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Sezioni unite civili; sentenza 27 febbraio 1962, n. 370; Pres. Lombardo P., Est. Bianchi d'Espinosa, P. M. Reale (concl. parz. diff.); Briziarelli (Avv. Angeloni) c. Soc. industrie tessili it. A. Fontana-S.a.i.t.i. (Avv. Morelli, Bianchi, Liebman) Author(s): M. T. Source: Il Foro Italiano, Vol. 85, No. 4 (1962), pp. 667/668-673/674 Published by: Societa Editrice Il Foro Italiano ARL Stable URL: http://www.jstor.org/stable/23150413 . Accessed: 28/06/2014 17:01 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Societa Editrice Il Foro Italiano ARL is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Il Foro Italiano. http://www.jstor.org This content downloaded from 193.142.30.154 on Sat, 28 Jun 2014 17:01:46 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

Sezioni unite civili; sentenza 27 febbraio 1962, n. 370; Pres. Lombardo P., Est. Bianchi d'Espinosa, P. M. Reale (concl. parz. diff.); Briziarelli (Avv. Angeloni) c. Soc. industrie

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Sezioni unite civili; sentenza 27 febbraio 1962, n. 370; Pres. Lombardo P., Est. Bianchid'Espinosa, P. M. Reale (concl. parz. diff.); Briziarelli (Avv. Angeloni) c. Soc. industrie tessili it.A. Fontana-S.a.i.t.i. (Avv. Morelli, Bianchi, Liebman)Author(s): M. T.Source: Il Foro Italiano, Vol. 85, No. 4 (1962), pp. 667/668-673/674Published by: Societa Editrice Il Foro Italiano ARLStable URL: http://www.jstor.org/stable/23150413 .

Accessed: 28/06/2014 17:01

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667 PARTE PRIMA 668

concesso dai Bontä allAndermarcher in corrispettivo delle

spese, che egli avrebbe dovuto sostenere per l'esecuzione

dell'opera, spese per di piu precisate nella somrna di lire

25.000. Tali spese costituivano quindi la prestazione assunta

dall'Andermarcher in rapporto al godimento concessogli, e la traduzione in danaro del valore delle opere, essendo stata eseguita dalla stessa parte nel eontratto, e da esclu

dere clie sia neeessaria la denuneiata e non consentita

sostituzione di un'obbligazione ad un'altra. Esattamente

la Corte d'appello ha rilevato, e ciõ conferma l'applicabilita delle leggi di proroga, ehe la precisazione deH'ammontare

delle spese in una eon le altre prestazioni aeeessorie, pari menti in danaro, assunte dall'Andermarcher, poträ ser

vire di base alia determinazione del oanone, su cui dovranno

essere operati gli aumenti legali. Con il terzo mezzo il rieorrente, denunciando la viola

zione e falsa applicazione degli art. 16 del decreto legisl. 6 dicembre 1946 n. 424 e 2 della legge 29 maggio 1951

n. 358, sostiene ehe il rapporto eontrattuale oggetto della

lite, anche se definito come rapporto di loeazione, non

potrebbe mai ricomprendersi fra quelli assoggettati alia

proroga stabilita dalle leggi predette, poiche, tenuto conto

della soadenza, contrattualmente fissata al 31 dicembre

1951, non rientra ne fra i contratti prorogati dalla legge n.

424 del 1946, che consente la proroga dei contratti aventi

scadenza anteriore al 31 dicembre 1950, ne fra quelli assog

gettati ad ulteriore proroga dalla legge n. 358 del 1951, es

sendo la proroga stessa consentita solo per le locazioni giä

prorogate dalla legge del 1946. Sisoggiunge che non sarebbe

applicabile alia specie la disposizione dell'art. 5, ult. comma, della legge 16 febbraio 1952 n. 58, la quale dispone che

sono compresi nei vineoli di proroga, di cui all'art. 2 della

legge n. 358 del 1951, i contratti poliennali di loeazione

albsrghiera stipulati anteriormente al 1 febbraio 1947 e

con scadenza anteriore al 1° gennaio 1956, poiche tale

disposizione, di carattere innovativo, e entrata in vigore

quando il rapporto eontrattuale in esame si era esaurito,

per la sopravvenuta scadenza, alia data del 31 dicem

bre 1951.

Va premesso che non si tratta, eome assume il resistente, di questione nuova, inammissibile in questa sede, poiche non ricorre una simile preclusione, quando la questione di diritto, non prospettata dalle parti in sede di merito, si fonda su elementi di fatto nella stessa sede incontroversi.

E nella specie era pacifico che il eontratto concluso

tra i Bontä e rAndermarcher, il 3 novembre 1938, ha la

scadenza convenzionale del 31 dicembre 1951.

Le leggi del 1946 n. 424 e del 1951 n. 358, come esatta

mente osserva il rieorrente, non prorogano il eontratto in

esame, poiche la prima (art. 16) richiede che le locazioni

alberghiere abbiano scadenza anteriore al 31 dicembre

1950, e la seconda (art. 2) concerne soltanto i contratti giä

prorogati dalla legge del 1946. Senonche la proroga e eon

tenuta indubbiamente nella legge 16 febbraio 1952 n. 58, in cui l'art. 5, ult. comma, dispone nel modo che si 6 sopra

esposto, pur essendo entrata in vigore la legge stessa dopo la scadenza convenzionale del eontratto oggetto della lite.

