9
Storie @ Storia @

Ses 1 1 2014

Embed Size (px)

DESCRIPTION

 

Citation preview

Page 1: Ses 1 1 2014

Storie @ Storia

Via Divisione Folgore n. 1331 70 Pordenone - PNCF/IVA 91 01 6720939Tel. 0434 20 90 08Fax 0434 08 1 6 49

1

Anno 1 Numero 1

Marzo 201 4Fondato da Marco Pirina

Nel Secondo Conflitto mondiale parlando diprigionieri la mente ci riporta in automatico aquegli italiani (civili e militari) che vennerocatturati dai tedeschi dopo il proclama diBadoglio dell’8 settembre 1943. Proclama moltosofferto in quanto imposto dagli Alleati stessiattraverso pressioni non indifferenti: si pensi chetra il 5 e il 7 settembre gli aerei alleatibombardarono le principali città italiane

causando distruzione emorti. Lo stessoproclama fu annunciatoda Badoglio un’oradopo dell’annunciodell’Armistizio da parteAlleata, nella persona

del Generale Dwight Eisenhower, ai microfoni diRadio Algeri.I tedeschi, da parte loro, erano già al corrente delcambio di direzione dell’Italia e si erano già

Perché un WEB-NOTIZIE?

Un sito non può esseresolamente il “museo” di unIstituto, ove si conservanole memorie degli eventi,l’elenco delle pubblicazioni,che trasportano nella“STORIA” le “storie”. Un

sito “storico” deve generare dibattito, non blogsterili che vengono gestiti dai soliti ignoti,trasformandosi in piccoli o grandi club, né essereil supporto di “profili”o di gruppi di “amici”. Unsito “storico” attraverso la comunicazionereciproca, via e-mail, deve personalizzarel’approfondimento, la scoperta, la ricerca dellaverità , preda dei “silenzi dei vivi”, delle“rimozioni”, delle “negazioni”. Un sito “storico”

deve concorrere alla costruzione della ricerca enella distribuzione della ricerca per rendere vivoil concetto della libertà, che è soprattuttocammino per un confronto da condividereattraverso i risultati del dibattito. Da qui l’idea dicostruire un notiziario bimestrale per ritrovare ipopoli e la loro Storia. Il notiziario avrà unpercorso su canali di interesse che simodificheranno in ogni numero, ma che siproporranno nelle pagine. A seconda dell’e-mailsuggerito sarà risposto a tutti, vista la complessitàdegli argomenti entro 2 o 3 giorni . Ed ora Vi la-sciamo alla lettura ed ai Vs, commenti, a presto!

Centro Studi e Ricerche Storiche“Silentes Loquimur”

@

Prigionieri italianinella Seconda Guerra Mondiale

di Bruno Vajente

In questo numero

Prigionieri italiani

Operazione Baia di Suda

Le linee fortificate del Carso

Malga Bala, anche la Regione era assente

Pubblicazioni da segnalare

Page 2: Ses 1 1 2014

2

Storie @ Storia Anno 1 Numero 1

Marzo 201 4

preparati ad occupare i principali punti sensibiliper prendere il controllo della situazione.La situazione precipitò: le truppe lasciate senzadirettive e senza alcun riferimento ebbero le piùsvariate reazioni dal resistere all’ex alleato conrisultati disastrosi (vedasi l’annientamento dellaDivisione Acqui sull’isola di Cefalonia…),all’unirsi con le forze della Resistenza, alrimanere fedeli al concetto di Patria e diBandiera (tradotto poi nelle forze della R.S.I.con reparti all’occhiello come la X MAS edaltri). Non si dimentichi che, dopo l’armistizio, siregistra la presenza di truppe italiane combattentisu tutti i fronti europei (Mare del Nord, MarBaltico, Vallo Atlantico, Balcani, fronte dell'Est,ecc.). Chi non si univa volontariamente aitedeschi veniva preso prigioniero. In manotedesca caddero oltre 600.000 soldati.Non dobbiamo dimenticare, tuttavia, anche inumerosi soldati italiani catturati nei vari frontidagli Alleati. Sul fronte africano, a partire dal1940, si inizia ad assistere alle disfatte delle forzedell’Asse: Sidi Barrani (dicembre 1940), Bardiae Tobruk (gennaio 1941) dove la X Armata

