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1 SPAGNA 7

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Informazioni generali:

DURATA DEL VIAGGIO: 13 – 14 giorni.

PERIODO DEL VIAGGIO CONSIGLIATO: Giugno – Ottobre.

COME ARRIVARE DALL’ITALIA: In aereo. Consigliamo di sfruttare sia per l’andata che per il

ritorno lo scalo aeroportuale di Siviglia. Alternativamente si

può utilizzare lo scalo di Faro, in Portogallo, per il ritorno.

FUSO ORARIO: Stessa ora dell’Italia in Spagna, -1 ora rispetto all’Italia in

Portogallo.

DOCUMENTI NECESSARI: Carta d’Identità.

PATENTE RICHIESTA: Patente Italiana.

RISCHI SICUREZZA E SANITARI: Nessuno.

MONETA: EURO.

TASSO DI CAMBIO: ///

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Descrizione del viaggio:

1° - 2° - 3° giorno: SIVIGLIA

Siviglia è una perla, rara. Una di quelle realtà che sanno far convivere tradizione e lungimiranza, siesta ed esuberanza. Qui si possono vivere

alcune delle esperienze più autenticamente spagnole come corride e sale di flamenco ed essere al contempo estasiati di fronte ai giganteschi

edifici gotici e ai meravigliosi palazzi mudejar. Siviglia è anche una delle realtà più vibranti di tutta la penisola iberica e raggiunge l’apice

della vitalità in aprile: dapprima si celebra la Semana Santa (dalla domenica delle Palme a Pasqua) caratterizzata da decine di processioni

in cui i pazos (rappresentazioni scultoree della passione di Cristo) vengono trasportati nella cattedrale con lunghe e sentite processioni, la

principale delle quali detta madrugada avviene il Venerdì Santo e i partecipanti sono vestiti con lunghe tuniche e cappelli conici con solo due

fessure per gli occhi. Appena dopo la celebrazione della Pasqua ha quindi inizio la Feria de Abril, la feria più grande e pittoresca di tutta

l’Andalusia , che impazza tra festeggiamenti sfrenati e un po’ di eccessi per una settimana. La si tiene nel complesso El Real de la Feria a

sud-ovest del centro.

La visita a Siviglia non può che iniziare da Plaza del Triunfo, l’articolata e irregolare piazza su cui si affacciano i principali

monumenti della città: l’Alcazar, la Catedral con la Giralda e l,’Archivio de Indias.

L’Alcazar nei secoli è stata per secoli la residenza di califfi arabi prima e re cristiani poi in Andalusia.Sorto nel 913 d.C. come

fortezza è stato più volte ampliato e ricostruito nei secoli e gli splendidi giardini sono l’estensione più recente del complesso. Sono

diversi i cortili interni dell’Alcazar: il primo è il Patio del Leon su cui affaccia la grandiosa Sala de la Justicia voluta nel ‘300 da

Alfonso XI ed adornata da meravigliosi stucchi in stile mudejar, quindi si raggiunge il Patio de la Monteria che funge da via

d’accesso alla Sala de Audiencias voluta dai re cattolici nel ‘500 per gestire e controllare i commerci con le neo scoperte Americhe.

Proprio in questo salone vi è il primo dipinto in ordine cronologico al mondo che raffigura la scoperta delle Americhe, opera di Alejo

Fernandez (1530). Gemma del complesso è però il Palacio de Don Pedro eretto nel 1360-1364 da Pedro I con materiali deperibili

come ceramica, stucco e legno per non trasgredire il divieto coranico di erigere strutture eterne. Ebbene da allora il capolavoro

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mudejar non è mai crollato e ancora oggi è la quintessenza dell’Alcazar. Il Patio de las Doncellas è il mirabile cortile interno con

bellissimi portici su cui affacciano la Camara Regia (appartamento reale) con sale adorne di splendidi soffitti e il Salon de

Embajadores (ambasciatori) che fu sala del torno di Pedro I e alla quale nel 1427 venne aggiunta la straordinaria cupola in legno

con motivi a stelle simboleggianti l’universo. Poco oltre ecco un’altra apertura: il Patio de las Munecas (bambole), cuore degli

appartamenti privati del palazzo, su cui si apre il Cuarto del Principe che con una cupola in legno che riproduce il cielo stellato era

in origine la camera da letto della regina. Come accennato in precedenza meritano di certo una visita anche i curatissimi e

monumentali giardini, comprensivi della grotta detta Banos de Dona Maria de Padilla.

