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Sole tornante, , particolare - Federchimica, Milano · In copertina: Sole tornante, Giò Pomodoro 1986, particolare - Federchimica, Milano Concept: Sabina Ragazzi -

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In copertina: Sole tornante, Giò Pomodoro 1986, particolare - Federchimica, Milano

Concept: Sabina Ragazzi - www.sabwaydesign.com

Il bilancio dell’attività dell’industria chimica in Italia, declinata in tutti i suoi settori, è decisamente positivo in chiave disostenibilità e sviluppo.I fatti e le cifre presentate in questa edizione ci convincono sempre di più dell’opportunità di ridare all’industria chimicail ruolo che le spetta, sul piano economico e nell’opinione generale.

Anzitutto, occorre ribadire con forza lo stretto legame, tipico della chimica, tra scienza e industria: una realtà che devediventare un punto di forza per promuovere la scienza chimica e per affrancare l’accettabilità della sua industria. Spessochi la studia si tiene distante da chi la applica, cioè dalle imprese che hanno il compito di trasformare la scienza in business, cioè le idee in prodotti. Spesso chi lavora nelle imprese sottovaluta il ruolo determinante della scienza nello stimolare, con continuità, il flusso dell’innovazione, cioè la capacità di costruire il futuro della propria impresa.

Per far questo abbiamo recentemente realizzato insieme al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – all’internodel Progetto Lauree Scientifiche – il video “Chimica oltre il luogo comune”.Il film racconta la nostra storia dal dopoguerra ad oggi: un piccolo viaggio nel tempo che mostra come il nostro cammino, dalla ricostruzione allo sviluppo industriale fino alle nuove istanze di sostenibilità, sia sempre stato compiutocon l’indispensabile contributo – e a volte con il traino – della chimica e della sua industria. Il terreno condiviso fra l’industria chimica e i suoi critici può essere trovato nella storia.Una riflessione che ambisce a riaprire un dialogo con le Istituzioni, il mondo della scuola e dell’università, l’opinione ingenerale.

Il ruolo irrinunciabile della chimica per il nostro futuro è stato recentemente ribadito dal Gruppo di lavoro promosso dalla Commissione europea, le cui conclusioni finali hanno un fortissimo valore sociale, perché per la prima volta ad unlivello elevato si condividono ruoli, valori, finalità e problemi della chimica.La chimica viene presentata come strumento/motore del futuro sostenibile proprio perché se ne riconosce il ruolo chiaveper lo sviluppo economico e per il benessere, rendendo disponibili sostanze, prodotti, materiali innovativi e nuove soluzioni tecnologiche per praticamente tutti i settori. Le sfide principali che l’umanità ha di fronte esigono nuove soluzioni,molte delle quali possono essere implementate soltanto grazie a nuovi materiali e sostanze. È dunque indispensabile promuovere un’industria chimica orientata allo sviluppo sostenibile, in grado di rendere concretamente disponibili soluzioni tecnologiche necessarie a rispondere alle grandi sfide che si prospettano.

L’auspicio è che il nostro sforzo trovi, da parte di tutti, una volta per sempre, la volontà di superare gli stereotipi e guardare alla chimica per quello che può dare come benessere diffuso e soluzione ai problemi della società.

Giorgio SquinziPresidente

L’IndustrIa ChImICa In ItaLIarapporto 2008-2009

IndICe

Presentazione

Chimica oltre il luogo comune

Il contributo dell’industria chimica a un futuro sostenibile

Lo scenario economico

Ambiente e sicurezza: il quadro normativo

Prodotti più sicuri

L’impegno delle impreseper la sostenibilità

Le politiche energetiche

Logistica e competitività

Ricerca e innovazione

Relazioni industriali e risorse umane

Un vecchio malinteso

La rappresentazione sociale non sempre positiva della chi-mica, della sua industria e purtroppo – sempre più spesso– dei suoi prodotti condiziona in varia misura ogni comu-nicazione fra industria chimica e vasti settori della società,a molti livelli.

Superare questo pregiudizio è una condizione indispen-sabile per riavviare un dialogo costruttivo con le istituzionie il pubblico, trovando aree di intesa che accreditino lachimica come motore dell’economia, della tecnologia edel progresso.Per avviare una nuova discussione intorno al settore occor-re superare alcuni problemi.

Anzitutto, il contributo della chimica è spesso nascosto neiprocessi produttivi. Perciò i benefici della chimica, seppu-re indispensabili, sono spesso insiti nelle tecnologie che sidanno per scontate e delle quali non si conoscono naturae funzionamento.A questo aspetto è anche connessa l’incapacità, diffusanell’opinione pubblica, di comprendere quanti siano i pro-dotti, anche tangibili, che la chimica offre. È la ragioneprincipale che ha ispirato il video “Vivere senza chimica?”,che dimostra in modo semplice e immediato, che la chi-mica è presente in tutto ciò che ci circonda.Mentre i benefici diventano invisibili, i rischi restano sem-pre ben presenti, sia a causa del modo in cui essi sonorappresentati, sia per i precisi meccanismi psicologici checi spingono a sopravvalutarli.Un altro problema risiede nel divario che si è ormai aper-to tra l’opinione pubblica e l’industria chimica. Un divarioche si allarga laddove non si riconosce che la chimica,come ogni tecnologia, può avere degli effetti indesideratie imprevedibili e che in passato li ha avuti, e che le per-sone che la gestiscono possono sbagliare, a volte lo han-no fatto e in futuro potrebbero farlo ancora. Ma il saldo a

favore della chimica e di ciò che ha fatto in termini di evo-luzione tecnologica, miglioramento della qualità della vita,contributo di ricerca e innovazione è tutto positivo.Occorre, dunque, potenziare la comunicazione su ciò chela chimica fa e su come lo fa.La società deve sapere che chi gestisce le tecnologie chi-miche è perfettamente cosciente (e coscienzioso) rispettoai problemi reali e potenziali che esse possono creare.

Sono queste le considerazioni che hanno avviato un nuo-vo percorso di comunicazione della chimica e della suaindustria in Italia. Un progetto che ha come obiettivo lacreazione di un’opinione libera e non preconcetta dellachimica, senza pregiudizi, condizionamenti o ipotecheideologiche create in tempi ormai lontani e superati.

In poche parole, la chimica non va rappresentata, ma pre-sentata, informando su ciò che essa è oggi, anche rac-contando la sua storia.

Presentare la chimica raccontando la sua storia

È con questo intento che Federchimica ha prodotto un film che si intitola “Chimica oltre il luogo comune”, che èstato realizzato insieme al Ministero dell’Istruzione,dell’Università e della Ricerca nell’ambito del Progetto LaureeScientifiche. Il film racconta la nostra storia dal dopoguer-ra ad oggi: un piccolo viaggio nel tempo – nella storia diquasi tre generazioni di italiani – che mostra come il nostrocammino dalla ricostruzione allo sviluppo industriale finoalle nuove istanze di sostenibilità sia sempre stato compiutocon l’indispensabile contributo – e a volte con il traino –della chimica e della sua industria.Il terreno condiviso fra l’industria chimica e i suoi critici puòessere trovato nella storia.

Chimica oltre il luogo comumeL’IndustrIa ChImICa In ItaLIarapporto 2008-2009

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Presentazione

Chimica oltre il luogo comune

Il contributo dell’industria chimica a un futuro sostenibile

Lo scenario economico

Ambiente e sicurezza: il quadro normativo

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L’impegno delle impreseper la sostenibilità

Le politiche energetiche

Logistica e competitività

Ricerca e innovazione

Relazioni industriali e risorse umane

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Una riflessione che ambisce a riaprire un dialogo con le istituzioni, il mondo della scuola e dell’università, e l’opinione in generale.

Avviso ai naviganti

Una nuova impostazione della comunicazione sulla chi-mica deve tener conto degli strumenti oggi utilizzati nonsolo per informare ma soprattutto per discutere, dialogare,creare dibattito presso pubblici anche molto eterogenei. Èla filosofia della rete, che include tutti e grazie al suo stra-ordinario motore è in grado di comunicare in modo rapi-dissimo e contemporaneamente esteso.Le produzioni video di Federchimica sono dunque state col-locate su Youtube, che, come noto, non è soltanto la piùcolossale videoteca disponibile in rete, ma anche un forum,dove si commenta e si discute tra spettatori.

Imprescindibile quindi rivedere il sito della Federazione,renderlo, già dalla home page, più interessante, oltre cheper le imprese chimiche, anche per il pubblico della rete.Il sito perciò è stato arricchito di sezioni che dicono, adesempio, quanto e quale sia il contributo della chimica allatutela di salute, sicurezza e ambiente, nonché alla qualitàdella vita e così via.È stato creato anche un giornale web di Federchimica, ilmagazine Chimica&oltre: una vera e propria testata on line che contiene tutte le informazioni relative allaFederazione e alle sue Associazioni, ma anche curiositàe notizie attinenti al settore in senso più ampio. Ad esso ècollegata la newsletter, “Il meglio di Chimica&oltre”, unestratto delle news che raggiunge direttamente un numeroelevato di destinatari on line.

Parlare a chi sta imparando

Naturalmente l’attività di cosiddetta education ha un ruo-lo altrettanto importante, e agisce su vari fronti.Non si tratta solo di parlare alle scuole e all’università,come Federchimica sta facendo da molti anni, via viaaumentando l’intensità del dialogo.Occorre anche rapportarsi con le istituzioni determinantinello sviluppo dell’attività formativa.Un aspetto questo di cui si è tenuto conto nei rapporti

sviluppati con Regione Lombardia, particolarmente strate-gici anche alla luce del fatto che la Lombardia è la secon-da regione chimica europea.

In quest’ambito è stato importante avviare iniziative chehanno trovato molti punti di sinergia tra la Federazione el’Amministrazione regionale, condividendo progetti di informazione e formazione a favore dei giovani delle scuo-le primarie e secondarie. Inoltre, è iniziato un percorso diaggiornamento anche per gli insegnanti, con i quali si inten-de aprire un dialogo concreto fornendo loro materiale didat-tico e strumenti di comunicazione rinnovati, per presenta-re la chimica attraverso una nuova prospettiva.

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L’High Level Group sulla competitivitàdella chimica

Il ruolo centrale dell’industria chimica nei processi di svi-luppo è l’aspetto più critico per poter attivare azioni disostegno e permettere alla chimica di dare il suo aiuto almiglioramento della qualità della vita. Un contributo mol-to importante nella comprensione di questo ruolo viene daun’iniziativa della Commissione europea. Nel febbraiodel 2009 si sono conclusi i lavori del High Level Groupsulla competitività dell’industria chimica.

Le conclusioni, riprese qui di seguito in sintesi e poi peresteso nella seconda parte del capitolo, sono importantisia perché nascono da un’attività molto ampia svolta negliultimi due anni, sia perché le indicazioni emerse sono sta-te condivise tra tutti gli stakeholder che hanno partecipa-to al High Level Group, sia perché valgono anche per lachimica italiana.

• A partire dal titolo, dove la chimica viene presentatacome strumento/motore del futuro sostenibile (enabler ofa sustainable future).

• L’industria chimica (in Europa, ma anche in Italia) ha unruolo chiave per lo sviluppo economico e per il benes-sere, rendendo disponibili sostanze, prodotti, materialiinnovativi e nuove soluzioni tecnologiche per pratica-mente tutti i settori economici.

• Le sfide principali che l’umanità ha di fronte esigono nuo-ve soluzioni, molte delle quali possono essere imple-mentate soltanto grazie a nuovi materiali e sostanze. Sipensi alle necessità alimentari, al climate change, allenuove esigenze connesse all’invecchiamento, alla pre-venzione ambientale e ai rifiuti.

• Non a caso le Nazioni Unite hanno proclamato il 2011come l’anno internazionale della chimica per enfatiz-zare il ruolo di questa scienza nello sviluppo sostenibi-le. Parallelamente è indispensabile promuovere un’in-

dustria chimica orientata alla sostenibilità che sia in gra-do di rendere concretamente disponibili soluzioni tec-nologiche necessarie a rispondere alle grandi sfide chesi prospettano.

L’High Level Group ha poi individuato alcune linee di inter-vento per le imprese, gli Stati Membri e la Commissione.

• Per permettere all’industria chimica di dare il propriocontributo a un più sostenibile uso delle risorse e peruna maggior competitività di tutta l’industria manufattu-riera è necessario sostenere un maggior sforzo su inno-vazione e ricerca.È necessario rafforzare il legame unico e caratteristico trascienza chimica e industria chimica per aumentare la quan-tità e qualità della ricerca e l’efficacia dell’innovazione.Le imprese devono dare una prospettiva di medio-lungotermine alla propria attività di ricerca e le istituzioni e laricerca pubblica devono mettere a punto strumenti di soste-gno, in particolare per le imprese medio-piccole.

• La regolamentazione ha un impatto significativo sull’or-ganizzazione e l’operatività delle imprese chimiche. Perquesto motivo la qualità delle normative e la corretta imple-mentazione e applicazione non sono solo importanti peril raggiungimento degli obiettivi di salute, sicurezza eambiente, ma sono anche determinanti per la competiti-vità e la reputazione dell’industria chimica.Una particolare attenzione deve essere data alle esigenzedelle PMI che non hanno dimensione e organizzazioneper far fronte al crescente numero di richieste normative.È necessaria l’applicazione del principio della better regu-lation: corretta consultazione degli stakeholder, solidavalutazione degli impatti, miglior comunicazione da par-te delle autorità e applicazione armonizzata delle nor-mative europee.

• Si riconosce come uno dei valori principali dell’industriachimica europea l’alta integrazione lungo la catena del

Il contributo dell’industria chimicaa un futuro sostenibile

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valore all’interno della chimica di base e tra questa e gli utilizzatori chimici a valle. Da ciò deriva la necessità di sostenere la competitività dei grandi siti di produzio-ne tenendo in particolare conto che l’integrazionedell’industria chimica può essere messa a rischio dall’in-sufficienza delle infrastrutture logistiche e dalle difficoltànei trasporti.

• Anche per la chimica assumerà importanza il ricorso amaterie prime rinnovabili, ma non devono essere sotto-stimate le difficoltà tecniche e logistiche. Di conseguen-za la possibilità di ricorrere in modo significativo a que-ste risorse è nel lungo periodo, per cui nel breve deveessere sostenuta soprattutto l’attività di ricerca.

• La forte dipendenza da feedstock fossili, l’elevato utiliz-zo di energia e l’emissione di gas serra nella produzio-ne della chimica di base comporta sforzi costanti permigliorare l’efficienza nell’uso dell’energia e delle risorse.Questo sforzo nella chimica è di lunga data e gran par-te dei risultati sono stati già raggiungi con il calo del 25%delle emissioni di CO2 dal 1990 al 2005 nonostanteun sensibile aumento dei livelli produttivi.

Il Consiglio dei Ministri europeo ha adottato queste indi-cazioni invitando la Commissione e gli Stati Membri adimplementarle nella consapevolezza proprio del ruolo fon-damentale che la chimica ha per la competitività dell’in-dustria europea e per poter gestire i principali problemi chela nostra società deve affrontare.

Conclusioni approvate il 19 febbraio 2009

L’industria chimica euro-pea ha un ruolo fonda-mentale per lo sviluppoeconomico e il benessere,attraverso l’offerta di pro-dotti e materiali innovativie garantendo soluzionitecnologiche in pressochétutti i settori dell’economia.Con 1.2 milioni di lavo-ratori e un fatturato di 537miliardi di euro (2007) èuno dei più grandi settoriindustriali ed un’importante fonte di occupazione diretta eindiretta in molte regioni dell’Unione Europea.

Le principali sfide per l’umanità necessitano di nuove solu-zioni, molte delle quali possono essere implementate sola-mente attraverso nuovi materiali e nuove sostanze. Si stimache la popolazione mondiale crescerà in meno di 50 annidai 6.7 miliardi attuali a 9.2 miliardi nel 2050, e che lasperanza di vita sarà più elevata con una po polazione cheinvecchierà fino a livelli prima d’ora mai sperimentati. Ciòha forti conseguenze per tutte le società e le re gio ni e poneuna pres sione estremamente elevata sulle risorse naturalidisponibili. Il modo in cui produciamo e utilizziamo l’ener-gia deve cambiare radicalmente; diversificare le materieprime di base e ridurre la domanda di energia diventanouna necessità; acqua pulita, cibo migliore e progresso nel-la assistenza sanitaria sono le sfide principali. Mega-trendscome quelli citati riflettono le preoccupazioni e i bisognidella società. Essi determineranno le priorità della ricercae dello sviluppo nel campo della chimica. Le Nazioni Unitehanno proclamato il 2011 come “l’Anno Internazionale del-la Chimica” proprio per enfatizzare l’importanza della chi-mica nell’uso sostenibile delle risorse naturali.

Un’industria chimica sostenibile è indispensabile per affron-tare alcuni di questi urgenti temi globali. L’industria sviluppacontinuamente innovazioni, generate dalla ricerca nel cam-po della chimica e delle altre scienze, per una vasta gamma

High Level Group on the Competitivenessof the European Chemicals Industry

L’industria chimica europea strumentoper un futuro sostenibileL’IndustrIa ChImICa In ItaLIa

rapporto 2008-2009

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di applicazioni pratiche. Allo stesso tempo è fortemente respon-sabile per il cammino verso un uso sostenibile delle risorsenaturali e la riduzione della domanda di energia, dell’inqui-namento, degli sprechi e delle emissioni di gas serra, per lasicurezza dei prodotti chimici e delle loro applicazioni.

Tradizionalmente, l’Europa è stata leader nella produzionechimica, una posizione evidenziata da un importante sur-plus commerciale, che è tuttavia diminuito negli ultimi anni.Riconoscendo l’importanza strategica del settore, la Cina el’India si sono impegnate con successo per costruire struttu-re produttive di grandi dimensioni e sempre più sofisticate.In particolare, grazie al loro vantaggio in termini di feed-stock, i paesi del Medio Oriente attraggono forti investimentinella petrolchimica. Conseguentemente, la quota europeadella produzione globale di prodotti chimici sta diminuen-do in molti segmenti. Il vantaggio competitivo dell’Europaè a rischio.La Commisione europea ha creato questo High Level Groupche coinvolge una vasta gamma di stakeholder come par-te della propria politica industriale. Il suo compito era diesaminare le sfide alla posizione competitiva dell’industriachimica europea e di identificare i fattori alla base dei rapi-di cambiamenti strutturali in atto. L’industria europea in gene-rale, e la sua industria chimica in particolare, stanno affron-tando una serie di sfide enormi. Queste includono la rapi-da globalizzazione con una nuova divisione del lavoro trapaesi sviluppati ed emergenti, la corsa verso un uso piùsostenibile delle materie prime e dell’energia, per combat-tere il cambiamento climatico, e il bisogno di rispondere aicambiamenti sociali, come l’invecchiamento della popola-zione. Il gruppo aveva il compito di sviluppare una visionedi lungo periodo e di fare raccomandazioni di politica alivello di settore al fine di far fronte a queste sfide e assicu-rare occupazione e crescita attraverso un’industria chimicaeuropea prospera e innovativa. Bilanciare le esigenze economiche, sociali e ambientali,seguendo i principi dello sviluppo sostenibile, è stato untema importante tenuto ben presente nell’elaborazione del-le considerazioni finali.