italiana fu catturata nello svolgersidell’Operazione Compass (133.000 prigionieriitaliani) o gli equipaggi di tre sommergibili (16ufficiali e 102 marinai del Galileo Galilei, LuigiGalvani, Evangelista Torricelli II) colpiti oaffondati nel Mar Rosso nel giugno 1940 etradotti nei campi nelle Indie britanniche(Deolali, Bangalore, Bairagarh, Ramgarh,Clement Town, Yol, Dehra Dun, Prem Nagar,Bikaner oltre ai vari campi per internati civili)soltanto in mano inglese.Analogamente molti prigionieri italiani cadderonelle mani degli americani, circa 50.000 (tradottinei campi in USA dove si organizzarono le ISU,Italian Soldier in USA, Camp Hereford è ilcampo noto per gli italiani che non collaboraronocon gli americani), dei francesi (sia nel territorioafricano che nelle Alpi) e dei russi (imprigionatinei gulag dove molti trovarono la morte).

Nonostante l’esistenza delle Convenzioni diGinevra non da tutti gli Stati belligeranti furispettato lo status di prigioniero. Prima delleConvenzioni di Ginevra del ’49 si intendeva permilitare colui che portava in modo chiaro evisibile distintivi o elementi di riconoscimento daportare a distanza. In molti casi in mancanza diquesti fattori non si è riconosciuto lo status diprigioniero di guerra, ma bensì di sabotatori, spieo elementi ostili ignoti.Lo status di prigioniero implica il dirittoall’alimentazione, alle cure sanitarie e persinoalla fuga. In tal senso vi è anche la distinzione tragli ufficiali che sono esentati dai lavori manuali ei soldati che invece possono essere costretti ailavori manuali forzati.È sottinteso che i prigionieri erano visti come un

Libia, Bardia 1941. Italiani catturati dagli Inglesi.

Caduta di Forte Hobok, 1941.

ISU in America.

Page 3: Ses 1 1 2014

3

Storie @ Storia Anno 1 Numero 1

Marzo 201 4

Operazione Baia di Suda - 26 marzo 1941

L'illusione di Mussolini di poter condurre una“guerra parallela” a quella dell'alleato tedesco edottenere pari dignità, durò lo spazio di cinquemesi. La resistenza inglese prima e l'attaccotedesco all'URSS poi, obbligarono inveceMussolini a cimentarsi in prove superiori alle sueforze. Il 1941 assunse così per l'Italia l'aspetto diuna vera e propria via crucis. I risultati ottenutidalla Regia Marina tra il 10 giugno 1940 e l'8settembre 1943 possono essere somatizzati dalledisastrose perdite subite: 12 incrociatori, 44cacciatorpediniere, 41 torpediniere, 3 corvette,82 sommergibili e altro naviglio minore. Inoltre,dopo l'armistizio dell'8 settembre, la RegiaMarina subì altre perdite pesanti che inclusero: 2corazzate, 4 incrociatori, 11 cacciatorpediniere,30 sommergibili e altro naviglio. Malgrado ledisastrose perdite subite, gli ufficiali e i marinaidella Regia Marina, specialmente quelliappartenenti alle forze speciali, scrissero alcunedelle pagine più eroiche della seconda guerramondiale. La Xa Flottiglia MAS affondò 28 navitra le quali le corazzate Queen Elizabeth e