Poste dirimpetto all’Alcazar dal lato opposto di Plaza de Triunfo sorgono invece la Catedral e la Giralda.

La Catedral sorge sull’antico sito della principale moschea della Siviglia araba medievale. Costruita tra il 1401 e il 1507 è una delle

più grandi del mondo con le sue cinque navate interne e uno tra le massime espressioni del gotico mondiale. Tra i tesori al suo interno

vanno ricordate la Capilla de San Antonio in cui è custodita la tela dipinta in onore del santo nel 1666, la sontuosa tomba di

Cristoforo Colombo datata 1902, la Sacristia de los Calices sopra il cui altare è posto un dipinto di Goya del 1817 raffigurante le

martiri di Siviglia e in cui vi è l’enorme ostensorio in argento da 475kg detto Custodia de Juan de Arfe e il Cabido (sala capitolare)

che ospita il capolavoro di Murillo detto La Inmaculada sopra il trono dell’arcivescovo.

La Giralda è invece la maestosa torre principale dell’antico minareto arabo (1184-1198) che svetta ancora oggi sullo skyline di

Siviglia dall’alto dei suoi 90m. La salita è particolarmente comoda e poco pendente poiché era stata studiata per essere percorsa

dalle guardie a cavallo. Per proporzioni, decorazioni e colori la Giralda è da molti considerata la migliore architettura islamica di

tutta la Spagna.

Tra il complesso dell’Alcazar e la Catedral merita infine una visita anche l’Archivio de Indias, principale biblioteca relativa

all’impero coloniale spagnolo nelle Americhe con ben 80 milioni di pagine di documenti autentici datati dal 1492 al ‘800.

Dopo tante visite culturali un modo perfetto per terminare la giornata facendo un gustoso aperitivo in stile spagnolo in uno dei

moltissimi tapas bar presenti è quello di spostarsi nell’adiacente Barrio de Santa Cruz, storico quartiere ebraico di Siviglia. Plaza de

Santa Cruz e Plaza de Dona Elvira sono ottime location per questo tipo di intrattenimento. Questo quartiere è anche il cuore della

tradizione culinaria andalusa con una miriade di eccellenti ristoranti (che aprono non prima delle 21.30) e uno dei principali punti di

ritrovo notturni di Siviglia, con decine di terza de verano (bar all’aperto) sempre stracolmi di gente.

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Interni dell’Alcazar, una tipica via del Barrio de Santa Cruz e una panoramica sull’immensa Catedral con la Giralda sullo sfondo.

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Nella seconda giornata si passa ad esplorare il vero centro storico di Siviglia, ossia il quartiere fitto di stradine raggomitolate tra

loro detto El Centro, posto giusto a nord della Catedral. Plaza de San Francisco è la piazza principale dell’area con l’edificio

dell’Ayutamiento (municipio) decorato con incantevoli rilievi rinascimentali al centro. Da qui partono due lunghe vie parallele: Calle

Sierpes e Calle Tetuan/Velazquez che si portano verso nord e sono l’epicentro dello shopping sivigliano. Spostandosi a est ne El

Centro si raggiunge quindi la Plaza Salvador dominata dalla Parroquia del Divino Salvador, grande chiesa barocca in cui albergano

una profusione di sculture e dorature che al tramonto risplendono della luce riflessa delle vetrate istoriate creando un’atmosfera

unica. Altro monumento, questa volta però ultramoderno, che gioca con luce e ombre è il Parasol Metropol un’archietettura

futuristica al limite nord del centro storico inserita in un tessuto urbano storico che colpisce per il contrasto e la sinuosità delle forme.

Ancora un poco più a est merita senza tentennamenti infine una visita la Casa de Pilatos, la residenza nobiliare più sontuosa di

Siviglia in un lussuoso edificio cinquecentesco. Per la cena consigliamo di provare uno dei pittoreschi e buonissimi ristoranti di Plaza

Alfalfa e dintorni, mentre per un drink notturno Plaza del Salvador vanta numerosi pub. Se però cercate una zona davvero

trasgressiva e scatenata spostatevi a nord fino all’Alameda de Hercules, arteria alla moda e con un fascino trasandato, ricchissima di

locali notturni e anche cuore della vita omosessuale in città.