L’High Level Group ha incominciato il suo lavoro nel set-tembre del 2007 e lo ha concluso nel febbraio 2009.Durante questo periodo, il clima economico generale è cam-biato drammaticamente. È ancora troppo presto per valu-tare la reale portata e la durata dell’attuale crisi economicae finanziaria, che per molti versi è unica. Comunque è ovvioche abbia forti ripercussioni sul settore chimico che vede trai suoi clienti più importanti l’edilizia e l’industria dell’auto.L’elevata volatilità dei mercati del petrolio e del gas, forni-

tori di risorse ed energia, complicano ulteriormente la situa-zione. Ciò aumenta la necessità di avere una visione piùchiara dei principali driver di medio-lungo termine per l’in-dustria chimica, che è complessa e fortemente diversificata,come indicazione per lo sviluppo e l’implementazione del-le misure di sostegno a livello europeo e nazionale. Lo scopo del Rapporto finale è di spiegare questi trend edi identificare le misure per favorire la posizione competiti-va dell’industria.

Nel suo incontro finale del 19 febbraio 2009, l’High LevelGroup ha approvato questo rapporto e ha evidenziato leseguenti conclusioni.

I. Maggiore innovazione e ricerca sono la chiaveper assicurare il futuro dell’industria chimica europea

1. Il cammino verso un uso più sostenibile delle risorserichiederà nuove soluzioni chimiche. In particolare, lalotta al cambiamento climatico e altre sfide ambientalie sociali, che emergono nel contesto globale, rappre-senteranno un focus molto importante per la ricerca elo sviluppo nella chimica e nelle scienze correlate. Leopportunità di business che ne risulteranno per la chi-mica europea dovrebbero essere pienamente sfruttate.

2. Le reti di innovazione sono un’importante modalità perpromuovere un più veloce assorbimento dell’innovazio-ne. L’industria, in collaborazione con i governi, dovreb-be costruire reti di innovazione su temi specifici per pro-muovere ambiti innovativi fortemente strategici e soste-nere le migliori pratiche e le esperienze applicative.

3. Un’industria chimica di successo offre soluzioni chimi-che sempre più trasversali lungo tutta la filiera pro-duttiva. L’industria e il settore pubblico a tutti i livellidovrebbero perciò rafforzare i cluster innovativi e i pro-cessi aperti di innovazione che facilitano una coope-razione attraverso i vari settori e i confini.

4. Dal momento che l’innovazione è più della semplicericerca e sviluppo, il collegamento tra la ricerca, la chi-mica (e le scienze correlate) e l’innovazione è partico-larmente forte nell’industria chimica. Soprattutto, risultanecessario incrementare la quantità e la qualità del-la R&S e l’efficacia dell’innovazione, in particolareincoraggiando maggiori sforzi da parte del settore pri-vato. In generale le aziende devono essere stimolate arivedere i loro piani di R&S e ad estendere i programmi 3/7

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di ricerca ad obiettivi di medio-lungo termine. Il settorepubblico dovrebbe garantire un sostegno effettivo aglisforzi del settore privato e facilitare l’accesso ai pro-grammi di sostegno, in particolare per le PMI.

5. La proprietà intellettuale è di importanza strategicaper l’industria chimica che è un’industria basata sullascienza e ad alto contenuto di tecnologia. Nel settorechimico i costi significativi per l’attività di R&S e perlanciare nuovi prodotti sul mercato richiedono regoleappropriate ed efficaci dal punto di vista dei costi rela-tivamente alla tutela della proprietà intellettuale (IPR).Le Autorità degli Stati Membri e la Commissione euro-pea hanno bisogno di sviluppare una politica di IPRpiù coerente, seguendo un approccio più centralizza-to e coordinato. Ciò dovrebbe essere fatto in modo tra-sparente coinvolgendo gli stakeholder chiave, inclusala società civile. La Commissione e gli Stati Membrisono incoraggiati a continuare i loro sforzi per rag-giungere un accordo sulla creazione di un BrevettoComunitario e un quadro giuridico comune entro il qua-le possano essere protetti i brevetti europei e quelli del-la Comunità. La Commissione e gli Stati Membri dovreb-bero perseguire l’armonizzazione a livello internazio-nale della regolamentazione sui brevetti attraverso ilWIPO (World Intellectual Property Organization) e leiniziative come il TEC (Transatlantic Economic Council).

6. La contraffazione sta diventando un problema consi-derevole per l’industria chimica europea. Preoccupazionirelative alla salute e alla sicurezza rendono il problemaancora più serio e pericoloso per i prodotti chimici rispet-to ad altri tipi di prodotto. La Commissione e tutti gli atto-ri coinvolti nella lotta alla contraffazione e alla piraterianegli Stati Membri, inclusa l’industria chimica, dovreb-bero cooperare per facilitare le investigazioni e con-sentire la severa applicazione delle norme contro la con-traffazione in Europa e nel mondo, nonchè sviluppareiniziative di sensibilizzazione dell’opinione pubblica.

7. La fiducia di consumatori, clienti e investitori ha un’im-portanza centrale. Il bisogno di migliorare la gestionee la comunicazione della sicurezza chimica lungo lafiliera fino al consumatore finale è una priorità da mol-ti anni. L’industria chimica ha un’eredità difficile perquanto riguarda la sicurezza degli impianti e dei pro-dotti. Significativi miglioramenti sono stati raggiunti comeevidenziato da una forte riduzione nel numero di inci-denti e nella quantità di emissioni, da una miglioregestione dei prodotti e dalla progressiva sostituzione

delle sostanze chimiche più pericolose con altre menodannose. Tutto questo dovrebbe formare le basi per unamaggiore fiducia nell’industria chimica. L’industria haancora necessità di aumentare la sua trasparenza e disviluppare un dialogo più efficace con la società, peresempio sull’introduzione delle nuove tecnologie. LeAutorità pubbliche a tutti i livelli sono incoraggiate apartecipare a questo dialogo.

8. La regolamentazione ha un impatto significativo sull’or-ganizzazione e sull’operatività delle imprese chimiche.Questo spiega perché la qualità della legislazione e lasua corretta implementazione e applicazione non sianosolo significative per il raggiungimento di obiettivi di salu-te e ambiente, ma anche per la competitività e la repu-tazione dell’industria chimica. Questo vale specialmen-te per le PMI che affrontano problemi particolari nel-l’adeguarsi all’elevato numero di requisiti normativi nazionali ed europei. Con il suo programma di betterregulation, la Commissione ha dato priorità alla sempli-ficazione e al miglioramento dell’ambiente normativo inEuropa. In questo modo si stimola l’imprenditorialità el’innovazione. Una migliore regolamentazione è un ele-mento chiave della “Strategia di crescita e occupazionedi Lisbona”. Le Istituzioni europee dovrebbero procede-re con l’implementazione della Strategia senza com-promettere gli obiettivi europei di tutela della salute e del-l’ambiente. Una corretta consultazione degli stakeholder,una solida valutazione degli impatti, una miglior comu-nicazione da parte delle Autorità e l’applicazione piùcorretta e armonizzata delle regole concordate sono glielementi chiave per una buona struttura normativa. Laregolamentazione dovrebbe creare un quadro di riferi-mento coerente, essere orientata ai risultati e offrire unavisione di lungo periodo ragionevolmente stabile.

9. La formazione e la capacità di attrarre talenti sono fon-damentali per l’innovazione e la competitività. Lo svi-luppo delle risorse umane necessita maggiore attenzio-ne e le PMI richiedono un sostegno speciale per affron-tare la carenza di professionalità. Gli Stati Membri dovreb-bero promuovere maggiormente l’istruzione scientifica echimica, a partire dalla scuola elementare. Le facoltà dichimica e di ingegneria dovrebbero definire nuovi cur-ricula, includendo programmi orientati al mondo delleimprese in collaborazione con l’industria. In questa otti-ca, l’industria dovrebbe intensificare il suo impegno perprevedere i fabbisogni formativi delle sue risorse umanenel breve e nel lungo periodo nelle diverse posizioni eidentificare i cambiamenti attesi nei profili. 4/7

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II. Uso responsabile delle risorse naturali e un accessonon discriminatorio all’energia e alle risorse sonofattori di successo per la competitività e la sostenibilità

10. L’industria chimica trasforma le materie prime in unamoltitudine di nuove sostanze e preparazioni che ven-gono utilizzate in una vasta gamma di applicazioni inquasi tutti i settori dell’economia. L’industria chimica sibasa prevalentemente sul petrolio e sul gas, ma fa ricor-so anche a materie prime rinnovabili come l’amido, glioli vegetali e l’etanolo. La disponibilità e il costo diqueste materie prime, insieme ai prezzi dell’energia,sono per gran parte del settore un elemento di costodecisivo che influenza fortemente la competitivitàinternazionale. L’Europa ha risorse limitate in termini dicombustibile fossile e di feedstock rinnovabili.

È perciò d’importanza primaria assicurare:a. l’accesso sicuro e a prezzi competitivi al petrolio

e al gas naturale (metano) e una migliore efficien-za del mercato del gas in Europa attraverso una suaeffettiva liberalizzazione;

b. la fornitura stabile nel lungo periodo di elettricità,anche attraverso contratti a lungo termine con i pro-duttori o la maggiore cogenerazione nei siti produt-tivi combinando la generazione di vapore e la pro-duzione di corrente elettrica per soddisfare la doman-da di calore necessaria a molti processi.

11. L’elevato livello di integrazione dell’industria chimicaeuropea lungo la filiera produttiva è uno dei suoi prin-cipali vantaggi competitivi. È questa integrazione cheha permesso fino ad ora all’industria europea di com-pensare ampiamente la sua posizione meno favorevo-le in termini di risorse e disponibilità di energia. La mag-gior parte dei 300 siti di produzione europei sono distri-buiti in 30 poli chimici. Il successo di questi poli chi-mici dipende da una valida combinazione di fattorichiave disponibili localmente, dall’uso condiviso di infra-strutture e servizi, dall’accesso alle principali modalitàdi trasporto e dalla vicinanza al mercato e ai clienti. Leimprese che fanno parte di poli chimici di successobeneficiano dell’ottimizzazione dei costi delle strutturee di un migliore accesso alle risorse. La produzione cen-tralizzata dell’energia e del vapore spesso permetteloro di emettere minori quantitativi di gas serra. Tuttaviain un certo numero di Stati Membri l’industria è ancorapiuttosto dispersa per ragioni storiche. Inoltre una com-pleta integrazione della filiera all’interno dei poli chi-mici spesso non è ancora stata raggiunta e l’intercon-

nessione tra i poli chimici risulta insufficiente.Conseguentemente i poli chimici considerati economi-camente efficienti dovrebbero essere sostenuti nel lorosviluppo, nel rispetto delle norme sugli aiuti di stato.

12. Il trasporto su lunga distanza è la regola nel settore chi-mico. Le imprese chimiche sono spesso piuttosto spe-cializzate e una sola impresa può fornire un determi-nato prodotto a tutto il mercato europeo. I distributorichimici hanno un ruolo importante nella logistica, ser-vendo un’ampia serie di utilizzatori a valle, la maggiorparte dei quali sono PMI. Anche se gran parte dell’in-dustria è concentrata in poli chimici, la distanza tra isiti di produzione può essere molto rilevante. C’è ilrischio che infrastrutture logistiche insufficienti e altricolli di bottiglia nei trasporti possano impedire il con-solidamento di poli chimici forti. Perciò, migliorare leinfrastrutture logistiche all’interno e tra i poli chimici è importante. Le piattaforme dei poli chimici e le ini-ziative per favorire la cooperazione a livello regionaleed europeo, come la European Chemical Regions’Network, possono giocare un ruolo importante per otte-nere miglioramenti significativi. La quota di trasporti sustrada è troppo elevata, il processo che vede in calol’uso del trasporto ferroviario dovrebbe essere invertitoed è necessario un maggior numero di pipeline fra ipoli chimici. In molti casi si è trascurato lo sviluppo diun sistema sicuro ed efficiente di trasporti intermodali eciò richiede maggiore attenzione nel rispetto della sicu-rezza e dell’ambiente.

13. La pesante dipendenza dagli idrocarburi fossili, i prez-zi elevati del petrolio e del gas e l’ambizione di ridur-re le emissioni di gas serra hanno portato ad un con-siderevole impegno da parte dell’industria chimica alfine di ampliare la sua base di feedstock, in particola-re attraverso un maggiore ricorso a materie prime diorigine naturale rinnovabili in sostituzione e ad inte-grazione dei feedstock fossili. Anche se in linea diprincipio un gran numero di sostanze chimiche puòessere prodotto a partire da materie prime rinnovabili,le difficoltà tecniche e logistiche non vanno sottovalu-tate. La produzione industriale necessita di un flussocontinuo di una gran quantità di feedstock con un livel-lo di qualità costante. Questo requisito rappresenta unadifferenza sostanziale rispetto all’uso di materie primerinnovabili per la generazione di energia e di alcunicombustibili, per i quali la composizione chimica e lapurezza rivestono un’importanza minore. Gli sviluppitecnologici possono alleviare alcuni di questi problemi. 5/7

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Logistica e competitività

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Al momento attuale, sembra troppo presto per consi-derare possibile il ricorso a feedstock rinnovabili nel-l’industria chimica in sostituzione di feedstock fossili.Tuttavia l’enorme potenziale atteso nel lungo periodorende l’attività di ricerca e sviluppo industriale in que-sto ambito una priorità.

14. L’utilizzo di materie prime rinnovabili come l’amido,la cellulosa, lo zucchero, gli oli vegetali e altri grassi hauna lunga tradizione nella produzione di certi prodottichimici (ad esempio tensioattivi, ingredienti alimentari edenzimi) e fibre. Negli anni recenti, c’è stata unacrescente competizione per queste materie prime a cau-sa del loro utilizzo per la produzione di bio-fossilied energia. Incentivi sotto forma di sussidi o di regola-mentazione nell’ambito dell’agricoltura o delle politicheenergetiche possono seriamente minacciare gli utilizzistabiliti di materie prime di origine naturale nell’industriachimica. I policy maker dovrebbero fare attenzione adevitare tali effetti collaterali indesiderati. L’accesso a mate-rie prime rinnovabili di un livello qualitativo sufficiente-mente elevato e a prezzi di mercato competitivi a livel-lo globale è essenziale per un’industria chimica europeacompetitiva. L’Unione europea dovrebbe valutare i van-taggi competitivi derivanti dall’eliminazione o dalla ridu-zione dei dazi sull’import e dall’apertura delle quote sul-le importazioni delle materie prime dei vari sottosettoridell’industria chimica. In particolare, andrebbero rivisti idazi relativi all’etanolo per uso industriale. Per quantoriguarda le materie prime rinnovabili, un’ulteriore aper-tura del mercato dovrebbe essere accompagnata dagaranzie di sostenibilità con la dovuta considerazioneper le norme del WTO (World Trade Organisation).Ovunque possibile l’Unione europea dovrebbe sforzar-si di ottenere accordi sugli standard internazionali.

15. Il cambiamento climatico è un problema globale e l’in-dustria chimica è un’industria globalizzata con una baseproduttiva molto forte nelle economie emergenti. Ciòrichiede un’attenzione particolare per gli effetti globalidelle misure di politica climatica. Riallocare parte del-l’industria chimica europea in regioni con minori targetdi riduzione delle emissioni non causerebbe solamentedisoccupazione e perdita di benessere economico inEuropa. Infatti lo spostamento della capacità produttivaverso aree con un mix energetico problematico e unabassa efficienza nella generazione e nell’uso dell’ener-gia farebbe aumentare le emissioni mondiali di gas ser-ra (carbon leakage) e i livelli di inquinamento. Per que-sta ragione la nuova Direttiva, modificando il sistema di

commercio delle emissioni di gas serra (Direttiva ETS),contiene provvedimenti che affrontano questo rischio edè ora cruciale fare i passi necessari per la sua immediataimplementazione. Inoltre sono necessarie adeguate azio-ni misurabili da parte delle economie emergenti per miti-gare il cambiamento climatico. Ciò contribuirebbe acreare un’arena competitiva più equa per l’industria chi-mica europea. L’Europa dovrebbe fare tutto il possibileper creare le condizioni favorevoli per tali azioni. Accordidi settore per la riduzione delle emissioni di gas serra eil risparmio energetico possono rappresentare un’impor-tante modalità per ottenere la partecipazione dell’indu-stria localizzata nelle economie emergenti, in particola-re per permettere a questi paesi di dare un contributosignificativo alla riduzione delle emissioni mondiali. Acausa della complessità degli accordi di settore nell’in-dustria chimica, va ricercato il sostegno da parte di tuttigli attori coinvolti al fine di portare a compimento que-ste iniziative nella maggior parte dei sottosettori.

16. La forte dipendenza dai feedstock fossili, l’uso intensivodi energia e le elevate emissioni di gas serra per la pro-duzione di chimica di base richiedono sforzi costanti permigliorare l’efficienza nell’uso dell’energia e delle risor-se. Questi sforzi sono iniziati molto tempo fa e molto ègià stato fatto. Mentre la produzione totale di chimicain Europa è cresciuta di più del 50% dal 1990 al 2005,nello stesso periodo le emissioni di gas serra del settoresono diminuite del 25%. Una base informativa solida everificabile sulle emissioni e il potenziale di riduzione del-le emissioni è cruciale per l’individuazione delle misurevolte ad attenuare il cambiamento climatico. È ancheindispensabile per stabilire termini di confronto per l’im-plementazione dello European Emission Trading System.La chiusura del gap attuale è la massima priorità. Le con-dizioni necessarie per il pieno sfruttamento del poten-ziale di riduzione delle emissioni in Europa, incluso ilbisogno di nuovi e migliori processi produttivi e materialipiù efficienti, vanno ulteriormente esplorate.

