19
II SHIKOKU HENRO ORIGINI, FIORITURA, PAROLE nella STORIA del PELLEGRINAGGIO in GIAPPONE 1 1 L’immagine proviene da KONDŌ 1999, p.67. 1

SHIKOKU HENRO - WordPress.com...Hokke genki10, che risale alla metà dell’XI sec. Nello Hokke genki, il termine junrei indica l’atto di camminare e di praticare austerità mentre

  • Upload
    others

  • View
    0

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

  • II

    SHIKOKU HENRO

    ORIGINI, FIORITURA, PAROLE nella STORIA

    del PELLEGRINAGGIO in GIAPPONE

    1

    1 L’immagine proviene da KONDŌ 1999, p.67.

    1

  • Premessa

    In questo secondo capitolo analizzo succintamente le origini del pellegrinaggio in Giappone, e le

    vicissitudini che ne hanno permesso la fioritura. Essendo quella del pellegrinaggio una pratica

    profondamente connessa al susseguirsi sviluppi che seguì il Buddhismo in Giappone, talmente che

    non sarebbe possibile trattarne in maniera esauriente senza fare continui riferimenti ai grandi

    accadimenti legati all'introduzione della Dottrina nel Paese del Sol Levante, fornisco una

    cronologia essenziale che descrive le tappe principali legate alla fioritura del Buddhismo in

    Giappone.

    A seguire, buona parte del discorso, che è incentrato come detto sul tema delle origini, verterà

    sullo studio dell'origine e della storia del significato delle parole relative al pellegrinaggio nella

    cultura giapponese; questa parte è dunque costituita da un vocabolario minimo dei termini relativi a

    tale fenomeno, chiaramente con particolare attenzione allo Shikoku Henro.

    Focalizzando quindi l'attenzione sullo Shikoku Henro, concludo trattando del suo processo

    evolutivo e dei cambiamenti che si sono susseguiti nella storia dai primi sviluppi sino agli inizi del

    ventesimo secolo. In ultima analisi, nel porre lo Shikoku Henro in relazione con gli altri

    pellegrinaggi e darne all'uopo una collocaizone di più ampio respiro, fornisco delle stime sulla

    crescita e sul calo del numero dei devoti negli anni, ponendole a confronto con le stime inerenti agli

    altri pellegrinaggi dell'Arcipelago. Buona lettura.

    2

  • RIFERIMENTI CRONOLOGICI

    Fioritura e sviluppi del Buddhismo in Giappone

    —Prima del periodo Nara

    Introduzione del Buddhismo in Giappone sotto il Principe Shōtoku (573-621).

    —Periodo Nara (710-794)

    Fioriscono le sei scuole di Nara (Sanron, Hossō, Kegon, Jujitsu, Kusha e Ritsu).

    —Periodo Heian (794-1192)

    Fioriscono le scuole Shingon e Tendai.

    —Periodo Kamakura (1192-1336)

    Scuole del nuovo Buddhismo di Kamakura: Jōdo shū, Jōdo shin shū e Ji shū.

    Buddhismo di Nichiren, Sōtō, Rinzai.

    Restaurazione del “vecchio Buddhismo”.

    —Periodo Muromachi (1333-1600)

    Persecuzione delle scuole buddiste da parte di Oda Nobunaga (1534-1582), Toyotomi

    Hideyoshi (1536-1598) ed altri signori della guerra.

    Proteste e ribellioni da parte di sette religiose come la ikkō ikki della scuola Jōdo shin.

    —Periodo Tokugawa (1600-1868)

    Istituzionalizzazione e standardizzazione delle scuole buddhiste sopravvissute ai precedenti

    disordini.

    3

  • II.1. Breve storia del pellegrinaggio in Giappone

    La pratica del pellegrinaggio, con particolare riferimento a quei pellegrinaggi che coprono lunghe

    distanze, esiste in Giappone almeno dal periodo Nara (710-784)2. Nel periodo Heian (794-1185) tale

    pratica fiorisce, ma resta appannaggio della famiglia imperiale e in generale si consolida come una

    pratica esclusiva delle classi di ceto aristocratico3. L’usanza di fare visite religiose e di sostare in

    monasteri fuori dalla capitale, divenne popolare durante il periodo Fujiwara4, al tempo

    dell’Imperatore Seiwa 清和 (850-880, r. 858-876) e dell’Imperatore Uda 宇多 (867-931, r. 887-

    897)5, e rimase in voga tra i nobili sino all’inizio dell’XI sec.

