14

SOCIAL HOUSING-TERZA ETÀ - iris.unipa.it · Fig. 1 - Alcuni volti di anziani ritratti dal fotografo olandese Alex ten Napel per il suo progetto fotografico intitolato “Alzheimer”

Embed Size (px)

Citation preview

SOCIAL HOUSING-TERZA ETÀ

Giuseppe De Giovanni*

Come diceva Lev Nikolàievič Tolstoj, «lapiù grande sorpresa nella vita di unuomo è la vecchiaia». L’invecchiamento

della popolazione nel mondo, ma in modo partico-lare nelle popolazioni occidentali, sta determinan-do una profonda trasformazione della strutturademografica della società. All’inizio del 1900, isoggetti di età pari o superiore ai 65 anni (anziani)costituivano circa l’1 % della popolazione totale,mentre nel 1990 essi erano già il 10% della popo-lazione totale. Proiezioni demografiche della OMSprevedono che nel 2030 i soggetti d’età ≥ 65 annisupereranno la quota di 1,3 miliardi. Nei paesiindustrializzati, i 203 milioni di anziani del 1990aumenteranno di circa l’80% raggiungendo, nel2030, il numero di circa 400 milioni. Saranno,però, i Paesi in via di sviluppo a dover affrontareuno sviluppo ancora più drammatico, dal momen-to che entro il 2030 è previsto un aumento del250% della popolazione anziana. In tali Paesi nel1990 viveva il 58% della popolazione mondiale dianziani e nel 2030 essi ospiteranno oltre i due terzidegli anziani di tutto il mondo..1

Dal 2003 l’Italia è il paese con il più alto indicedi vecchiaia al mondo; le statistiche, infatti, rileva-no che un quinto della popolazione italiana è com-posto da ultra-sessantacinquenni. Il rapportoanziani/giovani (in Italia al 2003=133/100) rap-presenta il debito demografico contratto da unPaese nei confronti delle generazioni future(soprattutto in termini di previdenza, di assistenzae di spesa sanitaria). Anche Germania, Spagna eGrecia hanno indici superiori a 100, ma inferiori aquello italiano. In tutto il mondo, il dato demo-grafico più rilevante, per le importanti implica-zioni economiche e socio-sanitarie, è quello delprevalente incremento dei soggetti oldest old(soggetti di età superiore agli 85 anni) che, oggi,in Italia è pari a 2,3 milioni dei quali 800 mila dimaschi e 1,5 milioni di femmine. Gli oldest old

rappresentano il segmento di popolazione in cuimaggiormente si concentra la morbilità (in medi-cina indica la frequenza con cui una malattia simanifesta) e la disabilità e in cui è molto elevatoil numero di soggetti fragili.

La malattia che forse più di ogni altra esprime inmaniera paradigmatica le problematiche dovuteall’invecchiamento della popolazione, alla rapidaespansione delle malattie croniche, progressive,invalidanti e dagli elevati costi socio-assistenziali èla demenza e, in particolare, la malattia diAlzheimer. Questa patologia, insieme alle altreforme di demenza, affligge circa 18 milioni di cit-tadini a livello mondiale: nel 2006 i malati didemenza erano 26,6 milioni e si stima che entro il2050 ne sarà affetta 1 persona su 85. In Europavengono rilevati circa 3 milioni di casi annui, men-tre in Italia, recenti statistiche calcolano che nel2013 soffrono di tale malattia circa 1 milione dipersone (pari al 6-7% della popolazione sopra i 65anni con oltre 80.000 nuovi casi l’anno). Il Morbodi Alzheimer2 è la forma più comune di demenzadegenerativa invalidante con manifestazione pre-valentemente senile; dalle statistiche si evince,però, che l’incidenza di casi di Alzheimer aumentacon l’aumentare dell’età: del 7% dopo i 65 anni,del 30% dopo gli 80. A causa dell’invecchiamentodella popolazione, il deterioramento cognitivo e lademenza rappresentano oggi degli enormi impegnisociali ed economici per la società mondiali.L’OMS ha previsto che nel 2020 vi saranno circa29 milioni di soggetti con demenza nei paesi indu-strializzati e in via di sviluppo. La crescente diffu-sione del Morbo di Alzheimer, la limitata e nonrisolutiva efficacia delle terapie disponibili e leenormi risorse necessarie per la sua gestione(sociali, emotive, organizzative ed economiche,che ricadono spesso sui soli familiari o che com-portano la delocalizzazione dell’anziano malatoverso residenze per non-autosufficienti), la rendo-

1

ABSTRACT - Il contesto sociale contemporaneo pre-senta un aumento delle persone non autosufficienti, cuisi aggiunge una crescita di anziani affetti da malattiecome il Morbo di Alzheimer. Le risposte progettuali atale emergenza sono oggi sempre più urgenti e in Italianon vi sono leggi specifiche sugli spazi che regolano lacostruzione di edifici destinati a questi malati. La ricer-ca, condotta dall’Università di Palermo, si è orientataverso la de-istituzionalizzazione delle strutture sanitariee la promozione di servizi migliorativi per la comunitàanziana. L’Autore qui rendiconta sugli obiettivi assunti,sulla metodologia impiegata e sui risultati raggiunti. Fig. 1 - Alcuni volti di anziani ritratti dal fotografo olandese Alex ten Napel per il suo progetto fotografico intitolato “Alzheimer”.

