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Sezione II civile; sentenza 5 aprile 1962, n. 718; Pres. Lorizio P., Est. Marchetti, P. M. Gedda (concl. conf.); Battaglia (Avv. Turco) c. Pentimalli (Avv. Rizzo) Author(s): M. T. Source: Il Foro Italiano, Vol. 85, No. 7 (1962), pp. 1311/1312-1313/1314 Published by: Societa Editrice Il Foro Italiano ARL Stable URL: http://www.jstor.org/stable/23150525 . Accessed: 28/06/2014 09:03 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Societa Editrice Il Foro Italiano ARL is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Il Foro Italiano. http://www.jstor.org This content downloaded from 46.243.173.46 on Sat, 28 Jun 2014 09:03:22 AM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

Sezione II civile; sentenza 5 aprile 1962, n. 718; Pres. Lorizio P., Est. Marchetti, P. M. Gedda (concl. conf.); Battaglia (Avv. Turco) c. Pentimalli (Avv. Rizzo)

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Page 1: Sezione II civile; sentenza 5 aprile 1962, n. 718; Pres. Lorizio P., Est. Marchetti, P. M. Gedda (concl. conf.); Battaglia (Avv. Turco) c. Pentimalli (Avv. Rizzo)

Sezione II civile; sentenza 5 aprile 1962, n. 718; Pres. Lorizio P., Est. Marchetti, P. M. Gedda(concl. conf.); Battaglia (Avv. Turco) c. Pentimalli (Avv. Rizzo)Author(s): M. T.Source: Il Foro Italiano, Vol. 85, No. 7 (1962), pp. 1311/1312-1313/1314Published by: Societa Editrice Il Foro Italiano ARLStable URL: http://www.jstor.org/stable/23150525 .

Accessed: 28/06/2014 09:03

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1311 PARTE PRIMA 1312

1952, con il quale l'Ente per la trasformazione fondiaria

e agraria della Sardegna comperõ un edifieio per destinarlo

a propria sede, fosse sottoposto alia registrazione con tassa

fissa e non proporzionale ai sensi dell'art. 11 legge 31 di

cembre 1947 n. 1629, richiamato dall'art. 19 decreto pres. 27 aprile 1951 n. 265.

Sostiene ehe l'art. 11 cit. prevede una esenzione ogget tiva di tutti gli atti e contratti compiuti dall'Ente ai fini

della trasformazione fondiaria e della colonizzazione ; con

cerne quindi un'attivita finale diretta in modo immediato

a conseguire il fine di pubblico interesse, ma non una esen

zione con riferimento ad un'attivita strumentale ; e che, se

ciõ ritenesse, si riconoscerebbe all'esenzione l'efficacia di

una esibizione soggettiva per tutti gli atti che l'Ente puõ

compiere, posto che istituzionalmente esso puõ agire in

modo diretto ed immediato con espropriazioni, compere,

permute, appoderamenti, e in modo mediato e strumentale

con l'apprestamento di mezzi amministrativi, tecnici ed

economici.

La censura e infondata.

Le persone giuridiche hanno tutte, per consuetudine

di diritto pubblico, una capacity di diritto privato (arg. art. 11 cod. civ.) e una capacitä di diritto pubblico deli

mitata dall'interesse pubblico per il quale esse agiscono :

la distinzione peraltro della sfera della duplice capacita non puõ essere precisata in concreto che in connessione

con i fini e con la qualificazione degli atti e delle attivitä

di diritto pubblico e di diritto privato.

Consegue che la distinzione tra attivitä finale dell'Ente

e attivitä strumentale, in quanto nella sua genericitä pre scinde da ogni precisazione del nesso tra gli atti in rap

porto ai fini e alle specie di capacitä, non ha rilevanza

per stabilire i limiti della esenzione nei singoli casi: l'Ente

puõ compiere, come nella specie, un atto di diritto privato di acquisto di un edifieio per svolgervi la sua attivitä ; in tal caso sussiste tra l'atto e l'attivitä e gli atti previsti dalla legge per il perseguimento dei fini pubblici un nesso

immediato di necessitä, in quanto tale attivitä ed atti

non potrebbero essere compiuti senza una sede dell'Ente.