E ben noto che il principio dell'irretroattivita della legge, sancito dall'art. 11 delle disposizioni sulla legge in generale, non costituisce un limite giuridico per il legislatore, il quale vi puõ derogare, fatta eccezione per la materia penale,

per la quale e stato posto un categorico divieto dalla Co

stituzione della Repubblica (art. 25). La deroga al principio dell'irretroattivita puõ risultare anche per implicito dal

tenore della legge. E, se la norma ha effieacia retroattiva, si applica alia risoluzione di controversie pendenti al mo

mento della sua entrata in vigore, dovendo rispettare

gli effetti delle sole sentenze passate in giudicato, salva

diversa disposizione legislativa. A maggior ragione, una

volta accertata la intenzione del legislatore, sono da con

siderarsi retroattive le norme di ordine pubblico, come

sono quelle contenute nelle leggi vincolistiche che costitui

scono un sistema cogente unitario, il quale si sovrappone alia volonta delle parti.

Ora non poteva il legislatore non tener presente che una

diversa regolamentazione della proroga per i contratti

albsrghieri, a seconda ehe la loro scadenza convenzionale fosse anteriore o posterior© al 31 dieembre 1950, avrebbe

condotto, senza una plausibile ragione (sarebbero stati favoriti quelli che si fossero assicurata, contrattualmente, una minore durata del contratto), all'esclusione dalla pro

roga dei contratti poliennali scadenti dopo il 31 gennaio 1951. E che questa situazione sia stata considerata, risulta

dagli stessi lavori parlamentari, essendo stato rilevato, nella Relazione alia Camera dell'on. Capalozza (Le Leggi, 1952, 352), che la norma, giä predisposta nel progetto appro vato dal Senato (Relazione al Senato dell'on. Mengbi, ibid., 354), era quanto mai opportuna, poiche senza di essa sarebbero rimaste senza proroga le locazioni albergbiere con scadenza successiva al 31 dieembre 1950, per le quali locazioni « vi erano giä state richieste di sfratto in danno di albergatori, richieste che in qualche caso, ci si rife

risce, sono state accolte dai giudici di merito ».

La stessa dizione letterale della norma conforta la tesi

della sua retroattiyitä, poiche non si 6 detto puramente e semplicemente che i contratti poliennali di locazione

alberghiera con le indicate date di stipulazione e di sca denza fossero da considerare soggetti a proroga, ma al

contrario che essi dovessero intendersi ricompresi nei vincoli di cui all'art. 2 della legge n. 358 del 1951, inse rendo in tal modo la disposta proroga, a tutti gli effetti, nel sistema della proroga precedente. (Omissis)

Per questi motivi, rigetta, ecc.

CORTE SOPHEMA DI CASSAZIONE.

Sezioni unite civili ; sentenza 27 febbraio 1962, n. 370 ; Pres. Lombabdo P., Est. Bianchi d'Espinosa, P. M.

Reale (concl. parz. diff.) ; Briziarelli (Ayv. Angeloni) c. Soc. industrie tessili it. A. Fontana-S.a.i.t.i. (Aw. Morelli, Bianchi, Liebman).

(Oassa App. Roma 24 maggio 1955 e 14 dicembre 1959)

Rinvio civile —- Interpretazione della sentenza di

cassazione —Annullainento per violazione di legge e per omessa motivazione — Poteri del giudice di rihviw — Fattispecie (Cod. proc. civ., art. 384, 394).

Rinvio civile— Rilorma della sentenza di cassazionc — Iiiammissibilita (Cod. proc. civ., art. 384).

In controversia per mancata restituzione di merce in deposito

perita per incendio, annullata dalla Cassazione, per erronea

applicazione di norme di legge, la parte della sentenza, con la quale il giudice aveva affermato la responsabilitä del convenuto ex art. 1221 per mora debendi, e, per insuf

ficiente motivazione, la decisione implicita dello stesso giu dice sulla responsabilitä per custodia di cose in deposito

gratuito, ex art. 1768 e 1780 cod. civ., ben puõ il giudice di rinvio accertare e valutare la responsabilitä sotto questo ultimo profilo. (1)

(1) La giurisprudenza 6 costante nell'affermare che, se l'annullamento della sentenza da parte del Supremo collegio 6 avvenuto per violazione di legge, il giudice di rinvio 6 vineolato ai principio di diritto fissato, e non puõ valutare ex novo i fatti accertati nel precedente giudizio di merito ; se invece l'annul lamento e avvenuto per omessa o contraddittoria motivazione su punto decisivo della controversia, il giudice di merito e libero nell'esaminare i fatti accertati, nel completare l'accertamento e nel decidere la controversia in base ai nuovi presupposti oggettivi: Cass. 10 novembre 1961, n. 2620, e 11 agosto 1961, n. 1965, Foro it., Mass., 505 e 695 ; 11 ottobre n. 2651, 18 ottobre n. 2797 e 11 ottobre n. 2658 del 1960, id., Rep. 1960, voce Rinvio

civile, nn. 6, 7, 46 ; 12 ottobre n. 2784, 12 febbraio n. 427, 18 febbraio n. 497 del 1959, id., Rep. 1959, voce cit., nn. 13, 24, 53 ; 13 giugno 1958, n. 2007, id., Rep. 1958, voce cit., n. 32 ; 31

gennaio n. 355, 25 maggio n. 1911, 17 ottobre n. 3915 del 1957, id., Rep. 1957, voce cit., nn. 36, 38, 42 ; 24 marzo n. 858, 10 ot tobre n. 3477 (eitata nel testo), 26 marzo n. 872, 15 marzo n. 764 e 23 febbraio n. 527 del 1956, id., Rep. 1956, voce cit., nn. 16-25.

