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Scheda di sintesi, e Ringraziamenti e Saluti Questo grave documento è quindi, in stesura completa ed analisi di teoria, per la prima volta presentato qui all’attenzione mondiale; l’indubbia, ed anche estrema, impegnatività delle sue proposizioni generali e particolari, induce quindi l’Autore ad una necessaria prudenza, prima di procedere ai generali passi di chiarimento – primo tra tutti, la Conferenza Stampa – necessari all’opinione pubblica, anche di caratura scientifica. Nel presentarlo quindi alla valutazione, si ricorda brevemente che le sue anticipazioni solamente minimali – relative in realtà alla sola identificazione del Calice mosaicale pavimentale di San Lorenzo, prima tappa del nostro studio – sono state in questi due anni compattamente riportate dalla Stampa di tutti e cinque i Continenti, facendo di tale prima nota con ogni probabilità una delle notizie di genere più divulgate del secondo dopoguerra. E’ un onore che non merito; e che mi induce, prima di questa divulgazione, al ringraziamento dell’operato – ed ancora di più, di opinioni e consigli – di mondo scientifico e giornalistico. E’ qui in coda una lista di interventi, nella sua necessaria incompletezza, e per quanto ne ho potuto sapere, di cui intendo ringraziare direttamente per serietà ed impegno. Ci si scusa ancora per l’incompletezza delle Note di citazione al documento centrale, determinata dai miei problemi del momento, e dall’avvicinarsi della scadenza Natalizia che induce a prudenza e rispetto; in pochi giorni ritengo di avere completato la lacuna, determinata dallo sviluppo in solitudine della notevole massa dati di ricerca, necessaria alla configurazione finale in esame,

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Scheda di sintesi, e Ringraziamenti e Saluti

Questo grave documento è quindi, in stesura completa ed analisi di teoria, per la prima volta presentato qui all’attenzione mondiale; l’indubbia, ed anche estrema, impegnatività delle sue proposizioni generali e particolari, induce quindi l’Autore ad una necessaria prudenza, prima di procedere ai generali passi di chiarimento – primo tra tutti, la Conferenza Stampa – necessari all’opinione pubblica, anche di caratura scientifica.Nel presentarlo quindi alla valutazione, si ricorda brevemente che le sue anticipazioni solamente minimali – relative in realtà alla sola identificazione del Calice mosaicale pavimentale di San Lorenzo, prima tappa del nostro studio – sono state in questi due anni compattamente riportate dalla Stampa di tutti e cinque i Continenti, facendo di tale prima nota con ogni probabilità una delle notizie di genere più divulgate del secondo dopoguerra.E’ un onore che non merito; e che mi induce, prima di questa divulgazione, al ringraziamento dell’operato – ed ancora di più, di opinioni e consigli – di mondo scientifico e giornalistico. E’ qui in coda una lista di interventi, nella sua necessaria incompletezza, e per quanto ne ho potuto sapere, di cui intendo ringraziare direttamente per serietà ed impegno.Ci si scusa ancora per l’incompletezza delle Note di citazione al documento centrale, determinata dai miei problemi del momento, e dall’avvicinarsi della scadenza Natalizia che induce a prudenza e rispetto; in pochi giorni ritengo di avere completato la lacuna, determinata dallo sviluppo in solitudine della notevole massa dati di ricerca, necessaria alla configurazione finale in esame, che – constando di oltre 500 cartelle – richiederà senz’altro tempi ragionevoli di analisi. Grazie

A. M. B. Roma, 1 Dicembre 2008

Punti di - estrema - sintesi in Scheda

1) Il rapporto diretto tra cultura poetico - letteraria del Santo Graal ed attribuzione storico – mistica di componenti materiali in identificazione, è determinata dall’attribuzione alla figura romana del Martire Lorenzo, sia nella leggendarietà di origine aragonese del Santo Caliz che nella determinazione genovese da Iacopo da Varagine;

2) Ciò nella più generale identificazione di grande ciclo relativo, dai Padri della Chiesa, dei celebri Tesori – si ritiene, reliquiari – in affidamento al Diacono Lorenzo dal

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suo Pontefice, in atto di persecuzione martiriale ( agosto 258 );