Valiant e l'incrociatore York.Tra i mezzi d’assalto di cui la Marina Italianadisponeva il 26 marzo 1941 fecero la loroapparizione i “barchini esplosivi” o M.T.M.(Motoscafi da Turismo Modificati): piccolimotoscafi (larghi m. 1 .90, lunghi m. 5.20, vel. 32nodi, CV 2500, 5 ore di autonomia) cherecavano a prua una fortissima carica d’esplosivo(350 kg. di Tritolital). Venivano rimorchiati daparte di mas o torpediniere fino in prossimitàdell’obiettivo. Sfruttando la loro piccola mole el’elevatissima velocità, si dirigevano contro ilbersaglio. Poco prima dell’esplosione, cheavveniva susseguentemente all’urto contro loscafo nemico, i piloti, dopo aver bloccato iltimone, dovevano farsi catapultare da unospeciale dispositivo per mettersi in salvo.Naturalmente l’operazione era quanto maiproblematica ed il più delle volte l’attacco sirisolveva in un eroico sacrificio dell’assaltatore.Quando vennero iniziate le operazioni contro laGrecia, la flotta inglese del Mediterraneo utilizzòla base di notevole importanza strategica nellaprofonda baia di Suda, situata nel versanteoccidentale di Creta. Da questa insenatura le

di Mario Conforti

serbatoio di forza lavoro non indifferente. In talsenso i tedeschi si adoperarono in tutti i modiper usare i prigionieri italiani come operai.A ostacolare questo piano si interpose però laR.S.I. che cercò, mediante l’Ambasciata dellaRepubblica Sociale Italiana a Berlino dalnovembre 1943 all’Aprile 1945, di assistere i

soldati italiani catturati dai tedeschi e internatinei lager, di creare divisioni regolari dell’esercitorepubblicano (San Marco, Littorio, Italia,Monterosa e Brigata di Riserva) tutelandoli il piùpossibile nonostante la resistenza opposta daitedeschi (che non volevano unità combattenti maoperai).

Page 4: Ses 1 1 2014

4

Storie @ Storia Anno 1 Numero 1

Marzo 201 4

unità britanniche minacciavano le nostre isole delDodecanneso, impedendo il collegamentomarittimo fra l'Italia ed il possedimento, checostituiva il fronte più avanzato nel Mediterraneoorientale. La Marina italiana provvide acontrastare gli inglesi dislocando una flottiglia di“incursori di superficie” con base a Lero. Furonoquesti barchini dunque, in numero di sei, iprotagonisti dell'impresa di Suda.La Baia di Suda,   situata a Nord dell’isola diCreta, si apre tra Punta Monaco e Capo Drepanoo Falce; è considerata come una delle più ampiee più sicure del Mediterraneo Orientale, per navidi ogni dimensione. Le coste Nord e Sud sonodominate da colli aridi e scoscesi, mentre dallacosta Ovest si estende la Piana di La Canea,coperta di vegetazione e, in particolare, di ulivi.All’imboccatura emerge  un isolotto,   chiamatoIsolotto di Suda, che è sormontato da rupi dicolore biancastro. Scoppiato il conflitto con laGrecia, gli Inglesi  avevano occupato l’isola diCreta ed attrezzato la baia di Suda  come base perle loro navi. All’imbocco della baia c’era unprimo di tre sbarramenti, descritto comefacilmente superabile. Le fotografie dellaricognizione aerea risultarono preziose, sebbeneprese ad un’altezza di 4.000 metri, in quantoavevano individuato delle batterie sistemate suicostoni della baia.L'azione cominciò verso la mezzanotte del 25marzo 1941 . Ibarchini ed i seiuomini chedovevano guidarlipartirono dall'isoladi Stampalia abordo deicacciatorpedinieriCrispi e Sella.Quando le dueunità arrivarono acirca sei migliadall'imboccaturadella baia di Suda,gli M.T.M. furonocalati in mare con isei uomini edabbandonati al loro

destino. Proprio in quel punto, il giornoprecedente, la nostra ricognizione aerea avevasegnalato la presenza di un incrociatore inglesedi 10 mila tonnellate, due cacciatorpediniere edodici piroscafi nemici: proprio su questa predamisero la prora i nostri “incursori”, con alla testail capo squadriglia Faggioni. Soli in un braccio dimare lungo, stretto e controllato dal nemico, i seisuperarono i tre ordini di ostruzioni, giungendoall'estremità della baia di Suda alle ore 4.45,dopo due ore e trenta di navigazione. Nel pocotempo che ebbe a disposizione, Faggioni scelse ibersagli più grossi e assegnò ai suoi uomini gliobiettivi da colpire: l'incrociatore pesante York(classe County, varata nel 1928, nona nave aportare quel nome) a Cabrini e Tedeschi; per sé eper Beccati riserbò il secondo attacco alla grossaunità in caso di fallimento del primo; De Vito eBarberi ebbero per bersagli i piroscafiormeggiati sul fondo della baia.Alle 05.00 in punto del 26 marzo 1941 ,

