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S i contano numerosi omaggi alla musica di Jimi Hendrix ma rari, rarissimi, sono quelli che in cui il fuoco del genio di Seattle raggiunge una platea intera fino a farla bruciare. Bisogna saperlo incanalare e Dee Alexander ci è riuscita in occasione di Umbria Jazz 2011. Con il programma We Plays Jimi Hendrix, la cantante di Chicago ha dimostrato di saper rischiare e pure grosso: un faccia a faccia diretto con il corpus hendrixiano, un confronto dal quale si può uscire anche malconci, se non gravemente feriti. E invece l’Evolution Ensemble ha preso il toro per le corna ed è riuscito a domarlo. Porzioni di Fire, Machine Gun, Foxy Lady, If 6 Was 9, Stone Free, Purple Haze sono state ritagliate e ricucite tra loro dagli arrangiamenti di un gruppo atipico, con voce, batteria-percussioni (Ernie Adams) e tre archi (James Sanders al violino, Tomeka Reid al violoncello e Junius Paul a contrabbasso e basso elettrico). Dee, come e quando è nata l’idea di un progetto dedicato a Hendrix? Una sera a Chicago vidi un programma televisivo su di lui. Sono cresciuta ascoltando la sua musica e così un attimo dopo proposi ai ragazzi: «Che dite? Perché non rendergli omaggio?». Mi guardarono come fossi pazza e in un certo senso potevo capirli: non avevamo la chitarra e non potevamo suonare come lui. Però avevamo gli archi e sentivo che avremmo potuto eseguire ottime interpretazioni. Mi è sempre piaciuto pensare fuori dagli schemi. Di lì a poco cominciammo a lavorare individualmente sui materiali. Quando ci ritrovammo, la prima volta passammo un’intera seduta ad ascoltare gli originali. Solo in seguito decidemmo i pezzi, come organizzarli, tagliarli, strutturare i medleysQuindi ognuno di voi arrivò in studio con idee precise? Direi di sì. Tutti hanno contribuito in maniera attiva. Quando abbiamo suonato a Umbria Jazz Winter 2010, il concerto e le cover di Hendrix sono talmente piaciuti che ci hanno chiesto di tornare. Come potevamo rifiutare il main stage di Umbria Jazz 2011? Così ci siamo rimessi al lavoro per estendere la prima parte dell’omaggio, allora comprendente circa venti minuti di musica. RIVISITAZIONI la strada del blues passa da hendrix di Luca Civelli Intervista a Dee Alexander IL BLUES VOLUME UNO GIANCARLO BELFIORE / CORTESIA UMBRIA JAZZ

Speciale Blues

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Contenuti extra: la strada del Bluespassa da Hendrix: intervista a Dee Alexander, colonne sonore in Blues, Web-blues-map, guida al cd allegato allo speciale

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Page 1: Speciale Blues

Si contano numerosi omaggi alla musica di Jimi Hendrix ma rari, rarissimi, sono quelli che in cui il fuoco del genio di Seattle raggiunge

una platea intera fino a farla bruciare. Bisogna saperlo incanalare e Dee Alexander ci è riuscita in occasione di Umbria Jazz 2011. Con il programma We Plays Jimi Hendrix, la cantante di Chicago ha dimostrato di saper rischiare e pure grosso: un faccia a faccia diretto con il corpus hendrixiano, un confronto dal quale si può uscire anche malconci, se non gravemente feriti.

E invece l’Evolution Ensemble ha preso il toro per le corna ed è riuscito a domarlo. Porzioni di Fire, Machine Gun, Foxy Lady, If 6 Was 9, Stone Free, Purple Haze sono state ritagliate e ricucite tra loro dagli

arrangiamenti di un gruppo atipico, con voce, batteria-percussioni (Ernie Adams) e tre archi (James Sanders al violino, Tomeka Reid al violoncello e Junius Paul a contrabbasso e basso elettrico).

Dee, come e quando è nata l’idea di un progetto dedicato a Hendrix?

