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REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
IL TRIBUNALE DI MILANO
Sezione specializzata in materia di impresa
in persona del giudice dott. Guido Vannicelli
ha pronunciato la seguente
SENTENZA
nella causa civile iscritta al n. 57264/2015 R.g. promossa da
BARBARA GIORGIA INVERNIZZI (c.f. NVRBBR74R43F205A) e BEATRICE
ARIANNA INVERNIZZI (c.f. NVRBRC74R43F205T), elettivamente domiciliate in
Milano, piazza del Liberty 8, presso il procuratore e difensore avv. Giuseppe
GUASTAMACCHIA
attrici
contro
GIORGIO BRONZIN (c.f. BRNGRG48E12L424Q) nonché ANNA MARIA
GIACALONE (c.f. GCLNMR47R48D231X), elettivamente domiciliati presso i
procuratori e difensori avv. Andrea DE SIMONE e Alberto POLI del foro di Treviso
convenuti
CONCLUSIONI
Per BARBARA GLORIA e BEATRICE ARIANNA INVERNIZZI:
Voglia l’Ill.mo Tribunale adìto – disattesa e rigettata ogni contraria istanza, eccezione e deduzione, sia
di merito, sia istruttoria; emesse tutte le più opportune pronunzie, condanne e declaratorie del caso –
così giudicare:
1. accertato che Giorgio Bronzin, per le motivazioni dedotte nella narrativa dell’atto introduttivo del
giudizio, si è reso gravemente inadempiente alle obbligazioni previste a suo carico nell’“accordo
quadro” in data 22 febbraio 2001, come modificato dalla scrittura integrativa del 27 luglio 2007
(l“Addendum”), pronunciare (ex artt. 1453 e 1455 cod. civ.) la risoluzione del medesimo “accordo
quadro”, nonché del successivo correlato Addendum, per fatto e colpa del predetto signor Bronzin;
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2. accertato che Anna Maria Giacalone – avendo sottoscritto «per esplicita accettazione di ogni
clausola» sia l’“accordo quadro” in data 22 febbraio 2001, come modificato dalla scrittura integrativa
del 27 luglio 2007 (l“Addendum”); sia il contratto di associazione in partecipazione del 10 marzo 2002,
come modificato dalla scrittura integrativa del 27 luglio 2007 – si è resa gravemente inadempiente alle
obbligazioni previste nei medesimi contratti, ovvero e comunque ha con dolo o colpa cagionato o
concorso a cagionare le inadempienze e quindi gli illeciti contestati in questo giudizio, condannare a
titolo di responsabilità contrattuale e/o extracontrattuale Anna Maria Giacalone al risarcimento – nella
misura ritenuta di giustizia dall’Ill.mo Giudicante, anche con valutazione equitativa, salva ogni miglior
determinazione in corso di causa – dei danni patrimoniali che le signore Invernizzi complessivamente
hanno sofferto e che avranno a subire per effetto della violazione come dedotta in narrativa dell’atto
introduttivo del giudizio delle obbligazioni di cui summenzionati contratti; in ogni caso con
maggiorazione di interessi e rivalutazione dal dovuto al saldo;
3. in ogni caso, condannare Giorgio Bronzin e Anna Giacalone, in solido tra loro, alla rifusione, in
favore delle signore Invernizzi, delle spese e dei compensi professionali (ed al rimborso delle spese
generali nella misura del 15%, oltre CPA ed IVA come per legge), anche relativi alla fase cautelare
propedeutica e strumentale all’azione di merito esperita in questo giudizio.
Si insiste nella richiesta di assegnazione dei termini – non concessi prima della rimessione al Collegio –
per l’indicazione dei mezzi di prova e produzioni documentali, ai sensi dell’art. 183 cod. proc. civ.
Per GIORGIO BRONZIN nonché per ANNA MARIA GIACALONE: 1) preliminarmente, dal punto di vista processuale e procedurale
Accertarsi, per tutte le ragioni esposte in narrativa ed in particolare in ossequio a quanto
stabilito dalla Suprema Corte di Cassazione a Sezioni Unite con la sentenza n. 27346/2009 nonché secondo costante Giurisprudenza del Supremo Collegio (ex multis
Cass. civ. Sez. III, Sent., 24-03-2011, n. 6734), l’irrilevabilità d’ufficio dell’eventuale carenza di legittimazione processuale attiva del Dottor Giorgio Bronzin spettando la
stessa esclusivamente agli organi della procedura; 2) in suBRONZINe, dal punto di vista processuale e procedurale
Accertarsi, per tutte le ragioni esposte in narrativa ed in particolare in ossequio a quanto
stabilito dal nuovo principio di diritto della Suprema Corte di Cassazione a Sezioni Unite con la sentenza n. 27346/2009 la sussistenza della legittimazione processuale attiva del
Dottor Giorgio Bronzin relativamente alle domande riconvenzionali svolte nel presente giudizio; 3) in ogni caso
Si chiede di voler concedere i termini per le memorie istruttorie ex art. 183 c.p.c. VI comma;
Con vittoria di spese e compensi.