3) Nell’ambito di tale ipotesi di teoria ricostruttiva, si segnala quindi il singolare reperimento, da parte di Giovanni Battista De Rossi, con citazione dal 1863, di un calice vitreo di apposizione sacralizzante murato al fondamento della Basilica del VI secolo; componente correttamente trasmessa dal grande archeologo alla Biblioteca Apostolica Vaticana, e, con ogni probabilità, ancora ivi giacente;

4) L’apposizione di tale componente è da noi in ricerca fatta risalire alla fase diretta di costituzione basilicale, durante la disastrosa epidemia del 589 – 90 che vide la stessa scomparsa dell’edificatore basilicale, Pelagio II, e l’ascesa al Pontificato da parte di Gregorio degli Anicii, poi Magno;

5) Alla successiva fase gregoriana è quindi per noi connessa la elargizione sacrale, in funzione evangelizzante, di una serie di generiche Reliquie oggettuali, ai popoli e regnanti europei d’epoca; che riteniamo essere indirettamente citabili dal racconto gregoriano, ed astrattamente riconducibili ad un giacimento reliquiario laurenziano, identificato da Pelagio II stesso;

6) Agli eventi stessi di relazione all’immensa epidemia del 590, quindi – nei loro aspetti religioso sacrali – sono quindi riconducibili in prima origine gli elementi di culto Micaelico primario, sintetizzabili nella Visione arcangelica di Gregorio, ed originati dalla imponente Processione penitenziale romana di Litania septiformis messa in atto dalla decisione in tal senso da parte di Gregorio stesso;

7) Sotto questo punto di vista, è quindi riconducibile alla componente in questione l’origine di una imponente leggendarietà, di carattere specificatamente italiano - aretina, concernente un culto cristiano di miracolistica del calice vitreo, in relazione al Vescovo e Martire Donato di Arezzo; leggenda che appare singolarmente referente ad un

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intero ciclo cristiano di attestazioni di fondo similare, estendentesi a tutto il Medioevo ;

8) L’elemento leggendario, di tradizione aretino – donatiana, e reperimento reale quindi di carattere romano – laurenziano, apparirebbe quindi di diretta relazione ad un elemento di riconduzione reliquiaria di carattere supremo, concernente una reliquia materiale di carattere fondamentale, apposta alla base stessa della Basilica del VI secolo intorno al 590, e di cui la spaventosa tragedia collettiva di quegli anni, e la stessa morte di Pelagio, toglie quindi lettura complessiva, costringendo a risalirne ad analisi deduttivo – induttiva;

9) L’ elemento è da questa ricerca fatto risalire ad una perduta componente di origine apostolica, dallo stesso Tommaso, nella lettura medioevale morto martire in India; l’analisi complessiva dimostrebbe quindi la predicazione di Tommaso di relazione alla colonia commerciale di natura aretina di Arikamedu, analizzata dal celebre Wheeler nel secondo dopoguerra; da Arikamedu il Calice tomistico sarebbe stato dall’origine ricondotto ad Arretium, per poi tornare nella disponibilità della prima comunità cristiana romana, ed essere sepolto dal diacono Lorenzo con sé, determinando l’origine della leggenda dei tesori;

10) Il recentissimo reperimento – ancora in fase di studio - di una importante insula aretina del I secolo, sottostante l’antica chiesetta medioevale di S. Lorenzo, insula di probabile origine dalla gens di Mecenate, e contenente un complesso reliquiario etrusco di eccezionale valore – tra cui la celebre Minerva – farebbe quindi propendere per una ipotesi in questo senso sulla custodia cristiana della Reliquia oggettuale tomistica, traslata dagli aretini della stazione commerciale di Arikamedu;

11) La caratteristica di origine tomistica del calice poi in epoca medioevale definito poeticamente come Graal, sembrerebbe attestarsi anche dalla citazione del vescovo

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Arculfo di Bordeaux ( VII sec. ), attestante la venerazione d’area a Gerusalemme di un Calice della Resurrezione con cui Gesù Cristo avrebbe cenato nelle Apparizioni evangeliche successive alla Morte e Resurrezione. La questione appare di enorme importanza, in questo senso, nella luce evangelica che vede Tommaso protagonista della celebre narrazione sull’Incredulità, proprio in occasione dell’ Apparizione post mortem di Gesù Cristo;

