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SommarioEditoriale Il tuo giornale

ResocontiAl Centro Studi Ezzelinolo “Scudetto” dei MedievalistiVoci nuove in ValbrentaSiriola da sballo!Feste del CristoSu cuncordiu Sinniesua Bassano inCanto

AppuntamentiViva gli alpini

RicordiLa penna di Tinosi è fermata per sempreEmigranti in FranciaAnniversari…ormai, purtroppo, inconsuetiMemoria di Padre Emidio Demeneghi,una vita spesa per Dio e per l’Angola

RaccontiIl contastorieTirar su sassi

RiflessioniUmorismo al lavoro:quando ridere è una cosa seria.

Notizie in breveDefunti

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FILIALE DI ROMANO D'EZZELINO

Via Roma, 6236060 Romano d'Ezzelino (VI)Tel. e Fax 0424 514112

Mensile di informazionee di cultura della Pro Locodi Romano d’Ezzelino

Per la Pro Loco di Romano:Maurizio CarlessoDirettore Responsabile:Dario BernardiSegreteria:Stefania Mocellin

In redazione:Sara Bertacco, Cinzia Bonetto,Maurizio Carlesso,Gianni Dalla Zuanna, Duilio Fadda,Franco Latifondi, Stefania Moccellin,Valeria Orso, Erika Piccolotto,Christian Rinaldo, Silvia Rossi,Maurizio Scotton, Serenella Zen,Giuseppe Bontorin.

Via G. Giardino, 77Romano d’Ezzelino (VI)Tel. 0424 [email protected]

Poste Italiane Spa - Sped. A.P.D.L. 353/2003(conv. in L. 27/02/2004 n. 46)art. 1, comma 1, DCB Vicenza

Tutti i diritti riservati

Quote soci:• ordinario nazionale E 10,00*• ordinario nazionale E 16,00• estero E 22,00• sostenitore E 52,00*quota che non dadiritto a riceverel’organo d’informazione della Pro Loco

ccp. n. 9337772Aut. Trib. Bassano del Grappa 2/1975

Tranne gli originali d’epoca,non si restituiscono le foto.

Settembre2010

Leonardo Lessio

nato il 10-9-2010 figlio di

Alessandro Lessio e Mariangela Prai

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Il Nuovo Ezzelino Settembre 2010 EDITORIALE - PAG. 3

Il tuo giornaleCorreva l’anno 1975 quando la firma del Direttore Responsabile apriva il nr. 1 dell’anno nr. 1 del nostro Nuovo Ezzelino. Tino Scremin firmava il pezzo che vi riproponiamo nella sua versione integrale quale omaggio al nostro grande amico della Pro Loco. Come tutti saprete il nostro “Direttore” nelle scorse settimane è mancato e, con l’affetto e l’abbraccio di tutto il Consiglio direttivo della Pro Loco, abbiamo portato una parola di sostegno e conforto alla sua cara Jole.

Maurizio Carlesso

In punta di piedi, con grande dignità, ha affron-tato la sua malattia ed il suo calvario, sempre con il sorriso sulle labbra ed una parola di con-forto per tutti. Sabato 11 settembre, quando mi sono recato a far visita di buon mattino alla moglie, sono stato accolto con un sorriso. La moglie nel ricordare la figura del suo compagno con aneddoti ed episodi curiosi, mi ha concesso il privilegio di visitare lo studio del nostro Tino. La scrivania, la sua poltrona, ma soprattutto tutto il materiale preziosismo del nostro territorio, perfettamente catalogato, etichettato ed ordinato. Tipologia di argomenti, diapositive, foto, scorci di storia Ro-manese sono ben custoditi e sarà nostra cura, in futuro, chiedere di poter attingere a tali pre-ziosi materiali. Nella ricerca della prima copia del Nuovo Ezzelino ci siamo imbattuti in una serie di argomenti ed articoli ancora attuali e portati avanti con lo stesso impegno e passione a distanza di anni, è il tipico segnale che indica che la nostra comunità è sempre propositiva e disponibile verso gli altri dedicandosi e dedi-cando al volontariato molte energie.Abbiamo stravolto il palinsesto del giornale all’ultimo momento per dare risalto alla figura di un “Direttore” che ha tracciato un percorso importante. Avremo, nel prossimo numero, una rivisitazione della figura di Tino Scremin com-pleta, scoprendo anche le poesie scritte durante la sua malattia che, lette con attenzione scopro-no e trasmettono importanti messaggi per tutti. Lascio alla sua cara Jole l’abbraccio mio e di tutta la Pro Loco.

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La penna di Tinosi è fermata per sempreVenerdì 10 settembre s’è spento il direttore responsabile che scrisse il primo editoriale di questo mensile nonchè la mente che fondò il Nuovo Ezzelino e la Pro Romano: Tino Scremin.Persona molto schiva e riservata, dalla personalità molto forte, Antonio Va-lentino Scremin è stato un personaggio romanese che si è sempre distinto per l’enorme impegno sociale e per il suo operato giornalistico. L’ha fatto con tanto credo al punto da farne quasi una malattia ogni volta che qual-cosa non andava per il verso giusto, tant’era la sua pignoleria nell’operare e nello scrivere.

Una meticolosità che tra-spare anche nel modo di redigere i verbali della Pro Romano nel 1966, tutti scritti rigorosamente in penna sti-lografica con l’estetica della bella grafia appartenente alle scuole degli anni ’30. Col senno di poi, la sua ca-ratteristica personalità dalla scorza dura probabilmente era un mezzo per difendersi dalle critiche quando affon-dava la penna su argomenti delicati e spinosi di Roma-no. Ed è per questo che tutti ci ricordiamo di Tino, per il suo modo ingombrante di saper stare con la schiena dritta ovunque e comunque, senza compromessi, senza se e senza ma. Raccontare della sua vita lo faccio at-traverso “la penna” di una giornalista che a lungo ha collaborato per l’N.E. sua nipote Silvia Rossi che così scrive nelle colonne del Gazzettino: Chi non lo conosceva poteva apprezzare i suoi scritti. Chi lo conosceva ne apprezzava l’uma-nità, nascosta (ma non troppo) da quel fare un po’ burbero che lo contraddistingueva, la gene-rosità, l’impegno con cui affrontava ogni più piccolo compito, la dedizione alla famiglia. Fino alla fine il giornalista-scrittore Antonio Tino Scremin, 74 anni, ha seguito il suo stile: il suo ultimo passo nel mondo, dopo una lunga ma-lattia, lo ha voluto fare a casa sua, aspettando il giorno del suo 50° anniversario di matrimonio, stringendo la mano della moglie Jole. Amante della cultura e del territorio, ha colla-borato nelle vesti di impiegato comunale con le amministrazioni dei vari sindaci, Bontorin, Zar-pellon, Toni Zen, curandone l’aspetto culturale. É stato: uno dei più longevi corrispondenti de “Il Gazzettino” (corrispondente per Romano d’Ezze-lino per più di 30 anni )lavorando per vari perio-di anche in redazione, corrispondente della Rai; dal 1971 per un decennio corrispondente per l’Ansa per il territorio bassanese. Ha ideato e fon-dato la Pro Romano d’Ezzelino nel 1966, ha fon-

dato e diretto dal 1975 al 1987 il “Nuo-vo Ezzelino”, ha ideato e diretto dal 1976 al 1992 il Notiziario amministra-tivo. Sua è la serie mono-grafica sulla storia di Ro-mano, sfocia-ta nel 1989 nel convegno inter nazio-nale “I Da Romano e la marca gioio-sa”. Ha pub-blicato due guide su Ro-mano d’Ez-zelino e nu-

merosi libri sulla storia, l’attualità, la civiltà di Romano; ha pubblicato libri di poesie, lasciando esprimere alla penna ciò che a parole non riusci-va a dire. Suoi sono “Il Grappa attende ancora”, “San Giacomo di Torre”, “Schegge di giornata”.Tino, a prescindere dalle simpatie o meno, era una persona che godeva della stima di chiun-que, mia compresa e dell’ex direttore Simone Cavallin cui spesso gli dedicammo articoli di ri-conoscenza, come queste parole di ricordo, che ho chiesto al presidente Maurizio Carlesso di poter scrivere nel giornale che Scremin ha sem-pre ritenuto suo “figlio”. A tal proposito racconto un aneddoto di quando divenni presidente della Pro Romano nel 1996. Dopo aver passato l’esta-te a studiare tutti i verbali della pro loco per capire la storia dell’associazione, andai a casa di Tino per chiedergli lumi sulla Pro e il Nuo-vo Ezzelino. Suonato il campanello e accolto da Jole (che molto abilmente gli disse “guarda che c’è una persona che ti vuole”), mi presentai di-cendogli: “Salve Tino sono Roberto Frison, figlio di Carlo e della povera Maria…” “Guarda che so chi sei!- mi disse interrompendomi- e immagino anche perché sei qui”.

