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Shadow of the mark capitolo 7

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Venite sul mio blog, My Bookish Philosophy (http://mybookishphilosophy.blogspot.it/)! Questo è il settimo capitolo di "Shadow of the Mark" di Leigh Fallon tradotto da me, perché l'opera in Italia è ancora inedita... A breve altri capitoli.

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Capitolo7

Ninja

Dopo tutto quello che era stato detto e fatto con Matthew, Áine era pronta per una dose di normalità, e lo shopping di sabato era l’antidoto perfetto viste le circostanze strane.

Caitlin, Jennifer, Chloe, Áine e io arrivammo in città con una missione. Realizzai presto, comunque, che sarebbe passato un bel po’ affinché il mio portafoglio, e i miei piedi, si sarebbero potuti riprendere.

«Adesso dove?» Chiese Áine eccitata uscendo dall’ottavo negozio.

«Che ne dite di una pausa per ricaricarci?» Suggerì Jennifer. «Io sono a secco.»

«Mi sembra perfetto. Io sto per raggiungere il limite.» Disse Chloe. «Dov’è un buon posto?»

«Andiamo a Farm Gate, all’English Market.» Suggerì Áine, facendo strada.

L’English Market era un labirinto di vicoli al coperto con venditori che imboniscono il loro prodotti e tentano i loro potenziali clienti con gustosi assaggi.

L’inebriante odore di carne cruda, pesce, formaggio e olive, mischiato a cioccolato fuso e pane appena sfornato, era un sovraccarico sensoriale. Il Farm Gate era affollato. I suoni delle chiacchiere e delle posate sulla ceramica riempiva l’aria, e noi intanto cercavamo un tavolo, ordinando poi un giro di caffelatte.

«Questi dovrebbero aiutarci per un altro paio d’ore,» disse Áine, versando una montagna di zucchero nella sua tazza.

Chloe si fumò il suo caffè e un sorriso sfacciato le increspò le labbra. «Quindi. Áine, che mi dici di Rían?»

Áine sollevò un sopracciglio. «Perché? Sei interessata?»

Chloe arrossì. «Mi stavo solo chiedendo…»

«Tranquilla, Chloe. Sto solo scherzando. Lui è giovane, spensierato e molto single.»

«Non intendevo in quel senso.»

«Oh sì, invece.» Rise Áine. «Non c’è motivo di prenderci in giro. E sembra che anche tu gli piaccia.»

I suoi occhi a mandorla si illuminarono. «Veramente?»

«Sì, veramente.» Áine si addolorò un poco. «Che cos’hanno i miei amici che vanno dietro ai miei fratelli? Cosa succederà dopo? Jennifer, che va a convivere con Fionn?»

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«Oh, non tentarmi.» Jennifer si leccò le labbra. «Quell’uomo è sesso che cammina. Sfortunatamente, sono impegnata.»

«Lo sei?» Dicemmo tutti in coro.

«Sì, con Patrick, il ragazzo del college che ho conosciuto a Marbella,» Rispose, sorridendo. «Ne vale la pena. Potremmo addirittura competere con Adam e Meg.»

Risi e le tirai contro una bustina di zucchero.

«Tu e Adam siete molto seri?» Chiese Chloe.

«Oh, sono praticamente già sposati,» intervenne Caitlin. «Non potrei mai immaginarli separati.»

«Caitlin.» Arrossii.

«Che c’è?» Disse innocentemente. «Sto solo dicendo le cose come stanno. Gli sei sempre addosso.»

Chloe sgranò gli occhi. «Ci sei andata a letto?» Si lasciò sfuggire.

Spalancai la bocca e quattro paia di occhi si girarono verso di me.

«Beh? È un sì?» Insistette Chloe.

Scossi la testa da una parte all’altra. «Non che siano affari tuoi, ma no.»

Jennifer e Caitlin erano deluse per la mia risposta vaga, ma Chloe e Áine apparivano positivamente sollevate. Mi irritai. Qual era il loro problema? Gli occhi di Áine mi fissarono oltre il bordo della tazza per qualche momento e poi sorrise, bevendo un sorso lentamente.

Finimmo i caffè e tornammo alla carica per i negozi per il secondo giro di spese folli. Era già buio quando arrivammo alla macchina. La via laterale dove avevamo parcheggiato sembrava perfettamente innocua questa mattina, ma adesso cominciava a essere un po’ inquietante.

«Andiamo al ristorante per cenare prima di tornare a casa.» Suggerì Caitlin.

Io ero pronta per finirla lì per quel giorno, ma le altre sembravano pensare che fosse un’idea grandiosa. Raccogliemmo le borse con gli acquisti dal bagagliaio e ci dirigemmo verso la via principale. Stavo seguendo le altre quando una mano sulla spalla mi strattonò all’indietro.

Urlai e mi girai. Due uomini stavano dietro di me, uno mi afferrò le borse. Persi l’equilibrio e colpii il pavimento. Prima ancora di pensare di usare il mio elemento, Chloe fu lì. Alzò la gamba e colpì la faccia di un uomo con lo stivale. Poi con una piroetta poggiò la gamba a terra, riprendendo equilibrio e con l’altra gamba colpì il ginocchio del secondo tipo, facendolo cadere a terra. Con lo stesso movimento atterrò su di lui e gli tirò un pugno sul viso spaventato, fermandosi a un millimetro dal naso. Piantò il ginocchio più a fondo finché non urlò.

