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Approfondimenti Diritto alla riservatezza e sicurezza del lavoro Pierguido Soprani ............................................................................................ 5 Proposte operative per la stima dei costi della sicurezza nei cantieri Michele Giovannetti ......................................................................................... 19 Dalle Universita ` a cura di Francesco Bacchini La responsabilita ` sociale delle imprese e il dovere di salute e sicurezza Francesco Bacchini .......................................................................................... 31 Notizie INAIL WorkCongress 2004: prevenzione, riabilitazione ed indennizzo infortuni e malattie professionali .................................................................................................. 39 Finanziamenti Finanziamenti per la sicurezza a cura di Bruno Pagamici ................................................................................. 45 Inserto Sicurezza e vivibilita ` nella chirurgia umana e veterinaria: assicurazione e prevenzione in sala operatoria Alessandro Baldacconi, Cristina Baldacconi, Roberto Buzzi, Paola Desiderio Legislazione Dispositivi per l’apertura manuale delle porte D.M. (Interno) 3 novembre 2004 ....................................................................... 50 Prassi Stabilimenti costieri di lavorazione e depositi di oli minerali e sostanze esplosive Min. Interno - Lettera circolare 11 novembre 2004, n. 2600 ..................................... 52 Attrezzature a pressione trasportabili: quadro normativo Min. Trasporti - Circolare 26 ottobre 2004, n. 3982 ............................................... 54 Giurisprudenza Rassegna della Cassazione penale a cura di Raffaele Guariniello Leptospirosi del dipendente comunale, soggetti responsabili e carenza di fondi Cass. Pen., Sez. IV, 6 ottobre 2004, n. 39052 ....................................................... 59 Datore di lavoro pubblico e prova della delega Cass. Pen., Sez. III, 7 ottobre 2004, n. 39268 ....................................................... 60 Impossibilita ` tecnica di mezzi protettivi e divieto assoluto di macchine insicure Cass. Pen., Sez. III, 12 ottobre 2004, n. 39852 ...................................................... 61 Il coordinatore per la progettazione e per l’esecuzione dei lavori nei cantieri Cass. Pen., Sez. III, 22 novembre 2004, n. 45054 ................................................... 63 Casi e Questioni ISL risponde .................................................................................................. 66 3 ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2005 Sommario

Sommario - TuttoProfessioni ISL.pdf · Diritto alla riservatezza e sicurezza del lavoro ... sociali di uguale rango o addi- ... art. 112 consente il trattamento dei dati (comma 2,

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ApprofondimentiDiritto alla riservatezza e sicurezza del lavoroPierguido Soprani ............................................................................................ 5

Proposte operative per la stima dei costi della sicurezza nei cantieriMichele Giovannetti ......................................................................................... 19

Dalle Universitaa cura di Francesco Bacchini

La responsabilita sociale delle imprese e il dovere di salute e sicurezzaFrancesco Bacchini .......................................................................................... 31

Notizie INAILWorkCongress 2004: prevenzione, riabilitazione ed indennizzo infortuni e malattieprofessionali .................................................................................................. 39

FinanziamentiFinanziamenti per la sicurezzaa cura di Bruno Pagamici ................................................................................. 45

InsertoSicurezza e vivibilita nella chirurgia umana e veterinaria: assicurazione e prevenzionein sala operatoriaAlessandro Baldacconi, Cristina Baldacconi, Roberto Buzzi, Paola Desiderio

LegislazioneDispositivi per l’apertura manuale delle porteD.M. (Interno) 3 novembre 2004 ....................................................................... 50

PrassiStabilimenti costieri di lavorazione e depositi di oli minerali e sostanze esplosiveMin. Interno - Lettera circolare 11 novembre 2004, n. 2600 ..................................... 52

Attrezzature a pressione trasportabili: quadro normativoMin. Trasporti - Circolare 26 ottobre 2004, n. 3982 ............................................... 54

GiurisprudenzaRassegna della Cassazione penalea cura di Raffaele Guariniello

Leptospirosi del dipendente comunale, soggetti responsabili e carenza di fondiCass. Pen., Sez. IV, 6 ottobre 2004, n. 39052 ....................................................... 59

Datore di lavoro pubblico e prova della delegaCass. Pen., Sez. III, 7 ottobre 2004, n. 39268 ....................................................... 60

Impossibilita tecnica di mezzi protettivi e divieto assoluto di macchine insicureCass. Pen., Sez. III, 12 ottobre 2004, n. 39852 ...................................................... 61

Il coordinatore per la progettazione e per l’esecuzione dei lavori nei cantieriCass. Pen., Sez. III, 22 novembre 2004, n. 45054 ................................................... 63

Casi e QuestioniISL risponde .................................................................................................. 66

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Protezione dei dati personali

Diritto alla riservatezzae sicurezza del lavoroPierguido Soprani Avvocato

Premessa

Prima con l’emanazione dellalegge 31 dicembre 1996, n.675 «Tutela delle persone edi altri soggetti rispetto al trat-tamento dei dati personali», esuccessivamente con ilD.Lgs. 30 giugno 2003, n.196 «Codice in materia di pro-tezione dei dati personali», lalegislazione italiana si e viavia arricchita di una normativarivolta a dare rilevanza giuridi-ca alla riservatezza, intesa co-me bene immateriale a titolari-ta individuale, espressione nonsolo della dignita umana, maanche dell’esigenza che cia-scun individuo veda rispettatii diritti e le liberta fondamen-tali della persona, tra cui rien-tra quello della privacy, fun-zionale ad un pieno sviluppodella persona umana.Il diritto alla protezione dei da-ti personali, espressamentesancito dall’art. 1 del D.Lgs.n. 196/2003, e quello alla ri-servatezza, intendendosi pertale, ai sensi dell’art. 4 del de-creto, «qualunque informazio-ne relativa a persona fisica,persona giuridica, ente od as-sociazione, identificati o iden-tificabili, anche indirettamen-te, mediante riferimento aqualsiasi altra informazione,ivi compreso un numero diidentificazione personale», de-ve peraltro trovare un contem-peramento con le esigenze,aventi pari rilievo sociale, insi-te in alcune attivita, rispetto al-le quali si debbano riconoscererilevanti finalita di interessepubblico. E in questo ambitoche l’art. 112 del codice ha in-dividuato le finalita dirette al-l’instaurazione ed alla gestionedi «rapporti di lavoro di qua-lunque tipo, dipendente oautonomo, anche non retribui-

to o onorario o a tempo parzia-le o temporaneo», nonche diogni altra forma di impiego,quand’anche non comporti lacostituzione di un rapporto dilavoro subordinato.E cosı che il c.d. «diritto ad es-sere lasciati soli» mostra segnidi relativa cedevolezza di con-tro alla sussistenza di obiettivisociali di uguale rango o addi-rittura prevalenti.Con riguardo al settore del di-ritto penale del lavoro, il citatoart. 112 consente il trattamentodei dati (comma 2, lett. e) al fi-ne di «adempiere specifici ob-blighi o compiti previsti dallanormativa in materia di igienee sicurezza del lavoro o di si-curezza o salute della popola-zione, nonche in materia sin-dacale».

Il trattamentodei dati sensibili

In relazione a tale ambito par-ticolare, il Garante per la pro-tezione dei dati personali e in-tervenuto con una serie diautorizzazioni generali, rila-sciate da ultimo ai sensi del-l’art. 26, comma 4. lett. d)del codice, con le quali haautorizzato il trattamento deidati sensibili nei rapporti di la-voro. Si tratta di provvedimen-ti emanati annualmente dalGarante (l’ultima e l’autorizza-zione n. 1/2004 (1), con effi-cacia fino al 30 giugno2005), con i quali il trattamen-to dei dati sensibili nei rappor-ti di lavoro e stato consentitosia «alle persone fisiche e giu-ridiche, alle imprese, agli enti,alle associazioni e agli organi-smi che sono parte di un rap-porto di lavoro o che utilizza-no prestazioni lavorative an-che atipiche, parziali o tempo-ranee, o che comunque confe-

riscono un incarico professio-nale alle figure indicate al suc-cessivo punto 2, lettere b) ec)», che agli organismi parite-tici e agli altri organismi che«gestiscono osservatori in ma-teria di lavoro, previsti dallanormativa comunitaria, dalleleggi, dai regolamenti o daicontratti collettivi anche azien-dali». Significativo dell’aper-tura «culturale» alla dimensio-ne sociale del lavoro, e dellacentralita dell’uomo-lavorato-re, al fine di tutela dell’integri-ta psico-fisica della persona, epoi il fatto che l’autorizzazio-ne del Garante riguarda anche«l’attivita svolta dal medicocompetente in materia di igie-ne e di sicurezza del lavoro»,in qualita sia di libero profes-sionista, che di dipendente diun datore di lavoro o di strut-ture convenzionate.Il trattamento dei dati sensibiliriguarda non solo i lavoratoridipendenti a tempo indetermi-nato, ma anche i lavoratori in-terinali, quelli in rapporto di ti-rocinio, apprendistato e forma-zione e lavoro, nonche gli as-sociati anche in compartecipa-zione, i consulenti e i liberiprofessionisti, gli agenti, i rap-presentanti, i mandatari e colo-ro che effettuano prestazionicoordinate e continuative. Iltrattamento deve corrisponde-re a finalita specificamente in-dividuate, cui deve rivelarsiassolutamente indispensabile.Con riguardo al diritto penaledel lavoro, le finalita di tratta-mento definite sono le se-guenti:� per adempiere o per esigerel’adempimento di specifici ob-blighi o per eseguire specifici

Nota:

(1) In G.U. 14 agosto 2004, n. 190.

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compiti previsti dalla normati-va comunitaria, da leggi, daregolamenti o da contratti col-lettivi anche aziendali, in par-ticolare ai fini del rispetto del-la normativa in materia di pre-videnza ed assistenza ancheintegrativa, o in materia diigiene e sicurezza del lavoroo della popolazione, nonchein materia fiscale, di tutela del-la salute, dell’ordine e della si-curezza pubblica;� per il perseguimento delle fi-nalita di salvaguardia della vi-ta o dell’incolumita fisica del-l’interessato o di un terzo;� per l’esercizio del diritto diaccesso ai documenti ammini-strativi, nel rispetto di quantostabilito dalle leggi e dai rego-lamenti in materia;� per adempiere ad obblighiderivanti da contratti di assicu-razione finalizzati alla copertu-ra dei rischi connessi alla re-sponsabilita del datore di lavo-ro in materia di igiene e di si-curezza del lavoro e di malat-tie professionali o per i dannicagionati a terzi nell’eserciziodell’attivita lavorativa o pro-fessionale;� per garantire le pari opportu-nita.In questo ambito, le categoriedi dati suscettibili di tratta-mento - ferma restando la con-dizione generale che sono«trattabili» solo ed unicamentei dati strettamente pertinentiagli obblighi, ai compiti o allefinalita indicate nell’autorizza-zione del Garante - sono:� quelle idonee a «rivelare leconvinzioni religiose, filosofi-che o di altro genere, ovverol’adesione ad associazioni odorganizzazioni a carattere reli-gioso o filosofico, i dati con-cernenti la fruizione di per-messi e festivita religiose o diservizi di mensa, nonche lamanifestazione, nei casi previ-sti dalla legge, dell’obiezionedi coscienza»;� quelle idonee a «rivelare leopinioni politiche, l’adesionea partiti, sindacati, associazio-ni od organizzazioni a caratte-re politico o sindacale, i daticoncernenti l’esercizio di fun-zioni pubbliche e di incarichipolitici (sempre che il tratta-mento sia effettuato ai fini del-

la fruizione di permessi o diperiodi di aspettativa ricono-sciuti dalla legge o, eventual-mente, dai contratti collettivianche aziendali), ovvero l’or-ganizzazione di pubbliche ini-ziative, nonche i dati inerentialle attivita o agli incarichi sin-dacali, ovvero alle trattenuteper il versamento delle quotedi servizio sindacale o dellequote di iscrizione ad associa-zioni od organizzazioni politi-che o sindacali»;� quelle idonee a «rivelare lostato di salute, i dati raccoltiin riferimento a malattie ancheprofessionali, invalidita, infer-mita, gravidanza, puerperio oallattamento, ad infortuni, adesposizioni a fattori di rischio,all’idoneita psico-fisica a svol-gere determinate mansioni oall’appartenenza a categorieprotette».E altresı previsto che i dati sia-no raccolti, di regola, pressol’interessato, e che la loro co-municazione al medesimo«deve avvenire di regola diret-tamente a quest’ultimo o a unsuo delegato, in plico chiusoo con altro mezzo idoneo aprevenirne la conoscenza daparte di soggetti non autoriz-zati, anche attraverso la previ-sione di distanze di cortesia.Restano inoltre fermi gli obbli-ghi di acquisire il consensoscritto dell’interessato e di in-formare l’interessato medesi-mo, in conformita a quantoprevisto dagli articoli 13, 23e 26 del codice».I dati sensibili oggetto di tratta-mento possono essere comuni-cati e, ove necessario, diffusinei limiti strettamente pertinen-ti agli obblighi, ai compiti o al-le finalita indicate, a «soggettipubblici o privati, ivi compresiorganismi sanitari, casse e fon-di di previdenza ed assistenzasanitaria integrativa ancheaziendale, agenzie di interme-diazione, associazioni di datoridi lavoro, liberi professionisti,societa esterne titolari di unautonomo trattamento di dati efamiliari dell’interessato». Pe-raltro i dati idonei a rivelarelo stato di salute non possonoessere diffusi.Tutti i dati raccolti e trattatidevono essere conservati per

un periodo non superiore aquello necessario per il rag-giungimento della finalita sot-tintesa al trattamento. E previ-sto al riguardo un sistema diverifiche periodiche, circa lastretta pertinenza e la non ec-cedenza dei dati rispetto alrapporto di lavoro, alla presta-zione o all’incarico in corso,da instaurare o cessati.Il provvedimento del Garantefa poi salvi «gli obblighi pre-visti da norme di legge o di re-golamento, ovvero dalla nor-mativa comunitaria, che stabi-liscono divieti o limiti in mate-ria di trattamento di dati perso-nali e, in particolare, dalle di-sposizioni contenute:a) nell’art. 8 della legge 20maggio 1970, n. 300, che vietaal datore di lavoro ai fini del-l’assunzione e nello svolgi-mento del rapporto di lavoro,di effettuare indagini, anche amezzo di terzi, sulle opinionipolitiche, religiose o sindacalidel lavoratore, nonche su fattinon rilevanti ai fini della valu-tazione dell’attitudine profes-sionale del lavoratore;b) nell’art. 6 della legge 5 giu-gno 1990, n. 135, che vieta aidatori di lavoro lo svolgimentodi indagini volte ad accertare,nei dipendenti o in personeprese in considerazione perl’instaurazione di un rapportodi lavoro, l’esistenza di unostato di sieropositivita;c) nelle norme in materia dipari opportunita o volte a pre-venire discriminazioni»;d) fermo restando quanto di-sposto dall’art. 8 della legge20 maggio 1970, n. 300, nel-l’art. 10 del D.Lgs. 10 settem-bre 2003, n. 276, che vieta al-le agenzie per il lavoro e aglialtri soggetti privati autorizza-ti o accreditati di effettuarequalsivoglia indagine o co-munque trattamento di datiovvero di preselezione di la-voratori, anche con il loroconsenso, in base alle convin-zioni personali, alla affiliazio-ne sindacale o politica, al cre-do religioso, al sesso, all’o-rientamento sessuale, allo sta-to matrimoniale o di famigliao di gravidanza, alla eta, all’-handicap, alla razza, all’origi-ne etnica, al colore, alla

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ascendenza, all’origine nazio-nale, al gruppo linguistico, al-lo stato di salute e ad eventua-li controversie con i preceden-ti datori di lavoro, nonche ditrattare dati personali dei la-voratori che non siano stretta-mente attinenti alle loro attitu-dini professionali e al loro in-serimento lavorativo.

Lavideosorveglianzadei lavoratori

La societa moderna vede or-mai il ricorso diffuso agli stru-menti della tecnologia piuavanzata in tutti i settori dellavita associata, siano essiespressione o meno di dirittifondamentali della persona.Nell’accezione tradizionale,«tecnologia» e sinonimo diprogresso; peraltro spesso l’u-tilizzo di dotazioni tecnologi-che comporta, a seconda deicasi, l’esercizio o l’assoggetta-mento ad un controllo socialepiu penetrante.Uno degli strumenti di semprepiu frequente impiego socialee quello legato ai c.d. sistemidi videosorveglianza: si pensiai progetti di telecontrollo edi videosorveglianza nei centriurbani, a fini di sicurezza pub-blica; ovvero ai sistemi di rile-vamento, a mezzo di telecame-re, dell’accesso dei veicoli inentrata nei centri storici. Nellegrandi aree metropolitane, nelquadro di un’azione mirante acontenere il fenomeno dellacriminalita e a diminuire la pe-ricolosita di ambiti cittadiniparticolarmente insicuri, sonostati poi messi a punto sistemidi videosorveglianza attraver-so l’installazione, in via speri-mentale, di telecamere su alcu-ne linee di autobus e tram epresso alcune fermate, sia a fi-ni di sicurezza dei viaggiatori,sia per prevenire atti di vanda-lismo.Questa rapida diffusione delletecnologie della sorveglianzapone concreti e molteplici in-terrogativi circa il fenomenodi costante erosione della pri-vacy personale e delle libertacivili. Moltissimi sono gli svi-luppi tecnologici che interferi-

scono con la sfera personaledella riservatezza: si pensi allatelefonia cellulare, al traccia-mento delle navigazioni in In-ternet, al monitoraggio dell’u-tilizzo delle carte di pagamen-to, ai sistemi di intercettazioneacustica e/o visiva come l’au-tovelox, ai dispositivi di loca-lizzazione della telefonia mo-bile, alle telecamere dei varchiTelepass autostradali o a quellidelle stazioni e delle filialibancarie. E tale fenomeno ecertamente destinato a progre-dire nel tempo, tanto che giasi parla di videocamere comedi dispositivi standard presentiin ogni sistema di sicurezzadestinato a monitorare e pro-teggere spazi pubblici e privati(rilevazione e controllo deiflussi di traffico; rilevazionedelle infrazioni al codice dellastrada; vigilanza nel pubblicotrasporto; controllo dei peri-metri e degli spazi di stabili-menti ed edifici pubblici dasottoporre a particolare tutela;aree a grande presenza di pub-blico quali stazioni, aree aero-portuali e portuali, grandi ma-gazzini e centri commerciali,centri direzionali, filiali banca-rie, sportelli automatici, farma-cie e rivendite di merci di va-lore, stazioni di rifornimento,parcheggi ed altre aree pubbli-che ad elevato tasso di crimi-nalita).In prima battuta, la tematicadella videosorveglianza tra tu-tela della sicurezza e rispettodelle esigenze di riservatezzaindividuale, e stata oggetto diun provvedimento generaledel Garante per la privacy,emanato in data 29 novembre2000, a seguito di numeroserichieste in merito alle cautelenecessarie per conformare allalegge n. 675/1996 gli impiantidi videosorveglianza stabili ocomunque non occasionali(cioe l’installazione di sistemi,reti ed apparecchiature di ri-presa e di eventuale registra-zione di immagini, in partico-lare a fini di sicurezza, di tute-la del patrimonio, di controllodi determinate aree e di moni-toraggio del traffico o degliaccessi di veicoli nei centristorici). Sul piano generale, ilGarante aveva rilevato che,

nonostante l’assenza di una le-gislazione specifica in merito,le «regole di base della disci-plina sul trattamento dei datipersonali ... sono gia applica-bili alle immagini ed ai suoni,qualora le apparecchiature cheli rilevano permettano di iden-tificare, in modo diretto o in-diretto, i soggetti interessati».La decisione del Garante, insintonia con le indicazionicontenute sia nella direttivacomunitaria 95/46/CE, sianella convenzione n. 108/1991 del Consiglio d’Europa(le quali considerano come«dato personale» qualunqueinformazione che permetta l’i-dentificazione, anche in viaindiretta, dei soggetti interes-sati, ivi compresi i suoni e leimmagini), e stata in un se-condo momento integrata conil documento elaborato dalGruppo di lavoro che riuniscele autorita di protezione datidell’Unione europea (Parere11 febbraio 2004, n. 4). Da ul-timo e stato emanato il prov-vedimento generale sulla vi-deosorveglianza del 29 aprile2004, con il quale sono statefissate regole e garanzie preci-se sull’installazione di teleca-mere, ed e stato fornito unquadro uniforme (in una pro-spettiva di futura armonizza-zione a livello europeo) cheserva da riferimento comuneper i soggetti privati e pubbliciche intendano ricorrere allavideosorveglianza.Il parere n. 4/2004 contiene un«decalogo» sulle cautele mini-me di esercizio ed i principi daosservare in materia di video-sorveglianza (in particolare ilprincipio di proporzionalitatra mezzi impiegati e fini per-seguiti). I principi elaboratidal Garante per la privacy ita-liano sono riportati nel prov-vedimento allegato (v. ultra),mentre quelli indicati dai Ga-ranti europei sono riassumibilicome segue.a) Stabilire la liceita del ricor-so alla videosorveglianza, fa-cendo riferimento alle normedi diritto interno applicabili,anche per quanto riguardaquelle relative al diritto all’im-magine ed alla tutela del domi-cilio.

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b) Garantire che le finalitadella videosorveglianza sia-no specifiche e lecite, in parti-colare evitando utilizzazioniulteriori delle immagini rileva-te e indicando le finalita dellavideosorveglianza in un docu-mento che fornisca anchechiarimenti ulteriori sulla pri-vacy policy seguita dal titolare.c) Assicurarsi della legittimitadel trattamento, verificandoil rispetto di almeno uno deicriteri di legittimita previstidall’art. 7 della direttiva euro-pea. Per quanto riguarda, inparticolare, i soggetti pubblici,e opportuno ricordare che itrattamenti effettuati mediantetelecamere devono essere pre-visti da norme di legge.d) Verificare che il ricorso al-la videosorveglianza sia pro-porzionato, ossia che gli sco-pi perseguiti siano tali da giu-stificare realmente l’impiegodi dispositivi del genere, esempre a condizione che altreforme di tutela o altri dispositi-vi di sicurezza si dimostrinochiaramente inadeguati o nonsiano applicabili al caso speci-fico. (Per quanto riguarda l’I-talia, ricordiamo che il codicein materia di protezione deidati personali prevede, all’art.3, l’obbligo di rispettare ilprincipio di necessita nel trat-tamento dei dati personali, os-sia di ridurre al minimo l’uti-lizzazione di dati personali oidentificativi).e) Verificare che l’attivita divideosorveglianza sia effet-tuata in modo proporziona-to, in questo caso si tratta diminimizzare l’impiego di datipersonali, anche attraverso op-portuni accorgimenti tecnici(angolo di ripresa delle imma-gini, periodo di conservazionedi immagini per breve tempo,rischi legati all’eventuale asso-ciazione con altri dati che faci-litino l’identificazione dellepersone). Su questo punto utilisuggerimenti sono venuti daicontributi della consultazionepubblica.f) Informare adeguatamentegli interessati, utilizzando in-dicazioni ben visibili e posi-zionate in modo corretto. Puotrattarsi di informative sinteti-che, secondo un approccio

«stratificato» per cui l’interes-sato potra ottenere informazio-ni piu dettagliate rivolgendosidirettamente al titolare; tutta-via, l’informativa deve essereefficace. Pertanto, e necessariospecificare sempre le finalitadell’uso di telecamere, e indi-care chi sia il titolare del tratta-mento.g) Garantire agli interessatil’esercizio dei diritti di acces-so, rettifica, cancellazioneecc., e in particolare il dirittodi opporsi al trattamento permotivi legittimi e prevalenti.h) Rispettare eventuali ulte-riori requisiti, come ad esem-pio l’obbligo di notificare iltrattamento effettuato attraver-so sistemi di videosorveglian-za e di adottare idonee misuredi sicurezza, preoccupandosianche di formare in modo ade-guato il personale impegnatoin tale attivita.i) Adottare precauzioni ulte-riori in rapporto a specificheattivita di videosorveglianza,ad esempio, se le immaginipermettono la raccolta di datisensibili, oppure se sono previ-ste interconnessioni fra piu si-stemi di videosorveglianza, op-pure se si intendono associarele immagini rilevate con datidi tipo biometrico (impronte di-gitali, ad esempio) o si prevededi utilizzare sistemi per il rico-noscimento automatico dellavoce o del viso di una persona.In tutti questi ambiti si dovracompiere una valutazione casoper caso, alla luce dei principisopra ricordati.Per cio che concerne la possi-bilita di predisporre sistemi divideosorveglianza in ambientedi lavoro, la soluzione che siimpone sul piano generale enegativa: infatti l’art. 4, com-ma 1, della legge 20 maggio1970, n. 300 (c.d. Statuto deilavoratori), vieta al datore dilavoro «l’uso di impianti au-diovisivi e di altre apparec-chiature per finalita di control-lo a distanza dell’attivita deilavoratori». Peraltro il comma2 del citato art. 4 prevede chegli impianti e le apparecchiatu-re di controllo che siano ri-chiesti da esigenze organizza-tive e produttive, ovvero dallasicurezza del lavoro, ma dai

quali derivi anche la possibili-ta di controllo a distanza del-l’attivita dei lavoratori «posso-no essere installati soltantoprevio accordo con le rappre-sentanze sindacali aziendali,oppure, in mancanza di queste,con la commissione interna. Indifetto di accordo, su istanzadel datore di lavoro, provvedel’Ispettorato del lavoro, dettan-do, ove occorra, le modalitaper l’uso di tali impianti». Lanorma prevede poi (comma4) che contro i provvedimentidell’Ispettorato del lavoro ildatore di lavoro e le rappre-sentanze sindacali aziendali,oppure i sindacati dei lavora-tori «possono ricorrere, entro30 giorni dalla comunicazionedel provvedimento, al Mini-stro per il lavoro e la previden-za sociale».Se e indubbio che la prevalenzadella disciplina giuslavoristicasu quella generale e sancita dal-l’art. 114 del codice, nondime-no appare discutibile che, nel-l’ambito del modello di impre-sa sicura delineato nel D.Lgs.n. 626/1994, la tutela della si-curezza e della salute dei lavo-ratori possa essere condizionatadalla necessita che su di essaintervenga l’accordo con leRSA aziendali, come prescriveil citato art. 4 dello Statuto deilavoratori in tema di videosor-veglianza. Una cosa infatti e iltrattamento dei dati effettuatoattraverso il sistema di video-sorveglianza, altra cosa la vi-deosorveglianza a fini preven-zionali e/o di igiene del lavoro.In questo secondo caso il carat-tere diffuso della tutela, ope-rante su beni indisponibili e adimensione sociale collettiva,rende invero secondaria l’esi-genza di non incidere nella sfe-ra individuale attinente la riser-vatezza del singolo lavoratore.Per di piu il complesso degliobblighi e degli adempimentidi sicurezza sono, per la quasitotalita, soggetti a sanzione pe-nale: talche urterebbe con iprincipi di diritto penale la cir-costanza che il soggetto obbli-gato (nel nostro caso il datoredi lavoro) sia posto in gradodi conformare e di adeguare lapropria condotta al precettonormativo, solo in virtu e per

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effetto del consenso di altri.Tale ipotetica situazione com-porterebbe infatti l’inammissi-bile riconoscimento di una effi-cacia condizionante esternadella condotta altrui nel rappor-to che lega ciascun cittadino aldovere di osservanza della leg-ge penale: la qual cosa si por-rebbe in aperto e insanabilecontrasto con i principi dellapersonalita della responsabilitapenale e del libero arbitrio.Cosı, se in alcuni casi la giuri-sprudenza ha ritenuto prevalen-te il diritto alla privacy del la-voratore (Consiglio di Stato,sentenza 22 novembre 1999,M.G. c. Ministero del lavoroed altro, secondo cui al datoredi lavoro non puo essere rila-sciata copia del verbale di di-chiarazioni rilasciate dal lavo-ratore «in sede di interrogatoriosul posto di lavoro da parte de-gli ispettori del Ministero in oc-casione di accertamenti ispetti-vi ... perche dalla divulgazionepotrebbero scaturire azioni di-scriminatorie e indebite pres-sioni»), in altri si e ritenuto l’e-satto contrario (Consiglio diStato, sentenza 27 gennaio1999, Ministero lavoro - Avv.gen. Stato c. CIAL ed altri,per il quale «Il diritto di acces-so ai documenti amministrativiriconosciuto dalla legge 7 ago-sto 1990, n. 241 prevale sull’e-sigenza di riservatezza del ter-zo ogni qualvolta l’accessovenga in rilievo per la cura ola difesa di interessi giuridicidel richiedente»).Quanto alla possibilita di con-trollo delle e-mail dei lavorato-ri, attraverso la rete aziendaleinterna di gestione della postaelettronica, il Garante non hamai avuto occasione di pronun-ciarsi, anche se si e riservato diadottare un provvedimento inmateria, anche sulla scorta diapprofondimenti in corso conle Autorita garanti di altri Pae-si, richiamando per il momentole norme (art. 114 cit.) che fan-no salve le disposizioni delloStatuto dei lavoratori (le qualinon consentirebbero nemmenoil monitoraggio e-mail se nonprevia definizione di precisi li-miti per l’azienda e dopo l’ac-cordo con le rappresentanzesindacali).

Le sanzionidisciplinari

Il problema dell’incidenza del-la privacy in materia di sanzio-ni disciplinari e stato affrontatoe risolto dal Garante, quanto alrapporto di pubblico impiegoalle dipendenze dello Stato,con decisione 28 marzo 2000.Il Garante ha stabilito che nonviola le esigenze di riservatezzaindividuale la pubblicazionenel bollettino ufficiale dei mi-nisteri (peraltro solo per estre-mi e non nel testo integrale)dei provvedimenti disciplinaridei dipendenti pubblici. Neiconfronti di un dipendentepubblico che aveva fatto ricor-so all’Autorita affinche tutelas-se il suo diritto alla privacy, ilGarante, nel dichiarare l’infon-datezza del ricorso, ha qualifi-cato la decisione dell’ammini-strazione di pubblicare sul bol-lettino mensile l’irrogazionedella sanzione come atto «do-veroso», dal momento che essoderiva da una specifica previ-sione di legge (T.U. delle di-sposizioni concernenti lo statu-to degli impiegati civili delloStato - D.P.R. n. 686/1957), eche la legge sulla protezionedei dati personali legittima ladiffusione di dati personali (co-me avviene in tutte le ipotesi dipubblicazioni di informazioni amezzo stampa) qualora talemodalita sia prevista da normedi legge o di regolamento, co-me nel caso in questione. Tuttocio non vale, ovviamente, lad-dove la diffusione di dati ine-renti alla procedura disciplinarenon assuma il carattere delladoverosita (come e di regolaper il settore privato).

Conclusioni

Come si vede, la materia dellaprevenzione degli infortuni edell’igiene del lavoro ha un ri-lievo sociale tendenzialmenteprevalente rispetto alla tuteladella riservatezza del singololavoratore. Del resto l’attivitadi raccolta e di trattamentodei dati dei lavoratori corri-sponde alla tutela della sicu-rezza e della salute della popo-lazione occupata al lavoro, e

gia nello stesso D.Lgs. n.626/1994 - sia pure per la pri-ma volta ma con grande rilie-vo - gli aspetti legati alla sicu-rezza e alla salute dei lavorato-ri sono stati valutati non comedati isolato dal contesto socia-le (quasi che l’impresa fosseun’oasi avulsa dal restante econtiguo tessuto della societa),bensı come essenziali e prima-ri obiettivi di tutela, al fine diun generale miglioramentodella sicurezza e della salutedi tutta la popolazione. Sicu-rezza e salute in ambiente dilavoro sono dunque visti comeanelli di una catena che cingetutta la societa, tanto che, dal-l’esame di alcune norme deldecreto (art. 2, comma 1, lett.g; art. 4, comma 5, lett. n;art. 64, comma 1, lett. c; art.79, comma 2, lett. e; art. 81,comma 2, ult. parte) si ricavala consapevolezza del legisla-tore che solo un’impresa sicu-ra e salubre e in grado di con-tribuire al parallelo sviluppo diuna societa piu sicura e piusalubre. Migliorare le condi-zioni di sicurezza e di salutein ambiente di lavoro significadunque migliorare (se nonproporzionalmente, almenosensibilmente) la qualita dellavita umana, anche di quellaparte della popolazione nonoccupata al lavoro.E su questi principi di valuta-zione, e del resto lo stessoD.Lgs. n. 626/1994 e intitolatoal «miglioramento della sicu-rezza e della salute dei lavora-tori durante il lavoro», che ilGarante e intervenuto piu volteper riaffermarli, sia con riguar-do al trattamento dei dati, cheal diritto di accesso, che al di-vieto di condotte discriminato-rie: per altro verso nel docu-mento, approvato dalla undice-sima commissione permanente(Lavoro e previdenza sociale)del Senato, in data 22 luglio1997, ad esito dell’indagine co-noscitiva sulla sicurezza e l’i-giene del lavoro, si e puntatol’indice sulle difficolta nellaraccolta ed elaborazione deidati, inerenti sia agli infortunisul lavoro che alle malattie pro-fessionali e alle malattie da la-voro, per le quali il livello diarretratezza del sistema e stato

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definito «davvero preoccupan-te». La Commissione senato-riale ha stigmatizzato non solola mancanza di idonei meccani-smi di raccolta dei dati, basatisu flussi informativi e su para-metri di classificazione e di cal-colo degli indici di frequenzaaffidabili (e in assenza di unvero monitoraggio dei fenome-ni, e oltremodo difficile realiz-zare una vera prevenzione),

ma anche la circostanza che idati raccolti sono scarsamente«socializzati», cioe non sonomessi a disposizione di chi de-ve ulteriormente elaborarli pertrarne conclusioni operative.Con riguardo poi alla tuteladella riservatezza dei dati, aisensi della legge sulla privacy,la commissione ha dato l’indi-cazione - assolutamente condi-visibile e di perdurante attualita

- che le questioni debbano «es-sere affrontate e risolte conponderazione e con un correttoequilibrio tra la salvaguardia diinteressi di natura varia, indivi-duali e collettivi», al fine di im-pedire che, con l’alibi della leg-ge sulla privacy, «si producanoingiustificate inerzie, propriomentre bisogna rilanciare il di-scorso sulla raccolta, elabora-zione e circolazione di dati».

Garante per la protezione dei dati personali - Provvedimento generale sulla video-sorveglianza (Roma 29 aprile 2004)

1. PremessaIl Garante ritiene opportuno aggiornare e integrare il provvedimento del 29 novembre 2000 (c.d. «decalogo»pubblicato sul Bollettino del Garante n. 14/15, p. 28), anche per conformare i trattamenti di dati personalimediante videosorveglianza al Codice entrato in vigore il 1º gennaio 2004 e ad altre disposizioni vigenti(art. 154, comma 1, lett. c), D.Lgs. 30 giugno 2003, n. 196, recante il Codice in materia di protezione dei datipersonali) che hanno rafforzato le garanzie per i cittadini. Per altro verso va evidenziato che nel triennio diapplicazione del predetto provvedimento sono stati sottoposti all’esame dell’Autorita numerosi casi, attraver-so reclami, segnalazioni e richieste di parere, i quali evidenziano un utilizzo crescente, spesso non conformealla legge, di apparecchiature audiovisive che rilevano in modo continuativo immagini, eventualmente associatea suoni, relative a persone identificabili, spesso anche con registrazione e conservazione dei dati.Con riferimento alle menzionate garanzie, il presente provvedimento (paragrafi 2 e 3) richiama taluni principi eillustra le prescrizioni generali relative a tutti i sistemi di videosorveglianza; nei paragrafi 4, 5 e 6 vengono in-vece individuate prescrizioni riguardanti specifici trattamenti di dati. Ovviamente, per casi particolari l’Autoritasi riserva di intervenire di volta in volta con atti ad hoc.Le prescrizioni del presente provvedimento hanno come presupposto il rispetto dei diritti e delle liberta fon-damentali dei cittadini e della dignita delle persone con particolare riferimento alla riservatezza, all’identita edalla protezione dei dati personali (art. 2, comma 1, del codice).Il Garante ha posto doverosa attenzione al nuovo diritto alla protezione dei dati personali (art. 1 del Codice)consapevole che un’idonea tutela dei diritti dei singoli, oggetto del bilanciamento effettuato con il presenteprovvedimento, non pregiudica l’adozione di misure efficaci per garantire la sicurezza dei cittadini e l’accerta-mento degli illeciti.Si e avuto riguardo pertanto anche alla liberta di circolazione nei luoghi pubblici o aperti al pubblico. In taliambiti, non si possono privare gli interessati del diritto di circolare senza subire ingerenze incompatibilicon una libera societa democratica (art. 8 Conv. europea diritti uomo ratificata con legge n. 848/1955), deri-vanti da rilevazioni invadenti ed oppressive riguardanti presenze, tracce di passaggi e spostamenti, facilitate dal-la crescente interazione dei sistemi via Internet ed Intranet.Il Garante si e infine ispirato alle indicazioni espresse in varie sedi internazionali e comunitarie: in particolarealle linee-guida del Consiglio d’Europa del 20-23 maggio 2003 (v. Relazioni annuali del Garante per il 2002 eper il 2003, in www.garanteprivacy.it), nonche agli indirizzi formulati dalle autorita europee di protezione deidati riunite nel Gruppo istituito dalla direttiva n. 95/46/CE (11 febbraio 2004, n. 4/2004, in Relaz. annuale 2003e http://europa.eu.int/comm/internal-market/privacy/workingroup/wp2004/wpdocs04_en.htm).

2. Principi generali2.1. Principio di liceitaIl trattamento dei dati attraverso sistemi di videosorveglianza e possibile solo se e fondato su uno dei presup-posti di liceita che il Codice prevede espressamente per gli organi pubblici da un lato (svolgimento di funzioniistituzionali: artt. 18-22) e, dall’altro, per soggetti privati ed enti pubblici economici (adempimento ad un obbligodi legge, provvedimento del Garante di c.d. «bilanciamento di interessi» o consenso libero ed espresso: artt. 23-27). Si tratta di presupposti operanti in settori diversi e che sono pertanto richiamati separatamente nei suc-cessivi paragrafi del presente provvedimento relativi, rispettivamente, all’ambito pubblico e a quello privato.La videosorveglianza deve avvenire nel rispetto, oltre che della disciplina in materia di protezione dei dati, diquanto prescritto da altre disposizioni di legge da osservare in caso di installazione di apparecchi audiovisivi.Vanno richiamate al riguardo le vigenti norme dell’ordinamento civile e penale in materia di interferenze illecitenella vita privata, di tutela della dignita, dell’immagine, del domicilio e degli altri luoghi cui e riconosciuta analogatutela (toilette, stanze d’albergo, cabine, spogliatoi ecc.). Vanno tenute presenti, inoltre, le norme riguardanti latutela dei lavoratori, con particolare riferimento alla legge n. 300/1970 (Statuto dei lavoratori).Specifici limiti possono derivare da altre speciali disposizioni di legge o di regolamento che prevedono o ipotiz-zano la possibilita di installare apparecchiature di ripresa locale, aerea o satellitare (D.L. 24 febbraio 2003, n. 28,convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2003, n. 88), disposizioni che, quando sono trattati dati re-

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lativi a persone identificate o identificabili, vanno applicate nel rispetto dei principi affermati dal Codice, in temaper esempio di sicurezza presso stadi e impianti sportivi, oppure musei, biblioteche statali e archivi di Stato (D.L.14 novembre 1992, n. 433, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 gennaio 1993, n. 4) e, ancora, relativi aimpianti di ripresa sulle navi da passeggeri adibite a viaggi nazionali (D.Lgs. 4 febbraio 2000, n. 45).Appare inoltre evidente la necessita del rispetto delle norme del codice penale che vietano le intercettazioni dicomunicazioni e conversazioni.

2.2. Principio di necessitaPoiche l’installazione di un sistema di videosorveglianza comporta in sostanza l’introduzione di un vincolo per ilcittadino, ovvero di una limitazione e comunque di un condizionamento, va applicato il principio di necessita e,quindi, va escluso ogni uso superfluo ed evitati eccessi e ridondanze.Ciascun sistema informativo e il relativo programma informatico vanno conformati gia in origine in modo danon utilizzare dati relativi a persone identificabili quando le finalita del trattamento possono essere realizzateimpiegando solo dati anonimi (es., programma configurato in modo da consentire, per monitorare il traffico,solo riprese generali che escludano la possibilita di ingrandire le immagini). Il software va configurato anche inmodo da cancellare periodicamente e automaticamente i dati eventualmente registrati.Se non e osservato il principio di necessita riguardante le installazioni delle apparecchiature e l’attivita di video-sorveglianza non sono lecite (artt. 3 e 11, comma 1, lett. a), del codice).

2.3. Principio di proporzionalitaNel commisurare la necessita di un sistema al grado di rischio presente in concreto, va evitata la rilevazione didati in aree o attivita che non sono soggette a concreti pericoli, o per le quali non ricorre un’effettiva esigenzadi deterrenza, come quando, ad esempio, le telecamere vengono installate solo per meri fini di apparenza o di«prestigio».Gli impianti di videosorveglianza possono essere attivati solo quando altre misure siano ponderatamente va-lutate insufficienti o inattuabili. Se la loro installazione e finalizzata alla protezione di beni, anche in relazione adatti di vandalismo, devono risultare parimenti inefficaci altri idonei accorgimenti quali controlli da parte di ad-detti, sistemi di allarme, misure di protezione degli ingressi, abilitazioni agli ingressi.Non va adottata la scelta semplicemente meno costosa, o meno complicata, o di piu rapida attuazione, chepotrebbe non tener conto dell’impatto sui diritti degli altri cittadini o di chi abbia diversi legittimi interessi.Non risulta di regola giustificata un’attivita di sorveglianza rivolta non al controllo di eventi, situazioni e avve-nimenti, ma a fini promozionali-turistici o pubblicitari, attraverso web cam o cameras-on-line che rendanoidentificabili i soggetti ripresi.Anche l’installazione meramente dimostrativa o artefatta di telecamere non funzionanti o per finzione, anchese non comporta trattamento di dati personali, puo determinare forme di condizionamento nei movimenti enei comportamenti delle persone in luoghi pubblici e privati e pertanto puo essere legittimamente oggetto dicontestazione.La videosorveglianza e, quindi, lecita solo se e rispettato il c.d. principio di proporzionalita, sia nella scelta se e qualiapparecchiature di ripresa installare, sia nelle varie fasi del trattamento (art. 11, comma 1, lett. d) del codice).Il principio di proporzionalita consente, ovviamente, margini di liberta nella valutazione da parte del titolare deltrattamento, ma non comporta scelte del tutto discrezionali e insindacabili.Il titolare del trattamento, prima di installare un impianto di videosorveglianza, deve valutare, obiettivamente econ un approccio selettivo, se l’utilizzazione ipotizzata sia in concreto realmente proporzionata agli scopi pre-fissi e legittimamente perseguibili.Si evita cosı un’ingerenza ingiustificata nei diritti e nelle liberta fondamentali degli altri interessati.Come si e detto, la proporzionalita va valutata in ogni fase o modalita del trattamento, per esempio quando sideve stabilire:� se sia sufficiente, ai fini della sicurezza, rilevare immagini che non rendono identificabili i singoli cittadini, an-che tramite ingrandimenti;� se sia realmente essenziale ai fini prefissi raccogliere immagini dettagliate;� la dislocazione, l’angolo visuale, l’uso di zoom automatici e le tipologie - fisse o mobili - delle apparecchiature;� quali dati rilevare, se registrarli o meno, se avvalersi di una rete di comunicazione o creare una banca di dati,indicizzarla, utilizzare funzioni di fermo-immagine o tecnologie digitali, abbinare altre informazioni o intercon-nettere il sistema con altri gestiti dallo stesso titolare o da terzi;� la durata dell’eventuale conservazione (che, comunque, deve essere sempre temporanea).In applicazione del predetto principio va altresı delimitata rigorosamente:� anche presso luoghi pubblici o aperti al pubblico, quando sia di legittimo ed effettivo interesse per particolarifinalita, la ripresa di luoghi privati o di accessi a edifici;� l’utilizzazione di specifiche soluzioni quali il collegamento ad appositi «centri» cui inviare segnali di allarmesonoro o visivo, oppure l’adozione di interventi automatici per effetto di meccanismi o sistemi automatizzatid’allarme (chiusura accessi, afflusso di personale di vigilanza ecc.), tenendo anche conto che in caso di tratta-menti volti a definire profili o personalita degli interessati il Codice prevede ulteriori garanzie (art. 14, comma1, del codice);� l’eventuale duplicazione delle immagini registrate;� la creazione di una banca di dati quando, per le finalita perseguite, e sufficiente installare un sistema a circuitochiuso di sola visione delle immagini, senza registrazione (es. per il monitoraggio del traffico o per il controllodel flusso ad uno sportello pubblico).

2.4. Principio di finalitaGli scopi perseguiti devono essere determinati, espliciti e legittimi (art. 11, comma 1, lett. b), del codice). Ciocomporta che il titolare possa perseguire solo finalita di sua pertinenza.