Una sera a Chicago vidi un programma televisivo su di lui. Sono cresciuta ascoltando la sua musica e così un attimo dopo proposi ai ragazzi: «Che dite? Perché non rendergli omaggio?». Mi guardarono come fossi pazza e in un certo senso potevo capirli: non avevamo la chitarra e non potevamo suonare come lui. Però avevamo gli archi e sentivo che avremmo potuto eseguire ottime interpretazioni. Mi è sempre piaciuto pensare fuori dagli schemi. Di

lì a poco cominciammo a lavorare individualmente sui materiali. Quando ci ritrovammo, la prima volta passammo un’intera seduta ad ascoltare gli originali. Solo in seguito decidemmo i pezzi, come organizzarli, tagliarli, strutturare i medleys…

Quindi ognuno di voi arrivò in studio con idee precise?

Direi di sì. Tutti hanno contribuito in maniera attiva. Quando abbiamo suonato a Umbria Jazz Winter 2010, il concerto e le cover di Hendrix sono talmente piaciuti che ci hanno chiesto di tornare. Come potevamo rifiutare il main stage di Umbria Jazz 2011? Così ci siamo rimessi al lavoro per estendere la prima parte dell’omaggio, allora comprendente circa venti minuti di musica.

rivisitazioni

la strada del bluespassa da hendrix

di Luca Civelli

Intervista a Dee Alexander

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Hendrix è uno di quei musicisti ai quali si ritorna sempre; accade anche con Dylan, con i Beatles e pochi altri. Qual è secondo te la portata del suo messaggio?

Per me è stato un pioniere; uno che rischiava sempre con la propria musica. Era all’avanguardia, davvero avanti per i suoi tempi. In un certo senso mi sento un po’ come lui… Quand’ero bambina, mia madre stava attenta alle cose che facevo, di solito molto diverse da quelle degli altri. Credo fermamente che ognuno di noi debba seguire una propria strada, essere se stesso, e Hendrix per me significa tutto ciò.

Il mondo del jazz ha sempre guardato a Hendrix con molta attenzione. Per quali ragioni credi che la sua musica attiri così tanto?

In effetti … Hendrix attira perché ha avuto un impatto dirompente in un brevissimo lasso di tempo: quale musicista non vorrebbe riuscirci? Inoltre aveva un mucchio di cose da dire: raramente era ripetitivo. C’era una sorta di tensione spirituale in quello che faceva; me ne sono resa conto lavorando a fondo a questo progetto. Tutti quei suoni nella loro diversità riflettevano uno spirito realmente audace. Non ha solamente influenzato chitarristi come Prince ma intere generazioni di musicisti: quasi tutti quelli che conosco. Nel jazz si dice che bisogna avere il proprio suono. Ebbene: Hendrix ce l’aveva eccome!

Quindi senti la sua influenza anche in un musicista come Prince?

Certo che la sento! E posso anche vederla.

Ti riferisci al modo di stare in scena?

Sì, alle movenze e a molto altro. Prince è un altro musicista che a partire dai modelli ha sviluppato una propria strada. Come dico sempre ai miei allievi: «Rubate qualcosina alle vostre influenze e impegnatevi a creare la vostra miscela».

Davvero suggerisci di cercare tra le fonti?

Sì, assolutamente. Siamo tutti influenzati da… tutto. Per molto tempo ho cercato di imitare alcune cantanti. Poi però bisogna avere il coraggio di fermarsi e capire che lo stile che imiti è il suo, il loro e non il tuo. Ripeto: bisogna pescare una piccola porzione da tutti, mettere tutto nel frullatore e fare la propria torta.

Quali composizioni di Hendrix preferisci?

Devo dire che mi piace molto la sua versione di All Along The Watchtower. Mi piace il testo e mi piace la musica, soprattutto ora. Trovo che il nostro arrangiamento sia impreziosito dagli archi: l’armonia risuona bene. È davvero perfetto! Ma la canzone che amo davvero è Angel.

Con Tomeka Reid la eseguite in duetto: violoncello e voce. Chi ha avuto l’idea di arrangiarla in quel modo?

Io e successivamente l’abbiamo rielaborata assieme. Ne viene fuori una versione meravigliosa.

A parte la tua voce, che si spinge fino a imitare e simulare wah wah e feedback, sono gli arrangiamenti dei brani ad aver lasciato tutti stupefatti. Si è trattato di un lavoro collettivo?

