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Sezione III civile; sentenza 3 agosto 1962, n. 2329; Pres. Vistoso P. Est. Cortesani G., P. M. Silocchi (concl. conf.); Volpi (Avv. Mantovani) c. Piscini (Avv. Cartoni) Author(s): M. T. Source: Il Foro Italiano, Vol. 86, No. 4 (1963), pp. 793/794-797/798 Published by: Societa Editrice Il Foro Italiano ARL Stable URL: http://www.jstor.org/stable/23152443 . Accessed: 28/06/2014 18:34 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Societa Editrice Il Foro Italiano ARL is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Il Foro Italiano. http://www.jstor.org This content downloaded from 193.142.30.55 on Sat, 28 Jun 2014 18:34:30 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

Sezione III civile; sentenza 3 agosto 1962, n. 2329; Pres. Vistoso P. Est. Cortesani G., P. M. Silocchi (concl. conf.); Volpi (Avv. Mantovani) c. Piscini (Avv. Cartoni)

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Sezione III civile; sentenza 3 agosto 1962, n. 2329; Pres. Vistoso P. Est. Cortesani G., P. M.Silocchi (concl. conf.); Volpi (Avv. Mantovani) c. Piscini (Avv. Cartoni)Author(s): M. T.Source: Il Foro Italiano, Vol. 86, No. 4 (1963), pp. 793/794-797/798Published by: Societa Editrice Il Foro Italiano ARLStable URL: http://www.jstor.org/stable/23152443 .

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793 GIURISPRUDENZA COSTITUZIONALE E CIVILE 794

Col seoondo mezzo i rioorrenti deriunciano violazione

degli art. 1453, 1454 e 1455 cod. civ., nonche insufficiente

motivazione, in relazione aH'afferiaato diritto di visita

del locatore, ed omessa considerazione, nella indagine sulla

colpa ed importanza deirinadempimertto contrattuale

ascritto ad essi rioorrenti e consistente nel rifiuto opposto a] locatore di fare visitare gli appartamenti da essi con

dotti in locazione, del fatto decisivo della pendenza, di nanzi ai Pretore di Genova, di un giudizio promosso dal

l'Amero affinche i rioorrenti medesimi fossero condannati al

pagamento delle somme neoessarie per rimettere gli im

mobili locati in perfette condizioni; giudizio, per cui i

rioorrenti erano stati indotti, seoondo il loro odierno as

sunto, a ritenere che l'attore non potesse, appunto perche

pendeva quel processo, pretendere di prooedere priva tamente alle ispezioni che nel suo interesse, ai fini della

stessa causa, riteneva opportune. La censura & fondata.

Questo Supremo collegio ha giä riconosciuto il diritto del locatore di visitare e fare visitare da suoi incaricati il

bene oggetto della locazione, nonostante i contraenti nulla

abbiano pattuito al riguardo. Ha osservato, infatti, che gli obblighi del conduttore

di custodire e conservare la cosa locata e di restituirla al

termine del rapporto nello stato in cui l'ha ricevuta, nonche

quello di informare il locatore della sopravvenuta neces

sity di riparazioni a suo carioo, non eliminano il potere del locatore di vigilare sulla cosa locata ; potere, che 6

giustifioato dal fine di accertare se il conduttore, in adem

pimento dell'obbligo stabilito dall'art. 1587, n. 1, cod. civ., che & sempre operante nel corso della locazione indipen dentemente dall'obbligo di restituzione disciplinato dal

l'art. 1590, osservi la diligenza del buon padre di famiglia nel servirsi della cosa locata per l'uso consentitogli dal con

tratto o dalle circostanze, se la cosa sia stata deteriorata

o comunque abbia bisogno di riparazioni la cui necessitä

non sia stata comunicata dal conduttore a norma delPart.

1577, ed in genere dallo scopo di controllare l'osservanza

degli obblighi che a norma del contratto o della legge gra vano sul conduttore.

Inoltre, a prescindere da ogni finalitä di controllo, o

stato riconosciuto al locatore la facolta di visitare e far

visitare la cosa locata in relazione al suo diritto di disporre dello stesso bene, quindi, eventualmente, al suo potere di

alienarlo nonche di locarlo ad altri compatibilmente al rap

porto di locazione in corso (Cass. 15 marzo 1957, n. 878, Foro it., Rep. 1957, voce Locazione, n. 78).