2

no una delle patologie a più grave impatto sociale.In Italia le risposte progettuali alle diverse esi-

genze degli anziani affetti da demenza sono oggisempre più urgenti e complesse e vedono la pro-posizione, tra le tipologie architettoniche più ricor-renti, di Centri Diurni, di Residenze SanitarieAssistenziali (RSA, o solo Residenze Assistenziali,RA, o anche Centri Residenziali CR)3. In Italia nonvi sono leggi specifiche che regolano l’organizza-zione e la progettazione della relativa tipologiaedilizia e il D.P.C.M. 28/12/1989, concernente la“realizzazione di strutture sanitarie residenzialiper anziani non autosufficienti”, non fornisce indi-cazioni esaustive per la progettazione indirizzata aquesto tipo di malattia. Un esempio avanzato diricerca progettuale lo si ritrova nelle azioni che laRegione Toscana (“Dipartimento del Diritto allaSalute e delle Politiche di Solidarietà - DirezioneGenerale del Diritto alla Salute e delle Politiche diSolidarietà”) ha intrapreso nel 2002 con il ProgettoAlzheimer, che costituisce un primo passo versoproposte architettoniche in risposta alle esigenzelegate a tale patologia attraverso interventi specifi-ci, sociali e sanitari insieme, con il principale scopodi riconoscere all’ambiente di vita un alto valorestrategico per la gestione della malattia.4

Quanto premesso ha costituito il supporto moti-vazionale per una ricerca, intrapresa a partiredall’A.A. 2011-2012 presso le sedi di Architetturaad Agrigento e a Palermo, che si è connotata findall’inizio per il suo carattere multidisciplinare eha visto la partecipazione di studiosi afferenti avari settori scientifici, dalla Tecnologia al Design,dalla Medicina alla Fisica Tecnica e Ambientale,che hanno fornito preziosi contributi nell’indagaresulle relazioni che intercorrono fra demenza e spa-zio domestico. La ricerca, condotta dal Gruppo diPalermo5 ha sviluppato, attraverso una metodolo-gia di tipo sistemico, analisi ed elaborazioni persottosistemi, relativi non solo agli spazi adeguatiper i malati di Alzheimer, ma anche alla fattibilitàcostruttiva e alla verifica tecnologica degli stessi.In questo articolo sono illustrate, a supporto deirisultati di analisi e di studio raggiunti, alcune pro-poste progettuali elaborate in occasione di Tesi diLaurea, che vanno dal riuso del patrimonio edili-zio esistente a interventi di trasformazione maanche la presenza di manufatti exnovo, semprecon l’obiettivo di dare risposte alle esigenze di una

utenza debole, come quella degli anziani.La ricerca progettuale, a tale proposito, si collo-

ca all’interno di una più vasta tematica definitacome Social Housing, ma che presenta specificheche vanno dal progetto alla normativa, dalla piani-ficazione all’urbanistica, dallo spazio domestico aiprotocolli di cura e di assistenza. Non esiste unadefinizione esaustiva del significato di SocialHousing (SH), in quanto esso viene utilizzato inmodo molto diverso nei vari Paesi europei.Tuttavia quella più accettata è stata tracciata dalCECODHAS Housing Europe6, che definiscel’housing sociale come l’insieme delle attività attea «fornire alloggi adeguati, attraverso regolecerte di assegnazione, a famiglie che hanno diffi-coltà nel trovare un alloggio alle condizioni dimercato perché incapaci di ottenere credito o per-ché colpite da problematiche particolari».

Negli ultimi decenni la difficoltà di sostenere lespese abitative è, per molte famiglie, aumentata eal tempo stesso in molti Paesi è stato progressiva-mente ridotto l’intervento pubblico; a ciò siaggiungono alcuni fattori demografici che hannocreato una diversificazione della domanda abitati-va, come l’aumento dell’immigrazione e l’invec-chiamento della popolazione. Di conseguenza, ibisogni abitativi dei nuclei familiari poveri e dellecategorie più vulnerabili (come gli anziani, i disa-bili, gli immigrati, i genitori soli, i giovani, ecc.)sono affrontati in maniera spesso inadeguata. Inquesto senso il ruolo dell’Housing Social si rivela difondamentale importanza, garantendo una maggio-re accessibilità e una qualità abitativa più alta, oltreal soddisfacimento dei bisogni abitativi di personeche per ragioni di carattere sociale, economico,familiare o professionale vivono in difficoltà. I prin-cipi fondamentali di questa nuova politica nonrispondono solo ad esigenze puramente economi-che, o alla progettazione di edifici di qualità congaranzia di sostenibilità ambientale ed efficienzaenergetica e con un livello contenuto dei prezzi, mahanno anche una forte connotazione sociale checerca di attivare meccanismi tali da evitare fenome-ni di esclusione o di emarginazione.

