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Il Settore Rifiuti Sintesi delle relazioni annuali Autorità regionale per la vigilanza dei servizi idrici e di gestione dei rifiuti urbani Regione Emilia Romagna 40121 Bologna, Largo Caduti del Lavoro, 6 Tel. 051 284973 – Fax 051 284906 E-mail: [email protected] www.ermeambiente.it/autoridrsu Segreteria Tecnica Autorità (S.T.A.)

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Il Settore Rifiuti

Sintesi delle relazioni annuali

Autorità regionale per la vigilanza dei servizi idrici e di gestione dei rifiuti urbani Regione Emilia Romagna

40121 Bologna, Largo Caduti del Lavoro, 6 Tel. 051 284973 – Fax 051 284906

E-mail: [email protected]

www.ermeambiente.it/autoridrsu

Segreteria Tecnica Autorità (S.T.A.)

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Tratto da Rapporto 2007 RIFIUTI Da troppo si discute sulla esigenza per il settore dei rifiuti di una necessaria forte fase di ristrutturazione (sia normativa che gestionale) per arginare una situazione di criticità che si protrae su tutto il territorio nazionale da troppo tempo e che in alcune realtà territoriali è molto critico. Purtroppo rimane ancora un obiettivo da raggiungere e molte sono le cause di un mancato risultato. La riforma, più volte scritta e altrettante volte rinviata, in verità ha ben chiaro in tutti quali debbano essere i capisaldi nelle modalità di gestione dei rifiuti: porre al centro delle priorità la prevenzione e la riduzione della produzione dei rifiuti, prima ancora del riutilizzo, riciclaggio e recupero energetico. Su questa fondamentale strategia di sostenibilità ambientale è richiesto da tempo un impegno delle istituzioni e della collettività verso una serie di obiettivi importanti e nello stesso tempo necessari; tra questi determinanti sono quelli che tutti ( da chi produce, a chi consuma, a chi amministra , a chi gestisce) devono assumere per ottenere un sistema integrato (autosufficienza, responsabilità condivisa, prossimità, gestione integrata, etc). Le differenti e spesso contrastanti evoluzioni normative di questi ultimi anni hanno purtroppo rallentato invece che sostenuto questi principi. Ancora troppe divergenze di opinioni, troppe leggi, talvolta confuse o comunque mal applicabili, troppi interessi di parte, rendono complesso il realizzarsi di un quadro normativo condiviso che dia a questo settore il necessario equilibrio che richiede e di cui ha molto bisogno. Sono concetti già espressi, ma purtroppo ancora attuali. E’ assolutamente necessario riprendere una logica di scelte nel medio lungo termine per ridare certezze ad un settore che da troppo tempo sta vivendo sulle emergenze e sui contrasti di interessi. Altrimenti chi viene penalizzato è sempre il cittadino. E’ inderogabile l’esigenza di riferimenti strategici perché nei prossimi anni i principi di sussidiarietà, le necessarie politiche industriali di settore e soprattutto una chiara impostazione di sviluppo e di miglioramento ambientale siano esigenze realizzabili. La scelta dei sistemi di gestione integrata a livello territoriale ottimale deve orientare verso una condivisa capacità di produrre organizzazione e modelli tecnologici efficaci dal punto di vista sia dei risultati ambientali, sia di quelli economici. Il settore è stimato avere una dimensione economica vicina ai sette miliardi di euro all’anno e, nei prossimi anni, il bisogno di investimenti tecnologici è vicino ai cinquanta miliardi di euro. Il sistema di gestione dovrà quindi modernizzarsi organizzativamente, tecnologicamente e finanziariamente. L’organismo gestore dovrà muoversi con capacità d’impresa per ottimizzare l’efficacia dei sistemi, l’efficienza, l'economicità, il prezzo del servizio e, infine, le tariffe. La quota dei rifiuti raccolti dalle imprese pubbliche cresce dal 61,7% del 2001 al 70,7% del 2005. Le imprese pubbliche gestiscono il servizio nel 46% dei comuni (59% della popolazione), mentre il 34% dei comuni (30% della popolazione) è affidato a operatori privati e il restante 20% (11% della popolazione) è gestito direttamente dagli enti locali (nel 1996 era il 45%). La prevenzione nella produzione del rifiuto, il recupero dei materiali e dell’energia, la minimizzazione dell’impatto ambientale e la responsabilità condivisa tra tutti i soggetti del ciclo dei rifiuti (cittadini, imprese, distribuzione e operatori del sistema) sono i riferimenti da cui partire nella scelta dei sistemi di gestione dei rifiuti. La crucialità del problema dei rifiuti è di ordine economico, normativo, tecnico, ma anche e soprattutto culturale, una appropriazione culturale forte è necessaria non solo per promuovere una indispensabile coscienza civica, ma anche per sostenere lo sviluppo di tecnologie appropriate e a loro volta ambientalmente compatibili. La situazione degli impianti di smaltimento a livello nazionale è ancora il principale elemento di criticità e di squilibrio sul territorio; è noto infatti come gli impianti siano insufficienti permanendo una situazione di

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permanente emergenza per un corretto smaltimento dei rifiuti. Il modello di riferimento, spinto anche dalla normativa comunitaria, è quello che individua nei sistemi di gestione integrata (riduzione dei rifiuti alla fonte, spinta selezione-riciclaggio dei materiali, recupero energetico) la risposta più corretta.

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La gestione dei rifiuti urbani in regione Si ritiene che su alcuni principi e riferimenti si debba sviluppare un maggior confronto tra i vari interlocutori del sistema per ricercare soluzioni nuove e condivise; per realizzare una concreta politica ambientale di "sistema” si ritiene quindi di dover perseguire alcuni obiettivi concreti : - il principio delle priorità (4R) (riduzione dei volumi, riuso, riciclo e recupero) su cui spesso si esprimono pagine di concetti generali ma che talvolta non sono poi seguite da concrete azioni di programmazione con obiettivi misurabili, con controlli efficaci e con rimedi concreti - molto utile sarebbe innanzitutto realizzare un Piano Regionale integrato che sapesse cogliere le priorità delle pianificazioni provinciali in un unico sistema regionale di pianificazione e gestione; il coordinamento delle importanti attività svolte dai vari Osservatori provinciali potrebbe poi essere un criterio importante per ricercare sinergie di elaborazioni e di sintonie di programmi attuativi - la prevenzione e riduzione delle quantità di rifiuti (urbani, assimilati e speciali) e degli imballaggi è ormai una priorità da affrontare con metodo e determinazione; dunque attenzione alla minimizzazione dei rifiuti (alla fonte) e alla prevenzione dei rifiuti stessi (chiusura dei cicli dei materiali) per mezzo di una governance "forte" con programmazione e controllo sul sistema (sul tema nel rapporto o scorso anno si è cercato di individuare possibili soluzioni e proposte) - una visione territoriale più ampia permetterebbe poi di valorizzare un attento sviluppo tecnologico con riconversione impiantistica industriale, di meglio quantificare il valore del recupero energetico e la produzione di energia, di valutare gli effetti di separazione degli impianti di trattamento-smaltimento dei RSU, di recepire analisi limiti di convenienza coerenti e raggiungibili con modalità operative (LCA) e di proporre una gestione coordinata degli impianti esistenti (a livello regionale) - di attivare un coordinamento territoriale delle frazioni merceologiche con una gestione omogenea delle raccolte differenziate (riciclabili/pericolose), una maggiore attenzione delle potenzialità del riciclaggio con obiettivi per materiali (immesso/riciclo), magari incentivando il compostaggio di qualità con individuazione di sistema premiante e crescendo l’attenzione ai risultati finali di riciclo (magari per mezzo di procedure di certificazione dei risultati) - di avviare un metodo normalizzato valido per tutta la regione che valorizzi la tariffa ed i suoi criteri di applicazione, omogeneizzando quanto ad oggi è ancora fatto in modo diversificato, incentivando comunque il passaggio da tassa a tariffa e sviluppando cultura economica, percezione del valore e delle giuste tariffe.

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Gestione dei rifiuti: analisi per Regione

Fonte: Rapporto sulla competitività del settore dei rifiuti in Italia, Cnel, 2007

Calabria

Abruzzo

Molise

SardegnaUmbria

BasilicataMarche

Val d'Aosta

Emilia RomagnaFriuli Venezia Giulia

VenetoTrentino Alto Adige

Lombardia

Liguria Siclia

Lazio Puglia

Toscana

Piemonte

Campania

1,5

2,5

3,5

4,5

1,5 2,5 3,5 4,5

Indicatore sintetico di efficienza

Indi

cato

re s

inte

tico

di e

ffic

acia

"Efficacia costosa"

"Underperfomer"

"Best performer"

"Efficienza inefficace"

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I servizi di spazzamento e pulizia

Il tema della pulizia del suolo è di grande rilevanza e talvolta di evidente criticità rispetto alla qualità dei servizi erogati ai cittadini. La costruzione di indicatori di riferimento specifici e le modalità di controllo e monitoraggio per l'attuazione delle azioni di vigilanza costituiscono dunque uno degli aspetti centrali dell’analisi dei servizi erogati. Nell’osservazione e nel confronto di diverse organizzazioni spesso si riscontra che il servizio di spazzamento non presenta infatti confini ben definiti, come avviene ad esempio per i servizi di raccolta, ma varia da servizi propri dello spazzamento ad altri non propri (come ad esempio la raccolta ingombranti o il diserbo stradale). E’ quindi opportuno esprimere alcune valutazioni e fornire uno schema logico per l’organizzazione dei servizi e inoltre rendere omogenei e confrontabili tra loro i servizi.

Si è allora cercato di approfondire l’argomento con uno studio di dettaglio a cui si rimanda nelle pagine seguenti; si è dunque ritenuto utile svolgere un'analisi-valutazione delle modalità organizzative dei servizi di spazzamento e pulizia nel contesto del Servizio di Gestione Integrata dei Rifiuti cercando di evidenziare domanda/offerta di servizio, incidenza economica e tariffaria, indicatori specifici di riferimento, metodologie di controllo.

Attuare una riforma dei servizi di interesse pubblico - economico significa soprattutto porsi come obiettivo il miglioramento della qualità per l'utente, la generazione delle risorse per lo sviluppo dei servizi, il contenimento dei prezzi, la tutela dell'ambiente, l'introduzione di meccanismi di qualità, la sicurezza e la sopportabilità per il cittadino. L’efficacia dell’azione del servizio di spazzamento è rappresentata dalla qualità che esso raggiunge. Una peculiarità del servizio di spazzamento è relativa alla difficoltà di utilizzo di parametri diretti ed oggettivi per la misura dell’efficacia del servizio.

L’obiettivo complessivo dei servizi di spazzamento e pulizia di rendere sicuri e liberi da materiale estraneo i luoghi cittadini deve dunque essere raggiunto tramite chiare, trasparenti e condivise regole di effettuazione dei servizi da parte dei gestori e il loro monitoraggio e controllo ma anche tramite la responsabilizzazione sull’utilizzo del territorio da parte delle utenze. I principi di base del sistema devono basarsi su:

- chiara individuazione esigenze del territorio – scelte condivise al fine di assicurare che la comunità riceva il miglior servizio in accordo con le proprie esigenze (comprensione della disponibilità da parte della comunità a pagare per l’incremento dei servizi);

- garanzia dell’effettuazione del controllo tramite strumenti e parametri misurabili e confrontabili sia tecnicamente sia economicamente

- garanzia della divulgazione delle informazioni sui servizi erogati, sull’accesso agli stessi e sui risultati del monitoraggio e controllo;

- garanzia che sia perseguito il miglioramento continuo del servizio (innovazione tecnologica e efficientamento);

Le scelte specifiche territoriali devono partire da alcuni principi fondamentali:

- gli standard di spazzamento e pulizia, la scelta del numero di cestini stradali devono essere basati sul tipo di utilizzo delle aree;

- si devono imporre livelli differenti di “pulizia” e il territorio deve essere suddiviso in zone connesse all’utilizzo e al volume di traffico;

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- la zonizzazione e i livelli devono essere condivisi e concertati;

- se un livello di pulizia non è mantenuto in una certa zona il programma operativo deve definire un tempo entro il quale il gestore dei servizi deve garantire l’intervento per riportarlo al suo livello

Un approccio strutturato sul coinvolgimento del sistema nella sua intera filiera deve essere attivato partendo da un lungo e complesso percorso di consultazione e coinvolgimento dei diversi soggetti coinvolti (dalla definizione dei livelli, alla suddivisione delle zone, al tipo di monitoraggio, etc…). Le attitudini degli utenti verso i servizi di spazzamento e pulizia variano nella comunità stessa. Da atteggiamenti proattivi e di priorità sul servizio ad atteggiamenti di disinteresse e poco attivi. Un programma di informazione-consultazione continua deve permettere di definire come cambiano le attitudini e dare risposta e informazione sulle reali esigenze.

Il servizio di spazzamento e pulizia individua le modalità di rimozione dei rifiuti per strada e quindi diventa fondamentale correlarlo al servizio di raccolta dei rifiuti (indifferenziato e differenziato). Elemento fondamentale per una corretta esecuzione è la programmazione degli interventi specifici (sia standardizzati sia a necessità) delle postazioni di conferimento dei rifiuti. Il livello (frequenze), il numero di risorse impiegate il tipo di mezzi legati al servizio sopraccitato è quindi connesso alle metodologie di raccolta dei rifiuti (stradali, isole ecologiche di base, sistemi di prossimità, sistemi a sacco, etc...) implicando una differente organizzazione e livello di risorse impiegate. Un obiettivo di standard qualitativo può essere raggiunto in maniera efficiente ed economica utilizzando un corretto “mix organizzativo” differenziando le quantità di risorse impiegate per area omogenea ed individuando la corretta frequenza di erogazione. La qualità del servizio di spazzamento si esprime mediante parametri di efficacia: la misura di tali parametri risulta oggettivamente di non facile applicabilità. Quindi è importante stabilire opportuni standard di servizio e la verifica del rispetto di tali standard. L’obiettivo di una proposta metodologica innovativa è quella di avviare un vero e proprio “patto territoriale” che deve coinvolgere tutti gli attori individuando diritti e doveri (regolatore, ente locale, gestore, i comitati consultivi, utente/cittadino).

Obiettivo di sintesi è che tutti i servizi debbano essere di qualità e a costi standard, rispondere alle reali esigenze della comunità, essere accessibili agli utenti per cui è previsto e responsabilizzare gli utenti nel mantenimento degli standard qualitativi. I responsabili delle regolazione del servizio devono prevedere continui miglioramenti quantitativi e qualitativi, prevedere consultazioni della comunità in relazione ai servizi forniti, produrre regolarmente report e informazioni per la comunità sulle azioni fatte in relazione ai principi precedentemente annunciati

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Considerazioni di metodo sulla pulizia del suolo Si è ritenuto utile svolgere un'analisi-valutazione delle modalità organizzative dei servizi di spazzamento e pulizia nel contesto del Servizio di Gestione Integrata dei Rifiuti cercando di evidenziare domanda/offerta di servizio, incidenza economica e tariffaria, indicatori specifici di riferimento, metodologie di controllo. L’intero rapporto è scaricabile dal sito. Nel passato “Rapporto su Indicatori e parametri di valutazione della Qualità del servizio reso all’utente in materia di Servizi Idrico e di Gestione dei Rifiuti Urbani” predisposto nel 2004 sono stati catalogati gli indicatori di riferimento per i servizi rifiuti (riproposti in allegato) e, in accordo con l'approccio metodologico di "Customer View" e di Benchmarking è stato presentato un elenco di indicatori di customer per promuovere la consapevolezza e la soddisfazione dei cittadini in relazione all'opportunità di partecipare alla pianificazione ed ai processi decisionali locali a livello complessivo del servizio, che comprendono quindi anche l’oggetto del presente studio. Il servizio di spazzamento è rivolto a: - rifiuti propriamente stradali (polvere, terriccio, fango e simili) derivanti dall'azione continua degli agenti atmosferici e del traffico;

- rifiuti stagionali (fogliame, ramaglie, sabbia e simili) prodotti da cause climatiche naturali (o da azioni umane conseguenti) e limitati a particolari periodi dell'anno;

- rifiuti ricorrenti (carta, cartoni, polvere, ecc.) dovuti essenzialmente all'indisciplina di alcune categorie di utenti, in genere negozi; tali rifiuti si accumulano nelle strade in determinate ore del giorno e quasi sempre in punti ben precisi;

- rifiuti casuali (pacchetti vuoti di sigarette e fiammiferi, foglietti di carta, escrementi di animali domestici, residui oleosi di autoveicoli, ecc.) prodotti dal traffico cittadino e funzione di esso;

- rifiuti eccezionali, intendendo come tali tutti quei materiali in genere abbastanza voluminosi, che l'utente sporadicamente abbandona sulla strada.

Classificazione servizi di spazzamento

Servizi base: prevedono interventi di pulizia programmata estesa a tutta la rete servita. Possono essere classificati in:

- servizio misto: è un servizio di pulizia puntuale del territorio: la squadra base è composta da spazzatrice, autista e uno o più operatori in appoggio, talvolta dotati di mezzo ausiliario. Gli operatori sono dedicati all’attività di asservimento alla spazzatrice e per gli interventi in tratti non accessibili alla spazzatrice stessa. Essi sono dotati di idonea attrezzatura per il convogliamento dei rifiuti verso la spazzatrice (scopa, soffiatore spalleggiato ecc.).

- servizio meccanizzato: è un caso particolare del servizio “misto” in cui l’eccezione è costituita dalla assenza di operatori in appoggio.

- servizio manuale: è un servizio di pulizia puntuale del territorio, complementare per territorio al servizio misto, erogato cioè nelle aree dove non è possibile o non richiesto l’utilizzo della spazzatrice.

Servizi di mantenimento: sono servizi orientati prevalentemente al presidio del territorio e prevedono il passaggio della squadra su tutta la rete servita: la funzione principale è il controllo mentre l’intervento viene erogato a necessità, nei punti dove si rilevi la presenza di rifiuti, oppure in forma programmata, nei punti o nei tratti di rete critici come ad esempio presso cassonetti e cestini gettarifiuti, fermate autobus, panchine, tratti ad alta frequentazione pedonale, nei pressi di locali pubblici in cui notoriamente si producono rifiuti. Rispetto ai servizi base il servizio di

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mantenimento è caratterizzato da un’elevata velocità di percorrenza della rete servita: rispetto al servizio base, a parità di tempo, viene “presidiata” una estensione di rete notevolmente superiore.

Servizi accessori risultano spesso indistinti rispetto al servizio di spazzamento; è invece opportuno, per via delle specificità, differenziarli e organizzarli in maniera autonoma, in particolare nei grandi comuni. A titolo di esempio rientrano tra i servizi accessori: svuotamento cestini gettacarte, innaffiamento o lavaggio strade, interventi puntuali di lavaggio (guano, deiezioni canine, ecc.), estirpazione erbe infestanti dai cordoli stradali, raccolta siringhe abbandonate, bonifiche pertinenze stradali, pulizia mercati, pulizia e disinfezione caditoie, pulizia arenili, sgombro neve.

Indicatori “tasso di meccanizzazione” misura il rapporto, espresso in percentuale, tra le ore di mezzo operativo (spazzatrice) e le ore di personale impiegate. Il reciproco del tasso di meccanizzazione è il “tasso di lavoro manuale” e cioè il rapporto tra ore-uomo e ore spazzatrice non espresso in percentuale: esso rappresenta il numero medio di addetti impiegati per ciascuna macchina operativa (spazzatrice). Se questo rapporto è uguale a 1, la quantità di ore di personale (solo autista) è uguale alle ore di spazzatrice e quindi il servizio può considerarsi meccanizzato. Se il rapporto è maggiore di 1 il servizio è misto con una quantità di addetti per macchina variabile secondo il modello organizzativo adottato. Di norma è compreso tra 2 e 3. Se tende a infinito (quindi le ore di spazzatrice tendono a 0) il servizio è manuale. Con questa logica si può considerare come modello unico del servizio base il servizio misto la cui caratteristica è di fatto determinata dal tasso di meccanizzazione che vede ai valori estremi il servizio manuale e il servizio meccanizzato. Il servizio misto di fatto è un mix organizzativo e coordinato dei servizi manuale e meccanizzato che consente di massimizzare l’efficacia degli interventi di spazzamento in quanto contiene in se gli elementi di eccellenza delle due modalità organizzative “agli estremi opposti”. Queste osservazioni sono utili per comprendere le motivazioni che portano le organizzazioni più avanzate ad utilizzare modelli organizzativi “misti” che prevedano l’utilizzo delle spazzatrici con addetti di supporto. La squadra del servizio misto è generalmente composta da: spazzatrice; autista; uno o due operatori; mezzo di supporto (motocarri o autocarri leggeri); attrezzature degli operatori (scopa, soffiatore spalleggiato, raccoglitori) La spazzatrice è di norma del tipo compatto, aspirante o meccanico-aspirante, dotata di grande manovrabilità, con capacità di carico comprese tra 2 e 5 m3. Spazzatrici su autotelaio di maggiori dimensioni sono in genere utilizzate per servizi meccanizzati senza operatori d’appoggio, in aree con grande viabilità (esempio aree industriali, strade di collegamento). In alcuni casi gli operatori in appoggio possono essere superiori a 2: la difficoltà di coordinamento in questo caso tende ad aumentare con riflessi negativi sulla produttività. Per gli operatori risulta in genere necessario l’utilizzo di uno o più mezzi leggeri di supporto per il trasporto e la mobilità degli stessi nell’area operativa. I mezzi di supporto all’occorrenza consentono il trasporto di rifiuti; possono venire utilizzati anche come navetta per gli scarichi intermedi delle spazzatrici. Nel caso di un solo operatore d’appoggio, il trasporto può essere effettuato dalla spazzatrice stessa e così pure i trasferimenti più lunghi nell’area operativa.