Ma e evidente che siffatto potere di vigilanza e di visita,

giustificato ed implicitamente riconosciuto dal sistema della

legge, puõ essere esercitato, salva diversa volontä contrat

tuale, quando l'usarne sia, in realtä, reso necessario dalle

circostanze, ed in ogni caso compatibilmente con l'ampio diritto di godimento che il rapporto di locazione assicura

al conduttore, e, trattandosi di locazione di immobili ur

bani adibiti ad uso di abitazione, col rispetto dovuto e

legalmente sanzionato aH'altrui domicilio (Cass. 19 di

cembre 1949, n. 2621, Foro it., Eep. 1949, voce Locazione, nn. 214-216).

Infatti un non discriminate esercizio di quel potere, che

consentisse controlli o semplici visite non necessitate da

attuali, concrete e serie ragioni obiettivamente apprezza bili, finirebbe con l'attentare, ad opera del locatore me

desimo, al pacifico godimento della cosa cui il conduttore

ha diritto e che il locatore e tenuto a rispettare egli stesso

ed a garantire dalle molestie altrui nei casi ammessi dalla

legge. Mentre l'incontrollato esercizio del diritto di vigilanza

e di visita potrebbe determinare, quando i rapporti tra le

parti contraenti fossero improntate ad inimicizia, come

nella fattispecie, situazioni non tollerabili ed irriducibil

mente incompatibili, anche se il locatore avesse la possi bility di vantare una qualsiasi teorica ragione di visita o

di controllo in relazione alle esigenze per cui il potere de quo viene ammesso, sia pure con tanta o'lutela.

Queste considerazioni inducono ad escludere un ge nerico ed assoluto potere di vigilanza e di visita del loca

tore ed a porre, conseguentemente, l'esigenza inderoga bile ehe il giudice di merito, nell'indagare, ai fini di accer tare le correlative inadempienze contrattuali, buI preteso abuso del locatore nell'esercizio di quel potere, ovvero sul rifiuto opposto dal conduttore a consentire le visite ri

cMestegli dal locatore, accerti caso per oaso tenendo conto di ogni circostanza e peculiaritä del rapporto sottoposto al suo esame, se in concreto sussistesse la necessity di vigi lanza o di semplice visita allegata dal locatore e se l'eser cizio del potere riconosciuto a costui fosse compatible, non soltanto con il diritto del conduttore al pacifico godi mento della cosa loeata e, se del caso, col rispetto dovuto al domicilio altrui, ma anclic con le eircostanze del caso

sottoposto al suo esame. (Omissis) Per questi motiyi, cassa ecc.

CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE.

Sezione III civile ; sentenza 3 agosto 1962, n. 2329 ; Pres. Vistoso P. Est. Cortesani Gr., P. M. Silocchi (concl. conf.) ; Volpi (Ayv. Mantovani) c. Piscini (Aw. Car

toni).

(öonjerma App. Roma 22 luglio 1960)

Responsabilita civile — Danni subiti liell'esereizio della caccia — Tutela della incolumitä personale del cacciatore — Partieolare dovere del proprietario del fondo — Esclusione (Cod. civ., art. 2043 : r. d. 5 giugno 1939 n. 1016, t. u. per 1a. protezione della sel

vaggina e per l'esercizio della caccia, art. 28). Responsabilita eivile — Danni arreeati da animali —

Evento causato cselusivamente da iatto colposo del danneggiato — Responsabilita del proprietario — Eselusione — Fattispecie (Cod. civ., art. 2052).

L'esercizio della caccia esige la adozione da parte del caccia tore di particolari cautele, anche a garanzia della propria incolumitä personale, ma non impone al proprietario del

fondo il correlativo dovere di adoperarsi perche I'attivita venatoria si svolga senza pregiudizio per il cacciatore. (1)

La responsabilita del proprietario per danni arreeati da ani mali e esclusa quando risulta provato che causa unica e determinante dell'evento dannoso e il fatto colposo dello stesso danneggiato (nella specie, un cacciatore era stato

ferito a cornate, per essersi introdotto a fine di caccia in una riserva della campagna romana dove stabulavano

- mueche con vitellini di recente partoriti). (2)

(1) Non risultano precedenti specifici. Sulla facoltä di en trare nel fondo altrui a scopo di cacciare, quale oggetto del diritto di caccia, vedi App. Firenze 15 maggio 1957, Foro it., 1958, I, 625, con nota di richiami. Sul dovere del proprietario del fondo (quale che ne sia l'estensione e dovunque sia ubicato) di chiuderlo completamente nei modi specificati dall'art. 29 del r. decreto n. 1016 del 1939, se vuole evitare che sullo stesso si eserciti la caccia, vedi Cass. pen. 9 marzo 1957, Lenti, id., Rep. 1957, voce Caccia, n. 14.

