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SOMMARIO - Palermo...Allegato n 6 – Questionario di consultazione del Rapporto Ambientale Allegato n 7 – Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale 1 INTRODUZIONE Il presente

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I

SOMMARIO

INTRODUZIONE .............................................................................................................................. 1 A. ILLUSTRAZIONE DEI CONTENUTI, DEGLI OBIETTIVI PRINCI PALI DEL

PIANO E DEL RAPPORTO CON ALTRI PIANI ............................................................... 9 A.1 Contenuti del piano ....................................................................................................................... 9 A.2 Obiettivi principali del piano ...................................................................................................... 11 A.3 Complementarietà con altri piani ................................................................................................ 13 B. ASPETTI PERTINENTI ALLO STATO ATTUALE DELL’AMBIENTE E SUA

EVOLUZIONE PROBABILE SENZA L’ATTUAZIONE DEL PIANO ......................... 16 B.1 Descrizione dello stato attuale ..................................................................................................... 16 B.2 – Attuali cause ostative alla piena fruizione balneare della Costa .............................................. 19 B.3 Evoluzione probabile senza l’attuazione del Piano ..................................................................... 20 C. CARATTERISTICHE AMBIENTALI, CULTURALI E PAESAGGISTI CHE DELLE

AREE SIGNIFICATIVAMENTE INTERESSATE ........................................................... 23 D. QUADRO AMBIENTALE ESISTENTE ............................................................................. 31 D.1 Fauna flora e biodiversità ............................................................................................................ 31

D1.1 La costa in rapporto alla rete ecologica – costa e aree protette e principali emergenze naturalistiche................................................................................................................................................ 31 D1.2 La vegetazione costiera....................................................................................................................... 44

D.2 Suolo ........................................................................................................................................... 48 D2.1 Le discariche costiere: “mammelloni” ................................................................................................ 49 D2.2 Impianti industriali ............................................................................................................................. 54

D.3 Acqua .......................................................................................................................................... 56 D.4 Aria e fattori climatici ................................................................................................................. 58 D.5 Popolazione e salute umana ........................................................................................................ 59 D.6 Energia ........................................................................................................................................ 60 D.7 Rifiuti .......................................................................................................................................... 60 D.8 Mobilità e Trasporti..................................................................................................................... 60 D.9 Ambiente Urbano ........................................................................................................................ 60 D.10 Turismo ..................................................................................................................................... 60 E. OBIETTIVI DI PROTEZIONE AMBIENTALE ............................................................... 61 E1 – Quadro di riferimento normativo ............................................................................................... 61 E2 – Obiettivi di protezione ambientale ............................................................................................ 62 F. POSSIBILI IMPATTI SIGNIFICATIVI SULL’AMBIENTE .......................................... 64 F1 – Analisi comparata delle cartografie scientifiche riguardanti aspetti ecologici marini

della fascia costiera ................................................................................................................... 64 F2 – Valutazione degli impatti significativi sull’ambiente ................................................................ 67 F3 - Conclusioni ................................................................................................................................. 83 G. MISURE DI MITIGAZIONE ............................................................................................... 84 H. ANALISI DELLE ALTERNATIVE E CRITERI DI SCELTA ........................................ 86 I. MISURE PER IL MONITORAGGIO ................................................................................. 89 I1.1 – Descrizione della metodologia ................................................................................................ 89 I1.2 – Soggetti, ruoli e responsabilità ................................................................................................ 92 I1.3 – Piano economico ...................................................................................................................... 93 I1.4 – Report di monitoraggio ambientale ......................................................................................... 94 I1.5 – Tempo di attuazione ................................................................................................................ 94

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II

Allegato n°1 – Valutazione di incidenza SIC/ZPS ITA 020023 “Raffo Rosso, Monte Cuccio e

Vallone Sagana”

Allegato n°2 – Valutazione di incidenza SIC ITA 020006 “Capo Gallo”

Allegato n°3 – Valutazione di incidenza SIC ITA 020014 “Monte Pellegrino”

Allegato n°4 – Valutazione di incidenza SIC ITA 020012 “Foce del Fiume Oreto”

Allegato n°5 – Ubicazione dei campionamenti disponibili e risultati delle analisi di laboratorio

Allegato n°6 – Questionario di consultazione del Rapporto Ambientale

Allegato n°7 – Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale

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1

INTRODUZIONE

Il presente documento costituisce il Rapporto Ambientale del Piano di Utilizzo del Demanio

Marittimo del Comune di Palermo (di seguito “proposta di Piano”) della specifica valutazione

ambientale strategica (di seguito processo di VAS), in adempienza del D.L.vo n. 152 del 3/4/2006 e

s.m.i. e del Modello metodologico procedurale della valutazione ambientale strategica (VAS). Lo

stesso PROPOSTA DI PIANO, inoltre, è contestualmente sottoposto alla “valutazione di incidenza”

(ex art. 5 del D.P.R. 357/97 e s.m.i., applicativo dell’art. 2 del DA 30/3/2007 e s.m.i.), i cui

contenuti tecnici sono riportati negli alleati 1, 2, 3, 4 e 5 del presente documento.

I “soggetti” interessati dal processo di VAS sono l’autorità competente e l’autorità procedente,

come indicato nella tabella.

Struttura

competente Indirizzo Posta elettronica

Sito web

Autorità Competente

1

ARTA, DRA, Servizio 1 VAS-VIA

Via Ugo La Malfa 169,

90146 Palermo

[email protected]

e

[email protected]

http://151.9.149.69/si-vvi/faces/jsp/public/navigato

re.jsp?p=articolo12

Autorità Procedente 2

Comune di Palermo

Via Ausonia 69, 90144 Palermo

[email protected] www.comune.palermo.it

L’ autorità procedente, che ha già avviato il processo di VAS con la redazione e la consultazione del

rapporto preliminare, ha redatto il presente rapporto ambientale con lo scopo di individuare,

descrivere e valutare gli impatti significativi che l’attuazione della “proposta di Piano” potrebbe

avere sull’ambiente e sul patrimonio culturale, nonché le ragionevoli alternative che possono

adottarsi in considerazione degli obiettivi e dell’ambito territoriale della “proposta di Piano”.

La struttura del presente rapporto ambientale è stata elaborata mettendo in relazione i contenuti

forniti dall’Allegato VI del D.Lgs. 152/06 e s.m.i. e quelli già individuati dal rapporto preliminare,

secondo lo schema di correlazione indicato nella tabella di seguito.

1 Autorità competente (AC): la pubblica amministrazione cui compete l’adozione del provvedimento di verifica di assoggettabilità, l’elaborazione del

parere motivato, nel caso di valutazione di piani e programmi, e l’adozione dei provvedimenti conclusivi in materia di VIA, nel caso di progetti [art. 5, comma 1, lettera p) del D.L.vo 152/2006 e s.m.i.].

2 Autorità procedente (AP): la pubblica amministrazione che elabora il piano, programma soggetto alle disposizioni del presente decreto, ovvero nel caso in cui il soggetto che predispone il piano, programma sia un diverso soggetto pubblico o privato, la pubblica amministrazione che recepisce, adotta o approva il piano, programma [art. 5, comma 1, lettera q) del D.L.vo 152/2006 e s.m.i.].

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2

Allegato VI del D.Lgs. 152/06 e s.m.i.

Indice del presente rapporto ambientale Indice del rapporto preliminare

Introduzione Cap. 1

Lett. a) Cap. A Cap. 2 – Cap. 3

Lett. b) Cap. B Cap. 4

Lett. c) Cap. C Cap. 4 Lett. d) Cap. D Cap. 4 Lett. e) Cap. E Cap. 5

Lett. f) Cap. F Cap. 6

Lett. g) Cap. G Cap. 7

Lett. h) Cap. H

Lett. i) Cap. I Cap. 8

Lett. j) Allegato 7

Allegato 6. Questionario di consultazione

pubblica Allegato 1

Per evitare duplicazioni nel processo di VAS della proposta di Piano in questione, sono stati

utilizzati gli approfondimenti e le informazioni, ritenuti pertinenti, provenienti da altri rapporti

ambientali di piani e programmi a vario livello.

Infine, la proposta di Piano e il presente rapporto ambientale, accompagnato dalla relativa sintesi

non tecnica (Allegato 7), saranno a disposizione dei soggetti competenti in materia ambientale, del

pubblico interessato e del pubblico, affinché questi abbiano l’opportunità di esprimersi presentando

le proprie osservazioni e fornendo nuovi ed ulteriori elementi conoscitivi e valutativi attraverso il

questionario di consultazione pubblica (Allegato 6).

Il processo di VAS

Di seguito vengono illustrati gli aspetti normativi e procedurali della valutazione ambientale

strategica e il relativo processo di VAS applicato alla proposta di Piano in questione, che è iniziato

con la redazione e consultazione del rapporto preliminare, sta procedendo con la definizione e la

consultazione della proposta di Piano ed il presente rapporto ambientale accompagnato dalla

relativa sintesi non tecnica (Allegato 7) e continuerà, dopo l’approvazione definitiva della proposta

di Piano, con il piano di monitoraggio ambientale.

La norma di riferimento a livello comunitario per la valutazione ambientale strategica (VAS) è la

Direttiva 2001/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001 (GU L 197 del

21/7/2001), concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente.

Essa si pone l’obiettivo “di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e di contribuire

all’integrazione di considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione e dell’adozione di piani e

programmi, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile, assicurando che venga effettuata la

valutazione ambientale di determinati piani e programmi che possono avere effetti significativi

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3

sull’ambiente”. La stessa Direttiva, inoltre, risponde alle indicazioni della convenzione

internazionale firmata ad Aarhus nel 1998, fondata sul diritto all’informazione, sul diritto alla

partecipazione alle decisioni e sull’accesso alla giustizia.

La Direttiva 2001/42/CE è stata recepita a livello nazionale dal D.L.vo n. 152 del 3/4/2006, recante

“Norme in materia ambientale” (GURI n. 88 del 14/4/2006, Suppl. Ord. n. 96), così come

modificato dal D.L.vo n. 4 del 16/01/2008, recante “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative

del D.L.vo n. 152 del 3 aprile 2006, recante Norme in materia ambientale” (GURI n. 24 del

29/1/2008). La proposta di Piano in questione, pertanto, seguirà l’iter normativo dettato dagli

articoli da 13 a 18 di quest’ultimo Decreto, il quale prevede le seguenti fasi:

• l’elaborazione del rapporto ambientale (art. 13);

• lo svolgimento di consultazioni (art. 14);

• la valutazione del rapporto ambientale e gli esiti delle consultazioni (art. 15);

• la decisione (art. 16);

• l’informazione sulla decisione (art 17);

• il monitoraggio (art. 18).

Nell’attesa che la Regione siciliana emani una propria normativa regionale in materia di valutazione

ambientale strategica, la Giunta regionale, con propria deliberazione, ha definito il modello

metodologico procedurale della valutazione ambientale strategica (VAS) di piani e programmi

(DGR n. 200 del 10/6/2009, Allegato A)3, a cui il presente documento fa riferimento in merito ai

contenuti.

Lo svolgimento della verifica di assoggettabilità

Per il caso in questione non è stata effettuata la verifica di assoggettabilità in quanto l’autorità

procedente, consapevole che la proposta di Piano di questa Amministrazione Comunale,

interessando aree SIC/ZPS soggette a valutazione di incidenza ex art. 5 del D.P.R. 357/97, rientra

nella tipologia di piani e programmi prevista dall’art. 6, comma 2, dello stesso Decreto, ha avviato

direttamente il processo di VAS dall’art. 13.

Il rapporto preliminare

Per la prima fase relativa al rapporto preliminare sono state svolte le seguenti attività:

• con nota prot. n°586372 del 11/08/2010, e successiva nota prot. n°888575 del 02/10/2010

l’ autorità procedente avviava il processo di VAS della proposta di Piano e, contestualmente,

3 La DGR n. 200 del 10/6/2009, Allegato A è stata redatta ai sensi dell’art. 59, comma 1 della L.R. 6/2009 (GURS n. 22 del

20/5/2009), ai sensi del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i..

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trasmetteva all’autorità competente copia cartacea e digitale del rapporto preliminare e del

questionario di consultazione;

• in data 22/10/2010 (verbale di pari data) l’autorità procedente e l’autorità competente hanno

concordato:

- il periodo di consultazione per la ricezione delle osservazioni da parte dei soggetti competenti

in materia ambientale al rapporto preliminare in trenta giorni;

- di rendere disponibile ai soggetti competenti in materia ambientale tutta la documentazione in

formato cartaceo, attraverso il deposito presso i propri uffici, e in formato digitale mediante la

pubblicazione sui propri siti web, affinché questi abbiano l’opportunità di esprimersi;

- i contenuti di un’apposita nota da inviare ai soggetti competenti in materia ambientale, a cura

dell’autorità procedente, indicante le modalità di accesso alla documentazione, la tempistica

per la consultazione e la password per accedere ai documenti pubblicati sui siti web;

- l’elenco dei soggetti competenti in materia ambientale riportato nella tabella di seguito:

N. Soggetti Competenti in Materia Ambientale (SCMA)

1 Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente – Dipartimento Regionale Territorio ed Ambiente

2 Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente – Dipartimento Regionale Urbanistica

3 ARPA Sicilia (Dipartimento Provinciale)

4 Provincia di Palermo

5 Comune di Isola delle Femmine

6 Comune di Ficarazzi

7 Ufficio del Genio Civile di Palermo

8 Soprintendenza ai BB.CC.AA.

9 ASP Palermo

10 Ispettorato Provinciale Ripartizione Foreste

11 Azienda Regionale Foreste Demaniali Regione Siciliana R.N.O. Capo Gallo

12 AMP Capo Gallo - Isola delle Femmine

13 Capitaneria di Porto di Palermo

14 Agenzia del Demanio

15 Agenzia delle dogane

16 Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente – Dipartimento Turismo

17 Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente – Area Soprintendenza del Mare

18 Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente –Servizio 4 Assetto del Territorio e Difesa del Suolo

19 Ufficio del Genio Civile di Palermo – Opere Marittime

20 Autorità Portuale di Palermo

• con nota prot. n°773457 del 26/10/2010, e successiva nota prot. n°888575 del 02/10/2010

l’ autorità procedente trasmetteva ai soggetti competenti in materia ambientale apposita

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comunicazione al fine di far pervenire osservazioni e suggerimenti al rapporto preliminare e

definire la portata ed il livello di dettaglio delle informazioni da includere nel presente rapporto

ambientale. Nella stessa veniva esplicitato:

- le sedi del deposito della documentazione in formato cartaceo (Comune di Palermo, Via

Ausonia, 69 90146 PALERMO e Assessorato regionale territorio e ambiente, Dipartimento

territorio ed ambiente, Servizio 2 VAS-VIA, Via Ugo La Malfa 169, 90146 Palermo);

- i siti web ove scaricare la documentazione in formato digitale (www.comune.palermo.it/,

www.artasicilia.it/web/vas/pudmpalermo.html e http://si-vvi.artasicilia.it/si-vvi/articolo12.aspx)

e la relativa password per accedere ai documenti;

- la tempistica per la consultazione

- gli indirizzi mail ove trasmettere il questionario di consultazione in formato digitale

([email protected] e [email protected]).

• Contestualmente, con nota prot n°813454 del 09/11/2010, venivano chiesti agli Enti gestori i

pareri di competenza sulle valutazioni di incidenza ex art. 5 del D.P.R. 357/97;

• durante il periodo di consultazione sono pervenuti quattro questionari di consultazione, i cui esiti

si riportano nella tabella di seguito:

N° Questionario Ossevazione Esito 1 ASP Palermo –

Dipartimento di Prevenzione (nota prot n°20 del 04/01/2011)

Con riferimento alla presenza di discariche abusive di rifiuti pericolosi lungo il litorale, evidenziata nel cap. 4 del rapporto preliminare (quadro ambientale), può essere valutata l’opportunità di prevedere uno specifico indicatore da riferire all’obiettivo 4.

Affrontata nel capitolo D. paragrafo D.2. Recepita nelle norme tecniche di attuazione della proposta di Piano (artt. 31 e 37)

2 A.R.T.A. Sicilia – Riserva Naturale Orientata “Monte Pellegrino (nota prot. n°01/11 del 03/01/2011

Tenere conto dei piani di gestione dei siti Natura 2000 denominati “Promontori del palermitano e Isola delle Femmine” approvato con D.D.G. n°589 del 25/06/2009 e “Monti di Palermo e valle del fiume Oreto” approvato con D.D.G. n°602 del 26/06/2009

Recepita nelle valutazioni di incidenza ex art. 5 D.P.R. 357/99

3 A.P.P.A. Sicilia (nota prot. n°859 del 10/01/2011)

E’ necessario dare maggiore spazio agli interventi previsti o da prevedere per eliminare gli scarichi fognari non depurati nei tratti del litorale interessato (Diga acquasanta, Ferro di Cavallo di Mondello, foce del fiume Oreto, condotta sottomarina Sferracavallo) Tale fondamentale problematica è impropriamente inserita nell’ambito delle problematiche relative alla presenza di strutture non omogenee in stato di abbandono e degrado lungo la costa. Non si concorda nel non ritenere fondamentale la problematica connessa all’eliminazione degli scarichi fognari lungo la costa.

Affrontata nel capitolo D. paragrafo D.3. Recepita nel cap. E paragrafo E2 attraverso l’inserimento negli obiettivi da monitorare. Si evidenzia che la programmazione delle oo.pp. finalizzate all’eliminazione degli scarichi fognari a mare esula dagli obiettivi del presente pianto rientrando nell’attività programmatoria del P.A.R.F..

E’ necessario inoltre prevedere tra le problematiche l’emissione diffusa di polveri nel porto di Palermo dovuta ai gas di scarico delle navi e all’attività di scarico di merci pulverulente (pet-coke) che periodicamente avviene nell’area portuale

Affrontata nel capitolo D. paragrafo D.4. Osservazione non accoglibile in quanto l’area del porto di Palermo è oggetto di pianificazione specifica attraverso il P.R.P. ex L. 84/94 ed esula dalle

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competenze del presente Piano Sono inoltre da inserire tra le problematiche le aree costiere in cui è in corso un’attività di bonifica (ex Discarica Acqua dei Corsari, ex Discarica di Vergine Maria, spiaggia box a mare ENI, Deposito ESSO) in modo da dare la giusta coerenza tra i vari Piani esistenti nel litorale

Affrontata nel capitolo D. paragrafo D.2.1 Recepita nelle norme tecniche di attuazione della proposta di Piano (artt. 31 e 37)

Sono infine da indicare quali punti critici gli impianti industriali attivi e/o dismessi (Chimica Arenella, impianto Bonifiche S.p.a. Diga Acquasanta, depuratore di Acqua dei Corsari) con le problematiche che ne conseguono.

Affrontata nel capitolo D. paragrafo D.2.2

Il paragrafo suolo è insufficiente in quanto non indica tutte le aree costiere in cui è in corso un’attività di bonifica bonifica (ex Discarica Acqua dei Corsari, ex Discarica di Vergine Maria, spiaggia box a mare ENI, Deposito ESSO) gli impianti industriali attivi e/o dismessi (Chimica Arenella, impianto Bonifiche S.p.a. Diga Acquasanta, depuratore di Acqua dei Corsari), punti critici di contaminazione del suolo oltre che delle acque. Per i siti in cui è in corso un’attività di bonifica esistono dati di monitoraggio

Recepita nel capitolo D. paragrafo D.2.2 e nell’allegato 5

Si segnala inoltre che nella zona di Vergine Maria è in atto il monitoraggio dell’alga tossica ostreopsis ovata, che ha avuto negli anni un impatto sulla popolazione (casi di difficoltà respiratorie e irritazioni varie) e pertanto andrebbe considerato come punto critico.

Affrontata nel capitolo D. paragrafo D.5. Recepita nell’art. 9, comma 6, delle N.T.A. della proposta di Piano

Relativamente alla tutela del suolo e delle acque e alla gestione dei rifiuti è opportuno inserire il D. Lgs. 152/06

Recepita nel capitolo E. paragrafo E.1

Si ricorda che gli obiettivi individuati si ritengono non esaustivi

Recepita nel capitolo E. e nel Capitolo I attraverso la definizione di due nuovi obiettivi e relativi indici di monitoraggio

4 Regione Siciliana. Servizio Soprintendenza Beni Culturali e ambientali del Mare (nota prot. n°94 del 25/01/2011)

Per effetto della delibera di Giunta di Governo n. 200 del 10.06.2009 (All. A) l’Amministrazione dei Beni Culturali della Regione Siciliana è Soggetto Competente in Materia Ambientale (SCMA) sia a livello regionale che a livello provinciale, sovracomunale e comunale. Ai fini delle opportune rettifiche nel Rapporto Preliminare, si evidenzia che il Servizio Soprintendenza Beni Culturali ed Ambientali del Mare dell’Assessorato Reg.le Beni Culturali e dell’Identità Siciliana va inserito fra gli enti in indirizzo nell’attivazione della procedura e nell’elenco SCMA

Recepita

Tra i riferimenti normativi elencati nel “rapporto preliminare” mancano, e pertanto vanno incluse, le disposizioni legislative che normano l’utilizzazione delle riserve terrestri e marine, nonché quelle contenute nel Codice dei beni culturali e del paesaggio (D. Lgs. 42/2004 e s.m.i.) e all’art. 28 della L.R. 21/2003

Recepita nel capitolo E. paragrafo E.1

In generale si constata che il Rapporto Preliminare è carente delle informazioni ambientali fondamentali, perfino di quelle ricavabili dagli altri piani regionali, distrettuali e comunali, e pertanto necessita di essere integrato in questo senso con studi ed indagini

Recepita nel capitolo F. paragrafo F.1

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dettagliati sull’ambiente costiero e marino.

Tra le problematiche elencate nel rapporto non è evidenziato l’utilizzo abusivo del demanio marittimo da parte di soggetti privati che ha prodotto spiagge artificiali e acque marine inquinate.

Recepita nelle tavole della proposta di Piano A1.1 e A1.2 e nell’art. 24 delle N.T.A.

Per le opportune integrazioni si fa presente che: non sono menzionate la R.N.O. di Capo Gallo, la R.N.O. di Monte Pellegrino, la R.N.O. di Isola delle Femmine. Non si fa riferimento all’Area Marina Protetta di Capo Gallo-Isola delle Femmine istituita con L.394/91 e DM 24/07/02 e gestita dalla Capitaneria di Porto di Palermo. Non sono richiamati i seguenti SIC: Isola delle Femmine (ITA020005); Fondali di Isola delle Femmine-Capo Gallo (ITA020047); Monte Grifone (ITA020044). Si segnala l’opportunità di sottoporre alla procedura ed ai criteri di tutela del PUDM anche le aree demaniali marittime nell’ambito della Circoscrizione Territoriale dell’Autorità Portuale di Palermo, confine via della Leva-Porto Arenella fino al Porticciolo di S. Erasmo, in quanto in stretta relazione rispettivamente con il SIC ITA 020014 “Monte Pellegrino” e con il SIC ITA 020012 “Valle del Fiume Oreto”

Recepita nelle valutazioni di incidenza Allegati nn.1-4 Le aree demaniali marittime nell’ambito della Circoscrizione Territoriale dell’Autorità Portuale di Palermo sono oggetto di pianificazione specifica attraverso il P.R.P. ex L. 84/94 ed esulano dalle competenze del presente Piano

Non si accenna, lungo i tratti di costa rocciosa alta del litorale, alla distribuzione delle piattaforme a vermeti create dai molluschi Vermetus triqueter e Dendropoma petraeum specie riportata tra quelle da proteggere nella lista dell’allegato II ASPIM. Non vengono evidenziate le singolarità geologiche, paleontologiche, ambientali del territorio di Palermo dove si rinvengono lembi di terrazzi, depositi fossiliferi marini e continentali. Buona parte della linea di costa è formata da falesie, scarpate, blocchi fagliati, cavità, doline, grotte che testimoniano antiche linee di riva, piatteforme a vermetidi, estese praterie di Posidonia oceanica e di Cymodocea nodosa.

Recepita nel capitolo D. paragrafo D.1

Non vengono rilevate le caratteristiche ambientali della costa (spiaggia emersa e sommersa, ambiente di retrospiaggia con composizione granulometrica e petrografia; sono ignorate la morfologia essenziale, le caratteristiche idrologiche, geologiche, idrogeologiche, podologiche e le indicazioni fornite dal PAI.

Recepita nel capitolo D. paragrafo D.1 e nelle tavole di previsione di piano dove vengono riportati i vincoli PAI. Quest’ultimo aspetto è stato oggetto di specifica norma nelle N.T.A. (cfr. art.8 lett. j).

Dal punto di vista archeologico non si fa espresso riferimento alle seguenti aree marine e alle antistanti coste che hanno restituito importanti reperti archeologici e pertanto meritano la dovuta attenzione: zona della Cala; zona Arenella (Grotta della Regina, area Tonnara Bordonaro, Grotta della Colomba); Vergine Maria (Secca Priola, Punta Priola); Addaura; Mondello (area Circolo Lauria e area Stabilimento); Capo Gallo.

Si riscontra difficoltà a recepire l’osservazione in quanto non vi sono dati disponibili. La grotta regina all’Acquasanta e la Cala ricadono nell’ambito della Circoscrizione Territoriale dell’Autorità Portuale di Palermo, oggetto di

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pianificazione specifica attraverso il P.R.P. ex L. 84/94, ed esulano dalle competenze del presente Piano. E’ stata inserita una norma che prevede per le opere a mare a qualsiasi titolo la necessità di acquisire preventivamente il parere della Soprintendenza del Mare (art. 12 comma 7 delle N.T.A.)

Nella tabella degli “Obiettivi di Protezione Ambientale”, nel “Quadro di riferimento normativo, programmatico e pianificatorio” relativo ai “Temi ambientali” del Paesaggio, patrimonio culturale, architettonico, archeologico e beni materiali mancano importanti riferimenti normativi quali: il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.Lgs. 42/2004 e s.m.i.) e la L.R. 21/2003 art. 28.

Recepita nel capitolo E. paragrafo E.1

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A. ILLUSTRAZIONE DEI CONTENUTI, DEGLI OBIETTIVI PRINCI PALI DEL

PIANO E DEL RAPPORTO CON ALTRI PIANI

A.1 Contenuti del piano

Il Piano di Utilizzo delle Aree Demaniali Marittime (P.U.D.M.) si configura come strumento

complementare ai vigenti strumenti di pianificazione urbanistica dell’Amministrazione Comunale

di Palermo in quanto individua le destinazioni di uso delle aree del Demanio Marittimo comprese

prevalentemente nella Fascia Costiera individuata dal PRG vigente. Esso regola la gestione, la

tutela e l’uso delle aree del Demanio Marittimo, che ricadono nel territorio del comune di Palermo

disciplinando:

1. le modalità di utilizzo del litorale marino;

2. gli usi da parte della collettività, anche per il tramite di una attività economica privata, da

attuare mediante rilascio di concessione, in conformità alle vigenti disposizioni in materia di

pubblico Demanio Marittimo.

Le aree oggetto della proposta di Piano sono quelle del tratto costiero prospiciente il territorio del

Comune di Palermo, compreso tra Sferracavallo al confine con il Comune di Isola delle Femmine e

Acqua dei Corsari al confine con il Comune di Ficarazzi.

Con riferimento al punto 1, le aree demaniali prospicienti il territorio comunale di Palermo sono

state suddivise in aree, zone e lotti, in ossequio alle linee guida di cui al punto 7) dell’Allegato A

del Decreto A.R.T.A. del 25/05/2006.

Le aree individuate sono state raggruppate sulla base di caratteristiche omogenee sotto l’aspetto

morfologico, ambientale e infrastrutturale. In considerazione che le zone rappresentano le porzioni

di territorio demaniali marittimo che individuano il passaggio da un’area ad un’altra ovvero

costituenti elementi di discontinuità all’interno di una stessa area, di seguito vengono riportati per le

aree e le zone in cui è stato suddiviso il demanio marittimo prospiciente il territorio del Comune di

Palermo le principali caratteristiche che ne hanno determinato l’individuazione. (Tav. F1 –

Previsione di Piano – Individuazione delle Aree – Scala: 1:10.000)

A1 – Aree Isola delle Femmine-Punta Matese-Barcarello-Riserva Naturale Capo Gallo-Fossa del

Gallo

I tratti costieri ricadenti in tale area sono quelli caratterizzati da una tipologia morfologica

omogenea di arenili rocciosi. Le aree presentano un particolare pregio ambientale e

paesaggistico in virtù della bellezza naturale dei luoghi. Infatti, in tali aree sono praticamente

assenti opere di urbanizzazione o manufatti edilizi.