(continua)

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Si e invece constatato che taluni soggetti pubblici e privati si propongono abusivamente, quale scopo della vi-deosorveglianza, finalita di sicurezza pubblica, prevenzione o accertamento dei reati che invece competonosolo ad organi giudiziari o di polizia giudiziaria oppure a forze armate o di polizia.Sono invece diversi i casi in cui i sistemi di videosorveglianza sono in realta introdotti come misura comple-mentare volta a migliorare la sicurezza all’interno o all’esterno di edifici o impianti ove si svolgono attivita pro-duttive, industriali, commerciali o di servizi, o che hanno lo scopo di agevolare l’eventuale esercizio, in sede digiudizio civile o penale, del diritto di difesa del titolare del trattamento o di terzi sulla base di immagini utili incaso di fatti illeciti.In ogni caso, possono essere perseguite solo finalita determinate e rese trasparenti, ossia direttamente cono-scibili attraverso adeguate comunicazioni e/o cartelli di avvertimento al pubblico (fatta salva l’eventuale attivitadi acquisizione di dati disposta da organi giudiziari o di polizia giudiziaria), e non finalita generiche o indeter-minate, tanto piu quando esse siano incompatibili con gli scopi che vanno esplicitamente dichiarati e legittima-mente perseguiti (art. 11, comma 1, lett. b), del codice). Le finalita cosı individuate devono essere corretta-mente riportate nell’informativa.

3. Adempimenti3.1. InformativaGli interessati devono essere informati che stanno per accedere o che si trovano in una zona videosorvegliatae dell’eventuale registrazione; cio anche nei casi di eventi e in occasione di spettacoli pubblici (concerti, ma-nifestazioni sportive) o di attivita pubblicitarie (attraverso web cam).L’informativa deve fornire gli elementi previsti dal codice (art. 13) anche con formule sintetiche, ma chiare esenza ambiguita.Tuttavia il Garante ha individuato ai sensi dell’art. 13, comma 3, del codice un modello semplificato di infor-mativa «minima», riportato in fac-simile in allegato al presente provvedimento e che puo essere utilizzato inparticolare in aree esterne, fuori dei casi di verifica preliminare indicati nel punto successivo. Il modello e ov-viamente adattabile a varie circostanze. In presenza di piu telecamere, in relazione alla vastita dell’area e allemodalita delle riprese, vanno installati piu cartelli.In luoghi diversi dalle aree esterne il modello va integrato con almeno un avviso circostanziato che riporti glielementi del predetto art. 13 con particolare riguardo alle finalita e all’eventuale conservazione.Il supporto con l’informativa:� deve essere collocato nei luoghi ripresi o nelle immediate vicinanze, non necessariamente a contatto con latelecamera;� deve avere un formato ed un posizionamento tale da essere chiaramente visibile;� puo inglobare un simbolo o una stilizzazione di esplicita e immediata comprensione, eventualmente diversi-ficati se le immagini sono solo visionate o anche registrate.

3.2. Prescrizioni specifiche3.2.1. Verifica preliminareI trattamenti di dati personali nell’ambito di una attivita di videosorveglianza devono essere effettuati rispet-tando le misure e gli accorgimenti prescritti da questa Autorita, anche con un provvedimento generale, comeesito di una verifica preliminare attivata d’ufficio o a seguito di un interpello del titolare (art. 17 del codice),quando vi sono rischi specifici per i diritti e le liberta fondamentali, nonche per la dignita degli interessati.A questo fine, con il presente provvedimento il Garante prescrive a tutti i titolari del trattamento, quale misuraopportuna per favorire il rispetto delle previsioni di legge (art. 143, comma 1, lett. c), del codice), di sotto-porre alla verifica preliminare di questa Autorita (anche in tal caso, con eventuali provvedimenti di caratteregenerale) i sistemi di videosorveglianza che prevedono una raccolta delle immagini collegata e/o incrociata e/oconfrontata con altri particolari dati personali (es. biometrici), oppure con codici identificativi di carte elettro-niche o con dispositivi che rendono identificabile la voce.La verifica preliminare del Garante occorre anche in caso di digitalizzazione o indicizzazione delle immagini(che rendono possibile una ricerca automatizzata o nominativa) e in caso di videosorveglianza c.d. dinami-co-preventiva che non si limiti a riprendere staticamente un luogo, ma rilevi percorsi o caratteristiche fisio-nomiche (es. riconoscimento facciale) o eventi improvvisi, oppure comportamenti anche non previamenteclassificati.3.2.2. AutorizzazioniI predetti trattamenti devono essere autorizzati preventivamente dal Garante, anche attraverso autorizzazionigenerali, quando riguardano dati sensibili o giudiziari, ad esempio in caso di riprese di persone malate o di de-tenuti (artt. 26 e 27 del codice).3.2.3. Altri esami preventiviNon devono essere sottoposti all’esame preventivo del Garante, a meno che l’Autorita lo abbia disposto, itrattamenti di dati a mezzo videosorveglianza, fuori dei casi indicati nei precedenti punti 3.2.1. e 3.2.2. Nonpuo desumersi alcuna approvazione implicita dal semplice inoltro al Garante di documenti relativi a progettidi videosorveglianza (spesso generici e non valutabili a distanza) cui non segua un esplicito riscontro dell’Au-torita, in quanto non si applica il principio del silenzio/assenso.3.2.4. NotificazioneGli stessi trattamenti devono essere notificati al Garante solo se rientrano in casi specificamente previsti (art.37 del codice). A tale riguardo l’Autorita ha disposto che non vanno comunque notificati i trattamenti relativi acomportamenti illeciti o fraudolenti, quando riguardano immagini o suoni conservati temporaneamente peresclusive finalita di sicurezza o di tutela delle persone o del patrimonio (provv. n. 1/2004 del 31 marzo2004, in G.U. 6 aprile 2004, n. 81 e in www.garanteprivacy.it; v. anche, sullo stesso sito, i chiarimenti forniticon nota n. 9654/33365 del 23 aprile 2004 relativamente alla posizione geografica delle persone).

(continua)

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3.3. Soggetti preposti e misure di sicurezza3.3.1. Responsabili e incaricatiSi devono designare per iscritto tutte le persone fisiche, incaricate del trattamento, autorizzate ad utilizzare gliimpianti e, nei casi in cui e indispensabile per gli scopi perseguiti, a visionare le registrazioni (art. 30 del codice).Deve trattarsi di un numero molto ristretto di soggetti, in particolare quando ci si avvale di una collaborazioneesterna.Vanno osservate le regole ordinarie anche per cio che attiene all’eventuale designazione di responsabili deltrattamento, avendo particolare cura al caso in cui il titolare si avvalga di un organismo esterno anche di vi-gilanza privata (art. 29 del codice).La designazione di eventuali responsabili ed incaricati «esterni» puo essere effettuata solo se l’organismo ester-no svolge prestazioni strumentali e subordinate alle scelte del titolare del trattamento. Questo non deve, ov-viamente, essere un espediente per eludere la normativa in materia di protezione dei dati personali, come puoaccadere, per esempio, nel caso in cui la designazione dell’incaricato «esterno» mascheri una comunicazione didati a terzi senza consenso degli interessati, oppure nel caso di diversita o incompatibilita tra le finalita perse-guite dai soggetti che si scambiano i dati.Quando i dati vengono conservati - naturalmente per un tempo limitato in applicazione del principio di pro-porzionalita - devono essere previsti diversi livelli di accesso al sistema e di utilizzo delle informazioni, avendoriguardo anche ad eventuali interventi per esigenze di manutenzione. Occorre prevenire possibili abusi attra-verso opportune misure basate in particolare su una «doppia chiave» fisica o logica che consentano una im-mediata ed integrale visione delle immagini solo in caso di necessita (da parte di addetti alla manutenzione oper l’estrazione dei dati ai fini della difesa di un diritto o del riscontro ad una istanza di accesso, oppure perassistere la competente autorita giudiziaria o di polizia giudiziaria). Va infatti tenuto conto che l’accessibilitaregolamentata alle immagini registrate da parte degli addetti e fattore di sicurezza.Sono infine opportune iniziative periodiche di formazione degli incaricati sui doveri, sulle garanzie e sulle re-sponsabilita, sia all’atto dell’introduzione del sistema di videosorveglianza, sia in sede di modifiche delle moda-lita di utilizzo (cfr. Allegato B) al codice, regola n. 19.6).3.3.2. Misure di sicurezzaI dati devono essere protetti da idonee e preventive misure di sicurezza, riducendo al minimo i rischi di di-struzione, perdita, anche accidentale, di accesso non autorizzato o trattamento non consentito o non confor-me alle finalita della raccolta (art. 31 del codice).Alcune misure, c.d. «misure minime», sono obbligatorie anche sul piano penale. Il titolare del trattamento chesi avvale di un soggetto esterno deve ricevere dall’installatore una descrizione scritta dell’intervento effettuatoche ne attesti la conformita alle regole in materia (artt. 33-36 e 169, nonche Allegato B) del codice, in parti-colare punto 25; v. anche i chiarimenti forniti con nota n. 6588/31884 del 22 marzo 2004, in www.garante-privacy.it).

3.4. Durata dell’eventuale conservazioneIn applicazione del principio di proporzionalita (v. anche art. 11, comma 1, lett. e), del codice), anche l’even-tuale conservazione temporanea dei dati deve essere commisurata al grado di indispensabilita e per il solo tem-po necessario - e predeterminato - a raggiungere la finalita perseguita.La conservazione deve essere limitata a poche ore o, al massimo, alle ventiquattro ore successive alla rileva-zione, fatte salve speciali esigenze di ulteriore conservazione in relazione a festivita o chiusura di uffici o eser-cizi, nonche nel caso in cui si deve aderire ad una specifica richiesta investigativa dell’autorita giudiziaria o dipolizia giudiziaria.Solo in alcuni specifici casi, per peculiari esigenze tecniche (mezzi di trasporto) o per la particolare rischiositadell’attivita svolta dal titolare del trattamento (ad esempio, per alcuni luoghi come le banche puo risultare giu-stificata l’esigenza di identificare gli autori di un sopralluogo nei giorni precedenti una rapina), e ammesso untempo piu ampio di conservazione dei dati, che non puo comunque superare la settimana.Un eventuale allungamento dei tempi di conservazione deve essere valutato come eccezionale e comunque inrelazione alla necessita derivante da un evento gia accaduto o realmente incombente, oppure alla necessita dicustodire o consegnare una copia specificamente richiesta dall’autorita giudiziaria o di polizia giudiziaria in re-lazione ad un’attivita investigativa in corso.Il sistema impiegato deve essere programmato in modo da operare al momento prefissato - ove tecnicamentepossibile - la cancellazione automatica da ogni supporto, anche mediante sovra-registrazione, con modalita talida rendere non riutilizzabili i dati cancellati.

3.5. Documentazione delle scelteLe ragioni delle scelte, cui si e fatto richiamo, devono essere adeguatamente documentate in un atto autonomoconservato presso il titolare e il responsabile del trattamento e cio anche ai fini dell’eventuale esibizione inoccasione di visite ispettive, oppure dell’esercizio dei diritti dell’interessato o di contenzioso.

3.6. Diritti degli interessatiDeve essere assicurato agli interessati identificabili l’effettivo esercizio dei propri diritti in conformita al Co-dice, in particolare quello di accedere ai dati che li riguardano, di verificare le finalita, le modalita e la logicadel trattamento e di ottenere l’interruzione di un trattamento illecito, in specie quando non sono adottateidonee misure di sicurezza o il sistema e utilizzato da persone non debitamente autorizzate (art. 7 del codice).La risposta ad una richiesta di accesso a dati conservati deve riguardare tutti quelli attinenti alla persona istanteidentificabile e puo comprendere eventuali dati riferiti a terzi solo nei limiti previsti dal codice (art. 10, commi3 e seguenti, del codice). A tal fine puo essere opportuno che la verifica dell’identita del richiedente avvengamediante esibizione o allegazione di un documento di riconoscimento che evidenzi un’immagine riconoscibiledell’interessato.

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4. Settori specifici4.1. Rapporti di lavoroNelle attivita di sorveglianza occorre rispettare il divieto di controllo a distanza dell’attivita lavorativa e cioanche in caso di erogazione di servizi per via telematica mediante c.d. «web contact center». Vanno poi os-servate le garanzie previste in materia di lavoro quando la videosorveglianza e impiegata per esigenze organiz-zative e dei processi produttivi, ovvero e richiesta per la sicurezza del lavoro (art. 4, legge n. 300/1970; art. 2,D.Lgs. n. 165/2001).Queste garanzie vanno osservate sia all’interno degli edifici, sia in altri luoghi di prestazione di lavoro, cosı co-me, ad esempio, si e rilevato in precedenti provvedimenti dell’Autorita a proposito di telecamere installate suautobus (le quali non devono riprendere in modo stabile la postazione di guida, e le cui immagini, raccolte perfinalita di sicurezza e di eventuale accertamento di illeciti, non possono essere utilizzate per controlli, ancheindiretti, sull’attivita lavorativa degli addetti).E inammissibile l’installazione di sistemi di videosorveglianza in luoghi riservati esclusivamente ai lavoratori onon destinati all’attivita lavorativa (ad es. bagni, spogliatoi, docce, armadietti e luoghi ricreativi).Eventuali riprese televisive sui luoghi di lavoro per documentare attivita od operazioni solo per scopi divulga-tivi o di comunicazione istituzionale o aziendale, e che vedano coinvolto il personale dipendente, possono es-sere assimilati ai trattamenti temporanei finalizzati alla pubblicazione occasionale di articoli, saggi ed altre ma-nifestazioni del pensiero. In tal caso, alle stesse si applicano le disposizioni sull’attivita giornalistica contenutenel Codice, fermi restando, comunque, i limiti al diritto di cronaca posti a tutela della riservatezza, nonchel’osservanza del codice deontologico per l’attivita giornalistica ed il diritto del lavoratore a tutelare la propriaimmagine opponendosi anche, per motivi legittimi, alla sua diffusione.

4.2. Ospedali e luoghi di curaL’eventuale controllo di ambienti sanitari e il monitoraggio di pazienti ricoverati in particolari reparti o ambien-ti (ad es. unita di rianimazione), stante la natura sensibile di molti dati che possono essere in tal modo raccolti,devono essere limitati ai casi di stretta indispensabilita e circoscrivendo le riprese solo a determinati locali e aprecise fasce orarie; devono essere inoltre adottati tutti gli ulteriori accorgimenti necessari per garantire unelevato livello di tutela della riservatezza e della dignita delle persone malate, anche in attuazione delle dove-rose misure che il Codice prescrive per le strutture sanitarie (art. 83).Il titolare deve garantire che possano accedere alle immagini solo i soggetti specificamente autorizzati (es. per-sonale medico ed infermieristico) e che le stesse non possano essere visionate da estranei (es. visitatori). Par-ticolare attenzione deve essere riservata alle modalita di accesso alle riprese video da parte di familiari di ri-coverati in reparti dove non sia consentito agli stessi di recarsi personalmente (es. rianimazione), ai quali puoessere consentita, con gli adeguati accorgimenti tecnici, la visione dell’immagine solo del proprio congiunto.Le immagini idonee a rivelare lo stato di salute non devono essere comunque diffuse, a pena di sanzione penale(artt. 22, comma 8, e 167 del codice). Va assolutamente evitato il rischio di diffusione delle immagini di personemalate su monitor collocati in locali liberamente accessibili al pubblico.Nei casi in cui l’impiego di un sistema di videosorveglianza all’interno di una struttura sanitaria non sia finaliz-zato alla cura del paziente, bensı solo a finalita amministrative o di sicurezza (quali, ad esempio, il controllodell’edificio o di alcuni locali), e sia possibile che attraverso lo stesso siano raccolte immagini idonee a rivelarelo stato di salute, il soggetto pubblico titolare deve menzionare tale trattamento nell’atto regolamentare suidati sensibili da adottare in base al codice (art. 20).

4.3. Istituti scolasticiL’eventuale installazione di sistemi di videosorveglianza presso istituti scolastici deve garantire «il diritto dellostudente alla riservatezza» (art. 2, comma 2, D.P.R. n. 249/1998) e tenere conto della delicatezza dell’eventualetrattamento di dati relativi a minori.A tal fine, se puo risultare ammissibile il loro utilizzo in casi di stretta indispensabilita (ad esempio, a causa delprotrarsi di atti vandalici), gli stessi devono essere circoscritti alle sole aree interessate ed attivati negli orari dichiusura degli istituti, regolando rigorosamente l’eventuale accesso ai dati.Restano di competenza dell’autorita giudiziaria o di polizia le iniziative intraprese a fini di tutela dell’ordine pub-blico o di individuazione di autori di atti criminali (per es. spacciatori di stupefacenti, adescatori ecc.).

4.4. Luoghi di culto e di sepolturaL’installazione di sistemi di videosorveglianza presso chiese o altri luoghi di culto o di ritrovo di fedeli deveessere oggetto di elevate cautele, in funzione dei rischi di un utilizzo discriminatorio delle immagini raccoltee del carattere sensibile delle informazioni relative all’appartenenza ad una determinata confessione religiosa.Al fine di garantire il rispetto dei luoghi di sepoltura, l’installazione di sistemi di videosorveglianza deve ritenersiammissibile all’interno di tali aree solo quando si intenda tutelarle dal concreto rischio di atti vandalici.

5. Soggetti pubblici5.1. Svolgimento di funzioni istituzionaliUn soggetto pubblico puo effettuare attivita di videosorveglianza solo ed esclusivamente per svolgere funzioniistituzionali che deve individuare ed esplicitare con esattezza e di cui sia realmente titolare in base all’ordina-mento di riferimento (art. 18, comma 2, del codice). Diversamente, il trattamento dei dati non e lecito, anchese l’ente designa esponenti delle forze dell’ordine in qualita di responsabili del trattamento, oppure utilizza uncollegamento telematico in violazione del Codice (art. 19, comma 2, del codice).Tale circostanza si e ad esempio verificata presso alcuni enti locali che dichiarano di perseguire direttamente, invia amministrativa, finalita di prevenzione e accertamento dei reati che competono alle autorita giudiziarie ealle forze di polizia. Vanno richiamate quindi in questa sede le riflessioni gia suggerite in passato a propositodi talune ordinanze comunali in tema di prostituzione in luoghi pubblici (v. provvedimento 26 ottobre1998, in Bollettino del Garante n. 6/1998, p. 131).

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Benche effettuata per la cura di un interesse pubblico, la videosorveglianza deve rispettare i principi gia richiamati.Quando il soggetto e realmente titolare di un compito attribuito dalla legge in materia di sicurezza pubblica odi accertamento, prevenzione e repressione di reati, per procedere ad una videosorveglianza di soggetti iden-tificabili deve ricorrere un’esigenza effettiva e proporzionata di prevenzione o repressione di pericoli concretie specifici di lesione di un bene (ad esempio, in luoghi esposti a reale rischio o in caso di manifestazioni chesiano ragionevolmente fonte di eventi pregiudizievoli).Non risulta quindi lecito procedere, senza le corrette valutazioni richiamate in premessa, ad una videosorve-glianza capillare di intere aree cittadine «cablate», riprese integralmente e costantemente e senza adeguate esi-genze. Del pari e vietato il collegamento telematico tra piu soggetti, a volte raccordati ad un «centro» elettro-nico, che possa registrare un numero elevato di dati personali e ricostruire interi percorsi effettuati in un de-terminato arco di tempo.Risulta parimenti priva di giustificazione l’installazione di impianti di videosorveglianza al solo fine (come risultada casi sottoposti al Garante), di controllare il rispetto del divieto di fumare o gettare mozziconi, di calpestareaiuole, di affiggere o di fotografare, o di altri divieti relativi alle modalita nel depositare i sacchetti di immondiziaentro gli appositi contenitori.Le specifiche norme di legge o di regolamento e le funzioni legittimamente individuate dall’ente costituisconol’ambito operativo entro il quale il trattamento dei dati si intende consentito. Come prescritto dal Codice,l’eventuale comunicazione a terzi e lecita solo se espressamente prevista da una norma di legge o di regola-mento (art. 19, comma 3, del codice).Il codice individua poi specifiche regole volte invece a consentire, in un quadro di garanzie, riprese audio-videoa fini di documentazione dell’attivita istituzionale di organi pubblici (artt. 20-22 e 65 del codice).Salvo i casi previsti per le professioni sanitarie e gli organismi sanitari, il soggetto pubblico non deve richiederela manifestazione del consenso degli interessati (art. 18, comma 4, del codice).

5.2. InformativaContrariamente a quanto prospettato da alcuni enti locali, l’informativa agli interessati deve essere fornita neitermini illustrati nel paragrafo 3.1. e non solo mediante pubblicazione sull’albo dell’ente, oppure attraverso unatemporanea affissione di manifesti. Tali soluzioni possono concorrere ad assicurare trasparenza in materia, manon sono di per se sufficienti per l’informativa che deve aver luogo nei punti e nelle aree in cui si svolge lavideosorveglianza.

5.3. Accessi a centri storiciQualora introducano sistemi di rilevazione degli accessi dei veicoli ai centri storici e alle zone a traffico limitato,i comuni dovranno rispettare quanto dettato dal D.P.R. 22 giugno 1999, n. 250. Tale normativa impone ai co-muni di richiedere una specifica autorizzazione amministrativa, nonche di limitare la raccolta dei dati sugli ac-cessi rilevando le immagini solo in caso di infrazione (art. 3, D.P.R. n. 250/1999).I dati trattati possono essere conservati solo per il periodo necessario per contestare le infrazioni e definire ilrelativo contenzioso e si puo accedere ad essi solo a fini di polizia giudiziaria o di indagine penale.

5.4. Sicurezza nel trasporto urbanoAlcune situazioni di particolare rischio fanno ritenere lecita l’installazione su mezzi di trasporto pubblici di si-stemi di videosorveglianza. Tali sistemi di rilevazione sono leciti anche presso talune fermate di mezzi urbanispecie in aree periferiche che spesso sono interessate da episodi di criminalita (aggressioni, borseggi ecc.).Valgono, anche in questi casi, le considerazioni gia espresse a proposito della titolarita in capo alle sole forze dipolizia dei compiti di accertamento, prevenzione ed accertamento di reati, nonche del diritto di accesso alleimmagini conservate per alcune ore, cui si dovrebbe accedere solo in caso di illeciti compiuti.Negli stessi casi, deve osservarsi particolare cura anche per cio che riguarda l’angolo visuale delle apparecchia-ture di ripresa, nella collocazione di idonee informative a bordo dei veicoli pubblici e nelle aree di fermata -presso cui possono transitare anche soggetti estranei - e per quanto attiene alla ripresa sistematica di dettagli odi particolari non rilevanti riguardanti i passeggeri.

5.5. Deposito dei rifiutiIn applicazione dei principi richiamati, il controllo video di aree abusivamente impiegate come discariche dimateriali e di sostanze pericolose e lecito se risultano inefficaci o inattuabili altre misure. Come gia osservato,il medesimo controllo non e invece lecito - e va effettuato in altra forma - se e volto ad accertare solo infra-zioni amministrative rispetto a disposizioni concernenti modalita e orario di deposito dei rifiuti urbani.

6. Privati ed enti pubblici economici6.1. ConsensoA differenza dei soggetti pubblici, i privati e gli enti pubblici economici possono trattare dati personali solo se vie il consenso preventivo espresso dall’interessato, oppure uno dei presupposti di liceita previsti in alternativa alconsenso (artt. 23 e 24 del codice).In caso di impiego di strumenti di videosorveglianza da parte di privati ed enti pubblici economici, la possibilitadi raccogliere lecitamente il consenso puo risultare, in concreto, fortemente limitata dalle caratteristiche e dal-le modalita di funzionamento dei sistemi di rilevazione, i quali riguardano spesso una cerchia non circoscritta dipersone che non e agevole o non e possibile contattare prima del trattamento. Cio anche in relazione a finalita(ad es. di sicurezza o di deterrenza) che non si conciliano con richieste di esplicita accettazione da chi intendeaccedere a determinati luoghi o usufruire di taluni servizi.Il consenso, oltre alla presenza di un’informativa preventiva e idonea, e valido solo se espresso e documentatoper iscritto. Non e pertanto valido un consenso presunto o tacito, oppure manifestato solo per atti o com-portamenti concludenti, consistenti ad esempio nell’implicita accettazione delle riprese in conseguenza dell’av-venuto accesso a determinati luoghi.

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Nel settore privato, fuori dei casi in cui sia possibile ottenere un esplicito consenso libero, espresso e docu-mentato, vi puo essere la necessita di verificare se esista un altro presupposto di liceita utilizzabile in alternativaal consenso, come indicato nel paragrafo successivo.

6.2. Bilanciamento degli interessi6.2.1. Profili generaliUn’idonea alternativa all’esplicito consenso va ravvisata nell’istituto del bilanciamento di interessi (art. 24, com-ma 1, lett. g), del codice). Il presente provvedimento da attuazione a tale istituto, individuando i casi in cui larilevazione delle immagini puo avvenire senza consenso, qualora, con le modalita stabilite in questo stessoprovvedimento, sia effettuata nell’intento di perseguire un legittimo interesse del titolare o di un terzo attra-verso mezzi di prova o perseguendo fini di tutela di persone e beni rispetto a possibili aggressioni, furti, rapine,danneggiamenti, atti di vandalismo, o finalita di prevenzione di incendi o di sicurezza del lavoro.Considerata l’ampia serie di garanzie e condizioni sopra indicate, non appare necessario che il Garante, peralcuni trattamenti in ambito privato di seguito indicati, prescriva ulteriori condizioni e limiti oltre quelli gia ri-chiamati in premessa.6.2.2. Registrazione delle immaginiI trattamenti di dati possono essere piu invasivi rispetto alla semplice rilevazione, qualora siano registrati susupporti oppure abbinati ad altre fonti o conservati in banche di dati, talora solo per effetto di un dispositivodi allarme programmato. E cio in considerazione delle molteplici attivita di elaborazione cui i dati, possonoessere sottoposti anche ad altri fini.In presenza di concrete ed effettive situazioni di rischio tali registrazioni sono consentite a protezione dellepersone, della proprieta o del patrimonio aziendale (ad esempio, rispetto a beni gia oggetto di ripetuti e graviilleciti), relativamente all’erogazione di particolari servizi pubblici (si pensi alle varie forme di trasporto) o aspecifiche attivita (che si svolgono ad esempio in luoghi pubblici o aperti al pubblico, o che comportano la pre-senza di denaro o beni di valore, o la salvaguardia del segreto aziendale od industriale in relazione a particolaritipi di attivita).6.2.3. Videosorveglianza senza registrazioneNei casi in cui le immagini sono unicamente visionate in tempo reale, oppure conservate solo per poche oremediante impianti a circuito chiuso (Cctv), possono essere tutelati legittimi interessi rispetto a concrete edeffettive situazioni di pericolo per la sicurezza di persone e beni, anche quando si tratta di esercizi commercialiesposti ai rischi di attivita criminali in ragione della detenzione di denaro, valori o altri beni (es., gioiellerie,supermercati, filiali di banche, uffici postali). La videosorveglianza puo risultare eccedente e sproporzionataquando sono gia adottati altri efficaci dispositivi di controllo o di vigilanza oppure quando vi e la presenzadi personale addetto alla protezione.Nell’uso delle apparecchiature volte a riprendere, per i legittimi interessi indicati, aree esterne ad edifici e immo-bili (perimetrali, adibite a parcheggi o a carico/scarico merci, accessi, uscite di emergenza), il trattamento deveessere effettuato con modalita tali da limitare l’angolo visuale all’area effettivamente da proteggere, evitando laripresa di luoghi circostanti e di particolari non rilevanti (vie, edifici, esercizi commerciali, istituzioni ecc.).6.2.4. VideocitofoniSono ammissibili per identificare coloro che si accingono ad entrare in luoghi privati videocitofoni o altre ap-parecchiature che rilevano immagini o suoni senza registrazione. Tali apparecchiature sono dislocate abitual-mente all’ingresso di edifici o immobili in corrispondenza di campanelli o citofoni, appunto per finalita di con-trollo dei visitatori che si accingono ad entrare. La loro esistenza deve essere conosciuta attraverso una infor-mativa agevolmente rilevabile, quando non sono utilizzati per fini esclusivamente personali (art. 5, comma 3 delcodice).Altri dispositivi di rilevazione e controllo, invece, spesso non sono facilmente individuabili anche per mancanzadi informativa, ne la loro collocazione e altrimenti segnalata. In alcuni casi, poi, piu telecamere collocate ancheall’interno di un edificio (pianerottoli, corridoi, scale) si attivano contemporaneamente e, sia pure per un tem-po limitato, riprendono le persone fino all’ingresso negli appartamenti. Anche in questi casi e necessaria unaadeguata informativa.6.2.5. Riprese nelle aree comuniL’installazione degli strumenti descritti nel paragrafo precedente, se effettuata nei pressi di immobili privati eall’interno di condominii e loro pertinenze (es. posti auto, box), benche non sia soggetta al Codice quando idati non sono comunicati sistematicamente o diffusi, richiede comunque l’adozione di cautele a tutela dei terzi(art. 5, comma 3, del codice). Al fine di evitare di incorrere nel reato di interferenze illecite nella vita privata(art. 615 bis cod. pen.), l’angolo visuale delle riprese deve essere limitato ai soli spazi di propria esclusiva per-tinenza, ad esempio antistanti l’accesso alla propria abitazione, escludendo ogni forma di ripresa anche senzaregistrazione di immagini relative ad aree comuni (cortili, pianerottoli, scale, garage comuni) o antistanti l’abi-tazione di altri condomini.Il Codice trova invece applicazione in caso di utilizzazione di un sistema di ripresa di aree condominiali da partedi piu proprietari o condomini, oppure da un condominio, dalla relativa amministrazione (comprese le ammi-nistrazioni di residence o multiproprieta), da studi professionali, societa o da enti no-profit.L’installazione di questi impianti e ammissibile esclusivamente in relazione all’esigenza di preservare la sicurezzadi persone e la tutela di beni da concrete situazioni di pericolo, di regola costituite da illeciti gia verificatisi,oppure nel caso di attivita che comportano, ad esempio, la custodia di denaro, valori o altri beni (recuperocrediti, commercio di preziosi o di monete aventi valore numismatico).La valutazione di proporzionalita va effettuata anche nei casi di utilizzazione di sistemi di videosorveglianza chenon prevedano la registrazione dei dati, in rapporto ad altre misure gia adottate o da adottare (es. sistemi co-muni di allarme, blindatura o protezione rinforzata di porte e portoni, cancelli automatici, abilitazione degliaccessi).

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7. Prescrizioni e sanzioniIl Garante invita tutti gli operatori interessati ad attenersi alle prescrizioni illustrate e a quelle definite oppor-tune parimenti indicate nel presente provvedimento, in attesa dei piu specifici interventi che potranno derivarein materia da un c.d. provvedimento di verifica preliminare di questa Autorita (art. 17 del codice), oppure dalcodice deontologico che il Garante ha promosso per disciplinare in dettaglio altri aspetti del trattamento deidati personali effettuato «con strumenti elettronici di rilevamento di immagini» (art. 134 del codice).Le misure necessarie prescritte con il presente provvedimento devono essere osservate da tutti i titolari ditrattamento. In caso contrario il trattamento dei dati e, a seconda dei casi, illecito oppure non corretto, edespone:� all’inutilizzabilita dei dati personali trattati in violazione della relativa disciplina (art. 11, comma 2, del codice);� all’adozione di provvedimenti di blocco o di divieto del trattamento disposti dal Garante (art. 143, comma 1,lett. c), del codice), e di analoghe decisioni adottate dall’autorita giudiziaria civile e penale;� all’applicazione delle pertinenti sanzioni amministrative o penali (artt. 161 e seguenti del codice).Tutto cio premesso il garante:1) prescrive ai titolari del trattamento nei settori interessati, ai sensi dell’art. 154, comma 1, lett. c), del codice,le misure necessarie ed opportune indicate nel presente provvedimento al fine di rendere il trattamento con-forme alle disposizioni vigenti;2) individua, nei termini di cui in motivazione, ai sensi dell’art. 24, comma 1, lett. f) del codice, i casi nei quali iltrattamento dei dati personali mediante videosorveglianza puo essere effettuato da soggetti privati ed enti pub-blici economici, nei limiti e alle condizioni indicate, per perseguire legittimi interessi e senza richiedere il con-senso degli interessati;3) individua in allegato un modello semplificato di informativa utilizzabile alle condizioni indicate in motivazio-ne.

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Sicurezza nei cantieri

Proposte operativeper la stima dei costinei cantieriMichele Giovannetti Ingegnere civile

Premessa

Nell’ambito della sicurezzanei cantieri temporanei e mo-bili la stima dei costi si e rive-lata un argomento ostile per isoggetti coinvolti. Si sono re-gistrati interventi di varioorientamento nel corso deglianni dall’entrata in vigore delD.Lgs. n. 494/1996 (marzo1997), la cosiddetta «direttivacantieri» per le sue origini eu-ropee, di cui alcuni drastica-mente lontani dalla realta fat-tuale perche slegati dal conte-sto in cui va ad inserirsi l’ar-gomento, ossia la preventiva-zione e la contabilita dei lavo-ri; altri, invece, di recente pub-blicazione, sostanzialmenteaccettabili (1).Anche dopo gli ultimi inter-venti legislativi, la stima deicosti inerenti la sicurezza suicantieri temporanei e mobiliresta affetta da un alone di in-certezza.Ci si propone, con questo lavo-ro, di fare un riepilogo sia nor-mativo che procedurale e dilanciare proposte operative avantaggio dei soggetti coinvol-ti, principalmente del coordina-tore per la progettazione (CP),del coordinatore per l’esecu-zione dei lavori (CEL) e delleimprese appaltatrici.

Il quadronormativo

Si delinea brevemente il qua-dro normativo sull’argomento,a partire dal D.Lgs. n. 494/1996.L’esordio sulle modalita diconduzione della stima dei co-sti e dovuto al D.P.R. n. 554/1999 (Regolamento di attua-

zione sulla legge dei lavoripubblici), il quale all’art. 34fornisce indicazioni per la«Stima sommaria dell’inter-vento e delle espropriazionidel progetto definitivo»: «Lastima sommaria dell’interven-to consiste nel computo metri-co-estimativo ... b) aggiungen-do all’importo cosı determina-to una percentuale per le speserelative alla sicurezza; ...» (2).Ancora in ambito LL.PP. ilsuccessivo D.M. (Lavori Pub-blici) 19 aprile 2000, n. 145(Regolamento recante il Capi-tolato generale d’appalto) al-l’art. 5, trattando di «cantieri,attrezzi, spese ed obblighi ge-nerali a carico dell’appaltato-re», afferma che sono «... a ca-rico dell’appaltatore: a) le spe-se per l’impianto, la manuten-zione e l’illuminazione deicantieri, con esclusione diquelle relative alla sicurezzanei cantieri stessi; ... c) le spe-se per attrezzi e opere provvi-sionali e per quanto altro oc-corre alla esecuzione piena eperfetta dei lavori; ... i) le spe-se di adeguamento del cantierein osservanza del D.Lgs. n.626/1994, e successive modi-ficazioni. ...» (3).Il D.Lgs. 15 novembre 1999,n. 528, apportatore di modifi-che ed integrazioni al prece-dente D.Lgs. n. 494/1996, al-l’art. 12 «Piano di sicurezza ecoordinamento» aggiunge chei «... costi ...» (della sicurezza)«non sono soggetti a ribassonelle offerte delle imprese ese-cutrici ...» (4).La successiva legge 7 novem-bre 2000, n. 327 «Valutazionedi costi del lavoro e della sicu-rezza nelle gare di appalto»,pur non introducendo dettami

tecnici nuovi, conferma la li-nea guida gia tracciata in temadi costi, valida anche negliambiti di esclusione della leg-ge n. 109/1994 sui lavori pub-blici, ossia: «... gli enti aggiu-dicatori sono tenuti ... a consi-derare i costi relativi alla sicu-rezza, che devono essere spe-cificamente indicati e risultarecongrui rispetto all’entita e al-le caratteristiche dei servizi odelle forniture ...» (5).Il quadro normativo attuale ecompletato dal D.P.R. 3 luglio2003, n. 222 (Regolamento diattuazione sui contenuti mini-mi dei PSC): all’art. 7 trattain modo assai esteso (se rap-portato ai precedenti pronun-ciamenti normativi) della sti-ma dei costi, e tra l’altro:� riporta un elenco, sia pureindicativo e non esaustivo,dei fattori di costo;� nell’ambito dei LL.PP. riba-disce la necessita della loro sti-ma anche per appalti «sottosoglia», ossia senza obbligoda parte della committenzadella nomina dei coordinatori;� precisa, pur se in modo de-scrittivo, che la stima deve es-sere congrua e analitica;� indica in modo perentorioche l’importo relativo alla si-curezza non e aggiuntivo alprezzo totale ma costituisceparte di esso.Il quadro normativo evocatoappare delineare l’argomentoin esame, ma senza sufficienteprecisione e, sostanzialmente,senza contorni operativi chiari.Infatti, da un lato e completa-

Nota:

3 Le note da 1 a 12 rinviano alla bibliografia allafine del testo.

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mente da abbandonare l’asser-to introdotto dal D.P.R. n.554/1999 che vede il calcolodella sicurezza in percentualeaggiuntiva sull’importo totaledel computo estimativo; graveerrore, sia di principio che difatto. Errore di principio, per-che non si fa alcuna distinzio-ne in tema di costi, oltre ad in-trodurre il concetto fuorviantedei «costi aggiuntivi», lascian-do trasparire il dubbio che pri-ma dell’emanazione di questodecreto non si attuasse alcunamisura di prevenzione e prote-zione; errore di fatto, perche econcretamente impossibile sta-bilire a priori l’importo dellasicurezza mediante una per-centuale globale, in assenzadi valutazioni specifiche.Dall’altro lato, tuttavia, le nor-me successive sono intervenu-te apportando integrazioni emiglioramenti, quali:� il D.M. n. 145/2000 affermache le spese della sicurezzanon gravano sull’appaltatoreponendosi quindi sulla falsari-ga tracciata dal D.Lgs. n. 494/1996: la committenza ha ilcompito di gestire la «progetta-zione e realizzazione della si-curezza» cosı come altri settoridell’appalto (architettonico,strutturale, ecc.), per cui devesopportarne i relativi oneri. Vi-ceversa l’appaltatore deve farsicarico degli oneri derivantidall’applicazione del D.Lgs.n. 626/1994, non specificatima identificabili in compiti edobblighi di carattere generale,tipo la redazione del POS, l’or-ganizzazione dei presidi sanita-ri e del Pronto Soccorso azien-dale, l’attivita di formazione edinformazione delle maestranze,ecc. Cio e altresı confermatodall’ordinamento giuridico ge-nerale con l’art. 2087 del cod.civ. secondo il quale «l’im-prenditore e tenuto ad adottare,nell’esercizio dell’impresa, lemisure che, secondo la partico-larita del lavoro, l’esperienza ela tecnica, sono necessarie atutelare l’integrita fisica e lapersonalita morale dei presta-tori di lavoro»;� dalla legge n. 327/2000 sidesume la necessita di una va-lutazione attenta e specificadei costi per l’appalto in og-

getto, il loro inserimento in se-de di bando di gara e di conse-guenza l’esclusione dal prezzodell’appalto offerto;� in ultimo, il D.P.R. n. 222/2003 ha il merito di aver ripor-tato nel giusto alveo la stima inesame, affermando che deveessere congrua ed analitica(quindi sono escluse stime acorpo o in percentuale globale,verosimilmente superficiali edimprecise); colloca altresı taleimporto di stima all’internodel prezzo dell’appalto, smen-tendo in modo definitivo leproiezioni sull’andamento deicosti fatte all’indomani dell’e-manazione del D.Lgs. n. 494/1996 che vedevano in tale nor-ma la causa di un repentinoquanto improvvido aumentodei costi di costruzione. Inrealta, l’unico onere aggiuntivoreale per l’impresa e costituitodalla redazione del POS, perla verita non nuovo in assolutoperche gia introdotto con lalegge n. 55/1990, la quale, al-l’art. 18, pone a carico dell’ap-paltatore la predisposizione delPSC nell’ambito dei LL.PP.,quindi l’antesignano dell’o-dierno POS. Gli unici costi ag-giuntivi conseguenti alla diret-tiva cantieri derivano dalle pre-stazioni professionali dei coor-dinatori, posti a carico dellacommittenza perche di sua no-mina, visto che ad essa spettala gestione generale della sicu-rezza, non piu delegata di fatto,come nel passato, in modoesclusivo all’appaltatore.Tuttavia ad oggi rimangonoincertezze e lacune riguardoalla stima dei costi, in partico-lare sulla loro natura e origine(ad esempio costi diretti e/ospeciali?), alla loro connessio-ne con le modalita di preventi-vazione dell’appalto e con lacontabilita dei lavori. Aspettinon secondari visto che stiamodefinendo la faccia monetariadella sicurezza, legata da unlato all’importo dell’appalto -aspetto prioritario per la com-mittenza - da un altro lato alcosto di costruzione, ossia aicosti di produzione dell’indu-stria delle costruzioni, eviden-temente impegnata alla ridu-zione dei costi come qualsiasialtra impresa industriale.

I costi direttie i costi speciali

Acquisito il concetto secondocui la sicurezza in ambito pro-fessionale richiede misure pre-venzionali di tipo attivo e pas-sivo, misure ed interventi or-ganizzativi, ad essa sono asso-ciati dei costi che necessaria-mente dobbiamo definire pri-ma della loro stima. Sostan-zialmente a partire dall’anno2000 si sono affermati dueorientamenti nella definizionedei costi sul cantiere tempora-neo e mobile.Il primo vede tali costi come lasomma di due componenti:una legata al costo del lavoro,quindi posta in relazione alletipologie e quantita di lavoroprodotto (costo diretto); la se-conda dettata dalle specifichemisure richieste dal CP nelPSC (costi speciali o indiretti).Il secondo orientamento, spo-sato di fatto dal D.P.R. n.222/2003, estende la stimadei costi solo ai costi speciali,quindi: apprestamenti previstinel PSC; misure preventive,protettive e DPI eventualmen-te previsti nel PSC per lavora-zioni interferenti; impianti diterra e di protezione contro lescariche atmosferiche; ecc.L’approccio esatto, anche sepiu laborioso, tra i due richia-mati e il primo, fondato sullastima diversificata tra costi di-retti e speciali; purtroppo e sta-to ignorato dal regolamento at-tuativo emanato con il D.P.R.n. 222/2003. Il suo iter legisla-tivo, ben evocato in (1), spiegale origini di tale lacuna, anchese esse non possono essere in-vocate a giustificazione vali-dante visto che stiamo trattan-do di norme tecniche, le quali,per definizione, devono esserechiare, semplici e soprattuttofacilmente applicabili, sia avantaggio dei soggetti coin-volti chiamati ad osservarle,sia per gli organi di vigilanzachiamati a verificarne la con-creta attuazione e quindi a for-nire giudizi di merito (vedi iDipartimenti di prevenzionedelle AUSL).Gli assertori dell’approcciodettato dal D.P.R. n. 222/

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2003 adducono a loro favoremotivazioni varie, tra cui:� l’esiguita dell’importo totaledei costi diretti e quindi l’inin-fluenza in termini di ribasso.Fatto smentito categoricamentedalle entita monetarie in giuo-co, visto che trattando di per-centuali globali aventi l’ordinedi grandezza del 4-5%, la som-ma dedicata alla sicurezza ri-sulta dell’ordine di 5.000 europer un importo lavori di «soli»100.000 euro, relativo peresempio ad una ristrutturazio-ne edile di medie dimensioni;� il costo diretto e valutato inpercentuale sul prezzo a cuisegue che, a parita di tipologiadi lavoro, l’entita della sicu-rezza e variabile in funzionedella classe del prezzo: conse-guenza inaccettabile. Premes-so che la valutazione in per-centuale e solo una modalitadi stima, certamente la piu ra-pida, di fatto il costo direttodovrebbe essere estrapolatodall’analisi del prezzo unitario,operazione spesso elusa per-che non richiesta espressamen-te (in particolare negli appaltiprivati), ma che consente lacorretta individuazione del co-sto diretto. In ogni caso purnell’ambito della stima in per-centuale, questa puo essere va-riata in ragione del lavoro edelle sue condizioni.Si conclude che la stima deicosti relativi alla sicurezza sulcantiere temporaneo e mobilenon puo prescindere dalle duecomponenti richiamate; essesono reputate complementari,integrandosi altresı con i costidi costruzione e i prezzi unitari.Appare necessario analizzare larelazione con quest’ultimi.Si esaminano le ragioni diprincipio e di fatto che concor-rono alla formazione dei prez-zi unitari e dei costi.

La composizionedei prezzie dei costi unitari

Il prezzo unitario Pi nell’ambi-to dell’impresa in genere, siaappartenente al settore indu-striale o al comparto dei servi-zi, e notoriamente il risultatodi tre componenti:

Pi ¼ Ci þ (Sg)i þ Ui

al costo di produzione Ci sisommano le spese generali(Sg)i e gli utili dell’impresa Ui.Nell’industria delle costruzio-ni il costo unitario Ci e a suavolta composto da vari fattori:

Ci¼ Cfornþ Cmanþ Cnoliþ Csic

alle forniture dei materiali(Cforn) si somma la mano d’o-pera (Cman), comprensiva siadella quota fiscale che deglioneri sociali, quindi i costiper noli, per l’impiego di mac-chine o attrezzature proprie(Cnoli), e infine il costo dellasicurezza (Csic). Tale costo sidefinisce «diretto» perche le-gato direttamente al costo diproduzione e quindi al prezzounitario della lavorazione.Appare chiaro che il costo di-retto e costituito ordinariamen-te dall’onere dettato dalle mi-sure prevenzionali riguardo lasalute e la sicurezza delle mae-stranze, quindi l’eliminazioneo la riduzione del rischio,identificabili sostanzialmentein tutto quanto prescritto dalcorpus normativo che dallameta degli anni 1950 sino adoggi e andato formandosi. Inaltri termini, e l’onere chel’appaltatore avrebbe comun-que sostenuto prima dell’ema-nazione del D.Lgs. n. 494/1996; su tale base si affermache lo stesso decreto non haapportato al settore costi ag-giuntivi.Vediamo un esempio: nelmontaggio del ponteggio me-tallico fisso la norma prescriveun adeguato impalcato per laprevenzione della caduta dal-l’alto di persone e materiali;anche in assenza di tale pre-scrizione l’impresa metterebbein opera il componente «im-palcato», perche in primo luo-go ha la funzione di cammina-mento alla quota richiesta perl’esecuzione delle lavorazioni.La norma prevenzionale ag-giunge e specifica alcuniaspetti del componente: le di-mensioni del camminamento,l’accostamento perfetto delletavole, ecc.Viceversa il costo diretto noncomprende l’evocato adegua-mento dell’impresa agli obbli-

ghi imposti dal D.Lgs. n. 626/1994 perche tali oneri fannoparte delle spese generali trat-tandosi di incombenze di ca-rattere generale, non specifi-che del singolo cantiere (lasorveglianza sanitaria, l’onora-rio del medico competente,ecc.).

