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16 27 FEBBRAIO - 5 MARZO 2014 | N. 8 VISTO & STAMPATO “M aschio e femmina li creò”. È scritto nel libro della Genesi (capitolo 1, versetto 27), ed è una frase ambigua, che lascia intendere. Se significasse che il maschile e il femminile convivono all’interno di ogni essere umano, capiremmo che l’impostazione data al rapporto tra i sessi, nella società cattolica occidentale, era soltanto una delle possibilità. Non l’unica. La costruzione di categorie offre utili sicurezze, ma quasi mai coincide con la duttilità dei sentimenti. L’amore avanza per sfumature, poco adatto alla staticità. Il tema è affrontato in un importante testo intitolato Infiniti amori, a cura di Barbara Mapelli e Alessio Miceli (Roma, Ediesse, pp. 320, euro 16,00). Il volume percorre le diverse gradazioni affettive esistenti nelle relazioni tra persone, evitando di inciampare nel rischio delle definizioni. La studiosa Maria Grazia Manfredonia, autrice del capitolo dedicato alle “Donne che amano donne”, fa notare che “Le donne amano altre donne in molti modi e quello che caratterizza questi modi di amarsi in realtà ha soprattutto a che fare con il modo di vivere”. Sulla scia di questa impostazione, si analizza l’amore tra uomo e uomo, quello tra donne e uomini. C’è un capitolo sull’amore migrante, e un altro sull’amore trans. L’opera riporta i contributi di diversi ricercatori, oltre alle testimonianze dirette di chi ha voluto raccontare la propria esperienza. Un’unica narrazione tiene unite le varie storie, esplorando nuovi, possibili scenari, nati dall’erosione di antiche certezze, e dalle contraddizioni del presente. Potremmo partire dal femminismo, dalla lotta per la libertà sessuale che ha messo in discussione secoli di dominio maschile. Ciò ha aperto la strada all’autodeterminazione. Dei corpi, innanzitutto. Ma su altri aspetti, il femminismo ha taciuto. La riflessione riguarda il progressivo “disinteresse sui temi dell’amore” da parte del movimento avvenuto nel tempo. Esiste tutto un patrimonio fatto di cultura e sensibilità che la donna utilizza all’interno della coppia e della famiglia. Va indagato, valorizzato, senza il timore di cadere, per questo, nella trappola della sottomissione all’uomo. In gioco c’è appunto la libertà. La serenità di tramandare un certo sapere dei sentimenti, di parlarne a tavola con i figli. Nel nostro paese, l’incapacità di narrare rappresenta la crisi più profonda nella quale ci siamo mai imbattuti. Occorre riappropriarsi di questo spazio di libertà. L’unico che dia delle risposte all’aggressività, al desiderio, al senso di delusione. “La violenza racconta la resistenza rispetto ai profondissimi cambiamenti” afferma Lea Melandri, riferendosi a quella crescente degli uomini nei confronti delle donne. C’è un’esigenza di ricomporre. E forse di ritrovare lo slancio di quei primi passi verso l’emancipazione, mossi da tanti giovani, a partire dagli anni sessanta. Ma stavolta più cultura, meno politica. Più America che Italia. Più confronto. L’inclusione è la risposta femminile al malessere del mondo. È il cambio di rotta verso la felicità e l’erotismo perduto. Alcuni uomini decidono di farci i conti perché sono stanchi. Vogliono tornare a desiderare, perdere l’orientamento e ritrovare la strada. Affronteranno il dolore, sarà rischioso. Il loro bisogno suscita emozione. Nel discorso d’amore ci si smarrisce, le ferite si rimarginano e ci si apre al mondo. In una realtà che può essere distante dalle buone intenzioni. In un continuo moto da un’identità all’altra, da una partenza a un approdo, alla ricerca di se stessi. Chiara Cristilli I l mondo delle slot machine, dei videopoker, della roulette. Un mondo di numeri, ma non solo. In questo Slot City. Brianza-Milano e ritorno, pubblicato da Round Robin nella collana “Giornalismo di salvataggio” (pp. 106, euro 12,00) Marco Dotti ci presenta persone, legalità e illegalità, luoghi di un universo che solo nel 2012 ha fatturato quarantaquattro miliardi di euro. Il gioco d’azzardo produce infatti oggi grandi numeri. Dotti parla di una sindrome da gioco compulsivo che pare coinvolgere un milione e mezzo di italiani che dal 2008 avrebbero dilapidato complessivamente più di 200 miliardi di euro. Spiega l’autore: “Nei grandi momenti di crisi c’è una funzione biologico-compensativa del gioco stesso: ci si affida, si tenta, si spera, ci si illude di recuperare con un coup ciò che il lavoro o l’intrapresa – se ci sono, dove ci sono – riuscivano a dare”. Un giro di soldi in cui a guadagnarci sono in molti. “Ci guadagna lo Stato (siamo sui 9 miliardi annui complessivi di entrate), ci guadagnano i concessionari dello Stato (i ‘privati’ che hanno in concessione il business), i gestori e via discorrendo”. Alla fin fine è “il sistema finanziario nel suo complesso a guadagnarci, soprattutto grazie alla circolazione di immensi flussi di denaro. Denaro che mai ‘atterra’ sui luoghi, mai si ferma, mai determina – quanto meno – investimento o occupazione. L’azzardo di massa (che gli inglesi chiamano gambling) non produce, ma trasferisce ricchezza. Nella fattispecie: dalle tasche dei più poveri, a fondi impersonali. Secondo l’Economist, gli