sull'incrociatorebritannico suonò lasveglia e Faggioni,temendo una suapartenza vistal’improvvisa attività abordo, diede il “via”all'operazione.Cabrini e Tedeschi silanciarono verso ilbersaglio. L'oscuritàera profonda ed acirca duecento metridallo York, i dueincursori sifermarono nell'attesache sopravvenisse unpo' di luce. Alle

Page 5: Ses 1 1 2014

5

Storie @ Storia Anno 1 Numero 1

Marzo 201 4

05.30, con tutto il gas aperto, i due barchini silanciarono contro l’obiettivo. A circa ottantametri dal bersaglio i due piloti bloccarono itimoni e tolsero la sicura della carica, lasciandosicadere in acqua. Prima che le vedette potesserodare l'allarme, avendo scambiato i rumori deiM.T.M. per aerei, violente esplosioniavvamparono contro il fianco della York, cheiniziò a sbandare a dritta. L’incrociatore stava percapovolgersi e quindi dovette essere preso arimorchio e portato ad incagliare nel vicinissimobasso fondale (cinque metri), con la carenaspezzata. Faggioni e Beccati si avvicinarono aduna grossa petroliera (la Pericles). Contro di essasi lanciò per primo Beccati cogliendola a centronave; affonderà dopo pochi giorni sottorimorchio. Anche il capo squadriglia stava perlanciarsi contro la petroliera, quando dietro adessa vide apparire un'unità da guerramimetizzata. Era l'incrociatore Coventry che,affiancato alla Pericles per rifornirsi, cercava lafuga sparando in ogni direzione.Faggioni puntò allora il suo mezzo contro lanave, che stava acquistando velocità. Purtroppo ilbarchino era stato ideato per colpire bersaglifermi e, una volta lanciato, mancò l’obiettivo,andando ad esplodere contro una banchina delporto. In seguito a questa audacissima azione laflotta inglese perse l'unico incrociatore concannoni da 203 che allora possedeva inMediterraneo, quasi tutto il prezioso carico dellaPericles ed un mercantile, per un totale di oltre30.000 tonnellate.Faggioni e i suoi compagni furono fattiprigionieri a Suda e trattati con ammirazionecome tradizione della Marina britannica verso ilnemico valoroso. L'ammiraglio Cunningham,comandante in capo della Mediterranean Fleet,narrando l'attacco scrisse nel suo libro “A sailor’sodyssey”: “Mi ha sempre meravigliato quanto gliitaliani siano bravi in questo tipo di attacchiindividuali. Hanno certo uomini capaci delle piùvalorose imprese. Fu proprio a Suda che, nelleprime ore del 26 marzo, ricevemmo un durocolpo allorchè il porto venne attaccato da seiveloci motoscafi esplosivi. L’incrociatore York fugravemente danneggiato, i locali caldaie emacchine allagati, dovette essere portato a secco.

Non aveva vapore né forza per esaurire l’acqua,per l’illuminazione o per brandeggiare le torri.Anche la cisterna Pericles fu colpita ed ebbe unosquarcio a metà nave, quantunque la partemaggiore del suo prezioso carico non venisseperduta. Il nostro unico incrociatore con cannonida 203 era dunque fuori combattimento”. I seieroi di Suda, t.v. Luigi Faggioni, s.t.v. AngeloCabrini, ed i sottufficiali A. De Vito, TullioTedeschi, Lino Beccati ed Emilio Barberi, al lororitorno in patria dalla prigionia, furono decoraticon Medaglia d'Oro al Valore Militare.

