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VALENTINA JUDO GIRL Il nuovo free magazine che parla di sport MAKE UP PER LO SPORT TORINO STREET STYLE VERTICAL CITY RACE N° 1 - MENSILE - NOVEMBRE 2010 « « BIKE POLO GRATIS

Sport 2.0 : novembre 2010

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Page 1: Sport 2.0 : novembre 2010

VALENTINA JUDO GIRL

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Mamma, voglio fare il criceto umano. Sai, con quelle ruote giganti dove annaspi dentro a tempo di musica e la gente ti applaude. Anzi no, voglio scalare la Mole tuffandomi da un tetto all’altro, così imparo anche a fare il ladro. Che in tempi di crisi, non è un’idea da buttar via. Ripensandoci, meglio provare il wrestling, almeno il naso me lo rifaccio una volta per tutte e non rischio l’ergastolo. Se almeno una volta hai esternato questo genere di pensieri e sei sopravvissuto alle ire di tua madre, alle lacrime della nonna e ai “ti diseredo” dello zio, allora sei il nostro lettore ideale. Sport 2.0 racconta e interpreta il mondo dello sport. Tutto lo sport, senza distinzioni tra sport minori e maggiori, sport poveri e ricchi, sport conosciuti e sconosciuti, sport per tutti e sport esagerati. Per Sport 2.0 il calcio vale come il tamburello, il basket come la galotxa, la pallavolo come il jai alai, o il jianzi, o il palla eh! (si chiama così) o il Pesäpallo - che non è una gara di attributi. Per noi vale solo lo Sport. E non lo intendiamo solo come muscoli, sudore e calorie: noi ne sveliamo il volto seducente, adrenalico, estetico, cool. Via libera alla sperimentazione e alla sensualità di lotte e corteggiamenti di tradizione secolare. Lo Sport entra nella fase 2.0. A Torino.

Anno 01 Numero 01 Novembre 2010

Direttore ResponsabileIlaria [email protected] EditorialeMarco [email protected] CollaboratoStefano BozzoLeo NuceraTorino Bike PoloUmberto CombaMirko TagliaferriPer fare pubblicità[email protected] LegaleCorso Vittorio Emanuele II, 6210121 TorinoDirezione Redazione AmministrazioneVia Cardinal Fossati, 5/P10141 Torino

Reg. Tribunale di Torino n°57 del 25/10/2010PeriodicitàMensileGrafica e ImpaginazioneHEYOU design s.n.c.StampaGrafica Piemontese s.r.l.

In corso di iscrizione al ROC - registro operatori della comunicazione.

Copyright©, tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione totale o parziale di testi, foto, disegni pubblicati su Sport 2.0, con qualsiasi mezzo, salvo espressa autorizzazione dell’Editore. L’editore non risponde dell’opinione espressa dagli autori.

Per collaborare, sottoponi le tue idee a:[email protected]

di IlariaGaraffoni

Figli di uno sport minoreNOVEMBRE 2010

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Francesca TabassoDisegnatrice

Edoardo BlandinoContributor

Massimo PincaFotografo

Marco CasazzaAss. Fotografia

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Quali attività ludico-sportive avete promosso

sul tessuto torinese?Lo sport abbraccia un raggio infinito di attività, anche se si riscontra la tendenza a foca-lizzare l’attenzione sul calcio. Fa parte del nostro dna. Dall’inizio del mio mandato, mi sono quindi ripromesso di dare visibilità a tutti gli sport, senza eccezioni o preferenze. E Torino sotto questo aspetto offre delle potenzialità enormi: è una città aperta al nuovo, dove si può praticare qualsiasi attività sportiva, anche quelle considerate minori. Tra le nostre priorità si annovera anche la promozione delle attività per diversabili: campo in cui abbiamo già maturato delle esperienze importanti, pensiamo solo alle bocce, che hanno riscosso veramente un grande successo.

Possiamo certamente contare su un patrimonio impiantistico importante, che ci per-mette di dare delle risposte a praticamente qualsiasi esigenza sportiva. Solo in città disponiamo di 250 impianti, senza contare ciò che non è di proprietà comunale e che viene gestito dalla Provincia o dai privati. Abbiamo inoltre attivato dei progetti scola-stici che intendono diffondere l’idea di sport non solo come attività ludica, ma come vera e propria educazione al movimento. Abbiamo peraltro in dote un patrimonio importante, che è quello della visita medica per tutti i bambini che frequentano la I° media. Purtroppo siamo in difficoltà economiche, ma non intendiamo chiudere i rubinetti: la visita della medicina dello sport è un’opportunità per monitorare i rischi ed individuare le potenzialità in ciascun ragazzo. Pensiamo solo all’obesità: la visita medica può evidenziare le difficoltà di una vita sedentaria e di un’alimentazione scorretta. Insomma, il messaggio che vogliamo lanciare ai giovanissimi è che biso-gna muoversi e seguire una dieta sana. L’importante è fare sport, qualunque esso sia. Se poi arrivano anche dei risultati sul fronte agonistico, tanto di guadagnato: altri ragazzi si avvicineranno allo sport, maggiore o minore che sia.