In generale, il passaggio per il fondo altrui costituisce un illecito quando contraddice ad un divieto ; ed in difetto di divieto il proprietario dimostra di volere precariamente tolle rare il passaggio : il che gli impone l'obbligo di mantenere l'im mobile in condizione da preservare 1"incolumitä dei passanti dai pericoli imprevedibili in esso esistenti (Cass. 30 dicembre

1959, n. 3614, id., Rep. 1960, voce Responsabilita civile, n. 138). Nei casi in cui il danno si verifichi per colpa del danneggiato

che volontariamente siasi introdotto nella proprietä di chi abbia

posto in essere una situazione di pericolo, ovvero nulla abbia fatto per rimuoverla, non va esente da responsabilita il proprie tario che abbia per negligenza omesso di adottare i mezzi ido nei ad impedire la abusiva intrdduzione nella propria sfera giu ridica, ovvero omesso di richiamare, in qualsiasi modo mediante

segni indicatori, l'attenzione dei passanti circa la esistenza del

pericolo e circa la sua non equivoca volontä di vietare a chiun

que l'introduzione nella sua proprietä : Cass. 11 agosto 1962, n. 2575, id., Mass., 734 ; 4 pttobre 1058, II, 3093, id., Rep. 1959,

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PARTE PRIMA

La Corte, ecc. — Con l'unico mezzo del ricorso si de nunzia la violazione e falsa applicazione degli art. 2052 cod. civ. e 28 t. u. sulla caccia, approvato con il r. decreto n. 1016 del 1939 e si deduce che la Corte di merito, pur con siders ndo legittimo l'ingresso del Volpi nel fondo del Piscini, ha escluso che costui fosse tenuto alla custodia e alia vigi lanza degli animali ivi esistenti sull'erroneo rilievo che la

pericolositä potenziale degli stessi fosse sufficiente a ren dere inoperante quella presunzione di colpa, posta dalla

legge a carico del proprietario. La censura e priva di fondamento. E anzitutto neces

sario, ai fini del decidere, puntualizzare la particolare si tuazione di fatto nella quale l'evento dannoso ebbe a veri ficarsi. Come risulta dagli atti, le mucche del Piscini pasco lavano, insieme con i vitellini nati di recente, in uno spazio di terreno, delimitato per tre lati da una recinzione, del l'altezza di circa un metro, costituita da pali e filo spinato e

per il quarto lato da un fosso, avente una profonditä varia bile da uno a tre metri. Detti recinti assumono nella cam

pagna romana la denominazione di riserve e sono desti nati a raccogliervi il bestiame, che vi permane incustodito.

Ora, secondo l'art. 842 cod. civ., il titolare di licenza di caccia ha diritto di esplicare la propria attivitä nei fondi altrui anche contro la volontä dei proprietari, ad eccezione dei casi tassativamente previsti dalla legge (art. 28, 29, 30, 31 e 43 t. u. 5 giugno 1939 n. 1016). E poich6, ai fini del legittimo esercizio dello ius prohibendi da parte del pro prietario, le riserve anzidette non possono equipararsi ai fondi chiusi per la mancanza dei requisiti all'uopo richiesti dal citato art. 29 (recinzione del terreno con manufatti di altezza non minore di metri 1,80 o sua delimit a zione me diante corsi o specchi d'acqua, profondi almeno metri 1,50 e larghi almeno metri 3), il Volpi ben poteva introdursi in quel luogo per esercitarvi la caccia. Senonche dall'ac certata legittimitä dell'mgresso ivi non possono scaturire senz'altro quelle conseguenze giuridiche che il ricorrente

pretende invocare a suo favore.

voce cit., n. 117 ; 18 giugno 1958, n. 2101, id., Rep. 1958, voce cit., n. 133 ; Trib. Potenza 12 novembre 1954, id., Eep. 1955, voce cit., n. 93.