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L’organizzazione operativa della squadra è un aspetto molto importante che influenza la produttività della squadra stessa: si è osservato che nei casi in cui l’autista svolge un effettivo ruolo di coordinatore di squadra anche con l’ausilio di ricetrasmittenti, unitamente al livello di conoscenza delle aree servite, l’efficacia e la produttività del servizio possono raggiungere valori di eccellenza. Altri fattori che possono incidere significativamente sull’efficienza del servizio sono legati a vincoli contrattuali con il committente (comune, ATO), in particolare: - orari di erogazione: limiti sulle fasce orarie più produttive (ad esempio le ore notturne nelle aree ad alta frequentazione pedonale) non consentono di operare in condizioni di maggiore velocità operativa; - utilizzo di soffiatori spalleggiati: costituiscono un prezioso ausilio per il rapido convogliamento dei rifiuti verso una “pista” ideale per la spazzatrice; sono efficaci per la rimozione dei rifiuti in punti non accessibili alle scope (esempio sotto le auto in sosta); di contro il rumore non ne consente o ne limita fortemente l’utilizzo negli orari notturni, il sollevamento della polvere ne limita l’utilizzo in aree con alta frequentazione pedonale; - divieti di sosta: una programmazione con l’ausilio di cartelli fissi o mobili può agevolare significativamente l’azione della squadra con benefici nell’efficacia e nella velocità di erogazione. Principali indicatori di riferimento (tecnici, organizzativi, economici) La valutazione dell’efficienza dei servizi di spazzamento viene fatta rapportando le risorse impiegate con la dimensione della realtà in esame. Il primo problema consiste nella misurabilità dei parametri utilizzati. Per quanto riguarda le risorse impiegate, queste vengono valutate tecnicamente e/o economicamente: • per valutazione tecnica si intende l’analisi riferita prevalentemente alle ore di impiego delle differenti componenti dei servizi: personale (autisti e operatori di differenti livelli di inquadramento e con differenti contratti lavorativi), mezzi operativi (autospazzatrici e lavastrade di differenti dimensioni e tipologia) e mezzi di supporto (motocarri, autocarri leggeri ecc.); • la valutazione economica è riferita alla somma delle diverse componenti di costo dei servizi erogati. In genere, per i servizi gestiti in economia, il rilevamento viene fatto sulle quantità di risorse impiegate (ore) mentre per i servizi in appalto tale rilevamento è di natura economica (euro). Difficilmente, salvo le gestioni più strutturate, il rilevamento viene fatto su entrambe i parametri. Posizionare l’efficienza del servizio, significa confrontare tra loro diverse realtà. La problematica sulla confrontabilità dei rilevamenti riguarda l’omogeneità dei dati: i rilevamenti tecnici (quantità di ore) sono da preferirsi ai rilevamenti economici in quanto questi ultimi sono spesso inficiati dalla diversa natura dei contratti d’appalto. Però in questo caso la diversa natura delle risorse impiegate non consente una diretta sommatoria (ore uomo + ore mezzi). Una metodologia che consente di confrontare con un buon grado di precisione i servizi erogati, consiste nel metodo di valutazione a costi industriali che prevede la valorizzazione omogenea delle differenti risorse e la loro sommabilità ricorrendo ad un elenco prezzi elementari omogeneo per la conversione delle ore in euro. La dimensione della realtà servita viene espressa normalmente in abitanti residenti. E’ opportuno sottolineare l’immediatezza dell’utilizzo di tale dato in quanto facilmente reperibile, soprattutto se riferito all’intero comune. Non mancano però i problemi di rilevamento dati qualora ad esempio l’esame venga riferito ad una porzione del territorio, e quindi occorre riferirsi agli abitanti serviti, oppure la popolazione residente sia notevolmente differente dalla popolazione effettiva (centri storici, aree turistiche).

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Un dato dimensionale più significativo per il servizio di spazzamento, ancorché meno immediato da rilevare, è costituito dalla misura lineare della rete servita (km). Per tenere conto della struttura viaria (spartitraffico, stradelli di servizio ecc.) è opportuno riferirsi non all’asse stradale ma alla cosiddetta “cunetta”: in pratica una strada ad una carreggiata ha 2 cunette, una strada con spartitraffico centrale ne ha 4 ecc. quindi 2 o 4 saranno i moltiplicatori dell’asse stradale. Alcuni gestori utilizzano come parametro dimensionale le superfici servite (m2 o km2). Occorre osservare che il dato in km lineari è molto più immediato da rilevare, in particolare con l’ausilio della cartografia informatica; anche nel caso specifico di piazze o parcheggi si può efficacemente trasformare la superficie in una dimensione lineare utilizzando dei coefficienti moltiplicativi standard (esempio: perimetro x 2). Occorre evidenziare che le diverse realtà si differenziano tra loro per la densità di popolazione riferita alla rete servita [abitanti/km]. In un ipotetico confronto tra due realtà con differente densità e a parità di condizioni al contorno (grado di frequentazione, importanza del centro ecc.), è attendibile che le risorse impiegate (quantità di servizio erogata) risultino in generale come nello schema seguente:

Densità [ab/km]

Risorse per abitante [ore/ab] o [euro/ab]

Risorse per km [ore/km] o [euro/km]

elevata minori (meno km da servire per abitante)

maggiori (più popolazione da servire per km)

bassa maggiori (più km da servire per abitante)

minori (meno popolazione da servire per km)

Gli indicatori adottabili per la misura dell’efficienza e dell’economicità del servizio sono rappresentati rispettivamente nelle varianti tecniche (ore addetto) ed economiche (euro). Tali indicatori consentono un’analisi di efficienza indipendentemente dal MIX di servizio adottato nella specifica realtà (mantenimento, manuale, meccanizzato, misto). L’analisi può essere efficacemente differenziata per aree omogenee, quanto meno per i grandi comuni.

Indicatori: EFFICIENZA/ECONOMICITA’ Unità di misura

Quantità di servizio erogata per abitante residente [ore addetto/abitante/anno]

Costo operativo diretto per abitante residente [euro/abitante/anno]

Quantità di servizio erogata per km [ore addetto/km/anno]

Costo operativo diretto per km [euro/km/anno]

L’impiego di risorse annuo riferito alla popolazione o alla rete servita è variabile e dipende dall’importanza della realtà in studio (comune o area omogenea).

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Si può comunque osservare che le risorse non possono e non devono essere distribuite omogeneamente su tutto il territorio: la concentrazione delle risorse deve essere variata in ragione delle specifiche aree o dei specifici tratti di rete viaria, caratterizzati dal grado di frequentazione pedonale, dalla vocazione (commerciale, servizi, residenziale ecc.), dalle caratteristiche urbanistiche, dalla presenza o meno di alberature e da altri fattori. Quindi la concentrazione di risorse presenterà un massimo in corrispondenza delle aree di maggiore interesse (centri storici, aree di pregio, viabilità commerciali); si riduce i corrispondenza ad esempio per le aree a vocazione prevalentemente residenziale; diventa molto basso per aree industriali o strade di comunicazione. La figura mostra un “modello organizzativo territoriale” di come possono variare le risorse impiegate per singola area omogenea. SCHEMA CONCETTUALE

Area omogenea

h add./ab./a (1)

h add./km/a (2)

Centro cittadino

1,50 – 2,50 300 - 500

Area residenziale

0,40 – 0,60 80 - 120

Area industriale

- 40 - 80

(1) ore di personale impiegate in un anno per abitante residente (2) ore di personale impiegate in un anno per km di “cunetta”

Altri indicatori consentono di approfondire l’analisi dell’organizzazione del servizio per area omogenea e per tipologia di servizio. Ai fini di tale analisi sono stati scelti i seguenti indicatori:

Indicatore: ORGANIZZAZIONE Unità di misura

Frequenza media di erogazione [gg/anno]

area industriale

area residenziale

centro cittadino

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Velocità media di erogazione servizio [km/ora addetto]

Composizione media squadra (inverso: tasso di meccanizzazione) [n. addetti/spazzatrice]

Costo operativo diretto per km spazzato [euro/km]

Ognuno degli indicatori organizzativi sopra riportati da solo non definisce l’efficienza del servizio, ma rappresenta una componente organizzativa dell’efficienza stessa. Si osservi ad esempio il seguente caso: due differenti modalità organizzative di erogazione del servizio, con simili condizioni al contorno (stessa area omogenea ecc.) presentano: 1) la prima elevata frequenza ed elevata velocità di erogazione; 2) la seconda frequenza inferiore e minore velocità di erogazione. Entrambe presentano la stessa qualità del servizio e stesso impiego di risorse (ore uomo, ore macchina ecc.), quindi sono a parità di efficienza. Le due modalità organizzative si troverebbero posizionate, in una mappa di posizionamento come in figura (vedi), rispettivamente nei quadranti +F+V e -F-V. Rispetto a questi due casi potrebbero essere posizionate altre due modalità organizzative esemplificative che, a parità di condizioni al contorno, presentano rispettivamente: 3) elevata frequenza e bassa velocità di erogazione (+F -V); 4) bassa frequenza e alta velocità di erogazione (-F +V). Per queste ultime si può osservare che, rispetto agli altri due casi, presentano rispettivamente: • minore efficienza (o elevata qualità per via del maggiore impiego di risorse); • maggiore efficienza (o scarsa qualità per via del minore impiego di risorse). Per discriminare l’efficienza o la qualità occorre rivolgere l’analisi all’efficacia del servizio e quindi verificare il grado di pulizia raggiunto dopo il servizio e il suo mantenimento nel periodo di tempo che intercorre tra un intervento e il successivo.

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Velocità di erogazione servizio

Freq

uenz

a

+ F- V

+ F+ V

- F- V

- F+V

bassa efficienza(o elevata qualità servizio)

alta efficienza (o scarsa qualità del servizio)

media efficienza

media efficienza

Un’altra considerazione deve essere fatta relativamente all’utilizzo di aziende esterne (esternalizzazione) per l’esecuzione di parte dei servizi. E’ infatti importante guardare verso questo fenomeno presente nella regione Emilia Romagna in relazione agli aspetti regolatori (ATO, Comune), all’aspetto dell’efficacia, efficienza ed economicità del servizio e in particolare all’aspetto del controllo e monitoraggio dei servizi resi. Il servizio di spazzamento, tra servizi di igiene urbana, è quello che presenta la maggiore componente di risorse umane, misurabile ad esempio attraverso il “tasso di meccanizzazione” cioè il rapporto tra ore-macchina operativa (spazzatrice) e ore-uomo. Il tasso di meccanizzazione è pari al 100% nel caso del servizio meccanizzato puro, 0% nel caso del servizio manuale e nel servizio di mantenimento, variabile normalmente tra il 50% e il 25% nel caso del servizio misto (operatori di appoggio da 1 a 3 oltre l’autista). Per i servizi accessori che non richiedono l’uso di mezzi operativi il tasso di meccanizzazione è pari allo 0%; è variabile invece per quelli che ne richiedono l’utilizzo. Il mix di servizi adottato è molto differente tra le varie aree omogenee, comuni ed organizzazioni. Questo comporta che il tasso di meccanizzazione, in realtà articolate e complesse come ad esempio comuni di medie o grandi dimensioni, il valore medio si attesti tra il 15 e il 20%. Può arrivare a valori del 30% e oltre se le realtà presentano condizioni particolarmente favorevoli (esempio ampia viabilità). L’inserimento di aziende terze con spesso utilizzo di categorie di lavoratori “sociali”, differenti quindi dal normale contratto di categoria, trova diffusione nell’ambito delle componenti del servizio di spazzamento a maggior tasso “manuale”. L’utilizzo di aziende terze può comportare il rischio di mancanza di verifica da parte del committente (ATO, Comune) che le stesse rientrino in un’organizzazione aziendale specializzata e che il servizio possa rispondere della programmazione operativa e dell’efficacia del lavoro svolto verso il committente (ATO, Comune). Il diagramma seguente offre una rappresentazione qualitativa delle aree di utilizzo di aziende terze e le condizioni di utilizzo che possono ridurre i “rischi” sopra citati.

terz

e

servizi di mantenimento

servizi accessori a bassa meccanizzazione

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Standard di servizio e di qualità L’efficacia dell’azione del servizio di spazzamento è rappresentata dalla qualità che esso raggiunge. Una peculiarità del servizio di spazzamento è relativa alla difficoltà di utilizzo di parametri diretti ed oggettivi per la misura dell’efficacia del servizio.

A titolo illustrativo si cita un tipico caso, riscontrabile in diversi contratti di servizio o capitolati d’appalto, in cui la misura dell’efficacia viene fatta in termini di “pezzi” (di rifiuto) per unità di superficie riscontrabili dopo il passaggio del servizio di spazzamento.

A parte la difficoltà oggettiva di una tale misurazione, occorre osservare che questa è rivolta a valutare l’efficacia del singolo passaggio ma non del servizio nel suo complesso valutato cioè in un arco temporale più o meno ampio a seconda della realtà in esame (giornata, settimana, mese): un servizio può infatti presentarsi molto efficace nel singolo passaggio ma assolutamente insoddisfacente tra un intervento e l’altro se ad esempio la frequenza è molto bassa e quindi nei giorni o nelle ore successive al passaggio si depositano rifiuti occasionali sul suolo.

Un possibile ed efficace strumento per valutare la “qualità percepita” di un servizio di pulizia nel suo complesso è da ricercarsi nell’indagine di customer satisfaction condotta con metodologia standard (criteri, metodo statistico, campione rappresentativo) per confrontare e posizionare diverse realtà tra di loro.

Partecipazione e metodiche di monitoraggio & controllo servizi: verso un modello Attuare una riforma dei servizi di interesse pubblico - economico significa soprattutto porsi come obiettivo il miglioramento della qualità per l'utente, la generazione delle risorse finanziarie per lo sviluppo dei servizi, il contenimento dei prezzi, la tutela dell'ambiente, l'introduzione di meccanismi di concorrenza, la sicurezza e la sopportabilità delle tariffe per il cittadino.

Il concetto di qualità dei servizi si può intendere come l'incontro del punto di vista "esterno" del fruitore del servizio con il punto di vista "interno" dell'organizzazione.

L'utente considera un servizio "di qualità" quando ritiene soddisfatti i propri bisogni e le proprie aspettative. La ricerca della qualità da questo punto di vista si traduce nel raggiungimento dell'efficacia: capacità di soddisfare i bisogni degli utenti. La ricerca della qualità dal punto di vista interno dell'azienda si traduce in efficienza: capacità di ottimizzare il rapporto tra risorse impiegate e servizio fornito.

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La qualità rappresenta un percorso trasversale che interessa tutti i vari elementi del contesto di produzione ed erogazione del servizio, la strategia, la struttura organizzativa, i processi, la misurazione e la comunicazione, e si concretizza nel processo di interazione tra ente ed utente (fruizione del servizio).

In questa prospettiva il ruolo svolto dall'ATO trova piena attuazione: le scelte di strategia del servizio e i conseguenti standard di qualità forniti, la determinazione della tariffa di ambito e delle sue articolazioni per le diverse categorie di utenza per il servizio idrico integrato e per il servizio di gestione rifiuti, insieme alla possibilità di monitorare il servizio reso dal gestore nel rispetto delle specifiche norme contenute nell'atto di affidamento (art. 6 commi b, f L.R. 25/99, come modificata dalla L.R. 01/03), costituiscono un fattore di influenza nelle scelte di convenienza delle famiglie e delle imprese per la localizzazione delle attività nell'ambito territoriale piuttosto che in ambiti territoriali di altri enti.

Pertanto la qualità dei servizi si trasforma da semplice strumento di valutazione a vero e proprio valore da perseguire costantemente ed in grado di innescare un circolo virtuoso di incremento del benessere.

Strumento fondamentale sono i Comitati Consultivi Utenti, organismi creati dalle Agenzie d'Ambito per il controllo della qualità dei servizi idrici e di gestione dei rifiuti urbani (art.24 L.R. 25/99, come modificata dalla L.R. 01/03), le cui finalità consistono nel:

- acquisire periodicamente le valutazioni degli utenti sulla qualità dei servizi;

- promuovere iniziative per la trasparenza e la semplificazione nell'accesso ai servizi;

- segnalare all'Agenzia e al soggetto gestore la presenza di eventuali clausole vessatorie nei contratti di utenza del servizio al fine di una loro abolizione o sostituzione;

- trasmettere all'Autorità informazioni statistiche su reclami, istanze, segnalazioni degli utenti o dei - consumatori, singoli o associati, in ordine all'erogazione del servizio;

- esprimere parere sullo schema di riferimento della carta di servizio pubblico.

Il Comitato opera nei confronti dell'Agenzia e dei soggetti pubblici e privati autonomamente sia dal punto di vista funzionale che gestionale ed è composto in modo da garantire la piena rappresentatività degli utenti, tramite componenti designati dalle associazioni dei consumatori, dalle associazioni di riferimento del mondo economico, ambientalista, sindacale e dalle organizzazioni interessate agli aspetti gestionali dei servizi idrici e dei rifiuti.

L'Agenzia a sua volta provvede ad assicurare la piena funzionalità del Comitato definendo anno per anno la dotazione di un fondo finanziario e le risorse strumentali necessarie per l'espletamento delle attività attribuite al Comitato.

I Comitati Consultivi Utenti (CCU) hanno quindi il compito di acquisire periodicamente le valutazioni degli utenti sulla qualità dei servizi, di promuovere iniziative per la trasparenza e la semplificazione nell'accesso ai servizi, di segnalare all'Agenzia e al soggetto gestore la presenza di eventuali clausole vessatorie nei contratti di utenza del servizio al fine di una loro abolizione o sostituzione, dandone informazione all'Autorità, di trasmettere all'Autorità informazioni statistiche sui reclami, sulle istanze, sulle segnalazioni degli utenti o dei consumatori in ordine all'erogazione dei servizio, di esprimere parere sullo schema di riferimento della Carta di servizio pubblico e di proporre quesiti e fare segnalazioni all'Autorità di cui all'art. 20. Si ribadisce l’importanza di dare maggiore attenzione a questi importanti Comitati, suggerendo un maggior coinvolgimento anche attraverso un coordinamento regionale.