Luigi Faggioni Angelo Cabrini

Tullio Tedeschi Emilio Barberi

Alessio De Vito Lino Beccati

Page 6: Ses 1 1 2014

6

Storie @ Storia Anno 1 Numero 1

Marzo 201 4

Le linee fortificate del Carso

Sin dalla fine del 1800 l’Impero AustroUngarico, che disponeva di un repartospeleologico specializzato nei rilievi di cavitànaturali, in vista di un conflitto contro l’Italia,iniziò nel settore Isonzo - Carso la costruzione diun insieme di fortificazioni e campi trincerati.Nel corso del conflitto le doline e le cavernenaturali furono trasformate in ricoveri epostazioni, potevano ospitare fino a unacompagnia completa, e vennero inoltre costruitefortificazioni campali e permanenti in cemento,collegate tra loro da camminamenti, la maggiorparte dei quali si sviluppavano in caverna eprotette da reticolati. Queste opere erano serviteda luce elettrica e da una rete idrica per l’acquapotabile e comprendevano cucine e dormitori.Considerando l’epoca di realizzazione si puòaffermare che erano dei veri e propri capolavoridi tecnica e ingegneria.Per difendere il fianco di questa imponentestruttura difensiva da un eventuale sbarconemico, venne costruita una linea trincerata. Essapartendo da Sistiana, si snodava lungo le alturedella costa fino a raggiungere le colline allaperiferia di Trieste e proseguiva in Istria. Inoltrenei tratti di pianura ad est del fiume Judrio, cheallora segnava il confine di stato fra Italia edAustria, fu costruita una serie di strutture didifesa.La città di Trieste era difesa da un insieme dibarriere costiere: la più importante quella delforte Olmi. Il forte Olmi, costruito negli anni1858-1864, era ubicato nell’omonima località neipressi di Muggia ed aveva una pianta quadrata,con due terrapieni fronte mare e due, di minoridimensioni, fronte terra. Inoltre era circondato daun fossato di circa sette metri di larghezza e diprofondità variabile fino ad un massimo dicinque metri. Al limite del fossato sorgeva lospalto, che era più alto verso il fronte internorispetto a quello del mare. Sulla sommità dei dueterrapieni a mare c’erano due piattaforme

circolari del diametro di tre metri circa, condoppia corona di protezione in muratura di 60cmcirca, su ciascuna delle quali erano posti duecannoni di marina da 155 mm. Un'altra barrieracostiera, di cui oggi non rimane traccia, chiamata“Sorgente” fu costruita nel 1858 e sorgeva adAurisina. La batteria della “Sorgente” aveva unapianta rettangolare ed era disposta su due pianisfalsati, il muro di sostegno era di circa quattrometri dal livello della strada, con un parapetto dicirca un metro di altezza. Questa batteriarivestiva particolare importanza in quantoproteggeva la stazione di pompaggiodell’acquedotto che ancora oggi fornisce acquaalla città. L’opera era armata con due pezzi damarina da 155 mm e rimase in piena efficienzafino all’ ottobre 1918. Anche se i suoi cannoninon spararono neanche un colpo fu duramentebattuta dalle artiglierie italiane montate suimonitori.Questi mezzi erano delle particolari unitàimpiegate dalla marina italiana, armate di duecannoni da 381 mm montati su una torrecorazzata. Avevano il ponte di coperta moltobasso, a dorso di testuggine, dal quale si alzavaun albero a tripode, dove si trovava la postazionedel direttore di tiro. Nel luglio del 1917, imonitori italiani “Faà di Bruno” e il gemello“Alfredo Cappellini” affiancati dagli inglesi“Eral of Petersbourg” e “Sir Thomas Piction”usciti dalla laguna di Grado e da Punta Sdobba

di Gianfranco Baldas

Page 7: Ses 1 1 2014

7

Storie @ Storia Anno 1 Numero 1

Marzo 201 4

Malga Bala, anche la Regione era assente

Dopo quella di Napolitano un’altra defezione importante.