Puõ compiere inoltre atti di diritto privato per procu rare a sõ i mezzi economici per il perseguimento dei fini; tra tali atti e l'attivitä e gli atti ai quali la legge connette

il perseguimento dei fini pubblici il nesso non e di necessitä, ma mediato e indiretto, e accertare se aleuni di essi superino il limite della capacita di diritto privato dell'Ente, e siano

quindi annullabili, deve essere oggetto di concrete inda

gini, da compiersi alia stregua dell'ordinamento dell'Ente. Non e quindi esatto che ritenere l'esenzione per l'atto

di acquisto di cui trattasi importi che tutti gli atti dell'Ente

debbano ritenersi esenti da imposte : son ad esse soggetti

quelli compiuti nell'esercizio della capacitä di diritto pri vato rispetto ai quali sussiste un nesso mediato e indiretto nel senso indicato.

Non occorre esaminare, come la Corte d'appello ha rite

nuto, se l'esenzione debba o meno ritenersi consentita dal

l'art. 29 della successiva legge n. 230 del 1950, contenente

provvedimenti per la colonizzazione della Sila.

L'art. 11 legge del 1947, che prevede l'esenzione non e

stato modificato e sostituito dall'art. 29 legge del 1950, in quanto entrambi sono richiamati dall'art. 19 decreto

pres. 27 aprile 1951 n. 265, e quindi l'esame dei benefici

previsti dall'art. 29 sarebbe superfluo. Poiche l'azione giudiziaria 6 stata proposta senza che

sia stata presentata domanda in via amministrativa le

spese del giudizio di cassazione debbono essere compen sate (art. 148 legge registro r. decreto 30 dicembre 1923 n. 3269).

Per questi motivi, rigetta, ecc.

CORTE SDPREMA DI DASSAZIONE.

Sezione II civile; sentenza 5 aprile 1962, n. 718 ; Pres.

Lorizio P., Est. Maechetti, P. M. Gedda (conol.

conf.) ; Battaglia (Aw. Tubco) c. Pentimalli (Aw.

Rizzo).

(Gonferma App. Gatanzaro 16 dicembre 1959)

Contratti agrari — Contralto atipico di colonia coil

clausola miglioratizia — Compenso delle miglio rie mediante canone inferiore al nor male — Li

ceitä (Cod. civ., art. 1322).

In un contratto atipico di colonia parziaria con clausola di

miglioramcnto, le parti possono convcnire ehe il diritto

del colono al compenso per Vesecuzione delle migliorie sia

soddisfatto mediante la riduzione, rispetto alla normalitä, della quota dei prodotti da corrispondere annualmente al

concedente. (1)

(1) Negli stessi termini non si sono rinvenuti precedenti. In linea generale si riconosce alia autonomia contrattuale

delle parti di escludere ogni compenso per i miglioramenti ap portati al fondo : sia nel contratto di colonia (App. Venezia 11 novembre 1957, Foro it., Rep. 1958, voce Contratti agrari, n. 170), sia nel contratto di mezzadria ad meliorandum (Trib. Enna 20

aprile 1956, id., Rep. 1956, voce cit., n. 86). E l'esclusione, ol tre che dai patti dei contraenti, puö derivare da consuetudini

agrarie locali: App. Lecce 31 gennaio 1957, id., Rep. 1957, voce cit., n. 201.

Anzi, e giurisprudenza costante che, nei contratti di affitto ad meliorandum, la clausola di esonero del locatore da ogni ob

bligo di indennizzo per i miglioramenti compiuti dall'affittuario si inquadra nella struttura del controllo ad meliorandum ; l'ese cuzione dei miglioramenti rappresentando uno degli obblighi, essenziali del contratto : Cass. 10 febbraio 1961, n. 294, id., Rep. 1961, voce cit., n. 81 ; 12 aprile 1960, n. 842, 17 giugno 1959, n. 1903, id., Rep. 1960, voce cit., nn. 102-106 ; 19 giugno 1957, n. 2334, id., Rep. 1957, voce cit., n. 196 ; App. Catania 5 gennaio 1952, id., Rep. 1953, voce cit., n. 145.