“Beh, appunto… – replicai - volevo chiederle se mi poteva dar delle risp...” “E ti ho anche già preparato una lettera – mi rispose interrom-pendomi per la seconda volta- è qui sopra il tavolo dello studio, te l’avevo preparata ma non te l’avrei spedita perché poi ci ho ripensato. Mi fa piacere che tu sia qui e ora ti posso raccon-tare quello che hai da sapere” Così, io e Tino passammo tutto un sabato pomeriggio assieme a casa sua, io con la curiosità di un bambino, lui col piacere di raccontare. Proprio come ha sem-pre fatto con la gente, coi lettori, con i paesani: raccontare la nostra storia animato dal desiderio di conoscerla e divulgarla.

Di tutti gli scritti del cavalier Scremin (pochi sa-pevano della sua onorificenza), ritengo le righe più significative quelle scritte nella sua “Guida di Romano d’Ezzelino”, ediz. Moro, anno 1991, che pubblicò in occasione dei 25 anni della pro loco. Sono significative perché raccontano l’idea di una pro loco successivamente concretizzata il 22 luglio 1966 nella Pro Romano con Alfredo Fon-tanesi presidente e lui segretario. Descrivono il sogno che poi diverrà realtà, l’importante realtà che a turno i posteri prenderanno per mano e cercheranno di condurre nel migliore dei modi, ognuno in base alle proprie capacità, ognuno secondo la propria coscienza, animati dallo spi-rito della Pro Romano.. Grazie Tino! “Primi testimoni della nascita della Pro Loco, il sottoscritto e Italo Alessio. Luogo l’ex aula consi-liare, al primo piano lato est del municipio. Sce-nario un seggio elettorale per il rinnovo dei de-legati rappresentanti di categoria. L’uno e l’altro attendevano gli elettori nel primo pomeriggio di una qualsiasi domenica di primavera del 1966. Da poco residente, il mio interlocutore accettava di buon grado il discorrere che facevo sui proble-mi locali: esigenze culturali, assenza di gruppi e iniziative ad ogni livello in un Comune che allora contava quasi seimila abitanti. Il terreno della promozione era tabula rasa. Il campani-lismo frustava ogni movimento. Anche in con-siglio comunale l’ottica era quella del proprio campanile, pure se le eccezioni non mancavano di già…Da un anno sto rimuginando un’idea, dissi ad un certo punto; ho già preso contatti con qualcuno, ma mi servirebbero appoggi più con-creti: ci vorrebbe una pro loco!”…

Il Nuovo Ezzelino Settembre 2010 RICORDI - PAG. 4

Roberto Frison

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Al Centro Studi Ezzelinolo “Scudetto” dei MedievalistiIl Centro Studi Ezzelino da Romano vince il Premio Italia Medievale, mas-simo riconoscimento nazionale assegnato “a personalità, istituzioni e privati che si sono particolarmente distinti nella promozione e valorizza-zione del patrimonio medievale del nostro paese”. Giunto alla sua settima

edizione, il Premio passa dalle mani dell’Universi-tà di Parma – vincitrice lo scorso anno – a quello dell’associazione presieduta da Simone Cavallin. Le premiazioni avranno luogo il prossimo 27 no-vembre al Mondadori Center di Milano.

Il Premio Italia Medievale, che gode della Meda-glia d’Argento del Presidente della Repubbli-ca, è stato assegnato al Centro Studi Ezzelino da Romano per la categoria Multimediale (inter-net, web agency), grazie al numero di contatti, la qualità tecnica, della grafica e dei contenuti del sito internet www.ezzelinodaromano.it.

Cos’è il Premio Italia MedievaleIstituito nel 2004 all’Associazione Culturale Ita-lia Medievale il Premio Italia Medievale è as-segnato annualmente, come riconoscimento a personalità, istituzioni e privati che si sono par-ticolarmente distinti nella promozione e valo-rizzazione del patrimonio medievale del nostro paese. L’intento è quello di sostenere l’impegno di tutti coloro che operano per la ri-scoperta e la ri-nascita di un epoca per nulla buia e bar-bara, come ancora troppo spesso si vorrebbe far credere. Nello stesso tempo, desideriamo ampliare il già nutrito mondo degli appassiona-ti e offrire, anche ai meno attenti o interessati, l’incontro con un Medioevo più diretto e alla portata di tutti.Altre informazioni su www.italiamedievale.orgVincitore dell’edizione precedente nella cate-goria Multimediale (internet, web agency) “Iti-nerari Medievali” per la ricerca e la didattica dell’Università di Parma:www.itinerarimedievali.unipr.it

Nota del Presidentedel Centro Studi Simone Cavallin«Vincere il Premio Italia Medievale è un risul-tato di eccellenza che premia il lavoro di un gruppo formidabile composto da donne e uomini di enorme passione e di straordi-narie professionalità, messe al servizio del-la promozione della storia, della leggenda e del territorio che fu di Ezzelino da Romano.

È a questo territorio, ai suoi cittadini e alle eccellenze che hanno saputo produrre (por-tandole ai vertici nazionali ed Europei) che va il mio pensiero, consapevole che, ancora una volta, è con lo stendardo di Ezzelino che il nostro Pedemonte “vince”.

Il portale www.ezzelinodaro-mano.it ha sfiorato i 20mila contatti nei due mesi succes-sivi alla presentazione del “Premio Letterario Naziona-le Ezzelino: condottiero e leggenda”, avvenuta lo scorso

6 giugno ad Onara di Tombolo e questa è certo la certificazione della qualità del nostro lavoro, ma anche e soprattutto della grande suggestione creata dal condottiero che nac-que a Romano, più di ottocento anni fa. Una suggestione che appartiene a tutto quel ter-ritorio che va dal Livenza all’Oglio, per questo la promozione della conoscenza di uno dei massimi personaggi veneti di sempre è formazione ad una maggior coscienza del nostro territorio.La promozione della storia di un luogo, è pro-mozione di una peculiarità unica e inaliena-bile. Il “prodotto territorio” deve riscoprire e ri-dare valore a questa radice comune da cui si dipartono le diverse specificità dell’arte, della produzione agroalimentare, dell’innovazione tecnica che il territorio ha saputo produrre.

Il portale www.ezzelinodaromano.it na-sce per chi vive il territorio pedemonta-no, proponendosi come piattaforma per uni-re risorse e forze, e creare sinergie per la sua promozione e il suo sviluppo; ma nasce an-che per chi (al di fuori) voglia scoprire le terre di Ezzelino, scoprendone la ricchez-za culturale, civile, intellettuale, ambientale, morale che è data dai loro cittadini, dalle ec-cellenze che hanno saputo creare, dalla loro laboriosità e dallo spirito infaticabile che li contraddistingue. E li caratterizza da secoli.Per queste ragioni Ezzelino non è un mo-dello a cui ispirarsi, ma la forma di un principio e di una visione.

Il principio di un territorio unito e com-patto al suo interno, la visione di una gran-dezza che questo territorio raggiunse solo raramente dopo la sua morte.Ezzelino da Romano unì una terra e un po-polo e ne dimostrò tutte le potenzialità. Il si-gnore da Romano costruì un principato due secoli prima della nascita delle Signorie, tracciando la strada, di fatto, per un nuo-vo modello politico, giocò la sua partita su uno scacchiere internazionale e infine di-ventò una leggenda, che ancora concorre alla crescita di una fiorente letteratura.»

Il Centro Studi Ezzelino da RomanoIl Centro Studi Ezzelino da Romano si pro-pone un obiettivo chiaro e lungimirante: creare un rapporto duraturo tra i territori che fecero da sfondo alla vicenda politica e leggendaria di Ezzelino da Romano affin-ché la storia del condottiero e la sua leggenda possano diventare elemento unificatore de-gli aspetti culturali, storici e turistici, per approfondire la conoscenza dei territori e delle rispettive specificità ed eccellenze.

Altre azioni e “riconoscimenti”Il 6 giugno scorso, presso il Parco Palude di Onara (dove sorgeva il primo castello dei da Romano) è stato dato il via al “Premio Let-terario Ezzelino da Romano: Condottiero e Leggenda”. Un evento straordinario proprio perché realizzato con la collaborazione di tutte le associazioni ezzeliniane (o di rievocazione del XIII secolo): il Centro Studi Ezzelino da Ro-mano (VI), l’Academia Sodalitas Ecelinorum di San Zenone degli Ezzelini (TV), l’Associazione Castrum Soncini di Soncino (CR), L’Arme, le dame e i cavalieri di Cittadella (PD), il Colmel dei Tori di Pagnano d’Asolo (TV), i Bellatores Federiciani di Padova. Insomma un popolo, e una grande giornata di festa e di rievocazione storica, che ha visto un’enorme partecipazione di pubblico e che ha avuto il suo apice nell’in-contro con il poeta di questa storia e di que-sto popolo: Marco Salvador, storico e scrit-tore di fama internazionale, finalista lo scorso anno al Premio Acqui Terme con “La Palude degli Eroi”, stupendo romanzo che raccontava l’ultima stagione della potente famiglia dei da Onara, diventati ormai da Romano.Grande risposta da parte dei protagonisti del-lo studio della storia medievale, ma anche de-gli interpreti della vita civile del territorio, dal ministro Giancarlo Galan, al governatore Luca Zaia, dal presidente del consiglio re-gionale Valdo Ruffato, agli assessori provin-ciali Marzio Favero (Provincia di Treviso) e Chiara Capelletti (provincia di Cremona), fino agli amministratori di Bassano, Romano, San Zenone e Soncino.Il presidente Ruffato, in una nota inviata al Centro Studi Ezzelino da Romano in seguito all’evento, ha voluto rimarcare le “indubbie va-lenze socioculturali del Premio letterario, cui va il merito di creare delle sinergie positive tra nume-rosi comuni veneti della pedemontana a cavallo tra le province di Padova, Vicenza e Treviso”.