A2 – Area Mondello

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Si tratta dell’arenile di Mondello caratterizzato da una tipologia morfologica omogenea

sabbioso fine. Pur essendo interessata da manufatti edilizi, l’area presenta un particolare

pregio oltre che paesaggistico anche economico e sociale data la vicinanza con la borgata

marinara di Mondello e la presenza delle strutture poste a servizio del litorale.

A3 – Aree Sferracavallo-Torre Mondello-Punta Celesi-Punta Priola-Mondello-Addaura

I tratti costieri ricadenti in tale area sono quelli caratterizzati da una tipologia morfologica

omogenea di arenili rocciosi. Pur essendo interessata da manufatti edilizi, l’area presenta un

particolare pregio oltre che paesaggistico anche economico e sociale data la vicinanza con le

borgate marinare di Sferracavallo e Mondello, differenziandosi dalla tipologia di cui all’area

precedente non solo per la morfologia dell’arenile ma anche per una più marcata presenza di

manufatti edilizi che hanno irreversibilmente trasformato l’ambiente ed il paesaggio originari.

A4 – Aree Vergine Maria-Arenella-Romagnolo-Sperone-Acqua dei Corsari

Sono gli arenili generatisi a seguito dei fenomeni erosivi delle ex discariche di Vergine Maria,

Sperone ed Acqua dei Corsari. Detti tratti costieri hanno oramai tipologia morfologica di

arenile di natura ghiaiosa, e sono in parte interessati da manufatti edilizi. Dette aree hanno

come loro vocazione quella di aree connesse con la fruizione del mare anche a scopo

balneare, previa esecuzione di idonei interventi di recupero.

Z1 – Zone destinate alla fruizione pubblica

Sono le zone individuate dalle piazze e dalle superfici concesse al Comune di Palermo per uso

pubblico (piazza Beccadelli, terrazza di Mondello) e dalle superfici in prossimità delle borgate

marinare da destinare per le medesime finalità.

Z2 – Zone portuali

Sono le zone caratterizzate dalla presenza dei Porti così come individuati con Decreto

A.R.T.A.

Z3 – Zona destinata ad attività produttive esistenti non connesse al mare.

Le aree classificate come zona Z3 sono quelle dove insistono manufatti e attività produttive

non connesse all’uso del mare e alla fruizione della costa.

Z4 – Zona per attrezzature destinate ad attività di formazione, turismo ed attività sportive.

Le aree classificate come zona Z4 sono quelle dove insistono manufatti con relative aree di

pertinenza ove in atto vengono svolte attività di formazione, turistiche e sportive.

Z5 – Zona Militare.

Sono indicate come zone Z5 le aree interessate da presidi militari.

Z6 – Zone ex discariche - Foce Oreto

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Sono le zone che negli anni ’60 sono state interessate da apporti di terra e materiali edilizi

(sfabbricidi) che nel tempo hanno assunto notevoli dimensioni, con altezze sul livello del

mare pari a circa 20 metri e modificato pertanto la linea di costa.

Z7 – Zona per esercizi di ristorazione.

Sono state classificate Z7 le zone destinate esclusivamente ad esercizi di ristorazione e

somministrazione di bevande e cibi precotti.

Le aree sono poi state suddivise in lotti, ovvero porzioni delimitate di superficie, individuati

attraverso una precisa identificazione delle relative coordinate geografiche, che formano oggetto di

rilascio di concessioni demaniali marittime. Complessivamente sono stati individuati n°6 tipologie

di lotto, nel seguito elencati, all’interno dei quali sono realizzabili determinate tipologie di iniziative

così come definite nel dettaglio nelle N.T.A. della proposta di Piano

• L1. Lotto di rilevante interesse naturalistico

• L2. Lotto per la fruizione della costa a scopo ricreativo non balneabile

• L3. Lotto per la fruizione della costa a scopo ricreativo

• L4. Lotto per la fruizione della costa a scopo ricreativo a gestione comunale

• L5. Lotto per attività produttive connesse al mare

• L6. Superfici interessate dall’erosioni delle ex discariche

In merito agli usi da parte della collettività, da attuare mediante rilascio di concessione, invece,

per ciascuna tipologia di lotto e per ciascuna zona sono stati individuate le tipologie di iniziative

attuabili nonché (i) le modalità di realizzazione dei manufatti e (ii) di localizzazione delle nuove

concessioni. Con riferimento al primo aspetto, l’intento seguito è quello di omogeneizzare l’aspetto

della costa stabilendo dei criteri e parametri quantitativi generali che i manufatti realizzati in area

demaniale marittima devono rispettare. Con riferimento al secondo aspetto, invece, si è cercato di

tenere conto della dinamicità delle concessioni demaniali marittime – le quali possono essere

soggette a decadenza, ridimensionamenti ampliamenti – stabilendo dei criteri di distanza fra le

concessioni demaniali e di ridimensionamento in modo tale da rispettare il vincolo generale imposto

dall’art. 15 della L.R. 15/05 e ss.mm.ii. (per il quale una quota non inferiore al 50% del litorale deve

essere destinato alla fruizione pubblica).

A.2 Obiettivi principali del piano

In via del tutto generale, l’attività di programmazione della proposta di Piano è volta a restituire

progressivamente la costa alla città attraverso le seguenti linee guida:

1. demolizione delle opere abusive non acquisite al demanio marittimo;

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2. miglioramento dell’accessibilità alla costa attraverso anche l’acquisizione di aree ex art. 33 del

C.d.N.;

3. messa in sicurezza e bonifica finalizzata ad un utilizzo residenziale o ad esso assimilabile dei

siti interessati in passato da fenomeni di discarica abusiva;

4. riconversione delle concessioni demaniali esistenti destinate ad attività non connesse alla

fruizione del mare;

5. programmazione e razionalizzazione del rilascio di nuove concessioni demaniali marittime ex

art. 36 R.C.d.N. e delle variazioni a quelle esistenti ex art. 24 R.C.d.N.

6. regolamentazione delle nuove concessioni in aree SIC/ZPS per promuovere un uso

ecosostenibile della fascia costiera.

Naturalmente, si è dovuto tenere conto delle modifiche al quadro normativo (precedentemente

delineato in materia dalla L.R. 15/05 e dalla L.R. 10/07) apportate dalla L.R. n°9 del 06/08/2009,

che ha imposto, nell’ambito degli aiuti alle imprese, l’obbligo per le amministrazioni competenti di

tenere conto, nella loro attività di programmazione, delle concessioni esistenti al 17//12/2005, data

di entrata in vigore della L.R. 15/05. Come si vede dall’Allegato A alle N.T.A. della proposta di

Piano, sulle aree demaniali prospicienti il territorio comunale di Palermo insistono alla data di

marzo 2009 n°141 concessioni demaniali marittime, quasi nella totalità derivanti da attività

istruttorie eseguite in data antecedente al 17/12/2005. Di fatto, la norma sopra citata ha imposto

l’obbligo per le amministrazioni competenti ti tenere conto nella loro attività di programmazione

delle concessioni demaniali esistenti al 17/12/2005, momento di entrata in vigore della L.R. 15/05.

L’efficacia delle previsioni della proposta di Piano è sicuramente operativa nei confronti dei

titoli concessori rilasciati dopo l’entrata in vigore della L.R. 15/05 (art. 4, comma 3) ma lo è anche

nei confronti delle concessioni esistenti alla superiore data del 17/12/2005. Per esse infatti, oltre al

tacito rinnovo disposto dalle leggi vigenti, è sempre prevista la rincoversione ad attività conformi

alle destinazioni d’uso previste.

Naturalmente, l’attività di pianificazione svolta è finalizzata allo sfruttamento del mare

principalmente a scopo balneare, per lo più attraverso manufatti precari e prescrizioni sui materiali

da utilizzare e modalità di installazione di manufatti (si evidenzia a tal proposito la preferenza

espressamente prevista nelle Norme Tecniche di Attuazione di utilizzare per le opere legnami

certificati FSC (Forest Stewardship Council).

Ed ancora, in tale ottica deve essere inquadrata la trasformazione prevista nelle Norme Tecniche

di Attuazione della proposta di Piano dei lotti L2 in lotti L3, in conseguenza alla cessazione del

divieto di balneazione. Tale linea di indirizzo si affianca all’obiettivo di tutela integrale (e, ove

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necessario, recupero) delle aree demaniali interessate da SIC/ZPS, oggetto di studi ad hoc nei

precedenti paragrafi.

In tal modo si è cercato di fare rientrare le previsioni della proposta di Piano nell’ambito di una

forma di sviluppo sostenibile, che non compromette la possibilità delle future generazioni di

perdurare nello sviluppo, preservando la qualità e la quantità del patrimonio naturale.

La preferenza per la precarietà dei manufatti in uno alla previsione di demolizione pressoché

sistematica di tutte le opere abusive realizzate in aree demaniali, è manifestazione evidente

dell’aspirazione di ripristinare ciò che nei decenni si è perso.

A.3 Complementarietà con altri piani

Per quanto concerne la complementarietà con altri piani si rappresenta quanto segue.

Le aree demaniali marittime prospicienti il territorio comunale, escluse quelle ricadenti nella

sfera delle competenze dell’Autorità Portuale di Palermo oggetto di specifica attività di

pianificazione, sono già state oggetto di regolamentazione nella variante generale al P.R.G. di

Palermo approvato con D.Dir. 558 e 124/DRU/02 dell’Assessorato Regionale Territorio ed

Ambiente. Esse, infatti, ad eccezione di due tratti di costa (in prossimità della foce dell’Oreto e del

Golfo di Sferracavallo) soggetti a prescrizioni specifiche dall’Ufficio del Genio Civile, ricadono

quasi sempre all’interno della z.t.o. “Fascia Costiera” (art.22 delle N.T.A.).

Art. 22 Zone Costiere 1. Sono indicate come zone Fc le aree costiere, aggregate alle zone omogenee adiacenti, attualmente interessate, in

prevalenza, da interventi ed usi impropri rispetto ad una congrua fruizione della costa. 2. Gli interventi ammessi in queste zone saranno definiti nei piani particolareggiati di iniziativa pubblica o privata,

finalizzati alla realizzazione di interventi di interesse pubblico e privato relativi ad attività ricettive, ricreative e comunque connesse alla fruizione della costa, anche in deroga alle prescrizioni dettate per le zone omogenee adiacenti.

3. Fino all'approvazione dei piani di cui al comma 2 sono ammessi soltanto gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria.”

Come si vede, il comma 3 del citato art.22 delle N.T.A. consente “fino all’approvazione dei

piani di cui al comma 2” solo “gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria”. Il

successivo art.30 stabilisce che “1. L'Amministrazione comunale può consentire l'installazione di

chioschi, edicole, distributori di carburante e altre analoghe strutture precarie ad una elevazione, di

piccole dimensioni, su aree pubbliche o aree destinate a servizi pubblici indipendentemente dalle

prescrizioni urbanistiche di zona. … Le aree asservite, in totale, non potranno in ogni caso superare

il 10% dell'area pubblica.” Appare evidente l’intento di subordinare qualsiasi iniziativa sulle aree

demaniali ad una programmazione organica, permettendo in assenza della proposta di Piano solo

interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria.

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In tal senso, la proposta di Piano si inserisce quale strumento attuativo di pianificazione,

andando a definire e disciplinare gli usi connessi alla fruizione del mare ai sensi dell’art.1 della L.R.

15/05, nel rispetto di quanto disposto dall’art.15, lettera a), della L.R. n°78 del 12/06/1976.

Per quanto concerne gli aspetti legati ai problemi ambientali pertinenti al piano, dall’analisi

delle diverse attività consentite dalla proposta di Piano non si riscontrano interazioni negative nei

confronti degli aspetti ambientali presenti lungo la fascia costiera. Le varie destinazioni d’uso sono

state oggetto di attenti studi specifici, per verificare una eventuale incidenza sugli ecosistemi

costieri sia marini che terrestri; nei casi in cui è stato rilevato il rischio di una possibile interferenza

delle attività previste con gli ecosistemi naturali, sono state inserite specifiche prescrizioni nelle

norme tecniche di attuazione della proposta di Piano per regolamentare il rilascio delle concessioni

finalizzate alla riduzione del rischio e rendere il Piano sostenibile nei confronti delle risorse

naturali.

Anche dal punto di vista dell'attuazione della normativa comunitaria nel settore dell'ambiente, il

presente P.U.D.M è stato sottoposto alla procedura per la “Valutazione di Incidenza” in

ottemperanza all’art. 5 del DPR 8 settembre 1997 n° 357 e ss.mm.ii., normativa che ha consentito a

livello nazionale il recepimento delle due direttive comunitarie 92/43 “habitat” e 79/409 “Uccelli”.

La procedura ha previsto uno studio per valutare i possibili effetti che le attività previste dal Piano

potevano avere sullo stato di conservazione dei Siti di Interesse Comunitario (S.I.C) o Zone di

Protezione Speciale (Z.P.S.) presenti all’interno della fascia demaniale.

Tale studio ha consentito di mettere a confronto gli obiettivi di conservazione e protezione di

habitat e specie animali e vegetali presenti in queste aree, con le attività e la destinazione d’uso

previste dal Piano, per poter, in ultima analisi, implementare le norme di attuazione del Piano con

alcune misure che potessero regolamentare e nel contempo mitigare i possibili impatti. Ciò ha

permesso di rilevare nel dettaglio tutte quelle misure/azioni finalizzate a promuovere uno sviluppo

della fascia costiera compatibile con gli obiettivi di conservazione di questi siti.

Il Piano prevede inoltre una misura complementare, volta migliorare e/o rafforzare la

conoscenza e la sensibilità della popolazione locale riguardo gli obiettivi della politica comunitaria

in tema di protezione e valorizzazione degli ecosistemi ricadenti nell’ambito della rete europea

“Natura 2000”.

Il Piano infine recepisce e tiene conto dell’attuazione degli interventi previsti nel P.A.R.F.

approvato con Deliberazione del Consiglio Comunale n°376 del 07/07/1986 ed attualmente in corso

di aggiornamento, che renderanno balneabili ulteriori tratti di costa regolando e dando regole

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precise per la riclassificazione dei lotti L2 in lotti L3 a scopo balneare, al cessare del divieto di

balneazione.

Per quanto concerne le aree demaniali marittime SIC/ZPS, come rilevato dall’Ente Gestore

Rangers d’Italia con nota prot. n°1/11 del 03/01/2011 in risposta, si è tenuto conto dei piani di

gestione dei siti “Natura 2000” denominati “Promontori del Palermitano e Isola delle Femmine”

approvato con D.D.G. n°589 del 25/06/2009 e “Monti di Palermo e Foce del Fiume Oreto”

approvato con D.D.G. n°602 del 26/06/2009.

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B. ASPETTI PERTINENTI ALLO STATO ATTUALE DELL’AMBIENTE E SUA

EVOLUZIONE PROBABILE SENZA L’ATTUAZIONE DEL PIANO

B.1 Descrizione dello stato attuale

Per quanto concerne le aree interessate da SIC/ZPS, gli aspetti specifici pertinenti allo stato

attuale dell’ambiente e la sua evoluzione probabile senza l’attuazione del piano sono stati trattati

all’interno delle valutazioni di incidenza redatte ai sensi del D.P.R. 357/97 e ss.mm.ii., secondo le

indicazioni di cui all’allegato 1 al Decreto ARTA del 30/03/2007.

Il confine amministrativo, oltre il quale le competenze non sono più del Comune di Palermo, è

costituito ad est dal Comune di Ficarazzi ed ad Ovest dal Comune di Isola delle Femmine. Le aree

demaniali marittime ricadenti nell’ambito della circoscrizione territoriale dell’Autorità Portuale di

Palermo, istituita ai sensi della L. 84/94 suddivide la fascia territoriale costiera in due parti: la fascia

costiera nord e la fascia costiera sud.

La costa palermitana è caratterizzata da tratti di sabbia finissima, arenili ghiaiosi e tratti di

scogli, ed è ricca di valenze paesaggistiche e naturalistiche che ne costituiscono motivo di richiamo

per i turisti.

Fiancheggiata dai Monti Billiemi e Pizzo S. Margherita, protesa verso il Mar Tirreno, ad ovest

del territorio comunale sorge Sferracavallo, un borgo marinaro costituitosi nel XV-XVI secolo

attorno ad una tonnara ed a una antica chiesetta. All’inizio la piccola comunità ebbe un’economia

incentrata sul mare, col passare del tempo gli abitanti si dedicarono anche alle attività agricole. Nel

secolo XVIII e soprattutto nei successivi secoli, la borgata di Sferracavallo (chiamata così forse a

causa delle cattive condizioni della strada che congiungeva Sferracavallo a Palermo) subì diverse

bonifiche e trasformazioni con la costruzione di una agevole arteria di collegamento e soprattutto di

ville, anche lungo la fascia marinara, tali da trasformare l’antico borgo di pescatori in una località di

villeggiatura, affermato sempre più anche come villaggio gastronomico e polo di attrazione per

turisti e non, che vogliono usufruire delle varietà gastronomiche e delle bellezze naturali. Nella

borgata inoltre è attivo un porticciolo che ospita barche da diporto.

Il tratto di mare dal confine con il territorio comunale di Isola delle Femmine a Punta Barcarello

ricade all’interno del SIC ITA020007 “Fondali di Isola delle Femmine – Capo Gallo”.

Capo Gallo è forse una delle più belle rupi calcaree del mediterraneo. La montagna è a

strapiombo sul mare ed è caratterizzata da una rigogliosa vegetazione a macchia mediterranea,

favorita nella sua crescita dall’umidità trasportata dalle brezze marine estive. Numerosi gli

endemismi botanici (specie che vivono solamente in questa zona) e anche la fauna è molto

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interessante, per la presenza di numerosi rapaci e altri uccelli che nidificano sulle rupi. Per tali

motivazioni è stata istituita la RNO Capo Gallo (decreto ARTA n°734 del 21/06/2001).

Questa costa è rimasta pressoché inalterata principalmente a causa della sua conformazione

fisica. Essa ricade anche all’interno del SIC ITA020006 “Capo Gallo” e ITA020007 “Fondali di

Isola delle Femmine – Capo Gallo”. Con Decreto del 29/11/2006, l’Assessorato Territorio ed

Ambiente ha incluso nella riserva Naturale Capo Gallo l’area di Punta Barcarello.

Oltre il faro di Capo Gallo si apre la Fossa del Gallo, che ospita un altro piccolo porticciolo da

diporto con annesso un cantiere nautico.

La Punta Mondello, completamente occupata dall’Hotel La Torre, segna il confine occidentale

dell’omonima baia, occupata quasi interamente da una lunga spiaggia, rinomata meta estiva dei

palermitani. Fino agli inizi del secolo scorso questa zona era paludosa e malsana, ma con la

successiva bonifica effettuata tra il 1910 e il 1918 i terreni circostanti Mondello paludosi e malsani

vennero bonificati e dati in concessione alla Società Belga “Le Tramway de Palerme”, assumendo

l’aspetto attuale. La bonifica ha portato al drenaggio delle acque pluviali, attraverso un canale di

gronda, denominato Ferro di Cavallo, che per un lungo periodo ha funzionato da collettore dei reflui

della borgata e di numerosi villini sorti nella zona, soprattutto a partire dagli anni ’60.

Attualmente il Ferro di Cavallo, che sfocia in corrispondenza dei due moli che delimitano la

baia, accetta in inverno solo acque piovane grazie alla realizzazione di un impianto di sollevamento

che trasporta i liquami al depuratore di Fondo Verde.

L’antico borgo peschereccio di Mondello, appoggiato alla Torre di avvistamento, ospita ancora

una marineria dedita alla piccola pesca, che vi trova rifugio grazie anche ad un molo frangiflutti

lungo circa 100 metri. Oltre punta Celesi, dove oggi sorgono alcuni stabilimenti balneari fra cui il

“Circolo Lauria” con l’omonimo moletto, inizia l’Addaura, e con essa il fronte a mare del Monte

Pellegrino, che arriva fino alla borgata dell’Acquasanta. La costa dapprima bassa e rocciosa, con

alcune calette ciottolose, di fronte l’Istituto Roosevelt è interrotta da un porticciolo turistico

incompleto.

Da qui parte un tratto di costa di circa 850 m sul quale insiste la parte a mare del SIC ITA

020014 denominato “Monte Pellegrino”, istituito al fine di mantenere le caratteristiche originarie

degli habitat di interesse comunitario classificati rispettivamente: cod. nat. 1240 “Scogliere con

vegetazione delle coste mediterranee” e cod. nat. 1170 “Scogliere”.

In corrispondenza di Punta Priola, all’interno del SIC, la costa ridiventa alta e rocciosa e così

prosegue fino a Vergine Maria, dove si rinvengono notevoli segni degli stravolgimenti apportati alla

fascia costiera negli ultimi decenni. Si riscontra qui, infatti, la prima delle grosse discariche che

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hanno determinato la notevole trasformazione della fisionomia costiera; al piede di questa discarica,

e da questa creata, infatti, è ora presente una spiaggia molto estesa che arriva ad un altro molo

incompleto, in corrispondenza dell’ex Tonnara Bordonaro.

Da qui fino all’Arenella la vista del mare è interamente preclusa dagli edifici realizzati sulla

fascia costiera ed è qui che troviamo il primo grande collettore fognario: alle spalle sono state

scaricate tonnellate di sfabbricidi che nel tratto di fronte l’ex Chimica Arenella hanno ricoperto la

costa e i fondali litoranei. In questo tratto di costa è in fase attuativa il progetto, relativo

all’intervento – “Chimica Arenella – Tutela integrata dell’area costiera” che si inquadra in un

insieme di interventi che riguardano il complesso dell’ex Chimica Arenella: il recupero della fascia

costiera antistante l’ex polo industriale, con la formazione di un arenile artificiale protetto da una

barriera soffolta, il recupero di uno degli immobili storici dell’ex complesso, ed il riuso come spazio

espositivo e la realizzazione delle urbanizzazioni primarie per l’intera struttura, la ridefinizione

degli spazi aperti, la realizzazione di un parcheggio in parte in superficie ed in parte sotterraneo e il

consolidamento e recupero di alcuni dei manufatti storici.

La finalità degli interventi descritti è il recupero e la rifunzionalizzazione del complesso di

archeologia industriale e del tratto di costa ad esso prospiciente. Con gli interventi, in particolare, si

pongono le precondizioni per un nuovo uso dell’area e degli immobili per attività culturali (centro

espositivo – centro congressuale – centro per le telecomunicazioni) e per attività ricettive legate

anche alla fruizione del mare.

In località Arenella, è presente il porto peschereccio costituito da tre moli che delimitano

altrettanti specchi acquei di diversa ampiezza, utilizzati dai pescatori e dai diportisti. Nel complesso

il porto dell’Arenella necessita di alcune opere infrastrutturali in grado di rendere il porto medesimo

più sicuro e funzionale.

Alle spalle del molo si è anche qui formata una grande spiaggia inesistente fino a pochi lustri fa

che individua il confine con il tratto di costa di competenza dell’Autorità Portuale di Palermo

(confine via della Leva, giusta D.M. Infrastrutture e dei Trasporti del 22/11/2005), la cui autorità si

estende senza soluzione di continuità fino al Porticciolo di Sant’Erasmo, ed il cui territorio è al di

fuori della presente pianificazione.

Limitrofo al porticciolo di Sant’Erasmo insiste il SIC ITA020012 “Valle del Fiume Oreto”, che

interessa la fascia costiera limitatamente alla foce del fiume omonimo.

Nel tratto di costa successivo esistevano fino ad alcuni decenni fa i lidi balneari molto

frequentati dai palermitani: erano molto rinomati fra gli altri i Bagni Virzì e i Bagni Italia a

Romagnolo, definitivamente abbandonati a seguito della bonifica di Mondello.

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Oggi questo tratto di costa è inibito all’uso balneare a causa del pesante inquinamento, mentre la

presenza di almeno tre grosse ex-discariche (Oreto, Sperone e Acqua dei Corsari) ha alterato la

fisionomia costiera e distrutto le biocenosi marine originarie.

In località Bandita è presente un altro piccolo porticciolo peschereccio. In corrispondenza della

borgata di Acqua dei Corsari negli anni ’60 è stata realizzata un’enorme discarica di terra e

materiali edilizi, che nel tempo ha assunto dimensioni colossali con un’altezza sul livello del mare

di circa 20 metri aggettante di quasi 500 metri verso il largo, con una estensione sulla linea di costa

di circa 600 metri.

Tale discarica ha subito una notevole trasformazione nel corso degli anni a causa degli agenti

meteo-marini, che hanno determinato il disfacimento del materiale incoerente, con la conseguente

dispersione sui fondali circostanti: il risultato è l’attuale conformazione del sito, caratterizzato da

una elevata pendenza dei pendii, a costante rischio franoso, e il dislocamento nel sito di enormi

quantitativi di massi e blocchi di varia natura e fattura.

Dopo Acqua dei Corsari è presente un depuratore che a regime servirà gran parte della città di

Palermo e dei comuni limitrofi; attualmente serve la zona ad est del fiume Oreto, con la

conseguente eliminazione di decine di scarichi urbani che insistevano in questo tratto costiero.

Nella zona sono inoltre presenti due punti di approdo e scarico per petroliere, a servizio dei

depositi costieri Esso e Agip.

Il litorale che segue fino al confine con il territorio comunale di Ficarazzi è tutto un succedersi

di discariche di terra e spiagge per la gran parte artificiali, generate dai fenomeni erosivi e

successivo deposito delle ex discariche insistenti nel tratto di litorale.

B.2 – Attuali cause ostative alla piena fruizione balneare della Costa

La costa palermitana è ancora oggi interessata da alcuni scarichi fognari di tipo misto a mare, in

via di razionalizzazione nell’ambito del programma di disinquinamento delle acque marine e

riqualificazione della fascia costiera condotto da questa Amministrazione comunale, attraverso la

razionalizzazione della fognatura esistente e la creazione di nuovi impianti fognari.

Nelle tavole di Piano sono stati individuati in tutto n°18 scarichi fognari, la maggior parte dei

quali verranno eliminati con l’attuazione del superiore programma di disinquinamento.

Non conteggiando il tratto di costa ricadente nelle competenze dell’Autorità Portuale di

Palermo, la lunghezza del fronte demaniale prospiciente il territorio del Comune di Palermo è di

circa 30 km. I divieti di balneazione per presenza di scarichi fognari interessano circa 10 km, la

maggior parte dei quali in prospettiva futura possono essere restituiti alla città per un uso balneare.

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Naturalmente, nell’attività pianificatoria si è tenuto conto delle attività esistenti “da tempo”

sulla costa palermitana.

Infatti, l’intento di questa Amministrazione Comunale è principalmente quello di restituire la

spiaggia alla città, consentendo soltanto usi connessi con la fruizione del mare quale la balneazione.

Naturalmente, occorre che il mare prospiciente la costa sia idoneo a potere essere “utilizzato” nel

senso sopra indicato. Gli interventi di razionalizzazione della rete fognaria hanno tempi di

attuazione differenti.

A mano a mano che gli interventi di razionalizzazione della rete fognaria verranno realizzati, i

tratti di costa non balneabili saranno soggetti a riperimetrazione e riclassificati come lotti balneabili

ed, in quanto tali, destinati iniziative di carattere pubblico e/o privato a scopo balneare.

Pertanto, allo stato attuale sui lotti nei quali insiste il divieto di balneazione possono essere

rilasciate concessoni demaniali marittime (c.d.m.) per usi diversi dalla balneazione secondo quanto

stabilito nelle Norme Tecniche di Attuazione della presente proposta di Piano (N.T.A.), con la

condizione che in caso di cessazione del divieto di balneazione e pena la decadenza della

concessione stessa, devono essere subordinate all’impegno da parte del concessionario a variare la

destinazione d’uso della concessione adeguandola a quanto prescritto per i lotti destinati ad un uso

balneare (individuati dalla sigla L3 nelle tavole di piano).

Tale orientamento risulta anche in linea a quanto stabilito dalla sopravvenuta norma, la L.R. n°9

del 06/08/2009, che ha imposto, nell’ambito degli aiuti alle imprese, l’obbligo per le

amministrazioni competenti di tenere conto, nella loro attività programmatoria, delle concessioni

esistenti al momento dell’entrata in vigore della L.R. 15/05 (17/12/2005).

Cessato il divieto di balneazione, i concessionari che intendono, alla scadenza del titolo

concessorio, proseguire con il rinnovo della c.d.m. ai sensi dell’art.1 della L.R. 15/05 così come

modificata dalla L.R. 10/07 e dalla L.R. 9/09 per l’esercizio di attività non balneari, potranno

eseguire solo interventi di manutenzione ordinaria sui manufatti esistenti nonché realizzare opere

precarie strettamente necessarie per l’osservanza delle disposizioni vigenti in materia di sicurezza

igiene ed abbattimento di barriere architettoniche, senza alcuna possibilità di ampliare e/o

modificare quanto in precedenza concesso.