Infatti, qualora la causa remota consiste in una situazione di pericolo colposamente posta in essere, senza la quale la pro duzione dell'evento non sarebbe avvenuta, non puõ dirsi che sussista l'interruzione del nesso di causabilitä allorche l'evento dannoso sia stato conseguenza di una azione imprudente del danneggiato, la quale sia divenuta idonea a provocare il danno in seguito all'inserimento in una situazione di pericolo creata dal comportamento colposo del terzo : Cass. 5 settembre 1962, n. 2748, id., Mass., 778 ; 15 luglio 1959, n. 2311, id., Rep. 1960, voce cit., n. 122 ; 31 marzo 1958, n. 1107, id., Rep. 1959, voce cit., n. 106.

Tuttavia il comportamento del danneggiato puõ essere ritenuto causa esclusiva dell'evento dannoso anche in pre senza della colpa altrui, quando tale comportamento, causa immediata del danno, sia stato da solo sufficiente alia produzione di questo (Cass. 15 ottobre 1960, n. 2764, id., Rep. 1961, voce cit., n. 201) ed inoltre quando una situazione di pericolo e tale da essere agevolmente superabile con 1'uso della normale diligenza, non puõ essere tenuto responsabile dell'incidente colui che ha posto in essere quella situazione, costituente solo l'occasione dell'incidente medesimo, di cui la causa esclusiva va ricercata nella negligenza della vittima (App. Firenze 14 aprile 1958, id., Rep. 1958, voce cit., n. 134).

Per la dottrina si consulti, da ultimo : Pugliatti, Auto responsabilitä, voce dell'Enciclopedia del diritto, 1959, IV; e Fobchieixi, Il rapporto di causalita nell'illecito civile, 1960.

Sul diritto di caccia, cons. CiG0I.INI, II diritto di caccia in relazione al rispetto della proprietä privata, 1959 ; Borruso, in Riv. dir. sportivo, 1957, 364.

(2) In senso conforme, vedi Trib. Cremona 20 marzo 1958, Foro it., Rep. 1958, voce Besponsabilita civile, n. 175, e Trib. Napoli 6 agosto 1959, id., Rep. 1960, voce cit., n. 218 (secondo cui il proprietario di un animale puõ scagionarsi dalla responsa bilitä ex art. 2052 cod. civ., solo dimostrando che malgrado le cautele adottate l'evento si h verificato per caso fortuito o per colpa dello stesso danneggiato che con la propria azione abbia reso insufficient! quelle cautele).

Sembra pacifico che ]e presunzioni di colpa in genere pos sano essere vinte dalla prova che l'evento dannoso e stato deter

L'esercizio della caccia e della uccellagione, inteso come

l'esplicazione di un diritto pubblico subiettivo, se conferisce al cacciatore, entro certi limiti, quelle facollä previste da 11a

legge (introduzione nei fondi altrui ancbe con eani e con altri strumenti venatori, occupazione temporanea di essi me diante appostamenti e rifugi), esige tuttavia da lui non sol tanto l'osservanza di deteiminati doveri di astensione, ri chiesti a tutela dell'altrui diritto di proprietä (divieto di

occupazione duratura dei terreni, divieto di notevole mano missione delle piante, divieto di caccia vagante nei terreni di attualitä di colture), ma altresi 1'uso di una particolare cautela e avvedutezza circa il modo con cui l'esercizio stesso viene effettuato, anche a garanzia della propria incolumitä

personale. La legge, infatti, non pone a carico dei proprie tari dei fondi il correlativo dovere di adoperarsi affinclie l'attivita venatoria si svolga senza pregiudizio per il caccia

tore, onde la legittimita della introduzione, se non importa assunzione dei rischi da parte di costui, non modifica pe raltro la responsabilitä dei proprietari stessi in ordine all'os servanza del principio del neminem laedere.