12) Si noti ora come – contrariamente a quanto generalmente creduto – l’origine al I secolo della lavorazione della soffiatura del vetro non derivi dalla metodica romana, ma da una novità di concezione introdotta all’epoca in terra di Palestina, proprio con la fabbricazione specialistica di vasi in vetro, in particolare nell’area evangelica di Cafarnao; della lavorazione dei Vasi in vetro d’area, è citazione profondamente simbolizzante nel Vangelo Apocrifo di Filippo, strutturalmente correlazionato agli Apocrifi di tradizione tomistica;

13) La profondità della relazione della mistica tommasiana e di quella successiva laurenziana sembrerebbe apparire dallo studio di svariate componenti, tra cui soprattutto il culto – tomistico quanto laurenziano – di un Sacro Cingolo, di origine nominale da un importante culto di area pratese di relazione ad una leggendarietà direttamente Tomistica, e determinato nell’analisi laurenziano – romana da una versione di culto del tutto propria, in lettura di una miracolistica pre purgatoriale attestata ed identificata dall’XI secolo;

14) La tradizione della mistica pre purgatoriale di Lorenzo si rafforza, nella nostra analisi, dalla lettura di importanti componenti di indiretta relazione alla reliquia suprema di memoria dalla fase pelagiana; si valutino l’Altare privilegiato di Santa Ciriaca, ed il Colum di possibile lettura ceciliana delle Catacombe del Santo, entrambi di

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natura che apparirebbe appunto di mistica pre purgatoriale; si valuti l’eccezionale Calice simbolizzante cosmatesco di pavimentazione della Basilica onoriana del 1217;

15) L’eccezionale natura del luogo basilicale del VI secolo si configurerebbe quindi in una serie di importanti attestazioni; relative alla simbologia di Teofania della Luce della struttura; alle indistinte sepolture in situ di tre rilevanti Pontefici del V secolo; come anche – lo si faccia rispettosamente presente – dalla volontà di sepoltura nell’antico nartece laurenziano dello stesso Pio IX Mastai – Ferretti, Pontefice all’epoca del reperimento di De Rossi, ed evidente referente diretto della sua scoperta;

16) Ulteriore importante fattore di analisi è rappresentato dalla traslazione ad Ortona, nella immediata fase di Millenario Laurenziano ( agosto 1258 ) delle spoglie di Tommaso Apostolo da parte di Manfredi di Sicilia; la cui incoronazione imperiale a Palermo viene stabilita esattamente nell’anniversario di Millenario di San Lorenzo ( 10 agosto );

17) L’attestazione di apposizione basilicale al 590 ca – in San Lorenzo – del calice vitreo del nartece, sembrerebbe poter avere una configurabile fonte di possibile lettura d’epoca gregoriana nella figura del Vescovo e Santo scozzese Blano di Bute; gli eventi di relazione al culto del Santo sembrerebbero del tutto particolari, configurandosi la sua data di ricorrenza allo stesso 10 agosto laurenziano, e la leggenda di morte al 590 ca, dopo un viaggio di studio mistico a Roma; è da notare la leggendarietà locale che sembrerebbe rilevare una diretta parentela di attribuzione del Santo con Arthur di Dalriada, dalle antiche tradizioni il mitico Re Artù, di scomparsa da fonte medioevale al 597;

18) La figura di Blano di Bute apparirebbe quindi la via di penetrazione del culto del Calice cristiano nell’area anglo – irlandese; con complesse intuibili diramazioni di culto sino

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alla complessa attestazione delle Ampolle Sacre di Bobbio, nell’Italia Settentronale, attraverso la grande figura di San Colombano di Irlanda, fondatore nel VII secolo dell’Abbazia di Bobbio;