Il presidente del Centro Studi Ezzelino da Romano Simone Cavallin con lo scrittore Marco Salvador, alla presentazione del Premio Letterario Ezzelino da Romano: condottiero e Leggenda.

Il Nuovo Ezzelino Settembre 2010 APPUNTAMENTI - PAG. 5

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Il Nuovo Ezzelino Settembre 2010 APPUNTAMENTI - PAG. 6

L’attesa è finita, sabato 18 e domenica 19 settembre la città di Bassano ha ospitato per la prima volta il Raduno Triveneto delle penne nere in congedo. Un grande evento che si lega idealmente all’indimenticabile 81ª Adunata Nazionale degli Alpini svoltasi nel maggio 2008 che decretò Bassano del Grappa “piccola capitale degli Alpini”.

Una nuova e storica occasione per rivivere le emozioni vissute due anni fa, dalla cerimonia in cima Grappa alle dodici ore ininterrotte di sfilata, di applausi, di sorrisi, di gente che gri-dava “Viva gli alpini”.L’Adunata Triveneta, che la Sezione ANA Montegrappa ha accuratamente organizzando da diversi mesi, ha portato ai piedi del Grap-pa circa 30.000 persone con la loro voglia di fare festa, di riabbracciare vecchi commilito-ni, di creare coesione e fratellanza.L’intero territorio bassanese, così ricco di testimonianza storiche, è stato interessato all’evento. Anche nel nostro comune, punto di transito per quanti dal magnifico Ponte in legno degli Alpini sono saliti sul Monte Grap-pa per visitare l’Ossario, le trincee ed i diversi siti della Grande Guerra, abbiamo sentito la loro allegra presenza offrendo a questi ospiti un’accoglienza cordiale e signorile.

La loro presenza ha reso ancora più prezioso un 2010 che celebra il 90° anniversario del-la nascita della nostra Sezione ANA Monte-grappa che, grazie all’entusiasmo ed all’ab-negazione di tutti i suoi alpini, è una delle sezioni italiane più attive per l’impegno nel volontariato, nella Protezione civile, e nelle diverse opere di solidarietà sia in Italia che all’estero.Avendo ben presente la straordinaria capacità delle penne nere di condividere e coniugare l’impegno nel sociale, il ricordo dei propri ca-duti e la convivialità... W gli Alpini!

Viva gli alpiniMaurizio Scotton

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Il Nuovo Ezzelino Settembre 2010 RESOCONTI - PAG. 7

È diventata oramai una consuetudine l’appun-tamento canoro dell’estate “Voci nuove in Val-brenta” arrivato quest’anno all’8° edizione. Nel-le varie piazze coinvolte dalla kermesse vale a dire Pove del Grappa, Romano d’Ezzelino, Cusi-nati di Rosà, Rossano Veneto, Valstagna e Car-tigliano sono scaturiti i finalisti che si sono dati appuntamento sabato 21 agosto a Pove per la finalissima.Una serata dal tutto esaurito con il pubblico che ha omaggiato le performances dei 16 cantanti in gara. La giuria era composta da personaggi mol-to noti che orbitano nel mondo della musica: An-drea Terzo musicista, Alice Castellan cantautrice, Matteo Dalle Fratte tenore, Don Gaetano Borgo cantautore, con all’attivo diversi cd e Paolo Bado-er maestro di canto e presidente di giuria. Non è stato facile per i giurati decretare i tre vin-citori di uno spettacolo emozionante e allo stes-so tempo carico di adrenalina: al terzo posto Filippo Moro di Romano d’Ezzelino interpre-te di “Sono già solo” dei Modà colpisce la giuria per una grande padronanza di timbro vocale che non lascia indifferenti i fan accorsi ad ascoltarlo. Il secondo gradino del podio è per Monica Perdonello di Solagna voce magistrale e ben calibrata per un brano in inglese dai passaggi molto impegnativi. Il trionfatore per eccel-lenza è Andrea Dal Molin di Romano d’Ez-zelino autore di una performance celestiale del brano “Ancora” di Mina. A premiare i vincitori il sindaco di Pove del Grappa Orio Mocellin, il pre-sidente della Pro Loco Maurizio Andolfatto, il presidente del consiglio dei giovani Alessandro Zen e Giuseppe Cortese presidente del Consor-zio Grappa Valbrenta. Il presentatore Renato Zambelli con il fonico Gianantonio Coppe hanno dato come di consuetudine un gros-so contributo per l’ottima riuscita della manifestazione. Per il prossimo anno si toccherà il traguardo della 9° edizione che promette grandi sorprese.

Voci nuove in Valbrenta

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Il Nuovo Ezzelino Settembre 2010 RESOCONTI - PAG. 8

Siriola da sballo!La professionalità nello sviluppare e proporre i mestieri di una volta c’è, i costumi da popolani curati nei dettagli pure, come quelli da signorotti che son stati confezionati nel 2008 dopo tanto studio e sacrificio. Alla fine in Siriola mancava un solo tassello: quello coreografico. Così sull’onda degli Angoli Rustici di quest’anno dove contrà Torre e Calessi-Pragalera si son proposte con dei pregevoli balli popolari veneti, grazie alla disponibilità di alcuni contradaioli l’associazione romanese ha costituito un vero e proprio corpo di ballo che al momento è già in grado di ben figurare.

Ovviamente l’intento è quello di estendere a tutti i paesani l’invito ad imparare le varie coreografie, visto che a breve riprenderanno i corsi di danza popolare veneta. E’ un invito di partecipazione non vincolante, ma per il solo piacere di conoscere le movenze venete e magari condivider-le in occasione del palio delle contra-de, giusto per aver un motivo in più per divertirsi in piazza alla sera.

Tornando all’attività dell’instancabi-le Siriola, bisogna dire che è stata un’estate densa di appuntamenti e di gran lavoro, vedi stand gastronomi-co al Back to Africa (15-17 luglio), e ancora i 50 figuranti popolani e coppie al Centenario della Ferro-via Bassano-Primolano (24 luglio), a questi vanno aggiunte la parteci-pazione con contrada Carlessi-Pra-galera alla Biciclettada a Tezze sul Brenta del 10 ottobre e l’impegno

alla Mostra dei Presepi di Roma-no d’Ezzelino con le contrade che espongono ognuna il proprio prese-pe nella prestigiosa mostra in chie-setta Torre di San Giacomo.

Molto risalto ha avuto soprattut-to la partecipazione alla festa dei Veneti di Cittadella del 5 settem-bre, di fronte ad un folto pubbli-co, con una 70ina di nostri figuranti che han dato vita a mestieri di un tempo, come lo spettacolo dei bu-rattini proposto da contrà Cornaro agli angoli 2010, i giochi di una volta proposto da Zaghi agli ango-li rustici del 2007-08 e il mestiere del marangon. Tra questi figuran-ti c’erano il neocomposto corpo di ballo, esibitosi nei tre balli popo-lari veneti tipici dei primi anni del 1900. Immancabili le plurifotogra-fate coppie vestite dei prestigiosi costumi e, ciliegina sulla torta, sul

palco cittadellese i bambini della 4^A delle elementari Dante Alighie-ri di Romano d’Ezz. han dato lustro con l’emozionante canzone “Bo-cia panocia”. Dalla festa cittadellese la Siriola tor-na a casa tra applausi calorosi dei partecipanti, complimenti e ringra-ziamenti dagli organizzatori, rico-noscimenti dai politici, richieste di partecipazione a manifestazioni im-portanti, riprese tv (pure sul tg3 Ve-neto), intenti di progetti futuri, ma soprattutto torna a casa con l’imma-gine di quello che è da tempo, una Siriola giovane e dinamica che parla con cognizione di causa della storia del suo paese. A proposito, non si è trovato nessuno che si fosse rivolto ai contradaioli dicendo loro: “Siete di Romano! Ah, quelli dei mussi?”.

Che sia cambiata la percezione dell’offerta qualitativa romanese?

Roberto Frison

Foto:Figuranti in posasul treno celebrativo del Centenario della FerroviaBassano-Primolanoby Stefano Lessio.

Uno scorcio dellapartecipazione alla festadei Veneti di Cittadella.

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Il Nuovo Ezzelino Settembre 2010 RESOCONTI - PAG. 9

Feste del CristoDal 3 al 13 settembre scorsi si sono svolte a Pove le “Feste Quinquennali in onore del Divin Crocefisso”, più semplicemente chiamate “Feste del Cri-sto”, un importante appuntamento religioso e culturale che si ripete ogni cinque anni nella cittadina ai piedi del Grappa.Fin dai primi giorni di settembre le vie del paese hanno cominciato a cam-biare aspetto: fiocchi e festoni ai cancelli delle abitazioni, originali decora-zioni lungo le vie, luci colorate, grandi archi innalzati al cielo, il tutto frutto del lavoro paziente e continuo di un gran numero di persone del posto.