Nella specie, poiche il danno subito dal Volpi e stato a lui cagionato da una mucca appartenente al proprietario del fondo, si invoca, per l'affermazione della responsabilitä di costui, il disposto dell'art. 2052 cod. civile. Detta norma

pone a carico del proprietario dell'animale o di clii se ne serve una presunzione di responsabilitä, ebe e iuris et de iure in ordine all'estremo della colpa, essendo la prova libe ratoria consentita solo quando il danno sia la conseguenza del caso fortuito. II motivo del particolare rigore di una simile disciplina trova la sua ratio nella considerazione cbe le forze animate ma impulsive e incoercibili, da cui gli ani mali sono spinti ad agire, creano un grado apprezzabile di

pericolo ed esigono uno speciale accorgimento da parte di chi ne abbia la disponibilitä giuridica o anche soltanto ma

terjale, alio scopo di prevenire ogni eventuale danno a terzi. Tuttavia un limite alla responsabilitä predetta ö costituito pur sempre dal caso fortuito, va] quanto dire

minato, oltre che da caso fortuito e da forza maggiore, anche dal fatto imputabile ad un terzo od alio stesso danneggiato : a) in tema di rovina di edificio, vedi Cass. 12 luglio 1962, n. 1860, id., Mass., 557 ; 4 febbraio 1960, n. 165, id., Rep. 1960, voce cit., n. 237 ; 15 luglio 1958, n. 2584, 28 ottobre 1958, n. 3529, Trib. Genova 21 gennaio 1958, App. Lecce 21 settembre 1958, id., Rep. 1958, voce cit., nn. 415-421 ; App. Milano 14 maggio 1957, id., Rep. 1957, voce cit., n. 293 ; App. Napoli 27 febbraio 1956 ed App. Catania 24 maggio 1956, id., Rep. 1956, voce cit., nn. 281, 285 ; Cass. 30 maggio 1955, n. 2000, id., 1955, I, 1312, con nota di richiami; b) in tema di danno da cosa in custodia, vedi Cass. 10 giugno 1961, n. 1343, id., Rep. 1961, voce cit., n. 175 ; 18 ottobre 1956, n. 3713, id., Rep. 1956, voce cit., n. 279 ; 5 giugno 1957, n. 2045, id., Rep. 1957, voce cit., n. 260 ; 22 marzo 1955, n. 849, id., 1955, I, 1158, con nota di Gleijeses ; c) in tema di danni arrecati dagli animali, vedi App. Firenze 5 marzo 1958, Trib. Milano 21 gennaio 1957, id., Rep. 1958, voce cit., nn. 397, 398 ; Trib. Firenze 11 marzo 1957, Pret. Urbino 31 dicembre 1955, id., Rep. 1957, voce cit., nn. 269, 282 ; App. L'Aquila 7 marzo 1956 e 10 gennaio 1956, id., Rep. 1956, voce cit., nn. 262, 263 ; App. Torino 24 marzo 1950, id., Rep. 1950, voce cit., n. 169 ; Cass. 19 aprile 1949, n. 944, id., Rep. 1949, voce cit., n. 187. Quest'ultima sentenza e annotata da Branca, Sulla responsabilitä oggettiva per danni causati da animali, in Riv. trim. dir. e proc. civ., 1950, 255.

E stato ritenuto in particolare che la reazione istintiva ed irriflessiva del danneggiato non ha valore discriminante di responsabilitä del proprietario dell'animale (Cass. 16 maggio 1958, n. 1593, Foro it., 1958,1, 1387, con osservazioni di Branca) ; che l'imbizzarrirsi dell'animale non costituisce caso fortuito (App. Catanzaro 30 gennaio 1956, id., Rep. 1956, voce cit., n. 260 ; App. Firenze 4 febbraio 1949, id., Rep. 1951, voce cit., n. 209) ; e che il titolare della riserva di caccia non e respon sabile per i danni cagionati a terzi dalla selvaggina fuoriuscita dalla riserva (Cass. 19 luglio 1957, n. 3019, id., 1.958, I, 151, con nota di richiami).

In dottrina, si veda pure Colasurdo, Considerazioni sul fondamento della responsabilitä per fatto di animali (nota alia sent. ult. cit.), in Giust. civ., 1957, I, 1662 ; e Bonasi Benucci, Appunti sulla responsabilitä per fatto degli animali (nota a Cass. 15 aprile 1959, n. 1115), in Foro it., 1960, I, 281.

M. T.

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GIURISPRUDENZA COSTITUZIONALE E CIVILE

da quei fatti ehe, oggettivamente considerati, siano estranei

alia condotta del soggetto astrattamente responsabile e co

stituiscano, di per sb soli, la causa diretta ed efficiente del

l'evento dannoso.