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GIURISPRUDENZA COSTITUZIONALE E CIVILE

La sentenza della Gorte di cassazione noti pud essere disappli cata o riformata per pretesi errori in iudicando o in pro

cedendo, nb dal giudice di rinvio nh dalla Oorte mede

sima, investita del ricorso contro la sentenza pronunciata in sede di rinvio. (2)

La Corte, ecc. — (Omissis). Un terzo motivo del mede

simo ricorso censura la stessa sentenza definitiva su un altro

punto : per la deduzione, cio&, con cui il Briziarelli cercö

in quella sede di riproporre la quest ione della responsabilitä della S.a.i.t.i. nell'awenuto incendio, sostenendo e chie

dendo di provare che fu condannato per incendio colposo

Peraltro il giudice di rinvio non puõ sottrarsi all'obbligo di

vagliare i punti ritenuti risolutivi della controversia (Cass. 28 novembre 1960, n. 3151, id., Rep. 1960, voce cit., n. 9) e non

puõ porre in discussione la decisivitä, del punto della contro

versia su cui & chiamato a portare il suo esame (Cass. 27 luglio 1960, n. 2175, ibid., n. 12 ; 29 gennaio 1958, n. 252, id., Rep. 1958, voce cit., n. 30 ; 19 febbraio 1957, n. 577, id., Rep. 1957, voce cit., n. 34).

Altro principio consolidato e che quando il giudice di

appello non si sia occupato di una determinata questione, rite

nendo la stessa assorbita per effetto dell'accoglimento degli altri

profili sotto i quali la questione era stata proposta, una volta

annullata dalla Corte di cassazione la pronuncia di carattere

assorbente, la questione giä, ritenuta assorbita poträ, essere

riproposta e ridiscussa in sede di rinvio : Cass. 15 luglio n. 1733, 9 giugno n. 1336, 14 gennaio n. 48 del 1961, id., Mass., 447, 335 e 10 ; 13 giugno 1957, n. 2222, id., Rep. 1957, voce cit., n. 53.

Inoltre, il divieto di formulare conclusioni diverse nel

giudizio di rinvio non opera quando la decisione della Cassazione

abbia impresso alia causa un nuovo indirizzo giuridico (come avviene normalmente nel caso in cui la Suprema corte abbia

definito il rapporto giuridico dedotto in giudizio in modo di

verso da quello in cui era stato precedentemente configurato): Cass. 6 maggio 1961, n. 1055, id., Mass., 264 ; 18 novembre

1961, n. 2688, ibid., 715 ; 25 marzo 1960, n. 629, id., 1960, I, 961, con nota di richiami, cui adde Cass. 7 novembre 1958, n. 3622,

id., Rep. 1958, voce cit., n. 41 ; 12 ottobre n. 3050, 29 dicembre

n. 3955 e 8 marzo n. 677 del 1955, id., Rep. 1955, voce cit., nn. 16,

20, 22. Ma la deroga al divieto sopra detto trova il suo limite

nel principio della immutabilita della domanda giudiziale dal

punto di vista oggettivo : cfr. Cass. 8 giugno 1961, n. 1319,

id., Mass., 330. Per riferimenti, sui limiti del giudizio di rinvio, cons., da

ultimo, Cass. 21 gennaio 1961, n. 87, id., 1961, I, 1162, con nota

di richiami; e sui limiti del divieto di nuove conclusioni nel

giudizio di rinvio, in particolare, cons. Cass. 28 gennaio 1955, n. 231, id., 1955, I, 1014, con nota di Andrioli.

Si noti infine che la Corte di cassazione nell'interpretazione della sua pronuncia di annullamento, da cui sorgono i limiti

della ulteriore controversia, e anche giudice di fatto : Cass.

3 novembre 1961, n. 2542, id., Mass., 673 ; 13 aprile 1959, n. 1091,

id., Rep. 1959, voce cit., n. 56.

Per la dottrina si consultino : Sorge, Poteri del giudice e delle -parti nel giudizio di rinvio, in Mon. trib., 1959, 836 ;

Massari, Vizio di motivazione su punto decisivo e giudizio di

rinvio, in Giur. it., 1958, I, 1, 1183, in nota a Cass. 29 gennaio

1958, n. 252, cit. ; Berri, Limiti di ammissibilitä delle prove nel

giudizio di rinvio, in Giust. civ., 1958, I, 1804, in nota a Cass.