Sotto questo profilo, gioca un ruolo di rilievo anche il vasto patrimonio impiantistico torinese. Che cosa offre Torino rispetto alle altre città?

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Prima ha accennato alla scarsità delle risorse: a Torino si continua

ad investire per lo sport?

Un auspicio per il team di Sport 2.0?

Torino continua ad investire. Purtroppo a causa dei tagli del governo e delle regioni non ci sono tutte le risorse necessarie e bisogna inventarsi degli strumenti nuovi per andare avanti. Una grossa mano viene dalle istituzioni come il CONI e dagli altri enti che promuovono avvenimenti sportivi. L’Assessorato collabora con tutti e compie degli enormi sforzi per preservare le risorse da destinare allo sport, interessandosi anche alla ricerca di sponsorizzazioni.

Mi auguro che abbiate un crescente successo. Sport 2.0 è un organo di informazione innovativo e Torino è sempre stata un laboratorio di speri-mentazione. Non ho dubbi che la vostra testata desterà forte interesse nel tessuto giovanile. Tra l’altro abbiamo registrato un aumento di iscrizioni all’università, in particolare di stranieri, che spesso portano con sé una profonda cultura dello sport. Gli studenti scelgono Torino perché è in grado rispondere a qualsiasi esigenza sportiva. Con mezzi di informazione come il vostro, si aprono nuove opportunità per conoscere e praticare le tante proposte sportive della nostra città. In bocca al lupo, ragazzi.

Pratico attività motoria: nei ritagli di tempo vado a correre e provo sport nuovi.Gli sport “alternativi e stravaganti” sono sempre atti-vità interessanti per il nostro Assessorato. In molti casi rappresentano una valida alternativa per avvicinare nuove persone allo sport (che non è solo moto e diver-timento, ma anche un modo per distrarsi, socializza-re). Quindi guardiamo con interesse a tutti gli interlo-cutori che si affacciano sulla scena torinese e chiedono la collaborazione della città per far conoscere nuove e diverse attività sportive. Del resto, le passioni non nascono solo per il calcio, anche se spesso i media ten-dono a dimenticarsene.

Sport 2.0 si rivolge agli sport innovativi e stravaganti.Lei, Assessore, è una persona sportiva?

253ImpIantI SportIvIa torIno

107per gli atletI

profeSSIonIStI

146aperti al

pubblIco

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VALENTINA

Qualità che valgono oroIncontriamo Valentina Aloisi, Grinta e tenacia, ma anche equilibrio, agilità ed una forte capacità di concentrazione. Qualità che valgono oro, almeno nel caso della campionessa italiana di judo Valentina Aloisi. Una giovane torinese che ha scelto il judoghi al posto del tutù.

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Valentina Aloisiclasse 1981

categoria 57 kgCentro Sportivo Olimpico dell’Esercito (Roma)

ORO

ARGENTOBRONZO

5° POSTO

Campionati Italiani Assoluti 2006 e 2008Coppa Italia dal 2002 al 2005

Campionati Italiani Universitaridal 2001al 2006 e 2009

Campionati Mondiali Universitari 2004

Campionati Mondiali Militari 2006

Campionati Mondiali Universitari 2006

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Chi o cosa ti ha avvicinato al mondo del judo?Una bambina e il caso. La mia migliore amica alle elementari frequentava la palestra vicino alla scuola, dove insegnavano sia karate che judo, a giorni alterni. In sostanza lo devo a lei, anche se la scelta del judo è stata condizio-nata dalle necessità dei miei genitori, che al sabato potevano accompa-gnarmi e talvolta assistere all'allenamento, mentre le giornate del karate non combaciavano coi loro impegni. Ma devo anche ammettere che il karate, nonostante il successo planetario di Karate Kid, non mi ha mai appassiona-ta al punto da provarlo. Nel karate i colpi sono simulati, mentre nel judo c'è un contatto vero fisico: si lotta, si usano le mani e i piedi, ci si fa cadere per davvero. E poi tutte quelle protezioni... il karate non fa per me. Inoltre non è disciplina olimpica, dettaglio non trascurabile per chi vuole praticare uno sport a livello professionistico.