III. Un’industria chimica competitiva ha bisogno dimercati aperti e concorrenza equa

17. Il commercio internazionale è vitale per la crescita ela creazione di occupazione nell’industria chimica euro-pea. Il settore si pone al centro del commercio globa-le e dipende quindi in modo vitale dall’esistenza di mercati aperti. Poiché la crescita è concentrata nelleeconomie emergenti, un accesso favorevole a questi 6/7

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mercati è di notevole importanza. L’industria chimicalocalizzata in alcune economie emergenti non soffrepiù di alcun significativo svantaggio strutturale. Tuttavia,benchè i loro mercati domestici siano fortemente pro-tetti, questi paesi emergenti beneficiano dei ridotti dazisulle importazioni nell’Unione europea. Ciò solleva laquestione se sia opportuno continuare ad offrire un trat-tamento preferenziale di politica commerciale ai con-correnti di questi paesi per i prodotti chimici.

18. Un’ulteriore liberalizzazione del commercio, attraver-so una riduzione sostanziale o l’eliminazione dei dazisia multilaterali sia bilaterali sarebbe nell’interesse del-l’industria chimica europea. Nell’attuale crisi economi-ca, si tratta di un aspetto sempre più importante poichéè aumentato il rischio di un crescente protezionismo. Lavia preferibile e più promettente per giungere a taleliberalizzazione risiede in un approccio multilateralenel quadro normativo del WTO. Sotto l’attuale DohaDevelopment Round, ciò potrebbe essere ottenuto conun ambizioso accordo settoriale per la chimica chepreveda il taglio orizzontale dei dazi. Dal punto di vistaeuropeo, il nuovo accordo settoriale dovrebbe coin-volgere tutti i paesi con un’industria chimica rilevante edovrebbe includere tutti i prodotti chimici. La PolicyCoherence for Development dell’Unione europea dovreb-be essere debitamente considerata.

19. L’Unione europea dovrebbe perseguire gli FTA (FreeTrade Agreement) con partner chiave del commercio,in particolare se si tratta dei cosiddetti “WTO plus agree-ments” che promuovono un’apertura e un’integrazionesuperiori rispetto alle negoziazioni multilaterali. La sele-zione dei potenziali partner FTA dovrebbe basarsi sucriteri economici. L’Unione europea dovrebbe lottareper la coerenza tra tutti gli FTA e dovrebbe puntare adottenere condizioni simili a quelle concordate tra i par-tner FTA e altri paesi chiave. Gli accordi FTA necessi-tano di un’applicazione corretta, equilibrata e affida-bile delle procedure di accordo.

20. L’industria chimica enumera la maggior parte delle procedure anti-dumping a livello mondiale e, sia i paesi sviluppati sia quelli in via di sviluppo, fanno unuso frequente di questo strumento. I TDI (Trade DefenceInstruments) sono parte di un pacchetto di misure com-merciali più esteso che è negoziato a livello WTO.L’Unione europea dovrebbe cercare di assicurare rego-le comuni tali da rendere l’arena competitiva equa conun allineamento delle pratiche anti-dumping a livello

mondiale. I TDI continueranno ad essere necessari perneutralizzare l’impatto di pratiche commerciali non eque,che possono mettere particolarmente in difficoltà le PMI.Ciò include misure per contrastare il double pricing, idazi sull’export e i prezzi sotto costo. In assenza di pro-gressi nelle negoziazioni multilaterali, sul commerciodovrebbe essere evitato un indebolimento unilateraledegli attuali TDI europei. Particolare attenzione dovreb-be essere posta sulla proliferazione di misure da partedi paesi terzi che puntano a distorcere l’accesso allematerie prime (per esempio le tariffe sull’export). Conriferimento a tali pratiche, l’Unione europea riconoscela difficoltà di affrontarle nell’ambito della legge inter-nazionale di commercio esistente. Di conseguenza,l’Unione europea dovrebbe continuare a promuoverelo sviluppo di nuove regole permanenti in ambito WTOrelative a problemi commerciali connessi all’offerta discri-minante delle materie prime.

21. A causa della globalizzazione, le Autorità doganalidevono affrontare un aumento esponenziale e senzaprecedenti dei volumi di transazioni commerciali. Inoltre,149 nuovi accordi di partnership regionali sono statinotificati al WTO dal 1995, complicando ulteriormentele regole commerciali internazionali. La sfida è resaancora più difficile da una varietà di nuovi rischi suitemi della salute e della sicurezza, incluso il terrorismo.L’armonizzazione a livello globale delle proceduredoganali è rallentata dalle preoccupazioni relative allasicurezza. Di conseguenza, l’Unione europea dovreb-be continuare a lottare per una maggiore armonizza-zione globale delle procedure doganali nel quadro nor-mativo delle organizzazioni internazionali rilevanti,come il WTO e il WCO (World Customs Organisation).Ciò accrescerebbe la lotta contro le black list che attual-mente in alcuni paesi costituiscono un problema consi-derevole per gli esportatori e i commercianti di prodottichimici. L’Unione europea dovrebbe perseguire la coo-perazione multilaterale e bilaterale tra le Autorità doga-nali e il dialogo con le Autorità governative come modiper reagire alle attività illegali.

L’High Level Group invita tutti gli interessati a considerare e implementare le raccomandazioni indicate nel rapportoattraverso misure concrete. A questo scopo sottolinea l’importanza di assicurare una buona cooperazione tra gli stakeholder per dare un seguito a questo lavoro.

(Traduzione a cura di Federchimica) 7/7

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Il contesto mondiale ed europeo

Dopo sei anni di crescita ininterrotta e a ritmi vivaci (4%medio annuo), nel 2008 la produzione chimica mondia-le è calata dello 0.4%, portando il valore della produ-zione a 1.947 miliardi di euro. L’anno che si è conclusoè stato caratterizzato da un elevato grado di volatilità. Nelgiro di pochi mesi (tra settembre e dicembre) si è passatidalla più lunga e intensa fase di crescita mondiale allaprima vera crisi globale. Al surriscaldamento dell’econo-mia, che aveva caratterizzato la prima parte dell’anno ecomportato prezzi del petrolio e delle materie prime allestelle, ha fatto seguito un’improvvisa inversione di tendenza,con il relativo crollo della domanda e degli stessi prezzi.Le imprese hanno reagito con difficoltà di fronte a questasituazione di profonda incertezza.

L’industria chimica è stata pesantemente colpita dalla reces-sione mondiale. Producendo soprattutto beni intermedi, hasentito in anticipo l’inversione ciclica: la prima reazionedelle imprese clienti è stata infatti il blocco degli acquistiche ha comportato un crollo della domanda chimica sen-za precedenti. Tra i settori maggiormente travolti dalla cri-si vi sono clienti molto importanti per l’industria chimica,in particolare l’edilizia con tutto il suo indotto e i beni dure-voli (auto ed elettrodomestici). Inoltre, la chimica è un set-tore fortemente globalizzato: il 43% della produzione mon-diale è oggetto di scambi internazionali. La crisi – com-plici le restrizioni del credito – ha provocato la paralisi deiflussi di commercio internazionale.

La produzione chimica è risultata in calo in tutte le areeavanzate. In Europa, per la prima volta dal 2003, l’out-put è diminuito, con una caduta pesante pari al 4.1%, macomunque inferiore a quella subita dal Nord America (-5.1%). La chimica di base è stata il comparto che ha sofferto maggiormente con un calo del 20% nel quarto trimestre, anche a seguito della chiusura temporanea di

molti impianti; la parte finale dell’anno è risultata in fortecontrazione anche per la chimica fine e specialistica (-11%), mentre la chimica per il consumo ha mostrato unamaggiore tenuta (-2%).

Anche le economie emergenti, che negli anni precedentiavevano trainato la produzione chimica mondiale, nonsono rimaste immuni alla crisi: pur non mostrando in gene-rale un calo della produzione chimica, i tassi di crescitasono fortemente rallentati (con l’eccezione di Africa e MedioOriente). Ciò non comprometterà tuttavia il modello di svi-luppo industriale di paesi quali la Cina né l’ingente poten-ziale di domanda chimica che questi Paesi torneranno adesprimere con l’affacciarsi della ripresa. In questo senso lacrisi funziona da catalizzatore, accelerando i cambiamentigià in atto nel settore. Il ruolo dei paesi emergenti risulteràrafforzato nel contesto globale anche a fronte del fatto checirca l’87% dei nuovi investimenti produttivi riguarda pro-prio queste aree. D’altro canto, alla luce della crisi in atto,i grandi gruppi chimici stanno valutando la razionalizza-zione degli impianti a livello globale, anche tenuto conto

L’EVOLUZIONE DELL’INDUSTRIA CHIMICA MONDIALE

Fonte: elabo azioni su dati ACC, Cefic, UIC, Eu ostat

Media annua2007 2008 2003-2008

Europa 2.2 -4.1 1.0- Germania 1.8 -3.8 1.7- Francia 6.3 -2.9 1.5- Italia 1.9 -5.5 0.9- Regno Unito 1.7 -0.7 1.1

Nord America 0.5 -5.1 1.0Asia 8.7 2.3 7.0America Latina 2.9 0.8 4.3Europa Centro-Orientale 6.1 -3.8 3.3Africa e Medio Oriente 3.8 9.7 9.2Mondo 4.9 -0.4 3.9

Var. % della produzione

Lo scenario economicoL’IndustrIa ChImICa In ItaLIarapporto 2008-2009

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del fatto che la crescita difficilmente potrà tornare sui livel-li straordinari sperimentati negli ultimi anni.In questo contesto la chimica europea (e con essa quellaitaliana) è chiamata ad affrontare sfide impegnative, innan-zitutto per difendere la propria leadership mondiale. Il suoposizionamento internazionale, misurato come il rapportotra il saldo commerciale e il totale dei flussi in entrata e inuscita, pur rimanendo ampiamente positivo (stimato pari a38 miliardi di euro), si è infatti deteriorato passando dal21.6% nel 2003 al 18.2% nel 2008. Ciò richiede, daparte delle imprese chimiche e di tutti gli stakeholder, unrinnovato impegno per rilanciare la competitività.

La chimica in Italia

Nel 2008 la restrizione creditizia e la crisi internazionale,togliendo il sostegno dell’export che negli anni scorsi erastato molto rilevante, hanno messo in difficoltà le impresechimiche in Italia. D’altro canto la domanda interna avevainiziato a calare già nei mesi estivi, prima della crisi finan-ziaria, subendo poi un tracollo nella parte finale dell’annoche ha portato complessivamente ad un calo in quantitàpari al 6%. Nonostante il deficit commerciale sia risultatonel 2008 pari a 9.7 miliardi di euro – e quindi in miglio-ramento rispetto al 2007 per 1.3 miliardi di euro – questorisultato non va letto in chiave positiva in quanto è frutto diun calo dell’import (-5% in valore) superiore a quello del-l’export (-1.5%) e quindi di un andamento particolarmentenegativo del mercato interno.

La produzione chimica è calata in quantità del 5.5%, por-tandosi su livelli inferiori a quelli di quattro anni fa, una per-formance peggiore rispetto alla media europea (-4.1%). Ilsettore che ha sofferto maggiormente è quello della chimi-ca di base (-13.2%) condizionato nell’ultima parte dell’an-no dalla chiusura temporanea di alcuni impianti. Anche lachimica fine e specialistica ha subito pesanti contrazionicome testimoniato dal significativo aumento del ricorso allacassa integrazione ordinaria. Il valore della produzione chi-mica in Italia nel 2008 si è attestato sui 56.6 miliardi dieuro (81.3 miliardi di euro includendo la farmaceutica). Ilsettore, che occupa 126 mila addetti (circa 191 mila conla farmaceutica), ha segnato un calo dell’occupazione,

PRODUZIONE CHIMICA MONDIALE

Fonte: elaborazioni su ACC

Fonte: Cefic e stime Federchimica

INDICATORE DI COMPETITIVITÀ ALL’EXPORT DELLA CHIMICA EUROPEA: SALDO/(EXPORT+IMPORT)

LA CHIMICA IN ITALIA NEL 2007-2008

Fonte: Federchimica, Istat

Chimica 2007 2008 Var. (val. corr.)Produzione 58.6 56.6 -3.3%Esportazioni 22.4 22.0 -1.5%Importazioni 33.4 31.7 -5.0%Saldo commerciale -11.0 -9.7 +1.3Addetti (migliaia) 127.3 125.9 -1.3

Chimica e farmaceutica 2007 2008 Var. (val. corr.)Produzione 83.0 81.3 -2.1%Esportazioni 34.4 34.0 -1.1%Importazioni 48.1 46.6 -3.2%Saldo commerciale -13.7 -12.6 +1.1Addetti (migliaia) 194.5 190.8 -3.7

(miliardi di euro, salvo diversa indicazione)

(indici 2002=100)

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comunque non particolarmente pesante, stimato pari all’1.3%(3.7% considerando anche la farmaceutica).

La crisi colpisce pesantemente le imprese chimiche in Italia,da un lato perchè l’industria manifatturiera italiana – suoprincipale cliente – arriva all’attuale fase congiunturale giàindebolita da diversi anni di sostanziale stagnazione e,dall’altro, perché – specialmente nella chimica fine e spe-cialistica – la redditività ha subito un deterioramento a cau-sa dell’impossibilità di trasferire completamente sui clientil’esplosione dei prezzi delle materie prime avvenuta nel-la prima parte dell’anno e negli anni precedenti. Inoltre inalcuni settori del made in Italy la crisi va ad aggravareproblemi strutturali pre-esistenti comportando la chiusuradi attività produttive e quindi la scomparsa di clienti. Infinela restrizione del credito grava particolarmente sulle PMI,chimiche e non, in una fase in cui il forte allungamentodei tempi di pagamento della clientela comporta l’aumentodel fabbisogno finanziario.

L’industria chimica in Italia, oltre alla presenza consolidatadi un buon numero di imprese a capitale estero (36% del-la produzione), si caratterizza proprio per il ruolo signifi-cativo delle piccole e medie imprese (41%). Tra le princi-pali imprese italiane – che nel complesso rappresentano il23% della produzione – figurano grandi realtà della chi-mica di base, ma anche imprese medie e medio-grandi in

espansione, normalmente caratterizzate da un’elevata spe-cializzazione e spesso leader, a livello mondiale o euro-peo, nel loro segmento. In generale le medie imprese, ilcosiddetto “quarto capitalismo”, sono state riconosciutecome un elemento di vitalità del sistema industriale italiano.In questo ambito, le medie imprese chimiche e farmaceuti-che si stanno distinguendo mostrando tassi di sviluppo anchemaggiori della media (+45% del valore della produzionee +52% dell’export a fronte di medie rispettivamente parial 24% e al 27% nel periodo 2000-2006). Queste impre-se sono fortemente orientate verso la crescita, sempre piùimpegnate nell’internazionalizzazione produttiva, nella ricer-ca e nella qualità. La classifica delle imprese chimiche aproprietà italiana con vendite globali superiori ai 100 milio-ni di euro ha visto nel 2008 l’entrata di nuovi attori, a testi-monianza del fatto che nel settore, al di là della crisi, è inatto un processo di crescita dimensionale.

Il valore aggiunto per addetto nell’industria chimica superadel 50% quello medio del manifatturiero ed è il frutto del-l’intensità di capitale, dell’importanza dell’innovazione edella qualità delle risorse umane che caratterizzano questosettore. Le imprese chimiche in Italia presentano una strut-tura occupazionale che vede una quota significativa e inaumento di laureati: essa è pari al 19% degli addetti masale al 26% se si considerano solo i neo-assunti. Inoltre lachimica è un settore ad alta intensità di ricerca e lo sforzoinnovativo coinvolge anche le imprese di dimensione più

DISTRIBUZIONE DELLA PRODUZIONE IN ITALIA

Fonte: stime Federchimica, anno 2008

Nota: come imprese medio-grandi si sono conside ate quelle con vendite mondialisuperiori ai 100 milioni di euro

L’ATTIVITÀ CHIMICA IN ITALIA

Fonte: Federchimica

2007 2008Domanda interna 1.0 -6.0Importazioni 0.5 -5.5Esportazioni 2.5 -4.0Produzione 1.9 -5.5Chimica di base 3.6 -13.2Plastiche 1.2 -8.3Fertilizzanti 1.5 0.5Fibre chimiche -16.4 -10.9Pitture e adesivi 2.0 -5.5Intermedi di chimica fine e specialità 1.5 -4.0Agrofarmaci 4.0 5.0Gas tecnici 1.0 -6.6Detergenti e prodotti per la casa 0.4 -0.5Cosmetici 1.0 -1.0Prodotti per la salute animale 3.3 -6.0Principi attivi e int. farmaceutici 1.0 1.0Farmaci di automedicazione 1.0 1.5

(var. % reali)

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piccola: infatti il settore presenta quasi 4.500 addetti dedi-cati alla R&S, il 35% dei quali fa parte di PMI. A testimo-nianza della consapevolezza ormai piuttosto diffusa del-l’importanza dell’innovazione come strumento per la dife-sa e il miglioramento della competitività nei confronti deipaesi emergenti, dotati di forti vantaggi di costo, un buonnumero di imprese chimiche sta compiendo un salto quali-tativo verso un’innovazione più strutturata, basata sulla ricer-ca e su progetti di medio lungo termine; in questo contesto,diventa sempre più critica e necessaria la collaborazionecon la ricerca pubblica, in particolare per le PMI, che pre-sentano maggiori vincoli in termini di risorse disponibili.