7 novembre 1958, n. 3622, cit. ; Andrioli, Presupposti ed efficacia del principio di diritto enunciato dalla Cassazione, in Foro padano,

1957,1, 1077 ; Borselli, Limiti alla attivitä probatoria nel giudizio di rinvio, in Giur. Cass, civ., 1955, 3° bim., 313, e Carnelutti,

Nuove prove nel giudizio di rinvio, in Riv. dir. proc., 1955, II,

9 (note entrambe a Cass. 28 gennaio 1955, n. 231, cit.) ; Man

drioli, Sui poteri del giudice di rinvio rispetto ai motivi assorbiti

ed alia situazione di fatto, in Giur. Cass, civ., 1954, 4° bim., 110 ;

Chieppa, SulVart. 394 cod. proc. civ. (giudizio di rinvio), in Giust.

civ., 1955, I, 1116, in nota a Cass. 8 marzo 1955, n. 677, cit. ; An

drioli, Commento, IIs, sub art. 384 e 394, ed autori ivi eitati.

(2) Per quanto concerne la Cassazione, si & affermato che

la sentenza del giudice di rinvio non puo essere impugnata per cassazione per violazione di legge riguardante lo stesso punto di diritto fissato dal Supremo collegio, al quale il giudice si 6 uni

formato (Cass. 23 giugno 1950, n. 1579, Foro it., Rep. 1950, voce

Rinvio civile, n. 29). Per quanto concerne il giudice di merito, questi non puõ

in alcun caso sottrarsi all'applicazione dei principi fissati dalla

Corte di cassazione (Cass. 2 ottobre 1957, n. 3570, id., Rap. 1957,

voce cit., n. 29) ; in quanto le questioni giä. decise, con la sen

tenza di annullamento con rinvio, sono assolutamente vincolanti

un dipendente della Societä stessa, del fatto del quale la

Societä e tenuta a rispondere. La Corte di rinvio ritenne che

la circostanza noil poteva esser presa in esame, trattandosi

di circostanza nuova ; il Briziarelli censura tale decisione, affermando che la causa petendi (responsabilitä della S.a.i.t.i.

per la perdita della merce) e identica, mutando soltanto

l'argomentazione da cui si vuol trarre quella responsabilitä.

Ogni discussione in proposito e perõ ultronea (nel caso di

annullamento della sentenza non definitiva, spettera al

giudice di rinvio decidere se põssa essere presa in esame la

nuova deduzione del Briziarelli, e la circostanza dell'avve

nuta condanna essere provata, eventualmente, con i mezzi

di prova ammessi dall'art. 394 nel giudizio di rinvio), per

l'argomento, assorbente, che la Corte d'appello non avrebbe

potuto neanche riprendere in esame, in sede di sentenza

definitiva, una deduzione diretta a porre di nuovo in di

scussione una questione giä irrevocabilmente decisa con la

sentenza non definitiva, ostandovi chiaramente una pre clusione. Con la prima sentenza, infatti, la Corte stessa

aveva respinto «la domanda dello stesso Briziarelli diretta

ad ottenere il risarcimento dei danni derivati dalla mancata

restituzione della canapa nel periodo vincolistico, e dalla

successiva distruzione della stessa per incendio » ; e nella

sentenza definitiva aveva esplicitamente rilevato che il

Collegio doveva ormai unicamente occuparsi della domanda

di pagamento deH'indennita di assicurazione, proposta in

sede di rinvio. Non era quindi possibile, a meno di non

ritenere revocabile una sentenza non definitiva (il che,

evidentemente, non e consentito nel nostro ordinamento),

riprendere in esame, in sede di decisione definitiva, le stesse

domande su cui il giudice si era pronunziato, rigettandole. Per tali motivi (e la preclusione, nel medesimo processo,

puö certamente essere rilevata d'ufficio da questa Corte),

per il giudice di rinvio (Cass. 20 ottobre 1956, n. 2625, id., Hop. 1956, voce cit., n. 13), e quelle che potevano o dovevano essere

dedotte in sede di legittimitä, o rilevate d'ufficio dalla Corte

regolatrice, e non lo furono, debbono intendersi implicitamente decise in via definitiva dalla Corte medesima, quale presupposto necessario ed inderogabile della pronunzia espressa in diritto

(Cass. 20 giugno 1959, n. 1940, id., Rep. 1959, voce cit., n. 46 ; 22 gennaio n. 129 e 18 settembre n. 3008 del 1958, id., Rep. 1958, voce cit., nn. 24, 25 ; 25 ottobre n. 3944 e 14 gennaio n. 59 del

