di perdita del capitale e alla data del

fallimento, depurando tale differenza dell’abbattimento che il patrimonio netto

avrebbe comunque subito se la società fosse stata tempestivamente posta in

liquidazione;

4) determini l’ammontare dei danni con riferimento a ciascuna delle convenute in causa, tenuto conto della carica rivestita, del periodo di tempo in cui le medesime ebbero ad assumerla, e del momento in cui queste avrebbero dovuto accorgersi, secondo le regole della diligenza professionale, dell’intervenuta perdita del capitale

sociale”.

Il Fallimento e la sig. Casonato non hanno contestato i risultati della CTU. Vanno esaminate le censure alla CTU effettuate da parte della sig. Gernetti sulle

rettifiche alle voci di bilancio.

2.1. Costi capitalizzati. La convenuta Gernetti ha inoltre sostenuto fin dalla comparsa di costituzione che i

costi di manutenzione sarebbero stati correttamente imputati a bilancio secondo la normativa fiscale. Al riguardo, va subito detto che è invece condivisibile la tesi del Fallimento, che ha messo in luce come, a differenza del regime antecedente alla

riforma del diritto societario, oggi il criterio da seguire sia solo quello dettato dall’art. 2426, primo comma, n. 5) cc, che non prevede la possibilità di adottare i criteri

previsti dalle norme tributarie, validi solo per il calcolo delle imposte (il vigente art. 2426 cc, non riproduce più, infatti, il secondo comma del testo precedente, secondo

il quale “È consentito effettuare rettifiche di valore e accantonamenti esclusivamente in applicazione di norme tributarie”).

In sede di osservazioni alla CTU la convenuta ha dedotto ● che tra gli atti prodotti dal curatore mancano le fatture 2004 relative ai costi di cui si discute

● che le fatture del 2005 relative ai costi di manutenzione dovrebbero essere considerate spese di natura straordinaria in quanto rivolte all’ammodernamento e

miglioramento degli elementi strutturali di una immobilizzazione (automezzi per l’esercizio dell’attività, ossia camion ed escavatori) che si traducono in aumento

significativo e misurabile della produttività, della vita utile e della rispondenza agli scopi per cui i beni erano stati acquistati. La capitalizzazione sarebbe dunque, asuo dire, corretta.

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Il CTU ha riconfermato le proprie originarie conclusioni alla luce delle contestazioni della convenuta che aveva lamentato la mancata produzione da parte del curatore di

alcune fatture computate dal dott. Garegnani. Il curatore – rileva il Tribunale - ha prodotto le fatture che la sig. Gernetti assume

mancanti, come si rileva dai docc. 17 per il 2004; e 115 per il 2005: si vedano le pagg. 11 – 15 – 21.

Per le ulteriori annualità il CTU non ha tenuto conto delle fatture indicate dalla sig. Gernetti. Il CTU ha riesaminato ogni fattura relativa ai costi di manutenzione sostenendo che

“Dall’esame minuto di ogni singola fattura (che il sottoscritto ha nuovamente allegato per praticità di analisi) si evince con estrema chiarezza che trattasi di

manutenzioni/riparazioni ordinarie non capitalizzabili, eseguite per mantenere gli automezzi/mezzi meccanici nello stato di efficienza originario.

Proprio a causa della loro natura, la convenuta Gernetti non è stata in grado di provare che il sostenimento di tali costi abbia contribuito ad 1) aumentare 2) in modo

significativo e misurabile 3) la capacità, produttività, sicurezza e vita utile dei beni cui si riferiscono, circostanze essenziali affinché una manutenzione possa essere considerata straordinaria, e possa quindi essere capitalizzata”.

Tali conclusioni, ad avviso del Tribunale, vanno condivise. Si rilevi che dette fatture attengono effettivamente a riparazioni da considerarsi

ordinarie (attinenti ad es. a guarnizioni, batteria, manicotto acqua, disco frizione, anticongelatore, olio motore, registrazione freni, etc.). Si tratta all’evidenza di

interventi e acquisti a consumo rapido, sicché appare corretta e condivisibile la conclusione a cui è pervenuto il CTU.