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In particolare i Comitati assumono un ruolo importante nel coinvolgimento dei consumatori/utenti nella definizione degli strumenti regolatori, nella verifica delle prestazioni fornite dai gestori e nelle iniziative di informazione e sensibilizzazione. La tutela dei consumatori trova quindi nei CCU uno strumento che deve garantire il pieno esercizio dei diritti dei consumatori/utenti a poter usufruire di: - sicurezza e qualità dei prodotti e dei servizi - adeguata e corretta informazione - educazione al consumo - correttezza, trasparenza ed equità di rapporto con i Gestori - uguaglianza dei diritti, obiettività ed imparzialità di comportamento da parte dei Gestori - continuità e regolarità nell’erogazione dei servizi - garanzie di partecipazione alle prestazioni dei servizi, alla definizione degli standard qualitativi di erogazione e alla sostenibilità delle tariffe. Sono fondamentali inoltre gli strumenti a disposizione per rendere i cittadini/utenti partecipi della gestione e programmazione dei servizi pubblici. Sia la normativa che i mutati assetti societari dei Gestori inducono ad ampliare le possibilità di confronto reciproco tra i diversi soggetti in campo. Partendo da questa considerazioni si sottolineano le principali attività e iniziative da intraprendere o sviluppare per portare a compimento questi processi di partecipazione: - Carte dei servizi Nel più ampio contesto della redazione delle Linee Guida e standard delle Carte dei Servizi si evidenzia il ruolo strategico di questo strumento per il raggiungimento di obiettivi di miglioramento della qualità dei servizi e del rapporto tra utenti e fornitori dei servizi. Al centro della redazione delle Carte dei Servizi devono porsi i bisogni dei cittadini, che vanno recepiti quali obiettivi, standard qualitativi e di prestazione. Questo orientamento al cliente impone al gestore un confronto continuo con gli utenti e gli altri enti coinvolti, in modo da individuare quali servizi risultano carenti e quali innovazioni abbiano realmente inciso sulla percezione del servizio da parte del cliente. Per attivare questo processo di scambio di informazioni le Linee Guida propongono diversi strumenti: adeguate modalità di accesso alle informazioni da parte del cliente, attivazione di periodici sondaggi sulla qualità dei servizi, rilevazione dei consumi anomali, verifica della conoscenza della Carta dei Servizi. Non ultimo la gestione dei reclami che, oltre ad avere una rilevanza nei rapporti contrattuali col Gestore, è anche uno stimolo ad un miglioramento continuo sempre nell’ottica della soddisfazione dei bisogni dell’utenza. In questo contesto lo sviluppo di Call Center e di centri di contatto, sia con modalità dirette (sportelli, telefono,…) sia telematiche (sito internet, posta elettronica, risponditori automatici,…) va attentamente pianificato cercando di ottimizzare e standardizzare le condizioni e i tempi di accesso e gli standard del servizio clienti. - Attivazione procedure di Certificazione ambientale La trasparenza nell’amministrazione delle risorse pubbliche è un requisito fondamentale nel momento in cui queste risorse sono gestite da società che operano sul mercato. Questa situazione impone che le aziende non si concentrino sui meri risultati tecnico-economici finalizzati ad informare gli stakeholders, ma anche sulle performances ambientali e sociali. Il conseguimento di certificazioni dei sistemi integrati (qualità/ambiente – ISO 9001 /Vision 2000/ ISO 14001 e soprattutto EMAS II) diventa uno dei principali strumenti di qualificazione delle imprese, e permette di dare visibilità alle logiche di gestione dei servizi pubblici. - Comunicazione ambientale e partecipazione

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Il compito della comunicazione ambientale è quello di soddisfare il bisogno di informazione, di assicurare trasparenza e visibilità, di essere strumento sociale di integrazione, di partecipazione attiva di cultura. Abituare i cittadini ad interloquire con le strutture e gli operatori che erogano i servizi permette di individuare le carenze dei servizi e al contempo di rendere il cittadino consapevole degli sforzi sostenuti per soddisfarne le esigenze. Questo contatto deve avvenire in tutti i diversi momenti di pianificazione, gestione ed esecuzione dei servizi.

Categoria ZONA

Grado Ottimale Grado Buono Grado Insufficiente

Grado Scarso

Centri cittàaree pedonali

6 ore 3 ore

1 ora

… Strade periferiche conbassa presenzaresidenziale edi attività

14 gg

5 gg

Tabella: Livelli previsti per zona - tempistica di ripristino per riportarla allo standard associato Partendo dalla consultazione si devono individuare gli standard, i livelli e la zonizzazione per lo specifico territorio e le regole di partecipazione degli utenti al risultato (doveri ad esempio di pulizia dei marciapiedi per i frontisti residenti delle strade private, delle utenze non domestiche, le regole della diffusione di pubblicità stradale, le regole di utilizzo delle postazioni dei rifiuti, etc…).

Gli standard e i risultati del monitoraggio devono essere diffusi tramite i report del regolatore. Deve essere garantito un minimo livello di ispezione da parte del regolatore tramite sopralluoghi ad almeno una percentuale standard delle strade e dei servizi, devono essere coinvolti nell’ispezione e nella segnalazione dei livelli su cui intervenire gli enti locali tramite i propri strumenti (es. CCU, polizia municipale, etc…). Devono essere effettuate periodicamente interviste a fruitori di aree specifiche per verificare il mantenimento degli standard e sottolineare le problematiche specifiche. La misura dell’efficienza del servizio può essere fatta confrontando le diverse esperienze per aree omogenee mediante l’utilizzo di opportuni indicatori che misurano le quantità di risorse impiegate per unità di riferimento che può essere rappresentata dalla popolazione servita o dalla rete servita tenendo opportunamente conto della densità abitativa. Un obiettivo di standard qualitativo può essere raggiunto in maniera efficiente ed economica utilizzando un corretto “mix organizzativo” differenziando le quantità di risorse impiegate per area omogenea ed individuando la corretta frequenza di erogazione.

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La qualità del servizio di spazzamento si esprime mediante parametri di efficacia: la misura di tali parametri risulta oggettivamente di non facile applicabilità. Quindi è importante stabilire opportuni standard di servizio e la verifica del rispetto di tali standard. Il riscontro sulla qualità può essere fornito dall’utilizzo di strumenti di analisi della qualità percepita (come ad esempio le indagini di customer satisfation) elemento centrale della Carta dei Servizi. Ulteriori strumenti sono l’attivazione di forme chiare e diffuse di partecipazione e informazione e di certificazione ambientale dei servizi. Quadro di sintesi La rilevazione dello stato del servizio di spazzamento e pulizia permette di definire un quadro delle principali criticità e delle prospettive del servizio indicate dai vari Piani d’Ambito, in cui è descritto sia lo stato di fatto attuale, sia alcune previsioni e indicazioni. Criticità rilevate: • Servizio di spazzamento meccanizzato scarsamente diffuso • Mancata definizione di zone omogenee • Lavaggio stradale ampiamente sottodimensionato • Obsolescenza dei mezzi meccanici • Scarsa disponibilità di dati a consuntivo sulla quantità-qualità dei servizi forniti, in particolare per le gestioni ancora oggi in economia. Prospettive: • Incremento e razionalizzazione dell’intervento meccanizzato, specialmente nelle aree artigianali e di maggior densità abitativa. Contestuale qualificazione del personale e rinnovamento dei mezzi • Estensione del servizio di lavaggio strade e definizione di precisi programmi di intervento coordinati con gli altri metodi di pulizia. • Attivazione di sistemi di controllo del servizio e della qualità in modo da poter valutare con criteri omogenei e congruenti anche quei servizi che per la loro natura sono difficilmente quantificabili. Tra questi sistemi viene anche prevista la formazione di apposito personale dedicato alla verifica da parte di ATO e Comuni del rispetto delle Convenzioni coi Gestori.

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Tratto da Rapporto 2006 La gestione dei rifiuti urbani Da molti anni (almeno dieci) il settore dei rifiuti è sottoposto ad una forte fase di ristrutturazione (sia normativa che gestionale) per arginare una situazione di criticità che si protrae su tutto il territorio nazionale, ma che in alcune realtà territoriali è maggiormente critico. Da una situazione in cui la gestione del rifiuti in molti comuni si limitava alla raccolta ed alla discarica, si sta cercando di passare ad una logica di sistema integrato in tutte le fasi del ciclo dei rifiuti (raccolta, trattamento, smaltimento). Purtroppo rimane ancora un obiettivo da raggiungere. Su questa fondamentale strategia di sostenibilità ambientale è richiesto da tempo un impegno delle istituzioni e della collettività verso una serie di obiettivi importanti e nello stesso tempo necessari; tra questi determinanti sono quelli che tutti ( da chi produce, a chi consuma, a chi amministra , a chi gestisce) devono assumere per ottenere un sistema integrato (autosufficienza, responsabilità condivisa, prossimità, gestione integrata, etc). La riforma, nelle modalità di gestione dei rifiuti, pone al centro delle priorità la prevenzione e la riduzione della produzione dei rifiuti, prima ancora del riutilizzo, riciclaggio e recupero energetico come peraltro già previsto dalle Direttive comunitarie. Si tratta di una impostazione a forte valenza di politica economica in quanto prima di decidere "come trattare i rifiuti" bisogna impostare un comportamento sostenibile nelle scelte di produzione, uso e consumo delle merci. I messaggi che da anni riceviamo dalla Unione Europea sono verso uno sviluppo di tecnologie pulite, di nuovi prodotti ecosostenibili, di strumenti ecocompatibili quali eco-audit, LCA, eco-bilanci, ed ecolabel. Su questo tipo di impostazione in cui si aprono degli spazi di libero mercato è importante fissare dei veri e propri "paletti" a tutela della qualità del servizio reso ai cittadini. Le differenti e spesso contrastanti evoluzioni normative di questi ultimi anni hanno purtroppo rallentato invece che sostenuto questi principi. E’ assolutamente necessario riprendere una logica di scelte nel medio lungo termine per ridare certezze ad un settore che da troppo tempo sta vivendo sulle emergenze e sui contrasti di interessi. Altrimenti chi viene penalizzato è sempre il cittadino. Con il superamento dell’importante decreto Ronchi (DL 22/97) che ha comunque offerto soluzioni e orientamenti fondamentali per lo sviluppo della sostenibilità e con le successive impostazioni fornite dalla cosiddetta Delega Ambientale, ora in corso di graduale revisione, si sta cercando a livello normativo di individuare una linea di regolazione della gestione dei rifiuti che da troppo tempo fatica a realizzarsi. Ancora troppe divergenze di opinioni, troppe leggi, talvolta confuse o comunque mal applicabili, troppi interessi di parte, rendono complesso il realizzarsi di un quadro normativo condiviso che dia a questo settore il necessario equilibrio che richiede e di cui ha molto bisogno. Si sente forte l’esigenza di riferimenti strategici perché nei prossimi anni i principi di

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sussidiarietà, le necessarie politiche industriali di settore e soprattutto una chiara impostazione di sviluppo e di miglioramento ambientale sono esigenze inderogabili. E’ necessario sviluppare una forte cultura del riciclo e favorire un processo di crescita qualitativa. La credibilità del sistema e delle aziende operanti nel settore deve basarsi sulla necessità di offrire garanzie circa il rispetto degli obiettivi non solo in termini di percentuali di rifiuti raccolti in modo differenziato, ma anche in termini di qualità del differenziato stesso, non solo in impianti operativi, ma soprattutto con tecnologie e sistema dei controlli attento all’ambiente ed alla salute dei cittadini. La scelta dei sistemi di gestione integrata a livello territoriale ottimale deve orientare infatti verso una condivisa capacità di produrre organizzazione e modelli tecnologici efficaci dal punto di vista sia dei risultati ambientali, sia di quelli economici. Le scelte di investimento e gestione dovranno dunque essere sottoposte a vincoli di costo, accettabili per i cittadini che dovranno pagare le tariffe. Nella scelta dei sistemi è fondamentale l’affidabilità e la chiarezza delle caratteristiche di fattibilità tecnica ed economica nonché la chiarezza sui risultati ambientali ottenibili. Anche la scelta degli impianti deve essere il risultato delle linee operative complessive del sistema e della definizione gestionale nel rispetto degli obiettivi ambientali, degli standard qualitativi e nella conoscenza dei costi che si dovranno sostenere. Il settore è stimato avere una dimensione economica vicina ai sette miliardi di euro all’anno e, nei prossimi anni, il bisogno di investimenti tecnologici è vicino ai cinquanta miliardi di euro. Il sistema di gestione dovrà quindi modernizzarsi organizzativamente, tecnologicamente e finanziariamente. L’organismo gestore dovrà muoversi con capacità d’impresa per ottimizzare l’efficacia dei sistemi, l’efficienza, l'economicità, il prezzo del servizio e, infine, le tariffe. La prevenzione nella produzione del rifiuto, il recupero dei materiali e dell’energia, la minimizzazione dell’impatto ambientale e la responsabilità condivisa tra tutti i soggetti del ciclo dei rifiuti (cittadini, imprese, distribuzione e operatori del sistema) sono i riferimenti da cui partire nella scelta dei sistemi di gestione dei rifiuti. La crucialità del problema dei rifiuti è di ordine economico, normativo, tecnico, ma anche e soprattutto culturale, una appropriazione culturale forte è necessaria non solo per promuovere una indispensabile coscienza civica, ma anche per sostenere lo sviluppo di tecnologie appropriate e a loro volta ambientalmente compatibili. La situazione degli impianti di smaltimento a livello nazionale è ancora il principale elemento di criticità e di squilibrio sul territorio; è noto infatti come gli impianti siano insufficienti permanendo una situazione di permanente emergenza per un corretto smaltimento dei rifiuti. Il modello di riferimento, spinto anche dalla normativa comunitaria, è quello che individua nei sistemi di gestione integrata (riduzione dei rifiuti alla fonte, spinta selezione-riciclaggio dei materiali, recupero energetico) la risposta più corretta. La realtà è però che negli ultimi anni pur essendo aumentati i sistemi di recupero, riciclaggio e di termovalorizzazione, in molte regioni rimane prevalente ancora l’uso della discarica. In una visione più generale si rileva comunque come anche a livello europeo si riscontrino ancora molte incertezze e carenze impiantistiche. E’ ben vero dunque che vi è qualche Paese che ha saputo crescere in questi anni verso un migliore equilibrio di gestione e di impianti, ma è altrettanto vero che ancora molto si deve fare anche a livello europeo; i livelli di eccellenza sono lontani ovunque. In questo contesto se posizionassimo i valori ottenuti in regione Emilia-Romagna rispetto a quanto rilevato a livello europeo ci accorgeremmo di essere posizionati su buoni livelli. Questa però non deve essere certo una strumentale soddisfazione, anzi è auspicabile sia una occasione di ulteriore miglioramento.

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Europa - modalità di gestione dei rifiuti urbani in % - 2004

0% 25% 50% 75% 100%

DanimarcaSvizzera

SveziaLussemburgo

OlandaBelgio

FranciaGermania

Emilia RomagnaPortogallo

AustriaUE 15 UE 25

NorvegiaRepubblica Ceca

ItaliaFinlandia

IslandaRegno Unito

SpagnaSlovacchia

UngheriaLettoniaSloveniaPoloniaCroaziaEstoniaGreciaIrlanda

CiproLituania

MaltaBulgaria

RomaniaTurchia

Incenerimento Discarica Altro

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat

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Qualche considerazione di principio Per allineare l’Italia, nella gestione dei rifiuti, alla linea di politica ambientale dettata dalla UE e peraltro già affermatasi in taluni Paesi comunitari bisogna invertire il processo in corso, ed occorre procedere tempestivamente ad un ribaltamento di una situazione da tempo critica e indecisa nelle sue scelte. Per fare questo occorrono non singoli provvedimenti, ma interventi organici non dettati dall’emergenza, in armonia con le direttive comunitarie. Si ritiene dunque che su alcuni principi e riferimenti sia sviluppato un maggior confronto tra i vari interlocutori del sistema per ricercare soluzioni nuove e condivise. Il passaggio fondamentale è superare la generica affermazione di principio (a cui purtroppo anche qui non ci sottraiamo) con una logica basata sulla programmazione e sul raggiungimento graduale di risultati. Si tratta di una impostazione pragmatica a cui già in molte occasioni la regione Emilia Romagna per mezzo delle sue importanti istituzioni (regione, province, osservatori, agenzie, Arpa) ha già saputo offrire importanti proposte e su cui si conta molto affinché anche nei prossimi mesi si possa attivare un sistema organizzato ed integrato di relazioni e di discussione. Per realizzare una concreta politica ambientale di "sistema” si ritiene che i principali obiettivi concreti da perseguire potranno essere i seguenti: - principio di prossimità (ambiti territoriali ottimali)

- principio di chi inquina paga ( responsabilità economica)

- principio delle priorità ( 4R ) ( riduzione dei volumi, riuso, riciclo e recupero )

- dalla crisi dei rifiuti ( emergenza ) alla politica ambientale ( piani )

- crescita della dimensione economica ( globalizzazione, trasversalità e investimenti )

- consapevolezza sociale, sensibilità ambientale, cultura dei servizi pubblici

- mercato competitivo ( sviluppo concorrenza e liberalizzazione )

- lo sviluppo tecnologico e la riconversione impiantistica industriale

- il valore del recupero energetico e la produzione di energia

- le potenzialità del riciclaggio e gli obiettivi per gli imballaggi

- obiettivi per materiali (immesso/riciclo), per imballaggi e per rifiuti urbani pericolosi

- analisi limiti di convenienza coerenti e raggiungibili con modalità operative (LCA)

- incentivazione del compostaggio di qualità con individuazione di sistema premiante

- crescente attenzione ai risultati finali e non alle modalità operative ( ruolo del gestore)

- prevenzione e riduzione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio, strumenti volontari

- supporto regionale su un Piano Regionale dei Rifiuti e coordinamento Osservatori Provinciali

- gestione coordinata degli impianti esistenti (a livello regionale)

- valutazione effetti separazione degli impianti di trattamento / smaltimento dei RSU

- ruolo impianti dedicati ai rifiuti urbani per lo smaltimento/trattamento dei rifiuti speciali

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- tariffa impianti di smaltimento verificata dalle Agenzie in funzione degli obiettivi di RD

- modifica regole distribuzione utilizzo proventi da ecotassa: criteri su riduzione recupero

- razionalizzazione dei sistemi di raccolta e di trasporto

- coordinamento territoriale delle frazioni merceologiche

- gestione omogenea delle raccolte differenziate ( riciclabili/pericolose)

- analisi capacità impiantistiche di smaltimento e soluzioni gestionali

- adeguamento tassa-tariffa ambientale e valutazioni economiche

- verifica possibilità di integrazione servizi ed economie di scala

- la minimizzazione dei rifiuti (alla fonte)

- l'espansione del riuso e riciclo ambientalmente compatibile dei rifiuti

- la promozione di smaltimento e trattamento ambientalmente compatibili dei rifiuti

- l'estensione della copertura dei servizi di gestione dei rifiuti.

- prevenzione dei rifiuti (chiusura dei cicli dei materiali)

- governance "forte" con programmazione e controllo sul sistema dei rifiuti

- adozione della Carta dei Servizi come strumento obbligatorio per tutti

- compito di relazione alle Agenzie con le filiere del Conai e sviluppo di specifici accordi d’area

- nuovo metodo normalizzato regionale per Tariffa rifiuti (come Acqua)

- incentivare comunque il passaggio da tassa a tariffa

- sviluppare cultura economica, percezione del valore e delle giuste tariffe

- regole e criteri di gara/salvaguardia e definizione regionale di requisiti

- favorire comportamenti virtuosi, sviluppo di politica della qualità e procedure di certificazione

- sviluppo della Comunicazione: massimizzare la qualità e vantaggi ambientali

- ruolo degli Acquisti verdi (unità regionale di coordinamento)

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La riduzione dei rifiuti: un impegno

Per poter migliorare il sistema integrato di gestione dei rifiuti urbani servono scelte radicali e non solo aggiustamenti di indirizzo; è dunque richiesto di valutare e rivedere in termini economici ed ambientali le scelte che si andranno ad operare nell'intero ciclo dei rifiuti, in tutte le sue fasi principali :dalla raccolta differenziata, al trattamento, allo smaltimento finale. Diventa pertanto importante costruire un modello integrato dell'intero ciclo di gestione che analizzi i flussi di materia; la conoscenza dei possibili flussi e risultati di gestione delle materie, collegata alla conoscenza dei cicli di vita prevedibili nei prodotti, permette infatti di valutare l’efficacia delle scelte che si andranno a prendere e quindi di valutare gli effetti delle politiche che verranno decise. A monte però rimane un problema di fondo: la crescita della produzione dei rifiuti. I dati ci dimostrano come vi sia una costante crescita su tutto il territori anche se leggermente attutita in alcune aree. In tutte le province le quantità crescono ogni anno quasi senza elementi idi discontinuità. Il problema rimane irrisolto e aldilà di generici impegni e dichiarazioni di volontà, poco si è fatto in concreto. Il problema è comunque complesso ed irrisolto anche a livello europeo (anche se i dati riportati mostrano dubbi di rappresentatività, di significatività, anche per il noto tema degli assimilati e degli speciali, o comunque di omogeneità improbabile).

Produzione di R.U. Provincia per Provincia dal 1996 al 2005 (tonn.)

