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Sommario
04 Febbraio 1967............................................................................................................................................21
Ma chi può scansare i pericoli, le amarezze, i travagli se non voi stessi, comprendendo? Chi può
meglio di voi stessi fare in modo che il domani non significhi per voi il passaggio obbligato nel dolore? Da
quanti anni andiamo ripetendovi queste parole! .....................................................................................................22
Se noi vi parliamo dell’Assoluto, dell’Eterno Presente, delle manifestazioni, delle illusioni e via
dicendo, lo facciamo perché vogliamo che, al di là di quello che gli occhi vostri vedono, al di là del
susseguirsi degli eventi umani apparentemente ricorrentesi in un caos, in un susseguirsi disordinato, voi
possiate vedere una trama d’oro che li unisce, una finalità che veramente li giustifica..........................................22
Forse il leggere la cronaca dei giornali può essere motivo di curiosità, per voi; ma sia altrettanto
motivo di meditazione. Non per condannare ma per comprendere; non per dire: «Io mai farei una cosa
simile», ma per cercare nell’intimo vostro le ragioni che possono avere condotto una creatura ad agire in
un senso piuttosto che nell’altro. .............................................................................................................................22
Non sia, no, la vostra vita dedita interamente alla meditazione; ciò non fa più per voi, per la vostra
natura, per la vostra evoluzione, per la vostra razza. Non si addice più. Il vostro modulo di vita non è solo
meditazione: è attività. Ma non sia solo attività, non sia solo un susseguirsi di atti dettati dall’istinto e privi di
qualunque meditazione… Dali ................................................................................................................................22
Altissimo Signore, accogli la preghiera di pace di queste creature. Fa che la pace sia fra gli uomini. Fa
che il loro libero arbitrio scelga la pace. La pace! E pace agli uomini in terra sarà. Ancora ogni attimo è
un’eternità perché ogni attimo è una stilla di sangue, ma queste eternità sono contate. Là dove l’attenzione
degli uomini è volta come il focolaio della guerra… Teresa ...................................................................................23
La fine dei tempi che può interpretarsi come un evento di catastrofiche proporzioni, ha invece un
valore individuale. Muta non è più la Sfinge! Prometeo non è più in catene! Parlano finalmente chiaro i
miracoli. Beate le orecchie che sapranno accogliere le voci. Fratello Massone ...................................................23
Se la manifestazione di un Cosmo può, in qualche modo raffigurarsi con una bobina cinematografica,
se tutto già esiste nell’Eterno Presente, che senso ha il libero arbitrio? Che senso ha il Karma, l’assenza di
libero arbitrio, con il libero arbitrio? .........................................................................................................................23
Il Cosmo, in astratto, considerato al di fuori dell’individuo, è immobile; è come voi aveste di fronte a voi
un tavolo su cui vi fossero un’infinità di fotografie. Ecco il Cosmo ed ecco l’individualità. Allorché scendiamo
alle radici di questa individualità troviamo l’individuo che è rappresentato, raffigurato, impresso, fotografato
in tutte queste fotografie. Ecco, dunque, la manifestazione....................................................................................24
Se dunque si può scegliere una situazione, un modulo, una fotografia delle tante che sono schierate di
fronte a noi – come tutte fossero su un traguardo di partenza – è altresì vero che scegliendo una delle
innumerevoli situazioni, per il modulo fondamentale del Cosmo, scegliamo un passaggio obbligato nella
situazione successiva… Kempis ............................................................................................................................24
18 Febbraio 1967............................................................................................................................................25
Nessuno di voi si è mai domandato perché noi vi abbiamo parlato del Cosmo secondo questo nuovo
punto di vista? Questa nuova verità dell’insegnamento? È molto importante ed è piena di pericoli per voi. .........25
Questo disarticolare la vostra esistenza, scomporla in tanti istanti, spezzettarla, frazionarla, vederla
alla luce di questo frazionamento, figli, rappresenta un pericolo. Pericolo per colui che ne viene a
conoscenza. Ed ecco allora, figli, che noi vi raccomandiamo di stare attenti; vi raccomandiamo di non
perdere il senso della vostra realtà di ogni giorno, vi raccomandiamo di vedere unita la vostra esistenza, di
non cadere nel fatalismo e via e via. Dali ...............................................................................................................25
L’esistenza di un Cosmo assume tono, colore, spazio e tempo in seno a questo stesso Cosmo; e per
percepire il tono, il colore, lo spazio e il tempo, è necessario essere centri di sensibilità e di espressione, o
centri di coscienza e di espressione: essere individui nel Cosmo. .........................................................................26
Se, per mutare un poco l’esempio che siamo usi a fare, l’esistenza di un Cosmo fosse paragonata a
quella della vostra bobina magnetica che scorre su quell’apparecchio, e noi avessimo una bobina senza
avere l’apparecchio (individuo), noi non potremmo udire ciò che è inciso in quella bobina, ma le parole, i
suoni che vi sono incisi, vi sarebbero. Kempis.......................................................................................................26
Beati voi che potete fondare la vostra esistenza sulla realtà! Essa, se colta, non potrà deludervi ed
abbandonarvi nell’amarezza. Possiate bene intendere ogni principio e… comprendere chi erra. Sia il vostro
rispetto per coloro che avendo errato prima hanno avuto il coraggio di rimediare poi. Fui Galeazzo Ciano.
Galeazzo Ciano ......................................................................................................................................................27
Desidero precisare che questa ultima comunicazione è avvenuta attraverso un messaggio telepatico
fra l’Entità e un’altra Entità che si è gentilmente prestata, in quanto la impersonificazione dell’Entità nel
medium avrebbe – in questo caso – procurato dei disturbi e sarebbe stata particolarmente difficile. Questo
sempre perché desideriamo essere precisi. Michel ...............................................................................................27
Per lungo periodo il mio corpo fisico è stato gravemente malato. Ecco, non poteva comunicare per
questa impossibilità. Troppi sdoppiamenti avevano prodotto lo squilibrio. Adesso meglio. Molti disincarnati
qui presenti ascoltare insegnamento, perché in forma accessibile... Lama Turay ................................................27
Avete mai provato a pensare, dopo questo nuovo insegnamento che vi è stato dato, al valore della
preghiera? Avete provato a pensare, ad esempio, dopo l’ammonimento che vi è stato rivolto proprio prima
che io incominciassi a parlare, quale importanza può avere il pensiero nella scelta di un attimo in cui vi sia
più pace... Nephes ..................................................................................................................................................28
04 Marzo 1967.................................................................................................................................................28
Infatti ciò che lo scienziato vede della vita cosmica, del Cosmo che sta a lui d’attorno, è la proiezione
di ciò che sta realmente alla base dell’esistenza cosmica. Come potrebbe trovare posto, in un Assoluto
immutabile, il mutamento? Come potrebbe trovare posto in ciò che è senza tempo, un tempo ed uno
spazio, se questo tempo..........................................................................................................................................28
Ogni attimo di cui è costituito un Cosmo è immutabile. L’illusorio scorrere da attimo ad attimo, secondo
un disegno convenzionale, crea lo scorrere del tempo, l’ampiezza dello spazio. In questo scorrere del
tempo, in questa estensione dello spazio, lo scienziato scopre certe leggi che egli chiama del Cosmo ...............29
Dunque, se l’illusorio movimento dell’individuo nel Cosmo, fosse nel senso opposto a quello che voi
state seguendo, ecco che gli scienziati non direbbero più: «ad ogni causa segue un effetto, ad ogni azione
corrisponde una reazione», ma direbbero: «ad ogni reazione corrisponde un’azione, ad ogni effetto
corrisponde una causa». Ed ecco allora che le leggi cosmiche sarebbero capovolte? Kempis............................29
Ecco allora che per comprendere Iddio l’uomo non deve osservare il nascere e il tramontare del sole,
non deve credere che un giorno Iddio abbia creato l’uomo, non deve essere soggetto alle illusioni dei suoi
sensi, alle abitudini del suo ragionare in ordine ai fenomeni umani. E come, in tanta consuetudine… Koot-
Hoomi......................................................................................................................................................................29
Udite attentamente ciò che le voci vogliono significare! Esse dicono: amore. Esse dicono: se il dolore,
la violenza ti fanno orrore, scegli la gioia e la bontà. Esse dicono: se non vuoi nell’Assoluto concepire ed
essere in odio – neppure quale visione distorta di chi giace nell’illusione, per la sua nascita spirituale –
allora esse dicono: cerca amore, fa che l’amore regni fra gli uomini… Teresa......................................................30
Ero in sonno, e gli uomini, pronunciando il nome della mia ultima incarnazione, mi hanno richiamata
alla Terra. Io fui nella vostra bella città con mia sorella ed ebbi in dono un reperto archeologico. Anastasia
fu il mio nome, e perii con la mia famiglia. Anastasia di Russia ...........................................................................30
11 Maggio 1967 ..............................................................................................................................................31
Ciò non di meno, cari, è indispensabile che ciascuno di voi cerchi di comprendere questo nuovo
Verbo. È indispensabile che ciascuno di voi penetri tutto questo concetto nuovo. È una visione del mondo
che voi avete, che può apparire divisa ....................................................................................................................31
Immaginate, o figli, che ciascun attimo della vostra esistenza – e della nostra esistenza – che passa
con tanta velocità, o tanta lentezza a volte, esiste eternamente; e non già come cosa passata che ha
perduto ogni significato ed ogni vita; ma così come voi lo vivete, come voi lo sentite, come voi lo percepite:
in quel modo, con la stessa carica emotiva, con la stessa carica di vita, di sentire o di esprimere; in quel
modo esiste per l’eternità. .......................................................................................................................................31
Ora, figli, l’esempio dei fotogrammi, se non è considerato nella sua estensione, può ricondurvi ad una
visione della vostra esistenza in cui non esiste libertà alcuna. Ma pensate, cari, pensate che il Cosmo
esiste in tutte le mutazioni possibili. E voi – con la libertà che avete, che è direttamente proporzionale alla
coscienza acquisita – potete scegliere varie di queste mutazioni...........................................................................32
Supponiamo, figli, che voi scegliate un fotogramma in cui vi sia una creatura la quale pone in
movimento un fenomeno fisico che conduce ad una esplosione. Innesca una bomba, è vero? L’esplosione
avviene – voi dite – in virtù di una legge fisica. E noi possiamo servirci di questa espressione. Il
fotogramma successivo non sarà unico: la creatura che sceglie una situazione, un fotogramma in cui
innesca una bomba, ha di fronte a sé un certo numero di altri fotogrammi. Perché dico un certo numero e
non un numero infinito? Perché in virtù del modulo convenzionale del Cosmo i fotogrammi, le mutazioni
possibili, sono solo quelle in cui si ha l’esplosione della bomba. Dali ....................................................................32
Ecco che cosa significa circoscriversi, limitarsi: significa creare un modulo per creare un Cosmo; ed un
Cosmo è – in questo senso – la limitazione, la circoscrizione dell’Assoluto. Fratello Massone ...........................33
E non voglio conoscere senza che questo sia il frutto di una indagine, di una conquista mia personale.
Non desidero che altri mi sveli ciò che è; non desidero conoscere senza provare l’ansia della scoperta,
l’emozione di giungere ad una conclusione attraverso alle proprie deduzioni. Questo voglio conservare,
questo modo di sapere mi piace. Enrico Fermi .....................................................................................................33
Io fui Gandhi. Sentendo una corrente di simpatia ecco che qua mi presento a voi. Voi che udite queste
celestiali verità, con udito umano, e che le stemperate nel vivere di ogni giorno, fate che questo vivere sia
in armonia con ciò che vi viene detto. Nessun sacrificio vi è richiesto, ma solo buona volontà per non
pensar male, per comprendere, per guardare con occhio benigno anche chi non altrettanto fa con voi.
Mohandas Karamchand Gandhi ..........................................................................................................................33
23 Maggio 1967 ..............................................................................................................................................34
Vari sono stati i passaggi che voi avete seguito per giungere fino agli ultimi insegnamenti.
Cominciammo parlandovi delle manifestazioni cosmiche e non vi dicemmo una bugia. Allora osservavamo i
Cosmi dall’inizio alla fine, nel loro respiro ...............................................................................................................34
L’individualità è una pianta che affonda le sue radici in un Cosmo e le affonda eternamente; cioè a
dire sempre. Dunque il Cosmo, che non esiste oggettivamente quale voi lo vedete e lo percepite, esiste
eternamente; giacché l’individualità – che è il fusto di una pianta che ha il suo strame ancora più in alto –
affonda le radici eternamente nel Cosmo................................................................................................................35
È una radice dell’individualità nostra; l’individuo di ieri è un filamento che si affonda, dalla individualità,
nel terreno di questo Cosmo e rimane per sempre. E così quello che siamo oggi per sempre rimarrà così,
perché è un altro filamento della nostra individualità; è solo per la vita di essa che queste note si
susseguono l’una all’altra… Kempis ......................................................................................................................35
Beato tu sei, o Signore, giacché dal susseguirsi di singole esperienze – che dà l’idea del tempo –
nasce, impera, esiste la coscienza del non tempo. Su questo illusorio trascorrere, osservare prima l’uno e
poi l’altro, regna il sentire tutto nello stesso istante. Così da l’una parte la percezione della serie
numerica… Koot-Hoomi.........................................................................................................................................35
Vedete, cari fratelli, in effetti questa possibilità di trascendere la propria condizione, è, nasce, dal fatto
che ciascuno di voi ha già trasceso la condizione che a lui sembra di vivere nel momento. Così possiamo
dire che ciascuno di voi, e di noi, è contemporaneamente ancora un selvaggio ed un Santo. ..............................36
È come, quindi, non che vi fosse un solo Alan, ma tanti Alan: uno che è un cristallo, l’altro che è un
individuo che ha trasceso i limiti del Cosmo. E dall’uno all’altro infiniti ve ne sono, ciascuno dei quali vive in
eterno secondo un suo sentire immutabile. In ciascun fotogramma – come vi è stato detto – vi è ognuno di
noi con un sentire… Alan........................................................................................................................................36
15 Giugno 1967 ..............................................................................................................................................37
Dirvi che è la prima volta che creature non iniziate odono questi insegnamenti, questi concetti,
potrebbe da voi essere inteso come motivo di orgoglio, come qualcosa che voglia dare importanza alle
vostre persone. Non è così. È giunto il momento che ciò che è sussurrato agli orecchi sia proclamato dai
tetti; che ciò che è nascosto divenga palese. Per questo motivo, e non per voi, le verità esoteriche
diventano pubbliche.................................................................................................................................................38
Ebbene, se noi raffiguriamo il Cosmo ad un libro, chiedere che cosa accade nel riassorbimento è
come chiedere che cosa accade dei protagonisti della storia scritta in quel libro. Essi sono sempre là; la
storia ha un inizio ed una fine. Nello svolgersi della storia i protagonisti vivono, sentono, muoiono......................38
Il libro esiste tutto intero. Interessarsi alla storia che è narrata nel libro, significa nuovamente scorrere
la prima indi la seconda e tutte le altre pagine di esso. Cioè tornare in seno al Cosmo. Ed allora noi
vedremo che la storia è ancora pienamente valida. Ma ciò che noi in questo momento guardiamo è il libro
nel suo insieme. Kempis.........................................................................................................................................38
Per quanto nel mondo possano esservi questi spargimenti di sangue ancora, tuttavia essenzialmente
l’umanità si sta avviando alla pace fraterna. Il cammino è lento, ancora, ma la pace tornerà. Anche laddove
da tempo c’è la guerra, pace sarà nei prossimi mesi di prossimo anno. Michel ....................................................39
Questa sera, o figli, abbiamo cercato di darvi modo di meditare su quello che precedentemente vi
avevamo detto di nuovo. Ebbene, figli, dovete meditare su questa nuova visione del Tutto. Meditare,
perché più che dire – come vi ha detto Kempis – dovete intendere da voi. Quindi assimilare, comprendere.
Dali ..........................................................................................................................................................................39
30 giugno 1967 ...............................................................................................................................................40
Alcuni di voi, o cari, questa sera, pensano che noi vi rivolgiamo il saluto che segna la chiusura del
ciclo di riunioni; e virtualmente è così; ma vogliamo – una volta tanto – chiudere anche noi usando un
simbolo; per questo – senza che voi pensiate a qualche cosa di eccezionale, ma unicamente ad una
semplice conversazione, figli – vi preghiamo di riunirvi un venerdì, alla stessa ora consueta, in un luogo un
po’ appartato dalla città. ..........................................................................................................................................40
L’altra domanda circa le difficoltà che incontra l’individuo per camminare di pari passo, o addirittura
precedere il naturale moto che tende a farlo evolvere, è una domanda che si ricollega a ciò che vi dicemmo
ultimamente a proposito di queste riunioni. Sì, figli, basta guardare la natura e vedere quante sono le
difficoltà che si sovrappongono al naturale ciclo di ogni essere vivente.................................................................41
Così, cari, l’essere umano, l’individuo, incontra queste difficoltà e sono più quelle che sembrano
allontanarlo dalla giusta via che quelle che, invece, vorrebbero così apparentemente farlo evolvere. Ma
l’evoluzione nasce proprio da quello che ai vostri occhi sembra un ritardo, giacché se tutto fosse facile, per
lui, non vi sarebbe evoluzione, non vi sarebbe assimilazione.................................................................................41
Se ciascuno di voi non facesse domande, si limitasse ad udire quello che noi diciamo, per dimenticarlo
presto o tardi oppure impararlo a memoria senza che dal fermento della conversazione nascesse
veramente la comprensione – senza parlare di vera e propria assimilazione – ben poco utili sarebbero le
nostre parole. Dali ...................................................................................................................................................41
Ma quando, da altri lidi ed orizzonti, si volge a guardare il cammino di quella parentesi chiusa nel
tempo che si chiama vita, ecco che si accorge che non è importante fallire. Se egli è un tenero virgulto e la
tempesta lo stroncherà, non ha importanza: rinascerà temprato alle procelle. Se è un arbore ben solido e
piantato nel terreno… Giacomo Leopardi .............................................................................................................42
07 Luglio 1967 (Seduta delle lucciole) .........................................................................................................42
Con ciò non intendiamo voler dire che dovete ripudiare la vita di ogni giorno, ma soffermarvi a
controllarla; non fate che essa diventi come sono le leggi naturali per gli individui che ancora non si
incarnano come uomini, cioè un meccanismo che trascina e che attraverso a questo forzato mutare di
situazioni e di ambienti ............................................................................................................................................43
Eppure è da questa macerazione, è da questa esercitazione, ripeto, che l’uomo sviluppa, che l’uomo
si trasforma; può sembrare che questa trasformazione sia superficiale ma non è così: la trasformazione
avviene lentamente, impercettibilmente per voi, ma avviene in profondità; e tanto più è lenta tanto più è
profonda. Dali ..........................................................................................................................................................43
Ma pure guardando ciò che sta a noi d’intorno una serie di riflessioni possiamo fare. Dire: quanta
storia è passata di qua. È forse giusto? È vero dire che queste pietre hanno visto personaggi della vostra
storia? È vero dire che quella chiesa ha accolto sotto il suo tetto figure che restano scolpite nei ricordi
dell’umanità? A questa domanda voi potreste rispondere... Kempis .....................................................................44
Sono la Guida Fisica di Roberto e vengo per porgervi anche il mio saluto e scusarmi per questa lunga
interruzione; ma non è facile in ambiente diverso e all’aperto ottenere la concentrazione necessaria.
Michel......................................................................................................................................................................44
16 Novembre 1967 .........................................................................................................................................42
Vi parlerò, figli, del nostro insegnamento, di quello che può apparire a chi vi ascolta di rado, a chi vi
ascolta per la prima volta, a quelli – anche – che sempre ci ascoltano e vi ascoltano, ma che non intendono
il valore degli argomenti che trattiamo e trattate. A tutti questi, o figli, il vostro dire ed il nostro dire può
sembrare fare dell’accademia .................................................................................................................................45
Pensate che la storia del pensiero dell’uomo è ricca di concetti profondi ed ogni grande pensatore si è
sforzato di rappresentare l’Assoluto, Dio, nel modo che potesse resistere più ampiamente alle critiche; nel
modo che perciò, resistendo alle critiche , si avvicinasse alla realtà di ciò che È. Dali..........................................46
Che cos’è dunque un fotogramma? È l’unità elementare del piano fisico, è l’unità elementare della
materia fisica. E così come l’unità elementare compone attraverso a varie aggregazioni le forme, ecco che
le unità elementari delle situazioni – i fotogrammi – compongono la vita dell’individuo. O meglio, l’individuo,
nelle scelte, a certi fotogrammi si lega e costituisce così l’esperienza della sua vita terrena.................................47
Ma certo agli altri figli, invece, che hanno asserito che le pietre che oggi noi vediamo non sono le
stesse di un attimo prima, a coloro che con tanto slancio e tanta sicurezza hanno affermato che le chiese
nelle quali andate a pregare non hanno visto, non sono le stesse che hanno visto certi personaggi storici,
vorrei ricordare un fenomeno studiato scientificamente, provato – non spiegato – provato: la psicometria…
Kempis....................................................................................................................................................................47
Un attimo cosmico, un attimo cosmico che dura nell’eternità, è tanto breve che in lui non v’è moto.
Fratello Massone ...................................................................................................................................................47
29 Novembre 1967 .........................................................................................................................................48
Avete fatto ed usato delle espressioni poetiche volendo vedere in questo trascorrere di fotogrammi –
con una libera interpretazione – come se l’individuo portasse via con sé ciò che era in un fotogramma
precedente e che non lo è più, anche se v’è un’identica forma, nel seguente. Ebbene, figli e fratelli, questo
discorrere vi ha portato dove da tempo cerchiamo di richiamarvi...........................................................................48
Una voce, nell’ultima riunione, vi ha detto che il fotogramma dura in eterno, ma è tanto breve che in lui
non v’è moto. In ogni fotogramma, figli e fratelli, non v’è quindi mutazione, non v’è cambiamento. Nella
unità elementare della situazione cosmica, quindi, non v’è trascorrere..................................................................48
L’individuo, unendosi a questi fotogrammi, per avere il senso dello scorrere, occorre quindi che segua
una teoria, cioè a dire uno svolgersi, un passare da un fotogramma all’altro. E voi sapete, perché ve lo
abbiamo detto, che l’individuo ponendo in atto la parte di libero arbitrio che ha, può scegliere, in questo
susseguirsi da un fotogramma ad uno successivo, lo svolgimento diverso di una situazione; così, nei limiti
del libero arbitrio ......................................................................................................................................................49
Che cosa vuol dire, allora, situazione assurda? Vuol dire che i fotogrammi che voi potete scegliere
appartengono tutti a un tipo, in parole povere ad un Cosmo. Sono costituiti secondo il modulo di questo
Cosmo. Le leggi, dunque, cosmiche non stanno già in ciò che l’uomo osserva.....................................................49
Nell’Eterno Presente voi potete percepire un Cosmo tutto nel medesimo istante e se volete scendere
in una situazione, dovete scegliere dove, in quale epoca, in quale spazio del Cosmo e in quale tempo del
Cosmo volete scendere. Non è che voi potete calarvi e trovare il Cosmo che è arrivato ad una certa fase
della sua storia e dite: «Oooh! Sono capitato al tempo degli antichi romani! Debbo tornare più tardi per
ritornare all’epoca moderna vostra attuale!». ..........................................................................................................50
Ma della situazione che l’individuo ha lasciato che cosa accade? Sfuma forse? Lo sappiamo: no,
rimane in eterno nell’Eterno Presente. Direte voi: «Non rimane dunque più altro che nell’Eterno
Presente?». Kempis ...............................................................................................................................................51
Io torno a voi. Il problema fondamentale e la chiave della comprensione di ogni cosa, è lo spostare
l’attenzione; spostando l’attenzione in più piani e in più visioni è un trascorrere ed un sentire, ed un vedere
ed un giungere all’unica visione e sentimento del Tutto. Fratello Massone ..........................................................51
Ad esempio, il Maestro Cristo il quale volesse scendere in un Cosmo dovrebbe decidere in quale
momento cosmico immedesimarsi. Ed ecco che se volesse rivivere la storia cosmica dall’inizio, vedrebbe
l’inizio della manifestazione, dal non manifestato comparire il manifestato; vedrebbe il costituirsi dei corpi
celesti nel piano fisico, vedrebbe in un pianeta, ad esempio, il nascere della vita e poi, col susseguirsi
ancora del tempo, legandosi al trascorrere fondamentale di quel Cosmo, vedrebbe nascere gli uomini sul
pianeta. E su su.......................................................................................................................................................51
E come avviene, allora, la psicometria? Come vi ha detto il figlio S. il sensitivo sceglie, toccando un
oggetto, i fotogrammi che contengono lo stesso oggetto… toccando questo oggetto, il sensitivo sceglie
nella sua psiche tutti i fotogrammi in cui v’è questo oggetto; ed ecco che l’oggetto fa la sua storia, è vero?
In questo modo nasce la storia dell’oggetto. Solo che non vengono scelti i fotogrammi non vissuti da
individualità… Alan .................................................................................................................................................52
Ecco, la verità vi è rivelata; e come il Maestro Cristo ha detto, «Essa sarà proclamata dai tetti…», ora
io, Paramhansa Yogananda, vi faccio una predizione riallacciandomi alle parole del Maestro Cristo:
«Nessuno accende una lampada per porla sotto il moggio». E così voi non ascoltate queste parole per
porle nel dimenticatoio: siamo sempre presenti in voi, e queste verità saranno conosciute da altri.
Paramhansa Yogananda.......................................................................................................................................52
Creature da noi amate, tutte vi abbraccio, tutte siete nel mio cuore. So le vostre pene e le vostre
angosce. So le vostre speranze e vi dico: abbiate forza. Tutto, tutto è per il vostro bene. Tutto per la vostra
comprensione, tutto per la vostra crescita spirituale. Accettate dunque ciò che avviene, la tristezza,
momentaneamente; assaporate quell’amaro, consci che è ossigeno, con gioia. Teresa ......................................52
13 Dicembre 1967...........................................................................................................................................53
Immaginiamo di avere un libro del tutto particolare, narrato al presente e così bene che il lettore,
scorrendolo, si immedesima con il protagonista della storia narrata e la vive nei minimi particolari provando
sensazioni, pensieri, emozioni così vive da dargli l’idea e il sentire di una vita reale.............................................53
Il protagonista cresce ed ecco che la narrazione presenta un lato singolare. Lo scrittore, al punto in cui
il protagonista manifesta le prime possibilità di scelta, non prosegue una sola narrazione, ma scrive due o
più storie. Così, ad esempio, fatti i primi studi, allo scrittore è venuta l’idea di mutare il carattere del
personaggio.............................................................................................................................................................53
Ecco dunque che il lettore, immedesimandosi di volta in volta nella narrazione che si sussegue nelle
pagine del libro, giunge al punto in cui le storie diventano due. E deve operare una scelta. .................................54
Supponiamo che scelga la storia in cui il protagonista non è attratto dalla vita di studio, ma segue un
lavoro materiale che comporta fatica, fatica fisica. Ed io vi ho detto che la storia è narrata così bene che chi
la legge si immedesima con il protagonista e quindi vive questa vita di fatica. «Ma – direte voi – dell’altra
storia, che ne è?». L’altra storia è lì ........................................................................................................................54
Certo che il lettore non avrebbe provato la fatica fisica che invece prova vivendo la storia che ha
scelto. Ecco come si attua, quindi, un Karma; operando una scelta non si sceglie un unico fotogramma, ma
scegliendo quel fotogramma si imbocca una strada che conduce l’individuo a percorrere tutte quelle
situazioni cosmiche legate; una strada tracciata che si fonda sulle leggi, così come la storia narrata nel
libro si fonda sulla narrazione dell’autore. ...............................................................................................................54
Ebbene, ha un senso chiedere che età ha il protagonista? Ha un senso chiedere se questi è morto,
una volta che si è giunti alle ultime pagine del libro? Ha un senso chiedere se non esiste più, dal momento
che la storia è narrata al presente? Evidentemente no. Perché il lettore, se riaprirà a caso una pagina di
una variante del racconto, tornerà a vivere la situazione ivi rappresentata ............................................................54
E può darsi che due creature leggano una stessa storia in cui due sono i protagonisti, l’una
immaginandosi ed immedesimandosi in uno di questi e l’altro nell’altro protagonista? Ebbene, tutto è chiaro
finché i lettori seguono la vicenda leggendo sulla stessa pagina; ma nessuno e niente può impedire ai due
lettori protagonisti di seguire la storia con diverse pagine di distanza ....................................................................54
Meditate su questa strana conversazione. Pensate che la storia può essere il Cosmo con tutte le
situazioni cosmiche; ed ogni situazione cioè, un fotogramma. Che il lettore è l’individualità; che il
protagonista o i protagonisti, sono l’individuo o gli individui; che lo sviluppo della storia obbligato è il Karma
e il modo in cui si attua. Kempis .............................................................................................................................55
La situazione cosmica rimane sempre presente, come il sentire degli individui che in essa vi sono
rappresentati, cristallizzata. Tutto presente, sentito e vissuto dall’Assoluto. Solo l’individuo, per
circoscrizione di percezioni, di consapevolezza, ha il senso del trascorrere, del passare. Ma in realtà così
non è. Fratello Massone ........................................................................................................................................55
10 Gennaio 1968.............................................................................................................................................56
E perché abbiamo scelto voi, figli e fratelli? Abbiamo scelto voi perché – benché non siate avezzi a
ragionamenti astratti riguardanti la ragione pura – tuttavia, per capire, siete avantaggiati rispetto a chi
possiede – parlo in senso generale, figli – una vasta cultura, perché non dovete distruggere ciò che sapete,
per capire. Perché ascoltate le nostre parole non come nozioni da porsi ..............................................................57
Così, se è molto bello, molto mistico, molto più agevole, per uomini come voi, pensare a Dio nella
forma tradizionale, secondo il concetto paternalistico dell’Ente Supremo che siede sul trono e guarda i
propri figli, se è bello questo, se per voi è più agevole credere così, in ciò non v’è niente di male. Ma
sappiate che questo concetto, per quanto poetico possa essere, non aderisce molto alla Realtà. .......................57
Questo concetto di Dio non è mai stato pensato, immaginato da mente umana. Dico umana, ripeto.
Certo i Maestri avevano fatto propria questa realtà; ma la filosofia dell’uomo, con tutta la gamma della sua
immaginazione e speculazione, non è riuscita ad immaginare e pensare questo concetto di Dio.........................58
Basti pensare che l’equilibrio, il calcolo, l’ordine, aprono la possibilità ad una infinità di mutazioni, nel
gioco delle quali chi ha libertà di decidere può scegliere con amore; e scegliendo con amore non turbare
l’equilibrio del tutto perché questa scelta gli è data proprio, e proviene proprio, dall’ordine, dall’equilibrio,
dalla scienza, dal calcolo. Kempis..........................................................................................................................58
Due sono i modi in cui è possibile calarsi in una situazione cosmica: l’uno da osservatore esterno,
senza perciò entrare nell’intimità della situazione stessa, senza essere perciò percepito da coloro che nella
situazione sono rappresentati; l’altro è possibile solo a coloro che nella situazione sono rappresentati. Ed
allora il calarsi in quella situazione cosmica significa viverla… Fratello Massone ................................................58
24 Gennaio 1968.............................................................................................................................................59
Rimane sempre però il principio che abbiamo posto: e cioè che prima di ammettere nuove creature a
queste riunioni, vi preghiamo di domandare il consenso. Questo consenso non occorre per coloro che già
hanno partecipato alle nostre riunioni, per coloro che sono già venuti a questi incontri, non occorre, per
questi… Dali ............................................................................................................................................................60
Pensate, che cosa è che dà l’idea del movimento, del trascorrere? Vi è stato detto che ogni
fotogramma ha un suo sentire, che ogni fotogramma rappresenta una situazione cosmica. Ebbene, se ogni
fotogramma è una situazione cosmica e ciascuna situazione varia in modo tanto lieve che per ogni
variazione noi possiamo considerare un fotogramma.............................................................................................61
Questa mente, dunque, è veramente utile? Certo, è utile, ha la sua utilità. La sua utilità è grandissima,
ma ha anche i suoi inconvenienti. Non v’è necessità di ricordare che il senso di separatività nasce dalla
mente, è vero? Non v’è necessità di ricordare che l’invecchiare dell’uomo… l’uomo, prima di tutto,
invecchia nella mente perché proprio per sua costituzione la mente .....................................................................62
Voi direte: «Che cosa c’entra tutto questo con i nuovi insegnamenti?». C’entra. Perché vorrei
soffermare la vostra attenzione sul fenomeno secondo il quale i fotogrammi vengono legati l’uno all’altro
dalla mente. Direte voi: «E quando l’individuo ha perduto il corpo fisico, il corpo astrale ed infine il corpo
mentale, ad esempio dopo il trapasso?».................................................................................................................62
Se invece l’individuo ha raggiunto uno sviluppo «Y» ecco che allora la coscienza è già costituita e se
anche non vi è più il corpo mentale ecco che è la coscienza che lega i fotogrammi. E quando anche la
coscienza è già costituita, (intendo dire, alle soglie del piano akasico la coscienza individuale è già
costituita) .................................................................................................................................................................62
E poi, al di là del Cosmo, l’individuo-individualità percepisce, attraverso quella che si chiama
Coscienza Assoluta, l’Assoluto in cui non ha più senso il trascorrere. Il Cosmo vissuto da tutte le
individualità e tutte le situazioni. ..............................................................................................................................63
Cerca di sradicare questo suo egoismo, ma non nel senso giusto. Cerca di modificare le
manifestazioni dell’egoismo, di fare sì che la sua vita sia tale per cui non si possa dire che il suo agire è
egoistico. Ma in effetti non molto facilmente può essere trasceso questo aspetto negativo della mente.
Alan .........................................................................................................................................................................63
Così non possiamo dire che sia una fandonia la possibilità di trasformare i metalli tutti in oro. Però per
fare questo occorre una profonda conoscenza di tutti i vari processi. Perché non esiste un solo processo
per fare questo, ve ne sono molti. Comunque tutti devono essere conosciuti nei minimi particolari......................64
Così il rimedio contro ogni malattia: può esservi una sostanza unica che possa guarire da ogni
malattia? Sì, c’è una sostanza; più che fisica è una sostanza psichica. Vi fu uno scienziato tedesco il quale
intuì che il corpo umano era costituito da carbonio e che quindi ogni deficienza del corpo umano si
riduceva, in ultima analisi, ad una deficienza di carbonio… Nephes......................................................................64
Fra queste riunioni ed altre riunioni spiritiche - come si usa appunto definirle nella migliore delle ipotesi
- v’è una differenza, una differenza sostanziale. La differenza è questa: questo tipo di riunioni, figli e fratelli,
potrebbe essere paragonato ad una barbosa opera-trattato scientifico. Mentre quello che viene detto o
scritto in altre riunioni, ad un bel romanzo d’avventure. Kempis............................................................................65
07 Febbraio 1968............................................................................................................................................66
E come è che fra tutti questi fotogrammi, queste situazioni cosmiche, viste – quando sono viste – dagli
individui, ne scaturisce un paesaggio che se pur origina sensazioni soggettive in chi lo osserva, se pur ha
diversi angoli di visuale per chi si trova ad osservarlo, a vederlo, ha dei punti in contatto; tanto che la figlia........67
È chiaro, un Cosmo è costituito in un modo: questo vuol dire che ciascun fotogramma ha un punto di
contatto con gli altri fotogrammi; questo vuol dire che ciascun fotogramma, nei suoi elementi che lo
compongono, nelle figure che rappresenta, che contiene, nella situazione che rispecchia, è costituito in un
modo. Dire che un Cosmo ha un suo modulo significa appunto dire che i fotogrammi hanno un comun
denominatore...........................................................................................................................................................67
Così fra l’uno e l’altro di voi potrà esservi una diversa interpretazione degli oggetti che sono in un
fotogramma, o nei fotogrammi che scorrono di fronte alla vostra attenzione, ma questi oggetti sono comuni
perché appunto il Cosmo è unitario. Che cosa significa? Significa che un Cosmo contiene innumerevoli
fotogrammi, ma che in ultima analisi questi fotogrammi costituiscono un tutto ......................................................68
Ha ancora senso, al di là del Cosmo, dire che qualcosa trascorre? Ormai lo avete capito: no! Ciascuna
situazione cosmica è immobile: per trovare movimento occorre dall’una passare all’altra. Per trovare spazio
e tempo occorre calarsi nel Cosmo. Ed attraversandolo l’individuo non percorre tutte le situazioni
cosmiche..................................................................................................................................................................68
Ebbene, fino ad ora vi abbiamo detto che sono uniti i fotogrammi – secondo una successione che è
poi data dal modulo fondamentale del Cosmo – non solo quelli concernenti situazioni del piano fisico.
Adesso vi diciamo più chiaramente che sono uniti anche fotogrammi del piano astrale........................................68
Perché il fatto stesso che vi sia per voi la possibilità di fare una cosa – lasciamo per un istante la
spiegazione del Cosmo attraverso a fotogrammi, ritorniamo all’insegnamento precedente – il fatto stesso
che vi sia la possibilità per l’uomo di fare qualcosa, e che egli possa farlo o possa non farlo, implica anche
secondo il vecchio ...................................................................................................................................................69
Di oggettivo nel Cosmo che cosa V’è? Lo stesso Cosmo è oggettivo perché esiste in assoluto, anche
se non quale voi lo vedete. Quale voi lo vedete è un Cosmo soggettivo: ma esiste un qualcosa,
oggettivamente parlando, nell’Eterno Presente, nell’Assoluto. Legandosi a questo qualcosa, calandosi in
questo qualcosa, si ha la visione soggettiva del Cosmo. Kempis..........................................................................70
Può fare apparire diverso il vivere di ogni giorno questo insegnarvi. Solo l’amore che le Guide
pongono nel parlarvi, solo questo deve farvi intendere come bisogna rivolgersi ai propri fratelli. Solo questo
amore. Solo la fede che Essi cercano di trasfondere in voi basterebbe a riempire e dare pieno significato
alla vostra esistenza. ...............................................................................................................................................70
Voi vedete che nel piano fisico la vostra consapevolezza è nel piano fisico; così non si tratta, in
definitiva, di muovere un veicolo fisico, ma di spostare la vostra consapevolezza a situazioni cosmiche
rappresentanti diversi luoghi. Se voi, poi, vivete nel piano astrale, non vi siete spostati ma avete spostato la
vostra consapevolezza al piano astrale, e così via e così via. Paramhansa Yogananda.....................................71
Quando avrete meditato profondamente quanto il Fratello Kempis vi ha detto questa sera, rileggete le
conversazioni sulla individualità. Dali......................................................................................................................71
21 Febbraio 1968............................................................................................................................................71
Ebbene, taluno di voi può rimanere smarrito da questo nuovo modo di presentarvi la Realtà; ma pure il
rimanere nell’insegnamento quale voi fino ad ora avete conosciuto, significa ripetere cose che – se le avete
già capite – non comportavano una necessità ulteriore di ripeterle, e se ancora non le avete capite, ciò
significa che nessun altra ripetizione.......................................................................................................................71
Ma questo nuovo insegnamento quindi deve non mostrare agli increduli che le voci sanno immaginare
condizioni di esistenza, realtà ben diverse da quella fisica; ma questo nuovo insegnamento, appunto, deve
portare voi ad immaginare nuovi modi di esistere, nuove condizioni di vita; deve spingervi ad aprire la
vostra mente. ...........................................................................................................................................................72
Certo dire che l’insegnamento di Claudio è più utile di questi insegnamenti, è una verità, forse; è una
verità del resto che acquista più precisione per taluno di voi, che calza più esattamente per certi
temperamenti. Ma non per tutti. Non per niente, figli, vi diciamo che diverse sono le vie che potete seguire
per giungere alla Realtà. .........................................................................................................................................72
Del resto poi non tutti avete la stessa natura interiore, ed allora cerchiamo di parlarvi di realtà che
trascendono la realtà umana individuale proprio, figli, per farvi sentire l’armonia del Tutto. Per convincervi,
attraverso a questa visione generale di un Tutto armonico ....................................................................................72
Se in questo momento parliamo più dell’Assoluto, del Cosmo, dell’Eterno Presente, ciò non vuol dire
che attribuiamo a questo argomento maggiore importanza che ad altri, mistici… che al conoscere se stessi.