Il ribasso di garae il prezzo offerto

Investendo anche l’aspettomonetario, la sicurezza nelcantiere temporaneo ha inevi-tabilmente relazione con lapreventivazione dell’importodei lavori, con l’offerta del-l’appaltatore e con la contabi-lita dei lavori.In primo luogo, l’offerta del-l’appaltatore si definisce al net-to dei costi della sicurezza (ve-di art. 12, D.Lgs. n. 494/1996modificato dal D.Lgs. n. 528/1999) perche la salute e sicu-rezza delle maestranze nonpuo essere oggetto di scontie/o risparmi da parte dell’ap-paltatore, trattandosi di un di-ritto fondamentale garantitodalla Costituzione (art. 32).D’altro canto uno degli obiet-tivi della microeconomia eproprio quello di rispondereal quesito della formazionedei prezzi, unito al principiogenerale dell’impresa in regi-me di libero mercato: la massi-mizzazione dei profitti. Infatti«... Cos’e un’impresa? In bre-ve, possiamo definirla comeun’unita che produce beni eservizi per venderli. A diffe-renza delle istituzioni senza fi-ni di lucro ... le imprese cerca-no di realizzare un profitto ...»(6), e si ipotizza che cerchinodi massimizzarlo. Nell’indu-stria delle costruzioni cio av-viene, per consolidata espe-rienza, nell’ambito del singolocantiere a causa della partico-larita aziendale; ogni cantieree visto come una parte dell’a-zienda dislocata fuori sede, lacui vita coincide con l’appalto.Viceversa «... la definizione diprofitto adottata dalla letteratu-ra economica non coincidecon quella contabile ... l’esper-to di contabilita ... suppone in-fatti che l’impresa cerchi di

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massimizzare la somma deiprofitti relativi ad un lungo ar-co di tempo, attualizzati inmodo opportuno...» (7). Taleprincipio base e connesso adaltri fattori quali il conteni-mento dei costi e le barriere al-le imprese entranti in regimedi libera concorrenza, aspettiforse non adeguatamente stu-diati nell’industria delle co-struzioni ma sicuramente pre-senti nell’attuale congiunturache vede la stragrande mag-gioranza delle imprese averedimensioni piccole (fino a 10addetti), e come tali destinatealla maggiore volubilita, quin-di ingresso-uscita dal mercato.Si pone pertanto il problemadella riduzione dei costi e, ingenere, in tale ambito «... leeconomie di scala possono in-fluenzare il margine del prezzosui costi ...» (8). D’altro cantoe altresı accertato che «... lamisura della redditivita che ap-pare appropriata per il modellodi massimizzazione del profit-to e il margine prezzo-costo,...» (9). In tale relazione unodegli aspetti su cui l’imprendi-tore puo agire in modo disin-volto sono le misure preven-zionali, perche paradossal-mente possiamo vederle comemisure di tipo virtuale, ossiase ben attuate sono destinatead impedire un evento (il dan-no); quindi di fatto appaionoimproduttive perche invisibili.Per altro verso la riduzione deicosti e le economie di scala ri-chiamano pure la teoria della«struttura-condotta-risultati»,ossia il concetto secondo ilquale i risultati sia qualitativi,ma soprattutto di profitto, sonolegati in modo diretto alle di-mensioni aziendali. La relazio-ne e valida anche nel settoredelle costruzioni, ma e in-fluenzata altresı da scelte stra-tegiche aziendali, quali la vo-lonta o meno di estendere ilbacino geografico di lavoro,l’entita del parco macchineed attrezzature; pertanto e de-gno di altre valutazioni cheesulano da questa sede.Alla luce di quanto sopra, ap-pare estremamente opportunal’indicazione del D.Lgs. n.528/1999 riguardo all’esclu-sione tassativa dei costi della

sicurezza dal ribasso di gara,siano essi diretti o speciali; vi-ceversa sono soggetti a ribassogli oneri posti a carico dell’ap-paltatore dal D.M. 19 aprile2000, n. 145 relativi alle «...spese di adeguamento del can-tiere in osservanza del D.Lgs.n. 626/1994, e successive mo-dificazioni. ...» (3). Tali spesesi identificano verosimilmentenegli oneri per:� la redazione del POS;� la predisposizione del servi-zio di pronto soccorso azien-dale sul cantiere;� la sorveglianza sanitaria e ingenerale le incombenze delmedico competente;� gli obblighi di carattere for-mativo e informativo verso ilavoratori; ecc.In definitiva il «prezzo dei la-vori» richiamato dallo stessoD.M. n. 145/2000 all’art. 5 siidentifica con l’offerta econo-mica prodotta dall’appaltatorein fase di gara al netto dei costisopra descritti, a cui si somma-no i costi diretti e indiretti og-getto di stima da parte del CP.

La stima del costodiretto e del costospeciale

In modo prudenziale si usa iltermine «stima» e non «calco-lo» visto che la quantificazio-ne dei costi, quali che essi sia-no, e oggetto di studio e anali-si con valutazioni specificheper il singolo cantiere, a di-screzione del CP.

I costi diretti

La loro stima puo essere af-frontata in modo analitico osemplificato, sempre sulla ba-se del computo metrico-esti-mativo redatto dal progettista.Nel metodo analitico si eseguel’analisi dei prezzi unitari, cia-scuno di essi relativo ad un ar-ticolo di lavoro, nell’ambitodella quale si inserisce il costodiretto della sicurezza. Un au-silio in merito e offerto da al-cune pubblicazioni specificheofferte dall’editoria tecnica(10 e 11).Con il metodo semplificato il

costo e individuato in percen-tuale sul prezzo dell’articolo;anche in questo caso la lettera-tura viene in soccorso propo-nendo tabelle riepilogative ditali percentuali; tra le piu dif-fuse si ricorda il Bollettino In-gegneri della Toscana, Orga-no Ufficiale del Collegio Inge-gneri della Toscana, con unasezione dedicata allo scopo.L’entita numerica delle per-centuali fornite deve sempreintendersi con valore indicati-vo, da specializzare a curadel CP per il singolo cantiere.

I costi speciali

A seguito delle prescrizionioperative predisposte dal CPnel PSC, si puo stendere la lo-ro quantificazione e quindi an-che la stima monetaria; unelenco non esaustivo e riporta-to nello stesso D.P.R. n. 222/2003 all’art. 7, comma 1. Me-rita qualche considerazioneparticolare la lett. e) dello stes-so articolo indicante i costi re-lativi a «... procedure contenu-te nel PSC e previste per spe-cifici motivi di sicurezza»; euna descrizione generica chepuo essere tradotta in terminidi opere e prescrizioni quali:� particolari opere provvisio-nali per l’incolumita dellemaestranze e/o dei passanti(ad esempio vie di transitoprotette, mantovane parasassi,ponteggi aventi configurazioniparticolari nei centri storici);� ausilio di persone a terra perla regolamentazione del traffi-co sia pedonale che veicolare;� protezione e schermatura dilinee elettriche aeree o loro di-sattivazione temporanea;� misure particolari negli sca-vi in presenza di condotte in-terrate quali metanodotto, elet-trodotto (eventuale disattiva-zione temporanea);� misure di sostegno delle pa-reti di scavo, sia in trincea chea larga sezione;� opere di puntellamento e so-stegno per demolizioni parzia-li;� progetto della demolizioneed eventuali opere di sostegnoper demolizioni complete.Tuttavia frequentemente le

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opere che creano i presuppostiper i costi speciali spesso rive-stono anche il ruolo di operedi servizio, ossia opere che co-munque sarebbero realizzateanche se per ipotesi l’appalta-tore volesse eludere qualsiasimisura di prevenzione, e in ta-le intenzione non facenti partedei costi speciali. Spetta dun-que al CP valutare l’aliquotadi costo afferente all’area fun-zionale della sicurezza, speci-ficarlo chiaramente nell’ambi-to della stima in modo che insede di gara non sorgano dub-bi interpretativi e tutte le im-prese partecipanti siano postesullo stesso piano. Vediamoqualche esempio.

La recinzione di cantiere

Viene ormai realizzata perl’ordinaria delimitazione del-l’area di cantiere, specialmentein ambiente urbano; essa allostesso tempo ha il ruolo di bar-riera anti-intrusione per i nonaddetti.Nel caso di un cantiere edileoppure stradale collocato incentro storico la funzione pre-valente e la protezione dei pe-doni e/o delle maestranze,quindi si identifica completa-mente nei costi speciali; vice-versa per un cantiere posto inzona periferica, a basso traffi-co o in zona poco urbanizzata,la situazione e duale: il suo co-sto e prevalentemente di ordi-ne generale e solo in parte at-tribuibile ai «costi speciali disicurezza».

Le misureigienico-sanitarie

Rese obbligatorie sino daglianni 1950, la necessita degliapprestamenti igienico-sanitarie stata ribadita dalle misuregenerali di tutela richiamatedal D.Lgs. n. 494/1996.Nel caso in cui non sia reperi-bile alcun locale in sito da adi-bire a spogliatoio, locale refe-zione, WC, e il cantiere e po-sto in zona di aperta campa-gna, il loro costo puo essereidentificato in larga parte co-me «costo speciale di sicurez-za». Viceversa, in una ristrut-

turazione edile, dove al piu enecessario l’installazione diun WC chimico, il costo gene-rale delle misure igienico-sani-tarie si riflette solo in minimaparte sui «costi speciali di si-curezza».

L’impianto elettricodi cantiere

E l’impianto piu ricorrente sulcantiere edile, comunque rea-lizzato per l’alimentazionedelle ordinarie apparecchiatu-re. Tuttavia se il CP avanza ri-chieste o prescrizioni riguardoalla costituzione del cavo (adesempio per i flessibili), al tipodi alimentazione (ad esempioper locali cosiddetti «bagna-ti»), ecc., tutto cio comportaoneri aggiuntivi. In presenzadi un cantiere senza particolariprescrizioni, l’onere dell’im-pianto elettrico e in larga parteun costo ordinario non affe-rente la sicurezza (salvo la par-te della linea di terra per laprotezione contro i contatti in-diretti); al contrario in presen-za di particolari prescrizionipuo essere assimilato comple-tamente ai «costi speciali di si-curezza».Questi semplici esempi mo-strano che la corretta stimadei «costi speciali di sicurez-za» si basa sull’analisi dellesingole opere o prescrizionioriginanti detti costi, sulla fal-sariga di un computo metrico-estimativo, con articoli preferi-bilmente a corpo anziche a mi-sura, trattandosi di una stima.

Esempio di stimadei costi diretti

Nelle tabelle 1 e 2 si riporta unesempio di stima del costo di-retto della sicurezza con riferi-mento ad una categoria di la-voro ricorrente, la costruzionedi tramezzi con mattoni forati.Nella tabella 1 e riportato l’e-sempio numerico con il meto-do dell’analisi del prezzo uni-tario: si osservi che il costodella sicurezza e aggiuntivo ri-spetto alle spese generali e agliutili di impresa; trattandosi dicosto diretto, quindi afferentel’organizzazione aziendale,

potrebbe anche essere assog-gettato alle Spese generali.Nella tabella 2 si trova l’appli-cazione del metodo semplifi-cato con la stima in percentua-le, valutabile per tale lavoronell’1-2%; il prezzo di riferi-mento e estrapolato dai prez-ziari di corrente impiego.

Esempio di stimadei costi speciali

Nella tabella 3 si riporta unesempio di stima dei costi spe-ciali, con riferimento ad un ap-palto edile di ristrutturazioneper un fabbricato destinato adabitazione, posto in zona urba-na periferica; il valore di riferi-mento dell’importo lavori(escluso gli oneri di sicurezza)ammonta a circa 130.000,00euro . La stima si basa su con-siderazioni procedurali, quali:� una parte dell’area di cantie-re e gia delimitata dalla recin-zione fissa, quindi funzionaleallo scopo del cantiere;� i locali di tipo igienico-sani-tario ad eccezione del WC so-no reperibili all’interno delfabbricato;� non si pongono problemati-che particolari per la protezio-ne di passanti e/o delle mae-stranze accertata la notevoleestensione dell’area di perti-nenza del fabbricato.

Preventivazionee contabilitadei lavori

Sotto l’aspetto operativo la sti-ma dei costi e direttamentecorrelata alla fase di preventi-vazione dell’appalto, ossia allapredisposizione della docu-mentazione di progetto (com-puto metrico-estimativo pre-ventivo) e della gara di appal-to, oltre che alla fase di conta-bilita dei lavori.Operando con i costi diretti especiali la procedura e piucomplessa, ma mitigata dal-l’ausilio degli strumenti infor-matici, ormai diffusi. Il meto-do di automazione di tale pro-cedura e indicato dalla deter-minazione Autorita Vigilanza

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Lavori Pubblici 10 gennaio2001, n. 2 (12).

Determinazione A.V.LL.PP.10 gennaio 2001, n. 2

La determinazione e stataemanata a seguito di quesitiposti all’Autorita per chiari-menti in merito agli oneri disicurezza originati dalla prece-dente determinazione n. 37/2000, «... finalizzata principal-

mente al calcolo dell’inciden-za del costo della mano d’ope-ra per ognuna delle categoriegenerali e specializzate di cuisi compone l’intervento ...»(12). Essa precisa altresı che«... La stima complessiva dellespese di sicurezza si componedi due parti, una parte compre-sa nel prezzo unitario dellesingole lavorazioni (D.M. 19aprile 2000, n. 145, art. 5,

comma 1, lett. i) ed una partedi spese cosiddette specialinon incluse nei prezzi (D.M.19 aprile 2000, n. 145, art. 5,comma 1, lett. a). La loro som-ma rappresenta il costo dellasicurezza non soggetto a ribas-so ... porta alla determinazionedelle spese complessive dellasicurezza SCS e, di conse-guenza, anche di IS (incidenzamedia della sicurezza)...» (12).

Tabella 1 - Costo direttiva della sicurezza di muratura per tramezzi: analisidel prezzo unitario

Lavori di:esecuzione di muratura in mattoni forati 8 x 13 x 26 cm posti «a coltello»

unita di riferimento = mq

Nº descrizione UM quant. prezzo unit. importo

1 fornitura mattoni forati nº 30 0,26 7,80

2 fornitura e posa di malta bastarda mc/mq 0,020 92,00 1,84

3 mano d’opera: operaio qualificato h/mq 0,45 19,30 8,69

4 mano d’opera: operaio comune h/mq 0,40 17,80 7,12

totale costo (Euro/mq) = 25,45

spese generali impresa (Euro) = 12% 3,05

utili impresa (Euro) = 10% 2,85

prezzo unitario netto (Euro/mq) = 31,35

COSTI DIRETTI DI SICUREZZA

5 mano d’opera aggiuntiva (circa 0,5 h/giornata) h/mq 0,015 17,80 0,27

6 incidenza attrezzature e DPI (guanti, scarpe,ecc.)

corpo 1,00 0,30 0,30

totale costo diretto sicurezza (Euro/mq) = 0,57

PREZZO UNITARIO DI APPLICAZIONE (Euro/mq) = 31,92

Tabella 2 - Costo direttiva della sicurezza di muratura per tramezzi: stimain percentuale

Lavori di:esecuzione di muratura in mattoni forati 8x13x26 cm posti «a coltello»

unita di riferimento = mq

Nº descrizione

ARTICOLO DI LAVORO

1 esecuzione di muratura in mattoni forati 8x13x26 cm, compreso spese generali e utilidi impresa

prezzo unitario di riferimento (Euro/mq) = 34,00

COSTI DIRETTI DI SICUREZZA

2 mano d’opera aggiuntiva, mezzi e attrezzature 2,00%

totale costo diretto sicurezza (Euro/mq) = 0,68

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Tabella 3 - Ristrutturazione fabbricato per abitazione - Stima oneri speciali di sicurezza

Nº art. Codice articolo Descrizione articolo U.M. quantitaprezzounitario

importo

1 SI5.040.01.50.a RECINZIONE PROVVISIO-NALE costituita da rete me-tallica zincata su pali sostenutida ancoraggi in blocchetti dicls, compreso oneri per ...altezza della rete 180 cmlati sud e ovest del fabbricato ml 40 18,00 720,00

2 SI5.060.01.01.b SEGNALETICA DI CANTIE-RE di tipo generale su pannel-li prefabbricati collocati susupporto esistente, conformial D.Lgs. 493/96, ...visibilita minima segnaletica10 mposta all’ingresso del cantieresu via _______

corpo 1 55,00 55,00

3 SI5.080.01.01.a TETTOIA DI PROTEZIONEper posti fissi di lavoro, strut-tura in acciaio e copertura inlegno, ...altezza tettoia fino a 3,0 mprotezione per betoniera abicchiere

mq 12 80,00 960,00

4 SI2.030.50.01.a BOX PER BAGNO, mono-blocco prefabbricato in pla-stica dotato di serbatoio perraccolta reflui, ...dimensioni WC 100x100 cmnoleggio per la durata delcantiere

corpo 1 220,00 220,00

5 SI5.100.01.01.a Servizio di PRONTO SOC-CORSO di tipo aziendale(DM 388/2003) con pacchet-to di medicazione, ...compreso mezzo di comuni-cazione per l’attivazione del-l’emergenza sanitaria (telefo-no fisso o mobile)noleggio per la durata delcantiere e consumi

corpo 1 40,00 40,00

6 SI5.500.01.01.a IMPIANTO ELETTRICO dicantiere, potenza impegnatafino a 10 kW, fornitura 220V, con linea completamenteaerea su supporti esistenti,quadri min IP44, completodi ...quadro generale ASC e sot-to-quadri ASC per prese aspinanoleggio per la durata delcantiere e consumi

corpo 1 450,00 450,00

7 SI5.510.01.01.a IMPIANTO DI TERRA com-posto da dispersori metallicie conduttori di terra, con 1nodo di terra, ...completo di collegamento al-le «masse» (nº max 3)noleggio per la durata delcantiere e consumi

corpo 1 200,00 200,00

(segue)

25ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2005

Appro

fondim

enti

Si riepiloga brevemente ilmeccanismo di calcolo propo-sto dalla determinazione indi-cato con:

Si = spese della sicurezzaper la lavorazione i-esimaSSS = spese speciali dellasicurezzaSRPi = spese unitarie per lasicurezza incluse nel prez-zo della lavorazione/artico-lo i-esimoSCS = spese complessivedella sicurezzaIS = incidenza media dellasicurezzaPi = prezzo unitario indica-to nell’Elenco Prezzi Unita-ri (EPU) per la lavorazione/articolo i-esimoQi = quantita della lavora-zione/articolo i-esimo checoncorre alla definizionedell’interventoC = costo di produzionetotaleUi = utile unitario per la la-vorazione/articolo i-esimoSGi = spese unitarie gene-rali per la lavorazione/arti-colo i-esimo

SRPi si individua mediantel’analisi del prezzo unitario oin percentuale sul prezzo co-me indicato sopra, mentreSSS sta ad indicare i costispeciali stimati mediante spe-cifico computo metrico-esti-mativo.Il costo totale dell’opera e for-nito daC ¼

Pi ðPi � QiÞ

e il costo complessivo della si-curezza da

SCS ¼P

i ðSRPi � QiÞ þ SSS

segue l’incidenza generale me-

dia della sicurezza IS ¼ SCS

C

per cui in conclusione si calco-la il costo reale complessivo«Si» afferente all’articolo i-esimo di lavoro mediante:

Si ¼ ðPi � Ui � SGiÞ

� ðPi � Ui � SGiÞ1 þ IS

Si coglie immediatamente lacompletezza del metodo for-nito, perche mira ad indivi-duare l’entita con cui il costo

complessivo della sicurezza,sia esso diretto che speciale,si riflette sul generico articolodi computo metrico posto abase di gara. Si osservi altresıcome «Si» risulti depurato de-gli utili e spese generali che,per definizione, sono soggettea ribasso, variando, anche inmisura notevole, da un’impre-sa all’altra essendo legate allestrategie aziendali.

Esempi numericiper modalita di gara

In tabella 4 si riporta un esem-pio numerico di applicazionedella determinazione n. 2/2001 con riferimento alla mo-dalita di gara usuale per i lavo-ri pubblici, il ribasso d’astasull’Elenco prezzi unitari pre-disposto dalla stazione appal-tante.L’esempio, volutamente sem-plicistico per ovvie esigenzedi brevita, e suddiviso in dueparti: la prima dedicata al pro-getto e alla gara, la seconda al-la contabilita dei lavori.In tabella 5 si riporta un esem-

Nº art. Codice articolo Descrizione articolo U.M. quantitaprezzounitario

importo

8 SI5.970.01.01.b SMOBILIZZO DEL CANTIE-RE ...rete metallica su supporti incls

corpo 1 55,00 55,00

9 SI5.970.01.10.b SMOBILIZZO DEL CANTIE-RE ...box di tipo chimico

corpo 1 85,00 85,00

10 SI5.970.01.20.a SMOBILIZZO DEL CANTIE-RE ...segnaletica di tipo generale supannello

corpo 1 10,00 10,00

11 SI5.970.01.30.b SMOBILIZZO DEL CANTIE-RE ...tettoia con struttura a tubi ecopertura in legno

corpo 1 80,00 80,00

12 SI5.970.50.01.a SMOBILIZZO DEL CANTIE-RE, rimozione di impiantoelettrico ...compreso quadri e compo-nentistica

corpo 1 100,00 100,00

13 SI5.970.60.01.a SMOBILIZZO DEL CANTIE-RE, rimozione di impianto diterra ...collegamento alle masse, Nºmax 3

corpo 1 50,00 50,00

importo totale oneri speciali Euro 3.025,00

(continua)

26 ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2005

Appro

fondim

enti

Tabella 4 - Esempio calcolo oneri di sicurezza secondo la determinazione n. 2/2001:gara con ribasso d’asta

FASE DI PROGETTO E GARA DI APPALTO

importo lordo lavori di progetto costi diretti sicurezza

art. descrizione UMquantita

Qi

prezzo

Pi

(Euro)

importo

lavoro

(Qi*Pi)

spese unit. Sic. SRPi SRPi*Qi

1 scavo mc 10,00 9,00 90,00 0,90 9,00

2 cls fondazione mc 15,00 145,00 2.175,00 7,50 112,50

3 acciaio armatura kg 1200,00 1,10 1.320,00 0,10 120,00

4 esecuzione muratura mq 58,00 22,00 1.276,00 1,50 87,00

C = Euro 4.861,00 somma (SRPi*Qi) = Euro 328,50

costi speciali sicurezza

descrizione importo

recinzione 10,00

impianto elettrico 25,00

protezione scavi 10,00

SSS = Euro 45,00

incidenza generale della sicurezza IS

somma (SRPi*Qi) = Euro 328,50

costi speciali = SSS = Euro 45,00

SCS = somma (Qi*SRPi) + SSS = Euro 373,50

IS = SCS/C = 0,077

calcolo Oneri di Sicurezza non soggetti a ribasso nel progetto

U (utili) = 10,00% Sg = 12,00%

art. descrizione UM

quantita

Qi

prezzo

Pi Ui Sgi

costo unitario finale

della sic. (Si)

importo

O.S.

(Qi*Si)

1 scavo mc 10,00 9,00 0,90 1,08 0,50 5,01

2 cls fondazione mc 15,00 145,00 14,50 17,40 8,07 121,05

3 acciaio armatura kg 1200,00 1,10 0,11 0,13 0,06 73,47

4 esecuzione muratura mq 58,00 22,00 2,20 2,64 1,22 71,02

O.S. = somma (Qi*Si) = Euro 270,54

importo lavori soggetto a ribasso = (C - O.S.) = Euro 4.590,46

percentuale di riferimento (O.S./C) =

(non serve)

0,056

CONTABILITA DEI LAVORI

SAL 1

ribasso d’asta = 10,00%

Libretto delle misure

art. descrizione UM quant. Qi

1 scavo mc 8,00

2 cls fondazione mc 20,00

3 acciaio armatura kg 1000,00

4 esecuzione muratura mq 50,00

(segue)

27ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2005

Appro

fondim

enti

pio numerico di applicazionedella determinazione n. 2/2001 con riferimento alla mo-dalita di gara con offerta aprezzi unitari, usuale per gliappalti privati ma entrato afar parte pure dei lavori pub-blici con il regolamento di at-tuazione D.P.R. n. 554/1999.In fase di progetto le stime delcosto diretto (SRPi) sono con-dotte con riferimento a prezzidi listino correnti, suppostiidonei dal progettista per l’ap-palto in preparazione; in fasedi gara l’impresa ha disposi-zione una tabella simile aquella riportata, in cui rileval’incidenza generale della si-curezza sull’articolo i-esimo.Il PSC nella parte dedicata allastima dei costi deve specifica-re in modo esteso ed esaurien-te le opere che hanno prodottoi costi speciali (SSS).Nella modalita di gara con of-ferta a prezzi unitari, in alter-nativa alla determinazione n.2/2001, sempre nell’ambitodei costi diretti e speciali, laprocedura puo essere sempli-ficata fornendo direttamenteall’impresa l’entita unitaria diciascuno di essi, eliminando

il calcolo di «Si». Evidente-mente l’approssimazione sicoglie nell’elusione delle spe-se generali e utili di impresa.La procedura mantiene co-munque inalterata la sua vali-dita concettuale.In tabella 6 e riportato il con-sueto esempio numerico.

Conclusioni

Il metodo indicato dalla deter-minazione n. 2/2001 apparelaborioso nell’applicazioneprofessionale, in particolarese riferito ad appalti di mode-sta taglia, ma di fatto la com-plicazione viene meno grazieall’impiego di software dedi-cato, di cui ormai ogni studiotecnico e provvisto, capace direndere immediata la risolu-zione del calcolo di «Si» a se-guito dell’introduzione di«SRPi» e di «SSS» (sono au-tentici «superstiti» coloro chesi ostinano a compilare ma-nualmente il Libretto delle mi-sure e il registro di contabilita,come e stato fatto in decennidi applicazione della leggesui lavori pubblici del 1865).

Ovviamente cio richiede unastretta collaborazione tra pro-gettista e CP nella fase di pro-gettazione, e tra CEL e diretto-re dei lavori nella gestione del-l’appalto e quindi in contabili-ta dei lavori; del resto tale col-laborazione e richiesta dall’in-tero impianto della direttivacantieri, perche il CP nonpuo esimersi dal «conoscere»nei dettagli le scelte e le solu-zioni del progettista, e vicever-sa.Infine si rammenta che ilD.P.R. n. 222/2003 indica solo«contenuti minimi», come re-cita il suo titolo, percio i coor-dinatori sono liberi di adottaremiglioramenti a tali contenuti,anche se non supportati daprescrizioni normative cogen-ti, in considerazione del fattoche l’aspetto economico e mo-netario della sicurezza rivesteun ruolo fondamentale nellagestione operativa del cantie-re. L’esperienza maturata inquesti anni di applicazionedella direttiva cantieri mostrache una «buona» stima dei co-sti della sicurezza elimina, oalmeno riduce, le «sofferenze»e le «resistenze» poste dalle

Registro di Contabilita

somma al lordo

del ribasso

e di O.S.

somma soggetta

a ribassoOneri di Sicurezza

art. descrizione UM Pi Pi*Qi (Pi-Si)(Pi-Si)

QiSi Si*Qi

1 scavo mc 9,00 72,00 8,50 67,99 0,50 4,01

2 cls fondazione mc 145,00 2.900,00 136,93 2738,60 8,07 161,40

3 acciaio armatura kg 1,10 1.100,00 1,04 1038,78 0,06 61,22

4 esecuzione muratura mq 22,00 1.100,00 20,78 1038,78 1,22 61,22

somma (Pi*Qi) = 5.172,00

totale lordo

(Euro) 4.884,15 O.S. (Euro) 287,85

ribasso (Euro) 517,20

ribasso

(Euro) 488,41

Euro 4.654,80 Euro 4.395,73

totale al netto del ribasso

(calcolo errato)

totale al nettodel ribasso

(calcolo corretto)

RIEPILOGO SAL 1

totale al netto del ribasso = Euro 4.395,73

totale O.S.= Euro 287,85

TOTALE SAL 1 = Euro 4.683,59

(continua)

28 ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2005

Appro

fondim

enti

imprese, garantendo i presup-posti di un proficuo lavoro alCEL. Allo stesso tempo, se-condo i canoni della teoriadei sistemi, la corretta gestionedella sicurezza implica il mi-glioramento della cultura dellasicurezza in azienda, creandouna forma mentis nei soggetticoinvolti, che a sua volta sitraduce in ulteriore avanza-mento nell’ambito gestionale.Meccanismo opportuno ed au-spicabile per l’industria dellecostruzioni, spesso resistenteai cambiamenti evolutivi piudi altri settori.

Bibliografia

(1) G. Semeraro, Il regola-mento sui PSC: la stima dei

costi della sicurezza, ISL2004, 5, pag. 273.(2) D.P.R. 21 dicembre 1999,n. 554 (G.U. 28 aprile 200,n. 98, s.o.).(3) D.M. 19 aprile 2000, n.145 (G.U. 7 giugno 2000, n.131).(4) D.Lgs. 19 novembre 1999,n. 528 (G.U. 18 gennaio 2000,n. 13).(5) Legge 7 novembre 2000,n. 327 (G.U. 13 novembre2000, n. 265).(6) E. Mansfield, Microecono-mia, Il Mulino, Bologna 1975,pag. 115.(7) Ibidem, pag. 115.(8) M.C. Sawyer, Introduzioneall’economia industriale e del-l’impresa, Il Mulino, Bologna1985, pag. 87.

(9) Ibidem, pag. 104.(10) G. Semeraro e S. Menga-relli, La stima degli oneri dellasicurezza nei cantieri, EPC Li-bri, Roma 2001.(11) DEI-STR, Elenco e anali-si prezzi in edilizia, DEI Tipo-grafia del Genio Civile, Roma2003.(12) A.V.LL.PP., Determina-zione 10 gennaio 2001, n. 2(G.U. 1 febbraio 2001, n. 26).

Tabella 5 - Esempio calcolo oneri di sicurezza secondo la determinazione n. 2/2001:gara con offerta a prezzi unitari

FASE DI PROGETTO E GARA DI APPALTO

calcolo Oneri di Sicurezza non soggetti a ribasso

importo lavori: offerta impresa costi sicurezza Det.2/2001

art. descrizione UMquantita

Qi

prezzo Pi

(Euro)

importo

lavoro

(Qi*Pi)

costo unit. fin.sic. Si Si*Qi

1 scavo mc 10,00 0,50 5,01

2 cls fondazione mc 15,00 8,07 121,05

3 acciaio armatura kg 1200,00 0,06 73,47

4 esecuzione muratura mq 58,00 1,22 71,02

C = somma (Qi*Pi) = Euro somma (Qi*Si) = Euro 270,55

CONTABILITA DEI LAVORI

SAL 1

Libretto delle misureRegistro di Contabilita -

prezzi di offerta

Registro di Contabilita

- Oneri di Sicurezza

art. descrizione UMquantita

QiPi Pi*Qi Si Si*Qi

1 scavo mc 8,00 8,00 64,00 0,50 4,00

2 cls fondazione mc 20,00 138,00 2.760,00 8,07 161,40

3 acciaio armatura kg 1000,00 1,20 1.200,00 0,06 60,00

4 esecuzione muratura mq 50,00 23,00 1.150,00 1,22 61,00

somma (Pi*Qi) = 5.174,00 totale O.S. = 286,40

RIEPILOGO SAL 1

totale prezzi di offerta = Euro 5.174,00

totale O.S.= Euro 286,40

TOTALE SAL 1 = Euro 5.460,40

29ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2005

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Tabella 6 - Esempio calcolo oneri di sicurezza metodo semplificato: gara con offerta aprezzi unitari

FASE DI PROGETTO E GARA DI APPALTO

calcolo Oneri di Sicurezza non soggetti a ribasso

importo lavori: offerta impresa costi sicurezza

art. descrizione UMquantita

Qi

prezzo Pi

(Euro)

importo

lavoro

(Qi*Pi)

costo unit. SRPi SRPi*Qi

1 scavo mc 10,00 0,50 5,01

2 cls fondazione mc 15,00 8,07 121,05

3 acciaio armatura kg 1200,00 0,06 73,47

4 esecuzione muratura mq 58,00 1,22 71,02

C = somma (Qi*Pi) = Euro somma (Qi*SRPi) = Euro 270,55

oneri speciali (SSS) = Euro 45,00

totale O.S. di progetto = Euro 315,55

CONTABILITA DEI LAVORI

SAL 1

Libretto delle misureRegistro di Contabilita

- prezzi di offerta

Registro di Contabilita

- Oneri di Sicurezza

art. descrizione UMquantita

QiPi Pi*Qi SRPi Si*Qi

1 scavo mc 8,00 8,00 64,00 0,90 7,20

2 cls fondazione mc 20,00 138,00 2.760,00 7,50 150,00

3 acciaio armatura kg 1000,00 1,20 1.200,00 0,10 100,00

4 esecuzione muratura mq 50,00 23,00 1.150,00 1,50 75,00

somma (Pi*Qi) = 5.174,00 totale = 332,20

Oneri Speciali (SSS) = 45,00

totale O.S. = 377,20

RIEPILOGO SAL 1

totale prezzi di offerta = Euro 5.174,00

totale O.S.= Euro 377,20

TOTALE SAL 1 = Euro 5.551,20

30 ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2005

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Spunti critici dal mondo accademicoa cura di Francesco Bacchini

La responsabilita socialedelle imprese e il doveredi salute e sicurezzaFrancesco Bacchini Facolta di economia e commercio, Universita di Milano-Bicocca,Diritto del lavoro

Premessa

«L’accelerazione della libera-lizzazione economica, in as-senza di una governance glo-bale efficace e in presenza diprocedure imperfette di gover-nance delle imprese, ha fatto sıche l’attenzione dell’opinionepubblica si concentrasse sul-l’integrita delle imprese e suiloro atteggiamenti non solonei confronti degli azionistima anche della societa nelsuo complesso. Attualmente,mentre ci si aspetta che l’im-presa sia responsabile del suoimpatto sulla societa, in tuttaEuropa si va facendo semprepiu ampio il dibattito sulla re-sponsabilita sociale delle im-prese» (1).Sebbene per il sentire comunela funzione delle imprese con-sista nel produrre e scambiarebeni e servizi e, nel far cio, es-sere competitive e redditizie,al fine di creare la ricchezzanecessaria per ripagare gli in-vestimenti (shareholder va-lue), da qualche tempo il mon-do imprenditoriale ha dovutoconfrontarsi, giocoforza, conla «sostenibilita etica», oltre-che con quella economico-fi-nanziaria e industriale dei pro-cessi produttivi.Analisi e scelte di natura etica,solidaristica e ambientale di-ventano parte integrante dellastrategia e della gestione quo-tidiana di un’impresa, giacche,oggi piu che in passato, questae chiamata a rispondere acomplesse aspettative e a spe-cifiche richieste che non assu-mono piu valenza esclusiva-

mente economico-finanziaria,bensı anche etico-sociale. Perrispondere a queste richieste,attraverso il rinnovamento deimodelli e delle strategie orga-nizzative e produttive o soltan-to attraverso una nuova comu-nicazione, molte imprese, siaattraverso il dialogo con i loroprincipali interlocutori, sia at-traverso il ricorso a modelli oschemi contenenti criteri e re-gole volontaristicamente pre-disposti, hanno sviluppato ri-sposte standard oppure «sumisura» e, in modo piu o me-no formale, hanno definitouna serie di valori e principifondamentali che si impegna-no a rispettare nello svolgi-mento della propria attivita edei propri affari.L’evoluzione delle teorie digovernance d’impresa e, per-tanto, il riflesso, il precipitato,principalmente delle richiestee delle conseguenti attese dellacollettivita per una trasforma-zione dell’impatto, ma anche,piu profondamente, del ruolodelle imprese all’interno diuna societa sempre piu com-plessa e articolata. Tale aspet-tativa risulta pienamente in li-nea con il principio fondamen-tale della strategia di svilupposostenibile adottata dal Consi-glio Europeo di Goteborg (2),secondo il quale nel lungo ter-mine la crescita economica, lacoesione totale e la tutela del-l’ambiente andranno (o do-vranno andare) di pari passoe, in questo senso, l’obiettivostrategico, fissato dal Consi-glio Europeo di Lisbona (3),e quello di fare dell’Europa

«l’economia della conoscenzapiu competitiva e piu dinamicadel mondo, capace di crescitaeconomica sostenibile accom-pagnata da un miglioramentoquantitativo e qualitativo del-l’occupazione e da una mag-giore coesione sociale».La strategia comunitaria e fis-sata nel «Libro Verde dellacommissione sulla responsabi-lita sociale delle imprese»,pubblicato nel 2001 e nellasuccessiva comunicazione delluglio 2002, con la quale, inparticolare, la CommissioneEuropea ha adottato un siste-ma volto a creare una part-nership per lo sviluppo di unquadro europeo mirato allapromozione della responsabi-lita sociale delle imprese, ov-vero della CSR.

La commissione definiscela CSR come «un concettosecondo il quale le impreseinseriscono, su base volon-taria, le preoccupazioni so-ciali e ambientali nelle lorooperazioni commerciali enei loro rapporti con leparti interessate», ovveroun contributo delle impre-

Note:

(1) Cosı si esprime «Il Progetto CSR-SC. Il contri-buto italiano alla campagna di diffusione dellaCSR in Europa» redatto a cura del Ministerodel lavoro e delle politiche sociali e presentato al-la terza Conferenza europea sulla CSR, Il ruolodelle politiche pubbliche nella promozione dellaCSR (Venezia, 14 novembre 2003).

(2) Consiglio Europeo di Goteborg del giugno2001.

(3) Conferenza di Lisbona del 2001.

31ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2005

Dalle

Un

ive

rsit

a

se allo sviluppo sostenibile,un approccio di gestioneaziendale che rafforza lacompetitivita, la coesionesociale e la protezione del-l’ambiente.

Lo sviluppo della CSR andradi pari passo con l’evoluzionedella governance aziendale,in quanto la gestione dellequestioni sociali e ambientalida parte delle imprese costitui-sce un elemento importantedella gestione aziendale a pat-to, tuttavia, che le imprese in-cludano in questo dialogo tuttigli stakeholder, comprese leassociazioni sindacali e le or-ganizzazioni non governative.Infatti, attraverso la promozio-ne di best practices di CSR siintende diffondere fra le im-prese l’adozione di pratichesocialmente responsabili nellagestione quotidiana dei pro-blemi sociali e ambientali inogni ambito dell’impresa; nonsi auspica, pero, che le aziendeadottino pratiche di CSR neper motivi filantropici, ne dimarketing, ma perche utili allaloro stessa competitivita. LaCSR non dovrebbe affatto co-stituire un esercizio di comuni-cazione e pubbliche relazioni,ma dovrebbe portare le impre-se a rivalutare e riorganizzarele attivita aziendali e dovrebbegarantire che il rischio e il mu-tamento vengano gestiti inmodo socialmente responsabi-le; cio in quanto la CSR rap-presenta uno strumento permigliorare la gestione dei ri-schi sociali e ambientali, unmezzo per gestire la qualitadando alle imprese un quadrochiaro del loro impatto socialee ambientale, aiutandole a ge-stirlo correttamente.«Poiche la trasparenza e di-ventata un elemento chiavedel dibattito sulla CSR, nelloscorso decennio si e verificatoil proliferare di codici di con-dotta, di bilanci, di etichette,di premi, di indici e di fondi.La CSR e diventata una que-stione di mercato per i consu-matori e per gli investitori. Co-me tutte le informazioni relati-ve al mercato, le dichiarazioniin tema di CSR devono essere

dimostrate. Quando i singoliconsumatori e gli investitorinon sono in grado di verificarele informazioni che vengonoloro fornite, le autorita pubbli-che devono fissare una paritadi condizioni per proteggerlida comportamenti non corretti.Inoltre, la CSR sta diventandoimportante per le autorita pub-bliche ad ogni livello, le qualiinseriscono, sempre piu spes-so, i criteri CSR nelle normati-ve di mercato, nelle disposi-zioni relative alla concessionedi prestiti o di incentivi fiscali,e alle forniture pubbliche. No-nostante le buone intenzionidegli attori coinvolti, questosviluppo comporta il rischiodi introdurre nuove barrierecommerciali nel mercato inter-no della Unione Europea.Questi sviluppi sono stati og-getto di discussione nella Con-ferenza sulla CSR, promossadalla Presidenza Italiana dellaUE a Venezia il 14 novembre2003.La crescente importanza dellaCSR nel mercato e nelle politi-che pubbliche solleva una que-stione chiave: il riconoscimen-to ufficiale degli strumenti diCSR, cioe etichette, marchi,certificati, rating, ecc., e la lo-ro progressiva convergenzanel mercato interno. Questo ri-chiede lo sviluppo di un con-senso sulle finalita e sul conte-nuto degli strumenti di CSR(quali aree sono coperte da talistrumenti), riguardo i processidi valutazione (il modo in cuile prestazioni vengono misura-te) e riguardo le procedure dicertificazione (quali tecnichee quali capacita sono necessa-rie per misurare correttamentele prestazioni in ambito diCSR).Stanno emergendo diverse ini-ziative che lavorano alla con-vergenza degli strumenti diCSR e che forniscono un utilepunto di partenza per svilup-pare soluzioni che rispondonoa tali sfide. E per questo moti-vo che la commissione hacreato un Forum europeo mul-tistakeholder sulla CSR. Il Fo-rum intende facilitare lo scam-bio di esperienze e di bestpractices al fine di stabilire li-nee guida comuni per gli stru-

menti di CSR, ad esempio: co-dici di condotta, bilancio, eti-chettatura e investimenti so-cialmente responsabili. Il Fo-rum riunisce imprese, organiz-zazioni sindacali e societa ci-vile. La commissione ritieneche il successo della CSR inEuropa dipendera, in ultimaanalisi, dall’ampiezza dellasua condivisione, poiche tuttigli stakeholder dovranno sen-tirsi coinvolti nella definizionedelle modalita di sviluppo eapplicazione della CSR. Inquanto strumento per lo svi-luppo sostenibile, la CSR puoessere utilizzata piu ampia-mente in tutte le politiche, tracui l’occupazione e gli affarisociali, le imprese, l’ambiente,lo sviluppo e il commercio,ecc. I governi nazionali stannomettendo in atto differenti ini-ziative per promuovere la CSRnelle loro politiche e la com-missione sta facilitando loscambio di informazioni sullepolitiche nazionali a sostegnodella CSR. La commissione,inoltre, si e impegnata ad inse-rire i principi della CSR in tut-te le sue politiche, e all’iniziodel 2005 pubblichera un rap-porto sui progressi realizzati.La CSR, uno strumento di ge-stione per le imprese, e ancheun potente strumento politicodell’Unione Europea per cer-care di raggiungere gli obietti-vi fissati dal Vertice Europeodi Lisbona nel marzo 2000per avere migliori posti di la-voro, una migliore societa eun mondo migliore» (4).

La responsabilitasociale d’impresanell’ordinamentogiuridico italiano

Nonostante l’inquadramentoproposto a livello comunitario,ad avviso di chi scrive, non epossibile affrontare il temadella responsabilita socialedelle imprese senza collocare

Nota:

(4) Cosı si esprime «Il Progetto CSR-SC. Il contri-buto italiano alla campagna di diffusione dellaCSR in Europa», cit.

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correttamente questa locuzio-ne o, meglio, il concetto cheessa rappresenta, nel sistemadi regole che proprio l’eserci-zio dell’impresa governa nelnostro ordinamento giuridico.Occorre, cioe, ricontestualiz-zare l’argomento, depurandolodalla patina «retorica» di novi-ta etica, di evoluzione moraliz-zatrice, di investimento socia-le, di nuovo modo «volonta-rio» di fare impresa «buona»e ricondurlo al sistema di re-gole che, lungi dal definirel’impresa «buona», certamenteimpongono i requisiti per l’e-sercizio lecito della stessa. El’individuazione oggettiva dellimite del dovuto nell’eserci-zio dell’impresa e della relati-va responsabilita giuridica allaquale si e chiamati dalla socie-ta a rispondere nel caso in cuitale limite non sia raggiunto, adarci l’unico parametro per at-tribuire al concetto di respon-sabilita sociale dell’impresauna dimensione autonoma edun valore ulteriore ai quali ri-conoscere, con pieno merito,in quanto decisione assoluta-mente volontaria, libera e nonimposta, il perseguimento diun risultato etico-sociale.