RAGIONI IN FATTO E IN DIRITTO
A. L’annosa vicenda di causa trae origine dall’accordo in base al quale nel corso del
2001 le sorelle Barbara e Beatrice Invernizzi (allora insieme al dr. Giuseppe G.
Sciortino, poi fuoriuscito1) finanziarono –sia erogando capitale che garantendo pro
quota un mutuo bancario- la compravendita della “Farmacia Europea” corrente nel 1 Come si evince dalla scrittura privata conclusa fra le parti (e, ancora una volta, dalla dr.ssa Giacalone) il 27/7/2007, in cui
si da atto che a seguito della decisione arbitrale del 15/11/2006 le gemelle Invernizzi sono subentrate allo Sciortino a far
data dal 1°/1/2006 (con conseguente titolarità in capo alle odierne attrici dei due terzi degli utili derivanti dalla gestione
della Farmacia associante, cfr. doc. 5 att.).
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largo Scalabrini di Milano; la titolarità della quale venne assegnata al dr. Giorgio
Bronzin che ne aveva sottoscritto il preliminare di acquisto e aveva pagato il prezzo in
ragione di un terzo.
In particolare, nella scrittura privata sottoscritta il 22/2/2001 dalle parti -nonché, “per
espressa accettazione di ogni sua clausola”, dal coniuge del Bronzin signora Anna
Maria Giacalone- Giorgio Bronzin aveva assunto l’obbligo di trasferire «alla scadenza
del contratto di associazione in partecipazione che sarà stipulato (…) fra le parti» come
da clausola 2), ovvero nelle altre ipotesi previste dalla clausola 7), la farmacia “come
complesso di diritto di esercizio e di connessa azienda commerciale, alle signorine
Barbara e Beatrice Invernizzi con priorità a quella tra le due che per prima avrà
acquisito la laurea in farmacia e, nel caso in cui nessuna delle due si fosse ancora
laureata, a persona in possesso dei requisiti di legge (…) prescelta in accordo tra
entrambe le sorelle Invernizzi o, in caso di disaccordo tra di loro, (…) dalla loro madre,
signor Anna Silva”2.
A).1 La regolamentazione pattizia dei rapporti tra le signore Invernizzi fu dunque
incorporata nella scrittura citata nonché, perfezionatisi l’acquisto della Farmacia e la
delibera direttoriale ASL di titolarità della farmacia comunale n. 380 in capo al Bronzin,
nel contratto di associazione in partecipazione concluso fra le stesse parti3 il 10 marzo
2002; dovendosi subito rilevare lo stretto collegamento fra tali negozi, quale si evince
- dalla circostanza che la conclusione del secondo costituiva espresso impegno
assunto nel primo dal dr. Bronzin, una volta perfezionato l’acquisto e conseguita anche
amministrativamente la titolarità della farmacia, nei confronti dei finanziatori futuri
associati
- dall’espresso richiamo del primo nelle premesse del secondo (ove leggesi che “le
stesse parti qui contraenti si sono reciprocamente obbligate con scrittura privata
registrata in Milano il 27.02.2001 (…) a regolare i loro rapporti di collaborazione per
l’esercizio della farmacia mediante stipulazione di un contratto di associazione in
2 Cfr. doc. 3 att..
3 In allora, comprensive come ulteriore associato del dr. Sciortino: cfr. doc. 4 att..
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partecipazione (…) fissandone i criteri fondamentali nella scrittura privata avanti
indicata”)
- nonché dalla ripetizione, nella loro forma definitiva4, degli accordi relativi agli
emolumenti del BRONZIN e (“per la cura e il controllo della contabilità della
Farmacia”) delle INVERNIZZI (clausola V), al controllo di queste sull’amministrazione
mediante “procura per amministrare la farmacia con firma libera sui conti correnti” da
rilasciarsi dal BRONZIN (cl. VI), alla cessione alle INVERNIZZI (o a persona da esse
indicata) della farmacia al termine del rapporto o nell’ipotesi di precedente cessione
concordata a terzi dell’azienda o di prematura morte dell’associante (cl. VII) e alla stima
del prezzo di cessione (cl. VIII e IX),
- ulteriormente integrati dalla previsione delle conseguenze sull’associazione
dell’eventuale morte dell’associante.
A).2 La tesi attorea è che a far data del maggio 2011 il dr. BRONZIN si sarebbe reso
gravemente inadempiente alle obbligazioni contrattualmente assunte; inadempimenti che
hanno dato vita ad una aspro e ripetuto contenzioso arbitrale e giudiziario.