Negli ultimi anni la propensione all’export delle imprese chi-miche è stata in continua crescita, anche per effetto del sem-pre maggiore orientamento delle PMI verso i mercati este-ri: nonostante la crisi, nel 2008 essa ha raggiunto il 39%,con un progresso di 14 punti percentuali in 15 anni. Sonoaumentati anche gli investimenti produttivi all’estero che nel2008 vedono coinvolte 127 imprese a fronte delle 102nel 2000. Queste hanno realizzato all’estero un fatturatopari a 8.3 miliardi di euro occupando più di 25 mila dipen-denti, con un aumento consistente e pari al 26%. Fino a

qualche anno fa il grado di internazionalizzazione del set-tore chimico – misurato dal rapporto tra i dipendenti delleimprese partecipate all’estero e quelli in Italia di imprese

LE PRINCIPALI IMPRESE CHIMICHE ITALIANE - RISULTATI 2008

Fonte: Federchimica

Nota: imprese con capitale a maggioranza italiano; i valori si riferiscono ai p odotti chimici (al netto dei farmaci)

Vendite Produzionemondiali in Italia

Polimeri Europa 6.300 4.821Gruppo Mossi&Ghisolfi 1.845 441Mapei 1.646 702Radici Group 957 575Gruppo Bracco 675 464Gruppo P&R 649 443Polynt 582 499Gruppo Colorobbia 480 239Gruppo C.O.I.M. 480 290Gruppo SOL 460 288Gruppo SIAD 426 270Gruppo Mauro Saviola 417 258Gruppo Sapio Industrie 397 384Gruppo Lamberti 385 298Gruppo Aquafil 384 210Dobfar Holding 380 310Gruppo SIPCAM-OXON 345 160Montefibre 265 87Intercos Group 254 153

Vendite Produzionemondiali in Italia

Gruppo Zobele 228 62Isagro 213 128Esseco Group 203 111Gruppo Desa (Italsilva) 190 190Reagens 182 75Syndial-Attività diversificate 179 1793V Partecipazioni Industriali 172 122F.I.S. 168 168Indena/Gruppo IdB Holding 152 126Inver 140 100Mirato Group 135 135Gruppo Polyglass 123 76Sinterama 120 70Giovanni Bozzetto 117 51Fluorsid 107 104Lechler 105 105Icap-Sira Chem. and Polymers 103 103Gruppo SOL.MAR. 100 100Silvateam 100 45

(milioni di euro)

INTERNAZIONALIZZAZIONE PRODUTTIVADELLE IMPRESE CHIMICHE A CAPITALE ITALIANO

2000 2008 Var. %N° imprese investitrici 102 127 +24.5N° imprese estere partecipate 217 286 +31.8Dipendenti all’estero 19.905 25.100 +26.1Fatturato all’estero (milioni di euro) 6.403 8.300 +29.6

Partecipazioni Totaledi controllo partecipazioni

Chimica 20.6% 29.6%Totale industria 19.4% 26.8%

GRADO DI INTERNAZIONALIZZAZIONE ATTIVANELLA CHIMICA E NELL’INDUSTRIA IN GENERALE

Fonte: banca dati Reprint, Politecnico di Milano - ICE

Nota: 2008, stime preliminari

(rapporto % tra dipendenti delle imprese partecipate all’esteroe quelli in Italia di imprese non a proprietà estera)

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non a proprietà estera – era minore della media dell’indu-stria in generale, ora la supera raggiungendo il 20.6% nelcaso delle partecipazione di controllo (29.6% se si consi-derano anche le partecipazioni di minoranza). Il processodi internazionalizzazione nel settore chimico è spesso spin-to dall’esigenza delle imprese di proporsi come fornitori glo-bali e seguire i propri clienti, specialmente se multinazio-nali, aprendo nuovi stabilimenti all’estero e garantendo unelevato livello di servizio e la vicinanza al cliente. Di con-seguenza, non consiste in una delocalizzazione della pro-duzione, cioè nel trasferimento di attività dall’Italia all’este-ro, ma in una vera e propria espansione internazionale.

La restrizione del credito ha colpito maggiormente pro-prio le imprese che stanno investendo fortemente in pro-getti di innovazione e internazionalizzazione, in partico-lare se si tratta di PMI. Questo però rimane il modello disviluppo da seguire per riuscire a cogliere opportunità dicrescita al momento della ripresa e far fronte alla con-correnza dei paesi emergenti. Non va inoltre dimentica-to che la chimica ha un ruolo importante come motore ditrasferimento tecnologico alle imprese dei distretti indu-striali del made in Italy: la capacità di quest’ultimi di gene-rare innovazione di prodotto, e di conseguenza di difen-dere le produzioni realizzate in Italia, è spesso legataalla partnership con le imprese chimiche fornitrici di sostan-ze e prodotti innovativi.

Una risorsa preziosa per l’industria chimica in Italia sonole imprese a maggioranza di capitale estero la cui pre-senza, nella maggior parte dei casi, è finalizzata non soloa servire il mercato locale, ma anche ad utilizzare il Paesecome base produttiva per servire i mercati esteri. Ciò èdimostrato anche dal fatto che una quota rilevante del-l’export settoriale fa capo a queste imprese (41%). Inoltre,circa la metà della spesa in attività di ricerca più struttu-rate è condotta proprio da imprese a capitale estero. I giu-dizi dei manager delle imprese estere, pur sottolineandole gravi inefficienze del Sistema Paese, riconoscono i nume-rosi e importanti fattori di vantaggio competitivo nello svol-gere attività produttiva e di ricerca in Italia.

È vero che la chimica nel suo complesso soffre di un defi-cit di bilancia commerciale, ma esso è concentrato neisettori della chimica di base e delle fibre, mentre si evi-denziano ormai da diversi anni avanzi significativi e cre-scenti in alcuni settori della chimica a valle. Nel 2008 –nonostante una chiusura d’anno molto negativa – da un lato il settore dei detergenti e cosmetici e dall’altroquello delle vernici, adesivi e inchiostri, hanno raggiunto

livelli record (rispettivamente pari a 1.221 e 750 milio-ni di euro), confermandosi settori di forte specializzazio-ne della chimica in Italia. Inoltre da un’analisi più detta-gliata emergono alcuni altri settori che godono di surplusdi bilancia commerciale e di un buon posizionamentointernazionale, come dimostrato dall’indicatore di com-petitività dato dal rapporto tra il surplus e il totale dei flus-si di export e import. Oltre a numerosi segmenti dei due settori sopra citati, sidistinguono gli additivi per oli lubrificanti e per cementi,gli antiossidanti e stabilizzatori per plastica, le prepara-zioni catalitiche e gli ausiliari per cuoio, tessile e carta.

Il biennio 2009-2010 si presenta molto difficile per l’in-dustria italiana e di conseguenza per la chimica. Come sempre la chimica – bene intermedio per eccellenza

SALDI SETTORIALI NEL 2007-2008

Fonte: Istat

2007 2008 Var. ass.Chimica -11.050 -9.721 +1.329Chimica di base e fibre -11.863 -10.563 +1.301Chimica a valle 813 842 +29- Vernici e adesivi 706 750 +46- Detergenti e cosmetici 1.200 1.221 +21

Farmaceutica -2.718 -2.895 -177Chimica e farmaceutica -13.768 -12.616 +1.152

(milioni di euro)

SALDI SETTORIALI NEL PERIODO 1996-2008

(milioni di euro)

Fonte: elabo azioni su dati Istat

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– si sta dimostrando come una cartina di tornasole del-l’evoluzione congiunturale. La chimica conferma le caratte-ristiche della crisi attuale, in particolare la sua profondità,la sua natura globale, il fatto che stia colpendo soprattuttol’industria e le costruzioni, e tenda ad aggravare i proble-mi strutturali di alcuni settori del made in Italy.

L’industria chimica non è un comparto omogeneo maalcune tendenze che dovrebbero consolidarsi durante il2009 possono essere individuate.

All’inizio della primavera i livelli di produzione sono tor-nati timidamente a crescere perché nella maggior partedelle filiere le imprese si erano alleggerite dalle scorte e,a fronte di qualche segnale di recupero, hanno riattivatogli acquisti di prodotti chimici. Tale effetto è testimoniatoanche dalla risalita dei prezzi delle principali commodi-ties della chimica di base (a partire dall’etilene).

In nessun modo questi segnali sono definitivi, sia perchénon omogenei, sia perché i livelli di domanda rimango-no ancora molto inferiori alla media del 2008. Si può sol-tanto dire che il punto di minima è stato superato, se nonci saranno altre “perturbazioni esterne” a far crollare dinuovo le aspettative degli operatori. In ogni caso il ritor-no alla normalità sarà lentissimo e la “normalità” non saràper molti settori la stessa di prima. Nonostante il parziale recupero nella seconda parte del-l’anno, nel 2009 la produzione manifatturiera scenderàdel 10 -12%. Per la chimica, che ha anticipato la fortecaduta dell’industria, il calo potrà essere leggermente piùcontenuto, ma in ogni caso porterà a livelli in Italia similia quelli di 15 anni fa.

PRODUZIONE DESTAGIONALIZZATA DELLA CHIMICA E DELL’INDUSTRIA MANIFATTURIERA

MICRO-SETTORI DI SPECIALIZZAZIONE DELLA CHIMICA IN ITALIA

Fonte: elaborazioni su dati Eu ostat

Fonte: Istat, ISAE

Nota: per l’industria manifatturiera mesi di marzo, aprile e maggio previsioni ISAE

(indici 2005=100)

Surplus commerciale nel 2008 (milioni di euro)

Indi

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Legislazione europea e nazionale:un quadro complesso

Circa l’80% della normativa in materia di ambiente, salutee sicurezza sul lavoro viene elaborata dall’Unione europea.Per creare un terreno di gioco favorevole allo sviluppo inter-nazionale ed alla competitività delle imprese è infatti impor-tante che esistano norme condivise, omogenee e immedia-tamente applicabili in tutto il territorio comunitario. Il merca-to comune è uno dei successi più evidenti del processo d’in-tegrazione europea anche se, con l’allargamento nel 2004a dieci nuovi Stati, la capacità di produrre delle norme chia-re e certe è venuta meno. Un esempio per tutti è l’approva-zione della Direttiva di scambio di emissioni di CO2 che,nonostante i miglioramenti apportati grazie all’intervento delGoverno italiano, ha lasciato molti dubbi e perplessità.

L’UE ha a sua disposizione due strumenti legislativi: le Direttiveed i Regolamenti. Le Direttive sono vincolanti nei loro obiet-tivi generali ma, per quelle in materia ambientale, il Trattatolascia agli Stati Membri la possibilità “di mantenere e di prendere provvedimenti per una protezione ancora mag-giore” (cfr: art. 176 TCE).I Regolamenti, invece, sono vincolanti in tutte le loro partie direttamente applicabili. Al fine di evitare gravi effettidistorsivi fra produttori di paesi diversi a causa delle diffe-renze nell’attuazione delle Direttive, sarebbe preferibile unricorso più sistematico e frequente ai Regolamenti.

Inoltre le Direttive necessitano di essere recepite tramite nor-me nazionali che, troppo spesso, vengono adottate in ritar-do e, quando lo sono, rischiano di stravolgere il significa-to originario del dettato comunitario. La Commissione europea, infatti, lamenta ancora un deficit di armonizza-zione normativa che coinvolge in pieno anche l’Italia, inritardo nell’attuazione di numerose Direttive in settori moltosensibili per l’industria chimica come quelli farmaceutico,cosmetico, veterinario e nella protezione dell’ambiente.

Attualmente, con un totale di 21 Direttive ancora da tra-sporre nella legislazione nazionale, l’Italia si piazza al ven-tesimo posto in Europa, significativamente lontana dallacapolista Danimarca che ha un deficit di trasposizione disole cinque Direttive. Oltretutto il nostro Paese è al secon-do posto, dietro alla Polonia, nella “lista nera” dellaCommissione europea con ben 34 Direttive non pienamenteo non correttamente trasposte. Di conseguenza l’Italia siritrova tristemente prima per numero di procedure d’infra-zione a suo carico, con 112 casi ancora aperti, seguitada Spagna con 103 e Grecia con 91.

Questa la sintesi del dato comunitario, ma quando passia-mo a livello nazionale non possiamo dimenticarci che se lenorme ambientali rientrano nella competenza normativa “esclu-siva” dello Stato, quelle in materia sanitaria e di sicurezza sullavoro sono invece a “legislazione concorrente” fra Stato eRegioni: le Regioni hanno potestà legislativa, mentre lo Statosi limita alla determinazione dei principi fondamentali.

Tale riparto delle competenze complica non poco il qua-dro generale, ed introduce un vero e proprio “doppio fede-ralismo” normativo che vede il sistema delle Regioni in pri-ma linea anche nell’attuazione delle norme comunitarie.

Il quadro che ne risulta è di una complessità enorme, qua-si disarmante, e il sistema delle imprese non può che riba-dire la necessità di introdurvi tutte le semplificazioni neces-sarie al suo funzionamento nel modo più efficace e linea-re. Iniziative quali quelle della Commissione europea voltea ridurre gli oneri amministrativi per i cittadini e per le impre-se (better regulation) sono sicuramente importanti ma, perl’Italia, non sufficienti. Una seria riforma istituzionale è il pri-mo e decisivo passo affinché il nostro Paese possa effetti-vamente recuperare competitività. L’urgenza della riformaè ancor più acuita nell’attuale contesto di crisi, affinché altermine dell’attuale congiuntura il nostro Paese non continuiad essere gravato da un fardello che i principali Stati Membri hanno abbandonato da tempo.

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Nell’attesa, e nella speranza, che ciò sia realizzato è ovvioche il ruolo dell’Unione europea sarà fondamentale persostenere la ripresa dei settori industriali e delle PMI. Proprioper questo Federchimica agirà come sempre in tutte le sedinazionali e comunitarie, proponendo l’adozione di normeche siano di effettivo stimolo per la crescita delle imprese.

L’evoluzione della legislazione sullasicurezza, salute e ambiente

Appare chiaro che le iniziative atte a favorire la competiti-vità delle singole imprese e dell’intero Sistema Paese non si possono esaurire con l’emanazione del “CodiceAmbientale” o del “Testo Unico Salute e Sicurezza”, madevono proseguire nello sforzo di dotare l’Italia di quellabetter regulation perseguita a livello europeo.

AmbienteDall’aprile 2006 al febbraio 2008 il quadro normativonazionale in materia ambientale è stato caratterizzato dauna notevole instabilità: infatti il D. Lgs. 3 aprile 2006, n.152 (cd. Codice Ambientale) ha subito ben due modifiche.La seconda, ed estremamente significativa, è stata appor-tata con il D. Lgs. n. 4 del 16 gennaio 2008.Nell’ultimo anno il quadro normativo ambientale generaleè risultato più stabile, a tutto vantaggio della quotidianaoperatività delle imprese, tuttavia non mancano novità, nonsempre positive, sia a livello nazionale che europeo.

Tutela delle acque sotterraneeÈ stato emanato il D. Lgs 16 marzo 2009, n. 30, in attua-zione della Direttiva 2006/118/Ce relativa alla prote-zione delle acque sotterranee dall'inquinamento e dal dete-rioramento. Il provvedimento si inserisce nell’ambito del qua-dro di tutela delle acque dettato dalla Parte III del CodiceAmbientale e definisce le specifiche tecniche per l’identifi-cazione, la delimitazione e la caratterizzazione dei corpiidrici sotterranei, gli standard di qualità ed i valori sogliaper la valutazione del buono stato chimico delle acque, icriteri per individuare e contrastare alti valori di inquina-mento, le modalità di monitoraggio.Per quanto riguarda lo stato chimico delle acque sotterra-nee, le Regioni devono adottare standard di qualità ambien-tale e valori soglia (in totale 49 contro i 10 della Direttiva,ma le bozze di decreto ne prevedevano addirittura 85) indi-

cati negli allegati del provvedimento. Tali obiettivi di quali-tà dovranno essere inseriti nei Piani di gestione di bacinoe nei Piani di tutela e raggiunti entro il 22 dicembre 2015.

Gestione dei rifiutiA parte la querelle della pubblicazione del D.P.C.M. 2 dicem-bre 2008 per l’istituzione del nuovo Modello Unico diDichiarazione ambientale, il cui utilizzo è stato poi rinviatoal 2010, la novità di maggior rilievo in materia di rifiuti è rappresentata dall’adozione della nuova Direttiva2008/98/Ce. Il nuovo provvedimento sostituirà dal 12dicembre 2010 l’attuale Direttiva 2006/12/Ce, la Direttiva75/439/Cee concernente l’eliminazione degli oli usati e laDirettiva 91/689/Cee sui rifiuti pericolosi, obbligando gliStati Membri ad allineare entro la medesima data le loro rela-tive regole interne. La Direttiva, in linea con le disposizionidettate dal Codice Ambientale, stabilisce una netta defini-zione dei confini tra “rifiuti”, “sottoprodotti” e “materie primesecondarie” e introduce nuove definizioni di “riciclaggio” e“recupero”. Più preoccupante e da valutare attentamente insede di recepimento, è l’introduzione della “responsabilitàestesa” del “produttore del prodotto” al fine di sostenere unaprogettazione e una produzione dei beni che prendano pie-namente in considerazione e facilitino l’utilizzo efficiente del-le risorse durante l’intero ciclo di vita, comprendendone lariparazione, il riutilizzo, lo smontaggio e il riciclaggio.

Bonifica dei siti inquinatiUna delle positive modifiche introdotte dal D. Lgs. 04/2008al Codice Ambientale è l’art. 252bis relativo ai “Siti diPreminente Interesse Pubblico per la riconversione industriale”(SIP): per i siti classificati come tali è prevista una procedu-ra che coniuga le attività di bonifica (purtroppo, però, gesti-te secondo “l’approccio tabellare” anziché con l’analisi dirischio) con le attività di reindustrializzazione e sviluppoindustriale, rendendo disponibile – in base alla DeliberaCIPE 61/2008 – una dotazione di 3 miliardi di euro daparte del Ministero dello Sviluppo Economico. Purtroppo ilprocedimento per l’individuazione dei SIP si è rivelato lun-go e quindi, a causa della sopravvenuta grave crisi eco-nomico-finanziaria, tali fondi sono stati distratti dalla lorodestinazione e assorbiti nel super-fondo di 9 miliardi di euroistituito direttamente presso la Presidenza del Consiglio. IlMinistero dello Sviluppo Economico è impegnato ad ema-nare comunque il provvedimento di individuazione dei SIPe recuperare parte dei fondi.A livello europeo, la proposta di Direttiva sulla protezionedel suolo elaborata dalla Commissione fatica nel proseguire

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il suo iter di approvazione. Se da parte italiana vi è inte-resse per questo provvedimento (che dovrebbe istituire unalegislazione di riferimento sulla gestione dei suoli abba-stanza omogenea all’interno dell’Unione europea, preve-dendo chiaramente l’adozione dell’analisi del rischio perla determinazione degli obiettivi di bonifica), altri paesi han-no adottato una posizione di netto contrasto in quanto riten-gono sufficiente, nonché efficace, la propria legislazionenazionale. Difficilmente dunque il provvedimento verrà appro-vato in via definitiva entro il 2009.

Tutela risarcitoria contro i danni all’ambienteLa disciplina del danno ambientale è dettata dalla Parte VI del Codice Ambientale, che recepisce la Direttiva2004/35/Ce, alla quale si è aggiunto l’articolo 2 dellaLegge di conversione del Decreto Legge 208/2008. Tale articolo prevede che il Ministero dell’Ambiente possastipulare con le imprese interessate una o più “transazioniglobali”, relative alla quantificazione degli oneri di bonifi-ca e del danno ambientale nei siti di interesse nazionale,che comporteranno l’abbandono dei contenziosi pendentie precluderanno ogni ulteriore azione di rivalsa.