Sì. Tutto è stato concepito in modo molto collaborativo.

Ci avete lavorato molto?Non tantissimo ma è stato un lavoro intenso.

In realtà il problema principale è stato quello di trovarsi in sala prove nello stesso momento, visti i numerosi impegni. Una volta riuniti abbiamo provato alcune cose; altre sono emerse pian piano; altre ancora si sono incastrate automaticamente e via dicendo. Lavorare su porzioni di canzoni diverse ci ha permesso di vedere cosa avrebbe funzionato e cosa no.

Ma un Cd delle vostre interpretazioni hendrixiane?

Direi che è più di un’ipotesi. Sarebbe un’idea eccellente ripartire dal concerto di Perugia per registrare quel repertorio e sono sicura che cominceremo a lavorarci molto presto…

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James Sanders, Tomeka Reid, Junius Paul, Ernie Adams, Dee Alexander.

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Forza espressiva e struttura semplice, con possibili variazioni

sia armoniche sia melodiche, rendono il blues adatto al

racconto cinematografico: un potenziale evocativo a volte

ideale per sottolineare scene di diversa tensione emotiva o per

delineare un’epoca precisa. Tralasciando pellicole mirate (documentari,

biopics e via dicendo), citiamo alcune delle più indicative colonne sonore

di uso generico e altre dove il blues gioca un ruolo importante.

Un percorso cronologico può iniziare dall’uso apparentemente

marginale che ne viene fatto in La parete di fango (The Defiant Ones,

Stanley Kramer 1958), dove due detenuti, un bianco e un nero, fuggono

incatenati uno all’altro. Uno dei poliziotti che li inseguono porta al collo

una radiolina, dalla quale fuoriescono in continuazione blues e rock’n’roll.

Più specifica è la sua funzione in La calda notte dell’ispettore Tibbs (In

The Heat Of The Night, Norman Jewison 1967): la musica di Quincy

Jones ha come tema centrale l’omonimo, magistrale blues venato di

gospel, cantato da Ray Charles.

Un tocco blues efficace nell’indicazione dell’epoca e dei luoghi è in

Mandingo (Richard Fleischer 1975), ambientato in Louisiana alla metà

dell’Ottocento: il brano guida è Born In This Time di Muddy Waters.

Storia di un soldato (A Soldier’s Story, Norman Jewison 1984),

dramma sul razzismo in un campo militare della Louisiana nel ’44, è

sottolineato dalla musica di Herbie Hancock ma propone anche Patti

Labelle in due eccellenti numeri blues (soprattutto Low Down Dirty

Shame) in un locale.

In Ascensore per l’inferno (Angel Heart, Alan Parker 1987), un detective

si trova in un juke joint della Louisiana del ’55: voce e chitarra dell’attore

quando si esibisce sono in realtà opera di Brownie McGhee. Passano anche

brani di Bessie Smith e, in una delle scene più forti, di LaVern Baker.

sullo schermo

Blues in colonne sonore

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Homeboy (Michael Seresin 1988) è retto da un tenebroso

blues mood di Eric Clapton, adatto a una scenografia

urbana e disadorna rimarcata da incisioni di Magic Sam e

J.B. Hutto, in classico stile chicagoano.

In Scandalo Blaze (Blaze, Ron Shelton 1989), film sul

discusso governatore della Louisiana di fine anni Cinquanta,

Bonnie Sheridan propone classici come C.C. Rider e Next

Time You See Me, e Fats Domino cala l’asso One Night.

Nel torrido Hot Spot - Il posto caldo (The Hot Spot, Dennis

Hopper 1990) la tensione è esaltata dall’inconsueta

collaborazione tra John Lee Hooker e Miles Davis più, tra gli

altri, Roy Rogers e Taj Mahal (già autore per Sounder,

Martin Ritt, 1972). In Cosa fare a Denver quando sei morto

(Things To Do In Denver When You’re Dead, Gary Fleder

1995), l’aiuto arriva anche da Buddy Guy e Jimmy Reed.