Per le “Feste del Cristo” il paese dun-que si trasforma ed è pronto a mostrare ai tanti spettatori attesi il risultato degli sforzi profusi per la buona riuscita del-la manifestazione. Queste feste hanno un’origine molto antica e richiamano una leggenda che racconta di un pellegrino diretto verso Roma nell’anno giubilare del 1300 che, stanco del suo viaggio, si fermò a Pove del Grappa e trovò ospi-talità presso il sacerdote del paese. Per ringraziare della cordiale accoglienza ri-cevuta, il pellegrino scolpì su un tronco di ulivo un crocefisso che lasciò in dono alla chiesa di Pove. Da allora, a ricordo di tale evento, gli abitanti di Pove ani-mano il paese esponendo il crocefisso ligneo, simbolo cristiano di devozione e preghiera. E così quest’anno nelle prime due domeniche di settembre (domenica 5 e domenica 12) ha avuto luogo la so-lenne processione storico biblica che ha preso avvio proprio dalla Chiesa di Pove del Grappa quando il Divin Crocefisso si

è fatto spazio tra la folla riunita in Piazza Europa, seguito da più di seicento figu-ranti in costumi storici con il compito di rappresentare le vicende dell’Antico e del Nuovo Testamento, sapientemente commentate da uno speaker d’eccezio-ne, Don Francesco Farronato. Per tutta la durata della manifestazione si è respi-rata un’atmosfera senza dubbio partico-lare e suggestiva che ha toccato nell’ani-mo i presenti che hanno apprezzato le scene più significative dei vari passaggi biblici, originali nella loro ricostruzione coreografica; ammirato da tanti è stato lo splendido arcobaleno vivente, se-gno di pace e di speranza, che accom-pagnava la sfilata. L’interpretazione di Cristo Gesù, sofferente nel portare la croce, è stata abilmente eseguita da un bravissimo Luca Cortese lungo tutto il percorso. Durante i dieci giorni di festa non sono mancati altri interessanti appuntamenti come concerti, mostre didattiche di vario

genere e spettacoli serali; è stato inoltre attivato dai volontari del Coordinamen-to di Protezione Civile “Brenta Monte Grappa” e dalle Associazioni volontari dei carabinieri di Romano d’Ezzelino e Bassano del Grappa un prezioso ed apprezzato servizio di aiuto e assistenza alla gestione traffico all’interno dell’area interessata alla manifestazione, di con-vogliamento dei flussi pedonali, di in-formazione alle persone presenti sul po-sto e di supporto alle forze dell’ordine e dell’organizzazione locale.Nella serata di venerdì 10 settembre, inol-tre, presso il Parco delle Rose si è svolta la rappresentazione della passione, mor-te e resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo alla quale hanno partecipato più di cento personaggi in costume e seguita da un pubblico numeroso. Il ricordo di questa manifestazione resterà impresso nella memoria di quanti hanno potuto ammirarla, in attesa della prossima edi-zione prevista per 2015.

Sara Bertacco

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Emigranti in FranciaCi è gradito proporvi delle foto che ci pervengono dal nostro socio francese Ni-colò Simonetto. Dalle ricerche che fa e dall’interessamento che propone, trasuda un legame particolare con Romano d’Ezzelino e le famiglie storiche. Un grande famiglia, quella degli emigranti di Romano d’Ezzelino sparsi per il mondo, pronti a metterci a disposizione spezzoni della loro vita nei paesi che li ospitano. Invitia-mo tutti i nostri emigranti a mandare materiale alla nostra redazione, molti di noi

scoprono nelle foto volti e persone noti e riallac-ciano legami che pensavano spezzati dal tempo. Grazie a tutti voi, ma in particolare un grazie al nostro uomo Pro Loco Nicolò Simonetto.

Il Nuovo Ezzelino Settembre 2010 RICORDI - PAG. 10

Filippo Carlesso “Campanari” e Nicolò Simonetto, 1955.Preparazione del treno per arare e poi piantare alberi da frutta.

Nicolò Simonetto a Doussard, 1955.Traino tronchi di abete.

Al taglio Gino Andriollo, Franco Fabian, Nicolò Simonetto,Antonio Andriollo e seduto sul tronco Sebastiano Carlesso, 1953.

Antonio Andriollo, Gino Andriollo, Nicolò Simonettoe in secondo piano Sebastiano Carlesso e Francesco Fabian, 1953.

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Il Nuovo Ezzelino Settembre 2010 RICORDI - PAG. 11

Nino Carlesso e Giovanni Dissegnadurante l’occupazione italiana in Francia, 1943.

Foto della casara ceduta a mia nipote Andreina dicendole “ti faccio un regalo grande come il Monte Grappa”.

“Les Cheneviers”, Thoreus Glières, 1956.Gilbert Metral, Nicolò Simonetto,Angelo Bacega, Roland e Antonio Simonetto.

Autobotte 5.000 litri, nominato il vasettodi yogurt, ma io passavo dappertutto, l’avevo fatto fare appositamente.

Autobotte 7.000 litri, 1962.Davanti al deposito di carburante Esso.

1943 - SEDUTI: Carlesso Giovanni “Mariotto”,Longo Giovanni con la figlia Andrée,Parolin Iolanda, figlia di Caterina Abin,Tonin MAtteo, Tonin Elfa e suo padre Domenico.

IN PIEDI: Carlesso Veronica “Mariotta”,Chemello Maria, sposa “Mariotto”, sua madre,Carlesso Maria, sua figlia,Carlesso Giovanna “Mariotta”,Parolin “paulette”, figlia di Caterina Abin,Signora Longo, moglie di Giovanni Longo.

ALLE SPALLE: Donazzan Giovannino “Moda”,Carlesso Mario, figlio di Giovanni e Maria “Mariotta”, Ceccon Angelina, moglie di Tonin Domenico,Chemello Caterina, sposa Parolin,Donazzan Marco “Moda” e Carlesso Nino.

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Il Nuovo Ezzelino Settembre 2010 RACCONTI - PAG. 12

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di Lorenzon RobertoVia Marze, 35 - 36060 Romano d'Ezzelino (VI) - Tel. 0424 382.011 - Fax 0424 390.148

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Il contastorieGianni Dalla Zuanna Col tempo la figura di Mario, il contastorie, aveva finito per ammantarsi di un

alone di mistero. Lui stesso contribuiva ad aumentare questa incertezza con risposte vaghe ed evasive alle domande sulla sua vita privata.Qualcuno diceva che in passato fosse stato ricco e che l’avesse rovinato la guerra. Altri erano certi che si trattasse di un girovago o di uno studioso di qualche genere particolare. Di sicuro in paese nessuno poteva affermare di

conoscerlo veramente, ma era una brava persona, aveva modi gentili ed educati e questo bastava.

In paese capitava con una certa regolarità, tre o quat-tro volte all’anno e la sua presenza, come l’arrivo del-le rondini in primavera o il cadere delle foglie in autun-no, indicava il mutare delle stagioni. Come molte altre persone girava per i paesi viaggiando a piedi, percorrendo le accidentate strade bianche con qualsiasi condizione climatica. Ogni tanto un passaggio da parte di qualche compassione-vole carrettiere rendeva il viaggio meno disa-gevole. La bicicletta restava un sogno al di là delle sue possibilità.Erano tempi duri quelli. La vittoria nella guerra contro l’Austria aveva lasciato un’eredità di mi-seria e distruzione, soprattutto in paesi come il nostro dove si era aspramente combattuto. La ricostruzione procedeva lentamente e i profu-ghi, al ritorno a casa, si trovavano alle prese con molti problemi irrisolti. Alcuni, stanchi e sfiduciati, decidevano di emigrare altrove in cerca di lavoro, ma per altri, più anziani e sen-za mezzi, non restava che mettersi sulla strada e bussare alla porta di persone misericordiose.Il contastorie non apparteneva a questa cate-goria, lui, nel suo eterno girovagare, si limitava a chiedere ospitalità per la notte, si acconten-tava di poco, una stalla o un fienile andavano benissimo e in cambio di questo offriva le sue storie, cosa che gli era valsa il soprannome con cui tutti lo conoscevano. Nessuno gli sta-va alla pari come capacità narrativa, sia che si trattasse di raccontare favole per i bambini, che di declamare versi della Divina Commedia o della Gerusalemme Liberata.“Ucci, ucci, sento odor di cristianucci…”, e tut-ti i piccoli ascoltatori sobbalzavano all’entrata in scena dell’orco di turno. A volte qualcuno si

spaventava al punto da mettersi a piangere, ma subito Mario faceva tornare il sorriso facendo magi-camente apparire una caramella che curiosamente si nascondeva dietro l’orecchio. Anche gli altri bambini si toccavano le orecchie, ma si sa che i dolcetti sono ca-