Il limite del dovuto nell’e-sercizio dell’impresa e tut-to racchiuso, in termini siaprogrammatici che precet-tivi, nell’art. 41 della Costi-tuzione, che recita: «L’ini-ziativa economica privata elibera. Non puo svolgersiin contrasto con l’utilita so-ciale o in modo da recaredanno alla sicurezza, alla li-berta, alla dignita umana.La legge determina i pro-grammi e i controlli oppor-tuni perche l’attivita econo-mica pubblica e privata pos-sa essere indirizzata ecoordinata a fini sociali».

Questo e il concetto giuridicodi responsabilita sociale del-l’impresa.Non si puo esercitare un’im-presa senza essere, secondo ildiritto, socialmente responsa-bili delle situazioni giuridicheattive e passive che tale eserci-zio genera sugli individui che

ne sono coinvolti: l’insiemedi quelli esterni, ovvero la col-lettivita, l’insieme di quelli in-terni, ovvero i lavoratori. L’e-sercizio dell’impresa dovraquindi avvenire nel rispettodelle regole cogenti previstedalla legge e, conseguente-mente, la responsabilita neiconfronti della societa sara,nel minimo, discendente dallaviolazione delle stesse.Si dovra, pertanto, parlare insenso stretto di responsabilitasociale dell’impresa (civile,amministrativa e penale), siaquando, ad esempio, nei con-fronti della collettivita non ven-gono rispettate le norme di tu-tela ambientale, contro l’inqui-namento (emissioni nell’aria,nell’acqua, nel suolo) e la ge-stione dei rifiuti o, ancora,quelle di tutela del consumato-re contro i vizi occulti delle co-se, oppure, oggi, quella di tute-la del risparmiatore; sia quan-do, ad esempio, nei confrontidei lavoratori, non vengono ri-spettate le norme di tutela dellapersonalita, della salute, del po-sto di lavoro, ecc.Ne consegue che la responsa-bilita sociale delle imprese, in-tesa in senso ampio, ovveronell’accezione di cui sopra,quale responsabilita per il per-seguimento di un risultato eti-co-sociale-ambientale nell’e-sercizio dell’impresa, dovra,quindi, essere qualcosa di di-verso ed ulteriore rispetto allaconformita normativa.

La CSR in Italia

Per sincerarci di questo, e ne-cessario reperire un sistemadi fonti pseudonormative, ditipo volontaristico, che sianoin grado di definire e fissaregli incerti confini della respon-sabilita per il perseguimento diun risultato etico-sociale-am-bientale nell’esercizio dell’im-presa. Merita, nell’ottica di cuisopra, innanzitutto di essereanalizzata la documentazionedi derivazione comunitaria.Nel «Libro Verde - promuove-re un quadro europeo per la re-sponsabilita sociale delle im-prese», presentato dalla com-missione nel luglio 2001 e nel-

la comunicazione della com-missione emanata il 2 luglio2002, entrambi gia citati edanalizzati, la definizione diCSR, ovvero l’essere social-mente responsabile «significanon solo soddisfare pienamen-te gli obblighi giuridici appli-cabili, ma anche andare al dila investendo maggiormentenel capitale umano, nell’am-biente e nei rapporti con le al-tre parti interessate».Anche l’Italia, per il tramitedel Governo, condivide il con-tenuto del Libro Verde dellacommissione europea, al pun-to che nel recente Libro Bian-co sul mercato del lavoro(punto di partenza per una rile-vante riforma normativa dellavoro nel nostro paese la c.d.Riforma «Biagi»), viene dedi-cata una parte alla responsabi-lita sociale di impresa, «intesacome investimento in capitaleumano che puo rappresentareuna scelta strategica vincenteper l’impresa, nell’ottica dimigliorare il rendimento deidipendenti generando maggio-ri profitti e nello stesso tempodestando una crescente atten-zione nei consumatori e negliinvestitori; ... al fine di attrarree trattenere il capitale umanodi migliore qualita non e suffi-ciente attenersi agli obblighi dilegge od a quanto previsto daicontratti collettivi; e altresı im-portante realizzare condizionidi formazione permanente,sviluppo di carriera, meccani-smi di partecipazione ai profit-ti, puntando in definitiva allarealizzazione di risorse umanedi qualita» (5).Questa adesione alla politicacomunitaria da parte del no-stro esecutivo e, in particolare,del Ministero del lavoro e del-le politiche sociali, si e tradot-ta nella creazione di un forumitaliano sulla CSR e del primosportello CSR-SC.Il 15 marzo 2004 ha aperto, in-fatti, a Milano il primo deglisportelli CSR-SC (CorporateSocial Responsability - Social

Nota:

(5) Cosı si esprime «Il Progetto CSR-SC. Il contri-buto italiano alla campagna di diffusione dellaCSR in Europa», cit.

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Commitment). Avra la funzio-ne di fornire un servizio diconsulenza alle imprese sullaresponsabilita sociale e di sup-portare le imprese stesse nel-l’attivita di autovalutazionedelle prestazioni di CSR e nel-la realizzazione del social sta-tement. E il primo risultatodell’attuazione del protocollodi intesa siglato dal Ministerodel lavoro e delle politiche so-ciali con Unioncamere nel di-cembre 2003. I passi successi-vi previsti dal Ministero sonol’apertura di altri sportelliCSR-SC per un totale di alme-no 20 nel 2004 e la costituzio-ne del Forum Italiano Multi-Stakeholder sulla CSR.Il progetto ha, infatti, comequadro di riferimento il LibroVerde della commissione eu-ropea e pone le proprie radicinella nozione di CSR che inesso e formalizzata; cio impli-ca considerare la CSR non co-me uno sforzo addizionale, macome un comportamento lega-to alla normale gestione del-l’impresa.Il progetto del Ministero intro-duce un nuovo, semplice stru-mento, il social statement, na-to per soddisfare le esigenzedelle PMI e facilmente fruibileanche dalle grandi imprese edalle multinazionali, che si po-ne, tra i vari obiettivi, quello digarantire maggior chiarezza etrasparenza sulle prestazioniin ambito CSR; esso rappre-senta il documento con cuil’impresa comunica agli stake-holder le proprie prestazioniambientali e sociali.Parte centrale del SS e il set diindicatori che puo essere usatocome linea guida da quelle im-prese che per la prima volta siavvicinano a questa tematicae come strumento di autovalu-tazione, monitoraggio e repor-ting per quelle che invece han-no gia sviluppato al loro inter-no strategie CSR. Nel set di in-dicatori comuni, spiccano le ri-sorse umane, seguite da: soci,azionisti e comunita finanzia-ria; clienti, fornitori, partner fi-nanziari, Stato, enti locali epubblica amministrazione, co-munita, ambiente. Gli indicato-ri che fanno riferimento, in par-

ticolare, alle risorse umane inazienda sono, fra le altre (6):� politica verso disabili e mi-noranze;� ore di formazione per cate-goria (7);� contributi e agevolazioni perdipendenti;� infortuni e malattie;� tutela dei diritti dei lavoratori.La categoria di stakeholder«risorse umane», che abbiamodeciso di prendere in conside-razione, tralasciando le altreper evidenti ragioni di interes-se scientifico, e caratterizzatasia da indicatori qualitativi(ad esempio, laddove si richie-da la descrizione di un proget-to o di un’iniziativa realizzatadall’azienda) sia da indicatoriquantitativi (nei casi in cuil’informazione richiesta debbaessere espressa sotto forma nu-merica percentuale, rapporto,quoziente, dati economici o fi-nanziari, ecc.).Il set di indicatori e stato suddi-viso in due tipologie principali:� indicatori comuni (C): utiliz-zati da tutte le imprese per larealizzazione del SS;� indicatori addizionali (A):che si possono applicare alleimprese di maggior dimensio-ne (a partire da 50 dipendenti)in base a specifici criteri, inte-grando i criteri comuni.

Sicurezza e salutesul luogo di lavoro

Come si puo vedere nelle vocidell’indicatore risorse umane(Tabella 1), al punto 1.11 vie-ne presa in considerazione latematica, ovvero l’ambito ob-bligatorio, della sicurezza e sa-lute sul luogo di lavoro. Ilpunto 1.11.1 e dedicato agliinfortuni e malattie, il punto1.11.2 ai progetti.Il commento esplicativo del-l’indicatore di cui al punto1.11.1 informa che «L’indica-tore punta a verificare l’impe-gno dell’azienda nel minimiz-zare il rischio per la sicurezzae la salute dei lavoratori».Per quel che riguarda le moda-lita di misurazione dell’indica-tore, di natura quantitativa, ilriferimento e al calcolo dell’in-dice di frequenza e di gravita

cosı come determinato dall’I-NAIL (benchmarking di settorefondato su statistiche INAILopportunamente considerate).Relativamente, invece, all’indi-catore qualitativo dei progettirealizzati, lo schema riporta i se-guenti esempi: introduzione diun vero e proprio sistema di ge-stione della salute e della sicu-rezza sul lavoro (SGSL) (8),che, oltre a garantire il rispettodella normativa, consente all’in-tera organizzazione di migliora-re le proprie prestazioni neltempo.La sua documentazione di sup-porto consiste nella «Descrizio-ne dei progetti avviati al fine diridurre gli infortuni, oltre aquanto realizzato per garantirela conformita rispetto alla nor-mativa cogente (D.Lgs. n.626/1994 e D.Lgs. n. 242/1996 e successive integrazioni/modifiche su igiene e sicurezzadel lavoro, D.Lgs. n. 494/1996,successivamente modificato dalD.Lgs. n. 528/1999, riguardan-te la sicurezza nei cantieri tem-poranei o mobili).L’indicatore di cui al punto1.11.2, denominato progetti,riporta questo commentoesplicativo: «L’indicatore pun-ta a descrivere l’impegno del-l’azienda nel minimizzare il ri-schio per la sicurezza e la salu-te dei lavoratori».Pur nella somiglianza con ladescrizione del precedente in-dicatore, si puo sottolineareche, mentre il primo e finaliz-

Note:

(6) Fonte: rivista «Economia e management»,settembre-ottobre 2003; articolo «La responsa-bilita sociale delle imprese. Intervista a RobertoMaroni, ministro del Welfare».

(7) Al netto di quella prevista per legge o percontratto.

(8) La definizione di sistema di gestione, o mana-gement system, contenuta nel Glossario allegatoal documento governativo e la seguente: concet-to che comprende la struttura organizzativa, le at-tivita di pianificazione, programmazione e con-trollo, le responsabilita, le prassi, le procedure, iprocessi, le risorse per sviluppare, attuare, conse-guire, riesaminare e mantenere attiva una specifi-ca politica aziendale (riguardante, ad esempio, laqualita, la gestione ambientale, la sicurezza sul la-voro, la tutela dei diritti dei lavoratori, la gestionedell’impatto sociale o della sostenibilita dell’im-presa, ecc.).

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Tabella 1 - Indicatori per le risorse umane ^

Categorie, aspetti, indicatori C/A X Y

1 Risorse umane

1.1 Composizione del personale

1.1.1 Categorie A *

1.1.2 Eta A *

1.1.3 Anzianita A *

1.1.4 Provenienza territoriale A *

1.1.5 Nazionalita A *

1.1.6 Tipologia contrattuale A *

1.1.7 Titolo studio A *

1.2 Turnover

1.2.1 Politiche occupazionali A *

1.2.2 Dipendenti e non dipendenti A *

1.2.3 Cessazioni (per tipologia) A *

1.3 Pari opportunita

1.3.1 Personale maschile e femminile (a livello di quadri e dirigenti) A *

1.3.2 Relazione tra salario maschile e femminile (per categoria e anzianita) A *

1.3.3 Politica verso le persone con disabilita e le minoranze in genere C * *

1.4. Formazione

1.4.1 Progetti di formazione (tipologia) A *

1.4.2 Ore di formazione per categoria(al netto della formazione obbligatoria per legge o da contratto)

C *

1.4.3 Stage A *

1.5 Orari di lavoro per categoria A *

1.6. Modalita retributive

1.6.1 Retribuzioni medie lorde A *

1.6.2 Percorsi di carriera A * *

1.6.3 Sistemi di incentivazione A * *

1.7 Assenze

1.7.1 Giornate di assenza A *

1.7.2 Causale A *

1.8 Agevolazione per i dipendenti C * *

1.9. Relazioni industriali

1.9.1 Rispetto dei diritti di associazione e contrattazione collettiva A * *

1.9.2 Percentuale di dipendenti iscritti al sindacato A *

1.9.3 Altro (ore sciopero, partecipazione dei lavoratori al governo aziendale ecc.) A * *

1.10 Comunicazione interna A *

1.11 Sicurezza e salute sul luogo di lavoro

1.11.1 Infortuni e malattie C * *

1.11.2 Progetti A *

1.12 Soddisfazione del personale

1.12.1 Ricerche di customer satisfaction rivolte all’interno A * *

1.12.2 Progetti A *

1.13 Tutela dei lavoratori C *

1.13.1 Lavoro minorile A * *

1.13.2 Lavoro forzato A *

1.14 Provvedimenti disciplinari e contenziosi A *

^ Vedi «Relazione sulla RSI in Europa, in Italia e nel Veneto» a cura di Mantoan R. e Nicolai D.Legenda:C = indicatori comuni;A = indicatori addizionali;X = indicatori qualitativi;Y = indicatori quantitativi

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zato a verificare e quindi a mi-surare l’impegno dell’aziendanel minimizzare il rischio perla sicurezza e la salute dei lavo-ratori, vedasi il riferimento alcalcolo dell’indice INAIL difrequenza e gravita degli infor-tuni e delle malattie professio-nali, il secondo risulta esseredi natura meramente descritti-va, anche se l’impegno dovraintendersi quello ulteriore ri-spetto all’adempimento del-l’obbligo di legge, cosı come,peraltro, vale anche per la ri-chiesta di documentazione dicui all’indicatore precedente.Infatti, anche le modalita dimisurazione dell’indicatoresono prive di riferimenti quan-titativi e si limitano alla «De-scrizione dei progetti avviatial fine di ridurre gli infortuni,oltre a quanto realizzato pergarantire la conformita rispettoalla normativa cogente».Per quel che riguarda la docu-mentazione di supporto il ri-chiamo e, semplicisticamente,ad «eventuali certificazioni al-legate».Come risulta evidente dall’ana-lisi appena svolta, non e certopossibile ritenere che il SS del-la CSR possa andare oltre unamera descrizione delle situazio-ni relative ad ogni indicatore e,massimamente, costituire unostrumento di adempimento del-le obbligazioni espresse daglistessi indicatori. Anche il riferi-mento ad eventuali certificazio-ni allegate la dice lunga sull’ef-fettiva qualita dell’approccio,di natura, pare chiaro, esclusi-vamente formale piuttosto chesostanziale.Tale funzione descrittiva di ti-po formale, seppur verificabi-le, potrebbe, tuttavia, risultarespesso inesistente se gli indici,in particolare quelli qualitativi,fossero stati varati, ma realiz-zati solo in parte, oppure fos-sero rimasti, semplicemente,o creati appositamente, «sullacarta» all’esclusivo fine di ot-tenere il riconoscimento.

Iscrizione al CSR

Una volta realizzato il socialstatement, le imprese trasmet-tono il documento e il materia-

le di supporto previsto ad unorganismo specifico denomi-nato CSR Forum. Ha cosı av-vio la procedura di esame/va-lutazione del documento, cheporta all’iscrizione dell’impre-sa, nel caso di validazione delSS, in un apposito data base.Questa fase corrisponde al li-vello CSR del progetto. Perquanto riguarda il processo diverifica, la prima fase dell’iterdi validazione si basa su unavalutazione interna, effettuatadal CSR Forum e sulla raccol-ta di commenti, pareri ed,eventualmente, reclami delleparti sociali o, piu in generale,degli stakeholder, che dovran-no essere esaminati sempre dalCSR Forum. Dopo questa atti-vita si procede alla comunica-zione della valutazione e, nelcaso di parere positivo, si pro-cede all’iscrizione nel giamenzionato data base.L’impresa socialmente respon-sabile puo decidere di andareoltre il livello CSR e parteci-pare in maniera attiva allepriorita di intervento socialefinanziando un apposito fondoSC, costituito nell’ambito delbilancio di Stato; quest’ultimosupporta i progetti nelle priori-ta contenute nel Piano di azio-ne nazionale ed individuatedalla Conferenza unificata edalle organizzazioni non go-vernative. Questa seconda fasecorrisponde al successivo li-vello SC del progetto, conpossibilita di accedere a finan-ziamenti e sgravi fiscali per in-vestimenti in CSR.

Conclusionisulla CSR

Dal profilo precedentementeesaminato, si puo concludereche, principalmente per gli in-dicatori aventi ad oggetto ob-blighi a forte valenza pubblici-stica, come quello riguardantela sicurezza e la salute sul la-voro, la validazione CSR com-plessivamente ottenuta sull’in-tero percorso o su parte di essonon avrebbe certamente alcunvalore adempitivo, ma nem-meno alcun valore di presun-zione di correttezza o adegua-tezza normativa.

L’ottenimento dell’iscrizionenel data base, ovvero la vali-dazione del SS non ha, pertan-to, alcun valore legale e nonprova nulla di tutto cio che eoggetto della stessa, postoche la documentazione degliadempimenti in essa richiama-ti dai vari indicatori risulta tut-t’altro che sostanzialmenteprovata e provabile; essa costi-tuisce, pertanto, uno strumentoper sensibilizzare il mondoeconomico e il mercato dei be-ni e dei servizi all’importanzadei temi etici, sociali, ambien-tali anche al di la, o meglio,proprio al di la dell’adempi-mento normativo.In conclusione, e possibile sot-tolineare come il progettoCSR-SC, indubbiamente ispi-rato alla struttura del Forummulti-stakeholder operante insede europea, con rappresen-tanza delle parti sociali (im-prese e sindacati), del Governo(Ministero del lavoro e dellepolitiche sociali) e delleONG, non possa, di per sestesso, costituire prova di ef-fettiva pratica socialmente re-sponsabile d’impresa.

SA 8000

L’approccio pubblicistico sopradescritto non e, tuttavia, l’unicoa porsi come elemento discri-minante e documentale per ladimostrazione della effettivavocazione sociale dell’impresa.Di un qualche rilievo nel pa-norama delle fonti normativevolontaristiche, questa voltadi natura privata, deve essereannoverata la certificazioneSA 8000 (9).La norma nasce nel 1997 dal

Nota:

(9) In Italia sono 52 le imprese certificate SocialAccountability 8000 (SA 8000), su un totale di285 certificazioni a livello globale. Questo rendel’Italia il primo Paese al mondo per numero di or-ganizzazioni certificate; negli ultimi anni sono au-mentate in maniera significativa certificazioniISO 14001 (oltre 2.400), OHSAS 18001, regi-strazioni EMAS (146), marchi di qualita ecologicadi prodotto - Ecolabel (rilasciati per oltre 60 tipo-logie di prodotto), certificazioni biologiche(+23% di vendite nel 2002 nella moderna distri-buzione), social label (TransFair), altri marchi am-bientali (Forest Stewardship Council - FSC), ecc.

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CEPAA, Council of Economi-cal Priorities AccreditationAgency, istituto statunitensefondato nel 1969 per fornireagli investitori ed ai consuma-tori strumenti informativi peranalizzare le performance so-ciali delle aziende. La SA8000, abbreviazione di SocialAccountability 8000, primacertificazione sociale limitataal controllo del rispetto dellecondizioni di lavoro minimelungo tutta la catena della for-nitura, e stata aggiornata nel2001 ed e stata pensata per es-sere adottata in ogni tipo diazienda.Com’e noto, il tema della ge-stione della catena della forni-tura sta assumendo sempre piurilevanza nella struttura pro-duttiva moderna; i fenomenidi disgregazione del processoproduttivo e la tendenza allaspecializzazione (subfornitura)e all’esternalizzazione (out-sourcing) stanno provocandoun allungamento della catenadel valore. Le implicazioni intermini di responsabilita socia-le sono ben visibili quandoquesti processi comportanocambiamenti di garanzie per ilavoratori, oppure la possibili-ta che il committente non siain grado di individuare in ma-niera chiara la presenza di unacatena piu o meno lunga disub-fornitori e sub-appaltatori.Una gestione accurata della ca-tena della fornitura, incentratasu specifiche di qualita am-bientale e sociale, si ritienepossa superare le problemati-che sopra richiamate, permet-tendo alle grandi imprese ac-quirenti di influenzare, attra-verso la forza contrattuale cheesercitano, tutto il sistema pro-duttivo attraverso un positivo«effetto domino». Questo prin-cipio dell’influenza del clientesul fornitore e uno dei cardinidella normativa SA 8000: inparticolare ogni anello dellacatena produttiva deve impe-gnarsi per la tutela dei dirittidei lavoratori informando e sti-molando l’adeguamento allostandard dei propri fornitori,sub-fornitori, sub-appaltatori;in sostanza, tutta la filiera devegarantire il rispetto dei requisitistabiliti nelle norme.

Un altro aspetto interessanteriguarda la partecipazione al-largata dei cittadini e delle loroorganizzazioni; infatti la SA8000 prevede il coinvolgimen-to di tutta la societa civile nelprocesso di monitoraggio deicomportamenti tenuti dall’a-zienda.In particolare, il processo dimonitoraggio avviene median-te interviste alle ONG locali eai rappresentanti sindacali nelcorso dell’auditing per la certi-ficazione e impegnando l’a-zienda a comunicare pubblica-mente la politica, gli impegniassunti e i risultati del riesameperiodico della direzione.Ciononostante, i parametri divalutazione della catena pro-duttiva, in termini di responsa-bilita sociale da certificare, so-no ancora una volta elementidi natura normativa cogente,ovvero doveri inderogabili ditutela del lavoratore, impostiper l’esercizio lecito dell’im-presa: lavoro infantile, lavoroobbligato, salute e sicurezza,liberta di associazione e dicontrattazione collettiva, di-scriminazione, pratiche disci-plinari, orario di lavoro, retri-buzione.

Salute e sicurezza

Al punto 3 dello schema dicertificazione SA 8000 ci sioccupa di salute e sicurezza.I criteri che descrivono la pro-va dell’eticita dell’impresa sul-l’argomento sono:«3.1 L’azienda, tenendo pre-sente lo stato delle conoscenzeprevalenti riguardo all’industriae a tutti i relativi rischi, devegarantire un luogo di lavoro si-curo e salubre e deve adottarele misure adeguate per preveni-re incidenti e danni alla saluteche possono verificarsi durantelo svolgimento del lavoro o inconseguenza di esso, minimiz-zando, per quanto sia ragione-volmente praticabile, le causedi pericolo ascrivibili all’am-biente di lavoro;3.2 L’azienda deve nominareun rappresentante della dire-zione che sia responsabile del-la salute e della sicurezza ditutto il personale e dell’imple-

mentazione dei fattori di sicu-rezza e salute previsti nellapresente norma;3.3 L’azienda deve assicurareche il personale riceva una re-golare e documentata forma-zione in materia di sicurezzae salute, e che tale formazionesia ripetuta per il personalenuovo e riassegnato;3.4 L’azienda deve stabilire si-stemi per individuare, evitareo fronteggiare potenziali rischialla salute e alla sicurezza ditutto il personale;3.5 L’azienda deve garantire,per l’utilizzo di tutto il perso-nale, bagni puliti, accesso adacqua potabile e, se appropria-te, strutture igieniche per laconservazione degli alimenti;3.6 L’azienda deve garantireche i dormitori, se eventual-mente forniti al personale, sia-no puliti, sicuri e rispondanoai bisogni essenziali del perso-nale».La genericita delle prescrizionida documentare e piu che evi-dente, come si conviene aduna norma volontaristica statu-nitense. Tuttavia, la materia e,conseguentemente, ogni suadocumentazione adempitiva,deve, nel nostro ordinamentogiuridico, essere conforme alleprevisioni della vasta legisla-zione, caratterizzata, come tut-ti sanno, da una non marginalerilevanza penale che imponespecifiche misure di preven-zione degli infortuni e dellemalattie professionali di naturatecnica, organizzativa e proce-durale.L’incolmabile distanza fral’approccio volontaristico dicui sopra e la disciplina cogen-te propria del nostro sistemagiuridico si puo, immediata-mente, ricondurre a due pas-saggi dell’articolato di cui allaSA 8000.Il primo e relativo alla mini-mizzazione delle cause di peri-colo ascrivibili all’ambiente dilavoro «per quanto sia ragio-nevolmente praticabile» (pun-to 3.1); il secondo alla nominadi un «rappresentante della di-rezione che sia responsabiledella salute e della sicurezzadi tutto il personale e dell’im-plementazione dei fattori di si-

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curezza e salute previsti nellapresente norma» (3.2).Non vi e dubbio che il limitedella tutela della salute e dellasicurezza nella legislazioneantinfortunistica italiana nonsia la «ragionevole praticabi-lita» bensı la «tecnologicapraticabilita». Il principio piuvolte sancito dalla Corte co-stituzionale e, com’e notoquello della «massima sicu-rezza tecnologicamente possi-bile o fattibile» e non quellodella «sicurezza ragionevol-mente praticabile». Allo stes-so modo il dovere, l’obbligodi salute e sicurezza non si ri-volge ad un non meglio iden-tificato «rappresentante delladirezione che sia responsabiledella salute e della sicurezzadi tutto il personale e dell’im-plementazione dei fattori disicurezza e salute previsti nel-la presente norma» bensı proquota a tutti i protagonistidell’organizzazione di lavoro,datore di lavoro, dirigenti,preposti, lavoratori, in ragio-ne delle proprie attribuzionie competenze.Pertanto, chi dimostrasse diaver minimizzato le cause dipericolo ascrivibili all’ambien-te di lavoro «per quanto sia ra-gionevolmente praticabile» edi aver nominato un «rappre-sentante della direzione chesia responsabile della salute edella sicurezza di tutto il per-sonale e dell’implementazionedei fattori di sicurezza e saluteprevisti nella presente norma»,magari il responsabile del ser-vizio di prevenzione e prote-zione, potrebbe certamente ot-tenere la certificazione SA8000, ma di certo sarebbeben lungi dall’aver adempiutoall’obbligo derivante dall’art.2087 cod. civ. e dall’art. 4,comma 4, lett. a) e comma 5,lett. b), del D.Lgs. n. 626/1994.Ma la stessa genericita pre-scrittiva si riscontra relativa-mente ai punti 3.3, 3.4, 3.5,3.6, nei quali si richiede, ri-spettivamente, che l’aziendaassicuri «che il personale rice-va una regolare e documenta-ta formazione in materia di si-curezza e salute, e che taleformazione sia ripetuta per il

personale nuovo e rassegna-to» (laddove il combinato di-sposto degli artt. 21 e 22 delD.Lgs. n. 626/1994 imponeun ben piu ampio e penetranteobbligo di informazione e for-mazione da realizzarsi, il se-condo, in occasione: dell’as-sunzione; del trasferimento ocambiamento di mansioni;dell’introduzione di nuove so-stanze e preparati pericolosi;nonche, periodicamente ripe-tuta in relazione all’evoluzio-ne dei rischi o all’insorgenzadi rischi nuovi); che l’aziendastabilisca i «sistemi per indi-viduare, evitare o fronteggiarepotenziali rischi alla salute ealla sicurezza di tutto il perso-nale» (laddove l’art. 4, commi1 e 2 del D.Lgs. n. 626/1994,impone l’obbligo di valuta-zione di tutti i rischi per la sa-lute e la sicurezza, la redazio-ne di un documento, l’indivi-duazione delle misure per eli-minarli o ridurli, il program-ma di miglioramento nel tem-po delle misure adottate); chel’azienda garantisca, «per l’u-tilizzo di tutto il personale,bagni puliti, accesso ad acquapotabile e, se appropriate,strutture igieniche per la con-servazione degli alimenti»,nonche che «i dormitori, seeventualmente forniti al per-sonale, siano puliti, sicuri e ri-spondano ai bisogni essenzia-li del personale» (laddove lanormativa di igiene del lavoroimpone ben altri obblighi chele indicazioni qui impartite).A parere di chi scrive, nonquesto deve essere documen-tato da parte di chi vuole risul-tare in regola ed ottenere lacertificazione SA 8000, ovvia-mente non solo per quel che ri-guarda la voce salute e sicu-rezza, giacche lo stesso discor-so puo farsi per tutte le altrevoci dello schema di certifica-zione, ma l’adempimento ditutti gli obblighi previsti dallalegislazione vigente nel nostropaese.Diversamente la certificazionenon avra alcun valore giuridi-co, nemmeno privatistico e vo-lontario, in termini etico-socia-li; sara una forma, uno stru-mento, una trovata di marke-ting.

Conclusioni

Come si e potuto notare, tantonello schema del forum CSR-SC del Ministero del lavoro,che nella SA 8000, gli elemen-ti, principali, di ammissione ocertificazione, risorse umanesu tutti, ma lo stesso potrebbedirsi anche per l’ambiente, so-no, comunque, nient’altro cheobblighi di legge, posti a pre-sidio, a limite, dell’eserciziolecito dell’impresa.In questo senso il concetto diresponsabilita sociale dell’im-presa in senso ampio, finisceper coincidere con quello insenso stretto o giuridico.Ci si domanda dov’e l’oltre,dov’e quel risultato etico-so-ciale ulteriore perseguito nel-l’esercizio dell’impresa, chesolo puo giustificare una re-sponsabilita sociale nuova, se-ria, utile e legittimo strumento(anche di marketing) per le im-prese effettivamente «buone»e non solo abili, ossia capacidi trasformare nient’altro cheil loro dovere giuridico, nulladi piu (spesso, purtroppo, mol-to di meno), cio che consenteloro il lecito esercizio dell’atti-vita, in una livrea nuova, inuna bella medaglia, in una rap-presentazione colorata a festa,migliore e meno costosa delmiglior spot del miglior testi-monial.

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In collaborazione con INAIL

WorkCongress 2004:prevenzione, riabilitazioneed indennizzo infortunie malattie professionalia cura di Francesco Facello e Alessandro Baldacconi

Roma Palazzodei Congressi,1-3 dicembre

Il WorkCongress e una mani-festazione che si svolge ognidue anni in Paesi diversi ed eda quindici anni uno dei piuaccreditati eventi internaziona-li ed un momento di riflessio-ne e di confronto per tutti co-loro che nel mondo si occupa-no di salute e sicurezza sul la-voro. L’obiettivo del VI Con-gresso Internazionale, infatti,e quello di accrescere la sensi-bilita generale e stimolare pos-sibili soluzioni concrete perrendere effettivo in tutto ilmondo il miglioramento dellecondizioni di vita e di lavoro.L’obiettivo e quello di rilan-ciare a livello internazionalela cultura della sicurezza suiluoghi di lavoro in termini dirapporto salute/lavoro nell’ot-tica di attuare la tutela globaleed integrata del lavoratore in-fortunato o tecnopatico.Uno degli scopi del WorkCon-gress - VI Congresso Inter-nazionale su prevenzione,riabilitazione ed indennizzodegli infortuni sul lavoro edelle malattie professionali -e proprio quello di accrescerela sensibilita a livello interna-zionale sulle problematiche diinteresse globale, attraversouna discussione sulla preven-zione e sul risarcimento degliinfortuni sul lavoro, nonchesulla riabilitazione dei lavora-tori infortunati. Secondo le ul-time stime dell’Organizzazio-ne Internazionale del Lavoro,in media 5.000 persone ogni

giorno muoiono nel mondo aseguito di incidenti o malattielegate al lavoro. Ogni anno270 milioni di persone sonocoinvolte in incidenti e circa160 milioni sono affette damalattie correlate all’attivitalavorativa.La prevenzione e lo strumentofondamentale per battere lapiaga degli infortuni. Nel cor-so degli anni i paesi industria-lizzati hanno registrato unaforte diminuzione degli infor-tuni gravi, dovuta proprio aiprogressi compiuti nel rendereil luogo di lavoro piu sano esicuro. La progressiva globa-lizzazione dell’economia e losviluppo dell’informationtechnology hanno creato gran-di opportunita per migliorarein tutto il mondo non solo lasalute e la sicurezza sul lavoro,ma anche la sicurezza sociale,al fine di ridurre le differenzetra coloro che hanno tutti i di-ritti e coloro che non ne hannoaffatto.Significativi i numeri di que-sto WorkCongress, che ha vi-sto la partecipazione di oltre700 delegati di cui 300 prove-nienti dall’estero, in rappre-sentanza di tutti e cinque iContinenti, compresa una si-gnificativa rappresentanza siadall’Africa che dal Sud Ameri-ca, Paesi che non avevano par-tecipanti all’ultimo WorkCon-gress tenutosi in Australia nel2001. Nelle tre sessioni plena-rie del Congresso sono statiimpegnati circa 220 esperti,tra i quali: Hans-Horst Konko-lewsky (Agenzia europea diBilbao), Stephen Adler (Corte

del Lavoro Israeliana), JukkaTakala e Alberto Lopez Val-carcel (Programma SafeWorkILO), Bernard Jansen (Com-missione Europea), PeterBarth (Universita del Connec-ticut). Sono inoltre gestiti piudi 40 workshop coordinati dal-l’Agenzia europea per la sicu-rezza e la salute sul lavoro,dallo IALI (Associazione In-ternazionale dell’Ispezionedel Lavoro), dalle Regioni,dall’ISPESL, dall’ INAIL.«I lavori del WorkCongress6», ha affermato nella manife-stazione di apertura dei lavoriVincenzo Mungari, Presidentedell’INAIL e Presidente di tur-no dell’International SteeringCommittee (Comitato organiz-zatore del WorkCongress),«devono dare risposta a molterichieste che giungono da pae-si nei quali stenta ad affermar-si una vera cultura della sicu-rezza. La sfida nella lotta con-tro gli infortuni sul lavoro equella di costruire un modellovincente di prevenzione validoper qualsiasi realta lavorativa,all’interno di ogni Paese delmondo. Ogni Nazione, anchequella economicamente e tec-nologicamente piu sviluppata,ha la necessita del confrontocontinuo, perche il lavoro siglobalizza e si trasforma conti-nuamente. Mutano pertanto leesigenze di tutela dei lavorato-ri ed e di conseguenza neces-sario essere pronti a fronteg-giare con ogni mezzo rischisempre diversi».«Che effetto ci fa - ha dichiara-to Mungari nell’intervento diapertura - o ci dovrebbe fare,

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la constatazione che ogni gior-no, ripeto, ogni giorno almeno3.000 persone muoiono nelmondo per cause collegate allavoro? E oltre alla perdita divite umane, o comunque, didanni alle persone c’e la di-mensione economica del pro-blema. In Italia il costo degliinfortuni sul lavoro rappresentail 3% del PIL, pari a 170 milio-ni di giornate lavorative perse.La stessa cosa avviene, in me-dia, in Europa come ci ricordal’Agenzia Europea di Bilbao.Come dire che se riuscissimoad abbattere o quantomeno a ri-durre il numero degli infortuni,ogni anno potremmo avere leg-gi finanziarie meno severe ri-ducendo la spesa corrente a fa-vore degli investimenti segna-tamente in infrastrutture, ricer-ca ed innovazioni».Il Presidente Mungari, muo-vendo dal comune interessedi tutti i partecipanti del Work-Congress alla ricerca ed attua-zione delle politiche piu effi-caci per la sicurezza del lavoroe per la tutela della salute, haauspicato che il dibattito dasvolgersi nei giorni successivipossa registrare un notevolepasso avanti lungo queste di-rettrici di fondo. Questo avracome suo effetto finale la pro-gressiva riduzione dell’inci-dentalita da lavoro, che oggiregistra livelli insopportabili,anche se in Italia meno che ne-gli altri Paesi partner dell’Eu-ropa, ottenendosi con cio unamigliore tutela dei diritti fon-damentali della persona e deivalori di solidarieta umanache sono alla base anche dellaCostituzione europea.Stephen Adler - Presidentedella Corte Nazionale del La-voro Israeliana - ha coordinatoi lavori che hanno riguardato i«Modelli di tutela dei rischiprofessionali».Il Direttore del Programma Sa-feWork-ILO - Jukka Takala -ha ricordato le parole di KofiAnnan, Segretario Generaledell’ONU, che di recente hadichiarato che la salute e sicu-rezza sul lavoro non e solo unapolitica economicamente van-taggiosa ma anche un dirittoumano. Bisogna potenziareun’alleanza globale tra i Paesi

sviluppati e quelli in via di svi-luppo e l’ILO e in prima filaper promuovere la politica del-la sicurezza e del lavoro «de-cente». Takala ha poi ringra-ziato il Governo italiano, l’I-NAIL e gli organizzatori peraver ospitato questo conve-gno.Timothy Walker - DirettoreGenerale HSE Gran Bretagna- ha evidenziato l’importanzadegli immigrati nel mondodel lavoro e la necessita diuna stretta cooperazione tratutti gli attori sociali - enti,parti sociali e datori di lavoro- affinche sia abbattuto il nu-mero degli infortuni e dellemalattie professionali checolpiscono in maniera rile-vante questa categoria di la-voratori.Ximena Cecilia Rincon Gon-zalez - Direttrice Generale del-l’Istituto di sicurezza socialedel Cile - ha presentato un’a-nalisi comparata delle diffe-renti legislazioni vigenti inAmerica Latina in materia disicurezza, salute sul lavoro ecopertura dei rischi lavorativi,con particolare riferimento al-l’esperienza del Cile, dell’Ar-gentina, del Messico, dellaColombia e del Costa Rica.Antonio Moccaldi - Presiden-te dell’ISPESL - nel suo inter-vento ha sottolineato l’impor-tanza del ruolo dei network,sia a livello internazionaleche all’interno dell’UnioneEuropea, per attuare nuovestrategie di prevenzione degliinfortuni. Infatti lo scorso an-no, nel bacino del Mediterra-neo, l’importanza dei networke stata confermata dalla crea-zione di una rete che unisce emette in contatto tra di lorogli istituti che si occupano disalute e sicurezza nei luoghidi lavoro in Francia, Spagna,Portogallo e Italia.Con un interessante excursusdall’economia industriale al-l’economia della conoscenza,la giornata conclusiva delWorkCongress ha affrontatoil tema della globalizzazionee delocalizzazione dei rischiin relazione all’innovazione,all’organizzazione del lavoroe all’esportazione della produ-zione.

Al riguardo il Direttore Gene-rale dell’INAIL, MaurizioCastro, ha affermato che «ladelocalizzazione, per esserevirtuosa, deve comportareuna omologazione degli stan-dard di sicurezza ‘‘verso l’al-to’’, al fine di favorire lo svi-luppo armonico dei Paesiemergenti con quelli gia indu-strializzati».Per Alberto Lopez Valcarceldell’ILO, lo sviluppo della sa-lute e sicurezza sul lavoro ri-veste un ruolo centrale ancheper la globalizzazione ed e fer-ma intenzione dell’ILO dareun contributo significativo, an-che tramite la risoluzione sullasalute e sicurezza sul lavoronei vari Paesi del mondo, giaadottata lo scorso anno.Joachim Breuer, DirettoreGenerale dell’HVBG e Presi-dente della Commissione Tec-nica infortuni dell’AISS (As-sociazione Internazionale diSicurezza Sociale di cui l’I-NAIL, nella persona del suoPresidente Vincenzo Mungari,ha la vicepresidenza), ha mes-so in rilievo il ruolo svolto dal-la Commissione stessa per ri-durre il divario tra i Paesi svi-luppati e quelli in via di svi-luppo.Secondo Michael Quinlan,dell’Universita del New SouthWales, Australia, alcuni studidimostrano l’esistenza di unnesso tra lavoro precario edaumento dei tassi infortunisti-ci; questa situazione pone unasfida agli istituti di assicura-zione infortuni, «abituati» agestire forme di assicurazioneche tutelano i lavori tradizio-nali.Anche Jean-Luc Marie, Di-rettore Generale dell’INRS-Francia e Presidente dellaCommissione Prevenzionedell’AISS, e un convinto as-sertore della necessita di unmonitoraggio delle condizionidi salute e di lavoro a livelloeuropeo, poiche la vera unifi-cazione europea passa ancheper la diffusione di una culturacomune della prevenzione edil miglioramento della qualitadel lavoro.Per Luise Vassie, ricercatricedell’Universita di Leicester,Gran Bretagna, gli effetti ne-

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gativi sulla salute e sicurezzasul lavoro sono stati provocatidalla deregulation e dallacompetizione degli ultimi an-ni; gli organismi multinaziona-li possono svolgere un ruolostrategico dando vita a part-nership e accordi per il miglio-ramento delle condizioni di la-voro.Tra i workshop piu significati-vi della giornata un’attenzioneparticolare hanno meritatoquelli dedicati a «Globalizza-zione e lavoro precario», «Lacomunicazione per la salute esicurezza sul lavoro», «Focussulle PMI», «Rischi psico-so-ciali», «Ergonomia», con pun-tuale attenzione ai principi er-gonomici che devono accom-pagnare la progettazione o ri-progettazione dei posti e degliambienti di lavoro e di vita ex-tralavorativa.«Rispondere ai bisogni spe-cifici delle categorie vulnera-bili di lavoratori» ha rappre-sentato uno dei temi che hannointeressato la platea dei dele-gati nella seconda giornatadella manifestazione.John F. Burton, Preside dellaScuola di Management e Rela-zioni Industriali presso la Rut-gers University del New Jer-sey, ha coordinato in plenariagli interventi dei vari relatoriche si sono susseguiti.Alfredo Violante, DirettoreCentrale Riabilitazione e Pro-tesi dell’INAIL, ha evidenzia-to come negli ultimi anni lamissione dell’INAIL si siaevoluta, aggiungendo allacompensazione economica ini-ziative volte a facilitare il rein-serimento lavorativo, familiaree sociale. In questo quadro valetta l’esperienza di SuperAbi-le, contact center integrato(call center e web portal) chee diventato un network di sup-porto, informazione e condivi-sione di esperienze e soluzioniper il mondo della disabilita. Ilcall center gratuito ha fornitodall’apertura, nel marzo 2001,piu di 200.000 risposte perso-nalizzate. Il portale e intera-mente accessibile, e riceve cir-ca 5.000 contatti al giorno.Hans-Horst Konkolewsky,Direttore dell’Agenzia Euro-pea per la salute e la sicurezza

sul lavoro di Bilbao, nel suointervento «Diversita della for-za lavoro: nuove sfide per laprevenzione», dopo aver rile-vato che il mondo del lavorosta cambiando rapidamente -e che con esso cambia l’orga-nizzazione del tempo e crescela percentuale della forza lavo-ro impiegata nel terziario - hasottolineato che con l’aumentodell’immigrazione aumenta ladiversita. A tutti questi muta-menti sono legati nuovi rischiprofessionali e la necessita didiversificare e adattare le azio-ni di prevenzione, la valutazio-ne del rischio, il supporto ailavoratori e alle imprese in te-ma di salute e sicurezza sul la-voro.Wolfang Zimmermann, Di-rettore esecutivo dell’Istitutonazionale di ricerca e mana-gement della disabilita delCanada, ha sottolineato comeuna strategia di gestione deicosti economici legati ai lavo-ratori disabili, se sviluppataadeguatamente, consenta didiminuire i costi e di mante-nere l’impiegabilita. In Cana-da, ha detto Zimmermann, estata realizzata al riguardoun’esperienza che ha prodottoun Codice delle pratiche e unaserie di standard occupaziona-li, che possono essere facil-mente trasferiti in ambito in-ternazionale e la cui adozioneha generato consistenti mi-glioramenti.Il Presidente del CIV INAIL,Giovanni Guerisoli ha chiusoi lavori del WorkCongress evi-denziando la necessita che sirealizzi una tutela integraledel lavoratore. Secondo Gueri-soli, «il processo di globaliz-zazione in atto rischia di sacri-ficare la tutela del lavoratoresull’altare della competitivita,trasformandosi in forme di la-voro sempre piu precarie, conle inevitabili conseguenze intermini di aumento degli infor-tuni sul lavoro, con particolareriferimento a quelli mortali.Per questo motivo il Work-Congress rappresenta e rappre-sentera sempre un’opportunitadi governo del contesto, al finedi evitare che la sicurezza co-stituisca il differenziale su cui

i Paesi emergenti basano la lo-ro competitivita».L’appuntamento per il VIIWorkCongress e stato fissatoad Hong Kong nel giugno2006.

Sottoscrittoil contratto peril Polo pediatricodi Acerra

Il Presidente della Giunta Re-gionale Antonio Bassolino eil Presidente dell’INAIL Vin-cenzo Mungari hanno sotto-scritto il 10 novembre 2004 ilcontratto preliminare di loca-zione tra INAIL e RegioneCampania che di fatto da vialibera all’acquisto dei terreniindividuati, e gia resi liberidal proprietario, per la realiz-zazione del Polo pediatricomediterraneo di Acerra.Dopo l’approvazione dell’Ac-cordo di programma - sotto-scritto nel 1998 tra il Ministe-ro della Salute, la RegioneCampania, la Provincia di Na-poli, il Comune di Acerra, l’I-NAIL e la Fondazione S. Al-fonso - con questo atto si av-via concretamente la realizza-zione dell’opera.«Grazie all’impegno profusodalla Regione - dichiara il Pre-sidente della Giunta RegionaleAntonio Bassolino - siamo riu-sciti a ricomporre le diverseposizioni fra gli Enti interessa-ti, giungendo al perfeziona-mento del primo atto concretoche apre alla fattiva realizza-zione del Polo pediatrico e aduna reale qualificazione delterritorio acerrano».«Tale sottoscrizione e una tap-pa fondamentale - dichiaral’Assessore alla Sanita Rosal-ba Tufano - perche si da avvioalla costruzione di un centro diriferimento sanitario importan-tissimo per l’alta specialita enon solo per la Campania maper l’intero Mezzogiorno».«Con tale accordo - afferma ilPresidente dell’INAIL Vin-cenzo Mungari - si e sblocca-ta una situazione che si trasci-nava ormai da tempo, supe-rando cosı le difficolta di or-dine burocratico che si erano

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frapposte alla realizzazione diuna iniziativa importante pertutti i paesi che si affaccianosulla Riva sud del Mediterra-neo».