I tuoi genitori ti hanno appoggiato o avrebbero preferito che praticassi un altro sport?In verità a me sarebbe piaciuto fare danza, ma mio padre detestava ruote e giravolte, allora mi ha iscritto a un corso di tennis. Dopo cinque lezioni e l'in-vestimento in un completino di Gabriella Sabatini, l'istruttore mi ha vivamente consigliato uno sport dove la palla fosse grande il doppio..io non la vedevo proprio! Aneddotica a parte, mamma e nonna sono state le mie più grandi sostenitrici e col judoghi (il kimono) mi trovano anche più bella che in tutù.

A proposito di tutù, come ti sentivi rispetto alle tue amiche che praticavano sport comu-nemente ritenuti più “femminili”?Praticare judo ha fatto sì che forgiassi il mio carattere: ero la leader, sempre. Quando le altre bambine stavano con me si sentivano protette: "tanto ci sei tu", mi dicevano. Io invece ammiravo la grazia con cui loro indossavano vestitini e gonnelline e pensavo che forse se avessi fatto danza le mie braccia sarebbero entrate nelle camicette. Poi col tempo ho accettato pienamente la mia scelta e alla fine dei conti ho condiviso la maggior parte della mia vita con ragazze come me.

Le tue amiche si sentivano protette da te. E tu ti senti protetta anche in mezzo agli uomini? Sì, ma non credo dipenda dalla pratica del judo. Di certo la formazione infusa da questa disciplina ha influito sul mio approccio verso la paura, ma credo che prevalga la componente caratteriale di fondo. Essere sicuri di sé è la miglior forma di difesa. Ma anche essere equilibrati. Non a caso non mi sono mai trovata a ricorrere alle arti marziali al di fuori del contesto sportivo.

Neanche in amore?Mai! Il mio fidanzato non rischia che tenti di metterlo al tappeto. Al massimo rischio io, perché “tra i due l'atleta è lui”.

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Cosa significa praticare judo nella vita di ogni giorno?Puoi far tardi la sera col tuo ragazzo? Il judo impone parecchie rinunce: dieta ferrea per rientrare in categoria di peso, niente alcool, fumo o discoteca. Del resto il judo non è solo uno sport: è una filosofia di vita, un modo per sfogarsi, per stare in mezzo alla gente, per viaggiare, nel mio caso è anche un lavoro (Centro Sportivo Olimpico dell’Esercito) - il che non è poco. Mi alleno almeno quattro ore al giorno, faccio 2 allenamenti al dì per 6 giorni la settimana e gareggio la domenica. Ma il judo è ormai parte di me, è la mia vita e vale tutti i sacrifici.

In Italia abbiamo atlete straordinarie, ma i media continuano a dare poco spazio al judo. In quali  paesi la stampa dedica più attenzioni a questa disciplina? In Italia il judo è noto solo a chi lo pratica o a chi ha amici in quel giro. Credo che sia uno sport difficile da capire, ma veramente spettacolare da guardare. In Francia è molto diffuso: è tra gli sport nazionali e gli atleti anche di livello discreto guadagnano bene. Non per niente la Francia è tra le prime in Europa e nel mondo. Però anche in Italia sono stata oggetto di piccole attenzioni: i gior-nali locali mi hanno fatto qualche intervista, soprattutto dopo i risul-tati migliori, e ho autografato davvero tantissimi judoghi dei piccoli.

Se dovessi consigliare il judo ad una ragazzina dell'età in cui hai iniziato tu, cosa le diresti?E' uno sport divertente, dinamico e ti regalerà molte soddisfazioni ed emozioni. Ma ci vuole anche pazienza: per diventare una buo-na lottatrice di judo dovrai aspettare una decina d'anni ma sarà l’unico momento della tua vita in cui potrai picchiare un maschio!

Domanda classica: cosa farai da grande? Se intendi cosa farò una volta conclusa la carriera da professioni-sta, il mio obiettivo è di arrivare ad allenare una squadra femminile. Magari proprio quella del centro sportivo dell'esercito.

E per finire, una domanda tecnica: cosa sono lo ritsurei e lo zarei?Sono i saluti che vengono eseguiti prima di ogni incontro, in piedi o in ginocchio.

Allora devo salutarti con un ritsurei o con uno zarei?Ciao va benissimo.

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TOP 10 SPORTIl tennis è sbilanciato, il wrest-ling ti rompe le costole, il body building devasta il fegato.Non sempre sport fa rima con sa-lute.

La rivista americana Forbes ha stilato una hit parade dei 10 sport più salutari al mondo, ba-sandosi su un pool di esperti in fitness, psicologia, medicina del-lo sport, nutrizionismo e diete-tica. Indovina un po’? Nei primi 10 po-sti ci sono gli sport dei nostri nonni: canottaggio, sci di fondo, pugilato.Forse un tantino antiquati, ma efficaci.