pricciosi e bisogna saperli convincere con le giuste parole…Quando c’era il contastorie era facilissimo ri-trovarsi in misteriose foreste tropicali, piene di rumori e di animali esotici, salire su poderosi velieri alla ricerca di leggendari tesori nascosti o ritrovarsi al fianco di Orlando e dei Paladini impegnati a difendere la cristianità dalle orde moresche. Anche il nonno che era solito fumare assorto la pipa in un angolo si girava ad ascol-tarlo e i fidanzati, tenuti a debita distanza e sotto stretta sorveglianza, ne approfittavano per ruba-re qualche carezza, che di più non si poteva…Quella volta arrivò che era quasi sera e già le ombre si allungavano sul terreno. Bussò sul vetro della finestrella vicino alla porta della stalla ed attese che qualcuno gli aprisse, fre-gandosi le mani ed alzando il bavero della giacca. La padrona di casa quando riconobbe la sagoma scura si asciugò le mani sul grem-biule e corse ad aprire. Come passava in fretta il tempo, l’ultima volta era stata in primavera ed ora un altro inverno era alle porte.Entrate, signor Mario – disse con un sorriso – fuori si ghiaccia, ed è così tardi!Entrò, si tolse il cappello e la sciarpa e li ap-poggiò vicino alla sua borsa, quindi ripiegò la giacca dal colletto rivoltato e dai gomiti lisi. Lasciò vagare il suo sguardo per la stanza. Si immerse nei confortanti odori di bestie, fie-no e corpi ammassati in un spazio ristretto. Nulla era cambiato dall’ultima volta, il nonno

assorto nei suoi pensieri masticava un sigaro spento, i bambini giocavano con un cavalli-no di legno e i “morosi” erano ancora tenuti a distanza. Gli uomini e le donne, seduti in cerchio parlavano tra loro, ma appena lo vide-ro lo salutarono calorosamente. Si prospetta-va una serata interessante, tale da rompere la monotonia della consuetudine. Il contastorie trovò un parola per tutti. Ad una signora chie-se notizie del figlio, militare in Colonia, e si rallegrò con lei che avesse finalmente scritto. Ad un uomo domandò se il vitello che aveva visto ancora incerto sulle gambe, si fosse irro-bustito e poi il discorso si allargò. Parlarono di montagna, di lavoro, di quelli che non c’erano più e di questo Mussolini che sembrava deciso a mettere ordine nella Nazione. La padrona di casa chiese al contastorie se avesse mangiato e in risposta al suo sospiro gli servì un’abbon-dante porzione di minestrone. Mario si tuffò a grandi cucchiaiate sul piatto, accompagnando il tutto con grandi pezzi di pane. Intanto nella stalla cresceva l’attesa, tutti aspettavano il mo-mento in cui il contastorie avrebbe dato libero sfogo al suo talento, ma lui, dopo aver lodato apertamente la cucina di casa, era alle prese con un secondo piatto di minestrone. Alla fine toccò alla padrona di casa prendere l’iniziativa: “Allora, contastorie, - disse con un sorriso – cosa ci raccontate questa volta?”Lui si guardò attorno, sentiva l’attenzione pun-tata su di sé e sapeva quello che si aspettavano da lui. Aprì la bocca, ma non uscirono parole, per la prima volta si trovava in difficoltà. Gli occhi gli si chiudevano e il mucchio di fieno era un’irresistibile sirena. Si alzò e con tono di scusa disse: “Mi spiace, ma pancia piena chiama riposo!”. Si buttò sul fieno e cominciò beatamente a russare. Quella sera non ci furono storie.

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tirarci su di morale”, “alleggerisce la ten-sione quando siamo un po’ stressati”.Come possiamo, al-lora, favorire il dif-fondersi dell’umo-rismo nel nostro ambiente lavorativo? La condivisione di aneddoti, barzellette, storielle divertenti in occasioni di ritrovo (pausa caffé, pausa pranzo, ecc.) rende il break piacevole e

rilassante, consente, inoltre, di ricominciare il lavoro con rinnovato impegno ed entu-siasmo. Arricchire il nostro posto di lavoro con elementi comici e stimolanti promuove preziosi momenti di relax e fornisce, spes-so, energie ed incoraggiamento per affron-tare situazioni impegnative. Cominciare una riunione con qualche barzelletta permette ai partecipanti di allentare la tensione, di attivare pensieri positivi, di guardare con maggior disponibilità ed indulgenza alle te-matiche da esaminare. Durante gli incontri di trattativa o negoziazione predispone le parti ad una maggiore apertura e fiducia, stimolando la ricerca di nuove prospettive. L’umorismo in ambito lavorativo, in conclu-sione, sembra agevolare la comunicazione, migliorare le relazioni interpersonali, alle-viare le tensioni e lo stress, ridurre la con-flittualità, favorire la flessibilità mentale e il pensiero creativo, apre nuove ed interes-santi prospettive, permettendo ai coraggiosi che lo impiegano di individuare stimoli di-vertenti là dove altri vedono solo problemi.

Il Nuovo Ezzelino Settembre 2010 RIFLESSIONI - PAG. 13

Umorismo al lavoro:quando ridere è una cosa seriaUmorismo al lavoro? Il concetto di lavoro è sempre stato associato, fin dalla notte dei tempi a qualcosa di faticoso, di pesante, di difficile. I termini usati in diverse lingue per descrivere tale attività, sono piuttosto espliciti: labor, in latino significa fatica, pena, sforzo; trabajo in spagnolo ha la stessa radice di partorire, mettere al mondo. Per molti secoli il lavoro è stato effettivamente caratterizzato da fa-tica, condizioni igienico-sanitarie scadenti, rischi, soprusi, precarietà, disuguaglianze, ecc.

Anche al giorno d’oggi il concetto di fatica e pena, di biblica memoria (“…con il sudore della tua fronte ti guadagnerai il pane quoti-diano…”), rimane piuttosto presente nell’at-tività lavorativa. Che cosa ci sarà da ridere in tutto ciò? Forse poco o forse molto, di-pende dai punti di vista. Il divertimento vie-ne associato, di solito, alla festa e alla con-tentezza; la sua etimologia latina divertere, tuttavia, evidenzia anche un altro aspetto importante: quello del distacco, dell’allon-tanamento dalla preoccupazione. Una risata ci può consentire, allora, di sperimentare contemporaneamente la riflessione e il di-vertimento, l’osservazione di un problema e un atteggiamento di distacco, la constata-zione di un errore (nostro o di altri) e una reazione indulgente e allegra. L’umorismo aiuta a prendere le distanze dai problemi e ad osservarli con maggiore obiettività, per-mette di chiarire e ristrutturare atteggiamen-ti ed idee errate senza drammatizzare e sen-za far sentire la persona umiliata e sconfitta. Consente, inoltre, di ridere di se stessi, di accettare i propri limiti, di giudicare sé e gli altri con maggiore indulgenza, di far tacere il desiderio di onnipotenza e di perfezione, di cogliere l’ilarità di numerose situazioni quotidiane. È possibile impiegare un ap-proccio umoristico anche al lavoro? Diversi studiosi, ribadiscono a gran voce la necessi-tà di far avvicinare il più possibile il lavoro al divertimento, a qualcosa di piacevole, di interessante, di stimolante. Recenti orienta-menti teorici evidenziano come l’impiego di modalità umoristiche in ambito organizzati-vo consenta di creare un clima piacevole: le persone che lavorano in un ambiente sereno e divertente, in cui non mancano i problemi ma neanche le risate, mostrano una maggio-

re motivazione e un maggior impegno. La presenza di un clima lavorativo positivo viene percepita an-che da coloro (forni-tori, clienti, ecc.) che, a vario titolo, entrano in contatto con tale gruppo. Come in ma-tematica, ad esem-pio, l’impostazione di un’equazione a due incognite richie-de due descrizioni (complementari) del-la stessa realtà, così grazie all’umorismo è possibile ricercare differenti e divertenti modalità per descrivere, e risolvere, una si-tuazione problematica. Un ambiente piace-vole e spiritoso, inoltre, agevola il pensiero divergente, la creatività e la produzione di nuove idee. D’altra parte se i membri di un gruppo non si sentono liberi di ridere, dif-ficilmente si sentiranno liberi di proporre idee innovative. Il rapporto “motivazione-produttività” viene oggi affiancato e forse superato dal rapporto “umorismo-produt-tività” visto che un approccio umoristico, che non si limiti alle battute di spirito nelle pause lavorative ma che ricerchi nuove pro-spettive, nuove modalità creative per risol-vere i problemi, per rendere più piacevole il clima lavorativo appare una risorsa preziosa e indispensabile. Alcune recenti ricerche di-mostrano un notevole apprezzamento per un manager dotato del senso dell’umori-smo: “il capo sa scherzare”, “sa controllare la situazione, rendendola più facile usando l’umorismo”, “è simpatico e cerca spesso di

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Il Nuovo Ezzelino Settembre 2010 NOTIZIE IN BREVE - PAG. 14

Una volta si chiama-vano bidelli adesso si chiamano collaboratori scolastici; ma per noi che l’abbiamo cono-sciuta resterà sempre “La bidella Nadia”. È giunto anche per lei il tempo dei saluti e non sarà facile lasciare la “sua” scuola di San Gia-como dove son passati 30 anni da quel lontano 20 novembre 1980, primo giorno di servizio. Sempre pronta ad aiutare inse-gnanti e alunni che le chiedessero aiuto.Il suo carattere che per qualcuno era troppo rigi-do e severo è servito a molti però per imparare a crescere e ad affrontare le difficoltà della vita. A chi non voleva mangiare “obbligava” almeno all’assaggio e così molti hanno imparato a man-giare anche cose diverse dalle abituali.“De chi sito fioeo ti?” diceva ai bambini “me ri-cordo to papà quando chel vegneva scoea qua… l’era tremendo come ti”, e così si accaparrava la simpatia dei bambini.Nadia, grazie della tua “autorità” e grazie del tuo impegno. A scuola però ti aspettiamo ancora, al-trimenti le piante dell’atrio chi le curerà?