    Tra i luoghi preferiti dai gruppi di pellegrini spiccava Kumano 熊 野 , che era visitato

    frequentemente anche da imperatori in ritiro6; difatti la pratica del pellegrinaggio a Kumano

    (Kumano mōde熊野詣) si sviluppò durante il periodo Insei院政, ovvero il cosiddetto “periodo degli

    imperatori abdicatari” (non a caso al tempo in cui divenne popolare il pellegrinaggio di lunga

    distanza, il succitato Imperatore Uda aveva già abdicato). Dagli ultimi anni dell’XI secolo in avanti,

    questo pellegrinaggio divenne un vero e proprio avvenimento, che gli Imperatori abdicatari in

    particolare, iniziarono ad eseguire e a ripetere annualmente (nenjū gyōji 年中行事 )7. Tra i più

    ferventi Imperatori abdicatari si ricordano l’imperatore Shirakawa 白川院 , che si recò a Kumano

    nove volte, Toba 鳥羽院 (diciotto volte), Goshirakawa 後白河院 (trentaquattro volte) e Gotoba 後鳥

    羽 院 (ventinove volte). D’altra parte, l’espressione ari no Kumano mōde 蟻 の 熊 野 詣 (“il

    pellegrinaggio a Kumano delle formiche”) fornisce un valido esempio di come questo fenomeno

    fosse in voga al tempo. Il Bodhisattva Kannon (Kannon Bosatsu 観音菩薩) aveva un vasto seguito

    di devoti, ma anche la scuola della Terra Pura (jōdo shū 浄土宗 ) godeva di un numero non

    2 HOSHINO, 1997, p. 273.3 Si tenga presente che il pellegrinaggio di anche una sola persona di sangue nobile, comportava un'impiego di risorse

    economiche ed umane, e di beni tale da costituire un vero e proprio evento. Un seguito di centinaia, o di anche migliaia persone, serviva pure a dare lustro al nobile e alla sua casata. A ragione di ciò, talvolta costumi sfarzosi, uomini e beni, potevano essere usati con maggiore ostentazione per mero strumento di paragone con la ricchezza di altri aristocratici. Per approfondire si veda AMBROS, 1997.

    4 Non a caso il periodo Fujiwara, tra i più prosperi che la storia del Giappone abbia conosciuto, fu caratterizzato da un indebolimento del potere dello Stato e dal conseguente arricchimento, e dunque maggiore libertà, dell’aristocrazia tramite l’accumulo di proprietà.

    5 HOSHINO, 1997, ivi.6 Ma oltre Kumano – solo per citare i templi più famosi e geograficamente vicini all’antica capitale – si ricordano

    anche i monti Kōya 高野山 e Kinpu 金峰山; i templi Hasedera長谷寺, Kokawadera粉河寺, Shitennōji四天王寺,

    Ishiyamadera石山寺 . Da non dimenticare i sette grandi templi di Nara: il Tōdaiji東大寺 , il Daianji大安寺 , il

    Saidaiji西大寺, il Kōfukuji興福寺, il Gangōji元興寺, lo Yakushiji薬師寺 e lo Hōryūji法隆寺.7 Ivi, 174.

    4

  • trascurabile di seguaci.

    L’entusiasmo per il pellegrinaggio durante il periodo Heian era dunque estremamente sentito ma,

    come detto in precedenza, trattandosi di una pratica riservata soltanto ad una élite aristocratica,

    durante il periodo Heian siamo ancora lontani dalla figura del singolo pellegrino o dell’asceta (o

    meglio, è giusto precisare che tale fenomeno non è ancora dominante in questo periodo storico, ma

    ciò non esclude che già vi fossero i dovuti casi di pellegrini solitari); questa tendenza, in cui il

    pellegrinaggio rimane una pratica ristretta ad un numero limitato di persone, rimarrà pressoché

    inalterata sino ai periodi Kamakura 鎌倉時代 (1185-1333) e Muromachi 室町時代 (1336-1573).

    Durante il periodo Tokugawa 徳 川 時 代 (1603-1867) il pellegrinaggio in Giappone subì

    storicamente un drastico cambiamento, per certi aspetti una rivoluzione che cambiò la concezione

    stessa del pellegrinaggio come lo si era visto sino ad allora. Per la prima volta persone di condizione

    più umile poterono guadagnarsi il diritto di partecipare a questo tipo di pratica religiosa. Possiamo

    distinguere un certo numero di fattori che reserò possibile questa seconda fioritura del

    pellegrinaggio in senso democratico e sociale: la crescita economica degli agricoltori e dei contadini

    fu una delle premesse più importanti; e ancora, lo sviluppo di una classe urbana di mercanti (che

    pure contribuì, in una misura non trascurabile, a cambiare il quadro sociale precedente e a diminuire

    lo schiacciante distacco che esisteva tra le classi sociali), pure aggiunse una spinta notevole al

    cambiamento; la sicurezza garantita da una rinnovata stabilità politica a sua volta permise lo

    sviluppo di una più efficace rete di comunicazioni e di facilitazioni...