«Chi sei?» Ruggì lei, con il pugno pronto a spaccargli la faccia.

Il tizio tentò di ripararsi e iniziò a gemere. «Volevo solo fregarle la borsa.» I suoi occhi cercarono il suo amico, che stava disteso a faccia in giù in mezzo alla strada.

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Chloe conficcò ancora più forte il ginocchio nel petto, pretendendo attenzione. «Te lo chiedo un’altra volta. Chi sei?»

«Pat, sono solo Pat.» Urlò.

Chloe si rilassò. «Beh, solo Pat, che ti basti di lezione. Smettila di rubare borsette.»

Il tizio sulla strada si girò e cercò di sedersi, tenendosi il naso insanguinato. «Tu, stupida stronza.»

Guardai inorridita Chloe allontanarsi dal tizio a terra. Si mise in piedi a fatica e sollevò il suo amico dal pavimento. Per metà corsero e per metà barcollarono via.

«Dici che dovremmo chiamare la polizia?» Sussurrò Caitlin.

«Non ce n’è bisogno,» rispose Chloe, togliendosi la polvere dai jeans. Si girò verso di noi e sorrise, tornando a essere di nuovo dolce e spensierata. Mi offrì la mano e mi sollevò. «Tutto ok?»

«Sto bene.» Dissi. «Chloe, che diavolo è successo?»

«Oh, lezioni di autodifesa.» Disse, scrollando le spalle. «Mio padre ha insistito. Sapevo che un giorno mi sarebbero tornate utili.» Iniziò a ridere, ma si fermò quando realizzò che non ci eravamo unite a lei.

«Andiamo, ragazze. Non lascerete mica che quegli idioti ci rovinino la serata, vero?»

«Ehm, Chloe, il mio appetito è scomparso. Forse dovremmo solo andare a casa.» Disse Jennifer.

Áine rimase in silenzio, con gli occhi sbigottiti incatenati a Chloe.

«Stai bene per guidare Caitlin?» Chiesi.

Cercò di sdrammatizzare. «Lo sono mai stata?»

Tentai un sorriso. «Quindi credo che dovremmo andare a casa. È stata una lunga giornata.»

Caitlin aprì lo sportello della macchina e noi altre montammo. Nessuno parlò finché non arrivammo a Kinsale. Per prima accompagnammo Chloe, poi Jennifer e poi andammo direttamente dai DeRís.

Caitlin spense il motore e guardò Áine e me. «Gesù Cristo, ragazze, che diavolo è successo prima? Non esiste che quella ragazza abbia imparato quello mosse a lezione di autodifesa.»

«Concordo.» Disse Áine. «Sei sicura di riuscire a guidare fino a casa da sola?»

«Ce la faccio. In futuro ricordatemi di non prendere alla sprovvista Chloe.»

Una volta entrate, Adam e Fionn arrivarono all’entrata per accoglierci. «State bene ragazze?» Chiese Adam, esaminando i miei jeans sporchi.

«Abbiamo avuto… una serata strana. A quanto pare Chloe ha un dono per le arti marziali.» Dissi.

«Qualcuno ha cercato di rubare la borsa a Meg e Chloe si è trasformata in un ninja.» Aggiunse Áine.

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Io annuii. «A essere onesti, è stato fantastico. Era letale. Avrebbe potuto farlo fuori se avesse voluto. E dopo, si è solo sbattuta un po’ e ha suggerito che andassimo a cena.»

Adam corrugò la fronte. «Ah. Sembra che debba un grosso grazie a Chloe.»

Fionn annuì pensieroso. «Ho fatto delle ricerche sin da quando l’avete menzionata la prima volta, Adam, e sembra a posto. Scuola, appuntamenti, indirizzi. Tutti i documenti suggeriscono che non c’è niente sotto. Ma non possiamo mai essere troppo prudenti. Continuerò a guardare se scopro qualcos’altro.» Per qualche ragione, fu come una delusione dopo tutto quell’eccitazione. Credo che mi aspettassi che succedesse qualcos’altro. Fionn si diresse verso il suo ufficio e Áine andò a ordinare la cena, lasciando me e Adam da soli.

«Che cosa c’è tra te e i guai?» Disse lui, abbassando la faccia verso la mia. Il mio corpo desiderò ardentemente stare tra le sue braccia, ma mi sforzai di allontanarmi.

«Oh, andiamo, Meg, solo un bacetto.» Implorò. «Mi manchi.»

«Non voglio farti del male.»

«Non mi fai del male. Inoltre, sai come ridarmi indietro l’energia. Per favore?»

Il mio cervello urlò no, ma non potei resistere. Inclinai la testa verso l’alto e lui si curvò per baciarmi. Misi le mani ai lati della sua faccia e cercai di restituire l’energia mano a mano che la sentivo fluire in me, ma non abbastanza veloce. Adam vacillò, rompendo il contatto. Lo tenni fermo e continuai a ridargli l’energia, rinvigorendolo.

«Vedi. Stiamo migliorando.» Sorrise. «Sono ancora in piedi.»

«A malapena.» Sussurrai.