Franca Meneghetti

Eh si, il 1° settembre 2010 sembrava lontanissimo invece è arri-vato. Pareva che questo giorno non dovesse mai arrivare ma inevitabilmente il tempo scorre e porta con se tutte le cose belle. Con l’estate termina anche l’impegno del dott. Zonta presso la direzione didattica di Romano d’Ezzelino; è arri-vato il momento dei saluti e congedarsi dal dott. Zonta non sarà impresa facile. Ha vissuto con noi 20 anni della sua

carriera dedicando anima e corpo alla scuola. Prima come maestro e poi come dirigente è sempre stato fedele al suo

impegno. L’orologio nella sua vita non è mai esistito: non im-portava se si terminava a sera inoltrata, se lo scopo era il bene dei

bambini. I mille alunni della direzione li ha sempre sentiti come tutti suoi, ha voluto loro il bene che solo un buon padre sa donare. Di tutti conosceva la storia, le doti, le difficoltà e un occhio di riguardo era proprio per chi ne aveva più bisogno. sempre disponibile a presenziare agli inviti che gli venivano fatti fossero dei docenti, dei genitori, delle associazioni operanti sul territorio o dell’ente locale. ha combattuto perché le nostre scuole fossero attrezzate con laboratori all’avanguardia perché era convito che l’esperienza pratica valesse più di molte lezioni teoriche e c’è riuscito; tutti i plessi sono oggi dotati di laboratori: a San Giacomo c’è stato il primo laboratorio multimediale che pure i licei ci invidiavano. “Mai perdere il treno” era il suo motto, “da qualunque parte possa condurre qualcosa da imparare ci sarà”. Il suo ottimismo era contagioso. La sua assenza lascerà senza dubbio un vuoto incol-mabile alla guida del nostro istituto. Le famiglie e gli alunni di Pove, Romano cap. San Giacomo, Fellette e S. Cuore augu-rano al dott. Zonta un futuro di serenià ringraziandolo di tutto ciò che ha donato alla nostre scuole e alla nostra comunità. Serberemo un ricordo indelebile di una persona davvero speciale e auguriamo alla dott.ssa Parolin Margherita, che lo succederà, il benvenuto e l’augurio di buon lavoro.

Franca Meneghetti

Un pensionamento d’eccellenza:è giunto il turno del Dott. Zonta Giuseppe

Nell’economia della montagna la parte più pre-ziosa erano le mucche. Tutto ruotava intorno a loro. Loro davano il latte, da cui si ricavavano il burro e il formaggio Loro davano i vitelli, dalla cui vendita si ottenevano i contanti con cui vive-re. Loro provvedevano all’unico ambiente caldo della casa, la stalla, durante l’inverno. Loro, il loro numero, costituivano il tesoro della fami-glia.Strettamente legato alle mucche era il prato, che dava il fieno per le mucche.Il prato costituiva, assieme al bosco, il patrimo-nio della famiglia. Perciò veniva tenuto e curato come un giardino.Veniva recintato con filo spinato e spesso con una siepe di alberi, perchè nessun animale estra-

neo potesse entrare a bru-care l’erba, o persona a calpestarla. Concimato tutti gli anni in autun-no o primavera, veni-va passato in aprile a palmo a palmo per essere ripulito da tutti i sassi che si tro-vavano in superficie e che, non si sa come, abbondavano tutti gli anni. Questo lavoro ve-niva fatto per rendere più veloce lo falcio d’estate. Incap-pare con la falce contro un sasso si-gnificava mezz’ora di tempo perso per riaffilarla con la battitura.Questo lavoro aspettava a noi bambini.

Armati di un vecchio secchio o co-munque di un contenitore ci dispo-

nevamo in riga ad una distanza di tre metri l’uno dall’altro, e passavamo a rastrello tutto il prato.Si raccoglievano tutti i sas-si, fino a quelli grossi come una noce, e ogni anno ci si meravigliava della quantità

raccolta. Pareva che duran-te l’inverno crescessero come

d’estate l’erba. Questo lavoro du-rava mediamente una settimana. Era

un compito che non ci faceva partico-larmente felici, ma che comunque ci permet-

teva di scoprire e conoscere tutti i germogli che cominciavano a spuntare a primavera sul prato.

Mocellin Sergio G.

Tirar su sassi

Viva la pensione!

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Il Nuovo Ezzelino Settembre 2010 RICORDI - PAG. 15

Anniversari…ormai, purtroppo, inconsuetiDomenica 8 agosto, decidiamo, io e mia moglie Graziella, di andare a messa nella chiesetta di “Costalunga” anche perché avevo un motivo quasi professio-nale per esserci e cioè una prova del sistema di amplificazione che mi era stato commissionato dal Sig. Cuman uno dei responsabili della chiesetta. Seduta tra i banchi, in attesa dell’inizio della messa, una Signora non più giovanissima ma dal bel aspetto mi saluta e mi fa un cenno con le cinque dita della mano.

Io subito non riesco a mettere a fuoco l’identità della signora ma, questione di frazioni di secondo la riconosco e con il tipico gesto della mano sulla fronte, gesto che sta a significare: ah ora mi ri-cordo, la saluto chiamandola per nome. “Ciao Mery, non ti avevo riconosciuta, scusa, come stai, sono molti anni che non ti vedo”.Maria Tonin, “Mery”, classe 1938 è una signora che da ragazza abitava a confine di casa mia in via Marchi, ma essendo di alcuni anni più grande di me, si è spo-sata quando io ero ancora un bambino esattamente di 8 anni.Praticamente da quando si è sposata ci saremo fugacemente visti una o due vol-te ma prima del suo matrimonio ci ve-devamo spesso ed evidentemente, c’era simpatia reciproca al punto che ho fatto da paggetto al suo matrimonio avvenuto con Giacomo Favero di Pove del Grap-pa, il 3 settembre 1960. Il gesto che Mery mi fece in chiesa a Co-stalunga stava a significare che quest’an-no ricorreva il 50° del suo matrimonio per l’appunto il 3 settembre e voleva ri-cordarlo pure a me che ero stato il suo paggetto. Quando abitava vicino a casa mia, lei mi aveva dato uno strano no-mignolo: “Pissaroto” e, come sempre ac-cade, i nomignoli non nascono mai per caso.Il mio nasceva da un curioso fatto: un giorno, tornado a casa con la sua bici-

cletta, lei mi aveva “beccato” a ridosso di una siepe men-tre stavo facendo la pipì e mi aveva apostrofato dicen-do: “guarda che bel pissaroto” e da qui il nomignolo. Per lei io ero sem-pre il “pissaroto” e così come lo dice-va lei era una cosa che non mi dava nessun fastidio, anzi ne ero quasi orgoglioso.Sono felice dopo molti anni di poter ricordare queste cose che sono ri-maste cosi fervida-mente aggrappate alla mia memoria di bambino prima e da adulto poi e sono altrettanto felice di congratularmi con Mery e con suo marito Giacomino per questa importantissima meta da loro raggiunta . Cinquant’anni di matrimonio, non è più, ahimè, una ricorrenza molto consueta e chi ci arriva è da guardare, almeno dal mio punto di vista, con un po’ di invidia visto come stanno andando le cose sul terreno dei matrimoni oggi.Congratulazioni Mery e Giacomino e

grazie per avermi dato l’opportuni-tà di emozionarmi nel ricordare fatti che, anche se mi sembra impossi-bile, risalgono a mezzo secolo fa. Il mio augurio è che il Signore vi dia la possibilità di conti-nuare a vivere se-reni assieme per ancora molti molti anni, finchè Lui vorrà.Nella foto di Lino Manfrotto, scatta-ta all’interno del-la Parrocchiale di Romano, oltre agli sposi Mery e Gia-comino ci sono

due bambini che portano il cestino dei fiori. Ebbene il maschietto sono io e la bambina è Letizia Bosa una bella bam-bina diventata poi una bella donna che però non ho più avuto modo di incontra-re, si sarà sposata e sarà andata ad abita-re in qualche altro paese, magari lontano dal nostro.Spero che Mery non me ne vorrà per aver spifferato un nostro piccolo segreto quello del “Pissaroto”, penso invece che apprezzerà il mio ricordo.

Sergio Carlesso

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Il Nuovo Ezzelino Settembre 2010 RESOCONTI - PAG. 16

– Pronto? Maa…! Ciao mamma, come va? Ehia, qui c’è brutto tempo, però va tutto bene –. Nel momento in cui Angelo telefonava in Sardegna, erano già passati due giorni dall’arrivo del coro Su cuncordiu sinniesu di Sinnai a Bassano del Grappa, pronti per il gran giorno. Domenica 25 luglio, il coro ha cantato sul palco del cine teatro Jacopo Da Ponte, ed è stato il decimo coro ad esibirsi dopo una lunga maratona canora di cori e canzoni popolari.