1956, id., Rep. 1956, voce cit., nn. 10, 27). II giudice di rinvio e vincolato ad uniformarsi al principio

di diritto enunciato dalla Corte di cassazione, anche se succes

sivamente questa ha cambiato la propria giurisprudenza, af

fermando un principio contrario in altra controversia in cui tra

le stesse parti si dibatteva la stessa questione di diritto : App. Firenze 24 giugno 1954, id., Rep. 1954, voce cit., n. 12. Correla

tivamente, l'obbligo di uniformarsi al principio di diritto enun

ciato nella sentenza di annullamento, riguarda soltanto il giu dice di rinvio e non anche un diverso giudice che sia chiamato

a decidere un'analoga controversia sia pure tra le stesse parti in ordine ad un identico rapporto : Cass. 26 marzo 1953, n. 772,

id., Rep. 1953, voce cit., n. 7. L'assoluta soggezione aU'enunciato della Cassazione soffre

peraltro deroga in caso di legge interpretativa o retroattiva so

pravvenuta (cfr. A N m; lor.r, Commento, IIs, sub art. 383) ; nel

senso che la legge sopravvenuta ha effetto anche contro il prin

cipio di diritto enunciato dalla Corte suprema, qualora questo non risulti piü aderente alia nuova situazione giuridica che si 6

sovrapposta alia precedente : Cass. 8 luglio 1960, n. 1812, Foro

it., Rep. 1960, voce cit., n. 4 ; Trib. Palermo 10 gennaio 1957,

id., Rep. 1957, voce cit., n. 23 ; Cass. 9 marzo 1954, n. 671, id.,

Rep. 1954, voce cit., n. 14 ; App. Bologna 12 dicembre 1952, id.,

Rep. 1953, voce cit., n. 30. Viceversa in sede di rinvio non puõ il giudice tenere conto delle situazioni di fatto sopravvenute nelle more del giudizio per adeguare ad esse la decisione : Cass.

29 dicembre n. 3955 e 7 ottobre n. 2912 del 1955, id., Rep. 1955, voce cit., nn. 19,20. Contra: App. LAquila 4 aprile 1957, id., Rep.

1957, voce cit., n. 67 ; Trib. Trani 22 ottobre 1948, id., Rep.

1949, voce cit., n. 9.

Quantunque la indicazione del giudice competente per il

giudizio di rinvio non rientri nell'ambito del c. d. « punto di

diritto », di cui all'art. 384 cod. proc. civ., puõ essere ricordata

una recente decisione (Cass. 24 luglio 1961, n. 1876, id., 1961,

I, 1667, con osservazioai di Andrioli ; Giustizia civile, 1962, I,

133, con nota di Bianchi d'Espinosa ; Riv. dir. proc., 1962, 117, con nota di Carn'EI-UTTi).

M. T.

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671 PARTE PRIMA 672

e non per i motivi indicati in sentenza, la deduzione del

Briziarelli, eirca la responsabilitä, indiretta della S.a.i.t.i.

nell'incendio, doveva essere disattesa : il terzo motivo del

rieorso contro la sentenza definitiva dev'essere perciõ re

spinto, sostituendosi nei sensi su esposti (art. 384 cod. proe.

civ.) la motivazione della sentenza impugnata. Devono essere perciõ presi in esame i tre motivi del

rieorso, riguardanti la pronuncia con cui la Corte di rinvio

rigettö la domanda del Briziarelli, diretta ad ottenere il

pagamento del controvalore della canapa di sua proprieta, ed il risarcimento del danno (sentenza 22 dicembre 1954-24

maggio 1955). II ricorrente prospetta, a guisa di premessa alle sue censure, una questione, alia risoluzione della quale sono collegate poi alcune delle censure medesime : se cioe, il giudice di rinvio abbia il potere-dovere di disapplicare

quelle decisioni, contenute nella sentenza della Cassazione,

che eventualmente siano state emesse dalla stessa Corte

suprema fuori dai suoi compiti istituzionali; o, per lo meno, se abbia il potere d'interpretare la sentenza della Corte

suprema, onde accertare quale campo d'indagine sia riser

vato liberamente al proprio esame. Nella specie, secondo

il ricorrente, la Cassazione, eon la sentenza 23 marzo 1953, n. 741 (Foro it., Rep. 1953, voce Galmiere, n. 7), avrebbe :

a) violato il giudicato, in quanto stabili che il Briziarelli

non aveva la disponibilitä, della canapa, mentre il Tribunale

di Perugia aveva accertato il diritto di proprieta, e su tale

questione la sentenza di primo grado non era stata impu

gnata ; 6) cassato la sentenza senza cbe su di un punto vi fosse motivo di rieorso (in relazione alia violazione degli art. 1221, 1768 e 1780) ; c) giudicato in fatto, procedendo all'esame di merito sulla sussistenza o meno della respon sabilitä per colpa della S.a.i.t.i.

Proposta tale questione al Giudice di rinvio, questi ritenne di essere vincolato in toto dalla pronunzia della

Cassazione, e di dovere quindi risolvere la controversia

senza porre in discussione le questioni «risolte dalla Cassa

zione » ; si da rigettare senz'altro, con la sentenza non de

finitiva, la domanda di risarcimento del danno, sotto il

profilo che la Cassazione aveva escluso che, nel comporta mento della S.a.i.t.i., si potesse ravvisare colpa. La tesi e

ora riproposta in sede di rieorso contro la decisione del Griu

dice di rinvio ; essa indubbiamente, nella sua formulazione

piu assoluta, e perõ infondata.

E evidente, infatti, che non rientra neile possibilitä offerte dal nostro sistema processuale il modificare o rifor

mare una decisione della Corte suprema di cassazione ; ne

il giudice di rinvio, nõ la stessa Cassazione, ulteriormente

adita, puõ disapplicare una precedente sentenza, sotto il

profilo che in essa la Corte suprema abbia applicato erro

neamente norme di diritto, ovvero abbia violato disposi zioni di natura processuale. Ammettere ciõ, significherebbe evidentemente consentire un miovo mezzo di gravame contro le decisioni della Suprema autorita giurisdizionale, che per loro stessa natura non possono essere soggette ad

alcun sindacato. £ stato altra volta ritenuto da questa Corte (sentenza 13 maggio 1938, n. 1642, Foro it., Rep.