2.2. Lavori in corso di realizzazione. La convenuta Gernetti ha sostenuto in comparsa di risposta che la sig. Casonato

non le ha mai fornito elementi per procedere a una corretta iscrizione dei dati in contabilità.

Il CTU ha concluso che i lavori in corso iscritti in contabilità, per valori che nel tempo andavano aumentando (fino a oltre 558.000,00 alla data prossima alla liquidazione) non sarebbero mai stati reali, poiché:

“le fatture depositate agli atti di causa ed indicate nella Memoria si riferiscono quasi per intero a opere di durata limitata nel tempo (l’unica attività di carattere

pluriennale è stata svolta per Marcora Costruzioni S.p.A. nel 2006 con fatturazione a cadenza mensile) e di modesto importo:

attività di sgombero neve; noleggi macchinari; svincolo ritenute a garanzia; acconti; cessioni cespiti; - non è presente alcuna specifica (dettaglio) delle rimanenze sul libro inventari che

indichi il tipo di opera, il committente ed il luogo di esecuzione delle commesse; - parimenti non è presente alcuna informazione nelle note integrative;

- non è stato reperito dal fallimento ne è presente in atti alcun conteggio ne supporto di contabilità industriale;

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- le fatture attive relative all’esercizio 2012 si riferiscono per intero a prestazioni iniziate e concluse in tale esercizio;

- alla data di messa in liquidazione l’intero importo cumulato di Euro 558.750 è stato azzerato con contropartita “minusvalenze patrimoniali”.

Le considerazioni svolte permettono di concludere che le rimanenze non siano mai fisicamente esistite;

conseguentemente dovranno essere rettificati i bilanci 2006-2007-2008-2009-2010-2011-settembre 2012”. Il CTU ha ribadito le conclusioni già raggiunte, stante il dato confessorio costituito

dall’azzeramento nel novembre 2012 con la contropartita ‘minusvalenze patrimoniali’

Reputa il Tribunale che la presunzione di assenza ab origine di lavorazioni in corso, possa essere ragionevolmente ricavabile dagli indici individuati dal CTU. È altresì

corretta la presunzione legata alla mancanza di fatture che facessero pensare a opere di carattere durevole.

Neppure ha speciale rilevanza la mancanza delle fatture del 2006, non reperite dal curatore in azienda1, tenuto conto che sono state rinvenute quelle precedenti, sicché la presunzione di inesistenza ab origine di rimanenze rimane comunque plausibile.

Appare significativo – secondo il parere del Collegio - che alla data della messa in liquidazione sia stata azzerata in toto la voce relativa alle lavorazioni in corso; a

fronte di tali elementi presuntivi, la sig. Gernetti, quale amministratore di diritto fino al 2008, non ha svolto alcuna contestazione specifica, benché questa dovesse essere

doverosamente al corrente di ogni fatto gestorio, e dovesse adempiere diligentemente alla redazione dell’inventario (si noti che dopo la cessazione dell’incarico questa ha svolto attività professionale per la fallita). Va ribadito che la difesa fondata sulla

mancata conoscenza della consistenza di tale voce di bilancio costituisce già da sola confessione di non avere esercitato la funzione di amministratore con la diligenza

richiesta dalla natura dell’incarico.

2.3. Sanzioni e interessi derivanti dall’omesso pagamento di debiti verso l’erario. Il CTU ha così concluso:

“Alla data di fallimento non risultavano versati contributi sociali e previdenziali, imposte dirette ed indirette e ritenute sui redditi di lavoro autonomo e dipendente per

Euro 889.932. Tali inadempimenti hanno concorso a generare, a partire dall’esercizio chiuso al 31 dicembre 2004, le seguenti passività per sanzioni ed interessi mai iscritte

in contabilità né mai versate, come minutamente ricostruito dal fallimento attore nella Memoria.

