106
Sentieri del Biellese proposti dalla Consociazione Amici dei Sentieri del Biellese per l’anno 2007 NOTIZIARIO N. 24 - MAGGIO 2007 Tabui (o no?) Salendo al Gemevola Santuario della Brugarola Sostegno - Invaso della Ravasanella Tegge La Bassa Tussilago Farfara Volpe affamata Giovanni Paolo II - disegno di Felice Bon Ramella Le cinque croci G.P. Acquadro e C. Pivano al lavoro sul cippo Frassati Affresco a Molinetto Alpe Artignaga di sotto Alpeggio sopra alla Bossola Almelanchier ovalis

Sentieri Biellesi

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Sentieri Biellesi

Sentieridel Biellese

proposti dalla Consociazione

Amici

dei Sentieri

del Biellese

per l’anno 2007

NOTIZIARIO N. 24 - MAGGIO 2007

Tabui (o no?)

Salendo al Gemevola

Santuario della Brugarola

Sostegno - Invaso della Ravasanella

Tegge La Bassa

Tussilago Farfara

Volpe affamata

Giovanni Paolo II - disegno di Felice Bon Ramella

Le cinque croci

G.P. Acquadro e C. Pivano al lavoro sul cippo Frassati

Affresco a Molinetto

Alpe Artignaga di sotto

Alpeggio sopra alla Bossola

Almelanchier ovalis

Impag cover 2007 24-04-2007 18:35 Pagina 1

Page 2: Sentieri Biellesi

Piedicavallo

Prera di Sordevolo

Roggia presso il Ponte Ambrosetti

Erica Cinerea alle rive rosse

Festa campestre agli Eremiti

Interno della chiesetta degli Eremiti

Lago Barma

Lago Pistono

Masso erratico a Donato

Bagneri

Sul percorso della processione di Fontainemore: Anemone acquatica

Cappelletta a Curino

Trine sulla Muanda

Chiesetta degli Eremiti

Dalla Colma di Mombarone

Panorama dalla Rondolina

Passeggiata della Pro Loco di Andorno al Ponte Chiaro

Pastore d’Oropa

Impag cover 2007 24-04-2007 18:35 Pagina 2

Page 3: Sentieri Biellesi

7

In redazione, Franco Frignocca.© Copyright 2000 C.A.S.B. Tutti i diritti riservati.Testi e fotografie contenuti in questa pubblicazione non possono essereriprodotti, neppure parzialmente, senza Autorizzazione degli autori tramitela C.A.S.B., che benvolentieri la rilascerà previo impegno della citazionedell’autore e della pubblicazione. Si prega di fare richiesta scritta.La responsabilità sul contenuto degli articoli firmati ricade sui rispettiviautori.Notiziario della C.A.S.B. n. 24 - Maggio 2007Recapito postale:c/o CAI - Via Pietro Micca, 13 - 13900 Biellae-mail: [email protected] Elle.Esse - Biella - Via Salita Riva, 3

Sommario

Presentazione 8

Attività della CASB 11

Risposte al questionario 13

Tra Chiavazza e Vigliano passando per la Malpenga 15

Alle rive rosse di Curino 20

Il sentiero della processione di Fontainemore 27

Salire al Tovo 32

La valle del rio Sobbia 36

5 itinerari di Fulvio Chiorino 43

I laghi morenici di Ivrea 60

Circuito alla Bassa del Campo 69

Lungo la roggia molinaria di Sordevolo 72

Sentiero a Donato 78

L’anello di Cesnola 82

Cane per pascoli e per sentieri alpini 85

Preghiera 87

In memoria di Celeste 88

Caccia alla volpe 91

Sentieri pelosi 95

Salmo 102

Dalla biblioteca di Leonardo 103

Poesia: Le mie montagne biellesi 106

Una poesia di Anita Crovella 108

Ringraziamenti 109

Recapiti 111

Page 4: Sentieri Biellesi

Presentazione

Cari lettori,avrete notato che sul risvolto di copertina appare il

ritratto di papa Giovanni Paolo II°, opera del socioFelice Ramella Bon.

Il perché è presto detto. Ricorderete che nello scorsonumero, ragguagliandovi sulle attività della CASB, ave-vamo accennato al fatto che l’AmministrazioneProvinciale di Biella ci aveva affidato il compito primadi scegliere, e poi di realizzare un sentiero da dedicare aldefunto Pontefice. Quando leggerete queste righe i lavo-ri saranno terminati o quasi: infatti l’inaugurazione èprevista per domenica 15 luglio. Nell’articolo che segueil progettista vi illustrerà i criteri con cui il sentiero verràrealizzato.

Sentiero Giovanni Paolo II°All’indomani della morte di Giovanni Paolo II°

l’Assessore provinciale al turismo, Giuseppe Graziola,ha proposto di dedicare al Papa amante della montagnauno dei sentieri della conca di Oropa, anche per ricor-dare con un segno tangibile proprio delle “terre alte” ilpellegrinaggio qui compiuto da Karol Wojtyla il 16luglio 1989.

Di fronte a questa sollecitazione la C.A.S.B. ha senti-to come suo “obbligo” istituzionale e morale il dovermettere a disposizione della collettività e del “territorioOropa” la sua competenza tecnica per concretizzare que-sta proposta.

Presi i primi contatti con l’AmministrazioneProvinciale, che ha inserito il finanziamento dell’operanel suo bilancio, si è proceduto ad individuare qualepoteva essere il “sentiero Wojtyla” (modo con cui vieneabbreviato, nel parlare fra chi si è interessato e si inte-ressa della cosa, il titolo ufficiale di “sentiero GiovanniPaolo II°”), previa fissazione dei “paletti” entro cui que-sto deve collocarsi. “Paletti” che, dato come puntofermo la partenza dal Santuario, sono riconducibili alfatto che il percorso deve sia poter essere praticato ancheda chi non è un escursionista esperto sia svolgersi lungoun tragitto in cui è evidente il collegamento fra la figuradel suo “titolare” e gli aspetti ambientali locali, naturalied antropici.

La scelta, quasi obbligata, è caduta su un percorso già

8

Page 5: Sentieri Biellesi

9

esistente e che partendo dal Santuario si porta fin neipressi del Poggio Frassati, ricco di “segni” visibili emateriali della religiosità del luogo: la Basilica, la ViaCrucis, le cappelle del Sacro Monte, il Poggio Frassati.

Il percorsoIl sentiero Giovanni Paolo II° inizia nel punto di par-

tenza della Via Crucis, lungo la carrozzabile ad Ovestdei fabbricati del Santuario, e si svolge per un primotratto sulla mulattiera che sale alla Cappella delParadiso.

Immediatamente a Nord della Cappella del Paradiso(m 1.232 s.l.m. ca.) incontra la trattorabile che saleall’alpe Pian di Gé (D11), e la segue fino a pochi metriprima dei fabbricati dell’alpeggio e precisamente fino albivio in cui la pista di servizio agropastorale si trasfor-ma, mantenendo lo stesso riferimento catastale-sentieri-stico, in sentiero per il lago delle Bose.

A partire da questo bivio (m 1.635 s.l.m. ca.) il nostropercorso imbocca il sentiero D33, che sale abbastanzaripidamente e raggiunge dopo poco meno di 800 m illaghetto della Mora (m 1.710) per poi portarsi, con untratto di poco più di 500 m, all’alpe Mora (m 1.778).

All’alpe Mora il sentiero Giovanni Paolo II°-D33 siinnesta sul sentiero D2, che proviene dal “tracciolino”, elo segue, salendo attraverso un versante abbastanza ripi-do ed abbondantemente ricoperto da Rododendro, fino araggiungere, dopo circa 550 m, lo spartiacque Oropa-Elvo (m 1.965 s.l.m. ca.).

Questo punto, ben segnato ed evidente lungo la cre-sta, costituisce il culmine del sentiero, la sua massimaelevazione, ed in quanto tale può essere definito comeColle Giovanni Paolo II°.

Da questo luogo di nuova titolazione se seguendo lospartiacque ci si dirige decisamente verso Sud-Est dopoca. 150 m si incontra il Poggio Frassati; se invece si pro-segue in direzione prima Nord-Ovest e poi Ovest si rag-giungono dapprima il Colle del Limbo e poi, dopo averrisalito l’omonimo canalone, la Croce e la vetta delMucrone.

È un percorso decisamente scevro da pericoli e prati-cabile anche da chi soffre di vertigini, in quanto l’unicotratto esposto coincide con la cresta spartiacque, abba-stanza larga.

Molto significativo è, tenuto conto della dedicazione

Page 6: Sentieri Biellesi

10

del sentiero, il tratto che correndo sullo spartiacque con-giunge il termine del nostro sentiero, il Colle GiovanniPaolo II, con il Poggio Frassati: infatti se da quest’ulti-mo ci si sposta verso il primo si vedono in continuazio-ne sia il sito dedicato a Papa Wojtyla sia la Croce delMucrone, se ci si volta indietro lo sguardo non può farea meno di incontrare il Poggio Frassati, se si guarda alevante ed un po’ in basso si ha la visione della Basilicae del complesso santuariale, mentre se l’occhio “gira” aponente gli è giocoforza incontrare tanto il Santuariomariano di Graglia quanto la statua del Redentore sulMombarone. Questo fa sì che il camminatore-pellegrinoincontri anche visivamente quella linea ideale che uniscePier Giorgio Frassati (segno visivo il poggio omonimo)a Giovanni Paolo II° (segno visivo il colle di nuovadedicazione) per raggiungere poi insieme la Croce(segno visivo quella del Mucrone), Linea ideale che èvisivamente ben percepibile anche dalla Basilica e dal-l’intero complesso santuariale, e nelle giornate serene elimpide anche da Biella e dalla pianura.

Cosa resta da farePer far sì che il nostro percorso sia comodamente pra-

ticabile da tutti occorre predisporre un consistente inter-vento di manutenzione straordinaria nel tratto a montedel Pian di Gé, finalizzato a migliorare la sede di cam-mino: allargamento del piano di calpestio e taglio dellavegetazione infestante, approntamento di cordolitagliaacqua per limitare l’erosione, messa in opera discalini nei tratti più ripidi, realizzazione di idonea segna-letica.

È poi prevista la posa di alcune targhe in cui sonoriportate alcune frasi dei discorsi di Papa Wojtyla speci-ficamente dedicate alla montagna, nonché l’innalzamen-to di un cippo commemorativo sul colle terminale.

I lavori sono stati recentemente appaltati adun’Impresa locale ed inizieranno non appena le condi-zioni ambientali lo permetteranno, in modo tale che ametà luglio, in coincidenza con la visita del Papa adOropa, si possa procedere all’inaugurazione del sentieroGiovanni Paolo II, che, a quanto ci risulta, è il primodedicatogli nella montagna alpina.

PierLuigi Perino

Page 7: Sentieri Biellesi

11

Attività 2006 della CASB

Come di consuetudine, porgiamo all’ attenzione deisoci un resoconto delle attività svolte dalla CASB duran-te l’anno 2006.

La manutenzione della segnaletica sui nostri sentieriè stata anche quest’anno l’attività alla quale sono statidedicati i maggiori sforzi, sia materiali che finanziari. E’stata completamente rifatta la segnaletica sui seguentisentieri:

D3 Valle Favaro - OropaD19 Anello del CuccoC1 Salvine - alpe BuscaiunE95 Casen - FontaneE64 Mitria

E’stata effettuata la pulizia dei sentieri

D13 Oropa – Lago del MucroneD13a variante del boschetto

come da impegno a suo tempo preso col Comune diBiella con la stipula della convenzione che ha permessola realizzazione del Sentiero Oropa.

Inoltre sono stati fatti lavori più gravosi sui seguentisentieri:

F1 Artignaga - Bassa del CampoB11 itinerario Montagna & cultura

Alcuni di questi lavori sono stati effettuati diretta-mente dai soci, altri invece sono svolti da terzi a spesedella CASB. I soci che hanno partecipato all’assembleadi primavera hanno approvato l’uscita di oltre 7000 eurospesi a questo scopo.

Ed infine, insieme ai ragazzi di Alpinismo Giovaniledel CAI di Biella, abbiamo fatto un lavorone di recupe-ro di due bellissimi sentieri ingiustamente dimenticati:

E26 Santuario S.Giovanni – Selle di BeleC64 Salvine - Pianetti

Anche quest’anno in quasi tutti gli alpeggi postilungo i sentieri sistemati è stata applicata la tabella colnome dell’alpeggio e la quota; oltre che dai volontari del

Page 8: Sentieri Biellesi

CAI che come gli anni scorsi si sono fatti carico dellasistemazione, siamo stati coadiuvati anche dal GruppoANA di Graglia.

Continua la collaborazione con gli enti pubblici: aparte leggerete del sentiero dedicato a Giovanni PaoloII°. Grazie alla Comunità Montana Valle Cervo final-mente è stato risolto l’annoso problema della frana sullamulattiera Piedicavallo - Lago della Vecchia: sono statifatti crollare i massi pericolanti, su altri si è intervenuticon le mine, e con la bella stagione il percorso sarà siste-mato.

E’ continuata la collaborazione al programma “Estatead Oropa” con una serata di diapositive illustranti alcu-ni sentieri della conca. Altre serate di proiezione sonostate effettuate in centri del Biellese ed inoltre è statatenuta una lezione sull’argomento all’Università popola-re.

Con le scuole (elementari, medie, ed anche unamaterna!) abbiamo realizzato diverse passeggiateaccompagnando gli allievi a conoscere i sentieri.

Infine le nostre gite: il successo di partecipazione allegite sociali è stato superiore alle aspettative; non sonomancate le tradizionali passeggiate con i ragazzidell’ANFASS.

Quest’anno non vi disturberemo più col questionarioma vi preghiamo ugualmente di farci conoscere il vostroparere, soprattutto se critico, telefonando, scrivendo odinviando un’e-mail.

E come al solito, un invito ai volonterosi: dateci unamano!

Il consiglio direttivo

12

Page 9: Sentieri Biellesi

13

Risposte al questionarioCari soci,innanzitutto un doveroso ringraziamento. Le vostre

risposte al questionario allegato al Notiziario dell’annoscorso sono state veramente molte e forse anche di piùdi quante ci aspettassimo. Ancora una volta, grazie dicuore.

Ed ora i risultati:

cosa interessa- itinerari 84,62%- fotografie 51,28%- articoli vari 35,90%- cartine 7,69%- insieme 7,69%- ambiente 2,56%

itinerari percorsi- sempre 43,59%- raramente 30,77%- mai 15,38%

itinerari chiorino- interessa 79,49%- non interessa 15,38%- non so 2,56%

quota pagata per- aiutare chi lavora 69,23%- leggere notiziario 61,54%- suggerimenti passeggiate 43,59%- partecipare gite sociali 15,38%- tutto 2,56%- aiutare chi valorizza territorio 2,56%

Che dire? Ci sembra un’approvazione che forse ecce-de i nostri meriti e della quale vi ringraziamo. In linea dimassima ci sembra un invito a mantenere l’impostazio-ne fin qui seguita e ad essa ci atterremo. La proporzionetra itinerari ed articoli d'altro genere continuerà a favori-re gli itinerari; il numero di fotografie pubblicate è stret-tamente legato al formato ma cercheremo di migliorarne

Page 10: Sentieri Biellesi

14

il più possibile la qualità. Cercheremo di alternarenumeri di argomenti vari, come questo che state leggen-do, con altri monotematici come quello dell’anno scor-so. Ma soprattutto cercheremo di aumentare il lavoromateriale che effettueremo sui sentieri, forti del vostroplebiscitario incoraggiamento: nello spazio riservatoall’attività della Consociazione leggerete cosa abbiamofatto nel 2006.

Infine vi preghiamo anche per il futuro di farci cono-scere la vostra opinione: posta, telefonate, e-mail tuttova bene affinchè possiamo migliorarci.

Ancora una volta, grazie.Il consiglio direttivo

Geum Montanum

Page 11: Sentieri Biellesi

15

Tra Chiavazza e Vigliano passandoper la Malpenga

La passeggiata che proponiamo è in predicato peressere sistemata, in un futuro più o meno prossimo, dalComune di Biella, perlomeno nella parte di sua com-petenza. Si tratta di un percorso non molto lungo cheoffre ampi scorci panoramici e permette di ammirareinteressanti costruzioni; la parte su strada asfaltata èrelativamente breve e, soprattutto, si svolge per viesulle quali il traffico motorizzato è quasi assente.Stagioni ideali l’autunno e l’inverno: ci muoviamo abassissima quota su pendii rivolti a sud.

In auto si raggiunge Chiavazza e, per Via delleFucine, si arriva ai vivai Pozzi davanti ai quali unospiazzo è ideale per lasciare il mezzo. Si prosegue perStrada del Bottegone, lasciando a destra la Strada alleCascine, e si costeggia il muraglione della ComunitàMadonna della Speranza. Alla destra un vialetto sterra-to sale in un parco fino alla villa Bertodana; è un vico-lo cieco, ma merita una deviazione per dare una sbir-ciata dall’esterno a questa pregevole costruzione postain una stupenda posizione panoramica.

La nostra Strada del Bottegone prosegue sul fondodi una valletta dove possiamo ammirare una monu-mentale sequoia. La sua circonferenza si aggira sui 7metri; nel Biellese solo altri 4 alberi, sempre sequoie,raggiungono questa dimensione: una nel parco dell’exsanatorio di Bioglio, due a Mosso S.Maria (una nelparco Sella ed una nel parco Canale Maiet) ed una aPollone nel parco della villa Frassinetti. La stessasequoia del laghetto della Burcina, che è consideratal’albero più alto d’Italia, non arriva ai sei metri di dia-metro.

Dopo non più di 10’ di marcia termina l’asfalto, incorrispondenza della cascina Bottegone (ma forse iltermine cascina è riduttivo per un edificio vasto ed aisuoi tempi imponente) e comincia la strada sterrata, inverità piuttosto malandata, specie in corrispondenza diun piccolo rio. Il tratto è comunque breve: in 15’ (25’

Page 12: Sentieri Biellesi

16

tot) si giunge al vasto altopiano suddiviso tra i comunidi Ronco e di Vigliano; qui vi sono numerose ville ecascine, ed ovviamente la Malpenga.

Il sito ove sorge la Malpenga ha una storia antica:il nome deriva da quello della famiglia Malpenga chesi originò nel Mortigliengo e di cui si hanno tracce indocumenti della seconda metà del XIV° secolo. Sihanno notizie sicure della presenza a Biella di unFrancesco Malpenga agli inizi del '500, i cui figlirisultano possessori della tenuta di Vigliano nel 1548.La famiglia Malpenga si estinse nel 1832 con la mortedi Gabriella Caterina. Da questo momento la storia siintreccia con i Fantone, famiglia che compare per laprima volta in un documento del 1098. GiuseppeFantone, nato a Biella il 10 aprile 1787 frequentòl'Università a Torino, ma egli aveva anche altre incli-nazioni: la pittura lo attraeva ed a questi studi sidedicò parallelamente a quelli in legge. Dopo il 1815Giuseppe Fantone intraprese la carriera militare nelReggimento Piemonte Fanteria. Aderì agli ideali risor-gimentali e fu coinvolto nei moti del 1821. Dopo que-sto episodio Giuseppe Fantone si dimise dall'esercito:deluso negli ideali politici egli si ritirò a vita privatanelle sue proprietà di Vigliano e si ammogliò con lanobildonna Lydia Baldi dei Conti di Serralunga, dopoaver perso la sua prima moglie. Questa Lydia era unadonna ricca, abituata a grandi lussi, brillante edamante della vita mondana. Per lei Giuseppe Fantonefece costruire, nelle vicinanze della cascina MalpengaInferiore, una grande villa ed intorno ad essa fece rea-lizzare un parco.

Il conte Giuseppe Fantone tenne la Malpenga finoal 1861, quando la proprietà fu messa all'incanto epassò nelle mani di Giovanni Battista Billia diQuittengo, il quale fece radicali modifiche alla villa,su progetto degli ingegneri Petitti e Riccio di Torino.Furono costruiti il corpo principale della villa come ciappare oggi, la grande terrazza aperta sulla piana delCervo, la torre ed alcuni edifici minori nell’interno delgrande parco. Nel 1910 venne costruito un acquedottoprivato che, dalle captazioni poste in territorio di

Page 13: Sentieri Biellesi

Vaglio Pettinengo, scende ancora oggi fino alla villa.La proprietà passò, nel 1936, a Vittorio Buratti,

industriale e deputato a partire dal 1924. La sua atti-vità si indirizzò alla valorizzazione dell'industria tessi-le italiana: anche l'acquisto della Villa "La Malpenga"e la ricostruzione praticamente ex-novo del sovrastan-te castello di Zumaglia furono effettuati per avere unadegna cornice di rappresentanza per le attività dell'in-dustria. Vennero effettuati altri lavori: il completamen-to del parco e la costruzione della cappella negli stes-si anni. Con decreto del 29 maggio 1941 VittorioBuratti venne insignito del titolo di Conte ed autoriz-zato a fregiarsi dello stemma e del motto dell'estintafamiglia Malpenga.

Noi, qui giunti dopo aver percorso Via della Spannaed aver ammirato l’ azienda agricola cascina Bonina,stupendo fabbricato di vecchia costruzione rimesso anuovo, e di fronte ad essa un’antico cascinale lussuo-samente ristrutturato, non riusciremo a vedere la villa;giunti al muro di cinta vale però la pena di fare unadigressione a sinistra per raggiungere l’imponenteviale d’accesso e sbirciare nel parco attraverso il gran-de cancello in ferro battuto. Il complesso delle costru-zioni della villa è invece visibilissimo da tutta la pia-nura di Vigliano e di Chiavazza.

Torniamo quindi sui nostri passi e costeggiamo ilmuro di cinta e le serre della Malpenga (un cartello conl’indicazione ‘proprietà privata’ lo vieterebbe ma lacartellonistica della Comunità Montana Prealpi ce loprescrive) e giungiamo alla deliziosa cappella (20’, 45’tot.), posta al disotto del muraglione che sostiene ilparco, ed affacciata sulla piana sottostante. Siamo sulsentiero consigliato dalla Comunità Montana e dalcomune di Vigliano per collegare il paese con l’areapic-nic della Malpenga ma ahimè! Un cartello all’ini-zio ed uno alla fine, segnaletica lungo il percorso ine-sistente, qualche lavoro per rendere più agevole il cam-mino manco a pensarci.

Dalla chiesetta scendiamo, sempre lungo il muro dicinta con percorso piuttosto ripido; al termine del murosi scende ancora, poi si svolta a sinistra, si traversa in

17

Page 14: Sentieri Biellesi

piano, si risalgono pochi scalini di legno, si riprende ascendere fino ad un “gabbiotto”, un edificio per il rico-vero di attrezzi, di recente costruzione. Si prosegue inpiano lasciandolo a valle, ci si apre un varco tra le robi-nie e si trovano alcuni scalini di legno che ci immetto-no in una pista da trattori che, dopo alcuni tornanti,sbuca su una strada privata a sua volta sfociante nellaprovinciale Ronco-Vigliano. Sono trascorsi 20’ daquando abbiamo lasciato la cappella (1h05’ tot.).

Se questo tratto fosse un normale sentiero lo defini-remmo disagevole per rovi, sterpaglie e tronchi da sca-valcare, e che richiede una certa attenzione per nonperderlo. Nulla di particolarmente difficile. Invece sitratta di un sentiero consigliato da apposita cartelloni-stica, che partendo dal centro di Vigliano ci portaall’imbocco, e lo consiglia a tutti –famiglie, anziani-per raggiungere l’area da pic-nic. Ci vengono sponta-nee due considerazioni:

è giusto spendere soldi pubblici per mandare lagente a districarsi tra rovi e sterpaglie?

Un turista che viene da fuori Biella e, fiduciosonelle indicazioni, si perde e non riesce a trovare la viatornerà mai nel Biellese?

Comunque siamo arrivati sulla provinciale e la scen-diamo per un breve tratto. Al primo bivio svoltiamo adestra per via sen. Avogadro ed in breve giungiamo allachiesa di Santa Lucia, eretta nei primi anni del ‘500dagli Avogadro di Vigliano e caratterizzata dalla deco-razione ad affresco della facciata, eseguita dal pittoreVincenzo Costantino nel 1663.

Imbocchiamo sulla sinistra via S.Lucia. Siamo abi-tuati a considerare come centro di Vigliano la viaMilano e le poche adiacenti; in realtà questa zona si èvia via sviluppata seguendo l’andamento del traffico sustrada. La vecchia Vigliano era appoggiata ai piedidella collina; la stessa ferrovia Biella-Vallemosso pas-sava ben a monte dell’attuale centro. Sul nostro per-corso incontreremo quindi vecchie costruzioni, alcuneanche imponenti, circondate da terreno un tempo colti-vato a vigneti; quando giungeremo al ponte dove la viaS.Lucia si innesta in Via per Chiavazza le case saranno

18

Page 15: Sentieri Biellesi

più fitte, addossate le une alle altre, alcune con le tipi-che lobbie e con il proprio pozzo. La denominazionedella via ci dice che questa era in passato la strada checollegava Vigliano con Chiavazza (allora comuneautonomo) e quindi con Biella. La strada prosegue pas-sando sotto al Castello di Moncavallo, giunge allo cha-let omonimo, sede della bocciofila, e prosegue ai piedidella collina, recentemente ripulita e sistemata a vigne-ti dalle sovrastanti comunità di S. Gregorio e dellaMater Misericordiae.