19) nel 983 diviene Abate di Bobbio stessa il celebre Gerberto, successivamente famoso Papa del’Anno Mille con il nome di Silvestro II. Da Gerberto nascerebbe, nella nostra analisi, il diretto studio dell’opera di Colombano, ed il formarsi, attraverso la conoscenza di un calice laurenziano di lettura al 590, di una prima mitologia del nucleo di ciò che sarebbe poi stata la leggenda medioevale del Santo Graal. Si badi come Gerberto/Silvestro muoia poi, da tradizione, di fronte alla Basilica romana di S. Croce in Gerusalemme, dove tre secoli dopo sarebbe attestato il Dito fisico dell’Incredulità di Tommaso Apostolo;

20) Nascerebbe quindi, come detto, all’Anno Mille il primo fulcro di una leggendarietà del Graal che sarebbe poi stata configurata dai grandi poeti duecenteschi attraverso la creazione di grandiosi cicli artistici aventi precisa configurazione storica; quella degli Ottoni, per la visuale dei “ Re del Graal”; quella tardoduecentesca dell’eccezionale Portico affrescato di San Lorenzo; quella ancora successiva d’arte aretina rinascimentale, con specifiche letture di relazione alle immense figure di Piero della Francesca e Leonardo, riguardo lo sviluppo del culto di calice vitreo di origine primaria in Arretium, e definizione finale romana di sede laurenziana.

Per questa ricerca quindi, il Calice vitreo di San Lorenzo, indeterminato nella Biblioteca Apostolica Vaticana, è il Santo Graal. Sic et simpliciter.

Roma, 1 dicembre 2008 Alfredo M. Barbagallo

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Ringraziamenti e saluti

Sfido su questa componente la consueta immagine che è in società dello studioso italiano perennemente in cerca di captatio benevolentiae da parte di Autorità e Stampa; non vi è forse a Roma, invece, studioso più malinconicamente, anche scioccamente, quieto ed alieno – mi si voglia, per favore, credere – da interesse primario e cupidigia intellettuale; amo vivere – e chi mi conosce lo sa – in una sorta di sogno cavalleresco, estraneo da patente e bancomat, che neanche possiedo; in compagnia di un vecchio telefonino donato da mia madre, scrittrice di favole; almeno Indiana Jones pilotava treni e maneggiava aerei; eppure – credetemi – la mia vita non è stata meno avventurosa.Non mi interessa un eventuale successo, lo lascio a chi lo desidera, ed ho accolto con immenso sgomento l’incredibile affermazione dei primi parzialissimi dati di questa ricerca in cui da solo, da tre anni, mi sono andato ad imbarcare, a mia fatica e spese; saranno altri, ben altri, ora, a dover valutare – se di interesse – i dati di questa ricerca, e non li invidio certo.

Con il cuore, i sentimenti e molto affetto desidero quindi salutare i principali referenti di ciò che è stato l’impegno condotto in solitudine in questi ultimi tre anni della mia vita.Le Soprintenze romane, luogo di cultura e di ricerca; desidero qui menzionare la misurata citazione – di cui ringrazio - da parte del Prof. Angelo Bottini, che conosco e stimo da molti anni, come prima di lui a Roma il Prof. Adriano La Regina; la Pontificia Commissione di Archeologia Cristiana, nella persona del suo Presidente, Prof. Fiocchi Niccolai, anch’esso autore di una equilibrata citazione verso i miei studi, che mi lusinga ed onora.La Soprintendenza comunale romana, anch’essa da me molto frequentata; formulo i miei migliori auguri al nuovo Soprintendente Prof. Broccoli, di cui ammiro molto lo studio suelle Torri medioevali di Roma, argomento sempre molto caro; la Prof. ssa Luisa Cardilli, qui in studio citata, e con lei i prof. Eugenio La Rocca, e prima ancora la Prof.ssa Giuseppina “ Piggi” Sartorio Pisani, e prima ancora il Prof. Antonio Thiery; e quanti, quanti altri; cari ricordi quotidiani.