La via dello shopping per eccellenza di Siviglia: Calle Sierpes e il futuristico Parasol Metropol.

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L’ultima giornata a Siviglia tocca infine i luoghi più squisitamente spagnoli e caratteristici della città, cioè i quartieri di El Arenal e

di Triana posti sulle due rive opposte del grande Rio Guadalquivir che bagna la città.

El Arenal è stretto tra i quartieri centrali e le sponde del Guadalquivir ma vanta numerose attrattive. Innanzitutto qui è ubicata

l’iconica Torre de Oro, torre di guardia islamica del ‘200, uno dei simboli di Siviglia. Inoltre è casa della Plaza de Toros de la Real

Maestranza, l’arena delle corride di Siviglia e con ogni probabilità la più antica di Spagna, essendo datata 1758. Che la consideriate

uno sport o una forma di crudeltà nei confronti degli animali questa tradizione costituisce comunque un elemento di primaria

importanza nella realtà spagnola e finché sarà perpetrata è uno di quelle esperienze da farsi per capire appieno la mentalità locale.

L’arena può contenere fino a 14.000 persone e la stagione delle corride va da Pasqua ai primi di ottobre. Spostandosi ancora un poco

più a sud lungo il Guadalquivir raggiungerete presto la grande Plaza de Espana e il Parque de Maria Luisa, un grandissimo

complesso urbano frammisto ad un immenso parco pubblico creato in occasione dell’Esposizione Iberoamericana del 1929. Qui

numerosi edifici molto appariscenti ispirati agli stili nativi delle ex colonie spagnole sorgono un po’ ovunque e l’area merita una

tranquilla esplorazione e ben si presta a pic nic all’aperto. Per la serata oltrepassate quindi uno dei diversi ponti sul fiume per

raggiungere il quartiere di Triana. Celle del Betis, il lungofiume su quel lato, è piena di deliziosi ristoranti all’aperto che aprono

dopo le 23 e di una miriade di bar improvvisati sul fiume. Ma Triana è soprattutto la culla indiscussa del flamenco. Qui il soleares, il

più autentico cante jondo del flamenco, venne creato secoli fa e la tradizione dei tablaos (spettacoli di flamenco) è tuttora portata

avanti da numerosissimi locali e danzatori locali ad un livello artistico impressionante.

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Un’istantanea di una corrida svolta presso la Plaza de Toros de la Real Maestranza di Siviglia e uno spettacolo di flamenco sul

Gudalquivir.

4° giorno: ZAHARA DE LA SIERRA-OLVERA-SETENIL DE LAS BODEGAS, RONDA

Con il quarto giorno si inizia a peregrinare nell’Andalusia, esplorando l’entroterra nella Sierra de Grazalema .

Il primo centro degno di nota è il piccolo paese di Zahara de la Sierra (100km, 75 minuti da Siviglia), raccolto attorno ad un vertiginoso

sperone di roccia. Questo borgo è davvero la quintessenza dei pueblos blancos andalusi, ossia questi piccoli agglomerati urbani composti di

candide case imbiancate a calce che accecano il visitatore alla luce potente del Sole. Inoltre le vie di Zahara sono molto invitati grazie alle

alte palme e alla profusione di buganvillee che rendono variopinta e ombrosa la città. Non mancate quando sarete in zona la breve ma ripida

camminata (15 minuti) che vi permetterà di salire fino al torrione del castello in posizione privilegiata sulla vallata e ottimo belvedere sulle

Sierras dei dintorni.

Da Zahara in breve potrete raggiungere Olvera (30km, 35 minuti), altro pueblo bianco per eccellenza, ma con una storia travagliata essendo

stata fino all’800 un noto rifugio di banditi. Oggi è rinomata per l’olio di oliva e per la sua incredibile fotogenicità con l’Igreja Nuestra

Senora de la Encarnacion da un lato e il Castillo Arabe dall’altro a dominare in altezza l’abitato. Prima di riprendere la statale verso Ronda

merita assolutamente un’altra deviazione il borgo di Setenil de Las Bodegas (15km, 25 minuti). Qui gli antichi abitanti non decisero di

difendersi dalle scorribande arabe e cristiane abbarbicandosi sulle cime delle colline, bensì optarono per usare gli anfratti e le grotte situate

sotto le falesie del Rio Tejo. Oggi le antiche case costruite nella roccia sono spesso state riadattate in bar e ristoranti molto caratteristici e

ottimi per una sosta gastronomica.