IPPCA livello nazionale l’applicazione della Direttiva IPPC(Integrated Pollution Prevention and Control) prosegue inmaniera incerta e differenziata nei vari territori, dove si regi-strano situazioni di avanzamento non uniformi, a causa del-la diversa “produttività” delle Regioni o delle Province (neicasi in cui il ruolo di Autorità competente è ad esse dele-gato). Il livello più insoddisfacente è fatto registrare dallasituazione degli impianti soggetti all’Autorità competentenazionale, con le istruttorie per l’AIA (Autorizzazione IntegrataAmbientale) ancora largamente incomplete, a causa dellevicissitudini che hanno rallentato l’attività della CommissioneNazionale IPPC. Per quanto riguarda le tariffe, si segnalala pubblicazione del DM 24 aprile 2008 (avvenuta nel set-tembre 2008) che stabilisce le tariffe relative alle istruttoriee ai controlli, come previsto dal D. Lgs. 59 del 2005. Taleprovvedimento non risulta particolarmente soddisfacente,sia per il fatto che non risulta del tutto chiaro in alcune sueparti, sia perché le tariffe a carico delle imprese possonoessere anche di elevata entità, nonostante l’eliminazione dieccessi anche più gravosi, ottenuta nelle fasi di discussio-ne del provvedimento. Esso inoltre lascia alle Autorità com-petenti locali la possibilità di “adeguare e integrare” le tarif-fe stesse, con risultati ancora incerti, sia pure in presenzadi casi positivi di riduzione dei livelli delle tariffe applicate

(vedi ad esempio Piemonte ed Emilia Romagna). A livelloeuropeo prosegue l’iter di approvazione della proposta direvisione della Direttiva IPPC, formulata dalla Commissioneeuropea a fine 2007. Federchimica e Cefic ritengono chela proposta della Commissione abbia peggiorato signifi-cativamente l’impianto della Direttiva, che era basato sullaflessibilità e sulla considerazione delle caratteristiche spe-cifiche del sito da autorizzare. Fortunatamente sia ilParlamento europeo (voto in prima lettura del 10 marzo2009) sia il Consiglio Europeo dei Ministri dell’Ambiente(riunione del 2 marzo 2009), nel marzo scorso, hanno adot-tato posizioni più in linea con le richieste del mondo indu-striale. Il prossimo appuntamento è il Consiglio Ambienteprevisto a giugno 2009, in attesa di proseguire la discus-sione con il nuovo Parlamento europeo.

Salute e sicurezza nei luoghi di lavoroSul tema della sicurezza e della salute nei luoghi di lavo-ro, nel tentativo non del tutto riuscito di riordinare la miria-de di decreti, di leggi e di provvedimenti vari, è stato ema-nato nel 2008 il “Testo Unico Salute e Sicurezza” (D. Lgs.n. 81 del 9 aprile 2008). Lo scorso 27 marzo, il Consigliodei Ministri ha approvato una proposta di modifica del prov-vedimento: insieme ad aspetti sicuramente positivi (per esem-pio una semplificazione relativa al Documento Unico diValutazione dei Rischi Interferenziali - DUVRI), ve ne sonoaltri meno soddisfacenti (quale la definizione del “rischiobasso per la sicurezza e irrilevante per la salute”).L’iter di approvazione prevede l’acquisizione del pareredella Conferenza Stato-Regioni e l’espressione del parereda parte delle Commissioni Parlamentari competenti. Dunquesi concluderà ben oltre il 16 maggio 2009, data entro laquale entreranno in vigore gli adempimenti del D. Lgs.81/2008 rinviati con il DL 207/2008 (tra i quali la valu-tazione dello “stress lavoro correlato”).Purtroppo, quindi, le imprese si troveranno di fronte ad unasituazione di difficoltà: adempiere entro il 16 maggio a quan-to previsto dal D. Lgs. 81/2008 sapendo che entro agosto2009 interverranno delle modifiche. In ogni caso sono sem-pre costanti l’attenzione e l’impegno delle imprese sul temadella salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, come dimostrail progetto “Sviluppo imprese in sicurezza” di Confindustria.Il progetto, promosso dal Comitato Tecnico salute e sicurez-za di Confindustria e attuato insieme ad Inail e Fondirigenti,si articola in 20 incontri organizzati in tutta Italia e rivolti aivertici delle imprese per facilitare la diffusione della valenzaculturale della prevenzione dei rischi lavorativi quale impe-rativo etico e di responsabilità sociale, oltre che fattore diqualità del lavoro (nonché, ovviamente di obbligo giuridico).

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Il Regolamento Reach

Conclusione della prima fase operativa Il regolamento concernente la registrazione, la valutazionee l’autorizzazione delle sostanze chimiche, meglio noto conl'acronimo REACH (Registration, Evaluation and Authorisationof Chemicals), ha superato la sua prima fase operativa,quella della pre-registrazione, terminata il 1 dicembre 2008.Le imprese europee hanno presentato oltre 2.7 milioni dipre-registrazioni superando così di circa 15 volte le previ-sioni ufficiali. Anche il numero delle sostanze, oltre 140.000,è stato di gran lunga superiore alla stima di 30.000.

Mentre le imprese hanno dovuto rispettare senza alcunapossibilità di deroga la scadenza prevista, molti aspettiimportanti ai fini della stessa pre-registrazione non eranostati ancora risolti dalla Commissione europea e dall’AgenziaECHA (l’Agenzia europea per le sostanze chimiche), comeil definitivo contenuto degli allegati IV e V (gli elenchi dellesostanze e dei criteri per l’esenzione da registrazione), pub-blicato solo nell’ottobre 2008, e la linea guida per l’ap-plicazione dell’allegato V che continua a tardare e saràdisponibile a settembre 2009.

Un altro aspetto estremamente critico durante il periodo uti-le alla pre-registrazione è stato il sottodimensionamento delsistema REACH-IT, il portale dell’ECHA, per la gestione del-le procedure previste dal REACH. Nonostante tutte le diffi-coltà riscontrate le imprese italiane hanno reagito bene effet-tuando quasi 120.000 pre-registrazioni.

Attività di supporto di FederchimicaTramite il Comitato sicurezza prodotti, Federchimica oltreall’intensa e partecipata attività dei Gruppi di lavoro e del-le task force, ha realizzato nel corso del 2008 eventi impor-tanti per le proprie associate che hanno coinvolto circa unmigliaio di partecipanti. Tra questi la seconda Conferenza

REACH svoltasi a novembre, ha visto anche la parteci-pazione di Geert Dancet, Direttore Generale dell’ECHA. È già stata pianificata per il 2009 l’organizzazione diseminari e workshop riferiti agli aspetti più critici dello stato di attuazione del REACH. In autunno si terrà la ter-za Conferenza REACH.

Attualmente una delle criticità maggiori nell’implementa-zione del REACH in azienda deriva dal seguire le attivitàpreviste nei Pre-SIEF/SIEF (i forum per lo scambio delleinformazioni) di interesse, rese difficoltose già nella fasedi avvio dall’alto numero di pre-registrazioni e di parteci-panti agli stessi. Federchimica sta fornendo assistenza sultema SIEF anche con una task force dedicata.

Un’altra task force specifica è stata istituita per supportarele imprese nella definizione degli scenari di esposizione enella gestione della comunicazione degli “usi identificati”e delle misure di gestione del rischio lungo la catena delvalore chimico. La Federazione è impegnata nel monito-raggio delle attività svolte dalle associazioni europee neldefinire modelli di scenari di esposizione specifici per set-tore per evitare ulteriori oneri per le imprese.

Avvio del processo per le autorizzazioni delle sostanze Con la pubblicazione lo scorso 28 ottobre 2008 della“Candidate List”, un primo elenco di sostanze di elevatapericolosità (SVHC - Substances Very High Concern) per lequali potrebbe essere richiesta “l’autorizzazione all’uso” pri-ma di poterle immettere sul mercato, ha avuto avvio ancheil processo di autorizzazione.

Una seconda lista è prevista entro fine 2009. Tale pub-blicazione ha comportato immediatamente degli obblighianche per gli utilizzatori finali e i produttori di articoli. Ilprocesso prevede, previa consultazione pubblica, l’inseri-mento di alcune di queste sostanze in allegato XIV (elencosostanze per le quali è richiesta l’autorizzazione all’uso),

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la cui pubblicazione è prevista per giugno 2009, e il con-seguente avvio del processo di richiesta di autorizzazione.Federchimica, dopo aver dato adeguata informazione suiprimi obblighi previsti dal regolamento, seguirà con unaspecifica task force l’evoluzione del processo di autorizza-zione e di richiesta della stessa.

L’Agenzia ECHAL’Agenzia di Helsinki non ha ancora raggiunto il suo orga-nico di circa 400 addetti per garantire la piena funziona-lità, specialmente a fronte del numero di dossier di regi-strazione più elevato del previsto. Inoltre dovrà tuttora imple-mentare la piena funzionalità del sistema REACH-IT.

Il Centro Reach

Il Centro Reach S.r.l. ha sviluppato la propria azione nel2008 nelle seguenti aree:• corsi di formazione, tenuti in sede e sul territorio nazio-

nale con il coinvolgimento totale di circa 900 manager• alcuni corsi di formazione sono stati realizzati in colla-

borazione con il REACH Centrum (emanazione del Cefic),con cui esiste uno stretto rapporto di collaborazione

• assistenza alle aziende, in particolare: attività di audit,pre-registrazione in house e svariate consulenze, richie-ste da oltre 200 aziende. Il Centro ha effettuato più di2.000 pre-registrazioni

• avvio di preconsorzi e consorzi• attività di R&S unitamente a università e centri di ricerca

su tutto il territorio nazionale.

Il Centro ha consolidato la rete degli esperti per la varie atti-vità: la consulenza, la preparazione e la redazione dei dos-sier sulle sostanze chimiche, il coordinamento delle struttureidonee ad effettuare i test sulle sostanze e la gestione deiconsorzi per la registrazione.Le stesse attività sono confermate anche per il 2009 conl'introduzione e lo sviluppo di alcune novità, per esempio:help desk, assistenza e gestione dei SIEF (SubstanceInformation Exchange Forum), pubblicazione di una news-letter di aggiornamento della normativa.

Il Centro ha inoltre ultimato l’identificazione dei laboratorinazionali in grado di supportare le imprese nella fase diregistrazione ed è quindi pronto a pubblicare il relativo“Annuario dei laboratori di analisi”.

ReachLink

ReachLink SA, costituita nel 2008 e partecipata daFederchimica assieme a Cefic e altre quattro Federazionichimiche nazionali, ha lanciato la piattaforma informaticaSIEFreach per favorire il dialogo tra tutti potenziali attori neiSIEF. Questo strumento sta assumendo ancora più impor-tanza alla luce dell’altissimo numero di pre-registrazioni con-seguite, circa 2.7 milioni per oltre 140.000 sostanze, effet-tuate da 65.000 imprese.A fine marzo 2009 già oltre 7.000 forum erano stati aper-ti nel sistema SIEFreach contro poco più di 1.350 a finefebbraio 2009. Per favorire l’uso della piattaformaFederchimica ha acquistato e distribuito alle proprie asso-ciate oltre 100 ticket di accesso gratuito al SIEFreach sot-to forma di voucher e ha inoltre realizzato un seminario for-mativo per l’uso della piattaforma.

Il Regolamento CLP

Il 20 gennaio 2009 è entrato in vigore il Regolamento (Ce) n. 1.272/2008 (il cosiddetto Regolamento CLP -Classification, Labelling and Packaging) relativo alla clas-sificazione, all’etichettatura e all’imballaggio delle sostan-ze e delle miscele che modifica e abroga le Direttive67/548/Cee e 1999/45/Ce e che reca modifica alRegolamento (Ce) n. 1.907/2006.Il nuovo regolamento, applicando in UE i criteri internazio-nali mutuati dal Sistema GHS (Globally Harmonised System),ha l’obiettivo di armonizzare i criteri per la classificazionee le norme relative all’etichettatura e all’imballaggio dellesostanze e delle miscele pericolose, garantendo la liberacircolazione delle stesse sul mercato globale e al contem-po un elevato livello di protezione per la salute dell’uomoe di tutela dell’ambiente. Il regolamento introduce grandicambiamenti in ambito industriale: dalla classificazione del-le sostanze e delle miscele, coinvolgendo in maniera pesan-te i cosiddetti utilizzatori a valle (si prevede un notevoleaumento del numero di miscele classificate come pericolo-se), al cambiamento nelle schede di sicurezza, che andran-no riformulate, e nelle etichette di pericolo, nelle quali mute-ranno gli attuali pittogrammi di pericolo, le indicazioni dipericolo, le frasi di rischio R e i consigli di prudenza S.

L’applicazione dei nuovi criteri di classificazione ed etichettatura (anche ai fini del REACH) sarà obbligatoria

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Chimica oltre il luogo comune

Il contributo dell’industria chimica a un futuro sostenibile

Lo scenario economico

Ambiente e sicurezza: il quadro normativo

Prodotti più sicuri

L’impegno delle impreseper la sostenibilità

Le politiche energetiche

Logistica e competitività

Ricerca e innovazione

Relazioni industriali e risorse umane

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a partire dal 1 dicembre 2010 per le sostanze e dal 1 giugno 2015 per le miscele. Produttori e importatori devono poi notificare all’Agenzia europea delle sostanzechimiche gli elementi di tali classificazione ed etichettatura,qualora non fossero stati sottoposti in base al regolamentoREACH.

A differenza del REACH il regolamento CLP non prevedeuna soglia minima per la notifica delle sostanze, che deveessere effettuata anche per le quantità inferiori a 1 t/anno.

Gli oneri derivanti dall’applicazione del nuovo regolamen-to sono diversi: le imprese dovranno valutare la necessità diformare il personale tecnico, riclassificare tutte le propriesostanze e miscele e rielaborare di conseguenza le schededati sicurezza e le etichette.

Federchimica, per supportare le imprese nell’implementa-zione del CLP e nella risoluzione delle criticità emerse, hacostituito, all’interno del Comitato Sicurezza Prodotti, la taskforce “implementazione CLP e GHS” con l’obiettivo di svi-luppare una linea guida per le imprese associate.Lo scorso 3 aprile inoltre Federchimica ha organizzato la “PrimaConferenza CLP e GHS”, alla quale hanno partecipato oltre300 manager, e che ha avuto tra i relatori anche rappresen-tanti dell’Autorità Nazionale competente. Sono previsti per il2009 ulteriori seminari e workshop sull’argomento.

L’IndustrIa ChImICa In ItaLIarapporto 2008-2009

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Sostenibilità e opportunità

Lo sviluppo sostenibile è un concetto sempre più fortementeradicato nella nostra società ed in particolare nelle azioni deidecisori pubblici a livello sia europeo, sia nazionale e locale.Nel luglio 2008 la Commissione europea ha pubblicato il“Piano d’azione produzione e consumo sostenibile”, nell’am-bito del quale nell’aprile 2009 sono già stati revisionati i rego-lamenti Emas ed Ecolabel. Esso si pone l’obiettivo di delinea-re gli interventi necessari per incidere sugli attuali modelli diproduzione e consumo. A livello nazionale il Ministerodell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare sta lavo-rando attivamente su questa tematica. I principali obiettiviambientali della “produzione e consumo sostenibile” sono:• ridurre l’uso dell’energia, specie quella proveniente da

fonti fossili, promuovere il ricorso alle fonti rinnovabili econseguentemente favorire la riduzione delle emissionidi gas climalteranti

• ridurre l’uso efficiente delle risorse naturali non rinnova-bili (p.e. acqua e fonti fossili)

• ridurre la produzione di rifiuti e la loro pericolosità• ridurre l’uso delle sostanze pericolose.

Il Programma Responsible Care

L’industria chimica è da sempre fortemente impegnata nelgarantire elevati standard nelle aree della sicurezza, salu-te e ambiente attraverso il Programma Responsible Care,iniziativa mondiale volontaria nata nel 1985 in Canada epresente in Italia da quasi 20 anni. Responsible Care è unatestimonianza concreta di come il settore chimico sia statouno dei primi a comprendere l’importanza di avere un’atti-vità produttiva in grado di minimizzare il proprio impattosull’uomo e sull’ambiente. I dati delle 178 imprese aderentia Responsible Care, che possono essere considerate uncampione rappresentativo dell’industria chimica in Italia (necostituiscono circa il 60% del fatturato e il 50% dei dipen-denti) dimostrano che la riduzione delle emissioni di pro-cesso è stata continua e costante nel tempo.

Emissioni in acqua e ariaI valori di riduzione delle emissioni di processo in acquadal 1989 al 2007 vanno dal 20.6% dei metalli pesanti al 67.1% dell’azoto, mentre le emissioni di

EMISSIONI IN ACQUA DELLE IMPRESE ADERENTI A RESPONSIBLE CARE

EMISSIONI IN ARIA DELLE IMPRESE ADERENTI A RESPONSIBLE CARE

Fonte: Federchimica - Responsible Care Fonte: Federchimica - Responsible Care

(indice 1989=100) (indice 1989=100)

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COD (Domanda Chimica di Ossigeno) e fosforo si sonoridotte rispettivamente del 64.6% e del 31.6%. Le emis-sioni in atmosfera mostrano percentuali di abbattimentoancora più confortanti e tutte al di sopra dell’80%.Particolarmente interessanti sono i dati APAT relativi alleemissioni di gas serra CO2 (anidride carbonica), N2O(protossido di azoto) e HFC (idrofluorocarburi).

Inserita nel contesto italiano – nel quale le emissioni digas serra nel 2006 sono state di 567.9 milioni di ton-nellate di CO2 equivalente, in aumento rispetto al 1990del 9.9% – la performance dell’industria chimica, chemostra una riduzione del 45.8%, appare estremamentepositiva.

Pur tenendo in considerazione che una parte delle ridu-zioni di gas serra e di CO2 dell’industria chimica è unfenomeno dovuto allo scorporo di alcune centrali per laproduzione di energia dal settore chimico a quello ener-getico (ma una parte altrettanto consistente è frutto del pas-saggio di alcune centrali termiche da olio combustibile ametano, nonché da una sempre maggiore efficienza ener-getica), questo risultato rimane comunque importante soprat-tutto se confrontato con le performance di altri settori: ilsettore dei trasporti ha aumentato le emissioni di gas ser-ra di 29.2 milioni di tonnellate di CO2 equivalente e negliusi civili esse sono cresciute di 10.2 milioni di tonnellate.