PROVINCE 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005

Piacenza 122.961 127.985 130.220 140.600 151.356 151.013 154.261 157.573 168.148 176.023

4,1% 1,7% 8,0% 7,7% -0,2% 2,2% 2,1% 6,7% 4,7%

Parma 185.414 184.828 193.850 207.400 216.923 221.585 232.015 239.784 257.813 257.500

-0,3% 4,9% 7,0% 4,6% 2,1% 4,7% 3,3% 7,5% -0,1%

Reggio emilia 254.116 265.463 250.690 274.900 301.714 311.359 337.996 338.285 372.575 375.390

4,5% -5,6% 9,7% 9,8% 3,2% 8,6% 0,1% 10,1% 0,8%

Modena 324.887 337.074 329.220 351.000 373.571 372.338 385.924 391.559 408.918 416.541

3,8% -2,3% 6,6% 6,4% -0,3% 3,6% 1,5% 4,4% 1,9%

Bologna 492.654 535.011 519.570 531.300 529.082 512.648 533.229 534.947 553.424 555.023

8,6% -2,9% 2,3% -0,4% -3,1% 4,0% 0,3% 3,5% 0,3%

Ferrara 208.300 199.809 209.360 227.900 227.556 229.623 237.106 238.267 249.109 254.422

-4,1% 4,8% 8,9% -0,2% 0,9% 3,3% 0,5% 4,6% 2,1%

Ravenna 216.734 316.576 228.170 262.600 239.863 250.384 262.201 262.242 276.504 286.242

46,1% -27,9% 15,1% -8,7% 4,4% 4,7% 0,0% 5,4% 3,5%

Forli-Cesena 204.198 207.987 213.500 230.300 244.608 251.267 267.113 242.048 253.778 256.181

1,9% 2,7% 7,9% 6,2% 2,7% 6,3% -9,4% 4,8% 0,9%

Rimini 187.644 182.926 192.800 216.900 222.041 224.837 231.449 230.343 238.553 242.157

-2,5% 5,4% 12,5% 2,4% 1,3% 2,9% -0,5% 3,6% 1,5%

TOTALE 2.196.90

8 2.257.65

9 2.267.38

0 2.442.90

0 2.506.71

4 2.525.05

4 2.641.29

3 2.635.04

7 2.778.82

2 2.819.47

9

2,8% 0,4% 7,7% 2,6% 0,7% 4,6% -0,2% 5,5% 1,5% Dati : Fonte Arpa rer

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Europa: Produzione Rifiuti urbani pro-capite

0 100 200 300 400 500 600 700 800 900 1.000

IrlandaCipro

NorvegiaDanimarca

SvizzeraLussemburgo

SpagnaAustriaOlanda

GermaniaRegno Unito

UE 15 Malta

FranciaItalia

UE 25 Ungheria

IslandaBulgaria

BelgioSvezia

TurchiaFinlandia

EstoniaSlovenia

PortogalloGrecia

RomaniaLituaniaLettoniaCroazia

Repubblica CecaSlovacchia

Polonia

Kg/ab.anno

2000

2002

2004

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat Va allora aperta una fase nuova nell’affrontare i problemi. Per superare definitivamente l’emergenza rifiuti la più naturale azione da sviluppare, non è solo quella di fermare la crescita dei quantitativi dei rifiuti stessi e quindi quella di produrne meno, ma anche di modificare radicalmente il sistema di gestione complessiva dei rifiuti. E’ evidente che ciò comporta fondamentalmente un cambiamento radicale non solo dell'attuale modello di produzione e di consumo, ipotesi per molti aspetti di non facile ed immediata attuazione, ma anche di convinti orientamenti culturali i cui obiettivi strategici fondamentali si possono riassumere in azioni di prevenzione (diminuzione della quantità e della pericolosità), di valorizzazione (recupero di energia e risorse dai rifiuti) e di corretto smaltimento (tecnologie compatibili). La crucialità del problema dei rifiuti è di ordine economico, normativo, tecnico, ma anche e soprattutto culturale, una appropriazione culturale forte è necessaria non solo per promuovere una indispensabile coscienza civica, ma anche per sostenere lo sviluppo di soluzioni appropriate e a loro volta ambientalmente compatibili. Il modello che si sta affermando, spinto anche da una normativa comunitaria e nazionale sempre più incalzante, è quello polivalente, quello cioè che individua nei sistemi di gestione integrata (riduzione dei rifiuti alla fonte, selezione e riciclaggio dei materiali, recupero energetico) la risposta più completa in termini di minimizzazione dell'impatto ambientale. La trasformazione in atto del sistema di gestione dei rifiuti deve pertanto confrontarsi con una nuova politica industriale nel settore che, insieme alla necessaria definizione del sistema di gestione e alle scelte territoriali, tenga conto delle possibili modificazioni del mercato.

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In particolare partendo dal principio normativo della responsabilità condivisa, della prevenzione, della raccolta, del recupero, dello sbocco finale dei materiali raccolti e trattati, diventa importante stabilire e coordinare i ruoli dei diversi soggetti pubblici e privati che operano nelle diverse fasi di gestione del sistema rifiuti. Il recepimento nazionale delle direttive comunitarie in materia di tutela e risanamento ambientale attribuisce alla regolazione preventiva dei flussi del ciclo secondario rifiuti – risorse un’importanza primaria che comporta il raggiungimento degli obiettivi mirati alla riduzione di rifiuti a monte: a) L’orientamento del sistema produttivo verso beni ad alto tasso di riutilizzabilità/recuperabilità e a bassa nocività di smaltimento, privilegiando l’adozione di tecnologie e materiali a ridotto consumo di risorse ed energia di trasformazione; b) La valorizzazione del tasso di recupero di materia (prima) e di energia (poi) residui nei rifiuti, mediante incentivazione e sviluppo delle raccolte separate, del mercato delle materie secondarie, e integrazione dei sistemi di raccolta e gestione con le ulteriori forme di trattamento – smaltimento. c) Introduzione del concetto del “ciclo di vita LCA “nella politica in materia di rifiuti E’ urgente la definizione di una nuova politica industriale nel settore dei rifiuti, in particolare: • la modifica delle produzioni nel senso della diminuzione dei rifiuti e della riciclabilità dei

prodotti (in accordo con principi europei di "responsabilità allargata"); • le attività di ricerca tecnologica, sia nel settore industria che nell'agricoltura, in grado di produrre

innovazioni positive, a favore della chiusura dei cicli; • la creazione di interventi diversificati ai vari livelli della distribuzione, dal produttore, al

grossista, al negoziante, al singolo consumatore, in modo tale che siano possibili interventi efficaci a livello di città e di bacino provinciale.

Si può dunque affermare che i principi informatori di una corretta, efficace ed efficiente gestione integrata (a partire dai rifiuti di imballaggio) si possono ottenere con: • la responsabilità condivisa, prevista dalla direttiva europea; • gli accordi volontari di programma che prevedano, fra l'altro, opportuni strumenti economici

basati sul principio del "chi inquina paga"; • la definizione, attraverso la consultazione delle parti coinvolte, di un sistema articolato per

obiettivi, tempi e modalità di realizzazione; • l'informazione ed il coinvolgimento dei consumatori per adeguarne il comportamento e gli

atteggiamenti alle esigenze di prevenzione della produzione di rifiuti da imballaggio e partecipazione alle iniziative di recupero e riciclaggio.

Le finalità e le indicazioni normative impongono una crescente attività di pianificazione che non si limiti, come in passato, ad un impegno di coordinamento tra gli intenti e le azioni pianificatorie. Servono dunque nuove azioni e nuovi strumenti tra cui in particolare: • Attività di prevenzione, promozione e ricerca di innovazione

• Promozione, sviluppo e divulgazione di tecnologie innovative

• Strumenti volontari di certificazione ambientale, elemento importante della ricerca di qualità

• Strumenti di tipo negoziale di cooperazione quali accordi di programma, accordi tra imprese

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• Strumenti di tipo volontario di autoregolazione, intese tra soggetti pubblici e privati

• Snellimento dell’iter amministrativo di approvazione e revisione dei piani e dei progetti

• Attività di sensibilizzazione e di informazione di produttori ed utilizzatori finali

• Sviluppo di meccanismi di regolazione che favoriscano l’efficienza e l’innovazione

• Analisi delle capacità di assorbimento dei canali convenzionali di recupero di materia

• Sviluppo dell’industria del riciclaggio e mercato dei materiali recuperati;

• Strumenti economici per orientare il comportamento dei soggetti coinvolti

• Meccanismo di responsabilizzazione, autocontrollo e di controllo

La riforma, nelle modalità di gestione dei rifiuti, pone al centro delle priorità la prevenzione e la riduzione della produzione dei rifiuti, prima ancora del riutilizzo, riciclaggio e recupero energetico come peraltro già previsto dalle Direttive comunitarie. Si tratta di una impostazione a forte valenza di politica economica in quanto prima di decidere "come trattare i rifiuti" cerca di impostare un comportamento sostenibile nelle scelte di produzione, uso e consumo delle merci. La politica del rifiuto è quindi ancor prima “politica del prodotto”, e dunque antepone alle questioni giuridiche delle impostazioni metodologiche rivolte verso strumenti e processi di tipo industriale. Tutte le normative hanno valorizzato il principio della prevenzione in materia di rifiuto partendo dalle direttive comunitarie (91/156/CEE, 94/62/CE, meglio nota come direttiva packaging, la direttiva 96/61/CE); il VI e VII Programma d'Azione per l'Ambiente della Comunità Europea pongono il tema della prevenzione in termini prioritari, così come il Libro Verde sulla Politica Integrata relativa ai Prodotti, presentato dalla Commissione Europea. I messaggi che da anni riceviamo dalla Unione Europea sono verso uno sviluppo di tecnologie pulite, di nuovi prodotti ecosostenibili, di strumenti ecocompatibili quali eco-audit, LCA, eco-bilanci, ed ecolabel. Bisogna dunque prevedere una intensa attività di interventi volti alla riduzione del quantitativo di rifiuti ed in particolare si propongono alcuni punti di riferimento giudicati utili: • Sviluppo dell’autocompostaggio (azione sostitutiva ed integrativa della raccolta dell’organico) e

dunque forme di incentivazione per produzione di compost • Accordi volontari con sistema della distribuzione e ristorazione, concertazione con Conai • Eliminazione dei prodotti a perdere nelle pubbliche amministrazioni e riduzione rifiuti • Promozione di ecocentri come stazioni di conferimento e stazioni ecologiche • Raccolte con circuiti autonomi per sfalci e potature, beni durevoli, beni ingombranti, rifiuti

tessili, rifiuti domestici pericolosi. • Partecipazione attività sociale e assistenza (onlus) • Attenzione alle mense scolastiche e all’udo di materiale usa e getta • Azioni di Green Public Procurement (negli enti pubblici ma anche nel campo dei servizi) • Prescrizioni per gli eventi pubblici occasionali • Promozione di servizi sociali ( soprattutto per derrate alimentari) e Iniziative di Last minute

market per solidarietà e “spreco utile” • Approvazione di Manuali di acquisti pubblici ecologici ( carta, mobili Raee, etc)

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A livello operativo sono possibili altri obiettivi “specifici” sui quali si potrebbe operare, sono: • Rispetto di criteri omogenei di assimilabilità • Interventi per pneumatici fuori uso e veicoli a fine vita (vedi Direttiva UE sugli ELV) • Regolazione per gli inerti e sistemi di riciclaggio con impianti fissi • Progetti di regolazione e raccolta rifiuti elettrici ed elettronici, cartucce toner, pile, batterie • Forme di supporto al processo di educazione ambientale • Si potrebbe quindi approfondire la opportunità di:

• domanda-offerta mercato rifiuti recuperabili a livello provinciale e regionale; • conoscenza del mercato del recupero, prezzi correnti, modalità di commercializzazione

(servizi di sportello, bollettino informazione); • promozione e partecipazione a sistemi territoriali di Borsa Merci in assistenza a quelli

realizzati dal sistema camerale (Union Camere Nazionale); Uno strumento fondamentale per il successo di uno sviluppo forte richiede che sia coinvolto l’intero sistema istituzionale, ma anche il grande insieme dei portatori d’interesse. Un buon livello di sensibilizzazione, di partecipazione e di coinvolgimento nonché di regolazione, programmazione, controllo nella distinzione e chiarezza dei ruoli è una condizione necessaria. Bisogna allora ragionare in termini nuovi di sistema delle relazioni, in particolare si ricorda: • Un approfondimento si ritiene utile fare sul problema delle quantità totali degli imballaggi

immesse sul mercato e quindi possano essere favorite sia una convenzione quadro regionale con Conai e Consorzi di filiera, sia accordi con associazioni di categorie ed eventuali incentivi alla selezione ed alla riduzione dei volumi, valutando anche la eventuale possibilità di ampliare gli accordi con le associazioni dei gestori (accordo Confservizi).

• Vanno ricordati in questo contesto i compiti di coordinamento e di vigilanza delle Agenzie che potrebbero introdurre nella regolazione la verifica delle condizioni e sviluppare specifici accordi d’area finalizzate al riciclo e favorire accordi con associazioni di commercianti, GDO, etc.

• Sarebbe utile anche indicare nei vari regolamenti comunali (di igiene pubblica, di assimilabilità etc) specifiche azioni e norme che riguardano gli imballaggi. Le amministrazioni comunali dovrebbero integrare i regolamenti comunali con il divieto per le attività commerciali, artigianali e di servizio (oltre le attività industriali) di conferimento dei rifiuti di imballaggio secondari e terziari nel circuito comunale di raccolta dei rifiuti urbani e l’obbligo di dimostrare l’avvio dei rifiuti di imballaggio al recupero mediante distinti circuiti a loro carico.

• Un rafforzamento della struttura di controllo, anche istituendo specifiche figure di ispezione e di vigilanza, aiuterebbe molto sia il percorso di informazione-educazione sia la possibilità di limitare gli eventuali comportamenti negativi di parte della cittadinanza.

• Tema di fondamentale importanza, che richiama anch’esso una funzione importante di Arpa, è poi quello relativo agli impianti di compostaggio e dell’utilizzo di ammendante in agricoltura; una sua maggiore utilizzazione ne favorirebbe lo sviluppo. Certo è che comunque la problematica della commercializzazione e dell’incentivo all’utilizzo sono tra i vincoli principali al corretto sviluppo di questa fondamentale componente del sistema integrato complessivo.

Si richiamano poi, in modo sintetico, alcune importanti componenti della regolazione, spesso affrontati sia a livello normativo che di linee programmatiche che rappresentano i punti importanti di crescita del sistema: Azioni in materia di prevenzione, Ruolo delle aziende distributrici, Strumenti normativi, economici e volontari, Accordi di programma, Accordi volontari, Strumenti sociali, Indicazioni al conferimento, Indicazioni specifiche per tipologia d’utenza, Incentivi e penalizzazione, etc.

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Un tema importante da coordinare con questi principi è la corretta applicazione di un metodo normalizzato e dunque un sistema tariffario efficace. L’applicazione diffusa su tutti il territorio della Tariffa può portare infatti importanti miglioramenti: dalla valorizzazione di un corretto sistema economico alla comprensione dettagliata dei costi, al controllo della gestione del settore e soprattutto a garantire una maggiore equità di contribuzione per i cittadini. Possono conseguentemente essere più agevolmente perseguiti e utilizzati strumenti economici che valorizzano i comportamenti virtuosi degli utenti per la raccolta differenziata, ma anche per quanto attiene più in generale la complessiva produzione dei rifiuti, stimolando l’innovazione e la competitività, promuovendo nel contempo un più corretto e trasparente sistema di controllo. La Tariffa diventa quindi uno strumento di natura economico/amministrativa per promuovere un sistema che ottimizzi la gestione dei rifiuti, ma anche favorisca una maggiore attenzione ai costi ambientali derivanti dalla gestione dei rifiuti ( più produci rifiuti più paghi). Il primo passaggio obbligato è l’analisi della composizione merceologica dei rifiuti solidi urbani e la ricostruzione delle caratteristiche merceologiche e quantitative del “monte rifiuti”. La conoscenza della composizione merceologica dei rifiuti (vedi Ka e Kc) è infatti alla base della valutazione dei sistemi di gestione ed è fondamentale nella definizione delle strategie di sviluppo. L’altro fondamentale elemento è dato dalla quantificazione della produzione e dai relativi indicatori ( coefficienti Kb e Kd ). Si deve ricercare al meglio di avere in modo distinto dati reali per tipologie di utenza o comunque per mezzo della applicazione dei coefficienti di produzione oltre alla determinazione della divisione tra utenze domestiche e non domestiche. Si scriveva nel Rapporto 2005: “Si auspica che da parte della Regione Emilia Romagna venga presto avviato un tavolo di concertazione e proposta per la individuazione di un metodo normalizzato sulla gestione dei rifiuti così come si è fatto con grande qualità professionale e capacità sull’idrico; si possono infatti elaborare principi e indicatori tariffari utili al sistema e innovativi per certe tematiche, così come si è cercato di fare per il settore acqua (che potrebbe da parte sua cogliere dai rifiuti il principio del numero persone). Alcune questioni affrontate possono essere riproposte anche per i rifiuti, ad esempio in relazione agli indicatori di qualità (con incentivazione tariffaria), ma anche a strumenti di controllo sui consumi e di valorizzazione della riduzione dei rifiuti (tema complesso e strategico). Un esempio: introdurre anche per i rifiuti tariffe differenziate quali tariffa agevolata (procapite finoa 400Kg/ab/y e 35% RD), tariffa base (procapite fino a 600Kg/ab/y) e tariffa eccedenza (procapite oltre 700Kg/ab/y e NDm per Kg/mq +20%).“ In sintesi i principali obiettivi generali si possono dunque così individuare:

a) impegni concreti verso la stabilizzazione nella produzione dei rifiuti; programma condiviso b) priorità alla riduzione ricercando modelli di produzione e consumo in grado di ridurre le

quantità prodotte ( prevenzione quantitativa dei rifiuti) c) analisi al conferimento differenziato all'origine, con valorizzazione della materia recuperata d) ciclo integrato: coinvolgimento di tutti gli attori interessati, cittadini, imprese che

conferiscono i rifiuti, imprese materie seconde, imprese della distribuzione; e) passaggio ad una tariffazione che tenga conto delle quantità-qualità ed eventuali forme di

incentivazione economica ( aggiuntiva) per diminuzione produzione rifiuti f) centri di osservazione su alcuni punti critici di produzione, ricerca di trasparenza e

informazione per tutti; eventuale iniziativa pubblica di premiazione g) qualificazione del ruolo delle imprese operatrici e controllo delle istituzioni h) definizione di standard verificabili ed elementi dinamici, premianti per realizzazioni; i) individuazione di progetti operativi specifici ( scelta degli interlocutori e azioni a supporto)

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Su Il Sole 24 Ore del 23 ottobre 2006 è stata pubblicata la tabella sopraindicata. Per quanto riguarda la nostra regione, su dati Fonte ARPA R.E.R. ci risultano i seguenti valori: Fonte: Dati ARPA rer kg/ab/anno Dati Sole 24 Ore Piacenza:………………………………….. 643.1 757.2 Parma:…………………………………….. 617.7 608.2 Reggio Emilia:……………………………. 759.5 781.2 Modena:…………………………………… 626.1 594.1 Bologna:…………………………………… 584.3 586.6 Ferrara:……………………………………. 724.1 735.7 Ravenna:………………………………….. 740.3 817.3 Forlì-Cesena:……………………………… 657.9 769.9 Rimini:…………………………………….. 738.1 850.0

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Tratto da Rapporto 2005 La prevenzione nella produzione del rifiuto, il recupero dei materiali e dell’energia, la minimizzazione dell’impatto ambientale e la responsabilità condivisa tra tutti i soggetti del ciclo dei rifiuti (cittadini, imprese, distribuzione e operatori del sistema) sono i riferimenti da cui partire nella scelta dei sistemi di gestione dei rifiuti. La crucialità del problema dei rifiuti è di ordine economico, normativo, tecnico, ma anche e soprattutto culturale, una appropriazione culturale forte è necessaria non solo per promuovere una indispensabile coscienza civica, ma anche per sostenere lo sviluppo di tecnologie appropriate e a loro volta ambientalmente compatibili. Il vero obiettivo è di integrare una serie di fattori tra loro complementari per ottenere un sistema integrato (autosufficienza, responsabilità condivisa, prossimità, gestione integrata). Da una parte dunque è riconosciuta una reale arretratezza del settore (utilizzo indiscriminato della discarica, insufficienti impianti di termovalorizzazione, ritardi nelle raccolte differenziate, etc) dall’altro lato però complessivamente si deve considerare come il settore sia in crescita e sia ormai condivisa l‘importanza strategica di un trend sempre in sviluppo. Diventa allora fondamentale sapere sviluppare la capacità di gestione del sistema, il consenso e il legame con il territorio, la capacità organizzativa e di relazione con i settori di produzione e di servizio adiacenti, nonché lo sviluppo di tecnologia e innovazione. La trasformazione in atto del sistema di gestione dei rifiuti deve pertanto confrontarsi con una nuova politica industriale nel settore dell’igiene urbana che, insieme alla necessaria definizione del sistema di gestione e alle scelte territoriali, tenga conto delle possibili modificazioni del mercato e della logica di gestione d’impresa. Il sistema evolve verso una struttura di sistema integrato, di fasi e di specializzazioni entro specifici ambiti territoriali di riferimento. In questi ambiti e nel rapporto tra essi si accentuerà la specializzazione delle attività, l’innovazione tecnologica e la qualificazione organizzativa, come fattori di concorrenzialità e di successo dell'attività d'impresa. La definizione della prospettiva degli scenari della produzione di rifiuti, del mercato delle materie recuperate, del recupero energetico, è certamente centrale per poter affrontare le grandi scelte della raccolta differenziata, del trattamento, del riciclaggio, del recupero energetico, dello smaltimento. Per coniugare questi vari fattori è necessaria l’adozione di strumenti collaudati e credibili, finalizzati ad organizzare le attività, razionalizzando i processi e riducendo le diseconomie. Purtroppo si rileva ancora invece a livello nazionale una mancanza di integrazione (gli ambiti territoriali ottimali sono in ritardo), la presenza ancora di gestioni nella dimensione comunale, il ritardo di una struttura imprenditoriale forte e capace, squilibri gestionali con forti differenze territoriali tra Nord e Sud. Al contrario in Emilia Romagna si può contare sia un avviato sistema di regolazione sia su imprese capaci che possono contare su un buon sistema impiantistico. È dunque ormai tempo di fare valutazioni economiche credibili e condivise, evitando analisi di parte, per ricercare una effettiva economicità dei servizi in un ciclo integrato.