Nel pomeriggio raggiungete quindi la vicina cittadina montana di Ronda (25km, 30 minuti), resa celebre da Hemingway nel romanzo “Per

chi suona la Campana” e famosa per la sua posizione a ridosso di un canyon e per la sentitissima tradizione locale della corrida. Centro di

Ronda è Plaza de Espana posta sul lato settentrionale del maestoso e vertiginoso Puente Nuovo, del 1793, che attraversa il canyon del Rio

Guadalevin e che è il vero simbolo della città. La Ciudad (la città vecchia) sorge sul lato meridionale del ponte e mostra ancora oggi lo

schema urbano contorto tipico delle località medievali di foggia araba. Qui sono da visitare la sontuosa Iglesia de Snata Maria la Mayor con

porticati di epoca araba, il caratteristico Museo del Bandolero inerente al banditismo che caratterizzo l’Andalusia nell’800 con numerosi

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oggetti e vestiti dell’epoca e i resti dei Banos Arabes, del’300, i migliori bagni termali arabi come conservazione della Spagna, sebbene oggi

non siano più adibiti a tale scopo. Infine non mancate assolutamente un visita alla locale arena dei tori di Plaza de Toros, una delle più

antiche e importanti storicamente di Spagna poiché qui nell’800 si gettarono molte delle regole e delle basi delle moderne corride. Notevole a

Ronda è anche l’offerta gastronomica, con diversi tipici piatti sostanziosi come stufati, trote, coda di bue e selvaggina (cornici, pernici e

quaglie).

Il pueblo blanco di Olvera alle luci dell’alba, quindi l’arroccata Ronda col il Puente Nuevo sulla destra e la Plaza de Toros locale.

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5° giorno: GIBILTERRA, VEJER DE LA FRONTERA

Con questa tappa si raggiunge l’apice spagnolo proteso verso l’Africa, la celebre Gibilterra, e ci si trasferisce fino a Cadice che sarà una

buona base per esplorare l’estremo sud-ovest dell’Andalusia. Si impone una precisazione: nonostante il transito per diversi chilometri nei

territori della famosa Costa del Sol spagnola e il lambire centri assai rinomati per il turismo di massa come Marbella, Estepona e Fuengirola

noi sconsigliamo di dedicare del tempo a questi luoghi. Qui l’industria turistica spagnola ha infatti raggiunto apici di sviluppo incontrollato

allarmanti e i centri paiono più come un’attrazione fatta a uso e consumo dei turisti (peraltro di un livello basso) che non delle località da

scoprire. A meno che vogliate fare una serata o due all’insegna del divertimento sfrenato potete tranquillamente proseguire oltre.

Posta a 120km circa da Ronda (1 ora e mezza) la britannica Gibilterra fa sfoggio della sua incredibile posizione e diversità sull’estrema

punta meridionale della Spagna continentale. Qui come per incanto troverete pub inglesi autentici, negozi di fish and chips, poliziotti

integerrimi nelle tipiche uniformi british in uno stacco culturale di sicuro impatto. Domina la scena di Gibilterra sicuramente la celebre

Rocca, raggiungibile con una funicolare. Tutta l’area in cui sorge la Rocca è oggi un piccolo parco naturale che, incredibilmente, è anche

uno dei migliori siti per il birdwatching di Spagna essendo posta sulle rotte migratorie tra Africa ed Europa di moltissime specie di uccelli (si

sono avvistati stormi di ben 3.000 cicogne). La fauna tipica della Rocca di Gibilterra sono però le bertucce. Queste scimmie semi selvatiche

sono numerosissime e sempre più abituate alla presenza dell’uomo e interagiscono volentieri con i turisti alla ricerca di cibo (non dateglielo).

Oltre che girovagare per la Rocca merita una breve visita anche la St Micheal’s Cave, una grande grotta naturale abitata dai preistorici nel

Neolitico., raggiungibile in 20 minuti di cammino. Dopo una sostanziosa fetta della giornata spesa alla Rocca potrete ridiscendere a

Gibilterra città e gustarvi alcuni tipici piatti da pub inglese nei numerosi locali della principale arteria pedonale della città: Main Street.