B.3 Evoluzione probabile senza l’attuazione del Piano

Come già detto, l’attività di programmazione della proposta di Piano è volta a restituire

progressivamente la costa alla città attraverso le seguenti linee guida:

1. demolizione delle opere abusive non acquisite al demanio marittimo;

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2. miglioramento dell’accessibilità alla costa attraverso anche l’acquisizione di aree ex art. 33 del

C.d.N.;

3. messa in sicurezza e bonifica finalizzata ad un utilizzo residenziale o ad esso assimilabile dei

siti interessati in passato da fenomeni di discarica abusiva;

4. riconversione delle concessioni demaniali esistenti destinate ad attività non connesse alla

fruizione del mare;

5. programmazione e razionalizzazione del rilascio di nuove concessioni demaniali marittime ex

art. 36 R.C.d.N. e delle variazioni a quelle esistenti ex art. 24 R.C.d.N.

6. regolamentazione delle nuove concessioni in aree SIC/ZPS per promuovere un uso

ecosostenibile della fascia costiera.

Per descrivere l’evoluzione che l’utilizzo del demanio marittimo prospiciente il territorio

comunale di Palermo ha subito negli ultimi 50 anni, occorre far riferimento necessariamente al

quadro normativo.

Le aree demaniali marittime risultano tutt’oggi regolate dal Codice della Navigazione e dal

Regolamento del Codice della Navigazione. Ai sensi dell’art. 36, erano molteplici gli usi del

demanio marittimo, tra cui anche quello esclusivo, ove compatibile con l’esigenze del pubblico uso.

Avvenne, pertanto, che accanto a strutture finalizzate ad un uso “proprio” del mare, ovverossia

destinate ad attività anche commerciali connesse con la vicinanza della risorsa mare, si

affiancassero anche strutture ad uso diverso, finanche abitazioni private.

Il dopoguerra, e la ricostruzione che interessa la città assediata dai bombardamenti durante

l’ultimo conflitto mondiale, determina anche il sorgere di discariche incontrollate, tra le quali ad

esempio Vergine Maria e Sperone.

Successivamente, solo con l’entrata in vigore della L.R. n°76/78 (art. 15), il legislatore

regionale si è posto il problema di regolamentare l’uso delle aree demaniali marittime entro la fascia

di 150 m dalla battigia, restringendolo ad opere ed impianti destinata alla diretta fruizione del mare.

Tuttavia la mancanza di una regolamentazione di dettaglio ha fatto sì che strutture destinate alla

balneazione, si alternassero a strutture dedicate alla nautica o al rimessaggio, senza alcuna

distribuzione razionale dei vari usi sul litorale. A questo si è aggiunto il fenomeno progressivo che i

tratti balneabili di costa (Addaura e Mondello) sono stati oggetto nel corso dei decenni di istanze di

concessione da parte di privati interessati alla gestione di stabilimenti balneari, fenomeno, questo,

che ha comportato una drastica riduzione dei tratti di spiaggia e di costa liberi.

Successivamente con la L.R. 15/2005 e ss.mm.ii., il legislatore regionale ha maggiormente

ampliato gli usi dei beni demaniali marittimi, affiancando a quelli tradizionalmente connessi con la

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fruizione dl mare (balneazione e rimessaggio), anche usi diversi (ristorazione, attività sportive

costruzioni di natanti) ma subordinando la loro realizzazione all’approvazione di uno strumento

organico di pianificazione, la proposta di Piano Contestualmente, all’art. 5, ha anche individuato nel

50 % la parte dell’intero litorale di pertinenza da destinare alla pubblica fruizione.

Tralasciando il fenomeno dell’abusivismo, reso possibile da un particolare momento storico

oggi impensabile, gli scenari oggi ipotizzabili in assenza della proposta di Piano sono i seguenti:

• aggravamento della distribuzione non razionale degli usi nel litorale palermitano in relazione

alle opere infrastrutturali già realizzate. Si pensi, ad esempio, alla previsione di piano di

concentrare le attività di rimessaggio e di cantieristica navale in prossimità dei porti di

categoria II, classe III, presenti sul territorio palermitano (porto Roosevelt, Porto Bandita, Porto

Sferracavallo) prevedendo la riqualificazione ed il potenziamento dell’infrastruttura portuale;

• mancanza di equilibrio nel litorale tra le parti destinate alla fruizione libera e le parti da affidare

in concessione. Le istanze di concessione tendono ancora oggi a concentrarsi sui tratti di

litorale dove sono minori gli investimenti per la riqualificazione;

• disuniformità nel paesaggio, che continuerebbe ad essere caratterizzato da tipologie strutturali e

morfologie diverse fra loro;

• impossibilità di ampliare gli usi del mare anche a quelli consentiti dall’art. 1 della L.R. 15/05 e

ss.mm.ii., differenziandoli in base alla vocazione dei vari siti;

• mancata riqualificazione dei SIC “Monte Pellegrino” e “Foce Oreto” attraverso alcuni

interventi di demolizione;

• mancato ampliamento del fronte a mare disponibile alla collettività attraverso l’apertura di

varchi pedonali secondo le procedure di cui all’art.33 del C.d.N.;

• aggravamento degli impatti sulla rete ecologica locale, in special modo a carico del corridoio

costiero, con ulteriore rischio di frammentazione e/o riduzione degli habitat.

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C. CARATTERISTICHE AMBIENTALI, CULTURALI E PAESAGGISTI CHE DELLE

AREE SIGNIFICATIVAMENTE INTERESSATE

Per quanto concerne le aree interessate da SIC/ZPS, come si evince dalle allegate valutazioni di

incidenza redatte ai sensi del D.P.R. 357/97 e ss.mm.ii., alle quali si rinvia per maggiori

approfondimenti, le previsioni di piano tendono alla salvaguardia integrale delle caratteristiche

ambientali, culturali e paesaggistiche delle aree significativamente interessate, anche con

riferimento ai manufatti previsti in demolizione.

Di seguito vengono analizzate per ciascun lotto al di fuori delle aree interessate da SIC/ZPS, le

caratteristiche ambientali, culturali e paesaggistiche e analizzato il possibile impatto delle soluzioni

proposte.

In via del tutto generale, si vuole porre in rilievo che l’art.9 delle N.T.A. della proposta di Piano

prevede che i manufatti devono avere la caratteristica di precarietà strutturale e devono essere

realizzati con materiali e metodologie che ne consentano, dove prevista, la facile rimozione.

Devono essere utilizzati materiali eco-bio-compatibili anche di tipo innovativo, lignei o similari.

Non è consentita la costruzione di opere fisse in cemento, se non limitatamente alle esigenze

tecniche di ancoraggio a terra dei manufatti e comunque previo verifica della possibilità di utilizzo

di soluzioni amovibili. Verrà data preferenza alle iniziative che prevedono per le opere lignee,

l’utilizzo di legnami certificati FSC (Forest Stewardship Council), nell’ottica di uno sviluppo

sostenibile.

Quanto sopra al fine di ridurre al minimo, praticamente annullare, ogni possibilità di ulteriore

trasformazione irreversibile della costa palermitana.

Sferracavallo tratto 3-4bis (Tavv. F2.1 e F2.2)

Il tratto di costa è caratterizzato da una tipologia morfologica omogenea di arenili rocciosi. Pur

essendo interessata da manufatti edilizi, alcuni dei quali incompiuti, che hanno irreversibilmente

trasformato l’ambiente ed il paesaggio originari, il tratto di costa presenta un particolare pregio oltre

che paesaggistico anche economico e sociale in considerazione la vicinanza con la borgata marinara

di Sferracavallo.

Nelle previsioni di piano, il tratto di costa in questione è stato classificato come lotto L3, a

destinazione balneare, essendo ammesso il rilascio di c.d.m. per strutture precarie per migliorare la

fruizione del mare, senza possibilità di mantenimento delle medesime oltre la stagione balneare,

ancorché a servizio di strutture permanenti dotate di regolare provvedimento edilizio abilitativo. Ciò

al fine di evitare ulteriori trasformazioni permanenti del territorio e del paesaggio, ripristinando lo

stato dei luoghi al termine della stagione balneare.

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Sferracavallo tratto 4bis-5 (Tav. F2.2) (Piazza Beccadelli)

Si tratta della piazza principale della borgata marinara di Sferravallo. In tale zona, classificata

come Z1, in considerazione che tali aree risultano già fortemente trasformate, è stato privilegiato

l’uso pubblico della piazza, non essendo ammissibile il rilascio di nuove concessioni demaniali né

l’ampliamento di quelle esistenti. Inoltre, tenuto conto delle tradizionali attività gastronomiche

insistenti sulla piazza, è stata ampliata la stagione balneare tenuto conto che lo svolgimento di tali

attività non è connesso con la fruizione del mare a scopo di balneazione.

Porti di categoria II classe III

Tutti i porti ricadenti nella costa prospiciente il territorio del Comune di Palermo, al di fuori

dell’ambito di competenza dell’Autorità Portuale di Palermo, sono classificati come porto di

categoria II classe III ex D.P.R.S. del 01/06/2004, in particolare:

• Porto di Sferracavallo con destinazione turistica, da diporto e peschereccia;

• Porto della Bandita con destinazione turistica, da diporto e peschereccia;

• Porto di Mondello con destinazione turistica, da diporto e peschereccia;

• Porto di Vergine Maria con destinazione turistica, da diporto e peschereccia;

• Porto di Addaura con destinazione turistica, da diporto;

• Porto di Capo Gallo con destinazione turistica da diporto e porto rifugio;

• Porto di Punta Celesi con destinazione per piccole imbarcazioni da diporto.

Ai sensi dell’art. 30 della L.R. 21/85, la redazione del piano regolatore dei porti rientranti nella

categoria e classe di che trattasi spetta all’Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente. Nella

proposta di Piano si è pertanto provveduto ad individuare l’ambito portuale di riferimento,

classificando tali aree come zona Z2. Tutti i porti di che trattasi, necessitano di opere di

adeguamento e potenziamento che li rendano compatibili con le destinazioni assegnate. Detti

interventi, naturalmente, devono essere pianificati attraverso uno studio organico, che esula dalle

finalità della proposta di Piano.

Sferracavallo - Barcarello tratto 6-7 (Tavv. F2.2 e F2.3)

Il tratto di costa a tergo la diga foranea del porto di Sferracavallo si presenta roccioso e

facilmente accessibile essendo costeggiato dalla strada pubblica che conduce all’ingresso della

R.N.O. “Capo Gallo”.

Il tratto di litorale sul quale insiste il divieto di balneazione (tratto 6 – 6bis) è stato destinato a

lotto L2, sui quali è possibile rilasciare c.d.m. per destinazioni d’uso commerciali sempre con

strutture precarie che non comportino trasformazioni irreversibili nella costa.

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Il tratto di costa non interessato dal divieto di balneazione, invece, è stato classificato come lotto

L3, a destinazione balneare, essendo ammesso il rilascio di c.d.m. per strutture precarie per

migliorare la fruizione del mare, senza possibilità di mantenimento delle medesime oltre la stagione

balneare. Viene inoltre previsto il mantenimento a tutto il periodo dell’anno dell’opera di

riqualificazione urbana “Passeggiata sul lungomare Barcarello”, realizzata attraverso una struttura

precaria in legno, che amplia il marciapiede esistente migliorando la fruibilità del bellissimo

paesaggio.

Riserva N.O. “Capo Gallo” – Zona di preriserva tratto 8-11 (Tav. F2.7)

Come già detto, gli aspetti relativi alla R.N.O. “Capo Gallo” sono approfonditi nella relativa

valutazione di incidenza (allegato n°2). Qui si vuole solo riferire circa le previsioni nella zona “B”

di pre-riserva in corrispondenza dell’ingresso lato Mondello.

In tale tratto di costa, è prevista la realizzazione di una spiaggia libera attrezzata a gestione

comunale, per rendere fruibile la riserva naturale orientata di Capo Gallo anche ai soggetti

diversamente abili e dei relativi servizi complementari come il parcheggio.

Viene inoltre previsto l’ampliamento del demanio marittimo ex art. 33 C.d.N. acquisendo per

pubblica utilità la strada di accesso alla futura spiaggia libera attrezzata e al porto “Fossa del Gallo”.

La piccola porzione di area demaniale non balneabile viene destina a lotto L2, per piccoli

esercizi commerciali funzionali alla vocazione balneare del luogo.

Il tratto di costa tra il porto di Fossa del Gallo e l’ingresso della R.N.O. è invece classificato

come lotto L1, al fine di perseguire l’obiettivo prioritario di tutela integrale delle aree costiere

rimaste allo stato originario.

Mondello – Punta Torre tratto 11-13 (Tav. F2.8)

Il tratto di costa è caratterizzato da una tipologia morfologica omogenea di arenili rocciosi. Esso

presenta un particolare pregio oltre che paesaggistico anche economico e sociale in considerazione

la vicinanza con la borgata marinara di Mondello.

Nelle previsioni di piano, il tratto di costa in questione è stato classificato come lotto L3, a

destinazione balneare, essendo ammesso il rilascio di c.d.m. per strutture precarie per migliorare la

fruizione del mare, senza possibilità di mantenimento delle medesime oltre la stagione balneare,

ancorché a servizio di strutture permanenti dotate di regolare provvedimento edilizio abilitativo. Ciò

al fine di evitare ulteriori trasformazioni permanenti del territorio e del paesaggio, ripristinando lo

stato dei luoghi al termine della stagione balneare.

E’, inoltre, prevista in adiacenza all’ingresso della R.N.O. “Capo Gallo” la realizzazione di una

spiaggia libera attrezzata a gestione comunale.

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Mondello – Paese 13-14 (Tavv. F2.8 e F2.9)

E’ il tratto di costa interessato dalla borgata di Mondello. La presenza dello sbocco del “Ferro di

Cavallo” e la vicinanza con il molo del porto di Mondello ha determinato l’insistenza di un divieto

di balneazione. Tenuto conto che il tratto di costa prospiciente la borgata di Mondello è ormai

interessato da pesanti trasformazioni che ne hanno irreversibilmente alterato l’aspetto morfologico

originario, si è previsto di destinare tali aree a lotti L2 e zone Z3, privilegiano la vocazione

commerciale della zona.

E’ inoltre confermata come zona Z1 la terrazza a mare, da destinare alla pubblica fruizione

senza possibilità di rilascio di nuove c.d.m.

Mondello – Spiaggia tratto 17-29 (Tav. F2.10)

E’ la spiaggia ad arenile sabbioso da Palermo, storicamente in concessione alla Immobiliare

Italo – Belga. Negli anni passati la stessa società concessionaria, nell’ambito della c.d.m. in corso di

validità, ha attuato ex art. 24 R.C.d.N. la progressiva sostituzione dell’impianto di stabilimento

balneare a cabine con la tipologia a spiaggia attrezzata con sdraio ed ombrelloni, sostituendo anche

la recinzione.

Nella proposta di Piano è prevista l’alternanza di tratti di spiaggia libera con tratti di spiaggia

attrezzata suscettibili di rilascio di c.d.m. restituendo il 50% del litorale alla pubblica fruizione.

Nei tratti di costa limitrofi al porto di Punta Celesi, dove insiste un divieto di balneazione,

eventuali punti di ristoro possono essere autorizzati esclusivamente per servizio da asporto, senza

alcun spazio dedicato per il consumo delle vivande o altre attività, essendo privilegiate le attività

sportive da spiaggia e gli spazi ombreggiati.

Addaura tratto 31-34 (Tav. F2.11)

Il litorale presenta caratteristiche morfologiche rocciose e si presenta notevolmente trasformato

a causa della presenza di manufatti. Gran parte del litorale é interessato da concessioni demaniali

marittime con finalità diverse.

La destinazione assegnata è prevalentemente quella balneare prevista per i lotti L3, con

particolari misure di salvaguardia per le aree interessate dal SIC “monte Pellegrino”, così come

descritte nella valutazione di incidenza (allegato n°3), alla quale si rimanda per gli

approfondimenti.

Viene confermata la spiaggia libera attrezzata a gestione comunale attualmente esistente, mentre

è prevista una progressiva riduzione del fronte a mare in concessione a ditte private secondo il

meccanismo descritto all’art. 8 delle N.T.A. della proposta di Piano, al fine di ristabilire il corretto

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rapporto tra tratti di litorale in concessione demaniale e tratti da destinare alla libera e gratuita

fruizione.

E’ inoltre prevista la riconversione delle c.d.m. esistenti ad attività connesse alla fruizione del

mare da parte della collettività indifferenziata sia pur attraverso un’attività economica privata delle

concessione esistenti, tenendo in tal modo conto della proroga di cui all’art. 1, comma 18, del D.L.

n°194 del 30/12/2009, convertito in legge dall’art.1, comma 3, della L. n°25 del 26/02/2010.

Addaura Area porto Roosevelt tratto 35-36 (Tav. F2.11)

L’area demaniale in corrispondenza del porto Roosevelt si presenta fortemente trasformata. A

causa della presenza della infrastruttura portuale, l’area è caratterizzata da buona una viabilità e da

n°3 edifici identificati come “Netto Storico”. Tenuto conto della destinazione turistica e da diporto

assegnata al porticciolo dal D.P.R.S. del 01/06/2004, l’area in questione è stata destinata

prevalentemente a zona turistica. A tal fine, un corpo di fabbrica esistente è stato destinato ad

attività connesse con il porto Addaura (rimessaggio etc.) mentre i rimanenti due corpi di fabbrica ad

attività turistica/alberghiera e servizi ad essa connessi (parcheggi, verde pubblico etc.).

Addaura tratto 35-43 (Tav. F2.12, F2.13 e F2.14)

Il litorale presenta caratteristiche morfologiche rocciose e si presenta trasformato in alcuni tratti

a causa della presenza di manufatti.

Per quanto concerne la salvaguardia del SIC “Monte Pellegrino” si rinvia alla valutazione di

incidenza (allegato n°3), dove sono anche previsti gli interventi di riqualificazione ambientale.

Il tratto di costa, identificato nella tav. F2.12 dai numeri 39-40, è stato classificato come lotto

L1, per garantirne la tutela integrale in quanto unico tratto dell’Addaura rimasto con la morfologia

pressoché originaria.

Vengono altresì confermate le due spiagge libere attrezzate (Punta Priola e Addaura 2).

L’ultimo tratto, prima della ex discarica di Vergine Maria è invece inaccessibile, essendo inoltre

caratterizzato nel P.A.I. esistente da rischio di crollo / ribaltamento con pericolosità molto elevata.

Zone delle ex Discariche.

Nella costa palermitana sono interessate da ex discariche di Vergine Maria, Chimica Arenella,

Sperone, Acqua dei Corsari e foce del fiume Oreto. L’assetto determinato dalla pregressa attività di

discarica ha comportato la presenza di materiali di rifiuto di vario genere ed in particolare di inerti

tali da non permettere l’immediato utilizzo legato alla pubblica fruizione, nonché un consequenziale

degrado dell’ambiente.

Per tali aree, classificate come Z6, la proposta di Piano prescrive gli interventi di bonifica ed

ingegneria naturalistica, che dovranno pertanto essere volti al recupero della fruibilità della costa a

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scopo ricettivo e ricreativo. Nelle more della attuazione degli interventi di recupero, è ammesso il

rilascio di nuove concessioni demaniali marittime come pure i rinnovi e le variazioni di quelle

esistenti, previa verifica delle concentrazioni limite per “siti ad uso verde pubblico, privato e

residenziale”, ai sensi del D. Lgs. 152/06. Qualora vengano rispettati i suddetti valori delle

concentrazioni limite sono realizzabili gli interventi ammessi per i lotti classificati L3 ove sul tratto

di costa non insista un divieto di balneazione permanente. In quest’ultimo caso, le attività consentite

saranno quelle ammesse per i lotti L2. Nella zona Z6 in prossimità del SIC “Valle del fiume Oreto”

sono ammessi esclusivamente interventi finalizzati alla pubblica fruizione ad iniziativa pubblica.

Addaura – Vergine Maria tratto 48-48bis (Tav. F2.16)

Il litorale oggi esistente è in parte stato modificato dall’erosione marina dell’ex Discarica di

Vergine Maria che ha determinato la formazione di spiagge di detriti, tra cui la spiaggia a tergo del

molo del porto di Vergine Maria.

Naturalmente, trattandosi di aree interessate da fenomeni erosivi di una ex discarica

incontrollata, il rilascio di nuove c.d.m. è stato subordinato alla verifica delle concentrazioni limite

per “siti ad uso verde pubblico, privato e residenziale”, ai sensi del D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii.

In tali aree, classificate come lotti L6, sono realizzabili gli interventi ammessi per i lotti

classificati L3 ove sul tratto di costa non insista un divieto di balneazione permanente. In

quest’ultimo caso, gli interventi realizzabili saranno quelli ammessi per i lotti L2, con le

prescrizioni ivi indicate.

La spiaggia di Vergine Maria è stata destinata a spiaggia libera attrezzata a gestione comunale.

Vergine Maria tratto 48-48bis (Tav. F2.16)

Si tratta dell’area demaniale prospiciente la borgata marinara di Vergine Maria.

Tenuto conto del divieto di balneazione esistente in corrispondenza dell’infrastruttura portuale,

detta zona, classificata come Z1, è finalizzata alla pubblica fruizione come luogo di aggregazione

attraverso opere di riqualificazione. La passeggiata di Vergine Maria, per la quale è previsto il

mantenimento per tutto il periodo dell’anno, rientra in questa ottica.

Vergine Maria – Arenella tratto 48bis-51 (Tavv. F2.16 e F2.17)

Morfologicamente simile al tratto di litorale precedente, anche in questo caso il rilascio di nuove

c.d.m. è stato subordinato alla verifica delle concentrazioni limite per “siti ad uso verde pubblico,

privato e residenziale”, ai sensi del D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii.

A differenza del caso precedente, però, l’attività edilizia a tergo il confine demaniale marittimo

ha determinato nel corso degli anni l’inaccessibilità del fronte a mare. Al fine di rendere accessibile

alla collettività questo tratto di litorale, la proposta di Piano prevede l’ampliamento del demanio

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marittimo ex art. 33 C.d.N. acquisendo per pubblica utilità le aree necessarie a creare dei varchi

pubblici pedonali, di ampiezza di m 5.

In tali aree, classificate come lotti L6, sono realizzabili gli interventi ammessi per i lotti

classificati L3 ove sul tratto di costa non insista un divieto di balneazione permanente. In

quest’ultimo caso, gli interventi realizzabili saranno quelli ammessi per i lotti L2, con le

prescrizioni ivi indicate.

La spiaggia di Arenella è stata destinata a spiaggia libera attrezzata a gestione comunale.

Foce Oreto e zone ex Discariche Romagnolo ed Acqua dei Corsari tratti 52-53 (Tav. F2.18)

54-55 (Tav. F2.20) e 60-61 (Tavv. F2.22 e F2.23)

L’analisi condotta sulla cartografia e le aerofotogrammetrie disponibili presso

l’Amministrazione Comunale ha rilevato la nascita nel tempo delle zone di discarica nella costa sud

palermitana, nonché l’evoluzione della costa.

L’area della Foce dell’Oreto si presenta in uno stato di forte degrado, legato non solo agli

scarichi fognari presenti sul fiume, di cui il programma di attuazione delle rete fognaria di questa

Amministrazione Comunale sta provvedendo alla progressiva eliminazione, ma anche alla

circostanza che la foce del fiume è stata oggetto di attività di discarica a partire 1956 per smaltire

l’enorme quantità di sfabbricidi provenienti dalle demolizioni conseguenti alla seconda guerra

mondiale e al caotico boom edilizio degli anni ’60 e ‘70. Nel 1973 sono già presenti i depositi

costituenti sia la discarica di Romagnolo sia la discarica di Acqua dei Corsari.

L’analisi della cartografia storica ha anche consentito di ricostruire l’evoluzione della linea di

costa che, da costa bassa e rocciosa, si è trasformata in costa bassa e ciottolosa grazie all’azione

marina di erosione di materiale dal corpo delle discariche e trasporto e deposito sulla costa.

La presente proposta di Piano individua le zone delle ex discariche come Z6, dove sono

prescritti interventi di bonifica ed ingegneria naturalistica, che dovranno pertanto essere volti al

recupero della fruibilità della costa a scopo ricettivo e ricreativo.

Per quanto concerne la zona della foce del Fiume Oreto, essendo interessata dal SIC “Valle del

fiume Oreto”, si rimanda alla relativa valutazione di incidenza (allegato n°4). Si aggiunge qui che

nelle zona Z6 sono ammessi esclusivamente interventi finalizzati alla pubblica fruizione ad

iniziativa pubblica. In particolare, per la zona Z6 in prossimità della foce del Fiume Oreto, l’intento

è quello di creare un continuum con il paesaggio delineato dal Foro Italico, attraverso il Porto di

Sant’Erasmo e la foce del Fiume stesso, per proseguire lungo la via Messina Marine.

Via Messina Marine (Tavv. F2.19 F2.21, F 2.23 e F2.24)

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Come già rilevato al punto precedente, il tratto di costa di via Messina Marine ha subìto una

notevole trasformazione fisica in costa bassa e ciottolosa grazie all’azione marina di erosione di

materiale dal corpo delle discariche e trasporto e deposito sulla costa. A monte della via Messina

Marine l’area si presenta densamente abitata e costantemente interessata da un intenso traffico

veicolare.

La presenza di diversi scarichi fognari, tutti oggetto di regolare concessione demaniale

marittima, rende il tratto di costa in esame momentaneamente non idoneo alla balneazione.

Alla problematica relativa alla presenza degli scarichi fognari nella costa palermitana viene

dedicato un paragrafo specifico. Qui si vuole mettere in rilievo che la realizzazione delle seguenti

opere fognarie, in fase avanzata di realizzazione,

1. Disinquinamento della fascia costiera dall’Acquasanta al fiume Oreto – Adduzione delle acque al

depuratore di Acqua dei Corsari mediante il potenziamento del “Sistema Cala”;

2. Rete fognaria a sistema separato in via Messina Marine (dal fiume Oreto a Piazza Sperone) e relativo

impianto di sollevamento Romagnolo;

consentirà la razionalizzazione della fognatura esistente rendendo il tratto di mare balneabile.

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D. QUADRO AMBIENTALE ESISTENTE

D.1 Fauna flora e biodiversità

La porzione di territorio oggetto del Piano si estende lungo la fascia costiera settentrionale del

territorio comunale di Palermo, includendo l’area geografica del Golfo di Palermo, per una

lunghezza complessiva di circa 30 km ed una superficie di circa 155 ha, ed è delimitato ad ovest da

Punta Matese e ad est da Capo Zafferano quest’ultimo situato oltre il territorio del comune di

Palermo. Non sono oggetto della proposta di Piano le aree demaniali marittime ricadenti

nell’ambito della Circoscrizione Territoriale dell’Autorità Portuale di Palermo, istituita con L.

n°84/94 (confine via della Leva – Porto Arenella al Porto di S. Erasmo, giusta D.M. delle

Infrastrutture e dei Trasporti del 22/11/2005).

Nelle aree demaniali marittime e nel mare prospicienti il territorio comunale di Palermo sono

presenti i seguenti SIC/ZPS:

• SIC/ZPS ITA 020023 “Raffo Rosso, Monte Cuccio e Vallone Sagana”

• SIC ITA 020006 “Capo Gallo”

• SIC ITA 020014 “Monte Pellegrino”

• SIC ITA 020012 “Foce del Fiume Oreto”

per ciascuno dei quali si è proceduto alla redazione della relazione di valutazione di incidenza

secondo le indicazioni di cui all’allegato 1 al Decreto ARTA del 30/03/2007, a cui si rinvia per la

descrizione delle caratteristiche ambientali di ciascun sito. Gli elaborati grafici A1.1 e A1.2,

complementari alla Relazione Generale A1, riportano invece gli interventi di rinaturalizzazione e di

demolizione per i SIC “Monte Pellegrino” e “Foce del Fiume Oreto”, nei quali l’azione antropica ha

causato le trasformazioni più evidenti al sistema ambientale.

La rimanente parte di costa si presenta fortemente trasformata ed antropizzata, non essendovi

componenti di flora, fauna e biodiversità di rilievo.

D1.1 La costa in rapporto alla rete ecologica – costa e aree protette e principali emergenze

naturalistiche

Una metodologia utile per potere verificare le tendenze evolutive della biodiversità su scala

locale (urbana) è quella di valutare lo stato della rete ecologica, le cui condizioni dipendono a loro

volta dallo stato delle specie e degli habitat d’interesse comunitario presenti sul territorio.