In Italia, a differenza di molti Paesi europei chehanno affrontato da tempo il problema sociale eprogettuale relativo ai cittadini più deboli, il ter-mine SH viene utilizzato per indicare interventi dipolitica abitativa d’interesse pubblico che vanno

oltre i confini tradizionali dell’edilizia residenzia-le pubblica e che vedono il concorso di soggettiprivati e non profit. Nella legislazione italiana è ilDecreto del 22/04/2008 emanato dal Ministerodelle Infrastrutture a introdurre il concetto di“alloggio sociale”, poi ripreso nel “PianoNazionale di Edilizia Abitativa” (D.P.C.M.16/07/2009). L’art. 1 del Decreto, infatti, recita:«È definito “alloggio sociale” l’unita immobiliareadibita ad uso residenziale in locazione perma-nente che svolge la funzione di interesse generale,nella salvaguardia della coesione sociale, diridurre il disagio abitativo di individui e nucleifamiliari svantaggiati, che non sono in grado diaccedere alla locazione di alloggi nel libero mer-cato. L’alloggio sociale si configura come elemen-to essenziale nel sistema di edilizia residenzialesociale costituito dall’insieme dei servizi abitativifinalizzati al soddisfacimento delle esigenze pri-marie». Il “Piano Nazionale di Edilizia Abitativa”sembra, quindi, avere come obiettivo quello diestendere la dimensione immobiliare anche alladimensione sociale e di servizio, al fine di favori-re la formazione di un contesto abitativo e socialedignitoso all’interno del quale sia possibile nonsolo accedere ad un alloggio adeguato, ma anche arelazioni umane ricche e significative. Per quantoriguarda le normative emanate dalla RegioneSicilia in relazione al SH, è da sottolineare che nonvi è una specifica proposta di legge che tuteli lefasce deboli, quali quelle degli anziani, estenden-do il concetto dell’Housing solo al controllo diparticolari tipologie edilizie o di progetti di recu-pero e riuso dell’edilizia storica.7

La strada da percorrere da parte degli organi digoverno in Italia e in Sicilia è ancora lunga enecessità di apporti culturali e sperimentali chesolo la ricerca universitaria può fornire, grazie allesue competenze e sperimentazioni. È necessario,quindi, attivare procedure, protocolli e progetti(specialmente di natura architettonica) che, oltread accogliere e assistere il senior, mirino ad alle-nare la sua mente e il suo fisico.

Alzheimer e Architettura - Attualmente i tratta-menti terapeutici per il malato di Alzheimer offro-no piccoli benefici sintomatici e possono parzial-mente rallentare il decorso della patologia: stimolimentali, esercizio fisico e dieta equilibrata sono

Fig. 2 - Tesi di Laurea di Francesca Merrina, Un progetto di Social Housing per la terza età. Nuovi spazi urbani per i malati di Alzheimer, rell. G. De Giovanni, G. F. Tuzzolino, corr. C. Cucchiara,Università degli Studi di Palermo A.A. 2011/2012: a sinistra, veduta aerea dell’area di progetto; a destra, stato di fatto dell’area di progetto con in evidenza l’impianto in disuso delle serre.

3

sviluppatosi negli anni ‘80 ad opera di MoiraJones, direttrice del “MJ Resources” aWinnipeg,Manitoba, in Canada, cerca di raggiungere, anchecon il contributo di supporti esterni di tipo archi-tettonico o con soluzioni di arredamento, l’obietti-

stati proposti sia come modalità di possibile pre-venzione, sia come modalità complementari digestione della malattia. A queste terapie sono daaggiungere le forme di trattamento non-farmaco-logico, che consistono prevalentemente in inter-

venti comportamentali di supporto psicosociale edi training cognitivo. Tra le terapie sicuramentepiù interessanti è da sottolineare il metodo GentleCare, che consiste nella realizzazione di ambientiidonei ai malati di Alzheimer. Il metodo, nato e

Fig. 3- F. Merrina, elaborato di progetto con individuazione degli ambienti al piano terra.

Fig. 4 - F. Merrina, elaborato di progetto con individuazione degli ambienti al primo piano.

della malattia l’ambiente può compensare, oaccentuare, i deficit cognitivi e i problemi com-portamentali e l’azione di cura chiama in causanon soltanto le persone, ma anche gli spazi edilizi.

Fig. 6 - F. Merrina, render di studio del progetto.

vo di organizzare un ambiente idoneo al program-ma riabilitativo valutato caso per caso. È ormairiconosciuto come l’ambiente di vita dei malati didemenza e di Alzheimer debba essere rimodellato

sulle loro esigenze. Il fine dell’Architettura è quel-lo d’interpretare le esigenze dell’ospite e di aiutar-lo a recuperare/mantenere un rapporto non trau-matico con il proprio ambiente di vita. In ogni fase

Fig. 5 - F. Merrina, elaborato di progetto con individuazione dei prospetti.

4

5

Le modificazioni ambientali non mutano la storianaturale della malattia, però ne possono ridurre iproblemi comportamentali, i sintomi psicotici e ildeclino funzionale: lo spazio diviene strumento dicura trasformandosi in ambiente protesico, comesostenuto dal metodo Gentle Care.