Al riguardo, le attrici si sono riportate a quanto accertato in sede cautelare da questa
Sezione specializzata, allorché -con ordinanza in data 8/4/20155 confermata in sede di
reclamo6- ha affermato che il BRONZIN, oltre ad una serie di condotte ostruzionistiche
e in generale di mala fede, avrebbe inadempiuto a specifici obblighi contrattualmente
assunti in forza delle scritture sopra menzionate, e in particolare:
«a) all’obbligo di rilasciare la procura gestoria quantomeno circoscritta agli aspetti
contabili e fiscali;
b) all’obbligo di avvalersi della collaborazione, in veste di associata, della signora
Invernizzi, “senza vincoli di suBRONZINazione (…)”, “a fronte di un compenso
quantificato in € 1.800,00 (…)” poiché egli (…) non intende permettere alla sig.
4 La successiva scrittura del 27/7/2007 recante “integrazioni e modifiche al contratto stipulato in data 10 marzo 2002”
contiene infatti soltanto l’abrogazione delle clausole V.2 e V.3 in punto compensi e, soprattutto, la presa d’atto della
fuoriuscita dall’associazione dello Sciortino e della relativa “accrescimento” delle associate Invernizzi. 5 Cfr. doc. 13 att.
6 Cfr. doc. 14 ibidem
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Beatrice Invernizzi di collaborare nello svolgimento neppure di compiti amministrativi
che le spetterebbero per contratto (…);
c) all’obbligo di affidare la gestione della contabilità al professionista incaricato dalle
sig. Invernizzi (…);
d) all’obbligo di liquidare gli utili di pertinenza delle associate, non avendo il Bronzin
corrisposto mai alcunché alle due associate adducendo sempre risultati in perdita e
tuttavia non consentendo ad alcun professionista delle associate di esaminare a fondo la
contabilità aziendale (rispetto alla quale paiono sproporzionate voci di costo (…) quali
le “spese amministrative e di rappresentanza” o i costi sostenuti per consulenze legali);
e) all’obbligo di consultarsi con le associate in occasione di decisioni di natura
straordinaria dalle quali sarebbero potuti derivare oneri particolari nella conduzione
dell’esercizio, avendo acceso un mutuo gravante sui conti della farmacia che: se acceso
nell’interesse della farmacia per “finanziamento scorte” doveva essere concertato con
le associate a termini di contratto; se acceso per far fronte al versamento della “sua
quota di partecipazione alle perdite” costituisce distrazione di risorse aziendali, poiché
detta quota avrebbe dovuto essere coperta con risorse personali del Bronzin, quindi con
un mutuo gravante esclusivamente sul suo patrimonio, non su quello aziendale”.
A).3 La gestione del convenuto, definita dalla associate “rovinosa”, è esitata:
nel mancato pagamento di 12 rate consecutive del finanziamento – garantito dalle
INVERNIZZI– erogato dalla Banca Popolare di Milano, la quale ha quindi
intimato alla Farmacia EUROPEA il rimborso di € 358.000,00, oltre a ulteriori €
82.000,00 per scoperto di c/c7;
nella morosità nel pagamento dei canoni di locazione dei locali ove è ubicata la
farmacia, sino ad accumulare un debito di € 66.332,73 e alla conseguente
intimazione di sfratto per morosità8;
7 Cfr. doc. 32 att.
8 Cfr. doc. 33 att.
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e nella conseguente dichiarazione di fallimento del BRONZIN, pronunciata dal
Tribunale di Milano nel corso della presente causa con sentenza n. 480/2016 del 9
– 14/6/2016.9
B. Fallito il tentativo delle attrici di instaurare il procedimento arbitrale previsto dalla
clausola XII del contratto di associazione in partecipazione nonché dall’art. 10 della
scrittura privata del 22/2/2001 a causa delle contestazioni mosse dai legali del
BRONZIN al prof. ASTOLFI e la sua rinuncia all’incarico, Barbara e Beatrice
INVERNIZZI hanno evocato in giudizio –con citazione del 7 ottobre 2015- Giorgio
Bronzin e Anna Maria Giacalone per sentir inizialmente pronunciare:
• la risoluzione del contratto di associazione in partecipazione del 10 marzo 2002 per
grave inadempimento imputabile sia al Bronzin sia alla Giacalone, quest’ultima per aver
«comunque (…) concorso nelle inadempienze di Giorgio Bronzin alle obbligazioni
previste a suo carico»;
• la condanna del signor Bronzin a trasferire la titolarità della farmacia in adempimento
dell’“accordo quadro” del 22 febbraio 2001;
• il risarcimento dei danni conseguenti alla violazione da parte dei convenuti delle
obbligazioni rivenienti sia dal contratto di associazione in partecipazione che
dall’accordo del 22 febbraio 200110
.