Una canzone per Bobby Long (A Love Song For Bobby

Long, Shainee Gabel 2004), ennesimo soggetto ambientato

nel Sud, si avvale di Big Bill Morganfield, Magic Slim &

Teardrops, Lightnin’ Hopkins, Helen Humes.

Trasuda blues già dal titolo Black Snake Moan

(Craig Brewer 2007), dramma ambientato a

Memphis, dove Samuel L. Jackson, qui cantante

e chitarrista, se la vede con l’omonimo brano di

Blind Lemon Jefferson e con una bruciante versione di

Stackolee. Ci sono anche Bobby Rush, R.L. Burnside, due

frammenti parlati del grande Son House, nonché i Black

Keys e i North Mississippi All Stars. A The Great Debaters

(Denzel Washington 2007) contribuiscono Alvin

Youngblood Hart, Sharon Jones e i Carolina Chocolate

Drops. Infine, in Nemico pubblico (Public Enemies,

Michael Mann 2009) siamo all’inizio degli anni Trenta con

Dillinger e si va dal repertorio di Blind Willie Johnson e

Billie Holiday a quello recente di Otis Taylor.

RobeRto Giuli e Gianni Del Savio

Dr Blues, Medical Division

Fan di Dr House - Medical Division, andate su Youtube e

cercate: «On est pas couché - Hugh Laurie Part 1». Spostate il

cursore al minuto 9’40”: scoprirete che anche il medico più famoso

del piccolo schermo ha un’anima. Ebbene sì, ci voleva proprio un

blues (e uno dei più belli) per smontare pezzo per pezzo la corazza di

cinismo che contorna il caro dottore. I suoi pazienti e colleghi più

bistrattati troveranno una personale rivincita nel vederlo

soccombere impotente sotto le note di I Can’t Quit You Baby. Chi

l’avrebbe mai detto che, smessi i panni del dottor House, Laurie

indossasse quelli del bluesman? Con «Let Them Talk» (Warner

Music), mini evento discografico dell’anno, Laurie fa parlare alcuni

suoi idoli, da Louis Armstrong a Professor Longhair, assecondato da

un cast da brividi – Tom Jones, Allen Touissant e Dr John tra gli

altri – con la produzione di Joe Henry. Ne salta fuori un omaggio

sincero, tutt’altro che opaco, al blues di New Orleans.

Laurie incrementa una lunga lista di attori prestatisi alla varietà

della musica americana. È il caso dell’ormai ex attore Billy Bob

Thornton: quattro album all’attivo e molti apprezzamenti da parte di

Billy Gibbons degli Zz Top (o almeno così si mormora). Kevin

Costner è spesso in tour con i Modern Western; e Steven Seagal, tra

una scazzottata da b-movie e l’altra, trova il tempo per qualche

assolo di chitarra (due gli album a suo nome). Se Tim Robbins

privilegia il folk, l’esperienza di cantante country alcolista (Otis

«Bad» Blake, un nome che è tutto un programma) in Crazy Heart

non ha lasciato indifferente nemmeno Jeff Bridges: prodotto da

T-Bone Burnett, «Jeff Bridges» reca i tipi della leggendaria Blue

Note. Potere dello schermo, piccolo o grande che sia.

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sullo schermo

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Hugh Laurie,

«Let Them Talk»

(Warner Music)

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Inauguriamo questa carrellata con i siti dedicati ai video: youtube.com, dailymotion.com, vimeo.com, ina.fr (e mille altri) sono archivi storici pronti a soddisfare fan e nostalgici. Basta cercare il nome di un musicista e il gioco è fatto. Una valida scorciatoia è

offerta dal francese zone19.org (L’antre du blues): pesca performance di una quarantina di bluesmen da Dailymotion, riportando talvolta i testi dei brani interpretati (si consiglia una sbirciatina alla Death Letter Blues di Son House e a Sweet Home Chicago di Keb’ Mo’ e Corey Harris).

La sezione «Jazz & Blues» di liveweb.arte.tv, sito del canale televisivo francotedesco Arte, consente per diversi mesi la visualizzazione in alta qualità di interi concerti registrati in Europa.