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Nelle pagine che seguono si cercherà dunque di approfondire i temi economici e gestionali di maggiore rilevanza e dunque a partire dai prezzi di smaltimento degli impianti, allo sviluppo delle raccolte differenziate ed alla applicazione della Tariffa; a seguire poi si propone una apparente provocazione, si tenta cioè di valutare, in una simulazione ragionata, quali possono essere le prospettive del settore rifiuti in regione nel medio termine. L’obiettivo, come sempre, è quello di far crescere un confronto costruttivo su questi delicati temi. Il futuro sistema di gestione dei rifiuti urbani nella RER: previsioni e relative simulazione Si è cercato, a titolo di prima analisi, di verificare i principali impatti, soprattutto a livello economico, che derivano dall’applicazione del sistema di gestione integrata dei rifiuti in ER. Le valutazioni sono basate sulle principali previsioni contenute nei PPGR (Piani Provinciali di Gestione dei Rifiuti). Gli scopi delle seguenti elaborazioni sono quelli di stimare a livello regionale quali saranno i costi di gestione dei RU sia per le raccolte sia per le attività di trattamento e smaltimento e quali saranno le ricadute, in termini tariffari, per i singoli cittadini, per i diversi nuclei familiari e per le diverse categorie di attività produttive. Le principali ipotesi considerate nell’elaborazione dello scenario, riferito al 2007, si possono così riassumere: 1. tutte le elaborazioni ed i dati sono articolati considerando una sola macro area corrispondente

all’intero territorio regionale; 2. per quanto riguarda la popolazione è stato utilizzato il dato dello scenario centrale, con

riferimento al 1° gennaio 2007, delle proiezioni della popolazione residente scaricabile all’indirizzo http://rersas.regione.emilia-romagna.it/statexe/#Popolazione;

3. per la produzioni di rifiuti urbani è considerato un tasso di crescita pari al 2%; 4. il livello di RD da raggiungere è stato fissato superiore al 40%; 5. per ciascuno dei circuiti di raccolta previsti sono stati fissati i livelli di RD raggiungibili in

modo da ottenere globalmente l’obiettivo complessivo ipotizzato (RD superiore al 40%). Principali parametri dello scenario – anno 2007 N Parametri di progetto u.m. Valore 1 abitanti (num) 4.206.320 2 produzione RU (monte rifiuti) totale T 2.852.209 3 produzione RU (monte rifiuti) pro-capite kg/ab*anno 678 4 produzione RD totale T 1.226.220 5 produzione RD pro-capite kg/ab*anno 292 6 efficienza RD % 43%

Flussi in ingresso al sistema impiantistico N Impianto flusso rifiuti dalle raccolte (t) % rispetto al totale raccolto 1 Inceneritore 1.040.632 36% 2 Discarica non pericolosi 48.780 2% 3 Trattamento meccanico-biologico 536.576 19% 4 Compostaggio di qualità 363.301 13% 5 Impianti di recupero altre RD 862.920 30%

Totale 2.852.209 100% Nella pagina seguente è riportata una rappresentazione grafica dei flussi di rifiuti all’interno del sistema integrato di gestione considerato nello scenario. Dall’esame della tabella si evince che a conclusione del ciclo integrato di rifiuti: 1. in discarica sono smaltite circa 675.000 t corrispondenti al 24% dei rifiuti prodotti; 2. al recupero giungono circa 706.000 t pari al 25% dei rifiuti prodotti;

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3. al ripristino ambientale sono indirizzate circa 109.000 t che corrispondono a circa il 4% del monte rifiuti;

4. quindi il recupero complessivo realizzato tramite lo scenario proposto corrisponde a circa 817.000 t pari al 29% dei rifiuti prodotti.

Simulazione dei flussi dei rifiuti urbani all’interno del sistema impiantistico di trattamento e smaltimento regionale

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Dimensionamento economico dei principali servizi previsti nello scenario La stima dei costi dei servizi, previsti per lo scenario è stata elaborata utilizzando le voci di costo indicate nel Metodo Normalizzato ex D.P.R. 158/99. Nella seguente tabella è riportata la sintesi dei costi stimati ai sensi del Piano finanziario ex D.P.R. 158/99. I valori sono riportati al netto dell’IVA, riferiti al 2007, e i prezzi utilizzati fanno riferimento agli attuali valori di mercato. Sintesi costi ai sensi del piano finanziario ex DPR 158 (dati in euro IVA esclusa)

Voce di costo N Sigla Descrizione

Importo (€)

Costi di gestione del ciclo dei servizi sui RSU indifferenziati 1 CSL Costi Spazzamento e Lavaggio strade € 34.700.000 2 CRT Costi Raccolta e Trasporto RSU € 48.500.000

Costi Trattamento e Smaltimento RSU € 137.800.000 Proventi della vendita di combustibile ed energia € -

3 CTS

Netto € 137.800.000 4 AC Altri Costi € 100.000 5 CGIND Totale € 221.100.000

Costi di gestione del ciclo della raccolta differenziata 6 CRD Costi di Raccolta Differenziata per materiale € 100.000.000

Costi di Trattamento e Riciclo € 60.000.000 Proventi -€ 34.000.000

7 CTR

Netto € 30.000.000 8 CGD Totale € 126.000.000

Costi operativi di gestione 9 CG Costi operativi di gestione (CGIND + CGD) € 347.100.000

Costi comuni 10 CARC Costi amm.vi dell'Accertamento, della Riscossione e del

Contenzioso € 22.000.000

11 CGG Costi Generali di Gestione € 37.000.000 12 CCD Costi Comuni Diversi € - 13 CC Totale € 59.000.000

Costi d'uso del capitale 14 R n Remunerazione del capitale - Rn = rn (KNn-1 + In + Fn) € 16.500.000 15 Amm.n Ammortamenti € 64.000.000 16 Acc. n Accantonamenti € - 17 CK n Costo d'uso del capitale - CK n = Amm.n + Acc.n + Rn € 80.500.000 Tariffa di riferimento (CG+ CC+ CK n) € 486.600.000 Riprese di valore - variazioni per extraprogramma ecc. € - Tariffa alle utenze € 486.600.00

Indici di costo per abitante residente e per tonnellata di rifiuto prodotto

Dati di input Unita di misura Valori Produzione RU pro-capite 2007 kg/abitante*anno 678 TOTALE RD (%) (%) 43,00% Abitanti 2007 numero 4.206.320 Totale rifiuti 2007 t 2.852.209

Indici di costo Unita di misura Valori Costo totale (tariffa) per abitante residente - IVA esclusa

euro/abitante*anno € 120,00

Costo totale (tariffa) per tonnellata di rifiuto raccolto - IVA esclusa

euro/tonnellata € 171,00

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Tratto da Relazione 2004 Il settore dei rifiuti è sottoposto ad una forte fase di ristrutturazione per ridurre l'impatto ambientale sul territorio e soprattutto per arginare una situazione di criticità che si protrae da molti anni. Da una situazione in cui la gestione del rifiuti in molti comuni si limitava alla raccolta ed alla discarica, si sta passando ad una situazione in cui per raggiungere gli obiettivi ambientali serve un livello di gestione che sappia affrontare in modo integrato tutte le fasi del ciclo dei rifiuti (raccolta, trattamento, smaltimento) in rapporto al recupero e al riciclaggio delle materie presenti nei rifiuti. Sulla analisi impiantistica, sull’importanza delle soluzioni tecnologiche e sulla necessità di integrare il sistema di trattamento e smaltimento, si è già ampiamente ragionato in vari documenti e nel precedente rapporto annuale, a cui si rimanda. In questo contesto si ritiene quindi utile affrontare più nel dettaglio i temi del riciclo ed in generale delle raccolte differenziate. Su questo importante tema è richiesto da tempo un impegno delle istituzioni e della collettività verso una serie di obiettivi importanti e nello stesso tempo necessari; tra questi determinanti sono quelli che tutti ( da chi produce, a chi consuma, a chi amministra , a chi gestisce ) devono assumere in relazione alle raccolte differenziate. Il vero obiettivo dunque è di integrare una serie di fattori tra loro complementari per ottenere un sistema integrato (autosufficienza, responsabilità condivisa, prossimità, gestione integrata, etc). La consapevolezza di essere in ritardo è comunque evidente. La riforma, nelle modalità di gestione dei rifiuti, pone al centro delle priorità la prevenzione e la riduzione della produzione dei rifiuti, prima ancora del riutilizzo, riciclaggio e recupero energetico come peraltro già previsto dalle Direttive comunitarie. Si tratta di una impostazione a forte valenza di politica economica in quanto prima di decidere "come trattare i rifiuti" cerca di impostare un comportamento sostenibile nelle scelte di produzione, uso e consumo delle merci. La politica del rifiuto è quindi ancor prima “politica del prodotto”, e dunque antepone alle questioni giuridiche delle impostazioni metodologiche rivolte verso strumenti e processi di tipo industriale. Recenti normative hanno introdotto il principio della prevenzione in materia di rifiuto partendo dalle direttive comunitarie ( 91/156/CEE, 94/62/CE, meglio nota come direttiva packaging, la direttiva 96/61/CE); la stessa proposta di VI Programma d'Azione (2001-2010) per l'Ambiente della Comunità Europea, pone il tema della prevenzione in termini prioritari, così come il Libro Verde sulla Politica Integrata relativa ai Prodotti, presentato dalla Commissione Europea. I messaggi che da anni riceviamo dalla Unione Europea sono verso uno sviluppo di tecnologie pulite, di nuovi prodotti ecosostenibili, di strumenti ecocompatibili quali eco-audit, LCA, eco-bilanci, ed ecolabel. Su questo tipo di impostazione in cui si aprono degli spazi di libero mercato è importante fissare dei veri e propri "paletti" a tutela della qualità del servizio reso ai cittadini. Va ricordata a tale proposito la possibilità di istituire una certificazione di qualità degli operatori del settore ( accordi tipo ISO ed EMAS ). La definizione di un modello gestionale allargato alle problematiche ambientali è infatti in linea con le strategie in atto in tutti i settori produttivi e sancisce la progressiva affermazione dell’efficienza ambientale quale variabile strategica ed elemento di competitività sui mercati evidenziando la validità dei Sistemi di Gestione Ambientale come strumento di valorizzazione delle politiche ambientali del settore. E’ necessario sviluppare una forte cultura del riciclo e favorire un processo di crescita qualitativa. La credibilità del sistema e delle aziende operanti nel settore è infatti fondamentalmente basata sulla necessità di offrire garanzie circa il rispetto degli obiettivi non solo in termini di percentuali di rifiuti raccolti in modo differenziato, ma anche in termini di qualità del differenziato stesso. La valorizzazione del prodotto rifiuto, come occasione di nuova attività economica e quindi di impresa, non può essere costruita partendo dal rifiuto come una normale merce in un libero mercato. Il rifiuto, la cui quantità non può variare in rapporto ai prezzi di mercato mentre può essere determinata da obiettivi ambientali, deve essere comunque raccolto e smaltito.

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Da queste considerazioni emerge la necessità di definire il contenuto economico del rifiuto in quanto bene di interesse pubblico che deve essere comunque smaltito o meglio riciclato in un quadro di obiettivi e limiti ambientali, che indirizzano le scelte economiche e il mercato. La scelta dei sistemi di gestione integrata a livello territoriale e l’apertura dei mercati portano infatti la competizione sulla capacità di produrre organizzazione e modelli tecnologici efficaci dal punto di vista sia dei risultati ambientali, sia di quelli economici. Nel mercato non solo nazionale ma aperto alla concorrenza delle grandi imprese sovranazionali, diventa fondamentale saper sviluppare la capacità di gestione del sistema, il consenso e il legame con il territorio, la capacità organizzativa e di relazione con i settori di produzione e di servizio adiacenti, nonché lo sviluppo di tecnologia e innovazione. Le scelte di investimento e gestione dovranno dunque essere sottoposte a vincoli di costo, accettabili per i cittadini che dovranno pagare le tariffe. Nella scelta dei sistemi è quindi fondamentale la chiarezza delle caratteristiche di fattibilità tecnica ed economica nonché la chiarezza sui risultati ambientali ottenibili. Anche la scelta degli impianti deve essere il risultato delle linee operative complessive del sistema e della definizione gestionale nel rispetto degli obiettivi ambientali, degli standard qualitativi e nella conoscenza dei costi che si dovranno sostenere. Il sistema di gestione dovrà quindi modernizzarsi organizzativamente, tecnologicamente e finanziariamente. L’organismo gestore dovrà muoversi con capacità d’impresa per ottimizzare l’efficacia dei sistemi, l’efficienza, l'economicità, il prezzo del servizio e quindi, in ultima analisi, le tariffe. Per meglio valutare il quadro di gestione del settore rifiuti si ritiene utile approfondire alcuni temi che si ritengono importanti per affrontare il quadro gestionale con una visione d’insieme sufficiente; ci si riferisce in particolare ai temi della produzione dei rifiuti, ai canali di distribuzione, alla composizione merceologica ed altri concetti che è utile affrontare. • Produzione di rifiuti urbani per canale di consumo Il rifiuto solido urbano viene prodotto principalmente nella fase del consumo finale dei prodotti e dei servizi. Le fasi della distribuzione (in cui sono coinvolti grande distribuzione e piccola distribuzione) e del consumo finale (in cui sono coinvolti servizi e famiglie) hanno subito forti trasformazioni negli ultimi decenni. Lo sviluppo dell'imballaggio a perdere è diventato decisivo nel sistema del consumo. E’ strutturalmente cambiato il sistema di distribuzione attraverso nuovi sistemi di imballaggio, secondario e terziario presso gli operatori commerciali, primario per il consumo finale delle famiglie. Gli imballaggi sono diventati la componente principale negli RSU (35% in peso e 50% in volume). Il cambiamento del sistema dei consumi alimentari (è aumentato il consumo esterno alla famiglia e sono cambiate le modalità di consumo nelle famiglie) ha prodotto una standardizzazione di produzione dei rifiuti abbastanza netta tra distribuzione e consumo finale nelle famiglie. E’ dunque utile costruire una stima della produzione dei diversi materiali di rifiuto attraverso i diversi canali (famiglie, terziario, mercati, commercio tradizionale, etc) ne emergono interessanti riflessioni. Complessivamente le famiglie producono direttamente circa la metà dei rifiuti urbani mentre l'altra metà viene prodotto dagli operatori dei servizi, del commercio, dei pubblici esercizi che gestiscono tutto il sistema del consumo. E' importante perciò sottolineare che la famiglia, come consumatore finale, controlla solo una parte dei rifiuti urbani e pertanto le strategie della raccolta differenziata dovranno considerare il peso che questo canale ha nella produzione dei rifiuti. Nello specifico le famiglie consumano il 50% dell'organico presente nei rifiuti (si stima una produzione media giornaliera pro-capite di organico di circa 200-250 grammi), il 40% degli imballaggi (per la maggior parte primari), e insieme al terziario e servizi (uffici) circa il 90% della carta da giornali e della carta non da imballo.

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Il “non-domestico”, si stima, che produca l'altro 50% di organico presente negli RSU, ma soprattutto il commercio tradizionale, la grande distribuzione e l'industria (escludendo i rifiuti industriali) hanno come rifiuto, per la maggior parte, gli imballaggi ( e dunque cartoni, vetro, plastica, legno, ferro, alluminio) che rappresentano circa il 50% del totale degli imballaggi rifiuto. Bisogna tenerne presente quando si definiscono i sistemi di raccolta. • Produzione di rifiuti urbani per dimensione territoriale Ogni territorio, avendo la sua specificità è in grado di raggiungere obiettivi di raccolta differenziata comunque diversi rispetto a zone territoriali con caratteristiche differenti; di questo è opportuno tenere presente nella individuazione degli obiettivi. A questo si aggiungono poi i condizionamenti impiantistici e possibili soluzioni organizzative e gestionali diverse; i sistemi di raccolta differenziata si possono classificare dunque in diverse categorie e possono essere costruiti in rapporto al sistema di raccolta indifferenziata esistente in un'area (in aggiunta o in integrazione), in rapporto con il sistema di trattamento successivo (cioè i materiali raccolti possono essere direttamente portati agli impianti di riciclaggio o sottoposti a processi di separazione e selezione), in rapporto con i conferitori (raccolta da utenza generalizzata o di utenza specifica, quale ad esempio il commercio) e dunque le variabili si moltiplicano. Da alcune analisi ad esempio sulla distribuzione dei materiali nei rifiuti, la % più significativa dell'organico è ottenuta nei comuni di medie dimensioni ( tra i 20 e gli 80.000 abitanti); mentre un terzo arriva dai comuni con meno di 20.000 abitanti. Per le città o comunque i grossi comuni il tema è delicato sia per le difficoltà di raccolta sia per la qualità del conferito; un orientamento verso la raccolta di organico del non-domestico è assolutamente da privilegiare e consolidare in queste aree. Lo stesso ragionamento è opportuno svilupparlo su tutti i materiali; le aree metropolitane e urbane maggiori producono mediamente un terzo dei materiali recuperabili presenti in un Ambito. • Composizione merceologica La composizione merceologica dei rifiuti urbani (in peso e in volume) sta cambiando negli ultimi anni con la crescita delle frazioni secche (carta, plastica, vetro, metalli) rispetto alla frazione organica. Da un confronto di diverse analisi sulla composizione in peso dei rifiuti, l'organico rappresenta circa il 30%, la plastica e gomma rappresentano circa il 13-15%, la carta-cartoni il 25-27%, il vetro il 5-7% e i metalli rappresentano il 3-5% dei rifiuti urbani. Sulla base di analisi condotte direttamente nella fase della raccolta (al cassonetto), la parte organica, comprendente legno e verde, rappresenta il 30-35% del totale dei rifiuti urbani e varia in funzione della grandezza dei comuni (è minore nelle aree urbane e metropolitane, mentre è crescente al decrescere del numero di abitanti). La carta e i cartoni variano, sulla quantità totale di rifiuti, dal 20% al 25%, mentre le plastiche variano dal 10% all'13%, i metalli dal 2,5% al 3,5%, il vetro dal 6,5% al 7,5% Purtroppo, nonostante sia il metodo di rilevazione più diffuso, l'analisi dei rifiuti in peso non è sufficiente per mostrare l'importanza dei diversi materiali nella generazione dei rifiuti. L'analisi della densità e del volume medio delle diverse tipologie di rifiuti produce infatti una differenza sostanziale di presenza dei diversi materiali registrati nei cassonetti: la plastica rappresenta circa il 55% in volume, del totale del volume di RSU mentre la carta circa il 18%. Complessivamente la carta e la plastica rappresentano il 70% del volume dei rifiuti alla raccolta. All'opposto, l'organico, che in peso è circa il 30% degli RSU, in volume occupa circa il 10%; il vetro, che in peso rappresenta il 7%, occupa in volume solo l'1,5%. Si rileva però anche come nella dinamica temporale e dunque nelle variazioni percentuali medie annuali siano proprio la plastica e l’alluminio i materiali che hanno avuto una crescita maggiore, superiori ai cellulosici (che comunque contano un significativo 42% di crescita) e al vetro (14%) che tende verso una stagnazione.