La fascia litorale è da considerarsi un importante componente della rete ecologica nel cui ambito

assume un ruolo cruciale ed imprescindibile configurandosi ecologicamente come area di

transizione tra ecosistema terrestre e marino, come “ecotono” quindi, oltre che limite tra la terra e il

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mare. Al contempo rappresenta un elemento con parecchie criticità e problematiche a causa della

complessità della sua gestione e del fatto di rientrare tra i territori con la maggiore densità antropica.

La densità antropica costituisce un importante indice di pressione sulla rete ecologica, in quanto

la sua crescita comporta normalmente una sottrazione di habitat naturali ed una frammentazione

degli stessi, tutto ciò a discapito della diversità biologica.

Ne consegue che, qualsiasi politica e strategia a livello locale, che sia capace di “garantire”

l’integrità della “rete ecologica” mantenendone ed incrementandone gli elementi e le connessioni

finisce per avere una ricaduta positiva sui livelli di biodiversità.

La rete ecologica palermitana comprende diverse aree ad alta naturalità. Comprende 6 Siti

d’Interesse Comunitario due dei quali coincidenti con Riserve Naturali Orientate ed uno, quello

marino, con un’Area Marina Protetta. Parecchie aree costituite da ambienti seminaturali, ospitanti

parchi storici, aree agricole ed aree incolte, giocano un importante ruolo di elementi (buffer zones,

corridoi) di interconnettività e funzionalità di tale rete. La fascia costiera, varia e diversificata, e che

si snoda da sud-est a nord-ovest attraversando sia biotopi di elevato pregio naturalistico che tratti ad

intensa antropizzazione, non può che configurarsi elemento cardine di tale rete, pur essendo, ai fini

della rete “Natura 2000” funzionale limitatamente al SIC marino (ITA 020047-Fondali di Isola

delle Femmine Capo Gallo) e ai tratti costieri dei SIC dei promontori palermitani.

All’interno della gamma di indicatori di tipo descrittivo utili alla caratterizzazione ecologica del

nostro sistema costiero un ruolo di primaria importanza assumono alcune emergenze naturalistiche

di pregio. Tali emergenze corrispondono ad habitat caratteristici dell’ambiente costiero

mediterraneo:

• il Posidonietum oceanicae (la prateria di posidonia);

• il cistoseireto (le biocenosi di alghe del genere Cystoseira);

• le biocenosi coralligene e i concrezionamenti sciafili;

• il trottoir a vermeti e le comunità di Lithophyllum lichenoides.

La loro presenza è indice di purezza e buone condizioni di stabilità ambientale, così come la

loro regressione riflette l’impatto delle attività antropiche e dell’inquinamento.

Dal punto di vista ecologico l’importanza di tali emergenze, laddove non possiedano già

particolare valenza andando a costituire vere e proprie unità ecosistemiche (come nel caso della

prateria di Posidonia oceanica) piuttosto che “biocostruzioni” (come nel caso del trottoir a vermeti e

del coralligeno), è che esse rientrano nella categoria delle biocenosi bentoniche, prestandosi quindi

più di altre associazioni marine, al ruolo di indicatori dello stato ambientale.

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Una tipica struttura di ambiente bentonico superficiale nei nostri litorali rocciosi.

La capacità che le comunità bentoniche (viventi in stretta relazione col fondo) hanno di prestarsi

al ruolo di indicatori dipende dal fatto che esse, avendo una notevole componente di organismi poco

mobili o fissi al substrato, sono strettamente legate alle condizioni fisico-chimiche dell’ambiente e

ne riflettono le variazioni. Non a caso tali associazioni di organismi vengono scelte dagli studiosi

(nell’“analisi bionomica”) quali ideali soggetti per studiare il sistema costiero.

Nel caso del litorale palermitano è bene affermare che laddove si rinvenga una presenza

strutturata delle biocenosi di pregio sopra citate la pianificazione della fascia litorale debba

orientarsi verso i massimi livelli possibili di conservazione ambientale.

Gran parte di queste formazioni marine si trovano localizzate lungo i biotopi di Montepellegrino

e Capo Gallo che forniscono quelle condizioni edafiche ideali alla loro esistenza, condizioni che si

identificano soprattutto nei substrati calcarei le cui caratteristiche si traducono sovente in alti livelli

di biodiversità.

Si fa presente inoltre (facendo a seguire i riferimenti caso per caso) che tali emergenze

naturalistiche, oltre a costituire habitat d’interesse comunitario, compaiono in altre misure,

protocolli, accordi internazionali di conservazione e che alla loro vulnerabilità si aggiungono altri

criteri che li rendono meritevoli di tutela (presenza di specie protette o considerate di grande valore

naturalistico, intrinseco valore estetico, economico, patrimoniale, rarità).

LE BIOCOSTRUZIONI LITORANEE E IL TROTTOIR A VERMETI.

Le piattaforme a vermeti (o vermetidi), così come descritto nella scheda tipo dell’habitat 1170

(reefs), rientrano nella tipologia di quelle concrezioni biogeniche derivanti da organismi viventi o

morti, che a loro volta forniscono habitat per specie epibiotiche. Tali organismi vengono anche

definiti “biocostruttori”.

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Le biocostruzioni a vermeti di Capo Gallo

Tra i vegetali biocostruttori che costruiscono piattaforme (o cornici) litorali presenti nel tratto in

questione vi sono alghe rosse Corallinacee del genere Lithophyllum, mentre tra gli animali il

mollusco vermetide Dendrompoma petraeum, principale biocostruttore della piattaforma detta,

appunto, a vermeti .

I reef a vermeti presentano una struttura complessa alla quale concorrono più specie e che

(analogamente a quanto avviene per i reef a madreporari delle barriere coralline) è in grado di

modificare l’ambiente fisico costiero, creando nuovi habitat ed incrementando i livelli di

biodiversità. Andando a vedere l’elenco delle biocenosi bentoniche mediterranee indicate dagli

studiosi come degne di protezione (vedi il RAC/SPA di Tunisi) gli habitat legati alla presenza dei

vermetidi compaiono addirittura sotto due diverse voci: facies a Vermeti dei fondi duri e rocciosi

del Piano Infralitorale e, spostandosi sul soprastante piano mesolitorale (zona di marea), pozze e

lagune talora associate a vermetidi (enclave infralitorale). La cornice esterna (quella che lo separa

dal mare aperto) di questo tipo tipo di reef, infatti, delimita sovente piccole depressioni, note come

pozze di marea (cuvette), costituenti veri e propri specchi d’acqua a lento ricambio che accolgono

popolamenti appartenenti al sottostante piano infralitorale (“enclave”).

Le biocostruzioni a vermeti hanno una distribuzione rara e localizzata solo ad alcune aree del

Mediterraneo soprattutto meridionale ed orientale. La loro esistenza è legata ad alcuni fattori quali

la presenza di un piattaforma di abrasione, la natura, quindi, del substrato, l’idrodinamismo

superficiale, la temperatura, il grado di salinità e una certa purezza delle acque, nonché

l’inclinazione ed una certa esposizione della costa.

L’edificazione delle scogliere biogeniche, sia superficiali che di profondità, richiede tempi

lunghissimi. Queste formazioni hanno pertanto notevole importanza scientifica e paesaggistica.

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Scheda 1 Emergenza naturalistica: biocostruzioni litoranee superficiali (trottoir a vermeti) Livelli di protezione da normativa internazionale : Direttiva 92/43/CEE: habitat 1170 Scogliere; ANNESSO II ASPIM (lista delle specie da proteggere) – (per la specie Dendrompoma petraeum ); BERNA (Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa – Berna, 19/09/1979) )Ap. 1 - (per la specie Dendrompoma petraeum ); Categoria di minaccia: Le biocostruzioni superficiali sono soggette a molti fattori di disturbo quali il calpestamento, l’attracco delle

barche da turismo, l’inquinamento delle acque superficiali e richiedono specifiche misure di gestione e

conservazione. Va tenuto conto delle segnalazioni di queste formazioni sulle coste italiane per la designazione

di siti d’importanza comunitaria ai sensi della direttiva Habitat. Distribuzione e presenza sulla fascia costiera palermitana, elementi di criticità: Gli studi indicano la presenza di piattaforme a vermeti, ben strutturate, nell’intero tratto dell’Area Marina Protetta e a seguire in direzione sud-ovest superando la spiaggia di Mondello, da Punta Cèlesi lungo l’intera costa dell’Addaura, da punta Priola a P.ta del Ròtolo. Proprio in corrispondenza del masso del rotolo la piattaforma a vermeti raggiunge dimensioni notevoli e pur giovando della poca accessibilità della zona si trova già al di fuori del SIC e questo la rende vulnerabile rispetto ad eventuali opere concessorie.

A parte le zone di maggiore protezione dell’Area Marina Protetta si può dire che tutte le

piattaforme a vermeti della costa palermitana ricadono in tratti interessati da diverse fonti di

impatto e da una elevata pressione antropica che si intensifica ulteriormente nel periodo balneare.

Tali, potenziali, effetti suggeriscono misure di tutela del biotopo e di quella fascia di mesolitorale

e di frangia infralitorale dove gran parte di queste biocostruzioni trova il suo habitat elettivo,

soprattutto alla luce dei molteplici fattori di disturbo quali il calpestio, il diportismo,

l’inquinamento delle acque superficiali ed altri purtroppo tuttora non del tutto quantificati da

studi esaustivi.

Gli studi più recenti sugli effetti del trampling (calpestio) umano, dimostrano che questo tipo

di impatto rappresenta una minaccia sostanziale (diretta e indiretta) all’intera comunità associata

alle biocostruzioni superficiali (feltri algali, alghe erette e fanerogame, fauna mobile e fitale) e

che tra le misure per diminuire tale impatto giova la diversificazione delle aree ai fini

dell’accesso ai visitatori (aree danneggiate da chiudere, aree ad accesso limitato e aree da aprire a

rotazione per permettere il recupero del sistema). Viene dimostrata, inoltre, la necessità di

effettuare il monitoraggio dei siti.

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Habitat di scogliere sommerse

Tra i vegetali che costruiscono scogliere biogeniche nel nostro sistema costiero sono presenti

anche alghe rosse costituenti la Biocenosi del Coralligeno nei piani Infralitorale e Circalitorale, vale

a dire in genere al di sotto della zona fotofila e a partire dai 40 metri circa di profondità. Si tratta

quindi di biocostruzioni che nei fondali con scarsa pendenza sono localizzate ben oltre quella fascia

litorale che rientra nell’area di demanio anche se ciò non rende scontata la loro immunità da impatti

legati ad attività antropiche connesse alla gestione di tale fascia.

Il coralligeno è una complessa comunità caratterizzata da un fitto concrezionamento biologico

dovuto soprattutto ad alghe rosse calcaree della famiglia delle corallinacee (tra cui lo

Pseudolithophyllum expansum), frammiste a densi popolamenti animali. Elemento comune alla

componente animale e vegetale del coralligeno è la capacità di fissare il carbonato di calcio,

contribuendo alla strutturazione di questa biocostruzione.

Sia le biocostruzioni a vermeti che il coralligeno del circalitorale vengono indicate tra le

biocenosi a maggiore biodiversita’ del mediterraneo.

Scheda 2 Emergenza naturalistica: biocenosi del coralligeno Livelli di protezione da normativa internazionale : Direttiva 92/43/CEE: habitat 1170 Scogliere; (ANNESSO II ASPIM); BERNA (Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa – Berna, 19/09/1979) )Ap. 1 Categoria di minaccia: mentre per le biocostruzioni superficiali il principale ruolo “erosivo” delle attività ricreative è rappresentato dal calpestio (trampling) per quelle (più profonde) del coralligeno tale ruolo antropico si esplica soprattutto nell’ancoraggio delle imbarcazioni da diporto e nello scuba diving. Quest’ultimo assume un’entità significativa in quei siti caratterizzati da elevato interesse per il turismo subacqueo (grotte, pareti, fondali di particolare attrazione), interesse che si traduce in elevati livelli di affluenza. Distribuzione e presenza sulla fascia costiera palermitana: le biocenosi del coralligeno sono ben rappresentate nei fondali antistanti il tratto nord-occidentale della fascia costiera e, al pari di altre biocenosi citate, meno rappresentate nel tratto sud-occidentale, profondamente trasformato e in cui prevalgono substrati sabbio-fangosi.

LE PRATERIE DI POSIDONIA

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La Posidonia oceanica è una fanerogama marina. Non un’alga, quindi, ma una delle poche

piante superiori che popolano l’ambiente marino mediterraneo del quale è endemica.

Forma estese praterie lungo le coste marine sabbiose, o nei tratti in cui si alternano sabbia e scogli

fra la superficie e i 30-40 metri di profondità. Il caratteristico accrescimento delle sue radici genera

delle tipiche formazioni a terrazze, generate dall’intreccio dei rizomi morti e del sedimento,

denominate matte. In genere le matte si accrescono di 1 metro ogni cento anni.

Posidonieto su sabbia (Isola delle Femmine) Posidonieto su roccia (Capo Gallo)

L’importanza, dal punto di vista ecologico, delle praterie marine a Posidonia è enorme. Esse

costituiscono una delle principali comunità climax dell’ambiente marino mediterraneo.

Tra i più importanti ruoli ecologici della Posidonia nel Mediterraneo, di cui costituisce uno dei

più importanti e rappresentativi habitat, ci sono i livelli di produzione primaria, di biodiversità e il

mantenimento dell’equilibrio nella dinamica dei sedimenti.

La posidonia può riprodursi per via asessuata ma anche per via sessuata tramite la formazione di

fiori e frutti. Quest’ultimo evento è, però, molto raro e in seguito ad esso la pianta produce frutti

chiamati “olive di mare” per la loro somiglianza con le olive i quali essendo galleggianti

permettono ai semi di andare alla deriva sospinti dalle correnti alla ricerca di nuovi spazi da

colonizzare e, in seguito alla sua apertura, far si che gli stessi possano affondare per germogliare sul

fondo.

• Offre cibo, riparo e costituisce sito di riproduzione per molti pesci, cefalopodi, bivalvi, gasteropodi, echinodermi e tunicati;

• Costituisce l’habitat di moltissime specie di interesse commerciale avvantaggiando la pesca artigianale

• È una importante fonte di ossigenazione dell’ambiente costiero (produce fino a 20 lt/giorno di ossigeno per m2 di prateria)

• Produce ed esporta biomassa (e quindi sostanza organica) sia negli ecosistemi limitrofi sia in profondità)

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Alcune importanti funzioni della prateria di posidonia Una insolita fioritura di posidonia nei fondali antistanti Mondello riscontrabile dall’eccezionale spiaggiamento di “olive di mare” documentata nel maggio del 2010.

La Posidonia oceanica ha un importante ruolo di indicatore generale della qualità dell’ambiente

marino, ruolo che oggi viene sempre più preso in considerazione ai fini delle pratiche di gestione e

studio delle coste. Essa è particolarmente sensibile ad alcuni tipi di impatto antropico e per tale

motivo è inserita nella lista delle specie marine in pericolo o minacciate di estinzione nel

Mediterraneo (Boudouresque et al., 1996).

Scheda 3

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Emergenza naturalistica: prateria di Posidonia oceanica (Posidonion oceanicae) Livelli di protezione da normativa internazionale : Direttiva 92/43/CEE: habitat 1120* Erbari di Posidonia (*=classificato come habitat prioritario); ANNESSO II ASPIM (lista delle specie da proteggere); BERNA (Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa – Berna, 19/09/1979) )Ap. 1 Categoria di minaccia - Criticità a livello generale e globale:: L’habitat è in regressione in tutto il Mar Mediterraneo, in particolare nelle zone turistiche e a media/forte pressione antropica. Posidonia oceanica è anche sensibile all’inquinamento, all’ancoraggio di imbarcazioni, alla posa di cavi sottomarini, all’invasione di specie rizofitiche aliene, all’alterazione del regime sedimentario. Apporti massivi o depauperamenti sostanziali del sedimento e prolungati bassi regimi di luce, derivanti soprattutto da cause antropiche, in particolare errate pratiche di ripascimento delle spiagge, possono provocare una regressione di queste praterie. La costruzione di dighe e moli frangiflutti altera la dinamica dei sedimenti marini che così grande importanza ha per lo sviluppo delle “matte” di Posidonia. Attualmente si segnala una riduzione delle praterie di fanerogame marine a livello globale di circa il 19% dell’area come conseguenza indiretta e diretta dell’attività antropica. In tutto il Mediterraneo si registra una lenta regressione delle praterie di Posidonia oceanica. Tra le cause indirette quelle legate al global ghange. Al riscaldamento del pianeta (e al conseguente fenomeno della tropicalizzazione del Mediterraneo) è legata un’altra, non indifferente, minaccia sulla posidonia: quella dell’ingressione di specie alloctone invasive che competono con essa e tendono (in determinate condizioni) a sostituirla. Tra queste tre specie di alghe verdi del genere Caulerpa e la fanerogama Halophila stipulacea (specie lessepsiana, penetrata in seguito all’apertura del canale di Suez). Distribuzione e presenza sulla fascia costiera palermitana elementi di criticità a livello locale: Le praterie di posidonia (insieme a quelle, minori, di Cymodocea nodosa) sono presenti nei fondali del settore nord-occidentale della costa. Ben strutturati e in buono stato di salute, dal confine con Isola delle Femmine, per l’intero tratto dell’Area Marina Protetta, nei fondali antistanti Mondello e lungo l’intera costa dell’Addaura, da punta Priola fino a Vergine Maria. Nel tratto centrale del Golfo di Palermo, a causa soprattutto delle discariche di materiale di risulta, che hanno alterato pesantemente le dinamiche di sedimentazione e la qualità chimico-fisica delle acque, la prateria è praticamente scomparsa. Nel tratto dell’Area Marina Protetta la protezione della posidonia (e dei fondali sensibili in generale) è assicurata dal divieto di ancoraggio e dalla messa in opera dei campi boe per l’ormeggio delle imbarcazioni da diporto. Recenti studi documentano come l’entità del danno sulla prateria dipenda dalla tipologia di ancora. Nell’Area Marina Protetta di Capo Caccia – Isola Piana, sulla base di questi studi, si è disciplinato l’ancoraggio autorizzando il solo uso (in dipendenza dei tipi di fondale) dei modelli di ancora a minor impatto. Tali elementi potrebbero tornare utili per la tutela degli importanti posidonieti “palermitani”che ricadono al di fuori dell’AMP. Uno degli elementi di criticità, pur non essendo direttamente collegato alle minacce sulla prateria, è rappresentato dal problema dei banchetti di foglie spiaggiate. Oggetto, spesso di interrogazioni consiliari per il probabile distrubo alla popolazione di alcune borgate marinare e questione più volte messa in evidenza dal Ministero dell’Ambiente attraverso attività di monitoraggio e questionari inviati ai Comuni .

IL PROBLEMA DELLE BANQUETTES DI POSIDONIA

Pochi sanno che gli ammassi di foglie morte di Posidonia oceanica (denominati banquettes) che

regolarmente (stagionalmente) e “naturalmente” si accumulano sui litorali prospicienti le praterie

sono essi stessi vere e proprie biocenosi dell’ambiente mesolitorale e costituiscono a loro volta veri

e propri habitat classificati come determinanti (ovvero rientranti tra quelli la cui conservazione è

indispensabile) dalla comunità scientifica internazionale.

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Gli ammassi di foglie di posidonia spiaggiate rivestono un ruolo nello smorzare l'energia delle

onde, riducendo al minimo l'erosione del suolo, delle spiagge e delle dune, hanno inoltre un ruolo

benefico sull’ecosistema costiero costituendo una biomassa che viene rimessa in circolo e diviene

fonte di nutrienti fondamentali.

Non di meno la presenza dei banchetti, risulta problematica in quei litorali a forte vocazione

turistica o balneare, poiché l’effetto visivo e gli odori che derivano dalla loro naturale

decomposizione, risultano spesso poco gradevoli ai fruitori dei litorali.

Il protocollo SPAMI della Convenzione di Barcellona (sulle Aree Specialmente Protette e la

Biodiversità in Mediterraneo) definisce gli spiaggiamenti e banquettes elementi meritevoli di

salvaguardia e “habitat determinanti”.

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La problematica è stata anche affrontata dall’Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente con

la Circolare prot. n°35792 del 08/05/2009.

Nell’ambito di tale circolare vengono individuate quattro possibili modalità di azione per la

gestione delle biomasse spiaggiate di seguito riportate:

- A. Mantenimento in loco delle banquettes (sul modello delle “spiagge ecologiche” adottato in

Francia in alcune aree protette marine). Questa soluzione, la migliore dal punto di vista ecologico,

va attuata laddove non entri in conflitto con le esigenze di balneazione e fruizione delle spiagge o in

siti costieri dove il fenomeno erosivo sia particolarmente accentuato. È la soluzione auspicabile

nelle aree marine protette e nelle zone A e B dei Parchi Nazionali, la cui efficacia è aumentata da

campagne di informazione/sensibilizzazione dei bagnanti. In relazione agli aspetti igienico-sanitari

non risultano evidenze scientifiche per possibili meccanismi di criticità causati dalla biomassa

spiaggiata nei confronti della salute dell’uomo.

- B. Spostamento degli accumuli. La biomassa può essere stoccata a terra all’asciutto, trasportata in

zone appartate della stessa spiaggia dove si è accumulata, spostata su spiagge poco accessibili o non

frequentate da bagnanti o su spiagge particolarmente esposte all’erosione. Lo spostamento può

anche essere stagionale, con rimozione della posidonia in estate e suo riposizionamento in inverno

sull’arenile di provenienza. Le località interessate dallo spostamento e le modalità dello stesso

dovranno essere oggetto di apposito preventivo provvedimento, da adottarsi da parte di Enti Parco o

dalla Regione competente, sentiti i Comuni interessati.

- C. Rimozione permanente e trasferimento in discarica. Laddove si verifichino oggettive condizioni

di incompatibilità fra gli accumuli di biomassa e la frequentazione delle spiagge (fenomeni

putrefattivi in corso, mescolamento dei detriti vegetali con i rifiuti), le banquettes possono essere

rimosse e trattate come rifiuti secondo la normativa vigente.

- D. Riutilizzo delle biomasse. Tale modalità comprende il riutilizzo delle biomasse in argomento

nel rispetto della normativa vigente, già attuata in altri paesi compresa l'Italia, quali ad esempio

l’impiego in interventi di recupero ambientale in ambito costiero, di ricostruzione paesaggistica,

come compost in agricoltura, etc.. Si precisa che nel caso in cui si devono applicare le modalità B,

C, D, quindi spostamento delle biomasse vegetali, si fa presente che l’esecuzione resta subordinata

all’acquisizione del provvedimento autorizzativo rilasciato dal Servizio 2 - VAS/VIA e dal Servizio

9 - Demanio Marittimo, dell’Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente, Dipartimento

Territorio e Ambiente. Nel caso in cui l’area ricada all’interno dei parchi naturali e/o riserve le

istanze dovranno essere trasmesse anche all’Ente gestore, per il parere di competenza.

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Qualora l’intervento ricada all’interno o in prossimità di aree sensibili quali SIC, ZPS, IBA, sarà

altresì necessario verificare la necessità di espletare la valutazione di incidenza ambientale ai sensi

dell’art. 5 del D.P.R. 357/97 e ss.mm.ii.

Sebbene l’opzione di non toccare le banquette lasciando ai cicli naturali la loro gestione sia

quella ecologicamente più indicata, va considerato (per i casi in cui ciò non è possibile) che esistono

svariati e collaudati esempi di riutilizzo delle foglie di posidonia: dall’uso delle foglie essicate

(antiche tradizioni locali) nella confezione di materassi e cuscini, a quello per fertilizzare i terreni

agricoli; oppure come materiale di imballaggio, come coibentante o per realizzare pannelli

insonorizzati, sino all’utilizzo per ricavare bio-gas. .Di sicuro il conferimento in discarica appare la

scelta meno sensata. Pertanto, si conclude di escludere la lettera C dalle modalità di azione per la

gestione delle biomasse piaggiate, secondo le modalità e le procedure di cui alla richiamata

circolare.

LE CINTURE DI CYSTOSEIRA

Altro elemento di notevole valore naturalistico ed ecologico si deve alle alghe brune del genere

Cystoseira che si localizzano a formare delle cinture, ossia delle strette fasce di vegetazione che si

sviluppano in orizzontale nella zona infralitorale caratterizzandone la parte fotofila (a maggiore

illuminazione) più superficiale (frangia), quella inferiore è infatti dominata dalla prateria di

posidonia.

Le cinture superficiali di Cystoseira

Le associazioni a Cystoseira (ognuna caratterizzata da una diversa specie) vengono anch’esse

individuate tra quelle che necessitano di particolare protezione e meritevoli di attenzione per valore

estetico, economico e di rarità. Classificati coma habitat determinanti (di cui, cioè, è indispensabile

la conservazione). Particolarmente sensibili all’impatto antropico sono, come i reef sui quali

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attecchiscono, indicatori della buona salute del mare. Popolano le zone rocciose caratterizzate da un

buon idrodinamismo e da acque ben ossigenate.

Scheda 4 Emergenza naturalistica: biocenosi di alghe del genere Cystoseira Livelli di protezione da normativa internazionale : ANNESSO II ASPIM (lista delle specie da proteggere) – (per le specie C. amentacea, e var. spicata, C. mediterranea, C. spinosa, C. sedoides, C. zosteroides ); BERNA (Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa – Berna, 19/09/1979) )Ap. 1 - (per le specie C. amentacea, e var. spicata, C. mediterranea, C. spinosa, C. sedoides, C. zosteroides); Categoria di minaccia: tra le pricipali minacce quella diretta del calpestio (trampling), che riguarda le biocostruzioni superficiali alle quali tali alghe sono spesso associate. Le alghe erette, specie strutturali in ambiente marino, sono molto sensibili al trampling e non è possibile identificare un’intensità sostenibile per il Sistema. Distribuzione e presenza sulla fascia costiera palermitana:

LE GROTTE MARINE SEMISOMMERSE

Una biocenosi marina molto studiata per le sue singolarità è quella cosiddetta delle grotte

mesolitorali, di quelle cavità, cioè, che si aprono lungo la zona di marea andando a costituire spesso

delle grotte semisommerse. Tale biocenosi è classificata dalla comunità scientifica come habitat la

cui conservazione è indispensabile.

Oltre che costituire importantissimi habitat, le grotte marine rappresentano soprattutto

importanti emergenze di elevatissimo interesse geomorfologico, paesaggistico, archeologico.

Dal punto di visto biologico esse ospitano interessanti popolamenti che variano verso l’interno

in funzione della progressiva riduzione di luce e idrodinamismo riproducendo, in pochi metri, quei

cambiamenti nelle forme di vita animale e vegetale che verticalmente si riscontrano scendendo per

decine e centinaia di metri (enclaves) e inquadrandosi ecologicamente per la presenza di reti

trofiche caratterizzate dall’assenza quasi totale di organismi fotoautotrofi. I concrezionamenti

sciafili caratterizzano questi ambienti e la graduale estinzione della luce che si verifica muovendosi

verso l’interno è accompagnata dalla riduzione drastica della ricchezza specifica.

Scheda 5 Emergenza naturalistica: Grotte marine sommerse e semisommerse Livelli di protezione da normativa internazionale : Direttiva 92/43/CEE: habitat 8330 Grotte marine sommerse e semisommerse; Categoria di minaccia: il turismo ed in particolare il turismo subacqueo rappresenta una delle principali minacce. Nelle parti sommerse l’impatto delle attività subacquee si esplica attraverso la formazione di bolle d’aria persistenti lungo la volta delle cavità. A questo si aggiunge il danneggiamento (intenzionale o indiretto) delle delicate formazioni dell’ambiente di grotta. Distribuzione e presenza sulla fascia costiera palermitana:

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D1.2 La vegetazione costiera

Un discorso a parte va fatto per quella vegetazione terrestre che si insedia a stretto ridosso della

fascia costiera, fino al limite con la battigia. Si tratta di un elemento naturale la cui conservazione

va garantita e di cui la pianificazione non può prescindere in quanto elemento indispensabile per

mantenere un grado di naturalità dei luoghi, la funzionalità ecologica del sistema costiero e della

rete ecologica ed importanti ruoli di fruizione pubblica e di connessione tra gli ambienti naturali e

seminaturali e gli elementi del tessuto urbano.

L’importanza a livello ecologico della vegetazione costiera è testimoniata dall’inserimento di

diverse associazioni vegetali ad essa ascrivibili tra gli habitat di Interesse Comunitario e Prioritario,

nella Direttiva Habitat (92/43/CEE). Purtroppo non tutte le associazioni e specie vegetali

appartenenti a questo delicato ecosistema sono sufficientemente tutelate da normative a livello

locale e internazionale e meriterebbero misure di salvaguardia. Esse comprendono, infatti,

importantissime formazioni e specie pioniere soggette a particolari criticità e i cui habitat

coincidono con aree a forte vocazione antropica. Un esempio a riguardo è quello delle specie

psammofile, quelle, cioè, che vivono sulle dune sabbiose, ambienti caratterizzati da fattori

fortemente limitanti. Ciò si traduce in adattamenti che rendono tali specie resistenti a condizioni di

forte stress ambientale ed esclusive di questi habitat.