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L’imponente Rocca di Gibilterra vista dalla costa spagnola, quindi l’interno dell’illuminatissima St Micheal’s Cave ed alcune delle numerose

bertucce che popolano l’asperità della Rocca.

A un centinaio di chilometri (90 minuti) in direzione di Cadice merita sicuramente una sosta per la notte il paese di Vejer de la Frontera,

altro splendido esempio di pueblo blanco andaluso. Qui l’essenza della visita sta davvero nel girovagare tra i suoi anfratti, le sue piazzette e i

suoi negozi, cercando di carpire quel tocco magico e sentimentale che caratterizza l’Andalusia e che localmente viene definito come duende.

Notevole è la Plaza de Espana adornata da una bellissima fontana in terracotta e piastrelle in stile sivigliano dove si collocano alcune

ristorazioni di alto livello e prezzi contenuti in cui potrete assaporare alcune delle preparazioni più prelibate della cucina andalusa come il

pez espada (pesce spada), il càzon (palombo), le salmonetes (triglie), le tortillas de camarones (frittelle di gamberi), la fritura (frittura di

pesce), il gazpacho (classica minestra fredda regionale con pomodori, aglio, aceto e olio) o i rabo de toro (code del toro).

Uno scorcio inondato dalla luce diurna di Vejer de la Frontera, uno dei più belli pueblos blancos andalusi, quindi Plaza de Espana del

medesimo abitato in romantica veste serale.

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6° giorno: CADICE

Cadice (55km, 45 minuti) è una di quelle città che hanno fatto la storia, letteralmente. Molti storici ritengono infatti che questo sia

l’insediamento continuativamente abitato dall’uomo più antico d’Europa, facendo risalire la prima colonia fenicia all’800.C. Il centro storico

di Cadice, aggrappato a una penisola protesa nell’Atlantico, riecheggia di miti e mistero, col lo sciabordio delle onde a infrangersi sulle

scogliere erose dai millenni, i gabbiani intenti a svolazzare nel cielo andaluso e i gaditanos (gli abitanti di Cadice) intenti in attività

tradizionali e sempre propensi alla cordialità verso il prossimo. Anche se l’epoca d’oro di Cadice compresa tra le scoperte geografiche del

‘500 e la posizione di controllo quasi assoluto sui commerci coloniali del ‘600, è ormai sfiorita da tempo oggi la città appare in ripresa

mossa soprattutto dal volano del turismo. Un evento annuale per cui Cadice è oggi famosa in tutto il mondo è la celebrazione sfrenata del

Carnaval durante il quale per dieci giorni 300 murgas (gruppi carnevaleschi locali riconosciuti) sfilano travestiti su grandi carri insieme a

migliaia di ilegales (turisti e curiosi che si aggregano alla festa). Eccessi, alcool, danze, colore e spensieratezza sono sempre garantiti e

abbondanti.

Per iniziare la visita dl centro storico di Cadice bisogna prendere un po’ di famigliarità con i quattro barrios (quartieri) che animano la

Ciudad Vella. Il Barrio del Populo è quello più meridionale di stampo medievale e che ospita la Catedral, il Barrio de Santa Maria è quello

più vicino al resto di Cadice ed è storicamente abitato da gitani e da grandi danzatori di flamenco, il Barrio de la Vina è quello che occupa la

parte estrema della penisola verso ovest ed è votato alla pesca e alla ristorazione ed infine il Barrio del Mentidero è quello più settentrionale

e che anima la vita notturna di Cadice. Tra i monumenti da non perdere assolutamente a Cadice vi sono la Catedral in stile misto barocco e

neoclassico caratterizzata da vistose cupole gialle e l’adiacente Torre de Poniente dalla cui sommità si possono ammirare viste grandiose

della città, del golfo e dell’Oceano. Dirigetevi quindi nella frizzante Plaza de Topete animata quotidianamente da bancarelle di fiori e dal

vivace Mercado Central. Vale quindi la pena davvero di perdersi per i vicoli antichi e le piazze nascoste del centro storico per diverse ore,

non dimenticando di portarvi anche nelle aree più aggettanti verso il mare aperto dove alte mura e due torrioni come il Castillo de Santa