LEGENDA:Resistenza cardiorespiratoria, forza muscolare, resistenza muscolare, elasticità sono valutate in scala da 1 a 5, dove 5 è eccel-lente, 4 molto buono, 3 buono, 2 non male e 1 niente di che. Il rischio di incidentalità è valutato in scala da 1 a 3, dove 3 corri-sponde a scarso, 2 a così così e 1 a rischio alto.

01) SQUASHChi si aspettava il vec-chio squash al primo posto! Invece bastano 30 minuti per fare un eccellente lavoro car-diorespiratorio, rinfor-zare la muscolatura e scolpire gli addominali. Tartarugati.

resistenza cardiorespiratoria 4,5forza muscolare 3resistenza muscolare 5elasticità 3 calorie/30 minuti di lavoro 5rischio di incidentalità 2 totale: 22,5

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totale: 22

totale: 22

02) CANOTTAGGIORoba da nonnetti? Un ac-cidenti. Il canottaggio è uno sport completo, rin-forza braccia e gambe ed è una strepitosa attività aerobica. Un'altra scusa per farsi un giro al mare.

03) ROCCIAScatti, potenza, resi-stenza, la roccia fa bene praticamente a tutto. A parte il cuore, essendo un movimento prettamen-te anaerobico. Cercate giusto di non cadere: in quel caso fa male.

04) Nuoto: 20,7505) sci di fondo: 20,506) basket: 1907) ciclismo: 19

08) corsa: 18,509) penthatlon moderno: 18,510)pugilato: 17,5

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TORINOSTREETSTYLE

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STREET Protagoni-sta: la strada.

Coi suoi vicoli da scoprire e conqui-

stare, le sue altezze vertiginose, le sue cur-

ve e i suoi drappeggi, le sue acque e i suoi muri da

accarezzare e infine violare. Per due giorni Torino è stata te-

atro di evoluzioni e acrobazie moz-zafiato, scalate e pendenze, salti,

giravolte e lanci nel vuoto. Bmx, Skate, Bouldering, Fresbee, Bike Polo, Vertigimn.

Il tutto all’insegna del freestyle: lo stile urba-no che nasce dalla strada.

L’urlo dei freestyler

di Ilaria Garaffoni

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Il salotto torinese è stato colpito dall’onda anomala che ha attraversato gli oltre 100.000 spettatori che hanno

ascoltato, col cuore in gola, l’urlo del popolo della strada: “noi ci siamo anche se non ci vedete”.

Al ritmo multiforme e variopinto di due giorni di adrenalina allo stato puro.

L’era dello sport 2.0 è cominciata.

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La ruota di Rhon

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Straordinari atleti hanno dato prova di talento, cre-

atività e coraggio nella storica piazza San Carlo, volteggiando sulla rampa, sfidando la gravità, inseguendosi a colpi di pedale sulle

bike per il polo, ruotando e piroettando dentro alle ruote di Rhon - versione moderna dell’uomo vitruviano. E la strada si è fatta conoscere, assaggiare, esplorare,

arrendendosi all’onda d’urto del popolo del freestyle. Le nobili pareti del Cavallerizza Reale sono state letteral-mente prese d’assalto da orde di scalatori improvvi-sati. Nemmeno la Mole Antonelliana è stata rispar-

miata: la campionessa italiana di arrampicata sportiva Jenny Lavarda ne ha espugnato

la cupola ben 3 volte in 45 minuti.E senza farle nemmeno un

graffio.

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Torino citta' verti-cale per due giorni. L'11 e il 12 settem-bre scorso nessun muro, rampa, sca-letta, pendio, fiu-me o monumento e' stato risparmiato dagli assalti, dal-le pagaiate e dalle

scivolate in tele-ferica dei trecento atleti in gara per la Vertical City Race. Dodici km di corsa e 25 km di mountain-bike nei parchi della collina, kayak e te-leferica di 200 metri sul Po, arrampicata ai Murazzi e orien-teering tra le vie cittadine: queste le prove di un'origina-le competizione dal sapore decisamente underground. Gli atleti e gli oltre 100 team coinvolti hanno sfidato curve spaccafiato, pare-

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ti imperfette e cadute vertiginose in un con-test urbano che abbi-nava agonismo, diver-timento e avventura. Il tutto in parallelo al Torino Street Style, grande evento/pal-coscenico che ha visto protagonisti gli sport di strada: Skate, Stre-et Boulder, Ultimate Frisbee, Bmx, Bike Polo, Street Golf. Per due giorni atleti, cittadini e curiosi han-no vissuto uno spa-zio urbano eccitante, sorprendente. Verti-cale. Noi ve lo raccon-tiamo cosi'.