    Conseguentemente, la natura stessa del pellegrinaggio subì dei cambiamenti dovuti in larga parte

    al vasto numero di gente comune che, in un arco di tempo relativamente breve, iniziò a muoversi in

    massa verso i luoghi sacri.

    Un’altra caratteristica tipica di questo periodo, fu la diffusione del fenomeno del cosiddetto kojiki

    junrei 乞食巡礼 , una sorta di accattonaggio, praticato da mendicanti senza dimora fissa, che

    facevano del pellegrinaggio la loro “casa”, e che chiedevano elemosine ai viandanti o agli abitanti

    del luogo. D’altra parte i luoghi sacri, o le strade che portavano ad essi, cominciarono ad essere

    frequentati da un numero di pellegrini mai visto prima. Questo portò, in quelle specifiche aree, ad

    un forte incremento degli esercizi commerciali, specialmente locande e in generale negozi legati

    alla vendita di cibi e bevande. Alcuni luoghi lungo il cammino divennero dunque molto vivaci e

    frequentati, e finirono con l’attirare sempre più mendicanti, che in cerca di fortuna si 'inventavano'

    pellegrini8.

    8 Riguardo il fenomeno dell'accattonaggio sui sentieri sacri, dei problemi che tale fenomeno comportava e degli sforzi da parte del governo e delle autorità locali, si consulti KOUAMÉ 1997, p. 18s.

    5

  • Quest’Era vide anche lo sviluppo di nuovi sentieri di pellegrinaggi in tutto il Paese, in una misura

    mai vista precedentemente. Per questi ed altri aspetti, il periodo Tokugawa è da ritenersi come una

    sorta di “periodo d’oro” della storia del pellegrinaggio in Giappone. Aveva inizio l’Era del

    pellegrinaggio delle grandi masse.

    6

  • II.1.1. Storia delle parole legate al pellegrinaggio in Giappone

    — La parola junrei (巡礼)

    La prima persona a servirsi in Giappone della parola junrei fu Ennin 円仁 (794-864) della setta

    Tendai天台, uno dei più illustri monaci del periodo Heian. Come il suo predecessore Saichō 最澄,

    Ennin viaggiò in Cina (838) per approfondire la sua conoscenza della Dottrina Buddhista, e vi

    rimase in tutto dieci anni. Egli riportò le sue esperienze di quegli anni in un diario, che si intitola

    Nittō guhō junrei kōki 入唐求法巡礼行記 (“Cronache di un pellegrinaggio in Cina in cerca della

    Dottrina”)9. Da quel periodo in avanti, quindi dalla prima metà del IX secolo, la parola junrei iniziò

    ad essere usata in Giappone. Successivamente la parola junrei venne usata in altri testi, tra i quali lo

    Hokke genki10, che risale alla metà dell’XI sec. Nello Hokke genki, il termine junrei indica l’atto di

    camminare e di praticare austerità mentre si viaggia verso luoghi sacri, che sono stati in qualche

    modo connessi ad eventi miracolosi11. Secondo lo studioso HAYAMI Tasuku, il termine junrei

    indica un viaggio ascetico in luoghi sacri, e viene praticato da asceti che dimorano in luoghi sacri

    tra le montagne e le foreste, e che sono conosciuti con il nome generico di hijiri 聖 (asceti erranti)12.

    Così, dai primi tempi fino al primo medioevo, il termine junrei indicava principalmente: 1) girare

    intorno a un certo numero di luoghi sacri e 2) sottoporsi ad una pratica austera.

    Tuttavia queste prime caratteristiche del termine junrei cambiarono gradualmente con il passare del

    tempo. Questo cambiamento fu dovuto principalmente al pellegrinaggio di massa che si sviluppò

    durante il periodo Tokugawa, che portò conseguentemente ad un declino della natura ascetica del

    pellegrinaggio.

    Il significato letterale del termine junrei, ovvero “girare intorno (a un numero di luoghi sacri)”,

    sopravvive tutt’oggi e continua ad essere impiegato per indicare tipi di pellegrinaggio come quello

    degli ottantotto templi nello Shikoku o come quello dedicato a Kannon nel Saikoku (dove i luoghi

    sacri corrispondono al numero di trentatré). Il pellegrinaggio ad Ise, invece, si differenzia da questi

    ultimi due tipi di pellegrinaggio in quanto non è un pellegrinaggio circolare, ma un tipo di

    pellegrinaggio dove ci si reca in visita principalmente ad un tempio (quello di Ise), pertanto viene

    indicato con i termini Ise sangu 伊勢参宮 o Ise mairi 伊勢参り; e mai con Ise junrei.