Finalmente si ritorna a camminare sullo sterrato, traville ed aziende agricole;

dove la strada finisce in un ammasso di pietre, quitermina il territorio di Vigliano: alla destra vi è ungruppo di costruzioni disabitate chiuse da una siepedietro alla quale scorrazzano cani e cavalli in libertà.Appunto costeggiando la siepe cominciamo a percorrelo sterrato di via Pietro Mercadetti in comune di Biella.

Pietro Mercadetti, chi era costui? E’ certamente piùnoto col nome di Pietro Generali, anche se questo fusolo un soprannome derivato forse da una frazione diMasserano in cui nacque. Fu ai suoi tempi (1772-1832)un celebre compositore di musica, inventore del cre-scendo.

La strada è sempre quella che anticamente collega-va Chiavazza, e quindi Biella, con Vigliano: qui passaper la campagna, sempre tenendosi ai piedi della colli-na; un breve tratto è infestato dalla vegetazione, ed ènecessario aggirarlo passando nel prato sottostante. Ilcomune di Biella ha comunque in programma il recu-pero del tracciato per farne un itinerario pedonale.

Infine si giunge nel bel mezzo dei vivai Pozzi: parequasi di essere in un vialetto di servizio, e non su unapubblica via. Si esce da quello che sembra l’ingressoprivato dei vivai, e rieccoci sullo spiazzo dove aveva-mo lasciato l’auto (30’ da S.Lucia). In tutto abbiamocamminato poco più di un’ora e mezza.

Franco Frignocca

19

Page 16: Sentieri Biellesi

Escursione sociale della CASB allerive rosse di Curino - 26 marzo 2006

Asei m. 351 - Chiesetta S. Bernardo - Castagneja -Olzera m. 585 - Invaso della Ravasanella - Asei

Percorso ad anello a saliscendi.Tempo di percorrenza: ore 4,30Dislivello: m. 380

Vedi cartina allegata.

GeologiaIl territorio delle Rive Rosse interessa la dorsale che

con direzione Nord – Sud si sviluppa tra la Colma diCurino e la frazione Cacciano di Masserano interessan-do quindi il comune di Curino ed ad Est il comune diSostegno e marginalmente i comuni limitrofi.Geologicamente l’area si colloca al limite orientale delMassiccio granitico del Biellese, interessando in picco-la parte il complesso dei porfidi quarziferi.

I litotipi più frequenti in questo settore sono costitui-ti in prevalenza da un granito a grana medio fine dicolore da rosa a rossastro, che ha valso il nome di RiveRosse alla serie di dossi posti ad Ovest degli abitati diS. Martino e Bugellio.

Nell’area in esame il complesso dei porfidi quarzife-ri è rappresentato principalmente da rocce lavichebruno - rosse, che si rilevano lungo il contatto con ilmassiccio granitico da frazione Colma fino aS.Liberata. Sono porfidi quarziferi, presentano aspettomassiccio, colore rosso - vino o violaceo.

Nel settore meridionale l’area in esame è caratteriz-zata marginalmente dalla presenza di rilievi collinaricostituiti da sedimenti sabbioso argillosi depositatesi inambiente marino e fluviale - deltizio in un periodo com-preso tra il Pliocene ed il Pleistocene inferiore. I termi-ni inferiori della formazione sono costituiti in prevalen-za da limi argillosi sabbiosi di colore grigio.Superiormente prevalgono sedimenti costituiti da sabbielimoso - argillose con ghiaie talora abbondanti.

20

Page 17: Sentieri Biellesi

Su questi terreni fortemente acidi e dove le coltri elu-viali sono sottili, il bosco ha difficoltà di crescita inquanto l’apparato radicale si arresta contro la rocciasana con il risultato di piante nanizzate.

Il vallone di Sostegno è caratterizzato da rocce car-bonatiche di carattere basico in contrapposto al carat-tere acido delle rocce circostanti sopradescritte.

FloraCaratteristiche generali: castagneti cedui sui suoli

più profondi, boscaglia molto rada a Quercus petreia,Sorbus avia, Fraxinus ornus, brughiera con Callunavulgaris e Molinia arundinacea ed Erica cinerea e apraterie con Chrysopogon grillus e Bromus erectus inmosaico, Pyrus corvinus, Euphorbia carniolica edOsmunda regalis piuttosto rara.

L’erica cinerea è endemica nelle Rive Rosse in un’a-rea di circa 2,5 Kmq, dove si trova raggruppata in mac-chie compatte di intenso colore od associata alla più dif-fusa Calluna vulgaris (brugo). Si tratta di una specierarissima in Italia circoscritta a questa stazione ed aquattro piccoli areali in Liguria. I fiori di colore rosarosso a forma di campanula minuta appaiono alla finedi giugno e la fioritura si protrae per tutto il mese diluglio.

Pyrus corvinus della specie Amelanchier ovalis,arbusto della famiglia Rosacee, in genere di ridottedimensioni, con tendenza all’emissione di numerosi sto-loni striscianti. Foglie piccole e tondeggianti, fioriscedurante il periodo estivo, frutti dall’aspetto di piccolis-sime mele di colore bluastro, di 8 - 10 mm, commestibi-li ma spesso insapori. Rustico, cresce nei substrati cal-carei ed è uno dei più tenaci colonizzatori dei pendiirocciosi poveri di humus e di sali nutritizi.

Altra specie da ricordare è il Fraxinus ornus (ornel-lo). Ha tronco eretto leggermente tortuoso con ramiopposti ascendenti con corteccia liscia grigiastra,gemme rossicce, la chioma ampia è formata da fogliecaduche opposte . Le inflorescenze sono a forma di pan-nocchia con fiori profumati. Il frutto è una “samara”oblunga cuneata ampiamente alata.

21

Page 18: Sentieri Biellesi

AvifaunaFalco pecchiaiolo, giunge a maggio e riparte a set-

tembre, Poiana, Succiacapre abitatore di ambienticespugliati ed aridi, Corvo imperiale, Lui biancocostruisce il nido a terra a forma di palla, Tordo tassel-lo migratore che in ottobre passa su queste zone e siferma per cibarsi essenzialmente delle bacche del sorbo,Zigolo muciatto granivoro, in inverno alcuni ripartonoed altri vi soggiornano.

FaunaOltre a cinghiali e caprioli si elencano tra i mammi-

feri: la lepre comune, la volpe ed il tasso. Tra i roditoriil moscardino, il ghiro, l’arvicola ed i topi campagnoli.Tra gli insettivori la talpa. Tra gli anfibi: la salamandra,la rana verde, la raganella. Tra i rettili: la vipera aspis(aspide), il biacco (mirauda), il colubro d’Esculapio e labiscia d’acqua.

Caratteristiche morfologiche del cinghiale (Susscrofa):

Lunghezza: 110 - 155 cm.Altezza: 80 - 90 cm.Peso: 50 - 180 Kg.Longevità: 20 - 25 anni.E’ una specie notturna, in genere erbivora che si

nutre prevalentemente di bulbi, tuberi, ghiande, maanche di erba.

ItinerarioRitrovo alle ore 8 presso la Chiesa di S.Biagio a

Biella con la partecipazione di quaranta persone. Si per-corre la Superstrada, si prosegue sulla Strada Laghi edalla rotonda incrocio “quattro strade” si devia a sinistraper Roasio, si oltrepassa il paese di Roasio, l’abitato diVilla del Bosco ed all’indicazione stradale di Asei a sini-stra si parcheggia lungo la strada pianeggiante.

• Salire sul sentiero GTB M61 ad Asei frazione diSostegno e visitare il borgo con le sue antiche case.

• Imboccare in salita ripida il sentiero a lato dellachiesetta - cartello indicazione S.Bernardo 20 minuti,

22

Page 19: Sentieri Biellesi

indicazione Strada per Sostegno sul sentiero “Le Vallidella Fede”- lungo il percorso sono dislocate delle pan-chine ed i pannelli didascalici che ne illustrano la zona.

Le Valli della FedeE’il nome di un grande intervento di recupero e ripri-

stino dei sentieri di cultura religiosa che ad ultimazioneavvenuta si svilupperà dal Santuario della Madonna delSasso al Santuario di Oropa, attraversando il Cusio, laValsesia ed il Biellese con passaggio nei vari Santuari.

• Raggiungere la semplice chiesetta ristrutturata diS.Bernardo Abate: punto panoramico che spazia adOvest sulle Rive Rosse e sulle frazioni di Curino:Colma, S.Nicolao, Favi, Castagneja, Colmo, Olzera edin basso sull’invaso della Ravasanella; ad Est suSostegno, Castello Villa, S.Emiliano, monte Fenera,monte Pietra Groana ed a Nord sulla catena del MonteBarone.

• Percorrere il dosso di S.Bernardo con suggestivavista sull’invaso della Ravasanella.

Il comune di SostegnoEra famoso per le cave di calce, la cui estrazione e

lavorazione serviva il fabbisogno del Biellese. Ad Aseisono ancora visibili le cave e le fornaci. Verso la fine del1800 le colline di sabbia e rocce sono state opera di unmassiccio rimboschimento con la trasformazione inpiantagioni di pini, larici e bosco misto.

La vite era coltivata a Sostegno fin da tempi remoti,ora i vigneti producono il “Bramaterra” vino di deno-minazione di origine controllata.

Il principale corso d’acqua denominato Cognato,nasce dalla vallata formata da S.Emiliano e la PietraGroana per confluire, dopo aver ricevuto numerosiaffluenti, nel rio Ravasanella che dà origine tra Asei eCastelletto Villa, all’omonimo invaso di cinque milionidi metri cubi al servizio delle risaie del ConsorzioBonifica della Baraggia.

• Discendere sul sentiero GTB e Le Valli della Fede

23

Page 20: Sentieri Biellesi

24

fino all’incrocio con la strada asfaltata proveniente daSostegno.

• Proseguire in salita in vista del pannello didascalico“Bramaterra”.

• Proseguire in discesa sulla strada asfaltata raggiun-gendo il ponticello sul rio Ravasanella ancora nel comu-ne di Sostegno (il rio Ravasanella segna il confine tra ilcomune di Sostegno ed il comune di Curino) dopo ilponticello il comune è di Curino.

Il comune di CurinoOccupa un territorio di 2137 ettari, compresi nel

sistema di colline disposte come un largo anfiteatroattorno alla casa comunale ed alla chiesa di S.Martinoper arrivare ai confini con Mortigliengo. Boschi dicastagni ricoprono i colli della Colma di S.Bononio(M.Solivo m.739, Cima La Guardia m.787, il punto piùalto di Curino) e si estendono sino alla Bertogna, lungola panoramica strada della Coggiolasca. I fertili colli diS.Maria e di S.Nicolao confinano con Sostegno ed offro-no ancora vini rari e squisiti, paragonabili ai migliori diGattinara.

La popolazione attuale conta 480 abitanti, ma chicredesse di trovare un paese, inteso come unico agglo-merato di edifici, resterebbe deluso, perché il comune diCurino è composto da quattro frazioni principali(S.Maria, S.Martino, S.Nicolao, S.Bononio) suddivise aloro volta in numerosi cantoni, talvolta composti dapoche case e spesso abbandonati. Curino per la suaposizione protetta dalle correnti d’aria, offre un climamite nel periodo invernale e fresco in quello estivo,ideale per rilassarsi.

L’attività principale sul territorio è lo sfruttamentodelle sabbia quarzifere, mentre l’agricoltura una voltafiorente, occupa solo un aspetto marginale. I percorsisul territorio sono numerosi, per gli amanti del trekking,ma anche per tranquille passeggiate pomeridianeall’ombra di castagni centenari.

• Proseguire sulla strada asfaltata - a sinistra una chie-setta completamente diroccata - fino al borgo semiab-

Page 21: Sentieri Biellesi

25

bandonato di Favi dove abita il guardiaparco dell’EnteBaraggie - Bessa - Brich; la visita del borgo offre sim-patici scorci su vecchi cortili ed a valle sulla pianura.

• Oltrepassare Favi, alla sinistra vi è una graziosa cap-pelletta.

• Proseguire un tratto in lieve salita sulla strada asfal-tata, alla sinistra una chiesetta completamente diroccata,fino all’imbocco del borgo di Castagneja.

• Procedere a sinistra sullo sterrato per Castagneja evisitare il borgo in parte ristrutturato.

• Proseguire sul sentiero in ripida salita con imboccoa lato del fienile diroccato al bivio prima delle case diCastagneja.

• Salire sul sentiero fino al congiungimento della stra-da asfaltata.

• Proseguire in salita sulla strada asfaltata sotto ilborgo di Colmo ed all’incrocio con Colmo scendere asinistra sulla strada asfaltata per Brusnengo (in salita lastrada prosegue per Pray), poco oltre a destra la chieset-ta di Santa Maria dell’anno 1739, pericolante con bifo-ra, l’altare è affrescato con sovrastante la conchiglia edai lati l’affresco di due santi; si intravedono degli affre-schi sotto un recente intonaco, la volta è a tre rosoni.

• Proseguire in discesa sulla strada asfaltata, oltrepas-sare il borgo Olzera superiore ed Olzera inferiore dellafrazione di Santa Maria, su una casa è incastonata unanicchia ex voto del 1900, in basso la vista spazia sulcampanile romanico di S.Maria, in alto S.Bononio, OrtoVivaro, Vivaro e Colma. Al termine dell’abitato diOlzera vi è una chiesa pericolante presumibilmente del1700.

• Abbandonare la strada asfaltata poco dopo l’abitatoe nel curvone prendere la pista a sinistra per S.Nicolaoindicato da una freccia di legno.

• Proseguire sulla pista ed ad un ampio piano ombreg-giato effettuare la “pausa panino”.

• Procedere in discesa sulla pista fino all’imboccocon la strada asfaltata, una bella cappella è situata a sini-stra per la frazione di Vergnago.

• Proseguire in discesa sulla strada asfaltata ed al car-tello stradale di S.Nicolao svoltare a sinistra, lato chie-

Page 22: Sentieri Biellesi

26

setta, sulla pista per Sasso indicata da una freccia dilegno.

• Proseguire in discesa sulla pista fino all’area pic -nic dell’invaso della Ravasanella del ConsorzioBonifica Baraggia di Vercelli.

• Aggirare a sinistra l’area pic - nic e procedere a sini-stra sul tratto asfaltato oltrepassando un cancello.

• Raggirare l’invaso e salire sul dosso panoramicoche spazia su tutto l’invaso.

• Proseguire sulla strada asfaltata oltrepassando uncancello e proseguire fino al parcheggio.

Luciano Panelli

Collaborazione:

- Studio Tecnico Territorium

- Paolo Gremmo

Lotus corniculatus

Page 23: Sentieri Biellesi

27

Sentiero Processione di Fontainemore

Dislivello 1.100 m. – Tempo di percorrenza totale 7 ore.

Il percorso della storica Processione Fontainemore(Valle di Gressoney) - Oropa è stato fotografato e proiet-tato nella sala delle rappresentazioni di Oropa nel mesedi agosto 2005, anno della processione stessa.

Si parte da Pilaz (m.1.216) seguendo la strada asfal-tata per circa un chilometro per seguire su pista interpo-derale che porta all’ex diga del lago Vargno (m.1.684)chiuso da due bastioni di pietra. L’itinerario è segnalatocon il disco giallo recante il n.2. Il toponimo Vargnoderiva dal nome dialettale valdostano dell’abete bianco,albero caratteristico della zona. Lo si incontra nel primotratto della strada.

Negli anni che hanno preceduto il primo conflittomondiale, il lago era stato chiuso da uno sbarramentoper la produzione di energia elettrica. L’insufficienzadelle garanzie tecniche offerte dalla diga ne consigliònegli anni 50 il parziale smantellamento e così il lago ètornato alla sua capienza originaria. Verso l’alta vallealla sinistra si ha la suggestiva vista delle punte PietraBianca (m.2.490), Lej Long (.m.2.324) e Gragliasca(m.2.397).

Seguendo un sentiero in lieve salita a monte dellebaite del Vargno, si raggiunge un piccolo colle sotto-stante il Monte Mars e sopra il lago della Barma, unasella, dove il sentiero passa nella parte più bassa; inquesto colle c’era un larice maestoso, alto, nonostantela quota (m. 2.000) che i valdostani nel loro dialettochiamano “brengo”, appunto il Colle del Brengo.Questo era il punto dove si incontravano gli spalloni(contrabbandieri) biellesi con i valdostani, a metà per-corso tra Oropa ed Issime. La merce che maggiormentecontrabbandavano erano sigarette svizzere; arrivare neinostri paesi con una stecca o due di sigarette era unvanto, quando riuscivano a farla franca, occorre direche erano talmente scaltri che difficilmente venivanopresi.

Chi erano gli spalloni di una volta (anni 30 –50)

Page 24: Sentieri Biellesi

tanto nominati e tanto perseguitati dalle forze dell’ordi-ne: erano persone con una fisico che permetteva loro dipartire dai nostri paesi collinari, verso sera, camminaretutta la notte, su sentieri montani, e raggiungere deter-minate località della Valle d’Aosta dove si incontravanocon i colleghi valdostani per il prelievo della merce con-trabbandata.

Il largo sentiero per le baite del Vargno e Vargnit èfiancheggiato da larici secolari, segue la mulattiera benmarcata con tratti ripidi e di media pendenza con scar-sa vegetazione che porta alle baite del Lej Long(m.1.914) e relativi laghi; si continua e si raggiungono icasolari della Barma (m.2.022) con il lago preceduto dauna sua diramazione chiamata lago della Cua. Si prose-gue per il Colle della Barma (m.2.257) percorrendo unalunga gradinata ricavata, in parte, sulla roccia viva a trat-ti ripida e scivolosa che fu realizzata da due muratori diSordevolo negli anni 1937 –1938. Dal Vargno al Colledella Barma siamo nell’area protetta del Monte Marscon paesaggio tipicamente subalpino ed alpino con ampiboschi in basso, conifere in alto, fiorenti pascoli nei cuibrevi tratti pianeggianti spiccano meravigliosi laghetticircondati da vaste pietraie e pareti rocciose che rag-giungono la cima del Monte Mars (m.2.600) e del MonteRosso (m.2.374).

Al Colle della Barma vi è una piccola cappelletta,diroccata.

Vi era posata a lato una croce di legno alta circa tremetri tanto da denominare quel luogo “La CrusGranda”. Con il trascorrere del tempo la croce di legnosi deteriorava e sempre veniva sostituita. Nel 1963 ilparroco di Fontainemore visto che l’ultima croce posa-ta era stata nuovamente demolita dalle intemperie,prese l’iniziativa di fare costruire una croce di ferro,robusta, alta m.2,60 che venne posata il 31 agosto diquell’anno. La domenica successiva, la prima del mesedi settembre, il parroco salì dal paese con una cinquan-tina di fedeli, con il tempo inclemente, a benedirla ed acelebrare la Santa Messa.

La croce reca la scritta “Ave, Crus, spes unica1963”.

La cappelletta ha la sua storia:Nel 1813 dei soldati disertarono dalle armate di

28

Page 25: Sentieri Biellesi

29

Napoleone, tra cui alcuni di Fontainemore che, ritorna-ti al paese, malgrado fossero ricercati, abilmente riusci-rono a non farsi prendere. A Natale si azzardarono addi-rittura ad andare alla Messa di Mezzanotte, travestiti dadonna, ed i gendarmi non riuscirono a riconoscerli.

Alcuni mesi dopo uno di loro, un certo Camos, fuarrestato a Gressoney S. Jean, dove lavorava da mura-tore. I gendarmi lo scortarono fino a Fonainemore pres-so il Comune per accertarsi della sua identità. Il pove-retto in quel triste frangente si raccomandò alla Vergined’Oropa: fece voto che, se riusciva a scappare, avrebbecostruito una cappelletta al Colle della Barma; proprioquand’erano giunti ormai in prossimità del capoluogo,da un grottino lungo il muricciolo della mulattiera, ledue guardie scorgono un serpentello e si danno da fareper scovarlo ed ucciderlo. Camos prosegue ed allaprima casa, infila la porta, la chiude a chiave, sale sultetto, di là salta sulla vicina parete rocciosa alla qualela casa era addossata e fugge per la montagna.

Era salvo! Ma i suoi guai non erano finiti: non aven-do più lui tra le mani, la polizia - secondo le leggi diallora - arrestò i suoi genitori e li tradusse nelle carce-ri di Ivrea.

Angosciato, il Camos decise di consegnarsi piuttostoche far soffrire il papà e la mamma. Arrivato ad Ivreaapprese che, cadendo Napoleone, era stata accordatauna amnistia generale a tutti i condannati politici.Immaginatevi la gioia del Camos e dei genitori nelriprendere, finalmente tutti liberi, la strada verso il loropaese!

Camos negli anni seguenti esaudì al voto e costruì lacappelletta al Colle della Barma.

Dal Colle della Barma la vista spazia sulle montagnedella Valle d’Aosta compreso il Monte Rosa, sulle mon-tagne Biellesi con l’incombente Monte Mars e sulla pia-nura Biellese.

Si scende su comodo sentiero, contrassegnato D 21aal Pian della Ceva dove si incontrano cinque croci fis-sate alla roccia. Ricordano una tragedia dellaMontagna.

Era il 24 dicembre 1787: sette giovani diFontainemore erano venuti al Santuario per la Messa diMezzanotte e qui trascorrere le feste Natalizie. Il 30

Page 26: Sentieri Biellesi

dicembre - malgrado abbondanti nevicate - ripresero ilcammino della Montagna per ritornare a casa. Sotto ilPian della Ceva una slavina si abbattè sul pendio termi-nando il lungo fragore a valle proprio mentre i sette gio-vani stavano salendo il colle. Quattro di loro scompar-vero.

I superstiti scesero a precipizio e raggiunsero a fati-ca, per la neve alta, il Santuario. Le salme dei quattrogiovani recuperate il giorno dopo con enormi fatiche,furono portate ad Oropa e sepolte nell’antico cimiterosotto la Basilica.

Il Rettore di Oropa, Canonico Cecidiani, così regi-stra la tragedia la sera del 2 gennaio 1788: “Giuseppee Giacomo Thous fratelli del fu Giacomo; GiòBartolomeo Roffin del fu Giò Batta e GiovanniFrancesco Mottet del fu Gian Francesco, tutti del paesedi Fontainemore, della diocesi di Aosta, dopo essersiconfessati e comunicati devotamente il giorno prima,tornavano lieti al loro alpestre paese, ma travolti dallaviolenza della valanga perirono miseramente. I lorocorpi ricercati e trovati il giorno dopo, non senza granfatica e pericolo furono sepolti in questo Santuario cononorevole sepoltura”.

La quinta croce ricorda una altro giovane diFontainemore pure perito in questa montagna nel 1781,si chiamava Rolland S. Le targhe e le croci furono posa-te nel 1929.

La processione sosta sempre in prossimità delle crociper la preghiera di suffragio.

A sud delle croci è stato realizzato, nel 1948, il monu-mento a ricordo dei caduti dell’Artiglieria Alpina che fuinaugurato nel 1950 con l’intervento di una batteria delGruppo Artiglieria da Montagna di Belluno. Il monu-mento fu costruito dai fratelli Giacomo e Grato(Gradin) Ramella Pollone e dai loro cugini Emilio eVico. Essendo abili “pica-pere”, per erigere il monu-mento estrassero e lavorarono i blocchi in loco. Il mate-riale per la posa fu trasportato a dorso di mulo da CodaFatin Alberto, dall’arrivo della funivia al Pian dellaCeva.

Altre due croci sono posate, alla destra del monu-mento verso valle, ricordano la sciagura di due ragazzibiellesi caduti nel 1971, sciando fuori pista con la neb-

30

Page 27: Sentieri Biellesi

31

bia, sulle rocce del Mal Partùs, il canalone che scendefino a raggiungere la pista Oropa Sport – lago delMucrone.

Dal Pian della Ceva si prosegue per un breve trattofino al laghetto del Camino (laghetto dei piumini) edopo una breve salita si raggiunge il sentiero con segna-via D21 che arriva dal Monte Camino (m.2.388), mon-tagna ben visibile alle spalle; si prosegue in discesa, siraggiunge la baita diroccata del Camino (Gendarme) e siprosegue in ripida discesa fino ad Oropa Sport (m.1.900)che si raggiunge in breve tempo. Fa da cornice il MonteMucrone (m.2.335) con il lago omonimo ed il MonteTovo (m.2.230).

Sempre su sentiero contrassegnato D23, tratto GTA(Gran Traversata delle Alpi), si scende al RifugioRosazza, con le baite adiacenti “del Prà” tutt’ora occu-pate dal pastore, dove inizia la mulattiera, purtroppo incattive condizioni, costruita da Federico Rosazza cheporta alle baite diroccate della Pissa (m.1448). Il MonteMucrone svetta alla destra con il sottostante lago delleBose ed il crinale della Costa della Muanda, il MonteTovo alla sinistra e l’imbocco della galleria di Rosazza,il Monte Cimone (m.1.739), il Monte Cucco (m.1.513)con i suoi pendii verdeggianti ed in basso il Santuariocon sfondo la pianura.