Secondo bandoINAIL-MIURper borse di studio

«Stai avanti», «stai giusto ... ».E questo lo slogan che accom-pagnera la campagna promo-zionale 2004 INAIL-MIURpresentata oggi presso il Mini-stero dell’Istruzione, dell’Uni-versita e della Ricerca, nel cor-so della conferenza stampache ha illustrato il secondobando di concorso per borsedi studio destinate agli studen-ti delle scuole secondarie su-periori e universitari.L’iniziativa e inserita nell’am-bito di un programma di colla-borazione per la realizzazionedi un progetto triennale desti-nato a promuovere forme diincentivazione allo sviluppodi professionalita in materiadi sicurezza e salute negli am-bienti di vita e di lavoro.Per quest’anno l’importo com-plessivo destinato all’iniziati-va e di 942.000 euro, con unincremento di 250.000 euro ri-spetto a quanto stanziato loscorso anno.In particolare, 696.000 eurosono destinati alle scuole se-condarie superiori (465.000euro di premi agli studenti e231.000 per le scuole) e246.000 agli studenti universi-tari.Infatti, a seguito del grande in-teresse dimostrato nella primaedizione da parte delle scuolee delle universita, la sfera deidestinatari per questo secondobando e stata ampliata, con lapartecipazione non solo degliIstituti tecnici e professionali,ma di tutte le scuole seconda-rie superiori e di tutti i corsidi laurea.«I giovani, cittadini e lavorato-ri di domani», ha evidenziatoil Sottosegretario Stefano Cal-doro, «sono i destinatari privi-legiati di un’attivita educativae preventiva sulla sicurezza,per dare origine ad un collega-mento sempre piu stretto tra la

scuola e il mondo del lavoro,al fine non solo di acquisireconoscenze tecniche e specia-listiche, ma anche di orientaree sostenere scelte professionaliadeguate alle specifiche esi-genze provenienti dal mercatodel lavoro».«I punti di forza dell’iniziati-va congiunta MIUR/INAIL»,ha dichiarato il PresidenteMungari, «sono identificabiliin un potenziamento della fa-se di «avvicinamento» deigiovani al mondo del lavoroe in una ampia e capillarecampagna promozionale e di-vulgativa. Il tutto avendosempre di mira le finalita chesi intendono perseguire: faracquisire un bagaglio di cono-scenza e di coscienza che por-ti i giovani a privilegiare la si-curezza e la salute negli am-bienti di vita e di lavoro comevalori «sociale» ed «etico»prioritari».Le borse di studio previste perla scuole secondarie superiorisono 300, individuali o collet-tive, del valore di 1.550 eurociascuna. Il termine ultimoper la presentazione dei lavorie il 30 giugno 2005.Le borse di studio previste perl’Universita sono 75, di cui:20 riservate a studenti iscritti(3.000 euro ciascuna); 40 a lau-reandi (3.300 euro); 15 a lau-reati (3.600 euro). La domandadi partecipazione deve essereinviata, esclusivamente a mez-zo di raccomandata a.r., entroil 20 dicembre 2004 e il termi-ne ultimo per la presentazionedei lavori e il 30 giugno 2005.Tutto il materiale e disponibilepresso le Segreterie degli isti-tuti scolastici e presso le Fa-colta interessate, nonche sulsito internet del MIURwww.miur.it, e sul sito dell’I-NAIL.

COM-PA:workshop INAILper l’e-government

«20 milioni di lavoratori e 4milioni di imprese (e questoil bacino d’utenza dell’INAIL)non possono piu essere ade-guatamente serviti soltanto at-traverso i tradizionali canali

di contatto», ha di recente di-chiarato il Presidente Mungari.L’Istituto sta spingendo sul-l’acceleratore dell’e-govern-ment per ridurre l’uso dellacarta nelle relazioni con il cit-tadino, esaltando la gestioneelettronica del rapporto. An-che se non dimentica, peraltro,che e necessario un mix di co-municazione calda (face to fa-ce) e comunicazione tecnolo-gica per assicurare davvero laqualita del servizio.L’INAIL e stata presente conlo stand istituzionale al tradi-zionale appuntamento delCOM-PA (Salone europeodella comunicazione pubblicadei servizi al cittadino e alleimprese) nei giorni 3-5 no-vembre 2004 presso il padi-glione 19 - Area B5, dove estato allestito uno «spazioworkshop», allo scopo di pre-sentare ai datori di lavoro, As-sociazioni di categoria, consu-lenti e a tutti gli interlocutoriistituzionali, sia la nuova ver-sione dei servizi on line giain produzione (denuncia nomi-nativa assicurati, denuncia diinfortunio, sportello unico pre-videnziale), sia i servizi on li-ne in sperimentazione, che an-dranno in produzione da gen-naio 2005 (denuncia di eserci-zio, consultazione stato prati-ca, Documento unico di rego-larita contributiva - DURC).Proprio a questi temi sono sta-te dedicate la Tavola Rotondadel giorno 4 novembre, dal ti-tolo «L’innovazione tecnolo-gica al servizio dei cittadini»,e quella del giorno 5, che siterra alle ore 12.00, dal titolo«E-government: strumentoper accelerare l’innovazionenella PA».Nella seconda tavola rotonda,in particolare, si e presentatal’esperienza dei servizi on linedell’INAIL e ci si e soffermatisul difficile equilibrio tra inno-vazione tecnologica e puntua-lita della relativa comunicazio-ne ai pubblici di riferimento.

Nuove alleanzeper costruireil nuovo welfare

Nella seconda e conclusiva

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giornata del Seminario di Stu-dio «l’INAIL e il nuovo welfa-re» organizzato dal Consigliodi indirizzo e di vigilanza neigiorni 25 e 26 novembre2004 si e affrontato ed appro-fondito il tema «Nuove tuteleper nuovi lavori: la legge n.30/2003 e il ruolo dell’I-NAIL».Alla tavola rotonda, i cui lavo-ri sono stati coordinati daAlessandro Vecchietti, VicePresidente CIV, hanno parteci-pato: Maurizio Castro, Diret-tore Generale INAIL, Massi-mo Marchetti, Responsabiledei problemi giuridici del la-voro della Confindustria, Ti-ziano Treu, Componente laCommissione Parlamentare diControllo Enti Previdenziali,Giovanni Battafarano, Com-missione Lavoro del Senato,Domenico Benedetti Valenti-ni, Presidente CommissioneLavoro della Camera, FabioCanapa, Segretario Confedera-le UIL e Alessandro Brignone,Direttore Associazione Italia-na Lavoro Temporaneo.Le conclusioni della «TavolaRotonda», dopo gli interventidi numerosi presidenti dei co-mitati provinciali e regionali,sono state tratte dal Presidentedel Consiglio di indirizzo e diVigilanza, Giovanni Guerisoli,il quale ha tracciato l’itinerarioda seguire nei prossimi mesi,sia a livello centrale che peri-ferico, sottolineando in parti-colare «la necessita che tuttele strutture dell’Istituto condi-vidano il progetto di valorizza-zione dell’INAIL, partendodall’affermazione del contri-buto fondamentale delle partisociali che rappresentano i veriazionisti del tessuto produttivodella societa e cioe le aziendee i lavoratori. Per realizzarequesto obiettivo i prossimi ap-puntamenti normativi (TestoUnico sugli infortuni, TestoUnico sulla salute e sicurezzae riforma previdenziale) - haaggiunto Guerisoli - costitui-scono tappe fondamentali acondizione che l’INAIL arriviunito alle scadenze legislative.A tal fine il Presidente del CIVha proposto un patto tra tutti isoggetti, a vario titolo coinvol-ti, nel disegno riformatore

consapevole che il tema dellasalute e della sicurezza e unbene troppo importante per es-sere sacrificato sull’altare delleambizioni personali».

INAIL, Lions Clube Asphi insiemeper i disabili

L’INAIL, il Lions Clubs Inter-national e la Fondazione As-phi Onlus il 26 novembre2004 hanno firmato un proto-collo di intesa per favorire, at-traverso azioni comuni, il rein-serimento delle persone disa-bili nel mondo del lavoro.Con questa intesa viene in-staurato un rapporto di colla-borazione per sviluppare, daun lato, le attivita progettualifinalizzate alla riqualificazioneprofessionale dei disabili e perfacilitare, dall’altro, l’incontrofra domanda e offerta di lavo-ro per i disabili del lavoro nonoccupati.L’INAIL mette a disposizionela propria professionalita ac-quisita nel campo della riabili-tazione e si impegna a collabo-rare, anche attraverso il CentroProtesi di Vigorso di Budrio,alla individuazione degli inter-venti specifici piu adatti per lapersona disabile in relazionealle sue potenzialita. Il LionsClubs International, da partesua, si impegna a promuovereogni forma di pubblicizzazio-ne per favorire l’occupazionedei disabili nelle piccole e me-die imprese, anche attraversoindicazioni sulle specifichecompetenze richieste dalleaziende da comunicare aINAIL e Asphi per la progetta-zione e realizzazione di per-corsi formativi calibrati sulleesigenze del mercato del lavo-ro.«Questa sinergia tra pubblicoe privato», ha affermato il Pre-sidente dell’INAIL VincenzoMungari, «intende incentivareforme di collaborazione voltea migliorare la qualita della vi-ta delle persone disabili attra-verso lo sviluppo di attivitaprogettuali per la loro riquali-ficazione professionale e ilreinserimento nel mondo dellavoro. Cio in linea con la mis-

sion dell’Istituto, tesa a svilup-pare i valori della persona an-che nell’interesse della collet-tivita».

Malattie da stress:Convegnodi medicina legaleprevidenziale

Il 20 ottobre 2004 sono statipresentati presso il CentroCongressi Forte Village di S.Margherita di Pula i lavoridel V Convegno nazionale dimedicina legale previdenziale,con l’obiettivo di fare il puntosui progressi nel campo dellamedicina legata al lavoro e allatutela della salute dei lavorato-ri con particolare attenzione aquello che sta accadendo inEuropa. L’argomento centrale,le patologie stress-correlate, edi grande attualita: esaminaanche il danno da mobbing e,piu in generale, da costrizioniorganizzative per mettere afuoco le prospettive di tutelada parte dell’INAIL. Gli altritemi:

a) le patologie da sovracca-rico bio-meccanico;b) i tumori correlati al la-voro;c) l’esperienza dell’INAILnella riabilitazione e nelreinserimento sociale deldisabile;d) le novita introdotte dal-la legge in tema di preven-zione degli infortuni suiluoghi di lavoro e il ruolosvolto dall’Istituto.

In apertura il prof. P.A. Ber-tazzi ha tenuto una lezionemagistrale sul tema «L’espe-rienza europea nella definizio-ne della associazione con il la-voro delle patologie stress-correlate». Nei giorni seguentiil programma ha visto, con ilcoordinamento del Sovrinten-dente medico generale dell’I-NAIL Prof. G. Cimaglia, l’in-tervento di circa 40 esponentidel mondo accademico, scien-tifico e delle istituzioni; sonopervenuti oltre 80 contributiscientifici sui temi congres-suali.

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Il Presidente dell’INAIL, Vin-cenzo Mungari, ha commenta-to: «Il Convegno e un appun-tamento biennale che consenteai medici INAIL di confrontar-si con il mondo della Ricerca edella Sanita sui temi della pre-venzione, della diagnosi medi-co-legale, delle malattie pro-fessionali, della riabilitazionee del reinserimento lavorativo.Temi che sono gli obiettivistessi della mission istituziona-le. Il ruolo dei medici e di fon-damentale importanza percheconiugato con l’azione di tuttele professionalita dell’Istitutogarantisce il raggiungimentodello scopo prioritario: la ga-ranzia della qualita e dellaequita delle prestazioni».Il Presidente del CIV, Giovan-ni Guerisoli, ha dichiarato:«Le linee di indirizzo per l’an-no 2005 approvate dal CIV ri-badiscono l’obiettivo di unatutela integrata del lavoratore,che parte dalla prevenzione esi concretizza con il rafforza-mento delle attribuzioni dell’I-stituto in tema di riabilitazionee reinserimento sociale». Inquesto senso, ha poi afferma-to Guerisoli

«il ruolo dei medici dell’I-NAIL e fondamentale an-che allo scopo di favorirela necessaria evoluzionedella normativa in materiadi malattie professionaliche, attualmente, vedeprevalere le malattie nontabellate, a testimonianzadella necessita, non ulte-riormente procrastinabile,di adeguare le patologie al-le trasformazioni del mer-cato del lavoro».

Il Direttore Generale MaurizioCastro ha sottolineato che «ilcompito cui e chiamata la‘‘scuola’’ di medicina legaledell’Istituto e di essere presi-dio avanzato contro i ‘‘nuovirischi’’ collegati all’evoluzio-ne tecnologica e organizzativadel lavoro; e che i medici del-l’Istituto devono concentrarsisu un’azione concreta e inte-grata di prevenzione sui luoghidi lavoro insieme con i mediciaziendali, dando corpo a quel-

la ‘‘alleanza per la sicurezza’’tanto piu efficace quanto piumodulata in prassi locali, co-munitarie, flessibili».

Incentivialle imprese: 800milioni di euroinvestitinella prevenzione

Sono circa 7.000 le piccole emedie imprese e le impresedei settori agricolo e artigiana-le che hanno presentato all’I-NAIL la richiesta di finanzia-mento per adeguare le propriestrutture alle norme sulla sicu-rezza nei luoghi di lavoro, sul-la base del bando 2004 scadu-to nel mese di luglio. Le do-mande contengono uno o piuprogetti finalizzati alla ristrut-turazione o modifica struttura-le degli ambienti di lavoro,l’implementazione di sistemidi gestione della sicurezza, lasostituzione di macchine privedi marcatura CE e l’acquisto eristrutturazione di impianti.«Da una prima analisi delledomande pervenute» ha sotto-lineato il Presidente dell’I-NAIL Vincenzo Mungari «sistima che l’importo complessi-vo degli interventi di preven-zione ammontera a circa 800milioni di euro. Le aziendeche hanno deciso di investirein sicurezza saranno sostenutedall’INAIL con finanziamentiin conto interessi pari a circa107 milioni di euro, mentre sa-ranno oltre 130.000 i lavorato-ri che beneficeranno di tali in-terventi nei luoghi di lavoro.L’Istituto, con precedenti ana-loghe iniziative, ha gia finan-ziato 4588 programmi di ade-guamento, con un contributodi circa 74 milioni di euro,dando luogo ad un investi-mento complessivo in preven-zione pari a circa 400 milionidi euro».Piu di un milione fra lavorato-ri, rappresentanti dei lavoratoriper la sicurezza, datori di lavo-ro e responsabili dei servizi diprevenzione sono stati inoltredestinatari di progetti di for-mazione e informazione inmateria di prevenzione degli

infortuni sui luoghi di lavoro,finanziati con altri precedentibandi pubblicati dall’INAIL.Il Presidente Mungari ha infi-ne rimarcato la valenza ed ilsuccesso dell’intera iniziativa,che contribuisce fortemente al-la diffusione della cultura dellaprevenzione promossa dall’I-NAIL, che opera in linea conle azioni che Governo ed enticoinvolti mettono in campoper combattere la piaga degliinfortuni sul posto di lavoro.

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31 gennaio-28 febbraio 2005

Finanziamentiper la sicurezzaa cura di Bruno Pagamici Studio Pagamici, Macerata

Dalle Regioni

LOMBARDIA31 gennaio 2005

Incentivi per il miglioramento delle condizionidi sicurezza delle infrastrutture produttive

La misura A. 1 della L.R. n. 35/1996, articolo 2, comma 1, lettera a), disci-plina la concessione di incentivi a favore di iniziative volte al miglioramen-to delle condizioni di sicurezza del sistema produttivo della Regione Lom-bardia. Le agevolazioni previste potranno essere fruite da consorzi, coope-rative di imprese esercenti attivita manifatturiera, purche ubicate in aree in-dustriali esistenti. Il consorzio o la cooperativa dovranno essere composti daalmeno 10 PMI del settore manifatturiero. Le imprese di altri settori, unita-mente ad altre attivita comprese nell’area industriale, non potranno superareil 20% delle PMI manifatturiere e la superficie lorda di pavimento non puoessere maggiore di quella complessiva delle PMI del settore manifatturiero.Gli interventi agevolabili consistono nella realizzazione di studi di fattibilitae/o progetti relativi alla realizzazione di impianti tecnologici comuni, fina-lizzati a migliorare le condizioni di sicurezza degli impianti. In particolarela misura si propone di garantire al sistema produttivo la messa a disposi-zione di nuove aree per insediamenti con le connesse opere di diretta acces-sibilita, atte a realizzare un’articolazione delle reti di trasporto ed una mo-bilita di merci piu sicura e sostenibile. Per le aree PIP (Piani per insedia-menti produttivi) esistenti, cioe di contesti industriali appositamente indivi-duati e delimitati con una presenza di almeno 10 PMI del settore manifat-turiero, tale linea di intervento si applica ai soli casi di manifestato interesse,da parte delle imprese, alla realizzazione di uno o piu progetti di interventonegli ambiti in questione. L’agevolazione consiste in un contributo in contocapitale non superiore al 50% delle spese ammissibili e comunque fino adun massimo di 100.000 euro. Le domande devono essere presentate alla re-gione entro il 31 gennaio 2005.(L.R. 16 dicembre 1996, n. 35, articolo 2, comma 1, lettera a, Misura A.1;D.G.R. 9 maggio 2003, n. 7/12928, B.U.R. n. 22 del 26 maggio 2003: ap-provazione modalita attuative; D.G.R. 11 settembre 2003, n. 14481,B.U.R. n. 39 del 22 settembre 2003: approvazione linee guida)

PIEMONTE31 gennaio 2005

Incentivi per l’adeguamento delle strutture produttivepiemontesi

Le neoimprese del Piemonte potranno ottenere i finanziamenti per la sicu-rezza aziendale. Attraverso la L.R. 14 giugno 1993, n. 28, la regione so-stiene, nell’ambito di interventi volti alla costituzione di nuove imprese, leiniziative finalizzate all’adeguamento delle strutture e degli impianti allanormativa in materia di igiene e sicurezza dei luoghi di lavoro. Le agevo-lazioni saranno concesse a favore di imprese individuali, societa di perso-ne e societa di capitali costituite da:a) giovani di eta compresa tra i 18 ed i 35 anni di eta;b) lavoratori posti in mobilita;

Nota:

3 Bruno Pagamici e Dottore commercialista, Revisore contabile e Pubblicista.

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c) lavoratori provenienti da aziende in liquidazione o sottoposte a proce-dure concorsuali o da stabilimenti dimessi;d) soggetti in stato di disoccupazione da almeno sei mesi ai sensi delD.Lgs. n. 297/2002;e) donne;f) emigrati piemontesi compreso i lavoratori frontalieri.Le societa di persone e di capitali dovranno essere costituite per il 60% dasoci appartenenti alle categorie dei soggetti sopra indicate. In particolaretali soggetti dovranno sottoscrivere almeno il 60% del capitale sociale nel-le societa di persone ed almeno l’80% nelle societa di capitali. Per le so-cieta di persone inoltre le donne dovranno costituire almeno l’80% dei so-ci e per le societa di capitali queste devono aver sottoscritto l’80% del ca-pitale da donne e dovranno essere in maggioranza nell’organo dirigenteper avere diritto alla priorita nell’esame delle domande. Gli interventiper i quali e ammesso il finanziamento riguardano la costituzione e l’av-vio di nuove imprese. In tale ambito saranno ammessi, oltre alle spese so-stenute per l’adeguamento degli impianti tecnici e dei locali alla normevigenti in materia di igiene e sicurezza dei luoghi di lavoro, i seguenti co-sti:1) le spese di costituzione dell’impresa: parcella professionale inerente lapredisposizione del progetto d’impresa; consulenza e assistenza alla costi-tuzione dell’impresa o della societa; parcella notarile riguardante la costi-tuzione della societa e l’eventuale atto di acquisizione d’azienda (per l’im-presa individuale solo l’eventuale atto di acquisizione di azienda); contrat-ti per gli allacciamenti e i collegamenti necessari per l’avvio dell’impresao societa (per esempio i contratti per gli allacciamenti del telefono, dell’e-nergia elettrica ecc., esclusi i canoni); spese di pubblicita e promozione(compresa la realizzazione del logo);2) le spese per i servizi di assistenza tecnica e gestionale: studi di fattibi-lita e ricerche di mercato, corsi di formazione; - assistenza tecnica e ge-stionale (per esempio la tenuta della contabilita, ecc.);3) le spese per l’acquisizione di macchine, attrezzature ed automezzi; si-stemi informatici e i relativi programmi; licenze, marchi e brevetti; - atti-vazione o adeguamento degli impianti tecnici e dei locali. Sono previstetre tipologie di agevolazione:a) per gli investimenti di cui al punto 1): contributi a fondo perduto fino al50% delle spese ammissibili. L’agevolazione non potra comunque supe-rare i 12.911,42 euro;b) per gli investimenti di cui al punto 2): contributi a fondo perduto, finoal 50% delle spese ammissibili. Il contributo massimo e di 5.164,57 euro;c) per gli investimenti di cui al punto 3) e per i costi di adeguamento dellestrutture e dei locali: finanziamento a tasso agevolato di importo pari al100% delle spese ammissibili, fino ad un massimo di 103.291,38 euro.Il finanziamento verra erogato per il 50% con fondi regionali a tasso zeroe per il restante 50% con fondi bancari alle migliori condizioni di mercato,tramite gli istituti di credito convenzionati con Finpiemente. Le domandedi ammissione alle agevolazioni dovranno essere presentate alla regioneentro il 31 gennaio 2005 e comunque entro 180 giorni dalla data di costi-tuzione dell’impresa e della societa.(L.R. 14 giugno 1993, n. 28; D.G.R. 23 marzo 2004, n. 54-12082, suppl.ord. n. 1 al B.U.R. n. 12 del 25 marzo 2004: approvazione criteri attua-tivi; Determinazione 21 luglio 2004, n. 538, B.U.R. n. 43 del 28 ottobre2004: modifica criteri attuativi)

UMBRIA16 febbraio 2005

Contributi per l’acquisizione di servizi reali

La Regione Umbria sostiene gli investimenti per la sicurezza degli am-bienti di lavoro. L’obiettivo e di promuove l’acquisizione di servizi peril miglioramento e l’adeguamento delle strutture produttive. E quantoprevede il bando relativo alla misura 2.2, azione 2.2.1, tipologia b),del DOCUP 2000/2006, in scadenza il prossimo 16 febbraio 2005. Po-tranno accedere agli aiuti le piccole e medie imprese operanti nei settoridell’industria, dell’artigianato, del commercio e del turismo, ubicate nel-le aree Obiettivo 2 e phasing out della Regione Umbria. Potranno inoltrebeneficiare delle agevolazioni le imprese di servizi operanti in ambito

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socio-assistenziale, le cooperative sociali, gli organismi di volontariato,gli enti e le associazioni di promozione sociale, le fondazioni non ban-carie, le ONLUS, i patronati e enti riconosciuti delle confessioni religio-se con le quali lo Stato ha stipulato patti, accordi o intese. Saranno am-messe agli incentivi le spese, sostenute successivamente alla data di pre-sentazione della domanda, per studi e consulenze in materia di sicurezzadell’ambiente di lavoro, degli impianti e delle lavorazioni (solo nel casoin cui si producano effetti migliorativi rispetto ai parametri minimaliprevisti dalla vigente normativa). Le consulenze dovranno essere reseda istituti universitari e/o strutture specializzate organizzate in forma so-cietaria o consortile, ovvero da professionisti singoli iscritti ad idonei al-bi professionali, la cui attivita risulti compatibile con la consulenza of-ferta, dimostrando inoltre di possedere precedenti esperienze nella mate-ria specifica oggetto dell’incarico. L’ammontare degli investimenti am-missibili non potranno essere inferiore a 8.000 euro, oppure a 5.000 europer i progetti presentati da soggetti operanti nell’economia sociale. L’a-gevolazione consiste in un contributo concesso in misura pari al 50% delcosto totale del servizio (al netto di IVA) ritenuto ammissibile, e comun-que per un importo non superiore ad 30.000 euro per singola impresabeneficiaria. Le domande dovranno essere inviate, complete della docu-mentazione richiesta, esclusivamente a mezzo posta, tramite raccoman-data A.R. indirizzata a: Regione Umbria, Centro Direzionale Fontiveg-ge, Via Mario Angeloni, n. 61, 06124 Perugia - Servizio X - Sezione I,entro e non oltre il 16 febbraio 2005.(DOCUP 2000/2006; Misura 2.2.1 - Tipologia b); D.G.R. 21 ottobre2004, n. 9092, suppl. ord. n. 2 al B.U.R. n. 46 del 4 novembre 2004: ap-provazione bando)

UMBRIA16 febbraio 2005

Aiuti per la sicurezza dell’ambiente di lavoro

La Regione Umbria incentiva l’acquisizione di consulenze finalizzate atutelare la sicurezza negli ambienti di lavoro. Con determinazione 21 ot-tobre 2004, n. 9089, l’amministrazione regionale ha reso operativo il ban-do per la presentazione delle domande di contributo a favore di piccole emedie imprese, artigiane ed industriali, di produzione e servizi alla produ-zione, e loro forme associate, con unita locali ubicate nelle aree obiettivo2 e Phasing out dei fondi strutturali. Saranno ammessi alle agevolazioni iprogrammi di investimento in immobilizzazioni integrati con l’acquisizio-ne di consulenze specialistiche finalizzate alla tutela delle condizioni dilavoro. In relazione agli investimenti materiali ed immateriali saranno fi-nanziabili le spese relative all’acquisto, all’acquisizione mediante locazio-ne finanziaria e alla costruzione di immobili ed immobilizzazioni. Relati-vamente alle consulenze specialistiche le spese dovranno riferirsi a studi econsulenze in materia di sicurezza dell’ambiente di lavoro, degli impiantie delle lavorazioni, solo nel caso in cui si producano effetti migliorativirispetto ai parametri minimali previsti dalla vigente normativa. Le consu-lenze dovranno essere rese da strutture specializzate organizzate in formasocietaria o consortile, ovvero da professionisti singoli iscritti ad idoneialbi professionali, la cui attivita risulti compatibile con la consulenza of-ferta, dimostrando inoltre di possedere precedenti esperienze nella materiaspecifica oggetto dell’incarico, ovvero da strutture universitarie. Ai sensidella normativa saranno concedibili le seguenti agevolazioni:1) per gli investimenti l’entita del contributo sara pari al 15% in ESL(equivalente sovvenzione lorda) per le piccole imprese e del 7,5% ESLper le medie imprese. Per le imprese localizzate nelle aree 87.3.c. del Trat-tato, l’entita del contributo concesso sara pari al 20% ESL per le piccoleimprese ed al 15% ESL per le medie imprese. Su specifica richiesta delbeneficiario gli investimenti ammessi alle agevolazioni possono fruiredi un contributo a fondo perduto in regime de minimis pari al 30% dellaspesa ammissibile documentata, al netto dell’IVA e di qualsiasi altro one-re accessorio;2) per le spese sostenute per l’acquisizione di consulenze specialistichesara concesso un contributo pari al 50%. Le domande di contributo do-vranno essere presentate entro e non oltre il 16 febbraio 2005 alla Regione

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Umbria - Giunta Regionale Servizio Politiche di Sostegno alle ImpreseVia Mario Angeloni, n. 61, 06124 Perugia.(Bando PIA Industria; D.G.R. 21 ottobre 2004, n. 9089, suppl. ord. n. 2al B.U.R. n. 46 del 4 novembre 2004: approvazione bando)

VENETO28 febbraio 2005

Premi per la salute in azienda

La Regione Veneto in collaborazione con l’INAIL concede premi per leimprese che investono in salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. L’obiet-tivo dell’iniziativa e quello di mettere in atto misure di prevenzione degliincidenti sul lavoro, come previsto nel bando «Azienda sana - La salute inazienda 2004». L’Assessorato regionale alla sanita, l’INAIL, Unindustriadi Venezia e l’ULSS 12 Veneziana intendono favorire ed accrescere la piuampia diffusione della cultura e delle buone pratiche per la sicurezza sullavoro, di accrescere la tutela della salute e del benessere della comunitalavorativa e di sensibilizzare le organizzazioni d’impresa a migliorare i si-stemi di gestione secondo criteri di qualita e di eticita. Sono autorizzate apresentare le domande per l’accesso al bando, tutte le imprese private epubbliche ubicate nella Regione del Veneto. Gli aiuti possono essere as-segnati per la realizzazione di progetti o iniziative di qualita in tema di:a) informazione e formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro;b) sistemi di gestione della salute e sicurezza sul lavoro;c) promozione della salute sul lavoro per la prevenzione delle malattie, ilmiglioramento degli stili di vita, l’accrescimento del benessere del lavora-tore;d) responsabilita sociale e certificazione etica d’impresa.Il progetto dovra essere conforme ai seguenti documenti di riferimento inmateria di salute e sicurezza sul lavoro: «Quale formazione per la sicurez-za» redatto dal Comitato Fondatore; «Linee guida UNI per un sistema digestione della salute e sicurezza sul lavoro (SGSL)»; «Criteri di qualitaper la promozione della salute nei luoghi di lavoro» elaborato dall’Euro-pean Network for Workplace Health Promotion; sistema SA 8000. I pro-getti inoltre devono: essere stati realizzati, con requisiti di qualita, nel cor-so dei 2 anni precedenti; avere un programma di realizzazione secondotempi definiti; non devono essere gia stati oggetto di presentazione al pre-cedente concorso «Azienda sana - La salute in azienda 2002». Il sostegnoconsiste in premi, ciascuno di valore unitario pari a 6.000 euro, da asse-gnare uno alle grandi aziende con piu di 250 dipendenti uno alle PMI estudi professionali ed infine uno alle aziende pubbliche. Il premio verraerogato secondo le seguenti modalita:1) erogazione in un’unica soluzione o mediante acconto iniziale pari al50% del premio per iniziative gia concluse;2) erogazione del restante 50% del premio a conclusione su presentazionedi un rapporto conclusivo dell’iniziativa per progetti in corso.Premi speciali verranno consegnati ai progetti di particolare pregio con ri-ferimento ai temi oggetto del concorso, ai comparti produttivi e alle popo-lazioni lavorative a maggior rischio. Le aziende che intendono partecipareal concorso dovranno presentare la domanda, esclusivamente a mezzo diraccomandata a/r, entro il 28 febbraio 2005, alla segreteria organizzativadel concorso, «Azienda Sana - la salute in azienda 2004», c/o Un industriaVenezia, via delle Industrie 19, 30175 Venezia Marghera.(Bando «Azienda sana - La salute in azienda 2004»)

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Sicurezza antincendio

Dispositivi per l’aperturamanuale delle porte

3Con il D.M. 3 novembre 2004 il Ministero dell’interno ha fissato i criteri da seguire per la sceltadei dispositivi di apertura manuale delle porte installate lungo le vie di esodo, nelle attivitasoggette al controllo dei Vigili del fuoco ai fini del rilascio del certificato di prevenzione incendi,stabilendo che dovranno essere conformi alle norme UNI EN 179 o UNI EN 1125 o ad altre aqueste equivalenti.

D.M. (Interno) 3 novembre 2004(G.U. 18 novembre 2004, n. 271)

Disposizioni relative all’installazione ed allamanutenzione dei dispositivi per l’aperturadelle porte installate lungo le vie di esodo, re-lativamente alla sicurezza in caso d’incendio

IL MINISTRO DELL’INTERNO

Visto il decreto del Presidente della Repubblica27 aprile 1955, n. 547, recante «Norme per laprevenzione degli infortuni sul lavoro»;Visto il decreto del Presidente della Repubblica29 luglio 1982, n. 577, recante «Approvazionedel regolamento concernente l’espletamento deiservizi di prevenzione e vigilanza antincendio»;Visto il decreto del Presidente della Repubblica21 aprile 1993, n. 246, recante «Regolamentodi attuazione della direttiva 89/106/CEE relati-va ai prodotti da costruzione»;Visto il decreto legislativo del 19 settembre1994, n. 626, recante «Attuazione delle diretti-ve 89/391/CEE, 89/654/CEE, 89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE, 90/679/CEE riguardanti il miglioramentodella sicurezza e della salute dei lavoratori sulluogo di lavoro»;Visto il decreto legislativo del 19 marzo 1996,n. 242, recante «Modifiche ed integrazioni aldecreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626,recante attuazione di direttive comunitarie ri-guardanti il miglioramento della sicurezza edella salute dei lavoratori sul luogo di lavoro»;Visto il decreto del Presidente della Repubblica12 gennaio 1998, n. 37, recante «Regolamentoper la disciplina dei procedimenti relativi allaprevenzione incendi, a norma dell’art. 20, com-ma 8, della legge 15 marzo 1997, n. 59»;Visto il decreto interministeriale 10 marzo 1998,recante «Criteri generali di sicurezza antincendioe per la gestione dell’emergenza nei luoghi di la-voro»;Visto il proprio decreto 4 maggio 1998, recante«Disposizioni relative alle modalita di presenta-zione ed al contenuto delle domande per l’avvio

dei procedimenti di prevenzione incendi, non-che all’uniformita dei connessi servizi resi daiComandi provinciali dei Vigili del fuoco»;Visto il parere favorevole espresso dal Comita-to centrale tecnico scientifico per la prevenzio-ne incendi di cui all’art. 10 del decreto del Pre-sidente della Repubblica 29 luglio 1982, n. 577,nella riunione n. 261 del 9 aprile 2003;Considerato che i dispositivi di apertura manua-le posti sulle porte installate lungo le vie di eso-do delle opere soggette al rispetto del requisitoessenziale n. 2 «Sicurezza in caso di incendio»devono essere conformi a quanto previsto daldecreto del Presidente della Repubblica 21 apri-le 1993, n. 246;Ritenuta la necessita di provvedere all’emana-zione di norme e criteri per l’installazione e lamanutenzione dei dispositivi antipanico e deidispositivi per le uscite di emergenza;Espletata, con notifica 2003/186/I la proceduradi informazione di cui alla direttiva 98/34/CE,modificata dalla direttiva 98/48/CE;

Decreta:

Art. 1(Oggetto - Campo di applicazione)

Il presente decreto stabilisce i criteri da seguireper la scelta dei dispositivi di apertura manuale,di seguito denominati «dispositivi», delle porteinstallate lungo le vie di esodo nelle attivitasoggette al controllo dei Vigili del fuoco ai finidel rilascio del certificato di prevenzione incen-di, quando ne sia prevista l’installazione.I dispositivi di cui al comma precedente devonoessere conformi alle norme UNI EN 179 o UNIEN 1125 o ad altre a queste equivalenti, secon-do quanto disposto nel successivo art. 3.

Art. 2(Definizioni)

Ai fini del presente decreto si riportano le defi-

50 ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2005

Legis

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nizioni di cui ai riferimenti in premessa, comesegue:a) via di emergenza (o via di esodo, o di uscita, odi fuga): percorso senza ostacoli al deflusso checonsente alle persone che occupano un edificio oun locale di raggiungere un luogo sicuro;b) uscita di emergenza: passaggio che immettein un luogo sicuro;c) uscita di piano: uscita che consente alle per-sone di non essere ulteriormente esposte al ri-schio diretto degli effetti di un incendio e chepuo configurarsi come segue:c.1) uscita che immette direttamente in un luo-go sicuro;c.2) uscita che immette in un percorso protettoattraverso il quale puo essere raggiunta l’uscitache immette in un luogo sicuro;c.3) uscita che immette su di una scala esterna;d) luogo sicuro: luogo dove le persone possonoritenersi al sicuro dagli effetti di un incendio;e) percorso protetto: percorso caratterizzato dauna adeguata protezione contro gli effetti diun incendio che puo svilupparsi nella restanteparte dell’edificio. Esso puo essere costituitoda un corridoio protetto, da una scala protettao da una scala esterna.

Art. 3(Criteri di installazione)

Ai sensi del decreto del Presidente della Repub-blica 21 aprile 1993, n. 246, i dispositivi di cuiall’art. 1 devono essere muniti di marcatura CE.In particolare, fatti salvi gli adempimenti previ-sti da specifiche regole tecniche di prevenzioneincendi, l’installazione dei dispositivi di cui al-l’art. 1 e prevista nei seguenti casi:a) sulle porte delle vie di esodo, qualora sia pre-vista l’installazione di dispositivi e fatto salvo ildisposto di cui all’art. 5, devono essere installa-ti dispositivi almeno conformi alla norma UNIEN 179 o ad altra a questa equivalente, qualorasi verifichi una delle seguenti condizioni:a.1) l’attivita e aperta al pubblico e la porta eutilizzabile da meno di 10 persone;a.2) l’attivita non e aperta al pubblico e la portae utilizzabile da un numero di persone superiorea 9 ed inferiore a 26;b) sulle porte delle vie di esodo, qualora sia pre-vista l’installazione di dispositivi e fatto salvo ildisposto di cui all’art. 5, devono essere installa-ti dispositivi conformi alla norma UNI EN 1125o ad altra a questa equivalente, qualora si veri-fichi almeno una delle seguenti condizioni:b.1) l’attivita e aperta al pubblico e la porta eutilizzabile da piu di 9 persone;b.2) l’attivita non e aperta al pubblico e la portae utilizzabile da piu di 25 persone;b.3) i locali con lavorazioni e materiali checomportino pericoli di esplosione e specifici ri-schi d’incendio con piu di 5 lavoratori addetti.

Art. 4(Commercializzazione, installazione

e manutenzione dei dispositivi)

La commercializzazione, l’installazione e la

manutenzione dei dispositivi deve essere realiz-zata attraverso l’osservanza dei seguenti adem-pimenti:a) per il produttore:a.1) fornire le istruzioni per la scelta in relazio-ne all’impiego per l’installazione e la manuten-zione;b) per l’installatore:b.1) eseguire l’installazione osservando tutte leindicazioni per il montaggio fornite dal produt-tore del dispositivo;b.2) redigere, sottoscrivere e consegnare all’uti-lizzatore una dichiarazione di corretta installa-zione con esplicito riferimento alle indicazionidi cui al precedente punto b.1);c) per il titolare dell’attivita:c.1) conservare la dichiarazione di corretta in-stallazione;c.2) effettuare la corretta manutenzione del di-spositivo osservando tutte le istruzioni per lamanutenzione fornite dal produttore del dispo-sitivo stesso;c.3) annotare le operazioni di manutenzione econtrollo sul registro di cui all’art. 5, comma2, del decreto del Presidente della Repubblica12 gennaio 1998, n. 37.

Art. 5(Termini attuativi e disposizioni transitorie)

I dispositivi non muniti di marcatura CE, gia in-stallati nelle attivita di cui all’art. 3 del presentedecreto, sono sostituiti a cura del titolare in casodi rottura del dispositivo o sostituzione dellaporta o modifiche dell’attivita che comportinoun’alterazione peggiorativa delle vie di esodoo entro sei anni dalla data di entrata in vigoredel presente decreto.La manutenzione dei dispositivi di cui al com-ma precedente dovra comunque garantire ilmantenimento della loro funzionalita originariae dovra essere effettuato quanto prescritto alpunto c. 3 dell’art. 4.

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Prevenzione incendi

Stabilimenti costieridi lavorazione e depositidi oli minerali e sostanzeesplosive

3Con la lettera circolare 11 novembre 2004, n. 2600 il Ministero dell’interno ha fornitochiarimenti in merito alle procedure di prevenzione incendi relative:a) agli stabilimenti costieri di lavorazione e deposito di oli minerali soggetti alla presentazione delrapporto di sicurezza;b) agli stabilimenti costieri di lavorazione e deposito di oli minerali diversi da quelli di cui allalettera a);c) agli stabilimenti e depositi costieri di sostanze esplosive.

Ministero Interno - Lettera circolare 11 novembre 2004, n. 2600

Il Consiglio di Stato, con parere n. 4097/2003,formulato nella adunanza della Sezione primadel 10 dicembre 2003, ha espresso l’avvisoche, ai fini del rilascio della concessione perl’impianto ed esercizio di stabilimenti e depo-siti costieri di sostanze infiammabili, il Mini-stero dell’interno esprima il proprio parere aicompetenti organi del Ministero delle infra-strutture e dei trasporti, ai sensi dell’art. 47del regolamento della navigazione marittima,tramite il Comitato tecnico regionale o interre-gionale per la prevenzione incendi, integratoda un funzionario del Dipartimento della pub-blica sicurezza.L’integrazione del Comitato dovra avvenirecon un funzionario della Polizia di Stato in ser-vizio presso le divisioni di polizia amministrati-va e sociale, designato dalla Questura della pro-vincia ove ha sede lo stabilimento costiero dilavorazione e deposito di oli minerali.Relativamente agli stabilimenti e depositi co-stieri di sostanze esplosive, il Consiglio di Sta-to, argomentando dal disposto dell’art. 26 delD.Lgs. n. 334/1999, chiarisce che permanel’obbligo del Ministero delle infrastrutture edei trasporti di acquisire il parere della Com-missione consultiva centrale controllo armi, aisensi dell’art. 47 del regolamento della naviga-zione marittima.L’intervenuto parere del Consiglio di Statocomporta l’individuazione di procedure sempli-ficate ai fini dell’espressione del parere del Mi-nistero dell’interno ai sensi dell’art. 47 del re-golamento della navigazione marittima, le cuilinee vengono di seguito illustrate.

A) Stabilimenti costieri di lavorazionee deposito di oli minerali soggettialla presentazione del rapporto di sicurezzaai sensi dell’art. 8 del D.Lgs. n. 334/1999

Il competente organo del Ministero delle infra-strutture e dei trasporti (Autorita marittima oAutorita portuale) indirizza la richiesta di pareredi cui all’art. 47 reg. nav. mar. alla Direzioneregionale dei Vigili del fuoco, per l’avvio del-l’istruttoria nell’ambito del procedimento dicui all’art. 21 del D.Lgs. n. 334/1999, infor-mando per conoscenza il Comando provincialedei Vigili del fuoco.Per opportuna conoscenza e per l’attivita di mo-nitoraggio, contestuale comunicazione vienefatta al Ministero dell’interno: Dipartimentodei Vigili del fuoco, Soccorso pubblico e Dife-sa civile - Direzione centrale per la prevenzionee la sicurezza tecnica - Area rischi industriali eal Dipartimento della pubblica sicurezza - Uffi-cio per gli Affari della Polizia amministrativa esociale.Per quel che concerne la composizione delC.T.R. di cui all’art. 19 del D.Lgs. n. 334/1999, sempre integrato dal funzionario del Di-partimento della pubblica sicurezza designatodalla Questura competente per territorio, si ri-manda alle disposizioni impartite con nota prot.NS 4962 del 17 luglio 2001.Al termine dell’istruttoria, il C.T.R. comunical’esisto al Ministero delle infrastrutture e deitrasporti - Direzione generale per le infrastruttu-re della navigazione marittima e interna - e contale adempimento si intende espresso il pareredel Ministero dell’interno, ai sensi e per gli ef-fetti dell’art. 47, reg. nav. mar.

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Il parere del Comitato va altresı comunicato alComando provinciale dei Vigili del fuoco e,per conoscenza, al Ministero dell’interno: Di-partimento dei Vigili del fuoco, Soccorso pub-blico e Difesa civile - Direzione centrale perla prevenzione e la sicurezza tecnica - Area ri-schi industriali e al Dipartimento della Pubblicasicurezza - Ufficio per gli Affari della Poliziaamministrativa e sociale.Per le procedure di prevenzione incendi ai finidel rilascio del Certificato di prevenzione in-cendi, si fa riferimento al decreto del Ministrodell’interno 19 marzo 2001, emanato ai sensidell’art. 26 del D.Lgs. n. 334/1999 (1).

B) Stabilimenti costieri di lavorazionee deposito di oli minerali diversi da quellidi cui alla lettera A)

Per tali stabilimenti, ai fini dell’espressione delparere ex art. 47, reg. nav. mar., viene seguita laprocedura sopra descritta per l’acquisizione delparere del Comitato tecnico regionale di pre-venzione incendi di cui all’art. 20 del D.P.R.n. 577/1982.In seno al Comitato, sempre integrato dal fun-zionario della Questura competente per territo-rio, potra essere prevista la presenza dei rappre-sentanti delle istituzioni e degli enti locali indi-cati nell’art. 19 del D.Lgs. n. 334/1999 e deirappresentanti dell’Autorita marittima e del-l’Autorita portuale territorialmente competenti.Con l’occasione si rammenta che, ai fini del ri-lascio del Certificato di prevenzione incendi,prima dell’inizio delle opere, il titolare dell’atti-vita deve richiedere il parere di conformita sulprogetto al Comando provinciale del Vigilidel fuoco, con istanza redatta nei modi e con icontenuti di cui al decreto del Ministero dell’in-terno 4 maggio 1998; tale parere di conformitadovra essere rilasciato dal Comando provincialedei Vigili del fuoco anche sulla base delle valu-

tazioni espresse dal C.T.R. nella composizionesopra indicata.Nel caso di attivita soggetta agli artt. 6 e 7 delD.Lgs. n. 334/1999, si precisa che il titolare do-vra inoltre presentare, alla Direzione regionale eal Comando provinciale dei Vigili del fuoco, lanotifica e la scheda di informazione di cui al-l’allegato V del D.Lgs. n. 334/1999 nei modie nei tempi previsti dall’art. 6 dello stesso de-creto legislativo, come gia indicato nella notaprot. DCPST/A4/429 del 18 febbraio 2004.