II fortuito, peraltro, non costituisce l'uniea ipotesi di

esonero da responsabilitä per il proprietario dell'animale,

giacche dottrina e giurisprudenza coneordemente ricono

scono a tal fine rilevanza giuridica anelie al fatto colposo dello

stesso danneggiato, che col suo comportamento atipico e

imprevedibile si esponga al rischio e lo renda, per ciõ stesso,

possibile in concreto. Invero, sebbene l'art. 2052 cod. civ.

non contempli espressamente una simile previsione, identico

ne ö il fondamento giuridico secondo i principi generali, essendo siffatta responsabilitä configurabile se ed in quanto il danno, posto in essere dall'animale, si ricolleghi nella

sua materiality all'operato del proprietario o del custode.

Orbene i Giudici di merito, nella risoluzione della pre sente controversia, si sono pienamente uniformati ai cri

teri giuridici anzidetti. Essi hanno accertato in fatto che

la introduzione nelle riserve, oye pascolano le vacelie par torite di recente, b molto pericolosa, in quanto detti ani

mali, per un naturale istinto di maternita, sono assai gelosi dei propri vitellini e ne curano la protezione con tenace ac

canimento; che tale pericolo b non solo notorio, ma anelie

serio per cui gli stessi guardiani o custodi, ad evitare danni

personali, sono soliti entrare in detti recinti a cavallo;

che il Volpi, aduso a cacciare nelle campagne romane ove

tali riserve sono molto frequenti, non poteva ignorare le

circostanze suddette, anche perchfe le vacche pascolavano conducendo seco i loro vitellini. E, alia stregua di tali pre

cise risultanze probatorie, si e ritenuto che la introduzione

del ricorrente ivi fu un gesto di grave imprudenza, in quanto determinõ il sospetto e la reazione di dette mucche e co

stitul la causa unica e determinante dell'evento dannoso.

La decisione adottata si sottrae, dun que, ad ogni sindacato

di legittimitä perche sorretta da apprezzamenti discrezio

nali, congruamente motivati, nonchö immuni da vizi logici e da errori di diritto.

II rigetto della impugnazione importa la condanna del

ricorrente alia perdita del deposito e alia rivalsa delle spese

processuali. Per questi motivi, rigetta, ecc.

CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE.

Sezione I civile ; sentenza 21 luglio 1962, n. 2011 ; Pres.

Lonardo P., Est. Baktolomei, P. M. Gedda (concl.

conf.) ; Proc. gen. Corte cassazione c. Santorio (Avv.

Cuezio) e Eotondi.

(Gassa senza rinvio App. Napoli 13 giugno 1960)

Cassazione in materia civile -— I». in. ricorrcnte in

materia matrimoniale — Deposito per multa —

Esclusione (Cod. proc. civ., art. 72, 364). Matrimonii — Matrimonii» civile fra cittadini italiani

■— Sentenza di annullamento pronunziata negli

Stati Uniti d'America — Accettazione della giu

risdizione americana da parte del convenuto -—

Dichiarazione d'eflicacia in Italia della sentenza -— Inammissibilitä — Fattispecie (Cod. proc. civ.,

art. 2, 4, 797).

II ricorso per cassazione, proposto dal P. m. in materia matri

moniale in virtii del testo modificato delVart. 72 cod.

pioc. civ., non deve essere preceduto da deposito per it

caso di soccombenza. (1)

(1) Conforme, Cass. 3 luglio 1953, n. 2070 (Foro it., 1954,

I, 475, con ampi richiami), che chiarisce anche come il P. m.

non debba pagare l'imposta di registro sulla sentenza impugnata o richiederne la registrazione a debito (e neppure attendere

che le parti private abbiano provveduto esse al pagamento

dell'imposta). Piü in generate, il P. m. attore o impugnante

Non puõ delibarsi in Italia la sentenza di annullamento

di matrimono civile, fra cittadini italiani, prormnciata

negli Stati Uniti d' America, se Vunico momenta di colic -

gamento con la giurisdizione straniera e I'accettaeione

della medesima da parte del eon veil v to (nella specie, il con

venuto, non residente ne domiciliato negli Stati Uniti, si era fatto ivi rappresentare in giudizio da un procu rator ad negotia). (2)

La Corte, ecc. — La Corte di appello ritenne la com

petenza giurisdizionale del giudice americano a pronun ciare l'aimullamento del matrimonio civile, contratto in

Italia dalla Eotondi e dal Santorio, entrambi cittadini

italiani, per avere quest'ultimo accettato la giurisdizione di quel giudice dinanzi al quale fu convenuto dalla con

sorte : ravvisando, nella specie, quel criterio di collega mento della iurisdictio, dato dall'accettazione della parte convenuta in giudizio, ch'6 nella previsione dell'art. 4,

n. 1, cod. proc. civile.