Dalla Pissa si prosegue su strada con un piccolo trat-to asfaltato, in parte inghiaiata ed in parte lastricataormai sconnessa fino al Delubro (tempietto), si scendesu strada asfaltata proveniente dalla galleria Rosazzafino a raggiungere il Santuario di Oropa.

Giancarlo GuerraLuciano PanelliCeleste Pivano

Page 28: Sentieri Biellesi

Il Monte Tovo

Per la sua posizione isolata e per la sua forma pirami-dale il Tovo è una delle più caratteristiche montagnebiellesi, ben riconoscibile anche dalla pianura. Per glistessi motivi il panorama che si gode dalla sua vetta èparticolarmente gratificante, sia verso la pianura, siasulle valli Cervo ed Oropa, sia verso il massiccio delMonte Rosa. Le escursioni che offre, adatte a tutti gliescursionisti di normale esperienza, sono numerose efacilitate dalla recente manutenzione di alcuni sentieriad opera sia della CASB che dei soci che firmano que-sto articolo, ai quali va il nostro caloroso ringrazia-mento. Qui descriveremo sia le vie di salita alla vettache alcuni itinerari lungo le pendici.

Salire al Tovo

Il Tovo è una montagna da non sottovalutare, infatti,si consiglia di non perdere i sentieri specie in caso dinebbia.

I percorsi per escursionisti più noti, che permettono disalire alla vetta del Tovo, sono cinque.

• Percorso A) Partendo da Oropa seguire la strada perla Galleria Rosazza, giunti al bivio, dove parte la stradaper il Lago del Mucrone seguirla per circa 300 metridove, sulla destra inizia il sentiero D14, percorrerlo finoalla cascina del Gias-Comune, oltre la cascina riprende-re il sentiero D14, che sale su per un costone molto ripi-do fino a raggiungere quella che si può definire la crestasud del Tovo, lungo la quale, molto più in basso è postoil pilone della teleferica.

Giunti sulla cresta si prosegue fino alla vetta senzaparticolari difficoltà, ma con tratti molto ripidi.

Tempo di percorrenza circa 3 ore.• Percorso B) Altra via per salire al Tovo consiste nel

seguire la cresta che parte dal Colle della Colma (soprala Galleria) che possiamo definire all'incirca cresta estdel Tovo.

Questa cresta si può raggiungere partendo dalla basedella grande pineta che s'incontra dove finisce la strada

32

Page 29: Sentieri Biellesi

33

asfaltata della Galleria Rosazza. Seguire il sentiero D17percorso dalla GTA fino ai ruderi della cascina Orone epoi seguire il sentiero che si apre a sinistra, parzialmen-te segnato, fino a raggiungere la cascina Orsuccio infe-riore posta all'apice di un'altra pineta più piccola, passa-re davanti alla cascina poi girare a destra e imboccare ilsentiero D31 che sale verso la cresta fino alla base dellapunta Tressone. Si evita così la parte di cresta che saledal colle della Colma fino alla punta Tressone. Salire perquesta cresta fino al punto in cui, per evitare le difficoltàche si presentano lungo la cresta, il sentiero gira a sini-stra. Il sentiero è discretamente segnato, ma presentatratti disagevoli che richiedono un po' d'attenzione per lapendenza. In pratica questo sentiero taglia in diagonalela base della vetta del Tovo fino a collegarsi con la cre-sta sud citata nel percorso A. A questo punto proseguireper cresta fino alla vetta. Tempo di percorrenza circa 3ore.

• Percorso C) Permette di risparmiare un po' di sali-ta. Salire in funivia poi scendere al rifugio Rosazza, oltreil rifugio inizia il sentiero D32 ben segnato, ma un po'disagevole nella prima parte. Seguendo il sentiero sigiunge alla cascina Trotta, e di qui si prosegue fino allaBocchetta di Finestra dove a sinistra parte la cresta estdel Camino, a destra la cresta che porta alla vetta delTovo senza notevoli difficoltà.

Tempo di percorrenza circa 2,45 ore.• Percorso D) Partendo da Oropa seguire la strada del

lago del Mucrone e dopo la cascina della Pissa, prose-guire per la mulattiera fino al punto in cui sulla destra sitrova l'inizio del sentiero B32, ben segnato, che portaalla cascina Trotta, poi proseguire come per il percorsoC.

Tempo di percorrenza circa 3 ore.• Percorso E) Esiste ancora un altro sentiero, meno

noto, ma valido. Giunti alla cascina Trotta invece di sali-re verso la Bocchetta di Finestra, guardando verso lacresta sud si nota chiaramente la traccia di un sentiero,che sale gradualmente verso tale cresta. Percorrendoquesto sentiero, in circa 30 minuti si raggiunge la cresta.Il sentiero è parzialmente segnato di rosso e con ometti,costruiti di recente, nell'ultima parte. Raggiunta la cre-sta, in un punto un po' più in basso rispetto ai punti in cui

Page 30: Sentieri Biellesi

si raggiunge per il percorso A e B, salire per cresta finoalla vetta.

Tempo di percorrenza dalla cascina Trotta circa ore2.

Ritorno dalla vetta - Si può scegliere uno dei varipercorsi descritti, ma evitare, specie in caso di nebbia ilpercorso E perché sulla cresta non é segnalato il puntoin cui deviare per raggiungere la cascina Trotta.

Un percorso ad anello tra Orsuccio Superiore a GiasComune

Nel 2006 è stato ripristinato il sentiero che un tempocollegava i due alpeggi citati nel titolo.

Provvisoriamente il sentiero è segnalato solo constrisce di plastica legate alle piante e con alcuni ometti:è un percorso caratterizzato da alcune zone erbose, indiscreta pendenza che richiedono un po' di prudenza.

Nel primo tratto dall'Orsuccio Superiore verso ilGias Comune, si attraversa una zona geologicamenteinteressante dove inizia una piccola morena, con unacaratteristica forma di lunga cresta, estesa verso ilbasso fino al punto in cui si uniscono i due rami dei RioOrsuccio d’Oropa che la costeggiano.

Proseguendo per il sentiero, nei pressi del GiasComune, s'incontra il sentiero D14, che sale al MonteTovo; percorrendolo in discesa si può giungere all'al-peggio per una eventuale sosta.

Precisazioni sullo sviluppo del percorso ad anello.Partendo da Oropa lungo la strada che sale alla

Galleria Rosazza, s’incontra il Rio Orsuccio d'Oropa.Qui finisce l'asfaltatura della strada; ci si trova alla basedella pineta grande del Monte Tovo dove hanno inizio isentieri D17 e D31. Occorre imboccare il sentiero D17(è percorso dalla GTA) fino a giungere nei pressidell'Alpe Orone: qui è necessario girare a sinistra doveparte il sentiero D17b, solo parzialmente segnato ma conuna buona traccia. Si giunge quindi all'Alpe Orsucciosituata all'apice della pineta più piccola del Tovo.

Passando davanti a questa cascina si sbuca sul sentie-ro D31 che sale alla cresta e di qui alla cima Tressone.

34

Page 31: Sentieri Biellesi

35

Girando invece a destra e salendo per pochi metri siincontra sulla sinistra un ometto che indica il sentieroper l'Alpe Orsuccio Superiore. Si tratta di un sentierocon pochi segnali colorati, vari ometti e segnali di pla-stica alle piante, che sale fino a quota 1700 m, dove sitrova l'Alpe Orsuccio Superiore.

A questo punto per trasferirsi all'Alpe Gias Comune,come già sopra precisato e per completare il percorso adanello, occorre voltare le spalle a questa cascina e pro-cedere verso Est per una trentina di metri, passandodavanti ad piccola vecchia costruzione. Qui si imboccail sentiero D31a (segnato con strisce di plastica), chescende a valle fino al Rio Orsuccio d'Oropa, quasi nelpunto in cui finisce la morena sopra descritta. Occorreora risalire sul lato opposto della valletta per imboccareil sentiero D31, da percorrere in discesa fino alla stradadella Galleria Rosazza al punto da cui si era partiti.

Tempo di percorrenza circa tre ore.

Dal Gias Comune all'Orsuccio Superiore.Partendo dall'Alpe Gias Comune, per imboccare il

sentiero che conduce all'Alpe Orsuccio Superiore,occorre percorrere il sentiero D14 (quello che sale almonte tovo) per una diecina di minuti, poi sulla destra sinoterà un ometto con una targhetta provvisoria che indi-ca l'inizio del sentiero.

Lelio e Luca Rondolotto

Page 32: Sentieri Biellesi

La Valle del Rio Sobbia

La Comunità Montana Valle Cervo ha recentementeprovveduto ad installare segnaletica verticale e pannel-li illustrativi della rete di sentieri nel vallone del rioSobbia, quello che si trova tra S.Giuseppe di Casto daun lato e la Colma dall’altro. I pannelli, costituiti da unacartina con i sentieri evidenziati e da notizie su quantodi interessante si incontra, sono molto chiari; la segna-letica (frecce su palo) non dà adito a dubbi. Purtroppo–ma questa è un’abitudine diffusa che mai ci stanchere-mo di deprecare- questa opera meritoria non è statacompletata dalla manutenzione dei sentieri. Nel casospecifico solo il tratto che dal Quadretto scende alMolinetto è in cattive condizioni; per il resto si tratta dipiste trattorabili su cui si cammina agevolmente.Rimane tuttavia il fatto che, se vogliamo incentivare ilturismo, non otterremo nessun risultato indirizzando ilforestiero di turno su quello che è il letto di un torrentepiuttosto che un sentiero.

Di seguito troverete due articoli sull’argomento: unitinerario ad anello ed un brano con i ricordi del socioElio Mantegazza. Da notare che la denominazione“Sentiero dei sentieri” è ripresa sulla nuova cartelloni-stica.

L’ anello degli EremitiL’epoca consigliata è l’autunno: le foglie cominciano

a cadere ed il bosco è meno fitto; le foglie di faggi ecastagni diventano rosse e brillano al sole; la temperatu-ra è gradevole e non afosa; nel bosco crescono i funghi.

Qui descriveremo un percorso ad anello in partenzadalla frazione Narteggio di Andorno; il punto di parten-za è stato scelto in modo da avere la -poca- salita all’i-nizio per poi proseguire in piano ed in discesa. Volendo,si può cominciare l’anello da uno qualsiasi dei punti diingresso; al Quadretto e a S.Giuseppe ci sono le indica-zioni della Comunità Montana; alla Colma quelle dellaGTB. Sconsigliamo invece il percorso in senso contrarioper non dover affrontare il tratto disagevole in salita.

Dunque, giunti ad Andorno si imbocca la strada perLocato, S.Giuseppe di Casto, ecc. e, al termine dellaprima ripida salita, si lascia l’auto alla frazioneNarteggio. Qui si seguono le indicazioni della GTB checi fanno percorrere la via denominata “strada antica per

36

Page 33: Sentieri Biellesi

37

Colma”, prima asfaltata e poi sterrata. In 30’ circa siarriva al paese che, curiosamente, si trova parte in terri-torio comunale di Andorno e parte in territorio di Biella.Si svolta a sinistra, si percorre fino in fondo la via prin-cipale e, giunti alle ultime case, si svolta ancora a sini-stra, sempre seguendo le indicazioni GTB direzionePettinengo. Percorsi pochi metri, eccoci ad un bivio: adestra un sentiero in ripida salita costeggia una cancella-ta, a sinistra prosegue la pista. E’ indifferente sceglierel’uno o l’altro ramo che si ricongiungono dopo una deci-na di minuti di cammino; personalmente preferiscoquello di sinistra che sale più gradatamente. Seguendo

Scala 1 cm = 300 mt circa

Page 34: Sentieri Biellesi

questo percorso, dopo pochi minuti si intravede in altosulla destra l’affioramento roccioso noto come “roc deldeir”. E’ un’evidente tautologia: infatti il termine dialet-tale “deir” significa appunto affioramento roccioso,masso isolato, e simili. Da notare che l’uso di questo ter-mine è territorialmente molto limitato: nel Biellese lavalle Oropa (le alpi Deiro, Deiro Rosso; il cognomeDeiro); nel Canavese il Deir del mont presso Sparone edun Deir vert. Per i pignoli diremo che il termine è pre-sente solo nelle seguenti tavolette IGM 1/25000:Piedicavallo, Locana, Sparone, Borgofranco,G.Paradiso.

Proseguendo il nostro cammino giungiamo ad unapiccola costruzione dell’acquedotto dove trascuriamouna pista che si stacca a sinistra per affrontare un brevetratto piuttosto ripido, dopodichè la strada prosegue pia-neggiante fino ad una cascina e poi ad una casa ristrut-turata (40’ dalla Colma, 1h10’ dalla partenza). Siamo apochi metri dalla provinciale Pettinengo-Selve Marcone,in corrispondenza del laghetto delle Ginestre presso ilQuadretto; noi però non la raggiungiamo perché incon-triamo una freccia che ci indica la direzione per l’orato-rio di S.Maria degli Eremiti. La seguiamo, come ad ognibivio seguiremo le altre frecce con questa indicazionefino a raggiungerlo (le indicazioni sono sempre eviden-tissime e non permettono errori). Come abbiamo detto,questo è il tratto più disagevole per il fondo sconnesso.Il tratto è comunque breve, ed in meno di mezz’ora(1h40’ totali) siamo alla chiesetta che sorge su unospiazzo erboso in posizione prominente; accanto unacasa e poco più in là, sepolti nel bosco, i ruderi di un’al-tra costruzione.

La chiesa risale al ‘500; uno degli affreschi internireca la data 1607. L’importanza della chiesetta era dovu-ta al fatto di essere posta sulla via di transito che daSelve Marcone e Callabiana scendeva ad Andorno(ricordiamo che Selve e Callabiana appartenevano almarchesato di Andorno e non alla valle di Mosso). Latradizione vuole che si salga quassù per invocare la libe-razione della casa dalle formiche……… ma chi vuolesaperne di più vada a cercarsi il brano di Rosaria OdoneCeragioli sul nostro notiziario del 1997.

A questo punto dobbiamo tornare sui nostri passiripercorrendo la strada fatta per una dozzina di minuti,fin quando giungiamo all’ultimo bivio dal quale segui-

38

Page 35: Sentieri Biellesi

39

remo le frecce che indicano Andorno Micca. La strada,in ripida discesa, è sempre sconnessa; ogni tanto inmezzo al bosco si intravedono ruderi di baite. Quanti neabbiamo incontrati da quando siamo partiti! Ai nostriocchi appare inconcepibile che tante abitazioni sianostate costruite in un bosco così fitto ed a non moltadistanza una dall’altra. Basta però guardare le dimensio-ni delle piante per rendersi conto che sono nella stra-grande maggioranza assai giovani; la riconquista dei ter-reni coltivati da parte del bosco ha meno di cent’anni el’avanzata massiccia risale a dopo la seconda guerramondiale. Ognuno di questi ruderi aveva il suo pascolo;quasi ogni famiglia aveva almeno una o due mucche.Questo dava un minimo di indipendenza economica;ecco perché erano possibili scioperi ad oltranza comequello dei tessitori di Mosso del 1864, protrattosi perdue mesi e mezzo.

Proseguendo nella nostra discesa in 25’ (2h5’ tot)giungiamo al fondovalle, dove ancora resiste un edificioormai abbandonato; sulla facciata rivolta al sud un inte-ressante affresco di Madonna con santi. Ormai siamosulle rive del torrente Sobbia; lo seguiamo per un brevetratto, lo attraversiamo su un ponte e, dopo averlo anco-ra costeggiato, ci immettiano nella pista che scende dalcimitero di S.Giuseppe di Casto. Di qui in avanti il cam-mino si fa agevole, eccezione fatta per l’attraversamen-to di un modesto rio il cui letto è stato spianato e coper-to di calcestruzzo per agevolare il transito della pista:risultato, non si può evitare di mettere i piedi in acqua.Era così dispendioso mettere un paio di blocchi dicemento per facilitare il passaggio dei pedoni?

Si procede sul fondo della valletta, che qui si allargain bei prati pianeggianti - ed infatti vi è tuttora una casci-na ed un ampio deposito di fieno; si tralascia sulla nostrasinistra la deviazione che porta alle prese dell’acquedot-to e, più avanti, un ponte che serve una casa privata.Finalmente - meno di mezz’ora dal Molinetto (2h30’totali) rieccoci a Narteggio ed al nostro punto di parten-za.

Un ultimo consiglio: tornati a casa dopo la passeg-giata, recuperate il notiziario ‘Sentieri del Biellese’ del-l’anno 2000 e rileggetevi il racconto Mila sul sentierodegli eremiti sempre di Rosaria Odone Ceragioli: imma-ginatevi cosa può aver provato una giovinetta forestieraa passare di notte per questi sentieri. Eppure un tempo

Page 36: Sentieri Biellesi

neppur troppo remoto questi erano i sentieri del lavoro.

A chi volesse prolungare la passeggiata di circa 40’tra andata e ritorno consigliamo di immettersi nell’anel-lo dalla frazione Rondolina di Vaglio Chiavazza (d’ac-cordo, si chiamava così quando Chiavazza era comune asé; ora si chiama Vaglio di Biella o Vaglio Colma).All’inizio dell’abitato è stato recentemente ricavato unparcheggio per alcune auto; si prosegue per l’unica viain mezzo alle case terminate le quali si lascia a sinistraun lavatoio e si affronta una modesta salita: il sentiero èagevole e ben largo, quasi una pista per trattori. Dopodue tornanti si giunge ad uno sperone roccioso dal qualesi gode un magnifico panorama su tutta la valled’Andorno; ai piedi del quale si prosegue pressochè inpiano fino a quando la pista svolta a sinistra. Non lascia-moci ingannare perché il percorso termina ad una recin-zione invalicabile: si tratta ahimè dell’ennesimo sentie-ro rubato. Bisogna invece imboccare il sentiero che siinerpica dinanzi a noi (scritta COLMA su un masso);dopo una breve salita si ritorna in piano fino a sboccaresulla strada, precedentemente descritta, che da Andorno(Narteggio) sale alla Colma.

Franco Frignocca

TRA UN SENTIERO E L’ALTRO ... ricordi ...ricordi ...

Non so come definire una persona che sui sentieri traboschi e valli ha trascorso parte della sua vita. Già daragazzo, con i compagni di scuola, all'uscita dalla stessanel pomeriggio, non si usava andare subito a casa, ancheperchè i genitori o chi per essi, impegnati sul lavoro infabbrica, non venivano ad aspettarci, e allora ci sidisperdeva tra boschi e prati in attesa dell'ora di cena, acercare funghi e castagne nell'autunno od erbette deiprati in primavera. Era naturale, per il fatto che la nostrascuola si trovava in una piccola frazione di AndornoMicca, a Locato Superiore, con l'uscita subito a contattocon l'immensa natura. (Serve ricordare che detta scuolanon esiste più, perchè le comodità attuali in auto e scuo-labus l'hanno condannata a sparire).

In quei tempi i sentieri, anche se non marcati consegni di vernice od altro come quelli attuali, erano ben

40

Page 37: Sentieri Biellesi

41

tenuti e puliti perchè servivano. O se servivano!Tra Andorno, Locato, Tavigliano, Callabiana, Selve

Marcone, il nostro peregrinare non si effettuava lungo lestrade carrozzabili, ma solo sui sentieri che correvanotra i boschi.

Uno tra tutti, il più frequentato, era certamente il"Sentè dai sentè” (Sentiero dei sentieri); collegava laFrazione Colma di Andorno con Selve Marcone. In que-sto sentiero largo e quasi tutto pianeggiante convergeva-no tanti sentierini provenienti dalla zona di Andornodopo aver superato con ponti o guadi il torrente Sobbia.

Il primo era praticamente la strada carrareccia chedalla periferia di Andorno, regione Granda, superava iltorrente su un bel ponticello in muratura e saliva allaColma. Attualmente è ben sistemato e frequentabile daauto o fuoristrada. Solo l'uscita alla frazione è partico-larmente stretta nella zona di un porticato.

Il secondo prendeva a sinistra un centinaio di metridopo il ponte, saliva alla cascina Burattina e si immette-va nel Sentiero dei Sentieri nei pressi del Roc dal Dej,roccione che costituiva un punto panoramico a dieciminuti dalla Colma. Questo sentiero nella parte superio-re è particolarmente disagevole perchè il bosco si è infit-tito ed il panorama dal Roc dal Dej, immerso tra i casta-gni resta solo un bel ricordo.

Torniamo in basso: seguendo il corso del TorrenteSobbia sulla destra orografica si arriva alla regioneMolinetto, dove un sentiero ai tempi ben marcato attra-versa il grande prato ormai distrutto dai cinghiali, supe-ra con un guado di pietre il torrente e sale nel bosco permezz'ora sino a sbucare sul sentiero principale ad unsegno di valico dove arrivano altri due sentieri partico-larmente ampi e ben tenuti (è consigliabile attualmentepartire da questo punto e farlo in discesa, seguendo letracce di vernice sulle piante). Attualmente questo sen-tiero, a parte le tracce di vernice sulle piante poste dallaPro Loco di Andorno una ventina di anni fa, non è rin-tracciabile comodamente ma richiede ad ogni passo lamassima attenzione.

Ritorniamo ancora in basso e superiamo la zona dellaCascina Molinetto, lasciamo a sinistra la strada foresta-le che sale a S.Giuseppe di Casto, superiamo il Sobbiasu di un piccolo ponticello e arriviamo ad un bivio.

Qui troviamo una cascina con un affresco-tritticoabbastanza conservato e subito dopo a destra iniziamo a

Page 38: Sentieri Biellesi

salire la “PORCHERA". Mai nome fu più adatto aitempi attuali, per una strada sporca anche se larga, conpiante cadute e in marcescenza, strada a cui dovrebberocambiare il nome in “Porcheria”. E' come salire lungo ilgreto di un torrente, dove l'acqua quando piove tracimada ogni parte. In alto il sentiero migliora, va a finire inuna sella e più avanti si immette nella provinciale SelveMarcone-Pettinengo, dove giunge anche il sentiero dallaColma. L’unico punto bello del percorso è qui dove, acirca 50 metri sulla destra, verso la Colma, si trova unafontana meravigliosa detta "L'EUA DEL CAIN", l'acquadella cascina Caino.

Ritorniamo in basso alla cascina con affreschi e pren-diamo a sinistra dopo il torrentello. Il sentiero sale attra-verso un prato, lascia a destra una deviazione detta deiTRIBIE che sale nuovamente verso Selve Marcone eprosegue a sinistra, dove il sentiero è in buona conser-vazione, perchè sotto di esso passa l'acquedotto diAndorno, abbastanza largo da permettere il passaggio ditrattorini. In poco più di 20 minuti si giunge in una zonadi partitori d’acqua, sorgenti del Comune di AndornoMicca: anche da qui un sentiero sale a Selve Marcone,ma in cattivo stato.

Poco oltre si trova il bel chiesetto dell'Eremita, difronte a S.Giuseppe di Casto. Chi arriva in quest'oasi dipace può trovare l'acqua oltre la cascina posta di fronteal chiesetto: il posto è adatto per una bella sosta ed even-tualmente una merendina. Ultimamente sono statemesse alcune panchine. La Pro Loco dì Andorno, annifa, organizzava una festa con passeggiata in questopunto, e non ci si sedeva solo per una merenda ma perun vero pranzo silvestre. S.Giuseppe di Casto non distapiù di 20 minuti ed era comodo salire da questo versan-te per l'avvenimento.

Ormai la presenza numerosa è solo quella dei pelle-grini che partono da qui, e in processione portano la sta-tua dell'Eremita sino a S.Giuseppe la terza Domenica diAgosto di ogni anno.

Elio Mantegazza

42

Page 39: Sentieri Biellesi

43

Itinerari di Fulvio ChiorinoAnni 1970

Come già negli ultimi Notiziari, si continuano qui aproporre altri itinerari di Fulvio Chiorino, apparsi sullasua guida “SENTIERI DEL BIELLESE” negli anni set-tanta. Come di consueto si riporta integralmente perognuno di essi il testo originale (in corsivo) e si aggiun-gono opportuni aggiornamenti, accompagnati da unoschizzo con l’indicazione del percorso, che permettonodi valutare alcuni cambiamenti occorsi nel frattempo.

OROPA 6

POLLONE, m. 615CHIAVOLINO, m. 762VALLE DELL’OREMO (Cascina Vanej), m. 867OROPA, m. 1180

Bella passeggiata in gran parte in ombra nella verdevalle dell’Oremo, nella pineta Botto e nella pineta delloStabilimento.

Ore 2,30

Si raggiunge Pollone in automobile e volendo anchela frazione Chiavolino (strada a nord della Piazza S.Rocco). Dove per ora termina la strada percorribile conautomezzi, all’inizio dell’ultimo tratto in piano, si sale adestra per un sentiero che si inoltra nel bosco per usci-re poi verso verdi ubertosi pascoli sulla sinistra del tor-rente Oremo. Si sale da una cascina all’altra sul costo-ne e si incrocia un sentiero che scende verso le cave delFavaro. Si osservi, sulla sinistra salendo, davanti aduna cascina, un grande faggio con una bellissima chio-ma.

Il sentiero più in alto si inoltra nella pineta (PinetaBotto) e lo si può seguire oppure, volendo, si può salire,a destra, lungo un muriccio a secco al limite fra la pine-ta e il pascolo. Si giunge così a quella costa detta“Panatera” un tempo meta preferita dagli sciatori biel-lesi.