C) Stabilimenti e depositi costieri di sostanzeesplosive

Per gli stabilimenti e/o depositi costieri di so-stanze esplosive, il parere ai sensi dell’art. 47del regolamento della navigazione marittimacontinuera ad essere reso dal Ministero dell’in-terno al Ministero delle infrastrutture e dei tra-sporti, sentita la Commissione consultiva cen-trale controllo armi.La presente lettera circolare apporta modifichealla circolare n. 12 MI.SA. del 5 luglio 2000e fa salve le disposizioni di cui alle noteDCPST/A4/RS/3409 del 3 dicembre 2003,DCPST/A4/RS/3558 del 30 dicembre 2003,DCPST/A4/RS/209 del 23 gennaio 2004 eDCPST/A4/RS/429 del 18 febbraio 2004.Le prefetture - Uffici territoriali del Governodei capoluoghi di regione sono pregate di vole-re trasmettere copia della presente circolare aicompetenti uffici di ciascuna regione.Attesa l’importanza della materia, si confidanella consueta, fattiva collaborazione.

Nota:(1) «Attuazione della direttiva 96/82/CE relativa al controllo dei pericoli diincidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose» in G.U. 5aprile 2001, n. 80.

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Trasporto merci pericolose

Attrezzature a pressionetrasportabili:quadro normativo

3Con la circolare 26 ottobre 2004, n. 3982, il Ministero dei trasporti ha fornito il quadro sinteticodelle norme e procedure applicabili alle bombole, incastellature di bombole, tubi, recipienticriogenici per gas, fusti a pressione, cisterne e batterie di recipienti, in seguito al recepimentodelle direttive comunitarie materia di trasporto di merci pericolose e di attrezzature a pressionetrasportabili.

Ministero Trasporti - Circolare 26 ottobre 2004, n. 3982

L’emanazione di alcuni provvedimenti legisla-tivi, che hanno recepito direttive comunitariein materia di trasporto di merci pericolose e diattrezzature a pressione trasportabili, ha innova-to il quadro normativo che regola la progetta-zione e la fabbricazione, le verifiche per l’ap-provazione e la fabbricazione, l’utilizzo e leispezioni periodiche di tali attrezzature.In particolare:� il decreto del Ministero delle infrastrutturedei trasporti del 21 dicembre 2001, ha recepitola direttiva 2001/7/CE, che adegua al progressotecnico la direttiva 94/55/CE, ed ha dispostoche dal 1º luglio 2001 debbono essere applicatele disposizioni degli allegati A e B dell’accordoeuropeo sul trasporto internazionale di mercipericolose su strada (ADR);� il D.Lgs. 2 febbraio 2002, n. 23, in attuazionedella direttiva 1999/36/CE, ha stabilito nuovirequisiti per l’immissione in commercio, lamessa in servizio, l’ispezione periodica e l’uti-lizzazione ripetuta delle attrezzature a pressionetrasportabili ed ha introdotto delle nuove entitaoperative di ispezione denominate «organisminotificati ed autorizzati»;� il decreto del Ministero delle infrastrutturedei trasporti 20 giugno 2003, ha recepito la di-rettiva 2003/28/CE che adegua ulteriormente ladirettiva 94/55/CE.Allo scopo di evitare difformita di interpreta-zione, si ritiene opportuno diramare la presentecircolare che fornisce il quadro sintetico dellenorme e procedure applicabili alle bombole, al-le incastellature di bombole, ai tubi, ai recipien-ti criogenici per gas, ai fusti a pressione, alle ci-sterne ed alle batterie di recipienti.

1) Definizioni

«Bombola», un recipiente trasportabile a pressio-ne, di capacita in acqua non superiore a 150 litri;«Tubo» (classe 2), una grande bombola a pres-

sione trasportabile, senza saldatura, di capacitain acqua superiore a 150 litri e non superiorea 5.000 litri;«Fusto a pressione», un recipiente a pressione,saldato e trasportabile, di capacita superiore a150 litri e non superiore a 1000 litri (per esem-pio recipiente cilindrico munito di cerchi di ro-tolamento, sfere su pattini);«Recipiente criogenico», un recipiente traspor-tabile a pressione, isolato termicamente per igas liquefatti refrigerati, di capacita in acquanon superiore a 1.000 litri;«Contenitore per gas ad elementi multipli(CGEM)», un mezzo di trasporto comprendenteelementi collegati tra loro da un tubo collettore emontati in un telaio. I seguenti elementi sonoconsiderati come elementi di un CGEM: le bom-bole, i tubi, i fusti a pressione e i pacchi di bom-bole, come pure le cisterne per i gas della classe2 aventi una capacita superiore a 0,45 m3;«Cisterna», un serbatoio, munito dei suoi equi-paggiamenti di servizio e di struttura. Quando iltermine e impiegato da solo, comprende i con-tenitori-cisterna, le cisterne mobili, le cisternesmontabili e le cisterne fisse come definite nellapresente sezione come pure le cisterne che co-stituiscono elementi di un veicolo batteria o diun CGEM;«Cisterna smontabile», una cisterna di capacitasuperiore a 0,45 m3, diversa da una cisterna fis-sa, una cisterna mobile, un contenitore-cisternao un elemento di un veicolo-batteria o di unCGEM; che non e progettata per il trasporto del-le merci senza rottura di carico e che, normal-mente, puo essere movimentata solo se vuota;«Contenitore-cisterna», un mezzo di trasportorispondente alla definizione di contenitore ecomprendente un serbatoio e degli equipaggia-menti, compresi quelli atti a consentire gli spo-stamenti del contenitore cisterna senza cambia-mento d’assetto, utilizzato per il trasporto di

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materie gassose, liquide, polverulente o granu-lari, e avente una capacita superiore a 0,45 m3.

2) Normativa previgente alla entratain vigore del D.Lgs. 2 febbraio 2002, n. 23

Antecedentemente alla data di entrata in vigoredel D.Lgs. 2 febbraio 2002, n. 23, le norme ap-plicabili per la progettazione, la costruzione, leprove e l’uso dei recipienti trasportabili per gas(classe 2) erano contenute:� nel D.M. 12 settembre 1925 e successive se-rie di norme integrative e di aggiornamento;� nel D.M. 7 aprile 1985 di recepimento delledirettive comunitarie 84/525/CEE, 84/526/CEE e 84/527/CEE;� negli allegati A e B all’ADR. (periodicamen-te aggiornato).

3) Nuovo quadro normativo

Le direttive 1999/36/CE e 2001/2/CE e la deci-sione 2001/107/CE, recepite in Italia conD.Lgs. 2 febbraio 2002, n. 23, prescrivono che:� le bombole, i tubi, i recipienti criogenici e i lo-ro rubinetti ed accessori di nuova fabbricazione,immessi sul mercato a partire dal 1º luglio 2001;� i fusti a pressione, le incastellature di bombo-le, le cisterne e i loro rubinetti ed accessori dinuova fabbricazione, immessi sul mercato apartire dal 10 luglio 2005;� debbono rispettare le pertinenti disposizionidegli allegati alla direttiva 94/55CE (ADR).Per l’immissione sul mercato comunitario dellebombole, dei tubi, dei recipienti criogenici, deifusti a pressione, delle incastellature di bombo-le, delle cisterne (e dei veicoli batteria) e dei lo-ro rubinetti e accessori e previsto che la valuta-zione della conformita sia effettuata da un orga-nismo, notificato.Il D.Lgs. 2 febbraio 2002, n. 23, inoltre:� ha consentito fino al 30 giugno 2003 l’immis-sione sul mercato e la messa in servizio delle at-trezzature a pressione trasportabili conformi al-la normativa previgente alla data di entrata invigore del decreto medesimo;� consente fino al 1º luglio 2007 l’immissionesul mercato e la messa in servizio dei fusti apressione delle incastellature di bombole e dellecisterne, conformi alla normativa previgente al-la data del 1º luglio 2005 (secondo la modificaapportata dalla decisione 2003/525/CE).3.1 Le attrezzature per trasporto di gas gia im-messe sul mercato, inclusi i loro rubinetti ed ac-cessori, possono essere sottoposti ad una proce-dura di rivalutazione della conformita da partedi un organismo notificato.3.2 L’ispezione periodica dei recipienti, com-presi i loro rubinetti ad altri accessori puo esse-re effettuata da un organismo notificato o da unorganismo autorizzato con la procedura di cuial modulo I dell’allegato IV parte III della diret-tiva 1999/36/CE o, in alternativa, puo essere ef-fettuata dal fabbricante, dal suo mandatario sta-bilito nel territorio comunitario, o dal detentoreche applichi per le ispezioni periodiche un si-stema di qualita approvato e operi sotto la sor-

veglianza di un organismo notificato, (nel ri-spetto della procedura di cui al modulo 2 del-l’allegato IV parte III della direttiva 99/36/CE).3.3 Per uniformare l’interpretazione della diret-tiva 1999/36/CE, l’Unione Europea medianteun apposito gruppo di esperti, ha diffuso 38 li-nee guida che sono consultabili al seguente in-dirizzo internet: http://europa.eu.int/comm/tran-sport/tpe/index_en.html

4) Valutazione della conformitadei recipienti alle disposizioni della direttiva94/55/CE

Le prescrizioni inerenti la progettazione, la co-struzione e le prove dei recipienti trasportabiliper gas (classe 2), sono riportate nei pertinenticapitoli degli allegati alla direttiva 94/55/CE,a cui si rimanda.Si ritiene comunque opportuno evidenziare i se-guenti punti:4.1 per le bombole, i tubi, le incastellature dibombole e i recipienti criogenici: i capitoli 4.1e 6.2 con particolare riferimento a:� paragrafo 6.2.1 che riporta i requisiti generaliper la progettazione, la costruzione e l’approva-zione del recipienti nonche i tipi di materiali egli accessori di servizio degli stessi;� paragrafo 6.2.2 che definisce un elenco dinorme che soddisfano i requisiti del precitatoparagrafo 6.2.1.4.2 per le cisterne, i veicoli batteria e i CGEM:capitoli 6.7 e 6.8 con particolare riferimento a:� paragrafo 6.7.3 che riporta i requisiti generaliper la progettazione, la costruzione e l’approva-zione delle cisterne per gas liquefatti non refri-gerati marcati UN;� paragrafo 6.7.4 che indica i requisiti generaliper la progettazione, la costruzione e l’approva-zione delle cisterne per gas liquefatti refrigeratimarcati UN;� paragrafo 6.7.5 che riporta i requisiti generaliper la progettazione, la costruzione e l’approva-zione dei CGEM per gas non refrigerati marcatiUN;� paragrafo 6.8.2 che specifica i requisiti gene-rali per la progettazione, la costruzione e l’ap-provazione;� paragrafo 6.8.3 che indica i requisiti partico-lari applicabili alle cisterne, veicoli batteria eCGEM specificatamente idonei per il trasportodi gas;� paragrafo 6.8.4 che elenca le disposizionispeciali applicabili;� paragrafo 6.8.5 che specifica le prescrizioniconcernenti i materiali per le cisterne saldate,aventi pressione di progetto maggiore di 10bar e per le cisterne criogeniche.

5) Rivalutazione della conformitadei recipienti esistenti alle disposizionidella direttiva 94/55/CE

5.1 Disposizioni di carattere generale

La rivalutazione di conformita e la proceduravolta a valutare a posteriori, a richiesta del pro-

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prietario, del suo mandatario o del detentore, laconformita delle attrezzature a pressione tra-sportabili gia esistenti e messe in funzione ante-riormente alla data di entrata in vigore delD.Lgs. 2 febbraio 2002, n. 23, alle relative di-sposizioni degli allegati alle direttiva 94/55/CE.E inoltre possibile trasformare, come previstodalla linea guida n. 8 del comitato di espertiTPED, un’omologazione ottenuta secondo lanormativa precedentemente in vigore (direttive84/525/CEE, 84/526/CEE e 84/527/CEE) senzaprocedere ad ulteriori prove, quando l’organi-smo notificato verifica sotto la propria respon-sabilita che la normativa in questione offre lostesso livello di sicurezza delle disposizioniADR e delle norme ivi menzionale.Per la rivalutazione della conformita alle perti-nenti disposizioni della direttiva 94/55/CE delleattrezzature per trasporto di gas, collaudati inbase alle norme previgenti all’interno di unoStato firmatario dell’accordo ADR, il proprieta-rio o l’utilizzatore o, nel caso di rivalutazionedella conformita di tipo, il fabbricante puo pre-sentare la richiesta ad un organismo notificato,allegando alla stessa la prescritta documenta-zione e seguire l’iter procedurale previsto perle varie categorie di apparecchiature a pressionetrasportabili.

5.2 Rivalutazione della conformita di bombole,tubi, incastellature di bombole,fusti a pressione e recipienti criogenici

A titolo esemplificativo si evidenziano alcuneprocedure che gli enti notificati debbono mette-re in atto per procedere alla rivalutazione diconformita.

5.2.1 Rivalutazione di conformita del tipoPer la rivalutazione di conformita del tipo di re-cipiente devono essere fornite informazioni checonsentano un’identificazione univoca delle ca-ratteristiche del tipo oggetto della richiesta,quali:� norme e indirizzo del fabbricante;� norme di progettazione e costruzione;� processo di fabbricazione e modalita di giun-zione (ove applicabile);� pressione di prova;� pressione di esercizio;� materiale utilizzato;� valori minimi del carico di snervamento edella resistenza a trazione, e della resilienza;� diametro nominale esterno e relativa tolleran-za;� lunghezza totale minima e massima;� capacita in acqua minima e massima;� spessore minimo della parete e dei fondi;� disegno della sezione longitudinale;� ammissione all’uso con idrogeno o altri gasfragilizzanti;� per le bombole di acetilene, informazioni sultipo ed eventuale approvazione della massa po-rosa;� altri eventuali dati significativi;� certificati di approvazione del tipo (secondo

la specifica originaria) o di collaudo di produ-zione relativi ad almeno due lotti di fabbricazio-ne.L’organismo ispettivo, valuta i materiali, i pro-cessi di fabbricazione, la progettazione, le mo-dalita di realizzazione, i limiti di lunghezza edi capacita, e le prove eseguite, per verificareche i recipienti del tipo previsto assicurino ca-ratteristiche di sicurezza almeno equivalenti aquelle richieste della direttiva a riferimento.Qualora i dati forniti risultino incompleti, l’or-ganismo ispettivo puo richiedere delle integra-zioni e puo eseguire o fare eseguire prove inte-grative necessarie per completare il quadro diriferimento.Sulla base delle verifiche e delle eventuali pro-ve di cui sopra, l’organismo ispettivo puo emet-tere un rapporto di rivalutazione della confor-mita del tipo che deve riportare il nome e il nu-mero di individuazione dello stesso organismo,il nome e la firma del responsabile della rivalu-tazione, l’identificazione del tipo di recipienterivalutato e i riferimenti ai relativi disegni especifiche. Al rapporto devono essere inoltre al-legati copia dei certificati da cui sono stati rica-vati i dati utilizzati per la rivalutazione, nonchele certificazioni delle eventuali prove integrati-ve effettuate.

5.2.2 Rivalutazione di conformita del singolorecipientePer la valutazione di conformita dei singoli re-cipienti, devono essere fornite, in aggiunta aquanto specificato al punto 5.2.1, le copie deicertificati di collaudo di fabbricazione, o unadocumentazione equivalente, che identifichi isingoli recipienti e le loro caratteristiche o le ca-ratteristiche del lotto di cui fanno parte.Il proprietario o l’utilizzatore dei recipienti deveanche dichiarare se i recipienti sono stati impie-gati in servizio per gas particolari (quali ossidodi carbonio o sue miscele) e indicare le even-tuale limitazioni all’uso e le notizie concernentieventuali danni o riparazioni effettuate.L’organismo ispettivo deve anche verificareche:� i recipienti non siano inclusi in alcuna lista dirichiamo o prescrizione per ragioni di sicurez-za;� le eventuali bombole o tubi destinati a conte-nere idrogeno o gas fragilizzanti soddisfino leprescrizioni della norma EN 11114-1;Se la documentazione prodotta e incompleta onon vi e prova che siano soddisfatti tutti i requi-siti prescritti, l’organismo ispettivo deve fareseguire le prove integrative ritenute necessarie.Tutte le bombole per cui e richiesta la rivaluta-zione di conformita devono essere sottopostealla verifica periodica.Sulla base delle verifiche, delle eventuali proveintegrative e dell’ispezione periodica, l’organi-smo notificato puo emettere un attestato di riva-lutazione della conformita dei recipienti, chedeve riportare il nome e il numero di individua-zione dell’organismo, il luogo e la data dell’i-

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spezione, il nome e la firma dell’ispettore, l’i-dentificazione e le caratteristiche dei recipienti,ricavate dalle certificazioni prodotte o dalleprove integrative eseguite.Inoltre deve essere rilasciato il certificato dellaispezione periodica.Nel caso in cui la rivalutazione di conformitadei recipienti venga effettuata da un organismoautorizzato, al sopraccitato attestato devono es-sere allegati anche copia del certificato di riva-lutazione del tipo (effettuata da un organismonotificato) e del certificato di collaudo dellaproduzione, nonche copia dei verbali delleeventuali prove integrative effettuate per la ri-valutazione del tipo.Si rammenta che per le bombole fabbricate inconformita delle direttive 84/525/CEE, 84/526/CEE e 84/527/CEE ed immesse in com-mercio antecedentemente o entro due anni dalladata del 1º luglio 2001 il marchio garantisce lalibera commercializzazione nell’Unione Euro-pea, ma non la libera circolazione (riempimen-to, uso, ricarica e ispezione).Per tale circostanza le bombole soggette allepredette direttive sono espressamente menzio-nate nell’articolo 16 del decreto legislativo 2febbraio 2002, n. 23, che prevede l’apposizionedel marchio da parte di un organismo notificatoo autorizzato unicamente a seguito di un’ispe-zione periodica (e non di una rivalutazione).

Documento di prova periodica successivaalla primaAd ogni prova periodica successiva, il docu-mento di prova precedente viene sostituito e al-legato al documento di rivalutazione della con-formita.Le certificazioni di cui sopra devono essereconservate presso il proprietario e, in copia,dall’organismo che li ha rilasciati.

5.3 Rivalutazione della conformitadelle cisterne, cisterne smontabili,contenitori cisterna

Rivalutazione di conformita del tipoPer la rivalutazione di conformita del tipo di ci-sterna devono essere fornite informazioni checonsentano un’identificazione precisa delle ca-ratteristiche del tipo oggetto della richiesta,quali:� norme e indirizzo del fabbricante;� norme di progettazione e costruzione;� processo di fabbricazione e modalita di giun-zione;� pressione di prova;� pressione di esercizio;� materiale utilizzato;� caratteristiche tecnologiche del materiale dicostruzione con particolare riferimento ai valoriminimi del carico di snervamento, della resi-stenza a trazione e della resilienza;� diametro nominale esterno e relativa tolleran-za;� dimensioni esterne e interne (nel caso di reci-pienti criogenici isolati sotto vuoto le dimensio-

ni interna ed esterne devono essere relative siaall’involucro esterno che al recipiente interno);� elementi costruttivi dei frangiflutti;� elementi di rinforzo contro il vuoto (se ricorreil caso);� sostegni tra involucro interno ed esterno (sericorre il caso);� capacita in acqua minima e massima;� spessore minimo della parete e dei fondi;� calcoli di verifica strutturale secondo la nor-ma di costruzione originaria (approvata pressouno Stato firmatario dell’ADR);� calcoli di verifica strutturale secondo l’ADR;� altri eventuali dati significativi.L’organismo ispettivo, valuta i materiali, i pro-cessi di fabbricazione, la progettazione, le mo-dalita di saldatura, i limiti di lunghezza e di ca-pacita, e le prove eseguite, per verificare che irecipienti del tipo previsto assicurino caratteri-stiche di sicurezza almeno equivalenti a quellerichieste della direttiva a riferimento.Qualora i dati forniti risultino incompleti, l’or-ganismo ispettivo puo richiedere delle integra-zioni e puo eseguire o fare eseguire prove inte-grative necessarie per completare il quadro diriferimento.Sulla base delle verifiche e delle eventuali pro-ve di cui sopra, l’organismo ispettivo nel rap-porto di rivalutazione della conformita del tipoche deve riportare il nome e il numero di indi-viduazione dello stesso organismo, il nome e lafirma del responsabile della rivalutazione, l’i-dentificazione del tipo di recipiente rivalutatoe i riferimenti ai relativi disegni e specifiche.Al rapporto devono essere inoltre allegati copiadei certificati da cui sono stati ricavati i dati uti-lizzati per la rivalutazione, nonche le certifica-zioni delle eventuali prove integrative effettuate.

5.3.2 Rivalutazione di conformitadella singola cisternaPer la valutazione di conformita della singolacisterna, devono essere fornite, in aggiunta aquanto specificato al punto precedente le copiedei certificati di collaudo di fabbricazione, ouna documentazione equivalente, che identifi-chi la singola cisterna e le sue caratteristiche.Il proprietario o l’utilizzatore dei recipienti deveanche indicare le eventuali limitazioni all’uso ele notizie concernenti eventuali danni subiti eriparazioni effettuate.Se la documentazione prodotta e incompleta onon vi e prova che siano soddisfatti tutti i requi-siti prescritti, l’organismo ispettivo deve fareseguire le prove integrative ritenute necessarie.Sulla base delle verifiche, delle eventuali proveintegrative e dell’ispezione periodica, l’organi-smo ispettivo puo emettere un attestato di riva-lutazione della conformita della cisterna che de-ve riportare il nome e il numero di individua-zione dell’organismo, il luogo e la data dell’i-spezione, il nome e la firma dell’ispettore, l’i-dentificazione e le caratteristiche della cisterna,ricavate dalle certificazioni prodotte o dalleprove integrative eseguite.

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Inoltre deve essere rilasciato il certificato dellaispezione periodica in cui vengono indicate leprove effettuate sulla cisterna e sui dispostividi sicurezza.

Documento di prova periodica successivaalla primaAd ogni prova periodica successiva, il docu-mento di prova precedente viene sostituito edallegato al documento di rivalutazione dellaconformita. Le certificazioni di cui sopra devo-no essere conservate presso il proprietario e, incopia, dall’organismo che li ha rilasciate.

6) Elenco degli organismi notificatie autorizzati non dipendenti dallo Statocon sede sul territorio italiano

Si fornisce di seguito l’elenco degli organisminotificati ed autorizzati dal Ministero delle in-frastrutture e dei trasporti alla data della presen-te circolare.

AllegatoElenco degli organismi notificati ed autorizzati

non dipendenti dallo Stato,con sede sul territorio italiano

A. Organismi notificati1) Istituto Superiore per la Prevenzione e la Si-curezza del Lavoro - Dipartimento Omologa-zione e Certificazione (I.S.P.E.S.L.) - Via Urba-na, 167 - Roma2) Consorzio Europeo Certificazione (C.E.C.) -Via Pisacane, 46 - Legnano (MI)3) Certification of Safety Institute S.p.A.(C.S.I.) - Viale Lombardia, 20 - Bollate (MI)4) European Certifying Organization S.p.A.(E.C.O.) - Via Mengolina, 31 - Faenza (RA)5) Consorzio IITALCERT - Viale Sarca, 336 -Milano

B. Organismi autorizzati

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6 ottobre 2004 - 22 novembre 2004

Rassegna della Cassazionepenalea cura di Raffaele Guariniello

Leptospirosi del dipendentecomunale, soggettiresponsabili e carenzadi fondi

Cassazione penale, Sez. IV - Sentenza n. 39052del 6 ottobre 2004 (u.p. 15 aprile 2004) - Pres.Olivieri - Est. Perna La Torre - P.M. (Conf.)Veneziani - Ric. De Lucia e altri

Di grande interesse e il caso di patologia pro-fessionale affrontato da questa sentenza: un di-pendente comunale addetto a mansioni di fo-gnatore, durante lo spurgo di un tratto fognariopubblico, entro in contatto attraverso la cute e lemucose con acqua contaminata da urine di ani-mali infetti in quanto sprovvisto di mezzi diprotezione personali adeguati ai rischi specificiper il capo, gli occhi, le mani e le vie respirato-rie in violazione degli artt. 377, 381, 382, 383,387, D.P.R. 27 aprile 1955, n. 547; e, quindi,contrasse la leptospirosi con esito mortale. Trei soggetti dichiarati colpevoli del delitto di omi-cidio colposo: l’assessore alla vivibilita, il caposettore del servizio fognatura e il preposto ai la-vori di spurgo presso il comune.La Sez. IV conferma le condanne. Con riguardoal capo settore del servizio fognatura (assolto inprimo grado dal tribunale, ma condannato dallaCorte d’Appello), osserva che due note a suafirma indirizzate alla segreteria generale del co-mune a all’assessore alla vivibilita mettono inluce che egli «era perfettamente a conoscenzadella concreta esposizione a rischi dei fognatoricostretti a svolgere il loro servizio in condizionidi estremo pericolo per la salute, operando inambienti malsani ed infetti senza l’ausilio deipiu elementari mezzi di protezione», e aggiungeche «gli erano ben note le modalita di esecuzio-ne dei lavori, avendoli disposti ed essendosi re-cato presso il cantiere per sollecitarne la veloceesecuzione». E ne desume che «il giudicabile,per le funzioni svolte, era destinatario delle nor-me antinfortunistiche ex D.P.R. n. 547/1955,onde su di lui gravava l’obbligo - che non am-mette deroghe - di predisporre tutte le misure disicurezza stabilite dalle norme a tutela dei lavo-ratori, con conseguente responsabilita in caso diinadempienza».Quanto al preposto, la Sez. IV ne ritiene la col-pevolezza, avuto riguardo alla sua «funzione di

preposto», alla «conoscenza da parte dello stes-so dei lavori di fognatura da eseguirsi usando lemani», alla «carenza di idonei presidi antinfor-tunistici», alla «funzione di garanzia ricopertadal prevenuto», alla «riferibilita del decesso allaleptospirosi contratta nel corso delle operazionidi espurgo della fogna».Nell’occuparsi infine dell’assessore (cui era de-mandata, tra l’altro, la cura del servizio fogna-tura della citta), la Sez. IV sottolinea che egli«era stato informato delle carenze de quo daldirigente del servizio fognatura». Affermache, «in tema di norme per la prevenzione degliinfortuni, non si puo ascrivere al dirigente ogniviolazione di specifiche norme antinfortunisti-che, atteso che, sebbene l’art. 2, comma 1, let-tera b), seconda parte, D.Lgs. n. 626/1994 indi-vidui la nozione di datore di lavoro pubbliconel dirigente al quale spettano i poteri di gestio-ne, l’art. 4, comma 12, D.Lgs. citato ribadisce ilprincipio fondamentale in materia di delega difunzioni secondo cui, attesa la funzione di ga-ranzia assunta dal sindaco e dagli assessori inmateria di prevenzione, la delega in favore deldirigente assume valore solo ove gli organi elet-tivi e politici siano incolpevolmente estranei al-le inadempienze del delegato e non siano statiinformati, assumendo un atteggiamento di iner-zia e di colpevole tolleranza» (per questa impo-stazione v., avanti, Cass. 7 ottobre 2004, Beltra-mi e altri, alla cui nota si rinvia per un quadrodella giurisprudenza in materia). Ne ricavache «tanto basta per poter affermare la penaleresponsabilita dell’assessore in quanto lo stes-so, sebbene puntualmente informato delle ca-renze in tema di misure di prevenzione infortu-ni dei fognatori, omise di provvedere tempesti-vamente alla acquisizione dei necessari ed ido-nei presidi antinfortunistici». Quanto poi all’as-sunto difensivo «secondo cui il comune era pri-vo di fondi e, quindi, non era in grado di prov-vedere all’acquisto di guanti, tra l’altro dal co-sto del tutto modesto», chiarisce che un tale as-sunto «non esonera il prevenuto daresponsabilita, atteso che in caso di violazionedi norme antinfortunistiche le difficolta econo-miche in cui versi l’impresa o la mancanza difondi sufficienti per adottare le misure previstedalla legge non integrano alcuna ipotesi di casofortuito o forza maggiore, essendo prevedibilied in qualche modo riparabili». Tanto e veroche «successivamente al decesso del fognatorevennero garantite le condizioni di sicurezza mi-

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nime per i lavoratori addetti al servizio delle fo-gne, anche con l’acquisto dei guanti di cui si di-scute». Analogamente, su quest’ultimo punto,Cass. 6 ottobre 1997, Chiappa, in ISL, 1997,12, 675 - nell’esaminare un caso in cui il sinda-co aveva sostenuto che «il comune non avevaprovveduto ai relativi incombenti per mancanzadi fondi» - anzitutto, osservo che «il caso for-tuito consiste in un avvenimento non previstoe non prevedibile, che si inserisca all’improvvi-so nell’azione del soggetto, soverchiandoneogni possibilita di resistenza o contrasto, men-tre per forza maggiore si intende la vis maiorcui resisti non potest, cioe quell’evento che sca-turisca dalla natura o dal fatto dell’uomo e che,pur se preveduto non puo essere in alcun modoimpedito»; aggiunse che «il principio di nonesigibilita di una condotta diversa non puo tro-vare collocazione e spazio al di fuori delle cau-se di giustificazione e di esclusione della colpe-volezza codificate espressamente», e che «l’ac-cadimento fortuito deve risultare totalmentesvincolato sia dalla condotta dello stesso, siadalla di lui colpa»; sottolineo che «la provadel caso fortuito o della forza maggiore deveessere fornita dall’imputato in modo rigoroso,allegando i fatti e le circostanze in cui si concre-tizzano»; e concluse che, «in caso di violazionedi norme antinfortunistiche le difficolta econo-miche in cui versi l’impresa o la mancanza difondi sufficienti per adottare le misure previstedalla legge, non integrano alcuna ipotesi di casofortuito o forza maggiore, essendo prevedibilied in qualche modo riparabili». In precedenza,la Cassazione aveva sostenuto che, «in casodi violazioni delle norme di prevenzione infor-tuni e igiene del lavoro in locali di proprieta co-munale, ove non ricorra una specifica causa dinon punibilita (come la forza maggiore ex art.45 c.p. per mancanza assoluta di risorse di bi-lancio), incorre in responsabilita penale il sin-daco che, per destinare le risorse a fini ritenutiprioritari, trascura di ottemperare agli obblighiinderogabili stabiliti dalla legge penale qualiquelli relativi alla sicurezza del lavoro»: cosı,testualmente, Cass. 8 aprile 1993, Russo, inGuariniello, op. cit., 188; v., altresı, Cass. 27settembre 1995, Aiello e altri, in Dir. prat.lav., 1995, 45, 2817; Cass. 4 maggio 1984, Bar-ni e altri, in Giust. pen., 1985, II, 356.

Datore di lavoro pubblicoe prova della delega

Cassazione penale, Sez. III - Sentenza n.39268 del 7 ottobre 2004 (u.p. 13 luglio2004) - Pres. Postiglione - Est. Novarese -P.M. (Diff.) Febbraro - Ric. Beltrami e altro

Questa sentenza in tema di identificazione del da-tore di lavoro nell’ambito delle pubbliche ammi-nistrazioni fa spicco per la molteplicita deglispunti offerti (sul tema v., tra le ultime, Cass.

28 aprile 2003, Fortunato, in Dir. prat. lav.,2003, 23, 1542; Cass. 21 febbraio 2003, Giuliani,ibid., 2003, 11, 744; Cass. 9 gennaio 2003, DiLena, ibid., 2003, 7, 508; Cass. 26 settembre2002, Borreca, ibid., 2002, 45, 2954; Cass. 20febbraio 2002, Mazzei, ibid., 2002, 12, 858;Cass. 15 gennaio 2001, Bonghi e altro, ibid.,2001, 32, 2188; Cass. 28 luglio 2000, Daverio,ibid., 2001, 32, 2191, alle cui note si rinvia perun panorama della giurisprudenza in argomento).Magistrale resta, a cinque anni di distanza, l’a-nalisi condotta da Cass. 14 aprile 1999, Vanni-ni, ibid., 1999, 42, 2994, ove si affermo che «la‘‘individuazione del datore di lavoro’’, ai sensidell’art. 2, lettera b), D.Lgs. n. 626/1994, devecomportare che al medesimo - avente funzionidirigenziali, ovvero che risulti essere prepostoad un ufficio avente autonomia gestionale -spettino ‘‘poteri (effettivi) di gestione’’ e, dun-que, poteri autonomi di spesa» e che «la posi-zione del soggetto, quale ‘‘datore di lavoro’’,comporta in primo luogo una capacita gestiona-le di natura patrimoniale». Di non minore rilie-vo fu, successivamente, Cass. 28 aprile 2003,Fortunato, cit., la quale sottolineo che «in forzadell’art. 2, comma 1, lettera b), D.Lgs. n. 626/1994, nelle pubbliche amministrazioni - nelcui novero rientrano gli enti locali, secondo laprecisazione contenuta nell’art. 1, comma 2,D.Lgs. 3 febbraio 1993, n. 29, attualmente so-stituito dall’art. 1, comma 2, D.Lgs. 30 marzo2001, n. 165, che ha abrogato il precedente te-sto normativo in materia - la qualifica di datoredi lavoro puo essere attribuita esclusivamente aidirigenti, ai quali siano attribuiti poteri di ‘‘ge-stione’’, dovendosi intendere con tale termine,in analogia con quanto previsto dalla disposi-zione citata per il settore privato, la esistenzadi autonomi poteri decisionali anche in materiadi spesa».Nel riprendere alcuni concetti espressi dalle ci-tate sentenze Mazzei, Bonghi, e Daverio permano del medesimo estensore, la Sez. III tornaora sull’argomento (per un’applicazione con-creta v., retro, Cass. 6 ottobre 2004, De Luciae altri). Premette che, «secondo giurisprudenzacostante di questa Corte (cfr. Cass. sez. un. 14ottobre 1992 n. 9874, Giuliani rv. 191185), laindividuazione dei destinatari degli obblighiposti dalle norme sulla prevenzione degli infor-tuni sul lavoro e sull’igiene del lavoro deve fon-darsi non gia sulla qualifica rivestita, bensı sullefunzioni in concreto esercitate, che prevalgono,quindi, rispetto alla carica attribuita al soggetto(ossia alla sua funzione formale)», e che, «pe-raltro, sotto il profilo normativo, assume rile-vanza la nozione, fornita dal D.Lgs. n. 626/1994, modificata dal D.Lgs. n. 242/1996, di da-tore di lavoro pubblico, individuato nel dirigen-te del settore». Subito precisa che «l’introduzio-ne delle norme richiamate non comporta l’e-sclusione di ogni responsabilita dell’organoapicale, giacche questi precetti devono esserecoordinati con il principio generale, non dero-gato in tema di responsabilita penale per l’ap-

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plicazione e l’osservanza della normativa diprevenzione degli infortuni e sull’igiene del la-voro, dell’effettivita della gestione del potere inconsiderazione della protezione accordata dallaCostituzione ai fondamentali diritti inerenti allalegislazione antinfortunistica». Assume comenorma chiave l’art. 4, comma 12, D.Lgs. n.626/1994, in forza del quale «gli obblighi rela-tivi agli interventi strutturali e di manutenzionenecessari per assicurare ... la sicurezza dei localie degli edifici assegnati in uso a pubbliche am-ministrazioni ... ivi comprese le istituzioni sco-lastiche ed educative ... restano a carico del-l’amministrazione tenuta, per effetto di normeo convenzioni, alla loro fornitura o manutenzio-ne» e «gli obblighi previsti ... relativamente aipredetti interventi, si intendono assolti, da partedei dirigenti o funzionari preposti agli uffici in-teressati, con la richiesta del loro adempimentoall’amministrazione competente o al soggettoche ne ha l’obbligo giuridico». Ricava da talenorma «il principio fondamentale in materiadi delega di funzioni, secondo cui, attesa la po-sizione di garanzia assunta dai vertici dell’entepubblico, la delega in favore di un soggetto chenon puo neppure rifiutarla, qual e il dirigente oil funzionario preposto, assume valore solo ovedetti organi siano incolpevolmente estranei alleinadempienze del delegato e non siano stati in-formati, assumendo un atteggiamento di inerziae di colpevole tolleranza». Precisa, inoltre, che«occorre distinguere, riguardo ad ogni ente,pubblico o privato, in piena armonia con i prin-cipi espressi dalle normative organizzatorie edistituzionali, fra difetti strutturali e ordinariobuon funzionamento delle strutture stesse, ulte-riormente suddividendosi in questo caso fraquelle di carattere occasionale, in ogni casonon riferibili al soggetto apicale, e permanenti,giacche in detta ultima ipotesi si richiede la co-municazione espressa o, comunque, la cono-scenza delle stesse da parte degli organi di ver-tice». Afferma che «tale impostazione, con rife-rimento ad ogni ente, lega indissolubilmentel’esercizio dei poteri gestionali, affidati ai diri-genti, all’attribuzione di ‘‘autonomi poteri dispesa’’, senza i quali non puo esserci alcunesercizio di facolta gestionali, e comporta la re-sponsabilita del datore di lavoro pubblico nel-l’individuare dirigenti in possesso di attitudinie capacita adeguate, prospettando, indi, una re-sponsabilita per culpa in eligendo oltre che invigilando». Chiarisce, altresı - qui evocandola sentenza Vannini - che «la posizione del di-rigente quale datore di lavoro comporta una ca-pacita gestionale di natura patrimoniale, poterieffettivi di gestione e l’esercizio di poteri nonesauriti in attivita riconducibili esclusivamentealla categoria degli obblighi e, quindi, anche aquello della sospensione del servizio, mentrel’organo apicale e sempre responsabile, alterna-tivamente o cumulativamente, ove venga infor-mato delle deficienze e non vi adempia ovveronel caso in cui siano necessarie impegnative di

spesa, non consentite all’organo tecnico o al di-rigente del settore».A questo punto, previa una ricognizione degliorientamenti non del tutto convergenti in mate-ria, la Sez. III si preoccupa di fornire ulteriorichiarimenti in merito alla prova della delega.Pone in luce, anzitutto, «la necessita di una for-ma scritta nel settore pubblico, giacche nel di-ritto amministrativo vige l’esigenza di una for-malizzazione dei rapporti organizzativi al finedi predicare all’esterno la posizione assunta al-l’interno della struttura»; e ritiene in generaleche, «attesa la formula generica della forma‘‘espressa’’ e del contenuto chiaro e considera-to l’onere probatorio incombente sul soggettotitolare dell’obbligo di garanzia, ritenuto rigoro-so dalla giurisprudenza prevalente, la predispo-sizione di ordini di servizio per iscritto, di nor-me interne, di organigrammi e di deleghe scrittefacilitano la dimostrazione della sua esistenzaprima della commissione del fatto criminoso eservono a semplificare la prova degli altri requi-siti oggettivi, che si risolvono nell’individua-zione delle condizioni che esprimono l’adempi-mento diligente dell’obbligo di protezione me-diante l’apprestamento di una struttura e diun’organizzazione». (Sulla necessita della dele-ga scritta, tra le piu recenti, Cass. 17 ottobre2003, D’Agostin, in ISL, 2003, 12, 720; quantoall’onere della prova circa il conferimento, icontenuti e i requisiti della delega, nello stessosenso, da ultimo, Cass. 11 giugno 2004, Deut ealtro, ibid., 2004, 12, 753; Cass. 24 marzo2003, Di Martino e altro, ibid., 2003, 8, 469).

Impossibilita tecnicadi mezzi protettivie divieto assolutodi macchine insicure

Cassazione penale, Sez. III - Sentenza n.39852 del 12 ottobre 2004 (u.p. 13 luglio2004) - Pres. Postiglione - Est. Piccialli L. -P.M. (Parz. conf.) febbraio - Ric. Greco

Condannato per il delitto di lesione personalecolposa in rapporto a un infortunio occorso aun dipendente per «la mancata installazionesu una macchina perforatrice deputata alla fora-tura di profili di alluminio di ripari o dispositiviatti ad evitare che le mani o altre parti del corpodei lavoratori siano offese dal punzone o da al-tri organi mobili lavoratori» in violazione del-l’art. 115, D.P.R. 27 aprile 1955, n. 547, il da-tore di lavoro lamenta che «i dispositivi di sicu-rezza sulla macchina (erano) del tutto incompa-tibili con le modalita di funzionamento dellastessa e non necessari, in caso di corretto impie-go della medesima, non sussistendo alcuna si-tuazione di intrinseca pericolosita del relativofunzionamento».La Sez. III replica che «le censure, con le quali

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si sostiene l’impossibilita tecnica, nella specie,di adozione dei dispositivi protettivi, oltre acontrastare con le risultanze di segno diversoevidenziate dal giudicante (che ha ritenuto com-patibile con la manovra di punzonatura a pedalel’apposizione di uno schermo sulla parte supe-riore, atto ad impedire l’introduzione delle manidurante il movimento del punzone), partono dauna premessa implicita palesemente infondata,secondo la quale l’incompatibilita con le moda-lita di funzionamento della macchina sarebbe diper se scriminante, laddove, invece, situazionidel genere comporterebbero il divieto assolutodi impiego di siffatti macchinari, oggettivamen-te ed intrinsecamente pericolosi».Proprio con riguardo a un’ipotesi di applicazio-ne dell’art. 115, D.P.R. n. 547/1995, in passato,Cass. 5 giugno 2002, Latini, in ISL, 2002, 9,504, affermo che «il datore di lavoro che utiliz-zi una macchina che presenti all’inizio della la-vorazione rischi per l’incolumita del lavoratorenon puo invocare a propria discolpa l’impossi-bilita pratica di applicazione del necessario pre-sidio, poiche, nell’alternativa, e tenuto a mette-re fuori servizio la macchina incompleta di si-stema protettivo»; e, in particolare, rilevo che«l’art. 115, D.P.R. n. 547/1955 pone l’assolutoprincipio che durante la lavorazione le mani ole altre parti del corpo del lavoratore possanoentrare in contatto diretto ed accidentale con or-gani mobili in moto della macchina presso cuiegli opera»; e, «al fine di assicurare l’incolumi-ta del lavoratore, ha portata generale e i dispo-sitivi di sicurezza indicati specificatamente dal-le norme successive hanno la strumentale fun-zione di evitare in assoluto il contatto fra l’ad-detto alle macchine e gli organi in movimento,il che vale per tutte le fasi della lavorazione».In termini parimente significativi, Cass. 9 luglio2002, Baruffi e altri, ibid., 2002, 9, 504, attinenteall’art. 72, D.P.R. n. 547/1955, sottolineo che, «intema di sicurezza sul lavoro e, in particolare, diutilizzazione di macchine che presentino organilavoratori, sia a movimento circolare che a per-cussione, o altrimenti, l’esigenza di protezionedi tali organi in modo e misura tale da impedireche, durante il funzionamento, l’addetto possa co-munque venire a contatto con una qualche partedel corpo (e ad uguale ragione con gli indumenti)con l’organo lavoratore in movimento, deve rite-nersi assoluta». Osservo a supporto che «tale in-terpretazione si ricava dalla lettura dell’art. 72,D.P.R. n. 547/1955, il quale prevede che gli appa-recchi di protezione amovibili degli organi lavora-tori ... debbono essere provvisti di dispositivo diblocco collegati con gli organi di messa in motoe d movimento della macchina, in modo da rea-lizzare almeno una delle condizioni di sicurezzacome prescritte alle lettere a) e b) dello stesso ar-ticolo». Soggiunse che «dalla coordinata e costi-tuzionalmente orientata lettura (in considerazionedel valore primario ed elettivo della vita dell’uo-mo e della sua integrita e dignita) della disposi-zione si deduce che, di regola, i presidi di prote-zione degli organi lavoratori in movimento delle

macchine devono essere fissi e non amovibili»,e che, «tuttavia, la norma prevede che, quandosiano amovibili, debbano rispondere a requisitidi tutela specificamente indicati». Pertanto, critico«la lettura fornita dai ricorrenti, secondo cui l’in-ciso ‘‘quando sia tecnicamente possibile’’ condu-ca alla conclusione che, ove tecnicamente nonpossibile, la macchina pericolosa per la incolumi-ta fisica dell’addetto possa essere ugualmente uti-lizzata e tenuta in produzione, seppure a rischio»,in quanto «l’inciso appena riportato va, invece,inteso nel senso che la protezione amovibile econsentita purche sia tecnicamente possibile rea-lizzare la condizione di sicurezza descritta alle ri-chiamate lettere a) e b) applicando il presidio ipo-tizzato dalla legge o altro, in ogni caso idoneo adassicurare quella condizione». E ancora: «nonpuo essere evidentemente accettata una interpreta-zione, che, nel privilegiare l’esigenza della produ-zione, consenta l’introduzione nel luogo di lavoroo il mantenimento in funzione di una macchinapericolosa per gli addetti, quando il rischio nonsia eliminabile (ed eliminato) mediante apparec-chi di protezione fissi o amovibili che rispondanoai requisiti tutori prescritti dalla legge». E conclu-se che, «in una, eventuale, simile situazione, ap-pare evidente come l’introduzione e l’uso diuna siffatta macchina debba ritenersi vietata, qua-le che possano essere le esigenze produttive, lequali mai potrebbero sopravanzare quelle della tu-tela della vita e dell’incolumita dell’addetto». Unaconclusione scolpita con particolare efficacia: «sipuo produrre di piu o di meno, non si puo ripro-durre la vita e l’integrita dell’uomo». (Sulla alter-nativa tra sicurezza assoluta e divieto d’uso dellemacchine v. i precedenti richiamati in Guariniello,Sicurezza del lavoro e Corte di Cassazione, Mila-no, 1994, 37 s.).E da ricordare, infine, Cass. 5 novembre 2003,P.M. e Morra, ibid., 2004, 1, 57, che affronto ilproblema dall’angolo visuale dell’imprendito-re-costruttore, per giunta di macchine diretta-mente utilizzate dallo stesso acquirente. Il casoe quello dei legali rappresentanti di una s.n.c.accusati di omicidio colposo, per avere, in vio-lazione degli artt. 7, 68, 69, 70, 71, 52, comma3, D.P.R 27 aprile 1955, n. 547, «costruito evenduto al deceduto una macchina rotoimballa-trice priva dei requisiti di sicurezza previsti da-gli articoli di legge dianzi citati e, quindi, nondotata di adeguate protezioni a copertura degliorgani lavoratori - della zona d’accesso allabocca di alimentazione e della zona di raccoltadel prodotto - e, comunque, priva di dispositivisupplementari per l’arresto di emergenza degliorgani lavoratori - art. 69 - ovvero della mac-china - art. 52, comma 3» e per «non avereprovveduto ad informare adeguatamente l’ac-quirente, in sede di collaudo, dei rischi giaben noti connessi all’ingolfamento parziale del-la macchina».A propria discolpa, gli imputati affermarono«l’impossibilita tecnica» «almeno all’epocadei fatti, di commercializzare macchine rotoim-ballatrici piu sicure di quella in questione, im-

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possibilita di cui darebbero ampia testimonian-za la mancanza di prescrizioni normative al ri-guardo e la conformita della macchina a tuttequelle presenti sul mercato nazionale e interna-zionale», «impossibilita che vuol dire che l’ap-prestamento di protezioni piu efficaci degli or-gani lavoratori della macchina non era compati-bile con la funzionalita della stessa, sia nel sen-so che non era possibile, pena appunto la nonfunzionalita della rotoimballatrice, progettareun aspo raccoglitore idoneo ad impedire invia assoluta la categoria di incidenti cui e ricon-ducibile quello per cui e giudizio, sia nel sensoche non era neppure possibile dotare la macchi-na di un dispositivo che ne consentisse in modoimmediatamente sicuro l’arresto in ogni caso incui il lavoratore si fosse avvicinato all’imboccodell’infaldatore».La Sez. IV non fu d’accordo: «nel caso in esa-me, o era possibile dotare la macchina di queldispositivo e, in questo caso, il costruttoreavrebbe dovuto vendere la macchina solo dopoaverla munita dello stesso, o non era assoluta-mente possibile fornirne la rotoimballatrice, e,in questo, diverso, caso, il costruttore si sarebbedovuto astenere dal costruire e dal vendere lamacchina nel doveroso rispetto della normadell’art. 7 del citato D.P.R.».