9 Che ha causato, oltre all’interruzione del processo, la sopravvenuta carenza di interesse del convenuto all’istanza di revoca
del sequestro giudiziario oggetto del subprocedimento n. 57264-1/2015 R.g. 10
Queste le conclusioni originarie: “1. «accertato che Giorgio Bronzin (…) si è reso gravemente inadempiente alle obbligazioni previste a suo carico nel contratto di associazione in partecipazione stipulato inter partes in data 10 marzo
2002 (…) pronunciare (…) la risoluzione del medesimo contratto (…)per fatto e colpa del predetto signor Bronzin;
2. accertato che Anna Maria Giacalone – avendo sottoscritto «per esplicita accettazione di ogni clausola» il contratto di
associazione in partecipazione del 10 marzo 2002 (…) – si è resa gravemente inadempiente alle obbligazioni previste nel
medesimo contratto, ovvero e comunque ha concorso nelle inadempienze di Giorgio Bronzin alle obbligazioni previste a
suo carico nei summenzionati accordi, pronunciare (…) la risoluzione di detto accordo per fatto e colpa della signora
Giacalone;
3. accertare e dichiarare che Giorgio Bronzin risulta obbligato, anche in caso di scioglimento (…) del contratto di
associazione in partecipazione (…), a trasferire alle comparenti (…) la titolarità della “Farmacia Europea” ex (…)
“accordo quadro” del 22 febbraio 2001 (…);
4. stante l’obbligo di Giorgio Bronzin di stipulare indilatamente il contratto di trasferimento della titolarità della Farmacia
Europea (…) ex art. 7 dell’“accordo quadro” in data 22 febbraio 2001 (…), condannare Giorgio Bronzin (…) a trasferire
la titolarità della Farmacia Europea (…) ai sensi dell’art. 8 dell’“accordo quadro” in data 22 febbraio 2001 (…);
5. alternativamente e in ogni caso, dichiarare tenuto (ex art. 7 dell’“accordo quadro” in data 22 febbraio 2001 (…) e
quindi condannare Giorgio Bronzin (…) a trasferire la titolarità della Farmacia Europea (…)”
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B).1 I coniugi Bronzin, costituendosi il 20/4/2016, hanno resistito alle domande
chiedendo fra l’altro:
• l’estromissione dal giudizio della signora Giacalone per difetto assoluto di
legittimazione passiva,
• il rigetto di tutte le domande avversarie,
e, in via riconvenzionale,
• la risoluzione del contratto di associazione in partecipazione del 10 marzo 2002 per
grave inadempimento imputabile alle sorelle Invernizzi,
• il risarcimento dei danni cagionati alla Farmacia Europea dalle signore Invernizzi «nel
corso della vigenza dell’illegittima procura speciale ad amministrare», quantificabili
allo stato e documentalmente in almeno € 1.089.634,00,
• il risarcimento dei danni cagionati al signor Bronzin dal comportamento delle associate
Invernizzi, nella misura di € 4.000.000,00 o in quella diversa da determinarsi in causa,
nonché, in via riconvenzionale suBRONZINata,
• l’accertamento dell’esistenza «di un contratto societario irregolare di fatto e/o occulto
sussistente» tra il Bronzin e le Invernizzi «dissimulato sotto la veste di un contratto di
associazione in partecipazione» e
• il risarcimento dei danni cagionati dall’inadempimento delle attrici al contratto sociale,
previa risoluzione dello stesso.
B).2 Dichiarato interrotto il processo all’udienza del 14 giugno 2016, esso è stato
riassunto a seguito degli incrociati ricorsi in tal senso di Anna Maria Giacalone della
gemelle INVERNIZZI.
Queste ultime, in particolare, hanno precisato in tale sede:
- di voler riassumere il processo interrotto sia nei confronti di Anna Maria
Giacalone che, agendo extra concursum al dichiarato fine di munirsi di un titolo da
spendere al ritorno in bonis del convenuto, contro Giorgio Bronzin
- di mutare l’originaria domanda di adempimento, ex art. 1453 co. 2° c.c., in
richiesta di risoluzione del solo contratto concluso fra le parti il 22 febbraio 2001,
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8
atteso che il contratto di associazione in partecipazione del 10 marzo 2002 e i crediti
anche risarcitori a quello relativi, avevano formato invece oggetto di una domanda
svolta – sotto forma di insinuazione al passivo – in sede fallimentare,
- e di vantare interesse in tal senso in relazione alla concreta necessità di rimuovere
l’attuale stato di incertezza oggettiva circa l’(il)legittimità (o meno) del contegno
osservato dal signor Bronzin per non aver rispettato i diritti spettanti alle comparenti in
forza degli accordi, “anche in considerazione delle denunce-querele nei loro confronti
proposte dal signor Bronzin, dalle quali [era] scaturito il procedimento penale 54261/14
R.G.N.R. mod. 21, incardinato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di
Milano”.
B).3 All’udienza di prosecuzione del 22/11/2016 è personalmente comparso Giorgio
Bronzin
rappresentando «di aver ricevuto il ricorso per la riassunzione dell'avv.
GUASTAMACCHIA e di averne notiziato l’ufficio fallimentare per le sue
eventuali determinazioni, senza però ricevere riscontro alcuno»
e chiedendo, sul rilievo che si trattava «di azione dichiaratamente svolta
extraconcorso, un termine per potersi costituire personalmente e difendersi».