1938, voce Rinvio civ., nn. 37-39) che il giudice di rinvio

possa rilevare, anche d'ufficio (e perciõ disapplicare) la

sentenza di cassazione, allorchõ questa sia affetta da vizi

che la rendano giuridicamente inesistente (ad esempio,

perche mancante delle prescritte sottoscrizioni) ; non mai

quando si tratti di vizi che non intacchino l'essenza del

l'atto in cui si estrinseca la giurisdizione della Cassazione ; e percio non certamente allorche, come nella specie, si

denunciano al giudice di rinvio asseriti vizi in procedendo, ovvero in iwdicando, della Corte suprema. Ammettere ciõ, vorrebbe dire ammettere una impugnazione contro la sen

tenza di cassazione, e per di piii innanzi a un giudice di

grado inferiore (il giudice di rinvio), il che, come si e detto, e in contrasto stridente con i prinoipi fondamentali del

nostro ordinamento. G-iustamente, perciõ, la Corte d'appello di Roma si rifiutõ di aderire alia tesi dell'attuale ricorrente, e rieonobbe di essere vincolata dalla decisione della Cas

sazione, senza poterla disapplicare sotto il preteso di asse

riti errori contenuti nella decisione medesima.

II Giudice di rinvio, perõ, avrebbe potuto e dovuto (e

per questa parte puõ ritenersi fondato in parte il ricorso

del Briziarelli, in quanto, eol terzo motivo, denunzia la

violazione degli art. 384 e 360, n. 5, cod. proc. civ. da parte della sentenza impugnata) aeeertare se l'annullamento della

sentenza d'appello era avvenuto per violazione di legge, ovvero soltanto per omessa o contraddittoria motivazione

su punto decisivo della controversia, e, a tale scopo, avrebbe dovuto sottoporre ad esame (cosi come gli era

stato richiesto) la sentenza di cassazione ; e non limitarsi

puramente e semplicemente ad affermare ehe, essendo vin

colato da detta sentenza, non poteva clie decidere nel senso

che la S.a.i.t.i. era esente da ogni responsabilita per la per dita della canapa di proprietä del Briziarelli. Perche, come

chiaramente risulta dall'art. 384, i limiti dei poteri del

giudice di rinvio sono diversi, a seconda clie la Cassazione abbia annullato la sentenza d'appello per l'una o per l'altra

causa ; e se, nel caso di violazione di legge, il giudice di

rinvio e tenuto ad attenersi al principio di diritto fissato dalla Corte suprema senza poter valutare ex novo i fatti

accertati nel giudizio d'appello, nell'altra ipotesi (in cui la

sentenza d'annullamento travolge la valutazione dei fatti

compiuta dalla pronuncia d'appello) il giudice di rinvio e

libero di esaminare i fatti accertati, di accertarne altri

(nei limiti in cui nuove prove sono ammesse dall'art. 394 cod. proc. civ.), e di decidere la controversia in base ai

nuovi presupposti oggettivi (cfr., da ultimo, la sentenza di questa Corte 10 ottobre 1956, n. 3477, Foro it., Rep. 1956, voce Rinvio civ., nn. 17-19).

Nel caso concreto, la Cassazione, con la precedente sen tenza 23 marzo 1953, nella parte conclusiva della sua moti

vazione, aveva avvertito espressamente che la sentenza della Corte d'appello di Perugia non poteva essere tenuta ferma «perche errata nella impostazione della questione fondamentale da risolvere, e perche inoltre viziata da insuf

ficiente e manchevole motivazione su punti decisivi della

controversia» ; segnalando perciõ che in detta decisione aveva riscontrato, sia il vizio di cui al n. 3, sia quello di

cui al n. 5 dell'art. 360 cod. proc. civ. Sarebbe stato com

pito del Giudice di rinvio, quindi, non limitarsi ad affermare

che la responsabilita della S.a.i.t.i. doveva essere esclusa,

perche ciõ era stato stabilito dalla Corte suprema ; ma

esaminare la sentenza di rinvio, e stabilire entro quali li

miti fosse ancora necessario quel riesame della causa, che

era stato rimesso alia medesima Corte di rinvio.

In particolare nessun dubbio poteva sussistere che, come

risulta dalla sentenza di questa Corte 23 marzo 1953, n.