Su cuncordiu Sinniesu a Bassano inCantoPer il Circolo Sardegna NostraDuilio Fadda

La manifestazione 2010 di Bassano inCanto è entrata a far parte della ottava edizione dell’im-mancabile kermesse corale legata al millennio Bassanese. Quando cominciò, nel lontano 1998, diede inizio ad una inequivocabile voglia di far conoscere e apprezzare il canto corale eseguito da cori di varie regioni e soprattutto di diverse espressioni canore. Il piacere per il pubblico era quello di poter gustare canti diverse e sceglie-re, nella lunga maratona (canora), quale grup-po ascoltare. Fortunatamente queste possibilità sono rimaste inalterate, unica nota di rammarico può essere solo quella di aver dovuto assistere al concerto dentro il chiuso di un teatro, piutto-sto che la bellezza dell’ascolto all’aria aperta. Gli altri anni, infatti, la manifestazione si svolgeva nell’ortazzo del castello Ezzelino, dove il piacere dell’ascolto è sempre stato accompagnato dalla gioia del leggero venticello, che spira di solito nell’antica corte della fortezza.Ma aldilà di queste banali note mi piace pensare che, i nostri amici di Sinnai, hanno trascorso tre giorni di indimenticabile amicizia e simpatia. Già venerdì, dopo aver consumato un pasto frugale a pranzo ed un meritato riposo pomeridiano, han-no dedicato parte del loro tempo alle prove ed ai preparativi per i concerti, che erano in program-ma per successivi giorni. La sera di venerdì 23, nella stupenda sala del gruppo alpini di San Vito a Bassano del Grappa, con la presenza di vari componenti del coro Bas-

sano e del Circolo Sarde-gna Nostra si è dato inizio ad una serie di incontri ed escursioni fino, appunto, alla notte di domenica 25.Durante la cena del 23, Su cuncordiu sinniesu ha dedicato la sua Nin-na nanna al neo nonno Bruno, membro del coro Bassano, con sua com-prensibile emozione e infine grande applauso al

gruppo corale Sardo. Non paghi del primo bra-no, si sono quindi esibiti con altre due canzoni, regalando gioia e allegria ai presenti.Ultimata la cena il maestro ed il presidente han-no sollecitato il rientro ai coristi nei propri allog-gi, infatti, l’indomani mattina era programmata una giornata intensa. Primo impegno: visita al Sacrario militare sul Grappa; dove su quelle tom-be tanti figli di Sardegna hanno lasciato la loro vita per la Patria e dove i coristi sono andati a ricordarli cantando poi l’inno della Brigata Sas-sari, Dimònios.In realtà la brigata Sassari ha origini nella città di Sinnai, furono il 151º Fanteria di Sinnai (Cagliari) ed il 152º Fanteria stanziato a Tempio Pausania (SS) che diedero inizio alla famosa “Sassari” e la particolarità di questi reparti è che sono compo-sti quasi interamente da militari sardi.Il rientro a pranzo, con menù tipico locale (Bac-calà alla vicentina, preparato dalle mani esperte della sig.ra Anastasia) sempre in sede alpini a San Vito, quindi la sera a San Giacomo di Roma-no con “Il concerto d’estate” in compagnia del coro Bassano e del coro città di Savigliano in provincia di Cuneo.Sei brani d’indiscutibile bellezza hanno confer-mato le grandi capacità canore del gruppo sardo. A conferma di ciò, è stata la ulteriore richiesta del bis, da parte del pubblico presente, dopo l’esecuzione dei brani in programma, ma il ma-estro Emilio Capalbo ha voluto stupire i presenti

facendo eseguire il canto Nanneddu meu, con la impareggiabile interpretazione del solista Guido Frigau.L’indomani mattina, dopo una salutare passeg-giata per il centro Bassanese con obbligatoria vi-sita al ponte degli Alpini, nella chiesa convento dei frati cappuccini di San Sebastiano, Su cun-cordiu, si è esibito magnificamente durante la S. Messa con canti della liturgia, alla presenza di un folto gruppo di conterranei, alcuni provenienti da Verona.Questa delegazione del circolo di Verona, era guidata dal presidente Maurizio Solinas ed è noto che, l’associazione veronese, è in grande amicizia con il gruppo di Sinnai, ormai da vec-chia data.Fra i due gruppi in questione, negli ultimi anni, ci sono stati vari ed interessanti incontri a Verona e a Sinnai. La partenza per Scaldaferro nella tenuta di Gesu, Gesuino Melis per l’anagrafe, è stata immediata dopo la fine della cerimonia religiosa ed i saluti agli amici veronesi. Gesu, uno dei fondatori del Circolo Sardo a Bassano, possiede una bellissima tenuta dove gli ospiti di Sinnai, hanno potuto rifocillarsi e ritemprarsi prima della serata finale al teatro J. Da Ponte.Nel pomeriggio riposo obbligatorio e preparazio-ne dei brani da eseguire in serata, infine cena sempre nella sede Alpini di San Vito e infine can-ti fra le piazze di Bassano per poi concludere la serata (erano le 23.00) al teatro Da Ponte con i dieci canti del repertorio. Gli applausi hanno accompagnato la bella esibizione de “Su Cuncor-diu” ed hanno preceduto il coro Bassano, per la chiusura della serata.Infine i saluti fra commossi ed emozionati ab-bracci, nel piazzale antistante il portone del vec-chio convento Scalabriniano, con la promessa di un arrivederci al più presto. Con alcuni sicura-mente ci sarà un possibile incontro in Sardegna, ma altri attenderanno trepidamente un probabile ritorno di questo coro, che ha lasciato in noi Sar-di residenti nel Bassanese un affettuoso ed emo-zionante ricordo.

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Il Nuovo Ezzelino Settembre 2010 RICORDI - PAG. 17

Nella mattinata del 25 agosto dall’Angola arriva la notizia che Padre Emi-dio Demeneghi è deceduto improvvisamente appena terminata la cele-brazione della Santa Messa. Il Signore aveva donato ai coniugi Antonio Demeneghi e Sonda Ernesta otto figli, di questi, ne aveva scelti quattro a diventare Cappuccini e poi, sacerdoti.

Memoria di Padre Emidio Demeneghi,una vita spesa per Dio e per l’Angola

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Padre Alberto Demeneghi

In seguito Dio ne ha inviati tre in Angola per l’evangelizzazione e per promuovere la vita religiosa.Nel 1990 Dio aveva chiamato nella sua casa il primo dei missionari, Padre Fedele, dopo oltre quindici anni di vita missionaria in Angola. Il 25 agosto scorso ha chiamato a sé il secondo, Padre Emidio.La sera precedente il terzo fratello missio-nario, in Italia per cure, lo aveva sentito per telefono ed era stato rassicurato sul suo buono stato di salute. La mattina successiva arriva la notizia che era morto improvvisa-mente. Padre Emidio era uscito la mattina per un giro missionario. In un villaggio di-stante circa cinquanta km, durante la ce-lebrazione della Santa Messa, si è sentito male. Ha terminato la Messa e poco dopo, a causa di un infarto, all’età di 71 anni, Dio lo ha chiamato nella sua casa in Paradi-so per ricevere il premio dei servi buoni e fedeli.Padre Emidio Demeneghi nacque a Musso-lente il 28 Aprile 1939. Aveva lasciato tutto per entrare nel seminario dei Cappuccini. Terminato il noviziato a Bassano, aveva proseguito gli studi e nel 1964 fu consacra-to sacerdote a Venezia. Dopo alcuni anni, nel 1967, i superiori assecondarono la sua vocazione missionaria inviandolo in Ango-la.Dopo alcuni anni di attività missionaria nel 1971 aveva ricevuto il compito di avviare un centro di formazione di catechisti nella regione di Malange. Vi rimase fino al ’78. In questo periodo, precisamente nel ’75, al momento della proclamazione di indipen-denza dell’Angola si trovò per molti giorni a vivere nell’isolamento più completo, a

rischio della sua vita, per i disordini scop-piati tra fazioni oppo-ste armate, che getta-rono l’Angola in una lunga guerra civile.Nel 1978 si offrì per riaprire la missione di Kangola. I Cappuccini l’avevano abbandona-ta a causa della guerra civile perché difficil-mente accessibile. Ar-rivato a Kangola Padre Emidio si trovò in un vero fronte di guerra, conquistato ora dai governativi, ora dagli oppositori. Ma non era solo, con lui arri-vò anche il fratello Padre Mariano. Insieme poterono resistere ai continui attacchi ar-mati, e alla distruzione della loro casa, fatta saltare con il tritolo.Poi, nel 1992, ha avuto l’onore di compari-re accanto a Papa Giovanni Paolo II in vi-sita in Angola. In quel tempo si era trovato ad essere il vicario generale della Diocesi di Mbanza Kongo (dove era arrivato nel 1985) a causa della tragica morte del Ve-scovo. Nella sua visita in Angola il Papa ha voluto visitare quella Diocesi perché era la prima sede episcopale dell’Angola, e Padre Emidio fece gli onori di casa al Papa ac-compagnandolo per quel giorno.Nel 1994 ritornò a Kangola assieme al fra-tello Padre Mariano. Mentre la guerra civile diminuiva la sua crudeltà, si dedicò a rior-ganizzare le comunità cristiane della zona.