Con riferimento alla produzione sostenibile, quindi, si puòsicuramente dire che l’industria chimica abbia iniziato adandare nella giusta direzione fin dal 1992 e, grazie adun costante sviluppo di processi e tecnologie produttivesempre maggiormente eco-compatibili, ha ridotto in manie-ra consistente i propri impatti sull’ambiente. Si pensi sola-mente ai miglioramenti nell’area delle tecniche di abbat-timento degli inquinanti atmosferici, delle tecnologie ditrattamento dei reflui oppure ai sensibili progressi nel cam-po dell’efficienza energetica (ossia riduzione dei consu-mi di energia a parità di produzione).

Ma il fatto che ci deve far riflettere è che l’industria chi-mica, attraverso i suoi prodotti, supporta i consumatori ele altre industrie nella riduzione dei consumi energetici edi conseguenza nel calo delle emissioni di gas serra.Molti prodotti chimici permettono ai consumatori di ridur-re gli effetti negativi del loro stile di vita sull’ambiente.

I settori degli usi civili (per esempio riscaldamento e raf-freddamento delle abitazioni) e dei trasporti sono due deimaggiori responsabili delle emissioni di gas serra.

L’industria chimica è in grado di offrire tecnologie chepermettono di garantire una qualità della vita sempre piùelevata e sostenibile. Si pensi a solo titolo di esempio aimateriali isolanti usati in edilizia, ai diodi emettitori di luce

EMISSIONI DI GAS SERRA IN ITALIA (1990-2006): ANDAMENTO E STRUTTURA

Fonte: APAT

(*) Rifiuti, solventi e altro

Mt CO2 eq.

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(OLED), ai componenti chimici contenuti nei pannelli foto-voltaici, ai materiali sintetici utilizzati nei veicoli di tra-sporto, ecc.. L’elenco potrebbe continuare.Studi autorevoli effettuati da importanti imprese chimicheinternazionali dimostrano che per ogni tonnellata di CO2

emessa dall’industria chimica, essa ne fa risparmiare glo-balmente da tre a cinque tonnellate, grazie all’utilizzo deiprodotti chimici da parte dei consumatori e degli altri set-tori industriali.

Sicurezza nei luoghi di lavoroL’industria chimica non solo è rispettosa dell’ambiente,ma dimostra anche una particolare attenzione a garanti-re la sicurezza dei propri dipendenti all’interno dei luo-ghi di lavoro: l’indice di frequenza degli infortuni (ossiail numero di infortuni per milione di ore lavorate), elabo-rato da dati Inail per tutti i settori economici, dimostracome i luoghi di lavoro della chimica siano tra i più sicu-ri, registrando una performance di 10.3 infortuni per milio-ni di ore lavorate, mentre il valore mediano dell’industriamanifatturiera si attesta a 22.5.

Per ottenere questi risultati le imprese chimiche aderenti aResponsible Care hanno impiegato ingenti risorse finan-ziarie e professionali: si stima che esse abbiano investi-to complessivamente 919.4 milioni di euro nel 2007 pergarantire standard sempre più alti di sicurezza, salute eambiente. Le spese per sicurezza, salute e ambiente, sonoin costante aumento in valore assoluto negli ultimi anni erappresentano mediamente il 3% del fatturato complessi-vamente generato.

Attraverso queste risorse economiche, l’industria chimicaha finanziato investimenti in nuovi impianti e macchinari(investimenti HSE - Health Safety and Environment) in gra-do di migliorare il proprio ciclo produttivo, ha sviluppa-to sistemi di gestione formalizzati (che in molti casi han-no ottenuto la certificazione) oltre a garantire elevati stan-dard di performance (Costi Operativi HSE).

Inoltre circa 100 milioni di euro sono stati destinati a boni-fica dei suoli e delle acque di falda e testimoniano l’ap-proccio responsabile dell’industria nel voler sanare even-tuali inquinamenti pregressi.

INFORTUNI SUL LAVORO: CONFRONTO TRA SETTORI ECONOMICI(*) NEL PERIODO 2005-2007

Fonte: Federchimica - Responsible Care, elaborazione su dati Inail

(*) Media aritmetica del triennio

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I Sistemi di gestione integrata

La diffusione dei Sistemi di gestione integrata è un fatto-re fondamentale per garantire il miglioramento continuodelle prestazioni, la credibilità del Programma ResponsibleCare e il suo riconoscimento da parte delle amministra-zioni centrali e locali, degli opinion leader e del pubblicoin generale. Infatti, il Programma Responsible Care si struttura opera-tivamente attraverso l’adozione di Sistemi di gestione inte-grata in particolare quelli riguardanti sicurezza, salute eambiente da parte delle imprese ad esso aderenti.

Nel 2007 le imprese aderenti a Responsible Care hannoottenuto la certificazione ISO 14001 in 185 delle proprieunità locali (su un totale di 463), che rappresentano il49.3% di quelle complessivamente rilasciate all’industriachimica in Italia.

Inoltre la certificazione dei Sistemi di gestione della sicu-rezza secondo lo standard OHSAS 18001 (OccupationalHealth and Safety Assessment Scheme) si sta diffondendomolto velocemente nelle imprese aderenti a Responsible

IMPRESE ADERENTI A RESPONSIBLE CARE: EVOLUZIONE E STRUTTURA DELLE SPESE IN HSE(*)

Fonte: Federchimica - Responsible Care

(*) Spese HSE = Investimenti HSE (I) + Costi Operativi HSE (CO)

Milioni di euro

Ripartizione per natura e per destinazione

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Care e nell’industria chimica in generale: nel 2007, 60delle imprese aderenti a Responsible Care hanno ottenu-to questa certificazione (il 75.9% del totale dell’industriachimica).

In un contesto sempre più fortemente caratterizzato dauna domanda di sostenibilità delle attività economiche,proveniente da tutti i principali soggetti portatori d’inte-resse della collettività (autorità pubbliche, clienti, consu-matori, opinion leader e cittadini), l’industria chimica ha

dimostrato negli anni il proprio contributo allo svilupposostenibile. Ciò è stato possibile grazie ad un approccioche non si è accontentato del rispetto dei limiti di leggema è andato oltre con l’obiettivo dichiarato di risponde-re alle esigenze delle generazioni presenti senza com-promettere la capacità di quelle future di soddisfare leproprie. Questo approccio è stato perseguito attraversouna gestione attenta e meticolosa delle procedure inter-ne e attraverso l’innovazione e lo sviluppo di nuovi pro-dotti e di nuove tecnologie di processo.

Riferimenti OHSAS 18001:2000

Area di Gestione

Sicurezza sui Luoghidi Lavoro

Standard e Programmi Volontari

ISO 14001:2004

EMAS ISO 9001:2000

SA 8000 RC

Salute sui Luoghidi Lavoro

Ambiente

“ProductStewardship”Responsabilità

Sociale

Unità Locali dell’Industria Chimica(**)Unità Locali delle Imprese aderentia Responsible Care

79 375 42 1.773 N.D. N.A.

46360 185 27 337 N.D.

IL PROGRAMMA RESPONSIBLE CARE E I SISTEMI DI GESTIONE CERTIFICATI(*)

Fonte: Federchimica - Responsible Care

(**) Il totale delle Unità Locali Chimiche in Italia è pari a 3.585

(*) La supe ficie di ogni singola cella indica idealmente il grado di copertura rispetto all’area di gestione

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I mercati dell’energia

Anche nel 2008 l’agenda politica europea ha riservatoun ruolo importante ai temi dei mercati dell’energia e del-le politiche energetiche e climatiche: ci riferiamo alle diret-tive sui mercati dell’elettricità e del gas e al cosiddetto “pac-chetto clima energia”.La situazione dei mercati dell’energia in Europa è caratte-rizzata da una transizione ancora incompleta verso unaloro completa liberalizzazione, a partire da una serie dimercati monopolistici o oligopolistici nazionali. La realizzazione di un vero mercato liberalizzato è osta-colata dalla mancanza di controllo sulle fonti di energiaprimaria, in particolare del gas, attualmente controllato dapochi fornitori esterni all’Europa.La Commissione europea ha incontrato anche una efficaceresistenza alla richiesta di separazione tra proprietà e gestio-ne delle reti di trasporto, ritenuta una caratteristica fonda-mentale di un mercato compiuto. Altri ostacoli ancora dasuperare sono il prevalere di interessi percepiti come nazio-nali e il mancato sviluppo delle infrastrutture energetiche.

Le politiche climatiche

Il pacchetto clima energia, presentato nel gennaio del 2008,sebbene molto complesso e articolato, è stato oggetto diun accordo concluso a dicembre tra Commissione,Parlamento e Consiglio; oltre alla revisione dello schemadi Emission Trading (ETS) dopo il 2012, esso comprendegli obiettivi di energia da fonti rinnovabili e di biocarburantinel trasporto, la distribuzione degli sforzi tra stati nei setto-ri non-ETS e lo sviluppo delle tecnologie di cattura e stoc-caggio del carbonio (CCS - Carbon Capture and Storage).Come noto, la politica europea in campo climatico hal’obiettivo di svolgere un ruolo di leadership verso un accor-

do di tipo globale. Le criticità per l’industria, nel periodo ditransizione precedente l’accordo, sono rappresentate dalpossibile velleitarismo, data la scarsa rilevanza su scala glo-bale dei risultati europei, e dalle minacce alla competitivi-tà dell’industria europea rispetto ai concorrenti in aree conpolitiche meno ambiziose.

Lo schema di Emission Trading, tra tutti i provvedimenti delpacchetto clima energia, è il più rilevante per l’industria ein particolare per l’industria chimica, importante consuma-tore di energia. Nella revisione successiva al 2012, essosarà oggetto di significativi cambiamenti:• si procederà gradualmente verso una sempre maggiore

diffusione dell’assegnazione a pagamento delle quote• le aste per l’assegnazione di quote saranno affidate agli

Stati Membri, ma si passerà dai piani nazionali di asse-gnazione ad una centralizzazione, eliminando le auto-nomie e le specificità nazionali.

Riteniamo che l’applicazione dello schema ETS sia carat-terizzato dalle seguenti criticità:• lo schema di Emission Trading è un tipico strumento di

mercato, che può avere effetti insoddisfacenti e dannosise applicato ad una situazione di mercato imperfetto,quale è quella attuale e nel prossimo futuro

• esso comporta il pericolo di una penalizzazione dellacrescita poiché gli obiettivi possono essere non coerenticon il potenziale tecnico di riduzione

• il meccanismo delle aste comporta un ingente trasferimentodi risorse dall’industria agli Stati Membri, diminuendo lacapacità di investire in riduzione di emissioni; si noti chel’incentivo alla riduzione delle emissioni non è aumenta-to dal pagamento delle quote, rispetto all’assegnazionegratuita; inoltre, la discutibilità del flusso di risorse indot-to dalle aste si aggrava ulteriormente, in presenza di rile-vanti flussi di risorse elargiti dagli stati a seguito dell’at-tuale crisi economico-finanziaria, per ora prevalentementeverso il settore bancario

• l’impostazione dello schema sembra risentire di concessioni

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ad interessi estranei, come quelli del trading finanziario. Agiustificazione di questa osservazione si fa notare che lasoglia di esclusione, pur aumentata da 10 a 25 kt/a, èancora bassa: si pensi che se la soglia fosse stata rad-doppiata a 50 kt/a, lo schema sarebbe stato più efficiente,eliminando il 75% dei siti (rispetto alla fase del 2005-2007)ma “perdendo” solo il 5% delle emissioni regolate

• l’individuazione dei settori manifatturieri ritenuti esposti onon esposti al carbon leakage (rischio di delocalizza-zione) può introdurre distorsioni competitive interne; inparticolare, soprattutto le caratteristiche di integrazionedell’industria chimica rendono discutibile una divisioneinterna tra esposti e non esposti

• il trattamento dell’uso di energia è penalizzante per i set-tori consumatori, con l’assegnazione gratuita di quote limi-tata alla parte calore; inoltre le compensazioni per i con-sumatori di energia elettrica (emettitori indiretti) sono lascia-te in sospeso e affidate all’iniziativa degli Stati Membri.

Efficienza energetica e nelle emissionidi gas serra

Per la parte restante delle politiche climatiche, osserviamo ilruolo importante affidato all’efficienza energetica. L’efficienzaenergetica porta a situazioni win-win, per i benefici ancheeconomici e di ritorno degli investimenti, oltre ai risultati intermini ambientali. L’efficienza nei consumi di energia puòessere collegata a quella nelle emissioni di gas serra, ma illegame non è diretto e immediato: un importante esempiodella mancanza di “parallelismo” è costituito dal caso dellatecnologia CCS, per la quale all’alta efficienza nelle emis-sioni di gas serra corrisponde una forte penalizzazione intermini di efficienza energetica. In realtà la tecnologia CCSè una necessaria scommessa per assicurare la coerenza congli ambiziosi obiettivi di riduzione di gas serra (50% di ridu-zione al 2050), che quindi dipendono fortemente dalla futu-ra disponibilità di nuove tecnologie.

Il contributo dell’industria chimica

L’industria chimica, oltre ad essere un rilevante consumato-re di energia, con molti settori fortemente energivori, haanche la caratteristica di consentire importanti riduzioni diemissioni in tutti gli altri settori. Secondo valutazioni chedovrebbero essere meglio esplicitate e condivise, i risparmidi emissioni indotti in altri settori sono multipli delle stesse

emissioni attribuibili al settore. La corretta considerazione diquesto fatto richiederebbe di trovare il modo di riconoscereadeguati “crediti”; resta comunque indubbio che il contri-buto dell’industria chimica è una componente essenziale nelraggiungimento degli obiettivi di politica climatica.

La situazione in Italia

Il settore della chimica in Italia vanta una prestazione mol-to buona in termini di emissioni di gas serra, come dimo-strato dai dati trasmessi dall’Italia alle Nazioni Unite, perla raccolta di dati dell’UNFCCC (United Nations FrameworkConvention for Climate Change), riportati in tabella.

Come si può vedere, le emissioni dirette di gas serra del-l’industria chimica in Italia si sono quasi dimezzate nel perio-do dal 1990 al 2006, mentre, come noto, il Paese è in dif-ficoltà rispetto all’obiettivo di riduzione del 6.5% al 2012,avendo invece nel frattempo aumentato le emissioni del 12%.

In realtà occorrerebbe osservare che in termini di intensità diemissione (sia pro capite che per unità di PIL), la posizionedell’Italia in Europa è diversa da quella che si deduce dalconfronto con l’obiettivo di Kyoto dei vari paesi. Per esem-pio, il confronto con la Germania, paese in linea con gliobiettivi di Kyoto, mostra che l’intensità di emissioni di gasserra è più bassa per l’Italia del 10% rispetto al PIL e del 20%pro capite: ciò rende difficile dare una spiegazione razio-nale della congruità dell’obiettivo di Kyoto dell’Italia.

Tuttavia l’Italia è in ritardo anche rispetto alla pianificazio-ne degli interventi per la riduzione delle emissioni: ricor-diamo ad esempio che non è stata ancora aggiornata ladelibera CIPE 123/2002, riguardante il piano nazionaledi riduzione delle emissioni di gas serra.

EMISSIONI DI GAS SERRALA PRESTAZIONE DELL’INDUSTRIA CHIMICA IN ITALIA

Fonte: elaborazione su dati Apat, National Inventory Report

1990 2000 2006Emissioni GHG 29.695 22.579 15.796- di cui CO2 22.238 14.574 13.069- di cui CH4 68 15 14- di cui N2O 6.785 7.968 2.693- di cui F-gas 605 22 21

Dati in ktCO2/a

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A seguito della revisione dello schema europeo di EmissionTrading dopo il 2012, i paesi saranno responsabili nondelle emissioni totali, ma solo di quelle dei settori non-ETS.

Le altre sfide dell’Italia

Oltre alle problematiche relative agli obiettivi di politicaclimatica, esistono in Italia altre criticità riguardanti i mer-cati dell’energia e il loro ancora insufficiente grado di con-correnza.

Secondo Federchimica le aree che necessitano di inter-venti sono:• le infrastrutture di trasmissione di energia elettrica, che

occorre potenziare per rendere maggiormente fruibile,a condizioni eque, l’energia prodotta;

• i meccanismi di definizione del prezzo del mercato elet-trico, in particolare l’efficacia e l’economicità del mer-cato dei servizi di dispacciamento, e l’introduzione dimercati a termine;

• nel mercato del gas, tuttora carente di concorrenza latoofferta, occorre anzitutto realizzare una situazione di

surplus di offerta, fondamentale per un mercato libero,mentre il vecchio sistema, prima della liberalizzazione,si fondava sull’equilibrio tra domanda e offerta.L’aumento di offerta potrà essere ottenuto con la realiz-zazione di rigassificatori. È auspicabile anche rimediareall’attuale penalizzazione dei consumi elevati, per insuf-ficiente degressività, almeno nelle tariffe di trasporto;

• la politica degli incentivi per le fonti rinnovabili. Occorreinfatti evitare che gli incentivi si trasformino in rendite diposizione e incoraggiare lo sviluppo tecnologico. Datoil peso sempre maggiore che essi avranno, si pone ilproblema della ripartizione degli oneri relativi tra con-sumo di energia e fiscalità generale. Il problema del-l’incentivazione delle biomasse per il recupero energe-tico è anche quello di evitare di penalizzare l’utilizzodi biomassa nella trasformazione chimica;

• il trattamento della cogenerazione, che non è ancorasufficiente a realizzare le sue potenzialità, tra l’altro resepossibili dall’industria chimica, con la sua capacità diassorbimento di energia termica;

• la sistemazione della normativa riguardante le reti inter-ne di utenza, che potrà poi permettere di regolare lecondizioni per favorire l’ulteriore sviluppo e trazione dinuove iniziative nei poli industriali.

EMISSIONI DI GAS SERRA PRO CAPITE NEI PAESI EUROPEI

(2005)

INTENSITÀ DI EMISSIONE DI GAS SERRA RISPETTO AL PIL NEI PAESI EUROPEI

(2005; EU 27=100)

Fonte: EEA Fonte: EEA

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Le strategie e gli strumenti

La logistica è un elemento che ha reso possibile e acce-lerato lo sviluppo a livello mondiale nelle fasi espansivedel ciclo economico.

La logistica si avvale di strumenti e infrastrutture materialie si manifesta attraverso la vettorizzazione di merci e diinformazioni legate agli scambi commerciali; al centrodella sua attività c’è sempre e comunque un fattore pre-valentemente organizzativo, finalizzato al conseguimen-to di miglioramenti di produttività nel proprio compartospecifico.