Ne è seguito uno scambio di memorie, nelle quali:
a) le attrici hanno fra l’altro precisato la domanda svolta contro la Giacalone nel
senso dell’accertamento che ella si era “resa gravemente inadempiente alle
obbligazioni previste nei (…) contratti”, avendo “ovvero e comunque ha con dolo
o colpa cagionato o concorso a cagionare le inadempienze e quindi gli illeciti
contestati in questo giudizio, condannare a titolo di responsabilità contrattuale
e/o extracontrattuale”
b) e i convenuti hanno depositato il 14/3/2017 «comparsa di risposta integrativa»,
nella quale, oltre a contestare (in quanto asseritamente nuova e tardiva) la
domanda contro la Giacalone così come da ultimo precisata dalle attrici, hanno a
loro volta chiesto al Tribunale di «accertare che l’ordinanza 28.09.2015 e
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l’attuazione della stessa posta in essere dal Custode Dottor Maxia hanno svuotato
di ogni potere il Dottor Giorgio Bronzin impedendo allo stesso qualsivoglia
capacità dispositiva sull’azienda; accertarsi, altresì, che le Signore Barbara e
Beatrice Invernizzi hanno concorso direttamente o indirettamente a cagionare
tale situazione e tutte le susseguenti conseguenze e nulla hanno fatto per opporsi
o impedire la stessa con ogni responsabilità in tal senso per i gravissimi danni
patiti e patiendi dal Dottor Bronzin».
B).4 All’esito di un ulteriore scambio di memorie volto ad approfondire le questioni di
carattere processuale attinenti la legittimazione attiva e passiva del Bronzin in relazione
alle domande contro di lui svolte e –soprattutto- da lui formulate, il giudice ha invitato le
parti a precisare le conclusioni ai sensi dell’art. 187 co. 2° e 3° c.p.c.-.
Rassegnate le quali come in epigrafe, e depositate le difese illustrative, la causa è
pervenuta il 17/4/2018 al Tribunale in composizione monocratica per la decisione.
C. Alcune questioni preliminari debbono, nel relativo ordine logico, essere
preventivamente risolte.
C).1 Quella relativa alla legittimazione di Giorgio Bronzin ad essere convenuto anche
dopo il fallimento personale, va senza dubbio risolta in senso positivo.
Una volta che la domanda, pur avendo contenuto patrimoniale, sia stata
dichiaratamente proposta contro il fallito -come nella specie- al fine di munirsi di un
titolo da spendere al di fuori del concorso fallimentare e a procedura concorsuale chiusa,
e quindi a valere sul patrimonio relitto o futuro del convenuto dopo l’esaurimento del
concorso dei creditori insinuati, si realizza infatti un’eccezione alla regola
dell’esclusività dello stato passivo11
.
11
V. al riguardo, fra le molte, Cass. Sez. 1, Sentenza n. 28481 del 22/12/2005 (Rv. 585606 - 01), che ha ribadito come nel
sistema delineato dagli artt. 52 e 95 legge fall., qualsiasi ragione di credito nei confronti del fallito debba essere dedotta, nel
rispetto della regola del concorso, con le forme dell'insinuazione al passivo sicché, a seguito della dichiarazione di
fallimento, se la parte che aveva agito in giudizio nei confronti del debitore coltivi la propria azione nei confronti del
curatore, subentrato all'originaria parte ai sensi dell'art. 43 legge fall., la domanda dev'essere dichiarata improcedibile, in
quanto inidonea a condurre ad una pronuncia di merito opponibile alla massa: salvo che il creditore non dichiari
espressamente di voler utilizzare tale titolo, dopo la chiusura del fallimento, per agire esecutivamente nei confronti del
debitore ritornato in bonis.
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Ciò rende la domanda di risoluzione proposta contro il BRONZIN, nonostante
l’intervenuto suo fallimento, procedibile in sede ordinaria ed astrattamente delibabile; né
del resto vi è sul punto contrasto fra le parti.
C).2 Più dubbio è il tipo di difese che il fallito, privato dalla dichiarazione di fallimento
della capacità di agire anche processuale in relazione a tutti i suoi diritti patrimoniali
attratti all’attivo fallimentare, possa spendere in un simile giudizio.
Se infatti non pare contestabile che egli possa eccepire e contestare -con piena e
speculare legittimazione- la domanda, contrastandola con ogni tipo di eccezione e
difesa, il potere di proporre anche domande riconvenzionali appare invece condizionato
alla verifica che, rappresentata agli organi dal Fallimento la ragione sottostante in fatto e
in diritto alla reconventio, questi siano rimasti inerti senza prendere posizione al
riguardo: ché se invece lo abbiano fatto, tale sua pretesa deve ritenersi appresa all’attivo
fallimentare e non è più azionabile in via autonoma, rimanendo assoggettata alle scelte
discrezionali degli organi dal fallimento con conseguente sua improcedibilità in sede
ordinaria12
.