A maggiore ragione deve essere riconosciuta all'autonomia contrattuale delle parti la facolta di porre in relazione il compenso per i miglioramenti apportati al fondo con il corrispettivo da

corrispondere per il godimento di esso : cosi e stato ammesso che in un contratto atipico di affitto ad meliorandum, si con

venga che i miglioramenti costituiscano l'intero corrispettivo del godimento del fondo (App. Catanzaro 31 gennaio 1957, id., Rep. 1957, voce cit., n. 198).

La liceita della relazione ora indicata puö del resto essere

implicitamente desunta dalla stessa disciplina prevista per le

figure contrattuali tipiche di mezzadria e di colonia par ziaria : gli art. 2169 e 2152 cod. civ. espressamente prevedono che nella determinazione della misura del compenso dovuto per i miglioramenti sia tenuto conto dell'eventuale incremento di reddito realizzato dal colono. Ora, se il corrispettivo del godi mento del fondo e costituito dal versamento di una quota dei prodotti al concedente, la diminuzione percentuale di quella quota si risolve necessariamente in un incremento di reddito

per il colono. Ma, in assenza di esplicita pattuizione di com

pensare le migliorie attraverso una riduzione del canone, e ille

gittima la mancata corresponsione del canone in base alia pre tesa dell'affittuario di un fondo rustico, di essere rivalso di mi

gliorie che asserisce di avere apportato al fondo : Cass. 17 giugno 1957, n. 2308, id., Rep. 1957, voce cit., n. 150 ; App. Brescia 9

luglio 1954, id., Rep. 1954, voce cit., n. 152 ; Cass. 24 luglio 1951, n. 2117, id., Rep. 1951, voce cit., n. 160. Confronta pure Cass. 7 maggio 1960, n. 1044, id., Rep. 1960, voce cit., n. 73.

Sulla configurabilita di contratti agrari innominati, tra i

quali quello di colonia ad meliorandum a tempo indeterminato

(con diritto del concessionario al compenso per i miglioramenti), vedi Trib. Orvieto 15 marzo 1957, id., Rep. 1959, voce cit., nn. 195, 196.

Per la dottrina si rinvia a : Manetti, Osservazioni sulla di stinzione tra colonia parziaria e colonia « ad meliorandum », in Giur. Cass, civ., 1948, 3° quadr., 674 ; Cochetti, Tipi di contratti

agrari a migliorla, in Prev. soc. agr., 1956, 502 ; Trifone, Colonia «ad meliorandum», voce del Novissimo digesto it., Torino, 1957, III, pag. 505 ; Archidiacono, Qualificazione della colonia miglioratizia, in Giur. agr. it., 1960, 698 ; De Rosa, Sul diritto di credito per miglioramenti eseguiti sul podere a cura e

spese del mezzadro, in Foro it., 1955, IV, 14. M. T.

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1313 GIURISPRUDENZA COSTITUZIONALE E CIVILE 1314

La Corte, ecc. — Con il primo motivo i ricorrenti de

nunziano la violazione degli art. 1628 e segg., 1173, 1321,

1322, 1326, 2164 e segg., 1651 e 1632, 1362 e segg. eod.