    9 Si veda REISCHAUER 1955a e 1955b.10 Il titolo per intero è Dai Nihonkoku hokekyō kenki 大日本国法華経記.11 HOSHINO 1997, p. 276.12 HAYAMI 1970, p. 277.

    7

  • Tuttavia, nel mondo occidentale la parola “pellegrinaggio” (che deriva dalla parola latina

    peregrinus, e il cui significato deriva da per-ager, che suggerisce l’idea di una persona che passa

    attraverso luoghi selvaggi), con riferimento ai tipi di pellegrinaggio in Giappone, viene usata per

    indicare senza distinzione lo Shikoku henro 四国遍路 , lo Ise sangu 伊勢参宮 e altri pellegrinaggi.

    Questo piccolo malinteso nella traduzione è chiaramente inevitabile, dal momento che in Occidente

    non esiste un vero e proprio corrispettivo per ognuno dei termini giapponesi che indicano

    “pellegrinaggio”. In Giappone possono esistere delle differenze sostanziali tra un pellegrinaggio e

    l'altro, e questo spiega come mai nella lingua giapponese esistono così tanti modi di riferirsi a tale

    pratica secondo il caso. All’uopo si fornirà di seguito un vocabolario minimo dei termini che nella

    cultura giapponese hanno il significato di “pellegrinaggio”, o che in qualche modo sono connessi

    all’idea del pellegrinaggio13.

    13 Per approfondire si veda anche READER and SWANSON, 1997.

    8

  • II.1.2. Vocabolario minimo

    —JUNPAI 巡拝/順拝

    Le due letture di questo termine vengono usate generalmente senza distinzione. Come si vede, il

    primo carattere è lo stesso di junrei14; questi due termini indicano il medesimo significato, ovvero

    “girare intorno”, o ancora “seguire un ordine (di tappe o templi)”, anche se junpai è usato con meno

    frequenza. Inoltre, come junrei, il termine junpai solitamente non indica un tipo di pellegrinaggio

    specifico, ma può fare riferimento ad un pellegrinaggio generico (junpai suru).

    —HENRO 遍路

    Sebbene gli ideogrammi che compongono questo termine abbiano un significato piuttosto chiaro, e

    potenzialmente potrebbero riferirsi a qualsiasi pellegrinaggio di tipo circolare (hen, in questo caso,

    suggerirebbe l’idea di “circolare”, mentre ro indica “strada”, “sentiero”), il termine henro si

    riferisce esclusivamente al pellegrinaggio degli ottantotto templi dello Shikoku. Come vedremo nei

    capitoli successivi, tale pratica religiosa (e culturale) si focalizza sulla figura carismatica di Kōbō

    Daishi (弘法大師), il monaco fondatore della scuola Shingon del Buddhismo esoterico.

    Si pensa che anticamente in luogo del termine henro venisse usato il termine heji 辺地15, che sta ad

    indicare semplicemente ciò che è periferico, ed allude al sentiero che disegna il perimetro dell’isola

    dello Shikoku16. Con henro, inoltre, non si fa solo riferimento all'omonimo pellegrinaggio, ma

    anche ai pellegrini che decidono di misurarsi in tale pratica.

    —JUNREKI 巡歴

    Usato in senso generico, junreki fa riferimento al pellegrinaggio o a forme di itineranza religiosa.

    Il significato è simile a quello di henro e junrei, ma si tratta di un termine di uso meno frequente.

    —HENREKI 遍歴

    14 Vale anche per l’altra ipotesi di lettura (順拝 ), giacché anche il termine junrei può essere scritto in quest’altra

    variante: 順礼.15 KONDŌ, 1996, p. 25s.16 Per approfondire si veda inoltre l’interessante lavoro di Kondō Yoshihiro 新野俊和: “Shikoku Heji kara Shikoku

    Henro he” 四国辺地から四国遍路へ. In SHINNO, 1996b, pp. 22-61.

    9

  • Ian READER e Paul SWANSON nell’articolo “Editor’s Introduction: Pilgrimage in Japanese

    Religious Tradition”, descrivono il termine henreki come una parola usata con poca frequenza e

    che, un po’ come junrei, farebbe riferimento a pellegrinaggi e pratiche religiose in generale17.