Lungo la fascia costiera della città di Palermo, escludendo gli impianti ornamentali e i pochi

lembi residui di vegetazione ripariale in prossimità del fiume Oreto, possiamo suddividere il

paesaggio vegetale in tre macrocategorie più o meno omogenee con una prevalente distribuzione

longitudinale, tra la sede stradale e la fascia del demanio: la vegetazione delle coste sabbiose, quella

delle scogliere rocciose e delle rupi calcaree e quella di tipo ruderale che caratterizza le aree

degradate che sulla costa coincidono soprattutto con le discariche costiere.

Cominciando dalla prima, essa si insedia sotto forma di una rada vegetazione, lungo soprattutto

i tratti meno disturbati della stretta formazione sabbiosa del tratto sud-est. È costituita da alcuni

gruppi di specie psammofile con diversa resistenza all’azione perturbatrice del mare.

La tipica zonazione, partendo dalla battigia verso la terraferma, comincia con la cosiddetta zona

afitoica, quella totalmente priva di vegetazione a causa dell’azione diretta delle onde, segue una

zona ospitante specie annuali alo-nitrofile frequenti in quei tratti dove si accumula il materiale

spiaggiato dall’azione dei flutti; tra le specie più significative vi si trovano Salsola kali e Cakile

maritima. L’associazione detta Cachiletum prende appunto il nome da una piccola crocifera

psammofila che va a costituire una vegetazione effimera che si insedia in quella fascia battuta dalle

onde nel periodo invernale ma sufficientemente riparata nei periodi primaverile ed estivo, quando la

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pianta può appunto insediarsi. Uno dei maggiori problemi nella tutela di questo tipo di vegetazione

è che essa risulta di scarsa visibilità e valore estetico e che ai naturali cicli di distruzione ai quali

essa è soggetta (legati soprattutto all’erosione) delle spiagge si aggiungono quelli legati all’attività

antropica che si manifestano, oltre che con la distruzione delle spiagge, con quella dovuta

all’attività di balneazione, al calpestio e, spesso all’asportazione deliberata. Ad ulteriore conferma

dell’importanza di questa formazione vegetale il fatto che essa è classificata come habitat

d’interesse comunitario dalla Dir. 92/43/CEE con la denominazione di: Vegetazione annua delle

linee di deposito marine (cod. 1210). E’ un habitat pioniero che rappresenta la prima fase di

colonizzazione da parte della vegetazione superiore fanerogamica nella dinamica di costruzione

delle dune costiere. Prende quindi contatto da un lato, con le comunità dunali delle formazioni

embrionali riconducibili all’habitat 2110 "Dune embrionali mobili" e dall'altro lato con la zona

afitoica, periodicamente raggiunta dalle onde.

La vegetazione delle coste sabbiose, in molti tratti del litorale palermitano confina con le

discariche costiere dismesse dove subentra una seconda tipologia vegetazionale omogenea, questa

volta non di pregio ma facilmente riscontrabile dalle aerofotogrammetrie. Si tratta di un tipo di

vegetazione che si insedia sui terreni incolti e sulle vecchie discariche di sfabbricidi e che i botanici

chiamano nitrofilo-ruderale in quanto costituita da specie banali erbacee e arbustive che

colonizzano aree con suoli ricchi di azoto. E’ costituita per lo più da essenze con un ciclo biologico

annuale e resistenti all’aerosol marino. Tale vegetazione può essere definita “sinantropica” essendo,

infatti, adattata agli ambienti urbani e antropizzati in genere. Costituisce, comunque, lo stadio

precoce di una successione ecologica che porterà col tempo a stadi più evoluti tendendo verso la

macchia alofitica mediterranea.

La vegetazione delle coste rocciose che si insedia sulle basse scogliere o sulle rupi calcaree

rappresenta la terza tipologia riscontrabile e quella di maggior pregio. Al pari di quella delle coste

sabbiose è costituita da specie spiccatamente alofile, parte di essa comprende, inoltre, comunità

rupestri a volte endemiche o rare. I maggiori livelli di conservazione di questo tipo di vegetazione si

riscontrano in corrispondenza delle rupi inaccessibili e di quelle rimaste indenni dalla

cementificazione. A questo tipo di vegetazione appartiene l’habitat di Interesse Comunitario: 1240

(Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. endemici), ben

rappresentato nei tratti costieri dei SIC dei promontori palermitani ma anche al di fuori di essi.

Tra le associazioni vegetali caratterizzate da spiccata alofilia, in quanto viventi a pochi metri

dalla battigia, quella del Crithmo-staticion comprende piante che si insediano su substrati

calcarenitici più o meno compatti e che sono addirittura capaci di sopportare brevi periodi di

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sommersione. Elementi caratteristici sono il finocchio di mare (Crithmum maritimum) e due specie

di statici endemici della costa palermitana e di particolare significato ecologico e biogeografico: il

Limonium bocconei e il Limonium panormitanum.

A questa comunità appartiene anche un habitat che si localizza in prossimità di luoghi di

accumulo di acqua salmastra che si verificano ad esempio durante le mareggiate e in cui si

insediano le salicornie, specie alofile perenni tipiche delle zone umide salmastre (costituite da

piante succulente dei generi Sarcocornia e Arthrocnemum). Questi piccoli habitat litoranei,

fortemente influenzati dagli spruzzi di acqua marina, sono da considerarsi rari e in pericolo di

estinzione per la frammentazione grave degli habitat dovuta alle attività antropiche ed in generale

alle bonifiche e alle alterazioni imposte sui sistemi costieri e retrodunali.

salicornie insediate all’interno di una particolare che dimostra la loro affinità con vecchia cava costiera le pozze di scogliera

Sulle falesie costiere si insedia un tipo di vegetazione definita “casmofitica”, essa è costituita da

piccole piante capaci di sopravvivere in ambienti inospitali, in piccole fessure e spaccature della

roccia dove grazie ai loro apparati radicali riescono ad attecchire utilizzando l’esiguo strato di suolo

e di acqua che vi si raccoglie. Anche in tal caso vi è un elevato contingente di endemismi e

l’interesse fitogeografico e conservazionistico è elevato.

Lungo il litorale dell’Addaura e dell’Arenella, la vegetazione costiera di pregio risulta

estremamente alterata e disturbata dall’elevata antropizzazione e dalla cementificazione dell’area.

Attività che hanno, peraltro, già determinato la scomparsa della formazione termofila a macchia

bassa riferibile all’associazione del Pistacio-Chamaeropetum humilis, caratterizzata dalla palma

nana (Chamaerops humilis) di cui rimane appena un lembo di vegetazione. Altra formazione

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puntiforme di questo tratto di costa estremamente disturbata a causa dell’elevata antropizazzione

dell’area, è la macchia a Ziziphus lotus riferibile all’associazione dell’Asparago acutifolii-

Ziziphetum loti. Si tratta di una formazione inquadrata come habitat prioritario dalla Dir 92/43/CEE

e denominata Matorral arborescenti di Zyziphus. Al pari della macchia a palma nana essa si

localizza a contatto col Limonietum bocconi, del quale rappresenta il naturale elemento di

connettività con le formazioni più a monte di leccio. E’ costituita da lembi residui di macchia

arbustivo-spinosa dominata da Ziziphus lotus, insediati su calcareniti organogene bianche, a quote

comprese fra 5 e 75 m s.l.m. in un breve tratto della fascia costiera della Sicilia Nord-occidentale.

Una formazione a palma nana ben strutturata e di grande bellezza si trova, infine, sul promontorio

di Punta Matese. Essa risulta degna di particolari misure di protezione.

Vegetazione sulle ex-discariche coesistenza di specie autoctone con essenze alloctone invasive (Carpobrotus sp. – in secondo piano)

Scheda 6 Emergenza naturalistica: Vegetazione costiera naturale Livelli di protezione da normativa internazionale : Direttiva 92/43/CEE:

• habitat 1240 : Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. endemici;

• habitat 1310: Vegetazione annua pioniera a Salicornia e altre specie delle zone fangose e sabbiose

• ??habitat 8210: Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica

• habitat 5333: Formazioni di Chamaerops humilis

• habitat 5220*: Matorral arborescenti di Zyziphus (prioritario)

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• habitat 1210: Vegetazione annua delle linee di deposito marine

Categoria di minaccia ed elementi di criticità a livello generale: • Cementificazione

• Attività turistiche e ricreative

• Incendi

• Introduzione di specie alloctone invasive: Carpobrotus acinaciformis, Agave americana, Opuntia ficus-indica.

• Riguardo alle specie psammofile, pochissime di esse sono incluse negli allegati della Direttiva Habitat e la normativa nazionale di protezione risulta carente. Vi è, inoltre, in Italia una carenza di censimenti floristici a riguardo.

La vegetazione alofitica di scogliera soffre di una frammentazione grave degli habitat dovuta alle attività

antropiche. L’associazione del Limonietum bocconei è localizzata nel tratto costiero che va da Cefalù a Trapani

e nelle isole di Ustica, Favignana e Levanzo ed è da considerare un’emergenza ambientale in pericolo che

necessita di misure di salvaguardia.

Distribuzione, presenza ed elementi di criticità sulla fascia costiera palermitana: L’associazione del Limonietum bocconei(1240), soprattutto lungo il litorale dell’Addaura, risulta particolarmente minacciata dalla cementificazione e dalle attività turistiche e ricreative durante il periodo estivo, insieme alla macchia a Ziziphus lotus (habitat proritario 5220). Le formazioni di Limonietum bocconei (1240) che si rinvengono lungo tutta la costa della Marinella e presso il porticciolo di Sferracavallo risultano particolarmente minacciate dalla cementificazione e dalle attività turistiche e ricreative durante il periodo estivo.

D.2 Suolo

Considerate le caratteristiche geomorfologiche del territorio costiero nell’ambito della sola

fascia demaniale, si evidenzia come, nella porzione settentrionale ad eccezione del golfo sabbioso

di Mondello, vi sia una predominanza di una costa alta e rocciosa di natura calcarea, a tratti con

versanti altimetricamente molto elevati (Capo Gallo –Malpasso). Mentre il settore meridionale a

partire grosso modo dall’area portuale, la costa diviene più bassa e caratterizzata prevalentemente

da depositi sabbiosi a composizione calcareo-arenacee.

Il Golfo di Mondello è caratterizzato da una spiaggia dalla tipica forma a “ferro di cavallo”,

esposto verso i quadranti nord-orientali che riceve le mareggiate con ventilazione prevalente da

“Grecale” e “Levante”. I fondali antistanti sono costituiti da fondali mobili e sabbiosi interessati da

un discreto sviluppo della fanerogama marina che costituisce il tipico habitat denominato: “Prateria

a Posidonia oceanica” considerato un indicatore della buona qualità delle acque marine.

La composizione mineralogica della componente sabbiosa è prevalentemente calcarea di origine

organica, dovuta alla deposizione dei resti di gusci di organismi marini, per lo più lamellibranchi e

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gasteropodi, successivamente rielaborati ed erosi dall’azione del moto ondoso e movimentati dalle

correnti litoranee.

E’ probabile che un tempo nelle porzioni più interne della spiaggia emersa, si poteva riscontrare

un cordone dunale che oggi non ritroviamo a causa dell’intensa espansione edilizia che ne ha

cancellato ogni traccia.

Nei settori dove prevale la litologia rocciosa, sono pressoché assenti fenomeni di dissesto

(frane) né sono in atto processi di erosione costiera da parte del mare. Mentre nei settori meridionali

la costa sabbiosa è interessata da fenomeni di erosione e rideposizione variabili nell’intensità

secondo l’andamento meteo marino stagionale.

Dal periodo arabo in poi, a causa dell’espansione dell’area urbana, la rete idrografica è stata

oggetto di diversi interventi antropici anche drastici che in alcuni settori ha determinato profonde

trasformazioni del territorio riducendo ed a volte cancellando la funzionalità di alcuni corsi d’acqua.

Queste trasformazioni, unitamente a probabili riduzione degli apporti meteorici ha ridotto gli

apporti sedimentari sulla fascia costiera determinando un incremento dell’azione erosiva del mare.

Negli ultimi anni il fenomeno che ha interessato di più il tratto di costa in esame è l’erosione

costiera (soprattutto in corrispondenza delle ex discariche (Vergine Maria, Foce Oreto, Romagnolo

ed Acqua dei Corsari) accompagnato dalle formazioni di alcune spiagge dovuto ai fenomeni di

deposito marino a tergo di manufatti o di tratti di litorali non battuti dalle correnti del materiale,

visibile anche attraverso l’evoluzione della cartografia catastale negli anni. Tale fenomeno è

attenzionato essendo stati programmati alcuni dei necessari interventi di difesa in corrispondenza

delle zone delle ex discariche (ad es. messa in sicurezza della ex Discarica di Acqua dei Corsari).

Non sono in atto monitoraggi.

D2.1 Le discariche costiere: “mammelloni”

La principale criticità si segnala in corrispondenza di ex discariche cosiddetti “Mammelloni”

presenti il località: Foce Oreto, Vergine Maria, Romagnolo ed Acqua dei Corsari.

Questi sono costituiti da grossi corpi di discarica prevalentemente costituiti da inerti e materiali

di risulta da demolizioni provenienti da cantieri edili, ma non si esclude la presenza anche di altro

materiale potenzialmente inquinante, (idrocarburi, amianto, sostanze chimiche, plastiche ecc) che

potrebbero interferire negativamente con la qualità delle acque marine e della falda sottostante. Da

un punto di vista geomorfologico, questi depositi sono interessati da processi di erosione al piede

del fronte della discarica, che determinano il rilascio di detriti successivamente movimentati

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dall’azione del mare e dalle correnti litoranee lungo la costa e ridepositati in aree a bassa energia,

determinando in alcuni casi la creazione di piccoli arenili.

Questo fenomeno è stato osservato in località Vergine Maria, Arenella, Bandita ed Acqua dei

Corsari.

Come nel dettaglio descritto nel seguito, le indagini preliminari effettuate hanno in generale

dimostrato valori dei parametri del suolo superiori a quelli consentiti dalla legislazione vigente per

siti ad uso verde pubblico, privato e residenziale (D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii. – Allegato 5 Titolo V

Parte Quarta Tabella 1/A), risultando, invece, compatibili con destinazioni d’uso commerciali ed

industriali (D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii. – Allegato 5 Titolo V Parte Quarta Tabella 1/B). Pertanto,

interventi connessi con la fruizione del mare, il cui uso è assimilabile a quello residenziale con

riferimento ai parametri di CSC, possono essere ammessi solo dopo opportuni interventi di bonifica.

Tuttavia, tenuto conto del lasso di tempo trascorso, è opportuno che i risultati delle predette indagini

vengano riconfermate. Si può sicuramente concludere che le zono Z6 debbano essere stralciate ed

oggetto di un intervento di bonifica complessivo.

Nell’allegato n°5 sono riportati nel dettaglio le indagini che hanno interessato il tratto di litorale

prospiciente il Comune di Palermo

EX DISCARICA VERGINE MARIA

In particolare per il “Mammellone” di Vergine Maria è stata condotta una campagna di indagini

geognostiche al fine di caratterizzare i terreni costituenti il corpo discarica, dal punto di vista

litologico, geotecnico e chimico (cfr allegato n°5 per ubicazione sondaggi e risultati).

Sono stati eseguiti n°2 sondaggi a carotaggio continuo spinti ad una profondità compresa tra i

35 e i 36m dal p.c. Nel corso dei sondaggi sono state eseguite prove penetrometriche di tipo SPT ed

il prelievo di campioni per le relative analisi geotecniche e chimiche. I relativi fori di sondaggio

sono stati attrezzati per l’inserimento di tubazione piezometrica per la misurazione del livello

freatico e facilitare le operazioni di prelievo di campioni di acqua da sottoporre alle analisi

chimiche.

Dai risultati delle analisi delle terre si evince che il corpo discarica è costituito prevalentemente

da materiali di riporto provenienti da sbancamenti e movimenti terra, da accumuli di sfabbricidi e

rifiuti derivanti dall’attività di costruzione e demolizione.

E’ bene precisare che in ambedue i sondaggi non è stato rinvenuto percolato. Infine le analisi

chimiche effettuate sui campioni di suolo hanno evidenziato valori dei parametri del suolo superiori

a quelli consentiti dalla legislazione vigente per siti ad uso verde pubblico, privato e residenziale

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(D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii. – Allegato 5 Titolo V Parte Quarta Tabella 1/A), risultando, invece,

compatibili con destinazioni d’uso commerciali ed industriali (D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii. –

Allegato 5 Titolo V Parte Quarta Tabella 1/B) soltanto nello strato superficiale dei primi 2 m.

Soltanto in due campioni di acqua è stato registrato il superamento nei valori di Boro e Solfati,

delle CSC di cui alla Tabella 2 dell’Allegato 5 al Titolo V Parte Quarta. Nella letteratura

specializzata si considera che alti contenuti di boro nell’acque superficiali sono in genere da

attribuire a scarichi di acque bianche contenenti agenti lavanti domestici, inoltre in prossimità delle

zone costiere i valori di boro generalmente aumentano a causa del fenomeno dell’intrusione delle

acque marine nel sottosuolo. Anche l’anomalia riscontrata nei valori dei solfati è da attribuire alla

vicinanza del mare al sito oggetto delle indagini sottoposto a continui apporti di spray marini.

EX DISCARICA DI ACQUA DEI CORSARI

Relativamente a questo sito, il Comune di Palermo nell’ambito dell’obiettivo di recupero delle

aree costiere del palermitano, ha elaborato una proposta progettuale denominata: ”Opere di

salvaguardia e consolidamento dell’ex discarica di Acqua dei Corsari”.

Considerato che il sito è stato utilizzato negli anni come discarica abusiva, necessitava una

prima indagine per determinare la tipologia di materiale scaricato, la presenza di potenziali

inquinanti finalizzata all’eventuale necessità di mettere in sicurezza il sito stesso e procedere ad una

bonifica prima di realizzare le opere di consolidamento.

Sulla base di alcune indagini preliminari realizzati in situ previste dagli elaborati di progetto,

l’A.R.P.A. Sicilia ha svolto delle analisi su campionamenti effettuati in contraddittorio con l’Ente

proponente. In occasione della Conferenza dei Servizi del 27/12/2004 l’A.R.P.A. Sicilia presentava

i risultati di queste indagini confermando che i materiali che compongono la discarica sono

costituiti prevalentemente da inerti, ma indicava comunque un approfondimento delle indagini e

relative analisi di laboratorio dato che era stato riscontrato su alcuni campioni un superamento di

alcuni parametri rispetto alla tabella A allegato 1 del Decreto ministeriale 471/99, come sostituita

dalla Tabella 1/A dell’Allegato 5 al Titolo V Parte Quarta del D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii.

In particolare gli indicatori evidenziati riguardavano il Benzopirene nel sondaggio S8 tra 15-16

m ed il parametro Piombo nel sondaggio S5 4,80-6 m .

Sulla base di queste considerazioni in sede di C.d.S., si approvava la necessità di realizzare i

primi interventi di messa in sicurezza e l’approfondimento delle indagini in situ per redigere il

Piano di Caratterizzazione e pervenire alla bonifica definitiva.

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Con decreto D.D.S. n° 60/SRB del 19/03/2009 veniva approvato il Piano di Caratterizzazione

della ex discarica di Acqua dei Corsari nell’ambito del quale si prevedeva un Piano di

investigazione geognostica attraverso la realizzazione di n°45 sondaggi a rotazione e carotaggio

continuo, n°8 piezometri per il controllo ed il prelievo di campioni dalle acque di falda da

sottoporre alle analisi di laboratorio.

Al momento della stesura del presente documento, le suddette indagini sono state ultimate ma i

risultati delle analisi di laboratorio non sono stati ancora trasmessi agli Uffici competenti né tanto

meno al Comune di Palermo.

EX DISCARICA DELLA FOCE DELL’ORETO

Altra criticità assimilabile alle precedenti è rappresentata dalla Foce dell’Oreto. Principale corso

d’acqua dell’area metropolitana di Palermo, nonostante il suo tratto medio-alto e la foce conservi

ancora degli aspetti di elevata naturalità e classificato come SIC (Sito di importanza Comunitaria),

in osservanza della Direttiva UE 92/43, nel suo tratto terminale, presenta condizioni di elevato

degrado ambientale assimilabile ad una fogna a cielo aperto. Ciò deriva dagli elevati valori di

inquinanti presenti nelle sue acque, per via degli scarichi abusivi e delle trasformazioni

morfologiche della sua foce, adibita per lungo tempo a discarica di ogni tipo di rifiuto. Entrambe

concorrono, ancora oggi, a condizionare la qualità delle acque e degli arenili di un’ampia fascia

costiera che va dall’area portuale sino ad Acqua dei Corsari.

Negli anni il suo alveo oltre ad essere stato impoverito naturalisticamente, per effetto di una

totale cementificazione dell’alveo di circa 1500 m, la sua foce è stata deturpata e privata di ogni

aspetto e funzionalità ecologica. I principali detrattori ambientali sono costituiti, da una vasta area

che occupa i lati della foce utilizzata come discarica di inerti, al cui interno sono stati riversati anche

materiali plastici, ferrosi, batterie, idrocarburi, ecc che ha modificato l’originaria conformazione

della foce. Inoltre diverse costruzioni e manufatti insistono a pochi decine di metri dalle sponde,

edificati tra l’altro su area classificata dal P.A.I. ad elevato rischio idraulico.

E’ difficile immaginare che questo luogo sino alla fine dell’ottocento era descritto come un

paradiso naturale dove la popolazione locale pescava le anguille e lungo le rive sostavano uccelli

acquatici migratori come aironi, garzette, ecc.

Negli anni, quest’area è stata più volte attenzionata da parte di vari Uffici del Comune di

Palermo ognuno per le proprie competenze, al fine di poter attuare degli interventi che potessero

dare un assetto più qualificante di questo tratto costiero.

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In particolare un progetto finanziato dal P.T.T.A. 94/96 n°82, attualmente in corso di

ultimazione, prevede il recupero di un tratto costiero a partire dalla Foce Oreto sino alla Via

Carmelo Allegra, attraverso la realizzazione di spazi da destinare alla fruizione dell’area come:

percorsi ciclopedonali, spazi a verde, solarium, rete idrica e fognaria, il tutto previa pulizia dell’area

dai rifiuti e riconfigurazione morfologica dei terrapieni.

Con lettera del 16/06/09 l’A.R.T.A. autorizzava l’inizio delle attività geognostiche

propedeutiche agli interventi progettuali per cui si è proceduto ad effettuare la campagna

geognostica consistente in :

• N° 3 Sondaggi Geognostici: mediante perforazione a Carotaggio Continuo, per un totale

complessivo di 40,00 metri di perforazione;

- Prelievo di n° 9: campioni rimaneggiati su cui eseguire le prove geotecniche di laboratorio;

• Prelievo di n° 4: campioni di terre per le analisi chimiche, prelevati a diverse quote e messi in

appositi contenitori ermetici;

• Prelivo di n° 2: campioni di acque sotterranee, prelevati in corrispondenza di n°2 sondaggi

attrezzati come piezometri;

- N° 2 prove di permeabilità secondo il metodo Lefranc;

- N° 6 prove S.P.T. in foro;

- Scavo di trincee per un totale di 880 m3;

- Esecuzione di analisi chimiche su n°2 campioni di acque, n°4 campioni di terre e n°5 campioni

di rifiuto.

I risultati di queste indagini hanno permesso di individuare tre aree nelle quali sono presenti cumuli

di inerti frammisti a materiale eterogeneo di natura prevalentemente plastica, ferrosa (area 1 e 2 –

allegato 5). Mentre una terza area risulta composta invece prevalentemente da inerti quali sabbie,

ghiaie, e sfabbricidi.

L’area 1 presenta una superficie stimata di circa 630 m2 (volume pari a circa 1.650 m3), l’area 2

presenta una superficie stimata di circa 590 m2 (volume pari a circa 850 m3), l’area 3 presenta una

superficie stimata di circa 5.800 m2 (volume pari a circa 39.000 m3).

Le analisi chimiche eseguite dal laboratorio ai sensi della tabelle 1/B e 2 dell’allegato 5 parte

quarta del d.l.gs. n°152 del 2006, su n° 5 campioni di rifiuto, n° 3 campioni di terre e n° 2 campioni

di acque (prelevate all’interno di piezometri precedentemente installati), hanno permesso di fare le

seguenti deduzioni:

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• dalle analisi eseguite sui campioni di terre risulta che nel substrato calcarenitico non sono

presenti contaminanti in concentrazioni superiori a quelle indicate nella tabella

precedentemente citata per uso commerciale ed industriale;

• dalle analisi eseguite sui 5 campioni di rifiuto non sono stati individuati inquinanti in

concentrazioni superiori a quelle indicate nella tabella precedentemente citata;

• le analisi eseguite sulle acque hanno individuato la presenza di nitriti e manganese in

concentrazioni superiori rispetto a quelle indicate nella tabella precedentemente citata.

I dati stratigrafici derivanti dai sondaggi geognostici, hanno permesso di stabilire uno spessore

di terreno di riporto variabile tra 10 metri (sondaggio S1), 12 metri (S2), 6 metri (S3).

Il substrato in posto risulta costituito dalla formazione calcarenitico-sabbiosa o da ghiaie

(depositi litorali).

La presenza di nitriti è probabilmente da imputare ad una attività di degradazione batterica

della sostanza organica nei terreni che trasformano i nitrati in nitriti e/o da una contaminazione di

origine industriale. Mentre la presenza di manganese, considerando che il sito rappresenta una

vecchia discarica, potrebbe derivare dalla presenza di orizzonti con rifiuti ferrosi ed in genere

metallici, scaricati nel terreno e contenenti questo elemento o la presenza di rifiuti di vecchie

batterie di auto.

Sempre nella stessa area l’Assessorato Infrastrutture Mare e Coste del Comune di Palermo,

nell’Ottobre 2004 propone un “Progetto per la messa in sicurezza dell’area antistante i locali dell’ex

deposito ferroviario alla Foce del Fiume Oreto”.

Il progetto prevedeva la realizzazione di un terrapieno gradonato stabilizzato mediante tecniche

di ingegneria naturalistica ed interventi di piantumazione di essenze vegetali.

A riguardo è stata effettuata un’indagine tecnico-analitica di caratterizzazione sui depositi

presenti nell’area, costituiti in prevalenza da terre di riporto frammisti a rifiuti solidi di vario genere.

I risultati delle analisi di laboratorio condotti su n°6 campioni di suolo ad una profondità di 20 – 30

cm, in osservanza della normativa D.M. 471/99 individuava il superamento dei valori limite della

Tabella A dell’All.1 nei confronti degli elementi: Piombo e Stagno tali da poter definire il sito come

“Inquinato e/o potenzialmente inquinato”, oggi tabella 1/a dell’allegato 5 alla parte IV del D. Lgs.

152/06 e ss.mm.ii.

D2.2 Impianti industriali

Sono rappresentati dai siti dismessi di ex impianti industriali (v. Ex Chimica Arenella) e dai siti

attualmente utilizzati per lo stoccaggio di idrocarburi come l’impianto costiero dell’ENI R&M

presente ad Acqua dei Corsari.

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EX CHIMICA ARENELLA

Si conferma il quadro descritto per l’ex discarica di Vergine Maria, in considerazione che

quest’area si trova sottoflutto rispetto al Mammellone di Vergine Maria e pertanto riceve l’apporto

di sedimenti provenienti da questa discarica, si è reso necessario caratterizzare questi apporti

presenti in questo tratto di costa, al fine di accertare la presenza o meno di elementi inquinanti e/o

dannosi per la salute umana dei potenziali fruitori.

A tal fine è stata condotta una campagna di indagini per investigare e caratterizzare dal punto di

vista geognostico, geotecnico e chimico i terreni presenti nell’area in esame, caratterizzata da

terreni eterogenei di riporto, poggianti su substrato costituito da depositi di spiaggia, sabbie e

calcareniti del Quaternario.

Sono stati effettuati di n° 2 sondaggi meccanici con sonda idraulica a rotazione a carotaggio

continuo con profondità di investigazione comprese tra ml 10,00 e ml 12,00 per complessivi ml

22,00 di perforazione.

Nel corso dei sondaggi sono state eseguite n° 4 prove penetro metriche standard (SPT), sono

stati prelevati n° 6 campioni di terreno (in doppia aliquota) da sottoporre ad analisi chimiche e n° 11

campioni rimaneggiati su cui eseguire le prove geotecniche di laboratorio. Nel corso dei sondaggi

geognostici, in corrispondenza dei sondaggi S1 e S2 sono state eseguite n° 2 prove di permeabilità

di tipo Lefranc.