La situazione economica, con cui la logistica deve oggiconfrontarsi, presenta le seguenti caratteristiche:

• forte riduzione degli investimenti nei settori chiave del-l’economia;

• insufficiente integrazione tra le modalità di trasporto;• scarsa attenzione alla formazione e allo sviluppo di pro-

fessionalità necessarie al funzionamento del settore, conelevati profili di competenza in ciascun segmento di cuisi compone la filiera logistica.

Nella congiuntura attuale, l’insieme di tali fenomeni hal’effetto di frenare la crescita economica internazionalecon evidenti conseguenze sociali e politiche.

Una iniziativa che punti ad un utilizzo della logistica infunzione antirecessiva e di rilancio dell’economia devenecessariamente indagare su come e con quali strumentisuperare tali distorsioni a partire dallo specifico del pro-prio settore.

In questo contesto, nel quadro di un piano di azione dirilancio della logistica nel trasporto merci e di riduzionedell’impatto ambientale, un posto di primo piano è occu-

pato da sistemi di trasporto intelligenti (ITS - IntelligentTransportation Systems) attraverso la diffusione delle ICT(Information and Comunication Technologies) al fine difavorire il trasferimento delle merci tramite l’offerta di siste-mi di pianificazione multimodale per ridurre sensibilmen-te la congestione.

I sistemi di trasporto intelligenti possono infatti concorre-re al riequilibrio tra le diverse modalità di trasporto, inmodo da privilegiare quelle maggiormente compatibilisotto il profilo ambientale, risultando un elemento decisi-vo per la riduzione del consumo di energia e delle emis-sioni inquinanti: attualmente il trasporto su strada produ-ce il 72% delle emissioni di anidride carbonica di tutto ilcomparto trasporti. L’adozione di sistemi di trasporto intel-ligenti può inoltre costituire un’importante occasione disostegno alle prospettive di crescita delle imprese del set-tore, tenuto conto dell’elevato valore aggiunto delle tec-nologie che li contraddistinguono.

L’utilizzo sistematico di questi apparati può ridurre signifi-cativamente il numero degli incidenti: a tal fine particola-re rilievo assumono quelli di assistenza alla guida quali ilcontrollo elettronico della stabilità, l’avvisatore al condu-cente di abbandono della corsia, di collisione e di fre-natura di emergenza; ad essi si aggiunge il ruolo semprepiù rilevante della telematica nel campo della trasmissio-ne delle informazioni (sostituzione di documentazione),nella individuazione e localizzazione di unità di traspor-to (tracciabilità dei veicoli, dei container, ecc.) ai fini del-la safety e della security.

Questa tecnologia, che potrà interfacciarsi con il sistemasatellitare Galileo (l’alternativa europea al GPS america-no), richiede lo sviluppo di standard e politiche industria-li che ne definiscano il campo di applicazione.

Federchimica, al momento, è impegnata in un progetto pilo-ta, di concerto con la Direzione Centrale Emergenze dei Vigili

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del Fuoco, per il monitoraggio di una flotta di 11 veicoli concarico di prodotti chimici di alcune imprese associate.

A raccogliere segnali d’allarme, trasmessi da dispositiviinstallati sui mezzi, è il Centro di Risposta Nazionale S.E.T.(Servizio Emergenze Trasporti) a Porto Marghera, il qua-le potrà così attivarsi immediatamente, in collegamentocon la sala operativa Vigili del Fuoco presso il Ministerodell’Interno, per la programmazione coordinata sul postodegli interventi di soccorso, calibrati all’emergenza inatto.

Dato il carattere strumentale della logistica come razio-nalizzatore del sistema, Federchimica partecipa ai lavo-ri in Confindustria di analisi e approfondimento su tali pro-blematiche per fornire un contributo sia alla Consulta(“Patto per la Logistica”), in cui confluiscono gli interessidelle varie Associazioni di categoria, sia al mondo poli-tico e ai decision maker, sia infine alle forze presenti sulterritorio e all’opinione pubblica nazionale.

Il programma di lavoro ha l’obiettivo di rendere esplicitoil ruolo della logistica come strumento per un uso razio-nale delle risorse, oltre che il suo carattere prettamenteorganizzativo, e potrebbe svilupparsi, ove condiviso atutti i livelli, sui seguenti principi-guida:

• delineare metodologie attinenti lo studio della logisticasecondo criteri ottimali e in confronto alle best-pratices

• proporre l’impianto di una strumentazione statistica e valu-tativa dei processi che sia metodologicamente condivi-sa e potenzialmente adottabile dagli enti preposti allaraccolta ed elaborazione dei dati

• analizzare i processi attinenti la logistica, individuandole principali strozzature del sistema e gli impedimenti adaffermarsi in Italia di un evoluto sistema intermodale

• offrire strumenti concettuali agli enti territoriali per la loroattività di programmazione e attivazione di piani localiper la logistica

• valutare le alternative di trasporto merci non come com-parti ma come elementi di un sistema logistico integrato,inserite in un contesto organizzativo razionale

• valutare la produttività del sistema logistico facendo levasu efficienza tecnica, innovazione tecnologica, econo-mie e scala

• definire una metodologia per la valutazione dell’impattoambientale delle scelte da adottare

• fissare standard e percorsi formativi delle risorse umane,necessarie al funzionamento corretto del settore della logi-stica in chiave altamente professionale.

Il trasporto delle merci pericolosee la gestione delle emergenze

In Italia il trasporto delle merci pericolose rappresenta cir-ca il 6-7% del traffico totale delle merci, stimabile in circa205 miliardi di tonnellate/km.

I sistemi di trasporto e di distribuzione logistici delle merci sonodiventati fattori sempre più strategici per lo sviluppo economi-co di ogni paese; da qui l’esigenza che essi si inseriscano inun efficiente sistema che connetta le infrastrutture terrestri, stra-dali e ferroviarie, quelle marittime, aeroportuali e di teleco-municazione in un’ottica di tutela e di sviluppo delle risorse.

I vari regolamenti di trasporto recepiscono questa necessitàdi integrazione: infatti, pur essendo di settore, utilizzano unlinguaggio comune e, per quanto possibile, sono orientati arimuovere ostacoli tecnici allo sviluppo dell’intermodalità.

Tutto ciò comporta una continua rivisitazione del testo nor-mativo come si è verificato quest’anno, con l’entrata invigore dal 1 gennaio 2009 degli emendamenti ADR(Accord Dangereuses Route) e RID (International Railwaytransport of Dangerous goods) per il trasporto su strada eper ferrovia delle merci pericolose, mutuati dalla quindi-cesima edizione revisionata delle raccomandazioni ONUche si identificano nel “Libro Arancio”.

Tra le novità introdotte, diverse sono quelle di rilievo comeper esempio, in termini di classificazione, la progressivaadozione dei criteri del GHS che già nel 2007 avevanoimpattato sulla Classe 3 dei liquidi infiammabili e sullaClasse 6.1 delle materie tossiche e che con l’ADR e RID2009 trovano applicazione anche per le materie perico-lose per l’ambiente della Classe 9.

Per assistere le imprese a familiarizzare con il nuovo ADRe RID, Federchimica, nella scia di una tradizione ormai con-solidata, ha promosso, con Orange Project e Ars Editore,la pubblicazione in italiano dei due regolamenti, comprensividi una versione informatica su CD. Saranno questi i testi for-malmente adottati dalla nostra Autorità competente e tra-smessi, per fini istituzionali, alla Commissione europea.

Particolarmente significativo, nel caso dell’ADR, il proces-so di revisione sollecitato da Federchimica, di concerto conil Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, relativo alle“istruzioni scritte per il conducente”. Il testo in questione èstato completamente rieditato operando con una logica

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di massima semplificazione che ha portato, attraverso il linguaggio delle etichette di pericolo, ad individuare un uni-co modello di scheda per tutte le materie trasportate e inuna sola lingua che deve essere quella del conducente ocomunque una lingua a lui comprensibile.

Con questa nuova formulazione, risultano superate per leimprese le difficoltà di approvvigionamento di queste istru-zioni scritte, specie con riferimento alle lingue che nel tra-sporto internazionale dovevano essere non solo quella delconducente ma anche quella dei paesi interessati dalla rela-zione di traffico: partenza, transito e destinazione.Quanto sopra ovviamente senza minare il livello di sicu-rezza che, anzi, in questi ultimi anni è cresciuto con la mes-sa a disposizione delle squadre di intervento di strumentiinformativi più mirati quali le schede ERIC (EmergencyResponse Intervention Card) sviluppate in ambito europeodal Cefic.

Un livello superiore per la gestione delle emergenze nei tra-sporti è poi rappresentato dal Programma ICE (InternationalChemical Environment), anch’esso del Cefic, che in Italiasi identifica nel Servizio Emergenze Trasporti (S.E.T.), in gra-do di supportare i Vigili del Fuoco in caso di incidenti incui siano coinvolti prodotti chimici, mobilitando il sistemachimico nazionale non solo con informazioni ma anche conla disponibilità sul posto di esperti di prodotto e/o squadredi soccorso aziendale a specifica vocazione chimica.

La gestione del S.E.T. fa capo a Federchimica che su que-sta iniziativa sta investendo moltissimo a livello soprattuttodi informatizzazione del servizio per migliorarne la capa-cità di risposta accelerando i tempi di intervento e quindila qualità dell’offerta alle Pubbliche Autorità.

Nell’ottica di rivitalizzazione del S.E.T., Federchimica ha predisposto il 3° Rapporto S.E.T. con l’obiettivo di migliorarela comunicazione con il mondo esterno sull’opportunità esulle potenzialità di questo servizio, fornendo tutta una seriedi dati sul fenomeno trasportistico in Italia e su come leimprese S.E.T. ad esso si rapportano evidenziandone per-formance e strategie.

Queste e altre iniziative sottintendono l’impegno costantedi Federchimica a fornire, attraverso il proprio ComitatoLogistica e la Commissione Direttiva S.E.T., risposte ad esi-genze aziendali su problematiche di settore, indirizzandonestrategie e scelte decisionali. Esse testimoniano anche ilcoinvolgimento istituzionale del settore chimico con lePubbliche Autorità a cui offrire supporto specialistico e qua-lificato per il raggiungimento di obiettivi comuni.

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PMI e ricerca pubblica:una collaborazione possibile

Nel sistema italiano la catena dell’innovazione chimicacontinua ad essere polarizzata su due estremi: da un latol’università, gli enti pubblici di ricerca, i pochissimi gran-di centri di ricerca privati ancora attivi, dove si svolge granparte della ricerca di base, e dall’altro un’industria foca-lizzata sul soddisfacimento a breve delle esigenze del mer-cato. La situazione fa sì che manchi il luogo deputato agenerare nuove tecnologie.Candidate naturali a colmare il divario creatosi tra la ricer-ca di base e quella industriale dovrebbero essere le impre-se di una certa dimensione, che avrebbero i mezzi eco-nomici e intellettuali per collaborare con l’università e bene-ficiare della ricerca di base. Queste imprese sono moltospecializzate e di conseguenza limitano l’interazione conla ricerca pubblica a settori di stretto interesse aziendale,avendo così ricadute minime sulla catena dell’innovazio-ne di tutta l’industria chimica. D’altro canto, la stragrande maggioranza delle impresechimiche operanti in Italia è di dimensione troppo picco-la per avere la capacità economica di sostenere costi erischi di progetti di ricerca di ampio respiro, vale a direche comprendano tutti i necessari stadi di ricerca, in par-ticolare quella applicata.In conclusione, poche imprese hanno le risorse intellettualied economiche per sostenere un rapporto organico conle strutture che conducono la ricerca di base.

Per le PMI, come per tutte le altre, il processo di forte cam-biamento in atto nella chimica offre molte opportunità, maanche notevoli rischi. Sono proprio le PMI, infatti, le impre-se che soffrono di più di normative ambientali complesse einutilmente penalizzanti (perché un costo fisso impatta di più su una struttura minore) e che sentono meno la vocazione ad innovare attraverso la ricerca. Questo feno-meno è negativo, in quanto porterà ad un calo ulteriore

dell’economia del settore chimico, con la conseguente scom-parsa di alcune di queste PMI. Sono quindi queste le impre-se che potrebbero avvantaggiarsi di più da una vera col-laborazione con la ricerca pubblica.Per cercare di risolvere questo problema, Federchimica hadeciso di intervenire con forza, proponendo al CNR unAccordo Quadro di collaborazione.Dopo un’analisi approfondita di alcuni modelli di succes-so di strutture di technology transfer europee ed extraeu-ropee, Federchimica ha concluso che il punto chiave perle imprese chimiche in Italia è di poter contare su una opiù strutture di technology transfer che le alimenti con risul-tati di ricerca applicata e che le metta in grado di svol-gere l’attività di ricerca industriale, in cui possano opera-re con successo.Sulla base di tali considerazioni, Federchimica ritiene cheil ruolo di technology transfer possa essere portato avan-ti nel modo ottimale dal CNR.

L’Accordo Quadro stipulato tra Federchimica e il CNR per-ciò prevede:• specifici progetti elaborati congiuntamente, con obiet-

tivi condivisi da CNR e impresa;• attività di ricerca pianificata e controllata con la respon-

sabilità di un project-manager di adeguata professio-nalità ed esperienza;

• assunzione da parte del CNR di costi e rischi relativiall’attività di ricerca applicata;

• garanzia, da parte dell’impresa, dell’utilizzo dei risul-tati con assunzione dei relativi costi di industrializza-zione e rischi imprenditoriali;

• istituzione di penali in caso di inadempienza, a garan-zia della serietà dell’accordo e degli impegni sottoscritti;

• disciplina dei diritti di proprietà industriale;• corresponsione al CNR di royalty per licenza d’uso dei

risultati.

Nell’ambito del proposto “Accordo Quadro CNR – Feder-chimica”, si sono dimostrate utili specifiche azioni mirate

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alla presentazione dell’offerta CNR alle imprese associatee sono stati fondamentali incontri personalizzati, soprat-tutto diretti alle PMI, finalizzati all’esplicitazione delladomanda. Questi incontri messi in atto da Federchimica hanno favo-rito la nascita di concrete collaborazioni tra imprese eCNR, attraverso la stipula di convenzioni operative e larealizzazione di progetti di ricerca.

La mancanza di cooperazione tra mondo industriale eaccademico è una delle cause della perdita di competi-tività del sistema produttivo italiano.Per favorire il rilancio della politica industriale, il Governoha avviato una strategia di sostegno, prevedendo unaserie di strumenti aventi l’obiettivo di valorizzare la voca-zione manifatturiera del Paese, favorendo la partecipa-zione delle grandi imprese ai processi di collaborazioneindustriale europei e internazionali ed agevolando la diver-sificazione industriale in direzione dei settori meno tradi-zionali ed altamente innovativi.

Di conseguenza il Governo ha individuato cinque areestrategiche di innovazione tecnologica (Efficienza ener-getica, Mobilità sostenibile, Nuove tecnologie per il madein Italy, Nuove tecnologie della vita e Tecnologie inno-vative per i beni e le attività culturali e turistiche) che sonostate inserite nel Programma di finanziamento “Industria2015”. Ad ogni area corrisponde un Progetto diInnovazione Industriale (PII), sulla cui base verranno finan-ziati grossi progetti di ricerca industriale e sviluppo com-petitivo, utili per aumentare la competitività del mondodelle imprese operanti in Italia.

Dalle prime valutazione dei bandi di Efficienza Energeticae Mobilità Sostenibile, sono stati ammessi a finanzia-mento, rispettivamente, 30 progetti di ricerca e innova-zione sui 92 presentati (che attiveranno circa 500 milio-ni di euro di investimenti) e 25 progetti su 50, per inve-stimenti complessivi pari a circa 450 milioni di euro.

Di sicura utilità per le imprese chimiche è il tema NuoveTecnologie per il made in Italy: per lo sviluppo del progettosono state coinvolte le Associazioni Industriali (tra cui haavuto grande importanza Federchimica), che sono state sti-molate a sviluppare idee progettuali che fossero in gradodi coinvolgere le imprese associate. Inoltre, la chimica èstata compresa tra quei settori con un ruolo centrale di offer-ta di tecnologia per il made in Italy, maggiormente orien-tati alla ricerca e in grado di sviluppare progetti di filieracon ricadute diffuse sui settori utilizzatori.

Europa: una strategia comune

A livello europeo, il ruolo dell’industria chimica è fonda-mentale per l’aumento della competitività del proprio setto-re e di quelli a valle. Infatti, solo il 30% del consumo euro-peo di prodotti chimici è destinato direttamente agli endusers: il 70% invece è utilizzato dai downstream users.Inoltre, l’industria chimica europea, in questo momento, staaffrontando una forte competizione dai paesi emergenti:l’innovazione è fondamentale per superare questa sfida.Per consolidare l’importanza dell’industria chimica euro-pea, è necessario un impegno sempre maggiore verso laricerca e l’innovazione, perseguendo così anche gli obiet-tivi di Lisbona che vorrebbero la percentuale della R&S sulPIL pari a 3 entro il 2010. Purtroppo l’obiettivo del 3% èancora lontano, a causa del calo degli investimenti delsettore privato, soprattutto in confronto al rispettivo aumen-to di quelli americani e orientali.Nonostante questo quadro, esistono potenzialità e oppor-tunità di crescita: la domanda e la produzione chimicamondiale continuano a crescere, perché i processi di indu-strializzazione e il soddisfacimento dei bisogni più avan-zati (salute, risparmio energetico, sport, benessere in gene-rale) comportano un elevato consumo di chimica.

Per implementare lo sviluppo dell’industria chimica sonofondamentali alcune azioni, come la più stretta coopera-zione tra l’università, l’industria chimica e gli attori a val-le, l’aumento dell’eccellenza dei risultati della ricerca e losviluppo di start up innovative. Sarebbe inoltre opportunocreare un sistema di incentivi all’innovazione più forte; pro-muovere l’accettazione dell’innovazione nell’opinione pub-blica; stabilire priorità nella ricerca per la crescita, la salu-te e l’ambiente; favorire il trasferimento delle conoscenzee dell’innovazione; promuovere la cultura scientifica; ado-perarsi per colmare il gap formativo e favorire la presen-za di fondi di venture capital per lo sviluppo iniziale distart up innovative.La proprietà intellettuale è fondamentale per la competiti-vità dell’industria chimica, soprattutto per le PMI. In Europaperò, rispetto alla situazione di USA e Cina, i costi di bre-vettazione sono troppo elevati, anche a causa di una for-te frammentazione del sistema brevettuale. Per promuo-vere lo sviluppo di brevetti, sarebbe fondamentale l’ade-sione dei vari paesi al London Agreement, che consenti-rebbe una semplificazione rispetto al sistema attuale.