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Costruire campi da tennis per costruire la pace

di Stefano Bozzo (in collaborazione con Leo Nucera)

In Sierra Leone si gioca a tennis. Ma si potrebbe anche giocare a scacchi o pattinare o nuotare con la pinna. L’importante è cre-are delle oasi dove ritrova-re il gusto per la vita, co-struirsi un futuro, rendersi indipendenti dalle logiche dei governi mangiasoldi, uscire dalle atrocità della guerra. Con lo sport.

E’ cominciata cosìEra il 2004. Mi trovavo a Freetown, in Sierra Leone, in cerca di un soggetto per un docu-mentario. Un giorno un amico mi ha suggerito di riprendere i tennisti sierra leonesi, visto che frequentavo i campi da tennis di Hill Station. E’ andata così, ma la mia vita da allora è cambiata per sempre. Una volta terminato il documentario, ho in-fatti capito che dovevo andare oltre. Grazie a Tennis for Africa, un’organizzazione no profit che raccoglie fondi per i paesi africani organiz-zando eventi tennistici, ho conosciuto Lorenzo Marcuzzi e assieme abbiamo promosso “Think Again Project”, un grande torneo a Freetown per i giovani tennisti locali. L’idea era quella di filmare i 3 atleti più promettenti, durante il tor-neo ma anche nel quotidiano. Per tutti c’erano in palio racchette ed equipaggiamento sporti-vo; per i 4 migliori un viaggio premio in Italia con stage in un club tennistico. Abbiamo an-che impostato un workshop per i coach locali. Purtroppo i fondi non sono bastati, ma il sog-giorno è stato per noi talmente coinvolgente che ne è scaturita l’idea di una nuova ONG che non si limitasse al tennis o all’Africa. Tornando a New York ho conosciuto Leo Nucera: grazie alla sua dedizione è nata SportforLife. Leo ha dato l’anima e il nome alla nostra ONG e ha inserito nel progetto Kirti Rao, amica d’infan-zia del tennista Bhupati, che ha lavorato sugli aspetti legali.

Lo sport fa bene

SportforLife è un’organizzazione non governa-tiva che promuove gli sport minori o “insoliti” nei paesi in via di sviluppo che sono - o sono

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stati di recente - coinvolti in conflitti. Perché non raccogliamo fondi per viveri o case o istruzione? Per-ché lo sport è la strada più potente e semplice per costruire dei nuovi cittadini che sappiano lottare per una società più solida e consapevole. Il caso del-la Sierra Leone è emblematico. Lì tutti – dal governo al singolo cittadino - chiedono soldi all’occidente. Il governo non promuove iniziative che creino benes-sere perché ha più interesse a mantenere la società nella miseria, in modo da ottenere gli aiuti umanita-ri e alimentare la sua corruzione. Nella gente è stata inculcata la stessa mentalità. Eppure in quasi due anni di frequentazione dei campi da tennis di Hill Station, nessuno mi ha mai chiesto un centesimo. Perché chi fa sport sa - perché il tennis lo insegna - che deve lottare per conquistare ogni punto, che deve sudare per guadagnare ogni dollaro di man-cia. E questa consapevolezza lo rende più forte, più orgoglioso, più sicuro di sé. Inoltre nello sport si vince ma si perde anche: saper accettare le sconfit-te aiuta a conoscere ed apprezzare le logiche della democrazia.

Costruire campi da tennis per costruire la paceSierra Leone, Congo e Timor Est sono paesi fune-stati dalla guerra e hanno bisogno di sport per co-struire la pace e l’identità di chi lotta per avere una società più equa e indipendente. Il nostro obiettivo è aiutare lo sport a svilupparsi partendo dalle realtà già esistenti. A Freetown abbiamo aiutato i maestri ad aggiornarsi, abbiamo fornito l’equipaggiamento e, grazie anche ad un’ONG australiana gemella, alla Banca Mondiale e a qualche benefattore, abbiamo rimesso a posto i campi di Hill Station. Ora vogliamo costruire nuove strutture, portare equipaggiamenti e organizzare tornei e viaggi di aggiornamento. Tutti obiettivi che costano. Ma basta poco: a Timor Est con 500 dollari abbiamo tenuto dei programmi di introduzione al tennis per bambini per quasi due anni.Facile no? Scopriteci su www.sportforlife.org