Con l'unico mezzo il Procuratore generale della Kepub blica presso la Corte di cassazione sostiene ehe il criterio

di collegamento, costituito dall'accettazione della giuris dizione estera, onde i Giudici della delibazione ravvi

sarono, ai sensi del menzionato art. 4, n. 1, a competenza

giurisdizionale dell'autorita giudiziaria americana, non sia

operante nelle cause matrimonial) tra cittadini italiani,

dovendo considerarsi, niderogabile, in tali cause, la giuris dizione italiana in virtü del precedente art. 2.

Il Sartorio eccepisce 1'inammissibilitä del ricorso, in

quanto non preceduto dal deposito per il caso di soccom

benza, ai sensi dell'art. 364 cod. proc. civ. Senonchö tale

eccezione b da ritenersi manifestamente infondata, alia

stregua della pacifica giurisprudenza di questo Collegio in ordine all'ammissibilita del ricorso del P. m., ancorclie

non preceduto dal deposito previsto dalla menzionata

norma di rito.

In realtä, ove si consideri che la fin a lita del deposito

per il caso di soccombenza e indubbiamente quella d'impe dire gli eccessi della litigiositä, non puõ non avvertirsi che

esso mal si concilia con l'espletamento delle funzioni del

P. m., alle quali ripugna ogni idea di velleitä litigiosa,

giacche si concretano nella tutela di un interesse generale

viene ritenuto soggetto agli stessi oneri e adempimenti che fanno

carico alia parte privata, con esclusione di quelli aventi conte

nuto pecuniario : cosi, non deve depositare in cancelleria i

fogli di carta bollata, ne l'importo delle spese di cui all'art.

134 disp. att. cod. proc. civ. (Cass. 31 ottobre 1957, n. 4232,

id., Eep. 1957, voce Ministero pubblico civ., n. 5 ; 29 marzo

1952, n. 872, id., 1953, I, 221) ; ne, se la sua domanda o la sua

impugnazione viene respinta, puõ essere condannato alle spese

(App. Bologna 7 giugno 1960, id., Rep. 1961, voce cit., n. 9 ; Cass. 26 gennaio 1960, n. 81, id., Bep. 1960, voce cit., n. 4 ; 21 giugno 1956, n. 2184, id., Bep. 1956, voce cit., n. 9 ; 7

febbraio 1956, n. 346, id., 1956, I, 468). (2) La Cassazione conferma la sua giurisprudenza sulla

inidoneitä, agli effetti dell'art. 797, n. 1, cod. proc. civ., dell'ac

cettazione, da parte del convenuto italiano, della giurisdizione straniera nelle controversie di annullamento di matrimonio : v.

Cass. 20 giugno 1962, n. 1596, Foro it., 1962, I, 1248 ; 21 ottobre

1961, n. 2310 (richiamata a suo conforto dalla presente) e 18

settembre 1961, n. 2026, id., 1961, I, 1618 ; 22 luglio 1960, n.

2086 (pure mentovata dalla presente), id., 1960, I, 1302, con

nota di richiami come tutte le altre qui ricordate, e 1961, I,

82, con nota critica di U. Iaccakino. Per la dottrina, in senso

critico, v. ancora XI. Iaccakino, in Giust. civ., 1961, I, 1525,

e 1963, I, 64 ; nonche Saulle, in Hi v. dir. internaz., 1962, 288.

Va notato che la presente sentenza non condivide l'estensione,

fatta da Cass. 21 ottobre 1961, n. 2310, della valutazione di

inidoneitä a tutti i momenti di collegamento previsti dal n. 1

dell'art. 4 cod. proc. civ., quando si tratti di risolvere il pro blema della giurisdizione del giudice straniero nelle controversie

matrimoniali in cui e convenuto il cittadino italiano ; ed ammette

esplicitamente, seppure in tesi, I'idoiieita dei primi due (resi

denza o domicilio nel Paese del foro ; presenza, in quel Paese,

di un rappresentante autorizzato a stare in giudizio in uno dei

casi previsti dall'art. 77 cod. proc. civ.), salvo poi a scivolare

d'ala, in fatto, sul secondo, A. L. A. L.

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