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Per quanto riguarda i politici romani, sempre nella particolare angolazione delle politiche culturali, di relazione a questa ricerca, cito in maniera indeterminata – anche per doveroso rispetto al loro ruolo – una serie di figure, in gran parte a me anche care, perché nella mia mente a loro connesse da diretti ricordi giovanili, o lontana frequenza di Università se non addirittura scuola superiore, o più propriamente a me vicine nell’ambito delle comuni battaglie di valorizzazione culturale romana, a volte anche per questa stessa ricerca.Cito e ringrazio per la futura attenzione – e mi permetterò di inviare loro copia della stesura finale qui in esame – Francesco Rutelli, Eugenia Roccella, Luca Danese, Fabio Rampelli, Grazia Francescato, Marco Perina, Gaetano Quagliariello, Oreste Rutigliano, Carlo Ripa di Meana, Orlando Corsetti, Goffredo Bettini, Roberto Giachetti, Franco Baccini, Alfredo Antoniozzi, Piero Marrazzo, Renato Nicolini. Grazie, amici, per tutto ciò che avete fatto in tutti questi anni per la cultura romana. Al di là degli steccati politici e culturali, voi – e con voi tanti, tanti altri, che non conosco – avete amato fortemente Roma, patrimonio dell’Umanità..

Resta poi quindi l’immenso capitolo della stampa, romana, italiana ed internazionale; vi ringrazio tutti, tutti.Solo tra i principali, le grandi agenzia internazionali, americana UPI, russa Novosti, cinese Xinhua in English; giornali come il Daily Telegraph, Die Welt, Wall Street Journal, Het Volk, e tantissimi altri, che non ho neanche potuto conoscere e conservare.Per le radio televisioni, al di là del grande impegno RAI, di cui poi ringrazierò a parte, gli speciali sulle emittenti pubbliche cèca ( Vedunka Lunardi ) ed ungherese ( Julia Sarkozy ); la nota sul National Geographic; le richieste di intervento delle televisioni tedesca e messicana; lo speciale di Jorge Rivas, per la radio cilena; la richiesta di speciale per la tv australiana in lingua italiana, le note della TV polacca, e così via.Per le emittenti cattoliche, gli illuminanti articoli di Burkhardt Jurgens sul Kath News, le note sul sito brasiliano della radio Vaticana, dell’Avvenire e dell’Ordine dei Cappuccini.Ed infine – ma forse per primi – l’impegno dei giornalisti italiani e romani; l’ADN Kronos cultura, diretta da Patrizia Perilli; la redazione centrale di ANSA cultura ; le segnalazioni all’AGI; l’impegno appassionato del TG2 cultura ( Ricci, Salvatori ); dei programmi di intrattenimento culturale del

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sabato televisivo; i collegamenti con i programmi radiofonici di stato ed esteri.Per i quotidiani italiani, i grandi articoli di Repubblica, dall’elegante firma di Orazio La Rocca; del Messaggero web, del Mattino, della Stampa, del Tempo, nella grande serie di speciali di approfondimento da parte di quella grande giornalista che è Cinzia Tralicci.E i saggi consigli di Danilo Maestosi, della penna appassionata di Cecilia Gentile, il ricordo dei multicolori ( e validissimi ) articoli sui quotidiani della Metropolitana, della firma straordinaria, ormai secoli fa, per me, del grande Salvatore Spoto…in un crescendo, di cui ringrazio ognuno.

Non so se questa documentazione definitiva avrà la forza – come le mie prime note – di attraversare il mondo; non posso nulla, su questo.Rimando alla difficile conoscenza di questa ricerca con grande disponibilità, ma anche molto seriamente conscio dell’importanza del momento. Intendo rammentare serenamente ad ognuno – Autorità, Chiesa Cattolica, mondo politico – culturale, Enti Internazionali di Studio, Stampa, mondo della Ricerca culturale - come qui non vi si sia in discussione sulle idee, i dati e le concezioni apportate dell’oscuro Alfredo Barbagallo di Roma.Perché se questi ha del tutto torto, sarà solo un Tentativo ulteriore, ma onesto, sulla strada della Conoscenza.Ma se, come dicevo in conclusione del documento centrale, egli avesse ragione – anche una sola ragione su mille – e quella ragione dovesse essere abbandonata, allora il Santo Graal lo avremo realmente smarrito; forse per sempre.

I più cortesi saluti e ringraziamenti ad ognuno

Roma, 1 Dicembre 2008 Alfredo M. Barbagallo