741 (che si e ampiamente riassunta nella esposizione di

fatto), la Corte di cassazione avesse enunciato i seguenti principx di diritto, annullando la sentenza d'appello sui

punti corrispondenti per violazione di legge:" a) che, per effetto delle disposizioni legislative sul

blocco di alcune merci, doveva ritenersi che l'assegnazione delle merci sottoposte a vincolo s'intendeva fatto alio sta bilimento industriale, e non al proprietario ; da che (con trariamente a quanto ritenuto dalla Corte umbra) il Brizia

relli, una volta ceduto lo stabilimento, non poteva utiliz zare la canapa di cui aveva conservato la proprietä, nfe,

corrispondentemente, la S.a.i.t.i., che aveva acquistato lo

stabilimento, aveva facoltä di restituire la merce ;

b) che, successivamente, ed in virtü del decreto legisl. luog. 17 settembre 1944 n. 213, la canapa (contrariamente, anche in questo caso, a quanto ritenuto dalla Corte d'ap pello) avrebbe potuto essere restituita al Briziarelli solo dietro autorizzazione del Consorzio nazionale canapa; autorizzazione che (come accertato in fatto dalla Corte di

Perugia) fu rilasciata solo il 12 dicembre 1946 ;

c) che perciõ, non essendo la S.a.i.t.i. in mora nella restituzione della canapa al momento della distruzione a

seguito d'incendio, la S.a.i.t.i. non poteva essere chiamata a rispondere (come erroneamente ritenuto dalla Corte um

bra), ai sensi dell'art. 1221 cod. civ. ; e cioõ non era a suo carico, perche fosse liberata, la prova che l'oggetto della sua prestazione sarebbe ugualmente perito presso il debitore.

Per questa parte, la sentenza d'appello fu annullata

per erronea applicazione di norme di diritto (legislazione

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673 GIURISPRUDENZA COSTITUZIONALE E CIVILE 674

vincolistica, e art. 1221 cod. civ.) da parte della Corte

d'appello di Perugia ; onde il Giudice di rinvio era vincolato

dai principi di diritto cosi fissati, e (rimanendo inalterata la base di fatto su cui era intervemlta la sentenza di an

nullamento) non poteva se non escludere la mora debendi, e la conseguente applicazione dell'art. 1221. Sotto tale pro filo Bono perciõ infondate, e devono essere disattese, quelle censure dell'attuale ricorrente, con cui si sostiene che la

Corte di rinvio avrebbe dovuto affermare ebe il Brizia

relli, come proprietario, aveva la libera disponibilitä della

canapa, e aveva perciõ diritto alia restituzione di essa

prima del 12 dicembre 1946 (motivo 1°) ; ovvero avrebbe

dovuto ammettere una prova diretta a riprendere l'inda

gine (ormai preclusa) circa un'asserita ottenuta assegna zione della canapa (motivo 2°) ; ovvero avrebbe dovuto

riconoscere cbe la Cassazione aveva annullato la sentenza

d'appello d'ufficio (motivo 3°, in parte) mancando ogni motivo di ricorso che denunziasse il punto in cui la Corte

umbra aveva affermato cbe la S.a.i.t.i. non aveva ado

perato la prescritta diligenza nel cautelarsi contro i pericoli d'incendio (ed a questo punto e forse superfluo rilevare

cbe tale decisione era stata invece specificamente impu

gnata dalla S.a.i.t.i. con il 3° e il 4° motivo del suo ricorso

contro la sentenza della Corte d'appello di Perugia, cbe

denunziavano la violazione, fra l'altro, dell'art. 1221 cod.

civile). A questo punto perõ, escluso che la S.a.i.t.i. dovesse

rispondere ex art. 1221 cod. civ. (cioe nel caso di man

cata dimostrazione che la cosa sarebbe ugualmente perita

presso il creditore), il Giudice di rinvio avrebbe dovuto

accertare, sulla base di diverse disposizioni di legge, la

sussistenza o meno di una responsabilitä della S.a.i.t.i.

per il verificarsi dell'incendio, e per la conseguente di

struzione della canapa di proprietä del Briziarelli. La

Cassazione infatti annullõ per difetto di motivazione il

giudizio della Corte d'appello, secondo il quale la S.a.i.t.i.

non aveva dimostrato l'assenza di colpa sua o dei propri

dipendenti. E vero che la Cassazione stessa accennõ alla

possibilitä di applicare 1'art. 1780 per rilevare come, am

messo che dovessero applicarsi le norme sul deposito, doveva

tenersi conto della disposizione dell'art. 1768, trattandosi

di deposito gratuito ; ma non accertõ (ne avrebbe avuto

motivo di farlo) che, in concreto, la S.a.i.t.i. avesse for

nito la prova liberatöria ai sensi delle ricordate disposizioni. Anche se talune espressioni usate nella motivazione («la Corte.... non avrebbe potuto, rettamente applicando a quei fatti le norme predette, non affermare la libera

zione della S.a.i.t.i.»), il pensiero della Cassazione puõ

agevolmente essere ricostruito nel senso suddetto : che

cioe la Corte d'appello non aveva adeguatamente moti

vate circa la responsabilitä della S.a.i.t.i. per custodia, ai sensi delle norme del codice civile sul deposito gratuito. Lo stabilire in fatto la sussistenza o meno di detta respon

sabilitä, involgeva infatti una indagine di merito ; indagine

che, come rileva la stessa sentenza della Cassazione, non

era stata eseguita dalla Corte d'appello, la quale, nel

1'erröneo presupposto che fosse applicabile 1'art. 1221, a questo «si era unicamente riportata, giudicando che

non potesse invocarsi nemmeno per analogia il disposto dell'art. 1780 ». Sgombrato il campo da questo erroneo