Poté anche iniziare una grande attività di assistenza sanitaria, in particolare verso i malati di lebbra. Loro due dovettero essere e sacerdoti, e infermieri, e farmacisti, essendo Kangola priva di qual-siasi struttura sanitaria. I superiori provvidero a inviare in loro aiu-to un terzo frate, un Cappuccino angolano, bravo infermiere, Fra Antonio Dalton. Con l’aiuto dell’Associazio-ne Amici di Raul Fol-lerau di Bologna e con gli aiuti governativi di

una decina d’anni, ridussero la lebbra e le malattie polmonari al minimo. Furono in-dividuati in quella zona più di mille malati di lebbra e ne furono curati con successo circa novecento.Nel 2002 finalmente ritornò la pace nella martoriata Angola e così poterono sia in-tensificare l’assistenza spirituale delle co-munità, che promuovere lo sviluppo socia-le ed economico di Kangola.Sorella Morte lo ha colto in mezzo al suo popolo, mentre spezzava il pane eucaristi-co. Ed il suo corpo è stato sepolto in quella terra, come l’evangelico “chicco di grano caduto in terra” che muore per produrre nuovo frutto. Il 27 Agosto ha ricevuto la sepoltura nel cimitero dei Cappuccini di Kamabatela, dove aveva iniziato la sua atti-vità missionaria.

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Il Nuovo Ezzelino Settembre 2010 NOTIZIE IN BREVE - PAG. 18

Bravi come i Carlessi no ghe n’è altri! Son stata aea sena dea me contrà. Son sincera, son contenta de essar drio vegner vecia…me despiase soeo de essar stata rovinà par colpa dea maea sanità, ma fin qua son rivà e no gavaria mai pensà che soa me contrà ghe fusse tanta brava xente! Se ghemo trovà in sento-quaranta, soto el capanon de Momoi: ghe iera un mucio de camarieri, porcheta in quantità e cantori in erba de tute e età! Mi a finisso qua sperando de vedar n’altro anno tuta a me contrà! Un baso a tuti i me bei putei, spero che come che i xe partii i continue! Un grassie ai capi contrà che tanto i ga lavorà.

Maria Rosa Boaro

Anche per il Complesso Bandistico e Majorettes di Romano d’Ezzelino le vacanze stanno per finire e adesso siamo pronti a ripartire con tutte le nostre attività. A settembre riprendono infatti tutti i corsi di avvicinamento al mondo della musica:

– Corso di propedeutica per bambini a partire dai 5 anni.

– Corso di orientamento musicale di strumento e solfeggio a partire dai 7 anni e senza limite di età.

– Corso per Majorettes e utilizzo di twirling e pon pon.

Tutti i nostri corsi sono tenuti da insegnanti e mae-stri diplomati. Se sei interessato non esitare a con-tattarci ai seguenti numeri: 0424 30176 (mercoledì dalle 21 in poi)348 4062235oppure vieni a trovarci il mercoledì seradalle ore 21 sotto Villa Ferrari.

Domenica Bontorin

Corsi di avvicinamento a l mondo della musica

Bravi come i Carlessi no ghe n’è altri…

Come consuetudine, anche quest’anno, la Schola Cantorum di San Giacomo ha organizzato il 26 giugno scorso, a Ponte S. Lorenzo, il tradizionale pranzo comunitario.Pranzo, intrattenimenti e canti hanno fatto della giornata un incontro speciale di amicizia e condivisione.Grazie all’impegno del gruppo organizzatore che ogni anno si ripropone per questo appuntamento entrato ormai nella tradi-zione parrocchiale.Arrivederci all’anno prossimo.

Angelo Dissegna “Baldo”

Schola Cantorum di San Giacomo

Corso di pittura e disegnoCorso di pittura e disegnodel giovedì (20:30 - 22:30)presso il Centro Parrocchialedi San Giacomo.

Grazie alla disponibilità della Parrocchia di San Giacomoe di Graziano Tessarolo anche quest’anno si attiva il corsodi pittura. Le lezioni sono impostate in modo da seguire individualmente i partecipanti. Al corso possono accedere tutti coloro che desiderano dipingere o disegnare, con qualsiasi livello di preparazione.L’argomento trattato sarà la pittura basata sui toni, i chiaroscuri e il disegno…maggiori dettagli e una dimostrazione pratica li avretela serata di presentazione.

Vi aspetto numerosi!!!!!

Datesettembre: 30 - presentazione è importante esserci è aperta a tuttiottobre: 7 - 14 - 21 - 28novembre: 4 - 11 - 18 - 25dicembre: 2 - 9 - 16 - 23

Vi aspetto numerosi e per qualsiasi chiarimento e richiesta contattatemi, andate nel mio sito o nei miei blog.

Graziano Tessarolo328 8274619 - 0424 33693 - [email protected] http://grazianotessarolo.blogspot.com/http://grazianotessarolo-corsi.blogspot.com/

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Il Nuovo Ezzelino Settembre 2010 DEFUNTI - PAG. 19

Punti rinnovo sociE’ possibile ricevere il Nuovo Ezzelino, organo ufficiale dei soci sostenitori.La quota associativa è di E 16 per i nazionali e di E 22 per gli esteri.

Sede Proloco di Via G. Giardino 77, San GiacomoUffici Postali, Centri Parrocchiali,Banca di Credito Cooperativo.

RomanoEdicola Pirandello, Profumeria Elisir,Tabaccheria e Cartoleria Mirò, Mario Bragagnollo (Moletta),Giovanni Bontorin (pittore), Foto Gastaldello / Arduino,Frutta e Verdura da Silvana.

San GiacomoEdicola Cartoleria Zilio Giovanni,Bar Ca’ Mauri, Bocciofila Ezzelina.

FellettePanificio Bosa, Edicola Cartoleria Brillante,Happy Bar, Trattoria Conte Chantal.

Sacro CuoreSpeedy Bar (Autolavaggio Scotton).

Ci hanno lasciato

Sebastiano Parolin

87 anni25 agosto 2010

frà Paolo EmidioDemeneghi

71 anni26 agosto 2010

Ida Mocellin (Burghe)ved. Donazzan

82 anni13 agosto 2010

Antonia Bertoncelloved. Ferrazzi

68 anni23 agosto 2010

Silvana Citton (Dina)ved. Bertoncello

74 anni24 luglio 2010

Sabato 10 luglio, con discrezione, come ci aveva sempre abitua-to, Mario se n’è anda-to, è spirato in quella serata afosa, appena rincasato alle 23.30. Poche ore prima, alla sagra di Fellette, con gli amici aveva trascor-so alcune ore a parla-re del più e del meno. Luciano, l’ultimo ad aver conversato con Lui, ricorda così gli ul-timi istanti, prima di la-sciarsi. Da notare che l’abitazione di Luciano dista circa duecento metri dalla casa dei Bragagnolo.– Praticamente ghemo fato l’ultimo Kilome-tro insieme e me gà contà un mucio de robe. E se ben, che son nato anca mi ae feète, no conosso nessuni e lù, me gà contà de questo e de queo. Me gà spiegà chi che sta su quea casa o di chi che ghe gera su quealtra. Poi,

‘na volta rivài davan-ti casa sua, se ghemo saudà e mi so ‘ndà a casa mia e subito dopo, so ‘ndà soto ‘a docia e po’, me so butà in leto. No gò fato ora a desti-rarme sul leto che xe rivà ‘na teèfonata, ’a jera ‘a Ana de Mario.Luciano, a quel pun-to, si precipita a casa dell’amico fraterno, avvisato appunto dalla Anna, e giunto sul po-sto tenta un primo soc-corso, Mario però non da più segni di vita. Dopo una decina di

minuti, con l’arrivo degli operatori del SUEM e le immediate procedure di rianimazione, le cose non cambiano.In quel momento, ha prevalso lo sgomento e la tristezza per i famigliari e i vicini, corsi a casa dello sfortunato Mario. Mario, si può dire che è stato un esempio di

semplicità e disponibilità, i suoi amici, di lui ricordano le capacità di grande umanità e il dono di pacato consigliere nelle dispute fra amici e compagni di gioco. Nella Bocciofila Ezzelina, fino alla sua esistenza, ha svolto il ruolo di consigliere nel Comitato Direttivo e agonisticamente, nei tornei, ha sempre dato un contributo fattivo, così come, è stato sem-pre di grande aiuto nelle più svariate attività del gruppo bocciofilo.Alla S. Messa per i funerali, va ricordato il gran numero di presenti. Mario, era assai conosciuto e stimato negli ambienti più sva-riati, dallo sport al lavoro. Alessandro, suo fi-glio, in quell’occasione ha letto una testimo-nianza sulla figura paterna, dandone l’esatta immagine: “Era colui che metteva pace fra i contendenti, nello sport e nella vita”.

Gli amici della Ex “Bocciofila Ezzelina”

P.S.: Nella foto allegata come potete vedere con lui c’è un altro componente dell’allora Bocciofila Ezzelina, la fatalità ha voluto che i due siano deceduti a distanza di dieci giorni uno dall’altro, si tratta infatti di Tarcisio Tes-sari, “Tex” per gli amici.

Bravi come i Carlessi no ghe n’è altri…

Mario Bragagnolo

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