Il coordinatoreper la progettazionee per l’esecuzionedei lavori nei cantieri

Cassazione penale, Sez. III - Sentenza n.45054 del 22 novembre 2004 (u.p. 8 ottobre2004) - Pres. Dell’Anno - Est. Onorato -P.M. (Conf.) Fraticelli - Ric. Visentini

Si susseguono con crescente frequenza le sen-tenze della Corte Suprema in merito a una figu-ra basilare nel quadro della disciplina dettatadal D.Lgs. 14 agosto 1994, n. 494 in tema di si-curezza e salute nei cantieri temporanei o mobi-li: il coordinatore per la progettazione e/o perl’esecuzione dei lavori.Gia Cass. 7 luglio 2003, Szulin (in ISL, 2003, 9,547), nel richiamare l’attenzione su un obbligocentrale del committente o del responsabile deilavori quale quello di designare i coordinatoriper la progettazione e per la esecuzione dei lavo-ri, ne delimito il campo di applicabilita ai cantieriin cui «sono presenti piu imprese, se la forza la-voro e pari o superiore a duecento uomini giornoe se vi siano rischi specifici, precisati nell’allega-to II», e, dunque, esattamente pose in luce la ne-cessita della presenza di piu imprese (con cio im-plicitamente escludendo la sussistenza dell’obbli-go nell’ipotesi di mera presenza di piu lavoratoriautonomi). Inoltre, con riguardo agli obblighielencati dagli artt. 4 e 5, D.Lgs. n. 494/1996 ri-spettivamente a carico del coordinatore per la

progettazione e del coordinatore per l’esecuzione,utilmente preciso che, fra tali obblighi, «non eannoverato il controllo e la manutenzione degliimpianti e dei dispositivi di sicurezza; tale obbli-go, unito a quello di eliminare i difetti riscontrati,e di competenza del datore di lavoro delle impre-se esecutrici a norma dell’art. 8 sub d)». Conl’avvertenza, beninteso, che spetta comunque alcoordinatore per l’esecuzione dei lavori - tra il re-sto - «verificare, con opportune azioni di coordi-namento e controllo, l’applicazione, da parte del-le imprese esecutrici e dei lavoratori autonomi,delle disposizioni loro pertinenti contenute nelpiano di sicurezza e di coordinamento di cui al-l’articolo 12 e la corretta applicazione delle rela-tive procedure di lavoro» (secondo quanto recital’art. 5, comma 1, lettera a), D.Lgs. n. 494/1996).Successivamente, Cass. 26 maggio 2004, Cuniale P.C. (in Dir. prat. lav., 2004, 28, 1932) esaminoil caso del contitolare di una ditta appaltatrice deilavori di ristrutturazione di un edificio intento adeseguire lavori di scanalatura e deceduto per le le-sioni riportate nel crollo parziale di un muro peri-metrale dell’edificio. I lavori erano stati svoltisenza il rispetto del piano di sicurezza del cantie-re, e, in particolare, con la rimozione, pochi giorniprima dell’infortunio mortale, dei puntelli prece-dentemente collocati sulla parete crollata. Il coor-dinatore per l’esecuzione dei lavori fu dichiaratocolpevole dei reati di omicidio colposo e di viola-zione dell’art. 5, comma 1, D.Lgs. n. 494/1996,per «essere venuto meno all’obbligo di modifica-re il piano di sicurezza in conseguenza della mo-difica dell’iter dei lavori e di sospendere, stante lagravita e l’imminenza del pericolo di crollo, l’o-perazione di scanalatura che il deceduto stava ef-fettuando sul muro privo di qualsiasi puntellaturao ancoraggio». Nel confermare la condanna, laSez. IV rilevo che il D.Lgs. n. 494/1996 «ha in-trodotto la figura del coordinatore per l’esecuzio-ne dei lavori al fine di assicurare, nel corso dellaeffettuazione dei lavori stessi, un collegamentofra impresa appaltatrice e committente al fine diconsentire al meglio l’organizzazione della sicu-rezza in cantiere», e che, in particolare, «l’art. 5affida espressamente al coordinatore il compitodi adeguare il piano di sicurezza in relazione all’e-voluzione dei lavori e alle eventuali modifiche in-tervenute, vigilare sul rispetto del piano stesso esospendere, in caso di pericolo grave e imminen-te, le singole lavorazioni». Prese atto che «l’ordi-ne di esecuzione delle opere, previsto dal piano disicurezza, era stato modificato mediante la deci-sione (e le successive attivita operative) di demo-lire il tetto e il vecchio solaio prima di completarei lavori interessanti i muri perimetrali», e che «taledemolizione aveva fatto venir meno i sostegnimateriali dei riferiti muri, privati fra l’altro deglioriginari puntelli». Ne ricavo che «in tale situa-zione l’imputato, presente quotidianamente incantiere, avrebbe dovuto introdurre, prima dellademolizione, le necessarie modifiche al piano disicurezza e comunque, in caso di assenza di talinecessarie modifiche, disporre la sospensionedei lavori». Infine, nego che «possano essere in-

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vocate le nuove disposizioni introdotte successi-vamente al fatto dal D.Lgs. n. 528/1999 e che, se-condo l’imputato, avendo modificato la distribu-zione delle competenze in tema di sicurezza deicantieri di lavoro, imporrebbero l’applicazionedell’art. 2 c.p.», in quanto «quest’ultima disposi-zione, che regola la successione nel tempo dellalegge penale, riguarda le norme che definisconola natura sostanziale e circostanziale del reato equelle extrapenali richiamate espressamente dalprecetto, ma non anche, in materia di cautela, lealtre che modifichino le posizioni di garanzia tra-sferendo (totalmente o parzialmente) ad altri il do-vere di porre in essere comportamenti diretti a sal-vaguardare l’incolumita delle persone». E conclu-se che «non puo non rispondere delle riscontrateomissioni e delle conseguenze da queste determi-nate chi aveva l’obbligo, in base alla normativavigente al momento del fatto, di porre in esserele prescritte cautele».Nell’ipotesi considerata da Cass. 12 ottobre2004, Mirci (in ISL, 2004, 12, 756) il coordina-tore in fase di esecuzione dei lavori fu condan-nato per il reato di cui all’art. 5, comma 1, let-tera a), D.Lgs. n. 494/1996, «perche non assicu-rava tramite opportune azioni di coordinamentol’applicazione di quanto previsto nel piano disicurezza, in quanto a carico della ditta esecutri-ce dei lavori sono state riscontrate violazioni al-la normativa di cui al D.P.R. n. 164/1956». Asua discolpa, l’imputato sostenne che l’art. 5,comma 1, lettera a), D.Lgs. n. 494/1996 «stabi-lisce che il coordinatore del piano di sicurezzaprovvede a verificare l’applicazione, da partedelle imprese esecutrici ..., delle disposizioniloro pertinenti contenute nel piano di sicurezzae giammai, quindi, ad assicurare le stesse, che ecompito precipuo delle imprese». La Sez. IIInon condivise l’argomentazione addotta dal-l’imputato. Affermo, infatti, che «la differenzatra i compiti normativamente imposti al coordi-natore (verificare ... l’applicazione da parte del-le imprese) e il mancato adempimento di cui al-la contestazione (non assicurava ... l’applicazio-ne di quanto previsto nel piano di sicurezza)concretizza una variazione puramente termino-logica, in quanto il significato dell’addebito ri-sulta chiarissimo e coincidente con il dato nor-mativo (oltre che con il fatto ritenuto in senten-za); e stato cioe, per l’appunto, addebitato che ilmancato assolvimento da parte del coordinatoredel compito primario su di lui incombente digarantire la sicurezza del cantiere ha determina-to le violazioni riscontrate a carico della dittaesecutrice (dal momento che l’espletamentodelle opportune azioni di coordinamento avreb-bero, per l’appunto, assicurato l’applicazionedelle previsioni del piano di sicurezza)».Significativa, in questo quadro, e la fattispecieconsiderata dalla sentenza qui presentata. In pri-mo grado, il Tribunale di Castiglione delle Stivie-re (24 maggio 2002, est. Ardenghi) condanno ilcoordinatore per la sicurezza in fase di progetta-zione e in fase di esecuzione per il reato di cui al-l’art. 5, comma 1, lettera a), D.Lgs. n. 494/1996.

Durante un sopralluogo presso un cantiere edileper la costruzione di alcune palazzine di civileabitazione, ispettori dell’ASL avevano accertatoche «le rampe delle scale interne erano prive diparapetti, cosı come i balconi o lastrici solari, esorpreso un dipendente di una ditta edile, che ave-va in subappalto alcuni lavori, intento a lavoraresul tetto del garage, ad un’altezza superiore aidue metri, in assenza di adeguate opere provvisio-nali atte ad evitare la caduta dall’alto. In partico-lare, il Tribunale prese atto che l’imputato, nomi-nato dalla ditta committente coordinatore per lasicurezza in fase di progettazione e in fase di ese-cuzione ai sensi del D.Lgs. n. 494/1996, aveva re-golarmente redatto il piano di sicurezza e di coor-dinamento del cantiere, che prevedeva tra l’altrola corretta predisposizione delle misure di sicurez-za di cui si era accertata la mancanza». Prese atto,altresı, che l’imputato aveva ammesso che «fre-quentava il cantiere, con una certa assiduita (al-meno tre volte la settimana) e sapeva perfetta-mente che una parte dei lavori era stata affidatain sub-appalto ad altre imprese con lavoratori ex-tracomunitari». Osservo che «il fatto che nonavesse l’obbligo di una presenza continuativa, co-m’e certo, non significa che i doveri di controllo ecoordinamento imposti per legge fossero da con-siderarsi meno pregnanti e puntuali». Rilevo che«la necessita di redigere un piano per la sicurezzatrova il proprio completamento e la sua stessa ra-gion d’essere nella conseguente necessita di un ri-goroso e continuo controllo in fase di esecuzionedei lavori in ordine all’esatto adempimento delleprescrizioni ivi contenute, il cui onere competeproprio al coordinatore della sicurezza». Ne rica-vo che «il mancato rispetto di alcune prescrizioniinserite nel piano, accertato dagli ufficiali dellaASL, non puo che attribuirsi ad una condottaomissiva negligente dell’imputato, che integra asuo carico un addebito di colpa specifica (art.21, comma 2, lettera a), del D.Lgs. n. 494/1996), norma finalizzata appunto a prevenire pe-ricolose omissioni di controllo del tipo di quellaaccertata».Nel confermare la condanna, la Sez. III sottoli-nea tre punti: «a) l’imputato aveva redatto ilpiano di sicurezza del cantiere, che prevedevatra l’altro alcune misure di sicurezza impostedagli artt. 68 e 69 (parapetti e tavole fermapiedelungo le rampe delle scale in costruzione) e dal-l’art. 16, D.P.R. 7 gennaio 1956, n. 164 (idoneeopere provvisionali atte ad evitare cadute nei la-vori eseguiti a un’altezza superiore ai due metridal suolo); b) tutte queste misure non erano sta-te rispettate dagli operai che lavoravano nelcantiere (uno dei quali, dipendente da una dittasubappaltatrice, fu sorpreso a lavorare sul tettodi un garage a piu di due metri da terra, senzaalcuna opera provvisionale anticaduta); c) l’im-putato, pur frequentando il cantiere almeno trevolte la settimana, aveva tollerato queste infra-zioni, sicche, come coordinatore per l’esecuzio-ne dei lavori, si era reso responsabile, quantomeno per culpa in vigilando, del contestato rea-to p. e p. dagli artt. 5 e 21 D.Lgs. n. 494/1996».

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Casi e Questioni

ISL risponde

P er effettuare corsi di formazione, oggi, bi-sogna essere accreditati dalla regione op-

pure una qualsiasi struttura di medicina del la-voro puo tranquillamente organizzare corsiper RSPP?

Il problema degli enti legittimati ad erogare for-mazione rilevante ai fini della dimostrazione delpossesso dei requisiti previsti dal D.Lgs. n. 195/2003 per poter svolgere il compito di responsabilio addetto del servizio prevenzione e protezione,va affrontato in relazione alla disciplina transito-ria (art. 3) ed alla disciplina definitiva (art. 2).Nel primo caso i corsi di formazione, «provvi-sori», laddove siano erogati da soggetti privatinecessiteranno di un giudizio di idoneita rila-sciato dalle regioni, laddove, invece, siano ero-gati da enti od organizzazioni pubbliche non c’ela necessita di alcuna idoneita regionale.Nel secondo caso, invece, i soggetti legittimatisono tassativamente individuati dal legislatoreall’art. 2, comma 3, del D.Lgs. n. 195/2003, qua-le afferma che «I corsi di formazione di cui alcomma 2 sono organizzati dalle regioni e provin-ce autonome, dalle universita, dall’ISPESL, dal-l’INAIL, dall’Istituto italiano di medicina socia-le, dal Dipartimento dei vigili del fuoco, del soc-corso pubblico e della difesa civile, dall’ammini-strazione della Difesa, dalla Scuola superioredella pubblica amministrazione, dalle associazio-ni sindacali dei datori di lavoro o dei lavoratori odagli organismi paritetici». Tale elencazione etassativa e non ammette deroghe, anche se, inprospettiva «altri formatori possono essere indi-viduati in sede di Conferenza permanente per irapporti tra lo Stato, le regioni e le provincieautonome di Trento e Bolzano».

Francesco Bacchini (Docente universitario)

L’ art. 7 del D.Lgs. n. 626/1994 sottoli-nea, tra le altre cose, l’obbligatorieta

per il committente che intende affidare lavoriin appalto all’interno della propria azienda,di verificare l’idoneita tecnico-professionale del-l’impresa appaltatrice anche attraverso l’iscri-zione alla CCIAA. Ora, sia dia il caso - frequen-te nella prassi - che l’appalto sia affidato adun’impresa (ad esempio di costruzioni edili)non in possesso dell’abilitazione tecnico-profes-sionale per la progettazione, realizzazione ecertificazione dell’impianto elettrico, richiestadalla legge n. 46/1990: quid iuris per la suc-cessiva necessita di ricorrere al subappalto? Ilcommittente puo essere ritenuto responsabileper non avere imposto, nel contratto d’appal-to, all’impresa appaltatrice non abilitata disub-appaltare a ditta abilitata?

In linea generale, anche prima dell’entrata in vi-gore del D.Lgs. n. 626/1994, la Giurisprudenzadi legittimita ha sempre ritenuto sussistere unprofilo di culpa in eligendo in capo al commit-tente, nel caso di affidamento dell’appalto ad im-presa tecnicamente inidonea a svolgerlo. In temadi subappalto e stato affermato, ad esempio, che«qualora il committente, accertandosi della capa-cita tecnica e professionale dell’appaltatore, ap-prenda che questi e tecnicamente affidabile, esenz’altro autorizzato a ritenere che l’adeguatez-za tecnica sia anche adeguatezza dei presidi tec-nici antinfortunistici richiesti dalla legge»; cosic-che, ove l’appaltatore abbia agito in totale auto-nomia, il committente non risponde per la viola-zione delle norme antinfortunistiche (Cass. Pen.,Sez. IV, 20 giugno 1997, La Maestra).Con l’avvento del D.Lgs. n. 626/1994, all’inter-no del meccanismo procedurale interattivo degliappalti interni, delineato dall’art. 7 del decreto, ilprincipio dell’assenza di culpa in eligendo daparte del datore di lavoro committente, e divenu-to parametro legale di carattere generale. Questonon significa che l’impresa appaltatrice dei lavo-ri debba possedere in proprio tutte le competenzetecnico-professionali richieste per la fase esecuti-va; e tuttavia imprescindibile, in tal caso, che ilcommittente proceda alla selezione e verifica,in ingresso, di ciascuno dei subappaltatori. Cioegli potra fare o direttamente, ovvero affidandotale compito all’appaltatore principale, addos-sandogli in tal caso anche l’onere di assolveread una completa e tempestiva informazione neisuoi riguardi. Resta in ogni caso fermo il princi-pio che, della violazione dell’obbligo di verificaprevisto dall’art. 7, comma 1, lett. a) del D.Lgs.n. 626/1994 il committente rispondera in ognicaso, in ragione del criterio di imputazione sog-gettiva dell’obbligo e del correlato profilo di re-sponsabilita. Eventuali clausole di trasferimentodel rischio e della responsabilita tra committentee appaltatore non avranno dunque alcuna opera-tivita agli effetti dell’osservanza delle norme diprevenzione antinfortunistica, giacche tali normesono di diritto pubblico e non possono essere de-rogate da patti privati quando attengano ad ob-blighi di natura gestionale (in termini Cass.Pen., Sez. IV, 5 luglio 1990, Travaglini).La risposta al quesito proposto e nel senso cheil datore di lavoro committente potra essere ri-tenuto responsabile ex art. 7 del D.Lgs. n.626/1994 per non avere imposto, nel contrattod’appalto, all’impresa appaltatrice non abilitataai sensi della legge n. 46/1990 di sub-appaltarea ditta abilitata, giacche il requisito dell’abilita-zione professionale e una condizione essenzialeper l’esercizio delle attivita previste dalla legge.

Pierguido Soprani (Avvocato)

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Sommario

Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . III

L’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali . . . . . . . III

Gli anestetici volatili: descrizione, uso, effetti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . V

Inquinamento ambientale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . IX

Effetti tossici dei prodotti del metabolismo degli anestetici volatili . . . . . . . . . . . . . . . . X

L’esposizione a gas anestetici e i valori limite . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . X

Valutazione dell’esposizione: monitoraggio ambientale e biologico . . . . . . . . . . . . . . . . XII

Sorveglianza sanitaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . XIII

Prevenzione tecnica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . XIV

Requisiti degli impianti e degli apparecchi di anestesia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . XV

Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . XVI

MILANOFIORI ASSAGO, Strada 1, Palazzo F6, Tel. 02.82476.023

Sicurezza e vivibilitanella chirurgia umana

e veterinaria: assicurazionee prevenzione in sala

operatoriaAlessandro Baldacconi, Cristina Baldacconi, Roberto Buzzi, Paola Desiderio

Premessa

Con l’entrata in vigore del D.Lgs. n. 626/1994 sonostati meglio razionalizzati gli aspetti igienico-ambienta-li delle strutture sanitarie ed e stata affrontata la proble-matica dell’esposizione a gas anestetici del personalemedico e paramedico, che svolge le proprie funzioninelle sale operatorie, sia nella sanita pubblica e privata,sia in campo veterinario.Anche se la circolare del Ministero della Sanita 14 mar-zo 1989, n. 5, avente per oggetto l’«identificazione deivalori limite di inquinamento da gas anestetici nell’arianelle sale operatorie», aveva gia affrontato una partedella problematica, il D.Lgs. n. 626/1994 affronta taleproblematica nella sua globalita, con riferimento, so-prattutto, ai protocolli diagnostici che il medico compe-tente deve elaborare per una consona gestione del ser-vizio di prevenzione e protezione interno.Le norme UNI 737-1, 2, 3, 4, e il D.P.R. n. 1401/1997hanno, per loro conto, stabilito i requisiti minimi del-l’impianto centralizzato di pertinenza delle strutture sa-nitarie e veterinarie preposto alla regolamentazione, lostoccaggio e, quindi, l’utilizzo dei gas anestetici.Poiche l’argomento che qui si affronta riguarda le con-dizioni ambientali di sicurezza e di vivibilita nelle saleoperatorie e negli ambienti direttamente coniugabili adesse, si tralascia qualsiasi riferimento all’uso degliagenti anestetici somministrati per via endovenosa e,quindi, avulsi dalla valutazione di inquinamento am-

bientale e/o di esposizione diretta e/o indiretta delleprofessionalita che operano nelle sale operatorie.

L’assicurazione obbligatoriacontro gli infortuni e le malattieprofessionaliL’inalazione di gas anestetici, con riferimento alla pos-sibilita di interazione con l’apparato respiratorio, puocausare, secondo quanto previsto dal Testo unico sullaassicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le ma-lattie professionali, un evento dannoso qualificabile -stante la natura eziologica del danno - come infortuniosul lavoro o come malattia professionale, a condizioneche siano soddisfatte le seguenti tre condizioni.1) Si e in presenza del cosiddetto rischio professio-nale: il rapporto tra lavoratore, macchina, ambiente eorganizzazione del lavoro nella produzione di un benee/o nella erogazione di un servizio per le finalita di im-presa qualifica l’ambiente di lavoro che, per quanto or-

Nota:

3 Alessandro Baldacconi: Ergonomist chartered, Safety auditor, Libera Universita degliStudi di Urbino; Cristina Baldacconi: Medico Veterinario - Anestesista - Libero profes-sionista; Roberto Buzzi: Safety Auditor, Responsabile del Processo Laboratorio di Si-curezza ed Igiene del Lavoro - INAIL - Direzione regionale per il Lazio; Paola Deside-rio: Tecnico Specialista con funzioni di Chimico INAIL - Direzione regionale per il La-zio.

Inserto di ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2005 III

ganizzato, e fonte di pericolo associabile al rischio didanno, di infortunio e/o di malattia professionale. Sif-fatto rischio di danno legato ad un ambiente lavorativoorganizzato rientra nella definizione di «rischio profes-sionale», inteso intimamente correlato sia alle mansioniconcretamente svolte per fini produttivi e/o di servizio,sia alle fonti di pericolo insite nella impiantistica e nellaarchitettura dell’«involucro edilizio», dove si attua lafinalita produttiva e/o di erogazione del servizio.Le fonti di pericolo e, quindi, i rischi di danno associa-bili, cui e eventualmente soggetto la persona assicurataal di fuori di quella particolare attivita coniugabile al ci-tato «rischio professionale» non sono coperti da assicu-razione per cui danno diritto a prestazioni assicurative.2) La fonte di pericolo e correlabile al rischio profes-sionale: in proposito e opportuno precisare che:� l’infortunio sul lavoro e originato da una causa vio-lenta ovvero l’evento dannoso e conseguente ad unaazione violenta generata dalla messa in atto di un’ener-gia abnorme unitamente ad una conseguente abnormeintensita (ad es. caduta dall’alto, fulmine, investimento,crollo per incendio, ecc.).Per una piu appropriata comprensione del concetto di cau-sa violenta deve precisarsi che la conseguenza dell’azioneviolenta non necessariamente deve produrre il danno all’i-stante ovvero con repentinita - ad esempio morte o perditadi un arto - cioe il danno non necessariamente deve avereconnotazioni legate ad istantaneita dell’effetto di causaovvero subitaneita (ad esempio il crollo per esplosionedi una galleria in miniera e determinato da una causa vio-lenta, mentre il danno puo essere prodotto nel tempo peruna azione lenta, come la morte per asfissia del minatore,conseguente ai fattori che hanno determinato l’azione vio-lenta, rappresentata dal crollo per esplosione);� nella malattia professionale, invece, la causa lesiva ofonte di pericolo ha una connotazione energetica diver-sa dal divenire dell’infortunio, ovvero e a lento agire,cioe non concentrata nel tempo, ma diluita nel periodoutile a produrre gli effetti negativi; i momenti patologi-ci non si evidenziano all’istante, ma insiti nella naturastessa della lavorazione morbigena, richiedono un pe-riodo di attesa per manifestarsi, configurabile in arcodi tempo superiore quantomeno ad un turno di lavoro.3) L’evento generatore del danno, che costituisce lavera causa dell’infortunio o della malattia professiona-le, deve essere futuro, incerto, sia sull’an che sul quan-do, oppure certo sull’an e incerto sul quando, non di-pendente esclusivamente dalla volonta dell’infortunato,valutabile a priori dal punto di vista statistico attuarialeper quanto riguarda la sua frequenza e la sua gravita.Quest’ultimo requisito e indispensabile per valutare ilcosto della copertura assicurativa.4) Perche l’evento dannoso venga coperto dall’assicura-zione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le ma-lattie professionali e necessario che lo stesso sia in unrapporto di causa ed effetto con lo svolgimento dellemansioni oggetto del rapporto di lavoro tra il prestatored’opera e l’imprenditore: che sussista, cioe, il cosiddettonesso etiologico tra mansioni concretamente svolte edevento dannoso. L’assicurato, secondo i principi di dirit-to civile (art. 2697 c.c.), deve sempre fornire la prova delverificarsi della causa lesiva e della sussistenza del nessoetiologico tra attivita lavorativa ed evento dannoso.

Nella malattia professionale, poiche l’azione invalidan-te e diluita nel tempo ed insita nella natura stessa dellalavorazione, e poiche, per di piu, il danno si manifestadopo un periodo di attesa, anche assai lungo, divienepressoche impossibile per il lavoratore fornire la sud-detta prova (cosiddetta probatio diabolica). Cio ancheperche, mentre nell’infortunio sul lavoro il nesso causa-le ha rilevanza nei termini di occasione di lavoro, nellamalattia professionale la rilevanza e insita nella «direttaderivazione etiologica dalla causa patogena». In sostan-za, per la tecnopatia, a differenza dell’infortunio, non esufficiente un «rapporto di occasionalita» tra lavoro edevento ma e necessario un «rapporto di causalita».Il legislatore, conscio di cio, ha proceduto ad elencareuna serie di malattie (contenute in tabelle allegate alD.P.R. n. 1124/65 e sue integrazioni e modificazioni),disponendo che, se contratte entro un certo lasso ditempo ed in presenza di determinate lavorazioni, lestesse sono da considerare, senza possibilita di provacontraria, prodottesi a causa e nell’esercizio dell’attivitalavorativa (la cosiddetta presunzione legale di origineovvero la presunzione juris et de jure).In conseguenza del suindicato sistema, tutte le malattienon «tabellate» (essendo, per costante giurisprudenza,l’elencazione tassativa e non suscettibile di interpreta-zione estensiva od applicazione analogica) erano, finoalla sentenza della Corte Costituzionale n. 179/1988,prive di copertura assicurativa.In particolare venivano escluse tutte le malattie non ta-bellate contratte nell’esercizio ed a causa di lavorazioniche esponevano i lavoratori anche all’azione di fattorimicrobiotici e virali.Con la citata sentenza n. 179/1988, la Corte Costituziona-le, tuttavia, ha superato l’illegittimita dell’art. 3, primocomma, del D.P.R. 30 giugno 1965, n. 1124, nella partein cui non prevede che l’Assicurazione contro le Malattieprofessionali nell’Industria e nell’Agricoltura sia obbliga-toria anche per le malattie diverse da quelle comprese nel-le tabelle specifiche; in sostanza ha statuito che tali malat-tie, purche contratte nell’esercizio ed a causa delle man-sioni concretamente svolte, sono da considerarsi tutelatea condizione che l’assicurato fornisca gli elementi relativiai fattori di nocivita. E stato cosı introdotto il cosiddetto«sistema misto» per cui, per le malattie tabellate, vige lapresunzione juris et de jure della derivazione delle stessedalla lavorazione effettuata ovvero sussiste la presunzionelegale d’origine ex lege, mentre, per le malattie non tabel-late, la copertura assicurativa sussiste una volta che e statafornita la prova della esistenza del nesso etiologico.Come gia detto ci si trova di fronte ad una probatiodiabolica. Il lavoratore, ad esempio, esposto a contrarremalattie infettive, anche gravissime - quali l’epatite vi-rale e l’AIDS - in quanto soggetto a rischio biologico,si trova, dunque, in una situazione di inferiorita assicu-rativa rispetto ad altri soggetti assicurati.In assenza ed in attesa di un intervento del legislatore sie comunque formato un orientamento giurisprudenzialeche, ancora una volta, e venuto in soccorso di tali lavo-ratori.La Suprema Corte ha, infatti, affermato che, nei casi diinfortunio sul lavoro derivanti dall’azione di fattori mi-crobiotici e virali i quali, interagendo con l’organismoumano, ne determinino l’alterazione dell’equilibrio

IV Inserto di ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2005

anatomico-fisiologico, puo essere raggiunta la provadel nesso etiologico una volta che si riesce ad argomen-tare in via presuntiva, ma sopratutto in termini probabi-listici, che il rapporto di causa ed effetto abbia potutoverificarsi (Cassazione n. 8058/1991).Il Giudice di legittimita ha altresı affermato il principiosecondo cui, perche si abbia una presunzione giuridica-mente valida, non occorre che i fatti su cui essa si fondasiano tali da far apparire l’esistenza del fatto ignoto co-me l’unica conseguenza possibile del fatto noto, ba-stando che il primo possa essere desunto dal secondocome conseguenza ragionevolmente possibile e verosi-mile secondo un criterio di normalita (Cassazione n.552/19982 e n. 8058/1991).E bene richiamare che la tutela assicurativa contro l’in-sorgenza di malattie professionali sussiste anche quan-do la presunta tecnopatia si manifesta entro un determi-nato periodo di tempo dopo l’abbandono della lavora-zione morbigena.Pertanto in presenza di malattie infettive e parassitarie,in altre parole, la mancata dimostrazione dell’episodiospecifico di interazione tra l’agente morbigeno e l’orga-nismo umano non puo ritenersi preclusiva dell’ ammis-sione alla tutela assicurativa, essendo sufficiente riusci-re a stabilire, anche in via presuntiva, che l’evento in-fettante si sia verificato in relazione all’attivita lavora-tiva. Di conseguenza, perche si formi la suddetta pre-sunzione semplice, che ammette prova contraria (juristantum), non e necessario che il fatto ignoto appaia co-me l’unica conseguenza possibile del fatto noto, ma esufficiente che il primo possa essere desunto dal secon-do in base al criterio di semplice normalita.Valgono, comunque, i principi fissati dall’art. 2729 c.c.che indica come giuridicamente rilevanti le presunzionigravi, precise e concordanti.

Gli anestetici volatili:descrizione, uso, effettiAttualmente e disponibile una gran varieta di tecnicheanestesiologiche che vengono applicate dall’anestesistaa seconda delle diverse condizioni cliniche del pazien-te, sia esso umano che animale.Tra queste l’anestesia gassosa viene usata frequentemen-te nelle procedure chirurgiche e talvolta in quelle dia-gnostiche, a cui pazienti sia umani che veterinari vengo-no sottoposti. Tale tecnica prevede l’impiego di aneste-tici volatili da somministrare per via inalatoria endotra-cheale, previa intubazione, o per via oronasale, mediantel’impiego di una maschera facciale. Gli anestetici gasso-si usati comunemente comprendono un gas inorganico,il protossido d’azoto e liquidi volatili quali idrocarburialogenati, l’alotano principalmente, ed eteri alogenatiquali l’enfluorano, l’isofluorano, il desfluorano, il sevo-fluorano e il metossifluorano; quest’ultimo, seppure re-peribile sul mercato e ormai in disuso.Tali liquidi volatili vengono somministrati al paziente daanestetizzare in forma di vapori successivamente alla loroevaporazione, avente luogo negli appositi dispositivi, i va-porizzatori, presenti nei circuiti dell’anestesia. L’anesteti-co gassoso inspirato, grazie a un vantaggioso sistema digradienti pressori, oltrepassa il sistema respiratorio al li-

vello della membrana alveolo-capillare per distribuirsi,poi, alla circolazione sistemica piu o meno velocemente,in funzione della propria solubilita nel sangue e dal san-gue ai diversi tessuti corporei e al sistema nervoso centra-le, dove si esplica la proprieta anestetica del composto im-piegato. Al livello cerebrale infine viene mantenuta unapressione parziale del gas anestetico ottimale e costante(Pbr), in equilibrio con la rispettiva pressione parziale rag-giunta negli alveoli polmonari (PA). L’equilibrio tra ledue biofasi consente di mantenere il piano anestesiologicodesiderato e raggiunto. La pressione parziale alveolare(PA) dell’anestetico inspirato e in equilibrio con le pres-sioni parziali dell’anestetico nel sangue arterioso (Pa) enel cervello (Pbr):

PA?/ Pa?/ Pbr

Per quanto riguarda la solubilita nel sangue del gas ane-stetico prescelto, questa, oltre a essere una caratteristicapeculiare della molecola impiegata, influenza la veloci-ta di incremento della pressione parziale dell’anesteticonel sangue arterioso (Pa) rispetto alla rispettiva pressio-ne parziale inspirata (PI). Tale solubilita del gas aneste-tico nel sangue e nei tessuti viene espressa dal coeffi-ciente di ripartizione (Eger, 1993; Yasuda et al.,1989). Il coefficiente di ripartizione esprime la distribu-zione dell’anestetico tra le due biofasi all’equilibrio(ovvero quando le pressioni parziali del gas rispettiva-mente nel sangue arterioso e nei tessuti si eguagliano).In questo modo vengono ricavati i coefficienti di ripar-tizione sangue:gas, cervello:sangue, muscolo:sangue,grasso:sangue. In particolare, viene preso in considera-zione il coefficiente di ripartizione (CR) sangue:gas(S:G) per classificare gli anestetici inalatori in solubili,mediamente solubili e scarsamente solubili (Tabella 1)(Eger, 1993; Yasuda et al., 1989). In pratica il sanguepuo essere considerato una riserva inattiva di gas ane-stetico, le cui dimensioni dipendono dalla solubilitadell’anestetico nel sangue. Quando il coefficiente S:Ge elevato una notevole quantita di gas deve disciogliersinel sangue prima che la pressione parziale raggiuntanegli alveoli polmonari (PA) eguagli la pressione par-ziale dell’anestetico nel sangue arterioso (Pa). Adesempio, l’elevata solubilita del metossifluorano nelsangue diminuisce la velocita d’incremento di PA ePa a una data pressione parziale inspirata (PI), per cuil’induzione dell’anestesia risulta essere piu lenta chenon se si utilizzassero gas anestetici a solubilita inferio-re. Inoltre l’impatto di un gas a elevata solubilita puoportare l’operatore ad aumentare nella fase di induzionela PI al di sopra di quella necessaria al mantenimentodella anestesia, con conseguente impiego di quantitamaggiori di anestetico. Viceversa quando la solubilitadell’agente volatile e scarsa, sono necessarie piccolequantita di anestetico disciolto nel sangue perche siaraggiunto l’equilibrio delle due biofasi, per cui la velo-cita d’incremento di PA e Pa, la comparsa dell’effettodell’anestetico e l’induzione dell’anestesia sono rapidi.I coefficienti di ripartizione, in generale, sono influen-zati dalla temperatura, dal momento che la solubilita diun gas in un liquido aumenta quando aumenta la tem-peratura del liquido. In particolare, il coefficiente di ri-partizione S:G subisce modificazioni in base a variazio-ni individuali del contenuto di acqua, lipidi e proteine

Inserto di ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2005 V

nonche dell’ematocrito dell’intero sangue del paziente(Laasberg e Hedley-White, 1970).Al termine dell’anestesia, quando, cioe, s’interrompe lasomministrazione del gas anestetico, si assiste a un ra-pido decremento della Pbr e quindi della PA e passag-gio dell’anestetico al fegato per la sua metabolizzazio-ne o ai polmoni perche venga eliminato con la respira-zione, con conseguente risveglio del paziente (Yasudaet al., 1991). Tuttavia, pur avendo caratteristiche simili,l’induzione e il risveglio presentano notevoli differenzefarmacocinetiche. Al contrario dell’induzione, che puoessere accelerata aumentando la concentrazione di ane-stetico inalato, durante il risveglio non e possibile conlo stesso meccanismo diminuire la PA. Al risveglio ladiminuzione della PA e influenzata dalla variazionedella concentrazione dell’anestetico nei tessuti, che di-pende a sua volta dalla solubilita dell’anestetico e dalladurata dell’anestesia e dall’eventuale metabolismo diquest’ultimo. Ad esempio il risveglio e piu lungo inproporzione alla durata dell’anestesia per gli anesteticisolubili (alotano, isofluorano) rispetto a quanto si puoriscontrare per gas scarsamente solubili (sevofluorano,desfluorano), in cui anche anestesie di lunga duratacomportano un rapido risveglio (Eger, 1993).Inoltre se l’incremento della PA a partire dall’induzionee prevedibile in funzione del coefficiente S:G, la dimi-nuzione della stessa al risveglio non e sempre in rap-porto con tale coefficiente (Carpenter et al., 1986): in-fatti la PA nel caso dell’alotano diminuisce piu rapida-mente rispetto all’isofluorano e al desfluorano, anche sela solubilita dell’alotano e maggiore. Analogamente al-l’alotano si puo dire del metossifluorano, la cui PA di-minuisce piu rapidamente di quella dell’enfluorano, no-nostante abbia una solubilita sei volte quella dell’en-fluorano. La maggior velocita di decremento della PAdell’alotano o del metossifluorano in fase di risveglioe giustificata dal metabolismo dei medesimi, che si ve-rifica nel fegato, mentre in fase di induzione tale meta-bolismo non influenza minimamente la velocita della

comparsa dell’effetto farmacologico dell’anestetico(Carpenter et al., 1986).I moderni anestetici inalatori permettono un rapido epreciso controllo della profondita della anestesia in virtudelle proprieta fisiche appena illustrate dei medesimi talida minimizzare la solubilita del gas nel sangue e nellagomma dei dispositivi di somministrazione del principioe rendere la molecola scarsamente degradabile.Per quel che qui interessa, e con riferimento al persona-le delle sale operatorie, vengono di seguito presi in con-siderazione le diverse fonti di pericolo ed i fattori di ri-schio riconducibili all’impiego di anestetici volatili piucomunemente in uso.Oggi giorno vengono utilizzati principalmente i sottoe-lencati gas anestetici.Il protossido d’azoto e un gas a basso peso molecola-re, inodore, non infiammabile a bassa potenza anesteti-ca e a scarsa solubilita nel sangue. Viene impiegato nel-l’anestesia generale in miscele gassose insieme ad altrianestetici inalatori e produce grazie alla sua scarsa so-lubilita un’induzione rapida. Possiede proprieta analge-siche, pur non producendo contemporaneamente unadeguato grado di miorilassamento. Tuttavia i potenzia-li effetti tossici sulle funzioni organiche e la sua capa-cita di inattivare la vitamina B12 comportera un pro-gressivo declino dell’impiego del protossido nelle ane-stesie chirurgiche (Deacon et al., 1980).L’alotano e stato il primo anestetico alogenato, intro-dotto negli anni ’50; esso si presenta in forma liquidatrasparente, non infiammabile a temperatura ambiente,dall’odore dolciastro non pungente. E mediamente so-lubile nel sangue e presenta un’elevata potenza aneste-tica che consentono un’induzione e un risveglio rapididall’anestesia con alotano solamente o in combinazionecol protossido d’azoto o altri anestetici iniettabili. No-nostante la sua stabilita chimica, il derivato alogenatoe suscettibile di decomposizione, per cui deve essereconservato in bottiglie scure e deve essere protetto daconservanti aggiunti, quali il timololo, che ne impedi-sca la decomposizione ossidativa. Il timololo che per-

Tabella 1 - Solubilita degli anestetici inalatori a confronto

Anestestici

C.R.coefficiente

di ripartizionesangue:gas

C.R.coefficiente

di ripartizionecervello:sangue

C.R.coefficiente

di ripartizionemuscolo:sangue

C.R.coefficiente

di ripartizionegrasso:sangue

C.R.coefficiente

di ripartizioneolio:sangue

Solubili

Metossifluorano 12 2 1,3 48,8 970

Mediamente solubili

Alotano 2,54 1,9 3,4 51,1 224

Enfluorano 1,90 1,5 1,7 36,2 98

Isofluorano 1,46 1,6 2,9 44,9 98

Scarsamente solubili

Protossido d’azoto 0,46 1,1 1,2 2,3 1,4

Desfluorano 0,42 1,3 2 27,2 18,7

Sevofluorano 0,69 1,7 3,1 47,5 55

VI Inserto di ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2005

mane nel vaporizzatore dopo la vaporizzazione dell’a-lotano, tuttavia, puo comportare un malfunzionamentodella stessa apparecchiatura per la somministrazionedell’anestetico, la quale pertanto dovra essere ispezio-nata piu frequentemente e con maggior attenzione. Og-gi, in definitiva, il suo impiego e in declino a favore dinuovi principi attivi, che hanno un migliore profilo disicurezza per il paziente. Gli effetti collaterali legati al-l’azione aritmogena nonche epatotossica dell’alotanone limitano l’utilizzo a favore di composti di piu recen-te sintesi e soprattutto con meno controindicazioni.L’enfluorano e un etere alogenato, il cui impiego cli-nico risale al 1973. Esso si presenta in forma di liquidovolatile, non infiammabile a temperatura ambiente, dal-l’odore pungente. Possedendo caratteristiche di mediasolubilita ed elevata potenza anestetica, permette un’in-duzione e un risveglio veloci dall’anestesia con enfluo-rano da solo, o in associazione a protossido d’azoto e/oanestetici iniettabili. Tale composto rispetto all’alotano,pur non presentando attivita aritmogenica, dando luogoraramente a fenomeni di epatotossicita, non e privo dieffetti collaterali, inclusi la liberazione di fluoruri inor-ganici, nonche la stimolazione del sistema nervoso cen-trale cosı come evidenziato da tecniche elettroencefalo-

grafiche in corso di anestesie con enfluorano ad elevateconcentrazioni.L’isofluorano e il risultato della ricerca di un anesteti-co gassoso che avesse effetti collaterali ancora meno ri-levanti rispetto a quelli dei precedenti anestetici vaglia-ti. L’isofluorano e un isomero dell’enfluorano, intro-dotto a partire dal 1981; e un ottimo anestetico, corren-temente impiegato e risulta resistente al metabolismo,pertanto previene la comparsa di lesioni da tossicitad’organo conseguenti. Esiste in forma liquida, chiara,non infiammabile a temperatura ambiente, dall’odorepungente. Consente un’induzione e un risveglio velocidall’anestesia per via della sua media solubilita nel san-gue nonche elevata potenza, da solo, o in associazionea protossido d’azoto e/o altri anestetici iniettabili. Ilcomposto si caratterizza per la sua notevole stabilitachimica, che gli impedisce di deteriorarsi anche dopocinque anni dal confezionamento del prodotto, o dopola sua esposizione alla calce sodata o alla luce del sole.Per questi motivi non necessita l’aggiunta di conser-vanti quali il timololo. La ricerca di un anestetico ina-latorio farmacologicamente «perfetto» non si era con-clusa con l’introduzione e la diffusione dell’impiegodell’isofluorano; continuava quindi la ricerca di un li-quido non infiammabile scarsamente liposolubile e as-

Tabella 2 - Proprieta chimico-fisiche di alcuni anestetici volatili

Composti inorganici Derivati alogenati Derivati eteri alogenati

Protossido di azotoN2O

Cas n. [10024-97-2]Mr=44,01Mp=-90,81Bp760= -88,46d(gas)=1,53 (aria =1)S/G=0,47

Alotano - (fluotano)2-bromo-2-cloro-1,1,1-trifluoroetanoBrCHClCF3

Cas n. [151-67-7]Mr=197,38Bp760= 50,2d(4)

20= 1,871S/G=2,3

Metossifluorano - (pentrano)2,2-dicloro-1,1-difluoro-1-metossietano

CH3OCF2CHCl2Mr=164,97Bp100= 51º Bp = 105ºd(4)

20= 1,42 S/G=10,2

Enfluorano - (etrano)2-cloro-1-(difluorometossi)

-1,1,2-trifluoroetanoCHF2OCF2CHClF

Mr=184,49Bp= 56,5º d(25)

25= 1,52S/G=1,9

Isofluorano - (forano)2-cloro -2 (difluorometossi)

-1,1,1-trifluoroetanoCF3CHClOCHF2

Mr=184,49Bp = 48,5º d(4)

20= 1,42S/G=1,48

Desfluorano2-(difluorometossi)

-1,1,1,2-tetrafluoroetanoCHF2OCHFCF3

Mr=168,04Bp760= 23,5º d(4)

20= 1,44S/G=0,424

Sevofluorano1,1,1,3,3,3-Hexafluoro

-2-(fluorometossi) propano(CF3)2CHOCH2F

Mr=200,06Bp760= 58,5º d(4)

23= 1,44S/G=0,69

Inserto di ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2005 VII

solutamente resistente al metabolismo. Cosı, a partiredal 1992 col desfluorano e dal 1994 col sevofluorano,e stato possibile ottenere un controllo sempre piu preci-so della concentrazione di anestetico, nonche risveglirapidi, indipendentemente dalla durata complessivadell’anestesia del paziente, grazie a tali composti a bas-sa solubilita nel sangue.Il desfluorano, simile chimicamente all’isofluorano dalquale si diversifica solo per la sostituzione di un atomodi cloro, con uno di fluoro al livello della componentealfa etilica, si presenta rispetto al precedente per via ditale atomo di fluoro con una maggior pressione di va-pore, una notevole stabilita molecolare e una potenzaanestetica inferiore. La maggior pressione di vaporeche lo caratterizza comporta che il composto arrivi al-l’ebollizione alla temperatura ambiente di una sala ope-ratoria per cui si rendono necessari vaporizzatori dinuova tecnologia, riscaldati e pressurizzati, alimentatia corrente elettrica, che eroghino una concentrazionecontrollata dell’alogenato in forma di gas, miscelatocon un flusso di gas freschi diluenti. Il metabolismodel desfluorano da parte dell’organismo e minimo senon irrilevante: infatti, sono riscontrabili concentrazio-ni sieriche ed urinarie di trifluoracetato pari a un quin-to, un decimo di quelle prodotte dal metabolismo dell’i-sofluorano. Per quanto riguarda la sua potenza aneste-tica come gia premesso in partenza, questa risulta cin-que volte inferiore rispetto a quella dell’isofluorano.Inoltre per il suo odore pungente, diversamente dall’a-lotano e dal sevofluorano, ne e sconsigliato l’impiegoper una induzione in maschera. Tuttavia la sua scarsasolubilita nel sangue consente una induzione noncheun risveglio molto rapidi, diversamente dai primi ane-stetici gassosi sintetizzati.Il sevofluorano, quasi inodore, produce broncodilatazio-ne e non irrita le vie respiratorie, per cui e possibile ilsuo vantaggioso impiego in induzione in maschera ana-logamente all’alotano. La sua pressione di vapore, similea quella dell’alotano e dell’isofluorano, consente un’age-vole somministrazione del gas, mediante un comune va-porizzatore. Il suo coefficiente di ripartizione S:G (0,69),simile a quello del desfluorano, garantisce un’induzionee un risveglio veloci. Tuttavia, rispetto al desfluorano ri-sulta di gran lunga piu suscettibile alle biodegradazionimetaboliche, che portano alla formazione di metaboliti,quali il fluoro inorganico e l’esafluoroisopropanolo. No-nostante cio, il sevofluorano rispetto ad alotano, enfluo-rano, isofluorano e desfluorano presenta un notevolevantaggio: e il solo che non porta alla formazioni di pro-teine epatiche trifluoroacetilate, responsabili di effettiepatotossici. Il sevofluorano, poi, e suscettibile a degra-dazione con formazione di composti tossici per gli ani-mali, in presenza di basi forti, come quelle che si trovanoad esempio nei comuni sistemi di assorbimento dell’ani-dride carbonica espirata (calce sodata), presenti nei cir-cuiti dell’anestesia (Smith et al., 1996). Il principale pro-dotto di degradazione il fluorometile-2,2-difluoro-1-(tri-fluorometile) vinil-etere (composto A), e nel ratto unanefrotossina dose-dipendente, responsabile di un dannorenale tubulare prossimale. Nonostante la presenza di ta-le nefrotossina susciti preoccupazione, nel corso dellecomuni anestesie con sevofluorano, la concentrazionedel composto A resta a livelli di gran lunga inferiori ri-

spetto a quelli responsabili di un eventuale danno tossi-co, anche utilizzando flussi di un litro al minuto (Bito etal., 1997; Kharasch et al., 1997).In mancanza di un anestetico ideale, le cui principaliproprieta (Jones e Anaesth 1990; 65:527-36) dovrebbe-ro essere quelle riportate in Tabella 3, di solito l’aneste-sia gassosa inalatoria viene attuata mediante sommini-strazione dell’alogenato e dell’ossigeno soltanto oppuremiscelando un anestetico alogenato con il protossido diazoto e l’ossigeno a pressione parziale variabile, secon-do il tipo di miscela prescelta.