Il fallimento attore (Allegato 2A alla Memoria), per ogni esercizio e per ogni tributo, ha analizzato quanto risultante dagli F24, quanto contabilizzato e quanto pagato, ed ha correttamente quantificato nella misura del 30% le sanzioni per i tributi diretti, del 10%

per i contributi INPS e Cassa Edile e del 9% per i premi INAIL. Gli interessi sono stati

1 circostanza incontestata.

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quantificati dal fallimento attore ai tassi legali pro-tempore vigenti, dimezzati per i debiti sorti nell’esercizio in cui ne è stato omesso il versamento.

Gli importi complessivamente non pagati (Euro 889.932), incrementati di sanzioni ed interessi, sommano Euro 1.110.474.

Alla data di redazione della Memoria, Equitalia Nord S.p.A. risultava ammessa al passivo del fallimento per totali Euro 1.056.717 e doveva ancora depositare domanda

per due cartelle (1172014000669466800 e 11720140011561808000) di totali Euro 86.651. Quindi, a tale data, il credito di Equitalia Nord S.p.A. ammesso e da ammettere sommava Euro 1.143.368, circostanza che corrobora le ricostruzioni

eseguite dal fallimento”. La sig. Gernetti, nella memoria 25 marzo 2016 ha eccepito che il CTU ha utilizzato

documentazione prodotta dal Fallimento solo durante le operazioni peritali (il fatto è incontestato tra le parti).

Il CTU ha dunque effettuato due conteggi alternativi della perdita incrementale, uno computando l’incidenza delle voci in esame, e uno prescindendo da queste.

Il Collegio rileva, anzitutto, che il prospetto analitico di debiti erariali evasi è stato prodotto dal Fallimento sub doc. 67 solo con la seconda memoria intermedia destinata alle allegazioni probatorie, ossia quando erano già maturate le preclusioni

assertive. Tale specificazione risulta tardiva dato che nella citazione e nella prima memoria il curatore ha lamentato l’omessa contabilizzazione di sanzioni e interessi

su debiti erariali in termini riassuntivi e dunque in modo generico. Anche la contestazione fata sul punto dalla sig. Gernetti risulta altrettanto generica.

Rileva tuttavia il Collegio che detta contestazione generica non possa equipararsi a non contestazione ex art. 115 cpc. Ed infatti, il principio di non contestazione non opera in difetto di specifica allegazione dei fatti che dovrebbero essere contestati

(Cass. n. 22055 del 2017). Ciò premesso, nel calcolo della perdita incrementale deve essere espunta l’incidenza

delle voci in esame.

2.4. Socio conto apporto. La sig. Gernetti in sede di osservazioni alla CTU si duole del fatto che al punto 5.7. della relazione peritale non siano stati considerati nel patrimonio netto gli apporti

dei soci, di entità tale – a suo dire – da coprire la perdita del capitale sociale. Tale censura si rivela nuova ed intempestiva, dato che a fronte della contestazione,

contenuta in citazione, della perdita del capitale sociale nell’esercizio 2004, sulla base di rettifiche di bilancio analiticamente illustrate, la convenuta era onerata

dell’eccezione in fatto ex art. 167 cpc riguardo alle voci di bilancio che avrebbero potuto contrastare le deduzioni del Fallimento. In ogni caso, pare condivisibile la risposta data dal CTU sulla collocazione tra le

passività di tali importi, data l’iscrizione in bilancio tra i debiti e la mancanza di ogni dichiarazione di rinuncia ai crediti maturati dai soci.