La progettazione dell’ambiente, quindi, è parteintegrante dell’approccio globale alla cura e all’as-sistenza per le persone con Alzheimer ed è ele-mento fondamentale per la qualità della vita diquesti pazienti. La qualità funzionale ed esteticadegli spazi, sia chiusi sia aperti, ha un ruolo deter-minante non soltanto perché supporta lo sviluppodei programmi terapeutici, ma perché richiamacostantemente il valore di ogni persona, dall’an-ziano a chi se ne prende cura (caregiver). Unaspetto, quest’ultimo, da non trascurare, perchélavorare in ambienti funzionali, confortevoli e ric-chi di valenze anche estetiche contribuisce a nondisperdere energie psico-fisiche e, di conseguenza,aiuta e rassicura i pazienti e loro familiari.8

La progettazione degli spazi deve, quindi, tene-re presente che la “percezione spaziale” del mala-to di Alzheimer si trasforma progressivamente neltempo: alcuni studiosi, relativamente allo stadioiniziale della malattia, parlano di ‘sgretolamento’delle forme e dei colori dell’ambiente di vita; per-

sino i riflessi di un pavimento lucido, i rumori con-sueti di casa, le troppe porte di un corridoio, leombre del proprio “amato giardino” scatenanoreazioni e comportamenti impensati e imprevedi-bili9. È, quindi, importante che la progettazione oriprogettazione degli spazi contribuisca a ridurre econtenere tali fonti di stress, a compensare la dif-ficoltà ad orientarsi nel tempo e nello spazio, a ral-lentare l’inevitabile declino delle capacità cogniti-ve e funzionali, a ridurre l’uso dei farmaci, a sti-molare le abilità residue. L’ambiente che un mala-to di Alzheimer frequenta e/o vive è una preziosarisorsa terapeutica per il mantenimento dell’auto-nomia residua nelle azioni di vita quotidiana, lagestione dei disturbi comportamentali e il miglio-ramento della qualità della vita.

Una corretta illuminazione, ad esempio, contri-buisce sicuramente al controllo delle maggioricause di turbamento che la persona vive. Da anniormai sono noti i risultati positivi ottenuti con lacromoterapia ed è accertato che il colore ha unaimportante funzione terapeutica nel trattamentodel deficit cognitivo del malato. Molti sono i bene-fici che il malato di demenza ottiene dall’esposi-zione alla luce naturale, fra cui il recupero deiritmi biologici circadiani, il combattere l’insonniae le depressioni stagionali. Specifiche ricerche sul-

l’argomento confermano che la luce provoca unalleggerimento del cosiddetto “crepuscolarismo osindrome del tramonto”, cioè del fatto che ipazienti diventano confusi e agitati al tramonto.Vanno, quindi, previsti elementi d’illuminazionenaturale diretta (finestre, vetrate, lucernari, veran-de), meglio se con vista su elementi naturalistici,con la presenza però di schermature frangisolemobili, in modo da evitare i casi di sovrastimola-zione. L’illuminazione artificiale, di contro, dovràavere una intensità più alta: per compensare l’ab-bassamento delle capacità visive dei pazienti; perminimizzare i rischi di abbagliamento; per elimi-nare le zone d’ombra, che vengono vissute comeelementi inquietanti; inoltre, l’illuminazione artifi-ciale dovrà essere associata a superfici opache,non riflettenti, in quanto queste ultime potrebberocreare all’anziano riflessi inquietanti.

Anche il porre una particolare attenzione allacoibentazione acustica dell’organismo edilizio neiconfronti dei rumori esterni, garantisce unamigliore qualità di vita specialmente allo stadiomedio e avanzato, a causa della loro scarsa sop-portazione dei rumori. Soluzioni tecniche, atte agarantire il benessere dei degenti e, al contempo, ilrisparmio energetico, sono altri importanti aspettida tenere in considerazione durante la progettazio-

Fig. 7 - F. Merrina, render di studio del progetto.

di dare il proprio contributo al tema del SH per glianziani, creando una nicchia progettuale ben cir-coscritta in rapporto al numero degli utenti e deglioperatori. I criteri di base adottati si possono sin-tetizzare nella seguente elencazione11: accoglienzaper 6-15 persone (max.) per unità; caratteristicheche richiamino l’ambiente domestico; valorizza-zione degli ambienti comuni; personalizzazionedelle camere di degenza; ausili tecnologici (sicu-rezza e funzione); relazione dinamica fra spaziofisico, programmi e persone; massimo grado dilibertà e di sicurezza; costruzione di una sorta dialleanza terapeutica di supporto al paziente fra glioperatori, i familiari e i volontari.