Ed è quanto risulta essere accaduto nel caso di specie, atteso che nel giudizio di
opposizione allo stato passivo seguito alla reiezione delle pretese creditorie anche
risarcitorie insinuate dalle INVERNIZZI sul fondamento del contratto di associazione in
partecipazione, il fallimento si è costituito resistendovi integralmente e facendo proprie
12
Così ancora, da ultimo:
1) Cass. Sez. L - , Sentenza n. 13991 del 6/06/2017(Rv. 644537 - 01), secondo la quale la perdita della capacità processuale del fallito, conseguente alla dichiarazione di fallimento relativamente ai rapporti di pertinenza
fallimentare, essendo posta a tutela della massa dei creditori, ha carattere relativo e può essere eccepita dal solo
curatore, salvo che la curatela abbia dimostrato il suo interesse per il rapporto dedotto in lite, nel qual caso il difetto
di legittimazione processuale del fallito assume carattere assoluto ed è perciò opponibile da chiunque e rilevabile
anche d'ufficio. (In applicazione di tale principio, la S.C. ha ritenuto inammissibile il ricorso per cassazione,
proposto dal fallito, in quanto la curatela non aveva manifestato disinteresse per la vicenda processuale ma,
comunicandogli l’intento di non impugnare la decisione, aveva espresso una valutazione negativa in ordine alla
convenienza della prosecuzione della controversia); e
2) Cass. Sez. 6 - 1, Ordinanza n. 13814 del 06/07/2016 (Rv. 640361 - 01), giusta la quale la dichiarazione di fallimento, pur non sottraendo al fallito la titolarità dei rapporti patrimoniali compresi nel fallimento, comporta, a
norma dell'art. 43 l.fall., la perdita della sua capacità di stare in giudizio nelle relative controversie, spettando la
legittimazione processuale esclusivamente al curatore. Se, però, l'amministrazione fallimentare rimane inerte, il
fallito conserva, in via eccezionale, la legittimazione ad agire per la tutela dei suoi diritti patrimoniali, sempre che
l'inerzia del curatore sia stata determinata da un totale disinteresse degli organi fallimentari e non anche quando
consegua ad una negativa valutazione di questi ultimi circa la convenienza della controversia.
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nel merito, mercé anche la produzione della stessa comparsa di risposta del BRONZIN
in questo giudizio, tutte le difese del convenuto13
.
C).3 La questione è peraltro assorbita dalla mancata riproposizione delle domande
riconvenzionali tutte da parte dei convenuti in sede di definitiva precisazione delle
conclusioni: omissione rilevata ed eccepita dalle attrici in comparsa conclusionale, alla
quale la difesa del BRONZIN ha ritenuto di rispondere soltanto che “le conclusionali
[sic] formulate vertono esclusivamente sulla questione pregiudiziale dato che tale è lo
scopo della precisazione delle conclusioni da sottoporre a sentenza”14
.
Tale affermazione è però errata in diritto, ché al contrario il disposto dell’art. 189 co. 2°
c.p.c. (richiamato dall’art. 281-bis c.p.c.) comporta la necessaria devoluzione al
giudicante di tutta la causa e il conseguente onere delle parti di precisare le proprie
compiute conclusioni di merito anche quando la causa sia stata spedita a sentenza ai
sensi dei commi 2° o 3° dell’art. 187, senza che rilevi la circostanza che siano stati o
meno concessi i termini di cui all’art. 183 co. 6° c.p.c.
L’omessa riproposizione delle domande riconvenzionali proposte dal BRONZIN, non
causata da refuso e quindi consapevole, preclude pertanto anche per tale ragione il loro
esame in questa sede.
C).4 Quanto invece alla legittimazione passiva della GIACALONE, essa –risolvendosi
nella coincidenza fra autore della violazione del proprio e soggetto concretamente
evocato in giudizio- sussiste sul solo fondamento dell’allegazione attorea (i) che essa
risponderebbe di tutte le obbligazioni assunte dal marito per aver sottoscritto ‘per
accettazione’ i due originari contratti, ovvero (ii) che essa avrebbe comunque
compartecipato agli inadempimenti del BRONZIN.
Il che è ovviamente diversa questione rispetto alla fondatezza della domanda, nei
confronti della quale l’eccezione della convenuta si risolve non nell’assenza di una
condizione dell’azione, ma nella contestazione dello stesso fondamento di questa nel
merito.
13
Cfr. docc. 61 e 62 att. 14
Cfr. pag. 1 della comparsa conclusionale di replica.
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D. Sennonchè, venendo all’esame nel merito delle domande attoree, ritiene il Tribunale
che nessuna di esse possa essere accolta.