    Tuttavia, leggendo l’interessante lavoro di YAMAORI Tetsuo 山折哲雄 , dal titolo Nihon no

    Bukkyō to Minzoku 日本の仏教と民族 , è possibile notare che lo studioso, nel capitolo che guarda

    caso ha il nome di Junrei to henro (巡礼と遍路 ), si serve più volte di questo termine, ma

    curiosamente lo impiega soltanto in determinate occasioni; e dunque l’uso che ne fa non

    sembrerebbe a prima vista così generico. Suddivisa la pratica del pellegrinaggio in tre categorie

    principali (si parlerà esaurientemente di ciò nel capitolo III, III.4), lo studioso si serve del termine

    henreki in riferimento a quella che numera come prima categoria, ovvero il pellegrinaggio legato

    alle divinità. Ed è importante notare che per fare riferimento al pellegrinaggio, il YAMAORI si

    serve in tutto il paragrafo del solo termine henreki. Soltanto nella frase conclusiva si serve della

    parola junrei, ma senza rinunciare all’uso del termine henreki, scrivendo curiosamente in questo

    modo: junrei-henreki 巡礼・遍歴 18. È interessante notare ancora come nei paragrafi dedicati alle

    altre due categorie, il cosiddetto “pellegrinaggio dei Santi” (Seija no junrei 聖者の巡礼 ) e “il

    pellegrinaggio della gente comune” (shomin no junrei 庶民の巡礼), non si fa uso, neppure una volta

    del termine henreki. Con quale criterio sia operata tale scelta linguistica, da quando comincerebbe

    ad essere impiegata, sono interrogativi che indagati più adeguatamente potrebbero fornire ulteriori

    ed interessanti riflessioni sulla terminologia legata al pellegrinaggio, certamente importanti ai fini di

    una ricerca circoscritta ad una matrice propriamente storico-filologica; sono tuttavia informazioni di

    importanza secondaria per il presente lavoro, e che in alcun modo non ne modificano la fruizione.

    Dunque, basterà tenere presente che l’esempio succitato fornisce delle nuove ipotesi che

    suggerirebbero un uso in verità specifico del termine henreki, del quale vuoi perché divenuto

    desueto nel tempo, vuoi perché non esite un riscontro chiaro in altre lingue, il significato e il criterio

    di utilizzo risulta essere non perfettamente soluto, ma va comunque inteso in riferimento a fenomeni

    specifici, come il cosiddetto “pellegrinaggio delle divinità”.

    17 READER e SWANSON, 1997, p. 233.18 Il termine henreki è stato riportato in grassetto: «[…] まず第一のカミの巡礼ということであるが、『日本書

    紀』にはアマテラスの遊幸・鎮座の神話が語られている。はじめアマテラスは女性シャーマンのからだ

    に憑いて大和から近江へ移動し、やがて美濃を経由して、最後に伊勢に落ち着いた。アマテラスの神霊

    を身に憑けた巫女が、聖地を遍歴して伊勢の地に鎮座したのである。このようなアマテラスの遍歴の物

    語は、たとえば八幡神の遍歴の旅を想いおこさせないであろうか[…]。それをここではカミの巡礼・遍

    歴の旅といってみたいのである», YAMAORI, 1989, p. 117s.

    1

  • —JUNRO 順路

    Anche questo termine non è molto in uso, almeno con riferimento al pellegrinaggio in quanto tale.

    Viene invece usato per indicare specificatamente il percorso (soprattutto quando si tratta di un

    percorso stabilito) di un pellegrinaggio.

    —MEGURI 巡り

    Letteralmente vuol dire “girare”, “andare in giro”. Fa riferimento a quei pellegrinaggi composti da

    una pluralità di templi o luoghi cultuali. Sebbene sia lecito considerarlo un termine generico (visto

    che non è specifico di un singolo tipo di pellegrinaggio), tale classificazione è vera solo in parte.

    Infatti si dice meguri non per indicare un percorso in cui i luoghi sacri siano accomunati dalla

    venerazione verso un singolo Buddha o Bodhisattva (si prenda il caso del pellegrinaggio nel

    Saikoku dedicato a Kannon); ma l’uso di meguri è invece generalmente “limitato” a quei

    pellegrinaggi composti da una pluralità di luoghi sacri inscritti in un percorso, le cui divinità da

    venerare sono molteplici ed accomunate da un determinato elemento. Ne è un esempio lo Shikoku

    Henro, che a questo proposito viene anche chiamato Shikoku (Henro) hachi-jū-hakkashomeguri 四

    国(遍路)八十八箇所めぐり, ovvero “Pellegrinaggio degli Ottantotto Templi dell’Isola di Shikoku”.

    Questo perché nello Shikoku Henro, in ogni tempio lungo il percorso, oltre alla figura di Kōbō

    Daishi venerata come Buddha, è possibile venerare una seconda divinità o Bodhisattva (si veda

    capitolo III, III.2) appartenente al pantheon buddhista, che varia di tempio in tempio.

    Capita che anche il termine mawari 回り venga usato analogamente. Ciò avviene principalmente

    in due casi: 1) nell’eventualità in cui lo si usi come suffisso per uno specifico pellegrinaggio o che

    2) lo si usi in forma verbale per indicare l’azione di fare un pellegrinaggio che possegga le

    caratteristiche di cui si è detto.