La RSA (sia che si tratti di una nuova costruzio-ne o di interventi sul costruito) dovrebbe rispetta-re le seguenti priorità: svilupparsi preferibilmentesu un unico livello, a piano terra (per il giorno),con accesso diretto al giardino esterno (i modellispaziali possono variare dall’edificio a corte, achiostro, a padiglione, a croce o a L), evitandopossibilmente di progettare con riferimenti a con-testi ospedalieri; adeguarsi al contesto architetto-nico e ambientale; favorire un ambiente di vitaordinario e non istituzionale (molte delle soluzionirealizzate sino ad oggi non raggiungono questoscopo nell’insieme ma solo in alcuni ambienti). LaRSA e il giardino, caratterizzato dall’aggettivo“protetto”, dovrebbero essere complanari, cosìcome lo sviluppo dei percorsi interni ed esterni,prevedendo possibilmente la separazione dei flus-si di percorrenza destinati ai pazienti da quellidestinati al personale, ai familiari, ai fornitori diservizi. Inoltre, si dovrebbe prevedere un unicoaccesso alla RSA, dotato di un adeguato sistema dicontrollo, adottando adeguate barriere per ridurrel’incidenza dell’inquinamento acustico ed evitan-do la formazione di ombre portate dagli edifici cir-costanti o dagli alberi ad alto fusto. È importante,infine, la collocazione e l’orientamento degliambienti notturni, identificati come spazi persona-li dal malato, nel caso di nuova progettazione;

Assistenziale (RSA) per gli anziani affetti dallamalattia, i familiari e gli operatori, affrontando edando risposta a importanti criticità quali: sintoniafra il progetto e le linee desunte dalla teorie d’in-terazione fra residente e ambiente; predisposizionedi idonei spazi per la giornata di vita all’internodella residenza, sia per il malato, sia per le fami-glie, sia per gli operatori; messa a punto delle tipo-logie degli ambienti interni, delle singole funzionie delle interrelazioni fra essi, alla ricerca dellapiù efficace disposizione sia per l’ospite (orienta-mento e riconoscibilità dei luoghi), sia per l’ope-ratore; elaborazione di schemi distributivi e lay-out interni idonei all’ottimizzazione gestionale,in modo che ogni operatore possa esercitare ilmassimo delle funzioni con sforzi e margine dierrore minimi; benessere psicologico-percettivodel malato, attraverso il controllo dell’intensitàluminosa, dei contrasti, dell’assetto igrotermico,del controllo acustico e olfattivo; benessere deifamiliari e degli operatori, con la predisposizionedi spazi per l’incontro con le famiglie; adattabi-lità degli spazi nel tempo in relazione all’even-tuale degenerazione della malattia e predisposi-zione di adeguati oggetti di arredo (letti, armadi,tavoli, ecc.); scelta dei colori e degli elementiidonei alla salvaguardia e/o alla modificazionedel visus dell’ospite (pavimenti, pareti, infissi,ecc.); definizione degli spazi aperti e del giardinoquale spazio terapeutico e rigenerativo.

Infine, adottando una metodologia sistemica,dalle sopra citate linee guida è stato possibileestrapolare una serie di criteri base e indicazioniper i vari ambienti interni ed esterni in rapportoalle varie funzioni che in quegli ambienti si svol-gono e che sono state utilizzate nella progettazio-ne di RSA dalle dimensioni e funzioni ben precise,come negli esempi illustrati che rivolgono l’inte-resse della ricerca del gruppo palermitano versopiccoli edifici esistenti o complessi edilizi e indu-striali allo stato di rudere o dismessi, facilmenteriscontrabili nelle realtà locali siciliane, allo scopo

ne nella risoluzione delle problematiche termoi-grometriche. Anche il benessere psicologico delmalato merita un attento esame, in quanto risultamolto più idonea e accogliente una strutturaarchitettonica che abbia un aspetto generale taleda ricordare la casa dell’anziano, in modo cheegli abbia la padronanza dell’ambiente circostan-te (sufficientemente flessibile, ma sicuro) inmodo da sentirsi incoraggiato ad occuparlo. Atale scopo è bene che nel nuovo ambiente cheaccoglie il malato siano presenti oggetti e ricordidello spazio prima vissuto (foto, arredi non peri-colosi, suppellettili, ecc.).

Al fine di assicurare l’igiene occorre studiareadeguate soluzioni tecniche che forniscano rispo-ste corrette per il controllo di fenomeni, come l’in-continenza. La persona affetta da Alzheimer subi-sce un’alterazione del ritmo sonno-veglia e accen-tua la tendenza alla fuga (wandering). È, quindi,necessaria la presenza di sistemi di controllo delleuscite e di regolamentazione degli accessi ad areepotenzialmente pericolose.10

Linee guida per la progettazione - La ricerca con-dotta ha perseguito l’obiettivo d’indagare quantol’ambiente incida profondamente sulla qualitàdella vita e sul decorso della malattia diAlzheimer. L’ambiente di residenza, al chiuso eall’aperto, può e deve costituire un elemento tera-peutico necessario in grado d’incidere sui seguen-ti aspetti: riduzione dei problemi comportamentalidella persona; rallentamento del declino delle fun-zionalità della persona; stimolo delle abilità resi-due; contenimento dei fattori di stress scatenantireazioni catastrofiche e spesso irreversibili; com-pensazione dei deficit cognitivi e funzionali causa-ti da malattie degenerative; migliore gestione delresidente da parte dei caregivers; diminuzionedello stress delle famiglie e degli operatori.