Page 40: Sentieri Biellesi

44

Continuando in salita si raggiunge la panoramicaOropa-Bossola.

La nostra passeggiata invece sceglie altro più piace-vole itinerario. Si esce dalla pineta circa 80 metri più inbasso della panoramica e si volgono i passi a destra inpiano per imboccare un’amena stradina che, sempre in

Scala 1 cm = 250 mt circa

Page 41: Sentieri Biellesi

45

piano, passando attraverso una bella pineta, lascia avalle la Cascina “il Fò” e porta all’ex stabilimentoidroterapico. Di qui il viale che porta alla statale con lanoia di dover percorrere sull’asfalto circa un chilometrodalla Cappella di S. Fermo ai cancelli.

Aggiornamento

Il sentiero a monte di Chiavolino è stato sostituito dauna pista asfaltata in forte salita che raggiunge la regio-ne Vanej. L’inizio è ben segnalato dai cartelli della GTB.Finito l’asfalto si prosegue su terra battuta quasi in pianofino al cartello “Proprietà privata”; qui si stacca un sen-tiero verso destra col muriccio a secco al limite fra lapineta ed il pascolo, il cui tratto iniziale è stato recente-mente reso più agevole con scalini in legno. Poco dopo,prima di arrivare alla sommità della costa Panatera, siattraversa un bosco di larici molto bello. Invece l’aspet-to dell’ex stabilimento idroterapico, ora in totale rovina,è veramente triste e melanconico.

Tutto l’itinerario fino ad Oropa è contrassegnato dalsegnavia GTB D51.

Per chi vuole salire a piedi da Pollone, si consiglia dipartire sulla via Deagostini, nei pressi del Comune; dopoalcune curve e controcurve sempre in salita verso lalocalità Pradler, si deve prendere la “Strada Antica perChiavolino” che si stacca sulla destra in discesa verso iltorrente Oremo, per attraversare la pittoresca frazioneTrotti e successivamente congiungersi con la stradaprincipale per Chiavolino.

Per arrivare alla Costa Panatera sono possibili duevarianti:

• Dove finisce la salita e l’asfalto sulla stradina perVanej, proprio su una curva vi è sulla destra un bel sen-tiero che praticamente in piano, con ampi scorci versoFavaro e la pianura, porta ad una pista che sale dallastrada Favaro-Oropa e termina al Belvedere, bellacostruzione ora in decadenza. Col nostro sentiero si arri-va a valle del Belvedere; dopo questo vi è una traccianon ben definita che porta sulla costa più in alto fuori dalbosco; si supera un rudere passando sulla sua destra e siarriva al bordo inferiore della pineta Botto, che sicosteggia in salita fino all’incrocio con l’itinerario prin-

Page 42: Sentieri Biellesi

46

cipale, dove inizia il tratto pianeggiante verso Oropa-Bagni.

• Pochi metri a monte dell’inizio del sentiero di cui alpunto precedente, si stacca in salita una pista sconnessa,percorsa dagli appassionati di montainbike che più inalto attraversa diagonalmente la pineta Botto ed arrivaall’incrocio di cui sopra. Ad un certo punto di questapista, ancora sotto la pineta, si stacca sulla destra un sen-tierino che si congiunge con quello del punto preceden-te proprio al bordo inferiore della pineta stessa.

Per il ritorno si può suggerire di scendere sul percor-so della vecchia tramwia Biella Oropa, ora diventatosentiero D6. Dopo l’ex stabilimento idroterapico, pocoprima di arrivare alla statale Biella Oropa, si imbocca unsentierino in discesa sulla destra, non molto visibile nelbosco che in breve porta sul sedime del tram; lo si segueper circa tre chilometri. Dopo essere passati sotto unabreve galleria si arriva ad una grande curva che fa ungiro di quasi 360 gradi, dove un sentiero non segnalatoma evidente, scende in basso per la massima pendenza;lo si prende per arrivare al sottostante incrocio col sen-tiero Chiavolino-Favaro che si prende a destra per arri-vare in breve al punto di partenza.

ELVO 11 - Il vallone della Janca

SAN CARLO DI GRAGLIA, m. 1028ALPE PIANETTI nel vallone della Janca, m. 1321,

ore 1,30PROSEGUIMENTO VERSO SALVINE MEDIE, m.

1136, ore 2,30

Facile e bellissimo itinerario se compiuto fino aSalvine

Punto di partenza il Colle di San Carlo di Gragliadove, a sinistra, arrivando dalla Bossola si diparte quel-la che era una mulattiera ed ora è diventata, purtroppouna strada.

Si sale su questa strada ai piani erbosi di S. Eusebiodove alcune inopportune costruzioni hanno guastatol’armonia della località.

Page 43: Sentieri Biellesi

47

Si prosegue ancora per pochi minuti in salita sulladorsale per uscire a destra su una mulattiera che volgeverso il vallone della Janca. Tenersi sempre in quota edirigersi verso una baita diroccata posta in alto al ter-mine del sentiero pianeggiante. In questo tratto magni-fica fioritura di rododendri a giugno e abbondanza dimirtilli, more e lamponi.

A monte della baita il sentiero prosegue diritto nel

Scala 1 cm = 350 mt circa

Page 44: Sentieri Biellesi

48

bosco inoltrandosi nel vallone.Usciti dal bosco si raggiunge la baita

“Fontanafredda” m. 1245 in località ricca di acque sor-give.

Si attraversa un valloncello a monte di una frana e sisale su un costone fra radi faggi sino alle baite Pianettimetri 1321 dette “Pianit” in piemontese, amena localitàin cui, nella stagione estiva, si può avere, dalla cortesiadei margari, polenta e latte. Dopo una sosta ai “Pianit”si può naturalmente, riprendere la via del ritorno.

Si consiglia però vivamente un bellissimo percorsoper il ritorno che passa per le “Salvine”

Dalle baite dei “Pianit” si divalla di poco lungo iltorrente che si attraversa dove si trova un rudimentaleponte in pietra.

Sull’altra riva si trova un sentiero (attenzione a nonperderlo!) che scende gradualmente da una baita all’al-tra, attraversa un valloncello e si porta sul costone delleSalvine. Si trovano lungo questo percorso magnificifaggi (Fò dal Gatin forse dal nome del proprietario) e siattraversa una delle più belle località del Biellese. Ilsentiero si immette a Salvine medie m. 1136 sulla pistaper trattori che sale dalla Panoramica.

L’itinerario diretto per il ritorno a San Grato com-porta una camminata di mezz’ora sulla Panoramica.

Un itinerario lungo, fuori dalle strade, si può seguirescendendo a Bagneri, al mulino della Janca, salita allaCascina Portioli (Itinerario ELVO 10) e dalla CascinaPortioli per sentiero a San Carlo.

Aggiornamento

Il percorso da S.Carlo all’Alpe Pianetti si svolge orainteramente su una pista, salvo nel tratto iniziale in cuisi utilizza ancora il vecchio sentiero, per evitare i primitornanti. A poco meno di un chilometro dalla partenza,in corrispondenza di un manufatto in cemento per l’ac-quedotto, si lascia sulla sinistra il sentiero B7 per laColma di Mombarone. Poco dopo si incontra una carra-reccia che scende a destra: è una via cieca che conducead una singolare cappelletta con un portico sorretto dacariatidi di santi, costruito dai giovani che d’estate abi-tano nelle sottostanti baite, appartenenti alla comunità di

Page 45: Sentieri Biellesi

49

S. Esuberanza; in zona si incontra pure un vecchiopozzo a cui questi giovani hanno recentemente aggiuntouna figura di donna. Più a monte si lasciano successi-vamente sulla destra due piste verso il basso.

Per il ritorno descritto verso Salvine non esiste più ilraccordo fra Pianetti ed il sentiero (attenzione a non per-derlo) sull’altra riva del torrente; la vegetazione si infit-tisce sempre di più e non esiste il rudimentale ponte inpietra. Per proseguire sull’itinerario descritto dalChiorino occorre risalire la esistente pista da Pianettiverso Steveglio, superare il ponte sulla Janca e dopopoche decine di metri da quest’ultimo, imboccare sulladestra in discesa un sentiero marcato C 64; si attraversaun tratto di bosco e si arriva alla cascina citata dalChiorino dall’alto su di un prato incolto. Questo sentie-ro, molto panoramico ed ameno, che continua fino aSalvine fra boschi, vallette, prati e cascine, è stato ripu-lito e reso ultimamente perfettamente identificabile dairagazzi dell’Alpinismo Giovanile del CAI di Biella. Ilsentiero termina alla quota di circa m 1090 ed a poco piùdi un chilometro dalla Panoramica, su un tornante dellapista di Salvine situata più a ovest, che scende sullaPanoramica fra Bagneri ed il ponte sulla Janca.

All’anello proposto si possono suggerire alcunevarianti.

All’Alpe Pianetti si può salire anche partendo daipressi del ponte della Janca sulla Panoramica (arrivandoda S. Carlo poco dopo il torrente, e quindi molto piùvicino al punto di arrivo dell’itinerario descritto prima),prendendo una stradina in salita (all’inizio asfaltata) checon due tornanti porta ad una cascina. Dopo una brevediscesa la pista riprende in salita fino al Ponte deiCacciatori (che non è altro che una passerella per soste-nere il tubo dell’acquedotto), a cui si accede con unascaletta. Pochi metri dopo, quando la pista inizia a iner-picarsi verso l’alto, si prende a sinistra un sentiero, chea mezzacosta verso est nel bosco, arriva ad un bivio sudi un dosso; si riprende la direzione verso ovest sul cri-nale in salita e ci si allaccia in breve alla pistaS.Carlo/Pianetti, a monte di S. Esuberanza.

Da Pianetti si può percorrere un itinerario a quota piùalta di quello proposto salendo sulla pista all’AlpeSteveglio e da qui a mezzacosta, su sentieri e tracce ora

Page 46: Sentieri Biellesi

50

in piano ora in discesa, raggiungere una delle piste diSalvine.

Per l’ultimo dei ritorni proposti dal Chiorino il cam-mino è lungo e complicato: occorre scendere a Bagnerie poi a Castagneto; qui si incrocia la GTB (GrandeTraversata del Biellese) di cui si seguono le indicazioniin salita fino al Santuario di Graglia, per poi salire alColle S. Carlo con uno dei sentieri esistenti.

CERVO 13 - I pascoli più alti

FORGNENGO, m. 925TEGGIE DEL CAMPO, m. 1616

Passeggiata in salita che, attraverso una bella fagge-ta, porta agli alti pascoli della valle.

Ore 2,30.

Forgnengo (frazione di Campiglia) è un paesino scon-volto nella sua struttura dalle ruspe che hanno aperto ilvarco alla strada panoramica. Si raggiunge dopo aversvoltato dalla provinciale di fondovalle verso laPanoramica ed aver percorso circa un chilometro.L’inizio della mulattiera per le Teggie del Campo è, almomento, annullato in partenza dalla Panoramica e siconsiglia perciò di entrare nel paese per la strada che sistacca dalla Panoramica e che sale in mezzo alle case.

In alto portarsi a sinistra prima lungo un rio sino adun piccolo piazzale con una fontana. Si prosegue adestra fra le ultime case e si raggiunge, passando per iprati, una cappelletta a levante del paese.

Si segue un sentiero in diagonale sui prati e, subitodopo, una ripida mulattiera in parte incassata.

La mulattiera continua con minor pendenza attraver-so una splendida faggeta. Si prosegue in salita su irre-golari scalini di pietra fra faggi, frassini e cascineabbandonate.

Un gruppo di case, Balmaccia, fra prati incolti, poiRonchetto inferiore. Un tabernacolo, una sorgente e sisale a ripide svolte a lato delle cascine “La Prainz”.

Al culmine di questa salita metri 1313 la mulattiera

Page 47: Sentieri Biellesi

51

entra in un boschetto di faggi quasi in direzione oppostaalla meta.

Poi la direzione di marcia si sposta verso l’alto dellavalle e si arriva su un ampio costone in località bella eaperta. Si osserva in alto, a sinistra, la cresta che dalla

Scala 1 cm = 250 mt circa

Page 48: Sentieri Biellesi

52

Cima dello Scafone sale alla Punta del Cravile, di fron-te la piatta sommità della Cima delle Guardie e a destrala Cima del Bonòm erbosa con fitti boschi in basso.Pascoli intercalati da ghiaioni, da pareti e picchi dannoa questo paesaggio un aspetto inconsueto. Si prosegue ilcammino fra gli ultimi arbusti di ontani verdi e di betul-le, si attraversano due ruscelli e si giunge alla cascatadella Concabbia. Si sale lungo queto rio che in alto siattraversa.

In ultimo la mulattiera con ripidi ma agevoli tornantiporta ai bellissimi verdi pascoli delle Teggie del Campo.

Alle Teggie, pulite e tenute con cura, si è accolti consimpatica cordialità ed ospitalità dai montanari. Unasosta è meritata e, durante la sosta, un attento sguardoalla cerchia dei monti posti di fronte in direzione sud-ovest. Il Tovo, il Camino e la catena, che dalla Puntadella Barma volge verso la Pietra Bianca, assumendo unaspetto imponente.

Nel ritorno si consiglia una sosta nella bella faggetaopera del paziente ed appassionato lavoro dei vecchi“valit”.

Aggiornamento

Ormai Forgnengo è un tutt’uno con la panoramicaZegna che ora fa parte del paesaggio.

L’itinerario può iniziare nel paese, come descritto dalChiorino, seguendo il segnavia dell’Oasi Zegna “24 –Sentiero dei Faggi”, oppure dallo slargo che si trova a400 metri circa a monte di Forgnengo, sulla strada asfal-tata, seguendo il segnavia CASB E 80. Tutto il percorsoè stato recentemente pulito e ben segnalato a cura delRaggruppamento Alpini della Vallecervo, mentre i varigruppi di baite sono ora identificabili da opportune tar-ghe fornite dalla CASB e fissate sul luogo da volontaridel Cai di Biella.

Nella prima parte di questo itinerario si può ammirareuno degli ambienti più belli della Valle del Cervo: supendii scoscesi, costellati da poderosi massi e pareti digranito, i tronchi cilindrici dei faggi dello stesso coloredella pietra svettano verso l’alto e con le loro frondelasciano filtrare una luce diffusa con qualche sprazzo disole qua e là. Il sentiero passa accanto a sparse cascineora abbandonate, costruite anch’esse col granito; si scor-

Page 49: Sentieri Biellesi

53

gono sui pendii una miriade di muri a secco, costruiti inpassato per rendere coltivabile pochi metri quadrati diterreno, che hanno richiesto un lavoro immane. Ci sichiede cosa ha spinto due o trecento anni fa’ questi valli-giani a costruire queste strutture, case e terrazzamenti oraparzialmente ridotte a ruderi, in luoghi a prima vista cosìpoco ospitali; il versante è sì ben esposto, ma siamo adun’altitudine media di 1200 metri, sono pochissime lesettimane dell’anno in cui la temperatura media di notterimane superiore a 10 gradi e quindi permette la germi-nazione della maggior parte degli ortaggi; la ripidezzadel terreno infine rende tutto più difficile. Certamente eragente con esigenze molto parche e con fortissimo biso-gno di autonomia e indipendenza; tutto l’ambiente, nobi-le e severo, induce ad un rispettoso ricordo di coloro chevi trascorsero in passato la vita.

Le Teggie del Campo non sono più utilizzate per lemucche, anche se qualche locale è ancora agibile per ipastori con greggi di pecore.

Verso sinistra si possono raggiungere su tracce di sen-tiero le vicine e diroccate Teggie del Cravile; verso l’altosui prati si può arrivare alla Bocchetta d’Isolà, alla Cimadelle Guardie oppure alla Bassa del Campo; verso destrainvece una traccia a mezzacosta, inizialmente in pianopoi in salita ed infine in discesa, ben identificabile gra-zie alle marche bianco-rosse, porta alle Teggie delCastelletto (sotto la Cima del Bonom). Da qui si puòscendere a Piaro su un ripido sentiero segnalato comeE82, reso agibile e identificabile sempre grazie agliAlpini della Vallecervo.

SESSERA 12

BOCCHETTA DI STAVELLO, m. 1206BOCCHETTA DI MARGOSIO, m. 1332BOCCHETTA DI LUVERA, m. 1284BOCCHETTA DI SESSERA m. 1382

Panoramica nord su sentiero. Monotona nell’ultimo tratto.

Ore 3.

Page 50: Sentieri Biellesi

54

Dal piazzale della Bocchetta di Stavello si sale susentieri vari sul costone fino a raggiungere il RifugioStavello m. 1300. Alla stessa quota inizia sul versantedella Valle Sessera la mulattiera comoda e piacevole.

Faggi, betulle e ontani verdi, qualche colata di detri-ti e qualche invasione di rovi sul percorso.

Il massiccio del M. Rosa appare completo, a destra lemontagne dell’alta Val Sesia e della Valle Anzasca. Allato opposto un’aguzza punta, il Corno Bianco. Di fron-te e vicina la Rocca d’Argimogna e poco oltre laBocchetta di Margosio.

Si continua a sinistra in lieve salita e si arriva ad uncostone che scende dalla Cima della Ragna.

La mulattiera migliora e porta in breve allaBocchetta di Luvera. Si prosegue passando sotto lalocanda imboccando una stradina in leggera discesa.Più avanti la Rocca d’Argimonia si erge di fronte. Sisale moderatamente sotto la parete nord della Roccad’Argimonia con qualche passaggio sul greto di rii sinoal Canale dell’Inferno. Questo luogo è in una zonaaspra e pittoresca.

Si arriva in vista degli impianti di Montecerchio sottoil colle omonimo e il percorso prosegue attraverso decli-vi più dolci. Ad un bivio si prende a destra attraverso un“ciapei” ed un piccolo rio sui pendii nord del M. Marca.

A valle le baite Montecerchio e Vallanzengo in partedistrutte. L’ultimo tratto è una buona strada in terrabattuta che porta alla meta ultima, la Bocchetta diSessera.

Aggiornamento

L’itinerario si trova ora al centro dell’Oasi Zegna, percui gli sono stati assegnati diversi nomi e segnavia:dalla Bocchetta di Stavello alla Bocchetta di Luverapassando da S. Bernardo e dal Monte Rubello “Sentierodel Rubello” (coincide col nostro percorso solo nella pri-missima parte verso il rifugio e dalla Bocchetta diMargosio alla Bocchetta di Luvera); dalla Bocchetta diLuvera all’Alpe Montecerchio “ Sentiero della Rosa”;da qui alla fine “ Sentiero del Capriolo”. Dal piazzaledella Bocchetta di Stavello parte in piano nella stessadirezione, con cartello indicatore “F7”, anche l’itinera-

Page 51: Sentieri Biellesi

55

rio “Sentiero di Fra Dolcino” su pista in corso di siste-mazione, che passa più basso dell’itinerario nostro e sicongiunge ad esso nei pressi della Bocchetta di Luvera.

Tutto il nostro tinerario è in ottime condizioni esegnalato.

Il Rifugio Stavello ha preso ora il nome di Rifugio

Scala 1 cm = 400 mt circa

Page 52: Sentieri Biellesi

56

Scout Stavello (non è aperto agli escursionisti) e lo siraggiunge seguendo le indicazioni; poco prima vi sonopure delle tavole sinottiche che illustrano le montagnecircostanti. La mulattiera da prendere parte proprio dalcortile del rifugio; a circa dieci minuti, al bivio si deviaa destra. Sul piazzale della Bocchetta di Margosio, siprosegue sul lato opposto in lieve discesa, per congiun-gersi con il “Sentiero di Fra Dolcino”. La locanda dellaBocchetta di Luvera è ora in disuso; dietro vi si trovapure l’inizio del sentiero che sale alla Roccadell’Argimonia: il nostro itinerario invece prosegue adestra in leggera discesa.

COLLINE 8

SANTUARIO DI BANCHETTE, m. 645M. ROVELLA, m. 890BIOGLIO (Villa Balduino), m. 648SANTUARIO DI BANCHETTE, m. 645

Ore 1,30

Itinerario consigliabile in primavera e autunno pergodere l’incanto della vegetazione e dei colori, da per-correre in giornate molto limpide per poter spaziare suun vasto orizzonte. Si raggiunge il Santuario diBanchette con la strada provinciale Biella-Pavignano-Pettinengo-Pianezze.

A 2 km. circa dopo Pettinengo sorge il santuario diBanchette nel territorio del comune di Bioglio.

Il Santuario, edificato nel 1500 e dedicato allaMadonna delle Grazie, è posto in amena posizione sullapendici del M. Rovella.

Si lascia la macchina sullo spiazzo a lato della pro-vinciale presso una bella fontana formata da un solblocco di pietra. Si intraprende la facile salita lungo lastrada, ora più larga per la sua funzione di tagliafuoco.

Dopo circa 10 minuti, quando il tagliafuoco volge inpiano verso sud, si cerca, a sinistra, il sentiero, nelprimo tratto incassato che sale al M. Rovella.

Il sentiero segue il filo del crinale: alla sinistra,salendo, la Vallestrona; a destra il versante versoPettinengo ed il vallone del T. Quarnasca. Dopo 40

Page 53: Sentieri Biellesi

57

minuti circa si arriva in cima, ai piedi di una grandecroce posta nel 1960 dalla Società Sportiva PietroMicca a ricordo dei suoi caduti. Dalla punta dellaRovella si abbraccia un panorama vastissimo verso levalli, la fascia collinare, la pianura vicina e quella lon-tana del Novarese e del Vercellese.

Ripida discesa verso Bioglio sempre sul crinale delmonte; a sinistra alcuni sentieri portano sul versante

Scala 1 cm = 350 mt circa

Page 54: Sentieri Biellesi

della Valle Mosso. La meta , ben visibile dall’alto, è lavilla Balduino a Bioglio, ora ospedale.

Prima di giungere a Villa Balduino si incrocerà iltagliafuoco. Per arrivare direttamente a Bioglio si pro-segue a sinistra verso la villa Balduino. Da Bioglio lastrada sfaltata sale e riporta a Banchette.

Si consiglia il più piacevole percorso lungo il taglia-fuoco direzione ovest che riporta poco sopra Banchette.

Aggiornamento

Alcune cose sono cambiate.A 10 minuti dalla partenza, quando si abbandona il

tagliafuoco che va a destra, il sentiero è stato trasforma-to in pista fino alla cima, poiché vi si è fatto passare unmetanodotto.

Sulla sommità del monte non vi è più la grande crocedella Pietro Micca, ma sono state portate alla luce deibasamenti facenti parte delle difese antidolciniane;attualmente però la bassa vegetazione comincia anasconderle. Anche il panorama vastissimo non è piùtale per la presenza di alberi che nel frattempo sono cre-sciuti. Si consiglia comunque di fare l’escursione quan-do non ci sono più le foglie, perché tutto il percorso diandata e di ritorno si svolge ora interamente nel bosco.

Nella ripida discesa verso Bioglio bisogna scendere,sempre diritti sul crinale e senza lasciarsi attrarre dapiste o sentieri sulla destra e sulla sinistra, fino ad unaselletta in corrispondenza di una piccola cascina ultima-mente ristrutturata, con una vivace immagine dellaMadonna dipinta su una parete. Qui c’è un complessoincrocio di strade e piste: la prima pista a destra (versoovest) in salita, è il tagliafuoco citato dall’autore per ilritorno; la seconda, asfaltata ed in discesa porta alla fra-zione Alcinengo di Bioglio; i due sentieri di fronte, dicui uno in salita, portano sul retro della Villa Sella (peril Chiorino Villa Balduino, oggi non più ospedale osanatorio, come un tempo, ma Centro Assistenziale peranziani invalidi dell’ASL) che però non si vede da lon-tano, perchè tutta la zona è ora fittamente boscata; lapista in discesa verso sinistra, scende dopo alcuni tor-nanti e lunghi tratti a mezzacosta fino al centro diVallemosso.

58

Page 55: Sentieri Biellesi

59

Per rendere più lungo questo itinerario si può propor-re una variante: arrivati alla cascina col dipinto dellaMadonna, sopra Bioglio, si prende la pista in discesa perVallemosso, citata sopra, e si scende fino al paese; lo sirisale sulla strada provinciale e dopo poco meno di duechilometri, ad una stretta curva si prende a sinistra unastradina in salita che costeggia prima uno stabilimentodismesso (Rovella Cartotto) e successivamente un con-dominio; dopo una cappelletta sulla stradina in fortesalita, subito a valle di una casa bianca con recinzione inrete metallica ed un vistoso cartello “Attenti al cane” (acirca 500 metri dalla provinciale) si prende a destra untratturo che diventa poi sentiero in mezzo al bosco amezzacosta; in corrispondenza di un fabbricato si ritor-na su una pista che porta alla fontana sotto il Santuariodi Banchette. Era questo il percorso che facevano glioperai che da Pettinengo andavano a lavorare aVallemosso. Per l’intero giro occorrono meno di quattroore.

A curadi Gianpietro Zettel

Vinca Minor

Page 56: Sentieri Biellesi

60

L’anfiteatro morenico di Ivrea

Vedi cartina allegata.