Catalina e il Baluarte de la Candelaria vegliano su possibili incursioni nemiche provenienti dal mare. Nel pomeriggio se volete trascorrere

qualche ora di relax e di bagni spostatevi poco a sud del centro storico dove la grande Playa de la Victoria sarà lieta di accogliervi. Per la

cena consigliamo di provare uno dei succulenti ristoranti di pesce che sorgono presso Calle Virgen de la Palma, nel Barrio de la Vina. Per

sfrenati divertimenti notturni (specie nel weekend) girovagate tra le piazze del Barrio del Mentidero e spingetevi fino a Punta San Felipe,

estrema propaggine a nord dei moli del porto, ricca di discoteche e club.

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La città vecchia di Cadice in cui spicca la sagoma della Catedral e Playa de la Victoria sullo sfondo, quindi i tipici ristoranti all’aperto della

città vecchia.

7° giorno: JEREZ DE LA FRONTERA, ARCOS DE LA FRONTERA

Se dovessimo scegliere una città che incarni da sola il vero spirito andaluso ebbene probabilmente la scelta cadrebbe su Jerez de la Frontera.

Questa città (35km, 30 minuti da Cadice) è sicuramente meno appariscente di Siviglia e Granada ma è la capitale della cultura andalusa dei

cavalli, la capitale dello sherry e il luogo che più ha plasmato il flamenco spagnolo. Forse qui come in nessun altro luogo si può respirare e

provare il duende andaluso. Il centro storico di Jerez è impreziosito dall’Alcazar del XII secolo che ospita all’interno una bella moschea e un

complesso di bagni arabi imponente, dalla Catedral del ‘700 che sorge oltre il viale di aranci che la divide dall’Alcazar e dagli Hammam

Andalusi, un complesso di bagni arabi funzionanti. Per quanto concerne le attrattive squisitamente andaluse di Jerez tra i siti da non mancare

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ricordiamo la Real Escuela Andaluza del Arte Ecuestre che addestra cavalli e cavalieri da secoli e durante la visita della quale si possono

ammirare esibizioni di destrezza dei magnifici cavalli bianchi a ritmo di musica, il quartiere detto Barrio de Santiago a forte tradizione

gitana in cui è ubicato il Centro Andaluz de Flamenco, una sorta di museo dedicato a questa forma d’arte e una visita ad alcune delle circa

venti bodegas produttrici di sherry della città.

Prima di dirigervi a sera nuovamente presso Siviglia vi suggeriamo di fare una consigliatissima deviazione fino ad Arcos de la Frontera

(35km, 35 minuti), uno dei pueblos blancos più scenografici di tutta l’Andalusia. La dimensione della cittadina più grande della media dei

pueblos blancos non ha affatto rovinato l’atmosfera del luogo, dovuta principalmente alla sua posizione spettacolare su un alto crinale con

precipizi da ambo i lati e viste panoramiche sulla Sierra de Grazalema. Plaza del Cabido è il fulcro cittadino con antichi palazzi e numerosi

bar affacciati su di essa, ideali per un aperitivo. Per una serata più frizzante però vi rammentiamo di portarvi già per tempo a Siviglia (85km,

75 minuti).

Due simboli di Jerez: i cavalli bianchi in esibizione della Real Escuela Andaluza del Arte Ecuestre e una bodegas in cui assaporare lo sherry.

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8° giorno: PARCO NAZIONALE DI DONANA

Istituito nel 1969 il Parco Nazionale di Donana tutela una delle più vaste aree acquitrinose d’Europa con i suoi 542kmq di area protetta.

Buona parte del parco è composta dalle marismas (paludi) del delta del Guadalquivir che risultano secche da luglio ad ottobre ma che nella

restante parte dell’anno si riempiono d’acqua e attirano centinaia di migliaia di uccelli, tra i quali spiccano le cicogne, le spatole, i

fenicotteri e la rara aquila imperiale spagnola.