La ricerca, alla luce di tali aspetti, ha elaboratouna serie di linee guida e di strategie progettualiper la realizzazione di un Centro Residenziale

Fig. 8 - Tesi di Laurea di Giovanna Ferrante, Una residenza sanitaria assistenziale per la Vignicella. Ex Real Casa dei Matti, rell. G. De Giovanni, G. F. Tuzzolino, Università degli Studi diPalermo A.A. 2012/2013: a sinistra, vedute del complesso della Vignicella; a destra, veduta area dell’area di progetto..

6

7

bilità di recuperarlo o di mantenerlo attraversocanali di comunicazione che sfruttano le minimecapacità di comprensione. L’ambiente e lo spaziofisico divengono una preziosa fonte terapeutica; lospazio assume una “funzione protesica”, che ilmalato deve percepire, contenendo ed esprimendoin sé le conoscenze necessarie per la sua corret-ta fruizione, riducendo il senso di frustrazioneattraverso la sensazione di sicurezza e di benes-sere che deve percepire vivendolo.

Miglioramento della qualità della vita, sicu-rezza, stimolo della memoria, facilitazione del-l’orientamento sono tutte “linee guida” chedevono orientare la progettazione e la ricerca,con la possibilità di realizzare spazi che possa-no esaltare la dignità umana, poiché la malattianon preclude la possibilità di una vita migliore.Quanto affermato si può sintetizzare nella rifles-sione dello psichiatra Franco Basaglia

gli architetti si devono confrontare. Gli architet-ti, in quanto studiosi dello spazio e del suo rap-porto con l’uomo, sono chiamati in prima perso-na a ricercare soluzioni non solo di natura for-male ma essenzialmente qualitativa per fornirerisposte sostenibili e architettonicamente validea chi vive con difficoltà la propria “terza età”. Ilmalato di Alzheimer vive nella continua ango-scia determinata dall’incapacità di riuscire acomprendere il mondo esterno, in quanto il suosenso del presente viene vissuto con grande par-tecipazione emotiva. Risulta così indispensabilevalorizzare il presente, tenendolo in grande con-siderazione anche se di difficile decodificazio-ne, a causa della incapacità del malato di comu-nicare verbalmente le proprie necessità.

Il compito dell’Architettura è quello d’interpre-tare le esigenze e i bisogni di chi ha perduto il rap-porto canonico con il mondo, offrendogli la possi-

mentre per interventi sul costruito sarà necessarioscegliere le parti della costruzione che si prestanoad esposizioni controllate della luce solare.

Conclusioni - L’incapacità di acquisire nuoviricordi, la difficoltà di ricordare eventi appenaaccaduti, la mancata identificazione delle cose,dei luoghi e delle persone, il disorientamentovisivo-spaziale, sono alcuni fra i disturbi concui convivono i malati di demenza senile o diAlzheimer. In una società in continua evoluzio-ne, dove la diminuzione della natalità e l’innal-zamento della soglia di mortalità divengonocostanti, si assiste sempre più a un progressivoaumento delle persone non autosufficienti eaffette da malattie neuro-degenerative. Fornireadeguate risposte a queste necessità neurologi-che e sociali è fra le sfide sicuramente più diffi-cili ma, nello stesso tempo, affascinanti con cui

Fig. 9 - G. Ferrante, planimetria di progetto.

Fig. 10 - G. Ferrante, sezioni di progetto.

8

9

per ospitare in sicurezza i malati di Alzheimer: proble-matiche e soluzioni a supporto della famiglia, Universitàdegli Studi di Trento, Trento 2009.9) Cfr. STABILINI F., Evento speciale. Progettazione: lo spazioterapeutico, in ‘Assistenza Anziani’, Gennaio 2006, pp. 50-52.10) Su queste iniziali considerazioni sulla progettazione dellospazio domestico e sul benessere del malato di Alzheimer, siconfronti di DEL NORD R. (Responsabile Scientifico),L’Architettura per l’Alzheimer. Linee Guida per la progetta-zione Vol. 2°, Regione Toscana Giunta RegionaleDipartimento del Diritto alla Salute e delle Politiche diSolidarietà, Centro Interuniversitario di Ricerca TESISdell’Università degli Studi di Firenze, Firenze 2002.11) Cfr. Le Indicazioni e suggerimenti architettonici pernuclei Alzheimer, uno studio avanzato dalla ‘FondazioneTusculum. Case Anziani Medicalizzate’ di Arogno nel 2008:http://www.tusculum.ch/uploaded_files/file_1225310954.pdf.