messaggeroveneto.gelocal. it

bombardarono il monte Hermada e le trinceeaustriache poste sopra Duino.Da parte italiana, il comando supremo, avendoassunto sin dall'inizio un' atteggiamento offensivoe non disponendo di posizioni forti, non avevaprevisto la costruzione di fortificazionipermanenti, anche perchè presumeva diconcludere la campagna in tempi ristrettiattuando una serie di manovre che avrebberofatto sboccare le nostre grandi unità nella “pianadi Lubiana”. Dopo un inizio favorevole delleoperazioni, che portò alla conquista di Caporetto,della dorsale tra il fiume Isonzo e Judrio,Cormons, Monfalcone, e l'attraversamento delIsonzo, l'offensiva si arenò in corrispondenzadella grande linea predisposta dagli austriaci,l'Esercito italiano fu costretto ad iniziare lacostruzione di fortificazioni campali,trasformando e riadattando, in un primo tempo,le trincee austriache catturate e costruendosuccessivamente delle trincee in pietra. Già nelgiugno luglio 1915 (prima e seconda battaglia

dell'Isonzo) apparvero le prime trincee “blindate”in cemento e acciaio, anche esse, al pari di quelleaustriache, rafforzate da reticolati, e nell'agostodel 1916, fortificazioni in caverna illuminate daluce elettrica e servite di impianti idrici.Lo scopo di salvaguardare e proteggerel'incolumità del personale fu quasi sempreraggiunta da entrambi i belligeranti. Peraltro,l'evoluzione degli armamenti avvenuta nel corsodel conflitto (grossi calibri di artiglieria, impiegodelle bombarde) rese necessario il miglioramentodelle caratteristiche protettive delle strutture,costringendo ad impiegare materiali dirafforzamento non reperibili sul posto (qualicemento e acciaio). Data la scarsezza di rotabili-tutti i materiali dovevano essere trasportati aspalla e sotto il tiro dei cecchini e delleartiglierie- fu necessario risolvere non indifferentiproblemi organizzativi. Sopratutto da parteaustriaca si raggiunsero risultati apprezzabili inquanto a comodità ed abitabilità, oltre che alla si-curezza.

TARVISIO.L'assenza delpresidente dellaRepubblica GiorgioNapolitano allacerimonia solenne

della commemorazione dell'eccidio di malga Balanon è stata ben accettata dal sindaco RenatoCarlantoni, che riteneva la presenza del capodello Stato un atto doveroso nei confronti dei 12carabinieri barbaramente trucidati dai partigianislavi, insigniti di medaglia d'oro al valore civilenel 2009 dallo stesso presidente.Ma martedì 25 marzo, a deporre la corona dialloro a 70 anni da quel tragico giorno, accanto al

comandante generale dell'Arma dei Carabinieri,Leonardo Gallitelli, e delle altre alte autoritàcivili e militari, fra i quali il sottosegretario alladifesa, Domenico Rossi, e i prefetti di Udine,Gorizia e Trieste, non c'era neppure unrappresentante della nostra Regione.E prontamente, il consigliere regionale RiccardoRiccardi (Pdl – Fi), ha presentatoun’interrogazione alla presidente DeboraSerracchiani, per conoscere le motivazioni chel’hanno indotto a non prendere parte allamanifestazione. «Il momento solenne e lepresenze importanti – afferma Riccardi –richiedevano che la Regione Fvg partecipasse informa ufficiale con un suo importante