La passeggiata proposta si svolge in uno dei siti diorigini glaciali delle Alpi tra i più importanti anche peril livello di conservazione; l'Anfiteatro è stato originatodurante l'Era Quaternaria, nel Pleistocene (1,65 milionie 10.000 anni or sono) dall'azione di erosione e di accu-mulo operata dal Ghiacciaio Balteo, un imponente fiumedi ghiaccio lungo circa 100 km. ed alto circa 800 m. pro-veniente dalla Valle d'Aosta. E' caratterizzato da moreneche lo racchiudono, la più importante è la Serra che divi-de la zona dal Biellese, e da colline rocciose che hannosubito l'azione corrosiva del Ghiacciaio Balteo con laconseguente formazione di zone depresse dove si trova-no numerosi laghi e bacini palustri che saranno oggettodella ns. camminata.

Prima della descrizione è importante segnalare che ilpercorso non presenta alcuna difficoltà, il dislivello è dicirca 350 metri, la durata complessiva con passo turisti-co è di quattro ore e quarantacinque minuti ed è fattibi-le in tutte le stagioni dell'anno; è importante notare,come sarà specificato, che la passeggiata può essereinterrotta in più punti creando degli anelli più brevi conpartenza da località limitrofe. Infine precisiamo che lenotizie sullo stato dei sentieri e sulla segnaletica incon-trata lungo il percorso sono aggiornate al 22 ottobre2006.

Punto di partenza è il parcheggio del cimitero diChiaverano (m.248) che si trova sulla provinciale traChiaverano e Cascinette d'Ivrea.

Il cimitero è dominato dal Monte Albagna su cuisorge il Castello di S.Giuseppe, ex convento del 1600edificato come confraternita spirituale dei PadriTeresiani e dei Padri Carmelitani Scalzi; fortificato daNapoleone durante la campagna in Italia conservaancora parte della struttura originaria.

Tornati sulla strada provinciale, la percorriamo sulladx per circa 200 metri ed imbocchiamo la sterrata a dxsegnalata con paletti in legno e frecce.

Page 57: Sentieri Biellesi

61

Questi segnavia, che sono contraddistinti dal logo"Anfiteatro Morenico di Ivrea", fanno parte del proget-to "Anelli dei 5 laghi" e ci accompagneranno per granparte del ns. tragitto.

Inoltrandoci nel bosco e superato il ponte in cementosul Rio della Serra, prendiamo subito dopo la sterrata asx, abbandonando il segnavia, fiancheggiata da parecchinoccioli ed alla curva a dx arriviamo in vista del Lago diCampagna o di Cascinette (15' dalla partenza) primameta dell'escursione. Un sentierino che si stacca sullasinistra ci permetterebbe un primo approccio, ma con-viene continuare sulla strada principale ora punteggiatada segni di vernice rossa che raggira l'altura con unacasetta denominata Castellazzo ed a una curva a sx siapre in uno spiazzo che permette di godere della vistadello specchio d'acqua dominato dal Mombarone.

Riprendendo il cammino si ritrova al successivo bivioil segnavia abbandonato precedentemente e lo si segue asx in piano questa volta accompagnato da frecce gialle.Poco dopo bisogna addentrarsi in una carrareccia a dx(segni di vernice arancio) ignorando i segnavia e le frec-ce gialle.

Il percorso a sx ci consentirebbe sia di fare il giro delLago di Campagna ritornando sulla strada provincialee percorrendone un buon tratto a ritroso, sia di andareal Lago Sirio con un percorso però più lungo e soprat-tutto percorrendo un tratto della strada provinciale col-legante Ivrea ed il Lago S.Michele con Chiaverano piut-tosto trafficata e pericolosa.

Questa parte della ns. escursione richiede un minimodi attenzione soprattutto quanto la vegetazione è folta.Imboccata la carrareccia menzionata, la si percorre finoal bivio successivo in cui della frecce rosse ci indicanodi andare a dx in piano fino ad un evidente spiazzo dalquale a sx si diparte un sentiero che diventa più stretto.Alla curva successiva tenersi a sx mentre sulla dx iniziaun sentiero abbastanza evidente che in salita porta alCastello di S. Giuseppe. Dopo pochi metri si prende ilsentiero a dx mentre sulla sx si individua un piccolissi-mo laghetto per lo più asciutto se in periodo di siccità. Aquesto punto alzando lo sguardo di fronte a noi sivedranno le prime roulottes del Campeggio dei laghi, ilcui ingresso e proprio di fronte al Lago Sirio. Si attra-

Page 58: Sentieri Biellesi

62

versa sulla sx il bosco puntando all'evidente masso al disotto del quale si snoda in salita un sentiero a tornantiche incassato fra muri a secco ed in vista della recinzio-ne del camping ci porta alla sommità della collina (m.299). Qui giunti pieghiamo a dx seguendo l'evidentesentiero che costeggia la recinzione ed in pochi minutigiungiamo alla strada asfaltata in vista del Lago Sirio odi S. Giuseppe. La seguiamo per pochi metri sulladestra, la attraversiamo e ci immettiamo sul sentiero che,tra una palizzata ed il guard rail costeggiando il lago ciconduce ad un'area pic-nic con parcheggio (m. 267 - 42'dalla partenza).

Il Lago Sirio è il più grande dell'anfiteatro ed è il soloche permette la balneazione e sulle sue rive esiste ancheun circolo canottieri. Questa posizione permette unavisione ad ampio raggio dell'area collinare montalteseche è di particolare interesse geologico e geomorfologi-co per comprendere i fenomeni che hanno portato allaformazione delle Alpi. Qui è visibile un'importante cica-trice della crosta terrestre, denominata dai geologiLinea Insubrica. Si tratta dell'intersezione tra la super-ficie terrestre ed un piano di scivolamento, presente nel-l'arco alpino, lungo il quale si è verificata la collisionetra due zolle continentali, la Zolla Europea (a nord) e laZolla Africana (a sud) in un arco di tempo compreso tra135 e 25 milioni di anni. Tra i due piani di frattura affio-rano le rocce della Zona del Canavese che sono costi-tuite da un basamento di crosta continentale e da depo-siti accumulati al fondo di una depressione marina.Detti materiali sono costituiti da calcari, dolomie, vul-caniti, argilliti e arenarie e sono stati trasformati, com-pressi e sollevati durante la collisione tra le zolle afri-cana ed europea responsabili della formazione delleAlpi.

Seguiamo per un tratto la strada provinciale superan-do il Ristorante Cigno e svoltiamo a sx (Strada CasaleLago Sirio) su strada asfaltata sempre in vista del lagofino alla vicina frazione Prelle annunciata da una vec-chia casa con la scritta "anno 1906". Poco oltre un pozzoin muratura ci indica a dx la carrareccia in leggera sali-ta, sostenuta da muri a secco, che diventa selciata edescrive un ampia curva sotto il Monte di Prelle avendoalla sua sx un ruscelletto e incrociamo una strada prove-

Page 59: Sentieri Biellesi

63

niente da dx non segnalata che conduce alla provincialedel Lago Sirio. Ignoriamo un ulteriore strada a sx, che vaverso il Monte di Prelle che in pratica stiamo aggirando,e al successivo bivio andiamo a sx in piano seguendol'indicazione per le "Terre Ballerine".

La carrareccia che continua diritta porta al Pilone diSanta Rosalba che il nostro itinerario prevede più avan-ti. Alla destra ci sono resti, peraltro di difficile indivi-duazione, dell'Acquedotto Romano d'Eporedia, costrui-to per soddisfare le necessità della popolazione di Ivrea,di circa ventimila abitanti, città di vitale importanza perla posizione strategica all'imbocco della Valle d'Aostaper la sicurezza della Via delle Gallie. Si utilizzò a que-sto scopo probabilmente il bacino dove è l'attualeMaresco di Bienca, sotto la frazione Tomalino, dal qualenasce il Rio Montesino che alimenta il Lago Pistono.Documenti attestano che l'acquedotto era in piena fun-zione ancora nel 1471, mentre si ritiene sia caduto indisuso dopo l'assedio del 1704.

Al bivio successivo, dopo un tratto con muretti asecco su ambo i lati, giriamo a sx e ignorando diversestradine che si dipartono a dx e sx perveniamo ad unacappelletta con un crocefisso.

Alla sx si diparte una stradina che porta a CantoneMarchetti e da qui a Prelle chiudendo un mini anello.

Riprendiamo sulla dx la strada principale e raggiun-giamo un quadrivio con in tabellone indicante le TerreBallerine (h.1.30 dalla partenza). Per raggiungerleimbocchiamo il sentierino che piega decisamente a dx inleggera discesa. Due - tre minuti e la sensazione diondeggiare sul terreno è imperdibile.

Questo nome curioso deriva da un singolare fenome-no: in questo lembo di bosco il terreno è così elasticoche facendo un piccolo salto si rimbalza come su unmaterasso e le piante vicine si muovono a tempo. Laspiegazione sta nel fatto che, sotto allo strato di terratrattenuto dalle radici, si accumula dell'acqua essendouna torbiera dove in passato esisteva un lembo del LagoConiglio. E' da notare che in pieno inverno con tempe-rature rigide il fenomeno non si manifesta poichè l'ac-qua che lo favorisce gela. Questo lago, già in fase dieutrofizzazione (riempimento), nel 1895 fu del tutto pro-sciugato dal Signor Mongenet che necissatava di torba

Page 60: Sentieri Biellesi

64

per alimentare le sue industrie siderurgiche a Pont S.Martin. In questo luogo furono rinvenuti i resti di unapiroga, di un'ascia e di una spada in bronzo risalentiall'Età del Bronzo (1400-800 a.C.), segni inequivocabi-li della presenza di un villaggio su palafitte.

A proposito di Lago Coniglio segnaliamo un percor-so circolare denominato "Alla ricerca del LagoConiglio" che parte dalla Piazza Municipio diMontaldo, ha una durata di circa due ore e quaranta-cinque minuti ed interseca in qualche punto la passeg-giata che stiamo descrivendo.

Ritornati sulla strada principale continuiamo a dxavendo sulla sx una costruzione ristrutturata circondatada un bel muretto alla fine del quale è stato posto un cro-cefisso e qui prendiamo l'evidente sentiero a dx con l'in-dicazione per il Lago Pistono.

Seguendo la strada si giunge alla Cappella di S. Crocee quindi a Montalto Dora.

Dopo essere scesi leggermente il sentiero volge asinistra ed al bivio in salita seguiamo il sentiero a sxcosparso di cocci che dopo pochi metri ci porta in unpunto panoramico sul Lago Pistono dominato dalCastello di Montalto.

Il Lago Pistono, lungo 650 metri e largo 250 è ali-mentato dal Rio Montesino e dalle acque che scendonodai fontanili di Bienca. Le acque dell'emissario, il Riodel Mulino, fornivano la forza motrice al mulino delpaese sono controllate da una diga.

Di fronte a noi il Castello edificato sul MonteCrovero alto m.405 e alla sua destra il colletto a "V" chevalicheremo tra non molto.

Il Castello di Montalto (Dora sarà aggiunto solo allafine dell'Ottocento con l'inaugurazione della ferroviaIvrea-Aosta per evitare confusioni con altre localitàomonime) trae origine da una struttura difensiva data-bile intorno all'XI secolo verosimilmente costituita dauna torre dotata di un recinto protettivo. La regione,molto ambita in quanto luogo di transito e quindi puntochiave per il controllo e la monopolizzazione dei com-merci, fu causa di contrasti, lotte e accordi tra il comu-ne di Vercelli ed il Marchese di Monferrato, i quali nelXII secolo manifestarono prepotentemente l'interesse aesercitare il proprio potere nella zona. Alle soglie del

Page 61: Sentieri Biellesi

65

Duecento fu il comune eporediese a imporsi su granparte della vallata ottenendo nel 1209 il giuramento difedeltà dei signori di Montalto. Con l'inizio del XIVsecolo, i Savoia estesero il proprio dominio nella zonadi Ivrea e nel 1403 investirono della giurisdizione delluogo i fratelli De Jordanis, la cui famiglia ottenne ilfeudo per lungo tempo. Nel corso del XIV e XV secolo ilfortilizio fu sottoposto ai miglioramenti delle operedifensive che lo portarono all'edificazione dell'imponen-te struttura quale ancora oggi ci appare: la fortezza,costituita da un’alta ed estesa cortina interamente mer-lata, era protetta ai quattro angoli da tre cilindriche tor-rette pensili e una torre a pianta circolare; al centrodella cortina nord-occidentale si ergeva il possentemastio. L'ingresso era tutelato mediante un sistema piut-tosto singolare: la costruzione di un muro esterno servi-va a creare un lungo e stretto budello, interrotto darobuste porte ed esposto al tiro dei difensori; nel cortiledella roccaforte, oltre al mastio, si trovavano il palazzobaronale, la cappella che ha un pregevole affresco delXV secolo opera di Giacomino da Ivrea raffigurante S.Cristoforo, e le scuderie. In seguito ai conflitti seicente-schi, la fortezza subì notevoli danneggiamenti al suointerno, mentre la struttura difensiva muraria e le torrisi salvarono. Successivamente, tra la fine dell'Ottocentoe l'inizio del Novecento, quando fu acquistato dal ConteSeverino Casana, il castello venne restaurato per arre-starne il progressivo deterioramento su progetto dell'ar-chitetto e archeologo Alfredo d'Andrade.

Nella zona sottostante la fortezza c'è traccia di unaseconda costruzione, detta “del Riposo”, databile intor-no al XV secolo forse adibita a corpo di guardia e purecome luogo di sosta per quanti salivano al castello.

Continuando la nostra escursione, ci avviciniamo allago seguendo il sentiero, un pò sconnesso all'inizio, checi porta al parcheggio della "Locanda delle Vigne" (h.1,40 dalla partenza); aggiriamo sulla dx la costruzione escendiamo lungo la strada che porta al ristorante arri-vando ad una biforcazione. A sx passiamo sul ponte sulRio Montesino e seguiamo la strada asfaltata in salitafino alla prossima biforcazione dominata da una cappel-letta dedicata alla Madonna d'Oropa. Seguiamo a sx l'in-dicazione per Montalto Dora e dopo una parte acciotto-

Page 62: Sentieri Biellesi

66

lata la strada in salita corre tra due muri. Continuando lungo questa strada, che porta a

Montalto passando per la Cappella di S. Rocco e laFonte Gelata o Fontana dell'Angelo, dopo pochi metri adestra è stata ricavata un'area pic-nic in cui si possonoammirare i tipici tupiun, colonnette di pietra imbianca-te con la calce nate per sostenere le viti, che sono pret-tamente canavesani.

Alla dx inizia una stradina, che poi diventa sentiero,un pò ripida (indicazione Variante del Maggio), si lasciaalla nostra sinistra una cappelletta e si giunge ad unpunto panoramico che domina il Lago Pistono ed in lon-tananza ci lascia vedere il Castello di S.Giuseppe oltrealle varie colline che ci dividono dallo stesso. Si conti-nua sempre in salita ignorando a dx un sentiero in pianoed avendo alla ns. sinistra il castello che man mano chesaliamo diventa sempre più vicino. Dopo alcune svoltesi scollina in prossimità di una baita abbandonata e sipercorre il sentiero in piano ora incassato fra muretti asecco (h. 2,10 dalla partenza). Al successivo bivio segui-re la sterrata sulla sx che in circa dieci minuti ci porta alpunto più alto della nostra escursione (Monte di Maggiom. 415). Da qui la parete è quasi verticale sulla sotto-stante pianura per circa duecento metri ed il panorama èdavvero notevole abbracciando la cerchia alpina dalleAlpi Marittime al Monviso, alle montagne del Canavesee della Valle d'Aosta, non dimenticando la costante pre-senza, ora vicinissima, del castello visto da una angola-zione poco usuale.

Da qui in avanti, visto che il tragitto più faticoso èstato superato, ci possiamo anche concedere una meri-tata sosta pranzo.

Ritorniamo sui nostri passi fino all'ultimo bivioincontrato e pieghiamo a sx in discesa e poi a dx lungola strada acciottolata ed ancora a dx mentre ricomparel'asfalto. Si supera sempre in discesa una villa sulladestra con campo di bocce, orto e vigneto e si giungealla strada asfaltata che da Montalto porta al Lago Nerodopo aver superato poco prima una radura ombreggiatasulla destra che invita ad una piacevole sosta.Imbocchiamo la strada a sx superiamo delle baite ristrut-turate in leggera salita e quando l'asfalto diventa terrabattuta e la strada piega a dx (segnali per il Lago Nero),

Page 63: Sentieri Biellesi

67

imbocchiamo il sentiero a sx e dopo pochi metri saliamosul masso a dx che domina il lago stesso (h.2,45 dallapartenza).

Seguendo la strada testè lasciata c'è la possibilità difare il giro completo del lago, oppure dalla Casa delPescatore, piegando a destra di risalire a Bienca.

Il Lago Nero è principalmente alimentato dall'acquapiovana ed è coronato da una vegetazione molto fittache rende particolarmente cupo il colore delle acque, dacui il nome. Anche qui il panorama è degno di nota ed èdominato dal Mombarone che si specchia più o menonel punto in cui emerge un'isoletta.

Ora dobbiamo tornare indietro fino alla strada da cuisiamo scesi dal Monte di Maggio e proseguire tenendo-ci a dx (a sinistra si stacca una strada asfaltata perBienca) fino alla cappella della Madonna d'Oropa, di quia sx al ponte sul Rio Montesino ed alla strada che portaalla Locanda delle Vigne.

Pieghiamo a sx sulla sterrata in piano che corre lungoil suddetto rio ed affianca una zona paludosa, diventaasfaltata in leggera salita e poi acciottolata (ignorare lastrada a dx) e si perviene al Pilone di S. Rosalba.Giriamo a sx accompagnati dalle vistose frecce gialleindicanti la direzione della corsa podistica Ivrea-Mombarone, e subito dopo una casa con vigneto seguia-mo a dx l'indicazione "Anello di Montresco" in salitaindividuato anche da segni blu. Seguendo detti segni sigiunge in cima alla collina, da cui si rivede il castello diMontaldo, il sentiero prosegue in piano in mezzo albosco ed incrocia un sentiero a dx in leggera discesasegnalato da segni rossi (andando diritti si ha l'ennesimapossibilità di pervenire a Bienca come lo sarebbe statoignorando il sentiero che abbiamo percorso ora).

Il sentiero ora si fa più ripido e dopo qualche tornan-te, ritornato pianeggiante e tra muri a secco giunge albivio per la Torbiera di Chiaverano che su strada oralarga è a destra. Andiamo a sx in piano seguendo i segnirossi e perveniamo ad una radura dominata sulla sx dalMonte Campidonio e all'asfalto che percorriamo a dxverso Chiaverano. Prima dell' incrocio percorriamo latrincea sulla sx che ci porta ad attraversare diagonal-mente la strada asfaltata in vista del paese ed imboccarela carrareccia con indicazione "Lago Campagna".

Page 64: Sentieri Biellesi

68

L'itinerario corre lungo un emissario della torbiera conacqua ferma e alla fine dei muri a secco continuiamo inpiano abbandonando i segni rossi. Troviamo un grossomasso e dopo pochi metri svoltiamo a sx tra due muri asecco ed al bivio successivo pieghiamo nuovamente a sxed entriamo in quella che viene chiamata "Passeggiatadella Gaia". Il sentiero continua largo in leggera discesa,con gli effluvi poco gradevoli del vicino allevamento dimaiali, e quando il bosco dirada si possono vedere ilvicino paese di Chiaverano, la Serra ed il Mombarone.Dopo un tornante a sx si costeggia in piano una pianta-gione di pini, si ritrovano i segni rossi mentre in leggerasalita si supera la roccia che domina il paese. In corri-spondenza di una cascina si notano sulle pietre le fogliedei fichi d'India, si costeggia un ruscelletto e si giungead una strada in cemento (h. 4.30 dalla partenza). Non ciresta che seguirla a dx in discesa piuttosto ripida, attra-versare il Rio della Serra, girare a dx sulla sterrata, a sxsull'asfalto e arrivare alla provinciale di Cascinette. Inpoche centinaia di metri a dx si arriva al cimitero da cuisiamo partiti quattro ore e quarantacinqueminuti fa,escluse naturalmente le soste).

Federica e Silvio Fallacon l'amichevole collaborazione di Rinaldo e Luciano

Epilobium angustifolium

Page 65: Sentieri Biellesi

69

Bocchetto Sessera - Artignaga disotto - Alpe La Bassa - Colletto Bassadel Campo

PISTA / SENTIERO: SEGNAVIA F1

Il primo tratto si snoda con partenza dal BocchettoSessera (m.1.382), imboccando la pista a sinistra, edarrivo all’ampio e caratteristico alpeggio dell’Artignaga (m.1.374), ed è segnalato sentiero n.16 -Strada dell’Artignaga dell’Oasi Zegna.

L’Oasi Zegna è un progetto di valorizzazioneambientale realizzato dal Gruppo Ermenegildo Zegna.E’ stato creato nel 1993 e sono stati ripristinati i sen-tieri, sistemate aree verdi, ed è stato istallato un siste-ma di segnaletica ambientale composta da pannelliculturali e di località, di tavole panoramiche e di indi-cazioni dei sentieri.

L’Oasi Zegna non ha confini definiti, porte o can-celli di ingresso. L’accesso è libero e la tutela di que-sto ambiente è affidata al rispetto ed alla educazionedei visitatori.

La pista intervallata da facili saliscendi conduceprima all’Alpe Montuccia (m.1.417), punto panorami-co che spazia sull’Alta Valsessera e relativi alpeggi, inbasso la Piana del Ponte (m.1.032) con i ruderi dellecostruzioni dove un tempo avveniva la lavorazione deiminerali estratti in Valsessera, ora attrezzato a campeg-gio verde; in lontananza la Bocchetta della Boscarola,passaggio per l’Alpe Mera in Valsesia.

Si prosegue fino all’Alpe Artignaga con le baite oratutte ristrutturate ad opera di privati con il cordinamen-to del Comune di Mosso, con caratteristiche pressoc-chè originarie.

In questo alpeggio, sottostante la Cima delleGuardie, fino all’immediato primo dopoguerra, nelperiodo estivo vi abitavano circa ottanta persone concirca 200 capi di bestiame.

La pista si snoda in una piacevole natura selvaggiadi bosco misto dove è facile incontrare camosci e

Page 66: Sentieri Biellesi

70

caprioli e vedere l’aquila reale volteggiare sulla Cimadell’Asnas, in inverno è utilizzata per lo sci di fondoquale anello di rientro.

Tempo 1 ora su percorso facile.

Il secondo tratto inizia a sinistra poco prima dell’i-solata baita, dimora estiva dell’unico alpigiano, ubicataa monte del villaggio dell’Artignaga, l’attacco è segna-lato dall’indicazione su palo, con arrivo al CollettoBassa del Campo (m.1.883) spartiacque tra l’AltaValsessera e l’Alta Valle Cervo.

Il sentiero è stato segnato e ripristinato di recente acura della nostra Consociazione con materiali fornitidall’Oasi Zegna. Il lavoro è stato eseguito dall’Impresa Nicola Macchetto e Giorgio Galiazzo con lapartecipazione della guida alpina Luca Macchetto.

Il segnavia unificato di colore rosso / bianco adistanza ravvicinata visibile in caso di nebbia, dà il cor-retto percorso che risale in discreta pendenza i pascolifino all’Alpe La Bassa (m.1.630), caratteristiche teggea schiera per la maggior parte diroccate per poi prose-guire sul pascolo pietroso e raggiungere dopo vari tor-nanti il Colletto Bassa del Campo punto altamentepanoramico con ampia visuale.

Ad ovest la vallata del Cervo con i paesi di fondovalle e le ridenti frazioni della destra orografica ed ilSantuario di S.Giovanni d'Andorno; a corona il MonteCucco, il Monte Cimone, il Monte Becco con la galle-ria di S.Giovanni e le cave di sienite, le Alpi con ilMonte Tovo, Monte Camino, Irogna, Gragliasca eMologna.

Ad est la Valsessera solcata dal torrente Sessera efondo valle con la Casa del Pescatore, il Selletto, sovra-sta il Monte Marca, il Moncerchio ed il S.Bernardo.

Gli alpeggi: Artignaga, La Bassa, Giaccio Croso,Campo della Quara, Briolo, Casarj, Campelli ed altrisopra la diga delle Mischie.

In alto l'arcata delle Alpi con la Cima delle Guardie,la Punta del Cravile, la Cima dell'Asnas, a sud la crestadel Bonom e Monticchio.

Tempo 1.1/2 ore - dislivello m.509 su sentiero facile.

Page 67: Sentieri Biellesi

71

Riepilogo:Bocchetto Sessera / Alpe Artignaga - tempo h.1.00Alpe Artignaga / Colletto Bassa del Campo - tempo

h.1.1/2

Tempo Totale h.2.1/2

Dal Colletto Bassa del Campo il sentiero F1 prose-gue per la Cima delle Guardie (m.2.006), Punta delCravile (m.2.392), Punta del Manzo (m.2.504) e Cimadi Bo (m.2.556) per alpinisti esperti con tratti esposti.

Dalla Cima di Bo per “La Vie en Rose” in cinquetappe si può raggiungere la Capanna Margherita delMonte Rosa a quota m.4.559 con percorso per alpini-sti esperti con carattere alpinistico nell’ultima tappa.

Si può rientrare al Bocchetto Sessera seguendo lapanoramica dorsale della Cima del Bonom (m.1878),Pera Furà (m.1.638), Colma Bella (m.1.678 ) eMonticchio (m.1.696) su normale sentiero escursioni-stico con altre h.2.1/2 di cammino.