Le analisi chimiche effettuate sui campioni di suolo hanno evidenziato valori dei parametri del

suolo superiori a quelli consentiti dalla normativa vigente per siti ad uso verde pubblico, privato e

residenziale (D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii. – Allegato 5 Titolo V Parte Quarta Tabella 1/A), risultando,

invece, compatibili con destinazioni d’uso commerciali ed industriali (D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii. –

Allegato 5 Titolo V Parte Quarta Tabella 1/B) soltanto nello strato superficiale dei primi 2 m.

Soltanto in due campioni di acqua è stato registrato il superamento nei valori di Boro e Solfati,

delle CSC di cui alla Tabella 2 dell’Allegato 5 al Titolo V Parte Quarta. Nella letteratura

specializzata si considera che alti contenuti di boro nelle acque superficiali sono in genere da

attribuire a scarichi di acque bianche contenenti agenti lavanti domestici, inoltre in prossimità delle

zone costiere i valori di boro generalmente aumentano a causa del fenomeno dell’intrusione delle

acque marine nel sottosuolo. Anche l’anomalia riscontrata nei valori dei solfati è da attribuire alla

vicinanza del mare al sito oggetto delle indagini sottoposto a continui apporti di spray marini.

IMPIANTO ENI DEPOSITO IDROCARBURI

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Tale impianto risulta ubicato nel settore meridionale della fascia costiera in prossimità delle

borgate della Bandita-Acqua dei Corsari. Nel 1998 l’ENI accertava, nell’ambito di prove di tenuta

delle tubazioni, una perdita dell’oleodotto asservito al Deposito Costiero ENI S.p.A. con possibile

rischio di inquinamento delle falde idriche sottostanti.

A seguito della segnalazione è stata avviata prontamente la procedura M.I.S.E per la messa in

sicurezza d’emergenza del sito e la progettazione per gli interventi di recupero ambientale. Il

progetto di recupero, prevedeva la caratterizzazione dei suoli, interventi di monitoraggio delle acque

attraverso realizzazione di piezometri, campionamenti delle acque di falda e la messa in opera di

una trincea drenante, allo scopo di prelevare costantemente le acque di falda ed inviarle ad un

impianto di trattamento e depurazione, il tutto condotto nel rispetto della normativa di cui al

D.Lgs152/06.

A partire dal 1999 ad oggi l’ENI ha monitorato lo stato qualitativo delle acque di falda i cui

risultati sono stati inviati alle autorità competenti attraverso “Rapporti tecnici” con cadenza

semestrale in contraddittorio con ARPA - DAP. L’ultimo rapporto tecnico, datato giugno 2010,

riferisce che i risultati delle analisi chimiche delle acque sotterranee relative all’ultimo

campionamento effettuate in contraddittorio con gli Enti competenti “…. denotano la piena

conformità delle acque di falda alle CSC previste dal D-Lgs. 152/06, in tabella 2 all’allegato 5 alla

parte IV del Titolo V del D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii.”. Sulla base di queste risultanze l’ENI con

lettera di trasmissione n°853528 del 22/11/2010 chiede formalmente la chiusura del procedimento

ambientale, vista la sussistenza della conformità dei parametri ambientali entro i limiti di legge.

Come rilevato dall’A.R.P.A. nella nota prot. n°43644 del 13/07/2011, la Provincia Regionale di

Palermo non ha ancora certificato l’avvenuta bonifica dell’area.

D.3 Acqua

Il presente paragrafo fornisce maggiori chiarimenti in merito ai rilievi mossi dall’A.R.P.A. in

risposta al questionario sul rapporto preliminare ex art.13 del D. Lgs.152/06, trasmesso a questa

Amministrazione Comunale con nota prot. n°859 del 10/01/2011.

Non conteggiando il tratto di costa ricadente nelle competenze dell’Autorità Portuale di

Palermo, la lunghezza del fronte demaniale prospiciente il territorio del Comune di Palermo è di

circa 30 km.

Palermo, città di mare e sul mare, oggi non gode appieno di questa straordinaria risorsa. Fanno

eccezione soltanto brevi tratti dei complessivi trenta chilometri di litorale. I divieti di balneazione

per presenza di scarichi fognari interessano circa 10 km, la maggior parte dei quali in prospettiva

futura possono essere restituiti alla città per un uso balneare.

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La causa è duplice: il degrado ambientale in cui versano da lungo tempo numerosi spazi urbani

lungo la fascia costiera; il cronico inquinamento delle acque marine, che da decenni vengono

deturpate dagli scarichi fognari provenienti dal centro abitato. Basti pensare che, attualmente,

confluiscono in mare i liquami prodotti da quasi 500 mila abitanti. La situazione ora descritta ha

causato l’istaurarsi di una procedura di infrazione europea 2004/2034 e 2009/2034 in tema di

fognature e depurazione (ex artt. 3 e 4 della Direttiva 91/271/CEE).

Questo insieme di fattori ha reso fino ad oggi poco fruibile la costa, sia per i cittadini

palermitani che per i turisti, penalizzando pesantemente anche il tessuto economico. L’obiettivo

dell’Amministrazione Comunale di restituire il mare alla città e ai suoi abitanti, si sta

perseguendo con progetti e interventi il cui primo obiettivo è il disinquinamento delle acque,

operazione lunga ma fondamentale e prioritaria.

Gli interventi fognari di questa Amministrazione Comunale finalizzati al raggiungimento del

superiore obiettivo sono quelli indicati nel Programma di Attuazione della Rete Fognaria

(P.A.R.F.), approvato con Deliberazione del Consiglio Comunale n°376 del 07/07/1986 ed

attualmente in corso di aggiornamento, ed a tale strumento si rimanda per gli approfondimenti sul

funzionamento e le previsioni della rete fognaria del territorio del Comune di Palermo.

Naturalmente, la programmazione degli interventi fognari esula dagli obiettivi del presente

piano, benché le N.T.A. del presente Piano tengono conto della circostanza che l’attuazione degli

interventi previsti nel P.A.R.F. renderanno balneabili ulteriori tratti di costa, tant’è che è già stata

normata la riclassificazione dei lotti L2 in lotti L3 a scopo balneare al cessare del divieto di

balneazione.

A seguito di quanto rappresentato dall’A.R.P.A. in risposta al questionario sul rapporto

preliminare ex art.13 del D. Lgs.152/06, è stato inserito un nuovo indicatore che consenta il

monitoraggio dell’ampliamento dei tratti di costa idonei alla balneazione a causa dell’eliminazione

degli scarichi fognari.

Detto indicatore consentirà di monitorare nel periodo di validità del presente Piano l’evoluzione

del miglioramento della fruibilità del mare a scopo balneare.

Per rendere l’attività di monitoraggio maggiormente intellegibile, la città è stata suddivisa in due

zone, la nord e la sud, separate fra loro dal territorio ricadente nell’Autorità Portuale di Palermo,

ripercorrendo lo schema di suddivisione del territorio previsto nel P.A.R.F.

Gli interventi volti all’eliminazione degli scarichi fognari rientrano nella programmazione di

questa Amministrazione Comunale e non sono oggetto degli scopi del presente Piano. Di seguito

vengono comunque elencati gli interventi relativi alle opere fognarie realizzate recentemente a cura di

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questa Amministrazione Comunale ovvero in corso di esecuzione e/o in fase di progettazione per i

quali esiste già il finanziamento:

Descrizione intervento Stato dell’intervento

Fognatura in Via Altofonte (da Via Ponte delle Grazie a Via Villagrazia) e del relativo impianto di sollevamento

Lavori ultimati

Progetto della fognatura a sistema separato in Via Messina Montagne, Corso dei Mille, Guarnaschelli.

Lavori ultimati

Fognatura a servizio del Fondo Badami

Lavori ultimati

Rete fognaria delle zone Arenella-Vergine Maria e relativo impianto di sollevamento

In corso

Progetto 32/14 - Collettore fognario della zona Sud-Orientale di Palermo 2° lotto

In corso

Disinquinamento della fascia costiera dall'Acquasanta al Fiume Oreto - adduzione delle acque al depuratore di Acqua dei Corsari mediante il potenziamento del "Sistema Cala"

In corso

Fognatura di Via Due Vanelle (a monte del Canale Boccadifalco) e di Via Palmerino (a monte della Circonvallazione)

In fase di progettazione e finanziati

Razionalizzazione reti fognarie Tommaso Natale-Sferracavallo. Stralcio intervento su quartiere Marinella

In fase di progettazione e finanziati

Rete fognaria a sistema separato in Via Messina Marine (dal fiume Oreto a Piazza Sperone) e relativo impianto di sollevamento Romagnolo

In fase di progettazione e finanziati

Detti interventi dovrebbero consentire la razionalizzazione degli scarichi fognari del tratto di litorale

da Vergine Maria all’Arenella e da destra Oreto fino al confine con il Comune di Ficarazzi, per

complessivi 2.186 m (lotti L2 tratti 44-47 e 48bis-51) + 4.128 m (lotti L2 tratto 53-62) = 6.314 m.

D.4 Aria e fattori climatici

Esistono elementi significativi di inquinamento dell’aria dovuto alla presenza del traffico

cittadino a ridosso delle aree demaniali e delle attività Portuali del Porto di Palermo (porto di

Categoria II classe II).

Tuttavia si deve rilevare che la problematica legata all’emissione diffusa di polveri nel porto di

Palermo dovuta a gas di scarico delle navi e all’attività di scarico delle merci polverulenti (pet-

coke) che periodicamente avviene nell’area portuale, così come fatto rilevare dall’A.R.P.A. in

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risposta al questionario sul rapporto preliminare ex art.13 del D. Lgs.152/06, trasmesso con nota

prot. n°859 del 10/01/2011, devono essere affrontate nel Piano Regolatore Portuale attualmente in

corso di approvazione, risultando l’area portuale di Palermo stralciata dal presente Piano.

Si può sicuramente concludere che le previsioni di piano per i vari lotti (che si limitano per lo

più a strutture precarie finalizzate alla balneazione) non hanno alcuna influenza sulla qualità

dell’aria.

D.5 Popolazione e salute umana

Come rappresentato dall’A.R.P.A. in risposta al questionario sul rapporto preliminare ex art.13

del D. Lgs.152/06, trasmesso a questa Amministrazione Comunale con nota prot. n°859 del

10/01/2011, nella zona di Vergine Maria, la diffusione dell’alga tossica Ostreopsis ovata ha

determinato nel corso degli anni un impatto sulla salute della popolazione (difficoltà respiratorie e

irritazioni varie). Com’è noto, si tratta di una microalga tropicale, potenzialmente tossica, presente

anche nei nostri mari come nel resto del Mediterraneo. La fioritura (bloom) dell’alga è stata

associata a disturbi respiratori e febbre. Il contatto avviene tramite l’inalazione di tossine prodotte

dall’alga o di frammenti di cellule di Ostreopsis presenti nell’aerosol marino.

Essa si manifesta attraverso la presenza di schiume (roaming) superficiali, mare opalescente con

materiale gelatinoso in sospensione. L’esistenza dell’alga è rivelata anche dalla presenza sott’acqua

di materiale sospeso che in controluce presenta puntini rossastri, mentre alcuni organismi marini

come ricci e stelle marine perdono aculei e bracci.

La sua diffusione nei mesi estivi è legata a condizioni meteo – marine favorevoli, quali:

• alta pressione atmosferica;

• scarso idrodinamismo (mare calmo) o presenza di barriere artificiali;

• elevata temperatura dell’acqua (circa 25 °C);

• venti di mare con velocità sufficienti per la diffusione dell’aerosol.

Come si vede, tali cause sono legate a macro cambiamenti climatici (riscaldamento del pianeta),

potendosi ritenere pressoché nulla l’influenza sulla diffusione della microalga legata ad uno

sfruttamento del mare principalmente a scopo balneare.

Si osserva che, comunque, nel piano non sono previste, a priori, nuove barriere soffolte per la

protezione dall’erosione marina, dovendo le stesse essere comunque precedute da uno studio

idrodinamico delle correnti e delle variazioni locali indotte dalla presenza delle barriere stesse con

riferimento anche alle biocenosi bentoniche.

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Si può, pertanto, concludere che le previsioni di piano per i vari lotti (che si limitano per lo più a

strutture precarie finalizzate alla balneazione) non hanno alcuna influenza sulla proliferazione di tali

alghe, potendosi ritenere nullo il loro impatto. In altri termini, le previsioni del proposta di Piano

non interferiscono con la problematica in questione.

D.6 Energia

Non si denunciano siti che possano determinare situazioni di inquinamento energetico.

D.7 Rifiuti

Esistono in alcuni tratti di litorale non soggetti alla balneazione e quindi scarsamente frequentati

e vigilati problematiche di rifiuti pericolosi smaltiti abusivamente per abbandono.

Il presente P.U.D.M. prevede una razionalizzazione delle attività commerciali latu sensu con

una progressiva diminuzione del numero delle concessioni esistenti, con una riduzione complessiva

della riduzione dei rifiuti. Inoltre, occorrerà regolamentare il servizio di raccolta e smaltimento dei

rifiuti abbandonati nelle aree del litorale marino, anche mediante affidamento a ditte esterne.

D.8 Mobilità e Trasporti

A Palermo è possibile arrivare con i mezzi carrabili dalla autostrada Messina – Palermo A19 e

dalla Autostrada Palermo – Trapani – Mazara del Vallo, ovvero con il treno e l’aereo (aeroporto di

Palermo – Punta Raisi).

D.9 Ambiente Urbano

Il territorio di Palermo si sviluppa lungo la costa tirrenica per 30 km circa, Il tessuto urbano si

sviluppa lungo la costa e nell’entroterra ed ha un andamento piuttosto pianeggiante. Il comune è

dotato, ormai da anni, di Variante Generale al P.R.G., approvata con D.Dir. 124 e 558/DRU/02

dell’Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente.

D.10 Turismo

Il territorio di Palermo presenta una spiccata potenzialità turistica con incremento di utenza

notevole nel periodo estivo. Il turismo è assorbito da case e appartamenti per vacanze, da pensioni a

carattere familiare e da alberghi.

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E. OBIETTIVI DI PROTEZIONE AMBIENTALE

E1 – Quadro di riferimento normativo

Per l’individuazione degli obiettivi di protezione ambientale del “Piano” si è fatto riferimento a quelli

già individuati ed approvati per altri Piani e Programmi regionali di riferimento, già sottoposti a procedura di

VAS con esito finale positivo, e pertinenti al “Piano” in questione.

Nella tabella sottostante si riporta, per singolo tema ambientale, il principale quadro di

riferimento normativo, programmatico e pianificatorio da cui scaturiscono i relativi obiettivi di

protezione ambientale.

Temi ambientali Quadro di riferimento normativo, programmatico e pianificatorio Obiettivi di protezione ambientale

Fauna, flora e biodiversità • Direttiva 1992/43/CEE, (Direttiva Habitat); • Direttiva 1979/409/CEE, (Direttiva Uccelli); • Convenzione di Ramsar (1971) • Il piano d'azione per la conservazione della vegetazione marina del Mare Mediterraneo (UNEP-RAC/SPA, 1999d). • Progetto Integrato Regionale Rete Ecologica (PIR Rete Ecologica); • Piano Regionale dei Parchi e delle Riserve. D. Lgs. 42/2004 e ss.mm.ii. L.R. n°21/03 (art.28)

Tutelare e valorizzare il patrimonio ambientale e

culturale

Paesaggio, patrimonio culturale, architettonico e

archeologico e beni materiali

• Convenzione europea del Paesaggio; • Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) - Linee Guida. D. Lgs. 42/2004 e ss.mm.ii. L.R. n°21/03 (art.28)

Suolo • COM (2006) 231, Strategia tematica per la protezione del suolo; • Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI); • Piano Regolatore Generale comunale; • D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii.

Garantire una gestione sostenibile della fascia

costiera

Acqua • Direttiva 2006/7/CE, Gestione della qualità delle acque di balneazione (che abroga la direttiva 76/160/CEE); • COM(2005) 504, Strategia tematica per la protezione e la conservazione dell’ambiente marino; • Protocollo relativo alle Aree Specialmente Protette e la Biodiversità in Mediterraneo (ASPIM), Monaco, 24/11/1996. • Protocollo della nuova Convenzione di Barcellona, 10/06/1995, legge 175 del 25/05/1999 (G.U. 140 del 17/06/1999). • Piano di tutela delle acque in Sicilia. • D.Lgs. 152/06 e ss.mm.ii.

Conservare e/o migliorare la qualità dell’ambiente marino

costiero

Aria e fattori climatici • Direttiva 2008/50/CE, Qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa; • COM(2008) 30, Due volte 20 per il 2020, l’opportunità del cambiamento climatico per l’Europa; • Piano regionale di coordinamento per la tutela della qualità dell’aria ambiente. D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii.

Ridurre le emissioni di gas inquinanti e climalteranti

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Popolazione e salute umana • COM(2003) 338, Strategia europea per l’ambiente e la salute; • Piano sanitario regionale 2000-2002 e Atto di indirizzo per la politica sanitaria del triennio 2007-2009 e per l’aggiornamento del piano sanitario regionale; • Linee guida per la classificazione in zone acustiche del territorio dei comuni.

Proteggere la popolazione e il territorio dai fattori di

rischio

Energia • COM(2007) 1, Una politica energetica per l’Europa; • Piano Energetico Ambientale Regionale Sicilia (PEARS).

Promuovere politiche energetiche sostenibili

Rifiuti • COM(2005) 666, Portare avanti l’utilizzo sostenibile delle risorse - Una strategia tematica sulla prevenzione e il riciclaggio dei rifiuti; • Piano di gestione dei rifiuti in Sicilia. D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii.

Garantire una gestione sostenibile dei rifiuti e

ridurre la loro pericolosità

Mobilità e trasporti • Comunicazione della Commissione - Programma di azione europeo per la sicurezza stradale - Dimezzare il numero di vittime della strada nell’Unione europea entro il 2010: una responsabilità condivisa; • Piano regionale dei trasporti e della mobilità.

Promuovere modalità di trasporto sostenibili

Ambiente urbano • COM/2005/0718, Strategia tematica sull’ambiente urbano; • Piano Regolatore Generale comunale

Migliorare la qualità della vita dei cittadini

Turismo • Piano Regionale di Propaganda Turistica 2009 della Regione Siciliana; • Programma triennale di sviluppo turistico 2007-2009.

Garantire una gestione turistica sostenibile

E2 – Obiettivi di protezione ambientale

Gli obiettivi di protezione ambientale individuati hanno permesso di indirizzare gli interventi

del “Piano” in chiave ambientale e verificare, attraverso le misure per il monitoraggio, il loro

raggiungimento.

Le principali problematiche riscontrate e di seguito elencate, sono state tradotte in obiettivi, da

perseguire attraverso azioni ed interventi, facilmente monitorabili:

Problematiche Obiettivi Azioni/Interventi

L’impatto delle strutture balneare sul fronte a mare impedisce la visibilità del litorale

Ob. 1: Migliorare la fruibilità visiva del litorale marino

Attraverso uno studio delle diverse quote di dislivello tra il piano strada ed il piano spiaggia, al fine di consentire un notevole abbattimento visivo, sono stati individuati tratti di litorale da sottoporre a vincolo panoramico (art.9 punto 1) lett. k) delle N.T.A.). Ove le quote non hanno consentito l’imposizione di un vincolo panoramico sono state adottate opportune misure sulle modalità di collocazione di strutture precarie e pedane che limitino l’impatto visivo

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Gli accessi attuali impediscono il corretto accesso ai diversamente abili

Ob. 2: Migliorare l’accessibilità della spiaggia ai diversamente abili

Tutte le concessioni devono essere organizzate in modo tale da abbattere le barriere architettoniche

Scarsa e/o difficoltosa accessibilità al demanio marittimo

Ob. 3: Migliorare l’accessibilità al demanio marittimo con conseguente riduzione della lunghezza del fronte del demanio marittimo inaccessibile

Sono state regolamentate le caratteristiche dei percorsi per l’accesso al demanio marittimo (art.10 delle N.T.A.) anche attraverso la razionalizzazione del posizionamento delle singole c.d.m. all’interno dei lotti e zone individuate (art.8 punto 4) lett. a) delle N.T.A.). Laddove necessario, ai fini del miglioramento dell’accessibilità, sono state regolate le procedure per l’ampliamento del Demanio Marittimo ex art.33 C.D.N. con la partecipazione di soggetti privati (art.11 delle N.T.A.).

Il fronte a mare è caratterizzato da strutture non omogenee in stato di abbandono e degrado

Ob. 4: Riqualificazione ambientale del demanio marittimo

Attraverso l’adozione di specifici indici e parametri quantitativi (art. 8 delle N.T.A.) si è cercato di coniugare le esigenze specifiche delle strutture finalizzate alla fruizione del mare con l’uniformità progettuale.

Per le aree SIC – ZPS sono state poste delle misure di salvaguardia aggiuntive. Sono stati individuati i manufatti da demolire in alcuni tratti di litorale di particolare pregio ambientale (art. 24 delle N.T.A.)

La realizzazione degli interventi fognari programmati da questa Amministrazione Comunale consentirà di restituire alla balneazione alcuni tratti del litorale.

La costa presenta larghi tratti oggetto di attività non connesse con la fruizione del mare nonché notevole frammentazione e discontinuità nella localizzazione delle tipologia di attività ammesse.

Ob. 5: Riconversione del litorale ad attività connesse per la fruizione del mare ed razionalizzazione delle attività ammesse.

Sono state privilegiate le attività connesse con la fruizione del mare a scopo balneabile prevedendo la conversione delle c.d.m. in essere finalizzate al attività diverse dalla balneazione laddove cessi il motivo del divieto di balneazione (art. 27 delle N.T.A.). Le altre attività connesse con la fruizione del mare non a scopo balneabile ai sensi dell’art.1 della L.R. 15/05 e ss.mm.ii. sono state localizzate e concentrate nei tratti delle aree demaniali la cui vocazione era maggiormente compatibile con dette attività (attività di rimessaggio in prossimità delle aree portuali, attività di ristorazione n prossimità delle borgate marinare - artt. 30 e 32 delle N.T.A.).

Divieto di balneazione a causa della presenza di scarichi fognari

Ob. 6: Incremento della fruibilità del mare a scopo balneare

Le azioni/interventi finalizzate al perseguimento del presente obiettivo sono quelli programmati dall’Amministrazione nel P.A.R.F. vigenti, la cui regolamentazione esula dal presente piano.

Aggressione delle c.d.m. sull’ambiente marino costiero

Ob. 7: Protezione integrale dell’ambiente marino costiero

Le strutture devono rispettare criteri costruttivi che mirano alla salvaguardia dell’ambiente marino costiero. E’ previsto il graduale adeguamento delle strutture relative alle c.d.m. esistenti

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F. POSSIBILI IMPATTI SIGNIFICATIVI SULL’AMBIENTE

F1 – Analisi comparata delle cartografie scientifiche riguardanti aspetti ecologici marini della

fascia costiera

Vengono consultate le cartografie tematiche riguardanti le biocenosi bentoniche, la sensibilità

dei popolamenti costieri ed i corridoi ecologici.

1. Carta dei corridoi ecologici - versione conforme al DDG ARTA n° 589 del 25/06/09

L’intero tratto litoraneo, tra Isola delle Femmine ed Arenella, è zonizzato come: “corridoio

costiero”. Ovviamente, pur sviluppandosi longitudinalmente, anche tale corridoio comprende tratti

interconnessi a loro volta con quelli più interni ed è parte integrante di una rete terrestre e costiera i

cui flussi sono pluridirezionali.

Sono, inoltre, presenti numerosi tratti costieri non ricadenti nei SIC che sono classificati come

ad alta permeabilità ecologica dei quali va anche considerata l’importanza ai fini dei flussi secondo

un orientamento mare-monte.

I più ampi di tali tratti ricadono in prossimità della Punta di Priola, di Vergine Maria e del cimitero

dei Rotoli.

Si consideri che altrettanti tratti ad alta permeabilità combaciano con le maggiori discariche

costiere dismesse (Vergine Maria, Oreto, Romagnolo, Acqua dei Corsari). Sarebbe, quindi,

opportuno indirizzare gli interventi di bonifica nella direzione di interventi di recupero naturalistico.

Tale carta conferma l’esigenza di considerare nella pianificazione le esigenze conservazionistiche

della fascia costiera non isolatamente ma anche nell’ottica dell’intera rete ecologica palermitana.

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2. Carta delle Azioni e delle Strategie Gestionali - versione conforme al DDG ARTA n° 589

del 25/06/09

Il tratto compreso tra Punta Celesi e Punta del Rotolo ed il tratto compreso tra Punta Barcarello e

litorale della Marinella vengono in tale carta zonizzati come: “ Regolamentazione per i servizi

turistico-ricreativi e la fruizione balneare sostenibile”.

Conferma, quindi, che le attività balneari, non solo in Area Marina Protetta ma anche in altri tratti

che non godono di protezione, vanno orientate verso tipologie sostenibili in relazione, soprattutto, al

loro impatto sui popolamenti costieri. Le N.T.A. della proposta di Piano consentono il

raggiungimento di detto obiettivo.

3. Carta biocenotica – ICRAM – Indagini sulle condizioni della fascia costiera della Sicilia

settentrionale per la tutela, il ripopolamento e lo sfruttamento ottimale delle risorse biologiche.

Riporta estesa prateria di posidonia nei fondali antistanti Mondello e lungo l’intera costa

dell’Arenella, da punta Priola fino a Vergine Maria.

Riporta, inoltre biocostruzioni litoranee da Mondello a Vergine Maria.

4. Carta delle strutture a vermeti e delle formazioni ad Astroides – CoNISMa – progetto

Riserva Naturale Marina “Capo Gallo – Isola delle Femmine”

Tale carta suggerirebbe di estendere ulteriori misure restrittive ai lotti ricadenti nei seguenti

tratti di costa:

- Cala d’Isola, zonizzato come lotto per la fruizione a scopo ricreativo ma interessato per

intero (da punta Matese a ben oltre P.ta della Catena in direzione Isola delle Femmine) da

una estesa piattaforma a vermeti. Il 70% del fronte a mare non deve essere oggetto di

rilascio di c.d.m.

- Porzione occidentale della costa di Barcarello, corrispondente a circa un terzo dell’intera

lunghezza del lungomare e confinante con la Punta di Barcarello (a partire dalla quale

inizia, per altro, anche il SIC terrestre), su tale costa è insediata una estesa piattaforma a

vermeti. L’art.41 delle N.T.A. fornisce gli accorgimenti necessari a tutelare le suddette

formazioni.

- Tratto del litorale della Marinella compreso tra il faro di Capo Gallo e la Motomar. La

porzione più meridionale di tale tratto (quella confinante col molo) risulta zonizzata come

lotto L4 (per la fruizione della costa a scopo ricreativo a gestione comunale). Su di essa

risulta insistere la piattaforma a vermeti. La struttura balneare non deve interessare in

alcun modo gli scogli ma solo il terrapieno a tergo degli stessi.

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66

In ogni caso l’attraversamento delle piattaforme a vermeti deve avvenire attraverso

strutture galleggianti retrattili che in alcun modo poggiano sulla piattaforma e comunque

laddove la sua larghezza è inferiore a 1,50 m

5. Carta dell’uso del territorio (antropizzazione costiera) – CoNISMa – progetto Riserva

Naturale Marina “capo Gallo – Isola delle Femmine”

Al contrario del tratto a sud della Motomar, invece, proprio la punta di Torre Mondello è

interessata dalla presenza della piattaforma a vermeti. Tale tratto è zonizzato dal PIANO come lotto

L3 (per la fruizione della costa a scopo ricreativo).

La carta dell’uso del territorio indica tale tratto come interessato (al contrario di altri tratti quali

punta Barcarello) sia da turismo prevalentemente balneare e stagionale che da turismo

prevalentemente nautico e stagionale.

Questo ha suggerito di intensificare le misure di tutela nella pianificazione, considerata anche la

vulnerabilità degli habitat di scogliera in questo tratto.

6. Carta della sensibilità dei popolamenti costieri – CoNISMa – progetto Riserva Naturale

Marina “capo Gallo – Isola delle Femmine”

Nel litorale dell’Area marina Protetta (dal limite territoriale con Isola delle Femmine alla Torre

di Mondello) i maggiori livelli di sensibilità sono attribuiti all’intera striscia di frangia litorale

(quella porzione di dominio bentonico che comincia appena al di sotto del limite minimo di bassa

marea e nella quale vive il Dendropoma petraeum, principale biocostruttore del maricapiede a

vermeti) e alla prateria di posidonia, la quale risulta particolarmente vicina alla zona di battigia

proprio nel tratto tra la Motomar e la Torre di Mondello, oltre che a Capo Gallo e nel canale d’Isola.