Ma anzi li riteniamo tanto importanti da sottintendere che siano da voi compresi, non solo, ma messi in
atto. Dali ..................................................................................................................................................................73
Che cosa significa comun denominatore? Elementi in comune possiamo dire, è vero? Forse è più
chiaro per voi. Tutti i fotogrammi, tutte le situazioni cosmiche – noi diciamo cosmiche – alle quali l’individuo
si lega, e che quindi sono vissute individualmente, hanno elementi in comune. ....................................................73
Ebbene, la storia del Cosmo ha una sua direzione, ha un suo ciclo, ha un suo inizio ed una fine ed è
sempre tale e quale per quanto concerne la vita macrocosmica. Che poi altro non è che uno ed il più vasto
degli elementi in comune dei vari fotogrammi. Così… mi spiego: tutti i fotogrammi che una umanità, una
razza o tutte le razze possono vivere hanno in comune la vita macrocosmica. .....................................................73
Ed allora, gli altri fotogrammi, quelli che comprendono le varie scelte dell’individuo? Sono tutti lì, tutti
esistenti nello stesso modo. Non è che si vivificano allorché un individuo si lega ad essi e che solo quelli a
cui l’individuo si lega abbiano vita e gli altri rimangano morti. No. Tutti esistono nello stesso modo
immutabile. ..............................................................................................................................................................74
Così quando voi pensate, il vostro veicolo mentale compie la scelta di certi fotogrammi del piano
mentale. V’è una differenza fra ciò che voi pensate e ciò che voi potete fare. Così voi potete pensare di
andare sulla luna, ma sarà il vostro veicolo mentale che sceglierà certi fotogrammi. E questi fotogrammi
esisteranno indistintamente nel piano mentale, ma non esisterà nel piano fisico, per il piano fisico .....................74
In sostanza, quindi, il Cosmo è lì, immobile, statico, da sempre. È l’individuo – diciamo oggi – che si
lega in questo immenso mosaico, attimo per attimo, spazio per spazio, a queste situazioni cosmiche. E
legarsi ad esse significa spostare la propria consapevolezza in quei punti, a quei punti del Cosmo. Kempis......75
A che rattristarvi se quello che avete è sufficiente? Basta a ciascun giorno il proprio affanno. Abbiate
fiducia nell’aiuto che può venirvi dall’Altissimo. Non temete, non turbate i momenti di serenità che potete
avere, con preoccupazioni, nell’incertezza della vostra situazione presente. Teresa ............................................75
06 Marzo 1968.................................................................................................................................................76
Non potete con facilità capire in quale modo poi questi fotogrammi scelti non rimangano in qualche
modo contrassegnati; come se – badate bene a quel che dico – un Cosmo, pur rimanendo eternamente in
qualche modo esistente, fosse poi trascorso, avesse poi ad un punto della storia dell’Assoluto – tanto per
così dire – terminata la sua ragion d’essere............................................................................................................76
Poi vi abbiamo detto che sì, il Cosmo ha un inizio e una fine, ma che questo inizio e questa fine sono
solo apparenti per chi vive nel Cosmo, perché non sarebbe concepibile che nell’Assoluto vi fosse un
trascorrere; che non vi fosse un Eterno Presente, un attimo che comprendesse tutti i tempi e fosse un non-
tempo; uno spazio che comprendesse il Tutto e fosse un non-spazio. ..................................................................77
Ebbene, vi abbiamo anche detto che è possibile, una volta usciti dal Cosmo, cioè spostata la propria
consapevolezza per evoluzione raggiunta – al di fuori del Cosmo, dico questo in termini molto semplificati
e imprecisi, nuovamente calarsi nel Cosmo e rivivere certe situazioni. ..................................................................77
Tanto che è possibile ad un Maestro che abbia ottenuto la sua maturazione – tanto per dire qualcosa
– in un’altra manifestazione cosmica, vivere in un Cosmo, legarsi a certe situazioni. È vero, figli e fratelli? E
viverle esattamente come voi vivete quelle attuali, di questo vostro istante. Non solo è possibile vivere
quelle scelte da certi individui, ma anche quelle non scelte, perché viverle allora significa appunto
sceglierle allora........................................................................................................................................................77
Così se anche, per una assurda ipotesi, un Maestro scegliesse un fotogramma da rivivere - io parlo
per assurdo, figli, voi dovete seguirmi - non è che poi debba ingegnarsi per indovinare quale fotogramma
segue a quello, perché imbroccata una strada significa seguire tutta una serie di fotogrammi. Ecco il
Karma, figlio C., è vero? ..........................................................................................................................................78
E solo laddove sono esauriti gli effetti l’individuo ha la possibilità di scegliere, di muovere altre cause
liberamente. .............................................................................................................................................................78
Voi avete chiesto se l’individuo è un tutto uno con l’individualità. Ebbene, figli e fratelli, l’individuo –
dicemmo – è il protagonista. Ma che cosa è rappresentato in un ideale fotogramma? Vi abbiamo detto che
è rappresentato un veicolo fisico: il vostro veicolo fisico. Che quella sensazione di intierezza del vostro
veicolo fisico, in effetti, nel piano fisico, non è così. Perché il vostro veicolo fisico ................................................78
Se non chiariamo questo punto di individuo e di individualità, noi abbiamo spostato dal Cosmo la
possibilità di mutazione; cioè non è più un Cosmo che muta, perché il Cosmo contiene tutte le situazioni, è
vero? E sono tutte lì congelate, abbiamo detto, senza mutazioni; ma è l’individuo-individualità che,
passando dall’una all’altra, ha l’idea della mutazione. ............................................................................................79
E se questa individualità, che come voi avete detto è un tutto con l’individuo – e può essere giusto –
però un momento è alla fase di potenza ed un momento è alla fase fulgida dell’identificazione con
l’Assoluto. Allora, dunque muta l’individualità? Kempis .........................................................................................79
Si parla tanto del trapianto del cervello. Ora vorrei sapere se quando si prende un cervello da un
corpo morto, però il corpo astrale non ha lasciato subito il corpo morto, se si prende questo cervello che
non è ancora staccato dal corpo astrale, cosa avviene? Può avere qualche influenza sull’individuo al quale
viene immesso questo nuovo cervello? Alan..........................................................................................................79
20 Marzo 1968.................................................................................................................................................81
Non si trattava, qui, di fare un gioco; ma si trattava – attraverso alla domanda – di farvi intendere un
concetto, l’importanza di questo concetto. Ed attraverso alla risposta – data solo quando voi, figli cari,
aveste ben compreso il problema riassunto nella domanda – illustrare la Realtà. Certo allorché la domanda
non è stata compresa nella sua intierezza, inutile è stato dare una risposta intiera. Dali ......................................82
Avete capito che dire Dio vuol dire Assoluto? Che dire Assoluto vuol dire Tutto; che dire relativo vuol
dire una parte, che dire Assoluto e Tutto, nel vero senso di queste espressioni, significa dire assenza di
crescita, significa dire immutabilità e quindi non trascorrere, non passare.............................................................82
E come mai, se così è, guardando una parte dell’Assoluto, il relativo, vi è un qui e vi è un lì? E vi è una
mutazione? Non lasciatevi sfuggire il senso e delle parole e dei concetti che a queste parole sono legati.
Se nell’Assoluto non vi è mutazione, non trasferite le prerogative dell’Assoluto al relativo....................................82
Cade dunque tutta la teoria della evoluzione? No, figli e fratelli. Rimane ben valida e assai bene in
piedi perché la teoria della evoluzione, dico questo per inciso, riguarda il passaggio degli individui nel
Cosmo. Dico questo per inciso perché ciò può avere alcuni aspetti di imprecisione..............................................83
Dunque, figli e fratelli, la scintilla divina voi sapete che è immutabile e non evolve. È vero? Ma vi
dicemmo che l’individualità – che sta sul confine del manifestato con il non manifestato – passa dalla
potenza all’atto. È questo un trascorrere?...............................................................................................................83
Non è un trascorrere, non è una maturazione raggiunta perché sarebbe come un’anima che
evolvesse. Mi seguite? Sarebbe quindi un qualche cosa che nell’Assoluto muta; che va a crescere, in
qualche modo, l’Assoluto distruggendo così il concetto dell’Assoluto. Dunque questa mutazione non può
avere che un significato: rappresentazione di un ciclo di vita in tutte le sue fasi, così come guardando il
Cosmo dall’Eterno Presente, noi vediamo un insieme dispiegato di situazioni cosmiche, di fotogrammi. .............83
A quale punto sono, allora, di vita i Cosmi? Al punto in cui un osservatore estraneo scende ad
osservarli. Se voi prendete un libro, potete dire a che punto è la storia che si narra nel libro? La storia sarà
al punto in cui voi la osserverete aprendo il volume, è vero? Altrettanto è per i Cosmi. Il tempo è in seno al
Cosmo, il trascorrere è in seno al Cosmo… Kempis .............................................................................................84
Questa realtà che vi è stata svelata rappresenta però, per voi, un pericolo. Non deve portarvi
all’inerzia, al fatalismo. Nell’Assoluto nessun trascorrere esiste; ma nel relativo, nel quale voi vivete la
vostra vita, ogni vostra decisione, ogni vostro atto, ha il suo valore e porta con sé conseguenze per
l’individuo. Paramhansa Yogananda.....................................................................................................................85
03 Aprile 1968.................................................................................................................................................86
In Colui che è esiste il Sentire Uno Assoluto, che, per intenderci, può essere assimilato al Dio-Padre,
secondo la concezione mistica di Dio. Di questo abbiamo già parlato e vi rimando a quelle spiegazioni..............86
Esiste il sentire dei molti nell’Uno, che è egualmente un Sentire Assoluto, ma che per farvi intendere
potremmo definire sentire in termini assoluti di una individualità. ...........................................................................86
Infine vi è il sentire relativo, (intendo nel senso più lato della parola sentire, comprendente cioè la
sensazione, emozione, pensiero, coscienza), ovvero il sentire in termini di divisione. Potremmo dire che
questo è il sentire delle parti che costituiscono l’Assoluto ......................................................................................86
Mentre il Sentire Assoluto è sentire il Tutto, cioè anche il sentire relativo nel medesimo istante senza
tempo, il sentire relativo ha come prerogativa specifica di essere percepito singolarmente in una unità di
tempo. E mentre il Sentire Assoluto è tale non in funzione di alcunché il sentire relativo può sussistere solo
se esiste un ente percepiente .................................................................................................................................86
Ciò, ed il fatto che il sentire relativo per essere tale deve essere percepito singolarmente e nel tempo,
non implica però che, nell’ambito della razza e dell’epoca, esista una contemporaneità fra i sentire degli
individui. Ma sopra a tutto non significa che l’illusorio… Kempis (Brano di Kempis trascritto dal Maestro
Dali) .........................................................................................................................................................................87
Un Cosmo ha dei confini. Noi li abbiamo chiamati: inizio della emanazione e riassorbimento. Ebbene,
durante questo intervallo, che è un intervallo di spazio e di tempo anche se illusoriamente, gli individui – vi
abbiamo detto – sentono. Ma il sentire degli individui è un sentire relativo che per sua natura, quindi
necessita dell’individuo che sente perché è posto in contatto con certi elementi. ..................................................88
In questo stesso fotogramma in cui più individui, più veicoli fisici sono rappresentati, può non esistere
– e non esiste – una contemporaneità di sentire individuale. In un fotogramma, laddove sono rappresentati
un certo numero di veicoli fisici e quindi, in ultima analisi, di individui, il sentire di questi individui non è
necessariamente contemporaneo; ciascuno di questi individui può prenderlo, può percepirlo non nello
stesso istante, non contemporaneamente agli altri. ................................................................................................88
Così le cristallizzazioni che sono al confine del Cosmo, prima del riassorbimento, possono essere
sentite, in senso lato, dalle individualità che a quella – attraverso agli individui – sono legate, come quelle
che sono al confine opposto del Cosmo, all’inizio, alla emanazione. Così individui del passato, della vostra
epoca e della vostra razza possono prendere in esame fotogrammi che per voi sono legati al passato, ed
altrettanto dicasi per il futuro. ..................................................................................................................................89
Può sembrarvi strano questo spostarvi nel tempo e nello spazio in modo diverso da quello che fino ad
oggi avete conosciuto. Ma questa è la Realtà: il tempo e lo spazio sono illusori; la vita dell’individuo è una
vita interiore, soggettiva. Ciascun individuo, in ultima analisi, ha il suo tempo ed il suo spazio; ciò
nondimeno vive in dipendenza degli altri, del tempo e dello spazio altrui. Kempis ...............................................89
Vi benedico, vi abbraccio tutti con amore. Amatevi e seguiteci. Non disperate: l’insegnamento significa
forza… e vi dà amore. Teresa ................................................................................................................................89
Può darsi che il Fratello Kempis abbia volontariamente – può darsi – trascurato un «non»; abbia dato
senso affermativo a ciò che in realtà potrebbe avere senso negativo. Se la vostra meditazione sarà
profonda e giusta, figli cari, vedrete se ciò è così o meno. Dali..............................................................................89
17 Aprile 1968.................................................................................................................................................90
Certo farebbe ridere un benpensante dire che Atlantide vive ancora nel vostro 1968. E potrebbe far
ridere anche noi se non pensassimo che indubbiamente, nel 1968, Atlantide è già trascorsa. E chi può
negarlo! Forse queste voci che sembrano venute apposta per togliervi la tranquillità, per guastarvi i buoni
rapporti di vicinato ...................................................................................................................................................90
Vediamolo pure, questo Cosmo, in una dimensione di spazio per poterlo meglio abbracciare con la
nostra immaginazione di umani: è lì, tutto congelato, dicemmo, per coglierlo nella sua estensione, nella sua
– se vogliamo – immutabilità; e vedendolo così dispiegato, ecco, notiamo che non esiste tempo. Dov’è il
trascorrere? .............................................................................................................................................................91
Oh! Ecco l’epoca atlantidea, è là! La collochiamo in uno spazio cosmico, in una porzione dello spazio
cosmico. Oh! Ecco l’epoca moderna in un altro spazio cosmico, visto che per immaginare meglio abbiamo
conservato la dimensione spazio. Oh! Ecco le meraviglie del 2000, del 3000, del 4000! Lì, in un altro spazio
cosmico. Ed il tempo, dov’è dunque? Allora non possiamo più parlare da questo nuovo punto di vista, di
tempo che trascorre; il tempo dunque non è che uno spazio del Cosmo, una sua dimensione che noi
abbiamo annullata innalzandoci di un tantino. Sì, perché da questo nuovo punto di vista possiamo vedere
Atlantide, possiamo vedere l’epoca moderna, possiamo vedere l’epoca che sarà – per indicarla a voi – ma
che è già. E tutte esistono nello stesso modo. Dunque il tempo non è che lo spazio, non è che in funzione
dello spazio e da questo del tutto dipendente. ........................................................................................................91
Da che cosa nasce dunque il tempo? Nasce dall’esaminare – nell’ambito di un’epoca, da parte di una
razza – un fotogramma dopo l’altro, seguendo una determinata direzione che fa parte del modulo
fondamentale del Cosmo che stiamo osservando. Ecco come nasce il trascorrere, come si attende ciò che
deve venire ..............................................................................................................................................................91
Ho detto che dobbiamo enunciare dei principi. Ebbene, questi principi sono: se tutte le epoche sono
per così dire contemporanee, questa contemporaneità non esiste – nell’ambito di un’epoca e di una razza
– da parte del sentire individuale. E occorre ancora precisare che per ciascuna razza – intesa come
scaglione di anime – non esiste contemporaneità di sentire individuale, ma tuttavia esiste un legame che
appunto fa dire che quegli individui appartengono ad una razza............................................................................92
Sì, voi che guardate questi vostri fotogrammi e vi scorgete delle vite naturali a voi inferiori, già sapete
che quelle forme di vita appartengono ad una razza diversa, ad un differente scaglione di anime da quello
al quale voi appartenete. Ma in ultima analisi non sapete che quelle forme di vita non appartengono, ma
appartenevano ad altre razze, ad un altro scaglione di anime. Ed in linea teorica – pensatelo, meditatelo –
quelle piante che voi state ammirando, quegli animali che voi state accarezzando, possono essere state
forme di vita naturale attraverso alle quali si è espressa – in altra dimensione – la vostra individualità.
Ovverosia individui d’altra evoluzione, ma appartenenti a coloro che ora formano questa umanità. .....................92
Una precisazione mi preme fare ed è questa: l’immedesimarsi dell’individuo con i fotogrammi e quindi
con le forme di vita, segue sempre un senso, una direzione che è la stessa direzione che crea l’ordine del
tempo: da una forma di vita meno organizzata ad una forma di vita più organizzata. Da una forma di vita
che esprime un grado piccolo di mente, ad una forma di vita che esprime un grado più grande di mente; da
una forma di vita che esprime i primi barlumi della spiritualità, ad una forma di vita che esprime la massima
spiritualità esprimibile nel piano fisico. ....................................................................................................................92
A chi queste nuove verità sembrino complicate ed inutili, diciamo: «Non preoccuparti! Esse non sono
indispensabili. L’insegnamento che fino ad oggi vi abbiamo dato è più che sufficiente per capire il mondo,
la giustizia, la necessità dell’amore, della bontà, del retto agire. Altre sono verità per chi abbia interesse a
conoscerle, per chi voglia conciliare il tempo con il senza tempo; riuscire a comprendere come la parte sta
al Tutto». Kempis....................................................................................................................................................92
03 Maggio 1968 ..............................................................................................................................................93
Quindi noi crediamo che voi abbiate il coraggio di sembrare dei pazzi. Ma attenti, figli e fratelli!
L’insegnamento – è giunto il momento di dirlo – benché non abbia più quel carattere esoterico di un tempo,
non può essere dato a tutti. Intendo riferirmi a queste nuove verità che voi conoscete. Ebbene, se bisogno
vi fosse di una conferma, noi vi diamo la conferma: avete cominciato a seguirci in quello che volevamo
significare. Questo insegnamento – veramente è il caso di dirlo – può fare di voi degli individui che
rettamente agiscono e comprendono, sostenuti da una visione assai ampia e vasta, come può fare di voi
realmente degli individui non equilibrati, dei pazzi oseremmo dire.........................................................................94
Mi spiego meglio: se in una serie di fotogrammi sono rappresentati individui in forma umana ed
individui in forma animale o vegetale o minerale, non esiste contemporaneità di sentire fra i primi e gli altri.
Cosicché quando un individuo vive una serie di fotogrammi come uomo, può dire con certezza che le
forme di vita inferiori da lui osservate, prendono corpo, vita, azione, in virtù della legge stessa che
compone i fotogrammi. Ma a queste forme di vita, mentre lui individuo-uomo le osserva, non corrispondono
all’individualità. ........................................................................................................................................................94
Ed allora, la razza che conduce la sua evoluzione nello spazio cosmico – sempre detto in modo
convenzionale – che comprende dall’anno «X» all’anno «Y», è contemporanea alla razza che conduce la
sua evoluzione dall’anno «Y» all’anno «Z», ovvero dall’anno «A» all’anno «X». Cosicché voi che conducete
la vostra evoluzione, non dico nell’epoca moderna – nell’epoca moderna voi la state conducendo come
individui appartenenti a questo tempo – ma il vostro spazio vitale, lo spazio vitale della vostra razza,
comprende dall’epoca di Atlantide fino al futuro, oltre l’anno 2000.........................................................................95
Troviamo ancora la serie dei fotogrammi riguardanti Atlantide e che sono vissuti da una razza diversa
dalla vostra, ma se un tempo si potesse fare, noi vedremmo che tutte le razze sono contemporanee. Mi
seguite, figli e fratelli? Cosicché Atlantide è ancora là, rappresentata nei suoi fotogrammi; e vi sono
individui che vivono quei fotogrammi come voi, in questo momento, state vivendo i vostri; come altri, del
futuro, stanno vivendo i loro. ...................................................................................................................................95
Se dunque in una serie di fotogrammi appartenenti ad una epoca vi sono più forme di vita
rappresentate, può darsi che le medesime individualità percorrano prima quella serie di fotogrammi
appartenenti ad un’epoca, come individui uniti a forme di vita minerali e poi vegetali, e poi animali, e quindi
come individui legati a forme di vita uomini? Sì. Questo non solo è possibile, ma è così. .....................................95
Ma intendo precisare invece questa altra verità: che è certo che l’individuo il quale vive una serie di
fotogrammi appartenenti ad un’epoca come uomo, ha già vissuto quella serie di fotogrammi, appartenenti
alla stessa epoca, nelle forme di vita inferiori a quella umana. Kempis.................................................................96
Siate sempre uniti in armonia. Udite le nostre parole e siano esse la chiave che vi dà tolleranza nei
confronti del vostro prossimo. Siate comprensivi con i vostri simili. Ciò non vuol dire «siate oltre misura
accondiscendenti». Se la parte che nella vita dovete rappresentare è quella di guida, di comando,
esercitate questa guida e questo comando con giustizia. Dali ...............................................................................96
La pace annunziata occuperà ancora del tempo e lunghe trattative, ma giungerà.........................................96
Nuove piccole rivoluzioni si accenderanno ancora nel mondo e saranno dirette a minacciare l’America,
l’America Stati Uniti. L’America del sud darà motivo di preoccupazione. Karma collettivi si concluderanno
con il trapasso di molte creature, nel mondo in genere. Ancora sciagure che condurranno al trapasso di
molte creature contemporaneamente. ....................................................................................................................96
Nuove conquiste spaziali e la Russia ancora in testa. Attorno al 1970 l’uomo sulla Luna. Ma è finita la
corsa sfrenata agli spazi siderali. Continueranno – dopo l’obbiettivo Luna – gli studi; ma l’attenzione
maggiore degli uomini sarà rivolta agli abissi, alle profondità della Terra. Michel .................................................96
15 Maggio 1968 ..............................................................................................................................................97
Dicemmo una volta che l’individualità sta alla soglia del manifestato con il non manifestato e che
affonda le sue radici nel Cosmo. Queste radici si chiamano individuo o individui, se preferire volete. Certo
si è che questa distinzione individualità-individuo è una distinzione del tutto convenzionale, ma del tutto
necessaria perché rappresenta due diversi modi di sentire....................................................................................98
Che cos’è dunque che lega l’individualità ai fotogrammi? È L’individuo. L’individuo, come strumento
dell’individualità, calato nel Cosmo a percepire le diverse situazioni cosmiche. È l’individuo che sottostà alla
legge di causa e di effetto, alla legge di evoluzione, alla legge di reincarnazione. È l’individuo che di volta in
volta sente, giacché l’individualità – pur avendo un ciclo di esistenza che va da un sentire allo stato di
potenza ad un Sentire Assoluto, non percepisce in un tempo e secondo una successione, ma – come voi
sapete – tutto l’insieme dei sentire relativi, al di là del tempo. ................................................................................98
Ma se noi, per un istante, potessimo astrarre il mondo degli individui dal mondo dei fotogrammi, cosa
questa assurda, se vogliamo, noi vedremmo che le due cose potrebbero esistere indipendentemente, ma
in modo diverso da come esistono fuse. Giacché, ripeto, è l’individuo che legandosi ai fotogrammi
percepisce spazio, tempo, mutare, situazioni cosmiche che passano ed è questo legarsi ai fotogrammi che
dà all’individuo la sensazione di essere tale. ..........................................................................................................99
I fotogrammi esistono sempre tutti, anche se l’individuo ad essi non si lega. È vero, figli e fratelli? In
linea teorica possiamo dire che l’individuo esisterebbe anche se non si legasse ai fotogrammi, ma in
pratica ciò non è perché sempre a qualche serie di fotogrammi l’individuo, per esistere deve essere legato. ......99
Ebbene, non è ancora conclusa l’ultima parte, forse la più importante della vostra domanda. Ed è
questa: allora, di tutti i fotogrammi possibili e immaginabili che possono esistere ad esempio nel piano
fisico, per rappresentare una situazione cosmica nella quale situazione vi siano identificate due o più
creature, può darsi che alcuni fotogrammi non siano da nessuno vissuti?.............................................................100
Vi dicemmo che l’epoca evolutiva dell’individuo che va dall’uomo al superuomo – uomo compreso
anche il selvaggio, quindi da incarnazione umana a superuomo – comprende un arco di tempo umano che
misura circa 50.000 anni. Questi 50.000 anni sono suddivisi in sette età ..............................................................100
Perché in base ad un’altra nostra affermazione voi sapete che il 1968 dell’epoca che state vivendo
corrisponde al quinto grande ciclo, al secondo periodo, sesto e settimo piccolo ciclo. Mi seguite? Il che
corrisponderebbe, a conti fatti, a circa 35.000 anni, tenendo conto dei debiti accavallamenti, è vero?.................101
Allora, rifacciamo il conto e vediamo se questa razza nostra – nostra – ha iniziato a manifestarsi con le
prime incarnazioni come selvaggi, circa 35.000 anni fa. E circa 35.000 anni fa la civiltà di Atlantide era a
metà strada, (nel mezzo del cammin della sua vita). Il che vuol dire che aveva un’anzianità evolutiva di
circa 25.000 anni. La fine di Atlantide è avvenuta dopo altri 25.000 anni e cioè 10.000 anni fa,
pressappoco. ...........................................................................................................................................................101
Ed ecco che i fotogrammi in comune si hanno circa alla fine della civiltà di Atlantide – abbiamo detto
attorno circa a 10.000 anni fa – quando gli individui erano non già più selvaggi, ma qualcosa… di più, è
vero? Perché non vi sarebbe stata assolutamente possibilità di comunicazione fra individui di tale diversa
evoluzione. ..............................................................................................................................................................101
Se potessimo prendere – tanto per dire – un prototipo della razza atlantidea e paragonarlo in qualche
modo ad un tempo, corrisponderebbe come evoluzione al prototipo della razza della Lemuria, al prototipo
della razza vostra attuale e della futura, è vero, figli e fratelli? Però, ripeto, sempre grosso modo........................101
Schema particolare della suddivisione del periodo di 2450 anni che noi stiamo vivendo ....................103
Sapendo che gli animali che voi vedete sono in sostanza forme di vita trascorse – dal punto di vista
del sentire – taluno di voi può essersi domandato se sia opportuno rivolgere le cure, le attenzioni, agli
animali. Ebbene, noi vi scusiamo, figli e fratelli, di questa domanda, perché siete all’inizio della
comprensione dei nuovi concetti, è vero? ...............................................................................................................104
Quando voi avete pensato e compreso bene che l’evoluzione degli individui in senso lato,
appartenenti a tutte le razze, avviene, in ultima analisi, contemporaneamente, (perché – vi abbiamo detto
noi – sono prima vissuti tutti i fotogrammi quali cristallizzazioni, poi tutti i fotogrammi quali piante, e poi
quali animali, e poi quali uomini, e poi quali superuomini), quando avete ben compreso questo, finalmente,
allora dovete fare ancora un passo avanti e dire, e riflettere bene, che questo poi e questo prima non
esiste. ......................................................................................................................................................................105
Perché non c’è niente di peggio che arrivare ad un distacco dalla realtà. Riflettete e meditate bene.
Voi pensate che tutto questo che voi vivete – la vostra vita di umani – abbia valore unicamente perché le
cose si svolgono quali voi siete abituati a vederle svolgere di consueto; e che sovvertendo appunto l’ordine
del tempo, mutino i valori. Ripeto, non è così! Meditate profondamente su questo. ..............................................105
Questa sfasatura dei tempi, questo cercare di farvi intendere che il tempo non esiste, deve servire
solo a farvi conciliare la Realtà con l’erre maiuscola con la realtà di tutti i giorni. Solo a questo. Non a farvi
diminuire la valutazione della realtà con l’erre minuscola. Non a farvi pensare che quello che avviene,
avviene fin tanto soggettivamente da autorizzarvi a non tenere in nessun conto tutto quanto sta a voi
attorno, pensando ed essendo convinti che dietro a queste facciate forse può non celarsi nessun sentire.
Kempis....................................................................................................................................................................105
29 Maggio 1968 ..............................................................................................................................................106
Visto che amate rileggere quello che abbiamo detto, rileggerlo anche a distanza di tempo, ancora una
volta citiamo noi stessi e vi ricordiamo la volta in cui – parlando dell’Iniziato – dicemmo che la prima
impressione percepita intensamente – ed anche spiacevolmente – era quella di essere solo nell’Universo e
nel Cosmo. Ed in effetti, figli e fratelli, allorché l’Iniziato ha conosciuto le verità delle quali così facilmente vi
abbiamo parlato.......................................................................................................................................................107
Come poteva, chi era posto a parte delle Verità più segrete e celate, sentirsi solo? E noi del resto vi
demmo una spiegazione certo del tutto valida, che non trova smentita oggi. Ma ad essa spiegazione si
aggiunge quest’altra che ora vi ho detto. ................................................................................................................107
In effetti, se pensate che solo ciascuno di voi, singolarmente, sentendo è sicuro di vivere questi
fotogrammi – cioè di non viverli contemporaneamente, di non sentirli nello stesso tempo dei simili suoi che
sono in questi fotogrammi rappresentati – ne esce da tutto ciò una prima sensazione di solitudine. ....................107
È importante raffrontare questi due concetti: il concetto dell’individuo, dell’illusione, con il concetto
della individualità e della Realtà. Imparare ad avere dimestichezza – si usa dire – con un altro se stesso.
Imparare a comprendere come può essere che un essere esista in modi diversi. Come individuo e come
individualità. .............................................................................................................................................................107
Se noi potessimo fare un paragone e vedere in una collana di perle, in ciascuna perla un sentire
individuale, noi vedremmo – di un individuo, intendete figli; di una individualità, intendete figli – noi
vedremmo che ciascuna perla è un sentire. Un sentire dell’individuo che fa capo a chi possiede la perla:
alla individualità. ......................................................................................................................................................108
Se allora questo sentire esiste in sé e per sé ed è sua natura quella di essere percepito
singolarmente, possiamo noi dire oggettivamente che nessun individuo è giunto alla massima evoluzione?
È sbagliato dire che innumerevoli sono quelli giunti alla massima evoluzione? .....................................................108
Supponiate che un individuo sia talmente legato alla vita vissuta, alla vita nel piano fisico, da voler
rivivere certi fotogrammi. Come pensate che egli li riviva? Con quale sentire? In sostanza, benché vi siano
certi sentire corrispondenti ad una determinata evoluzione già innanzi – evoluzione alta, per intenderci –
potrebbe darsi che un sentire precedente fosse voluto rivivere da certi individui? Voi che vivete nell’epoca
moderna, potreste ad un certo punto desiderare di rivivere l’epoca dell’antica Roma? E se questo fosse
possibile, come rivivreste quei fotogrammi che una volta avete già calcati?..........................................................109
Quante volte, ripensando ad una esperienza piacevole, voi avete desiderato di riviverla? Ebbene,
questo riviverla, ammesso che sia possibile secondo il concetto che vi abbiamo spiegato, come sarebbe?
Tale e quale. Ed allora potrebbe darsi che questo che voi state vivendo sia un rivivere? .....................................109
Ebbene, meditate sull’epoca del Cristo. Il significato del sacrificio del Cristo sta nel sentire certi
fotogrammi, nel vivere certi fotogrammi umani, Lui, alla massima evoluzione. Ma se è vera la
contemporaneità delle razze, i fotogrammi che per voi sono trascorsi, sono già stati sentiti dal Cristo?
Intendo dire: l’epoca storica nella quale la figura del Cristo è collocata, e che si presume sia stata già
sentita dai discepoli del Cristo, è stata in effetti dal Cristo sentita e vissuta? .........................................................110
Se voi giungeste alla conclusione che in certi fotogrammi in cui è rappresentato un alto Maestro, quei
fotogrammi sono da voi vissuti e sentiti, ma non lo sono ancora, nel tempo, dall’alto Maestro, ciò può
essere vero ma non dimenticate che l’alto Maestro non è nei fotogrammi, è oltre il tempo ed Egli, quindi, da
oltre il tempo, vi sente come sente il Tutto. Kempis ...............................................................................................110
Vengo questa sera perché desidero ricordarvi da quanto del vostro tempo vi seguiamo ed in questa
occasione, figli cari, chiarirvi – se ciò è possibile – che questi nuovi insegnamenti hanno lo scopo di farvi
comprendere quanto tutto sia armoniosamente unito e collegato e quanto, figli cari, sia possibile unire ciò
che è immutabile con ciò che muta. ........................................................................................................................110
Prima quindi di affrontare queste verità delle quali vi ha parlato il Fratello Kempis, sarà per voi utile
ripetere ancora assieme i concetti basilari di questi ultimi insegnamenti. È vero, figli cari? Fatelo perché –
ripeto – sarà a tutti utile. Dali...................................................................................................................................111
14 Giugno 1968 ..............................................................................................................................................111
Così l’immagine della creatura che attraversa il Cosmo fra prove, tribolazioni, tentazioni e giunge,
salda nella sua fortezza, alla corona dei beati, deve essere abbandonata perché, in qualche modo, chi
giungesse nel tempo ed attraverso al tempo laddove tempo non v’è, ridurrebbe questo non tempo ad una
forma di divenire e quindi ad un tempo, ad un qualcosa che cresce, che aumenta. Non è così............................112
Vi dicemmo: le individualità sono Giano Bifronte perché stanno alla soglia del manifestato con il non
manifestato, del tempo con ciò che è senza tempo. E in effetti così è. La gamma dei sentire della
individualità comprende sentire relativi e Sentire Assoluto. Il sentire dell’Essere come Essere e il sentire
relativo. Ed infine il terzo modo di esistere dell’Essere: gli individui, o i sentire relativi percepiti nel tempo. .........112
L’individualità – voi sapete, ve lo abbiamo detto, ma ci teniamo a ribadirlo – non evolve: ha un ciclo di
esistenza che è contenuto dalla potenza all’atto. In queste convenzionali barriere, in questi convenzionali
termini e confini, si svolge il ciclo dell’individualità. .................................................................................................112
L’individualità dunque non può essere paragonata all’individuo il quale – abbiamo detto – solo è ad
evolvere di tutto questo Essere che esiste in triplice aspetto. Perché non dimentichiamoci che l’individuo è
un modo di esistere dell’essere unico; così come l’unico Essere è un modo di esistere di Colui che È. ...............113
Ed allora, per quale motivo se l’individuo che fa capo a questa individualità è intento – per intenderci,
perché questi termini non sono ancora definitivi – nella sua evoluzione individuale, per quale motivo
dunque l’individualità non potrebbe sentire certi fotogrammi? Non v’è nessun motivo che impedisca questo. .....113
Dunque, se nel momento in cui voi sentite, i vostri simili che vi stanno di fronte non sentono
contemporaneamente a voi, ciò – lo ribadisco ancora – non ha alcuna importanza perché il fatto stesso che
stanno di fronte a voi dei simili significa che dietro a quelle figure – se non contemporaneamente a voi – si
nasconde, si nasconderà o si è nascosto un sentire. .............................................................................................113
La figura del Cristo, vi dicemmo, comprende la figura dell’uomo Gesù e la figura del Maestro Cristo. E
fummo costretti – allora – a dirvi che si trattava di due Entità distinte, diverse. Due individui o due
individualità. Ebbene, figli e fratelli – ultima bomba della stagione – ciò non è esattamente preciso perché
se è vero che fra l’uomo allo stadio di evoluzione di selvaggio e l’uomo allo stadio di evoluzione Santo
esiste un baratro di sentire – è vero, figli e fratelli? – non è però altrettanto vero che si tratta di due esseri
diversi. Mi seguite, figli e fratelli? Così l’uomo Gesù – o Maestro Koot-Hoomi – è l’individuo che segue
l’evoluzione di ogni individuo. ..................................................................................................................................114
Chi evolve, lo ripeto ancora una volta – se di evoluzione si può parlare – è l’individuo. Ma più esatto
sarebbe dire: teoria di sentire posti l’uno accanto all’altro, secondo una successione da più semplice a più
complessa. Teoria di sentire nella quale ciascuno di questi sentire è percepito singolarmente; e nel suo
essere, nel suo esistere… Kempis .........................................................................................................................114
Liberate il vostro sentire individuale, figli e fratelli, coltivatelo. Rendetelo sereno, volto verso i vostri
simili; fate che essi trovino una strada dolce, piana. Non preoccupatevi come e quando percepiranno
questo vostro amore, e se lo percepiranno. Così come quando aiutate coloro che vi sono vicini, nello
slancio, dimenticate che il Karma di questi impedirà loro di beneficiare del vostro aiuto. ......................................115
Ed anche quando vi sono delle amarezze da superare che comunemente sono chiamate prove, non
sono prove, lo ripetiamo ancora, nel senso di collaudi per vedere se voi avete ben compreso o bene
imparato, ma sono eventi che debbono ripercuotersi sul vostro sentire. Renderlo più puro, più bello, più
degno della vostra individualità. Dali.......................................................................................................................115
04 Febbraio 19671
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Un saluto ed una benedizione a tutti voi, o figli, che questa sera vi siete riuniti attendendo le
nostre voci, avendole invocate da tempo. Che dirvi, figli cari? Gli avvenimenti umani hanno valore per
ciò che portano nell’intimo di ciascuno di voi. Quindi anche un piccolo, trascurabile avvenimento,
limitato nell’interesse alle pareti domestiche, può da noi essere rilevato, commentato, qualora
significhi, per voi, qualcosa che colpisca il vostro intimo. Mentre un grande avvenimento che interessa
un intero popolo, se da voi che qua siete riuniti ascoltando quello che vi diciamo, ha interessato poco,
può essere da noi trascurato. Ma ignorando il piccolo o il grande avvenimento, scorgo in ciascuno di
voi, o figli, una maggior consapevolezza, un più grande senso del valore di quello che vi viene detto,
una verifica che voi avete fatta alle nostre parole, all’insegnamento. Vedo che in ciascuno di voi, figli,
gli ultimi avvenimenti hanno dato materia di meditazione. Forse qualcuno è diventato più fatalista, e in
questo può esservi un errore. Forse altri, essendosi sentito protetto, ha assunto l’atteggiamento
opposto; ed anche in questo può esservi un errore. Gli avvenimenti vanno come debbono andare in
funzione delle scelte fatte dall’individuo nel tempo trascorso, nel suo tempo trascorso, e nel suo
presente. Così vanno gli avvenimenti. Fatalismo quindi? …Per quanto in questi avvenimenti vi sia di
obbligatorio, e desiderio di rimettere la propria vita nelle mani di chi può scansare i pericoli e le
difficoltà, per quella parte di libertà che ciascuno di voi avete. Ma chi può scansare i pericoli, le
amarezze, i travagli se non voi stessi, comprendendo? Chi può meglio di voi stessi fare in modo che il
domani non significhi per voi il passaggio obbligato nel dolore? Da quanti anni andiamo ripetendovi
queste parole! Eppure quanto esse ancora – dico: “ancora” – sono attuali e per quanto tempo lo
rimarranno! Ma, figli cari, voi stessi avete veduto, per le esperienze che avete vissute in modo
collettivo, quanto sia facile che una situazione si capovolga, e quanto dolore vi sia per chi non voglia
comprendere.
Ora noi ci riuniamo da tempo, vi parliamo e voi ci ascoltate. Ma queste, figli, non debbono
rimanere riunioni accademiche, conversazioni da salotto, scambi di interpretazioni filosofiche. Qua,
quando vi parliamo dell’insegnamento generale, quando cerchiamo di farvi comprendere gli
avvenimenti cercando di allontanarvi da essi in modo che possiate vedere ciò che – al di là di quello
che comunemente l’uomo vede – li collega, li intesse, li fa accadere, noi allora, figli, possiamo dire
che facciamo dell’accademia se non riusciamo a collegare questo insegnamento generale nel
contesto dell’insegnamento particolare. Se noi vi parliamo dell’Assoluto, dell’Eterno Presente, delle
manifestazioni, delle illusioni e via dicendo, lo facciamo perché vogliamo che, al di là di quello che gli
occhi vostri vedono, al di là del susseguirsi degli eventi umani apparentemente ricorrentesi in un
caos, in un susseguirsi disordinato, voi possiate vedere una trama d’oro che li unisce, una finalità che
veramente li giustifica. Questa è la ragione essenziale. Tutto ciò che accade, sia esso rientrante
nell’ambito della ristretta libertà umana o faccia parte di quei passi obbligatori, ha una profonda e
valida finalità per l’individuo. Questo voi dovete tenere presente. E non solo ha valore per chi è
oggetto di questo susseguirsi di avvenimenti, oggetto diretto, ma per chi, anche, ne venga a
conoscenza. Per tutti, figli. Così.
Forse il leggere la cronaca dei giornali può essere motivo di curiosità, per voi; ma sia altrettanto
motivo di meditazione. Non per condannare ma per comprendere; non per dire: «Io mai farei una
cosa simile», ma per cercare nell’intimo vostro le ragioni che possono avere condotto una creatura ad
agire in un senso piuttosto che nell’altro. È molto difficile che voi possiate fare questo perché la vita
che conducete ha raggiunto ormai un parossismo quasi dannoso anche per l’equilibrio del corpo
fisico, che non potete più, anche se lo voleste, meditare. Pur tuttavia sappiate trovare il tempo per
farlo. Non sia, no, la vostra vita dedita interamente alla meditazione; ciò non fa più per voi, per la
vostra natura, per la vostra evoluzione, per la vostra razza. Non si addice più. Il vostro modulo di vita
non è solo meditazione: è attività. Ma non sia solo attività, non sia solo un susseguirsi di atti dettati
dall’istinto e privi di qualunque meditazione; non frutto di una benché minima riflessione. No, figli. Sia
un giusto dosaggio fra l’azione e la meditazione. Ed allora voi vedrete che quella verifica degli
insegnamenti, che potete aver fatta a seguito di una circostanza eccezionale che ha colpito tante
creature, potrà essere svolta quotidianamente, giornalmente. Ed anziché essere il silenzio a ricordarvi
le nostre parole, forse saremo noi che, con lo stesso amore e con la stessa assiduità, vi ricorderemo i
concetti fondamentali che da anni vi ripetiamo.
La pace sia con voi e con tutti gli uomini.
1 Il ciclo 1966-1967 è iniziato il 4 Febbraio 1967 a causa dell’alluvione di Firenze del 4 Novembre 1966,
che ha danneggiato la casa di Roberto.
Dali
Fire!… Fire!… Help!… I’m Grissom! I’m Grissom!…
Virgil Ivan Grissom2
Altissimo Signore, accogli la preghiera di pace di queste creature. Fa che la pace sia fra gli
uomini. Fa che il loro libero arbitrio scelga la pace. La pace! E pace agli uomini in terra sarà. Ancora
ogni attimo è un’eternità perché ogni attimo è una stilla di sangue, ma queste eternità sono contate.
Là dove l’attenzione degli uomini è volta come il focolaio della guerra, il più acceso, là, fra breve – ma
sempre fra tanto ancora – sarà pace. Pace! Pace!
Oh, altissimo Signore, noi Ti ringraziamo per la grazia che Tu ci fai, per i miracoli che rinnovi fra
noi che ancora non comprendiamo quanto questo – pur rientrando nelle Tue leggi – sia meraviglioso
e quanto ci possa far sentire… indegni. Grazie, o Signore!
Teresa
La fine dei tempi che può interpretarsi come un evento di catastrofiche proporzioni, ha invece un
valore individuale. Muta non è più la Sfinge! Prometeo non è più in catene! Parlano finalmente chiaro i
miracoli. Beate le orecchie che sapranno accogliere le voci.
Fratello Massone
Pace a voi!
Il tempo veramente non esiste, perché non ha, in voi, fatto dimenticare le nostre parole, tanto che
possiamo riallacciarci a quella conversazione come se fosse avvenuta poco fa. Eppure quanto vi è
stato fra quanto vi abbiamo detto ultimamente ed ora. È passato un po’ del vostro tempo. Ma io voglio
sperare che non sia trascorso inutilmente. A volte una pausa più lunga del necessario, induce ad una
maggior riflessione, ad un bisogno di rivedere tutto dalle radici, ed è questo – se non sbaglio – quello
che vi avevamo preannunciato.
Allora, avete dunque risolto il quesito? Se la manifestazione di un Cosmo può, in qualche modo
raffigurarsi con una bobina cinematografica, se tutto già esiste nell’Eterno Presente, che senso ha il
libero arbitrio? Che senso ha il Karma, l’assenza di libero arbitrio, con il libero arbitrio?