    —MŌDE 詣

    Come accennato all’inizio del paragrafo, mōde fa riferimento ad una visita devozionale ad un

    singolo tempio o luogo sacro. Come il termine meguri, mōde può essere aggiunto come suffisso al

    nome di un luogo sacro (specialmente con riferimento a luoghi montuosi o località), come il

    11

  • pellegrinaggio a Kumano (Kumano mōde 熊野詣) o ancora sul monte Kōya (Kōya-san mōde 高野山

    詣で). Può anche essere usato in modo del tutto generico, servendosi del termine mono mōde 物詣19,

    che suggerisce l’azione di fare visite devozionali “a qualcosa” o “in qualche luogo”, senza fare

    riferimento al Buddha o al luogo da visitare.

    Hatsumōde 初詣 fa invece riferimento alla prima visita (a un tempio o una località) dell’anno.

    —MAIRI 参り

    È un termine che deriva dal verbo mairu, che vuol dire “andare”. In genere quest’uso sostantivato

    allude alla pratica di fare visita ad un luogo sacro o andare in pellegrinaggio in un luogo che

    andrebbe visitato almeno una volta nella vita.

    Storicamente mairi è stato anche usato ad indicare un tipo di comportamento da parte dei

    pellegrini considerato in conflitto con la stabilità dell’ordine sociale20, come ad esempio il

    fenomeno delle masse di pellegrini che sorpresero e minarono l’ordine sociale durante il periodo

    Tokugawa21.

    —SANKEI 参詣

    Gli ideogrammi che compongono sankei sono una combinazione dei termini mairi e mōde. Sankei

    indica la pratica generica di recarsi in luoghi sacri o di andare in pellegrinaggio. Dunque non viene

    usato in riferimento a pellegrinaggi specifici.

    —SANGŪ 参宮

    Sebbene il significato di questo termine non suggerisca una pratica specifica, giacché letteralmente

    fa riferimento all’azione di recarsi ad un tempio shintō 神道 (miya 宮 sta per tempio shintoista),

    come già detto in precedenza, storicamente con sangū si fa riferimento esclusivamente al

    pellegrinaggio ad Ise.

    19 Per lo più usato durante il periodo Heian (READER e SWANSON, p. 234, 1997).20 Ibidem.21 A questo proposito si veda NENZI, 2006.

    1

  • —SANPAI 参拝

    Questo termine indica una visita ordinaria ad un tempio buddhista o ad un jinja 神社 (tempio

    shintoista), o ancora allude semplicemente al culto religioso. Anche se composto dal kanij di mairi,

    fa più comunemente riferimento alla pratica di venerazione, piuttosto che alla pratica del

    pellegrinaggio22.

    —YUGYŌ 遊行

    Con yugyō si fa riferimento più specificamente al pellegrinaggio inteso come pratica ascetica o

    itineranza religiosa (come per il succitato fenomeno dello hijiri 聖 ); con questo termine si fa

    riferimento allo stile di vita ascetico, e ancora agli stessi monaci itineranti che si sottoponevano a

    tali pratiche. Il primo sinogramma, yu 遊 , vuol dire “giocare”, “divertirsi”, mentre gyō 行 fa

    riferimento alla pratica ascetica. Questo tipo di accostamento alluderebbe alla stretta relazione ed

    interazione che esiste tra il piacere (inteso anche come “zelo”) e la pratica ascetica23.

    —REIJŌ 霊場

    Letteralmente indica un luogo (jō) che attrae degli spiriti (rei), od un luogo nel quale gli spiriti si

    incontrano.

    Luoghi del genere possono anche trovarsi sulle montagne, in questo caso prendono il nome di

    reizan 霊山 , dove zan ha il significato di “montagna”. In verità esistono in Giappone numerose

    montagne del genere, dove la tradizione vuole che gli spiriti si riuniscano, o vi passino

    momentaneamente prima di finire nel regno dei morti. Tra questi luoghi montuosi, uno dei più

    conosciuti è lo Osorezan 恐山, che letteralmente vuol dire “montagna della paura”24, e si trova nella

    22 READER e SWANSON, 1997, p. 235.23 Ibidem.24 Ed il nome è più che appropriato. In una recente visita ho potuto assistere personalmente all’impatto suggestivo (e