Luciano Panelli

Pinguicula Vulgaris

Page 68: Sentieri Biellesi

72

Lungo la roggia molinaria diSordevolo

Le rogge sono tra le più antiche testimonianze lascia-te dall’uomo. Le due rogge di Biella - del Piazzo e delPiano - risalgono al XII° secolo; questa di Sordevolo chedescriveremo è citata negli Statuti della Comunità diSordevolo del 1574 che regolamentano l'uso dell'acqua,ma è sicuramente molto anteriore. Alcune avevano -hanno - prevalente uso per l’irrigazione: la roggiaMarchesa a Candelo, le rogge a sud di Biella dove nonper nulla vi è una Via delle Rogge. Altre erano tuttofare,come le due di Biella, questa di Sordevolo o quella diSagliano che attualmente alimenta l’acquedotto comu-nale di Biella: portavano acqua potabile, servivano adirrigare e fornivano forza motrice, donde il nome dimolinaria. E se a Biella è scomparsa Via delle Mole, siaa Sagliano che a Sordevolo si vede tuttora dove e comene veniva sfruttata l’energia.

A Sordevolo esiste anche un’altra roggia, la cui presasi trova poco a monte del ponte Ambrosetti lungo lamulattiera per Bagneri. Dal ponte si vede il bellissimopassaggio scavato nella roccia - un tunnel di due o tremetri -; poi le acque alimentavano un fabbricato indu-striale di cui restano i ruderi poco a valle (opificioMaggia?) ed il canale prosegue verso il Dreur, altro edi-ficio industriale ormai ridotto a pochi ruderi. Purtroppola vegetazione ha ricoperto il passaggio ed è impossibi-le seguirne il percorso.

Ci faremo dunque una passeggiata lungo la roggiamolinaria di Sordevolo. Lasceremo l’auto in cima alpaese, al bivio tra la strada che conduce al S.Grato equella che va alla Prera.

L’itinerario che proponiamo è ad anello: presenta untratto un po’ disagevole (la discesa dal Pian dell’Asinoalla roggia), comunque non difficile né tantomeno peri-coloso: semplicemente negli ultimi pochi metri bisognadestreggiarsi tra la vegetazione. E’ ovviamente possibileevitarlo facendo andata e ritorno lungo il canale.

All’inizio del nostro percorso si trova il pannelloesplicativo dell’itinerario n°6 di Montagna & Cultura

Page 69: Sentieri Biellesi

73

“Le trame della storia”, che conduce a visitare la Trappa;lo seguiremo fino al Pian dell’Asino. Il primo tratto sisvolge sulla stradina asfaltata che si inoltra nella valledell’Elvo. Noi tuttavia il torrente non lo possiamo scor-gere, perché qui è incassato nella gola chiamataInfernone; sotto di noi vediamo solo i verdi prati e lecascine che li costellano. Sembra impossibile costruire ecoltivare su pendii così ripidi; eppure, se nei secoli pas-sati si voleva mangiare… Più avanti, dove i pascolicedono il posto al bosco, un pannello ci illustrerà comeun tempo il castagno fosse essenziale alla sopravviven-za. Ed allora non ci sorprenderà un documento inoltratoal Governo Reale nel 1777:

L'aria umida delle montagne di Biella rende gli abi-tanti robusti e tolleranti della fatica, la loro povertà, laristrettezza e sterilità dei loro territori, le copiose e lun-ghe nevi, l'esempio e altre circostanze rendono indu-striosi e parchi gli abitanti medesimi, che perciò,mediante la loro somma sobrietà ed economia, si con-tentano di un prezzo cotanto tenue delle fatiche loro, cheforse in tutta Europa non vi è provincia ove il costo dellamano d'opera sia così tenue. Da ciò si rileva che le stof-fe assegnate ai lanifizi di Biella convengono somma-mente alle circostanze di detta provincia, esigono lungolavoro e pazienza, quale si esercita nel filare alla roccalo stame ed il filo, e sono stoffe di poco valore, per lo piùfatte con lane di Bergamo ed in qualche luogo con quel-le del paese. Se si concedesse ai Biellesi di fabbricarpanni e rattine, tutte le fabbriche del Piemonte sarebbe-ro in un decennio soppiantate ed estinte, perchè nonpotrebbero sostenere la concorrenza, per cagione dellatenuità della mano d'opera di cui si accontenta l'operaiobiellese, e per cagione dell’esattezza, dell'economia, delraffinamento a cui questi suol portare le cose fino alloscrupolo in peso ed alla minuzia nella misura ed econo-mia, di cui è assolutamente incapace l'abitante delpiano e fertile Piemonte...

Torino, 1777Ed ora ci lamentiamo dei cinesi…Dopo un casolare con un pregevole affresco, dove

fino a non molti anni fa esisteva una trattoria, la stradavera e propria finisce; la mulattiera che inizia dopo ilponte è tuttavia anch’essa ricoperta a tratti di cemento

Page 70: Sentieri Biellesi

74

oppure selciata; comunque percorribile da fuoristrada.Subito dopo la cascina Prera incrociamo la nostra rog-gia, che però al momento trascuriamo per proseguirelungo la via in salita. Dopo poco più di mezz’ora dallapartenza si arriva a Pian dell’Asino, punto di incrociodelle mulattiere su cui in passato transumavano le man-drie. Noi però imbocchiamo la stradina che subito primasi apre a sinistra e che condurrebbe all’imponente edifi-cio (due date, su un affresco e su un portale ci indicanola seconda metà del ‘700) in fase di lussuosa ristruttura-zione; immediatamente svoltiamo ancora a sinistra sullapista che va verso la baita sottostante. Prima di unmuretto di delimitazione ci inoltriamo in un varco adestra per vaghe tracce; attenzione, si tratta di prati col-tivati e bisogna stare bene accosti al muretto. Si giungecosì ad una conca del terreno dove troviamo delle evi-denti piste di trattore; le seguiamo anche se sembranosprofondare in un ripido pendio che invece affrontanocon un paio di tornanti. Siamo in vista della roggia;come già detto, per raggiungerla bisogna cercare la viatra vegetazione e ruscelli: sono pochi metri disagevoli.

Siamo vicinissimi alle opere di presa e conviene risa-lire per andarle a vedere; è soprattutto interessante illetto dell’Elvo che si insinua tra enormi massi formandoprofonde e limpide ‘lame’.

Sbarramenti, sfioratori e letto della roggia sonorecenti e quindi in cemento; invece scendendo la cana-lizzazione è in ferro e, se non antica, è certamente piùvecchia. Proseguendo, vedremo ancora gli antichi muria secco di sostegno.

Subito incontriamo uno dei tratti più interessanti: ilcanale è scavato in una parete rocciosa; la passerella -moderna - è a sbalzo sul vuoto; in certi punti bisognaabbassare la testa per non urtare la roccia. Poco piùavanti, un enorme masso staccatosi chissà quando dallaparete copre interamente il percorso dell’acqua. Fin quisiamo stati abbastanza vicini al livello del torrente; mamentre la roggia prosegue quasi in piano l’Elvo sisprofonda in una gola e ci troviamo ad essere via viasempre più alti, tant’è vero che ora c’è una pineta, frut-to di rimboschimento, sotto di noi. Al di sopra invece lerocce hanno ceduto il posto a prati e pascoli inframezza-ti di cascine, una delle quali abitata tutto l’anno ed

Page 71: Sentieri Biellesi

75

abbellita da aiuole fiorite. Dopo una ventina di minuti (50’ totali) alla nostra

destra scende un sentiero con qualche sbiadito segnale,quel che resta di un lavoro della CASB di molti anni fa.E’ il percorso che conduce a Bagneri attraverso il belponte costruito dagli Alpini. Purtroppo una delle ultimealluvioni ha danneggiato gravemente il percorso che oraè consigliabile solo a persone estremamente prudenti edesperte.

A proposito di ponti: anche noi e la roggia poco piùavanti attraversiamo un rio su un moderno ponte metal-lico; a monte si vede ancora la vecchia passerella dilegno. Ora usciamo dalla gola ed il panorama si apre, trapascoli e baite; sul versante opposto Bagneri e leSalvine.

Proseguendo, giungiamo al punto in cui la roggiaaumenta la pendenza perdendo rapidamente quota, cosaabbastanza inusuale perché diminuire il dislivello utiliz-zabile significa sprecare energia. Evidentemente perqualche motivo non si è potuto fare altrimenti. Una anti-ca scalinata in pietra accompagna il nostro sentierolungo la discesa.

Quando il percorso ritorna pianeggiante si prosegueper poco e si giunge ad un muro a secco che sorregge ungruppetto di case immediatamente sopra al canale. Inesso, mediante un arco anch’esso a secco, è ricavato unvano adibito a lavatoio con tanto di pietra inclinata chescende nell’acqua. Fino a pochissimo tempo fa su unadelle case era applicata una lapide in cui, in uno stupen-do latino, si spiegava come e qualmente il proprietariol’avesse acquistata contro il parere della moglie (uxorerenintente), l’avesse aggiustata con l’aiuto di una seriedi amici che nominava, e infine in compagnia degliamici e della moglie ora anche lei contenta se la godes-se. Purtroppo la lapide è scomparsa a seguito di unanuova ristrutturazione.

Si giunge ora (15’ 1h5’ tot) ad incrociare la mulattie-ra che abbiamo percorso all’andata, appena sopra allacascina Prera; la attraversiamo e proseguiamo al di là,appena a monte di un’altra cascina. Un nuovissimoponte metallico ci permette di valicare un impetuoso rio;sotto di noi il piazzale dove termina la strada asfaltata.Poco dopo incontriamo la prima delle opere di sfrutta-

Page 72: Sentieri Biellesi

76

mento della roggia: un mulino ora adattato ad abitazio-ne. La derivazione dell’acqua per il mulino si trova in ungabbiotto di cemento, quindi relativamente moderno; untubo di ferro portava l’acqua alla ruota o forse già ad unaturbina. E’ interessante vedere i due percorsi: quellodestinato al mulino scende direttamente, aziona i mec-canismi, e poi prosegue pressochè in piano al di sotto delfabbricato; il canale con la rimanente acqua aumenta lapendenza per ricongiungersi al primo qualche decina dimetri più avanti. Noi per forza seguiremo questo secon-do ramo; il percorso è un po’ scomodo e bisogna passa-re ora al di là ed ora al di qua del canale.

Finita la boscaglia ci troviamo sui ripidi pascoli di cuiparlavamo all’inizio, ed infatti un tratto di sentiero èdelimitato da due porticelle perché il prato è tuttora uti-lizzato da alcune pecore.

Quando giungiamo alla strada che scende da S.Gratola nostra passeggiata si può considerare terminata; laroggia la attraversa per poi proseguire per qualche deci-na di metri, ma una frana ha reso scomodo il passaggioe comunque poco dopo l’acqua scompare nei locali delprimo utilizzatore.

Fin qui abbiamo camminato 1 ora e 3/4 o poco più ela parte sentieristica del percorso è terminata. Se peròvogliamo passeggiare tra strade e vicoletti di Sordevolopotremo ancora vedere dove e come l’energia idraulicaveniva sfruttata. Proseguiamo quindi diritto davanti anoi, non per la strada asfaltata ma per lo sterrato e poiper la breve mulattiera che scende a fianco di un fabbri-cato industriale in disuso. Un primo salto d’acqua ciindica dove esisteva un meccanismo; qualche metro piùin là, dietro al fabbricato, un tubo di ferro ci parla di unaturbina più moderna. Dal primo salto si diparte un cana-le che, se abbiamo la fortuna di trovare il cancellettoaperto, ci porta alle vasche ed agli incubatoi dove laComunità Montana Alta Valle Elvo alleva le trote chepoi saranno immesse nei torrenti: ecco un uso modernodella roggia!

Scendiamo fino alla strada asfaltata e diamo un’oc-chiata all’altro lato dell’edificio, dove l’acqua con unaltro salto raggiunge il livello della via, la attraversa epoi la costeggia fino ad un lavatoio recentemente siste-mato come punto di riposo, con panche, tettoia, ecc. Si

Page 73: Sentieri Biellesi

77

chiama La Fraria, risale al 1899 ed è stato ristrutturatonel 1998. Subito dopo un altro esemplare di archeologiaindustriale, evidentemente sorto in quel punto per sfrut-tare l’energia idraulica; una targa ci dice che l’ultimaazienda operativa è stata una filatura. Di qui in avantitroveremo solo apparizioni occasionali della roggia; unlavatoio nella piazzetta di fronte alla strada per Bagneri;qualche tubo lungo i vecchi fabbricati in questa via; altridue bei lavatoi ricavati nel muro di sostegno lungo ViaEugenio Bona.

Per il ritorno è consigliabile risalire passando per ivicoli di Sordevolo: scopriremo così che questo paese haedifici, case e chiese, molto belli, indice della –relativa-ricchezza raggiunta in epoca manifatturiera con la pro-duzione di saglie e “ambrosette”, e poi nella secondametà dell’800 con la nascita dell’industria laniera.

Soffermandoci a curiosare ad ogni piè sospinto,abbiamo camminato un’altra oretta.

Franco Frignocca

Genziana angustifolia

Page 74: Sentieri Biellesi

78

Una passeggiata a Donato

Siamo abituati a pensare alla montagna nella stagioneestiva come escursionismo e nella stagione invernale eprimaverile come scialpinismo.

Esistono però delle possibilità escursionistiche inte-ressanti nella media e bassa montagna che possono esse-re sfruttate nella stagione invernale, rivelando degliangoli dove si alternano aree in cui la presenza umanaconcorre alla salvaguardia del territorio e al suo mante-nimento, alternate a zone in cui l’abbandono determinaemergenze ben evidenti.

Il percorso si snoda a monte della frazione Casale nelcomune di Donato.

Si lascia la macchina nel parcheggio all’ingressodella frazione. Si attraversa la frazione raggiungendo laPiazza della chiesetta di San Rocco, qui si proseguediritti, accanto alla fontana della chiesa.

A sinistra, dopo pochi metri, in corrispondenza di unsegnavia GTB (Grande Traversata del Biellese), si pren-de un sentiero che entra nel bosco.

Dopo pochi metri si svolta a destra, seguendo semprei segnavia GTB B35. La strada ora scende verso un tor-rente, lo attraversa con un ponte in pietra e risale.

La vecchia mulattiera è purtroppo invasa dai rovi. Cisi tiene pertanto a destra, passando sul prato.

Poco prima che il sentiero riprenda il vecchio percor-so si può apprezzare una Cappelletta votiva coperta dairovi, specialmente nella stagione estiva.

Si scende ora ad un torrente. Nell’alluvione del 2004questo torrente ha cambiato percorso, lo si vede chiara-mente dalla posizione del ponte, che ormai è più avantirispetto al corso d’acqua.

Il sentiero ora risale seguendo un antico muro in pie-tra, che insieme ad altri terrazza tutta questa collinachiamata dai locali “Muntìn”.

15’ Il sentiero è sempre segnalato GTB B35. Di rilie-vo una Cappelletta votiva in mattoni dedicata alla MariaVergine del Carmine.

Poca più in alto si presenta un trivio di strade inter-poderali: da quella di destra si accede al pilone ENEL,quella di sinistra prosegue il nostro percorso.

Chi vuole gustarsi un buon panorama allungando dipoco il percorso prosegua invece diritto, seguendo la

Page 75: Sentieri Biellesi

79

strada interpoderale che sale lievemente verso sinistra.In breve si esce dal bosco e la vista spazia sempre di più.Si abbandona la strada interpoderale e il segnavia GTBseguendo le betulle a sinistra, tenendosi verso monte eraggiungendo la sommità di “Muntìn”. In cima la vistaspazia a 360°.

Da qui in mezzo a rade betulle si intravede una stra-da interpoderale fra cascine in direzione della cresta estdi Mombarone, questa non è altro che la strada di sini-stra che abbiamo abbandonato al trivio più in basso. Lasi raggiunge perdendo solo lievemente quota. Ci si con-giunge così con chi ha preso la scorciatoia.

Passando fra due cascine la strada gira a sinistra. Sisegue invece il sentiero serpeggiante sul prato versoun’altra strada che appare a monte.

Si percorre ora questa strada interpoderale in direzio-ne della cresta di Mombarone dove sorge la cascinaColla, lunga costruzione in muratura molto ben eviden-te sul bordo della cresta.

Si gira ora intorno alla cascina sulla destra della stes-sa. Sul retro della cascina dal prato si intravede un sen-tiero che taglia la montagna.

Si passa accanto a un rio artificiale creato per portarel’acqua in cascina e si segue il sentiero. La regimenta-zione delle acque e la cura del territorio in quest’area harivelato la sua importanza in occasione delle recentialluvioni che hanno colpito la Valle Elvo. La presenzaumana ha dimostrato di salvaguardare non solo il terri-torio montano, ma di tutelare la vallata sottostante. Learee più colpite a valle con frane e smottamenti si trova-no tutte dove a monte è mancata la cura del territorio.

A destra in basso si vede una bella cascata e un soli-do ponte in legno. Il nostro percorso prosegue a montesi raggiunge il torrente alla sinistra e lo si attraversa suun ponte in legno.

30’ Si prosegue a mezza costa verso il bosco: ilsentiero è tenuto a valle da pali in legno conficcati nelterreno su cui poggiano dei tronchi.

Si raggiunge così un gruppo di baite diroccate nelbosco. Si prosegue a destra girando dietro l’ultima baitae tenendosi a monte di una baita diroccata.

Segue di poco a valle una casa utilizzata per la vil-leggiatura con recinzione in legno.

In corrispondenza della recinzione una strada si fa dinuovo evidente e invita a risalire la montagna.

Page 76: Sentieri Biellesi

80

Si ha ora un nuovo torrente alla propria sinistra. Lo siattraversa su un ponte in pietra dopo un bivio.

Si passa subito a monte di una baita scendendo dol-cemente, poi si transita davanti ad una seconda.

Si passa sotto la linea elettrica, si esce dal bosco e lavista spazia su Donato.

Si continua ora a mezza costa sul sentiero appenaaccennato. Senza perdere quota a valle di una cascina ein corrispondenza di un grosso masso erratico si superaun piccolo rio e si ritrova il sentiero.

45’ Il sentiero è ora evidente. Si è ad un bivio: se sisale si giunge in pochi minuti sul Tracciolino (provin-ciale Bossola - Andrate)

Prendendo il sentiero prima in piano e poi in lievediscesa si prosegue a mezza costa verso un rio, che sisupera su un ponte in legno dopo una cascina.

Il sentiero non è evidente e passa dietro una baita. Sicontinua a mezza costa senza perdere quota intuendo ilpercorso nel bosco sempre verso ovest, lasciando a valleun roveto.

Si scavalca il filo di ferro di una vecchia recinzione .Ilsentiero ora scende a un nuovo rio passando accanto auna cascina bianca. Come riferimento a sinistra c’è sem-pre l’immenso roveto, indice di terreni ormai abbando-nati. Si supera il rio con un guado poi si risale.

Il sentiero di aghi di pino è evidente fra i rovi e escesu un prato. Nella bella stagione a volte i rovi hanno ilsopravvento su quest’ultima parte del sentiero. Bisognaaffrontarlo quindi più in alto, dove consente.

Manca comunque ormai poco al completamento delcircuito.

Usciti nel prato sotto di noi passa una strada carroz-zabile. Sulla strada c’è una Cappelletta dedicata alaMadonna di Oropa.

Si segue la strada verso destra (a sinistra c’è un car-tello di divieto).

Se si segue la strada si giunge ad un’area attrezzatacon tavolini da picnic e fontana. Nell’area si trova unacappelletta dedicata ai partigiani. Da qui, passandoaccanto all’acquedotto, una strada interpoderale porta,tenendosi verso sinistra, alla frazione Casale.

In alternativa superata la cappelletta di cui sopra, incorrispondenza della 1° cascina a monte della strada c’èun sentiero inerbito a valle, che porta in frazione Casale

Page 77: Sentieri Biellesi

81

attraverso una vecchia mulattiera. Si scende puntandoverso il pilone dell’alta tensione, costruito praticamentea ridosso di una cascina (!).

Dalla base del pilone si trova la mulattiera che scen-de a Casale. Lungo la mulattiera si trovano dei martelli(uva orsina) secolari.

Antonio Grillo

Salvia Glutinosa

Page 78: Sentieri Biellesi

82

Anello di Cesnola

Partenza e arrivo Cesnola di Settimo Vittone Dislivello: 750 m Tempo: 4 ore

Vedi cartina allegata.

Per la continuità dei sentieri selciati e la bellezzadei luoghi attraversati è senz'altro il più rimunerati-vo degli itinerari canavesani sulla sinistra orograficadella Dora Baltea, sotto Trovinasse e Andrate, e quin-di non lontano dal Biellese.

Accesso: dalla statale per la Valle d'Aosta si svolta adestra per Cesnola poco più di 1 km dopo SettimoVittone.

Arrivati al paesino ci si trova subito in un altromondo, lontano mille miglia dal traffico frenetico dellastatale che ci si è lasciati alle spalle, in un quieto mondocontadino diverso dal solito.

Dalla piazzetta di Cesnola 313 m, nei pressi di unabella fontana in pietra, ci si dirige a sinistra sotto l'arcodel campanile; dopo si gira a destra e, fatti pochi metri,si imbocca sulla sinistra una mulattiera segnata E2,attraversando un ponte. Ci si trova subito nei vigneti sor-retti dai “tupiun”, colonnine tronco coniche di pietra e dimalta, che caratterizzano tutta la zona. E’ incredibilecome si sia sfruttato ogni lembo di terra, costruendo ter-razzamenti, ancorandosi ai numerosi massi erratici edalle pareti di roccia levigati dai ghiacciai del passato.

Poco dopo invece di proseguire diritto (a meno divoler ammirare un bel lavatoio coperto), si svolta a sini-stra e si costeggia una parete ove la mulattiera s'impen-na. Si sfocia in una radura con alla destra un prato su cuifa spicco un pozzo solitario. Poco più avanti, ai piedi dirupi incombenti, si stacca sulla sinistra un sentiero checonduce in pochi minuti agli interessanti ruderi delcastello di Cesnola. Proseguendo sul tracciato principa-le, si toccano alcune casette e sfiorata una torre squadra-ta, datata 1849, si pianeggia tra una doppia fila di pila-

Page 79: Sentieri Biellesi

83

stri di vigne, cui fa seguito un gruppo di case tra grandimassi, per arrivare ad un bivio a quota 440 m.

Si lascia il ramo sinistro che scende a Torre Daniele,per proseguire a destra sino ad incontrare un secondobivio caratterizzato da due vasche in cemento. Tenendoancora la destra, ci si alza tra grandi massi, uno dei qualiadibito a cantina grazie ad un sapiente lavoro di scavoalla sua base (è uno dei “balmetti”, dove la temperaturarimane pressoché costante tutto l’anno). Segue unmagnifico tratto sino ad un terzo bivio (40 minuti). Ilramo sinistro scende rapidamente su Sengie. Si prosegueinvece diritto sulla mulattiera che si fa più bella; siamoormai nel bosco prevalentemente di castagni, lontani dacase. La salita si fa più ripida e con lunghi scalini, persfociare in una radura con gruppetto di baite, dove siincrocia una pista sterrata. Si continua sempre diritti sulmagnifico lastricato con pendenza sostenuta sino ad unnuovo incrocio con pista sterrata(q. 820 m).

Chi intenda abbreviare l'escursione tornando per altravia a Cesnola, devia qui a destra per imboccare il rac-cordo di M. Guardia. Si sale a mezza costa con ottimiscorci sulla prospiciente conca di Scalaro, e dopo esserscesi a costeggiare un alto muro a secco si trova unbivio, da cui si prende la via di destra che porta in un'in-cantevole conca prativa, quanto mai suggestiva ancheper la cura con cui è tenuta. Poco dopo, con una diver-sione di 5 minuti si può salire a destra sulla rupe delmonte Guardia, ottimo punto panoramico. Si scende poia tornanti su ottimo lastricato perdendo rapidamentedislivello, e a quota 640 m si incrocia il sentierino diritorno del percorso principale di questo anello (descrit-to più avanti), poco a monte delle case Sparavera, da cuiin breve si perviene a Cesnola (circa 40 min. dalla devia-zione).

Chi intende invece fare il percorso più lungo, prose-gue diritto in salita sulla mulattiera; si incontra unaprima cappelletta, poi più avanti, una seconda datata1948 con alle spalle le poche case di Chiaverina. Lamulattiera continua a monte della borgata, portandosi adun nuovo bivio che è il punto più alto dei percorso, 1060m (2.15 ore). Sulle pietre spondali sono incise le dire-

Page 80: Sentieri Biellesi

84

zioni delle mulattiere; a sinistra la diramazione perTrovinasse si perde sulla rotabile asfaltata che sale versoquesta località (un tempo vi si arrivava col proseguire diquesta bella mulattiera).

Volgendo a destra, subito in ripida discesa, si scendeinvece verso Settimo Vittone (e Cesnola), incontrandoquasi subito una pista sterrata che si attraversa. La disce-sa prosegue nel bosco, si passa vicino alle poche case diPellerei, un tempo qualcosa di più di semplici cascine; esi arriva alla strada che sale da Settimo Vittone aTrovinasse. Si ritrova la mulattiera da percorrere subitodopo il tornante a destra (sono pochi metri da fare sul-l’asfalto) e si continua la discesa fino alla chiesetta e alpaesino della Sneira. Qui si possono vedere delle stalledirettamente costruite sulle rocce spianate dai ghiacciai.