Sì, un Cosmo esiste in modo in qualche maniera simile ad una bobina cinematografica; in cui
ogni attimo di questo Cosmo può essere assimilato ad un fotogramma del film. Ma per ciascun attimo
vi sono innumerevoli variazioni parallele, ed ogni attimo è susseguente al successivo. Ecco le chiavi
del Cosmo. Il trascorrere del tempo, la misura dello spazio, è dunque una finzione che si realizza
nell’intimo dell’individuo? E dunque, che senso ha tutto quanto è racchiuso nel fotogramma, o negli
innumerevoli fotogrammi del film, se noi astraiamo l’individuo dalla scena alla quale si lega?
2 Virgil Ivan Grissom (1926-1967): pilota collaudatore dell’aviazione militare americana. Uno dei sette
uomini scelti per i voli spaziali. Morì carbonizzato con Edward White e Roger Chaffee, il 27 Gennaio 1967, all’interno della capsula di Apollo 1 durante una fase di addestramento a terra.
In effetti, parlando, possiamo ipotizzare anche l’assurdo, ed è lecito il farlo purché questo riesca a
chiarirci le idee. Può dunque sciogliersi l’individuo dall’ambiente che gli dà la vita? Può dunque
astrarsi l’individuo da ciò che gli dà l’umore stesso della sua esistenza? Non è possibile. Ma la
domanda è egualmente lecita, e se la memoria non vi tradisse voi l’avreste ricollegata ad una nostra
affermazione. Ricordate: ad ogni vita microcosmica è legata un’individualità. Non altrettanto può dirsi,
però, della vita macorocosmica. Perché questo? È chiaro. L’individuo, legandosi a quel “quid” che è
nell’Eterno Presente, si immerge in una manifestazione e la assapora, la misura, la vive, la
sperimenta in tutta la sua oggettività, in tutta la sua realtà, perché così è e ci appare. Ma in questo
sperimentare, in questo vivere, assaporare, è l’individuo che esiste. È l’individuo che evolve. È
l’individuo che si lega successivamente agli attimi del Cosmo. Il Cosmo, in astratto, considerato al di
fuori dell’individuo, è immobile; è come voi aveste di fronte a voi un tavolo su cui vi fossero un’infinità
di fotografie. Ecco il Cosmo ed ecco l’individualità. Allorché scendiamo alle radici di questa
individualità troviamo l’individuo che è rappresentato, raffigurato, impresso, fotografato in tutte queste
fotografie. Ecco, dunque, la manifestazione. Ma ciò che scorre è l’individuo, ed è il legarsi
dell’individualità prima in una situazione rappresentata in una fotografia, e successivamente in altra
situazione, rappresentata in altra fotografia, che dà la sensazione dello scorrere del tempo e la misura
dello spazio. Ora, dunque, è possibile scegliere, ma una scelta implica – per il modulo fondamentale
del Cosmo – anche un passaggio obbligato. Così non può dirsi che la manifestazione esisterebbe
anche senza l’individuo; e nello stesso tempo può dirsi che un Cosmo ha un suo modulo, quindi una
sua vita, un suo esistere, anche al di fuori dell’individuo, ammesso che questa scissione fosse
possibile.
Se dunque si può scegliere una situazione, un modulo, una fotografia delle tante che sono
schierate di fronte a noi – come tutte fossero su un traguardo di partenza – è altresì vero che
scegliendo una delle innumerevoli situazioni, per il modulo fondamentale del Cosmo, scegliamo un
passaggio obbligato nella situazione successiva; ed ecco dunque che il moto al quale sottostà
l’individuo, nella scelta fatta nel proprio libero arbitrio, implica una situazione avente determinate
caratteristiche nell’attimo successivo. Ed ancora questo attimo successivo, che contiene un’infinità di
variazioni – le quali però sono escluse dalla scelta precedente e ridotte ad un numero esiguo – può
tuttavia ancora consentire un’ulteriore scelta; la quale a sua volta implicherà passaggi obbligati, fino a
posizioni oltre la successiva, più in là ancora. E così, di scelta in scelta, di fotogramma in fotogramma,
gli individui si incontrano, si conoscono, si amano e si odiano: sperimentano, si abbandonano, tutto in
funzione del loro scegliere. In funzione, però, soprattutto del modulo fondamentale del Cosmo nel
quale si realizza la loro esistenza soggettiva.
Pace a voi.
Kempis
Presenza orante di Sri Yukteswar (profumo).
Presenza di Yogananda.
Signora Mimmina.
Lilli.
18 Febbraio 1967
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
È importante, figli, quello che voi udite, e speriamo che ciascuno di voi si sia reso conto di ciò. È
importante e non scevro di pericolo. Infatti noi dobbiamo continuamente dosare quello che vi diciamo,
continuamente preoccupati di vedere se la vostra assimilazione dell’insegnamento vi conduce ad
avere una visione della vita che, in qualche modo, possa arrecarvi un danno. Ecco allora, che, in una
falsa accentrazione del vostro interessamento, noi dobbiamo far corrispondere una visione diversa e
che produca un effetto in senso opposto. Il giusto dosaggio.
Nessuno di voi si è mai domandato perché noi vi abbiamo parlato del Cosmo secondo questo
nuovo punto di vista? Questa nuova verità dell’insegnamento? È molto importante ed è piena di
pericoli per voi. Il fatto che vi abbiamo scisso la vita, la vostra esistenza, in un insieme di attimi
ciascuno dei quali presente eternamente, ciascuno dei quali eternamente immutabile, ciascuno dei
quali può essere scelto entro i limiti di un determinato libero arbitrio, ciascuno dei quali può realizzarsi
e rappresenta una delle innumerevoli variazioni, modificazioni, della stessa situazione, tutte possibili,
fuorché le assurde. Questo disarticolare la vostra esistenza, scomporla in tanti istanti, spezzettarla,
frazionarla, vederla alla luce di questo frazionamento, figli, rappresenta un pericolo. Pericolo per colui
che ne viene a conoscenza. Ed ecco allora, figli, che noi vi raccomandiamo di stare attenti; vi
raccomandiamo di non perdere il senso della vostra realtà di ogni giorno, vi raccomandiamo di vedere
unita la vostra esistenza, di non cadere nel fatalismo e via e via.
Ma pure, per quale motivo noi vi abbiamo esposto la verità da questo nuovo punto di vista che si
avvicina di più alla realtà di ciò che “È”? Non era forse sufficiente parlare della nascita e del
riassorbimento di un Cosmo? Vederlo come un fungo che spunta e che poi muore? Collocarlo in un
istante del tempo senza fine? Su questo vi invitiamo a meditare. Ma già in ciò che io ho detto, figli, v’è
la risposta e v’è la possibilità di un ulteriore piccolo passo avanti nella comprensione.
Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Dali
Salve a voi.
Non vorrei ripetermi, ma desidero ribadire ciò che ho detto ultimamente. L’esistenza di un Cosmo
assume tono, colore, spazio e tempo in seno a questo stesso Cosmo; e per percepire il tono, il colore,
lo spazio e il tempo, è necessario essere centri di sensibilità e di espressione, o centri di coscienza e
di espressione: essere individui nel Cosmo. Dunque, lo spazio, il tempo, il tono e il colore divengono
elementi oggettivi solo in seno al Cosmo, e solo se si hanno i sensi – nel senso più alto – per avere
questa percezione. Pur tuttavia non possiamo dire che il Cosmo non esista, che se non vi fossero
centri di sensibilità o di coscienza e d’espressione, non esisterebbe il Cosmo. È importante questa
affermazione. Ammesso che fosse possibile allontanare ogni individuo dal Cosmo, il Cosmo
esisterebbe egualmente; nessuno vi sarebbe a percepirne il tono, il colore, lo spazio e il tempo, ma il
Cosmo esisterebbe con il suo tono, il suo colore, il suo spazio e il suo tempo.
Se, per mutare un poco l’esempio che siamo usi a fare, l’esistenza di un Cosmo fosse
paragonata a quella della vostra bobina magnetica che scorre su quell’apparecchio, e noi avessimo
una bobina senza avere l’apparecchio (individuo), noi non potremmo udire ciò che è inciso in quella
bobina, ma le parole, i suoni che vi sono incisi, vi sarebbero. Nell’Eterno Presente – visione ed
ascolto al di fuori dell’apparecchio – la bobina esiste in forma diversa, senza suono oppure tutti i
suoni nel medesimo istante eterno, ma la bobina esiste. È poi il centro di sensibilità, o di coscienza e
di espressione che, al di dentro, e dal di dentro, misura, percepisce, intende, secondo il modulo
fondamentale del Cosmo. Ma se nessuno vi fosse a misurare, intendere e percepire, egualmente il
Cosmo esisterebbe. Evoluzione della materia. Certo, ogni istante ha una sua architettura secondo il
modulo fondamentale del Cosmo, ed ogni istante è costruito in modo diverso dall’istante precedente e
dall’istante successivo. L’evoluzione della materia e della vita macrocosmica – dicesi “vita” perché
compone un ciclo – risulta dall’osservazione, fatta anche a posteriori, delle mutazioni che vi sono fra
istante ed istante, fra istante antecedente e istante successivo. Dalle osservazioni di queste
mutazioni, di questi cambiamenti, ne scaturisce l’enunciazione della legge; ma la legge vera non è già
quella che l’osservatore nota in questo succedersi di istanti, ma quella immobile, immota, immutabile
di ogni istante preso in sé e per sé.
Pace a voi.
Kempis
Beati voi che potete fondare la vostra esistenza sulla realtà! Essa, se colta, non potrà deludervi
ed abbandonarvi nell’amarezza. Possiate bene intendere ogni principio e… comprendere chi erra. Sia
il vostro rispetto per coloro che avendo errato prima hanno avuto il coraggio di rimediare poi. Fui
Galeazzo Ciano.
Galeazzo Ciano
Sono la Guida fisica di Roberto. Buona sera. Desidero precisare che questa ultima
comunicazione è avvenuta attraverso un messaggio telepatico fra l’Entità e un’altra Entità che si è
gentilmente prestata, in quanto la impersonificazione dell’Entità nel medium avrebbe – in questo caso
– procurato dei disturbi e sarebbe stata particolarmente difficile. Questo sempre perché desideriamo
essere precisi.
E nel quadro di questa precisione – non per fare rilievo a nessuno – ma vogliamo sottolineare
alcune parole che non sono state esattamente comprese durante la comunicazione del Fratello
Massone. Le parole non esattamente colte, ripeto, non per colpa vostra ma per una pronuncia non
molto chiara, sono: “tempi” per Chaffee, “tempi”. Non “vento”, ma “evento”. E quindi con questa
precisazione, il senso della frase incerta vi sarà più preciso.
In quanto, invece, alle altre due imprecisioni colte da voi, posso dirvi questo: “assimilare”, per
“rendere simile” viene usato, qualche volta. E l’altra “attimo susseguente al susseguente, nasconde
una verità che mi auguro che possiate comprendere nella sua intierezza.
Salve a voi.
Michel
Buona sera a tutti, Sono Ottavia. Bene, tanto bene. Sono dispiaciuta per le mie sorelle e fratelli…
Ottavia Gensini
Io Lama Turay.
Per lungo periodo il mio corpo fisico è stato gravemente malato. Ecco, non poteva comunicare
per questa impossibilità. Troppi sdoppiamenti avevano prodotto lo squilibrio. Adesso meglio. Molti
disincarnati qui presenti ascoltare insegnamento, perché in forma accessibile; da poco trapassati, più
facile per loro udire l’insegnamento posto in termine mentale per essere ricevuto da vostri cervelli
fisici. Capito?
Pace a tutto il mondo.
Lama Turay
Ancora rivoluzione in Africa! Pregate, pregate!
Entità Ignota
Cari amici, Nephes vi saluta.
Avete mai provato a pensare, dopo questo nuovo insegnamento che vi è stato dato, al valore
della preghiera? Avete provato a pensare, ad esempio, dopo l’ammonimento che vi è stato rivolto
proprio prima che io incominciassi a parlare, quale importanza può avere il pensiero nella scelta di un
attimo in cui vi sia più pace, rispetto ad un altro in cui ve ne sia meno? Provate a meditare su questo
valore del pensiero: la proiezione del pensiero nelle scelte degli altri. Anche il pensiero è un talento
che vi è stato dato e del quale dovrete un giorno rendere conto. E sapete a chi dovete renderne
conto? Alla legge di causa e di effetto.
Pace a tutti voi.
Nephes
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
State concentrati mentre svegliamo lo strumento.
Dali
04 Marzo 1967
Salve a voi.
V’è una dottrina filosofico-scientifica secondo la quale il porre in relazione gli effetti con le cause
è un errore grossolano perché, in realtà, questa relazione potrebbe essere dovuta da una semplice
coincidenza, dal caso; e l’uomo, ignorando lo scherzo del caso, avrebbe così enunciato la legge di
causa e di effetto: “ad ogni causa succede un effetto, ad ogni azione una reazione”. Questo può
essere un paradosso, ma pure questa dottrina può tornarci utile, in qualche modo, per quello che vi
stiamo dicendo, figli e fratelli. Infatti ciò che lo scienziato vede della vita cosmica, del Cosmo che sta a
lui d’attorno, è la proiezione di ciò che sta realmente alla base dell’esistenza cosmica. Come potrebbe
trovare posto, in un Assoluto immutabile, il mutamento? Come potrebbe trovare posto in ciò che è
senza tempo, un tempo ed uno spazio, se questo tempo e questo spazio non fossero il risultato di un
percepire illusorio? E se i termini sui quali si ha questa illusoria percezione fossero – a differenza di
come sono – mutabili? Noi abbiamo visto invece che il Cosmo – dico “il” per fare un singolo esempio
– costituito di tanti attimi, pur avendo un inizio ed una fine, è immutabile ed è immoto, privo di
movimento. Nel Cosmo, visto nell’Eterno Presente, non v’è alcuna variazione.
Credetemi fratelli, non stiamo parlando per creare in voi confusione; niente può essere costruito,
di nuovo e di vero, se ciò che v’era in precedenza, v’è di precedente, non viene prima distrutto per
dare origine alla nuova costruzione.
Ogni pietra, ogni fotogramma, ogni attimo di cui è composto un Cosmo – che ha un inizio ed una
fine, che quindi è limitato – è quello che è nell’Eterno Presente. Mai verrà meno, mai muterà, mai
trascorrerà. Ogni Cosmo, da sempre e per sempre, è quello che è. Niente può essere aggiunto ad un
Cosmo, niente può essere tolto, perché un Cosmo, pur essendo relativo, fa parte dell’Assoluto. E se
non fosse, nei suoi attimi costituenti, immutabile, mutabile sarebbe l’Assoluto. E se l’Assoluto fosse
mutabile sarebbe quindi destinato a finire perché a questo condurrebbe la Sua condizione di
mutabilità, la sua condizione, evidentemente, di non assoluto.
Ogni attimo di cui è costituito un Cosmo è immutabile. L’illusorio scorrere da attimo ad attimo,
secondo un disegno convenzionale, crea lo scorrere del tempo, l’ampiezza dello spazio. In questo
scorrere del tempo, in questa estensione dello spazio, lo scienziato scopre certe leggi che egli chiama
“del Cosmo”, ma non sono che deduzioni conseguenti alla visione che egli ha del Cosmo che lo
circonda. Le leggi che realmente tengono in piedi un Cosmo nell’eternità, sono leggi assolute, e sono
le stesse leggi assolute che creano ogni fotogramma. Ecco, dunque, come il relativo si inserisce
nell’Assoluto.
Se Uno fosse Uno nel più ampio senso della parola, che non vi fosse altro che uno quale
monolite, nessuna condizione d’esistenza potrebbe esservi, nessun “sentire” potrebbe sussistere.
L’Uno e nulla più. Ma l’Uno non è, quindi, un monolite, ma è un “sentire”, un amare, un vivere in
termini assoluti. Perciò ecco i “molti nell’Uno”; ecco che questo monolite è costituito di infinite cellule
in cui Egli è presente nella Sua intierezza di “sentire”, di essere, di vivere. Ogni cellula è eternamente
presente in modo immutabile; niente v’è in Lui che muta, e ogni mutazione è in Lui, tutte sono
contenute nell’estensione del Suo essere, e tutte nell’eternità.
Dunque, se l’illusorio movimento dell’individuo nel Cosmo, fosse nel senso opposto a quello che
voi state seguendo, ecco che gli scienziati non direbbero più: “ad ogni causa segue un effetto, ad ogni
azione corrisponde una reazione”, ma direbbero: “ad ogni reazione corrisponde un’azione, ad ogni
effetto corrisponde una causa”. Ed ecco allora che le leggi cosmiche sarebbero capovolte? No.
Capovolta sarebbe la osservazione, in senso inverso avverrebbe il moto convenzionale, lo spostarsi
da un attimo all’altro, ma il Cosmo, egualmente, quale voi lo conoscete oggi, sarebbe e rimarrebbe.
Pace a voi.
Kempis
Incommensurabile, immenso Dio, quante domande l’uomo ti rivolge! Egli, nell’illusione nella quale
è immerso – e che è Santa e benedetta perché è per essa che diviene “centro di coscienza e di
espressione” – vede nascere e tramontare il sole ed ecco che la sua mente si domanda: «Perché?».
Egli osserva i moti della natura e i suoi Maestri terreni gli insegnano che un giorno il Cosmo è nato,
che un giorno Iddio ha creato l’Universo ed egli si domanda: «Perché un giorno Iddio ha creato
l’Universo?». Ecco allora che per comprendere Iddio l’uomo non deve osservare il nascere e il
tramontare del sole, non deve credere che un giorno Iddio abbia creato l’uomo, non deve essere
soggetto alle illusioni dei suoi sensi, alle abitudini del suo ragionare in ordine ai fenomeni umani. E
come, in tanta consuetudine, in tanto… errore, può l’uomo voler comprendere la verità? Come,
essendo legato al nascere e al morire, al sorgere e al tramontare, all’inizio ed alla fine, indagare ciò
che è senza fine, se prima non distoglie la sua mente da queste abitudini? Se prima non riesce a
comprendere disgiuntamente la causa dall’effetto? Se prima non si affranca dall’illusione dello
scorrere del tempo? Sì, questo noi vi insegnamo. Pericoli? Certo, pericoli possono esservi. Possono
esservene per voi, perché potete un giorno credere che il sole – una volta che voi avete scoperto la
verità – non nascerà più e non tramonterà più. Il sole, invece, nasce e tramonta ogni giorno. Allora?
Ogni verità è vera là dove la osservi, ma nella verità ultima è solo chi – trascendendo l’illusione del
relativo – si identifica nell’Assoluto, nell’Eterno Presente.
Pace.
Koot-Hoomi
Creature, pace!
Udite attentamente ciò che le voci vogliono significare! Esse dicono: amore. Esse dicono: se il
dolore, la violenza ti fanno orrore, scegli la gioia e la bontà. Esse dicono: se non vuoi nell’Assoluto
concepire ed essere in odio – neppure quale visione distorta di chi giace nell’illusione, per la sua
nascita spirituale – allora esse dicono: cerca amore, fa che l’amore regni fra gli uomini, e tu per primo
opera questo amore, instaura questo regno dell’amore, della bontà, della gioia. Forse reputi che le tue
forze siano povere? No! Allora queste voci dicono: sii consapevole di quanto è in te, della possibilità
che tu hai. Quando un tuo fratello attorno a sé crea irritabilità , malcontento, con il suo modo di
trattare le creature, ebbene tu hai tanta forza, tu hai tanta possibilità non di perpetuare questo suo
diffondere malcontento, non di aiutarlo in questa sua manchevolezza, essendo te stesso trascinato,
ma opponendoti a ciò: distensione, tranquillità, affetto. Non fare il suo buon gioco lasciandoti
trascinare dal nervosismo, ma dominare se stesso ed opporre calma, serenità, comprensione. Questo
incombe a voi.
Pace!
Teresa
Ero in sonno, e gli uomini, pronunciando il nome della mia ultima incarnazione, mi hanno
richiamata alla Terra. Io fui nella vostra bella città con mia sorella ed ebbi in dono un reperto
archeologico. Anastasia fu il mio nome, e perii con la mia famiglia.
Anastasia di Russia
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari. Un saluto ed una benedizione a tutti voi.
State concentrati mentre svegliamo lo strumento.
Dali
11 Maggio 1967
La pace sia con voi e con tutti gli uomini. Un caro saluto ed una benedizione a tutti voi, o figli.
Avete avuto, o cari, il tempo necessario per meditare: meditare su questi concetti significa
cercare un nuovo modo di intendere, cercare di penetrare, o cari, entro una realtà inconsueta,
inusitata; una realtà totalmente diversa da quella che cade sotto i vostri sensi, o che – figli – voi
potete immaginare sulla base di ciò che siete avezzi a vedere, a “sentire”, a percepire. Ciò non di
meno, cari, è indispensabile che ciascuno di voi cerchi di comprendere questo nuovo Verbo. È
indispensabile che ciascuno di voi penetri tutto questo concetto nuovo. È una visione del mondo che
voi avete, che può apparire divisa, frazionata in tanti elementi costituenti; eppure così è, figli. Anche il
Cosmo è composto di tante unità elementari; il Cosmo inteso come vita, come movimento, quale a voi
appare, di tante unità costituenti che noi abbiamo chiamato “fotogrammi”. Questo nuovo modo di
vedere, figli, deve porvi di fronte a nuovi pensieri, nuove deduzioni.
Immaginate, o figli, che ciascun attimo della vostra esistenza – e della nostra esistenza – che
passa con tanta velocità, o tanta lentezza a volte, esiste eternamente; e non già come cosa passata
che ha perduto ogni significato ed ogni “vita”; ma così come voi lo vivete, come voi lo “sentite”, come
voi lo percepite: in quel modo, con la stessa carica emotiva, con la stessa carica di vita, di “sentire” o
di esprimere; in quel modo esiste per l’eternità.
Pensate, figli, che ogni attimo dunque, per quanto celermente posa trascorrere, è il risultato di
una scelta che voi fate, nell’ambito della vostra libertà. E quando anche è giocoforza andare in quel
senso, vivere quell’attimo – che a voi sembra il risultato di tutto fuorché di una vostra scelta –
ricordate che quel fotogramma si è parato di fronte a voi chiamato da una vostra antecedente scelta.
Così, figli, può darvi smarrimento il vedere questa miriade di fotogrammi; può darvi la sensazione di
confusione. Ma non temete, così è. E non vi è pericolo che vi perdiate. V’è l’unità fondamentale del
vostro essere che percorre scegliendo dove può i vari fotogrammi, e che non perde la strada giacché
alla radice di se stessa v’è ciò che sicuramente la conduce alla meta che deve essere. Ora, figli,
l’esempio dei fotogrammi, se non è considerato nella sua estensione, può ricondurvi ad una visione
della vostra esistenza in cui non esiste libertà alcuna. Ma pensate, cari, pensate che il Cosmo esiste
in tutte le mutazioni possibili. E voi – con la libertà che avete, che è direttamente proporzionale alla
coscienza acquisita – potete scegliere varie di queste mutazioni.
Nell’Assoluto, vi dicemmo o figli, esiste il Tutto, quindi il Tutto nel senso lato; nel Cosmo, vi
diciamo, esistono innumerevoli mutazioni possibili. Perché diciamo “possibili”? Perché il Cosmo,
essendo costituito secondo un modulo, limita – per forza di questo modulo – l’ampiezza delle
mutazioni. Supponiamo, figli, che voi scegliate un fotogramma in cui vi sia una creatura la quale pone
in movimento un fenomeno fisico che conduce ad una esplosione. Innesca una bomba, è vero?
L’esplosione avviene – voi dite – in virtù di una legge fisica. E noi possiamo servirci di questa
espressione. Il fotogramma successivo non sarà unico: la creatura che sceglie una situazione, un
fotogramma in cui innesca una bomba, ha di fronte a sé un certo numero di altri fotogrammi. Perché
dico “un certo numero” e non “un numero infinito”? Perché in virtù del modulo convenzionale del
Cosmo i fotogrammi, le mutazioni possibili, sono solo quelle in cui si ha l’esplosione della bomba. Da
qui la scoperta della legge che conduce ad enunciare il fenomeno dell’esplosione come fenomeno
delle leggi fisiche. Intendo dire, figli, che se una creatura opera una scelta innescando – ad esempio –
questa bomba, ciò che la creatura subirà nell’attimo successivo, potrà contemplare la mutazione del
suo modo di agire, ma non già del fenomeno che si produce in virtù del modulo fondamentale del
Cosmo. Così la creatura potrà essere colta da una crisi di coscienza, ed allora scegliere un altro
fotogramma in cui essa avverte i propri simili affinché non abbiano a restare vittime di questa
esplosione, ma in questo fotogramma scelto l’esplosione vi sarà. Potrà addirittura scegliere – sempre
per una crisi di coscienza – un fotogramma in cui si getterà sopra la bomba per soffocarne
l’esplosione e fare in modo che nessuno – pur non essendo avvertito – possa rimanere danneggiato:
ma l’esplosione vi sarà. Potrà ancora scegliere un altro fotogramma in cui penserà a fuggire essa
sola, recando danno così a quanti sono lì presenti: ma l’esplosione vi sarà. Mi seguite, figli? Ecco
quindi le mutazioni possibili. Sono quelle – nell’ambito di un Cosmo – che possono avvenire
nell’ambito del modulo fondamentale del Cosmo. E sono tante, figli cari, tante! E ciascuna mutazione,
ciascun fotogramma, è eterno, come cosa viva, vera, vitale. Può essere, per dire, rivissuto – per dire
– rivissuto sempre. E non già rivisto come qualcosa di trascorso, come un ricordo, come una
proiezione cinematografica; ma vissuto nuovamente nel senso più vero, più esteso di questa
espressione.
Siano dunque le vostre scelte tali da non recare dolore a voi stessi o agli altri. Questa libertà
l’avete. Scegliete dunque i fotogrammi in cui è il trionfo dell’amore, della bontà, della pace e della
gioia. Questo vi auguro.
La pace sia con voi e con tutti gli uomini.
Dali
Ecco che cosa significa “circoscriversi”, “limitarsi”: significa creare un modulo per creare un
Cosmo; ed un Cosmo è – in questo senso – la limitazione, la circoscrizione dell’Assoluto.
Pace.
Fratello Massone
Buona sera. Fui Enrico Fermi.
Non perde di significato per me indagare nelle verità più riposte della materia cosmica anche se il
mio punto di osservazione è ora diverso. Ancora l’argomento della materia fisica mi affascina. Anzi,
voglio dire: ora più che mai, con nuovo “sentire”, con nuovo mezzo d’indagine che è la vista, che è
quello che ogni uomo di scienza sempre desidera: toccar con mano, la visione diretta: con questo io
oggi studio e cerco di scoprire.
E non voglio conoscere senza che questo sia il frutto di una indagine, di una conquista mia
personale. Non desidero che altri mi sveli ciò che è; non desidero conoscere senza provare l’ansia
della scoperta, l’emozione di giungere ad una conclusione attraverso alle proprie deduzioni. Questo
voglio conservare, questo modo di sapere mi piace.
E questo, in fondo, a voi dovrebbe piacere perché ciò che i vostri Maestri vi dicono, lo dicono
perché da soli voi possiate trovare la Realtà. Essi vi danno degli elementi, ma voi dovete vederli l’uno
accanto all’altro, e voi provare la gioia della scoperta.
Vi saluto.
Enrico Fermi
Io fui Gandhi. Sentendo una corrente di simpatia ecco che qua mi presento a voi. Voi che udite
queste celestiali verità, con udito umano, e che le stemperate nel vivere di ogni giorno, fate che
questo vivere sia in armonia con ciò che vi viene detto. Nessun sacrificio vi è richiesto, ma solo buona
volontà per non pensar male, per comprendere, per guardare con occhio benigno anche chi non
altrettanto fa con voi.
Come dice il Maestro Cristo: «Ecco, io vi mando come pecore fra i lupi». Così voi che conoscete
queste verità siate nel vostro “sentire” ricettacoli di esse, ma fate che i lupi non possano scalfirvi.
Amate il vostro prossimo, come dice il Maestro Cristo e il Buddha e come tanti altri illuminati. E
siate forti per saperlo dirigere secondo giustizia. La vera forza è nella convinzione, nell’esempio, nella
dolcezza dell’amore; e pur essa è forza.
Pace a tutti gli uomini.
Mohandas Karamchand Gandhi
Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Dali
23 Maggio 1967
Salve a voi.
Vari sono stati i passaggi che voi avete seguito per giungere fino agli ultimi insegnamenti.
Cominciammo parlandovi delle manifestazioni cosmiche e non vi dicemmo una bugia. Allora
osservavamo i Cosmi dall’inizio alla fine, nel loro respiro, secondo il moto che si osserva essendo
legati a questo Cosmo. Perché l’inizio e la fine del Cosmo rappresentano i limiti, rappresentano la
circoscrizione – dovuta al modulo – sul quale e sulla quale il Cosmo si fonda. E vi dicemmo che
ciascun Cosmo non può comunicare con altri; rimaneva così isolato, ogni Cosmo, dal non
manifestato. Il manifestato avvolto dal non manifestato. Tutte cose verissime e voi, ascoltandoci, poco
a poco, avete imparato non già a considerare i Cosmi secondo il movimento che di essi osserva
l’individuo essendo in questi immerso, ma già sostandovi più in alto, da un’altra visuale più ampia.
Ecco allora che avete imparato a vedere il Cosmo, o i Cosmi, in funzione dell’Eterno Presente: tutti
presenti nello stesso attimo eterno. Ed ancora una visione diversa, che non contraddice quella che vi
facemmo conoscere all’inizio, ma la amplia, la rende più aderente alla realtà. Ecco dunque il Cosmo e
i Cosmi con i loro attimi che si susseguono nello stesso attimo eterno. Ed ecco che questo attimo
eterno passa poi non più ad un tempo infinito, che non ha mai fine, ma diventa l’attimo di ciò che è
senza tempo. Ed ancora un passo avanti.
È la volta dunque, questa sera, di far cadere, forse, ancora qualche velo. Perché qualche velo
c’è, e voi dovete vedere quale e farlo cadere. L’insegnamento è tale, a questo punto, che se ciascuno
di voi non fa cadere personalmente, da se stesso, questi veli, ecco che tutto può diventare
incomprensibile o, peggio ancora, vedersi come il frutto di un parto assurdo. Dunque, più che dire,
cercherò di farmi intendere da voi, più che ascoltare, comprendere dovete.
L’individualità è una pianta che affonda le sue radici in un Cosmo e le affonda eternamente; cioè
a dire sempre. Dunque il Cosmo, che non esiste oggettivamente quale voi lo vedete e lo percepite,
esiste eternamente; giacché l’individualità – che è il fusto di una pianta che ha il suo strame ancora
più in alto – affonda le radici eternamente nel Cosmo. Dunque, che cosa significa “evolvere”?
Chiamare il microcosmo “centro di coscienza e di espressione” o “centro di sensibilità e di
espressione” significa, solo, spostare l’attenzione da un punto ad un altro della vita individuale. Già vi
dicemmo che tutta l’individualità esiste svolta nell’Eterno Presente e così è. L’individuo, che pare
attraversare il Cosmo, ivi dimora eternamente. Se dunque il Cosmo, che è composto di innumerevoli
fotogrammi, esiste per l’eternità, per ciò che è senza tempo, e se dunque l’individuo è in questo
Cosmo, egli è eterno ed il “rivivere” del quale vi parlava la vostra Guida a questo voleva preludere:
che ogni attimo, che a voi sembra trascorso, esiste eternamente, non già come ricordo ma quale voi
lo avete vissuto.
Dunque: queste radici affondano nel terreno del Cosmo, e vi affondano sempre. Il trascorrere è
illusorio: sempre e per sempre l’individualità affonda le radici nel Cosmo. Sempre e per sempre
l’individuo vive nel Cosmo. Cos’è allora questo scorrere? Cos’è allora questo nascere e morire di un
Cosmo che mai muore e che mai è nato? È la vita dell’individualità. È l’insieme di una sinfonia che
per esistere deve apparentemente sciorinarsi in innumerevoli note che si susseguono l’una presso
all’altra. È l’apparente cadenza di un tempo che ha sì reale “sentire”. Questo è il nascere e perire di
un Cosmo che mai è nato e mai perirà giacché esisterà per l’eterno; ma che pur tuttavia ha un inizio
ed una fine. Dunque, noi che amiamo considerare di aver raggiunto una meta, di non essere più quelli
che eravamo ieri, dobbiamo famigliarizzare con questo nuovo concetto, e quello che eravamo ieri
esiste ancora ed esisterà per sempre. È una radice dell’individualità nostra; l’individuo di ieri è un
filamento che si affonda, dalla individualità, nel terreno di questo Cosmo e rimane per sempre. E così
quello che siamo oggi per sempre rimarrà così, perché è un altro filamento della nostra individualità; è
solo per la vita di essa che queste note si susseguono l’una all’altra; ma in realtà vivono tutte ed
esistono tutte nel medesimo atto eterno, nel senza tempo e senza spazio.
Pace a voi.
Kempis
Il fiore è nel fango.
Beato tu sei, o Signore, giacché dal susseguirsi di singole esperienze – che dà l’idea del tempo –
nasce, impera, esiste la coscienza del “non tempo”. Su questo illusorio trascorrere, osservare prima
l’uno e poi l’altro, regna il “sentire” tutto nello stesso istante. Così da l’una parte la percezione della
serie numerica, svolta l’un numero dopo l’altro, dall’altra parte è la percezione della serie numerica
avuta, “sentita”, vissuta tutta nel medesimo istante del senza tempo. E perché questa percezione del
senza tempo sia, v’è la percezione del tempo.
La perla è nel loto.
Koot-Hoomi
Cari amici, Alan vi saluta.
Per me è un piacere vedervi nuovamente in modo che voi potete capire quello che io vi dico.
Certo vedo che avete molto progredito in questo insegnamento. Vedo gli argomenti sempre più
difficili, molto.
Avete udito quello che vi è stato detto: qui occorre, più che udire con l’orecchio e con la mente,
intendere, “sentire”. “Sentire”.
Partecipante – Siamo al punto di “sentire”?
Alan – Certo. Forse… Se non vi fosse nell’individuo la possibilità di trascendere quello che,
nell’illusione del moto, del tempo, si dice la “propria condizione”, non vi sarebbe quella che – sempre
nel tempo – si chiama evoluzione. Vedete, cari fratelli, in effetti questa possibilità di trascendere la
propria condizione, è, nasce dal fatto che ciascuno di voi ha già trasceso la condizione che a lui
sembra di vivere nel momento. Così possiamo dire che ciascuno di voi, e di noi, è
contemporaneamente ancora un selvaggio ed un Santo. Ecco dunque come è possibile che
l’Assoluto sia percepito dal relativo; ecco dunque come l’Assoluto può farsi percepire dal relativo, se
relativo può chiamarsi ancora questo essere – che noi chiamiamo microcosmo – e che vediamo tutto
sciorinato nell’insieme degli attimi che compongono la sua esistenza in seno ad un Cosmo; attimi che
vivono, indipendentemente da ciò che sembra trascorrere di tempo, nell’eternità. È come, quindi, non
che vi fosse un solo Alan, ma tanti Alan: uno che è un cristallo, l’altro che è un individuo che ha
trasceso i limiti del Cosmo. E dall’uno all’altro infiniti ve ne sono, ciascuno dei quali vive in eterno
secondo un suo “sentire” immutabile. In ciascun fotogramma – come vi è stato detto – vi è ognuno di
noi con un “sentire”, un sapere, un provare, un comprendere che rimangono quali sono nell’eternità, e
che non sono eguali a quelli del fotogramma successivo, e che non sono eguali a quelli del
fotogramma antecedente.
Sono problemi che richiedono una meditazione assai profonda. Ed allora voi potete sentirvi
imbarazzati. Ma non temete, il tempo non manca… dal momento che non esiste.
Alan
15 Giugno 1967
Salve a voi.
“…che il velo qui è tanto sottile, che il trapassarvi dentro è assai leggero”. Qualcosa del genere
ha scritto quello che comunemente viene ritenuto il “divino poeta”. E il senso della terzina è rimasto
per molti oscuro.
Certo che le nostre parole sono invece dette per essere intese. E voi, non possiamo certo dire
nel presente momento delle vostre riunioni, che non le elaboriate, che non le sottoponiate al vaglio
della vostra mente, che le lasciate passare sotto silenzio. Ed è bene che sia così, figli e fratelli, perché
il giorno in cui esse diventeranno chiare e a voi sembrerà che nulla aggiungano a quello che già
sapete, allora quel giorno, figli e fratelli, potrete scommettere che avrete cessato di capire, che vi
state cristallizzando.
In effetti, ciò che ogni volta noi vi diciamo, rappresenta sempre qualcosa che vuole tirarvi un
passo più in là, allungarvi il collo in modo che possiate vedere un tantino più estesamente, un
orizzonte più ampio da un punto di vista un poco più alto. E voi non dovete solo attendere che noi vi
tiriamo il collo, ma dovete alzarvi sulla punta dei piedi e tutti protendere per abbracciare un orizzonte
più grande.
Non è direttamente alle vostre persone, forse, che ci rivolgiamo. Dirvi che è la prima volta che
creature non iniziate odono questi insegnamenti, questi concetti, potrebbe da voi essere inteso come
motivo di orgoglio, come qualcosa che voglia dare importanza alle vostre persone. Non è così. È
giunto il momento che “ciò che è sussurrato agli orecchi sia proclamato dai tetti; che ciò che è
nascosto divenga palese”. Per questo motivo, e non per voi, le verità esoteriche diventano pubbliche;
le verità riservate gelosamente agli iniziati vengono date a chi, con un minimo di buona volontà, voglia
ascoltarle. E ciò che noi vi diciamo, figli e fratelli, ha bisogno di essere “ricevuto”, di essere da voi
recepito, perché senza la vostra ricezione diviene un insieme di parole che hanno un significato del
tutto inutile. Dunque ascoltate, discutete in fraterna armonia; e, ripeto, il giorno in cui le nostre parole
non dovessero più suscitare questa riflessione attiva, direi quasi turbolenta, allora dovreste
cominciare a dubitare di avere capito. Dovreste pensare che qualcosa non va imperciocché – come
disse lo stesso Cristo – «Io non vengo per portarvi la concordia, ma da quello che io dirò il padre sarà
contro il figlio e il figlio contro il padre». La verità porta sempre un’acquisizione – quando è proficua –
non calma, non supina, ma turbolenta, movimentata. Anche se questa turbolenza, anche se questo
movimento rimangono del tutto nell’intimo di chi l’ascolta. Ora, voi avete la fortuna di poter
estrinsecare questo movimento, questa turbolenza, ed ecco che esse appaiono palesi, si notano. Ma
anche negli “iniziandi” le verità hanno sempre comportato un moto, un lavorio, una intima
elaborazione; altrimenti come potrebbero essere assimilate dall’individuo?, come potrebbero giungere
fino alla coscienza individuale? E noi parliamo in termini che sono del piano relativo.
Qualcuno di voi è curioso di sapere se ciò che vi abbiamo detto negli anni passati subisce, oggi,
una epurazione; se ciò che avete udito per alcun tempo del vostro, è soggetto ad una precisazione.
Ebbene, se noi raffiguriamo il Cosmo ad un libro, chiedere che cosa accade nel riassorbimento è
come chiedere che cosa accade dei protagonisti della storia scritta in quel libro. Essi sono sempre là;
la storia ha un inizio ed una fine. Nello svolgersi della storia i protagonisti vivono, “sentono”, muoiono;
e scorrendo la prima pagina, indi la seconda e fino all’ultima si ha la sensazione del trascorrere del
tempo, del vivere dei protagonisti. Chiedere dunque del riassorbimento della materia, significa
chiedere della storia che è narrata in quel libro. Ma il libro esiste “tutto uno” in ciò che è senza tempo.
E non diciamo più “nell’eternità”. Il termine “eternità” è ancora valido, ma perché voi poniate
l’attenzione su ciò che vogliamo intendere, diciamo “ciò che è senza tempo”. Il libro esiste tutto intero.
Interessarsi alla storia che è narrata nel libro, significa nuovamente scorrere la prima indi la seconda
e tutte le altre pagine di esso. Cioè tornare in seno al Cosmo. Ed allora noi vedremo che la storia è
ancora pienamente valida. Ma ciò che noi in questo momento guardiamo è il libro nel suo insieme. È
la storia raccontata tutta contemporaneamente; tutta nello stesso attimo eterno. Tutta lì, in quel libro
che esiste per sempre.
Pace a voi.
Kempis
È tutto vero! Tutto vero! Saluta gli amici. La mia compagna, la mia famiglia! Dovevo sistemare
tante cose!
Marcello
Chi tu sei? Come sento bene, ora! Oh, finalmente! Come sento! Altro che apparecchio!
Matilde
Bambine, sono io, la Gensini. Bene, sto tanto bene. Tanti baci a tutti.
Ottavia Gensini
Tanto bene! Sono emozionata. Che partite, eh, a carte? Ci si divertiva tanto!
Laura
Sono la Guida Fisica dello strumento. E vengo per rassicurarvi. Per quanto nel mondo possano
esservi questi spargimenti di sangue ancora, tuttavia essenzialmente l’umanità si sta avviando alla
pace fraterna. Il cammino è lento, ancora, ma la pace tornerà. Anche laddove da tempo c’è la guerra,
pace sarà nei prossimi mesi di prossimo anno. Ancora qualche guerretta scoppierà fra i popoli,
qualche sommossa. Ma, ripeto, essenzialmente l’umanità va verso la pace. E la pace sia nei vostri
cuori.
Michel
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Questa sera, o figli, abbiamo cercato di darvi modo di meditare su quello che precedentemente vi
avevamo detto di nuovo. Ebbene, figli, dovete meditare su questa nuova visione del Tutto. Meditare,
perché più che dire – come vi ha detto Kempis – dovete intendere da voi. Quindi assimilare,
comprendere.
Vi lasciamo momentaneamente.
Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini.
Dali
30 giugno 1967
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari. Un caro saluto ed una benedizione a voi, o
figli.