civile. Deducono che nella colonia ad meliorandum occorre

tener distinta la quota di compartecipazione spettante al

concedente dal compenso o rimborso delle migliorie e la

mentano che la Corte del merito, dopo aver fatto tale

distinzione in premessa, abbia in seguito confuso i due con

cetti, ravvisando in una pretesa esiguitä della quota ver

sata al concedente un modo di compensare la spesa soste

nuta dal colono. Nella colonia miglioratizia, invece, qua le che sia il nomen iuris del rapporto, il colono di regola lia un diritto reale sulle migliorie o, secondo i termini del

contratto, un diritto di credito da soddisfare allorchfe il

rapporto viene a cessare. Nell'una e nell'altra ipotesi il

quantum dovuto per il godimento del fondo non influisce, anche se vantaggioso per il colono, sull'obbligo del conce

dente di rimborsare i miglioramenti. Lamentano poi i ricorrenti che la Corte del merito,

nel giungere alia conclusione che il concedente fosse libe

rato dall'obbligo per i miglioramenti, avendo accettato di

percepire una quota ridotta, avrebbe ammesso l'obbligo

dell'indennizzo, incorrendo poi in errore perche la dispensa

all'obbligo di compensare i miglioramenti deve risultare

solo da un patto espresso, che non puõ essere costituito da

una convenzione sulla riduzione della quota dei frutti,

Infine, se la Corte ha ritenuto di ricostruire il singolare

contratto, al quale mai si era addivenuti, o di interpretarlo, avrebbe dovuto esigere la prova del contratto stesso quanto

agli obblighi e diritti delle parti; e ciõ non era stato fatto.

Se invece la Corte ha voluto fare una revisione a posteriori

dell'equilibrio del rapporto contrattuale, come per una re

ductio ad aequitatem, sarebbe andata oltre i suoi poteri. II motivo e del tutto infondato. L'assunto sul quale si

fonda tutta la costruzione dei ricorrenti e che al rapporto de

quo, quale che sia la sua natura giuridica, si applica il princi

pio secondo il quale il diritto (reale o di credito, a seconda

dei termini del contratto) del colono sulle migliorie b del

tutto indipendente dalla misnra del corrispettivo dovuto per il godimento del fondo. Senonche l'assunto medesimo, esatto

nella premessa che il colono ha diritto a un compenso per le migliorie eseguite sul fondo, e erroneo nelle conseguenze che da tale esatta premessa si vogliono trarre. Infatti, la

mancanza di correlativitä fra l'obbligo del concedente di

pagare le migliorie alia cessazione del rapporto (nel caso

in cui il diritto del colono abbia natura obbligatoria e non

reale) e la misura del corrispettivo dovuto dal colono per il godimento del fondo, puõ essere affermazione esatta se

riferita alia colonia ad meliorandum, del diritto comune, ma non e principio di generale applicazione che põssa essere

utilizzato in qualsiasi contratto di colonia con clausola

miglioratizia. I ricorrenti omettono di considerare che vi

sono numerose forme contrattuali caratterizzate da una

finality di miglioria, che, quando la forma tipica utilizzata

con l'aggiunta della clausola di miglioramento sia la co

lonia, vengono genericamente chiamate colonie ad melio

randum, colonie miglioratizie e simili.

Forme tutte nelle quali alio schema tipico del comune

contratto di colonia viene aggiunto, fra gli obblighi del

colono, quello di introdurre o incrementare nel fondo de

terminate colture, soprattutto arboree. Si tratta di forme

atipiche di contratto, nelle quali, alia disciplina tipica della

colonia parziaria si accompagna una regolamentazione con

trattuale diretta alia tutela della ulteriore finalitä del mi

glioramento, concernente, ad esempio, la durata del con

tratto, 1'onere dell'impianto, l'incidenza delle migliorie sulla

ripartizione del prodotto, e cosi via.

I ricorrenti, invece, considerano la colonia ad melio

randum come un contratto tipico, nel quale il diritto del

colono al pagamento delle migliorie puõ essere soddisfatto

solo mediante un regolamento di conti alia fine del rap

porto. Proposizione questa nella quale non si puõ convenire

per il caso di specie, nel quale alia generica denominazione

di colonia ad meliorandum i Giudici del merito hanno fatto

corrispondere, a seguito di un esame del materiale proba torio raccolto, una fattispecie nella quale il diritto del colono

al compenso per l'esecuzione delle migliorie veniva soddi

sfatto con una riduzione, rispetto alia normalita, della

quota di prodotti ehe i coloni dovevano annualmente cor

rispondere al concedente.