italiani perdono ogni anno 23,9 miliardi di euro. Sono quarti nella classifica mondiale, dopo Usa, Cina e Giappone”. Una materia, quella trattata in Slot City, che colpisce anche per tutto quanto è permesso “legalmente”. “Per molti anni, nel campo della critica al gambling (ma non solo) – spiega infatti l’autore – si è usata un’opposizione quasi caricaturale fra ‘legalità’ e ‘illegalità’. Si tratta di una opposizione in qualche modo ingenua nei suoi fini, ma drammatica nei suoi effetti”. “Nei sistemi complessi come quello mafioso – aggiunge – l’illegalità trova una sua estensione, non una contraddizione, nella legalità. Questo è chiaro, ad esempio, per quanto riguarda i temi che affronto nel libro: non c’è discontinuità fra produzione del debito, lavoro non retribuito ma lecito e lavoro illecitamente retribuito ma lecito o lavoro illecito e illecitamente retribuito con il grande buco rappresentato dal sistema del riciclaggio legale tramite ‘macchinette’”. Dotti non lascia adito a dubbi, permette piuttosto di capire che in Italia l’azzardo è legale e illegale nello stesso tempo. Se è vero infatti che il Codice penale lo vieta, all’articolo 718, è altrettanto vero che una modifica introdotta nel 2003 al Testo unico delle leggi di Pubblica sicurezza ha innestato nel nostro ordinamento la dizione giuridicamente stravagante di “gioco lecito” (sottinteso: con puntate e vincite in denaro). “È grazie a questo cavallo di Troia del ‘gioco lecito’ – scrive Dotti – che slot machine, videolotteries e via discorrendo sfuggono alla classificazione ‘illecito penale’”. Isabella Borghese Lecito e illecito il filo è uno solo “Se lo soccorrete e si salva, siete fottuti. Se lo finite è omicidio e vi beccano senz’altro. L’unica cosa che conviene fare è lasciare che muoia, sembrerà un incidente”. Con queste sconvolgenti parole viene posta fine alla vita di un giovane, anni fa. Per scoprire il segreto che celano è nato il docuspettacolo “Emanuele Scieri, vittima della Folgore” di Isabella Guarino e Corrado Scieri, genitori di Emanuele, per la regia di Paolo Orlandelli, inscena al teatro Di Documenti di Roma dal 4 al 16 marzo. La pièce, in puro stile di inchiesta, consiste in una particolareggiata ricostruzione della vicenda Scieri, che raccoglie brani di sentenze, perizie, interviste, dichiarazioni ufficiali o anonime, esternazioni riguardanti il caso dello sfortunato ventiseienne siracusano, trovato morto il 16 agosto 1999 ai piedi della torre di asciugatura dei paracadute sul retro della caserma Gamerra di Pisa. Come hanno appurato le indagini, Emanuele era stato costretto ad arrampicarsi da alcuni allievi anziani, con la sola forza delle braccia e con le scarpe allacciate tra loro perché non si potesse aiutare con i piedi. Nel corso dell’arrampicata, il ragazzo è stato colpito violentemente alle mani, perdendo così la presa e precipitando in basso. Con la schiena spezzata e varie ferite sanguinanti, Emanuele non è stato soccorso ed è morto dopo un’agonia di diverse ore. Per tre giorni nessuno, all’interno della caserma, ha mostrato di preoccuparsi per la sua scomparsa e il suo cadavere è stato rinvenuto solo quando ha cominciato a emanare cattivo odore.Tre inchieste ufficiali, una della Procura di Pisa, una della Procura Militare, e una amministrativa interna alla Gamerra, non sono state in grado di pervenire ai nomi dei responsabili del delitto. Nessuno, tra le reclute della Gamerra e i vertici della Folgore, ha infranto il muro di omertà che proteggeva gli assassini. Orlandelli non è nuovo a queste operazioni, si è già cimentato con l’assassinio delle guardie svizzere in Vaticano, con la pedofilia nella chiesa cattolica e con i fatti di Genova. Spettacoli essenziali, privi di scenografie e costumi, corredati da poche musiche e videoproiezioni, che si avvalgono soprattutto dell’umanità degli attori e della forza dirompente di storie che ci riguardano da vicino e che sono ben lontane dall’essere dimenticate. “Il teatro è nato nell’antica Grecia per educare i cittadini alla correttezza morale e civile, poi ha assunto i connotati dell’intrattenimento che nel tempo hanno sopravanzato, nei gusti del pubblico, quelli critici e pedagogici. Ma una società che cerca solo il divertimento e non riflette su se stessa, che non analizza tutti gli aspetti della vita pubblica, è una società apatica e manipolabile che verrà facilmente soggiogata da chi sta al potere. Non mi riconosco in uno stile di vita che non preveda la critica e la ricerca di un miglioramento sociale”. Questo è il pensiero del regista riguardo la funzione del teatro che questo spettacolo ben incarna. La compagnia è costituita di quattordici attori. Tredici sono molto giovani e provengono da varie scuole di teatro di Roma, poi c’è Giuseppe Alagna, attore di lunga esperienza. Lo spettacolo è stato voluto ed è sostenuto dal Teatro di Documenti, che possiede una spiccata vocazione per spettacoli di approfondimento e di attualità, in collaborazione con 1 Agosto Film e Teatri di Nina. Sara Picardo TEATRO/LA STORIA DI EMANUELE SCIERI “VITTIMA DELLA FOLGORE” INCHIESTE/IL GAMBLING La relazione, le sfumature FEMMINILE/MASCHILE • UN VOLUME EDIESSE 08p16_ok 25/02/14 16:14 Pagina 1