Alcuni di voi, o cari, questa sera, pensano che noi vi rivolgiamo il saluto che segna la chiusura del
ciclo di riunioni; e virtualmente è così; ma vogliamo – una volta tanto – chiudere anche noi usando un
simbolo; per questo – senza che voi pensiate a qualche cosa di eccezionale, ma unicamente ad una
semplice conversazione, figli – vi preghiamo di riunirvi un venerdì, alla stessa ora consueta, in un
luogo un po’ appartato dalla città. E questo non per fare manifestazioni straordinarie che ormai già
conoscete, ma unicamente per salutarvi, in questa stasi consueta, in modo simbolico. Chiediamo
quindi ospitalità al figlio Guido per questa riunione serale e simbolica. Un venerdì che vi sarà comodo.
Domanda – All’aperto, vero?
Risposta – Sì. Occorrerà un velo per coprire la testa dello strumento.
Ebbene, figli, vi abbiamo seguito nella conversazione di questa sera, abbiamo udito le vostre
domande, le risposte che vi siete dati, e vorremmo che sempre continuassero in questo clima di
armonia e di serenità.
La domanda che avete fatto circa l’individualità pare che abbia avuto una risposta… (seguite
quello che dico, non pensate alla riunione del venerdì, figli, non faremo niente di eccezionale; un
semplice saluto simbolico). Ha avuto una risposta ed è certo soddisfacente, per il momento.
L’altra domanda circa le difficoltà che incontra l’individuo per camminare di pari passo, o
addirittura precedere il naturale moto che tende a farlo evolvere, è una domanda che si ricollega a ciò
che vi dicemmo ultimamente a proposito di queste riunioni. Sì, figli, basta guardare la natura e vedere
quante sono le difficoltà che si sovrappongono al naturale ciclo di ogni essere vivente. Quante se poi
ci riportiamo ai tempi in cui necessario era costituire le razze – razze nel senso dato dalle scienze
naturali, non nel senso animico – razze per veicoli fisici, allorché era necessario costituire questi
veicoli fisici, degli uomini primitivi parlo. Quante! Quante difficoltà incontravano ed incontrano gli
esseri viventi! Sopravvivono i più forti. Anche qua può sembrare strano. Anche qua un eccessivo
rigore può sembrare volto a decimare le razze viventi; ed invece, così come nella evoluzione, è
essenziale, indispensabile che gli ostacoli siano fortissimi, e tanto più forti per chi ha poca possibilità;
per chi, ancora, sulla strada della realizzazione interiore è minimo. (Non vi preoccupate, figli, non vi
preoccupate. È la piccola Lilli). Così, cari, l’essere umano, l’individuo, incontra queste difficoltà e sono
più quelle che sembrano allontanarlo dalla giusta via che quelle che, invece, vorrebbero così
apparentemente farlo evolvere. Ma l’evoluzione nasce proprio da quello che ai vostri occhi sembra un
ritardo, giacché se tutto fosse facile, per lui, non vi sarebbe evoluzione, non vi sarebbe assimilazione;
solo un passivo acquisire, solo un semplice e superficiale apprendere, e non già un intimo, vero e
reale “sentire”. Ed è più importante un piccolo passo realmente effettuato, piuttosto che un apparente
grande vantaggio raggiunto, ma che non corrisponde ad una reale trasformazione.
Se ciascuno di voi non facesse domande, si limitasse ad udire quello che noi diciamo, per
dimenticarlo presto o tardi oppure impararlo a memoria senza che dal fermento della conversazione
nascesse veramente la comprensione – senza parlare di vera e propria assimilazione – ben poco utili
sarebbero le nostre parole. Sarebbe stato sufficiente scrivere qualche libro – come tanti forse ce ne
sono, anche se non tutti parlano delle verità delle quali siete venuti a conoscenza ultimamente – e
divulgarlo fra gli uomini. Essi lo avrebbero letto una volta, due volte, ricordato e poi, non essendo il
frutto di un dialogo, di un reciproco scambio – di una assimilazione alla quale si è giunti attraverso ad
una collettiva comprensione, ad un lavoro di gruppo – ecco che ben presto tutto sarebbe stato
dimenticato. La coscienza nasce nella libertà, figli, e la comprensione attraverso alla precedente
macerazione. Nella calma che segue alla tempesta è la liberazione.
La pace sia con voi e con tutti gli uomini.
Dali
Mi chiamai Giacomo Leopardi. Poeta fui e… ateo.
Partecipante – E ora?
Leopardi – E ora?! Come chiedere a chi ha visto la luce se vi crede. L’uomo dimentica, preso com’è
dal tempo che scandisce i minuti e le ore, che’ nell’eterno non esiste tempo; che’ la vita sua, alla
quale dà tanta importanza, altro non è che un momento fuggevole di una più lunga serie di esistenze.
Ed ecco allora, inconsciamente considera che il suo vivere sia l’unico atto dell’Universo, che conservi
un’importanza trascendentale. E, se egli crede, si dispiace della natura sua, dei sensi, che lo distoglie
dalla nobiltà del “sentire” e dell’“aspirare”, e vorrebbe che con somma facilità fosse taciuto il richiamo
del vivere quotidiano. Ma quando, da altri lidi ed orizzonti, si volge a guardare il cammino di quella
parentesi chiusa nel tempo che si chiama vita, ecco che si accorge che non è importante fallire. Se
egli è un tenero virgulto e la tempesta lo stroncherà, non ha importanza: rinascerà temprato alle
procelle. Se è un arbore ben solido e piantato nel terreno e la tempesta nulla potrà su di lui, non sarà
stata una prova superata – poiché la vita questo non è, non è – ma una esercitazione che più forte lo
avrà reso. Non prova, ma esercizio, se mai.
Pace.
Giacomo Leopardi
Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini.
Dali
07 Luglio 1967 (Seduta delle lucciole)
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Eccovi qua riuniti, o figli, come vi avevamo chiesto, in un luogo appartato, e ringraziamo chi ha
offerto a noi e a voi l’ospitalità per questa sera come per tutto il ciclo delle riunioni. Abbiamo voluto
venire qua, o figli, e seguire in questo anche noi un simbolo.
Siamo in un luogo più alto rispetto alla città, udiamo però ancora i rumori che ci giungono a
ricordarci il peso che la città, la civiltà, la vita di ogni giorno ha per voi. Ma pure la vediamo in questo
momento da un orizzonte diverso, non ne siamo immersi dentro e neppure a contatto di gomiti dei
vostri fratelli che come voi in questo momento conducono la loro esistenza terrena. Ebbene, figli,
queste riunioni allorché avvengono, per che cosa esse vogliono significare, debbono rappresentare
questa realtà, farvi sostare di tanto in tanto, fare il punto come si usa dire; meditare come prima si
faceva circa il vivere di ogni giorno, allontanarvi momentaneamente dalla civiltà, dal vivere di ogni
giorno, non già per fuggire tutto questo ma per condurre un'introspezione, un esame approfondito
delle ragioni che vi spingono ad agire, a comportarvi in un modo piuttosto che nell’altro: questo l’uomo
deve fare, figli. Perché se noi osserviamo la natura che ci circonda possiamo, alla luce di quello che
conosciamo, vedere queste realtà viventi; vediamo i regni naturali che, nonostante qualche lieve
modifica genetica dovuta all’acclimatarsi della specie nei mutevoli ambienti, conservano intatte certe
loro maniere di manifestarsi. Così un ragno può forse essere cambiato nell’organismo, essere più
grande o più piccolo, avere subito in virtù della legge di adattamento all’ambiente alcune lievi
modifiche, ma la sua tela o il modo col quale fa la tela, da molto e molto del vostro tempo è così. Se
noi invece osserviamo le razze umane ebbene noi vediamo, anche senza tenere conto delle
mutazioni di ciascun individuo dall’inizio della sua vita alla chiusura del ciclo vitale, vediamo che
l’uomo ha tutt’altro destino. Dal modo di costruirsi, e cercare ancora prima, un’abitazione, un riparo, a
costruirsela prima in un modo e via via sempre cercando la perfezione; ecco che in questa analisi noi
scopriamo il mutare dell’uomo interiore. Non è più un individuo legato a un ciclo meccanico,
macchinoso, come è nella vita dei tre regni naturali, ma è un individuo che evolve attraverso all’intimo
suo, al suo industriarsi, al suo far muovere un meccanismo. Egli non è trascinato volente o nolente
dal meccanismo della natura così come avviene, ripeto, nei regni naturali, ma egli pur soggiacendo
alle leggi della natura che governano il suo corpo fisico e gli altri suoi veicoli grossolani, è
protagonista, è attore, conduce l’azione in qualche modo. Per questo voi tutti, figli, che conducete
l’azione delle vostre vite dovete, così come il navigatore fa, sostare, fare il punto, controllare la rotta,
aprire una parentesi nel vostro vivere di ogni giorno per verificare se ciò che voi fate è veramente il
frutto di voi stessi; cercare di intenderne le ragioni, scoprire i significati. Con ciò non intendiamo voler
dire che dovete ripudiare la vita di ogni giorno, ma soffermarvi a controllarla; non fate che essa diventi
come sono le leggi naturali per gli individui che ancora non si incarnano come uomini, cioè un
meccanismo che trascina e che attraverso a questo forzato mutare di situazioni e di ambienti
qualcosa ridesta nell’individuo, ma siate voi a condurre la vostra vita così come deve essere per
l’uomo.
Voi ben sapete quanto faticoso e pieno di contrattempi sia il vivere di ogni giorno; il ritmo della
vostra civiltà non vi lascia il tempo, forse, di esaminare una situazione che già ve ne viene presentata
un’altra, o voi stessi un’altra ne cercate. Eppure è da questa macerazione, è da questa esercitazione,
ripeto, che l’uomo sviluppa, che l’uomo si trasforma; può sembrare che questa trasformazione sia
superficiale ma non è così: la trasformazione avviene lentamente, impercettibilmente per voi, ma
avviene in profondità; e tanto più è lenta tanto più è profonda. Solo se è preceduta da un lavoro
interiore che sia protratto nel tempo una maturazione costante può rendere vera un’immediata
conversione. Se non v’è questa precedente, lenta maturazione un cambiamento immediato non può
essere reale, ma diviene unicamente un diverso modo di comportarsi, un atteggiamento, un
atteggiarsi, non un “sentire”, non un “essere”. Così, figli, in questo simbolo sia il vostro modo di
condurre la vita; soffermatevi con la mente dal diverso punto di orizzonte che questi insegnamenti vi
hanno dato a contemplare la vita di tutti i giorni nella quale fra breve tornerete. E tornateci pure ma
portate il ricordo di questa meditazione.
Come in questo momento voi guardate dall’alto la città e la vita vostra di ogni giorno che vi
ricordano la loro presenza con rumori, con richiami, così quando sarete ritornati laggiù ricordatevi di
questi istanti di meditazione; ricordatevi nel senso più vero, più costruttivo, più reale. Per questo da
tanto del vostro tempo noi vi seguiamo.
Si conclude questa sera il ciclo delle riunioni di questo vostro anno e lasciandovi
momentaneamente vi porto il saluto di tutti i vostri cari, l’augurio che la parentesi di sospensione
possa condurre in voi la chiarezza che ci auguriamo, e che sempre rimanga nel vostro intimo il
desiderio di qualcosa che la vita nel mondo non può darvi: la ricerca della verità.
Vi benedico tutti singolarmente.
Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Dali
Salve a voi.
Una volta ebbi a dirvi che amavo il principio della scuola dei peripatetici: camminare e
conversare. Ecco che questa mia preferenza potrebbe questa sera essere soddisfatta fra voi e con
voi. Quante cose potremmo scoprire assieme che vi interessano; forse cose di questo piano, di questi
piccoli esseri luminosi che volteggiano: la vostra scienza ancora non ha compreso il meccanismo
secondo il quale è possibile a un minuscolo essere produrre una sì forte luminosità. Ma non di questo
vogliamo parlare, giacché vi abbiamo indirizzato ultimamente a verità che trascendono non solo
questo piano fisico ma tutto il vostro Cosmo. E allora, figli e fratelli, ancora questa sera, alla soglia di
un periodo di stasi, parlare di argomenti che a qualcuno di voi fanno tremare? Mah, forse ciò appare
del tutto inopportuno. Ma pure guardando ciò che sta a noi d’intorno una serie di riflessioni possiamo
fare. Dire: quanta storia è passata di qua. È forse giusto? È vero dire che queste pietre hanno visto
personaggi della vostra storia? È vero dire che quella chiesa ha accolto sotto il suo tetto figure che
restano scolpite nei ricordi dell’umanità? A questa domanda voi potreste rispondere, a questa
domanda voi dovreste saper dare con sicurezza risposta vera alla luce di quello che abbiamo detto,
se veramente lo avete capito; dico capito e non compreso. Rispondete a questa domanda. Chissà
che mentre voi per rispondere ripensate a tutto quello che vi abbiamo detto, e che a questo possa
dare risposta, la pausa trascorra più velocemente. Perché tanti sono i fotogrammi e ciascun
trascorrere di tempo è un trascorrere di attimi; ma questi attimi, questi fotogrammi, queste unità del
tempo che passa, che cosa sono? E come sono? E che durata hanno?
Pace a voi.
Kempis
Sono la Guida Fisica di Roberto e vengo per porgervi anche il mio saluto e scusarmi per questa
lunga interruzione; ma non è facile in ambiente diverso e all’aperto ottenere la concentrazione
necessaria.
Anch’io vi saluto e vi benedico.
Michel
16 Novembre 1967
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Un caro saluto ed una benedizione a tutti voi, o figli, che questa sera vi siete riuniti per iniziare il
nuovo ciclo di riunioni. Avete atteso questo ritorno delle voci e a udirle – nel piano fisico – v’è qualche
assenza e qualche nuovo venuto; ma per noi, figli, nessuno rappresenta una creatura perduta né una
creatura trovata, giacché chi ha lasciato il piano fisico è con noi come prima, e chi non molto sovente
o per la prima volta qua interviene, lo abbiamo conosciuto da sempre e da sempre sapevamo che un
giorno avrebbe udito la nostra voce, sul piano fisico, attraverso a questo strumento.
Vi parlerò, figli, del nostro insegnamento, di quello che può apparire a chi vi ascolta di rado, a chi
vi ascolta per la prima volta, a quelli – anche – che sempre ci ascoltano e vi ascoltano, ma che non
intendono il valore degli argomenti che trattiamo e trattate. A tutti questi, o figli, il vostro dire ed il
nostro dire può sembrare fare dell’accademia, discutere sul sesso degli Angeli, o su quanti Spiriti
possono entrare sulla cruna di un ago. Può sembrare ricercare dei sofismi, perdere del tempo. Ma
pure, voi e coloro che così pensano, guardino a questi insegnamenti anche se non pensando che
essi siano la verità, giacché dire questo è dire troppo, ma pensando che siano una filosofia; ebbene,
anche pensando che questi siano una filosofia, si sappia che nessuna filosofia dall’uomo pensata,
fatta conoscere ai suoi simili e intuita, è capace – come questa che voi apprendete brano su brano –
di rendere un’idea così completa ed esauriente dell’Assoluto, della Realtà, del Tutto. Ed allora, figli,
con questa premessa e con questa considerazione, voi perdonerete – voi che pensate che qua si
faccia dell’accademia – perdonerete i sofismi di chi interviene in queste discussioni, la pochezza del
linguaggio di noi che cerchiamo di illustrarvi questa filosofia.
Con questa premessa e con questa considerazione, o cari, ogni sofismo, ogni accademia, ogni
discussione oziosa che sia, è tollerata ed assurge a valori che debbono essere tenuti in debita
considerazione anche da chi di questi argomenti non ama interessarsi, non riesce a coglierne
l’importanza.
Pensate che la storia del pensiero dell’uomo è ricca di concetti profondi ed ogni grande
pensatore si è sforzato di rappresentare l’Assoluto, Dio, nel modo che potesse resistere più
ampiamente alle critiche; nel modo che perciò, resistendo alle critiche , si avvicinasse alla realtà di ciò
che È. E nella vasta storia del pensiero umano, nessun pensatore ha mai prospettato ai suoi simili, e
a se stesso, un’immagine di Dio in modo che riesca a conciliare tutti i problemi del vivere umano con
gli ideali più alti, in modo che riesca a resistere alle critiche, costruttive o distruttive, di chi al di fuori ad
esso concetto si volge a pensare. È quindi per questo che vedendo gli altri comprenderli, o meno, noi
amiamo vedere la vostra calorosa discussione, la quale è – e sia – aliena da ogni spirito di parte, da
ogni desiderio di mostrare di aver compreso, di ogni desiderio – come da tempo diciamo – di risultare
vincitori. Ma fatta nella gioia e nella speranza di vedere avvicinarsi la Realtà. Non per crescere se
stessi, ma per la realtà, per la verità in se stessa e da se stessa.
Discutere quindi fraternamente ed animatamente. L’argomento – ripeto- può essere venuto a
noia a taluni, ma anche a chi non interessa sia posto in evidenza il valore di ciò che diciamo. Può
darsi che queste parole, un giorno, giungano a chi per tanto del vostro tempo le ha cercate, a chi le
ha cercate nella storia del pensiero dell’uomo senza in alcun modo reperirle. E pensate quale gioia,
colui che così ha fatto, può provare nelle parole che voi oggi ascoltate con critica e con superficialità.
La pace sia con voi e con tutti gli uomini.
Dali
Salve a voi.
Non è che io voglia specializzarmi in indovinelli, né che in questo modo io cerchi di stabilire un
nuovo gioco di società, ma conto così facendo di stimolare la vostra possibilità di ragionare; ed anche
servendomi di qualche “avvocato del diavolo”. Debbo stare accorto a dare questa definizione di
qualcuno di voi; un’altra volta ho avuto occasione di darla a una creatura e a questa creatura il fatto di
fare comunella con Lucifero è così poco garbato, che in buon ordine si è ritirata. Ed allora per non
perdere chi mi aiuta a illustrare le verità delle quali da tempo vi andiamo parlando, ecco che occorre –
con cautela – sferzarvi, e qualche volta – con dolcezza – lodarvi. È proprio il caso di questa sera. Eh
sì, figli e fratelli, qualcuno di voi ha inteso quello che volevamo dire. Le pietre, delle quali a suo tempo
abbiamo parlato, non sono le stesse che videro i personaggi storici; le chiese nelle quali voi oggi
andate a pregare, non sono le stesse che accolsero gli inni di qualche figlio celebre dei tempi andati.
Ciascun fotogramma è un mondo a sé.
Che cos’è dunque un fotogramma? È l’unità elementare del piano fisico, è l’unità elementare
della materia fisica. E così come l’unità elementare compone attraverso a varie aggregazioni le forme,
ecco che le unità elementari delle situazioni – i fotogrammi – compongono la vita dell’individuo. O
meglio, l’individuo, nelle scelte, a certi fotogrammi si lega e costituisce così l’esperienza della sua vita
terrena. Ebbene, figli e fratelli, nel piano fisico alcune unità elementari si aggregano, ed altre – voi
sapete – esistono indipendenti; ovverosia, la materia del piano fisico esiste in varie sottigliezze. V’è lo
stadio più sottile, appunto unità elementare. V’è lo stadio più denso delle particelle e così via; ed allo
stesso modo è dei fotogrammi che sono le unità elementari delle situazioni cosmiche. Ad alcune
l’individuo si lega facendo delle scelte, ma non a tutte; eppure anche quelle alle quali l’individuo non si
lega, esistono allo stesso modo; figlio Loreno e figlia Franca, dovete capitolare. È così. E con una
profonda meditazione voi allora comprenderete il senso di questo frammentarsi.
Ma certo agli altri figli, invece, che hanno asserito che le pietre che oggi noi vediamo non sono le
stesse di un attimo prima, a coloro che con tanto slancio e tanta sicurezza hanno affermato che le
chiese nelle quali andate a pregare non hanno visto, non sono le stesse che hanno visto certi
personaggi storici, vorrei ricordare un fenomeno studiato scientificamente, provato – non spiegato –
provato: la psicometria, ovvero gli oggetti che raccontano la storia alla quale hanno assistito. Se
dunque, come io ho detto, gli oggetti che cadono sotto i sensi vostri e nostri in questo momento, non
sono gli stessi del momento precedente, come un oggetto, a un sensitivo, può raccontare la sua
storia?
Altro gioco di società, altro indovinello, altro quiz, per dirla con un termine molto in voga. Eppure
non v’è contraddizione. Dobbiamo ricorrere ai controsensi, per intenderci, giacché una sola
prospettiva fraziona il Tutto. Così se noi ricorriamo alla prospettiva opposta corriamo il rischio di
perdere l’unità del Tutto e quindi la verità, perché la verità, figli e fratelli, è unità.
Pace a voi.
Kempis
Un attimo cosmico, un attimo cosmico che dura nell’eternità, è tanto breve che in lui non v’è
moto.
Fratello Massone
Non trovo pace. Pensatemi.
Luciano Conti
29 Novembre 1967
Salve a voi.
Vi siete scambiati le reciproche impressioni sul nostro quesito e su quanto di nuovo vi abbiamo
detto nell’ultima riunione. Ebbene, figli e fratelli, ci è piaciuta la vostra conversazione, anche se non
avete avuto – non dico il coraggio – ma la voglia di riordinare le idee; di porre assieme questi nuovi
concetti in modo che non lasciassero posto ad incertezza, a recriminazioni, a nuove rielaborazioni.
Avete fatto ed usato delle espressioni poetiche volendo vedere in questo trascorrere di fotogrammi –
con una libera interpretazione – come se l’individuo portasse via con sé ciò che era in un fotogramma
precedente e che non lo è più, anche se v’è un’identica forma, nel seguente. Ebbene, figli e fratelli,
questo discorrere vi ha portato dove da tempo cerchiamo di richiamarvi.
Che cosa è un fotogramma?, Quanto dura?, vi dicemmo una volta. Sarebbe stato facile chiedervi
come vi immaginate un fotogramma, ma voi sapete qual è il nostro metodo: vogliamo sempre che voi
giungiate con le vostre forze, con la vostra intelligenza, con la vostra capacità di capire, a fare queste
domande. E non già noi a domandare e poi – naturalmente – a rispondere. Faremmo tutto noi! Ed
allora il vostro sarebbe un passivo ascoltare, certamente privo di frutti che possono condurvi a quella
maturazione per la quale noi vi parliamo e siamo qua fra voi in modo a voi percettibile.
Una voce, nell’ultima riunione, vi ha detto che il fotogramma dura in eterno, ma è tanto breve che
in lui non v’è moto. In ogni fotogramma, figli e fratelli, non v’è quindi mutazione, non v’è cambiamento.
Nella unità elementare della situazione cosmica, quindi, non v’è trascorrere. Oseremmo dire: non v’è
tempo, ma dicendo questo temiamo di fare confusione. Non v’è moto, ed infatti per avere il moto che
voi osservate nel piano fisico, non basta che l’individuo si immedesimi, si unisca ad un fotogramma,
ad una unità elementare della situazione cosmica; ma deve passare da un fotogramma ad uno
successivo, perché se non vi fosse questo passaggio l’individuo non avrebbe alcuna percezione del
trascorrere. E non avendo percezione del trascorrere, non avrebbe percezione del tempo e neppure
dello spazio perché il concetto di spazio è indissolubilmente legato al concetto del moto. Dunque
vedete che già la durata di un fotogramma comincia ad avere per noi un qualche significato.
Nell’Eterno Presente l’unità elementare della situazione cosmica – dico in questo momento – ha
una durata eterna: era, è e sarà. L’individuo, unendosi a questi fotogrammi, per avere il senso dello
scorrere occorre quindi che segua una teoria, cioè a dire uno “svolgersi”, un passare da un
fotogramma all’altro. E voi sapete, perché ve lo abbiamo detto, che l’individuo ponendo in atto la parte
di libero arbitrio che ha, può scegliere, in questo susseguirsi da un fotogramma ad uno successivo, lo
svolgimento diverso di una situazione; così, nei limiti del libero arbitrio, l’individuo sceglie da un
fotogramma al successivo, varie soluzioni. Tutte contenute, ripeto, nei limiti del suo libero arbitrio. Ma
solo in ciò sta il limite? Nelle situazioni che l’individuo può scegliere, fattore delimitante è il libero
arbitrio, ma non solo. V’è anche lo svolgersi della situazione secondo i modi possibili. Noi potremmo
usare questa definizione che in sé comprenderebbe, anche, ciò che prima ho detto: il libero arbitrio
dell’individuo. Cioè a dire: se voi scegliete un modo di comportarvi, di agire, questo modo sarà
possibile se il vostro Karma ve lo permetterà e se non sarà una situazione assurda.
Che cosa vuol dire, allora, “situazione assurda”? Vuol dire che i fotogrammi che voi potete
scegliere appartengono tutti a un “tipo”, in parole povere ad un Cosmo. Sono costituiti secondo il
“modulo” di questo Cosmo. Le leggi, dunque, cosmiche non stanno già in ciò che l’uomo osserva
passando da un fotogramma all’altro, nel trascorrere del suo tempo, nello spaziare il suo spazio, ma
stanno in ogni singolo fotogramma. Perché ogni fotogramma è costituito secondo leggi precise e
l’individuo, passando da un fotogramma all’altro, nell’osservare queste leggi, non le vede in ciò che
queste hanno costituito, ma in ciò che appare da questo susseguirsi. Sicché ogni fotogramma ha
certe caratteristiche. Non potrà mai essere – per parlare in modo comprensibile – che scegliendo fra
le possibilità che voi avete in merito ad una decisione da prendere, voi andiate a finire in un paese
dove i ciuchi volano, perché non v’è, fra i fotogrammi possibili, uno ove vi sia questa che può dirsi
impossibilità o assurdità. Ecco dunque il modulo fondamentale del Cosmo. E neppure può essere che
l’individuo scelga un fotogramma in modo che lo scorrere avvenga in senso opposto dallo scorrere
del suo fratello. Così noi abbiamo, fra il modulo fondamentale di un Cosmo, anche quello del
susseguirsi, della possibilità del susseguirsi dei vari fotogrammi. Ovverosia, in una proiezione
cinematografica il senso è quello e non può andarsi in senso opposto. Così voi vedrete sempre dal
seme nascere le piante e le piante dare frutti; e non potrà essere che voi vediate una pianta la quale
poco a poco torna ad essere seme. Questa sarebbe una “cosa assurda”, in questo Cosmo, perché
modulo fondamentale di questo Cosmo è, nel susseguirsi dei vari fotogrammi, passare in modo
obbligatorio da quei fotogrammi che contengono prima il seme di una pianta, poi la pianta e poi la
pianta con i frutti. Sono riuscito a spiegarmi?
Ma voi avete anche voluto ripensare alle origini e dire: «Vi è un solo fotogramma cosmico, che
comprende cioè tutto il Cosmo fotografato, nel medesimo istante? Se noi immaginiamo di essere
nell’Eterno Presente, come possiamo percepire, vedere questo Cosmo?».
Cerchiamo di volgarizzare. È vero che voi non lo vedete in una sua porzione quale adesso qui lo
vedete, perché per vedere nel modo che voi ora vedete, occorrono gli occhi, i sensi del vostro corpo
fisico; e quindi un Cosmo, quale è nel piano fisico o nella manifestazione, non lo si vede altro che
nella manifestazione stessa. Nell’Eterno Presente quindi voi non avete una sorta di visione da un
punto alto, che abbraccia uno spazio, è vero, figli e fratelli? Nell’Eterno Presente voi potete percepire
un Cosmo tutto nel medesimo istante e se volete scendere in una situazione, dovete scegliere dove,
in quale epoca, in quale spazio del Cosmo e in quale tempo del Cosmo volete scendere. Non è che
voi potete calarvi e trovare il Cosmo che è arrivato ad una certa fase della sua storia e dire: «Oooh!
Sono capitato al tempo degli antichi romani! Debbo tornare più tardi per ritornare all’epoca moderna
vostra attuale!». È vero, figli e fratelli? Sarebbe come se voi aveste una bobina di un film e voleste
vedere questo film; dovreste scegliere quale punto, oppure vederlo tutto dall’inizio. Mi sono spiegato,
figli e fratelli?
È dunque chiaro che nell’Eterno Presente non v’è visione e percezione di un Cosmo limitata e
quale voi l’avete nel Cosmo stesso; ma la percezione del Cosmo è tutta nel medesimo istante, è
percezione di tutto il Cosmo nel medesimo istante.
Se dunque noi, per farci una rappresentazione – errata come lo sono tutte le volgarizzazioni –
volessimo invece avere un’immagine, come vedremmo questo Cosmo? Tutto dispiegato nel
medesimo istante. «Ma – direte voi – fermiamo un istante del Cosmo, prendiamo un fotogramma di
questa bobina ed osserviamolo. È un solo fotogramma per tutto il Cosmo, oppure sono tanti
fotogrammi?». Ebbene, figlio L., sono tanti fotogrammi, è come un mosaico. E dunque il fotogramma
è l’unità elementare delle situazioni cosmiche. E vorrei dire quindi che un Cosmo preso nel suo tempo
in un attimo, contiene innumerevoli fotogrammi: e non solo è rappresentato quale è – tanto per
intenderci – ma quale potrebbe essere, potrebbe essere; sempre nei limiti del modulo cosmico,
sempre nei limiti dell’architettura fondamentale del Cosmo stesso. E quindi, nel medesimo istante, vi
sono tante unità elementari delle varie situazioni cosmiche, tante. E tutte in sé non contengono moto:
sono unità elementari di più situazioni; per ogni situazione una unità elementare la quale, nella sua
intierezza, comprende un frammento di questo Cosmo che, in ultima analisi, è quindi tutto realizzato.
Ogni frammento non contiene moto, cioè ha una sua fissità, rappresenta una situazione ferma. E per
avere la stessa situazione lievemente mutata con una mutazione, con mutazione più uno, occorre
passare ad un altro fotogramma, ad un’altra unità elementare successiva – secondo il modulo del
Cosmo – che rappresenta un’altra situazione; o la medesima situazione mutata.
Ebbene, quando l’individuo si unisce ora a questa unità elementare della situazione cosmica, e
poi si unisce alla successiva, ha il senso del trascorrere, del moto, del tempo e dello spazio.
Ma della situazione che l’individuo ha lasciato che cosa accade? Sfuma forse? Lo sappiamo: no,
rimane in eterno nell’Eterno Presente. Direte voi: «Non rimane dunque più altro che nell’Eterno
Presente?». Se voi fate questa domanda non avete capito nulla, perché il Cosmo – che ha un inizio e
una fine, lo ripeto, e con questo intendo dire che non ci smentiamo, che rimangono valide tutte le
affermazioni che da venti e più anni a questa parte andiamo facendo – un Cosmo, che ha un inizio ed
una fine, in ultima analisi è eterno. È questo forse un controsenso? A voi la risposta.
Pace a voi.
Kempis
Io torno a voi. Il problema fondamentale e la chiave della comprensione di ogni cosa, è lo
“spostare l’attenzione”; spostando l’attenzione in più piani e in più visioni è un trascorrere ed un
“sentire”, ed un vedere ed un giungere all’unica visione e sentimento del Tutto.
Fratello Massone
Cari amici, Alan vi saluta.
Mi sembra che questa sera sia stato molto importante quello che ha detto il Fratello Kempis a
proposito del Cosmo e di colui che ha la possibilità di scendere – ed è bello dire “scendere”, perché
dà il senso, rende l’idea, si dice, è vero? – scendere in un Cosmo.
Ad esempio, il Maestro Cristo il quale volesse scendere in un Cosmo dovrebbe decidere in quale
momento cosmico immedesimarsi. Ed ecco che se volesse rivivere la storia cosmica dall’inizio,
vedrebbe l’inizio della manifestazione, dal non manifestato comparire il manifestato; vedrebbe il
costituirsi dei corpi celesti nel piano fisico, vedrebbe in un pianeta, ad esempio, il nascere della vita e
poi, col susseguirsi ancora del tempo, legandosi al trascorrere fondamentale di quel Cosmo,
vedrebbe nascere gli uomini sul pianeta. E su su, fino al susseguirsi delle varie razze, fino a giungere
al riassorbimento. Vedrebbe che le materie fisiche nel piano fisico, quando raggiungono una certa
velocità si scindono e divengono energia. Vedrebbe i limiti del Cosmo fisico e vedrebbe infine il limite
del Cosmo intero, laddove dal manifestato si passa al non manifestato. Ma tutta questa visione un
poco per volta, questo susseguirsi, per essere tale – ed è vero che sia così – occorre, per averla,
scendere nel piano del manifestato, nel Cosmo manifestato. Altrimenti dall’Eterno Presente la visione
è totale, è tutta nel medesimo istante e non si ha quindi trascorrere, e non si ha l’idea del nascere e
del riassorbire. È vero? Mi spiego? Spero di avere contribuito a fissare questo punto. È molto
importante.
E come avviene, allora, la psicometria? Come vi ha detto il figlio S. il sensitivo sceglie, toccando
un oggetto, i fotogrammi che contengono lo stesso oggetto. Voi sapete, le vostre macchine moderne
vi hanno insegnato questo: è possibile sapere quante volte la parola “amore” si trova nella Divina
Commedia, ad esempio. Cioè, la macchina sceglie tutte le parole “amore”. Con lo stesso sistema
sarebbe possibile dire in quante famiglie vi sono due figli; la macchina sceglierebbe tutte le famiglie in
cui vi sono due figli.
Allo stesso modo, toccando questo oggetto, il sensitivo sceglie nella sua psiche tutti i fotogrammi
in cui v’è questo oggetto; ed ecco che l’oggetto fa la sua storia, è vero? In questo modo nasce la
storia dell’oggetto. Solo che non vengono scelti i fotogrammi non vissuti da individualità, ma quelli che
gli individui hanno cucito assieme con il loro passare. Mi seguite? Ecco quindi perché si raccontano le
storie degli oggetti. Debbo lasciarvi.
Pace a tutti.
Alan
Il mio saluto a voi, creature che altre volte mi avete udito.
Ecco, la verità vi è rivelata; e come il Maestro Cristo ha detto, «Essa sarà proclamata dai tetti…»,
ora io, Paramhansa Yogananda, vi faccio una predizione riallacciandomi alle parole del Maestro
Cristo: «Nessuno accende una lampada per porla sotto il moggio». E così voi non ascoltate queste
parole per porle nel dimenticatoio: siamo sempre presenti in voi, e queste verità saranno conosciute
da altri.
La pace sia con voi.
Paramhansa Yogananda
Creature da noi amate, tutte vi abbraccio, tutte siete nel mio cuore. So le vostre pene e le vostre
angosce. So le vostre speranze e vi dico: abbiate forza. Tutto, tutto è per il vostro bene. Tutto per la
vostra comprensione, tutto per la vostra crescita spirituale. Accettate dunque ciò che avviene, la
tristezza, momentaneamente; assaporate quell’amaro, consci che è ossigeno, con gioia.
Creature, vi benedico. Abbiate fede e non abbiate paura. Tutte vi abbraccio… Tutte in me siete…
Tutte…
Teresa
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli. Un saluto ed una benedizione a tutti voi.
Meditate e… amateci, figli.
Pace a tutti voi.
Dali
13 Dicembre 1967
Salve a voi.
Immaginiamo di avere un libro del tutto particolare, narrato al presente e così bene che il lettore,
scorrendolo, si immedesima con il protagonista della storia narrata e la vive nei minimi particolari
provando sensazioni, pensieri, emozioni, così vive da dargli l’idea e il “sentire” di una vita reale. Le
stesse ansie, i dubbi, i problemi e via e via. Ebbene, il lettore apre la prima pagina del libro e si
immerge nella storia narrata. Storia che all’inizio è lineare. È detto nelle prime pagine: il bimbo nasce.
Il bimbo è il protagonista, ed il lettore, man mano che questa creatura comincia a percepire il mondo
che la circonda, allo stesso modo attraverso a quegli occhi che si dischiudono da poco, vede e
“sente” in modo frammentario ciò che lo scrittore narra. Ma, come ho detto prima, lo vede e lo “sente”
in modo reale, tanto che si immedesima nella storia stessa che vi è narrata, pagina su pagina, al
presente. E via. Il protagonista cresce ed ecco che la narrazione presenta un lato singolare. Lo
scrittore, al punto in cui il protagonista manifesta le prime possibilità di scelta, non prosegue una sola
narrazione, ma scrive due o più storie. Così, ad esempio, fatti i primi studi, allo scrittore è venuta
l’idea di mutare il carattere del personaggio, farne un uomo che desidera studiare; ed allora scrive
una storia in cui il protagonista frequenta i vari tipi di scuola e la storia si sviluppa in un determinato
modo. Però scrive anche un’altra storia in cui il protagonista non sente il richiamo dello studio e
desidera dedicarsi ad una vita di lavoro manuale, meno intellettuale ma tuttavia sufficiente per
garantirgli da vivere. E così via. Certo è che la storia in cui si narra che il protagonista segue questa
vita umile, è diversa dall’altra storia in cui invece il protagonista segue una vita intellettuale e presenta
certi aspetti che l’altra storia non ha, e viceversa; di guisa che se il protagonista lo si vede in una delle
due storie, sarà giocoforza per lui avere certe esperienze che non sono invece nell’altra storia. Mi
spiego, figli e fratelli? Ecco dunque che il lettore, immedesimandosi di volta in volta nella narrazione
che si sussegue nelle pagine del libro, giunge al punto in cui le storie diventano due. E deve operare
una scelta.
Supponiamo che scelga la storia in cui il protagonista non è attratto dalla vita di studio, ma segue
un lavoro materiale che comporta fatica, fatica fisica. Ed io vi ho detto che la storia è narrata così
bene che chi la legge si immedesima con il protagonista e quindi vive questa vita di fatica. «Ma –
direte voi – dell’altra storia, che ne è?». L’altra storia è lì, al pari di quella scelta dal lettore ed ha le
stesse magiche possibilità, tanto che se il lettore, anziché avere scelto quella che ha scelto avesse
scelto l’altra, sarebbe dal lettore stesso vissuta allo stesso modo, avrebbe dato al lettore la stessa
sensazione di “realtà”. Certo che il lettore non avrebbe provato la fatica fisica che invece prova
vivendo la storia che ha scelto. Ecco come si attua, quindi, un Karma; operando una scelta non si
sceglie un unico fotogramma, ma scegliendo quel fotogramma si imbocca una strada che conduce
l’individuo a percorrere tutte quelle situazioni cosmiche legate; una strada tracciata che si fonda sulle
leggi, così come la storia narrata nel libro si fonda sulla narrazione dell’autore. Direte voi: «Bé, certo
che il protagonista dell’una o dell’altra storia ha sviluppi diversi!». Supponiamo che, però, sia
seguendo l’una storia che l’altra, nel protagonista si raggiunga una maturazione, uno sviluppo
identico. Le esperienze sono state diverse; il protagonista della prima storia, quella faticosa,
impiegherà forse più tempo per giungere ad una meta “X”, ma vi giungerà egualmente. Né si può dire
che una storia sia stata più pensata dell’altra; entrambe allo stesso modo sono state create. Né si può
dire che una storia anziché l’altra sia più presente nella mente dell’autore: entrambe lo sono. La
scelta è lasciata al lettore il quale, che legga l’una storia anziché l’altra, per quella magica possibilità,
come l’interprete, raggiungerà egualmente una maturazione interiore.
Ebbene, ha un senso chiedere che età ha il protagonista? Ha un senso chiedere se questi è
morto, una volta che si è giunti alle ultime pagine del libro? Ha un senso chiedere se non esiste più,
dal momento che la storia è narrata al presente? Evidentemente no. Perché il lettore, se riaprirà a
caso una pagina di una variante del racconto, tornerà a vivere la situazione ivi rappresentata, e in
modo tanto vivo e reale da avere la viva sensazione di totale esistenza. La storia è narrata al
presente, dunque ogni pagina è un “essere”. Possiamo dire “la storia è trascorsa”? Possiamo dire che
chi la legge ha finito di leggerla; ma se in fondo in fondo meditiamo, vediamo che ogni pagina è
sempre; e che rileggendo dalla prima pagina, nuovamente la storia ha inizio, ma solo per chi scorra la
prima pagina. Così come la storia ha fine per chi l’ultima pagina ha terminato di leggere.
E può darsi che due creature leggano una stessa storia in cui due sono i protagonisti, l’una
immaginandosi ed immedesimandosi in uno di questi e l’altro nell’altro protagonista? Ebbene, tutto è
chiaro finché i lettori seguono la vicenda leggendo sulla stessa pagina; ma nessuno e niente può
impedire ai due lettori protagonisti di seguire la storia con diverse pagine di distanza, così l’uno sarà
alla prima pagina e l’altro verso l’ultima. Come l’uno potrà scegliere una variante della storia, come
l’altro l’altra variante; e provare sempre – da come l’opera è scritta bene – la sensazione di viverla
veramente. Viverla anche accanto all’altro protagonista quando il lettore che a questo protagonista si
immedesima, è distante molte e molte pagine, anche della variante della storia che egli sta leggendo.
Meditate su questa strana conversazione. Pensate che la storia può essere il Cosmo con tutte le
situazioni cosmiche; ed ogni situazione cioè, un fotogramma. Che il lettore è l’individualità; che il
protagonista o i protagonisti, sono l’individuo o gli individui; che lo sviluppo della storia obbligato è il
Karma e il modo in cui si attua. E forse, in questa comparazione, un po’ più luce sarà in voi.
Vi saluto.
Kempis
La situazione cosmica rimane sempre presente, come il “sentire” degli individui che in essa vi
sono rappresentati, cristallizzata. Tutto presente, “sentito” e vissuto dall’Assoluto. Solo l’individuo, per
circoscrizione di percezioni, di consapevolezza, ha il senso del trascorrere, del passare. Ma in realtà
così non è.
Pace.
Fratello Massone
Delle parole di Dali ricordiamo i concetti:
…esiste l’ondata del progresso e la piccola ondata di ritorno della stasi, del segnare il passo. –
L’influenza enorme del pensiero, della preghiera, sulle decisioni che gli uomini stanno per prendere.
Siamo nell’onda di ritorno, nella stasi. Pregate e meditate.
10 Gennaio 1968
Salve a voi.
Questa sera, o figli, che siamo qua riuniti in pochi, rispetto ad altre sere, teniamo un tono più
confidenziale. Questo gruppo meno numeroso deve ispirarci a sentirci più a nostro agio, a fare –
oserei dire – una confessione collettiva: parlarci in tutta sincerità e cordialità.