E bluesworld.com è una scatola di segreti; un eccezionale e praticissimo contenitore di link (se ne contano 110!). A seconda della selezione, è possibile acquistare vinili e Cd, consultare cataloghi online o intere collezioni di 78 e 45 giri, scoprire storie inedite di «vecchi» bluesmen. Un buon punto di partenza per chi volesse avventurarsi nel blues in rete.

In lifegate.it, si possono invece riascoltare le puntate di Life In Blues, programma radiofonico che «il puma di Lambrate» Fabio Treves conduce dal 2003.

In italiano, ilpopolodelblues.com resta il sito di riferimento. Concise e costantemente aggiornate la sezione blues del quotidiano

inglese Guardian (guardian.co.uk/music/blues) e quella della statunitense National Public Radio (npr.org/music/genres/jazz-blues/). Quest’ultima offre la possibilità di scaricare gratuitamente le trasmissioni.

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blues nella rete

venti e più siti per non perdersi

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1. Bo DiddleyI’m A Man (Otis Ellas BatEs) 2:59Bo Diddley (chit., voc.), Otis Spann (p.), Billy Boy Arnold (arm.), James Bradford (b. el.), Clifton James (batt.), Jerome Green (perc.). Chicago, 2-3-55. Dal 78 giri di Bo Diddley I’m A Man / Bo Diddley (Checker 814)

2. James BrownPlease, Please, Please (JamEs BrOwn) 2:47James Brown (voc.), Ray Felder (alto), Clifford Scott, Wilbert Smith (ten.), Bobby Byrd (p., voc.), Nafloyd Scott (chit.), Clarence Mack (b. el.), Edison Gore (batt.), Johnny Terry, Nashville Knox, Sylvester Keels (voc.). Cincinnati, 4-2-56.Dal 45 giri di James Brown And The Famous Flames Please, Please, Please / Why Do You Do Me (Federal 12258)

3. Muddy WatersRollin’ Stone (mcKinlEy mOrganfiEld) 3:08Muddy Waters (chit., voc.). Chicago, febbraio 1950.Dal 78 giri di Muddy Waters Rollin’ Stone / Walkin’ Blues (Chess 1426)

4. Ray CharlesThe Things That I Used To Do (EddiE JOnEs) 3:02Frank S. Mitchell (tr.), Gus Fontenette (alto), Charles Burbank, Joseph Tillman (ten.), Eddie «Guitar Slim» Jones (chit., voc.), Ray Charles (p., arr.), Lloyd Lambert (cb.), Oscar Moore (batt.). New Orleans, 26-10-53. Dal 78 giri di Guitar Slim The Things That I Used To Do / Well, I Done Got Over It (Specialty 482)

5. Larry WilliamsJock-A-Mo (Iko Iko) (JamEs «sugar BOy» crawfOrd) 1:33Larry Williams (voc.), Jesse James Jones (ten.), Leon M. Silby (p.), Rene Hall (chit.), Ted Brinson (cb.), Earl Palmer (batt.). Hollywood, 26-4-57.Da: Larry Williams, «The Unreleased Larry Williams» (Specialty)

6. Jimmy WitherspoonTrouble In Mind (richard m. JOnEs) 3:03Jimmy Witherspoon (voc.), Sidney DeParis (tr.). Wilbur DeParis (trne), Omer Simeon (cl.). Sonny White (p.), Shep Shepard (bjo), Benny Moten (cb.), Wilbur Kirk (batt). New York, 23-10-56.Da: Jimmy Witherspoon & Wilbur DeParis New Orleans Band, «Callin’ The Blues» (Atlantic)

7. Big Joe TurnerHoney Hush (JOsEph VErnOn turnEr) 2:42Big Joe Turner (voc.), Pluma Davis & The Rockers: Pluma Davis (trne), Lee Allen (ten.), Alvin «Red» Tyler (bar.), Antoine «Fats» Domino o James «Buster» Tolliver (p.), scon. (chit., cb., batt.). New Orleans, Wdsu, 12-5-53.Dal 78 giri di Big Joe Turner Honey Hush / Crawdad Hole (Atlantic 1001)

8. Lightnin’ HopkinsThinkin’ And Worryin’ (sam JOhn hOpKins) 2:54Lightnin’ Hopkins (chit., voc.). Los Angeles, agosto 1947.