    in un certo senso raccapricciante) del luogo. Scarpe, abiti, giocattoli appartenuti uomini, donne e bambini morti decorano i sentieri che serpeggiano la montagna. Le rocce calcaree dei colori più disparati, e le fuoriuscite continue di gas nocivi rendono il posto inabitabile e inospitale, e ne fanno una distesa di pietre e rocce scoscese dove la vegetazione non cresce. Uno dei sentieri in questo luogo desolato, con i suoi vari inferni che sembrano esservi sparsi senza criterio, conduce ad una spiaggia tranquilla che si affaccia su un grande lago tra le montagne, che comunica un senso di immobile quiete. Varie storie sono legate anche a questo lago, dove è vietato bagnarsi. Stando alla testimonianza di una persona del luogo, che mi fece da guida, sul fondo del lago vi sarebbero le anime dei morti; queste, attratte da chi entra in quelle acque, afferrano le caviglie dell’imprudente avventuriero che osa bagnarvisi, e lo tirano a sé giù in fondo al lago. Al di là della superstizione legata al luogo, diverse persone sono realmente affogate in questo lago. A riprova di ciò, le acque di questo lago, si è scoperto che possiedono una alta percentuale acida perchè in prossimità della zona vulcanica del posto, e ciò a portato gli studiosi ad iniziare in anni recenti delle

    1

  • parte nord dell’area dello Honshu; molto famoso è anche il monte Ontake 御嶽山 , nel Giappone

    centrale.

    Ancora, reijō indica non soltanto un luogo in cui si riuniscono gli spiriti dei morti, ma indica anche

    – o in virtù di ciò – un luogo di energia spirituale, dove accadono eventi miracolosi25. Per questo

    motivo, con reijō si fa anche riferimento a templi od aree che si trovano lungo i pellegrinaggi (e

    questa è da considerarsi una riprova del livello di fusione che esiste, in particolare lungo i

    pellegrinaggi, tra sacralità, leggende e credenza popolare).

    Nel caso dello Shikoku Henro, reijō può indicare non soltanto un luogo lungo tale pellegrinaggio,

    ma sotto il nome di Shikoku Reijō viene usato con il medesimo significato di Shikoku Henro.

    —FUDASHO 札所

    Anche questo termine fa riferimento a luoghi sacri lungo un pellegrinaggio, ma un’analisi dei

    caratteri che lo compongono ci permette di capire che il suo significato comunica una sensazione

    differente da quella della parola reijō. Fudasho non fa riferimento agli spiriti ma ci indica un luogo

    (sho) in cui il pellegrino può ricevere dei “talismani” sacri (fuda), che avrebbero il compito di

    proteggerlo da forze avverse. Sempre con fuda, si fa riferimento a una sorta di biglietto da visita26,

    che il pellegrino lascia generalmente nei templi che visita, in modo da segnalare la propria visita e

    fare in modo di trasmettere la sua preghiera (spesso una richiesta) al Buddha27.

    In origine i fuda erano fatti in legno e venivano inchiodati a pilastri, o venivano posti in altri

    luoghi lungo il sentiero.

    Queste caratteristiche ci aiutano a capire che, a differenza di reijō, il termine fudasho comunica

    una serie di sfumture diverse. Mentre reijō può alludere al pellegrinaggio nella sua essenza, o ad un

    luogo non ben delimitato, albergato da forze invisibili, il termine fudasho viene usato in riferimento

    a luoghi, o oggetti tangibili che sono reperibili o scambiabili in luoghi tangibili.

    ricerche per spiegare la misteriosa presenza di pesci, nonostante le acque del lago non potrebbero ospitare la vita.25 Cfrt. READER e SWANSON, 1997, p. 35.26 Dove oltre al nome e la provenienza del pellegrino, a volte è possibile evincere anche informazioni relative al

    pellegrinaggio praticato dalla persona che lo possiede, ma di questo si parlerà esaurientemente nel capitolo IV, relativo

    al pellegrino.27 Può anche essere dato o scambiato con quello di altri pellegrini. Se ne parlerà in modo esauriente nel capitolo IV.3.

    1

  • II.2. Il pellegrinaggio di Shikoku nel tempo (Coordinate storiche).

    Come è possibile comprendere dall’immagine in basso, la popolarità che ha vissuto lo Shikoku

    henro da quando è stato iniziato ad essere praticato è stata lunga ed ininterrotta (anche se calata

    notevolmente in alcuni periodi). Come è possibile notare nell’immagine 1, è stato durante l’ultima

    fase del periodo Edo che il pellegrinaggio degli ottantotto templi ha vissuto il suo periodo di

    massima popolarità (i parametri fanno riferimento al numero di visitatori per anno. La prima linea

    orizzontale a partire dal basso indica un numero di cento pellegrini, la seconda duecento, la terza

    trecento. Come vediamo, tra il 1821 e il 1841 il numero di pellegrini all’anno si avvicinava alle

    trecento persone).

    128.

    Se andiamo a confrontare le stime del numero di devoti che in quegli anni andavano in

    pellegrinaggio nell’isola dello Shikoku con il numero dei devoti che andavano a praticare altri

    pellegrinaggi nell’arcipelago, noteremo che il numero dei pellegrini dello Shikoku henro ha una

    superiorità schiacciate rispetto al numero dei devoti che praticavano gli altri pellegrinaggi. Si

    28 Gli schemi 1, 2 e 3 provengono da KONDŌ 1996, p. 71s.

    1

  • osservino i grafici 2, 3 proposti di seguito.