Ma ditemi, ditemi – in tutta sincerità e in tutta cordialità – se vedete il bisogno, la necessità, la
ragione che l’insegnamento, da qualche tempo del vostro a questa parte, abbia preso questo nuovo
aspetto, questo indirizzo del tutto particolare o comunque diverso dal consueto. Non era forse meglio
rimanere in quel valido insegnamento che conoscevate prima, fino a qualche tempo fa?
Insegnamento più tradizionale, che poteva forse rappresentare il meglio di tutte le filosofie in qualche
modo accettabili, intelleggibili, valide, piuttosto che percorrere questo nuovo indirizzo così pieno di
difficoltà a seguirsi? Questo indirizzo che implica uno sforzo mentale certo considerevole, da non
sottovalutare per delle creature che, come voi, non sono avezze alle regioni della “ragione pura”, delle
creature che non hanno dimestichezza – parlo senza voler giudicare né offendere – che appunto non
sono avezze a ragionamenti astratti.
Eppure se vi abbiamo condotto in questi sentieri, lo abbiamo fatto perché siamo convinti che di
essi voi avete grandissima utilità.
E perché abbiamo scelto voi, figli e fratelli? Abbiamo scelto voi perché – benché non siate avezzi
a ragionamenti astratti riguardanti la ragione pura – tuttavia, per capire, siete avantaggiati rispetto a
chi possiede – parlo in senso generale, figli – una vasta cultura, perché non dovete distruggere ciò
che sapete, per capire. Perché ascoltate le nostre parole non come nozioni da porsi nella più o meno
vasta enciclopedia della propria cultura per accrescerla, ma perché ascoltate le nostre parole convinti
che esse sono quelle che sono: la rappresentazione della realtà. Sono verità che vi sono porte,
presentate, con amore e con l’intento che le facciate vostre. Scegliamo voi per parlarvi di questo
insegnamento, quindi, perché voi ne avete bisogno e perché voi, malgrado tutto, potete esserne
custodi. Capirlo, comprenderlo, assimilarlo e tenerlo presente nella vostra mente. Ecco una forma di
preghiera, e di quale importanza! Pensare e meditare su certe verità, altre volte ve lo abbiamo detto
quanto ciò sia importante, perché significa creare i presupposti per una forma di telepatia che farà
giungere ad altre creature queste verità. Meditare su un concetto significa porlo nei pressi della mente
di tutti gli altri esseri viventi che hanno la possibilità di percepirlo, che hanno i presupposti per
coglierlo. È anche questa una forma di preghiera, una forma di essere utili ai vostri simili, ai nostri
simili.
Così dicevo, figli e fratelli, che forse per taluno di voi può sembrare faticoso seguire
l’insegnamento che vi diamo; taluno di voi può non riconoscerne l’utilità; ma confidiamo che vorrete
fare un piccolo sforzo, così come noi lo facciamo per cercare di essere il più chiari possibile. E
credete che, come a voi riesce non molto agevole, altrettanto per noi non è del tutto privo di difficoltà
il cercare di farci intendere.
Questo nuovo indirizzo dell’insegnamento – se ancora non lo avessimo ripetuto abbastanza –
rappresenta un concetto più completo, più all’avanguardia – si direbbe oggi – più avanzato che si
possa avere e si sia pubblicamente avuto di Dio, dell’Assoluto. Un concetto aderente alla realtà che
può essere espresso con parole umane, ma che deve essere, come tutte le verità, “sentito” per
essere appieno assimilato, colto, vissuto, fatto proprio.
Così, se è molto bello, molto mistico, molto più agevole, per uomini come voi, pensare a Dio nella
forma tradizionale, secondo il concetto paternalistico dell’Ente Supremo che siede sul trono e guarda i
propri figli, se è bello questo, se per voi è più agevole credere così, in ciò non v’è niente di male. Ma
sappiate che questo concetto, per quanto poetico possa essere, non aderisce molto alla Realtà. Non
possiamo dire “non aderisce per niente” perché non sarebbe esatto. Molte volte vi abbiamo parlato
del “sentire” dell’Assoluto, è vero figli e fratelli? “Sentire” che ha caratteristiche di amore, di
comunione con le proprie creature, amore per esse, infinito. Qualità queste che si riallacciano al
concetto di Dio-Padre. Pur tuttavia l’immagine che certi insegnamenti – anche ottenuti attraverso a
riunioni medianiche – fanno di Dio, non è del tutto aderente alla Realtà. E voi non avete bisogno di un
Dio fatto a quella immagine e somiglianza perché già la possedete, o la possedevate. Voi avete
bisogno di un’immagine che rifletta il più possibile la realtà di ciò che “È”. Lasciate quindi l’immagine
poetica, mistica, prettamente ed unicamente a coloro che non possono, o non vogliono, capire di più.
Coloro per i quali già questa immagine rappresenta una meta da raggiungere. Ma voi che questa
meta avete già raggiunto, non ancoratevi ad essa; volgetevi alla nuova immagine che vi viene
presentata. E pensate che essa deve essere talmente differente da ciò che l’uomo è abituato a
immaginare, che nessuna mente umana è riuscita fino ad oggi a concepirla. Questo deve darvi
l’esatta misura di quanto dovete sforzarvi nell’immaginazione per arrivare a capire.
Questo concetto di Dio non è mai stato pensato, immaginato da mente umana. Dico “umana”,
ripeto. Certo i Maestri avevano fatto propria questa realtà; ma la filosofia dell’uomo, con tutta la
gamma della sua immaginazione e speculazione, non è riuscita ad immaginare e pensare questo
concetto di Dio. Dunque deve essere ben diverso da quello che l’uomo è abituato a pensare ed
immaginare! E voi – parlo in generale sempre, e la figlia F. mi scuserà – che niente avete a che fare
con la filosofia, guarda caso, dovete cimentarvi in questa speculazione! In questo esercizio della
mente: capire per poi comprendere, per poi assimilare, per poi fare proprio. Dunque, siate preparati al
nuovo, al diverso, al differente; anche ciò che può sembrarvi fantascienza poi vedrete che non v’è
niente di fantasioso, ma tutto v’è di scientifico, preciso, esatto. E pur tuttavia, per quanto possa
sembrare, niente v’è che impedisca al matematico, al preciso, allo scientifico di essere sentimentale.
Il piano stesso della materia è matematico, è scientifico: si regge su un’armonia immensa che non
conosce turbamento perché anche ciò che può sembrarvi uscire dall’equilibrio, in effetti fa parte del
più vasto equilibrio di tutto il movimento del piano fisico. Oh, una bella eruzione vulcanica
apparentemente può sembrare un equilibrio che viene turbato! Dove sta questo equilibrio? Sepolto fra
le ceneri, le lave incandescenti ed i lapilli? No. Anche quella manifestazione così squilibrata
apparentemente, fa invece parte di un equilibrio di tutto il piano.
Ebbene, anche nel piano fisico, preciso, equilibrato, ordinato, v’è egualmente posto per il
sentimento perché – ripeto – niente v’è che contrasti fra precisione, equilibrio, ordine e “sentire”. Basti
pensare che l’equilibrio, il calcolo, l’ordine, aprono la possibilità ad una infinità di “mutazioni”, nel
gioco delle quali chi ha libertà di decidere può scegliere con amore; e scegliendo con amore non
turbare l’equilibrio del tutto perché questa scelta gli è data proprio, e proviene proprio, dall’ordine,
dall’equilibrio, dalla scienza, dal calcolo. Ma forse siamo andati lontano da ciò che volevamo dirvi.
Siate preparati a questi nuovi concetti, ancorché possano sembrarvi assurdi, ancorché possano
sembrarvi fantasiosi. Sono diversi da ciò che l’uomo è abituato a immaginare: pur tuttavia sono veri. E
se, fino ad oggi l’uomo non è riuscito a trovare Dio, significa che le strade battute di consueto non
sono valide, non lo portano a lui; ed allora occorre battere nuove vie e nuove strade. Sicuri, perché in
questo cammino siete guidati. Anche se può apparirvi strano che proprio voi dobbiate percorrerlo
quando altri lo desiderano più di voi e per questo potrebbero sembrare più adatti a percorrerlo.
Pace a voi.
Kempis
Due sono i modi in cui è possibile calarsi in una situazione cosmica: l’uno da osservatore
esterno, senza perciò entrare nell’intimità della situazione stessa, senza essere perciò percepito da
coloro che nella situazione sono rappresentati; l’altro è possibile solo a coloro che nella situazione
sono rappresentati. Ed allora il calarsi in quella situazione cosmica significa viverla, sentirla in unico e
sempre eguale modo.
Pace.
Fratello Massone
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli. Un caro saluto ed una benedizione a tutti voi, figli.
(È la piccola Lilli che sta facendo degli scherzi).
Pace a tutti voi.
Dali
24 Gennaio 1968
La pace sia con voi e con tutti gli uomini. Un caro saluto ed una benedizione a voi, o figli.
Anche questa sera siamo riuniti: voi aspettando le nostre parole e noi desiderosi di parlarvi e di
poterci esprimere con affetto durante questa riunione possiamo dire… familiare. Questa sera siamo
qua come sempre, ma forse più di sempre uniti affettuosamente, senza alcunché che possa in
qualche modo distogliere il nostro paterno e filiale affetto. Affetto fra voi e voi, fra voi e noi, di familiari,
di creature come della stessa famiglia, che in una felice ricorrenza si uniscono, non tanto perché da
questa riunione possono trarre motivo di svago, ma proprio per godere dell’affetto che da questa
riunione scaturisce.
Ebbene, figli, noi questa sera siamo più di sempre in famiglia ed approfittiamo quindi per parlare
di cose marginali che per qualche tempo abbiamo trascurato, ma che hanno la loro importanza; delle
quali torna utile parlare ora perché, così facendo, diamo modo alle vostre menti di riflettere a
proposito delle verità che avete conosciute ultimamente. Così figli, vi abbiamo detto, accennato – il
Fratello Yogananda lo ha fatto, per la precisione – che nuove creature ascolteranno i nostri
insegnamenti. Ebbene, questo avrete modo di vederlo, di constatarlo voi stessi; e perché creature
chiederanno di partecipare a questi incontri, nel tempo, e perché in modo diverso verranno a
conoscere quello che noi diciamo. Rimane sempre però il principio che abbiamo posto: e cioè che
prima di ammettere nuove creature a queste riunioni, vi preghiamo di domandare il consenso. Questo
consenso non occorre per coloro che già hanno partecipato alle nostre riunioni, per coloro che sono
già venuti a questi incontri, non occorre, per questi, che nuovamente ci domandiate il permesso; ma
per gli altri sì. Perché a seconda dell’interesse che hanno i nuovi venuti, noi, figli cari, vedremo più
opportuno farli partecipare a certe riunioni piuttosto che ad altre.
In genere, per coloro che ospitano queste riunioni, voi sapete che sempre ringraziamo chi apre la
propria casa, chi dà a queste riunioni ospitalità. Ed ancora più lo fa con amore come è il caso
presente. Questo non v’è bisogno di ripeterlo, ma se bisogno vi fosse, ben volentieri lo ripetiamo,
benché sempre lo abbiamo sottinteso. Per il momento altro non ho da dirvi, figli, lasciandovi
momentaneamente.
Partecipante – Perdona, proprio a questo proposito, possiamo fare due domande specifiche?
Dali – Certo.
Partecipante – C’è una giovane donna, Isabelle, che certo tu conosci, che ha già detto alla signorina
Wanda che si tratterrebbe a Firenze più a lungo per assistere ad una riunione della quale ha sentito
parlare dai signori Assaggioli. Poi c’è la segretaria della signora Nella che ha detto che vorrebbe
esserci anche lei. Di queste due persone che cosa puoi dirci?
Dali – Per la prima mi pare che il problema possa essere, per ora, rimandato. Per la seconda non
vedo niente in contrario ad ammettere questa creatura.
Partecipante – Bene, grazie. E qual’ora avvenisse che il dottor Gastone de Boni arrivasse
all’improvviso, sapendo che siamo ospiti degli Assaggioli, si può accoglierlo liberamente, o no?
Dali – Vale quello che ho detto prima, figlia. Cioè, per questo figlio può interessare un certo genere di
riunione, quindi non tutte possono andar bene ed occorre quindi che domandiate in modo specifico.
Partecipante – Posso chiedere io una cosa?
Dali – Certo, figlia.
Partecipante – La Lilli mi ha detto che il Professor Stevenson può essere ammesso, ma però solo
quando voi direte il giorno. Egli è tanto felice; soltanto bisognerebbe che la possibilità di intervenire
rientrasse nei periodi dei suoi lunghi viaggi e che potesse sapere di fermarsi a Firenze.
Dali – Certo, certo.
Partecipante – Perdona, Hélène Bouvier, è ispirata da voi?
Dali – Tu sai, figlia, che mai abbiamo dato giudizi a proposito di riunioni medianiche, e tanto meno su
medium.
Partecipante – Ma mi sembra tanto simile a quanto voi ci dite, quanto lei riferisce.
Dali – Come si dice nel Vangelo: l’albero si riconosce dai frutti..
Vi lascio momentaneamente, figli cari.
Dali
Cari amici, Alan vi saluta.
Vi seguiamo in questo insegnamento, vi seguiamo perché, per noi, veramente tutto sono queste
verità. Non abbiamo motivo di distrarci nella nostra esistenza oltre la vita fisica. La vostra vita ha
innumerevoli motivi di distrazione per voi, e il corpo fisico con le sue attività, e il corpo astrale con le
sue sensazioni, i suoi richiami e così via. Noi non abbiamo tutto questo.
Partecipante – Fortunati mortali!
Alan – Oh no, è solo una questione…
Partecipante – Fortunati “immortali”, se mai…
Alan – Tutti siamo, e siete, immortali. Niente, niente è mortale. Perché anche ciò che trascorre – è
vero? – anche ciò che trascorre non è mortale. Ora voi lo sapete benissimo questo e quindi più niente
è mortale. Ma non abbiamo questi motivi di distrazione e quindi veramente per noi la verità è tutto, nel
senso più ampio della parola.
E di fronte a questi nuovi orizzonti che vi sono stati aperti, gli insegnamenti del tempo trascorso
sono veramente da considerare se non superati, ma per lo meno non più degni di attenzione?
Partecipante – No.
Alan – No, vero? Certo, questo no! Per esempio, quanto vi sarebbe ancora e vi è ancora, da riflettere
sul corpo mentale! Proprio in funzione di questi nuovi insegnamenti che avete conosciuto. Pensate,
che cosa è che dà l’idea del movimento, del trascorrere? Vi è stato detto che ogni fotogramma ha un
suo “sentire”, che ogni fotogramma rappresenta una situazione cosmica. Ebbene, se ogni
fotogramma è una situazione cosmica e ciascuna situazione varia in modo tanto lieve che per ogni
variazione noi possiamo considerare un fotogramma, cioè una nuova situazione cosmica, che cosa è
che dà la sensazione di questo variare? Mi spiego. Se voi viveste un fotogramma alla volta – come in
effetti è – voi dovreste avere un “sentire” per il fotogramma “A”, un “sentire” per il fotogramma “B”. Ma
se non vi fosse qualcosa che unisce questi due “sentire”, probabilmente non avreste alcuna
percezione del trascorrere. Voglio dire, insomma, senza fare tanti panegirici, che è la mente che
attraverso il ricordo dà questa sensazione del trascorrere, di ciò che passa. Voi direte: «Ma negli
animali, dove non vi è la mente, v’è pure un’idea, un ricordo del trascorrere». E noi vi diciamo: non è
esatto che negli animali non vi sia mente.. Voi ricordate tutte queste cose. Ebbene, questa mente è
come… svolge la stessa funzione della facoltà che ha la… - come si chiama?… - la retina dell’occhio
di conservare l’immagine. Voi questa sera avete visto una proiezione cinematografica, alla quale
indegnamente abbiamo fatto da coro, è vero? Ebbene, voi vedevate muovere – se così possiamo dire
– perché la retina dell’occhio, come voi sapete benissimo, conserva le immagini. Ebbene, la mente ha
la stessa funzione: conserva il ricordo della situazione cosmica trascorsa, ed ecco allora che
attraverso a questo ricordo vi è una fusione nel passare da un fotogramma a quello successivo,
cosicché si ha la sensazione del trascorrere del tempo ed anche dello spazio perché è lo stesso
meccanismo. Questa mente, dunque, è veramente utile? Certo, è utile, ha la sua utilità. La sua utilità
è grandissima, ma ha anche i suoi inconvenienti. Non v’è necessità di ricordare che il senso di
separatività nasce dalla mente, è vero? Non v’è necessità di ricordare che l’invecchiare dell’uomo…
l’uomo, prima di tutto, invecchia nella mente perché proprio per sua costituzione la mente, trattenendo
questi ricordi – per sua costituzione – ha una certa pigrizia nel lavorare, per cui che cosa accade?
Che a forza di ricordare esperienze, situazioni di fatto, principi, verità, tutto questo lavoro finisce con il
dare all’individuo un senso di stanchezza, di non voler più lavorare, un senso di noncuranza di ciò che
accade; ed ecco che l’uomo, possiamo dire l’uomo, nell’invecchiare, perde interesse a ciò che lo
circonda e quindi ricorda meno facilmente, e quindi non ha desiderio di applicarsi a cose nuove.
Insomma, veramente invecchia: invecchia nella mente.
Voi direte: «Che cosa c’entra tutto questo con i nuovi insegnamenti?». C’entra. Perché vorrei
soffermare la vostra attenzione sul fenomeno secondo il quale i fotogrammi vengono legati l’uno
all’altro dalla mente. Direte voi: «E quando l’individuo ha perduto il corpo fisico, il corpo astrale ed
infine il corpo mentale, ad esempio dopo il trapasso?». Ecco, voi vedete che se non ha raggiunto una
fase di sviluppo “X”, che cosa succede? Voi sapete: vi è il “riposo dell’ego”, perché non ha proprio gli
strumenti per vedere ciò che accade attorno a lui, per collegare ciò che c’è nello stato di esistenza nel
quale si trova, mi spiego?
Partecipante – Alle soglie del mentale, questo?
Alan – Al di là del mentale, alle soglie dell’akasico, alle soglie della coscienza. Se invece l’individuo
ha raggiunto uno sviluppo “Y” ecco che allora la coscienza è già costituita e se anche non vi è più il
corpo mentale ecco che è la coscienza che lega i fotogrammi. E quando anche la coscienza è già
costituita, (intendo dire, alle soglie del piano akasico la coscienza individuale è già costituita) – e voi
sapete, si tratta prima di coscienza individuale, poi coscienza cosmica e poi ancora Coscienza
Assoluta, ma noi ci interessiamo della coscienza individuale la quale è già costituita – chi è che dà – è
il caso di dire “all’individuo”, ancora – chi è che dà questo percepire, questo ricordare? È proprio la
coscienza stessa; la mente non più, la mente non più: è la coscienza. Ma voi capite quanto diversa
sia la visione. Quanto diversa sia la visione! Perché addirittura allora, l’individuo percepisce attraverso
un altro sistema, attraverso a tutt’altra forma sensoria. E quando ancora, infine, la coscienza
individuale è abbandonata, e l’individuo-individualità ha raggiunto la coscienza cosmica, ecco ancora
un diverso modo di percepire in cui il trascorrere non ha più senso. Così come la Coscienza Assoluta:
non vi è più trascorrere. L’individuo-individualità non vede più un fotogramma dopo l’altro, ma tutti.
Prima tutti quelli del Cosmo, quando si parla di coscienza cosmica. E poi, al di là del Cosmo,
l’individuo-individualità percepisce, attraverso quella che si chiama “Coscienza Assoluta”, l’Assoluto in
cui non ha più senso il trascorrere. Il Cosmo vissuto da tutte le individualità e tutte le situazioni.
Dunque la mente è ciò che dà consapevolezza di sé, quando ancora l’individuo non ha raggiunto
un certo stadio della evoluzione. Negli animali infatti non v’è consapevolezza di sé. Se voi guardate,
in un certo senso, gli animali assomigliano in qualche modo all’individuo altamente evoluto.
Intendetemi, fratelli, v’è una differenza e non v’è bisogno di sottolinearla, perché nell’individuo
altamente evoluto i fotogrammi sono percepiti tutti assieme, mentre l’animale ancora li percepisce uno
alla volta. Tuttavia v’è una certa analogia perché in questo percepire non v’è un legame stretto, come
accade nell’uomo. L’uomo lega strettamente un fotogramma all’altro, ricorda con esattezza ciò che gli
è accaduto prima, più di quanto lo faccia un animale.
E quando noi vi diciamo “vivete nel presente”, in un certo senso vogliamo liberarvi da questi
vincoli della mente. Ripeto, dai vincoli negativi, perché la mente non è tutta negativa. Cerchiamo di
dirvi: «Sì, ricordate, perché altrimenti la vostra mente non funzionerebbe, e non funzionando la mente
– allo stadio attuale della vostra evoluzione – mancherebbe un ingranaggio al sistema. Quindi:
ricordate! Però non siate schiavi della mente, non legatevi al passato, non siate eccessivamente
protesi al futuro. Vivete un fotogramma dopo l’altro». Che cosa dice il Maestro Cristo?
Partecipante – «Basta a ciascun giorno il proprio affanno».
Alan – Esattamente! Avrei gradito di più che tu me lo dicessi in inglese! E quindi liberarsi dai lati
negativi della mente! È vero? E quanti ne ha la mente! Perché quando ad esempio noi vi parliamo –
come lo fa il Fratello Claudio – del superare le barriere egoistiche, e vi insegniamo che questo
egoismo è massimamente radicato nell’uomo, che cosa fa immediatamente l’uomo? Cerca di
sradicare questo suo egoismo, ma non nel senso giusto. Cerca di modificare le manifestazioni
dell’egoismo, di fare sì che la sua vita sia tale per cui non si possa dire che il suo agire è egoistico.
Ma in effetti non molto facilmente può essere trasceso questo aspetto negativo della mente. Definirlo
negativo solamente, ripeto, voi lo capite benissimo, sarebbe un errore. È un complesso. Così come
definire tutta negativa l’attività del veicolo astrale, sarebbe un errore. Come definire tutta negativa
l’attività del veicolo fisico: tutto è in funzione di qualche cosa.
Forse con questa mia… chiacchierata, con questa mia divagazione al tema, vi ho annoiati. Vorrei
che voi legaste i nuovi insegnamenti con i trascorsi, per vedere quanta armonia vi sia e quanto essi
non si contraddicono, ma rimangono validi; servono ancora di più a chiarire, ad intendere.
Pace. Pace a tutti voi.
Alan
Cari fratelli, Nephes vi saluta.
Partecipante – Se non sbaglio, è la prima volta che ci parli, quest’anno.
Nephes – Oh, sì, ma io molto volentieri vi seguo, ed anche se non mi manifesto sono sempre qua fra
voi. Ecco, questa sera desideravo parlarvi; ma ho perso un poco l’allenamento a manifestarmi, e
allora è un poco faticoso all’inizio per trovare il ritmo della parola; soprattutto per me è sempre stato
faticoso il respiro: trovare il ritmo del respiro. Mi scuserete per questo.
Certo che gli antichi, quando intuivano un principio, con molta facilità pensavano alla sua
applicazione. Non si può dire che l’intuizione degli antichi sia stata errata. Pensate quante verità
hanno intuito! Hanno intuito la verità della trasmutazione dei metalli, hanno intuito la verità della
sostanza che fa guarire ogni malattia; hanno intuito molte verità. La ricerca forse degli antichi è stata
quella di applicare con troppa facilità questi principi, ricercandone l’applicazione immediata, senza
ponderazione, senza rendersi conto che queste verità rimangono intonse, ma che per attuarle non
basta la semplice intuizione. Occorre una più profonda conoscenza, una conoscenza di dettagli, di
tutte le fasi dei processi. Così non possiamo dire che sia una fandonia la possibilità di trasformare i
metalli tutti in oro. Però per fare questo occorre una profonda conoscenza di tutti i vari processi.
Perché non esiste un solo processo per fare questo, ve ne sono molti. Comunque tutti devono essere
conosciuti nei minimi particolari. Così il rimedio contro ogni malattia: può esservi una sostanza unica
che possa guarire da ogni malattia? Sì, c’è una sostanza; più che fisica è una sostanza psichica. Vi fu
uno scienziato tedesco il quale intuì che il corpo umano era costituito da carbonio e che quindi ogni
deficienza del corpo umano si riduceva, in ultima analisi, ad una deficienza di carbonio; cosicché per
curare le malattie somministrava del carbone. Questo poveretto fu bruciato come stregone. In questo
voi vedete che la verità può essere intuita, una creatura può sapere che questo è vero, ma prima di
avventurarsi ad applicare la verità, occorre una conoscenza più estesa, più approfondita, più scavata.
Pace a tutti voi.
Nephes
Kempis vi saluta.
Fra queste riunioni ed altre riunioni spiritiche – come si usa appunto definirle nella migliore delle
ipotesi – v’è una differenza, una differenza sostanziale. La differenza è questa: questo tipo di riunioni,
figli e fratelli, potrebbe essere paragonato ad una barbosa opera-trattato scientifico. Mentre quello che
viene detto o scritto in altre riunioni, ad un bel romanzo d’avventure. Certo, mi rendo conto che è più
piacevole leggere un romanzo d’avventure, piuttosto che ascoltare, che leggere un trattato scientifico,
o comunque un’opera analoga. Ma il romanzo d’avventure dovreste averlo ormai già superato.
Questo detto assolutamente in modo privo di un qualsiasi senso dispregiativo per il romanzo
d’avventure. Ad ognuno e ad ogni cosa il suo tempo.
Voi dovreste essere già “cresciutini” ed avere abbandonato la cronaca, ed avere abbandonato il
piacere ad ascoltare i fatti che accadono nel piano astrale o nel mondo dei disincarnati; tanto più
sapendo che la visione dell’individuo, al di qua o al di là si voglia considerare, è alquanto soggettiva
se si pensa che questo individuo, fino a che non ha raggiunto alti livelli di evoluzione, è
completamente immerso nel mondo del relativo, e quindi ciò che può narrare un’Entità di ciò che
avviene nel piano astrale, risponde senza dubbio a verità, ma alla verità che ha scoperto l’individuo
nel suo mondo soggettivo. Del resto anche uno scrittore di romanzi – è vero? – narra un suo mondo
soggettivo.
Avete ben meditato sugli ultimi esempi che vi abbiamo fatto? Avete capito perché noi insistiamo
su questo concetto della mancanza, nell’Assoluto, di mutazione? Nel modo secondo il quale un
Cosmo è costituito? Come è manifestato il Cosmo? Vogliamo arrivare ad una meta; vi arriveremo
grado a grado, lasciando anche alla vostra mente – visto che questa sera ne è stato parlato – la
possibilità di riflettere, di meditare, di collegare, oltre che i fotogrammi, i vari insegnamenti che vi
abbiamo dato. E poi vedremo.
Partecipante – Vuoi dirci solo una cosa Maestro? Se abbiamo intuito che in quella tua frase di due
lezioni fa c’è qualche cosa di diverso da sempre, forse siamo sulla buona strada nel meditare su
quello; e se invece siamo completamente fuori per cui è inutile meditare ancora su quella frase.
Kempis – Non vorrai mica, per caso, un riconoscimento ufficiale di aver capito che v’è qualcosa di
nuovo?
Partecipante – No, no, questo no. Tu puoi vedere in fondo a noi! Se veramente c’è qualcosa di
nuovo, cerchiamo…
Kempis – Certo che c’è qualcosa di nuovo. Certo. È un nuovo punto di passaggio. È un ”nuovo,
lineetta, punto di passaggio”. Se però vediamo, naturalmente, che questo “nuovo” non interessa da
vicino, o troppo sconvolgerebbe, possiamo benissimo ignorarlo e continuare su altra strada. Sempre
che anche questo, s’intende, interessi. Sempre che non interessi di più il romanzo d’avventure.
Partecipante – No… questo no…
Kempis – Salve a voi.
Kempis
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Dali
07 Febbraio 1968
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari. Un caro saluto ed una benedizione a tutti voi, o
figli. Vi prego di stare concentrati e di seguire.
Dali
Pace a voi.
In fondo siete in buona fede perché potreste udire quello che vi diciamo, tacere e parlare solo per
dichiararvi dei “ricercatori solitari”, vendendo quello che la vostra memoria vi ha fatto ritenere di quello
che avete udito, e con arditi sillogismi contemperare le varie ipotesi che si fanno del mondo che
sfugge ai sensi degli uomini, alla loro percezione, ai loro laboratori. In questo modo, forse, diverreste
degli esperti, delle creature che parlano poco perché poco o nulla hanno da dire. Ed invece voi,
ascoltando le nostre raccomandazioni, siete qua; fraternamente dite ciò che non avete capito; anzi,
l’un l’altro vi stimolate. Nel vostro stimolarvi chiedete che cosa avete capito, ma in effetti ciò che
dovrebbe essere quello che voi siete riusciti a capire, è ciò che invece non avete capito.
Ma noi siamo qua proprio per seguirvi da vicino in questo conversare. Sarebbe forse facile e
meno faticoso enunciare la Realtà, ma – ormai lo sapete – essa non sarebbe compresa da voi, ed
invece, strano a dirsi, vogliamo che comprendiate. Ed altro mezzo non v’è che quello di seguirvi; volta
a volta spronarvi al nuovo, aprirvi una piccola finestra sull’orizzonte più vasto e poi richiuderla
ponendovi di fronte ciò che ieri vi abbiamo detto, e cercando di far essere voi a trovare il punto di
contatto.
Il nostro modo di dire, a volte, si serve di controsensi; e quanti, man mano che progrediamo nelle
discussioni, di questi controsensi si trovano. Adesso siamo al punto che un Cosmo una volta è
soggettivo ed una volta è oggettivo. Una volta ha un suo ciclo di vita ed una volta non lo ha affatto.
Ciò dipende da quale punto di vista ed in funzione di quale termine di paragone lo si vuole osservare.
Adesso invece, addirittura lo vogliamo congelare. Perché no? È l’epoca delle cose surgelate, e
noi surgeliamo questo Cosmo. Lo fermiamo nel tempo e nello spazio. Potenza dell’umana fantasia!
Ma non basta: oltre che immobilizzarlo dobbiamo tagliarlo minutamente, scomporlo addirittura nelle
situazioni che lo costituiscono. E quante sono queste situazioni voi lo sapete: una per ogni mutazione.
Se noi potessimo vedere la materia nella sua composizione sub-atomica – cioè, spero che la
vostra memoria non vi tradisca, come è composta con i nuclei, gli elettroni, le particelle, i corpuscoli e
via dicendo, che girano attorno a vari nuclei, appunto, di attrazione – pensate che nell’attimo in cui, ad
esempio, un elettrone gira attorno al nucleo centrale, ha consumato tanti fotogrammi quante sono le
variazioni della sua posizione rispetto al nucleo. Sicché quando noi parliamo di “situazioni cosmiche”
non intendiamo solo di quelle morali, di quelle psichiche, di quelle che l’individuo può percepire, ma di
quelle che rispecchiano anche, ad esempio, la materia del piano fisico. Insomma, un fotogramma,
una situazione per ogni ubicazione. Allorché vi è una mutazione nella ubicazione, noi siamo in un
altro fotogramma, in un’altra situazione cosmica. Pensate quanti fotogrammi, allora!
Com’è – vi domandate voi – che questi fotogrammi innumerevoli… oserei dire infiniti se il Cosmo
fosse infinito, ma non lo è! È immenso, e quindi “innumerevoli”. Pensate quanti! E come è che fra tutti
questi fotogrammi, queste situazioni cosmiche, viste – quando sono viste – dagli individui, ne
scaturisce un paesaggio che se pur origina sensazioni soggettive in chi lo osserva, se pur ha diversi
angoli di visuale per chi si trova ad osservarlo, a vederlo, ha dei punti in contatto; tanto che la figlia B.
che siede qui a destra dello strumento, vedendo un tramonto e descrivendolo a me dirà che vede un
sole scendere all’orizzonte. Così come – sia pure con tutte le impronte soggettive – può vederlo la
figlia N. che è alla sinistra dello strumento. E perché? Pensate quanti fotogrammi sono scorsi di fronte
alla mente della figlia B. nel momento in cui osserva il tramonto del sole, e quanti ne sono scorsi di
fronte alla figlia N. nel momento che essa stessa osserva questo spettacolo naturale. È chiaro, un
Cosmo è costituito in un modo: questo vuol dire che ciascun fotogramma ha un punto di contatto con
gli altri fotogrammi; questo vuol dire che ciascun fotogramma, nei suoi elementi che lo compongono,
nelle figure che rappresenta, che contiene, nella situazione che rispecchia, è costituito in un modo.
Dire che un Cosmo ha un suo modulo significa appunto dire che i fotogrammi hanno un comun
denominatore. Significa dire che per quanto soggettive siano le interpretazioni degli individui che a
questi fotogrammi si legano o non si legano, un qualcosa di comune a tutti – anzi, più di un qualche
cosa – c’è. E se parliamo del piano fisico, ad esempio, del Cosmo, questo elemento comune a tutti i
fotogrammi è il piano fisico, quale voi con i vostri sensi lo vedete. Così fra l’uno e l’altro di voi potrà
esservi una diversa interpretazione degli oggetti che sono in un fotogramma, o nei fotogrammi che
scorrono di fronte alla vostra attenzione, ma questi oggetti sono comuni perché appunto il Cosmo è
unitario. Che cosa significa? Significa che un Cosmo contiene innumerevoli fotogrammi, ma che in
ultima analisi questi fotogrammi costituiscono un tutto; cioè, che gli individui i quali a questi
fotogrammi si legano, non hanno una visione del tutto soggettiva ed onirica, ma che questa visione
costituisce un qualche cosa. Come voi avete già detto, dà il senso di un Cosmo, di un Universo
astronomico che esiste, di un Cosmo in qualche modo palpabile che, per quanto diverso possa
essere dalla sensazione che altri percepisce, pur tuttavia ha qualcosa di fondamentalmente eguale.
Ecco perché parliamo di Cosmo.
Il Cosmo quindi non è un sogno dell’individuo, non è un piccolo Cosmo per ciascuno di noi, ma in
forza di questi comuni denominatori si costituisce un Cosmo unitario, dal quale poi possiamo avere
visioni e sensazioni soggettive. Questo intendevamo dire quando dicevamo che il Cosmo ha una sua
unità. Certo che l’ha!
Pensate, figli e fratelli, pensate a quante situazioni cosmiche sono contenute in un Cosmo, nei
limiti di questo Cosmo, dal suo manifestarsi al suo riassorbirsi che – ripeto – sono anch’essi
movimenti, fenomeni, manifestazioni intrinseche, che hanno luogo dentro al Cosmo, e che non sono
più quali le si vedono nel Cosmo, al di fuori del Cosmo. Pensate quante situazioni cosmiche! E
pensate dunque come esse, in un certo senso, siano legate le une alle altre.
Se noi osserviamo il crescere di una pianta, osserviamo il trascorrere di un numero elevatissimo
di situazioni cosmiche. Già in un istante fluiscono innumerevoli fotogrammi se noi pensiamo al moto
che ne scaturisce dalla osservazione della materia sub-atomica. Poi pensate la pianta che cresce;
ebbene, questi fotogrammi sono susseguenti, sempre – come vi abbiamo detto – secondo il modulo
fondamentale del Cosmo; tanto che chi osserva questo fenomeno della crescita di una pianta lo vedrà
secondo eguali fisionomie, secondo identici movimenti. E non potrà mai essere che dalla pianta si
passi al seme, ma sarà sempre viceversa, perché appunto questi sono elementi comuni dei vari
fotogrammi. Elementi comuni dai quali poi scaturisce quel Cosmo – come noi vi dicevamo – che ha
un suo colore, un suo sapore, un suo spazio, un suo tempo. Ma se noi, operando quella congelazione
del Cosmo, lo guardiamo nelle situazioni che lo costituiscono, che cosa vediamo? Ha ancora senso,
al di là del Cosmo, dire che qualcosa trascorre? Ormai lo avete capito: no! Ciascuna situazione
cosmica è immobile: per trovare movimento occorre dall’una passare all’altra. Per trovare spazio e
tempo occorre calarsi nel Cosmo. Ed attraversandolo l’individuo non percorre tutte le situazioni
cosmiche. Tanto che – per la sua libertà – egli può non legarsi a certi fotogrammi. Ma questi
fotogrammi vi abbiamo detto – tutti congelati, hanno un “sentire” (un “sentire” per “sensazione”).
Certo. Mi spiego, ed in questo esempio sono costretto a semplificare, a parlare di fotogramma, di
situazione cosmica, per intendere innumerevoli situazioni cosmiche. Prendiamo in esame un
fotogramma che comprende un uomo il quale tocca la fiamma di una candela; ed un fotogramma nel
quale un uomo pone la sua mano nell’acqua. Ebbene, fino ad ora vi abbiamo detto che sono uniti i
fotogrammi – secondo una successione che è poi data dal modulo fondamentale del Cosmo – non
solo quelli concernenti situazioni del piano fisico. Adesso vi diciamo più chiaramente che sono uniti
anche fotogrammi del piano astrale, ad esempio, tanto che se l’individuo si unisce al fotogramma in
cui vi è rappresentato l’uomo che tocca la fiamma, a questo fotogramma fisico è legato un
fotogramma astrale nel quale il corpo astrale ha sensazione di bruciare, di bruciato. Sensazione
spiacevole che si ha quando il corpo fisico tocca un oggetto oltremodo caldo. Allo stesso modo, figli e
fratelli, se si unisce al fotogramma in cui vi è rappresentato un uomo che tocca l’acqua, ebbene, a
questo fotogramma è legata un’altra sensazione del corpo astrale, un altro fotogramma del piano
astrale. Ecco dunque che cosa significa “ciascun fotogramma ha un suo “sentire””. Significa che
calarsi in quel fotogramma, in quella situazione, dà all’individuo-individualità – per ora diciamo così –
un “sentire”, una sensazione. Oltre che una realtà fisica. Se voi vi calate in una situazione particolare,
non solo vedete una rappresentazione degli oggetti del piano fisico legata a quella situazione, ma
avete anche una sensazione del corpo astrale legata alla situazione rappresentata nel piano fisico.
Se voi – ripeto, sto semplificando – vi calate in una situazione fisica, in un fotogramma, in cui vi
cibate, a questo fotogramma corrisponde un “sentire”, una sensazione del corpo astrale, sensazione
che tutti voi ben conoscete. In questo senso ciascun fotogramma ha un suo “sentire” ed è lì,
congelato, tanto che ogni volta che ciascuno sceglie un fotogramma, o quel fotogramma, quella è la
sensazione.
Ed allora questi fotogrammi – come diceva il figlio L. – in cui vi sono rappresentate delle vite
microcosmiche, sono legati alle individualità? Evidentemente no. Se voi osservate la vostra vita
congelata – congeliamo anche la vostra vita! Stasera siamo a congelare! – e dispiegata negli attimi
che la costituiscono, supponiamo dopo il trapasso… (non fate scongiuri, non serve), dopo il trapasso
vostro osservate la vostra esistenza terrena, tutta nel medesimo istante, scomposta, situazione fisica
per situazione fisica, ebbene – ditemi voi – queste situazioni fisiche sono legate all’individualità?
Certo non si può dire che quando voi le avete vissute non foste stati legati ad una individualità; che
esse non fossero atti di una vita microcosmica, che grava su un centro individuale. Ma se voi la
osservate, questa vita, scomposta in tutti i suoi punti costituenti, nel medesimo istante, voi dovete dire
che ciascun istante è legato oppure non è legato, a seconda da quale punto di vista voi osservate. E
se vi fossero state altre cose che voi non avete fatto, esse sarebbero lì. Forse voi non le vedreste.
Altro punto, infatti, che io vedo apparirvi strano è quello delle situazioni cosmiche non vissute
dagli individui, che rappresentano per voi una sorta di sciupio dell’Assoluto, il quale ha voluto fare le
cose in grande.
Ebbene, così non è. Perché il fatto stesso che vi sia per voi la possibilità di fare una cosa –
lasciamo per un istante la spiegazione del Cosmo attraverso a fotogrammi, ritorniamo
all’insegnamento precedente – il fatto stesso che vi sia la possibilità per l’uomo di fare qualcosa, e
che egli possa farlo o possa non farlo, implica anche secondo il vecchio insegnamento – tanto per
intendersi – da parte dell’Assoluto l’avere presente – parlo con il vecchio linguaggio – nella “mente
infinita”, istante per istante, che l’uomo compia anche ciò che poi non compie. Mi seguite? Ed allora,
se voi sostituite a questa “mente infinita” che crea, la situazione cosmica e il fotogramma, voi vedete
che niente è mutato.
Il Cosmo quindi comprende innumerevoli fotogrammi, innumerevoli nel senso più lato della
parola, che riflettono quello che abbiamo chiamato il piano fisico, che in sostanza altro non sarebbe
che un elemento comune a tutti i fotogrammi. Elemento comune che è rappresentato dalla “A” alla “Z”
secondo una precisa evoluzione, che scaturisce quindi – il piano fisico – da tutti questi fotogrammi
messi insieme. È un comun denominatore fisico delle varie situazioni cosmiche. Altrettanto dicasi per
il piano astrale, per il mentale e via e via. Ma poiché questi comun denominatori sono rappresentati
non sempre nello stesso modo, ma contengono essi stessi varie mutazioni, innumerevoli mutazioni,
ne scaturisce da ciò l’evoluzione, la vita del Cosmo fisico, l’evoluzione della materia fisica, la vita e il
ciclo di vita del Cosmo intiero. Ecco dunque il manifestarsi di un Cosmo, quando noi prendiamo in
esame certi fotogrammi che sono sul confine del Cosmo. Ecco l’evolvere del Cosmo, quando noi
prendiamo in esame quei fotogrammi legati fra loro da moduli fondamentali del Cosmo, ed ecco infine
il riassorbire del Cosmo, quando noi prendiamo in esame un altro confine del Cosmo.
Questa visione con la quale questa sera vi abbiamo annoiati, è una visione che trascende i limiti
del Cosmo; è una visione che lo vede congelato, come vi dicevo, che lo vede così com’è
rappresentato nell’Eterno Presente.
Che cosa v’è dunque di soggettivo nel Cosmo? Di soggettivo tutto per coloro che a questo
Cosmo sono legati, per coloro la cui consapevolezza è calata nel Cosmo; cioè, o nel piano fisico o nel
piano astrale o nel piano mentale o in altri piani.