D).1 Quanto a quella rivolta contro il BRONZIN, ove anche potesse ritenersi sussistente
un concreto interesse delle INVERNIZZI a sentir dichiarare risolto il primissimo
contratto ‘quadro’ fra le parti (allegato in relazione ad una non meglio precisata
denuncia penale da esse ricevuta e non accompagnato da alcun capo di domanda di
carattere condannatorio), ritiene il Tribunale che alla luce di quanto già osservato supra
al § A).1 sia fondata la radicale obiezione del convenuto, secondo cui “le clausole
dell’accordo quadro asseritamente disattese (art. 6 e art. 7) sono le stesse assorbite dal
contratto di associazione in partecipazione e, pertanto, superate da quest’ultimo:
pertanto le clausole eventualmente inadempiute sono quelle del contratto di
associazione in partecipazione e non dell’accordo quadro”15
.
La scrittura privata del 22.2.2001, significativamente denominata dalle attrici quale
‘contratto-quadro’, è all’evidenza un accordo preparatorio e normativo stipulato dalle
parti
(i) prima ed in vista dell’acquisto della farmacia Europea
(ii) e della sua titolarità da parte del Bronzin,
(iii) in attesa della successiva conclusione del contratto di associazione in
partecipazione che avrebbe regolato i rapporti patrimoniali e amministrativi fra
le parti
(iv) e del quale erano ivi anticipati i patti fondamentali,
(v) ed il suo contenuto “originale” riguarda piuttosto gli accordi in punto
finanziamento del co-acquisto dell’azienda-farmacia, sia quanto alla
partecipazione delle parti al relativo onere che alle modalità della sua
estinzione da parte del futuro titolare Giorgio BRONZIN.
Il contratto di associazione in partecipazione stipulato, in esplicita attuazione di quegli
accordi, il successivo 10/3/2002, ha infatti ripreso, dandovi attuazione e dettagliandoli,
15
Cfr. l’ultimo alinea alla seconda pagina della comparsa conclusionale di replica del BRONZIN.
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13
tutti i patti anticipati l’anno prima anche con riguardo all’obbligazione finale di cessione
onerosa dall’azienda-farmacia dall’associante BRONZIN alle associate INVERNIZZI:
tanto che le clausole della prima scrittura di cui queste ultime lamentano qui la
violazione –vale a dire quelle previste ai nn. 6), 7) ed 8)- vi sono riprese e integrate
nelle clausole V. (soprattutto, commi 1. e 3.), VI, VII. e VIII.
E’ vero che, nelle successive modificazioni (in punti, peraltro, qui non rilevanti), le
parti hanno ritenuto di procedere a contestuali ma distinte modifiche per entrambe le
scritture.
Ma ciò appunto si spiega con la perdurante autonoma rilevanza del primo accordo
limitatamente ai suoi punti 3) e 4); e non elide la circostanza che il definitivo
programma contrattuale specificamente concordato e perseguito dalle parti in relazione
alla Farmacia Europea, era e rimase interamente regolato -quanto alle obbligazioni di
cui le INVERNIZZI lamentano qui l’inadempimento (vale a dire la loro assunzione
onerosa per la cura e il controllo dell’amministrazione della Farmacia e il rilascio ad
esse di procura gestoria, la rendicontazione periodica che l’associante BRONZIN
avrebbe dovuto erigere con l’assistenza di un consulente scelto dalle associate, la
(retro)cessione della Farmacia alle INVERNIZZI o a persona da loro scelta al termine
finale del contratto, nonché i criteri per la determinazione -anche a mezzo di arbitratore-
del relativo prezzo)- in via autonoma e compiuta dal successivo contratto di
associazione in partecipazione; il quale anzi ne previde anche di ulteriori16
.
Deve pertanto concludersi che il contratto posteriore (di associazione in partecipazione)
abbia, proprio sui punti invocati dalla INVERNIZZI in questa sede, integralmente
sostituito il primo; e che pertanto relativamente a tali clausole (e al loro inadempimento)
gli effetti della scrittura privata del 22/2/2001 siano stati, come eccepito dal BRONZIN,
consensualmente estinti al momento della conclusione dell’associazione in
partecipazione.
16
Si pensi all’obbligo del BRONZIN di “consultarsi con le parti associate in occasione di decisioni di natura straordinaria
dalle quali potrebbero derivare oneri particolari alla conduzione dell’esercizio”, previsto dalla clausola VI.2
dell’associazione in partecipazione,
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14
D).2 In ogni caso, sussiste fra i due contratti un inscindibile collegamento funzionale e
volontario, tale per cui:
- scioltasi di diritto alla dichiarazione di fallimento l’associazione in partecipazione
ex art. 77 della legge fallimentare, sono venuti meno anche gli ipotizzabili residui ed
autonomi effetti del ‘contratto-quadro’ del febbraio 2001
- sicché, una volta scelto dalle INVERNIZZI di azionare i propri diritti restitutori e
risarcitori in sede fallimentare, non è loro possibile scindere da quelli i rapporti e diritti
asseritamente derivanti dal primo contratto ‘quadro’ e azionarli separatamente fuori dal
concorso.