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Tratto da Relazione 2003 E’ a tutti evidente quanto il sistema Italia risulti essere inadeguato e arretrato rispetto agli indirizzi contenuti nelle direttive comunitarie in materia di recupero e valorizzazione delle frazioni presenti nei rifiuti. Siamo in ritardo nel riciclo, nella politica ambientale e nelle soluzioni impiantistiche. A solo doveroso riferimento si ricordano alcuni principi del Sesto programma comunitario di azione in materia di ambiente, tra cui : - promuovere l’ integrazione delle disposizioni in materia di ambiente (art. 2, par. 4), - affermare la necessità di dissociare l'impiego delle risorse e la produzione dei rifiuti dal tasso di crescita economica (art. 1, par. 2), - porre l'obiettivo di conseguire una sensibile riduzione delle quantità di rifiuti destinati all'eliminazione nonché della quantità di rifiuti pericolosi (art. 8, par. 1), - prefiggersi di incentivare il riutilizzo e di dare priorità al riciclaggio (art. 8, par. 1), - porre l'obiettivo di definire una serie di obiettivi quantitativi e qualitativi per la riduzione di tutti i rifiuti in questione da raggiungersi a livello comunitario entro il 2010 (art. 8, par. 2, lettera a)). Va quindi aperta una fase nuova nell’affrontare i problemi. Per superare definitivamente l’emergenza rifiuti la più naturale ed immediata azione da sviluppare, non è dunque solo quella di fermare la crescita dei quantitativi dei rifiuti stessi e quindi quella di produrne meno, ma anche di modificare radicalmente il sistema di gestione complessiva dei rifiuti. E’ evidente che ciò comporta fondamentalmente un cambiamento radicale non solo dell'attuale modello di produzione e di consumo, ipotesi per molti aspetti di non facile ed immediata attuazione, ma anche di convinti orientamenti culturali i cui obiettivi strategici fondamentali si possono riassumere in azioni di prevenzione (diminuzione della quantità e della pericolosità), di valorizzazione (recupero di energia e risorse dai rifiuti) e di corretto smaltimento (tecnologie compatibili). La crucialità del problema dei rifiuti è di ordine economico, normativo, tecnico, ma anche e soprattutto culturale, una appropriazione culturale forte è necessaria non solo per promuovere una indispensabile coscienza civica, ma anche per sostenere lo sviluppo di tecnologie appropriate e a loro volta ambientalmente compatibili. Tale modello pone al centro il concetto del recupero e della valorizzazione conseguente delle frazioni merceologiche presenti nei rifiuti urbani sia sotto forma di materia che di energia relegando il ricorso alla discarica solo per quei rifiuti che residuano dal trattamento e che non sono suscettibili di ulteriori valorizzazioni.

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Il sistema integrato di gestione dei rifiuti E’ noto lo schema generale delle fasi del sistema di gestione dei rifiuti, in base ai sistemi di raccolta, di trattamento e smaltimento conosciuti. Nella prima fase, quella della raccolta, le diverse tipologie di raccolta (differenziata e indifferenziata) dipendono dal tipo di trattamento che si intende avviare nella seconda fase e dal livello di rifiuto indifferenziato che viene avviato direttamente in discarica. In sintesi si nota che: - lo sviluppo della raccolta differenziata, dopo la ormai consolidata fase di avvio, deve trovare un suo stabile ruolo e dimensione significativa sull’intero territorio nazionale - i sistemi di trattamento conosciuti sono essenzialmente tre: gli impianti di termotrattamento, gli impianti di selezione compost/CDR e gli impianti di separazione. - la loro attivazione è funzione della fase di recupero di energia e materia che è possibile raggiungere nel sistema. - i livelli di recupero sono a loro volta funzione della capacità di recupero energetico (combustori industriali) e della capacità di riciclaggio dei materiali (carta, vetro, plastica, legno) che dipendono dal mercato del riciclaggio. - dalla scelta di queste opzioni deriva la fase finale di uso ed impatto sul territorio in termini di discarica, emissioni in aria, utilizzo di terreno agricolo o altro - la scelta tra le diverse opzioni viene a dipendere dall'effettiva capacità del sistema di riciclare materia e recuperare energia usando il rifiuto come combustibile, oltre che dalla specifica struttura territoriale . Per raggiungere gli obiettivi del decreto 22/97 con lo sviluppo dei sistemi di raccolta differenziata, di cui la raccolta degli imballaggi è una componente, dovranno essere attivati impianti per il recupero di materia, di energia (inceneritori, impianti dedicati) e dunque saranno necessari investimenti la cui portata deve essere valutata sia in termini sociali che economici. Oltre alla raccolta differenziata, che si chiede di portare al 35% ( ed oltre in alcune Regioni), è necessario infatti mettere in trattamento gran parte dei rifiuti indifferenziati rimanenti se si vuole effettivamente diminuire l'uso della discarica e rispettare i criteri di utilizzo delle stesse ( vedi criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica come da decreto n.36 del 13 marzo 2003). La trasformazione in atto del sistema di gestione dei rifiuti deve pertanto confrontarsi con una nuova politica industriale nel settore dell’igiene urbana che, insieme alla necessaria definizione del sistema di gestione e alle scelte territoriali, tenga conto delle possibili modificazioni del mercato e della logica di gestione d’impresa.

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Il sistema evolve verso una struttura di sistema integrato, di fasi e di specializzazioni entro specifici ambiti territoriali di riferimento. In questi ambiti e nel rapporto tra essi si accentuerà la specializzazione delle attività, l’innovazione tecnologica e la qualificazione organizzativa, come fattori di concorrenzialità e di successo dell'attività d'impresa. In particolare partendo dal principio normativo della responsabilità condivisa, della prevenzione, della raccolta, del recupero, dello sbocco finale dei materiali raccolti e trattati, diventa importante stabilire e coordinare i ruoli dei diversi soggetti pubblici e privati che operano nelle diverse fasi di gestione del sistema rifiuti. Per quanto riguarda il recupero e il riciclaggio dei materiali, condizione per lo sviluppo della raccolta differenziata, occorre valutare la capacità di riciclaggio e quindi il mercato di sbocco, insieme all'effettiva capacità di trattamento e di smaltimento finale, presente e attivabile nel medio periodo. La scelta dei sistemi di gestione integrata a livello territoriale e l’apertura dei mercati portano la competizione sulla capacità di produrre organizzazione e modelli tecnologici efficaci dal punto di vista sia dei risultati ambientali, sia di quelli economici. Nel mercato non solo nazionale ma aperto alla concorrenza delle grandi imprese sovranazionali, diventa fondamentale saper sviluppare la capacità di gestione del sistema, il consenso e il legame con il territorio, la capacità organizzativa e di relazione con i settori di produzione e di servizio adiacenti, nonché lo sviluppo di tecnologia e innovazione.

Il sistema impiantistico La situazione degli impianti di smaltimento in Italia pone ancora molti elementi di criticità e di squilibrio sul territorio. Gli impianti non sono sufficienti e permane una situazione di permanente emergenza per un corretto smaltimento dei rifiuti. I dati più recenti sulla produzione italiana di rifiuti indicano in circa 30 milioni di tonnellate la quantità annuale da avviare a smaltimento. Sono i dati dell’emergenza alla quale si tenta di far fronte con un sistema di gestione arretrato che come è noto è fatto per i 3/4 di smaltimento in discarica ( al Nord tale valore scende a ½ ) , con solo 1/10 di trattamento in impianti di combustione solo parzialmente con recupero di energia e il restante per le raccolte differenziate (vetro, carta, plastica, compost, ecc.).

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Il progresso delle conoscenze e delle tecnologie ha consentito però nell'ultimo decennio il verificarsi di un vero e proprio mutamento di atteggiamento nel campo dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, con riferimento anche alla loro valorizzazione energetica. È infatti possibile affrontare l'argomento senza più i condizionamenti del passato, consapevoli che le soluzioni disponibili sono sicure, perfettamente definite e sperimentate. La possibilità di ricorrere ad una tecnologia piuttosto che ad un'altra, all'interno di situazioni differenti, nasce proprio da questa piena consapevolezza. Il modello che si sta affermando, spinto anche da una normativa comunitaria e nazionale sempre più incalzante, è quello polivalente, quello cioè che individua nei sistemi di gestione integrata (riduzione dei rifiuti alla fonte, selezione e riciclaggio dei materiali, recupero energetico) la risposta più completa in termini di minimizzazione dell'impatto ambientale. Negli ultimi venti anni purtroppo si è fatto troppo poco; si è infatti, nella sostanza, registrata una fuga dalle tecnologie ad alto investimento verso quelle regolate da norme più facilmente applicabili, a costi meno elevati e con ritorni economici negli investimenti in tempi più ravvicinati. Tutto ciò ha avuto come conseguenza che la discarica si è affermata come scelta prevalente, anzichè residuale; tale andamento permane tutt’ora e probabilmente si consoliderà ulteriormente se nella logica di mercato competitivo si favoriranno soluzioni di appalti di breve periodo e dunque impedendo di fatto strategie ambientali di politica industriale di respiro ( e dunque realizzazione di impianti a tecnologia complessa). I sistemi di gestione dei rifiuti sono diversi e diversificati tra i paesi industriali: negli ultimi anni pur essendo aumentati i sistemi di recupero, riciclaggio e di termotrattamento, in molti paesi rimane ancora l’uso della discarica l’elemento principale caratterizzante lo smaltimento. I paesi che minimizzano l'uso della discarica (Giappone, Francia, Svizzera, Svezia) hanno, corrispondentemente, tutti alti livelli di termocombustione combinato in diversi casi con bassi livelli di recupero (Giappone, Francia) e in alcuni casi con alti livelli di riciclaggio (Svizzera). Dal confronto tra i diversi sistemi, escludendo quello italiano e quello inglese, tutti gli altri paesi presentano sistemi maggiormente integrati con il recupero e la termovalorizzazione che hanno ridotto l'uso della discarica. Va sottolineato che il livello minimo di uso della discarica (20-30%) si raggiunge solo in quei casi in cui la termocombustione sia il sistema principale di trattamento . In Italia i dati più recenti sono quelli indicati dall’Osservatorio Nazionale sui Rifiuti; si richiama in particolare quanto dettagliato nel recente Rapporto che ha evidenziato le caratteristiche principali di un settore che purtroppo ha difficoltà a crescere e soprattutto a modificarsi.

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In sintesi i dati che individuano il Sistema impiantistico sono i seguenti: - i termocombustori : circa 40 impianti operativi ( di cui 27 con recupero energetico) per un incenerimento di poco superiore ai 2 milioni di tonn/anno; pochi sono quelli operativi ( alcuni fermi o in manutenzione), la maggior parte hanno molti anni (difficoltà di costruirne nuovi e tempi lunghi), tecnica prevalente a griglia (qualche rotante), quasi tutti al Nord ( cinque regioni), potenzialità nominale 10-30 t/h, - gli impianti di compostaggio: sono circa 200 a potenzialità variabile ed hanno trattato poco meno di due milione di tonnellate, dipendono ancora molto dunque dall’avvio della raccolta differenziata della frazione organica, si sta comunque rilevando un graduale cambiamento di tendenza sia per le quantità trattate che per il numero di impianti; - le discariche: 22 milioni di tonnellate di rifiuti sono finiti in circa 800 impianti di interramento controllato, ma il mondo delle discariche è molto più ampio e non tutto in regola. E’ uno dei tanti problemi che causa gravi danni ambientali al territorio. Si citano in specifico dei dati tratti da un recente studio di Federambiente . Complessivamente il 74,4 % dei rifiuti urbani è stato smaltito in discarica, il 2,9 % è stato avviato ad impianti di compostaggio di frazioni selezionate, l’8,1% ad impianti di selezione con produzione di compost/frazione secca/CDR e a impianti di bioessiccazione, il 7,2% ad impianti di incenerimento con e senza recupero di energia, il 7,4% ad altre forme di recupero. Tra gli impianti di trattamento del rifiuto indifferenziato 15 producono anche frazione secca e/o CDR. Sono stati complessivamente avviati ad impianti di incenerimento circa 2,1 milioni di tonnellate di rifiuti urbani. In concomitanza con la crescita della raccolta differenziata delle frazioni organiche, il settore del compostaggio ha visto incrementare notevolmente, negli ultimi anni, la capacità di trattamento, sia in termini di quantità di rifiuti, sia riguardo al numero degli impianti. Attualmente vengono trattati circa 3,7 milioni di tonnellate/anno nelle diverse tipologie di impianto. L’incremento maggiore si ha negli impianti di compostaggio di matrici selezionate, con quantitativi trattati dell’ordine di 1,36 milioni di tonnellate: l’incremento negli ultimi anni (0,9 milioni di tonnellate di rifiuto trattato) è risultato del 52% circa. E’ cresciuto anche il numero degli impianti di trattamento biologico mediante compostaggio di frazioni organiche ottenute da selezione meccanica che sono arrivati oggi ad essere almeno una cinquantina e che trattano circa 2,2 milioni di tonnellate di rifiuti urbani misti . Sono inoltre attivi 3 impianti di bioessiccazione che producono una frazione organica stabilizzata destinata a smaltimento e, in due casi, CDR e/o frazione secca avviata al recupero.

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Nell'attuale situazione vi sono sostanziali differenze nella gestione dei rifiuti: mentre le regioni del Nord-Est e Nord-Ovest raggiungono % accettabili di raccolta differenziata, nel Centro e soprattutto al Sud e nelle isole la raccolta è molto bassa . Le quantità trattate come compostaggio e selezione compost/RDF sono in particolare trattate solo al Nord dove il compostaggio raggiunge il 3% del totale degli RSU, la selezione compost/RDF raggiunge circa il 4% degli RSU. La termocombustione smaltisce nel Nord circa un milione e mezzo di tonnellate di rifiuti; nel Centro raggiunge circa il 4% ed è praticamente nulla nel Sud; ovviamente in modo corrispondente nel Nord-Est lo smaltimento in discarica rappresenta l'81% del totale degli RSU, nel Nord-Ovest l'uso della discarica raggiunge il 73% sul totale degli RSU (il valore più basso), nel Centro l'uso della discarica riguarda circa l'87%, mentre nel Sud questo valore raggiunge quasi il 98% e nelle isole il 95%.

La situazione in Emilia Romagna In regione sono prodotti circa 2,5 milioni di tonnellate all’anno con un procapite di oltre 600 kg/ab/anno (è la più alta tra le medie regionali e superiore alla media europea ). I Piani provinciali prevedono un aumento annuo di produzione dei rifiuti del 1%-4%. La raccolta differenziata ( vedi LR 27/94) è stata del 17% nel ’98, del 22% nel ’99 e di 25 % nel 2000 , 25,4% nel 2001 e 28% nel 2002 ( fonte Dir.Ambiente); di questi un terzo è carta, un’altro terzo è organico e sfalci, un sesto è vetro, il resto è legno e metalli. Nel 2002 si è raggiunto l’obiettivo importante del 28% raccogliendo in modo differenziato 740.230 tonnellate, come riportato in tabella:

Provincia Raccolta Differenziata tonnellate

R.D. %

Piacenza 47.590 30,9 Parma 56.470 24,3 Reggio Emilia 138.880 41,1 Modena 109.450 28,4 Bologna 119.310 22,4 Ferrara 70.330 29,7 Ravenna 83.450 31,8 Forlì-Cesena 56.520 21,2 Rimini 58.230 25,2 Totale 740.230 28,0

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La situazione impiantistica è sicuramente tra le migliori in Italia con la presenza di termovalorizzatori in ogni provincia ( alcuni in costruzione o in ampliamento, escluso Parma ) e un totale di incenerimento di circa 513.000 tonn ( 27 % del totale); anche gli impianti di compostaggio sono in sviluppo, ciononostante ancora alto ( circa 59%) è l’utilizzo di discariche mentre solo del 10% la quota ( comunque crescente) di compostaggio. In sintesi (fonte Dir.Ambiente):

ANNO RU Prod.

Tonnellate Raccolta Differenziata tonnellate

RU smaltito Compostaggio tonnellate

Incenerimento tonnellate

Discarica tonnellate

2001 2.525.000 640.300 1.884.700 (100%)

188.470 (10%)

414.630 (22%)

1.281.600 (68%)

2002 2.641.300 740.230 1.901.070 (100%)

190.107 (10%)

513.289 (27%) e 76.043 CDR (4%)

1.121.631 (59%)

Discariche I cat (non peric.) Inceneritori Imp.Compostaggio Piacenza 3 1 1 Parma 2 - Reggio Emilia 3 1 1 Modena 7 1 3 Bologna 5 1 2 Ferrara 6 2 1 Ravenna 2 1cdr 2 Forlì-Cesena 3 1 3 Rimini - 1 2 Totale 31 9 13

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Tratto da Relazione 2002 Per allineare l’Italia, nella gestione dei rifiuti, alla linea di politica ambientale dettata dalla UE e peraltro già affermatasi in taluni Paesi comunitari bisogna investire in questo processo, ed occorre procedere tempestivamente ad un ribaltamento di tale situazione. Per fare questo occorrono non singoli provvedimenti, ma interventi organici non dettati dall’emergenza, in armonia con le direttive comunitarie. Per realizzare una concreta politica ambientale di "sistema” si ritiene che i principali obiettivi concreti da perseguire potranno essere i seguenti: - gestione coordinata degli impianti esistenti - razionalizzazione dei sistemi di raccolta e di trasporto - coordinamento territoriale delle frazioni merceologiche - gestione omogenea delle raccolte differenziate ( riciclabili/pericolose) - analisi capacità impiantistiche di smaltimento e soluzioni gestionali - adeguamento tassa-tariffa ambientale e valutazioni economiche - verifica possibilità di integrazione servizi ed economie di scala Si richiama in particolare quanto dettagliato nel precedente Rapporto 2001 che ha evidenziato le caratteristiche principali di un settore che purtroppo ha difficoltà a crescere e soprattutto a modificarsi. In sintesi i dati che individuano il settore sono i seguenti: Il sistema impiantistico - smaltimento: il 70% è ancora in discarica, mentre l’incenerimento è circa al10%, - i termocombustori : circa 40 impianti operativi ( di cui 27 con recupero

energetico) per un incenerimento di poco superiore ai 2 milioni di tonn/anno; pochi sono quelli operativi ( alcuni fermi o in manutenzione), la maggior parte hanno molti anni (difficoltà di costruirne nuovi e tempi lunghi), tecnica prevalente a griglia (qualche rotante), quasi tutti al Nord( cinque regioni), potenzialità nominale 10-30 t/h,

- gli impianti di compostaggio: sono circa 200 a potenzialità variabile ed hanno trattato poco un milione di tonnellate, dipendono dunque dall’avvio della racc. diff.;

- le discariche: 22 milioni di tonnellate sono finiti in circa 800 impianti di interramento controllato, ma il mondo delle discariche è molto più ampio e non tutto in regola. E’ uno dei tanti problemi che causa gravi danni ambientali al territorio.

Si citano in specifico dei dati tratti da un recente studio di Federambiente .