Segue un tratto lastricato che porta ad un ruscellettovalicato da un ponte con ringhiera (q. 670 m). Andandodiritti oltre il ponte si può fare una diversione di pochiminuti sino a Cornaley; per scendere invece a Cesnola sigira a destra passando accanto ad una cappelletta raffi-gurante la Madonna di Oropa. Una breve scalinata etenendosi ancora sulla destra si attraversa un piccolo rio,poi con un sentiero a mezza costa si entra tra le primecase di Sparavera. Dopo un piccolo riale che si attraver-sa su un ponticello in legno, ci si innesta a q. 640 m nellamarcatissima mulattiera del raccordo di M. Guardia pre-cedentemente descritto. Si è usciti definivamente dalbosco e ci si ritrova in mezzo alle vigne.

A sinistra si è subito nel nucleo di Sparavera. Lamulattiera scende ripida a tornanti e al di là di un tor-rentello riappare Cesnola col suo anfiteatro di vigneti. Aun nuovo bivio si tiene la destra e si rientra nel paese (4ore).

Gianpietro Zettel

Page 81: Sentieri Biellesi

85

Cane per pascoli e per sentieri alpini

Orgoglio piemontese merito di un cane, biellese pergiunta? Perché no? I napoletani vanno orgogliosi delmastino che porta il loro nome, ne cantano ogni possibi-le lode, vanno a rintracciarne senza pudore le origini inSirio, il fedele e gigantesco cane d’Orione. Altrettantoorgogliosi, e solo di un pelo più modesti, i siciliani van-tano l’origine del loro «Cirneco dell’Etna» dallaCirenaica dei faraoni, mentre l’Emilia giura di aver vistoil suo «Cane Bolognese» in braccio a ogni dama diriguardo dell’Antica Roma e la Toscana spergiura che ilsuo «Volpino di Firenze» già mordeva i polpacci del-l’uomo delle palafitte. E così via di regione in regione,di vanto in vanto, di orgoglio in orgoglio. E il Piemonte?

Il Piemonte tace a capo chino. Nessuna costellazione,nessun faraone, nessuna dama romana ha mai preso inconsiderazione un cane piemontese. Anzi, il cane pie-montese proprio non esiste come razza definita.

O, meglio, non esisteva. Oggi è avviato presso l’Enci,Ente Nazionale della Cinofilia Italiana, il primo passodel lungo e laborioso iter che dovrebbe portare al rico-noscimento ufficiale una razza finalmente e totalmentepiemontese. E un po’ totalmente anche biellese.Guardatelo: caparbio, riservato, lavoratore indefesso,poco socievole con quanti non gli garbano o di cui nonsi fida, robusto e rustico, parco di esigenze. E pure luinon ama le grandi vie di comunicazione: i sentieri dellamontagna gli bastano e avanzano. L’aspetto? Da monta-gnino, svelto e asciutto: più biellese di così.

Ma non chiamatelo «pastore biellese». C’è da fartorto ai valsesiani o agli altri corregionali che hanno suiloro pascoli e a guida delle loro greggi analoghi cani conil manto tinta dell’ardesia e gli occhi (o almeno uno deidue) azzurro come i loro panorami. E non chiamateloTabui, c’è da degradarlo da cane a cagnaccio.

Lo chiameremo «Cane d’Oropa». Oropa è universale,ecumenica, concilia tutti. Ed è circondata dai pascoli,dall’ardesia, dai panorami azzurri. Sarà comunque unarazza molto biellese, dalla punta della coda a quella delnaso. Un cane, abbiamo detto, rustico, parco, lavoratore,niente smancerie, niente carezze, siamo seri, non fatemi

Page 82: Sentieri Biellesi

86

perdere tempo, ho da lavorare. Ho mucche, capre, peco-re da condurre al pascolo, una casa da sorvegliare,padroni da difendere. Ecco, questo è il cane da pastoreche infaticabile e silenzioso trascorre i sentieri e i pasco-li delle montagne biellesi da tanto di quel tempo ormaida avere trattenuto sul suo mantello chiazze dello stes-so colore dell’ardesia di cui sono composte le loro roccee nei suoi occhi l’azzurro sfocato dei suoi panorami.

Nei mesi scorsi una piccola, ma agguerrita troupe hafilmato i sentieri, i pascoli, le ardesie, i panorami. E ilnuovo, e antico, cane piemontese all’opera: tenace,caparbio, accanito, infaticabile a guidare e custodire legreggi e le mandrie con la professionalità, la dedizione,l’entusiasmo che lo contraddistinguono fin da quandoesistono le greggi e le mandrie, altro che Sirio, i faraonie le dame romane! Il filmato, per la regia di Vieri Brinie la fotografia di Vittorio Lucchesi e Raffaele Baroffio,avrà come titolo «Cane da pastore oggi, Cane d’Oropadomani».

Il progetto per ottenere l’inserimento del Caned’Oropa nell’elenco internazionale delle «Razze uffi-cialmente riconosciute» è portato avantidall’Associazione «Amici Cane d’Oropa» (fondata inBiella il 7 ottobre 2004), dalla Facoltà di MedicinaVeterinaria dell’Università di Milano, dal GruppoCinofilo Biellese, e si avvale dell’insostituibile collabo-razione degli allevatori e pastori locali. Ha, inoltre, otte-nuto, in data 5 dicembre 2005, il Patrocinio dellaProvincia di Biella.

Orgoglioso il Piemonte, orgoglioso il suo cane. Nonha tempo per applausi e smancerie, ma ci tiene a quelnome e a quelle attribuzioni che sa di meritarsi dopo lun-ghi secoli di lavoro silenzioso e prezioso (e soventemisconosciuto). Ci guarda con i suoi occhi colore deipanorami alpini, dice con fermezza quello sguardo: «Semi sento chiamare Tabui, non rispondo».

Pier Francesco Gasparetto

Page 83: Sentieri Biellesi

87

Preghiera

Cammina, sei nato per il cammino. Cammina, hai un appuntamento. Dove? Con chi? ancora non lo sai, forse con te stesso? Cammina, i tuoi passi saranno le tue parole, la via la tua canzone, la fatica la tua preghiera, alla fine il tuo silenzio ti parlerà. Cammina, solo, con altri, ma esci da te stesso. Ti creavi dei rivali, troverai dei compagni; immaginavi dei nemici, ti farai dei fratelli. Cammina, sei nato per percorrere la via, quella del pellegrino. Un Altro cammina verso di te e ti cerca perchè Tu possa trovarLo. Lui è la pace, Lui è la gioia. Va', Dio già cammina con te.

Page 84: Sentieri Biellesi

88

In memoria di Celeste Pivano

Innuneri sono i soci che non parlano della loro attivitàalpinistica od escursionistica sulle pubblicazioni delCAI sino a quando qualcuno non li fa notare ai dirigen-ti in carica.

Così è successo per Celeste Pivano di Pollone, iscrit-to al CAI Biella dal 1967, “andato avanti” alla fine delloscorso agosto, dopo una intensa attività professionale,quando la vita, l’età (76 anni) e la cultura gli avrebberopermesso di farsi ancor più conoscere quale appassiona-to amante delle alpi della Sua valle, di quella valledell’Elvo che per conformazione ed esposizione ancoraè legata alle regole, alle tradizioni ed agli usi ancestralidell’agricoltura e della pastorizia montana, combinando-li moderatamente ma opportunamente con gli attualiprogressi delle tecniche di coltivazione e monticazione.

Già ben aveva dimostrato con articoli pubblicati suigiornali cittadini e sul notiziario annuale della CASB(Consociazione Amici dei Sentieri del Biellese) di poterfarci conoscere tradizioni, consuetudini, usanze e leg-gende delle località da lui frequentate nel corso della suavita e da lui apprese dai più anziani contadini e margari.

Gli amici di Celestino ricorderanno il Suo faccionesorridente, la sua pacata ma ferma e sicura andatura, lasua modestia nell’illustrare concisamente un fiore, unavena pietrosa od una curiosità naturalistica del terreno.

Ben conosceva le origini e le storie delle baite dellaSua valle, ove era stimato ed apprezzato ed in cui si erain un certo modo “familiarizzato” (mi si permetta l’e-spressione) con quelle persone che Gianfranco Bini hadefinito quali “ULTIMI”.

Il presidente del CAI Biella lo delegò a rappresentar-lo nel consiglio direttivo della CASB che successiva-mente, apprezzandone la specifica competenza sentieri-stica, lo votò quale consigliere effettivo per assicurarse-ne una più stretta collaborazione.

Con il suo carattere bonario ed espansivo collaboròattivamente all’apposizione della segnaletica di moltisentieri od alla sistemazione e manutenzione delle loroprode o rifacendo le canalizzazioni delle acque che lirovinavano.

Page 85: Sentieri Biellesi

89

Con piccone, mazza, mazzetta e scalpello lavoròindefessamente all’erezione dell’altare e del pilastro-stele-segnavia con croce sommitale, dedicati al BeatoPier Giorgio Frassati, dopo aver collaborato – per nondire diretto – la ricerca, il tracciamento la sistemazionee, infine, la posa di tutta la segnaletica che guida eaccompagna il pellegrino lungo il percorso-sentiero chedal cimitero di Pollone sale, lungo la dorsale dellaMuanda, al Poggio di quota 1.965 , per decisione diAntonello Sica, coordinatore nazionale del CAI per isentieri Frassati, designato quale primo sentiero interna-zionale intitolato al Beato Pier Giorgio.

Solo gli amici che si prestarono ai lavori per ilSentiero Frassati si accorsero che Celestino fu vittima,durante la costruzione della stele e dell’altare, di uninfortunio sul lavoro. Un dito della mano sinistra conrelativa unghia subirono le conseguenze di una violentamartellata o a causa di una lastra di pietra improvvisa-mente staccatasi dal masso su cui stava lavorando. Peruna quindicina di giorni lo vidi con la mano gonfia efasciata, ma mai si lamentò per l’infortunio che non ral-lentò lo svolgersi dei lavori

Tra i tanti ricordi sulla competenza, disponibilità eprecisione di Celestino - ricordi più o meno incerti qualeconseguenza della mia audiolesione - uno in particolaremi è ben chiaro e molto vivido perché alla semplicedescrizione vocale supplì la pratica dimostrazione.Inoltre costituisce emblematica dimostrazione del suodesiderio di essere utilmente chiaro. Durante una cam-minata di sopralluogo per la ricerca del percorso prefe-ribile, passando nei pressi di un casolare, mi chiese sesapevo a che servisse un lungo tronco avente ad unatestata due grossi rami in posizione strettamente bifor-cuta, quasi simmetricamente divaricati, ben depositatoper la sua conservazione al coperto nei pressi di unavasca abbeveratoio.

Alla mia risposta negativa non esitò a caricarsi diquel travone ed a collocarlo, in posizione opportuna, nelcortile, in modo da potersi spiegare meglio, quasimimando l’opera dei due uomini, ossia dei due seganti-ni, che, a forza di braccia, alternativamente a tira e spin-gi, dovevano tagliare, per il lungo, il tronco sovrapposto,in assi ben diritte – in dialetto steppe – necessarie per i

Page 86: Sentieri Biellesi

90

lavori di impalcato dei cascinali.Così CAI e CASB hanno perso un valido collabora-

tore di braccio e di mente, profondo conoscitore dei pro-blemi dei contadini, dei margari e delle genti di Pollone,per cui volentieri, con passione ed entusiasmo, illustrò edifese nelle sedi opportune, senza altisonanti sbandiera-menti, le problematiche della vita attiva e continua inmontagna.

Leonardo Gianinetto

Linaria alpina

Page 87: Sentieri Biellesi

91

Caccia alla volpe

Ogni anno a Natale trovavamo tra i doni del"Bambin" qualche libro de "La scala d'oro" della UTET,una collana di libri per bambini e ragazzi che eranoriscritture di testi classici e famosi adattati per piccolilettori. (Erano gli anni un po' prima e un po' dopo laseconda guerra mondiale, che a me e ai miei fratelli, fratante comuni sventure e difficoltà, riservò la fortuna divivere per tre anni intieri in campagna, fra gente amicae solidale.)

Un anno arrivò fra i regali "Il romanzo di Renard",rielaborazione del famoso testo medioevale francese.

Le avventure di Renard, la volpe astutissima che rie-sce sempre ad averla vinta e che a proprio vantaggioinganna tutti gli altri animali e si prende gioco di essi, cidivertiva moltissimo.

Che Renard fosse la rappresentazione di vizi, ingannie malignità umane era ben lontano ancora dai nostri pen-sieri. Renard era proprio la volpe, sempre alla ricerca dicibo e in guerra perenne con tutti, uomini e animali, che,presenza misteriosa e inquietante, abitava anche ilnostro territorio. Sentivamo talvolta dire: "Stanotte èvenuta la volpe ... c'è la volpe che gira..." e tutti si met-tevano in allarme e controllavano le reti dei loro pollai.

Ma a noi bambini sarebbe mai capitato, andando peri boschi del Turlo, del Roc del Dei, della Bella Vista, diimbatterci in una volpe vera? Non l'avevamo mai incon-trata, eppure una, due, chissà quante volpi abitavano iboschi intorno alla Colma, ladre, maligne e furbe comeil Renard del romanzo francese.

Certuni dicevano di averla vista anche di giorno, mail tempo delle volpi era la notte, quando uscivano dalleloro tane, si avvicinavano al paese e si aggiravano intor-no ai pollai.

Una volpe, dicevano, era capace di forzare una rete,di scavare un passaggio sotto di essa, di aprirsi un varcoin un muro già un po' sbrecciato. Le bastava un bucopiccolo, incredibilmente piccolo, per infilarsi dove sen-tiva odor di gallina.

Al mattino, quando andavano nei pollai portando ilpaiolo con il pastone, le donne riconoscevano subito,

Page 88: Sentieri Biellesi

92

soprattutto se c'era la neve, le impronte della volpe: unafila di piccoli passi l'uno davanti all'altro, come di unasignorina, dicevano, che cammini a gambe strette. Chedesolazione e che rabbia trovare i segni di uno sgozza-mento feroce, contare le galline e accorgersi che una,due, tre, a volte anche di più, erano sparite. E poi chie-dersi: "Ma da dove è potuta entrare?..." e scoprire unpiccolo buco nella rete o un po' di terra scavata ai piedidi un palo della recinzione.

Certamente le volpi approfittavano del sonno degliuomini per aggirarsi in paese, non soltanto ladre, maforse anche curiose.

Che cosa ci faceva infatti una volpe in chiesa quellamattina, che, entrando per la messa, la vedemmo aggi-rarsi intorno all'altare? "C'è la volpe, c'è la volpe” grida-rono subito i bambini. La volpe, cercando di fuggire,correva di qua e di là inseguita da loro. Trovò la porta escomparve; ma doveva essere una volpe malata, perchélasciò sparse sul pavimento le sue maleodoranti tracceed era scheletrica e rognosa. Forse, la sera prima, trova-ta ancora aperta la porta della chiesa, aveva cercato unrifugio protetto dal freddo ed era poi rimasta intrappola-ta, quando il prevosto, più tardi, aveva chiuso il portone.Scacciata e fuggita, sarà tornata alla sua tana, a morirenel bosco.

Un'altra volpe, forse anch'essa malandata e vecchia, ogiovane e sprovveduta, si era infilata una notte nel lava-toio della piazza e non era stata capace di andarsene intempo, prima che al mattino arrivassero le donne.Scoperta, si era levato il grido di guerra: "La volpe! C'èla volpe nel lavatoio!" L'imprudente si infila nel canaledi scolo e lì, nascosta e immobile, pensa di passarselaliscia. Arriverà bene il momento di saltar fuori e sparire.Non sa che cosa l'aspetta.

Qualcuno ha scoperto il suo nascondiglio e in unmomento è ideato un piano contro il nemico che haavuto l'impudenza di andar scorrazzando di notte per ilpaese e di infilarsi nel lavatoio.

Chi va a prendere l'acqua bollente della stufa, chicorre sotto il paese, nella "Strusa", dove il canale esceall'aperto. La volpe sente arrivarsi addosso secchi diacqua bollente e scende giù, sempre più giù nel tubo dicemento. Ecco, vede al fondo la luce. Ancora un po' e

Page 89: Sentieri Biellesi

93

sono fuori, salva, pensa. Ma là aspettano uomini armatidi bastoni e ragazzi curiosi ed eccitati. Appena la volpeesce, uno picchia da una parte, un altro dall'altra e iragazzi stanno intorno e gridano "Dai, dai!"

La volpe cerca di fuggire a destra, a sinistra, davanti,prova a rientrare nel canale di scolo e guarda con occhicrudeli e disperati. Ma non c'è pietà per i selvatici abita-tori dei boschi che sono ladri e assassini di galline.

In paese per qualche giorno non si parla d'altro e gliuomini, i ragazzi e persino le donne e i bambini si ralle-grano della fine della volpe, come della vittoria definiti-va su un nemico di guerra. Che cosa fare della bella codarossiccia con la punta bianca? Tutti d'accordo: è per laTeresa Chiarin, a cui tutti ricorrono per i loro mali. Chese ne faccia un colletto caldo per l'inverno.

Ma per una volpe sconfitta, e un po' ingloriosamente,un'altra si fa sotto, così astuta e maliziosa, che nessunatrappola nascosta lungo i suoi probabili percorsi, riescea fermarla.

Contro di lei bisogna organizzare una vera battuta dicaccia.

Non sarà una cerimonia all'inglese, con signori esignore a cavallo in giacca rossa e berretto nero, segugidi razza e suonare di corni, ma un'impresa rusticana diuomini armati di fucile e accompagnati da cani senzapedigree. Con i cacciatori vanno i ragazzi armati dibastoni. Figurarsi se si lasciano sfuggire una occasionedel genere!

Per i ragazzi è un gioco, ma per gli uomini un compi-to che spetta loro per il bene della comunità. Quanti inpaese e nelle cascine intorno possono infatti dire di nonaver ricevuto la visita notturna della volpe nei loro pol-lai?

Il bosco è battuto, la volpe snidata e ammazzata; icacciatori tornano a casa e ai ragazzi è riservata la festo-sa conclusione della caccia.

I ragazzi legano per le zampe ad un bastone lungo erobusto la volpe morta e in gruppo, cantando e gridando,la portano a spalle di casa in casa e di cascina in casci-na.

Il musetto crudele mostra ancora i denti aguzzi, gliocchi sono spalancati e la bella coda soffice penzolasenza peso di qua e di là, seguendo i salti dei ragazzi che

Page 90: Sentieri Biellesi

94

portano in giro il loro trofeo. Qualche punta di pietà in fondo al cuore, qualcosa

come un rimorso? Neppur per sogno! Tanto più che tuttidanno qualcosa ai ragazzi: chi una scodella di farina dipolenta o una mezza dozzina di uova, chi una palla diburro o un salamino da cuocere... E chi più danno haricevuto dalla volpe, più dà ai ragazzi. Con il frutto dellaraccolta le donne preparano un pranzo per i cacciatoriadulti e in erba e non è una festa da poco, in tempo diguerra, mettersi a tavola e togliersi una volta tanto lafame di cose buone.

Ma questo avveniva molti anni fa. Abitano ancora levolpi nei boschi della Colma? Più di prima, perché que-sti boschi sono diventati "rifugio faunistico", in cui nonè consentita la caccia. Le volpi si fanno compagnia concaprioli e cinghiali e non hanno perso l'abitudine di visi-tare di notte i pochi pollai rimasti.

Posso dire di avere io stessa incontrato la volpe esempre si è rinnovata l'emozione infantile.

Una volta era notte e se ne stava seduta su un muret-to lungo la strada a contemplare la luna.

Sarà proprio lei, mi chiesi, o sarà un piccolo cane ran-dagio? I fari della macchina illuminarono la sua codagonfia con la punta bianca. Era lei. Un attimo ed erascomparsa.

Un'altra volta, era di giorno, i nostri sentieri si incon-trarono. Ferma, a due, tre metri da me, mi guardò conaria cattiva, infastidita della mia presenza, come chi hamolte cose da fare e non ama fare incontri spiacevoli. Mivoltò le spalle e scomparve senza rumore nel bosco.

Rosaria Odone Ceragioli

Page 91: Sentieri Biellesi

95

Sentieri pelosi

Pelos!? Saccos a pelos! Pelos nell’uovos! Senzapelos sulla linguas! eccetera, eccetera, eccetera.

Spesso, per non dire quasi sempre, quando mi capitadi citare Pelos, una delle frazioni di un Comune di mon-tagna delle Dolomiti cadorine, scatta tra i presenti, gio-vani o vecchi che siano, una gara a chi si esibisce nellepeggiori battute, con il risultato di produrre, per il restodella giornata, un tormentone come quello appenadescritto.

Secondo le informazioni raccolte in loco, questa stra-na denominazione sarebbe derivata dal latino pilosus,peloso e qui mi ero fermato, senza voler approfondirepiù di tanto le ricerche.

Un giorno, durante una passeggiata lungo un sentierodi campagna, guardando un ciuffetto di morbidi pelifulvi agganciato ad un filo spinato arrugginito, mi èvenuto da pensare all’animale che l’aveva perso e aquanti altri esseri pelosi, grandi e piccoli, che cammina-no, saltellano, corrono, volano o…nuotano, fossero pas-sati di lì. Ecco un buon motivo per indagare, per cercaresignificati antichi e parole nuove, la partenza per unaltro viaggio immaginario, lungo… sentieri pelosi!

Pelo: dal latino pilus (feltro), termine che deriva dallaradice pis, cioè pestare, premere insieme, in modo che ipeli assumano l’aspetto di un feltro. Tra i significatiattuali: peli sono i sottilissimi filamenti di materiale cor-neo, che spuntano dalla pelle degli animali; il mantodegli animali e la pelliccia conciata e lavorata. Peloso sidice anche di un vegetale, ricoperto di peli vegetali equindi vellutato al tatto.

Ecco la spiegazione del significato di Pelos che mipiace immaginare: sarà stato un legionario romano che,dovendo spiegare ai suoi superiori come fosse il luogodove si era recato in avanscoperta, l’abbia definito comepilosus, un tappeto verde di conifere rigogliose, comeuna specie di feltro vegetale? Non lo sapremo mai concertezza ma, d’ora in avanti, quando vi capiterà di guar-dare da lontano a un fitto bosco di conifere, provate adescriverlo in questo modo. Forse vi apparirà diverso dacome l’avete sempre considerato, poi penserete ad altriboschi, in altri luoghi, e scoprirete che anche questi pos-sono essere descritti così, una parola antica tornerà ad

Page 92: Sentieri Biellesi

96

avere vita e, forse, per un attimo, il tempo sembreràscorrere in modo diverso.

A questo punto, chiusi libri e messo le parole-stru-mento nella sacca ideale, che mi accompagna nelle miemeditazioni lungo i sentieri, ho ripercorso la strada diqualche giorno prima, con una nuova attenzione per ilpelo e i pelosi.

Subito, guardando i piccoli mucchi di terra in uncampo, ho immaginato il lavorio delle talpe, la lorosplendida, finissima pelliccia nera, l’apparente misterodella capacità di orientamento, mentre tracciano un reti-colo di sentieri sotterranei, scavando senza sosta le lorolunghe gallerie.

E anche la lotta spietata che si faceva e in qualcheluogo ancora si fa contro questi animaletti, rei di recide-re le radici di piante utili ad esseri umani o ad animali,mentre nell’oscurità del sottosuolo cacciano lombrichi ealtre piccole prede. Proviamo a pensarci, quando pas-siamo vicino a quelle montagnole di terra, che a voltecostellano ampie superfici di prati e pascoli: quanta vitac’è nel Mondo, non solo sopra e intorno, ma anche sottodi noi, se la terra è viva.

I pensieri continuano a scorrere, le immagini deiricordi si sovrappongono a quelle registrate dagli occhie, da qualche angolo della mente, irrompono all’improv-viso, man mano che il ritmo dei passi si fa automatico.Scende la sera e si avvicina il buio, sul sentiero a malapena tracciato in mezzo alla savana, sta transitando unamandria di bufali coperti di ruvido pelo, seguita da alcu-ne iene dal mantello grigio-nero e gli occhi gialli. Unlatrato mi riporta alla realtà: una mandria di bovine dalpelo ispido e lungo, caratteristico degli animali chepascolano all’aperto tutto l’anno, rientra in stalla,accompagnata da un gruppetto di cani da pastore diOropa. Anche loro esibiscono un bel mantello inverna-le, che si disperderà in una quantità di batuffoli, in pri-mavera. La notte è calata e, mentre mi avvicino al puntodi arrivo, ripenso alle escursioni notturne, al loro fasci-no e al mistero di ciò che non vediamo, nascosto a voltea pochi passi da noi.