Dal 78 giri di Lightnin’ Hopkins Fast Mail Rambler / Thinkin’ And Worryin’ (Aladdin 204)

9. John Lee HookerDimples (JOhn lEE hOOKEr) 2:15John Lee Hooker (chit., voc.), Eddie Taylor (chit.), George Washington (b. el.), Tom Whitehead (batt.). Chicago, 27-3-56.Dal 78 giri di John Lee Hooker Dimples / Baby Lee (VeeJay 205)

10. Jimmy ReedBig Boss Man (luthEr dixOn, al smith) 2:48Jimmy Reed (arm., chit., voc.), Lonnie Brooks, «Lefty» Gates (chit.), Willie Dixon (cb.), Earl Phillips (batt.), Mama Reed (voc.). Chicago, 29-3-60.Da: Jimmy Reed, «Found Love» (VeeJay)

11. Lowell FulsonReconsider Baby (lOwEll fulsOn) 3:12David «Fathead» Newman (ten.), Leroy «Hog» Cooper (bar.), Lowell Fulson (chit., voc.), prob. Ray Charles (p.), mus. scon. Dallas, 27-9-54.Dal 78 giri di Lowell Fulson Reconsider Baby / I’ll Believe I’ll Give It Up (Checker 804)

12. Muddy WatersHoochie Coochie Man (williE dixOn) 2:50Little Walter (arm.), Muddy Waters (chit., voc.), Jimmie Rogers (chit.), Otis Spann (p.), Willie Dixon (cb.), Fred Below (batt.). Chicago, gennaio 1954.Dal 78 giri di Muddy Waters Hoochie Coochie Man / She’s So Pretty (Chess 1560)

il cd allegato a Musica Jazz speciale blues

Nel nostro cd

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il cd allegato a Musica Jazz speciale blues

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13. T-Bone WalkerCall It Stormy Monday (aarOn thiBEaux walKEr) 3:03Teddy Buckner (tr.), Bumps Myers (ten.), T-Bone Walker (chit., voc.), Lloyd Glenn (p.), Arthur W. Edwards (cb.), Oscar Lee Bradley (batt.). Hollywood, 13-9-47.Dal 78 giri di T-Bone Walker Call It Stormy Monday / I Know Your Wig Is Gone (Black & White 122)

14. Howlin’ WolfSmoke Stack Lightnin’ (chEstEr BurnEtt) 3:07Howlin’ Wolf (arm., voc.), Hubert Sumlin, Willie Johnson (chit.), Hosea Lee Kennard (p.), Willie Dixon (cb.), Earl Phillips (batt.). Chicago, gennaio 1956.Dal 78 giri di Howlin’ Wolf Smoke Stack Lightnin’ / You Can’t Be Beat (Chess 1618)

15. Sonny Boy Williamson III Don’t Know (alEx ricE millEr) 2:29Sonny Boy Williamson II (arm., voc.), Otis Spann (p.), Robert Lockwood Jr., Luther Tucker (chit.), Willie Dixon (cb.), Fred Below (batt.). Chicago, 12-8-55.Da: Sonny Boy Williamson, «Down And Out Blues» (Chess)

16. B.B. KingBlues At Midnight (iVOry JOE huntEr) 2:59B.B. King & Maxwell Davis Orchestra: scon. (tr.), Bill Green, Jewell Grant (alto), Maxwell Davis, scon. (ten.), Floyd Turnham (bar.), B.B. King (chit., voc.), Lloyd Glenn (p.), Ralph Hamilton (cb.), Jesse Sailes (batt.). Los Angeles, dicembre 1961.Da: B.B. King, «Mr. Blues» (Abc Paramount)

17. Buddy GuyTen Years Ago(Buddy guy) 2:38Jarrett «Gerry» Gibson, Bob Neely (ten.), Donald Hawkins (bar.), Junior Wells (arm.), Buddy Guy (chit., voc.), Otis Spann (p.), Jack Myers (b. el.), Fred Below (batt.). Chicago 16-12-60.Dal 78 giri di Buddy Guy Ten Years Ago / Let Me Love You Baby (Chess 1784)