Di oggettivo nel Cosmo che cosa v’è? Lo stesso Cosmo è oggettivo perché esiste in assoluto,
anche se non quale voi lo vedete. Quale voi lo vedete è un Cosmo soggettivo: ma esiste un
“qualcosa”, oggettivamente parlando, nell’Eterno Presente, nell’Assoluto. Legandosi a questo
“qualcosa”, calandosi in questo “qualcosa”, si ha la visione soggettiva del Cosmo. Così allorché
rimaniamo nel piano oggettivo, vediamo che il Cosmo esiste oggettivamente – ripeto ancora – anche
se in modo diverso da come voi lo vedete; quando dal piano oggettivo passiamo al relativo, ci
limitiamo, ecco che la nostra visione diventa soggettiva; soggettiva di un qualcosa che pure esiste
oggettivamente.
Pace a voi.
Kempis
Pace a voi.
Yogananda io sono e vengo a benedirvi.
Può fare apparire diverso il vivere di ogni giorno questo insegnarvi. Solo l’amore che le Guide
pongono nel parlarvi, solo questo deve farvi intendere come bisogna rivolgersi ai propri fratelli. Solo
questo amore. Solo la fede che Essi cercano di trasfondere in voi basterebbe a riempire e dare pieno
significato alla vostra esistenza.
Queste parole che vi vengono dette hanno molteplici significati, oltre quello che l’orecchio può
intendere. Voi potete non comprendere alcunché di quello che Essi vogliono significare, eppure
attingere in fede e in amore che sono presenti nelle espressioni delle vostre Guide.
E voi potete invece avere un temperamento che non sia consono ad una via mistica, ed allora
udire ed intendere l’insegnamento filosofico e concentrarvi in esso fino ad impegnare la mente in
regioni così elevate da far vibrare il vostro veicolo akasico, come voi lo chiamate, la vostra coscienza.
Perché il processo di evoluzione dell’individuo si concretizza in queste parole: spostare la propria
consapevolezza dai piani più densi a piani più sottili. E dico, e diciamo “consapevolezza” in senso
lato, ciò comprendente cioè anche “coscienza”. Voi vedete che nel piano fisico la vostra
consapevolezza è nel piano fisico; così non si tratta, in definitiva, di muovere un veicolo fisico, ma di
spostare la vostra consapevolezza a situazioni cosmiche rappresentanti diversi luoghi. Se voi, poi,
vivete nel piano astrale, non vi siete spostati ma avete spostato la vostra consapevolezza al piano
astrale, e così via e così via. Il Cosmo è lì, l’individuo è lì, eppure il viaggio nello spazio e nel tempo si
compie solo attraverso allo spostarsi della propria consapevolezza.
Pace. Pace a tutti voi.
Paramhansa Yogananda
La pace sia con voi e con tutti gli uomini. Un caro saluto ed una benedizione a tutti, figli.
Quando avrete meditato profondamente quanto il Fratello Kempis vi ha detto questa sera,
rileggete le conversazioni sulla individualità.
Pace a tutti voi, cari figli.
Dali
21 Febbraio 1968
La pace sia con voi e con tutti gli uomini. Un caro saluto ed una benedizione a tutti voi, o figli.
Un saluto ed una benedizione anche a coloro che, ospitandovi, ospitano queste riunioni.
Comprendiamo, figli, che questo insegnamento possa procurarvi un maggior impegno, una più
intensa applicazione per seguirlo. Ebbene, taluno di voi può rimanere smarrito da questo nuovo modo
di presentarvi la Realtà; ma pure il rimanere nell’insegnamento quale voi fino ad ora avete conosciuto,
significa ripetere cose che – se le avete già capite – non comportavano una necessità ulteriore di
ripeterle, e se ancora non le avete capite, ciò significa che nessun altra ripetizione poteva farvela
intendere. Ebbene, figli, dobbiamo quindi ampliare, lasciare il vecchio; vecchio del resto utilissimo,
che noi non abbiamo smentito, con il quale non siamo in contrasto, per andare avanti, andare avanti
nella comprensione della Realtà. Lasciando questo “vecchio” noi vogliamo portarvi ad una
concezione della Realtà tutt’affatto diversa.
Le sedute cosiddette appunto “spiritiche”, le riunioni nostre figli, hanno subito moltissime critiche.
I fenomeni fisici sono stati criticati, e gli insegnamenti. A proposito dell’insegnamento fu detto che ciò
che noi vi dicevamo, il mondo che noi vi rappresentavamo – l’aldilà, ad esempio – non si discostava
molto dalla realtà fisica. E questo era dovuto all’inconscio vostro che, abituato ad un mondo fisico,
dovendo immaginare un mondo ultraterreno, per quanti sforzi facesse, non riusciva a distaccarsi dagli
schemi che conosceva. Così la vita nel piano astrale, ad esempio, è simile alla vita del piano fisico
per questa impossibilità dell’inconscio – autore delle sedute medianiche – di immaginare qualcosa di
diverso dalla vita del piano fisico. Ebbene, figli, quanto questa obiezione sia poco probante per coloro
che ritengono le riunioni medianiche frutto di intervento di trapassati, non v’è bisogno di sottolinearlo.
È tanto poco probante – e forse meno probante – di quanto non lo sia la tesi spiritica per coloro che
agli Spiriti non credono. Ma – questo è un discorso che noi facciamo per inciso – ma questo nuovo
insegnamento quindi deve non mostrare agli increduli che le voci sanno immaginare condizioni di
esistenza, realtà ben diverse da quella fisica; ma questo nuovo insegnamento, appunto, deve portare
voi ad immaginare nuovi modi di esistere, nuove condizioni di vita; deve spingervi ad aprire la vostra
mente.
Quanto questo sia utile ai fini di migliorare voi stessi, può apparire incerto. Infatti il fenomeno che
noi provochiamo non è stato solo oggetto di critiche da parte di increduli, ma anche da coloro – voi –
che continuamente ci seguite. E ciò è legittimo, figli; è legittimo purché sia per voi fattivo. Purché sia
di qualche utilità, nel senso più lato e più esteso del significato della parola.
Certo dire che l’insegnamento di Claudio è più utile di questi insegnamenti, è una verità, forse; è
una verità del resto che acquista più precisione per taluno di voi, che calza più esattamente per certi
temperamenti. Ma non per tutti. Non per niente, figli, vi diciamo che diverse sono le vie che potete
seguire per giungere alla Realtà. Conoscere se stessi è cosa profondamente, estremamente utile.
L’insegnamento del conoscere se stessi, figli, però è un insegnamento che, una volta enunciato, deve
essere vissuto singolarmente. Può essere chiarito nella sua enunciazione; possiamo soffermarci sul
significato di conoscere se stessi, dei processi di espansione dell’io. Esaminare in quanti e quali modi
l’io riesce a nascondersi pur di espandersi, e via e via. Esaminare i processi del non-io, di coloro che
cercano di annullarsi in terra per diventare grandi in cielo. Ed ancora di più: possiamo chiarire tutti
questi punti di vista e fare con ciò opera meritoria, ma l’insegnamento del conoscere se stessi, figli,
deve essere vissuto singolarmente da ciascuno di voi. E quindi le nostre riunioni, dopo breve tempo –
se solo su quello vertessero – avrebbero finito il loro scopo una volta che vi avessero spinto a
meditare ed a conoscere senza falsità, in piena sincerità, l’essere vostro, l’intimo vostro “sentire”. E
non sarebbe poco! Ma il loro compito, il loro senso, il loro significato, sarebbe così dopo poco venuto
a cessare dal momento che, per applicare questo insegnamento, ciascuno di voi deve agire nel
proprio intimo e direttamente, da solo, senza l’aiuto di nessuno.
Del resto poi non tutti avete la stessa natura interiore, ed allora cerchiamo di parlarvi di realtà che
trascendono la realtà umana individuale proprio, figli, per farvi sentire l’armonia del Tutto. Per
convincervi, attraverso a questa visione generale di un Tutto armonico, quanto poco importante sia
espandere il proprio io. Quanto essenziale sia amare i nostri simili, pur valutando le forze di ciascuno
di noi, forse per sostenere questo amore. Nessuno di voi è tanto forte da annientare la propria vita per
i suoi simili, e sarebbe un errore, un sopravalutarsi, agire senza vagliare queste sue possibilità. Né
d’altra parte queste parole siano prese a scusa, a giustificazione, della propria indolenza, della
propria pigrizia, della propria mancanza di buona volontà. Insomma il nostro insegnamento è per tutti
voi.
Se in questo momento parliamo più dell’Assoluto, del Cosmo, dell’Eterno Presente, ciò non vuol
dire che attribuiamo a questo argomento maggiore importanza che ad altri, mistici… che al conoscere
se stessi. Ma anzi li riteniamo tanto importanti da sottintendere che siano da voi compresi, non solo,
ma messi in atto. E che questo insegnamento della Realtà, della visione d’insieme, sia a quella del
conoscere se stessi un utile complemento. Sia un modo di completarlo. Questo volevamo dirvi.
Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini.
Dali
Salve a voi.
Allora? Vi tornano i conti? Vi manca o vi avanza qualche fotogramma?
Noi desideriamo soffermarci ancora sulla parte che abbiamo cercato di focalizzare nell’ultima
riunione. Ebbene, vi è chiaro il concetto di “comun denominatori” dei fotogrammi? Che cosa significa
“comun denominatore”? Elementi in comune possiamo dire, è vero? Forse è più chiaro per voi. Tutti i
fotogrammi, tutte le situazioni cosmiche – noi diciamo cosmiche – alle quali l’individuo si lega, e che
quindi sono vissute individualmente, hanno elementi in comune. Non solo in comune lateralmente ma
successivamente. Mi spiego. Ritornando all’esempio del tramonto, se osserviamo il sole calare,
ebbene, i fotogrammi ai quali si lega l’individuo “X”, hanno elementi in comune con i fotogrammi ai
quali si sono legati altri individui. Quali sono questi elementi in comune? Il sole che tramonta, ad
esempio. Mi seguite? Questo è il senso laterale, ma anche il senso nel successivo – ho detto – di
successione; infatti, mutazione per mutazione, attimo per attimo, gli individui assistono al calar del
sole in uno stesso modo. Questa visione può essere oggetto – ripeto – di personali sensazioni,
emozioni. Il veder calare il sole in taluno può suscitare ricordi, e via e via. L’uno può mettere a fuoco
un particolare, ad esempio, una nube; l’altro soffermarsi sulla sfera del sole. Mi seguite? Però vi sono
questi elementi in comune. Dunque una situazione, più situazioni cosmiche, vissute individualmente,
aventi elementi in comune. Che cosa sono questi elementi in comune, dunque? Il figlio L. si domanda
qual è la storia del Cosmo; ma la storia del Cosmo sono gli individui a farla con le loro scelte.
Evidentemente, appunto, il figlio L. parte da un assioma errato e non può che giungere ad una errata
conclusione.
Noi vi abbiamo distinto due forme di vita: la vita macrocosmica e la vita microcosmica. La vita
della materia, ad esempio, del Cosmo, e la vita dei microcosmi. È vero? Ebbene, la storia del Cosmo
ha una sua direzione, ha un suo ciclo, ha un suo inizio ed una fine ed è sempre tale e quale per
quanto concerne la vita macrocosmica. Che poi altro non è che uno ed il più vasto degli elementi in
comune dei vari fotogrammi. Così… mi spiego: tutti i fotogrammi che una umanità, una razza o tutte
le razze possono vivere hanno in comune la vita macrocosmica. Ecco perché quindi, qualunque
scelta l’individuo compia, non inciderà mai sulla vita macrocosmica, sulla vita del Cosmo. Così,
possiamo supporre che mentre osserviamo il famoso tramonto, un individuo – facciamo un esempio
banale – accenda una sigaretta. Fa quindi una scelta: il fotogramma che egli sceglierà, la situazione
che egli sceglierà di accendere la sigaretta, conterrà sempre il tramonto, il calar del sole. È chiaro
questo? Ecco dunque, noi vediamo che un Cosmo ha una storia fissa, ha un ciclo di vita ben definito,
stabilito dal modulo fondamentale e che risulta, appunto, da tutti questi elementi in comune, da tutti
questi “comun denominatori” dei vari fotogrammi che gli individui vivono soggettivamente, ma che
contengono appunto elementi comuni a tutti. Cosicché la vita, la storia del Cosmo, va scissa in “storia
della vita macrocosmica” ed è quella – v’è un’evoluzione, v’è un ciclo di vita, voi lo sapete – è quella.
E in tante storie individuali. È vero, figli e fratelli? Qualunque siano le scelte e le storie individuali, la
storia della vita macrocosmica non muta. Infatti la vita macrocosmica non è legata ai microcosmi.
Questo da tempo ve lo abbiamo detto. Un’altra delle vecchie verità – per così chiamarle – che
ritroviamo nel nuovo modo di parlare e che non è per niente in contrasto, anzi – direi – chiarisce. È
vero, figli e fratelli?
Ed allora, gli altri fotogrammi, quelli che comprendono le varie scelte dell’individuo? Sono tutti lì,
tutti esistenti nello stesso modo. Non è che si “vivificano” allorché un individuo si lega ad essi e che
solo quelli a cui l’individuo si lega abbiano vita e gli altri rimangano morti. No. Tutti esistono nello
stesso modo immutabile. Perché voi sapete che ciascuna situazione in se stessa è immutabile:
contiene una mutazione – è vero? – ma è lì, fissa, come quella vecchia teoria secondo la quale il
moto dei corpi altro non sarebbe che un insieme di punti fermi, infinito.
Così questi fotogrammi vissuti soggettivamente, individualmente, che contengono, ripeto, punti in
comune, elementi in comune – che sono gli elementi della vita macrocosmica – sono tutti egualmente
esistenti, sia che siano scelti dagli individui o che non lo siano. Allorché l’individuo ne sceglie uno,
vive – l’individuo, non il fotogramma – quella situazione con tutte le conseguenze che ciò comporta.
Ma il fotogramma in sé non subisce mutazione alcuna, quello scelto, rispetto ad un altro non scelto.
Ed allora la storia del Cosmo che cosa è? È la storia della vita macrocosmica e di tutte le vite
microcosmiche nel senso più ampio e più lato: cioè di tutti quei fotogrammi, di tutte quelle situazioni,
sia che esse siano vissute dagli individui, sia che esse non lo siano affatto. È una questione di scelta.
E laddove vi è la possibilità – lo ripetiamo ancora – di fare qualcosa, ancorché l’individuo non lo
faccia, esiste una situazione cosmica che può essere vissuta individualmente dall’individuo.
Toccando ora il punto sottolineato dal figlio S., mi corre l’obbligo di fare una precisazione.
Allorché voi pensate a fare qualcosa, ad esempio aprite la vostra fantasia – vero figlio C.? – la
lasciate galoppare. Ebbene, che cosa fate? Impiegate il vostro veicolo mentale in una attività. Il vostro
veicolo mentale opera delle scelte, né più né meno come il veicolo fisico compie certe scelte, diciamo
così per semplificare, nel piano fisico. È vero, figli e fratelli? Così quando voi pensate, il vostro veicolo
mentale compie la scelta di certi fotogrammi del piano mentale. V’è una differenza fra ciò che voi
pensate e ciò che voi potete fare. Così voi potete pensare di andare sulla luna, ma sarà il vostro
veicolo mentale che sceglierà certi fotogrammi. E questi fotogrammi esisteranno indistintamente nel
piano mentale, ma non esisterà nel piano fisico, per il piano fisico, più esattamente, un fotogramma in
cui voi siete sulla luna. Mi seguite, figli? Dunque innumerevoli indubbiamente sono i fotogrammi;
ciascun fotogramma rappresenta una situazione cosmica che può essere vissuta soggettivamente
dall’individuo, e ciascun fotogramma può essere vissuto in modo più o meno consapevole. Ma le
situazioni cosmiche, ripeto, esistono per il piano fisico, per il piano astrale, per il piano mentale, per
ogni piano di esistenza. A rigore, quando voi siete venuti qua questa sera, non avete condotto qua il
vostro veicolo fisico, ma il vostro individuo successivamente si è legato, un fotogramma dopo l’altro, a
tante situazioni cosmiche riguardanti il piano fisico, vivendole successivamente, in cui il vostro veicolo
fisico era rappresentato in una posizione sempre più ravvicinata rispetto al punto di arrivo. Questo
vostro legare la vostra consapevolezza a questo tipo di fotogrammi, implica come stretta
conseguenza lo scegliere o il legarsi ad altri fotogrammi del piano astrale; cosicché quelli di voi che si
saranno bagnati sotto la pioggia, o meglio che si saranno legati a un fotogramma o a quei fotogrammi
nei quali il loro veicolo fisico era rappresentato sotto la pioggia, mi seguite?, come conseguenza
automatica si saranno legati nel piano astrale a fotogrammi in cui il loro veicolo astrale rappresenta la
situazione del bagnato. In cui il loro veicolo mentale, ad esempio, rappresenta l’idea di un raffreddore,
e via e via.
In sostanza, quindi, il Cosmo è lì, immobile, statico, da sempre. È l’individuo – diciamo oggi – che
si lega in questo immenso mosaico, attimo per attimo, spazio per spazio, a queste situazioni
cosmiche. E legarsi ad esse significa spostare la propria consapevolezza in quei punti, a quei punti
del Cosmo. Questo significa. E ciò che ciascuno sposta – come giustamente vi è stato detto di
recente – è la propria consapevolezza. Sottolineo questo concetto.
Il Cosmo ha già scritto la sua storia; il ciclo della vita macrocosmica non può mutare secondo le
scelte degli individui. Né le scelte degli individui possono mutare la vita del Cosmo perché non è che
attraverso a queste scelte gli individui colorino, vivifichino, improntino in modo diverso i fotogrammi
scelti. Mai. I fotogrammi possibili esistenti, che siano vissuti o meno, esistono tutti nello stesso modo.
E la storia del Cosmo – ancora lo ripeto – è la storia del macrocosmo e di tutti i microcosmi. Storia
realmente vissuta e storia possibilmente vissuta.
Pace a voi.
Kempis
Vi benedico creature. …e siate unite attorno a questo fulcro di… A che rattristarvi se quello che
avete è sufficiente? Basta a ciascun giorno il proprio affanno. Abbiate fiducia nell’aiuto che può venirvi
dall’Altissimo. Non temete, non turbate i momenti di serenità che potete avere, con preoccupazioni,
nell’incertezza della vostra situazione presente. Siamo qua per darvi coraggio e pace a tutti.
Pace
Teresa
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Se non avete delle domande vi benedico e saluto.
Partecipante – Quella parola non percepita al magnetofono?
Dali – “Confine”. Vi benedico tutti. Siate uniti in serenità ed armonia.
Pace a tutti voi.
Dali
06 Marzo 1968
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Un caro saluto e una benedizione a tutti voi che qua siete riuniti questa sera.
Non ho niente da dirvi per il momento, figli cari, se non pregarvi di stare concentrati.
Dali
Salve a voi.
Vi abbiamo udito rivolgerci alcune domande, e noi siamo ben lieti di rispondere a questi vostri
interrogativi. Magari, anche, formulando altri quesiti noi stessi.
Voi pensate con qualche difficoltà che queste situazioni cosmiche, vissute individualmente dagli
individui, possano non distinguersi dalle altre, per così dire, esistenti ma non scelte, non vissute dagli
individui stessi. Non potete con facilità capire in quale modo poi questi fotogrammi scelti non
rimangano in qualche modo contrassegnati; come se – badate bene a quel che dico – un Cosmo, pur
rimanendo eternamente in qualche modo esistente, fosse poi “trascorso”, avesse poi ad un punto
della storia dell’Assoluto – tanto per così dire – terminata la sua ragion d’essere, esaurito il suo
compito per quanto concerne le vite individuali. Soffermatevi su questa affermazione. Meditate su
essa.
All’inizio vi abbiamo parlato di un Cosmo che veniva manifestato e quindi riassorbito, così come
illustrano questa verità le filosofie orientali, e più ancora certe religioni dell’oriente. Poi vi abbiamo
detto che sì, il Cosmo ha un inizio e una fine, ma che questo inizio e questa fine sono solo apparenti
per chi vive nel Cosmo, perché non sarebbe concepibile che nell’Assoluto vi fosse un trascorrere; che
non vi fosse un Eterno Presente, un attimo che comprendesse tutti i tempi e fosse un non-tempo; uno
spazio che comprendesse il Tutto e fosse un non-spazio. Un Assoluto che non avesse questi requisiti
non sarebbe un Assoluto. E vi abbiamo detto, quindi, che non poteva darsi che un Cosmo in realtà
nascesse e fosse riassorbito, perché allorché il Cosmo fosse riassorbito, o durante tutta l’epoca della
sua manifestazione, con il suo trascorrere avrebbe segnato un trascorrere dell’Assoluto. E quindi un
Assoluto che ha in sé un trascorrere, un mutare – che è un momento prima qualcosa che non è il
momento dopo – non può essere un Assoluto. È vero, figli e fratelli? Ed ecco quindi che vi abbiamo
cercato di spiegare come può esistere un Cosmo, con una nascita ed un riassorbimento, un
trascorrere, senza che nell’Assoluto vi sia un trascorrere. Abbiamo cercato di farci intendere
illustrandovi le situazioni cosmiche, ed è l’individuo, o individualità, che legandosi a queste situazioni
cosmiche crea, prima con la mente – con il corpo mentale inferiore e poi con altri veicoli – questa
illusione del trascorrere, del movimento, dello spazio e via dicendo. È vero, figli e fratelli? Orbene,
abbiamo cercato di illustrarvi il libero arbitrio, per quella porzione che l’uomo, o l’individuo, ne gode in
proporzione alla evoluzione, senza che questo cambi la vita di un Cosmo. E questo voi lo avete
compreso, è vero, figli e fratelli? Avete capito come e perché è possibile fare delle scelte: vi sono
situazioni per tutte le scelte che l’individuo può fare, senza che muti per ciò la vita macrocosmica. Ma
ciò che l’individuo non sceglie, in quale modo rimane? Né più né meno – vi abbiamo detto – come ciò
che l’individuo sceglie. E non è un “rimanere” come qualcosa di trascorso – sottolineo ancora questa
puntualizzazione – non è un trascorrere che segni un cessare di significato, che voglia dire cadere di
ogni ragion d’essere. Seguitemi, figli e fratelli!
Ebbene, vi abbiamo anche detto che è possibile, una volta usciti dal Cosmo, cioè spostata la
propria consapevolezza per evoluzione raggiunta al di fuori del Cosmo – dico questo in termini molto
semplificati e imprecisi – nuovamente calarsi nel Cosmo e rivivere certe situazioni. Vi abbiamo detto
questo proprio per spingervi a capire che il Cosmo quindi non trascorre mai; che i fotogrammi, le
situazioni cosmiche non perdono il loro significato una volta che ad esse gli individui si sono uniti. Mi
seguite? Tanto che è possibile ad un Maestro che abbia ottenuto la sua maturazione – tanto per dire
qualcosa – in un’altra manifestazione cosmica, vivere in un Cosmo, legarsi a certe situazioni. È vero,
figli e fratelli? E viverle esattamente come voi vivete quelle attuali, di questo vostro istante. Non solo è
possibile vivere quelle scelte da certi individui, ma anche quelle non scelte, perché “viverle allora”
significa appunto “sceglierle allora”. E viverle nella pienezza del senso di questa parola, come voi
riuscite a viverle. Ma non viverle – figlia B. – dal di fuori, quali Maestri, è vero? Ma come individui,
quali voi – e noi, forse – le stiamo vivendo in questo vostro tempo. Mi seguite? «E come è possibile –
dite voi – calarsi?». È possibile. E non è difficile trovare, ad esempio, la storia di una umanità, perché
facendo determinate scelte vi abbiamo sempre detto che implicitamente si segue tutta una serie di
fotogrammi. Così se anche, per una assurda ipotesi, un Maestro scegliesse un fotogramma da
rivivere io parlo per assurdo, figli, voi dovete seguirmi – non è che poi debba ingegnarsi per
indovinare quale fotogramma segue a quello, perché imbroccata una strada significa seguire tutta
una serie di fotogrammi. Ecco il Karma, figlio C., è vero? Quindi non è che di attimo in attimo voi
scegliete dei fotogrammi; scegliete dei fotogrammi solo dove non esiste Karma, dove avete la libertà
di scegliere; ma poi scegliete gruppi di fotogrammi, perché con il vostro agire mettete sempre in moto
delle cause che recano con sé degli effetti, e quindi fotogrammi, situazioni cosmiche, che chiamano
ben precise e determinate situazioni cosmiche. Basterebbe quindi imbroccare la prima per poi
trovarsi, come passaggio formato, molto innanzi fino alla prossima scelta dell’individuo. È vero figli e
fratelli? Ma questo non ha conseguenze pratiche; lo dico solo per farvi intendere in quale modo
rimangono legati i fotogrammi scelti. Rimangono legati in virtù della legge di causa e di effetto: ad
ogni azione corrisponde una reazione, ad ogni situazione corrisponde un’altra situazione ben precisa.
E solo laddove sono esauriti gli effetti l’individuo ha la possibilità di scegliere, di muovere altre cause
liberamente. Mi sono spiegato, figli e fratelli? Con questo quindi penso, almeno per questa nostra
sera, di non tornare più sul problema dei fotogrammi, in quale modo esistono e in quale maniera sono
legati gli uni agli altri.
Però, da quello che ho detto per giungere fino a questa conclusione, voi dovete già intuire la
risposta alla seconda parte della vostra serata, alle altre domande che vi siete posti. Voi avete chiesto
se l’individuo è un tutto uno con l’individualità. Ebbene, figli e fratelli, l’individuo – dicemmo – è il
protagonista. Ma che cosa è rappresentato in un ideale fotogramma? Vi abbiamo detto che è
rappresentato un veicolo fisico: il vostro veicolo fisico. Che quella sensazione di intierezza del vostro
veicolo fisico, in effetti, nel piano fisico, non è così. Perché il vostro veicolo fisico si potrebbe
scomporre nel tempo e nello spazio in un insieme di fotogrammi. Mi seguite, figli e fratelli? Così
altrettanto dicasi per gli altri veicoli della vostra manifestazione individuale. L’individuo è quindi sì, una
propaggine dell’individualità. È vero, figli e fratelli? L’individualità cioè è sì il fulcro dell’individuo; ma
l’individuo è ciò che dà, in sostanza, l’intierezza di tutti questi veicoli; veicoli che appunto sono
composti di innumerevoli fotogrammi. Pensate, dunque! Da tutto questo insieme di elementi, ne
scaturisce l’unità. Già sembrava strano che l’uomo, che è abituato a pensarsi in un veicolo fisico,
avesse diversi altri veicoli e che da tutto questo insieme di veicoli ne scaturisse l’idea dell’individuo, di
un suo essere unico. È vero, figli e fratelli? Sembrava strano a taluno di voi che l’individuo avesse un
veicolo fisico, un veicolo astrale, un veicolo mentale, senza pensare agli altri superiori ancora in via di
formazione, e che da tutto questo insieme di veicoli ne scaturisse la sensazione, per l’individuo, di
unità: di essere “un essere”. Ebbene, pensate addirittura che non si tratta di un corpo fisico, ma di un
insieme di elementi che – attraverso al corpo mentale, ho detto prima, e via e via – si ha la
sensazione di un corpo fisico. Che non si tratta di un veicolo astrale, ma di un insieme di fotogrammi
che uniti attraverso a questa idea di unità, danno appunto la sensazione di un corpo astrale. Dunque
l’individuo è questo insieme di veicoli e, più ancora, l’idea di unità d’essere, ed è la propaggine
dell’individualità. Quindi molte volte noi ci troviamo imbarazzati – l’avrete notato – a dire “individuo” o
“individualità”. Ed ancora vi consigliamo di meditare – se non volete rileggere perché questo vi costa
troppa fatica – parlatene fra voi, ma ancora parlatene di “individuo” e di “individualità”. È vero, figli e
fratelli?
Dunque, che cosa abbiamo raggiunto? Se non chiariamo questo punto di individuo e di
individualità, noi abbiamo spostato dal Cosmo la possibilità di mutazione; cioè non è più un Cosmo
che muta, perché il Cosmo contiene tutte le situazioni, è vero? E sono tutte lì congelate, abbiamo
detto, senza mutazioni; ma è l’individuo-individualità che, passando dall’una all’altra, ha l’idea della
mutazione. È chiaro? Però questa mutazione non abbiamo fatto altro che spostarla nella terra
dell’individuo-individualità, perché è là, allora, che l’individuo-individualità muta. E dov’è questo
individuo-individualità? Allora vi è ancora, nell’Assoluto, della mutazione, figli e fratelli? E se vi è un
mutare nell’Assoluto, noi vi abbiamo detto, non è più un Assoluto. Vedete dunque che manca ancora
qualche elemento, è vero figlio L.? Insomma, dobbiamo giungere al punto, ad avere l’idea di qualcosa
che non deve mutare. Di un Assoluto che deve contenere tutto, ma che non deve assolutamente
avere né uno spazio, né un tempo, né un trascorrere; altrimenti non sarebbe più Assoluto.
E se questa individualità, che come voi avete detto è un tutto con l’individuo – e può essere
giusto – però un momento è alla fase di potenza ed un momento è alla fase fulgida dell’identificazione
con l’Assoluto. Allora, dunque muta l’individualità?
Meditate. Meditate su questi problemi. Del resto basta – a meditare – basta ricordare quello che
abbiamo detto e trarre le conclusioni per vedere che questa mutazione… non c’è, forse. E dove sta,
se c’è? Parlatene.
Pace a voi.
Kempis
Cari amici, Alan vi saluta.
Vedo che le vostre Guide vi spingono ad un dialogo molto da vicino. E voi certo potete applicarvi
con più… come si dice?
Partecipante – Diligenza!
Alan – Oh, non vorrei dire questo. Con più intensità insomma, per poter arrivare a queste
interessantissime conclusioni. Io non sono così profondo come forse taluno di voi. Se avete qualche
domanda da rivolgermi…
Partecipante – Se permetti, io vorrei sapere: si parla tanto del trapianto del cervello. Ora vorrei
sapere se quando si prende un cervello da un corpo morto, però il corpo astrale non ha lasciato
subito il corpo morto, se si prende questo cervello che non è ancora staccato dal corpo astrale, cosa
avviene? Può avere qualche influenza sull’individuo al quale viene immesso questo nuovo cervello?
Alan – Senza dubbio, senza dubbio. Perché voi sapete che proprio nel cervello sono quei centri di
rice-trasmissione che collegano il corpo fisico all’individuo; quindi quando la scienza potrà giungere a
questa modificazione, si avrà senza dubbio un cambiamento della personalità, perché in sostanza
sarebbe come mettere l’anima di un essere nel corpo di un altro essere. Né più né meno. Mi sono
spiegato?
Partecipante – Questo per quanto riguarda il cervello; ma per il cuore e gli altri organi?
Partecipante – Ma quando l’individuo è morto?…
Alan – Si è posto il caso che non sia disgiunto. Se ho capito bene la domanda, di un cervello che
ancora sia in contatto con il corpo astrale. E quindi il veicolo fisico abbia finito la sua vita, sia morto, in
seguito ad altra malattia. Allora questo cervello ancora vivo – direte voi – cioè in contatto con il corpo
astrale dell’individuo che era legato a quel corpo fisico, viene trapiantato in un altro corpo fisico, è
vero? È questo? Ecco, allora – ammesso… quando questo sarà possibile – l’individuo che prima era
legato al corpo di cui è stato tolto il cervello, si trasferisce nell’altro corpo dove il cervello viene
trapiantato.
Partecipante – E allora funziona la psiche di quello morto?
Alan – Certo. Mentre nel caso del cuore rimane la psiche, invece nel caso che tu mi hai portato viene
la personalità del donatore.
Partecipante – Ma è giusto questo? Dico per le leggi della natura?
Alan – Adesso parliamo per astratto, è vero?
Partecipante – Alan perdona, volevo, se credi, una precisazione. A proposito del “lettore”, del
“protagonista” di quella lezione della quale abbiamo riparlato questa sera: io non sono mai riuscita ad
essere convinta che il lettore sia l’individualità, dato che le si attribuiscono le scelte. Abbiamo cercato
di capire pensando… sì, l’individualità guida l’individuo, in un certo senso, verso le scelte che gli sono
necessarie per la sua evoluzione. È in questo senso?
Alan – L’esempio non può ricoprire tutta la realtà. Era fatto per dimostrare un certo punto di vista. Chi
è che sceglie, se l’individuo o l’individualità, lo saprete certamente, se vi soffermerete su questo
argomento come vi ha detto il Fratello Kempis.
Partecipante – Se non ci siamo ancora arrivati ho paura che…
Alan – Non è il caso di argomenti… – come posso dire? – che siano stati molte volte ripetuti e che
quindi non sia più possibile dirli in altro modo. Quindi può darsi benissimo che vi arriverete con
ulteriori schiarimenti, spiegazioni. E più che chiarimenti e spiegazioni con un poco più di…
applicazione!
Vi saluto e benedico.
Alan
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Dali
Senti, Nella seconda: i componenti di questo Cerchio hanno una qualità: capiscono tutto al volo.
Lilli
20 Marzo 1968
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari. Un caro saluto ed una benedizione a tutti voi, o
figli. Ho detto alla piccola Lilli di non fare frastuono per non disturbare.
Avete provato, figli cari, a pensare a certe idee, certi concetti che noi per il passato vi abbiamo
illustrati, e vedere quanto essi vi siano oggi più familiari di un tempo? Avete notato come certe
preposizioni che noi vi abbiamo fatto, in un primo tempo, fossero state da voi quasi rifuggite, e come
oggi invece possiate pensare ad esse senza tante difficoltà? Vi dicevamo, ad esempio, che il Cosmo
ha un inizio ed una fine, vero figli? E quanto ancora valida sia questa Verità! Ancora una volta
vogliamo sottolineare ciò. Eppure, in assoluto, non v’è inizio né fine, è vero, figli cari? Allora questo, a
taluno di voi, se non a tutti, poteva sembrare una cosa assurda, un controsenso, quando vi dicevamo
che il ciclo di vita del Cosmo è tutto lì, come una bobina cinematografica; e che l’inizio del Cosmo lo
osserva chi osserva il primo atto, i primi fotogrammi, le prime situazioni cosmiche; ed il riassorbimento
lo vive chi si lega agli ultimi atti del Cosmo, è vero, figli cari? Ce n’è voluto del tempo prima che
questo concetto acquistasse per voi una certa chiarezza.
Ma vi abbiamo fatto altre domande alle quali era inutile dare una risposta, considerando che, figli
cari, voi non avete compreso il senso pieno della domanda. Sarebbe stato come se noi stessi ci
fossimo posti un indovinello, per così dire, e ci fossimo risposti da noi. Non si trattava, qui, di fare un
gioco; ma si trattava – attraverso alla domanda – di farvi intendere un concetto, l’importanza di questo
concetto. Ed attraverso alla risposta – data solo quando voi, figli cari, aveste ben compreso il
problema riassunto nella domanda – illustrare la Realtà. Certo allorché la domanda non è stata
compresa nella sua intierezza, inutile è stato dare una risposta intiera. C’è in tutti – e non parlo di voi
soli in questo momento – una pigrizia mentale nel senso di un maggior piacere nell’avere la risposta
già formulata a certe domande che vengono poste, e così molte volte voi aspettate che taluno
risponda limitandovi ad accedere a questa o ad altra tesi; vi accontentate di una risposta sommaria,
senza sviscerare completamente il problema. Proprio – mi sia consentito il giudizio – per una sorta di
connaturale pigrizia che è in tutti, in tutte le creature. Ecco, figli, che allora il problema viene
prospettato da più punti di vista. Le domande vengono ripetute più volte e formulate in modo diverso,
fino a farvi acquisire una certa dimestichezza con il nuovo modo di vedere, con il nuovo
insegnamento, potremmo dire. Cosicché, poco a poco, speriamo che voi possiate entrare nel vivo del
problema.
Vi benedico e lascio momentaneamente.
Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini.
Dali
Salve a voi.
Poco a poco, passo su passo, vi andate avvicinando ad una visione più precisa, più aderente alla
Realtà del Tutto. C’è voluto da parte vostra un po’ di sforzo, qualche piccola battaglia, ma –
nonostante le incertezze di taluno – siamo giunti al cuore, al centro del problema.
È vero che taluno di voi non controlla bene il linguaggio – e non intendo parlare di espressioni più
o meno colorite, con questo – ma intendo riferirmi al senso duplice che possono acquistare le parole
allorché si parla della Realtà. È vero questo, ma è anche vero che poco a poco ci seguite.
Sarete così forti da sopportare il concetto finale? Quello che già intravedete, ma che è totalmente
estraneo al vostro modo di vedere e di intendere; o per lo meno a quel modo di vedere e d’intendere
che fino ad oggi, o a ieri, è stato vostro?
Avete capito che dire “Dio” vuol dire “Assoluto”? Che dire “Assoluto” vuol dire “Tutto”; che dire
relativo vuol dire “una parte”, che dire Assoluto e Tutto, nel vero senso di queste espressioni, significa
dire “assenza di crescita”, significa dire “immutabilità” e quindi non trascorrere, non passare. È vero,
figli e fratelli? Un Dio che non avesse queste prerogative – vi dicemmo – non sarebbe un Dio. Dunque
nell’Assoluto – che è appunto, però, moto assoluto e che equivale a mancanza di mutazione – non
v’è né un prima né un dopo, né un qui, né un là.
E come mai, se così è, guardando una parte dell’Assoluto, il relativo, vi è un qui e vi è un lì? E vi
è una mutazione? Non lasciatevi sfuggire il senso e delle parole e dei concetti che a queste parole
sono legati. Se nell’Assoluto non vi è mutazione, non trasferite le prerogative dell’Assoluto al relativo,
perché il relativo – che non è l’Assoluto ma una parte di esso – non può avere in sé le prerogative del
Tutto, della totalità, dell’Assoluto medesimo. Cosicché, figli e fratelli, se nell’Assoluto non vi è
mutazione, in seno al relativo, che è parte dell’Assoluto, v’è mutazione. E fin qui siete d’accordo. V’è
cioè, un’illusione di mutazione; illusione se noi la trasportiamo dal punto di vista che trascende il
relativo, ma che rimane realtà parziale, sensazione concreta, allorché siamo nei confini del relativo.
Se però noi guardiamo l’Assoluto nella sua totalità, torno a dire e a ribadire, niente può esservi che in
qualche modo vada a raggiungere l’Assoluto. L’Assoluto è completo, niente può esservi che in
qualche modo segni un trascorrere, un qualcosa che vi era prima e che non vi sia dopo e viceversa.
Prima di tutto perché non vi è né un prima né un dopo, seguitemi tutti! Allora, possiamo noi dire che
nell’Assoluto non vi sia un trascorrere? Certo, nell’Assoluto non vi è un trascorrere; non vi è né un
prima né un dopo e via dicendo. V’è però un trascorrere nel relativo. E non possiamo noi dire che in
questo relativo non vi sia un trascorrere solo per il fatto che il relativo fa parte dell’Assoluto. Intendo
dire questo: allorché si esamina il relativo chiuso nei suoi confini, esaminiamo qualcosa che non è più
assoluto e che, in questi confini, ha quindi tutte altre prerogative di quelle che sono nell’Assoluto. È
chiaro fino a questo punto?
Se però noi guardiamo il relativo dall’Assoluto ed in funzione dell’Assoluto, non può esservi
mutazione nel relativo poiché se mutazione vi fosse nel relativo legato – dico in funzione dell’Assoluto
– questa mutazione si rifletterebbe sull’Assoluto. Così, intendo dire questo: se in qualche modo
un’anima dalla evoluzione attraverso alle vie del Cosmo evolvesse, raggiungesse una maturazione
spirituale, e con questa godesse delle altezze dei cieli, significherebbe che in qualche modo
l’Assoluto ne sarebbe accresciuto – mi seguite? – e perciò non sarebbe più assoluto.
Cade dunque tutta la teoria della evoluzione? No, figli e fratelli. Rimane ben valida e assai bene
in piedi perché la teoria della evoluzione, dico questo per inciso, riguarda il passaggio degli individui
nel Cosmo. Dico questo per inciso perché ciò può avere alcuni aspetti di imprecisione. Noi ci
interessiamo però di questo argomento fino a qui.
Dunque, figli e fratelli, la scintilla divina voi sapete che è immutabile e non evolve. È vero? Ma vi
dicemmo che l’individualità – che sta sul confine del manifestato con il non manifestato – passa dalla
potenza all’atto. È questo un trascorrere?
Partecipante – No.
Kempis – Siete convinti di questo, no, è vero? Non è un trascorrere, non è una maturazione
raggiunta perché sarebbe come un’anima che evolvesse. Mi seguite? Sarebbe quindi un qualche
cosa che nell’Assoluto muta; che va a crescere, in qualche modo, l’Assoluto distruggendo così il
concetto dell’Assoluto. Dunque questa mutazione non può avere che un significato:
“rappresentazione” di un ciclo di vita in tutte le sue fasi, così come guardando il Cosmo dall’Eterno
Presente, noi vediamo un insieme dispiegato di situazioni cosmiche, di fotogrammi. Le situazioni
cosmiche, i fotogrammi del Cosmo sono molteplici, mentre le fasi della individualità non presentano
queste variazioni. Il ciclo di vita dispiegato dall’individualità è unico, cioè comprende una sola serie.
Mi seguite? Cosa che non è invece per i fotogrammi del piano fisico, tanto che l’individuo ha libertà di
scegliere.
E allora che cosa vuol dire: “passa dalla potenza all’atto”? Significa che questo ciclo di vita, che
non ha una successione temporale – mi seguite? – ha una prima fase che si chiama “potenza” ed
un’ultima fase che si chiama “atto” – cioè identificazione e congiunzione con la scintilla divina – e
dalla prima fase all’ultima è compresa una serie infinita di fasi di “sentire”. Seguitemi, figli e fratelli!
Allora non vi è una maturazione della individualità, ma un ciclo di vita così dispiegato, che in ultima
analisi non è certo un trascorrere, è vero?