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Complessivamente il 74,4 % dei rifiuti urbani è stato smaltito in discarica, il 2,9 % è stato avviato ad impianti di compostaggio di frazioni selezionate, l’8,1% ad impianti di selezione con produzione di compost/frazione secca/CDR e a impianti di bioessiccazione, il 7,2% ad impianti di incenerimento con e senza recupero di energia, il 7,4% ad altre forme di recupero. In concomitanza con la crescita della raccolta differenziata delle frazioni organiche, il settore del compostaggio ha visto incrementare notevolmente, negli ultimi anni, la capacità di trattamento, sia in termini di quantità di rifiuti, sia riguardo al numero degli impianti. Attualmente vengono trattati circa 3,7 milioni di tonnellate anno nelle diverse tipologie di impianto. L’incremento maggiore si ha negli impianti di compostaggio di matrici selezionate, con quantitativi trattati dell’ordine di 1,36 milioni di tonnellate: l’incremento rispetto al 1997 (0,9 milioni di tonnellate di rifiuto trattato) è risultato del 52% circa. E’ cresciuto anche del numero degli impianti di trattamento biologico mediante compostaggio di frazioni organiche ottenute da selezione meccanica che sono arrivati oggi ad essere almeno una cinquantina e che trattano circa 2,2 milioni di tonnellate di rifiuti urbani misti . Tra gli impianti di trattamento del rifiuto indifferenziato 15 producono anche frazione secca e/o CDR. Sono inoltre attivi 3 impianti di bioessiccazione che producono una frazione organica stabilizzata destinata a smaltimento e, in due casi, CDR e/o frazione secca avviata al recupero. Sono stati complessivamente avviati ad impianti di incenerimento circa 2,1 milioni di tonnellate di rifiuti urbani. Gli impianti autorizzati e operativi sono oltre una quarantina, di cui due terzi con recupero di energia. Produzione dei rifiuti urbani e canali Sono prodotti ogni anno oltre 28 milioni di tonnellate e il dato è ogni anno crescente ( si calcola un incremento medio di 3-5% all’anno). La produzione procapite all’anno è di oltre 491 kg/ab/anno pari ad una media di 1,35 Kg per abitante al giorno. La distribuzione della produzione per macro aree geografiche si mantiene costante con il 45,3% di rifiuti prodotti al Nord, il 21,4% al Centro e il 33,3% al Sud. Significativo come confronto regionale risulta il dato di produzione procapite giornaliero con valori superiori ad 1,6 Kg/abitante/giorno in Toscana ed Emilia-Romagna; Liguria, Trentino Alto Adige, Lazio, Marche e Valle d’Aosta si attestano su valori superiori ad 1,4 Kg; Molise e Basilicata registrano una produzione inferiore ad 1 Kg. E’ però utile una stima della produzione dei diversi materiali di rifiuto attraverso i diversi canali: famiglie, terziario, mercati, commercio tradizionale.

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Complessivamente le famiglie producono direttamente meno della metà dei rifiuti urbani mentre il resto ( spesso la maggioranza) viene prodotto dagli operatori dei servizi, del commercio, dei pubblici esercizi che gestiscono tutto il sistema del consumo . La famiglia, quindi, come consumatore finale, controlla circa la metà dei rifiuti urbani e pertanto le strategie della raccolta ( e soprattutto la differenziata ) dovranno considerare il peso che questo canale ha nella produzione dei rifiuti. In particolare, sul totale dei rifiuti urbani, circa 9 milioni di tonnellate sono imballaggi, circa 9 milioni sono rifiuti organici, 2 milioni di tonnellate sono carta e giornali (non imballaggi), oltre 1,5 milioni di tonnellate sono plastiche. Raccolte differenziate In Italia sono stati raccolti in maniera differenziata circa 4 milioni di t/anno di rifiuti pari a circa un quinto della produzione totale. L’analisi della composizione per le frazioni differenziate della raccolta evidenzia come il maggior contributo sia dato dalla carta con 1,2 milioni di tonnellate (32,5% del totale RD), seguita dalle frazioni organiche con 1,1 milioni di tonnellate (organico 16,4% e sfalci e potature 13,6%) e dal vetro (19,6%). La composizione dei rifiuti urbani sta dunque cambiando negli anni. Da un confronto di diverse analisi sulla composizione in peso dei rifiuti, l'organico rappresenta circa il 30%, la plastica e gomma rappresentano circa il 14-15%, la carta e cartoni circa il 27%, il vetro circa il 7% e i metalli rappresentano circa il 5% dei rifiuti urbani. Sulla base di analisi condotte direttamente nella fase della raccolta (al cassonetto), la parte organica, comprendente legno e verde, rappresenta il 30-35% del totale dei rifiuti urbani e varia in funzione della grandezza dei comuni (è minore nelle aree urbane e metropolitane, mentre è crescente al decrescere del numero di abitanti). I dati di sintesi nazionale vedono un Nord molto vicino all’obbiettivo del 25% nel 2001 del Dl 22/97 con un risultato che già nel 1999 è di 23,1%, mentre si sconta un forte ritardo del Centro ( 9%) e del Sud ( 2%). In generale 3,7 milioni di tonnellate raccolte in forma differenziata (pari al 13% del totale). Il tema centrale è dunque come raggiungere in modo efficace ed efficiente il 35% al Nord e come avviare un sistema credibile di raccolte differenziate al Centro-Sud. Nei “gestori” è condivisa la consapevolezza di poter raggiungere gli obiettivi fissati dall’art. 24 del DL22/97 ( e per l’Emilia Romagna la LR 27/94 più restrittiva) e soprattutto di poter correlare tali obiettivi a quelli di recupero degli imballaggi di cui art. 37 e 39 ; alcune perplessità permangono invece sui costi di tali attività. E’ dunque ormai tempo di fare valutazioni economiche congiunte, evitando analisi di parte per ricercare una effettiva economicità dei servizi in ciclo integrato.

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Il Rapporto ANPA-ONR evidenzia alcuni altri punti essenziali: Si va consolidando nel nostro Paese un sistema di raccolta differenziata dei

rifiuti da imballaggi e delle frazioni organiche in linea con le altre nazioni europee, pur perdurando una notevole differenza di risultati tra Nord e Sud.

Parallelamente allo sviluppo della raccolta differenziata, si va consolidando un sistema industriale per il riciclo dei materiali raccolti separatamente che riguarda ormai il 18,4% del totale dei rifiuti urbani gestiti.

Permangono, peraltro, evidenti difficoltà nell’avviare azioni efficaci per quanto riguarda sia la prevenzione della produzione dei rifiuti sia il loro recupero energetico.

Sono i dati dell’emergenza alla quale si tenta di far fronte con un sistema di gestione arretrato che come è noto è fatto per la maggioranza di smaltimento in discarica . E’ evidente quanto il sistema Italia risulti essere inadeguato e arretrato rispetto agli indirizzi contenuti nelle direttive comunitarie in materia di recupero e valorizzazione delle frazioni presenti nei rifiuti. In sostanza, è del tutto assente su scala nazionale un modello di gestione rifiuti basato sul "sistema di gestione integrata". Tale modello pone al centro il concetto del recupero e della valorizzazione conseguente delle frazioni merceologiche presenti nei R.S.U. sia sotto forma di materia che di energia, relegando il ricorso alla discarica solo per quei rifiuti che residuano dal trattamento e che non sono suscettibili di ulteriori valorizzazioni. Va quindi aperta una fase nuova nell’affrontare i problemi. L'approccio metodologico su cui fonda il sistema di gestione integrata si pone nell'ottica di una gestione avanzata dei rifiuti, sia sotto il profilo di perseguire la migliore tutela ambientale che la ottimizzazione degli eventuali benefici economici per quali le scelte tecnologiche e le conseguenti organizzazioni dei servizi devono essere finalizzate a valorizzare le frazioni merceologiche presenti nei rifiuti sia in termini di riciclo di materie che di recupero di energia. Esse, pertanto, non debbono mai essere considerate alternative o esclusive, ma, al contrario, all'interno di una coerente pianificazione territoriale, debbono sapersi integrare tenuto conto delle peculiari situazioni socio-economiche, demografiche e territoriali presenti in gran parte dal nostro Paese, seguendone l’evoluzione. Ciò consentirà di programmare, per tempo, eventuali Interventi correttivi sia sull'impiantistica che sulla organizzazione dei relativi servizi della raccolta e del trasporto minimizzando, cosi, eventuali diseconomie.

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La gestione dei rifiuti urbani si prospetta sempre più inquadrata, almeno per quanto riguarda le grandi linee strategiche, nello sviluppo sostenibile. É ormai assodato (secondo molte autorevoli affermazioni in tal senso, tra cui quella dell'OCSE) che lo sviluppo economico è strettamente correlato con una crescita nella massa dei rifiuti di ogni tipo. Inoltre, la correlazione tra consumi e rifiuti è causa di variazione nella composizione di questi ultimi con tendenze generali alla crescita di scarti differenziati e di imballaggi usati. L'Agenda prevede per questi rifiuti 4 aree di programma per cui definisce, a grandi linee, azioni ed obiettivi da perseguire. In ordine di priorità gerarchica le aree includono: - la minimizzazione dei rifiuti (alla fonte); - l'espansione del riuso e riciclo ambientalmente compatibile dei rifiuti; - la promozione di smaltimento e trattamento ambientalmente compatibili dei rifiuti; - l'estensione della copertura dei servizi di gestione dei rifiuti. In linea con questi indirizzi generali, nell'Unione Europea una risoluzione del 1993 della Commissione comunitaria ha così definito gli obiettivi della gestione dei rifiuti urbani nel quadro dello sviluppo sostenibile per i paesi membri: -prevenzione dei rifiuti (chiusura dei cicli dei materiali); -massimo riciclo e riuso dei materiali; -smaltimento sicuro dei rifiuti residui secondo le seguenti priorità: termoutilizzazione come combustibile, incenerimento, interramento in discarica. Queste considerazioni generali fanno comprendere allora l’importanza della normativa vigente e gli sforzi che si devono compiere per raggiungere anche in Italia un livello sufficiente di sostenibilità ambientale. La crucialità del problema dei rifiuti è di ordine economico, normativo, tecnico, ma anche e soprattutto culturale, una appropriazione culturale forte è necessaria non solo per promuovere una indispensabile coscienza civica, ma anche per sostenere lo sviluppo di tecnologie appropriate e a loro volta ambientalmente compatibili. Per capire lo stato dei servizi ambientali in Italia si deve ricordare che in quasi la metà dei comuni la gestione è ancora diretta, in economia mentre le aziende pubbliche coprono un terzo del mercato nazionale e sono un centinaio. Bisogna investire in questo processo, per allineare l’Italia, nella gestione dei rifiuti, alla linea di politica ambientale dettata dalla UE e peraltro già affermatasi in taluni Paesi comunitari ed occorre procedere tempestivamente ad un ribaltamento di tale situazione.In particolare, è necessario un piano intervento che gradualmente porti l’Italia ai livelli europei, dove la termovalorizzazione con recupero di energia copre mediamente oltre il 40% della produzione di rifiuti, raggiungendo in alcuni casi valori superiori. Per fare questo occorrono non singoli provvedimenti, ma interventi organici non dettati dall’emergenza, in armonia con le direttive comunitarie.

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Il nostro ritardo, che causa problemi non solo al territorio, ma allo stesso sistema produttivo, va superato innovando non solo le procedure e le tecnologie, ma anche sperimentando un approccio basato sulla pianificazione territoriale, su un ruolo forte della programmazione, su una corretta informazione dei cittadini ed un loro crescente coinvolgimento, su una forte politica di alleanza imprenditoriale pubblica e privata, oltre ad una importante fase di esecuzione ed affidabilità della gestione. All’interno di tali strategie la “raccolta differenziata” ed il conseguente riciclaggio di talune frazioni merceologiche costituisce una delle iniziative per attuare gli obiettivi di riduzione dei rifiuti; così come fondamentale è la realizzazione di iniziative di informazione ed educazione attraverso messaggi, programmi, mezzi di comunicazione, ma soprattutto coinvolgendo sia varie strutture organizzative pubbliche e private sia il singolo cittadino su tutto il territorio provinciale. Congiuntamente alla esigenza di rivedere i cicli della produzione industriale, al fine di contenere la produzione dei rifiuti alla fonte, occorre infatti un decisivo incremento delle raccolte differenziate che si coniuga con la realizzazione di un sistema incentivante che favorisca il riciclo dei materiali. Sul piano degli strumenti di gestione, riguardo agli obbiettivi di pianificazione ambientale si rileva la necessità di adeguare le forme attuali di gestione ad un obbiettivo di governo orientato in direzione delle scelte di sistema integrato di impianti di smaltimento e coordinamento dei servizi. Ciò presuppone una gestione unitaria dei processi di raccolta e smaltimento a livello di area provinciale che consenta di compensare i costi differenziati nelle forme di smaltimento, promuovendo quelle ambientalmente più qualificate. Si tratta dunque di rivedere l’intero ciclo dei servizi in una logica complessiva e non di solo minor costo, che, se favorisce i bilanci nel breve termine, impedisce di fatto la crescita di una educazione ambientale o comunque la realizzazione di progetti di maggior respiro. La situazione in Emilia-Romagna vede una produzione regionale di rifiuti urbani di circa 2,5 milioni di tonnellate all’anno con un procapite di oltre 600 kg/ab/anno. La destinazione prevalente è ancora la discarica, anche se le percentuali raggiunte si avvicinano molto a modelli attuati dai Paesi più avanzati: nel 2001 si ha un 22% di termocombustione, un 10% di compostaggio e il rimanente 68% in discarica. L’andamento della raccolta differenziata ha visto un graduale e costante miglioramento contando su un riciclo di oltre 640 mila tonnellate di materiale pari al 25,4% e dunque in linea con gli obiettivi fissati dal DL 22/97. La provincia che ha più contribuito è Reggio Emilia (37,9%), mentre le altre variano tra un 20-27%. La composizione merceologica del riciclo vede in forte crescita il verde (che rappresenta il 21,8 % sul totale), mentre stabili o leggermente in ribasso sono vetro e carta ( rispettivamente 16,8% e 11,8% ), così come l’umido ( 10,5%).

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tratto da Relazione 2001 In ambito Europeo, in coerenza con gli obiettivi dell’Agenda 21, si muove il Quinto Programma d’Azione sull’Ambiente dell’Unione Europea, che prevede nel campo dei rifiuti una gerarchia di azioni che va dalla prevenzione, al riutilizzo, al recupero, allo smaltimento in sicurezza. Queste indicazioni sono state recepite dalla Direttiva-quadro 91/156/CEE sui rifiuti, dalla Direttiva 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi, dalla direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio e soprattutto dal DL 22/97 che ha portato radicali innovazioni ed importanti spinte al sistema ambientale “Italia”. Il vero obiettivo dunque, ed è opportuno sottolinearlo, è di integrare una serie di fattori tra loro complementari per ottenere un sistema integrato (autosufficienza, responsabilità condivisa, prossimità, gestione integrata). La consapevolezza di essere in ritardo è comunque evidente. Non ci deve sfuggire il punto di partenza: la quantità di rifiuti è raddoppiata in 20 anni, la presenza di quasi il 50% in volume degli imballaggi, il problema irrisolto dei tossico/nocivi, la mancanza di soluzioni idonee allo smaltimento finale, una grande confusione di ruoli, l’assenza di gestione territoriale integrata, l’illegalità diffusa etc,etc. Tutto ciò a fronte di un mercato globale che ogni anno può essere stimato in circa 10 miliardi di euro tra urbani, industriali e pericolosi. Da una parte dunque è riconosciuta una reale arretratezza del settore ( utilizzo indiscriminato della discarica, spesso non a norma e insufficienti impianti di termovalorizzazione presenti in poche regioni, ritardi nelle raccolte differenziate, etc) dall’altro lato però complessivamente si deve considerare come il settore sia in crescita con una produzione che aumenta ed esprime un trend sempre in sviluppo. Per superare definitivamente “l’emergenza rifiuti” la più naturale ed immediata azione da sviluppare non è infatti solo quella di fermare la crescita dei quantitativi dei rifiuti stessi e quindi quella di produrne meno ma anche di modificare radicalmente il sistema. E’ evidente che ciò comporta fondamentalmente un cambiamento radicale non solo dell’attuale modello di produzione e di consumo ipotesi per molti aspetti di non facile ed immediata attuazione ma anche di convinti orientamenti culturali i cui obiettivi strategici fondamentali si possono riassumere in azioni di prevenzione (diminuzione della quantità e della pericolosità), di valorizzazione (recupero di energia e risorse dai rifiuti) e di corretto smaltimento (tecnologie compatibili). La prevenzione nella produzione del rifiuto, il recupero dei materiali e dell’energia, la minimizzazione dell’impatto ambientale e la responsabilità condivisa tra tutti i soggetti del ciclo dei rifiuti (cittadini, imprese, distribuzione e operatori del sistema) sono dunque i riferimenti da cui partire nella scelta dei sistemi di gestione dei rifiuti.

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Il sistema complessivo deve essere quindi ridefinito, non solo al proprio interno nelle diverse fasi del ciclo di gestione (raccolta differenziata e indifferenziata, trattamento, smaltimento), ma anche nei rapporti con i settori esterni (mercato e riciclaggio dei materiali raccolti) e nelle scelte impiantistiche e organizzative, che devono raggiungere adeguate scale per poter ottenere risultati in termini di qualità del servizio, di costi e di qualità della gestione. Gli obiettivi complessivi di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti, la strategia di gestione dei servizi, i ruoli dei soggetti pubblici responsabili e degli operatori (pubblici e privati) devono dunque essere ripensati in un quadro normativo che è cambiato, ma anche in contesti e scenari strutturali, economici e di mercato che determineranno la fattibilità, l’efficacia e l’economicità delle scelte che si andranno a fare. La scelta dei sistemi di gestione integrata a livello territoriale e l’apertura dei mercati portano infatti la competizione sulla capacità di produrre organizzazione e modelli tecnologici efficaci dal punto di vista sia dei risultati ambientali, sia di quelli economici. Nel mercato non solo nazionale ma aperto alla concorrenza delle grandi imprese sovranazionali, diventa fondamentale saper sviluppare la capacità di gestione del sistema, il consenso e il legame con il territorio, la capacità organizzativa e di relazione con i settori di produzione e di servizio adiacenti, nonché lo sviluppo di tecnologia e innovazione. La definizione della prospettiva degli scenari della produzione di rifiuti, del mercato delle materie recuperate, del recupero energetico è certamente centrale per poter affrontare le grandi scelte della raccolta differenziata, del trattamento, del riciclaggio, del recupero energetico con termovalorizzazione dell’indifferenziato e con specifici bruciatori industriali (CDR), dello smaltimento finale in discarica. Il dibattito che sino ad oggi si è sviluppato, fondato su una semplicistica contrapposizione tra le diverse opzioni tecnologiche deve approdare ad una conclusione in cui le diverse opzioni della produzione di rifiuti, raccolte differenziate, riciclo dei materiali, recupero di energia consentano una integrazione sinergica per far uscire il settore rifiuti dalla continua emergenza. La trasformazione del settore si ottiene con l’adozione di sistemi di gestione integrata; è utile una strategia dell’anche (collaborazione) evitando contrapposizioni (l’oppure ). L’integrazione richiede condivisione, partecipazione e soprattutto determinazione.

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In grande sintesi le componenti della trasformazione del settore sono: - la consapevolezza del cambiamento normativo ( politica ambientale) - principio di prossimità (ambiti territoriali ottimali) - principio di chi inquina paga ( responsabilità economica) - principio delle priorità ( 4R ) ( riduzione dei volumi, riuso, riciclo e recupero ) - evoluzione societaria e industriale delle aziende ( e riduzione gestioni in economia ) - dalla crisi dei rifiuti ( emergenza ) alla politica ambientale ( piani ) - crescita della dimensione economica ( globalizzazione, trasversalità e investimenti ) - consapevolezza sociale, sensibilità ambientale, cultura dei servizi pubblici - mercato competitivo ( sviluppo concorrenza e liberalizzazione ) - gestione della complessità attraverso alleanze ( politica di filiera e sistema integrato) - lo sviluppo tecnologico e la riconversione impiantistica industriale - il valore del recupero energetico e la produzione di energia - le potenzialità del riciclaggio e gli obiettivi per gli imballaggi Bisogna investire in questo processo, per allineare l’Italia, nella gestione dei rifiuti, alla linea di politica ambientale dettata dalla UE e peraltro già affermatasi in taluni Paesi comunitari ed occorre procedere tempestivamente ad un ribaltamento di tale situazione. In particolare, è necessario un piano intervento che gradualmente porti l’Italia ai livelli europei, dove la termocombustione con recupero di energia copre mediamente oltre il 40% della produzione di rifiuti, raggiungendo in alcuni casi valori superiori. Per fare questo occorrono non singoli provvedimenti, ma interventi organici non dettati dall’emergenza, in armonia con le direttive comunitarie. Per realizzare una concreta politica ambientale di "sistema” si ritiene che i principali obiettivi concreti da perseguire potranno essere i seguenti: - gestione coordinata degli impianti esistenti - razionalizzazione dei sistemi di raccolta e di trasporto - coordinamento territoriale delle frazioni merceologiche - gestione omogenea delle raccolte differenziate ( riciclabili/pericolose) - analisi capacità impiantistiche di smaltimento e soluzioni gestionali - adeguamento tassa-tariffa ambientale e valutazioni economiche - verifica possibilità di integrazione servizi e economie di scala

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Il sistema impiantistico I sistemi di trattamento sono essenzialmente tre: gli impianti di termocombustione, gli impianti di selezione compost/CDR e gli impianti di separazione; la loro attivazione è funzione della fase di recupero di energia e materia che è possibile raggiungere nel sistema e i livelli di recupero sono a loro volta funzione della capacità di recupero energetico (combustori industriali) e della capacità di riciclaggio dei materiali (carta, vetro, plastica, legno, etc) che dipendono dal mercato del riciclaggio. Dalla scelta di queste opzioni deriva la fase finale di uso ed impatto sul territorio in termini di discarica, emissioni in aria, utilizzo di terreno agricolo o altro . Alcuni dati di sintesi (fonte Osservatorio nazionale e Anpa): - smaltimento: il 70% è ancora in discarica, mentre l’incenerimento è meno del 10%, - i termocombustori : circa 40 impianti operativi ( di cui 27 con recupero

energetico) per un incenerimento di poco superiore ai 2 milioni di tonn/anno; pochi sono quelli operativi ( alcuni fermi o in manutenzione), la maggior parte hanno molti anni (difficoltà di costruirne nuovi e tempi lunghi), tecnica prevalente a griglia (qualche vecchio rotante), quasi tutti al Nord( cinque regioni), potenzialità nominale 10-30 t/h,

- gli impianti di compostaggio: sono circa 200 a potenzialità variabile ed hanno trattato poco più di un milione di tonnellate, dipendono dunque dall’avvio della racc.diff.;

- le discariche: 22 milioni di tonnnellate sono finiti in circa 800 impianti di interramento controllato, ma il mondo delle discariche è molto più ampio e non tutto in regola. E’ uno dei tanti problemi che causa gravi danni ambientali al territorio.