Slot City - Conquiste del lavoro

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16 27 FEBBRAIO - 5 MARZO 2014 | N. 8VISTO&STAMPATO

“Maschio e femminali creò”. È scrittonel libro della

Genesi (capitolo 1, versetto 27),ed è una frase ambigua, chelascia intendere. Se significasseche il maschile e il femminileconvivono all’interno di ogniessere umano, capiremmo chel’impostazione data al rapportotra i sessi, nella società cattolicaoccidentale, era soltanto unadelle possibilità. Non l’unica. Lacostruzione di categorie offre utilisicurezze, ma quasi mai coincidecon la duttilità dei sentimenti.L’amore avanza per sfumature,poco adatto alla staticità.Il tema è affrontato in unimportante testo intitolato Infinitiamori, a cura di Barbara Mapellie Alessio Miceli (Roma, Ediesse,pp. 320, euro 16,00).Il volume percorre le diversegradazioni affettive esistenti nellerelazioni tra persone, evitando diinciampare nel rischio delledefinizioni. La studiosa MariaGrazia Manfredonia, autrice delcapitolo dedicato alle “Donne cheamano donne”, fa notare che “Ledonne amano altre donne inmolti modi e quello checaratterizza questi modi di amarsiin realtà ha soprattutto a che farecon il modo di vivere”.Sulla scia di questa impostazione,si analizza l’amore tra uomo euomo, quello tra donne e uomini.C’è un capitolo sull’amoremigrante, e un altro sull’amoretrans. L’opera riporta i contributidi diversi ricercatori, oltre alletestimonianze dirette di chi havoluto raccontare la propriaesperienza.Un’unica narrazione tiene unite levarie storie, esplorando nuovi,possibili scenari, natidall’erosione di antiche certezze,e dalle contraddizioni delpresente.Potremmo partire dalfemminismo, dalla lotta per lalibertà sessuale che ha messo indiscussione secoli di dominiomaschile. Ciò ha aperto la stradaall’autodeterminazione. Dei corpi,innanzitutto. Ma su altri aspetti, il