Dunque – desidero ancora soffermarmi – che cosa vuol dire fase “potenza”? Significa individuo
alle prime incarnazioni; uso questa espressione per dire “cristallizzazione”. Mi seguite? Che cosa
significa “atto”? Significa individuo unito con l’individualità, con la scintilla divina, fase “Sentire
Assoluto”. Da questa prima fase di “sentire” – che non è poi un “sentire” in quanto riguarda la parte
“potenza” – all’ultima, vi è una teoria di fasi di “sentimento” che corrispondono a tutta la gamma di
evoluzione dell’individuo attraverso al Cosmo. Ma questo passaggio sia inteso bene – questo
trascorrere è solo apparente e riguarda solo il relativo, giacché nell’Assoluto non v’è mutazione, non
v’è trascorrere, non v’è passare, non v’è crescere.
Ma allora, figli e fratelli, quale senso può avere – parlando da questo punto di vista – dire “il
Cosmo è a questa fase dell’evoluzione”? Giacché se noi potessimo dire ciò, implicitamente
dovremmo dire che in qualche modo v’è un trascorrere nell’Assoluto. Dunque, i Cosmi sono lì, non
possiamo dire che uno è ad un punto del suo sviluppo e l’altro ad un altro punto, perché questo
implicherebbe un tempo, un trascorrere anche nell’Assoluto. A quale punto sono, allora, di vita i
Cosmi? Al punto in cui un osservatore estraneo scende ad osservarli. Se voi prendete un libro, potete
dire a che punto è la storia che si narra nel libro? La storia sarà al punto in cui voi la osserverete
aprendo il volume, è vero? Altrettanto è per i Cosmi. Il tempo è in seno al Cosmo, il trascorrere è in
seno al Cosmo, come illusorio – per quanto reale – e voi lo sapete, è vero? “Sentire” di sensazione. E
non vi è, anche in questo illusorio trascorrere, un passare; non vi è dunque in questa sensazione di
andare, lasciare, abbandonare il vecchio, un senso reale, perché ieri – che oggi per voi sembra
trascorso e privo di importanza – non è affatto trascorso e conserva in pieno la totalità della sua
importanza; come il domani che voi attendete, in realtà è già. Ed è nel modo pieno, vivo, totale, in cui
voi lo sceglierete e lo vivrete.
Siate all’altezza di questa verità.
Pace a voi.
Kempis
Vi saluto creature. Io sono Yogananda.
Vi è stata comunicata una verità, la più vicina alla realtà di ciò che “È”. Nei tempi passati tale
verità era custodita gelosamente e si perveniva ad essa dopo anni e anni di meditazione. Ma è stato
detto che la realtà non può essere a lungo celata e che ogni verità deve venire alla luce. I tempi sono
mutati.
Questa realtà che vi è stata svelata rappresenta però, per voi, un pericolo. Non deve portarvi
all’inerzia, al fatalismo. Nell’Assoluto nessun trascorrere esiste; ma nel relativo, nel quale voi vivete la
vostra vita, ogni vostra decisione, ogni vostro atto, ha il suo valore e porta con sé “conseguenze” per
l’individuo.
Vi benedico e saluto.
Paramhansa Yogananda3
Di Dali: benedizione e alcune frasi purtroppo non incise.
Domanda fatta a Dali: La verità che ci avete enunciata stasera ha un’attinenza con la lezione del 13
Dicembre del 1967, pagina 34, con il fatto che una individualità può essere più avanti nel leggere e
vivere la sua storia, rispetto ad un’altra individualità che le è a fianco?
Risposta di Dali: Questo lo vedrete da voi!
Vi saluto tutti, fratelli. Sto bene, molto bene, e vi abbraccio tutti. Sono con la Memina…
Carboncini
3 Brano ricostruito a memoria.
4 Il riferimento a questa pagina, probabilmente, è relativo al ciclostilato originale della signora Nella
Bonora.
03 Aprile 1968
5“In Colui che è esiste il “Sentire Uno Assoluto”, che, per intenderci, può essere assimilato al Dio-
Padre, secondo la concezione mistica di Dio. Di questo abbiamo già parlato e vi rimando a quelle
spiegazioni.
Esiste il “sentire” dei molti nell’Uno, che è egualmente un “Sentire Assoluto”, ma che per farvi
intendere potremmo definire “sentire in termini assoluti di una individualità”.
Infine vi è il “sentire” relativo, (intendo nel senso più lato della parola “sentire”, comprendente cioè
la sensazione, emozione, pensiero, coscienza), ovvero il “sentire” in termini di divisione. Potremmo
dire che questo è il “sentire” delle parti che costituiscono l’Assoluto (definizione imprecisa della quale
tuttavia ci serviamo per farci intendere), le quali, come vi abbiamo detto, proprio perché parti, sia pure
costituenti, non hanno le prerogative del Tutto.
Mentre il “Sentire Assoluto” è “sentire” il Tutto, cioè anche il “sentire” relativo nel medesimo
istante senza tempo, il “sentire” relativo ha come prerogativa specifica di essere percepito
singolarmente in una unità di tempo. E mentre il “Sentire Assoluto” è tale non in funzione di alcunché
il “sentire” relativo può sussistere solo se esiste un ente percepiente che sia posto in funzione di certi
elementi. In questo ultimo principio sta una delle ragioni d’essere dei Cosmi.
Voi sapete che il “sentire” dell’individualità sintetizza ed unisce il finito con l’infinito, il “sentire”
5 Questo brano è una comunicazione di Kempis trascritta da Dali, come da lui riferito alla fine della sua
comunicazione.
relativo (fase potenza) con il “Sentire Assoluto” (fase identificazione con la scintilla divina). Però
anche il “sentire” relativo della individualità è un “sentire” che sta a cavallo del “Sentire Assoluto” e del
“sentire” relativo nel vero senso della parola, perché pur essendo un “sentire” relativo non si svolge
secondo una gradualità nell’ordine di tempo, mentre il “sentire” relativo, per essere tale, deve essere
percepito una fase alla volta nel tempo. Cosicché possiamo dire che il “sentire” relativo, nel vero
senso della parola, è il “sentire” (secondo il senso più esteso della parola) dell’individuo.
(Chi si domanda perché deve esistere il “sentire” relativo, pensi, ad esempio, che l’Assoluto, per
essere tale, deve comprendere anche il relativo ed il “sentire” relativo).
Ma, come abbiamo detto, il “sentire” relativo per sussistere, oltre che alla gradualità nel tempo, è
condizionato ad un ente percepiente (individuo o individualità) e ad elementi con i quali il percepiente
deve venire in contatto (situazioni cosmiche-fotogrammi).
Si noti che gli elementi con i quali il percepiente viene a contatto nel Cosmo (in questo caso
percepiente eguale individuo) sono elementi che appartengono ad un’epoca e ad una razza. Ciò, ed il
fatto che il “sentire” relativo per essere tale deve essere percepito singolarmente e nel tempo, non
implica però che, nell’ambito della razza e dell’epoca, esista una contemporaneità fra i “sentire” degli
individui. Ma sopra a tutto non significa che l’illusorio senso del trascorrere dovuto alla percezione
singolare e successiva (di un “sentire” alla volta), equivalga ad un effettivo passare, cessare di avere
ragione di sussistere.
Nulla, in senso assoluto, può passare, cessare di avere ragione di esistere, trascorrere
realmente. Lo ieri ed il domani esistono e sussistono né più, né meno, come l’oggi, dal momento che
lo ieri, l’oggi, il domani, sono conseguenza della gradualità del “sentire” relativo”.
Ho trascritto questo messaggio del Fratello Kempis. Lo leggerete alla fine della prossima
riunione, dopo la conversazione, senza preannunciarlo.
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Dali
Salve a voi.
È vero, ciò che noi vi diciamo necessita di un esame attento. Le parole che possono ricordarvi
concetti ormai consueti, con il passare del vostro tempo, con il seguire le verità che vi illustriamo,
vogliono dire concetti ancora più profondi. Ma non sempre questo approfondimento significa semplice
precisazione. Siamo ora, figli e fratelli, al punto in cui questo approfondimento significa svincolarsi dal
modo di ragionare che per voi è derivato dal seguire il movimento del tempo. Compito, per noi,
faticoso se fatica fosse possibile percepire, per noi, nel senso umano. Compito per voi faticoso e di
rinuncia. Rinuncia quando altri riescono ad afferrare un concetto prima di voi; rinuncia, quando voi lo
afferrate, rinuncia a quella sana soddisfazione che l’uomo coglie allorché si sente più bravo di altri.
Rinuncia ad ogni egoismo, ad ogni senso di primeggiare; rinuncia a non credere, perché il concetto
non è stato da voi colto; cioè credere anche se altri lo ha prima afferrato. Ma tutti potete afferrare ciò
che noi vogliamo ora significare, figli e fratelli. Basta analizzare quello che noi diciamo, basta seguire
con attenzione, pazienza; penetrare le parole, legarle le une alle altre, ciò che è accennato
richiamarlo a noi. Ed ecco che noi, ben volentieri, vi illustreremo ciò che intendiamo dire.
Ciò che vi diciamo, figli, non è ripetizione. Ognuna delle verità e dei concetti che in questo
periodo ripetiamo apparentemente, contiene in sé un ulteriore passo avanti per arrivare ad un nuovo
concetto. Certo si è che leggendo superficialmente, o fidandosi di quello che si ricorda, non può
portare a discoprire questo nuovo senso. Tutte le volte che vi siete riuniti e ci siamo parlati, figli e
fratelli, abbiamo detto qualcosa di nuovo; vi abbiamo offerto il destro acciocché voi comprendeste che
cosa volevamo dirvi. Ma… udendo le parole che vi sono – mi sia concesso il dirlo – divenute
consuete (così come il religioso ha consueto il pregare, ripetere parole dimenticando il concetto che
esse significano), non vi ha fatto intendere, molto spesso, quello che volevamo intendere. E vi
abbiamo udito dire che nulla di nuovo, se non una ricapitolazione, volevamo significare.
Tutto ciò non è per voi – e non sia per voi – un rimprovero, ma un richiamo ad una maggiore
attenzione alle parole che pronunciamo; un richiamo ad un maggiore impegno per intendere questi
nuovi concetti.
Certo che il nuovo è talmente sorprendente che non può, immediatamente, essere accolto da voi.
E compreso in ogni particolare, sapendo che questo nuovo deve inquadrarsi nel vecchio
insegnamento, senza alcuno stridore. Certo che il nuovo suscita diffidenza in colui che lo ascolta; ma
chi vuol seguirci – già lo abbiamo detto – deve rinunciare. Rinunciare quindi anche alle consuetudini;
rinunciare ai luoghi comuni e comodi del pensiero umano. Ed allora, visto che voi siete per questa
rinuncia, ed allora visto che, fino ad oggi, in generale, non avete colto quello che noi volevamo che
coglieste, lo diciamo chiaramente, senza veli, andando oltre nello svelare la verità – intendo, oserei
dire pubblicamente – più di quanto fino ad oggi sia mai stato dato fare.
Un Cosmo ha dei confini. Noi li abbiamo chiamati: inizio della emanazione e riassorbimento.
Ebbene, durante questo intervallo, che è un intervallo di spazio e di tempo anche se illusoriamente,
gli individui – vi abbiamo detto – “sentono”. Ma il “sentire” degli individui è un “sentire” relativo che per
sua natura, quindi necessita dell’individuo che “sente” perché è posto in contatto con certi elementi.
Questi elementi sono le situazioni cosmiche, i fotogrammi. Dunque la vita dell’individuo è una vita
soggettiva? O, venendo a contatto con questi elementi cosmici, è una vita che interessa anche altri
individui? È l’una e l’altra cosa, giacché nell’ambito della razza e dell’epoca – ripeto, anche se questo
può sembrarvi per il momento oscuro, ma che ha una prima spiegazione giusto nella legge di causa e
di effetto – non esiste la contemporaneità del “sentire” individuale. Non è – come forse fino ad oggi
era sottinteso per voi ed implicito – condizione prima ed essenziale del movimento illusorio del
trascorrere del tempo e dello spazio. In questo stesso fotogramma in cui più individui, più veicoli fisici
sono rappresentati, può non esistere – e non esiste – una contemporaneità di “sentire” individuale. In
un fotogramma, laddove sono rappresentati un certo numero di veicoli fisici e quindi, in ultima analisi,
di individui, il “sentire” di questi individui non è necessariamente contemporaneo; ciascuno di questi
individui può prenderlo, può percepirlo non nello stesso istante, non contemporaneamente agli altri.
Così le cristallizzazioni che sono al confine del Cosmo, prima del riassorbimento, possono essere
“sentite”, in senso lato, dalle individualità che a quella – attraverso agli individui – sono legate, come
quelle che sono al confine opposto del Cosmo, all’inizio, alla emanazione. Così individui del passato,
della vostra epoca e della vostra razza possono prendere in esame fotogrammi che per voi sono
legati al passato, ed altrettanto dicasi per il futuro.
Questo può sconvolgere, momentaneamente, ciò che fino ad oggi avete creduto di un Cosmo.
Ma se la vostra meditazione sarà profonda, se la affronterete con semplicità, noi saremo lieti di
assistervi in questa verità, nello scoprire questa Realtà. Perché, figli, solo scoprendo questa Realtà
tutto ciò che vi abbiamo detto acquista un senso compiuto, è aderente alla Realtà ultima.
Molte precisazioni ancora possono aver luogo da ciò che sto dicendovi. Ma la verità non deve
essere da voi “sentita” fino da questo momento, prima ancora di averla – non dico compresa – capita.
Può sembrarvi strano questo spostarvi nel tempo e nello spazio in modo diverso da quello che fino ad
oggi avete conosciuto. Ma questa è la Realtà: il tempo e lo spazio sono illusori; la vita dell’individuo è
una vita interiore, soggettiva. Ciascun individuo, in ultima analisi, ha il suo tempo ed il suo spazio; ciò
nondimeno vive in dipendenza degli altri, del tempo e dello spazio altrui.
Pace a voi.
Kempis
Creature… distaccatevi da tutto ciò che può turbare la vostra serenità. Da ciò che può, attraverso
all’illusione, condurvi a falsi sentimenti di impazienza e risentimento.
Amatevi, voi che comprendete queste verità. Voi che le udite distaccatevi dalle… intenzioni… che
sono preda di quegli uomini che fissano la loro attenzione sulle ricerche… (finite?)… (fisiche?).
Vi benedico, vi abbraccio tutti con amore. Amatevi e seguiteci. Non disperate: l’insegnamento
significa forza… e vi dà amore.
Tutti vi abbraccio, anche coloro che qua non sono presenti. Vi benedico e saluto.
Pace, pace a tutti voi.
Teresa
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Con calma, con amore fraterno, meditate su queste verità.
Può darsi che il Fratello Kempis abbia volontariamente – può darsi – trascurato un “non”; abbia
dato senso affermativo a ciò che in realtà potrebbe avere senso negativo. Se la vostra meditazione
sarà profonda e giusta, figli cari, vedrete se ciò è così o meno.
Vi benedico. La pace sia con voi e con tutti gli uomini.
Dali
17 Aprile 1968
Salve a voi.
Voi state sperimentando quanto sia facile tradire il senso dei concetti dovendosi esprimere con le
parole. Parlare, secondo questi simboli e questi termini convenzionali, di cose che esulano dalla
convenzione e dal simbolo. Parlare, con il linguaggio dell’illusione, della realtà. Compito da folli, ardire
che un tempo avrebbe recato con sé un indubbio effetto che comprendeva dalla incredulità all’accusa
di pazzia: tutto quanto in questi termini è compreso, tutto quanto a questi giudizi è legato. Come
sarebbero, se no, esistiti i roghi? Dico “sarebbero”, ma forse – seguendo l’insegnamento di oggi – è
forse più giusto dire “è”, “esistono”. È forse più giusto parlare al presente anziché al passato? Certo
farebbe ridere un benpensante dire che Atlantide vive ancora nel vostro 1968. E potrebbe far ridere
anche noi se non pensassimo che indubbiamente, nel 1968, Atlantide è già trascorsa. E chi può
negarlo! Forse queste voci che sembrano venute apposta per togliervi la tranquillità, per guastarvi i
buoni rapporti di vicinato, le amicizie convenzionali e sentite? Chi può negare che nel 1968 Atlantide
non sia già sprofondata? Nessuno, perché nel tempo 1968 la realtà è tale che Atlantide è
rappresentata sprofondata. Ma lo è in realtà, in quella “realtà” con l’erre maiuscola, lo è in effetti? Nei
fotogrammi nei quali voi state vivendo non v’è dubbio che l’anno “zero” è rappresentato come passato
e l’anno 4000 come avvenire. Ma è questo vero? È trascorso veramente ciò che per voi viene indicato
come passato? È ancora veramente da venire ciò che voi chiamate futuro? Per questo vostro tempo
sì, ma sollevandosi un tantino, uscendo da questo vostro tempo, ecco che il problema è spostato in
tutti i suoi termini.
Non occorre più ripetere ancora che il Cosmo, nella sua incommensurabile estensione, esiste
tutto ed è tutto dispiegato; sforziamo la nostra immaginazione cercando di uscire da quegli schemi
imposti dalla consuetudine del pensare terreno, umano, secondo il tempo. È tutto lì. Vediamolo pure,
questo Cosmo, in una dimensione di spazio per poterlo meglio abbracciare con la nostra
immaginazione di umani: è lì, tutto congelato, dicemmo, per coglierlo nella sua estensione, nella sua
– se vogliamo – immutabilità; e vedendolo così dispiegato, ecco, notiamo che non esiste tempo.
Dov’è il trascorrere?
Oh! Ecco l’epoca atlantidea, è là! La collochiamo in uno spazio cosmico, in una porzione dello
spazio cosmico. Oh! Ecco l’epoca moderna in un altro spazio cosmico, visto che per immaginare
meglio abbiamo conservato la dimensione spazio. Oh! Ecco le meraviglie del 2000, del 3000, del
4000! Lì, in un altro spazio cosmico. Ed il tempo, dov’è dunque? Allora non possiamo più parlare da
questo nuovo punto di vista, di tempo che trascorre; il tempo dunque non è che uno spazio del
Cosmo, una sua dimensione che noi abbiamo annullata innalzandoci di un tantino. Sì, perché da
questo nuovo punto di vista possiamo vedere Atlantide, possiamo vedere l’epoca moderna, possiamo
vedere l’epoca che sarà – per indicarla a voi – ma che è già. E tutte esistono nello stesso modo.
Dunque il tempo non è che lo spazio, non è che in funzione dello spazio e da questo del tutto
dipendente.
Ma come è possibile seguire questo groviglio del Cosmo incommensurabile per poter
comprendere esattamente come questi movimenti sussistono? Dobbiamo accontentarci – per ora – di
esprimere dei principi. Così come quando parliamo di “Karma” diciamo una verità. Ma non possiamo,
e per la nostra limitatezza, e per la vostra incapacità di recepire, soffermarci in tutta la particolarità di
questo principio, di questa verità, nell’attuazione pratica.
Allo stesso modo, ora, dobbiamo esprimere dei principi, senza ancora scendere al particolare.
Dunque il tempo – passato, presente, futuro – non sono che diverse ubicazioni di epoche e razze
nello spazio cosmico. Ed allora ciò che per voi è passato – salendo da quel piccolo punto di vista un
tantino più in su – non è più passato, non è più tempo trascorso; è qualcosa senza tempo, è un
diverso spazio; e dico “spazio” perché, per necessità di comprensione, abbiamo posto che lo spazio
ancora sussista.
Da che cosa nasce dunque il tempo? Nasce dall’esaminare – nell’ambito di un’epoca, da parte di
una razza – un fotogramma dopo l’altro, seguendo una determinata direzione che fa parte del modulo
fondamentale del Cosmo che stiamo osservando. Ecco come nasce il trascorrere, come si attende
ciò che deve venire, ma che in realtà è già, lì, tutto dispiegato. È il singolo, il solo individuo che
percependo una situazione cosmica alla volta, una dopo l’altra, fa scaturire in sé il trascorrere del
tempo. E vivendo fotogrammi ove sono rappresentate le Piramidi di Egitto consunte dalla polvere, ne
deduce che l’antico Egitto non è più ed è trascorso, appartiene al passato. Ma, strano, salendo da
questo orizzonte poco più elevato io vedo ancora l’antico Egitto che è lì, vivente, esistente, come la
vostra epoca moderna, come il futuro che per voi ancora deve venire.
Allora? Allora le epoche non sono che spazi cosmici, tutti esistenti nello stesso modo, al di fuori
del tempo. Il tempo – ancora lo ripeto – nasce dal percepire, da parte dell’individuo, un fotogramma
alla volta, una situazione cosmica dopo l’altra. Ma le epoche sono tutte – per usare un termine che
possa farvi intendere – contemporanee. Tutte esistono allo stesso modo. Solo – per intenderci,
ancora questa convenzione dobbiamo mantenerla in vita – in uno spazio diverso dal Cosmo.
Ho detto che dobbiamo enunciare dei principi. Ebbene, questi principi sono: se tutte le epoche
sono per così dire contemporanee, questa contemporaneità non esiste – nell’ambito di un’epoca e di
una razza – da parte del “sentire” individuale. E occorre ancora precisare che per ciascuna razza –
intesa come scaglione di anime – non esiste contemporaneità di “sentire” individuale, ma tuttavia
esiste un legame che appunto fa dire che quegli individui appartengono ad una razza; tant’è vero che
fra una razza e l’altra esiste una dipendenza che si recepisce solo alle estremità dei tempi. Le razze
sono indipendenti, hanno solo in comune i fotogrammi che legano le epoche confinanti. Sì, voi che
guardate questi vostri fotogrammi e vi scorgete delle vite naturali a voi inferiori, già sapete che quelle
forme di vita appartengono ad una razza diversa, ad un differente scaglione di anime da quello al
quale voi appartenete. Ma in ultima analisi non sapete che quelle forme di vita non “appartengono”,
ma “appartenevano” ad altre razze, ad un altro scaglione di anime. Ed in linea teorica – pensatelo,
meditatelo – quelle piante che voi state ammirando, quegli animali che voi state accarezzando,
possono essere state forme di vita naturale attraverso alle quali si è espressa – in altra dimensione –
la vostra individualità. Ovverosia individui d’altra evoluzione, ma appartenenti a coloro che ora
formano questa umanità.
Una precisazione mi preme fare ed è questa: l’immedesimarsi dell’individuo con i fotogrammi e
quindi con le forme di vita, segue sempre un senso, una direzione che è la stessa direzione che crea
l’ordine del tempo: da una forma di vita meno organizzata ad una forma di vita più organizzata. Da
una forma di vita che esprime un grado piccolo di mente, ad una forma di vita che esprime un grado
più grande di mente; da una forma di vita che esprime i primi barlumi della spiritualità, ad una forma di
vita che esprime la massima spiritualità esprimibile nel piano fisico.
Con questi principi vi lascio, questa sera. Ed intendiamo lasciarvi sotto questa impressione,
senza che altri vi distolga da queste rivelazioni. Invitandovi alla buona volontà per capire… a chi ne
sia interessato.
A chi queste nuove verità sembrano complicate ed inutili, diciamo: «Non preoccuparti! Esse non
sono indispensabili. L’insegnamento che fino ad oggi vi abbiamo dato è più che sufficiente per capire
il mondo, la giustizia, la necessità dell’amore, della bontà, del retto agire. Altre sono verità per chi
abbia interesse a conoscerle, per chi voglia conciliare il tempo con il senza tempo; riuscire a
comprendere come la “parte” sta al “Tutto”».
Pace a voi.
Kempis
03 Maggio 1968
Salve a voi.
Vediamo dunque se questa piccola birichina ha compiuto le sue esperienze: non credo.
Certo che un osservatore che avesse la ventura di accostarsi a queste riunioni, già vedendo il
fenomeno in sé, sarebbe propenso a credervi sicuri candidati ad una prossima pazzia. Ma questa
opinione sarebbe vieppiù consolidata se avesse la ventura di udire ciò che noi diciamo e voi
raccogliete. Perché in effetti, senza una giusta preparazione, questa può sembrare l’anticamera di un
manicomio. Ed in effetti che cosa è che distingue i pazzi? Ragionare secondo una logica che non è
quella degli uomini normali, o cosiddetti tali; e voi e noi, quando ragioniamo di cose che vanno al di là
del tempo e dello spazio, ragioniamo dunque secondo la logica umana? No certo! E quindi se la
pazzia tale si definisce in ordine a questo postulato, noi e voi siamo tutti dei pazzi. E non deve questo
sgomentarci, figli e fratelli, perché quando Voltaire, con i suoi sarcasmi, come ebbi a dirvi, sulla
religione e sui testamenti, riusciva a scuotere il Vaticano con tutti i suoi secoli di sicurezza, faceva
sorridere coloro che conoscevano il senso riposto delle Scritture. Perché il sarcasmo, la facile risata
di chi non comprende, minimamente turba chi veramente ha compreso. Del resto, chi ha compreso, di
buon animo ride del lato comico che possono presentare certe verità viste in funzione di altre, o da un
certo punto di vista. Così dobbiamo avere il coraggio di sembrare l’un l’altro dei pazzi. E non c’è da
intimorirsi perché se guardiamo alla storia, vediamo che molto spesso sono stati considerati pazzi
degli esseri che, oggi, hanno ricevuto tutte le possibili ed immaginabili… (come si usa dire?
Suggeritemi il termine tanto di moda…), riabilitati! E come va di moda riabilitare! Quindi noi crediamo
che voi abbiate il coraggio di sembrare dei pazzi. Ma attenti, figli e fratelli! L’insegnamento – è giunto
il momento di dirlo – benché non abbia più quel carattere esoterico di un tempo, non può essere dato
a tutti. Intendo riferirmi a queste nuove verità che voi conoscete. Ebbene, se bisogno vi fosse di una
conferma, noi vi diamo la conferma: avete cominciato a seguirci in quello che volevamo significare.
Questo insegnamento – veramente è il caso di dirlo – può fare di voi degli individui che rettamente
agiscono e comprendono, sostenuti da una visione assai ampia e vasta, come può fare di voi
realmente degli individui non equilibrati, dei pazzi oseremmo dire.
Sta a voi scegliere se voler udire ciò che ancora possiamo avere da dire, o no.
Lo ripetiamo ancora una volta: ciò che noi diciamo non è per voi indispensabile. L’insegnamento
conosciuto fin qui è più che sufficiente per condurre un retto vivere, per avere un retto pensare.
Quello che possiamo dire, da qui in poi, rappresenta una sorta di specializzazione che può essere
presa da chi veramente abbia interesse, chi si senta la forza di prenderla, chi abbia il coraggio di
udirla. Niente v’è di spaventoso! Si tratta di abbandonare una logica che vi è divenuta fin troppo
consueta, per seguire un’altra logica che non si sviluppa nel tempo, né è ancorata allo spazio.
Ripeto: se bisogno v’è di una conferma, noi vi confermiamo che avete cominciato a capire quello
che vogliamo dirvi. Il tempo non esiste, e non già questo in senso assoluto. Il Cosmo non può avere
un inizio e una fine temporale, sia pure, perché in qualche modo – ciò condurrebbe ad un prima ed un
dopo nell’Assoluto e ciò, per definizione, non può essere.
Impadronitevi di questi concetti. Come avete fatto questa sera, come – spero – farete in seguito.
Anche se, per ora, siamo costretti a parlare per principi, senza dilungarci in particolari.
Dunque, vi avevo posto un interrogativo. Vi avevo detto, in qualche modo, che le forme di vita
appartenenti ai regni naturali inferiori, rispetto all’umano, in effetti non sono contemporanee, nel
“sentire”, alla forma di vita umana. Mi spiego meglio: se in una serie di fotogrammi sono rappresentati
individui in forma umana ed individui in forma animale o vegetale o minerale, non esiste
contemporaneità di “sentire” fra i primi e gli altri. Cosicché quando un individuo vive una serie di
fotogrammi come uomo, può dire con certezza che le forme di vita inferiori da lui osservate, prendono
corpo, vita, azione, in virtù della legge stessa che compone i fotogrammi. Ma a queste forme di vita,
mentre lui individuo-uomo le osserva, non corrisponde individualità. Non vi sono individui, animali o
piante o minerali, che vivono, nel suo stesso tempo, il medesimo fotogramma. È chiaro questo?
«Allora – direte voi – dove sta la contemporaneità delle razze?». Perché abbiamo detto che le
razze sono tutte contemporanee. È vero? Che cosa significa questo? Significa “razza-scaglione di
anime”. Anche in questo caso voi vedete che non contraddiciamo l’insegnamento del passato, la
definizione è identica: razza eguale scaglione di anime. Scaglione di individui, in qualche modo e per
qualche motivo, uniti fra loro. Ed allora, la razza che conduce la sua evoluzione nello spazio cosmico
– sempre detto in modo convenzionale – che comprende dall’anno “X” all’anno “Y”, è contemporanea
alla razza che conduce la sua evoluzione dall’anno “Y” all’anno “Z”, ovvero dall’anno “A” all’anno “X”.
Cosicché voi che conducete la vostra evoluzione, non dico nell’epoca moderna – nell’epoca moderna
voi la state conducendo come individui appartenenti a questo tempo – ma il vostro spazio vitale, lo
spazio vitale della vostra razza, comprende dall’epoca di Atlantide fino al futuro, oltre l’anno 2000, ed
oltre, molto oltre. È vero? Questo è lo spazio vitale della razza alla quale appartenete. Oltre la vostra
razza vi è un’altra razza, e prima della vostra razza – dico “oltre” e “prima” sempre
convenzionalmente, per farmi intendere da voi – e prima della vostra razza ve ne sono altre. Ma il
fatto che noi diciamo “prima” e “dopo” non sta per nulla ad indicare che gli individui appartenenti ad
una razza ubicata in altro spazio del Cosmo, vivano prima o dopo di voi, abbiano la loro evoluzione
prima o dopo. Cosicché Atlantide che per voi è sprofondata nel mare ed ha subito la fine a voi ben
nota, se usciamo dal vostro tempo 1968 e ci collochiamo nello spazio relativo ad Atlantide, la
troviamo ancora vivente.
Che cosa vuol dire “la troviamo ancora vivente”? Troviamo ancora la serie dei fotogrammi
riguardanti Atlantide e che sono vissuti da una razza diversa dalla vostra, ma se un tempo si potesse
fare, noi vedremmo che tutte le razze sono contemporanee. Mi seguite, figli e fratelli? Cosicché
Atlantide è ancora là, rappresentata nei suoi fotogrammi; e vi sono individui che vivono quei
fotogrammi come voi, in questo momento, state vivendo i vostri; come altri, del futuro, stanno vivendo
i loro. È chiaro questo?
Dunque “razza” significa avere la propria evoluzione in uno spazio cosmico. Un insieme di
individui legati fra loro, aventi fra loro un certo legame.
Vi abbiamo anche detto che i fotogrammi che segnano i confini di questo spazio-tempo cosmico,
sono in comune alle razze, ma solo quelli, solo quelli che segnano i confini delle varie epoche. Così i
fotogrammi che segnano il confine fra lo spazio-tempo Atlantide e la vostra epoca attuale, sono in
comune con la vostra razza e la razza di Atlantide. Altrettanto dicasi per quelli futuri e la razza futura.
Mi seguite, figli e fratelli?
Nell’ambito della razza, quindi, non esiste contemporaneità di “sentire” – questo lo avete già
detto, e spero che sia stato da tutti capito – ma le razze fra loro sono tutte contemporanee. Cosicché
la razza che vive nel futuro non deve – per condurre la sua evoluzione – attendere che voi l’abbiate
condotta. È vero, figli e fratelli? Mi seguite? Ma già, mentre voi state conducendo la vostra
evoluzione, quella razza conduce la sua; così come voi non avete dovuto attendere che fosse
condotta l’evoluzione di Atlantide prima di iniziare la vostra.
Nell’ambito di ogni razza non vi è contemporaneità di “sentire”. Può darsi che a taluno di voi
questi principi possano sembrare ripetuti oltre il necessario, ma non è così. Serve, il ripetere, a
confermare quello che intendiamo dire.
Però… se dunque in una serie di fotogrammi appartenenti ad una epoca vi sono più forme di vita
rappresentate, può darsi che le medesime individualità percorrano prima quella serie di fotogrammi
appartenenti ad un’epoca come individui uniti a forme di vita minerali, e poi vegetali, e poi animali, e
quindi come individui legati a forme di vita “uomini”? Sì. Questo non solo è possibile, ma è così. Non
sto, in questo momento, a precisare se questo percorrere la serie dei fotogrammi come individui legati
a forme di vita del regno minerale può poi condurre ad un nuovo ripercorrere l’epoca come animale o
come pianta; non preciso questo, né questo deve interessarvi, per il momento. Ma intendo precisare
invece questa altra verità: che è certo che l’individuo il quale vive una serie di fotogrammi
appartenenti ad un’epoca come “uomo”, ha già vissuto quella serie di fotogrammi, appartenenti alla
stessa epoca, nelle forme di vita inferiori a quella umana. La stessa epoca, gli stessi fotogrammi, la
stessa razza.
Pace a voi
Kempis
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari. Un caro saluto ed una benedizione a tutti voi, o
figli.
Siate sempre uniti in armonia. Udite le nostre parole e siano esse la chiave che vi dà tolleranza
nei confronti del vostro prossimo. Siate comprensivi con i vostri simili. Ciò non vuol dire “siate oltre
misura accondiscendenti”. Se la parte che nella vita dovete rappresentare è quella di guida, di
comando, esercitate questa guida e questo comando con giustizia. Essere comprensivi non significa
essere oltre misura accondiscendenti; ma significa guardare il proprio prossimo con occhio di
comprensione, senza condannarlo nell’intimo vostro, ma usando – per la giustizia – quella severità,
laddove è necessario usarla, per il bene delle creature e solo per questo. Non per antipatia, non per
condanna: per il bene dei vostri simili. Possiate avere questo discernimento.
La pace sia con voi e con tutti gli uomini.
Dali
Sono la Guida fisica di Roberto.
La pace annunziata occuperà ancora del tempo e lunghe trattative, ma giungerà.
Nuove piccole rivoluzioni si accenderanno ancora nel mondo e saranno dirette a minacciare
l’America, l’America Stati Uniti. L’America del sud darà motivo di preoccupazione. Karma collettivi si
concluderanno con il trapasso di molte creature, nel mondo in genere. Ancora sciagure che
condurranno al trapasso di molte creature contemporaneamente.
Nuove conquiste spaziali e la Russia ancora in testa. Attorno al 1970 l’uomo sulla Luna. Ma è
finita la corsa sfrenata agli spazi siderali. Continueranno – dopo l’obbiettivo Luna – gli studi; ma
l’attenzione maggiore degli uomini sarà rivolta agli abissi, alle profondità della Terra. Lì l’uomo
concentrerà le sue forze. Giunto sulla Luna, scoperto il deserto e la desolazione, rivolgerà i suoi studi
alle profondità della Terra, anche alla ricerca di nuove sorgenti di energie e di ricchezza,
comprendendo che in questo modo ha più probabilità di trarre utile che non dallo studio degli spazi
siderali.
Pace a voi.
Michel
15 Maggio 1968
Pace a voi.
Proseguendo nella meditazione di queste nuove verità, andate man mano acquistando
confidenza con i nuovi concetti. Eppure essi, in primo momento, vi sembravano fin troppo difficoltosi;
eppure essi non sono che i più elementari e più semplici.
Vale dunque la pena, la fatica, l’applicazione per intendere? A ciascuno di voi, singolarmente, la
risposta.
Noi non possiamo che continuare a dire, anche se – certe volte – solo ad accennare.
Vi abbiamo udito nella conversazione di questa sera. Vorremmo che fosse ancora più corale,
ancora più generale. In essa partecipassero tutti i presenti; e se anche ciò può andare
momentaneamente a discapito delle logiche congetture che le vostre meditazioni vi spingono a fare,
ciò andrà tuttavia a vantaggio di un consolidamento dei concetti e di una comprensione più generale.
Vi abbiamo detto che, per il momento, possiamo parlare solo di principi. E così è. Ma quante
domande – senza pur tuttavia entrare nel particolare – possono aprirsi a chi, con semplicità, si applica
alla comprensione di questo nuovo orizzonte! E siccome tante sono le domande che possono venire
alla mente vostra, noi vogliamo ascoltarle e rispondervi. In modo che attraverso a queste risposte sia
possibile ribadire ciò che fin qui abbiamo affermato, sia possibile confermare quello che vi abbiamo
svelato; sia possibile far intendere quello che ancora può rimanere oscuro.
Ecco, io sono qui fra voi ed ascolto le vostre domande. O preferite che io stesso ve le ponga? In
tal caso dovrei rivolgermi singolarmente a ciascuno di voi; ma potrebbe ciò sembrare una sorta di
esame di abilitazione, e questo non lo vogliamo. Siate dunque voi a domandare, se non volete che io
lo faccia.
Partecipante – A me interessa capire meglio il rapporto che c’è fra il mondo dei fotogrammi e le
individualità. Non so immaginarmi il mondo dei fotogrammi dipendente esclusivamente dalle
individualità. Quello che vorrei sapere esattamente è questo: se tutti i fotogrammi sono “sentiti” dai
rappresentati nel fotogramma stesso – “sentiti” nel senso di percepiti – …unicamente quelli letti dalla
individualità oppure no; e se tutti i fotogrammi delle innumerevoli situazioni cosmiche sono (prima,
dopo, dall’uno o dall’altro) tutti percepiti dalle individualità.
Kempis – Dicemmo una volta che l’individualità sta alla soglia del manifestato con il non manifestato
e che affonda le sue radici nel Cosmo. Queste radici si chiamano “individuo” o “individui”, se preferire
volete. Certo si è che questa distinzione “individualità-individuo” è una distinzione del tutto
convenzionale, ma del tutto necessaria perché rappresenta due diversi modi di “sentire”; e voi sapete
che ad ogni differenza di “sentire”, in senso lato, corrisponde una diversa definizione, talché
l’individuo si chiama: animale, uomo, superuomo. Così l’essere esistente si chiama, in senso
generico, individuo o individualità.
Ebbene, l’individuo dunque è una propaggine dell’individualità calata nel Cosmo. In più occasioni
vi abbiamo detto e ribadito che qualunque sia la strada dall’individuo percorsa nel Cosmo,
l’individualità ha un identico ciclo di vita, cosicché – che l’individuo scelga certe varianti ad una storia,
piuttosto che ad altre varianti – l’individualità non muta il suo ciclo di esistenza ed, in ultima analisi, di
“sentire”. Esiste dunque una differenza di “sentire” fra l’individualità e l’individuo. Eppure non si può
che parlare di uno stesso “essere”.
Che cos’è dunque che lega l’individualità ai fotogrammi? È L’individuo. L’individuo come
strumento dell’individualità, calato nel Cosmo a percepire le diverse situazioni cosmiche. È l’individuo
che sottostà alla legge di causa e di effetto, alla legge di evoluzione, alla legge di reincarnazione. È
l’individuo che di volta in volta “sente”, giacché l’individualità – pur avendo un ciclo di esistenza che va
da un “sentire” allo stato di potenza ad un “Sentire Assoluto”, non percepisce in un tempo e secondo
una successione, ma – come voi sapete – tutto l’insieme dei “sentire” relativi, al di là del tempo.
Dunque un “sentire” alla volta è natura dell’individuo. E questo “sentire” individuale, per essere tale –
vi dicemmo – ha bisogno di essere circoscritto e di sbocciare nel Cosmo; ha bisogno di un qualcosa
che lo susciti, di oggetti ai quali unirsi, di situazioni cosmiche alle quali legarsi. Ed ecco tutta la
congerie dei fotogrammi che l’individuo attraversa in base a precise scelte, forzato da precisi punti di
passaggio stabiliti in virtù di precedenti scelte, obbligati in virtù di effetti di cause precedentemente
mosse. Ed ecco appunto l’individuo che si lega a questa congerie di fotogrammi e riesce a dare un
insieme di unità a ciò che – visto freddamente e dal di fuori – non è che un enorme mosaico
composto di innumerevoli tasselli i quali, presi ciascuno a sé, rappresentano qualcosa di statico e di
freddo: i vostri veicoli. Il vostro veicolo fisico che per voi simbolizza tutto il vostro essere, non è forse
“sentito” come unità dall’individuo? Ma se voi lo esaminate nelle sue parti costituenti, ecco che non lo
vedete più come un’unità, ma come un comun denominatore di una certa serie di fotogrammi. E un
comun denominatore di una certa serie di fotogrammi che appartengono ad un ciclo di vita fisico. Che
cos’è il vostro veicolo fisico se non questo? Si ha una serie di fotogrammi che comprende – si dice –
la vita nel piano fisico di un individuo. Il comun denominatore di questa serie di fotogrammi è il suo
veicolo fisico. Ma egli sceglierà – quando ne avrà la possibilità – alcuni fotogrammi e non altri, e quelli
vivrà, e quelli “sentirà”. Qual è dunque il rapporto che lega i fotogrammi con l’individuo? È un rapporto
preciso, talché possiamo dire che il mondo dell’individuo è un mondo a sé; è una vita soggettiva,
quella individuale, ma fino ad un certo punto perché la vita dell’individuo non è totalmente
indipendente dagli altri. Così non sarà mai ch’egli possa vivere completamente indipendente dalle
altrui scelte. Non per nulla una razza, uno scaglione di anime, è legato da un qualche cosa. Non per
nulla gli individui appartenenti a questa razza sono legati da legami karmici; non per nulla, appunto, si
dice che quell’individuo appartiene a quella razza. Ma se noi, per un istante, potessimo astrarre il
mondo degli individui dal mondo dei fotogrammi, cosa questa assurda, se vogliamo, noi vedremmo
che le due cose potrebbero esistere indipendentemente, ma in modo diverso da come esistono fuse.
Giacché, ripeto, è l’individuo che legandosi ai fotogrammi percepisce spazio, tempo, mutare,
situazioni cosmiche che passano, ed è questo legarsi ai fotogrammi che dà all’individuo la sensazione
di essere tale.