Page 8: Ses 1 1 2014

8

Storie @ Storia Anno 1 Numero 1

Marzo 201 4

Pubblicazioni da segnalare

rappresentante, preferibilmente la presidenteSerracchiani, o almeno un esponentedell'esecutivo».Anche la presenza del sindaco del comunesloveno di Bovec (Plezzo), Sinisa Germovsek, perla prima volta intervenuto alla cerimonia inrappresentanza della popolazione della località diBretto, ora in Slovenia, dove i carabinieri furonofatti prigionieri, in segno di riappacificazione, aparere di Riccardi richiedeva la partecipazionealmeno di un rappresentante della giuntaregionale.Fra i presenti, proprio per un ulteriore segnale diconciliazione e di rispetto per tutte le vittimedella guerra dell’una e dell'altra parte, c'era ancheil presidente dell'Anpi provinciale, PasqualeD'Avolio. Ma, va detto, ha sorpreso tutti, anche ilprotocollo della cerimonia (per cui non ha potutoessere invitato a parlare), la presenza del sindacodi Bovec, Sinisa Germovsek.Le atrocità i dolori in guerra non hanno confini.«Ma a subirli sono sempre i giovani, i più deboli– ha detto il sindaco sloveno -, per questo tutti icaduti meritano rispetto e il ricordo del lorosacrificio deve indurci a lottare per conservare lapace». E dicendo ciò, ha invitato Carlantoni, cheha aderito, a partecipare alla cerimonia in onoredei caduti di Bovec. (g.m.)

Marco Pirina

Anno 2005

199 p.: ill.

24 cm

Carabinieri: 1943-1946 storie di carabinieri

scomparsi dalla storia

Questo volume, edito dal Centro Studi e Ricerche

Storiche "Silentes Loquimur", raccoglie “storie” di

Carabinieri, la cui memoria è colpevolmente

scomparsa dalla Storia. Dall’Istria, alla

Dalmazia, al Veneto, alla Lombardia, al

Piemonte, alla Liguria, alla Toscana, all’Emilia

del “triangolo rosso”, per non dimenticare il

sacrificio dei Carabinieri, vittime per il senso del

Dovere e l’Amore verso la Patria.

“Bus de la Lum e Cansiglio”

Edito dal Centro Studi e Ricerche Storiche“SILENTES LOQUIMUR” di Pordenone. Scritti edocumenti del fondatore Marco Pirina raccolti eriordinati a cura del Dottor Bruno Vajente. Trattadelle vicende e delle atrocità commesse nella zona delCansiglio nella Seconda Guerra Mondiale fino allafine del Conflitto con particolare attenzione al Bus dela Lum e aree limitrofe.

Page 9: Ses 1 1 2014

9

Storie @ Storia Anno 1 Numero 1

Marzo 201 4

Storie@Storia - C.P. 335 , 33170 Pordenone (PN)

Foglio informativo trimestrale web gratuito a cura delCentro Studi e Ricerche Storiche “Silentes Loquimur”(Istituto di notevole interesse regionale, L.R.n.17/2008,Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e Patrocinio dellaRegione Veneto, Provvedimento 5.2.2009).

www.silentesloquimur.it

Anno 1 . Numero 1 . Marzo 2014

Direttore responsabile: Gianfranco Baldas

Direttore editoriale: Bruno Vajente

Grafica e digitalizzazione: Franz Zanne

Autorizzazione del Tribunale di PordenoneRegistro della stampa n. 43 del 23/05/2013

E-mail: [email protected]

“Esodo. . . ”

Edito dal Centro Studi e Ricerche Storiche “SILENTESLOQUIMUR” di Pordenone. In questo libro l'autrice,Nela Spada, raccoglie le sue memorie di ragazzina,quando viveva nei pressi di Parenzo, nella zona B, ossiaquel periodo controverso e buio dove regnavano sovrani ilclima di terrore e di paura del regime di Tito. Sidescrivono il dramma delle foibe (col recupero di alcunidi quei sventurati che finirono nella foiba di Vines) e lepressioni sia fisiche che psicologiche che gli italianirimasti in quell'area dovettero subire.Un testo, di circa 110 pagine, coinvolgente e carico diquel pathos che caratterizza i racconti vissuti pienamentein prima persona.

“Contributo di analisi alla ricerca degliscomparsi da Gorizia”

(settembre 1943 - maggio 1945)

Edito dal Centro Studi e Ricerche Storiche “SILENTESLOQUIMUR” di Pordenone. Gli autori, AdrianaDefilippi e Giorgio Rustia, in questa opera prendono inesame le varie fonti esistenti sulla sorte degli scomparsidi Gorizia nel periodo di occupazione titina. Testo di 48pagine circa di notevole interesse e rigore storico.