Complessivamente gli investimenti che dovrebbero essere attivati per recuperare sostenibilità portano a circa 6 mld di euro; di questi almeno 1,5 mld di euro per ristrutturare i sistemi di raccolta differenziata, mentre per sviluppare impianti di compostaggio occorrerebbe investirne circa 1 mld; nell'ipotesi di massimizzare l'uso di CDR, occorrerebbe spendere circa 1,5 mld di euro per impianti di selezione e circa 1 per adeguare gli attuali impianti industriali. Occorre comunque attivare da 1 a 3 mld di euro per inceneritori o meglio termovalorizzatori. Produzione dei rifiuti urbani e canali Sono prodotti ogni anno oltre 28 milioni di tonnellate e il dato è ogni anno crescente. La produzione procapite all’anno è di oltre 491 kg/ab/anno pari ad una media di 1,35 Kg per abitante al giorno. E’ però utile una stima della produzione dei diversi materiali di rifiuto attraverso i diversi canali: famiglie, terziario, mercati, commercio tradizionale.

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Autorità per la vigilanza dei servizi idrici e gestione dei rifiuti urbani; Regione Emilia Romagna

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Complessivamente le famiglie producono direttamente circa il 50-60% dei rifiuti urbani mentre l'altro 40-50% viene prodotto dagli operatori dei servizi, del commercio, dei pubblici esercizi che gestiscono tutto il sistema del consumo ( fonte Federambiente). La famiglia, quindi, come consumatore finale, controlla circa la metà dei rifiuti urbani e pertanto le strategie della raccolta ( e soprattutto la differenziata ) dovranno considerare il peso che questo canale ha nella produzione dei rifiuti. In particolare, sul totale dei rifiuti urbani, circa 9 milioni di tonnellate sono imballaggi, circa 9 milioni sono rifiuti organici, 2 milioni di tonnellate sono carta e giornali (non imballaggi), oltre 1,5 milioni di tonnellate sono plastiche. Le famiglie consumano dunque il 50% dell'organico presente nei rifiuti (si stima una produzione media giornaliera pro-capite di organico di circa 200-250 grammi), il 40% degli imballaggi (per la maggior parte primari), e insieme al terziario e servizi (uffici) circa il 100% della carta da giornali e della carta non da imballo (fogli, ecc.). I mercati e i ristoranti , si stima, che producano l'altro 50% di organico presente nei rifiuti urbani e circa il 6% degli imballaggi, mentre il commercio tradizionale, la grande distribuzione e l'industria (escludendo i rifiuti industriali) hanno come rifiuto, per la maggior parte, gli imballaggi secondari e terziari che rappresentano circa il 50% del totale degli imballaggi rifiuto. Raccolte differenziate La composizione dei rifiuti urbani sta dunque cambiando negli anni. Da un confronto di diverse analisi sulla composizione in peso dei rifiuti, l'organico rappresenta circa il 30%, la plastica e gomma rappresentano circa il 14-15%, la carta e cartoni circa il 27%, il vetro circa il 7% e i metalli rappresentano circa il 5% dei rifiuti urbani. Sulla base di analisi condotte direttamente nella fase della raccolta (al cassonetto), la parte organica, comprendente legno e verde, rappresenta il 30-35% del totale dei rifiuti urbani e varia in funzione della grandezza dei comuni (è minore nelle aree urbane e metropolitane, mentre è crescente al decrescere del numero di abitanti). La carta e i cartoni variano, sulla quantità totale di rifiuti, dal 21% (nei comuni con meno di 20.000 abitanti) al 25% (nei comuni con più di 100.000 abitanti), mentre le plastiche variano dal 10% all'11%, i metalli dal 2,8% al 3,3%, il vetro dal 6,5% al 7,5% Va però anche ricordato che l'analisi dei rifiuti in peso non è sufficiente per mostrare l'importanza dei materiali nella generazione dei rifiuti. L'analisi della densità e del volume medio delle diverse tipologie di rifiuti produce una differenza sostanziale di presenza dei diversi materiali registrati nei cassonetti: la plastica rappresenta circa il 55% in volume, del totale del volume di rifiuti mentre la carta circa il 18%.

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Complessivamente la carta e la plastica rappresentano il 70% del volume dei rifiuti alla raccolta. All'opposto, l'organico, che in peso è circa il 30% dei rifiuti, in volume occupa circa il 10%; il vetro, che in peso rappresenta il 7%, occupa in volume solo l'1,5%. Gli imballaggi sono diventati la componente maggioritaria nei rifiuti (circa 35% in peso e 50% in volume) e il ruolo del Conai ( e dei Consorzi di filiera) è crescente e strategico. Il cambiamento del sistema dei consumi alimentari (è aumentato il consumo esterno alla famiglia e sono cambiate le modalità di consumo nelle famiglie) ha prodotto una standardizzazione di produzione dei rifiuti abbastanza netta tra distribuzione e consumo finale nelle famiglie. Bisogna tenere presente queste considerazioni per affrontare al meglio i sistemi di raccolta. I dati di sintesi nazionale vedono un Nord molto vicino all’obbiettivo del 25% nel 2001 del Dl 22/97 con un risultato che già nel 1999 è di 23,1%, mentre si sconta un forte ritardo del Centro ( 9%) e del Sud ( 2%). In generale 3,7 milioni di tonnellate raccolte in forma differenziata (pari al 13% del totale). Il tema centrale è dunque come raggiungere in modo efficace ed efficiente il 35% al Nord e come avviare un sistema credibile di raccolte differenziate al Centro-Sud. Nei “gestori” è condivisa la consapevolezza di poter raggiungere gli obiettivi fissati dall’art.24 del DL22/97 ( e per l’Emilia Romagna la LR 27/94 più restrittiva) e soprattutto di poter correlare tali obiettivi a quelli di recupero degli imballaggi di cui art. 37 e 39 ; alcune perplessità permangono invece sui costi di tali attività. E’ dunque ormai tempo di fare valutazioni economiche congiunte, evitando analisi di parte per ricercare una effettiva economicità dei servizi in ciclo integrato. Negli ultimi anni sono stati sperimentati e applicati diversi sistemi di raccolta differenziata, per i quali si cominciano ad avere riferimenti abbastanza definiti sui costi e dunque si è ormai in grado di esprimere alcuni valori di sintesi. La credibilità del sistema di raccolta differenziata e delle aziende operanti nel settore è però fondamentalmente basata sulla necessità di offrire garanzie circa il rispetto degli obiettivi non solo in termini di percentuali di rifiuti raccolti in modo differenziato, ma anche in termini di qualità del differenziato stesso. Per coniugare questi vari fattori è necessaria l’adozione di strumenti collaudati e credibili, finalizzati ad aiutare le aziende ad organizzare le attività, razionalizzando i processi e riducendo le diseconomie ma, che al tempo stesso, offrano gli opportuni canali per valorizzare gli sforzi profusi e i traguardi raggiunti. Maggiore trasparenza deve essere posta ad esempio sui criteri con cui raggiungere dette percentuali, smascherando in alcuni casi risultati apparentemente positivi, ma ambientalmente discutibili. Confondere ancora tra raccolto e riciclato non conviene a nessuno, né utilizzare differenti criteri per definire le percentuali dei quantitativi raccolti.

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L’impegno deve essere su tutti i materiali riciclabili cercando di razionalizzarne le raccolte differenziate ; dunque probabilmente è più corretto fissare obiettivi per ogni materiale e perseguire una logica di integrazione ambientale. Lo sviluppo di un sistema di raccolta differenziata deve essere valutato, oltre che sulle condizioni territoriali locali, all'intero di un ciclo più ampio, in cui lo sbocco di mercato e della domanda effettiva del materiale recuperato diventa decisivo. La definizione di piani e programmi di raccolta con accordi tra tutti i soggetti interessati alla raccolta (operatori della raccolta, produttori e riciclatori, utilizzatori) diventa pertanto un necessario passaggio per equilibrare la responsabilità (oneri e vantaggi) della raccolta tra i soggetti che sono interessati al ciclo di un materiale e per conoscere e ottimizzare i costi del servizio, sottraendolo alle variazioni e alla mobilità del mercato dei materiali riciclati. Struttura imprenditoriale Una prima importante considerazione è che poco meno della metà dei Comuni ( oltre 3600, in genere i più piccoli) gestiscono ancora in economia la raccolta dei rifiuti; coinvolgono quasi 20 milioni di persone per 7 milioni di tonnellate all’anno di rifiuti. La concessione a privati è favorita ( circa 40% ) in comuni con meno di 50.000 abitanti, mentre nei Comuni più grandi e nelle Città capoluogo è prevalente l’impresa pubblica (65%) per una raccolta di oltre 12 milioni di tonn/anno. Si rilevano dunque squilibri gestionali con forti differenze territoriali tra Nord e Sud. In sintesi ( tratto da tab 3.1.2 Rapporto Rifiuti 2001- Osservatorio nazionale): n.gestori Comuni serviti Abitanti serviti Rifiuti raccolti (n.tot.) (n.tot.) (n.abit/000) (tonn/000/y) In economia 3.600 3.600 19.500 7.200 Privati 250 2.600 15.000 7.000 Pubblico 175 1.900 23.000 12.400 Il sistema delle imprese è ancora caratterizzato da una forte dicotomia tipologica: da una parte le aziende di igiene urbana e dall’altra le imprese pluriservizio in prevalenza energetico – ambientali. Molte le pluriservizio (sono ormai oltre una cinquantina) con problematiche spesso interdisciplinari; non solo infatti la raccolta e lo smaltimento sono gestiti spesso in modo complementare anche con la presenza di altri servizi collaterali quale la gestione del verde pubblico o la disinfezione, ma è anche frequente la gestione congiunta di rifiuti e acqua, rifiuti e gas. Il settore vale circa 4 milioni di euro e in generale il valore della produzione per addetto è di 100.000 euro; la struttura occupazionale indica in circa 60.000 addetti ed un indice di abitanti serviti/addetti alla raccolta di circa 1500-2500 ( a seconda delle aree).

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La situazione in Emilia-Romagna In regione sono prodotti circa 2,5 milioni di tonnellate all’anno con un procapite di oltre 600 kg/ab/anno (è la più alta tra le medie regionali, dati 1999 Osservatorio Nazionale, e superiore alla media europea di 507 Kg/ab/y). I Piani provinciali prevedono un aumento annuo di produzione dei rifiuti del 1%-4%. La raccolta differenziata ( vedi LR 27/94) è stata del 17% nel ’98, del 22% nel ’99 e di 25 % nel 2000 pari a 626.000 tonnellate ( fonte Dir.Ambiente); di questi un terzo è carta, un’altro terzo è organico e sfalci, un sesto è vetro, il resto è legno e metalli. Sono auspicabili politiche di sistema per il riciclo raggiungendo autonomie di scala e omogeneità nei sistemi di raccolta per sviluppare una politica di integrazione e dunque un sistema regionale di riferimento per il mercato. Si cita in proposito il rapporto “Criteri ed indirizzi regionali per la pianificazione e la gestione dei rifiuti urbani” approvato di recente dalla Giunta (31/7/2001 delibera n 1620) Rifiuti urbani per Provincia e indice % di raccolta differenziata: Produzione racc.diff. (% 2000) (000 tonn/anno 2000)( tab 1.4.3. Osservatorio )(tab4.3 stato Regione) Piacenza 151,3 24,4 29,5 Parma 216,4 17,1 19,5 Reggio Emilia 301,7 35,0 35,0 Modena 374,0 20,1 28,0 Bologna 529,4 18,1 19,6 Ferrara 227,6 20,6 22,5 Ravenna 239,8 21,7 29,1 Forlì-Cesena 244,4 17,9 20,4 Rimini 222,1 22,3 24,5 La situazione impiantistica è sicuramente tra le migliori in Italia con la presenza di termovalorizzatori in ogni provincia ( alcuni in costruzione o in ampliamento) e un totale di incenerimento di circa 600.000 tonn ( 25 % del totale); ciononostante ancora alto ( circa 65%) è l’utilizzo di discariche ( vi sono 52 impianti autorizzati) mentre solo del 10% la quota ( crescente) di compostaggio. In sintesi (fonte Dir.Ambiente): Discariche Inceneritori Imp.Compostaggio Piacenza 3 1 1 Parma 6 1 - Reggio Emilia 3 1 1 Modena 14 1 3 Bologna 6 1 3 Ferrara 9 2 1 Ravenna 2 1 1 Forlì-Cesena 6 1 2 Rimini 3 1 2

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La struttura imprenditoriale vede la prevalenza delle imprese pubbliche ( di riconosciuta capacità ) nei capoluoghi di provincia e nei principali Comuni della regione. Si tratta molto spesso di aziende pluriservizio che integrano le attività in ambito energetico-ambientale e che gestiscono il servizio ambiente nell’intero ciclo essendo quasi sempre titolari anche degli impianti di smaltimento; se ne rimanda la descrizione nelle schede provinciali. In sintesi la situazione è così rappresentabile:

In economia Pubblico Privato Numero Comuni 9 % 76 % 15 % Su Popolazione 5 % 85 % 10 % Stato di certificazione di

alcune imprese e.r.

IMPRESA ISO 9001:

1994 ISO 9002: 1994 VISION 2000 ISO14001 EMAS SICUREZZA ALTRO

##AGAC S.p.A. Reggio Emilia

10/95 in corso 08/99 3/98

Servizio di esercizio e manutenzione di impianti termici

gestione di impianti per l'erogazione dei servizi energetici ed ambientali

Attività di smaltimento rifiuti in discarica di 1° categoria con riferimento al sito Discarica di Rio Riazzone.

UNI-CEI EN 45001/90 relativo al laboratorio di analisi per l'esecuzione di 10 prove specifiche, definite ed autorizzate.

4/98 Servizio di analisi chimiche e microbiologiche e gestione delle risultanze analitiche. 7/99 Attività di realizzazione e aggiornamento di cartografia numerica per reti tecnologiche di servizio. 4/00 Servizio di igiene ambientale per le attività di disinfestazione, derattizzazione (ad esclusione dell'ambito

ospedaliero e/o sanitario). ##AGEA S.p.A. Ferrara

previsto 2002 Servizio gas e raccolta rifiuti. 3/01 previsto 2002

Termoconversore di RSU e centrale di pompaggio del teleriscaldamento.

Sede aziendale. Termoconversore di RSU e centrale di pompaggio del teleriscaldamento. Piattaforma rifiuti speciali. Isola ecologica per la raccolta differenziata.

Previsto 2002 Piattaforma rifiuti speciali. Previsto 5/02 Isola ecologica per la raccolta differenziata.

##AIMAG S.p.A. Mirandola ( MO)

20/06/01

Distribuzione acqua e gas, gestione impianti termici, verifiche sicurezza impianti gas di pot. inferiore a 35 kW, a valle del misuratore, analisi di laboratorio su acque potabili, produzione compost/ammendante compostato misto, frazione organica stabilizzata.

##AMI S.p.A. Imola

30/06/99

Settore Laboratorio Analisi: servizi di analisi chimiche e microbiologiche su acque, rifiuti e gas.

##AMIA S.p.A. Rimini

18/12/98 18/12/00

termoutilizzazione rifiuti. Località: Coriano (RN).

Trattamento rifiuti, termoutilizzazione, cogenerazione.

18/12/98 Compostaggio. Vagliatura rifiuti da pulizia arenili. Località: Cà

Baldacci (RN).

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##AREA S.p.A. Copparo (Fe)

2002 / 2003 previsto 6/02

Impianto di discarica. Servizio di raccolta e spazzamento.

Impianto di discarica. Servizio di raccolta e spazzamento.

##AREA S.p.A. Ravenna

7/1998 Settore gestione e progettazione impianti di riscaldamento e condizionamento: impianti termici e di condizionamento; appalto delle opere e direzione lavori. in corso Tutta l'azienda.

in corso Tutta l'azienda.

##CIS S.p.A. Forlì 3/2000 Progettazione di reti ed impianti per: il

ciclo integrato dell'acqua; distribuzione del gas metano; illuminazione pubblica; trasmissione dei dati su fibra ottica. Progettazione di impianti per il trattamento dei rifiuti; sviluppo di sistemi informativi territoriali. Studi di fattibilità di impianti di produzione e recupero energia. in corso Tutti i servizi aziendali.

9/00 Centro di

stoccaggio e trattamento rifiuti

speciali pericolosi e non.

2001 Impianto di termodistruzione.

##META S.p.A. Modena

2/00 7/01

Laboratorio Analisi Acque. Area impiantistica 2: termoutilizzatore rifiuti urbani e assimilabili; Depuratore acque; Laboratorio analisi. Località: Modena.

12/96 7/01 Esercizio e Manutenzione impianti

termici. Area impiantistica 3: Discariche esaurite per rifiuti urbani e inertizzati. Discariche in esercizio per rifiuti urbani, inertizzati e scorie da termoutilizzazione. Piattaforma rifiuti industriali Area di stoccaggio provvisorio rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi. Laboratorio analisi. Energia: Distribuzione energia elettrica. Esercizio e manutenzione di impianti semaforici e di illuminazione pubblica. Impianti Termici e Energetica: Esercizio e manutenzione di impianti termici compresa cogenerazione. Gas: Distribuzione di gas metano. Località: Modena, Vignola , Pavullo Acqua: Distribuzione di acqua potabile. Laboratorio di analisi. Depurazione acqua. Località: Modena, Vignola (MO), Pavullo (MO).

##SEABO S.p.A. Bologna

07/00 Progettazione ed erogazione del servizio di gestione integrata dei rifiuti.

12/95 Laboratorio

analisi: prove chimiche e

biologiche su campioni di

acqua primaria, reflui, fanghi e

gas naturale

previsto 11/01 Gestione della

discarica di Baricella (BO).

previsto 11/01 EMAS 2 relativamente alla gestione della discarica di

Baricella (BO).

12/95 UNI-CEI EN

45001/90 relativa al laboratorio analisi:

prove chimiche e biologiche su

campioni di acqua primaria, reflui,

fanghi e gas naturale.

##TEAM Lugo di Romagna (Ra)

previsto 2002 Previsto 2002

Certificazione Sistema Integrato Qualità - Ambiente per: ciclo integrato delle acque e ciclo integrato dei rifiuti.

Certificazione Sistema Integrato Qualità - Ambiente per: ciclo integrato delle acque e ciclo integrato dei rifiuti.

##TRED S.r.l. Fossoli di Carpi (MO)

19/06/01

Trattamento e recupero di beni durevoli dismessi contenenti cfc ed hcfc e di apparecchiature elettriche ed elettroniche, erogazione del servizio di raccolta e trasporto dei materiali in ingresso ed uscita dall'azienda.

si ringrazia Federambiente per la disponibilità dei dati ( da Bilancio Ambientale 2001)