Dal 2007, per promuovere le attività di R&S, in Europa èstato avviato il 7° Programma Quadro RST della Commis-

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sione europea. Con questo Programma, la Commissioneeuropea ha stanziato oltre 50 miliardi di euro per progettidi ricerca previsti nel periodo 2007-2013.Fino ad oggi, la percentuale di successo nel 7° ProgrammaQuadro di imprese e centri di ricerca nazionali è ancorabassa (18 %), anche se l’Italia ha aumentato la sua parte-cipazione ai bandi.Inoltre è stata data una maggiore considerazione alle piat-taforme tecnologiche come strumenti per individuare i set-tori cui attribuire i fondi: in particolare per il settore chimi-co è molto importante il ruolo della piattaforma tecnologi-ca europea “Suschem” (Sustainable Chemistry) e il suo rap-porto con la Commissione europea.

Il ruolo di Federchimica

Per promuovere la partecipazione delle proprie imprese al 7° Programma Quadro, Federchimica sta proseguendoun’attività di informazione e di supporto alla presentazionedi progetti.

Attraverso l’organizzazione di seminari operativi, Federchi-mica ha avviato uno specifico servizio attraverso la suasocietà controllata SC Sviluppo Chimica S.p.A.Dato che è molto importante che le imprese chimiche par-tecipino a questi schemi di finanziamento per aumentarela propria competitività sia a livello nazionale che euro-peo, Federchimica intende supportare le proprie associatenell’identificazione di contatti internazionali e nella gestio-ne dei progetti di ricerca. Per questo Federchimica ha mes-so a disposizione uno specifico strumento informatico, giàcondiviso a livello europeo.

In Europa le nanotecnologie hanno sempre maggiore rile-vanza: nel 7° Programma Quadro, infatti, è stata dedi-cata una parte consistente di finanziamento (3.5 miliardidi euro) a questo fascio di tecnologie emergenti. Le nano-tecnologie rappresentano un nuovo approccio alla ricer-ca e allo sviluppo finalizzato a controllare la struttura fon-damentale e il comportamento della materia a livello diatomi e di molecole.

Attualmente stanno facendo la loro comparsa applica-zioni in molti settori diversi fra loro quali la salute, le tec-nologie dell’informazione, le scienze dei materiali, l’in-

dustria manifatturiera, l’energia, la sicurezza o lo spazio.Molte PMI inoltre utilizzano o producono materiali chesono e saranno condizionati dalle nanotecnologie.

Le ricerche sulle nanotecnologie in corso hanno uno spet-tro molto ampio e riguardano lo sviluppo e l’applicazio-ne di materiali nuovi o migliorati (per trasporti, tecnolo-gie dell’informazione, telecomunicazioni); prodotti chimicinuovi o migliorati (p.e. nuovi catalizzatori); lo sviluppo dinuovi farmaci e di nuovi sistemi/dispositivi di cura; appli-cazioni per l’ambiente (stoccaggio e produzione) e l’ener-gia; la messa a punto di nuovi prodotti cosmetici e perl’industria alimentare; lo sviluppo di prodotti per il setto-re della difesa e per quello aerospaziale.Alcuni prodotti derivanti dalle nanotecnologie sono giàdisponibili sul mercato quali, ad esempio, nanopolvericon proprietà anti UV per creme solari e polveri nano-strutturate per coatings o vernici ma anche hard disk consuperfici nanostrutturate per registrazione dati ad altissi-ma densità.

Federchimica, attraverso lo sviluppo del Programma“Nanotecnologie nell’Industria Chimica”, si è attivata percoinvolgere le imprese in un dibattito, con l’aiuto di tuttigli stakeholder che possono essere interessati al settore(imprese, università, centri di ricerca, parchi scientifici efondi di venture capital), sia utilizzando metodi di divul-gazione, che preparandosi alla possibilità di intervenirein confronti europei.Dato che sia negli Stati Uniti che in Asia il mercato dellenanotecnologie è da anni avviato con un buon successo,è opportuno che l’Europa, e in particolare l’Italia, inizinoad affrontare con vigore questo nuovo campo. Le nano-tecnologie infatti possono migliorare notevolmente la qua-lità della vita, la competitività dell'industria europea e losviluppo sostenibile.

Gli obiettivi delle azioni di Federchimica sono quelli dicreare una rete di contatti, utile per avviare progetti diR&S nelle nanotecnologie e per sostenere le proprie impre-se nella partecipazione a bandi di gara europei.

Parallelamente, Federchimica si sta occupando anche del-la valutazione del biossido di titanio, secondo le richiestedel REACH, e dei rischi e opportunità dei nanomaterialianche sul fronte della sicurezza negli ambienti di lavoro.È necessario un ampio dibattito che coinvolga le impre-se, i centri di ricerca e il pubblico. Questo può portaread un’analisi efficace dei benefici e dei rischi sia realiche percepiti.

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Impegno crescente per formazione,sicurezza, salute, ambiente e PMI

Nella seconda parte del 2008 è proseguita l’attuazionedegli impegni assunti con l’ultimo rinnovo contrattuale, inparticolare in tema di classificazione del personale, for-mazione, sicurezza, salute e ambiente.A tale attività, proseguita nel 2009, oltre che all’ordinariaattività istituzionale, si è affiancata la consueta attività pre-paratoria in vista della scadenza contrattuale di fine anno,particolarmente importante non solo per la delicata situa-zione economica, ma anche per il nuovo quadro degli asset-ti contrattuali delineato dalla riforma interconfederale.L’impegno a limitare quanto più possibile motivi di conflit-tualità e a fornire nuovi strumenti alla contrattazione azien-dale per sostenere e sviluppare la competitività e l’occu-pazione ha guidato, anche in quest’ultimo anno, sia le atti-vità rivolte a modernizzare e semplificare le norme che rego-lano i rapporti di lavoro e le relazioni industriali, sia le suc-cessive attività di divulgazione, informazione e formazio-ne, realizzate anche con il coinvolgimento delle Organiz -zazioni Sindacali al fine di indicare alle Parti aziendali unorientamento applicativo comune e condiviso. Particolare attenzione è stata dedicata alla individuazione disoluzioni specifiche per rispondere alle esigenze delle PMI.

L’attività in tema di classificazione del personaleFacendo seguito agli impegni assunti in sede di revisio-ne del sistema classificatorio contrattuale per il persona-le dei settori chimico, chimico-farmaceutico e delle fibrechimiche, definito con il rinnovo contrattuale del 6 dicem-bre 2007 ed in vigore dal febbraio 2009, oltre alla con-sueta attività di assistenza alle imprese associate nel-l’applicazione delle novità contrattuali, nel 2008 è statopubblicato un Vademecum sulla revisione del sistema edè stato firmato un Accordo per la semplificazione dellanormativa sull’inquadramento contrattuale nelle PMI dei

medesimi settori contrattuali. Tali iniziative sono state pro-mosse e valorizzate anche attraverso un incontro con-giunto con le Organizzazioni Sindacali e in numerose riu-nioni con le imprese realizzate a livello territoriale.

Il Vademecum sulla revisione del sistema classificatorioLa pubblicazione, realizzata nel settembre 2008 nell’am-bito delle iniziative formative dell’Organismo BilateraleChimico per la formazione continua (OBC), è rivolta a tut-ti i soggetti coinvolti nelle scelte relative all’attribuzione del-l’inquadramento a livello aziendale. Al fine di consentireuna facile comprensione del rinnovato sistema classificato-rio ed una conoscenza completa delle norme che lo rego-lamentano, oltre all’illustrazione puntuale della disciplinacontrattuale contenuta nel nuovo articolo 4 del CCNL, lapubblicazione raccoglie i testi di tutte le norme del contrattoe delle principali disposizioni di legge in materia.

L’Accordo per la semplificazione della normativasull’inquadramento contrattuale nelle PMICon l’Accordo siglato nel novembre 2008 sono state indi-viduate specifiche soluzioni che tengono conto, nei conte-nuti e nelle modalità applicative, della realtà operativa edorganizzativa delle PMI, in modo da offrire semplicità digestione ed elevata flessibilità operativa per il costantemiglioramento della competitività. La specifica normativa,attuabile su base volontaria ed in via sperimentale dalleimprese interessate, non prevede più né posizioni organiz-zative all’interno delle categorie né figure professionali con-trattualmente individuate: l’inquadramento avviene quindisemplicemente sulla base delle declaratorie di categoria.

L’attività in materia di sicurezza, salute e ambienteL’area della sicurezza, salute e ambiente è stata, anche inquest’ultimo anno, un ambito di attività rilevante della Direzionee l’impegno a sostenere la crescita, in tutto il settore, della

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cultura della sostenibilità e della prevenzione, in un’ottica diresponsabilità sociale, è stato evidenziato e rilanciato nelmarzo scorso attraverso un importante evento realizzato con-giuntamente con le Organizzazioni Sindacali.L’occasione è servita anche per dare ampia diffusione alleiniziative congiunte per la gestione della salute, sicurezzae ambiente, realizzate nei primi mesi del 2009.In particolare, al fine di dare seguito agli impegni contrat-tuali per una più ampia diffusione del Programma ResponsibleCare, in stretta collaborazione con la Direzione tecnico-scientifica, sono state condivise con le OrganizzazioniSindacali settoriali:• linee guida per la partecipazione dei lavoratori e dei

loro rappresentanti al Programma Responsible Care• un documento sulle caratteristiche essenziali e sulle moda-

lità applicative del sistema di gestione Responsible Careche sintetizza i contenuti della “Guida Responsible Care”,con la finalità di diffondere una migliore conoscenza delProgramma tra i lavoratori e tra tutti colori i quali, purpotenzialmente interessati, non sono dotati di particola-re competenze tecniche

• una nuova versione della “Guida alla gestione delProgramma Responsible Care“, i cui contenuti sono statipuntualmente aggiornati con l’obiettivo di evidenziare ilruolo dei lavoratori e dei loro rappresentanti.

Contemporaneamente, alla luce delle novità introdotte dalTesto unico su Salute e Sicurezza sui Luoghi di Lavoro, D.Lgs. 81/08, si è provveduto a condividere con le Organiz -zazioni Sindacali:• una guida introduttiva ai modelli organizzativi previsti

dal D. Lgs. 231/01 per i reati in materia di salute e sicurezza, realizzato dal Comitato Affari Legali diFederchimica

• le linee guida per la valutazione del rischio chimico realiz-zate da uno specifico gruppo di lavoro di Federchimica, pre-disponendo anche una premessa congiunta al documento

• l’aggiornamento delle linee guida sulla gestione dellasicurezza e salute dei lavoratori e della tutela dell’am -biente a livello aziendale

• l’aggiornamento delle linee guida sui criteri di gestionedegli appalti.

L’attività in materia di formazioneNella seconda metà del 2008, a seguito delle intese rag-giunte con le Organizzazioni Sindacali settoriali per il rilan-cio del contratto di apprendistato e l’implementazione del-la formazione congiunta degli RLSSA (Rappresentanti deiLavoratori per la sicurezza, salute e ambiente), sono statirealizzati, da luglio a novembre 2008 moduli formativi:

• per i tutor previsti dal contratto di apprendistato• per l’aggiornamento dell’RLSSA.Inoltre, è proseguito il coinvolgimento diretto della Direzionenella docenza dei corsi di introduzione al ruolo dell’RLSSA,organizzati in collaborazione con gli Organismi TerritorialiBilaterali per la promozione delle specificità del settore chi-mico. A tali attività formative, svolte nell’ambito delle iniziati-ve dell’Organismo Bilaterale chimico per la formazione con-tinua, si è affiancata un’ulteriore attività, promossa direttamentedalla Direzione e diretta ai manager delle imprese, che haportato alla definizione e realizzazione di moduli formativi:• per la conoscenza e corretta applicazione del sistema

classificatorio contrattuale, che ha consentito di realiz-zare, tra ottobre 2008 e febbraio 2009, incontri for-mativi in diverse città italiane su invito delle competentiAssociazioni territoriali

• sul Sistema chimico di relazioni industriali, finalizzato aconsolidare e sviluppare la corretta conoscenza dellelinee strategiche della contrattazione collettiva di settoree delle relative norme contrattuali.

L’attività di preparazione interna al rinnovo contrattualeNell’autunno 2008, nel corso del consueto seminario annua-le, è stata avviata l’attività di preparazione interna al rin-novo del CCNL di fine 2009, poi proseguita in specificigruppi di lavoro che, nell’ambito del Comitato PermanenteSindacale dello scorso marzo, hanno presentato i lavorirealizzati su temi che potranno essere centrali nel prossimorinnovo: produttività, responsabilità sociale, partecipazio-ne, formazione. L’ampia partecipazione delle imprese aquesta attività consentirà come consuetudine al nostro siste-ma di arrivare preparati all’appuntamento del rinnovo con-trattuale che si preannuncia complicato, in relazione allacrisi economica in atto e alla situazione di tensione tra leOrganizzazioni Sindacali determinatasi a seguito dell’Ac -cordo interconfederale sui nuovi assetti contrattuali.

Le indagini statisticheCome di consueto si sono svolte, in collaborazione con laDirezione AEI, specifiche indagini riguardo a temi di inte-resse particolare e la ormai consolidata indagine retributi-va annuale che, da oltre 20 anni, fornisce indicazioni suilivelli retributivi e sulle caratteristiche dell’occupazione nelsettore. Sono state inoltre realizzate:• un’indagine, a cadenza annuale, sulle tipologie di

assunzioni effettuate, sui flussi dell’occupazione e ingenerale sull’utilizzo da parte delle imprese degli stru-menti di flessibilità forniti dalla legge di riforma del

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mercato del lavoro e dalle norme contrattuali• un’indagine sul premio di partecipazione, relativa alla

diffusione, struttura e importo di questo istituto retributivoa carattere variabile.

L’attività in ambito confederaleA livello confederale la Direzione Centrale RelazioniIndustriali ha svolto un'intensa attività partecipando attiva-mente a specifici comitati e gruppi di lavoro sui temi sin-dacali e del lavoro, garantendo il necessario supporto agliuffici confederali sulle diverse tematiche legislative nonchésu quelle contrattuali e di relazioni industriali.

L’attività internazionaleNell’ambito dell'attività internazionale prosegue la parteci-pazione al dialogo sociale strutturato per il settore chimicoche è stato ufficialmente inaugurato al termine del 2004con il pieno supporto e coinvolgimento della Commissioneeuropea. Il dialogo si svolge, con incontri periodici, traECEG (European Chemical Working Group) che rappre-senta le organizzazioni imprenditoriali dei Paesi Membri,EMCEF (European Mine, Chemical and Energy WorkersFederation) in rappresentanza dei lavoratori, e rappresen-tanti della Commissione stessa. Si tratta di un’importantesede nella quale evidenziare le specifiche esigenze setto-riali, valorizzando nel contempo la nostra particolare espe-rienza di relazioni costruttive tra Parti sociali sui temi di diret-to interesse quali la politica industriale, la formazione e lasalvaguardia della sicurezza e salute dei lavoratori e la tute-la dell’ambiente.È continuata inoltre l’attività interna all’ECEG di ricerca di lineedi intervento comuni in merito all’evoluzione normativa in attoa livello comunitario sui temi del lavoro, così come lo scam-bio di informazioni sulle situazioni in atto nei diversi Paesi.

I fondi settoriali

FaschimIl consolidamento di Faschim è proseguito nella seconda parte del 2008, grazie alle scelte realizzate nel CCNL.L’introduzione della norma del CCNL che ha previsto, perl’arco temporale 1 luglio 2008 - 30 giugno 2009, l’iscri-zione a Faschim di tutti i lavoratori non coperti da altra for-ma di assistenza sanitaria, ha comportato l’iscrizione della

quasi totalità dei lavoratori del settore e ha consentito la cono-scenza diretta per gli stessi dei vantaggi offerti dal Fondo.Oltre 40.000 lavoratori, nello scorso mese di aprile, hannoscelto di confermare l’iscrizione portando il Fondo a supe-rare, considerati i familiari, la soglia dei 100.000 associa-ti. Particolare evidenza va data, inoltre, all’Accordo per ilmantenimento dell’iscrizione dei lavoratori a Faschim in casodi mobilità ex Lege 223/91 sottoscritto il 24 marzo 2009,che conferma l’attenzione del settore alla realizzazione discelte socialmente responsabili.

FonchimIl 2008 ha rappresentato, dalla costituzione dei fondi pen-sione, l’anno più critico per la previdenza complementare.Nonostante questo, la formula del fondo negoziale, in uncontesto di mercato fortemente negativo, ha mostrato disaper mantenere i propri vantaggi competitivi e Fonchim hacomunque consolidato la propria posizione di Fondo di pre-videnza complementare di riferimento per tutti i lavoratoridei settori interessati. Il Fondo ha raggiunto una coperturadell’83% dei potenziali associati, con oltre 160.000 iscrit-ti e 2.400 aziende associate.

Il Fondo, oltre a raccogliere e gestire risparmio, forniscealtri servizi come l’anticipazione per motivi di salute, perl’acquisto della prima casa o per altre ragioni previste dal-la legge. Inoltre gli associati a Fonchim, ai sensi delle nor-me contrattuali, ricevono il servizio di copertura assicurati-va per premorienza e invalidità permanente.

Elezioni Faschim e FonchimI fondi settoriali Faschim e Fonchim sono gestiti in formaparitetica dalle Parti sociali che partecipano direttamentenei rispettivi Consigli di Amministrazione nominati dalleAssemblee.Per la prima volta dalla costituzione dei due fondi, nel mesedi marzo 2009, le elezioni delle rispettive Assemblee sisono svolte contestualmente. Federchimica e le altre Partisociali, considerata la rilevante coincidenza tra gli elettoridei due fondi e le dimensioni della consultazione, hannoinfatti ritenuto opportuna tale scelta, con l’obiettivo di limi-tare l’impatto organizzativo delle elezioni sulle imprese edevitare duplicazioni di adempimenti con conseguenti rispar-mi per le imprese e per i fondi.Successivamente al rinnovo delle Assemblee, nel mese diaprile scorso è stato rinnovato il Consiglio di Amministrazionedi Fonchim, mentre per il CdA di Faschim il rinnovo è pre-visto nel 2010.

L’IndustrIa ChImICa In ItaLIarapporto 2008-2009

IndICe

Presentazione

Chimica oltre il luogo comune

Il contributo dell’industria chimica a un futuro sostenibile

Lo scenario economico

Ambiente e sicurezza: il quadro normativo

Prodotti più sicuri

L’impegno delle impreseper la sostenibilità

Le politiche energetiche

Logistica e competitività

Ricerca e innovazione

Relazioni industriali e risorse umane

3/3

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