presupposto, la Cassazione intese prospettare 1'applicabilitä anche dell'art. 1768 ; e rilevö come gli elementi giä sta

biliti dalla Corte di merito (la quale del resto, si ripete, non aveva avuto motivo di occuparsi ex professo della

questione, perche era partita da diversi presupposti) non

giustificassero la dichiarazione di responsabilitä della

S.a.i.t.i. Ai sensi della sentenza 23 marzo 1953. quindi, il Giudice

di rinvio avrebbe dovuto esaminare i fatti (con piena libertä di accertamento) per stabilire se la S.a.i.t.i. (non tenuta a rispondere ex art. 1221, perche non in mora) avesse tenuto un comportamento taie da doversi ritenere

responsabile, ai sensi delle norme che regolano il deposito

gratuito. Avendo invece il Giudice di rinvio ritenuto preclusa

l'indagine in proposito, per questa parte ed in questi limiti,

ed in accoglimento del 3° motivo di ricorso, la sentenza

va annullata, avendo violato gli art. 384 e 360, n. 5, eod.

proc. civ., con rinvio ad altro giudiee, ehe dovrä riesami uare la causa sul punto piu su prospettato.

Per questi motivi, eassa, eee.

CORTE SÜPHEMA DI GASSAZIONE.

Sezioni unite civili; sentenza 23 febTjraio 1962, n. 354 ; Pres. Loeizio P., Est. Giannattasio, P. M. Pepe (concl. conf.) ; Padovani e Gazzani (Avv. Pitbelli, Rizzardi, Rosati, G. Trabucciii) c. Ente nazional e risi (Avv. Nicolõ, Busca, Scapinelli).

(Gassa App. Milano 11 marzo 1960)

Ammassi collettivi — Risone — Assecjnazionc per la lavorazione — Compravendita — Aumento

dei prezzi — Spettanza (R. d. 1. 12 ottobre 1939 n. 1682, disposizioni per l'ammasso del risone, art. 2 ; d. 1. 30 maggio 1947 n. 439, norme per il conferimento del

grano, dell'orzo, della segale, del granturco e del risone

ai granai del popolo).

L'Ente nazionale risi, assegnando il risone conferito alV am

masso agli industriali per la lavorazione, pone in essere

una compravendita e non pud pretendere il pagamento delle differenze, conseguenti a maggiorazioni di prezzo, realizzate dagli industriali sulle giacenze con Vimmissione ai

consumo. (1)

La Corte, ecc. — Con il primo motivo si denuncia la

violazione e la falsa applicazione dell'art. 2 e segg. r. decreto

legge 12 ottobre 1939 n. 1682, in relazione all'art. 16 r.

decreto legge 10 maggio 1943 n. 397 e delle norme generali

vigenti in materia di ammasso del risone, nonchö insuffi

(1) La sentenza cassata, App. Milano 11 marzo 1960, puõ leggersi in questa rivista, 1960, I, 1022, con ampia nota di ri chiami.

La Corte costituzionale, con sentenza 14 febbraio 1962, n. 5 (retro, 404, con nota di richiami), pubblicata nel n. 44 del 17 febbraio 1962 della Gazzetta ufficiale, ritenendo in parte fon date le questioni sollevate da Pret. Novara 20 maggio 1960

(Foto it., 1960, II, 208) e 18 marzo 1961 (Le Leggi, 1961, 1104), ha dichiarato 1'illegittimitä costituzionale dell'art. 19 decreto legisl. 30 maggio 1947 n. 439 e di tutte le altre disposizioni del decreto, cosi come ratificate e modificate dalla legge 11 febbraio 1952 n. 69, per la parte in cui si riferiscono ai vincolo ed all'ammasso del risone.

Per giungere a tale conclusione, la Corte costituzionale ha

spiegato ehe : «siccome il congegno giuridico dell'ammasso e un sistema unitario, il quale rimarrebbe mutilo una volta privato dell'attuale rudimentale ed illegittima normativa relativa alle modalitä. di classificazione, apprezzamento e assegnazione del

prodotto ammassato, modalitä inerenti tutte alla funzionalita ed agli obiettivi del sistema, del quale costituiscono essenziali elementi di struttura, e chiaro ehe il riconoscimento dell'ille

gittimita delle disposizioni relative a tali modality non puõ non

condurre, nonostante il riconoscimento in se dell'istituto del

1'ammasso, alla dichiarazione d'illegittimitii costituzionale del 1'intero sistema, e quindi di tutte le disposizioni ehe attualmente lo regolano ».

* * *

In nota alle sentenze 10 febbraio 1961, n. 277 della Cassa zione e 3 gennaio 1962, n. 1 della Corte costituzionale (retro, 176), mi ero domandato se 1'art. 23 della legge 11 marzo 1953 n. 87 vigesse anche per la Corte di cassazione.

La sentenza delle Sezioni unite (e 1'altra n. 351 di pari data)

pongono ora altro, e ben piil angoscioso, dubbio : vige anche

per la Corte di cassazione 1'art. 30 della legge 11 marzo 1953 n. 87, per il quale le norme, dichiarate illegittime dalla Corte

costituzionale, « non possono avere applicazione dal giorno suc

cessivo alla pubblicazione della decisione» nella Gazzetta ufficiale ?

V. A.

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