Voi direte: «Allora quando l’individuo è disincarnato e non si lega ai fotogrammi del piano fisico,
non ha più la sensazione di essere un individuo?». No. Certo che l’ha ancora questa sensazione
perché né più e né meno, come il piano fisico ha un insieme di fotogrammi rappresentanti le situazioni
cosmiche fisiche, voi sapete che altrettanto è del piano astrale, del piano mentale e su ancora, sia
pure in modo diverso. È vero, figli e fratelli? Per cui sempre l’individuo, fin che tale sarà, sarà legato
alle materie – dicevamo – di un qualche piano di esistenza; ovverosia ai fotogrammi, alle situazioni
cosmiche di un qualche piano di esistenza. Ecco dunque la dipendenza fra mondo dei fotogrammi dei
piani di esistenza e dell’individuo. Possiamo dire in linea teorica che ciascuno può esistere
indipendentemente, ma è un’esistenza diversa da quella che si ha allorché l’individuo scende, si lega
a questi fotogrammi. E d’altra parte, se noi man mano sempre più escludiamo il legarsi dell’individuo
ai fotogrammi di un piano di esistenza – e ciò per comprendere le ragioni di dipendenza – fino ad
arrivare al di là dei piani di esistenza, vediamo allora che l’individuo non esiste più perché l’individuo è
una propaggine dell’individualità nel Cosmo. Se in questa analisi, di mano in mano, noi escludiamo i
fotogrammi del piano fisico, ancora resta l’individuo; se escludiamo i fotogrammi del piano astrale,
ancora resta l’individuo; e su su fino a giungere alle soglie del Cosmo, non resterà più l’individuo ma
resterà l’individualità. Ecco dunque un diverso modo di esistere. I fotogrammi esistono sempre tutti,
anche se l’individuo ad essi non si lega. È vero, figli e fratelli? In linea teorica possiamo dire che
l’individuo esisterebbe anche se non si legasse ai fotogrammi, ma in pratica ciò non è perché sempre
a qualche serie di fotogrammi l’individuo, per esistere deve essere legato.
Ebbene, non è ancora conclusa l’ultima parte, forse la più importante della vostra domanda. Ed è
questa: allora, di tutti i fotogrammi possibili e immaginabili che possono esistere ad esempio nel piano
fisico, per rappresentare una situazione cosmica nella quale situazione vi siano identificate due o più
creature, può darsi che alcuni fotogrammi non siano da nessuno vissuti? Può darsi cioè che
attraverso alle scelte di uno o più individui si verifichi il caso che una soluzione da nessuno sia
accettata e che quindi i relativi fotogrammi rimangano non vissuti da alcuno? Sì, in linea teorica
questo può darsi. Ma noi possiamo per il momento – e qui è il caso proprio di dirlo – parlare solo per
principi e non possiamo scendere a particolari. È come la famosa legge e verità del Karma. La realtà,
figli e fratelli, è talmente vasta e comprende un numero tale di soluzioni e di possibilità, che il seguirla
praticamente richiede uno sforzo impossibile da parte nostra nell’esporre e immane da parte vostra
nel seguire. Quindi, per il momento, accontentiamoci del principio generale, delle possibilità teoriche.
Ma giustamente – avete detto – che queste possibilità si riducono molto rispetto a quello che in un
primo tempo, può sembrare. Ciò può rappresentare per voi fonte di meditazione: un altro orizzonte
che può aprirsi ai vostri occhi. Ho finito, per il momento. Vi sono altre domande?
Partecipante – Volevo chiedere: la quinta grande Età, a che cosa si riferisce? A un ciclo di 7.000
anni, oppure... alle razze, la quinta razza?
Kempis – Vi dicemmo che l’epoca evolutiva dell’individuo che va dall’uomo al superuomo – uomo
compreso anche il selvaggio, quindi da incarnazione umana a superuomo – comprende un arco di
tempo umano che misura circa 50.000 anni. Questi 50.000 anni sono suddivisi in sette età,
chiamiamole. Dunque, se la matematica non è un’opinione, ciascuna di queste età dovrebbe misurare
pressappoco 7.500 anni, grosso modo. È vero? Ma ciascuna di queste età che misura 7.500 anni è
divisa ancora in tre periodi – ciascuna di queste età – in tre periodi. Dunque questi periodi misurano
grosso modo 2.500 anni. Dico grosso modo perché vi sono delle intersecazioni, dei periodi che si
accavallano. Ancora ciascuno di questi periodi si divide in altri sette… come chiamarli?…
Partecipante – Cicli…
Kempis – Cicli, i quali, perché il conto torni, devono durare circa 350 anni. Dico “perché il conto torni”,
perché in effetti ciascun ciclo dura 700 anni, ma poiché là dove finisce un ciclo ne inizia un altro ed a
cavallo fra questi due ve n’è uno intermedio, ne risulta che i piccoli cicli segnano un passare del
calendario di 350 anni anziché di 700; questo lo sapete dallo schema che a suo tempo vi abbiamo
dato. Dice un principio degli occultisti che “il piccolo è uguale al grande”. I 50.000 anni che prima vi
abbiamo detto si riferiscono alla evoluzione di una razza da uomo a superuomo; è, né più né meno,
quello di cui noi ci siamo interessati quando, in questi ultimi tempi, abbiamo parlato di razze. Quando
abbiamo detto che la vostra razza va da Atlantide a oltre, molto oltre l’anno 2.000 (dico 2.000 perché
è il più prossimo a voi), volevamo dire: il vostro ciclo evolutivo da selvaggio a superuomo è compreso
in questo arco di tempo. «Ma – direte voi preoccupati – appunto se la matematica non è un’opinione, i
conti non tornano». Perché in base ad un’altra nostra affermazione voi sapete che il 1.968 dell’epoca
che state vivendo corrisponde al quinto grande ciclo, al secondo periodo, sesto e settimo piccolo
ciclo. Mi seguite? Il che corrisponderebbe, a conti fatti, a circa 35.000 anni, tenendo conto dei debiti
accavallamenti, è vero? «Eh – dite voi – il che vuol dire che quando abbiamo iniziato la nostra
evoluzione quali selvaggi, erano circa 35.000 anni fa!». È vero? Ma noi vi abbiamo anche detto che la
fine di Atlantide, civiltà di Atlantide, appartenente appunto ad un’altra razza, è avvenuta attorno ai
10.000 anni fa. Ed allora? Ecco dov’è il grande che assomiglia al piccolo. È qua, in questo passaggio
delle razze. Cioè, pressappoco, alla metà dell’evoluzione di una razza comincia l’evoluzione della
razza successiva e finisce l’evoluzione della razza precedente. Allora, rifacciamo il conto e vediamo
se questa razza nostra – nostra – ha iniziato a manifestarsi con le prime incarnazioni come selvaggi,
circa 35.000 anni fa. E circa 35.000 anni fa la civiltà di Atlantide era a metà strada, (nel mezzo del
cammin della sua vita). Il che vuol dire che aveva un’anzianità evolutiva di circa 25.000 anni. La fine
di Atlantide è avvenuta dopo altri 25.000 anni e cioè 10.000 anni fa, pressappoco. Ho detto grosso
modo perché ci sono… Quindi vedete che i conti tornano. Direte voi: «Ma ci avete detto, secondo gli
ultimi insegnamenti, che sono gli ultimi fotogrammi che sono in comune con le due razze». E noi vi
diciamo: sì, è vero, perché a questo punto dobbiamo distinguere i fotogrammi di spazio e i fotogrammi
di tempo. Ma non vi preoccupate, figli, perché se è vero che l’attuale razza ha iniziato ad incarnarsi
come uomo 35.000 anni fa, non è altrettanto vero che i primi uomini, i primi selvaggi di questa razza
si siano incarnati in seno alla civiltà di Atlantide, è vero? E quindi stessi fotogrammi di tempo, ma non
stessi fotogrammi di spazio. È vero, figli e fratelli? Ed ecco che i fotogrammi in comune si hanno circa
alla fine della civiltà di Atlantide – abbiamo detto attorno circa a 10.000 anni fa – quando gli individui
erano non già più selvaggi, ma qualcosa… di più, è vero? Perché non vi sarebbe stata assolutamente
possibilità di comunicazione fra individui di tale diversa evoluzione. Tutto questo però, sempre
guardando la rappresentazione dei fotogrammi, perché ora voi sapete, che guardando da un altro
punto di vista, noi vediamo che in effetti le razze sono tutte contemporanee. E questo è chiaro, è
vero, figli? Io spero che ciò sia compreso da tutti.
Partecipante – Cioè, scusa, adesso in Atlantide sono al nostro stesso punto di civiltà?
Kempis – Sì, grosso modo, molto grosso modo. E questo risulta anche dal fatto che vi è una
sfasatura in seno a ciascuna razza. Se potessimo prendere – tanto per dire – un prototipo della razza
atlantidea e paragonarlo in qualche modo ad un tempo, corrisponderebbe come evoluzione al
prototipo della razza della Lemuria, al prototipo della razza vostra attuale e della futura, è vero, figli e
fratelli? Però, ripeto, sempre grosso modo. Ed infatti se voi esaminate nell’ambito di una razza
l’evoluzione individuale, voi vedete che i fotogrammi singoli sono “sentiti” in epoche diverse; ciò vuol
dire che non tutti gli individui camminano di pari passo. Pertanto la media può essere solamente
indicativa. Possiamo affermare il principio – ancora torniamo ad affermare i principi – che le razze
sono, in qualche modo contemporanee. Che la Lemuria, che secondo la vostra epoca sta nel
passato, vive ancora ed è ancora in uno stesso stato di esistenza quale voi oggi vedete la vostra
civiltà; non solo, ma in tutti gli stati di esistenza, dal sorgere fino al finire, è vero? I fotogrammi sono
sempre tutti esistenti e – appunto, come ha sottolienato il figlio L. questa sera – anche nelle mutazioni
collaterali. È vero, figli e fratelli?
Partecipante – Posso fare un’altra domanda? Mi domandavo: queste nuove verità, siccome noi ci
crediamo, diventano esperienze di vita. Non è un passatempo o un gioco. E diventando esperienze di
vita ridimensionano le nostre stesse convinzioni o ideali di vita. Se insieme alle spiegazioni della
realtà ci poteste dare anche indicazioni su come prenderle, su come “sentirle”… insomma,
riambientarci psichicamente…
Kempis – L’insegnamento mistico e del “sentire” non muta per niente! Per niente! Questo è il pericolo
maggiore che voi avete. Cioè, ad un certo momento, pensare che la riunione di questa sera, non
essendo sicuri che sia vissuta nello stesso momento – per così dire – da tutti, diventi unicamente una
rappresentazione, per voi; e che questa rappresentazione per voi vi autorizzi a schiaffeggiare il vostro
prossimo, a trattarlo male o a non rivolgergli più quelle attenzioni che usualmente voi gli rivolgete. È
vero, figli e fratelli?
Qua va messo lo schema “intersecazione delle epoche e delle razze” (File 51450)
Qua va messo lo schema “Contemporaneità delle epoche e delle razze” (file N_C_E_R)
Schema particolare della suddivisione del periodo di 2450 anni che noi stiamo vivendo
Avvento di Cristo
dopo Cristo
Seconda età del III° periodoperiodo
Prima età del III° periodo
VII° età o ciclo
VI° età o ciclo
V° età o ciclo
IV° età o ciclo
III° età o ciclo
II° età o ciclo
I° età o ciclo
Settima età del I° periodo
Sesta età del I° periodo
Declino dellaI° età
Pieno fulgoredella II° età
Inizio dellaIII° età
350
350
350
350
350
350
350
Livello delle minimeinfluenze
Livello delle massimeinfluenze
Anni che intercorrono fral’effettivo avvento del Cri-sto e l’inizio, l’equivalersied il termine delle età.
Scala del tempo secondo ilvostro calendario
Fra l’avvento del Cristocoincidente con il mas-simo influsso della I° e-tà o ciclo del II° periodoe l’anno 1 del vostro ca-lendario vi è una differe-nza di circa 40 anni.
2410
2235
2060
1885
1710
1535
1360
1185
1010
835
660
485
310
1351
2450
2275
2100
1925
1750
1575
1400
1225
1050
875
700
525
350
17540
175
350
40 annicirca
SecondoPeriodo(del Figlio)
Sapendo che gli animali che voi vedete sono in sostanza forme di vita trascorse – dal punto di
vista del “sentire” – taluno di voi può essersi domandato se sia opportuno rivolgere le cure, le
attenzioni, agli animali. Ebbene, noi vi scusiamo, figli e fratelli, di questa domanda, perché siete
all’inizio della comprensione dei nuovi concetti, è vero? Giacché quando voi avete ben pensato e
distinto questo, dovete fare altre riflessioni. Quando voi avete pensato e compreso bene che
l’evoluzione degli individui in senso lato, appartenenti a tutte le razze, avviene, in ultima analisi,
contemporaneamente, (perché – vi abbiamo detto noi – sono prima vissuti tutti i fotogrammi quali
cristallizzazioni, poi tutti i fotogrammi quali piante, e poi quali animali, e poi quali uomini, e poi quali
superuomini), quando avete ben compreso questo, finalmente, allora dovete fare ancora un passo
avanti e dire, e riflettere bene, che questo “poi” e questo “prima” non esiste. Per cui, in ultima analisi,
quando voi accarezzate un animale, quando voi usate una gentilezza, una cosa gradita, ad una forma
di vita inferiore, non è – come può sembrare in primo momento – che ciò sia inutile. È utile giacché
questo “sentire” “prima” e “dopo” è una verità che appare solo nel relativo. Fate molta attenzione a
quello che dico. Solo laddove si conta il tempo, ma in realtà non è così. In realtà tutto è
contemporaneo. L’individualità “sente” tutto nello stesso attimo senza tempo; tutte le fasi del “sentire”
individuale. È vero, figli e fratelli?
Partecipante – Ma io intendevo dire un’altra cosa ed è questa: immaginando la realtà nostra secondo
gli ultimi insegnamenti, dall’interno c’è una spinta centrifuga che ci spinge a “sentirla” come una parte
da recitare, con convinzione, naturalmente, ma anche con intimo distacco. C’è una tendenza a una
scissione: da una parte la consapevolezza della cosa e dall’altra essere coinvolti nella parte. Non so,
insomma… questi ultimi insegnamenti acutizzano questo “sentire”. Non so quanto sia sbagliato e
quanto sia giusto. In questo senso intendevo “una indicazione”.
Kempis – È quello che ho detto, figlio Loreno. È quello che ho detto! Perché non c’è niente di peggio
che arrivare ad un distacco dalla realtà. Riflettete e meditate bene. Voi pensate che tutto questo che
voi vivete – la vostra vita di umani – abbia valore unicamente perché le cose si svolgono quali voi
siete abituati a vederle svolgere di consueto; e che sovvertendo appunto l’ordine del tempo, mutino i
valori. Ripeto, non è così! Meditate profondamente su questo.
Partecipante – Il superamento del divenire…
Kempis – Porta come prima conseguenza quello che tu dici, ma io vi dico: meditate profondamente.
Che questo distacco non c’è. C’è solo per colui che ha superato – non attraverso alla mente – ma
attraverso al “sentire”. C’è solo per colui che ha superato non attraverso ad un mutare il suo punto di
vista, i suoi concetti, le sue idee; ma solo per colui che ha mutato l’intimo “sentire”, per questi solo.
Per gli altri sono conseguenze di un nuovo punto di vista, dei nuovi concetti. E per questo io vi dico
meditate profondamente. Questa sfasatura dei tempi, questo cercare di farvi intendere che il tempo
non esiste, deve servire solo a farvi conciliare la Realtà con l’erre maiuscola con la realtà di tutti i
giorni. Solo a questo. Non a farvi diminuire la valutazione della realtà con l’erre minuscola. Non a farvi
pensare che quello che avviene, avviene fin tanto soggettivamente da autorizzarvi a non tenere in
nessun conto tutto quanto sta a voi attorno, pensando ed essendo convinti che dietro a queste
facciate forse può non celarsi nessun “sentire”.
Superato questo primo momento di assestamento – che del resto è del tutto comprensibile – voi
vedrete, figli e fratelli, che gli insegnamenti più alti delle filosofie impallidiscono di fronte alla Realtà
che voi cominciate a intravedere. Voi vedrete che, di fronte a questa Verità, la realtà con l’erre
minuscola di tutti i giorni pur tuttavia non diminuisce di significato; ma per le creature l’acquista
vieppiù. Ed allora anche voi, vieppiù, vi presterete ad aiutare il vostro prossimo, a comprendere quella
realtà, anche se per voi, in ultima analisi, potrà essere trascesa.
Pace a voi.
Kempis
Maria Hack
Lilli
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Dali
29 Maggio 1968
Salve a voi.
Visto che amate rileggere quello che abbiamo detto, rileggerlo anche a distanza di tempo, ancora
una volta citiamo noi stessi e vi ricordiamo la volta in cui – parlando dell’Iniziato – dicemmo che la
prima impressione percepita intensamente – ed anche spiacevolmente – era quella di essere solo
nell’Universo e nel Cosmo. Ed in effetti, figli e fratelli, allorché l’Iniziato ha conosciuto le verità delle
quali così facilmente vi abbiamo parlato, non avendo subito un qualche Spirito buono che lo conforti,
può egli impressionarsi e dire: «Poiché non esiste la contemporaneità del “sentire”, io da solo in
questo tempo vivo e “sento” questi fotogrammi; dunque sono solo nel Cosmo». E da qui provare quel
senso di solitudine, di angoscia, di vuoto. Meditate un istante per comprendere questo povero
Iniziato. Meditate soprattutto a quale nuovo significato vada incontro questa affermazione. Allora la
prendeste come una notizia di cronaca, quasi incomprensibile. Come poteva, chi era posto a parte
delle Verità più segrete e celate, sentirsi solo? E noi del resto vi demmo una spiegazione certo del
tutto valida, che non trova smentita oggi. Ma ad essa spiegazione si aggiunge quest’altra che ora vi
ho detto.
In effetti, se pensate che solo ciascuno di voi, singolarmente, “sentendo” è sicuro di vivere questi
fotogrammi – cioè di non viverli contemporaneamente, di non “sentirli” nello stesso tempo dei simili
suoi che sono in questi fotogrammi rappresentati – ne esce da tutto ciò una prima sensazione di
solitudine. Certo. «Questo insieme di fotogrammi è “sentito” solo da me. Ed allora, se in questo
momento, dietro alle figure che io vedo, non si nasconde un “sentire”, io sono solo qui e nel Cosmo».
Ma, figli e fratelli, occorre tenere presente che questa non contemporaneità del “sentire” è un fattore
del tutto attinente all’individuo, del tutto strettamente legato all’individuo ed al tempo. Infatti la stessa
parola “contemporaneità” dà l’idea di un tempo. Ma laddove invece sta – non si cela ma si svela –
l’essenza reale del Tutto, non esiste tempo. Non vi è tempo e tutto quindi è nel medesimo istante
presente eternamente. Per cui ne deriva che l’individuo può nel tempo, sì, in linea teorica più che
reale, essere solo; ma nell’illusione del tempo, solo nell’illusione. Nella Realtà è sempre eternamente
presente ed unito al Tutto.
È importante raffrontare questi due concetti: il concetto dell’individuo, dell’illusione, con il concetto
della individualità e della Realtà. Imparare ad avere dimestichezza – si usa dire – con un altro se
stesso. Imparare a comprendere come può essere che un essere esista in modi diversi. Come
individuo e come individualità.
Voi questa sera avete fatto il conto di quanto le razze abbiano ancora da tribolare per giungere
alla conclusione della evoluzione umana e passare a quella superumana. Ebbene, questo conto –
che può essere vero se riferito al tempo del piano fisico – ha la particolarità di divenire del tutto errato
se dalla dimensione fisica si passa ad altra dimensione.
Ma dietro a questa domanda forse ne sta un’altra che voi stessi non avete ancora bene afferrato
e cioè: «Duri, nel tempo, quello che voi volete, il passaggio dei vari “sentire”; duri pure poco o tanto
ma – voi chiedete – una volta che tutti i “sentire” degli individui si sono succeduti, che cosa accade? È
forse cessato lo scopo della emanazione cosmica? Non ha più senso che la congerie di fotogrammi
esista nell’eternità?». Ed allora io vi dico, figli e fratelli, che ancora non avete ben compreso il
concetto. Perché anche questo – e non vorrei sgomentarvi – anche questo senso che sta alla base
ed alla ragione del “sentire” limitato dell’individuo, di un “sentire” alla volta – è stato detto – anche
questo senso di un “sentire” alla volta e di un “sentire” limitato nel tempo, di ogni singolo “sentire” che
si sussegue all’altro e che cessa col raggiungere il successivo, è un’illusione del piano cosmico.
Se noi potessimo fare un paragone e vedere in una collana di perle, in ciascuna perla un “sentire”
individuale, noi vedremmo di un individuo – intendete figli; di una individualità, intendete figli – noi
vedremmo che ciascuna perla è un “sentire”. Un “sentire” dell’individuo che fa capo a chi possiede la
perla: alla individualità. Ebbene, queste perle sono poste l’una accanto all’altra e – paragonando
questo esempio a ciò che voi sapete – può sembrare a voi che ciascuna perla rappresenti un attimo
del vostro “sentire” individuale. Cioè, l’attenzione si sposta: dalla prima perla, primo “sentire”, alla
successiva e via e via, fino a che tutte le perle hanno vibrato, tutti i “sentire” si sono succeduti. «E
poi?», dite voi. Ecco il succo della domanda che forse voi stessi non avete saputo esprimere alla
vostra mente. «Che cosa accade poi?». E noi vi diciamo che questo trascorrere del “sentire” è
un’illusione; che per sua natura il “sentire” individuale è limitato ed esiste in quanto circoscritto, in
quanto fa capo ad un “sentire” convenzionalmente detto precedente e sfocia in un “sentire”
successivamente definito seguente; ma vi diciamo che alzandosi al di fuori di questa teoria di “sentire”
– che sta unita in virtù della sua specifica natura di limitatezza e di legame da un “sentire” definito
precedente, ad un “sentire” definito seguente – alzandosi da questa teoria, ecco che i “sentire”
esistono tutti nell’eternità come la collana di perle per chi la osserva.
Ho detto “non vorrei sgomentarvi”, perché comprendo che questo concetto rimanga per voi
difficile a capirsi.
Voi fate le domande, vi aspettate una risposta esauriente, e poi – magari a distanza di qualche
decennio, se ne avete la costanza – volete misurare le nostre parole. E noi vi diciamo che questo ci fa
piacere. Noi abbiamo piacere che voi confrontiate il vecchio insegnamento con il nuovo – tanto per
dare una definizione – poiché questo deve aiutarvi a meglio comprendere il nuovo.
Se allora questo “sentire” esiste in sé e per sé ed è sua natura quella di essere percepito
singolarmente, possiamo noi dire oggettivamente che nessun individuo è giunto alla massima
evoluzione? È sbagliato dire che innumerevoli sono quelli giunti alla massima evoluzione?
Partecipante – Tutti. Tutti non è sbagliato. Innumerevoli sembrerebbe incompleto.
Kempis – Occorre però trovare una forma che per voi sia comprensibile e che sia il più aderente
possibile alla Realtà in modo che questa, anche quando voi conoscete nuovi concetti che ancora di
più vi avvicinano alla Realtà, sia sempre valida. E possiamo dire di averla sempre trovata. Ma
avevamo un caposaldo, e cioè il presupposto che il passato fosse passato anche oggettivamente;
che l’avvenire fosse tale oggettivamente, quando ancora non parlavamo con tanta dimestichezza di
ciò che è senza tempo, e dell’Assoluto che non conosce tempo né mutazione. È vero, figli e fratelli?
Ma dal momento in cui il passato non è più passato, oggettivamente – perché oggettivamente non
può esservi né passato né futuro, ma solo ciò che “è” – allora questo caposaldo viene meno. E noi
dobbiamo riferire i concetti ad altro termine di paragone e – come ha detto giustamente la figlia Z. –
non possiamo trovare – in mancanza di questo termine di paragone – avendolo mutato non
possiamo trovare una perfetta addizione fra quella verità e questa, benché voi abbiate visto quanto
sia vicina.
Un’altra ancora ipotesi voglio gettare là, visto che durante questo ciclo mi sono ripromesso di
seminare lo scompiglio. Supponiate che un individuo sia talmente legato alla vita vissuta, alla vita nel
piano fisico, da voler rivivere certi fotogrammi. Come pensate che egli li riviva? Con quale “sentire”?
In sostanza, benché vi siano certi “sentire” corrispondenti ad una determinata evoluzione già innanzi
– evoluzione alta, per intenderci – potrebbe darsi che un “sentire” precedente fosse voluto rivivere da
certi individui? Voi che vivete nell’epoca moderna, potreste ad un certo punto desiderare di rivivere
l’epoca dell’antica Roma? E se questo fosse possibile, come rivivreste quei fotogrammi che una volta
avete già calcati?
Partecipante – O viene cancellato il precedente, o uno sdoppiamento di “sentire”: cioè, io “sento”
questo…
Partecipante – No, io dico con lo stesso “sentire” identico perché il fotogramma…
Partecipante – Con una completa immedesimazione?
Partecipante – Sì, il cliché è quello.
Kempis – Non un rivivere dal di fuori un ambiente; rivivere lo stesso tempo e lo stesso spazio.
Quante volte, ripensando ad una esperienza piacevole, voi avete desiderato di riviverla? Ebbene,
questo “riviverla”, ammesso che sia possibile secondo il concetto che vi abbiamo spiegato, come
sarebbe?
Partecipante – Identico alla prima volta.
Kempis – Tale e quale. Ed allora potrebbe darsi che questo che voi state vivendo sia un rivivere?
Partecipante – Ma tutta la collana è rivissuta dalla individualità. L’individualità, come individualità,
rilegge un fotogramma alla volta, cioè rivive un fotogramma alla volta in tutto il suo “sentire”.
Kempis – L’individualità nello stesso attimo eterno “sente” tutto. È solo il “sentire” individuale, per sua
natura, che è circoscritto e che ha bisogno di partire da un “sentire” precedente e sfociare in un
“sentire” seguente. In questo modo esiste singolarmente. Ma non è finito, figli e fratelli. Avete, in
sostanza, risposto giustamente, ma voglio che meditiate su questo concetto.
Vi ho sentito anche rammentare il Cristo. Ebbene, meditate sull’epoca del Cristo. Il significato del
sacrificio del Cristo sta nel “sentire” certi fotogrammi, nel vivere certi fotogrammi umani, Lui, alla
massima evoluzione. Ma se è vera la contemporaneità delle razze, i fotogrammi che per voi sono
trascorsi, sono già stati “sentiti” dal Cristo? Intendo dire: l’epoca storica nella quale la figura del Cristo
è collocata, e che si presume sia stata già “sentita” dai discepoli del Cristo, è stata in effetti dal Cristo
“sentita” e vissuta?
Partecipante – No, perché… era rappresentato nella massima evoluzione, ma in effetti Lui non era
massimamente evoluto. Era rappresentato massimamente evoluto, ma non c’era il suo “sentire”.
Partecipante – Ma questo vale per la comunità. Ma il caso del Cristo era una scelta.
Kempis – Meditate. Meditate. Desidero però, in conclusione a tutti questi “se” e questi “ma” che
stasera ho voluto lanciare, ricordarvi che il tempo, il “sentire” uno alla volta, esiste nel piano fisico, nel
Cosmo. Che laddove è la Realtà non esiste tempo e tutto è “sentito” nello stesso attimo eterno. Ecco
perciò, pregando l’Altissimo voi non pregate a vuoto. Voi, dal tempo, pregate ciò che è senza tempo e
che quindi sempre è presente. Mi seguite, figli e fratelli? Se voi giungeste alla conclusione che in certi
fotogrammi in cui è rappresentato un alto Maestro, quei fotogrammi sono da voi vissuti e “sentiti”, ma
non lo sono ancora, nel tempo, dall’alto Maestro, ciò può essere vero ma non dimenticate che l’alto
Maestro non è nei fotogrammi, è oltre il tempo ed Egli, quindi, da oltre il tempo, vi “sente” come
“sente” il Tutto.
Pace a voi.
Kempis
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Vengo questa sera perché desidero ricordarvi da quanto del vostro tempo vi seguiamo; ed in
questa occasione, figli cari, chiarirvi – se ciò è possibile – che questi nuovi insegnamenti hanno lo
scopo di farvi comprendere quanto tutto sia armoniosamente unito e collegato e quanto, figli cari, sia
possibile unire ciò che è immutabile con ciò che muta. Questo nuovo concepire necessita da parte
vostra di un piccolo sforzo. Voi dovete passare le soglie del tempo, figli cari. Non è poco!, per chi nel
tempo vive e “sente”. Ma serve a tutti per affrontare la Realtà. Da tempo vi seguiamo, voi che siete
nel tempo, e poco a poco vogliamo portarvi a concepire ciò che trascende il tempo e lo spazio.
Queste verità che il Figlio e Fratello Kempis vi annuncia, necessitano di comprensione e
meditazione.
Noi, fra breve, faremo la consueta pausa, ma anche prima di allora, tornate su questi argomenti:
cominciando a spiegarvi l’un l’altro il concetto di “situazione cosmica” e su su, perché voi vedete con
quanta facilità, anche questa sera, scivolavate dai nuovi insegnamenti del non tempo agli altri
enunciati secondo la teoria del trascorrere del tempo. È vero, figli cari? Quindi abbiate pazienza e
meditate sui principi basilari. Potrà essere noioso per chi ha compreso, ma per tutti utile, figli cari, per
tutti! Perché servirà a ribadire questi concetti, servirà ad averne più padronanza. Mi sono spiegato,
figli?
Prima quindi di affrontare queste verità delle quali vi ha parlato il Fratello Kempis, sarà per voi
utile ripetere ancora assieme i concetti basilari di questi ultimi insegnamenti. È vero, figli cari? Fatelo
perché – ripeto – sarà a tutti utile.
Vi benedico. La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Dali
Teresa vi benedice, creature!
Teresa
14 Giugno 1968
Salve a voi.
Ecco che ancora una volta ciò che noi vi diciamo subisce un collaudo. Vi abbiamo detto che chi
costruisce sulla roccia non deve avere timore di veder crollare la propria costruzione nei moti tellurici.
Ma chi non ha solide fondamenta, ecco che col terremoto vedrà ridursi in un mucchio di macerie la
costruzione faticosamente tirata su. Ora noi, in questo momento, siamo un terremoto che scuote dalle
fondamenta le vostre costruzioni. E noi vi abbiamo fornito le pietre per edificarle. Ma voi le avete
poggiate sulla pietra o sulla sabbia.
Dice il Cristo: «Io non vengo per sovvertire la legge, ma per compierla!». Per completarla, cioè.
Così noi, oggi, non parliamo per negare tutto ciò che fino a questo momento abbiamo detto, ma per
“completare” l’insegnamento. L’insegnamento che parlando di verità deve trascendere il tempo e lo
spazio, altrimenti sarebbe suscettibile di mutare con questi fattori. E mutando nel tempo e nello
spazio, potrebbe al massimo chiamarsi “virtù”, ma non verità, non realtà.
Certo che noi siamo le forze della innovazione contro le forze della conservazione. E strano è
che, in fondo, per taluni di voi possiamo sembrare i nemici di noi stessi, ma vi diciamo: “non
ancoratevi allo scoglio che fu di salvezza ieri, siate pronti a salire più in alto, a comprendere che la
verità, la Realtà, non può essere commisurata in termini di spazio e di tempo”. Ancora certe immagini,
che possono essere chiare al misticismo, e trovano fondamento nelle dimensioni temporali e spaziali,
debbono essere abbandonate.
Occorre del coraggio, ma per amore alla Realtà, occorre trovare questo coraggio. Non si può
rimanere attaccati alla lettera della verità; occorre trascenderla per comprendere la Realtà. Così
l’immagine della creatura che attraversa il Cosmo fra prove, tribolazioni, tentazioni e giunge, salda
nella sua fortezza, alla corona dei beati, deve essere abbandonata perché, in qualche modo, chi
giungesse nel tempo ed attraverso al tempo laddove tempo non v’è, ridurrebbe questo non tempo ad
una forma di “divenire” e quindi ad un tempo, ad un qualcosa che cresce, che aumenta. Non è così.
«Ed allora?», direte voi. Occorre abituarsi a pensare all’Essere nella Sua triplice forma di esistere; e
parlo dell’Essere, cioè dell’Assoluto. Triplice forma di esistere, ho detto. L’essere come l’Essere,
come Colui che “È”, come l’Uno. L’Essere come i “molti”, le individualità che, voi ben sapete,
contengono una gamma di “sentire”.
Vi dicemmo: le individualità sono Giano Bifronte perché stanno alla soglia del manifestato con il
non manifestato, del tempo con ciò che è senza tempo. E in effetti così è. La gamma dei “sentire”
della individualità comprende “sentire” relativi e “Sentire Assoluto”. Il “sentire” dell’Essere come
Essere e il “sentire” relativo. Ed infine il terzo modo di esistere dell’Essere: gli individui, o i “sentire”
relativi percepiti nel tempo. Così ciò che evolve, ciò che trascorre, ciò che passa da un “sentire”
semplice ad un “sentire” più complesso, secondo una teoria temporale, non è dunque nell’Essere –
cioè in Colui che “È” – né l’essere individualità, ma è l’essere-individuo. L’individualità – voi sapete, ve
lo abbiamo detto ma ci teniamo a ribadirlo – non evolve: ha un ciclo di esistenza che è contenuto
dalla potenza all’atto. In queste convenzionali barriere, in questi convenzionali termini e confini, si
svolge il ciclo dell’individualità. Ma non si intenda in questo “svolgere” un trascorrere, ma un Essere
rappresentato, senza mutazioni di tempo e di spazio – perché l’individualità è al di là del tempo e
dello spazio, è ai confini di questo con ciò che è senza tempo e senza spazio – non si intenda questo
“svolgere” come un trascorrere, un passare; ma come un “contenere”. L’individualità dunque non
evolve, non si sviluppa, nel senso che si dà a queste parole. L’individualità comprende “sentire” che
vanno dalla potenza fino all’atto: da un “sentire” semplice ad un “Sentire Assoluto”. Ma non muta nel
tempo; non percorre lo spazio.
Ed allora ditemi: questa individualità dagli aspetti peculiari, se non muta, è dunque immutabile; ed
è l’Essere che vive con un “Sentire Assoluto” ed i “sentire” relativi. L’individualità dunque non può
essere paragonata all’individuo il quale – abbiamo detto – solo è ad evolvere di tutto questo “Essere”
che esiste in triplice aspetto. Perché non dimentichiamoci che l’individuo è un modo di esistere
dell’essere unico; così come l’unico Essere è un modo di esistere di Colui che È.
Ordunque, se l’individualità non evolve e comprende il “sentire” alla massima percezione, tanto
che si chiama “Sentire Assoluto” – cioè il “sentire” dell’Essere, dell’Uno-Assoluto – è in qualche modo
impossibile a questa individualità essere legata ad una teoria di fotogrammi appartenenti ad un
Cosmo? È in qualche modo impossibile, a questo “Sentire Assoluto” – perché parlando così della
individualità intendo riferirmi a quella parte che si chiama “Sentire Assoluto”, “sentire” che è
rappresentato nella teoria che prima vi dicevo, il “sentire” in atto – è impossibile a questo “Sentire
Assoluto” vivere una serie di fotogrammi? O è necessario, prima di questo “vivere”, di questo “sentire”
in modo particolare certi fotogrammi direttamente e quale protagonista, aspettare che l’individuo
abbia – il proprio individuo – abbia percorso la strada della evoluzione? Noi abbiamo detto che se di
evoluzione si vuol parlare, chi evolve è l’individuo e non l’individualità. Dunque l’individualità,
comunque l’individuo percorra la sua strada nel tempo e nello spazio – vi dicemmo – non muta il suo
ciclo di esistenza. Ricordate queste parole? L’individuo dunque evolve e comunque sia la sua
evoluzione, passi fra sofferenze e fra “sentire” di soffrire e via dicendo, l’individualità rimane immutata.
Ed allora, per quale motivo se l’individuo che fa capo a questa individualità è intento – per intenderci,
perché questi termini non sono ancora definitivi – nella sua evoluzione individuale, per quale motivo
dunque l’individualità non potrebbe “sentire” certi fotogrammi? Non v’è nessun motivo che impedisca
questo.
L’esempio che vi abbiamo fatto del Cristo è un esempio lampante! Ed è un esempio che vi
abbiamo fatto proprio per precisare questi punti. Cioè, innanzi tutto, poiché voi già sapete che non ha
alcuna importanza nel mondo degli individui, la contemporaneità del “sentire”, abituatevi a
comprendere questo, a trascendere la dimensione del tempo. Ciò che voi fate di gentilezza ai vostri
simili, in qualunque forma essi siano rappresentati quali vostri simili, ha l’identico valore come se
questa verità che vi abbiamo detto ultimamente della non contemporaneità del “sentire”, non l’aveste
mai conosciuta. Abituatevi a “sentire” in termini di non tempo. Voi che vivete con l’orologio e con il
conto dei minuti, date molta importanza alla contemporaneità del “sentire”; ma laddove non v’è tempo
e né spazio questa importanza crolla fragorosamente. Dunque, se nel momento in cui voi “sentite”, i
vostri simili che vi stanno di fronte non “sentono” contemporaneamente a voi, ciò – lo ribadisco
ancora – non ha alcuna importanza perché il fatto stesso che stanno di fronte a voi dei simili significa
che dietro a quelle figure – se non contemporaneamente a voi – si nasconde, si nasconderà o si è
nascosto un “sentire”. E ciò che voi fate ai vostri simili lo fate nello stesso modo come se questo
“sentire” fosse assolutamente contemporaneo.
Dunque, figli e fratelli, il Cristo è una figura singolare perché comprende un “sentire” di individuo
ed un “sentire” di individualità alla fase massima. Perché comprende un “sentire” di individuo ad una
fase della evoluzione umana, con un “sentire” ad una fase sovrumana. Come sta dunque la figura del
Cristo? Abbiamo dovuto servirci di una espressione che in qualche modo potesse rimanervi
misteriosa ed affascinante. Che potesse spiegarvi – allora – una verità – allora – incomprensibile. La
figura del Cristo, vi dicemmo, comprende la figura dell’uomo Gesù e la figura del Maestro Cristo. E
fummo costretti – allora – a dirvi che si trattava di due Entità distinte, diverse. Due individui o due
individualità. Ebbene, figli e fratelli – ultima bomba della stagione – ciò non è esattamente preciso
perché se è vero che fra l’uomo allo stadio di evoluzione di selvaggio e l’uomo allo stadio di
evoluzione Santo esiste un baratro di “sentire” – è vero, figli e fratelli? – non è però altrettanto vero
che si tratta di due esseri diversi. Mi seguite, figli e fratelli? Così l’uomo Gesù – o Maestro Koot-
Hoomi – è l’individuo che segue l’evoluzione di ogni individuo. Mi seguite, figli e fratelli? Ed allora:
quando questi fotogrammi sono stati “sentiti” dalla individualità Cristo? Sempre! Non ha più
importanza il tempo. Sempre! Mi seguite, figli e fratelli? E non si può pensare che vi sia ad un dato
momento – laddove non v’è momento, laddove non v’è tempo – che il Maestro Cristo abbia sentito la
necessità di dire: «Adesso mi faccio una bella missione e vado nel Cosmo a salvare quei poveretti!».
Mi seguite, figli e fratelli? Ma come i fotogrammi, le situazioni cosmiche esistono da sempre e sono
sempre esistite nell’eternità, e sempre esisteranno, così sempre è esistito e sempre esisterà questo
sacrificio – per dirla in termini umani, questa missione, se ancora a queste parole siete attaccati – del
Cristo che ha voluto “sentire” direttamente… non so… non esistono definizioni, aggettivi che possono,
in qualche modo, precisare questa esistenza di una individualità nella fase massima, che si lega ai
fotogrammi dell’umanità.
Non so se sono stato sufficientemente chiaro. Sta di fatto che forse rileggendo, riascoltando
quello che ho detto, un po’ di chiarezza può sorgere.
Per questa stagione vostra vi lasciamo. Vi lasciamo, figli e fratelli, dopo avervi preannunciata una
verità così vasta, così innovatrice, che forse ancora neppure voi sapete valutare. Ebbene, non
occorre dirvi che dovete meditare. Che quello che vi abbiamo detto non è che un lieve “assaggio” di
ciò che sta al di là. Svincolatevi soprattutto da queste immagini che possono, in qualche modo,
trattenervi nella comprensione della Realtà, dal tempo. Chi evolve, lo ripeto ancora una volta – se di
evoluzione si può parlare – è l’individuo. Ma più esatto sarebbe dire: teoria di “sentire” posti l’uno
accanto all’altro, secondo una successione dal più semplice al più complesso. Teoria di “sentire” nella
quale ciascuno di questi “sentire” è percepito singolarmente; e nel suo essere, nel suo esistere, è un
“sentire” di provenire da un precedente e di tendere ad un “sentire” seguente che necessariamente è
più complesso. Ma che, in ultima analisi, non trascorre; rimane, come tutto il resto. E con questo, per
ora, veramente ho finito di sconvolgervi.
Pace a voi.
Kempis
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari. Vi benedico, figli, e vi abbraccio tutti
singolarmente e con tanto affetto.
Vi ringraziamo di averci seguito con attenzione, con calore, soprattutto ringraziamo coloro che ci
hanno ospitato, assieme a voi. E vi esortiamo a meditare, a cercare la comprensione.
Tutti – ad onor del vero dobbiamo dirlo – siete stati bravissimi ad afferrare queste nuove Verità.
Possiate comprenderle nel vero senso, in modo che esse vi stacchino dalle passioni terrene
abbastanza, ma non tanto da diventare dei fatalisti e degli esseri privi di iniziativa.
Liberate il vostro “sentire” individuale, figli e fratelli, coltivatelo. Rendetelo sereno, volto verso i
vostri simili; fate che essi trovino una strada dolce, piana. Non preoccupatevi come e quando
percepiranno questo vostro amore, e se lo percepiranno. Così come quando aiutate coloro che vi
sono vicini e, nello slancio, dimenticate se il Karma di questi impedirà loro di beneficiare del vostro
aiuto.
Amate tutti coloro che vi circondano perché voi vedete che tutto il Cosmo, cioè l’ambiente
dell’individuo e oltre e oltre, è “sentire”: “sentire”! Tutto quanto accade attorno a voi, pur non essendo
una scena inanimata perché racchiude “sentire” di altre creature, si svolge per suscitare, coltivare,
accrescere il vostro “sentire”. Ed anche quando vi sono delle amarezze da superare che
comunemente sono chiamate “prove”, non sono prove, lo ripetiamo ancora, nel senso di collaudi per
vedere se voi avete ben compreso o bene imparato, ma sono eventi che debbono ripercuotersi sul
vostro “sentire”. Renderlo più puro, più bello, più degno della vostra individualità.
Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Dali