Ora, tale ricostruzione della volonta delle parti non

appare in contrasto eon alcuna disposizione di legge, trat

tandosi di contratto atipieo che non lia una particolare

disciplina ne nel codice civile ne in leggi speciali. Appare inoltre rispondente alia normale disciplina dei contratti di

colonia miglioratizia, nei quali la liquidazione del compenso

per le migliorie avviene di solito nel corso dell'esecuzione

del contratto.

Ne la Corte d'appello merita censura per aver fatto

riferimento, oltre che a una disciplina convenzionale, anche

a una consuetudine (che i ricorrenti assumono inesistente) circa il pagamento delle migliorie al colono a mezzo di una

riduzione del corrispettivo dovuto al concedente. II rife

rimento alia consuetudine appare del tutto superfluo e

irrilevante di fronte all'accertamento di una precisa volontä

contrattuale nel senso sopra esposto. E, a proposito di questa, non e esatto quanto affermano i ricorrenti, rovesciando il

ragionamento che ha fatto la Corte del merito. Non 6 giä che questa abbia ritenuto che il concedente fosse liberato

dall'obbligo dei miglioramenti con l'aver accettato una quota ridotta di prodotti. Ha invece ritenuto che la quota di

prodotti doveva essere oorrisposta in misura inferiore a

quella normale proprio in virtu di un patto, per il quale

quella riduzione costituiva parziale e progressivo compenso

per l'esecuzione delle migliorie sul fondo.

Cadono con ciõ gli ulteriori rilievi, con i quali si pongono

generiche e immotivate censure relative a un preteso man

cato rispetto delle norme relative ai eontratti e alia loro

interpretazione e a una supposta revisione a posteriori del

l'equilibrio del rapporto contrattuale, come per una re

ductio ad equitatem. Nessuna revisione della posizione delle

parti hanno, infatti, operato i Giudici del merito, ma solo

un esame della rispondenza al fine propostosi del patto che

le parti avevano stipulate per il pagamento delle migliorie.

(Omissis) Per questi motivi, rigetta, ecc.

CORTESÜPREMA DI CASSAZIONE.

Sezione II civile; sentenza 3 aprile 1962, n. 682 ; Pres. Lorizio P., Est. Tamburrino, P. M. Toro (concl. conf.) ; Manfredini e altri (Avv. Cesari, Puccinelli) c. Galli.

(Gonferma App. Firenze 28 gennaio 1959)

Eniiteusi -— Territorio di Lucca — Itapporti agrari a carattere reale — Disciplina sotto il govcrno del

codice Napoleone. Eniiteusi — Territorio di Lucca — « Locatio ad Ion

gum tempus » — Assimilabilitä all'cniiteusi —

Esclusione.

Nel territorio di Lucca, i rapporti agrari di carattere reale continuarono ad essere regolati, pur nel vigore del codice

Napoleone, dalle norme di diritto comune. (1) Secondo le norme del diritto comune, vigenti nel territorio di

Lucca, la locatio ad longum tempus non costituisce una

forma di enfiteusi, dalla quale differisee quanto all'ob

bligo di miglioramento e alia commisurazione del canone. (2)

(1) La sentenza confermata, App. Firenze 28 gennaio 1959, 6 riassunta in Foro it., Rep. 1959, voce Enfiteusi, nn. 60, 64, 68 ; conformi in ordine alia persistenza dell'applicazione delle norme di diritto comune relative all'enfiteusi, pur dopo l'intro duzione del code NapoUon: Cass. Firenze 28 aprile 1904, id., Rep. 1904, voce cit., n. 78 ; App. Firenze 14 maggio 1903 (nella stessa causa), id., Rep. 1903, voce cit., n. 56.

(2) Contrastano con le tesi ora accolte dalla Suprema corte, pronunciandosi per la identificazione fra locatio ad longum tempus

il Foko Italiano — Volume LXXXV — Parte 1-84.

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