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67

7. Carta “SINPOS” – Sistema Informativo e cartografico Posidonia Sicilia – Ministero

dell’Ambiente – Servizio Difesa del Mare

Anche tale carta (come le altre carte biocenotiche) riporta presenza di posidonia su matte a

stretto ridosso con la costa nel tratto Motomar – Torre Mondello e nell’intero litorale della

Marinella (fino cioè a Capo Gallo). Riporta, inoltre, presenza di posidonia su roccia (anch’essa a

stretto ridosso della frangia litorale) nell’intero tratto di Sferracavallo da Pietra Tara alla Punta di

Barcarello, Punta Matese, Cala d’Isola fino a Isola delle Femmine quasi senza soluzione di

continuità.

8. Carta Fisionomco-Strutturale della Vegetazione del Monte Pellegrino (Palermo) - F.M.

Raimondo: Studio e catalogazione della flora della vegetazione e delle emergenze botaniche ed

ambientali del Monte Pellegrino (Palermo). Comune di Palermo Assessorato Parchi Verde e

Arredo Urbano (1992).

Questa carta mostra in modo chiaro come le formazioni delle coste rocciose siano distribuite

praticamente senza soluzione di continuità da Punta Celesi a Vergine Maria, dove si arrestano di

colpo per la presenza della discarica costiera e la repentina alterazione dei substrati a cui seguono,

proseguendo verso tratto sud-orientale della costa, altri aspetti di impatto antropico che la rendono

del tutto assente. Ne consegue che il limite del “mammellone” di Vergine Maria sia anche il limite

meridionale dell’esistenza, sulla costa palermitana di un’importantissima emergenza ambientale la

quale, in questo punto, lascia il passo ad un biotopo, quello degli arenili sabbiosi, derivato dal

degrado antropico di quello preesistente.

Gli arenili sabbiosi che da qui si susseguono fino alla costa sud-orientale sono paradossalmente

sottoutilizzati per lo scopo ricreativo al contrario di quelli rocciosi, massicciamente interessati da

attività per la fruizione estiva.

In conclusione l’analisi comparata delle cartografie scientifiche riguardanti aspetti ecologici

della fascia costiera ha consigliato l’adozione delle misure di mitigazione sopra descritte alla luce

della loro potenziale rilevanza ecologica.

F2 – Valutazione degli impatti significativi sull’ambiente

Nel presente capitolo vengono analizzati gli effetti che le attività/interventi, previsti dal

P.U.D.M, possono avere in generale sulle principali componenti ambientali dell’ecosistema

costiero, ed in particolare su tutta la fascia presente all’interno del Demanio Marittimo e al di fuori

delle aree classificate come SIC/ZPS, le cui risultanze sono state oggetto di analisi dettagliata

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68

nell’ambito dello Studio di Incidenza redatto ai sensi dell’allegato 1 al Decreto ARTA del

30/03/2007.

L’analisi è stata eseguita comparando gli indicatori scelti per ogni componente ambientale con

le varie azioni/attività previste dal Piano per ogni destinazione d’Uso. Le relazioni sono state messe

a confronto attraverso delle “matrici ambientali”, derivando da queste, le probabili interferenze

positive o negative e conseguentemente la relativa incidenza/impatto sullo stato di conservazione

della componente ambientale considerata.

Per una migliore comprensione e sintesi di questa analisi vengono riportate in appendice le

matrici per ogni scenario analizzato, nelle quali vengono espresse sinteticamente le correlazioni tra

azione e perturbazione dello stato di conservazione dei parametri ambientali e suggerito una

eventuale azione di mitigazione dell’impatto indotto.

Relativamente alla fase di valutazione sono stati presi in esame alcuni indicatori riportati nelle

tabelle successive, attribuendo dei valori qualitativi dell’incidenza, non disponendo di dati

quantitativi.

METODO DI VALUTAZIONE DELL’INCIDENZA APPLICATA ALLE MATRICI AMBIENTALI

Applicando metodi di valutazione matriciale, così come contenuti sulla normativa in materia ed

in letteratura, si possono preliminarmente definire i criteri dominanti dell’impatto che può essere:

- Irrilevante (se non modifica le condizioni esistenti)

- Positivo (se migliora le condizioni ambientali esistenti)

- Negativo (se peggiora le condizioni ambientali esistenti)

- Reversibile/Irreversibile (se, al cessare dell’azione impattante, l’ambiente torna allo status

quo oppure se, viceversa, gli impatti permangono nel tempo)

- Lungo/Breve (se la durata degli impatti è elevata, nell’ordine di 5-10 anni o se è limitata, in

un arco cronologico inferiore ai 5 anni)

- Locale/Ampio (se l’azione impattante ha effetto solo sul sito o nelle immediate vicinanze o,

viceversa, se l’azione impattante va oltre l’ambito del sito e delle immediate vicinanze)

Da un punto di vista metodologico, gli impatti possono essere valutati qualitativamente secondo

una stima che tiene conto di una incidenza qualitativamente variabile in relazione ai parametri presi

in considerazione e riportati nella Checklist della scheda, in base ad una teorica combinazione di

impatti è possibile stilare una gerarchia di associazioni di impatto qualitativamente crescenti:

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69

Min

Impatto Nullo = IN

Impatto Reversibile e Locale = RL

Impatto Reversibile ed Ampio = RA

Impatto Irreversibile e Locale = IL

Impatto Irreversibile ed Ampio = IA

Max

Di seguito si riportano i risultati dell’analisi matriciale solo per quelle componenti del quadro

ambientale che possono subire impatti più o meno significativi dalle previsioni di piano (Fauna,

flora e biodiversità, suolo, Acqua, Popolazione e salute Umana).

Per quanto riguarda le altre componenti, il quadro ambientale (aria, energia, rifiuti, mobilità e

trasporti, ambiente urbano e turismo), tenuto conto che le previsioni della proposta di Piano, come

disciplinate dalla relative N.T.A.,

• non prevedono attività comportanti significative emissioni nell’ambiente;

• razionalizzano l’uso del demanio;

• escludono lo smaltimento in discarica delle banquettes di posidonia piaggiate;

• prevedono delle aree da destinare a parcheggio nei tratti di litorale soggetti a maggiore

pressione da parte della collettività utente;

• per le strutture a carattere non stagionale si devono prevedere spazi esterni anche al demanio

marittimo da destinare a parcheggio nella misura stabilita dal Regolamento Edilizio per

attività di ristorazione e simili;

• prevedono le stesse tipologie costruttive per le strutture da realizzare;

si è ritenuto nullo o positivo l’impatto ambientale.

COMPONENTE SUOLO

Per un’analisi degli eventuali impatti sulla componente ambientale “Suolo” il presente studio ha

preso in esame i seguenti indicatori ambientali:

a) instabilità geomorfologica;

b) erosione del suolo;

c) permeabilità del suolo;

d) inquinamento del suolo;

e) qualità acque superficiali;

f) qualità acque sotterranee;

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70

g) qualità acque marine.

Analizzando le diverse destinazioni d’uso in relazione alle possibili interferenze con i suddetti

indicatori si può considerare che le previsioni della proposta di Piano non hanno delle incidenze

significative sulla componente “Suolo” prevedendo per le ex discariche (Mammelloni) interventi di

bonifica e riqualificazione ambientale e l’abbattimento di tutte quelle infrastrutture che occupano

abusivamente l’area demaniale. In particolare nell’area dell’Oreto, la presenza sulla sinistra

idrografica del fiume, di un’area come già detto, classificata dal P.A.I (Piano per l’Assetto

Idrogeologico) ad alto rischio di esondazione molto elevato (R4), potrà consentire di realizzare tutti

quegli interventi per ridurre tale rischio e mettere in sicurezza il sito.

Le uniche attività previste dalla proposta di Piano che nel complesso non hanno effetti positivi

sul parametro ambientale “Suolo” provengono dalla destinazione d’uso di tipo Z7- Zona destinata

ad esercizi per la ristorazione, le cui attività consentite sono regolamentate dall’Art. 20 – Attività

commerciali, esercizi di ristorazione e somministrazione di bevande, cibi precotti e generi di

monopolio. Tali attività hanno come componente intrinseca detrattiva l’occupazione del suolo che

di per se determina come conseguenza una sua impermeabilizzazione per effetto o di opere di

cementificazione o realizzazione di pedane o manufatti in generale. Tuttavia, in ossequio a quanto

previsto dal Dec.Ass. 25-5-2006 “Linee-guida per la redazione dei piani di utilizzo del demanio

marittimo della Regione siciliana”, Allegato A punto 18, sono stati individuati nell'ambito della

prudente valutazione del fabbisogno, privilegiando il rapporto di complementarietà con gli usi del

mare e/o di servizio ad altre attività comunque rivolte alla diretta fruizione del mare, in aree ormai

irreversibilmente trasformate e destinate ormai da tempo a tali tipi di attività (Mondello e Piazza

Beccadelli).

Inoltre per le aree di spiaggia di neoformazione da ex discariche, il rilascio delle c.d.m. è

subordinata alla conoscenza preventiva delle concentrazioni limite dei parametri chimico-fisici

dettati dalla D.L. 152/06 per i “siti ad uso pubblico, privato e residenziale”.

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Scenario relativo agli impatti sul SUOLO

DESTINAZIONE D’USO DESCRIZIONE DELLE ATTIVITA’ CONSENTITE

INDIVIDUAZIONE DELLA MINACCIA

DESCRIZIONE DELL’IMPATTO

MISURE DI

MITIGAZIONE

VALUTAZIONE

L1 – Lotto di rilevante interesse naturalistico Mantenimento del territorio senza modificazioni delle caratteristiche naturali, paesaggistiche ed infrastrutturali. Non è ammesso rilascio di nuove concessioni

NESSUNA

NULLO

IN

L2 – Lotto per la fruizione della costa a scopo ricreativo non balneabile

Art.18 – Punti di ristoro; art. 20 Attività commerciali, esercizi di ristorazione e somministrazione di bevande, cibi precotti e generi di monopolio; art. 21 Giochi; art. 22 Spazi ombreggiati;

Uso continuativo del

suolo

REVERSIBILE E

LOCALE

Non è ammessa la destagionalizzazione

IN

L3 – Lotti per la fruizione della costa a scopo

ricreativo.

Art.13 Stabilimenti balneari; art. 14 Spazi attrezzati per la balneazione; art.15 Spazi attrezzati per pratiche sportive connesse al mare; art.16 Spazi attrezzati di spiaggia libera; art.17 Spazi attrezzati per l’accesso di animali di affezione; art.21 Giochi; art. 22 Spazi ombreggiati

NESSUNA

NULLO

IN

L4 - Lotti per la fruizione della costa a scopo ricreativo a gestione comunale

Art 14 – Spazi attrezzati per la balneazione; Art.16 - Spazi attrezzati per spiaggia libera; Art. 21- Giochi; Art.22 Spazi ombreggiati

NESSUNA

NULLO

IN

L5 – Lotto per attività produttive connesse al mare Art. 19 – Ormeggio , rimessaggio e noleggio natanti

Delocalizzazione

dell’attività

REVERSIBILE E

LOCALE

Temporaneità delle strutture oggetto di rilascio di c.d.m.

Localizzazione nella vicinanza delle aree

portuali

IN

L6 – Superfici interessate dall’erosione delle ex discariche

Riqualificazione ambientale, bonifica ed interventi di ingegneria

NESSUNO

NULLO

IN

Page 75: SOMMARIO - Palermo...Allegato n 6 – Questionario di consultazione del Rapporto Ambientale Allegato n 7 – Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale 1 INTRODUZIONE Il presente

72

naturalistica

Z1 – Zone destinata alla fruizione pubblica

Art.20 Attività commerciali , ristorazione e generi di monopolio ecc; Art.21- Giochi; Art.22 – Spazi ombreggiati

Rilascio di nuove

concessioni

REVERSIBILE E

LOCALE

Non è ammesso il rilascio di nuove concessioni né

l’ampliamento di quelle esistenti

IN

Z2 – Zona destinata a porti di categoria I classe III Art. 19 – Ormeggio , rimessaggio e noleggio natanti

Rilascio di nuove

concessioni

REVERSIBILE E

LOCALE

Temporaneità delle strutture oggetto di rilascio di c.d.m.

IN

Z3 – Zona destinata ad attività produttive esistenti

non connesse al mare

Attività produttive non connesse all’uso del mare

NESSUNO

NULLO

IN

Z4 – Zona per attrezzature destinate ad attività di

formazione , turismo ed attività sportive

Art. 15 Spazi attrezzati per pratiche sportive connesse al mare

NESSUNO

NULLO

IN

Z6 – Area soggetta ad interventi di bonifica Bonifica e riqualificazione ambientale della costa con utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica

NESSUNO

NULLO

Inserire questi interventi nel

Programma triennale delle OO.PP

assegnando loro un’ alta priorità

IN

Z7 – Zona per esercizi di ristorazione Art. 20 – Attività commerciali , ristorazione e generi di monopolio ecc;

Rilascio di nuove concessioni

REVERSIBILE E LOCALE

Limitare le concessioni

RL

VALUTAZIONE DELL’INCIDENZA AMBIENTALE COMPLESSIVA

POSITIVA

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73

COMPONENTE FAUNA FLORA E BIODIVERSITA’

DESTINAZIONE D’USO DESCRIZIONE DELLE ATTIVITA’ CONSENTITE

INDIVIDUAZIONE DELLA

MINACCIA

DESCRIZIONE DELL’IMPATTO

MISURE DI MITIGAZIONE

VALUTAZIONE

L1 – Lotto di rilevante interesse

naturalistico

Mantenimento del territorio senza modificazioni delle caratteristiche naturali, paesaggistiche ed infrastrutturali. Non è ammesso rilascio di nuove concessioni

NESSUNA

NULLO

IN

L2 – Lotto per la fruizione della costa a scopo ricreativo non balneabile

Art.18 – Punti di ristoro; art. 20 Attività commerciali, esercizi di ristorazione e somministrazione di bevande, cibi precotti e generi di monopolio; art. 21 Giochi; art. 22 Spazi ombreggiati;

Uso continuativo del

suolo

REVERSIBILE E LOCALE

Non è ammessa la destagionalizzazione

RL

L3 – Lotti per la fruizione della costa a

scopo ricreativo.

Art.13 Stabilimenti balneari; art. 14 Spazi attrezzati per la balneazione; art.15 Spazi attrezzati per pratiche sportive connesse al mare; art.16 Spazi attrezzati di spiaggia libera; art.17 Spazi attrezzati per l’accesso di animali di affezione; art.21 Giochi; art. 22 Spazi ombreggiati

Possibili impatti derivanti dalle attività regolamentate: dall’art.13 copertura del suolo di 3000 mq Art.14 – copertura del suolo di 2000mq Art.15 – attiivtà sportive Art.16 – alaggio e varo di pattìni, pedalò e similari

Riduzione, frammentazione degli areali riguardanti gli habitat costieri rocciosi sia marini che terrestri dove si prevede l’istallazione di pedane in legno. L’attività di varo e alaggio di imbarcazioni a noleggio e similari nei tratti costieri con presenza di biocostruzioni , in assenza di sistemi di sollevamento (Gru) costituisce una seria minaccia all’integrità dell’habitat. Aree interessate : costa ad ovest ed est di Punta Matese; ovest di Punta Barcarello, Addaura ; da Punta Priola al Mammellone di Vergine Maria

Estensione delle limitazioni per le strutture in area SIC di cui all’art. 41 delle N.T.A. Riduzione del fronte a mare da dare a concessione al 30% Adozione di particolari accorgimenti nell’attraversamento delle biocostruzioni imponendo l’attraversamento delle trottoir a vermeti avvenga attraverso strutture galleggianti retrattili e comunque laddove la sua larghezza è inferiore a 1,50 m Deve inoltre essere apposta apposita cartellonistica

RL

Page 77: SOMMARIO - Palermo...Allegato n 6 – Questionario di consultazione del Rapporto Ambientale Allegato n 7 – Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale 1 INTRODUZIONE Il presente

74

informativa e divulgativa per gli utenti segnalante la biocostruzione in materiale plastico. Nel tratto di Cala Isola, il 70% del fronte a mare non deve essere oggetto di rilascio di c.d.m

L4 - Lotti per la fruizione della costa a scopo ricreativo a gestione comunale

Art 14 – Spazi attrezzati per la balneazione; Art.16 - Spazi attrezzati per spiaggia libera; Art. 21- Giochi; Art.22 Spazi ombreggiati

Art.14 – copertura del suolo di 2000mq Art.16 – alaggio e varo di pattini, pedalò e similari

L’istallazione di pedane in legno determina la riduzione, frammentazione degli areali riguardanti gli habitat costieri rocciosi sia marini che terrestri. Dove si prevede. l’attività di varo e alaggio di imbarcazioni a noleggio e similari, nei tratti costieri con presenza di biocostruzioni , in assenza di sistemi di sollevamento (Gru) costituisce una seria minaccia all’integrità dell’habitat. Aree interessate : Hotel Torre Mondello; Addaura; Punta Priola

Estensione delle limitazioni per le strutture in area SIC di cui all’art. 41 delle N.T.A. Riduzione del fronte a mare da dare a concessione al 30% Adozione di particolari accorgimenti nell’attraversamento delle biocostruzioni, imponendo l’attraversamento delle trottoir a vermeti avvenga attraverso strutture galleggianti retrattili e comunque laddove la sua larghezza è inferiore a 2,00 m

RL

L5 – Lotto per attività produttive connesse al mare

Art. 19 – Ormeggio , rimessaggio e noleggio natanti

Delocalizzazione

dell’attività

REVERSIBILE E LOCALE

Temporaneità delle strutture oggetto di rilascio di c.d.m.

Localizzazione nella vicinanza delle aree

portuali

RL

L6 – Superfici interessate dall’erosione delle ex discariche

Riqualificazione ambientale, bonifica ed interventi di ingegneria

NESSUNO

NULLO

IN

Page 78: SOMMARIO - Palermo...Allegato n 6 – Questionario di consultazione del Rapporto Ambientale Allegato n 7 – Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale 1 INTRODUZIONE Il presente

75

naturalistica Z1 – Zone destinata alla fruizione

pubblica

Art.20 Attività commerciali , ristorazione e generi di monopolio ecc; Art.21- Giochi; Art.22 – Spazi ombreggiati

Rilascio di nuove

concessioni

REVERSIBILE E LOCALE

Non è ammesso il rilascio di nuove concessioni né

l’ampliamento di quelle esistenti

IN

Z2 – Zona destinata a porti di categoria I classe III

Art. 19 – Ormeggio , rimessaggio e noleggio natanti

Passaggio di natanti a motore; sversamento di idrocarburi e suoi derivati.

Disturbo alla fauna ittica pelagica per inquinamento acustico; Degrado delle acque marine e della fauna e flora marina dovuto ad inquinamento delle acque per idrocarburi e derivati. Aree interessate: Motomar; Addaura e porticciolo di Sferracavallo

Monitoraggio periodico della qualità delle acque marine. Riconversione del porticciolo MOTOMAR in centro per la sorveglianza, monitoraggio e protezione Area Marina Protetta e SIC Capo Gallo Isola delle Femmine”. .Promozione di motori marini a basso impatto ambientale

RA

Z3 – Zona destinata ad attività produttive

esistenti non connesse al mare

Attività produttive non connesse all’uso del mare

NESSUNO

NULLO

IN

Z4 – Zona per attrezzature destinate ad

attività di formazione , turismo ed attività

sportive

Art. 15 Spazi attrezzati per pratiche sportive connesse al mare

NESSUNO

NULLO

IN

Z6 – Area soggetta ad interventi di

bonifica

Bonifica e riqualificazione ambientale della costa con utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica

NESSUNO

NULLO

IN

Z7 – Zona per esercizi di ristorazione Art. 20 – Attività commerciali , ristorazione e generi di monopolio

Delocalizzazione

REVERSIBILE E LOCALE

Localizzazione nella vicinanza delle aree

RL

Page 79: SOMMARIO - Palermo...Allegato n 6 – Questionario di consultazione del Rapporto Ambientale Allegato n 7 – Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale 1 INTRODUZIONE Il presente

76

ecc; dell’attività portuali

VALUTAZIONE DELL’INCIDENZA AMBIENTALE COMPLESSIVA

POSITIVA

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77

COMPONENTE ACQUA

DESTINAZIONE D’USO DESCRIZIONE DELLE

ATTIVITA’ CONSENTITE INDIVIDUAZIONE DELLA MINACCIA

DESCRIZIONE DELL’IMPATTO

MISURE DI MITIGAZIONE

VALUTAZIONE

L1 – Lotto di rilevante interesse naturalistico Mantenimento del territorio senza modificazioni delle caratteristiche naturali, paesaggistiche ed infrastrutturali. Non è ammesso rilascio di nuove concessioni

NESSUNA

NULLO

IN

L2 – Lotto per la fruizione della costa a scopo ricreativo non balneabile

Art.18 – Punti di ristoro; art. 20 Attività commerciali, esercizi di ristorazione e somministrazione di bevande, cibi precotti e generi di monopolio; art. 21 Giochi; art. 22 Spazi ombreggiati;

NESSUNA

NULLO

IN

L3 – Lotti per la fruizione della costa a scopo

ricreativo.

Art.13 Stabilimenti balneari; art. 14 Spazi attrezzati per la balneazione; art.15 Spazi attrezzati per pratiche sportive connesse al mare; art.16 Spazi attrezzati di spiaggia libera; art.17 Spazi attrezzati per l’accesso di animali di affezione; art.21 Giochi; art. 22 Spazi ombreggiati

NESSUNA

NULLO

IN

L4 - Lotti per la fruizione della costa a scopo ricreativo a gestione comunale

Art 14 – Spazi attrezzati per la balneazione; Art.16 - Spazi attrezzati per spiaggia libera; Art. 21- Giochi; Art.22 Spazi ombreggiati

NESSUNA

NULLO

IN

L5 – Lotto per attività produttive connesse al mare

Art. 19 – Ormeggio , rimessaggio e noleggio natanti

Transito di natanti a motore a scoppio; pulizia

delle sentine

Inquinamento delle acque marine da

idrocarburi

Nei criteri di assegnazione della concessione dare priorità alle ditte che utilizzano l’uso di motori marini a basso impatto ambientale

RA

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78

L6 – Superfici interessate dall’erosione delle ex discariche

Riqualificazione ambientale, bonifica ed interventi di ingegneria naturalistica

Possibile presenza di sostanze nocive per

l’ambiente nei corpi di discarica

Inquinamento delle acque marine per

lisciviazione e rilascio di sostanze

nocive

Inserire questi interventi di bonifica nel Programma triennale delle OO.PP assegnando loro un’alta priorità

RA

Z1 – Zone destinata alla fruizione pubblica

Art.20 Attività commerciali , ristorazione e generi di monopolio ecc; Art.21- Giochi; Art.22 – Spazi ombreggiati

NESSUNO

NULLO

IN

Z2 – Zona destinata a porti di categoria I classe III

Art. 19 – Ormeggio , rimessaggio e noleggio natanti

Rilascio di sostanze nocive in acque marine,

come idrocarburi, olii ecc

Pulizia acque di sentina, versamenti accidentali di idrocarburi, acque di raffreddamento dei motori marini ecc possono contaminare le acque marine

Maggiore controllo delle autorità competenti, favorire il ricovero di imbarcazioni a vela o imbarcazioni a motore a basso impatto ambientale(motori elettrici, motori a basse emissioni secondo la normativa europea); 2) le ditte concessionarie devono dotarsi di idonei serbatoi per lo stoccaggio delle acque di sentina e degli olii esausti delle imbarcazioni e relativo smaltimento degli stessi ; 3) è fatto obbligo ai diportisti della raccolta delle acque di sentina e relativo stoccaggio negli appositi contenitori;

RL

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79

Z3 – Zona destinata ad attività produttive esistenti

non connesse al mare

Attività produttive non connesse all’uso del mare

NESSUNO

NULLO

IN

Z4 – Zona per attrezzature destinate ad attività di

formazione , turismo ed attività sportive

Art. 15 Spazi attrezzati per pratiche sportive connesse al mare

NESSUNO

NULLO

IN

Z6 – Area soggetta ad interventi di bonifica Bonifica e riqualificazione ambientale della costa con utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica

Mancato intervento di bonifica e

riqualificazione dei corpi di discarica

Dilavamento e trasmissione di

sostanze tossiche e nocive per la qualità delle acque marine.

Inserire questi interventi nel Programma triennale delle OO.PP con alta priorità

RA

Z7 – Zona per esercizi di ristorazione Art. 20 – Attività commerciali , ristorazione e generi di monopolio ecc;

NESSUNO

NULLO

IN

VALUTAZIONE DELL’INCIDENZA AMBIENTALE COMPLESSIVA

POSITIVA

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80

COMPONENTE SALUTE UMANA

DESTINAZIONE D’USO DESCRIZIONE DELLE

ATTIVITA’ CONSENTITE INDIVIDUAZIONE DELLA MINACCIA

DESCRIZIONE DELL’IMPATTO

MISURE DI MITIGAZIONE

VALUTAZIONE

L1 – Lotto di rilevante interesse

naturalistico

Mantenimento del territorio senza modificazioni delle caratteristiche naturali, paesaggistiche ed infrastrutturali. Non è ammesso rilascio di nuove concessioni

NESSUNA

NULLO

IN

L2 – Lotto per la fruizione della costa a scopo ricreativo non balneabile

Art.18 – Punti di ristoro; art. 20 Attività commerciali, esercizi di ristorazione e somministrazione di bevande, cibi precotti e generi di monopolio; art. 21 Giochi; art. 22 Spazi ombreggiati;

NESSUNA

NULLO

IN

L3 – Lotti per la fruizione della

costa a scopo ricreativo.

Art.13 Stabilimenti balneari; art. 14 Spazi attrezzati per la balneazione; art.15 Spazi attrezzati per pratiche sportive connesse al mare; art.16 Spazi attrezzati di spiaggia libera; art.17 Spazi attrezzati per l’accesso di animali di affezione; art.21 Giochi; art. 22 Spazi ombreggiati

NESSUNA

NULLO

IN

L4 - Lotti per la fruizione della costa a scopo ricreativo a gestione comunale

Art 14 – Spazi attrezzati per la balneazione; Art.16 - Spazi attrezzati per spiaggia libera; Art. 21- Giochi; Art.22 Spazi ombreggiati

NESSUNA

NULLO

IN

L5 – Lotto per attività produttive connesse al mare

Art. 19 – Ormeggio , rimessaggio e noleggio natanti

NUSSUNO

NULLO

IN

L6 – Superfici interessate dall’erosione delle ex discariche

Riqualificazione ambientale, bonifica ed interventi di ingegneria naturalistica

Mancato controllo e monitoraggio dei depositi provenienti dai corpi di

discarica

Rilascio nell’ambiente di sostanze nocive per la

salute dei bagnanti

Inserire questi interventi nel Programma triennale delle OO.PP con alta priorità

RA

Z1 – Zone destinata alla fruizione Art.20 Attività commerciali , ristorazione e generi di monopolio

NESSUNO

NULLO

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81

pubblica ecc; Art.21- Giochi; Art.22 – Spazi ombreggiati

IN

Z2 – Zona destinata a porti di categoria I classe III

Art. 19 – Ormeggio , rimessaggio e noleggio natanti

Rilascio di sostanze nocive in acque marine, come

idrocarburi, olii ecc

Le sostanze inquinanti rilasciate nelle acque da parte delle imbarcazioni da diporto, motopesca ecc possono essere accumulate dalla fauna ittica ed entrare nella catena alimentare causando danni alla salute umana. Gli stessi inquinanti possono essere rilasciate in atmosfera sottoforma areosol durante le mareggiate ed entrare in contatto con la popolazione costiera

Monitoraggio periodico della qualità delle acque marine. Riconversione del porticciolo MOTOMAR in centro per la sorveglianza, monitoraggio e protezione Area Marina Protetta e SIC Capo Gallo Isola delle Femmine”. .Promozione di motori marini a basso impatto ambientale

RL

Z3 – Zona destinata ad attività

produttive esistenti non connesse al

mare

Attività produttive non connesse all’uso del mare

Non è possibile valutare

questo parametro dato che non si conosce la tipologia

dell’attività produttiva

N.V.

N.V

Z4 – Zona per attrezzature destinate

ad attività di formazione , turismo

ed attività sportive

Art. 15 Spazi attrezzati per pratiche sportive connesse al mare

NESSUNO

NULLO

IN

Z6 – Area soggetta ad interventi di

bonifica

Bonifica e riqualificazione ambientale della costa con utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica

Mancato intervento di bonifica e riqualificazione

dei corpi di discarica

Dilavamento e trasmissione di sostanze tossiche e nocive per le

componenti biotiche delle acque dolci

superficiali e sotterranee e delle acque marine.