Per quanto concerne la visita dirigetevi immediatamente (previa prenotazione) al Centro de Visitantes El Acebuche (180km, 2 ore da Jerez de

la Frontera) da cui parte l’unico modo autorizzato di vista al parco, ossia partecipare alle escursioni organizzate dai guardiaparco a bordo

di fuoristrada da 20 posti. Questo non è probabilmente il miglior modo di entrare in contatto con l’ambiente locale ma non ci sono

alternative, comunque sia verrete ricompensati dalla visita quasi sicura di cinghiali e cervi e diverse specie dell’avifauna locale e magari

qualche esemplare di lince. Terminata questa escursione portatevi a El Rocio (15km, 20 minuti), tranquillo villaggio tra le marismas

nell’angolo nord-occidentale del parco. Qui ci sono discrete possibilità di avvistare nelle acque poco profonde di fronte al villaggio cervi,

orsi e stormi di fenicotteri ma la vera attrazione è la chiesa detta Ermita del Rocio che ospita la famosa statuetta in legno detta Virgen del

Rocio oggetto di una profonda venerazione locale, specie nel periodo di Pentecoste dove il villaggio è invaso da una folla mediamente di un

milione di pellegrini. Per la nottata rientrate nella vicina Siviglia (85km, 1 ora).

I folti stormi di fenicotteri e le linci sono solo alcuni degli animali che animano il parco, quindi l’Eremita del Rocio in ambiente bucolico.

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9° giorno: ITALICA, MERTOLA

La nona giornata è l’unica tappa di vero trasferimento dall’Andalusia in Spagna alle meravigliose coste portoghesi dell’Algarve, con uno

sviluppo chilometrico complessivo di 400km.

Non appena partiti da Siviglia, già nella sua periferia, merita una sosta il sito archeologico di Italica (15km, 20 minuti), che fu nel 206 a.C. la

prima cittadina fondata dai romani in terra iberica. La sua importanza storica fu assai rilevante avendo dato i natali a due tra i più famosi

imperatori romani: Traiano e Adriano. Lo stato di conservazione dei resti è buono e laddove il tempo avesse deturpato troppo l’integrità dei

resti sono state fatte alcune azioni di ricostruzione. Sono visibili grandi anfiteatri, strade pavimentate e le rovine di diverse case decorate con

mosaici millenari.

Posto invece a metà del tragitto, previa una dedicata deviazione, sorge il paesino tradizionale portoghese di Mertola (205km, 2 ore),

collocato su un’altura di roccia sul Rio Guadiana. Qui è d’obbligo, una volta oltrepassate le possenti mura difensive, girovagare tra le

stradine lastricate su cui si staglia un imponente castello del ‘200. Il cuore amministrativo e della vita locale è Largo Luis de Camoes, una

suggestiva piazza in cui crescono aranci. Secoli di stagnazione economica e di isolamento hanno contribuito poi a mantenere intatte molte

tracce della dominazione araba nella zona tanto che Mertola è spesso definita come un museo all’aperto. Mertola è infine un luogo propizio

per consumare un buon pasto assaporando uno dei sostanziosi piatti locali a base di selvaggina, di cinghiale o maiale.

Nel pomeriggio spingetevi infine sino a Lagos (175km, 2 ore), nell’estremità sud-occidentale dell’Algarve che fungerà da vostra base per i

prossimi giorni.

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Gli importanti resti romani di Italica, presso Siviglia, e la pittoresca città museo di Mertola, in Portogallo.

10° giorno: LAGOS

La costa portoghese dell’Algarve raggiunge l’apice della sua bellezza proprio nel tratto di costa che lambisce l’Oceano tra Lagos e

Carrapateira ed è per questo che vi consigliamo di dedicare almeno tre giorni alla rilassata e rigenerante esplorazione di questo paradiso di

acqua, sabbia e sole. Base migliore nell’area è la cittadina di Lagos con un nucleo storico racchiuso entro mura del ‘500 fatto di viuzze

acciottolate, piazze e chiese suggestive e una vasta addizione moderna tutto intorno in cui potrete trovare centri commerciali, qualsiasi tipo

di attività collegate alla vita da mare, ristoranti di qualità e sistemazioni economiche ma di livello.

Da Lagos iniziano poi a palesarsi le famose spiagge di sabbia dorata e soffice dell’Algarve che si incuneano tra alte scogli ere strapiombanti

di arenaria policroma e numerosi faraglioni che emergono dal mare. In questo senso le calette che si incontrano nel promontorio di Ponta da

Piedade, praticamente in città, sono davvero meravigliose e abitate da una comunità di centinaia di aironi.