BIBLIOGRAFIA

DEL NORD R., ANDREUCCI A., FELLI P., L’innovazionetecnologica e il caso anziani, in ‘Dossier di urbanistica ecultura del territorio’, n. 11, 1990.GIANDELLI V., Spazi domestici e urbani per la terza età,La Nuova Italia Scientifica, Roma 1991.TOSI F., Una dimensione per il futuro. Habitat e tecnolo-gie integrate per la terza età, Alinea, Firenze 1992.ALEMAGNA P. M., Residenza integrata, case per anziani,Supplemento di ‘Modulo’, n. 211, Milano 1995, pp. 35-37.DEL ZANNA G., Uomo Disabilità Ambiente, AbitareSegesta, Milano 1996.JONES M., Gentle Care: Changing the experience ofAlzhemer’s Disease in a positive way, Moyra JonesResources, Burnaby BC, Canada 1996.BRAWLEy E. C., Designing for Alzheimer’s disease: stra-tegies for creating better care environments, New york,Ny: Wiley & Sons, 1997.ROBSON D., NICHOLSON A. M., BARkER N., Homes forthe third age: a design guide for extra care shelteredhousing, Taylor & Francis, 1997.VALLA P., Linee Guida per spazi a misura di Alzheimer,Unisco, Bari 1999.LOMBARDO S., Residenze per anziani: guida alla proget-tazione, Flaccovio, Palermo 2009.LOMBARDO S., Manuale per la progettazione di residen-

6) European Federation of Public, Cooperative & SocialHousing, organizzazione con sede a Bruxelles dal 2000,che s’interessa alla promozione di politiche abitative pergarantire alloggi alla portata di tutti in contesti social-mente, economicamente e ambientalmente sostenibili.7) In Sicilia il SH si ritrova, in parte, presente nel prov-vedimento dell’01/04/2009 (G.U. 29/04/2009, n. 98) chesancisce l’intesa 31/03/2009 firmata da Governo,Regioni ed Enti Locali sul cosiddetto Piano Casa. LeRegioni, nello specifico, s’impegnano ad approvare leggivolte a migliorare la qualità architettonica e/o energeticadegli edifici entro il limite del 20% della volumetria esi-stente di edifici residenziali uni-bifamiliari e a discipli-nare interventi straordinari di demolizione e di ricostru-zione con ampliamento per edifici a destinazione resi-denziale entro il limite del 35% della volumetria esisten-te, con finalità di migliorare la qualità architettonica,l’efficienza energetica con l’utilizzo di fonti energeticherinnovabili, secondo criteri di sostenibilità ambientale.La Regione Siciliana si è recentemente dotata di una nor-mativa in materia di Piano Casa con la Legge Regionalen. 6/2010 (pubblicata nel BUR n. 14 del 26/03/2010).Tale Legge è imperniata sulla preponderante finalità disostenere la messa in sicurezza e la riqualificazione delpatrimonio edilizio esistente, dal punto di vista dellaqualità architettonica e dell’efficienza energetica,mediante l’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile e ditecnica bioedilizia. A seguire la Legge 805/A del14/12/2011, Riqualificazione urbanistica con interventidi edilizia sociale convenzionata. Misure urgenti per losviluppo economico, nata per dare il via alla costruzionedi nuovi alloggi di edilizia sociale, sovvenzionata e age-volata;l a Legge prevede la possibilità di ricorrere, inlinea con quanto previsto dalla disciplina nazionale, allostrumento del Partenariato Pubblico-Privato (PPP) perla realizzazione d’interventi di housing sociale (D.L.112/2008 - Cd. Piano Casa), ossia di alloggi in proprietàed a canone agevolato, destinati a fasce sociali che nonriescono ad accedere al libero mercato, superando cosìle forme tradizionali dell’edilizia residenziale pubblica.8) Su tale argomento sono stati condotti nel 2009 inte-ressanti ricerche da due studiosi dell’Università diTrento, Michela Chiogna e Michela Dalprà, volti allosviluppo di soluzioni idonee all’adeguamento degli spazidomestici secondo criteri di comfort e di sicurezza. Cfr.CHIOGNA M., DALPRà M., Adeguare gli spazi domestici

(Conferenze Brasiliane, 1979): «Io ho detto chenon so che cosa sia la follia. Può essere tutto oniente. È una condizione umana. In noi la folliaesiste ed è presente come lo è la ragione. Il pro-blema è che la società, per dirsi civile, dovrebbeaccettare tanto la ragione quanto la follia».

NOTE

1) I dati statistici sono tratti dagli appunti presi durante ilSeminario L’invecchiamento cerebrale: fisiologia, pato-logia e comorbidità, tenuto il 12 e 13 Marzo 2012 pres-so le sedi della Facoltà di Architettura di Agrigento e diPalermo dal Prof. Rosolino Camarda, Ordinario diNeurologia presso l’Università degli Studi di Palermo.2) Da Alois Alzheimer, direttore della clinica neuropsi-chiatrica di Breslavia, che nel 1906 descrisse per laprima volta in modo esauriente le caratteristiche anato-mico-cliniche riscontrate in una donna di cinquantacin-que anni affetta da demenza progressiva. Il Morbo diAlzheimer è detto anche demenza senile di tipoAlzheimer o demenza degenerativa primaria di tipoAlzheimer o semplicemente Alzheimer.3) Cfr. IACOMONI A., Architetture per Anziani, AlineaEditrice, Firenze 2009, pp. 12-18, pp. 279-281.4) La Regione Toscana ha sostenuto anche la ricercaArchitettura per l’Alzheimer sulle strutture assistenzialipubblicata in due volumi: Il Malato di Alzheimer el’Ambiente e Linee guida per la Progettazione, a cura diDEL NORD R., Responsabile Scientifico, EdizioniRegione Toscana, Firenze 2002. Sull’ambiente domesti-co e sull’importanza che esso assume per mantenere lapersona affetta da Alzheimer nella propria casa il più alungo possibile, è interessante la lettura dell’opuscolo:Visioni sfumate. Dedicato a coloro che si prendono curadi un malato di Alzheimer. Suggerimenti per adeguaregli spazi residenziali alle esigenze del malato, a cura diSANTI V., supervisione DEL NORD R., Edizioni RegioneToscana, Firenze 2004.5) Il Gruppo di ricerca, afferente al Dipartimento diArchitettura d’ARCH - Scuola Politecnica dell’Universitàdegli Studi di Palermo, è composto, oltre che dallo scrivente,da Emanuele Walter Angelico, Cesare Sposito, FrancescaScalisi, e Phd Starlight Vattano.