E. Quanto infine alle domande che le INVERNIZZI hanno ritenuto di svolgere contro la
GIACALONE, il Tribunale non può che arrestarsi sin d’ora al rilievo che ella non ha
fatto propria, in nessuno dei due contratti, alcuna delle obbligazioni patrimoniali assunte
dal marito, limitandosi -come del resto, nella scrittura del 22.2.2001, il figlio Alfonso
BRONZIN- ad “accettare” gli accordi intervenuti fra le parti per quanto di suo limitato
interesse: vale a dire, per le clausole (di dubbia validità) che prevedevano obblighi in
capo ai futuri eredi di Giorgio BRONZIN per il caso di prematura morte dello stesso17
.
Non può pertanto che convenirsi con quanto statuito da questo stesso Tribunale, sia pur
ai diversi fini di verificare la legittimazione passiva della GIACALONE in sede di
azione revocatoria intentata dalle odierne attrici contro la costituzione da parte dei
coniugi BRONZIN di un fondo patrimoniale, nella sentenza n. 6973/2017 del
21/6/201718
,
i. confermando anche in questa sede che la GIACALONE non fu parte sostanziale
degli accordi del 22.02.2001, del 10.03.2002 e del 27.07.2007 (tanto da non essere
convenuta né nel giudizio arbitrale promosso in data 29.7.2011 e conclusosi con il
lodo del 6.8.2012 né nei successivi procedimenti di convalida e cautelari)
ii. rilevando come l’unica condotta specificamente addebitatale riguarda la
prestazione di garanzia personale nell’interesse della Farmacia per il mutuo
17
Cfr. le clausole 7) e 8) del primo negozio, e le clausole VII. X. e XI del contratto di associazione in partecipazione. 18
Cfr. doc. 68 att.
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15
concluso dal BRONZIN il 22/10/2013, vale a dire un atto di segno positivo per il
patrimonio aziendale19
iii. e desumendone l’evidente infondatezza delle domande risarcitorie contro di essa
fondate sulla violazione -diretta o per compartecipazione agli inadempimenti del
marito- degli obblighi solo da quest’ultimo contratti nei confronti delle
INVERNIZZI.
Ne consegue che anche per tale parte le domande attoree -fermi i diritti che le
INVERNIZZI hanno correttamente azionato nella sede propria del Fallimento dell’ex
associante Giorgio BRONZIN- debbono essere integralmente respinte senza necessità
di ulteriore istruttoria.
F. Le spese di lite, attesa la soccombenza reciproca nel rapporto processuale fra Barbara
e Beatrice INVERNIZZI (le cui domande sono state interamente rigettate) e Giorgio
BRONZIN (le cui domande riconvenzionali sono state tutte dichiarate inammissibili),
debbono essere fra di esse integralmente compensate ai sensi dell’art. 92 co. 2° c.p.c.
Le attrici vanno invece condannate a rifonderle ad Anna Maria GIACALONE, con
liquidazione che -tenendo conto del valore della domanda ma anche dell’assenza di
istruttoria- si stima congrua in complessivi € 8.800,00; oltre al rimborso forfettario
delle spese generali in ragione del 15% nonché al rimborso del contributo previdenziale
di categoria (C.p.a.) e alla rivalsa dell'I.v.a alle rispettive aliquote di legge.
P. Q. M.
Il Tribunale, definitivamente pronunciando sulle domande proposte da Barbara Giorgia
e Beatrice Arianna INVERNIZZI nei confronti di Giorgio BRONZIN e di Anna Maria
GIACALONE con ricorso per riassunzione depositati il 12/10/2016, nonché sulle
domande riconvenzionali proposte da Giorgio BRONZIN sin dalla comparsa di risposta
del 17/4/2016 e da ultimo nella comparsa di risposta integrativa del 13/3/2017, ogni
diversa istanza disattesa o assorbita,
1. rigetta le domande tutte proposte da Barbara Giorgia e Beatrice Arianna
19
Cfr. doc. 28 att.
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INVERNIZZI nei confronti di Giorgio BRONZIN;
2. rigetta altresì le domande tutte proposte da Barbara Giorgia e Beatrice Arianna
INVERNIZZI nei confronti di Anna Maria GIACALONE;
3. dichiara inammissibili le domande tutte proposte da Giorgio BRONZIN in via
riconvenzionale;
4. compensa le spese nel rapporto processuale fra le attrici e Giorgio BRONZIN;
5. condanna Barbara Giorgia e Beatrice Arianna INVERNIZZI a rifondere ad Anna
Maria GIACALONE le spese del relativo rapporto processuale, che liquida in
complessivi € 8.800,00, oltre al rimborso forfettario delle spese generali in
ragione del 12,5% nonché al rimborso del contributo previdenziale di categoria e
alla rivalsa dell’I.v.a. alle rispettive aliquote di legge.
Così deciso in Milano, il 27 aprile 2018
il Giudice
Guido Vannicelli
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