Contaminazione dei suoli e sui fondali marini Rischio frane per

Inserire questi interventi nel Programma triennale delle OO.PP con alta priorità. Nuove barriere soffolte per la protezione dall’erosione marina, devono essere corredate da uno studio idrodinamico delle

RA

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82

condizioni di instabilità dei corpi di discarica

correnti e delle variazioni locali indotte dalla presenza delle barriere stesse con riferimento anche alle biocenosi bentoniche

Z7 – Zona per esercizi di

ristorazione

Art. 20 – Attività commerciali , ristorazione e generi di monopolio ecc;

NESSUNO

NULLO

IN

VALUTAZIONE DELL’INCIDENZA AMBIENTALE COMPLESSIVA

POSITIVA

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83

F3 - Conclusioni

La valutazione ambientale delle previsioni della proposta di Piano sulla componente “Suolo” del

quadro ambientale è risultata

• irrilevante per la destinazione d’uso Z7, considerando la limitata estensione delle aree

demaniali marittime interessate da previsioni di “Piano” con questa destinazione d’uso;

• positivo per tutte le altre destinazioni d’uso.

Nel presente capitolo viene definita una prima valutazione dei possibili impatti ambientali

significativi derivanti dall’attuazione del “Piano” in questione. A tal fine è stata predisposta una

matrice che mette in relazione gli Obiettivi e Azioni/Interventi del “Piano” , con i temi ambientali e

obiettivi di protezione ambientale.

Temi ambientali Azioni/Interventi del “Piano”

Ob.1 Ob.2 Ob.3 Ob.4 Ob.5 Ob.6 Ob.7

Fauna, flora e biodiversità (+) (+) (+) (+) (+) (+) (+)

Paesaggio, patrimonio culturale, architettonico e archeologico e beni

materiali

(+) (+) (+) (+) (+) (+) (+)

Suolo (+) (+) (+) (+) (+) (+) (+)

Acqua (+) (+) (+) (+) (+) (+) (+)

Aria e fattori climatici (+) (+) (+) (+) (+) (+) (+)

Popolazione e salute umana (+) (+) (+) (+) (+) (+) (+)

Energia (+) (+) (+) (+) (+) (+) (+)

Rifiuti (+) (+) (+) (+) (+) (+) (+)

Mobilità e trasporti (+) (+) (+) (+) (+) (+) (+)

Ambiente urbano (+) (+) (+) (+) (+) (+) (+)

Turismo (+) (+) (+) (+) (+) (+) (+)

Legenda degli impatti

Significativi (-) Incerti ( ) Non Significativi/migliorativi (+)

Nella superiore matrice si è tenuto conto delle misure di mitigazione scaturenti dalla valutazione

di incidenza sulle aree SIC/ZPS, e recepite nell’art. 41 delle N.T.A.

Dall’analisi della matrice sopra riportata si evince che le Azioni/Interventi del “Piano” non

comportano impatti ambientali significativi, o incerti, sull’ambiente anzi si configurano come

interventi migliorativi, in quanto essenzialmente tende a riqualificare il fronte a mare in modo

coerente con le condizioni ambientali e paesaggistiche; gli obiettivi tendono ad innalzare il livello di

riqualificazione dell’ambiente urbano e delle coste senza determinare un aumento degli impatti nel

territorio.

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G. MISURE DI MITIGAZIONE

L’adozione di opportune misure di mitigazione fa sì che le Azioni/Interventi del “Piano” non

prevedono possibili impatti significativi, o incerti, sull’ambiente assicurando l’integrazione del

principio di sostenibilità ambientale nella complessiva attuazione del “Piano” .

In particolare per le aree della costa ad ovest di Punta Matese; ovest di Punta Barcarello, fino al

confine con il Porto di Sferracavallo, l’adozione di opportune misure di mitigazione consentono di

ridurre a valori accettabili l’impatto ambientale dovuto alla riduzione, frammentazione degli areali

riguardanti gli habitat costieri rocciosi sia marini che terrestri dove si prevede l’istallazione di

pedane in legno, alle attività di varo e alaggio di imbarcazioni a noleggio e similari nei tratti costieri

con presenza di biocostruzioni, costituenti una seria minaccia all’integrità dell’habitat.

Le misure di mitigazione individuate consistono essenzialmente in:

1. Estensione delle limitazioni per le strutture in area SIC di cui all’art. 41 delle N.T.A.;

2. Riduzione del fronte a mare da dare a concessione al 30%;

3. Adozione di particolari accorgimenti nell’attraversamento delle biocostruzioni,

imponendo l’attraversamento delle trottoir a vermeti avvenga attraverso strutture

galleggianti retrattili che in alcun modo poggiano sulla piattaforma e comunque

laddove la larghezza della biocostruzione è inferiore a 1,50 m. Deve inoltre essere

apposta apposita cartellonistica informativa e divulgativa per gli utenti segnalante la

biocostruzione in materiale plastico;

4. Con riferimento alla problematica di diffusione dell’alga tossica ostreopsis,

manifestatasi nella zona di Vergine Maria, nel piano non sono previste, a priori, nuove

barriere soffolte per la protezione dall’erosione marina, dovendo le stesse essere

comunque precedute da uno studio idrodinamico delle correnti e delle variazioni locali

indotte dalla presenza delle barriere stesse con riferimento anche alle biocenosi

bentoniche.

Per quanto concerne i tratti di litorale interessati dalla presenza di SIC/ZPS, come si legge nelle

relative valutazioni di incidenza, sono state individuate delle misure di mitigazione ad hoc (art.41

delle N.T.A.), al fine di escludere qualsiasi interferenza negativa sugli habitat presenti.

E’ stata affrontata anche la problematica legata alla banquette di posidonia piaggiate. Sebbene

l’opzione di non toccare le banquette lasciando ai cicli naturali la loro gestione sia quella

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ecologicamente più indicata, va considerato (per i casi in cui ciò non è possibile) che esistono

svariati e collaudati esempi di riutilizzo delle foglie di posidonia: dall’uso delle foglie essicate

(antiche tradizioni locali) nella confezione di materassi e cuscini, a quello per fertilizzare i terreni

agricoli; oppure come materiale di imballaggio, come coibentante o per realizzare pannelli

insonorizzati, sino all’utilizzo per ricavare bio-gas. .Di sicuro il conferimento in discarica è apparsa

la scelta meno sensata e pertanto esclusa dalle modalità di azione per la gestione delle biomasse

piaggiate, tra le modalità e le procedure di cui alla richiamata circolare. Ciò ha reso nullo l’impatto

delle previsioni di piano sulla componente rifiuti del quadro ambientale.

Per quanto concerne le zone Z6 interessate dagli interventi di bonifica devono essere indirizzati

nella direzione di interventi di recupero naturalistico finalizzati alle esigenze conservazionistiche

della fascia costiera non isolatamente ma anche nell’ottica dell’intera rete ecologica palermitana.

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H. ANALISI DELLE ALTERNATIVE E CRITERI DI SCELTA La proposta di Piano si configura come strumento complementare ai vigenti strumenti di

pianificazione urbanistica dell’Amministrazione Comunale di Palermo in quanto individua le

destinazioni di uso delle aree del Demanio Marittimo comprese prevalentemente nella Fascia

Costiera individuata dal PRG vigente.

Le aree individuate sono state raggruppate sulla base di caratteristiche omogenee sotto l’aspetto

morfologico, ambientale e infrastrutturale.

Le alternative di pianificazione individuate a priori nella redazione del presente Piano sono

riconducibili essenzialmente a due possibili scenari:

1. individuare e disciplinare in maniera rigida gli usi del demanio nel periodo di validità di 6

anni del presente Piano, cercando di individuare a priori i lotti e gli usi per ciascun singolo

tratto di costa e rinviando eventuali adattamenti alla successiva rielaborazione del piano

stesso;

2. tenere conto nell’attività di pianificazione delle attività esistenti “da tempo” sulla costa

palermitana, cercando di “guidare” attraverso un sistema di regole il raggiungimento

dell’intento di questa Amministrazione Comunale di restituire la spiaggia alla città,

consentendo soltanto usi connessi con la fruizione del mare quale la balneazione.

Naturalmente, lo scenario 1, aveva l’innegabile vantaggio di individuare immediatamente una

conformazione funzionale ed ordinata del litorale palermitano ma avrebbe comportato un

adeguamento istantaneo delle attività inerenti le concessioni esistenti, con notevole sforzo

economico da parte dei concessionari, in un momento di difficoltà economica.

Alle difficoltà di ordine economico sopra descritte, si aggiunge che l’obiettivo di restituire la

spiaggia alla città, privilegiando gli usi connessi con la fruizione del mare quale la balneazione, può

essere perseguito solo a condizione che il mare prospiciente la costa sia idoneo a potere essere

“utilizzato” nel senso sopra indicato. Gli interventi di razionalizzazione della rete fognaria hanno

tempi di attuazione differenti e lunghi, per cui si è preferito, laddove il mare non è idoneo alla

balneazione, “tollerare” il mantenimento di usi diversi. In altri termini, a mano a mano che gli

interventi di razionalizzazione della rete fognaria verranno realizzati, i tratti di costa non balneabili

saranno soggetti a riperimetrazione e riclassificati come lotti balneabili ed, in quanto tali, destinati a

iniziative di carattere pubblico e/o privato a scopo balneare. Pertanto, allo stato attuale sui lotti nei

quali insiste il divieto di balneazione possono essere rilasciate concessioni demaniali marittime

(c.d.m.) per usi diversi dalla balneazione secondo quanto stabilito nelle Norme Tecniche di

Attuazione della presente proposta di Piano (N.T.A.), con la condizione che in caso di cessazione

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del divieto di balneazione e pena la decadenza della concessione stessa, devono essere subordinate

all’impegno da parte del concessionario a variare la destinazione d’uso della concessione

adeguandola a quanto prescritto per i lotti destinati ad un uso balneare (individuati dalla sigla L3

nelle tavole di piano).

Tale orientamento risulta anche in linea a quanto stabilito dalla sopravvenuta norma, la L.R. n°9

del 06/08/2009, che ha imposto, nell’ambito degli aiuti alle imprese, l’obbligo per le

amministrazioni competenti di tenere conto, nella loro attività programmatoria, delle concessioni

esistenti al momento dell’entrata in vigore della L.R. 15/05 (17/12/2005). Cessato il divieto di

balneazione, i concessionari che intendono, alla scadenza del titolo concessorio, proseguire con il

rinnovo della c.d.m. ai sensi dell’art.1 della L.R. 15/05 così come modificata dalla L.R. 10/07 e

dalla L.R. 9/09 per l’esercizio di attività non balneari, potranno eseguire solo interventi di

manutenzione ordinaria sui manufatti esistenti nonché realizzare opere precarie strettamente

necessarie per l’osservanza delle disposizioni vigenti in materia di sicurezza igiene ed abbattimento

di barriere architettoniche, senza alcuna possibilità di ampliare e/o modificare quanto in precedenza

concesso.

Stabilito il criterio generale di pianificazione da adottare, si è analizzato il problema delle

tipologie da impianti da realizzare. Qui sono state prese in esame due alternative:

1. impianti che comportano strutture fisse;

2. impianti che comportano strutture precarie.

Come chiarito dall’Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente con la circolare del

30/03/2010, l’entrata in vigore (28/12/2009) della Direttiva della Comunità Europea n°2006/123/CE

ha abrogato di fatto il diritto di insistenza nel rinnovo delle c.d.m. esistenti.

Uno scenario probabile dopo il 31/12/2015, data di scadenza ope legis di tutte le c.d.m., è quello

di un lotto di c.d.m. da porre a base di una gara tra diversi aspiranti gestori e da aggiudicare al

migliore offerente, secondo criteri ancora da stabilire.

Quale che sia in criterio di aggiudicazione, è innegabile il vantaggio delle strutture di cui al

punto 1) rispetto alle strutture precarie di cui al punto 2, essendo le prime maggiormente appetibili

ai soggetti gestori privati, per facilità di manutenzione e di utilizzo al di fuori della stagione

balneare.

Tuttavia, sarebbe impensabile prevedere la possibilità si realizzare ulteriori trasformazioni

irreversibili del demanio marittimo attraverso la costruzione di nuovi manufatti permanenti in

muratura, che si andrebbero ad aggiungere a quelli abusi e non, già oggi presenti.

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Viceversa, non avrebbe avuto neppure senso prevedere la demolizione integrale dei manufatti

abusivi oggi presenti sul demanio marittimo, in quanto comunque non si sarebbe riuscito a

perseguire un obiettivo di risanamento ambientale integrale dei luoghi.

Si è, pertanto, cercato:

• da un lato, di affiancare ad una attività di demolizione mirata di alcuni manufatti abusivi il

recupero edilizio dei restanti manufatti esistenti da destinare ad attività connesse con la

fruizione del mare secondo gli usi specificati nei lotti di appartenenza;

• dall’altro di consentire solo nuovi manufatti con caratteristiche di precarietà strutturale,

realizzati con materiali e metodologie che ne consentano, dove prevista, la facile rimozione.

E’ previsto l’utilizzo di materiali eco-bio-compatibili anche di tipo innovativo, lignei o

similari. Non è stata consentita la costruzione di opere fisse in cemento, se non

limitatamente alle esigenze tecniche di ancoraggio a terra dei manufatti e comunque previo

verifica della possibilità di utilizzo di soluzioni amovibili. Viene data preferenza alle

iniziative che prevedono per le opere lignee, l’utilizzo di legnami certificati FSC (Forest

Stewardship Council), nell’ottica di uno sviluppo sostenibile.

Quanto sopra al fine di ridurre al minimo, praticamente annullare, ogni possibilità di ulteriore

trasformazione irreversibile della costa palermitana, senza compromettere la possibilità di mutare

nel futuro gli usi oggi individuati per i vari lotti.

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I. MISURE PER IL MONITORAGGIO

I1.1 – Descrizione della metodologia

Nel presente capitolo si riporta l’illustrazione dei contenuti della lett. i) dell’Allegato VI del

D.Lgs. 152/06 e s.m.i. pertinenti alla proposta di Piano, che, nello specifico, riguarda la descrizione

delle misure previste in merito al monitoraggio e controllo degli impatti ambientali significativi

derivanti dall’attuazione del Piano proposto definendo, in particolare, le modalità di raccolta dei

dati e di elaborazione degli indicatori necessari alla valutazione degli impatti, la periodicità della

produzione di un rapporto illustrante i risultati della valutazione degli impatti e le misure correttive

da adottare.

A tal fine, è stato redatto un piano di monitoraggio ambientale (di seguito PMA) rispondente

alle indicazioni disposte dall’art. 18 del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. e specificato nei paragrafi che

seguono.

Ai sensi della normativa nazionale di VAS occorre predisporre, a livello di “Piano” , le misure

da adottare in merito al monitoraggio per la fase di attuazione e gestione, con lo scopo di consentire:

• il controllo degli impatti significativi sull’ambiente derivanti dall’attuazione del “Piano” ;

• la verifica del raggiungimento degli obiettivi di protezione ambientale prefissati;

• l’individuazione tempestiva degli impatti negativi imprevisti e le opportune misure

correttive da adottare.

Per il raggiungimento di tali obiettivi si ritiene che il monitoraggio ambientale del Piano debba

valutare gli impatti significativi sull’ambiente derivanti dall’attuazione del Piano attraverso un

sistema di indicatori composto da indicatori prestazionali, finalizzati ad evidenziare la performance

ambientale prodotta dall’attuazione degli interventi previsti dal Piano in rapporto agli obiettivi di

protezione ambientale prefissati.

Tali indicatori saranno popolati attraverso i dati rilevati direttamente dall’Amministrazione

Comunale durante il periodo di attuazione della proposta di Piano e sono riportati nel seguito.

Indicatori prestazionali Obiettivi Azioni/Interventi Indice di monitoraggio proposto

Ob. 1: Migliorare la fruibilità visiva del litorale marino

Attraverso uno studio delle diverse quote di dislivello tra il piano strada ed il piano spiaggia, al fine di consentire un notevole abbattimento visivo, sono stati individuati tratti di litorale da sottoporre a vincolo panoramico (art.9 punto 1) lett. k) delle N.T.A.). Ove le quote non hanno consentito l’imposizione di un vincolo panoramico sono state adottate opportune misure sulle modalità di collocazione di strutture precarie e pedane che limitino l’impatto visivo

I1 = m di strada “a visuale libera”/m di strada totale (da calcolare ove insiste il vincolo panoramico al 31/12 di ogni anno di validità del piano)

I2 = m di strada “a visuale libera”/m di strada totale (da calcolare al 31/12 di ogni anno di validità del piano)

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Ob. 2: Migliorare l’accessibilità della spiaggia ai diversamente abili

Tutte le concessioni devono essere organizzate in modo tale da abbattere le barriere architettoniche

I2 = numero di concessioni balneari adeguate/numero di concessioni balneari (da calcolare per ciascun lotto al 31/12 di ogni anno di validità del piano)

Ob. 3: Migliorare l’accessibilità al demanio marittimo con conseguente riduzione della lunghezza del fronte del demanio marittimo inaccessibile

Sono state regolamentate le caratteristiche dei percorsi per l’accesso al demanio marittimo (art.10 delle N.T.A.) anche attraverso la razionalizzazione del posizionamento delle singole c.d.m. all’interno dei lotti e zone individuate (art.8 punto 4) lett. a) delle N.T.A.). Laddove necessario, ai fini del miglioramento dell’accessibilità, sono state regolate le procedure per l’ampliamento del Demanio Marittimo ex art.33 C.D.N. con la partecipazione di soggetti privati (art.11 delle N.T.A.).

I3.1 = lunghezza fronte a mare accessibile/Lunghezza totale fronte a mare (da calcolare per ciascun lotto al 31/12 di ogni anno di validità del piano)

Ob. 4: Riqualificazione ambientale del demanio marittimo

Attraverso l’adozione di specifici indici e parametri quantitativi (art. 8 delle N.T.A.) si è cercato di coniugare le esigenze specifiche delle strutture finalizzate alla fruizione del mare con l’uniformità progettuale.

Per le aree SIC – ZPS sono state poste delle misure di salvaguardia aggiuntive. Sono stati individuati i manufatti da demolire in alcuni tratti di litorale di particolare pregio ambientale (art. 24 delle N.T.A.)

La realizzazione degli interventi fognari programmati da questa Amministrazione Comunale consentirà di restituire alla balneazione alcuni tratti del litorale.

I4.1 = numero di concessioni adeguate/numero di concessioni totali (da calcolare per ciascun lotto al 31/12 di ogni anno di validità del piano)

I4.2 = numero edifici demoliti /numero di costruzioni abusive (da calcolare al 31/12 di ogni anno di validità del piano)

I4.3 = m di litorale balneabile/m di litorale totale (da calcolare per ciascun lotto al 31/12 di ogni anno di validità del piano)

I4.4 = numero di scarichi a mare eliminati di acque reflue non trattate/numero di scarichi a mare ancora presenti di acque reflue non trattate (da calcolare al 31/12 di ogni anno di validità del Piano).

I4.5 = lunghezza del fronte a mare delle aree bonificate/ lunghezza del fronte a mare da bonificare alla data di entrata in vigore del Piano (da calcolare al 31/12 di ogni anno di validità del Piano).

Ob. 5: Riconversione del litorale ad attività connesse per la fruizione del mare ed razionalizzazione delle attività ammesse.

Sono state privilegiate le attività connesse con la fruizione del mare a scopo balneabile prevedendo la conversione delle c.d.m. in essere finalizzate al attività diverse dalla balneazione laddove cessi il motivo del divieto di balneazione (art. 27 delle N.T.A.). Le altre attività connesse con la fruizione del mare non a scopo balneabile ai sensi dell’art.1 della L.R. 15/05 e ss.mm.ii. sono state localizzate e concentrate nei tratti delle aree demaniali la cui vocazione era maggiormente compatibile con dette attività (attività di rimessaggio in prossimità delle aree portuali, attività di ristorazione n prossimità delle borgate marinare - artt. 30 e 32 delle N.T.A.).

I5 = numero di concessioni convertite/numero di concessioni difformi (da calcolare per ciascun lotto al 31/12 di ogni anno di validità del piano sulla base delle indagini annuali condotte dall’Assessorato Regionale alla Sanità)

Ob. 6: Incremento della fruibilità del mare a scopo balneare

Le azioni/interventi finalizzate al perseguimento del presente obiettivo sono quelli programmati dall’Amministrazi one nel P.A.R.F. vigenti, la cui regolamentazione esula dal presente piano.

I6= m di costa diventata balneabile/m di costa non balneabile per scarichi fognari alla data di redazione del presente piano.

* Detto indicatore è calcolato separatamente per i tratti di costa nord e sud della città, così come suddivisi dall’ambito della Autotità Portuale di Palermo.

m di costa non balneabile alla data di redazione del presente

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piano:

zona nord= 1.300 m

zona sud= 6.960 m

Ob. 7: Protezione integrale dell’ambiente marino costiero

Le strutture devono rispettare criteri costruttivi che mirano alla salvaguardia dell’ambiente marino costiero. E’ previsto il graduale adeguamento delle strutture relative alle c.d.m. esistenti

I7= numero di concessioni adeguate/numero di concessioni totale

A seguito di quanto evidenziato dall’ARPA nella nota prot. n°43644 del 13/07/2011 in

allegato alla quale ha trasmesso il questionario del Rapporto Ambientale, si chiarisce che si

intende per “concessione adeguata” una c.d.m. esistente per la quale sia intervenuto un

provvedimento di modifica del contenuto della c.d.m. ex art. 24 R.C.d.N. previo parere di

questa Amministrazione Comunale successivamente alla data di entrata in vigore del presente

Piano. Le concessioni adeguate nel senso sopra indicato saranno oggetto di monitoraggio

attraverso gli indicatori sopra citati.

I risultati dell’evoluzione del quadro ambientale e della performance ambientale saranno decritti

e valutati, con cadenza annuale e comunque per tutto il periodo di validità del Piano, attraverso un

rapporto di monitoraggio ambientale (di seguito RMA). Tale RMA darà adeguata informazione

delle modalità di svolgimento del monitoraggio, dei risultati e delle eventuali misure correttive

adottate attraverso i siti web dell’autorità competente, dell’autorità procedente e dell’ARPA Sicilia.

Nel caso in cui dal RMA si dovessero individuare impatti negativi imprevisti saranno adottate,

tempestivamente, opportune misure correttive. Questa attività assume particolare importanza in

quanto costituisce l’elemento di dinamicità e di feed-back del processo di Piano, che permetterà,

ove fosse necessario, di rimodulare e ri-orientare gli indirizzi strategici del Piano stesso in funzione

del raggiungimento degli obiettivi di protezione ambientale, anche rivedendo il sistema degli

indicatori proposto.

Tali attività, il cui schema logico il cui schema logico è delineato nella figura seguente, saranno

ripetute, con cadenza annuale, per tutto il periodo di validità del Piano. Si specifica, infine, che,

qualora fosse necessario, l’attività di reporting potrebbe essere svolta anche con periodicità

inferiore.

Schema logico del funzionamento del PMA

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I1.2 – Soggetti, ruoli e responsabilità

Per il raggiungimento degli obiettivi prefissati il PMA del Piano ha individuato i soggetti che

cureranno la sua attuazione e gestione, secondo la tabella seguente:

Struttura competente Indirizzo Posta elettronica Sito web

Autorità Procedente

Comune di Palermo Via Ausonia 69, 90146 Palermo

[email protected] www.comune.palermo.it

Autorità Competente

ARTA Sicilia, DRA, Servizio 1 VAS-VIA

Via Ugo La Malfa 169, 90146

Palermo

[email protected]

e

[email protected]

http://151.9.149.69/si-vvi/faces/jsp/public/navigatore.jsp?p=articolo12

ARPA Sicilia ARPA Sicilia Corso Calatafimi n. 217, Palermo

[email protected] www.arpa.sicilia.it

Di seguito, invece, si riporta la distribuzione dei ruoli e delle responsabilità attribuite ad ogni

soggetto individuato nella tabella precedente.

Indirizzo

Comune di Palermo

● coordina le attività del PMA;

● popola il sistema degli indicatori di prestazione.

● controlla gli impatti significativi sull’ambiente derivanti dall’attuazione del Piano;

● valuta la performance ambientale del Piano e verifica il grado di conseguimento degli obiettivi di protezione ambientale;

● redige il rapporto di monitoraggio ambientale. Per tale attività, ove necessario, si avvarrà del supporto

Piano di monitoraggio ambientale

Aggiornamento del contesto

ambientale Popolamento degli indicatori

prestazionali

Annuario regionale dei dati ambientali

(ARPA Sicilia)

Altri dati (Istat, ISPRA, indagini ad

hoc, etc)

Rapporto di Monitoraggio Ambientale

Valutazione della performance ambientale

Eventuali misure correttive

Attuazione del PRG

Pubblicazione sui siti web ARTA e

ARPA

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dell’ARPA Sicilia;

● individua misure correttive onde prevenire eventuali effetti negativi imprevisti;

● pubblica il RMA sul proprio sito web e lo trasmette all’autorità competente e all’ARPA Sicilia, affinché facciano lo stesso.

ARTA Sicilia (DRA),

Servizio 1 VAS-VIA

● prende atto del RMA;

● verifica il grado di conseguimento degli obiettivi di protezione ambientale;

● pubblica il RMA sul proprio sito web.

ARPA Sicilia

● supporta, ove richiesto, l’autorità procedente nella individuazione tempestiva di criticità onde prevenire eventuali effetti negativi imprevisti;

● supporta, ove richiesto, l’autorità procedente nella redazione del RMA;

● prende atto del RMA;

● pubblica il RMA sul proprio sito web.

Tali ruoli e responsabilità vengono riportati nello schema logico della figura seguente.

Legenda:

Attività svolte dal Comune di Palermo

Attività svolte da ARTA Sicilia, ARPA Sicilia e Comune di Palermo

I1.3 – Piano economico

In riferimento alla sussistenza delle risorse necessarie per la realizzazione e gestione del

monitoraggio si specifica che tutte le attività che riguardano la gestione e l’attuazione del PMA

(coordinamento delle attività, popolamento del sistema degli indicatori di prestazione, controllo

degli impatti significativi sull’ambiente, valutazione della performance ambientale, verifica il grado

di conseguimento degli obiettivi di protezione ambientale, redazione del RMA, individuazione delle

Piano di monitoraggio ambientale

Aggiornamento del contesto

ambientale Popolamento degli indicatori

prestazionali

Annuario regionale dei dati ambientali

(ARPA Sicilia)

Altri dati (Istat, ISPRA, indagini ad

hoc, etc)

Rapporto di Monitoraggio Ambientale

Valutazione della performance ambientale

Eventuali misure correttive

Attuazione del PRG

Pubblicazione sui siti web ARTA e

ARPA

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misure correttive onde prevenire eventuali effetti negativi imprevisti), sarà effettuato dal Comune di

Palermo.

Nel caso in cui per lo svolgimento di tali attività occorressero indagini ad hoc e/o il supporto di

ARPA Sicilia, saranno stipulati appositi protocolli d’intesa o accordi.

I1.4 – Report di monitoraggio ambientale

Coerentemente con quanto disposto dall’art. 18, comma 3 del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i., l’autorità

procedente deve dare adeguata informazione attraverso i siti web dell’autorità competente e

dell’autorità procedente e dell’ARPA Sicilia delle modalità di svolgimento del monitoraggio, dei

risultati e delle eventuali misure correttive.

Tali attività saranno garantite attraverso la redazione di un rapporto di monitoraggio ambientale

(RMA) che conterrà le seguenti informazioni:

• la valutazione degli effetti ambientali significativi connessi all’attuazione del Piano;

• la verifica del grado di conseguimento degli obiettivi di protezione ambientale;

• l’individuazione tempestiva degli impatti negativi imprevisti e le opportune misure correttive da

adottare.

• l’eventuale aggiornamento degli indicatori prestazionali.

Il RMA, in definitiva, darà conto delle prestazioni del Piano, rapportandole anche alle previsioni

effettuate. In base ai contenuti dello stesso il Comune di Palermo potrà valutare se avviare

approfondimenti e analisi finalizzate a produrre effettive proposte di modifica del Piano. Il RMA

sarà trasmesso dall’autorità procedente all’autorità competente con cadenza annuale, specificando

comunque che un’attività di reporting più approfondita potrà essere svolta con una periodicità

differente qualora se ne riscontri il caso.

I1.5 – Tempo di attuazione

L’attività di monitoraggio della componente ambientale del Programma affiancherà il sistema di

monitoraggio del Programma per tutta la sua durata. Le informazioni relative all’aggiornamento del

sistema di indicatori selezionato saranno presentate con cadenza.