    Lo schema 2 ci mostra che sui pellegrinaggi del Giappone, soltanto quello dell’isola dello Shikoku

    raggiunge il 59,9 %. Gli è seconda l’area del Kinki (16,9 %); a seguire vediamo l’area del Kyūshu,

    del Chūgokue e del Chūbu. Per ultimi Kantō, Tōhoku e Hokkaidō.

    2.

    3.

    1

  • Lo schema 3 ci aiuta visivamente a comprendere come si distribuivano le masse di devoti che

    andavano in pellegrinaggio in quegli anni. I numeri visibili nella legenda fanno riferimento al

    numero di devoti. Le uniche aree dove si registrano più di 400 devoti, sono quelle dello Shikoku e

    quelle della zona del Kansai.

    Elio Bova

    Quest'opera è stata rilasciata con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non

    opere derivate 3.0 Unported. Per leggere una copia della licenza visita il sito web

    http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/ o spedisci una lettera a Creative Commons, 171

    Second Street, Suite 300, San Francisco, California, 94105, USA.

    1

  • BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

    • AMBROS Barbara (1997), “Liminal Journeys: Pilgrimage of Noblewomen in Mid-Heian

    Japan”, in Japanese Journal of Religious Studies.

    • HAYAMI Tasuku 速水侑 (1970), Kannon Shinkō 観音信仰. Tokyo: Hanawa Shobō.

    • ——— (1987)Jujutsu Shūkyūō no Sekai: Mikkyō Shūho no Rekishi 呪術宗教の世界―密教修

    法の歴史. Tokyo: Hanawa Shobō.

    • HOSHINO Eiki 星野英紀 (1997), “Pilgrimage and Peregrination: Contextualizing the Saikoku

    Junrei and the Shikoku Henro”, in Japanese Journal of Religious Studies, XXIV: 271-300.

    • KONDŌ Yoshihiro 近藤善博 (1996), “Shikoku Heji kara Shikoku Henro he” 四国辺地から四

    国遍路へ . In Kōza Nihon no Junrei 講座日本の巡礼 (vol II), a cura di Shinnō Toshikazu,

    Tokyo: Yūzankaku.

    • KOUAMÉ Nathalie (1997), “Shikoku’s Local Authorities and Henro During the Golden Age

    of the Pilgrimage”, in Japanese Journal of Religious Studies.

    • NENZI Laura (2006), “To Ise at All Costs: Religious and Economic Implication of Early

    Modern Nukemairi”, in Japanese Journal of Religious Studies, XXXIII 1:75-114.

    • READER Ian, SWANSON Paul L. (1997), “Editor’s Introduction: Pilgrimage in Japanese

    Religious Tradition”, in Japanese Journal of Religious Studies vol. 24 3-4.

    • REISCHAUER, Edwin O. (1955a), Ennin’s Diary, The Record of a Pilgrimage to China in

    Search of the Law. New York: Ronald Press.

    • ——— (1955b) Ennin’s Travels in T’ang China. New York: Ronald Press.

    • SHINNO Toshikazu 真野俊和 ed. (1996), Kōza Nihon no Junrei 講座日本の巡礼 (vol. I-II-III),

    Tokyo: Yūzankaku.

    • ——— (1996a) Honzon Junrei 本尊巡礼, vol. I.

    • ——— (1996b) Seiseki Junrei 聖跡巡礼, vol. II.

    • ——— (1996c) Junrei no Kōzō to Chihō Junrei 巡礼の構造と地方巡礼, vol. III.

    • ——— (2002) “Journeys, Pilgrimages, Excursions: Religious Travels in the Early Modern

    Period” (trad. Laura Nenzi), in Monumenta Nipponica, vol. LVII, 4: 447-71 (inverno).

    • YAMAORI Tetsuo 山折哲雄 (1989), Nihon no Bukkyō to Minzoku 日本の仏教と民族 , NHK

    Shimin daigaku (NHK市民大学).

    1

  • DIZIONARI ED ENCICLOPEDIE

    • Dejitaru Daijisen デジタル大事線 (dizionario elettronico).

    • Kōjien 広辞苑, Iwanami Shoten, Tokyo, 1977.

    • Meikyō kokugo jiten 明鏡国語辞典 (dizionario elettronico).

    • Mikkyō daijiten 密教大辞典, H z kan,ō ō 1966.

    • Nihon Rekishi daijiten 日本歴史大辞典, 河出書房版, 1968.

    • Sekai Daihyakka Jiten 世界大百科事典, Kabushikigaisha Heibonsha, Tokyo, 1972.

    1