Di notte la vita nei boschi non si ferma anzi, spesso,

Page 93: Sentieri Biellesi

97

si sviluppa con ritmi e intensità sorprendenti, per chi,come noi, non può vedere nel buio, senza l’ausilio dellemacchine. Sul terreno, nascosti dalla vegetazione, difianco al sentiero che stiamo percorrendo o addiritturainsieme a noi, si muovono a scatti, corrono, saltellano, siarrampicano topi domestici, campagnoli, ratti, toporagnie arvicole, alla ricerca di cibo e rifugio, da soli o in grup-pi. Anche alcuni di questi animali hanno delle capacitàdi orientamento, per noi prodigiose. Sembra che il lorosensibilissimo olfatto li guidi di notte, seguendo pisteprecedentemente tracciate, con segnali odorosi. Mentrequesto gruppo di animali cerca di alimentarsi, riprodur-si e mantenere o aumentare la propria specie, nelle vici-nanze è quasi certo che stiano circolando vari predatori,interessatissimi a queste attività murine. Faine, martore,donnole, volpi, gatti domestici e rinselvatichiti, cani dacompagnia, da caccia, da pastore, randagi o solo… inlibera uscita, si aggirano lungo i sentieri, vagano neiboschi e sulle strade, non hanno paura di entrare in paesio città, per inseguire alcune delle loro prede, particolar-mente diffuse dove maggiori sono le concentrazioniumane. Dei sentieri dell’orso, che secoli fa popolavaanche le nostre Alpi, si è persa la memoria, l’ultimo visi-bile in zona è pietrificato sotto forma di fontana, aBiella, mentre le uniche tracce rimaste del lupo sono nelnome di un luogo: sulla Panoramica Zegna il toponimo“Bocchetto Luvera” ci ricorda l’antica usanza di scava-re trappole, le luvere, dove far cadere i lupi, per cattu-rarli e ucciderli. Per il momento non si sono ancora vistelinci, né (improbabili) pantere, domani chissà che cosaci può riservare il futuro; anche perché, di notte, tutti igatti sono bigi …

Il tronco graffiato di una robinia mi riporta di colpo auna notte senza luna, quando, all’interno di una specie ditunnel, scavato all’interno di una fitta macchia di cespu-gli, ho visto un tronco che aveva delle lacerazioni allacorteccia, su cui risaltavano alcuni grossi peli di colorefulvo-rossastro.

Lo spavento che mi ha preso allora è stato quasi para-lizzante. Mi sono reso conto che, da cacciatore, potevodiventare preda; così ho prontamente girato i tacchi e misono ritirato precipitosamente. Spiegazione: qualchegiorno prima un grosso toro particolarmente aggressivo,di razza Limousine, era scappato dal macello di un paese

Page 94: Sentieri Biellesi

98

vicino. Dopo alcune settimane, l’animale era stato vistovicino ad una cascina dei dintorni e si era deciso di orga-nizzare una specie di battuta di caccia, per anestetizzar-lo e riportarlo in allevamento. Il toro si era però adatta-to molto bene alla nuova vita libera, procurandosi ali-mento, acqua e rifugio, all’interno del fitto bosco.L’oscuro tunnel dove mi ero ritrovato era stato apertodagli andirivieni dell’animale (sentieri bovini?) e sipotevano distinguere chiaramente le aree di riposo equelle di …”grattamento” contro i vicini alberi. Per lacronaca il bovino è stato poi catturato, senza danni per icacciatori ma, l’anno successivo, in una cascina dei din-torni, sono nate alcune vitelle, col pelame marezzato damacchie fulvo-rossastre…

Col favore delle tenebre si possono anche spostarenel bosco, o attraverso i campi coltivati altri animali,coperti di fitto pelo: tassi, caprioli, daini, cervi, cinghia-li cercano acqua e alimento, anche loro percorrendoinvisibili sentieri, o transitando su strade o autostrade,causando, senza colpa, incidenti anche gravi o mortali.Ai plenicorni, cioè i ruminanti selvatici come caprioli ecervi, cadono le corna in inverno e rispuntano in prima-vera, avvolte da una pelle ricoperta di una finissimapeluria, chiamata velluto, del quale gli animali si libe-rano, strofinandosi su tronchi e cespugli, che a volteconservano queste tracce pelose e parlano a chi le savedere.

Anche in aria, a seconda delle stagioni, passa qualcu-no coperto di finissimo pelo: di notte saettano i pipi-strelli, che in dialetto piemontese si chiamano rate voloi-re, topi volanti. Con veloci voli silenziosi pattugliano ilcielo, in cerca di grasse falene (pelose farfalle nottur-ne!), zanzare e altri insetti. Durante il giorno altri ani-mali pelosi volanti ronzano nell’aria: api e bombi, inset-ti dotati di pericolosi aculei velenosi, che tracciano, consorprendente sicurezza e eleganza, dei veri e propri sen-tieri nel cielo. Mi viene da pensare che meraviglia puòessere per noi la contemplazione della Natura, se solosmettiamo di sentirci padroni del mondo. Il pensieromisticheggiante cede di colpo alla constatazione di tro-varmi sotto un folto di alberi, gravemente infestato dalleprocessionarie. Chiusi all’interno di grossi nidi di mor-bida, e pelosa, seta bianca, centinaia e centinaia di mobi-

Page 95: Sentieri Biellesi

99

lissimi bruchi pelosi, le larve di processionaria, si agita-no e volteggiano in continuazione. Durante annate parti-colari, può essere pericoloso anche solo stare sotto albe-ri, infestati da questi temibili bruchi, perché l’invisibilenuvola di peli e di sostanze velenose che si libera duran-te i loro spostamenti, può essere gravemente dannosaper persone e animali, procurando pruriti, allergie e veree proprie intossicazioni.

Lungo vie d’erba, a volte percorse lungo lo stessotracciato da secoli, uomini, spesso acconciati con capel-li e barbe d’altri tempi, guidano con gesti e comandiantichi mandrie e greggi, che conducono all’alpeggio oal pascolo vagante: bovini, pecore e capre, cani da pasto-re, cavalli, asini e muli, a volte anche suini. Dopo il pas-saggio di queste carovane è facile trovare sui rovi deibioccoli di pelo, che si accumula poi nelle aree dove sipratica la tosatura. In montagna a volte capita di vedereciuffi di pelo, abbandonati sulle pietraie: sono i restidelle carogne delle pecore cadute in qualche strapiombo,o le tracce delle prede cacciate dal Gipeto, l’Avvoltoiodegli agnelli, che ci ricordano come alfa e omega, vitae morte, siano parte del ciclo naturale.

Sulle alte vie, specie quando non è stagione di caccia,si possono incrociare, alla dovuta distanza, i camosci,mentre percorrono sicuri rocciosi sentieri verticali, pernoi decisamente impervi. A volte si avvistano anche lemarmotte, che piazzano in punti strategici infaticabilisentinelle, capaci di avvisare le compagne della presen-za di pericoli imminenti con acuti, caratteristici fischi.

E’ trascorso molto tempo ormai, da quando si trac-ciavano le piste sulla neve, con le pelli di foca applicateagli sci e cappelli e sacchi a pelo erano foderati di pel-liccia. Allora era più frequente trovare le tracce, i “sen-tieri” percorsi da animali selvatici; oggi forse solo brac-conieri e accaniti naturalisti riescono ancora a vedere lacandida livrea invernale di lepri ed ermellini. A volte miritorna in mente lo stupore che ho provato, quando inNorvegia ho visto per la prima volta i lemming correresulla neve. Per niente interessati a una esercitazionemilitare internazionale durante la quale stavamo com-battendo gli uni contro gli altri per la libertà e una civiltàsuperiore, – come sempre fanno tutti gli eserciti – i pic-

Page 96: Sentieri Biellesi

100

coli, buffi roditori, con un’andatura a piccolo trotto,sgambettavano sulla neve in direzione…del nulla!

Tempo dopo mi sono chiesto se i topi che avevanocostellato di buchi la parete di neve, vicino alla quale cieravamo riparati durante un’escursione fuoripista con leracchette, potessero avere la stessa considerazione neinostri confronti. Purtroppo, nonostante un lungo periododi attesa, non si sono fatti vedere e così ancora conservointatta la mia curiosità.

Scendendo dalla montagna lungo i sentieri del bosco,a giorno fatto può capitare di osservare a distanza o diincrociare ghiri, topi quercini e scoiattoli, lepri e mini-lepri, tutti affaccendati a procurarsi il cibo, a riprodursi,difendere il proprio territorio e ad evitare guai. Mi sonosempre chiesto quali terribili insulti si scambino gliscoiattoli, quando baruffano e si inseguono, correndo ascatti lungo sentieri arborei, passando con leggerezzadal tronco ai rami più alti, per poi saltare dalla chioma diun albero all’altra. A volte sembra che volino, con lacoda ritta come una bandiera, per poi fermarsi, a faretoeletta o scendere velocemente a raccogliere nocciole oaltre provviste, da portare in un nascondiglio segreto.Sembrano l’esatto opposto dei ricci, lontani cugini total-mente terricoli, che hanno sviluppato i peli in astuccicornei, degli aculei per difendersi dai nemici. Purtroppo,pur essendo innocui e addirittura preziosi per la specieumana, per l’abitudine di nutrirsi di serpenti, anche vele-nosi, soccombono in gran numero, vittima delle auto-mobili o di sconsiderati ignoranti, che li disturbano o liuccidono. Ricordo il senso di tristezza mista ad una sen-sazione di inutilità, quando è capitato di dover racco-gliere un’intera famiglia di ricci, genitori e quattro figli,uccisi malamente per non si sa quale divertimento lungoun sentiero di città, dove una macchia di alberi sparutiera stata inglobata nel centro urbano. Poveri pelosi pun-genti!

Scomparsi da molto tempo dai nostri corsi e specchid’acqua castori e lontre, si assiste a un ritorno di abita-tori delle acque dotati di pelliccia, nel vero senso dellaparola. Da tempo la nutria, una volta allevata come ani-male da pelliccia, il castorino, sta colonizzando fiumi,laghi, canali e risaie. Pur essendo erbivora, è accusata,

Page 97: Sentieri Biellesi

101

con qualche sospetto di conflitti di interesse da parte dichi la vuole cacciare, di provocare danni ai campi colti-vati e agli argini dei corsi d’acqua, dove questo grossoroditore si alimenta e nidifica. Chissà se nuotando, per-corre dei sentieri acquatici?

Lungo le rive del torrente sono in fiore i pioppi. L’ariatiepida è piena di pappi, i semi coperti di peluria finissi-ma, che il vento trasporta lontano, accumulandoli in foltistrati su campi e strade. Anche altre piante hanno peli:colorati e protetti da spine come i fiori della bardana,ottimi da lanciare su capelli e golfini di lana di amichet-ti e genitori; irti, come alcuni psichedelici licheni checrescono sui rami degli alberi o esibizionisti e quasialtezzosi, come l’equiseto, o coda cavallina. Oppure vel-lutati, come i fiori del tarassaco, il piemontese pisacàn,le foglie della salvia, della polmonaria, i piumetti dimontagna, le foglie delle primule, il fusto dell’edera edelle felci che si stanno srotolando, i morbidi muschi, lefoglie delle ortiche appena spuntate, che sono ottime perinsaporire un risotto primaverile.

Ormai parecchi anni sono trascorsi da quando hoguidato delle piccole mani su foglie vellutate, per farsentire la delicatezza delle piante. Devo tenermi in eser-cizio, i Figli sono grandi, prima o poi, chissà, potrò farlodi nuovo.

Terra, aria, acqua, primavera, estate, autunno, inver-no, animali, piante, sentieri, parole, silenzio.

La strada è finita, la stanchezza comincia a farsi sen-tire, è ora di tornare a casa. I pensieri e i ricordi che sisono inseguiti in libertà si sono sedimentati; domani altrine verranno, lungo altre vie, accompagnati da esseripelosi, piccoli e grandi, che non saranno più stranieri,ma compagni di strada. Buon cammino, a tutti.

Carlo Brini

Page 98: Sentieri Biellesi

102

Salmo

Oh, come sono permeabili le frontiere umane!Quante nuvole vi scorrono sopra impunemente,quanta sabbia del deserto passa da un paese

all’altro,quanti ciottoli di montagna rotolano su terre altruicon provocanti saltelli!

Devo menzionare qui uno a uno gli uccelliche trasvolano,

o che si posano sulla sbarra abbassata?Foss’anche un passero – la sua coda è già all’estero,benchè il becco sia ancora in patria. E per giunta,

quanto si agita!

Tra gli innumerevoli insetti mi limiterò alla formica,che tra la scarpa sinistra e la destra del doganierenon si sente tenuta a rispondere alle domande

“Da dove?” e “Dove?”.

Oh, afferrare con un solo sguardo tutta questa confusione

che regna su tutti i continenti!Non è forse il ligustro che dalla sponda oppostacontrabbanda attraverso il fiume la sua

centomillesima foglia?E chi se non la piovra, con le lunghe braccia

sfrontate,viola i sacri limiti delle acque territoriali?

Come si può parlare di qualche ordine,se non è nemmeno possibile scostare le stelleper sapere per chi brilla ciascuna?

E poi questo biasimevole diffondersi della nebbia!E la polvere che si posa su tutta la steppa,come se non fosse affatto divisa a metà!E il risuonare delle voci sulle servizievoli onde

dell’aria:quei pigolii seducenti e allusivi gorgoglii!

Solo ciò che è umano può essere davvero straniero.Il resto è bosco misto, lavorio di talpa e vento.

Wislawa Szymborska

Page 99: Sentieri Biellesi

103

Dalla biblioteca di Leonardo

Colle di Nava

Se il programma ufficiale delle gite sociali propostedalla CASB per il 2007 prevede due uscite fuori dai con-fini territoriali del Biellese - e tra queste una è riservataai forti del genovese - altrettanto potrà trovare giustifi-cazione la presentazione di un libro in cui vengono purepresentati i forti eretti nella zona di Pornassio e del colledi Nava tra la provincia di Cuneo e quella di Imperia.

Intendo cioè presentare un piccolo libretto, intitolato“Colle di Nava, Pornassio” scritto da un giovane allesue prime armi, Massimialiano Parodi, innamoratodella terra dei suoi avi. Il libro, formato cm 16 x 24, sisviluppa con una sessantina di pagine per la relazione,più un’altra ventina dedicate alla documentazione foto-grafica che - secondo la mia opinione - ha il pregio nonindifferente di accostare una visione dell’inizio del seco-lo scorso a quella ben più recente dei giorni nostri.Peccato che il mutar delle condizioni geografiche e pae-saggistiche non abbia permesso di riprendere la docu-mentazione d’oggi dallo stesso punto di vista dell’anticaripresa.

Il sottotitolo, “Immagini, colori e profumi”, costitui-sce un puro e semplice, quasi arcano riferimento, ai tantiargomenti trattati nei cinque capitoli in cui è articolato illibro.

Vi è descritto, anche con brevi note storiche, il comu-ne di Pornassio, un comune “alto”, a 500 metri s.l.m., ele sue sei frazioni tra cui la ben più conosciuta Nava, conil suo colle su cui sorgono sei forti ottocenteschi, a dife-sa tra Piemonte e Liguria, descritti e illustrati dettaglia-tamente.

In una decina di pagine è trattato il “Profumo dellalavanda” con la storia di questa pianta, la descrizionedelle sue speci e varietà, l’elencazione degli usi, il ricor-do dello sviluppo delle industrie legate allo sfruttamen-to agricolo e artigianale o industriale di questo vegetale.Completano l’argomento sia una leggenda che due inte-

Page 100: Sentieri Biellesi

104

ressanti “curiosità” aventi per oggetto questo simpaticoe rustico ma pur tanto profumato fiore, utilizzato anchedalle nostre nonne.

L’autore poi ci tiene a ricordarci che ben può esserefatto un “brindisi” con l’ormeasco, il caratteristico vinoDOC della zona nelle sue tipologie: da pasto, passito,liquoroso, superiore per arrosti e sciac-trà, una varietàcantata da Mario Soldati nel suo libro “vino al vino” del1975.

Ed infine, non solo poesie, ma leggende, tradizioni,folklore ed ancora l’accenno all’esistenza di sentieri epercorsi per equitazione e mountain bike.Evidentemente l’autore, proprio perché ligure e cometale buon frequentatore della natura su quelli che noichiamiamo sentieri, non ha ritenuto di dover citareanche i percorsi … pedestri.

Immancabile poi, dopo un accenno al miele locale ead una saporita ricetta di cucina locale, la stesura dellabiografia e della sitografia, certamente utile, quest’ulti-ma per ulteriori approfondimenti, a chi ama navigare inInternet.

Insomma un libro che, pur nella sua stringatezza, èesplicitamente generoso nel promuovere ed invitare aconoscere in loco una zona che agli inizi del 900 erameta quasi preferenzialmente raccomandata anche daidottori dell’epoca - per salubri soggiorni ai liguri e for-s’anche - se ben ricordo - ai piemontesi e … ai torinesi.

Sui sentieri della fede

La rivista “Piemonte Parchi” del gennaio 2007 , apag. 44 propone, per la penna e le foto di Aldo Molino,l’interessante anello “sui sentieri della fede: da Oropa aSan Giovanni d’Andorno” e ritorno.

Ottima la descrizione dell’itinerario e la cartina diriferimento con il tracciato dell’anello.

Conclude l’articolo la citazione delle cinque carte al25.000 edite dalla Provincia di Biella per “contribuire a

Page 101: Sentieri Biellesi

105

valorizzare l’identità culturale e le peculiarità del terri-torio biellese. La base è completamente informatizzataper rendere possibile futuri aggiornamenti … La carta,oltre alle informazioni topografiche e turistiche riportail repertorio quasi completo dei sentieri del Biellese chesono davvero tanti: Grande traversata del Biellese,GTA, l’Alta via delle Alpi Biellesi, i sentieri del CASB,gli itinerari attrezzati “ Montagna e Cultura ”, i sentie-ri dell’Oasi Zegna, le Valli della Fede etc.”

Mi sia qui permessa la rettifica – già tempo addietrofatta ai giornali biellesi – sul genere femminile dellasigla CASB, acronimo di Consociazione Amici deiSentieri del Biellese. Ora, su tutti i dizionari da me con-sultati, Consociazione è “femminile” e non maschile,quindi CASB deve essere femminile. O forse c’è unqualche professore d’italiano che vuole attribuire algenere maschile le sigle?

O forse le sigle, secondo una più attuale e modernainterpretazione, sono tutte “maschili”? Ma sigla è fem-minile … ed acronimo è maschile …

Leonardo Gianinetto

Lotus corniculatus

Page 102: Sentieri Biellesi

106

Son certo, anzi certissimo, che solo pochi, anzipochissimi soci, conoscono l’animo di Oliviero Nalin,autore della poesia “Le mie montagne biellesi”.

A svelare la profondità del suo cuore non bastò lapoesia pubblicata su un precedente numero di questoperiodico annuale, forse perché il fulcro di quelle sueespressioni poetiche era limitato ad un particolarissimonumero - fortunatamente molto ridotto - di soggetti dellanostra società civile.

Ora, con appropriate espressioni letterarie il cuore diNalin ci svela la sua profondissima passione per le“nostre montagne” e per la natura del nostro biellese.

Con poche parole, con tre soli versi, inframezzati aglialtri, ci svela e ci fa conoscere la sua identità di “vene-to alluvionato” - e i lettori di una certa età ricorderan-no le crude immagini trasmesse dalla televisione diquell’epoca - profugo, come tanti altri del Polesine,nella nostra terra biellese ove trovò fiducia e serenità edove pienamente si inserì con il fisico e lo spirito, tro-vando quella pienezza di vita, amicizie ed ideali che tragli altri fecero fiorire i versi qui di seguito pubblicati,con cui intende inneggiare, a suo modo, al nostro verdebiellese ed ancor più alle nostre montagne.

LG

Le mie montagne biellesi

Io dico sempre, le mie montagne Biellesi.Forse sono un po' presuntuoso,ma allora vado un po' a ritroso,Nel lontano cinquantuno sono arrivatoda quel veneto alluvionato e tutto rovinato.Ero piccolo e non sapevo che quei monti miavrebbero preso.Ormai questi monti tutti li ho scavalcati,perché li ho sempre amati.E ora che ho una certa età,continuo a salirli ma con difficoltàma lassù voglio arrivare per sentirli ancora parlare.Perché è dolce sentire il vento fischiare,tra gli alberi che piegandosi sanno sussurrare.È dolce sentire le mucche muggire,

Page 103: Sentieri Biellesi

107

mentre, sugli alti pascoli vedi le pecore brucare.Vedere i caprioli fuggire, perché noisappiamo solo disturbare.Su quei monti voglio arrivareDove la mia vista possa spaziare,E mentre sono seduto ad ammirareGiù nella valle le campane sento suonare.Suonano piene di gioia per le montagneche le fanno corona.Guardo la pianura Biellese laggiù adagiata,sotto il Mucrone e alla Sua Madonna Immacolata.Vedo le risaie luccicanti, come fossero diamanti,e vedo le sue fabbriche fumanti.E’ tutta una bellezza, ma è l’ora di scendere laggiù.Scendo a malincuore,pensando a quei Biellesi che per la montagnanon hanno amore.Ma ora che sono sceso giù,Guardo le montagne stagliate nel cielo bluE mi piacciono ancora di più.

Oliviero Nalin

22 febbraio 2007

Page 104: Sentieri Biellesi

108

Monti di Oropa“Un cappello di LG”

Limpido, splendente sole di fine gennaio, basso sul-l’orizzonte, indora la città. La cerchia dei monti, di fre-sco innevati, paiono riflettere a valle la tepida, vibrante,trasparente luce, quale tepido alito che contrasta la fred-da giornata invernale.

Non più si addicono a noi, ad Adriana ed a me, lebelle passeggiate sui monti, sui pendii della Muanda overinsecchite spighe sorreggono cristalline fiorite di brinainvernale. Raggiungere qualche angolo di Biella, quale,ad esempio, il prato sottostante il Bottegone, donde sipossa godere lo spettacolo dei monti rilucenti per larecente nevicata, o salire al Piazzo ove la piazza Cuccoè palco privilegiato d’osservazione, sono già ardue fati-che.

Alla mente, ed ancor più al cuore, affiora il ricordo dialcuni versi, che paiono voler aiutare una nuova ricercadi antichi passi ben conosciuti perché tante volte percor-si, ma ora, oggi, non sarà la mia fantasia bensì, la rimadi Anita Crovella, che, qual gentile e delicato poeta, gui-derà il nostro andare. Perché

Vi so ma vi cerco Monti di Oropadalla finestra spalancatasu tardo pomeriggio d’ottobre monti avvolti, celati o protettida un velo intessutocon vapori di nuvole chiare

Vi so ma vi cerco Monti di Oropadalla mia città operosaancora frementequasi a trattener le oredi un giorno intensoche la notte porterà con sé

Vi so ma vi cerco Monti di Oropastanca, il buio temosul domani tremoperché non so come saràpoi sospiro di rivedervie sorrido alla vostra limpida beltà.

Anita Crivella ( 9.10.2006 )

Page 105: Sentieri Biellesi

109

Ringraziamenti

Ed ecco i consueti ringraziamenti a chi ha permesso la pub-blicazione di quanto avete appena letto.

Come al solito sono i soci che con il loro contributo hannocoperto buona parte dei costi di questa pubblicazione. Un gra-zie particolare a quei soci che con generosità hanno offertocifre considerevoli a favore del notiziario:

Agenzia Giovanni Scaramuzzi & figli sasRoberto BorsettiFamiglia Chiorino, che ci ha autorizzato inoltre a prosegui-

re nell’aggiornamento degli itinerari descritti nell’ormai intro-vabile libro di Fulvio Chiorino.

Quest’anno abbiamo goduto della preziosa collaborazionedell’ Associazione Amici Cane di Oropa. Al prof. PierFrancesco Gasparetto dobbiamo la descrizione, al dott.Vittorio Lucchesi le foto, ed al dott. Carlo Brini una miniera diinformazioni.

Un ringraziamento va poi agli enti pubblici, che anche que-st’anno hanno indirizzato alla CASB i loro contributi:

- Fondazione CRB- Provincia di Biella- Comune di Biella- Vari Comuni del Biellese, Pro Loco, ed altriLe somme versateci sono state essenziali per permetterci di

lavorare sul terreno con segnaletica, manutenzione, progetti.

A tutti, ed a tutti i nostri affezionati lettori, il nostro sentito“grazie”.

Il Consiglio direttivo

Città di Biella

Page 106: Sentieri Biellesi

110

Per qualsiasi informazione sulla CASBvi preghiamo di rivolgervi a:

Franco Frignocca 015 31465Gianpietro Zettel 015 2423113Donata Cuccato 015 29170Gian Carlo Guerra 015 8491850Enrico Dal Prá 015 2536723Filippo De Luca 335 6296489Luca Dionisio 015 96578Ferdinando Manna 015 406121Gian Mario Martiner 015 403039Pier Mario Miglietti 015 8491882Luciano Panelli 015 562486Piero Prina 015 26884Sergio Boraine 015 405216Silvio Falla 015 26110Anna Saviolo 333 2463505

(elenco aggiornato a gennaio 2007)

Oppure scrivendo a:CASBc/o CAI sez. Biellavia Pietro Micca 1313900 BIELLA (BI)

[email protected]

Fotografie di:

Silvio FallaFranco FrignoccaLeonardo GianinettoAntonio GrilloEzio GrossoGiancarlo GuerraVittorio LucchesiElio MantegazzaLuciano PanelliGianPietro Zettel

Disegni di:

Luciano PanelliGianpietro Zettel