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Rugby32

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femminile Ab-

b i a -mo in-

contrato la sezione fem-

minile dell’Asti Rugby per farci

raccontare la loro espe-rienza ed è venuto fuori un

quadro curioso e interessan-te. In Italia il rugby non è molto

seguito ed è poco giocato. Anco-ra meno sono le ragazze che lo praticano. Eppure si tratta di uno sport come un altro, ma il preconcetto che sia un’attività prettamente maschile limita fortemente l’afflusso di at-lete. Fortunatamente qual-cosa sta cambiando, al-meno nell’astigiano. Gli uomini stanno ottenen-do risultati importanti e c’è maggiore atten-zione su questo sport, così a n -

Il rugby si

tinge di ro

sa

ma re

sta cattiv

o

di Edoardo Blandino

Il rugby si

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o

di Edoardo Blandino

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www.crpiemonterugby.it

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che le ragazze cominciano ad interessarsi. Il reclutamento avviene attra-verso le scuole, dove ci sono continui corsi di avvicinamento al rugby. Finché si resta ad Asti tutto ok: il problema sorge quando le atlete sono obbligate a trasferirsi per iniziare l’università o comincia-re a lavorare. «Ogni anno perdia-mo diverse ragazze – commen-ta con rammarico l’allenatore Roberto Spollon - Purtroppo non hanno più tempo». Eppure la voglia di giocare è così forte che l’anno scorso in due si sono

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trasferite a Roma pur

di continuare. Nemmeno la pro-

spettiva di eventuali rimborsi spese potrebbe

aiutare perché «le ragazze lo fanno per passione, come si face-

va una volta – continua Spollon – Non prendono un soldo. Mica come gli altri. Da

quando ha iniziato a girare il denaro questo sport è cambiato».

Ed è davvero solo la passione ciò che spinge le atlete ad allenarsi giorno dopo giorno, perché altrimenti «chi te

lo fa fare di mettere la testa nel fango ogni volta», spiegano le ragazze. Serve un’adeguata preparazione fisica e l’esercizio

è una parte fondamentale. Lo sanno bene le atlete che si apprestano a cominciare una nuova stagione, dopo aver concluso al quinto posto le

finali di Coppa Italia dell’anno scorso a Rovigo. Là in Veneto ci sono strutture splendide per il rugby, mentre in Piemonte c’è ancora molto su cui lavorare. Basti

pensare che in tutta la regione ci sono appena sei squadre femminili.

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“Il rugby è una

buona occasione

per tenere

lontani trenta

energumeni dal

centro della città”

Oscar Wilde

"Il rugby e' una

buona occasione

per tenere

lontani trenta

energumeni dal

centro della città”

Oscar Wilde

In Piemonte sono sei i team di rugby femminile: Valledora

Alpignano A.D. (Rivoli, TO), C.U.S. Torino Rugby A.S.D. (Torino), A.S.D. Biella Rugby (Biella),

A.S.D. Valsesia Rugby (Varallo, VS), A.S.D. Asti Rugby 1981

(Asti) e APD D.L.F. Alessandria (Alessandria).

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Rilettura in chiave moderna del tradizionale Polo a cavallo, il Bike Polo è uno sport facile da praticare e adatto a tutte le età. Non servono attrezzi particolari o fisici scultorei: bastano una bici, una mazza, e tanta voglia di sperimentare.BI

KE P

OLO

basta saper andare in biciby Torino Bike Polo

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In un mondo in costante evoluzione, an-che gli sport cambiano faccia. E non c’è da stupirsi se tornano alla ribalta alcune anti-che discipline riadattate in chiave moderna. Una di queste è il Bike Polo, rilettura del Polo tradizionale con le biciclette al posto dei ben più costosi e ingombranti cavalli. Nato in Irlanda nel 1891, nei paesi anglosas-soni ha preso rapidamente piede, tanto da essere presentato come sport dimostra-tivo alle Olimpiadi di Londra del 1908. Nel 1996 a Richland (WA), USA, si sono tenuti i primi campionati internazionali, che hanno

visto trionfare l’India.Oggi il Bike Polo vanta una Federazione Internazionale (International Bicycle Polo Federation) e dopo lunghi anni di predo-minio nei paesi di lingua inglese comincia a diffondersi anche nelle altre nazioni. L’Italia è ancora alcuni passi indietro rispetto ai colleghi anglofoni, ma sta rapidamente re-cuperando terreno.Da noi manca ancora una Federazione uf-ficiale, ma crescono esponenzialmente gli appassionati. Del resto si tratta di uno sport facile da praticare e che non richie-

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Le regole del giocoIl Bike Polo è uno sport semplice da praticare e facile da impara-re. In campo si fronteggiano due squadre da tre contendenti cia-scuna che si sfidano in sella alle biciclette. Vince chi segna piu’ goal dell’avversario. Non è uno sport particolarmente duro ed è presente un arbitro a cui spetta l’ultima parola su ogni decisio-ne.