18. J.B. LenoirMama Talk To Your Daughter (J.B. lEnOir) 2:25Lorenzo Smith (ten.), J.B. Lenoir (chit., voc.), Joe Montgomery (p.), Al Galvin (batt.). Chicago, 1954.Dal 78 giri di J.B. Lenoir Mama Talk To Your Daughter / Man Watch Your Woman (Parrot 809)

19. Koko TaylorWang Dang Doodle (williE dixOn) 2:59Koko Taylor, Willie Dixon (voc.), Gene Barge, Donald Hawkins (ten.), Lafayette Leake (p.), Buddy Guy, Johnny «Twist» Williams (chit.), Jack Myers (b. el.), Fred Below (batt.). Chicago, data scon.

20. Professor LonghairTipitina (hEnry rOEland Byrd) 2:39Lee Allen (ten.), Alvin «Red» Tyler (bar.), Roy «Professor Longhair» Byrd (p., voc.), Edgar Blanchard (cb.), Earl Palmer (batt.). New Orleans, novembre 1953.Dal 78 giri di Professor Longhair In The Night / Tipitina (Atlantic 1020)

21. Junior WellsTwo-Headed Woman (l.p. wEaVEr, williE dixOn) 2:38Junior Wells (voc.), Syl Johnson, Dave Myers (chit.), Willie Dixon (cb.), Eugene Lounge (batt.). Chicago, 1957.Dal 78 giri di Junior Wells Two-Headed Woman / Lovey Dovey Lovey One (Chief 7005)

22. John Lee HookerBoogie Chillen’ (JOhn lEE hOOKEr) 3:12John Lee Hooker (chit., voc.). Detroit, settembre 1948.Dal 78 giri di John Lee Hooker Boogie Chillen’ / Sally May (Modern 627)

23. Chuck BerryMaybellene (charlEs Edward BErry) 2:22Chuck Berry (chit., voc.), Johnny Johnson (p.), Willie Dixon (cb.),

Jasper Thomas (batt.), Jerome Green (perc.). Chicago, 21-3-55.

Dal 78 giri di Chuck Berry Maybellene / Wee Wee Hours (Chess 1604)

24. Ray CharlesI’ve Got A Woman (ray charlEs, rEnald richard) 2:54Joe Bridgewater, Charles Whitley (tr.), Don Wilkerson (ten.), Dave Newman (bar.), Ray Charles (p., voc.), Wesley Jackson (chit.), Jimmy Bell (cb.), Glenn Brooks (batt.). Atlanta, 18-11-54.Dal 78 giri di Ray Charles I’ve Got A Woman / Come Back Baby (Atlantic 1050)

25. Elmore JamesDust My Broom (rOBErt JOhnsOn, ElmOrE JamEs) 2:56Sonny Boy Williamson II (arm.), Elmore James (chit., voc.), Leonard Ware (cb.), Frock O’Dell (batt.). Jackson, 5-8-51.Dal 78 giri di Elmore James & Bobo Thomas Dust My Broom / Catfish Blues (Trumpet 146)

26. Jackie BrenstonRocket 88 (JacKiE BrEnstOn) 2:49Jackie Brenston (ten., voc.), Raymond Hill (ten.), Ike Turner (p.), Willie Kizart (chit.), Willie «Bad Boy» Sims (batt.). Memphis, 3-3-51.Dal 78 giri di Jackie Brenston And His Delta Cats Rocket 88 / Come Back Where You Belong (Chess 1458)

27. Fats DominoGoin’ Home (antOinE dOminiquE dOminO, al yOung) 2:13Wendell Duconge (alto), Robert «Buddy» Hagans (ten.), Antoine «Fats» Domino (p., voc.), Harrison Verrett (chit.), Billy Diamond (cb.), Cornelius Coleman (batt.). New Orleans, gennaio 1952.Dal 78 giri di Fats Domino Reeling And Rocking / Goin’ Home (Imperial 5180)

28. Freddie KingHide Away(frEdEric christian) 2:43Freddie King (chit., voc.), Sonny Thompson (p.), Bill Willis (b. el.), Philip Paul (batt.). Cincinnati, 26-8-60.Dal 45 giri di Freddie King I Love The Woman / Hide Away (Federal 12401)