Tabella 3 - Proprieta di un anestetico inalatorio«ideale»

Caratteristiche Requisiti

Stabilita Non richiede conservantiVita media lungaNon corrosivo nei confronti di metalloe gommaStabile alla luce ed all’ambiente alcalinoNon infiammabile

Bassa solubilitanel sangue

Rapida azioneRapido recuperoRapido aggiustamento del grado di ane-stesia

Efficacia Consente l’impiego di un solo agenteConsente elevate concentrazioni di os-sigeno

Non irritante perle vie aeree

Consente l’uso di agente di induzione

Minimi effetti col-laterali

Non produce stimolazioni del SNCNon produce depressione del sistemacardiovascolare/respiratorioNon produce danni ad organi specificiNon produce reazioni contrarie al far-maco

Benefici aggiunti-vi

Non suscettibile al metabolismoEliminazione per esclusiva via respirato-riaBroncodilatatoriAnticonvulsivo, antiemetico, analgesico

La vaporizzazione dell’anestetico alogenato, che ini-zialmente e allo stato liquido, avviene in un apparec-chio termocompensato, dove i vapori di alogenato ven-gono miscelati con ossigeno, la cui pressione parzialepuo variare dal 30% al 100% e/o con il protossido d’a-zoto a 50%-66%. La concentrazione dell’alogenato pre-sente nella miscela varia in percentuale, in funzionedella sostanza utilizzata e delle diverse fasi dell’inter-vento, con percentuali maggiori nel momento inizialedell’intervento nella fase dell’induzione rispetto alla fa-se di mantenimento dell’anestesia.

Inquinamento ambientaleE noto come nel corso di interventi chirurgici in aneste-sia gassosa possa essere presente negli ambienti dellesale operatorie un inquinamento piu o meno elevato,

VIII Inserto di ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2005

e come conseguentemente possano sussistere problemidi esposizione nei confronti degli operatori.L’inquinamento ambientale e funzione del tipo dell’ap-parecchiatura di erogazione, della natura e delle qualitadi gas erogati, delle caratteristiche dell’apparato dismaltimento dei gas, della cubatura delle sale operato-rie, del numero di ricambi d’aria e della durata dell’in-tervento.Per quanto riguarda il grado di inquinamento delle saleoperatorie, dai dati rinvenuti in letteratura, come anchedalle numerose indagini effettuate dal Dipartimentoigiene del lavoro dell’ISPESL presso diversi ospedaliitaliani, si puo affermare che durante gli interventi chi-rurgici e sempre presente un diffuso inquinamento am-bientale, che puo anche raggiungere valori superiori al-le 1000 ppm di protossido di azoto ed alle 100 ppm dieteri alogenati in miscela (etrano, isofluorano, pentra-no, alotano,ecc.). Le analisi hanno evidenziato inoltrela presenza di altre sostanze inquinanti, quali alcool eti-lico, alcool isopropilico e cloroformio, le cui concentra-zioni sono risultate generalmente molto inferiori ai re-lativi valori limite di soglia.Nei locali adiacenti le sale operatorie (preparazione chi-rurghi, sterilizzazione, lavaggio strumenti, corridoi,ecc.) sono risultati presenti gas e vapori di anestetico,naturalmente in concentrazioni sensibilmente inferioria quelle riscontrate nelle sale operatorie. Entrando nelmerito degli aspetti dell’inquinamento ambientale sipuo affermare che durante l’intervento chirurgico siravvisano tre fasi, cosı specificate, durante le quali glioperatori risultano esposti al rischio chimico prodottodai gas anestetici:� preparazione e anestesia del paziente: in tale faseviene effettuata l’operazione di apertura del condottodi adduzione dei gas anestetici (gas alogenato e/o pro-tossido d’azoto), per essere convogliato all’apparato re-spiratorio del paziente. Tale operazione e ad alta criti-cita quando l’anestesista non ha prontamente collegatoil tubo dei gas da convogliare al paziente, e pertantonon si e raggiunta la chiusura del circuito determinandoinquinamento nell’ambiente circostante;� intervento chirurgico: durante l’intervento chirurgi-co puo verificarsi l’esposizione a gas anestetici, con ri-ferimento alla possibilita di perdite di esercizio, qualiperdite delle valvole delle bombole, delle valvole ad al-ta e a bassa pressione della macchina dell’anestesia, deiraccordi del circuito respiratorio, tra cui difetti dellagomma o della plastica di tubi, condotti, borse respira-torie, ventilatori automatici e raccordi a Y del circuito edelle valvole pop-off. Inoltre, in base al tipo di tecnicadi anestesia impiegata, oltre al verificarsi di praticheimproprie, quali lasciare le valvole di controllo dei flus-si dal vaporizzatore aperte, versare dell’anestetico ina-latorio inavvertitamente al momento del riempimentodel vaporizzatore, puo anche verificarsi inquinamentoambientale a causa dell’impiego di maschere inadegua-tamente aderenti o per insufficiente insufflazione dellacuffia del tubo endotracheale;� risveglio del paziente: in questa fase si puo verifica-re un’inattesa nonche critica esposizione del personaleall’agente anestetico inalatorio: infatti, successivamentealla chiusura del flusso dei gas quando il paziente e an-cora intubato oppure anche successivamente, in seguito

alla rimozione del tracheotubo quando il paziente ri-prende a svegliarsi, elimina con l’espirato quantita dianestetico variabili, relative al tipo di anestetico impie-gato e alla durata della anestesia. Inoltre, tale fase, daconsiderarsi critica per l’esposizione del lavoratore al-l’agente gassoso, ha luogo in apposite sale per il risve-glio, in cui i ricambi d’aria possono essere inadeguati ocomunque inferiori a quelli di una sala operatoria. Aquesto proposito, si ribadisce l’importanza di tuttequelle misure finalizzate al washout del paziente, non-che dei circuiti, prima che quest’ultimo sia scollegatodalla macchina dell’anestesia: utilizzare flussi di ossi-geno elevati appena dopo la chiusura dei gas anestetici,mantenere il circuito collegato finche il paziente nonvenga estubato e svuotare la borsa respiratoria, qualorail circuito ne sia fornito, prima dell’allontanamento deltubo di adduzione dei gas.Diversi studi condotti negli ultimi anni hanno descrittonumerosi effetti negativi sulla salute degli operatori,derivanti dall’esposizione cronica a gas anestetici, chepero una successiva revisione critica della letteraturaha ridimensionato.Pertanto, allo stato attuale il danno atteso da esposizio-ne a gas anestetici valutabile e il seguente:� effetti neuro-comportamentali precoci: e stata ipo-tizzata un’azione sulle strutture neurologiche centralideputate al controllo del ritmo sonno-veglia, sostanzareticolare tronco-encefalica, che comporta un’abolizio-ne dello stato di vigilanza, effetto anestetico. In recentistudi, l’esame delle funzioni neurocomportamentali haevidenziato una riduzione della performance anche abasse dosi di esposizione. I contributi di altri fattoriquali lo stress e l’organizzazione del lavoro, non sonoancora stati chiariti, ne e stata documentata l’esistenzadi effetti cumulativi cronici;� effetti sulla funzione riproduttiva: studi epidemio-logici, condotti in paesi scandinavi ed in Gran Breta-gna, non hanno consentito di affermare, con certezza,un nesso causale tra esiti sfavorevoli della gravidanzadovuti ad esposizione professionale ad anestetici perinalazione;� effetti sulla funzione epatica: sono stati studiati ipossibili danni epatici mediante sperimentazione suanimali ed in particolare e stata studiata l’induzione en-zimatica, nel tentativo d’identificare i meccanismi allabase dell’epatotossicita degli anestetici. Gli studi hannoevidenziato una relazione dose/dipendente tra concen-trazione urinaria di isofluorano e acido D-glucarico.Sui lavoratori esposti a basse dosi di anestetici gli studicondotti hanno invece mostrato principalmente altera-zioni bioumorali derivanti da agenti biologici o da con-sumo di alcolici. L’esposizione a metossifluorano haprodotto alterazione di indici di nefrotossicita, protei-nuria, azotemia;� effetti sulla funzione emopoietica: numerosi studiconcordano sulla capacita del protossido d’azoto di in-durre un effetto mielotossico tramite inattivazione dellavitamina B12, anche se queste conclusioni non sono at-tualmente comprovabili con sicurezza;� effetti citogenetici: alcuni studi segnalano l’esistenzadi aberrazioni cromosomiche. Possono comunque esse-re presenti fattori esterni, quali la contemporanea espo-sizione a radiazioni ionizzanti.

Inserto di ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2005 IX

Effetti tossici dei prodottidel metabolismo degli anesteticivolatiliI prodotti del metabolismo dell’alotano, trasformati alivello epatico, si ritrovano nelle urine, rispettivamenteper il 18-20%, sotto forma di bromuro, e per il 12% sot-to forma di acido trifluoroacetico.L’enfluorano viene eliminato per l’83%, immodifica-to, per via respiratoria, mentre la rimanente parte vieneescreta per le urine, e solo il 2,4% della parte assorbitaviene biotrasformata in acido metossidifluoroacetico,acido ossalico, fluoruri e cloruri.L’isofluorano sembra essere il meno tossico tra glianestetici alogenati, viene per lo piu eliminato per viarespiratoria. Solo lo 0,2% si ritrova nelle urine comeprodotti metabolici.Il protossido di azoto viene eliminato per via polmo-nare alla fine dell’esposizione, solo parzialmente meta-bolizzato, e solo una piccola parte viene escreta tal qua-le nelle urine.Nella Tabella 4 sono riportati alcuni parametri connessicon il metabolismo degli anestetici, espressi in terminipercentuali, e precisamente le percentuali di metaboliz-zazione, di eliminazione della sostanza immodificataper via respiratoria, e l’indice di ritenzione della sostan-za, ovvero la quantita di anestetico assorbita per viainalatoria rapportata alla quantita inalata.Si puo valutare che circa il 10% del personale della sa-nita, addetto al blocco operatorio, comprendente ane-stesisti, ferristi, strumentisti, chirurghi, infermieri, sianoesposti ai gas anestetici e che, soprattutto nel passatofino agli anni ’80, potessero esservi stati esposti anchead elevate concentrazioni, fino a 7 volte gli attuali va-lori di accettabilita ambientale.

L’esposizione a gas anesteticie i valori limiteIn sala operatoria gli operatori (chirurghi, strumentisti,personale infermieristico) possono essere esposti all’inala-zione delle sostanze usate per l’anestesia gassosa, quali:– protossido di azoto;– forano (o isofluorano);– etrano (o enfluorano);– pentrano (metossifluorano);– alotano (fluotano).Il protossido di azoto appartiene alla famiglia chimica

degli ossidi. Il forano, l’etrano, il pentrano e l’alotanoa quella degli anestetici alogenati.La circolare n. 5/1989 fornisce indicazioni per ognunodei gas citati, e precisa che i TLV-TWA e TLC-Ceilingstabiliti dalla ACGIH (American Conference of Go-vernmental Industrial Hygienists), quali limiti di riferi-mento, devono avere valore indicativo e non costitui-scono una linea di demarcazione fra concentrazione no-civa e innocua. Circa il protossido di azoto viene con-sigliato un TLV-TWA di 100 ppm per le sale operato-rie esistenti e di 50 ppm per quelle nuove o ristrutturate.La circolare fornisce inoltre indicazioni per il monito-raggio di tali gas, per le relative modalita di campiona-mento e analisi, fornisce anche indirizzi tecnici per lacorretta installazione e gestione delle apparecchiaturedi anestesia gassosa.Secondo numerose ricerche, l’esposizione professiona-le ai gas anestetici puo indurre epatopatie, aborti spon-tanei, alterazioni ematologiche, modificazioni del siste-ma nervoso centrale e periferico. Vengono riferiti an-che casi di riduzione dei livelli di vigilanza e rallenta-mento dei processi percettivi e motori.La diffusione di gas anestetici nell’ambiente di salaoperatoria puo essere causata da:– perdite del sistema di canalizzazione dei gas (raccordi,collegamenti, circuito ad alta pressione del respiratore);– diffusione di gas anestetici nella fase di induzionedell’anestesia;– diffusione di gas anestetici attraverso le vie respirato-rie del paziente.Il contenimento del rischio da esposizione a gas aneste-tici in sala operatoria, puo avvenire, secondo la circola-re ministeriale, nei seguenti modi:– evitare, se possibile, l’impiego di anestetici per inala-zione prima dell’intubazione tracheale;– garantire la massima aderenza della maschera sul vi-so, in caso di impiego di gas anestetici in induzione;– verifica della tenuta dai circuiti ad alta pressione ebassa pressione;– adozione di evaporatori con sistema chiuso di carica-mento, anziche a vaschetta;– ossigenazione prolungata del paziente prima dell’e-stubazione;– chiusura dei gas a fine anestesia;– adozione di sistemi di raccolta e di scarico dei gas al-l’esterno;– adeguato numero di ricambi d’aria in sala operatoria;– periodici controlli analitici (monitoraggio del protossidodi azoto, cadenza almeno semestrale per il controllo del-l’inquinamento ambientale di tutti i gas anestetici);

Tabella 4 - Parametri del metabolismo degli anestetici

AnesteticoPercentuale

di metabolizzazionePercentuale di eliminazionedella sostanza immodificata Indice di ritenzione

Protossido di azoto - 90% 3%

Alotano 10-20% 60-80% 20-40%

Enfluorano 2-10% 83% 35%

Isofluorano 0,2% >70% 40%

X Inserto di ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2005

– l’istituzione di procedure operative con verifica men-sile.Si forniscono altre indicazioni per il contenimento deigas anestetici ricavate dalla piu recente letteraturascientifica in materia:– efficace ricambio di aria, con almeno 10 ACH (volu-mi/ora di aria di rinnovo);– adozione di un sistema di evacuazione localizzato deigas anestetici (gas scavengig);– manutenzione dell’impianto di climatizzazione eadozione di procedure di buona tecnica nell’uso delgruppo anestesiologico.Il campionamento dei gas anestetici varia in funzionedelle finalita dell’indagine:– scelta del punto di campionamento: va individuato inprossimita delle vie respiratorie dell’operatore o dell’areadi lavoro per valutazioni relative all’esposizione del perso-nale; in prossimita del probabile punto di diffusione del gasnell’ambiente per il controllo delle eventuali perdite;– scelta della persona su cui effettuare il campionamen-to: operatore direttamente esposto, personale di salaoperatoria;– durata del campionamento: l’intero ciclo di lavoro, ti-po di intervento operatorio;– volume di aria ambientale campionato (in funzione del-la sensibilita del metodo di analisi, della stima di concen-trazione del gas nell’ambiente, del TLV di quel gas);– numero di campionamenti: da stabilirsi in funzionedella variabilita del carico di lavoro;Il personale esposto a gas anestetici e soggetto a sorve-glianza sanitaria e visita medica periodica.Come gia evidenziato in Italia la rischiosita da gas ane-stetici, in sala operatoria, e regolamentata dalla citatacircolare n. 5/1989, sull’esposizione professionale,

che stabilisce limiti tecnici per il controllo del protossi-do d’azoto come indice guida delle sale operatorie.La circolare distingue due situazioni specifiche, quellarelativa alle camere operatorie esistenti antecedente-mente al 1989, e quelle costruite o ristrutturate succes-sivamente a questa data, per le quali rispettivamente nelprimo caso il valore massimo di TWA (settimanale) diprotossido accettato e di 100 ppm, con il progetto di ri-durre tale livello a 50 ppm attraverso bonifiche, mentrenel secondo caso il valore massimo di TWA e di 50ppm.Il NIOSH (National Institute for Occupational Safetyand Health) ha previsto valori di riferimento piu restrit-tivi rispetto a quelli in vigore nella normativa italiana, eprecisamente per il protossido d’azoto: 25 ppm, nellesale di chirurgia generale, 50 ppm nelle sale dentisti-che, mentre per gli anestetici alogenati: 2 ppm, se uti-lizzati da soli, e 0,5 ppm se usati insieme al protossidod’azoto.Danimarca e Norvegia hanno fissato per il protossidod’azoto 100 ppm, come TLV-TWA, e 500 ppm comeTLV-STEL.L’ACGIH propone invece i seguenti limiti: 50 ppm, co-me TWA, per il protossido di azoto, 50 ppm per l’ alo-tano, 75 ppm per l’etrano, nessun limite per isofluora-no.La Svezia ha fissato per l’etrano il limite di 10 ppm.Per consentire una piu agevole comparazione fra i limi-ti di esposizione riportati, relativi alle diverse normati-ve, questi ultimi sono riepilogati in Tabella 5. L’esamedei valori riportati nella Tabella 5 conduce a far riferi-mento ai limiti che tutelano maggiormente la salute de-gli operatori.

Tabella 5 - Normative a confronto

Protossido di azoto Anestetici alogenati

Anestetici alogenatiin miscela

con il protossido di azoto

TLV-TWA TLV-TWA TLV-TWA

Italia

Sale chirurgiche antecedenti al 1989 100 ppm

Sale chirurgiche successive al 1989 50 ppm

NIOSH

Sale chirurgiche 25 ppm 2 ppm 0,5 ppm

ACGIH

Sale chirurgiche 50 ppm alotano,50 ppmetrano75 ppm

Svezia

Sale chirurgiche etrano10 ppm

Danimarca e Norvegia

Sale chirurgiche 100 ppmTLV-TWA,500 ppm

TLV-STEL.

Inserto di ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2005 XI

Valutazione dell’esposizione:monitoraggio ambientalee biologicoPer valutare l’esposizione degli operatori si ricorre adue distinti tipi di monitoraggio:– ambientale, che consente di misurare la concentra-zione delle sostanze chimiche, presenti nell’ambientedi lavoro, e quindi di valutarne l’esposizione, per viainalatoria, nel turno di lavoro;– biologico, che consente di valutare l’esposizione glo-bale alle sostanze chimiche presenti nell’ambiente di la-voro, mediante la misura, alla fine del turno di lavoro,di idonei indicatori biologici, presenti nelle urine e/onel sangue, per determinare la quantita di anestetico as-sorbito.Quantificare i livelli dell’inquinamento e valutare l’e-sposizione dei lavoratori ai gas anestetici, in oggetto,sono azioni preliminari, necessarie per consentire di at-tuare le iniziative di bonifica degli ambienti di lavoro.Per la valutazione dell’inquinamento del blocco opera-torio, costituito dalla sala di anestesia, dalla sala di ri-sveglio, dalle camere dei chirurghi, dalle stanze degliinfermieri, dalla sala di lavaggio delle mani, dalla saladi vestizione, dal portello dei materiali sterili e dal re-lativo deposito, e opportuno effettuare campionamenti:– nella sala operatoria (zona anestesia, zona operatoria,zona periferica della sala);– nei locali adiacenti e direttamente comunicanti (pre-parazione paziente, sterilizzazione, sala risveglio, ecc.).Dovrebbero quindi essere eseguiti prelievi, di lunga du-rata, in corrispondenza, per quanto possibile, della zonarespiratoria del soggetto esposto ovvero dell’anestesi-sta, dello strumentista, del chirurgo, del personale infer-mieristico e tecnico, ed accertate eventuali fonti di in-quinamento, a livello dei sistemi valvolari, degli evapo-ratori, dei raccordi di bombole, delle prese per il protos-sido di azoto, della borsa respiratoria, del punto di usci-ta dei gas espirati, mediante misure istantanee in pros-simita delle apparecchiature di anestesia lungo l’interocircuito respiratorio.I campionamenti, nelle posizioni fisse, possono essereeseguiti ponendo l’apparecchiatura a circa 160 cm dialtezza dal pavimento.Per il campionamento possono essere impiegati, a se-conda della finalita del prelievo, campionatori:� passivi a diffusione che consentono una grande sem-plicita di esecuzione del campionamento senza interferirecon le attivita operative, vedi ad esempio la necessita delmonitoraggio di un chirurgo, sul quale ovviamente non sipuo posizionare una pompa; la raccolta contemporanea divari campioni; di ottenere valori medi ponderati di espo-sizione individuale. Lo svantaggio del campionatore pas-sivo e di non consentire misure di tipo istantaneo; l’uso dicampionatori passivi, che non consentono di effettuaremisure di tipo istantaneo, e stato proposto da diversi auto-ri sia per il campionamento dei gas anestetici alogenati,per i quali viene impiegata una fase stazionaria a basedi carbone attivo, che per il protossido per il quale la fasestazionaria comunemente impiegata e rappresentata da se-tacci molecolari;� attivi, costituiti da pompe tarate a flusso controllato,

che aspirano volumi di aria noti e collegate con sacchedi tedlar o con fiale, contenenti opportuni adsorbenti.Ad esempio, alcuni autori riportano, per il campiona-mento degli anestetici alogenati, le seguenti condizioni:l’aria viene aspirata con una pompa, tarata in genere trai 50 ed i 100 ml/min, su fiale adsorbenti di carbone at-tivo o di carbone e setacci molecolari, per determinareil TWA (time weight average), come media temporaledel prelievo espressa in otto ore.Per determinare i valori di STEL (short term exposure le-vel) come valore di campionamento rapportato ad un ele-vato volume di aria in un tempo breve, il flusso di aspi-razione comunemente impiegato e quello di 200 ml per15 min. Il valore STEL deve essere rapportato solamentead un picco di concentrazione giornaliero e non utilizzatoripetutamente ricavandone un dato medio.Per il campionamento, invece, del protossido di azoto l’a-ria viene immessa, tramite una pompa, in sacche di tedlar,o in fiale contenenti setacci molecolari, in quest’ultimocaso con un flusso compreso tra 10 e 20 ml/min.Dal punto di vista dell’analisi delle sostanze campiona-te puo essere impiegata la seguente catena di strumen-tazione:– spettroscopio a infrarosso o fotoacustico che con-sente misurazioni istantanee, con lettura diretta e con-temporanea del risultato, sia del protossido di azotoche degli alogenati. Mediante lo spettroscopio a infra-rosso e possibile eseguire una verifica immediata dellasituazione ambientale nonche correlare l’andamentodelle concentrazioni degli anestetici con precise situa-zioni lavorative e quindi identificare eventuali sorgentidi inquinamento; e anche possibile mediante un colle-gamento con un apposito «campionatore multipunto»riuscire ad avere, contemporaneamente, piu dati prove-nienti da diversi punti di campionamento. I principalisvantaggi di questo tipo di strumentazione sono quellidi richiedere una taratura periodica, di non eliminarepossibili interferenze fra sostanze con stesse bande diassorbimento e di non consentire prelievi, nella zonarespiratoria degli operatori, per le mansioni che com-portano spostamenti. Un esempio applicativo e il cam-pionamento del protossido d’azoto, mediante spettrofo-tometro infrarosso portatile, alla lunghezza d’onda di4,55 �m;– gascromatografo o GC-MS: dopo aver eseguito ilcampionamento ambientale, l’adsorbente puo esseredesorbito con solfuro di carbonio e l’eluato analizzatomediante gascromatografia, oppure il materiale adsor-bente potrebbe essere introdotto in vials (fialette), con-tenenti acqua demineralizzata e, dopo un opportunocondizionamento, introdotto, mediante spazio di testa,nel gascromatografo. Fase stazionaria della colonna erivelatore, dello strumento, andranno scelti in funzionedella natura dei prodotti da analizzare. Ad esempio perl’analisi dei gas anestetici alogenati potra essere piuutilmente impiegato come rivelatore un ECD (detectora cattura di elettroni).Possibili interferenze di altre sostanze campionate con-temporaneamente possono essere eliminate se, durantel’analisi, si utilizza, come rilevatore del gascromatogra-fo, lo spettrometro di massa (MS).Per una piu puntuale descrizione delle metodiche dicampionamento ed analisi si rimanda alle metodiche

XII Inserto di ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2005

OSHA (Occupational Safety e Health Administration)U.S. Department of Labor o ad altre metodiche validatedescritte in letteratura quali quella proposta da Pezza-gno et al..Il monitoraggio biologico degli anestetici volatili vieneeseguito rispettivamente sui compartimenti alveolare-espiratorio medio, ematico-venoso, urinario, degli ope-ratori esposti, sui quali le sostanze da ricercare possonoessere sia i componenti tal quali, non metabolizzati, chealcuni prodotti noti di biotrasformazione.Il monitoraggio biologico, eseguito sui campioni di ariaespirata e su campioni di sangue venoso, puo essereeseguito in diversi momenti della giornata lavorativa,piu comunemente durante:– l’esposizione;– al termine dell’esposizione;– alla fine della settimana lavorativa.Se i prelievi vengono eseguiti durante l’esposizione, ivalori individuati sono valori di concentrazione istanta-nei e pertanto direttamente collegati ai valori di concen-trazione esistente in quel momento nell’ambiente di la-voro.Viceversa se i prelievi vengono eseguiti dopo l’esposi-zione, i risultati di questi ultimi devono essere correlatial valor medio della concentrazione dell’inquinantepresente, nell’ambiente di lavoro, nel corso della gior-nata o delle giornate antecedenti al prelievo.Per quanto riguarda i risultati dei prelievi eseguiti sulcomparto urinario essi devono essere collegati ad unvalore ponderato della concentrazione dell’anesteticopresente nell’ambiente di lavoro.La circolare n. 5/1989 riporta i valori biologici di rife-rimento che devono essere utilizzati per verificare l’e-sposizione degli operatori agli anestetici inalatori. Que-sti ultimi sono riassunti nella Tabella 6.

Tabella 6 - Indicatori biologici

Anestetico Indicatore biologico

Alotano Acido trifluoroacetico nel sangue2,5 mg/l sangue prelevato alla fine dellasettimana lavorativa ed alla fine dell’espo-sizione

Alotano Alotano alveolare0,5 ppm misurato in sala operatoria alla fi-ne dell’esposizione

Isofluorano Isofluorano urinario18 nm/l urina dosato nelle urine prodottedopo 4h di esposizione e prelevate alla fi-ne dell’esposizione

Protossidodi azoto

Protossido di azoto urinario27 g /l dosato nelle urine prodotte dopo 4h di esposizione e prelevate alla fine dell’e-sposizione.Questo valore biologico e equivalente a50 ppm di concentrazione ambientale me-dia

Protossidodi azoto

Protossido di azoto urinario55 g/l dosato nelle urine prodotte dopo 4h di esposizione e prelevate alla fine dell’e-sposizione.Questo valore biologico e equivalente a100 ppm di concentrazione ambientalemedia

Sorveglianza sanitariaPoiche non esistono indicatori sicuri di effetto precocesulla salute del personale esposto agli anestetici inalato-ri, ma solo una serie di effetti biologici aspecifici, i pa-rametri che la legge propone per un monitoraggio clini-co e di laboratorio sono alquanto generici.Sulla base della normativa italiana, il personale espostodeve essere sottoposto a controlli sanitari da parte delmedico competente.Le principali norme a cui si deve far riferimento sono lacircolare n. 5/1989, gli articoli 24 e 92, del D.P.R. n.384/1990, il D.Lgs. n. 626/1994 e il D.Lgs. n. 242/1996.Un apposita commissione, costituita nell’ambito dellaSocieta Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Indu-striale, ha stabilito i criteri da adottare nell’ambito deicontrolli al fine di:– valutare lo stato di salute dell’operatore e la sua ido-neita alla mansione. Bisogna eseguire un primo con-trollo sanitario, prima dell’esposizione, evidenziandol’eventuale presenza di patologie a carico del sistemaemolinfopoietico ed altri sistemi implicati nella patolo-gia professionale da anestetici. A questo scopo durantela visita andranno raccolti dati anamnestici e valutata lafunzionalita del sistema nervoso centrale e periferico.Tra gli esami di laboratorio e biologici, condotti sui sin-goli soggetti esposti, deve essere eseguito un esameematologico completo, (Tabella 7), l’elettrocardio-gramma, e lo studio della funzionalita epatica;– individuare ulteriori controlli sanitari per la loro ese-cuzione con periodicita.La circolare n. 5/1989 propone una frequenza dei con-trolli trimestrale, cio nondimeno si ritiene che una pe-riodicita annuale possa essere piu appropriata.Qualora durante la visita medica emergano eventualialterazioni potranno essere prese in considerazione ul-teriori procedure diagnostiche.

Tabella 7 - Monitoraggio clinico e biologico

Esami di laboratorio Monitoraggio biologico

Emocromo con formula Protossido d’azoto urinario

Creatininemia, azotemia

Transaminasi, GGT

Esame urine completo

D’altro canto, poiche i dati ambientali e quelli biologicisono direttamente interdipendenti, le periodicita delmonitoraggio biologico e della sorveglianza sanitariadevono essere fissate in relazione all’entita dell’esposi-zione, come riportato in Tabella 8.E da precisare che il superamento dei limiti di esposi-zione potrebbe essere imputabile a carenze strutturalio impiantistiche: in tal senso una frequenza di monito-raggio ambientale piu ravvicinata acquista significatosolo se conseguente ad interventi di bonifica, per veri-ficarne l’efficacia.Non e infatti di alcuna utilita eseguire monitoraggi conuna periodicita eccessivamente ravvicinata per verifica-re l’osservanza di norme e regolamenti; e invece piuopportuno privilegiare l’attivita di verifica periodica

Inserto di ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2005 XIII

delle apparecchiature, dell’impianto di distribuzionedel protossido, dell’efficienza dell’impianto di ventila-zione ed applicare correttamente le procedure operati-ve, secondo standard di qualita.Quindi, in tal senso, il monitoraggio ambientale riescead assumere anche una funzione di verifica della corret-ta attuazione delle misure di prevenzione di tipo proce-durale, e deve comunque essere sempre eseguito dopouna qualsiasi modifica tecnologica o ambientale signi-ficativa, o a seguito di eventuali evidenze segnalate dalmonitoraggio biologico.

Prevenzione tecnicaLa circolare n. 5/1989 riporta una serie di suggerimenticomportamentali e di interventi tecnici finalizzati alcontenimento della diffusione dei gas anestetici e quin-di, in base agli esiti dei campionamenti, per riportare ivalori di concentrazione del protossido di azoto entro ilvalore di 100 ppm. In particolare tale circolare ponel’accento sulla necessita di:� evitare, ove possibile, l’impiego di anestetici per ina-lazione prima dell’intubazione orotracheale;� garantire la massima aderenza della maschera al visodel paziente, qualora sia necessaria l’induzione in ma-schera con l’impiego di anestetici per inalazione;� eseguire un attento ed accurato controllo delle even-tuali perdite di anestetico. Per adempiere a questa in-combenza bisognera differenziare le tipologie degli in-terventi da eseguire in base alla peculiarita del circuitostesso, e cioe se si ha a che fare con un circuito a bassao ad alta pressione. Il controllo della tenuta del circuitodi anestesia impiegato deve essere eseguito prima diogni seduta operatoria;� controllare attentamente le eventuali perdite del siste-ma nel caso dei circuiti a bassa pressione, che collega-no i flussimetri con il paziente, e cioe:– le varie connessioni, connettori ad Y;– i tubi del circuito non integri o montati in modo sba-gliato;– le cupole delle valvole non a tenuta;– le valvole di scarico dei gas in eccesso, l’agganciodegli evaporatori intercambiabili e palloni respiratori;– i sistemi di assorbimento;– il cestello della calce sodata. E importante effettuarela seguente verifica: dopo aver chiuso la valvola di sca-rico e del raccordo a Y il sistema e funzionante se il

flusso di ossigeno, necessario per mantenere stabilmen-te, nel sistema, una pressione di 40 cm di H2O, non su-pera i 100 ml/min. Questo controllo dovra essere ese-guito quotidianamente e comunque ogni qualvolta ven-ga sostituita la calce sodata;� verificare la tenuta delle fascette stringitubo, delle fi-lettature dei tubi e delle chiusure a molla in presenza dicircuiti ad alta pressione, che collegano le prese del-l’impianto di distribuzione centralizzato e l’apparec-chio di anestesia. I piu comuni punti di perdita risultanoessere:– i tubi di collegamento con l’impianto centralizzato;– il circuito ad alta pressione del respiratore.Di non minore importanza e la seguente verifica, checonsiste nel controllare la pressione sul manometro del-l’apparecchio di anestesia, dopo l’apertura del collega-mento con l’impianto centralizzato di erogazione delprotossido di azoto e dopo un’ora dalla sua chiusura.Se dopo questo tempo si riscontrera una caduta dellapressione nel sistema potrebbe esservi una perdita.Allo scopo di ridurre l’inquinamento dell’ambiente saraancora opportuno adottare le seguenti misure precau-zionali:� e preferibile adottare ogni soluzione che riduca laperdita di anestetico durante il travaso nei vaporizzato-ri, quindi impiegare evaporatori con sistema di carica-mento chiuso (pyn safety) non a vaschetta ed eseguirneil riempimento sotto cappa, all’esterno della sala opera-toria;� chiudere tutti flussometri allorquando sia terminatol’impiego dei gas per l’anestesia;� eseguire un ossigenazione prolungata del pazienteprima dell’estubazione, in modo da ridurre l’emissionedi gas;� adottare idonei sistemi di raccolta e di scarico, sia deigas espirati che di quelli pervenuti dal circuito paziente,e prevederne la verifica periodica;� utilizzare flussi di gas piu bassi possibile;� controllare periodicamente l’impianto di ventilazioneverificandone i ricambi dell’aria e sostituendone i filtri;� prevedere interventi di manutenzione programmataallo scopo di verificare l’efficienza delle macchine, inmodo da prevenire l’insorgenza di guasti e le fonti diinquinamento;� avere a disposizione le parti di ricambio del circuitodi anestesia in modo da poterle sostituire rapidamentein caso di malfunzionamento.

Tabella 8 - Correlazione tra livelli di esposizione e le periodicita dei monitoraggi e della sorveglianzasanitaria

Livelli di esposizione * Monitoraggi - periodicitaSorveglianza sanitaria

- periodicita

Protossido atmosferico.(ppm)

Protossido urinario (g/l) ambientale biologico

<50 <27 triennale annuale

50 - 100 < 55 biennale annuale annuale

100 - 300 55 - 60 (?) semestrale semestrale

> 300 > 160 (?) trimestrale trimestrale

* (I valori devono essere interpretati come valori di media ponderata per turno di lavoro TLV-TWA)

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Anche alcuni modi di agire dell’anestesista, nella sceltae nella condotta dell’anestesia e del personale di salapotrebbero influenzare la dispersione o il contenimentodei gas anestetici nella sala operatoria.Infatti laddove possibile, compatibilmente con le condi-zioni del paziente, e con la tipologia dell’intervento,l’anestesista potrebbe fare uso di anestesia endovenosae loco-regionale, mentre il personale di sala adottandocomportamenti corretti, quali quelli di non ostruire leriprese dell’aria con attrezzature superflue all’interven-to chirurgico, o di tenere chiuse le porte per non ridurrela ventilazione delle sale, favorira il normale ricircolodell’aria, ostacolando il ristagno dei contaminanti aero-dispersi.

Requisiti degli impiantie degli apparecchi di anestesiaIl D.P.R. 14 gennaio 1997, n. 37 stabilisce i parametritermoigrometrici, che devono essere presenti in una sa-la operatoria e che sono realizzabili mediante un idoneoimpianto di climatizzazione.Una loro piu rapida visualizzazione viene presentatanella Tabella n 9.

Tabella 9 - Parametri termoigrometrici(D.P.R. n. 37/1997)

Parametro Limiti di legge

Temperatura dell’aria 20-24ºC

Umidita relativa 40-60%

Ricambi aria/ora (aria esternasenza ricircolo)

>15 v/h

Filtraggio dell’aria > 99,97%

Nelle sale operatorie di nuova realizzazione e neces-sario garantire un ricambio con aria esterna, senza ricir-colo, di circa 15 vol/amb/h, con un gradiente pressoriopositivo.Il provvedimento e necessario e, unitamente alle altresoluzioni tecniche precedentemente proposte, consentedi ridurre l’inquinamento ambientale dovuto alla diffu-sione dei gas anestetici.Nelle sale operatorie gia esistenti, nelle quali il nume-ro di ricambi d’aria e inferiore a quello riportato in ta-bella 9, in attesa di un’adeguata ristrutturazione, do-vranno essere potenziate le altre misure di sicurezzagia precedentemente richiamate.L’impianto di condizionamento oltre a costituire l’ele-mento di base della progettazione per il controllo dellaqualita dell’aria nella sala operatoria contribuisce a ga-rantire le condizioni di benessere termico all’internodella sala operatoria.Le condizioni di benessere dipendono, secondo quantoprevisto dalla ISO 7730, da quattro parametri fisici edue individuali:– temperatura dell’aria;– temperatura radiante;– umidita;– velocita dell’aria;– calore derivante dall’attivita svolta;– resistenza termica del vestiario.

L’impianto di condizionamento ne influenza tre:– velocita dell’aria;– umidita;– temperatura dell’aria.Le condizioni microclimatiche da impiegare in generaledevono soddisfare le esigenze di seguito riportate chenon sempre sono collimanti con:– benessere termico del personale;– benessere termico del paziente;– necessita chirurgiche;– necessita di sicurezza in riferimento alla presenza digas infiammabili.La letteratura fornisce per le sale operatorie le seguentiindicazioni:– la velocita dell’aria all’interno delle sale, all’altezzadelle persone, deve avere un valore di 0,15-0,20 m/sec e non essere superiore a 0,4 m/sec, per evitare fasti-di alle persone;– l’umidita relativa deve attestarsi intorno al 50-60 %,influendo anche sulla presenza di gas infiammabili;– la temperatura dell’aria deve essere compresa tra 21 e24 ºC.E possibile controllare le condizioni microclimaticheinstallando un termoigrometro e controllare la portatadell’aria dell’impianto di condizionamento, in funzionedella caduta di pressione a monte e a valle dei filtri, me-diante l’installazione di strumenti automatici.Ove possibile sara opportuno installare l’apparecchio dianestesia nel senso del flusso di mandata e sulla via diespulsione dell’aria.Come gia anticipato, ogni apparecchio di anestesia esi-stente deve essere revisionato ed adeguato ai requisitidi sicurezza e di tenuta, mentre gli apparecchi di nuovafornitura devono essere in possesso della certificazionedella casa costruttrice o di distribuzione che ne garanti-sca la perfetta tenuta e sia gia configurato sulla basedelle nuove normative CEN.Sarebbe auspicabile che ogni apparecchio di anestesiafosse provvisto di dispositivo accessorio per il monito-raggio dei gas espirati (% alogenato).E opportuno adottare opportuni sistemi di evacuazionedel gas del tipo attivo, cosı come dell’espirato del pa-ziente, quando viene utilizzato un sistema del tipo sen-za respirazione (non rebreathing); in tal modo sussisto-no le condizioni di essere collegati con tutte le prese discarico dei gas in eccesso nei circuiti di anestesia.Altro accorgimento e quello di convogliare il sistemadei gas anestetici all’esterno in una posizione opportu-na, in modo tale da non creare inquinamento di altriambienti.Relativamente all’esecuzione di controlli periodici suapparecchiature ed impianti, oltre a quelli gia preceden-temente richiamati per i circuiti a bassa ed a alta pres-sione, e opportuno procedere a:– controllare con periodicita annuale l’impianto di di-stribuzione del protossido d’azoto;– sottoporre a controllo periodico l’impianto di evacua-zione dei gas anestetici, preferibilmente in concomitan-za con i controlli relativi agli apparecchi di anestesia,relativamente alla portata di aspirazione raccomandatadalla ditta costruttrice, ed alle connessioni tra circuitodi anestesia e sistema di evacuazione gas;– verificare con periodicita possibilmente semestrale,

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impiegando idonei strumenti di misura, l’effettivo nu-mero di ricambi d’aria orari;– devono essere periodicamente verificati i parametritermoigrometrici.E buona norma istituire un registro di controllo e manu-tenzione.Quanto sopra riportato e rappresentativo di interventiche, senza gravose innovazioni, ed in coerenza con leindicazioni ministeriali, possono assicurare il migliora-mento della tutela della salute del personale in sala ope-ratoria.Un utile strumento di sorveglianza permanente del ri-schio anestesiologico da parte dei servizi di prevenzio-ne e protezione e il monitoraggio del consumo dei gasnonche delle tecniche anestesiologiche impiegate. Laconoscenza di tali dati da infatti la possibilita di verifi-care nel tempo l’andamento dell’entita del problema.

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