femminismo ha taciuto. Lariflessione riguarda il progressivo“disinteresse sui temi dell’amore”da parte del movimento avvenutonel tempo. Esiste tutto unpatrimonio fatto di cultura esensibilità che la donna utilizzaall’interno della coppia e dellafamiglia. Va indagato, valorizzato,senza il timore di cadere, perquesto, nella trappola dellasottomissione all’uomo. In gioco c’è appunto la libertà. Laserenità di tramandare un certosapere dei sentimenti, di parlarnea tavola con i figli.Nel nostro paese, l’incapacità dinarrare rappresenta la crisi piùprofonda nella quale ci siamo mai

imbattuti. Occorre riappropriarsidi questo spazio di libertà.L’unico che dia delle risposteall’aggressività, al desiderio, alsenso di delusione. “La violenzaracconta la resistenza rispetto aiprofondissimi cambiamenti”afferma Lea Melandri, riferendosia quella crescente degli uomininei confronti delle donne. C’èun’esigenza di ricomporre. Eforse di ritrovare lo slancio diquei primi passi versol’emancipazione, mossi da tantigiovani, a partire dagli annisessanta. Ma stavolta più cultura,meno politica. Più America cheItalia. Più confronto. L’inclusione è la risposta

femminile al malessere delmondo. È il cambio di rotta versola felicità e l’erotismo perduto.Alcuni uomini decidono di farci iconti perché sono stanchi.Vogliono tornare a desiderare,perdere l’orientamento e ritrovarela strada. Affronteranno il dolore,sarà rischioso. Il loro bisognosuscita emozione. Nel discorsod’amore ci si smarrisce, le ferite sirimarginano e ci si apre almondo. In una realtà che puòessere distante dalle buoneintenzioni. In un continuo motoda un’identità all’altra, da unapartenza a un approdo, allaricerca di se stessi.

Chiara Cristilli

I l mondo delle slot machine, deivideopoker, della roulette. Un mondodi numeri, ma non solo. In questo Slot

City. Brianza-Milano e ritorno, pubblicatoda Round Robin nella collana “Giornalismodi salvataggio” (pp. 106, euro 12,00) MarcoDotti ci presenta persone, legalità eillegalità, luoghi di un universo che solo nel2012 ha fatturato quarantaquattro miliardidi euro.Il gioco d’azzardo produce infatti oggigrandi numeri. Dotti parla di una sindromeda gioco compulsivo che pare coinvolgereun milione e mezzo di italiani che dal 2008avrebbero dilapidato complessivamente piùdi 200 miliardi di euro.Spiega l’autore: “Nei grandi momenti di crisic’è una funzione biologico-compensativadel gioco stesso: ci si affida, si tenta, sispera, ci si illude di recuperare con un coupciò che il lavoro o l’intrapresa – se ci sono,dove ci sono – riuscivano a dare”.Un giro di soldi in cui a guadagnarci sonoin molti. “Ci guadagna lo Stato (siamo sui 9miliardi annui complessivi di entrate), ciguadagnano i concessionari dello Stato (i‘privati’ che hanno in concessione ilbusiness), i gestori e via discorrendo”. Allafin fine è “il sistema finanziario nel suocomplesso a guadagnarci, soprattutto grazie

alla circolazione di immensiflussi di denaro. Denaro chemai ‘atterra’ sui luoghi, mai siferma, mai determina – quantomeno – investimento ooccupazione. L’azzardo dimassa (che gli inglesi chiamanogambling) non produce, matrasferisce ricchezza. Nellafattispecie: dalle tasche dei piùpoveri, a fondi impersonali.Secondo l’Economist, gli italianiperdono ogni anno 23,9 miliardidi euro. Sono quarti nellaclassifica mondiale, dopo Usa,Cina e Giappone”.Una materia, quella trattata inSlot City, che colpisce anche pertutto quanto è permesso“legalmente”. “Per molti anni, nelcampo della critica al gambling (ma nonsolo) – spiega infatti l’autore – si è usataun’opposizione quasi caricaturale fra‘legalità’ e ‘illegalità’. Si tratta di unaopposizione in qualche modo ingenua neisuoi fini, ma drammatica nei suoi effetti”.“Nei sistemi complessi come quello mafioso– aggiunge – l’illegalità trova una suaestensione, non una contraddizione, nellalegalità. Questo è chiaro, ad esempio, per

quanto riguarda i temi cheaffronto nel libro: non c’èdiscontinuità fra produzionedel debito, lavoro nonretribuito ma lecito e lavoroillecitamente retribuito malecito o lavoro illecito eillecitamente retribuito conil grande bucorappresentato dal sistemadel riciclaggio legaletramite ‘macchinette’”.Dotti non lascia adito adubbi, permette piuttostodi capire che in Italial’azzardo è legale e illegalenello stesso tempo. Se èvero infatti che il Codicepenale lo vieta, all’articolo

718, è altrettanto vero che una modificaintrodotta nel 2003 al Testo unico delleleggi di Pubblica sicurezza ha innestato nelnostro ordinamento la dizionegiuridicamente stravagante di “gioco lecito”(sottinteso: con puntate e vincite in denaro).“È grazie a questo cavallo di Troia del ‘giocolecito’ – scrive Dotti – che slot machine,videolotteries e via discorrendo sfuggonoalla classificazione ‘illecito penale’”.