Concedetevi un’intera giornata solo per Lagos, ma soprattutto dedicatele tutta una notte. Questo è infatti il centro dei divertimenti principe

dell’Algarve con bar, pub e club che aprono a tarda sera per chiudere all’alba, non prima di aver fatto fare baldoria e feste sfrenate ai loro

clienti!

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Il meraviglioso abitato di Lagos sulla costa dell’Algarve e le sue mirabolanti spiagge presso Ponta da Piedade.

11° giorno: SAGRES

Annidato tra scogliere erose dall’oceano e dominata dall’omonima fortezza che incombe Sagres (35km, 35 minuti da Lagos) è l’ultimo centro

abitato dell’Algarve verso l’Oceano aperto e appare davvero come un luogo da fine del mondo. Sagres è una località molto tranquilla per

essere sulla turistica costa dell’Algarve ed è frequentata principalmente da surfer e imbottita di buoni ristoranti di pesce. La Forteza de

Sagres è indiscutibilmente il monumento principale del paese: spoglia e desolata domina l’abitato e permette favolose viste verso il Cabo de

Sao Vicente.

Sagres è rinomata anche per le sue spiagge di un’accecante bellezza: se volete rimanere in città potrete scegliere tra Praia da Mareta,

direttamente nell’abitato o Praia do Martinhal a est o Praia de Beliche a ovest. Se però preferite un lembo di spiaggia soffice raccolto in

un’insenatura tra le dirupate scogliere intorno tutto per voi percorrete la breve strada sterrata che porta a Praia do Telheiro, nei pressi di

Cabo de Sao Vicente. Consiglio spassionato è di protrarre la vostra giornata sulla battigia fin verso l’ora del tramonto e andare a gustare

questo evento quotidiano nei pressi del faro di Cabo de Sao Vicente. Questa è l’estremità sud-occidentale dell’Europa continentale e la vista

del sole che sparisce dietro l’orizzonte dell’infinito Oceano Atlantico e che abbaglia di un rosso acceso le alte scogliere di arenaria del capo

è un’esperienza che vi rimarrà nella memoria. Per la notte rientrate a Lagos.

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Vista aerea di Sagres con le belle varie spiagge urbane, quindi l’oceano in tempesta colpisce le falesie presso Cabo de Sao Vicente.

12° giorno: CARRAPATEIRA

Grazie all’istituzione del Parque Natural do Sudoueste Alentejano e Costa Vicentina la natura regna ancora incontrastata e selvaggia, quasi

incontaminata, nell’area dove sorge il piccolo borgo marinaresco di Carrapateira (35km, 40 minuti da Lagos). Questo villaggio è una vera

mecca per gli amanti del surf ed è animato anche da numerosi hippy. Qui i servizi sono pochi ed essenziali ma la spiagge nei dintorni sono

davvero eccezionali. Ve ne menzioniamo tre, cosicché siate voi a scegliere quella che maggiormente vi si addice: Praia do Bordeira sorge a

nord dell’abitato ed è una landa sabbiosa lunga 2km che si estende per più di un chilometro nell’entroterra formando un mini deserto. La

marea e il moto ondoso sono potenti ma il mare digrada lentamente sottacqua e quindi è comunque adatta a tutti e a una balneazione attenta.

Praia do Amado si apre invece appena a sud di Carrapateira, incastonata in un anfiteatro di colline che la cingono completamente. E’ meno

estesa e più rinomata per il surf. Infine se volete qualcosa di più selvaggio ancora spostatevi a Vila do Bispo e percorrete i sentieri e le piste

che vi conducono al tratto incontaminato della Costa Vicentina. Qui tre lunghe spiagge di sabbia finissima si alternano tra faraglioni e

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promontori rocciosi in uno scenario che ricorda una cattedrale naturale.

Ancora una volta rientrate poi a Lagos per la notte e concedetevi quest’ultimo momento di svago e ricreazione del viaggio, soprattutto poiché

essendo da Lagos posta a poco meno di 300km (3 ore) dall’aeroporto di Siviglia dovrete mettere in conto ancora un giorno per il rientro in

Italia.

La Praia do Bordeira con la sua immensa distesa sabbiosa presso Carrapateira e un tratto della selvaggia e bellissima Costa Vicentina.