2.5. Fatture da emettere.

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La sig. Gernetti ha contestato che la voce fatture da emettere del 2007 andrebbe riconciliata con le fatture emesse nel primo trimestre 2008 poiché la società

presentava ai clienti stati avanzamento lavori e che gli stessi rimanevano in sospeso per più mesi e venivano ‘trasformati’ in fattura solo dopo averli discussi con i clienti.

generica Il CTU ha risposto che “l’importo accantonato nel 2007 non ha generato alcuna

fattura attiva nel 2008 essendo stato “girato” a ratei attivi al 31 dicembre 2008. Nel bilancio per l’esercizio chiuso al 31 dicembre 2010, tale rateo è stato poi utilizzato per ridurre (compensare) i debiti verso il personale”.

Il Tribunale reputa che debbano essere condivise le conclusioni del CTU dato che la convenuta Gernetti non ha svolto alcuna eccezione riferita specificamente, e n modo

pertinente, a singoli lavori e affari, come pure questa avrebbe potuto fare quale amministratore di diritto, che, una volta cessata dalla carica, ha esercitato attività

professionale in favore della fallita. Alla luce dei rilievi che precedono, le convenute vanno condannate al pagamento, in

favore del Fallimento attore, delle seguenti somme: Bruna Gernetti - € 317.924,00

Egidia Casonato - € 589.973,00. Sul danno così determinato, trattandosi di debito di valore accertato alla data del

fallimento (18 novembre 2011), fino alla data del deposito della sentenza odierna deve essere calcolata la rivalutazione monetaria secondo gli indici ISTAT e devono essere computati gli interessi c.d. compensativi ex art. 1226 c.c. (richiamato dall’art.

2056 c.c.) nella misura – ritenuta equa da questo Tribunale - degli interessi legali (infatti trattandosi di una voce di danno separata sub specie di lucro cessante che

mira a ricomporre il patrimonio rimasto alterato per la privazione del bene con il suo equivalente pecuniario dalla data dell’illecito, può essere accertata con metodi

presuntivi e liquidata con criteri equitativi riferiti alla misura dell’interesse legale). Per evitare duplicazioni di risarcimento (Cass. Sez. Un. 1712/1995) gli interessi

andranno applicati sulla somma rivalutata di anno in anno dalla data dell’illecito alla data della pronuncia. Infine sulla somma così definita spettano gli interessi di mora nella misura legale dalla data della pronuncia al saldo effettivo.

Alla luce dei rilievi che precedono, la prova orale chiesta dalla sig. Casonato è

evidentemente superflua.

Le spese della fase di merito e di quella cautelare seguono la soccombenza e si liquidano come da dispositivo. Il Fallimento è stato ammesso al patrocinio a spese dello Stato, sicché le spese sono

calcolate secondo i criteri di cui agli artt. 82 e 130 dpr n. 115 del 2002 (v. Cass. n. 21611 del 2017).

Le convenute dovranno rimborsare direttamente all’erario i costi di lite ai sensi dell’art. 133 dpr n. 115/2002, determinati ai sensi dell’art.

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Le spese di consulenza tecnica vanno poste definitivamente a carico delle convenute in solido tra loro.

P.Q.M.

Il Tribunale, definitivamente pronunciando, ogni altra istanza ed eccezione disattesa

o assorbita, così decide:

1. condanna le convenute al pagamento, in favore del Fallimento attore delle

seguenti somme:

Bruna Gernetti - € 317.924,00

Egidia Casonato - € 589.973,00,

oltre a rivalutazione e interessi come in motivazione;

2. condanna altresì le convenute in solido alla rifusione in favore dell’attore delle

spese di lite, spese che liquida complessivamente, per la fase cautelare e per quella

di merito, in € 17.500,00 per compenso d’avvocato, e in € 3.000,00 per spese, oltre

al rimborso forfettario per spese generali del 15%, IVA e CPA, disponendo che le

convenute eseguano il pagamento di tale importo a favore dello Stato ai sensi

dell'art. 133 del dpr n.115/2002;

3. pone definitivamente a carico delle convenute in solido le spese di consulenza

tecnica.

Milano, 25 maggio 2017.

Il Presidente

- Vincenzo Perozziello -

Il Giudice estensore - Marianna Galioto -

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