Cosa servePer iniziare non servono attrez-zi o abbigliamento particolari: bastano una bicicletta ed una mazza ricavabile da una vec-chia racchetta da sci. Non esi-ste un’età in cui iniziare o in cui smettere. Il Bike Polo è aperto a tutti: per iniziare basta presen-tarsi ad un allenamento. L’unico requisito richiesto è quello di sa-per andare in bici. Per il resto ci sarà tempo e modo di imparare.

Il Bike Polo a TorinoIl neonato team Torino Bike Polo si allena al Parco del Valentino in estate e al Parco Ruffini in in-verno. E’ un team aperto a tutti. Per conoscere date e luoghi degli incontri, per imparare le regole, per vedere video e foto o per avere maggiori informa-zioni sul Bike Polo consultare il sito http://repartopista.blog-spot.com/.

de attrezzi o dotazioni particolari. Ovvia-mente a livello agonistico si utilizzano degli strumenti modificati per migliorare lo stile di gioco, ma per iniziare bastano una bici e una mazza, che si può ricavare da una vec-chia racchetta da sci. Non servono scarpe all’ultimo grido o fisici scultorei particolari: basta solo aver voglia di sperimentare. E saper andare in bici.Pur essendo in continua crescita, il Bike

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Polo è ancora poco conosciuto in Italia. Le squadre sono ancora poche, ma diverse città stanno cominciando a organizzare i team, tanto che nei campionati mondiali in agosto a Berlino erano presenti ben 10 squadre italiane su circa 250. A Torino esiste la neonata A.S.D. Torino Bike Polo, inaugurata a gennaio 2010. La società è giovane e manca ancora un luogo ufficiale dove allenarsi; al momento il team

si trova al Parco del Valentino in estate e al Parco Ruffini in inverno. Un dettaglio importante: il TBP - Torino Bike Polo è un team aperto a tutti. Dai 18 ai 50 anni, le persone che praticano il bike polo a Torino sono accomunate dalla passione per uno sport curioso, divertente, aggregante e in rapida espansione. Vuoi provare? Presen-tati ad un allenamento. In bici, naturalmen-te.

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in Italia dedicato

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Incontriamo Davide Bianchetti, numero uno dello squash italiano

L'attitudine deinumeri primi

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Schiaccia la pallina, rincorrila come un dannato e infine neutralizzala.

Davide Bianchetti, un nome e una leggenda per lo squash italiano. Cosa significa essere il numero uno in Italia e tra i primi 30 giocatori al mondo? Beh, posso dire di essere stato il giocatore italiano più forte di tutti i tempi. E questo mi riempie di orgoglio. Il livello più alto di ran-king che ho raggiunto è stato il ventiquat-

tresimo posto a livello mondiale nel PSA (Professional squash association). Sono anche arrivato ai quarti di finale ai cam-pionati del mondo, entrando nella rosa dei primi otto giocatori più forti del mondo.

Che cosa è mancato per entrare nei primi 10 giocatori al mondo?

“Lo squash è una specie di tennis. Il vantaggio è che non perdi mai la pallina perché rimbalza dappertutto, lo svantaggio è che perdi l’uso della cornea perché ti rimbalza nell’occhio. Da qui il nome squash”

(Luciana Littizzetto)

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Squash. Una mezz’ora di lotta col muro e dimenticherai che tihanno rigato lo scooter e che hai collezionato i tre in fisica.

Un po’ di determinazione, talento forse, ma anche il fatto di essere cresciuto in un paese dove lo squash è poco diffuso. Questo non mi ha facilitato nella scelta di allenatori e preparatori atletici di livello.

Ma come ti è venuto in mente di giocare a squash?

Avevo 9 anni. Mio padre era un pioniere: è stato lui ad aprire il primo squash cen-ter a Brescia nel 1983. Negli anni 80 c'era il boom dello squash, sulla scia dei vecchi film di Woody Allen. Adesso, dopo alcuni anni difficili, lo squash è di nuovo in forte espansione, anche se resta uno sport mi-noritario. Il problema non è il costo, come

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Un modo molto british per accettare gli intoppi della vita.

si è portati a pensare: è la mancanza di cultura. Se uno sport non viene promosso, come può essere apprezzato?

A proposito di cultura, hai un passato da secchione o pensavi solo allo squash? Non ho mai studiato granché, ma ai tempi della scuola non giocavo nemmeno gran-ché a squash. Però a scuola ho impara-to l’inglese, che è fondamentale per chi pratica uno sport professionalmente. Mi ha permesso di viaggiare tutto il mondo, un'esperienza fantastica che mi ha arric-chito umanamente e culturalmente.