Isabella Borghese

Lecito e illecito il filo è uno solo

“Se lo soccorrete e si salva,siete fottuti. Se lo finite èomicidio e vi beccanosenz’altro.L’unica cosa che convienefare è lasciare che muoia, sembrerà unincidente”. Con queste sconvolgentiparole viene posta fine alla vita di ungiovane, anni fa. Per scoprire il segretoche celano è nato il docuspettacolo“Emanuele Scieri, vittima della Folgore”di Isabella Guarino e Corrado Scieri,genitori di Emanuele, per la regia diPaolo Orlandelli, inscena al teatro DiDocumenti di Roma dal 4 al 16 marzo.La pièce, in puro stile di inchiesta,consiste in una particolareggiataricostruzione della vicenda Scieri, cheraccoglie brani di sentenze, perizie,interviste, dichiarazioni ufficiali oanonime, esternazioni riguardanti il casodello sfortunato ventiseienne siracusano,trovato morto il 16 agosto 1999 ai piedidella torre di asciugatura dei paracadutesul retro della caserma Gamerra di Pisa.Come hanno appurato le indagini,Emanuele era stato costretto adarrampicarsi da alcuni allievi anziani, conla sola forza delle braccia e con le scarpe

allacciate tra loroperché non si potesseaiutare con i piedi. Nelcorso dell’arrampicata,il ragazzo è statocolpito violentementealle mani, perdendocosì la presa eprecipitando in basso.Con la schienaspezzata e varie feritesanguinanti,Emanuele non è statosoccorso ed è mortodopo un’agonia didiverse ore. Per tregiorni nessuno,all’interno dellacaserma, ha mostratodi preoccuparsi perla sua scomparsa e ilsuo cadavere è statorinvenuto solo quando ha cominciato aemanare cattivo odore. Tre inchiesteufficiali, una della Procura di Pisa, unadella Procura Militare, e unaamministrativa interna alla Gamerra, nonsono state in grado di pervenire ai nomi

dei responsabilidel delitto.Nessuno, tra lereclute dellaGamerra e i verticidella Folgore, hainfranto il muro diomertà cheproteggeva gliassassini.Orlandelli non ènuovo a questeoperazioni, si è giàcimentato conl’assassinio delleguardie svizzere inVaticano, con lapedofilia nellachiesa cattolica econ i fatti diGenova. Spettacoliessenziali, privi di

scenografie e costumi, corredati dapoche musiche e videoproiezioni, che siavvalgono soprattutto dell’umanità degliattori e della forza dirompente di storieche ci riguardano da vicino e che sonoben lontane dall’essere dimenticate.

“Il teatro è nato nell’antica Grecia pereducare i cittadini alla correttezza moralee civile, poi ha assunto i connotatidell’intrattenimento che nel tempo hannosopravanzato, nei gusti del pubblico,quelli critici e pedagogici. Ma una societàche cerca solo il divertimento e nonriflette su se stessa, che non analizza tuttigli aspetti della vita pubblica, è unasocietà apatica e manipolabile che verràfacilmente soggiogata da chi sta alpotere. Non mi riconosco in uno stile divita che non preveda la critica e la ricerca di un miglioramento sociale”.Questo è il pensiero del regista riguardola funzione del teatro che questospettacolo ben incarna.La compagnia è costituita di quattordiciattori. Tredici sono molto giovani eprovengono da varie scuole di teatro diRoma, poi c’è Giuseppe Alagna, attore dilunga esperienza. Lo spettacolo è statovoluto ed è sostenuto dal Teatro diDocumenti, che possiede una spiccatavocazione per spettacoli diapprofondimento e di attualità, incollaborazione con 1 Agosto Film eTeatri di Nina. Sara Picardo

TEATRO/LA STORIA DI EMANUELE SCIERI“VITTIMA DELLA FOLGORE”

INCHIESTE/IL GAMBLING

La relazione, le sfumatureFEMMINILE/MASCHILE • UN VOLUME EDIESSE

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