Figg. 11, 12 - G. Ferrante, render di studio del progetto.

Fig. 14 - Tesi di Laurea di Cristina Paci, Complesso Villa Serradifalco. Nuova residenza sanitaria assistita per Bagheria, rel. G. De Giovanni, corr. F. Scalisi, B. Guarnieri, Universitàdegli Studi di Palermo A.A. 2013/2014: a sinistra, veduta area dell’area di progetto; a destra, vedute del Complesso Villa Serradifalco.

Fig. 13 - G. Ferrante, render di studio del progetto.

Fig. 15 - C. Paci, planimetria di progetto.

10

11

Fig. 16 - Illu

Fig. 16 - C. Paci, sezioni di progetto.

Figg. 17, 18 - C. Paci, render di studio del progetto.

tamento, Tesi di Dottorato XXVI Ciclo, Tutor FabioBacchini, Università degli Studi di Alghero 2015.- DE GIOVANNI G., ANGELICO E. M., VATTANO S., La sosteni-bilità smart del Social Housing per la terza età, inPERRICCIOLI M. (cur.), “Re-cycling social housing. Ricercheper la rigenerazione sostenibile dell’edilizia residenzialesociale”, CLEAN Edizioni, Napoli 2015, pp. 120-131.

ze per anziani, Flaccovio, Palermo 2001.DE MASI G., PLASTINO V., Vitale R., Progettare la qua-lità nelle residenze per anziani: strumenti di valutazionee verifica, Franco Angeli, Milano 2001.CENTRO INTERUNIVERSITARIO TESIS, Architettura perl’Alzheimer, vol. 1 e 2, Regione Toscana, Firenze 2002.VALLA P., Alzheimer: architetture e giardini come stru-mento terapeutico, Guerini, Milano 2002.CANNARA A., BRIZIOLI C., BRIZIOLI E., Progettare l’am-biente per l’Alzheimer. Specifiche progettuali per l’am-biente terapeutico, Franco Angeli, Milano 2004.SANTI V. (cur.), Visioni sfumate. Dedicato a coloro che si pren-dono cura di un malato di Alzheimer. Suggerimenti per ade-guare gli spazi residenziali alle esigenze del malato, supervi-sione DEL NORD R., Edizioni Regione Toscana, Firenze 2004.GALIANO E., Vecchi fuori. Vita quotidiana in casa diriposo, Biblioteca dell’Immagine, Pordenone 2004.SALVIOLI G., Gli anziani oggi, editoriale, Centro diValutazione e Ricerca Gerontologica, Università degliStudi di Modena e Reggio Emilia, 2004.BRAWLEy E. C., Desing innovation for Anging andAlzheimer’s. Creating Care Environments, New york-Chichester: John Wiley & Sons, 2006.LEO F., LONGO N., TORTORICI G., Centro Alzheimer, per-corsi di apprendimento e terapie, in ‘AssistenzaAnziani’, Maggio/Giugno 2008.IACOMONI A., Architetture per anziani, Alinea, Firenze 2009.CHIOGNA M., DALPRà M., Adeguare gli spazi domesticiper ospitare in sicurezza i malati di Alzheimer: proble-matiche e soluzioni a supporto della famiglia, Universitàdegli Studi di Trento, 2009.Rivista ‘Costruire in Laterizio’, n. 145, Residenze peranziani, Tecniche Nuove, Milano 2012.Riviste ‘AeA’, , Associazione Abitare e Anziani, Romadall’anno 2000 al 2013.DE GIOVANNI G. (cur.), UP3_Social Housing per laterza età, Collana Esempi di Architettura/28, AracneEditrice srl, Roma 2014.DE GIOVANNI G. (cur.), …UP MORE e Sperimentazionididattiche in ‘UP3_Social Housing per la terza età’, CollanaEsempi di Architettura/28, Aracne Editrice srl, Roma 2014.Cfr. PhD FRAU G., Vita in città di A. L’abitare dell’anzianooltre una progettazione a isola: sicurezza, inclusività, orien-

Figg. 19, 20 - C. Paci, render di studio del progetto.

* GIUSEPPE DE GIOVANNI, Professore Ordinario di“Tecnologia dell’Architettura”, Scuola Politecnica,Dipartimento d’ARCH dell’Università degli Studi diPalermo.

Fig. 21 - La signora Clelia, ospite in una Casa Famiglia, presenta a degli ospiti maccheroni fatti in casa.

12