Visto che hai girato il mondo, vuoi dirci il posto più strano dove hai giocato?A Giza, in Egitto. Era il 1998. Un evento memorabile. Hanno montato un campo in vetro proprio davanti alle piramidi, uno scenario da togliere il fiato. In Italia si chia-ma Glass Arena, una suggestiva struttura in vetro e acciaio che permette di godersi lo sport a 360°. E' stata installata anche a Torino in Piazza Vittorio. Un momento indi-menticabile per lo squash italiano.

E' vero che i giocatori egiziani sono i più forti al mondo? Confermo. Credo dipenda dal fatto che in Egitto lo squash è anche un modo per emergere, per fuggire a realtà spesso dif-ficili. Per un giovane egiziano entrare nel-la scuola squash significa poter ambire a diventare uno tra i giocatori più forti del mondo. Si tratta di un'enorme opportunità di vita.

Chi è il numero uno al mondo? Nick Mattew, è inglese. Ci ho giocato, ma non chiedermi com'è andata! Cosa pensi del doping? Che non ha futuro e che non porta da nessuna parte. Sport significa prima di tut-to salute. Raggiungere i risultati senza pen-sare alla propria salute è una contraddi-zione in termini.

Sei fidanzato? Sono fidanzato e anche lei gioca a squash (ma più che altro per passare del tempo con me). Mi tocca farla vincere, altrimenti

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Du Parc Oriental spa

E per avere dei glutei da paura.

chi ci torna a casa la sera?

Lo squash femminile sta prendendo piede? Dipende dai paesi: è sicuramente meno diffuso dello squash maschile, ma molte donne ne apprezzano i benefici, soprat-

tutto dal punto di vista fisico. Non a caso la numero uno al mondo è anche molto carina, oltre che fortissima.

Quale sport consiglieresti ad un ragazzino? Mi prendi in giro? Lo squash! Perché è uno

sport individuale e come tale aiuta a crescere, sviluppa l’autostima, la fiducia in se stessi, il carattere e la predisposizione al sacrificio. E poi è uno sport completo, veloce, agonistico, divertente e adatto a chiunque. Si parte dai 9 anni e si va avanti tutta la vita.

Annoiamo anche noi stessi a fare questa domanda, ma è di rito: cosa farai a fine carriera?Voglio continuare a promuovere lo squash in Italia e nel mondo. Ho aperto un’accademia dello squash, che fa parte di un progetto internazionale. Vorrei allenare ragazzi giovani e farli diventare campioni internazionali.

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Residence du ParcStruttura di altissimo livello qua-litativo offre appartamenti dal design ricercato e predisposti ad un accoglienza unica.La struttura e’ composta da:Ristorante Maurizio e ManuelResidence Du ParcDu Parc Oriental spa

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Stati Uniti, 1968. Le motocross facevano sognare migliaia di ragazzi, ma solo pochi potevano permettersele. Da qui l’intui-zione di usare le bici per conquistarsi la propria fetta di cielo. Così nascono le BMX (Bicycle Motocross): simili alle bi-ciclette convenzionali, ma molto più piccole, leggere e al contempo robuste. Decisamente più versatili per sfidare la gravità.

Da allora è passata molta acqua sotto i ponti, ma in Italia la BMX free-style resta ancora uno sport di nicchia: i media ne parlano poco e mancano

i luoghi adatti per allenarsi e praticare. Ma qualcosa si sta muovendo: aumentano gli spazi dedicati alla BMX su Internet e cominciano a nascere i Bikepark anche da noi.

street, dirt, park = freestyleLa BMX freestyle si articola in tre cate-gorie, basate essenzialmente sul diverso terreno di pratica. - Street: normalmente si pratica in aree urbane. Ogni costruzione artificiale che

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non è fatta per le bici (scale, cornicioni, muri ricur-vi) diventa un ostacolo da superare dove compiere acrobazie, evoluzioni e salti. - Dirt: si pratica su salti, di base costruiti a terra. Qui le evoluzioni sono esclusivamente aeree. - Park: è un mix delle due precedenti discipline. I park sono costruiti appositamente per praticare gli sport estremi e di norma sono realizzati in legno

o in cemento.

mitiIn Italia cominciano ora ad affacciarsi

sulla scena i rider, piloti di BMX con una carriera professionistica. Il primo è stato il campione Alessandro Barbero e negli ultimi due anni Stefan Lantsch-ner e Simone Barraco, che stanno ot-tenendo importanti riconoscimenti a li-vello mondiale. Ma ci sono altri ragazzi che promettono bene: Davide Altobelli,

TOCCARE IL CIELOCON LA BICI

di UMBERTO COMBA

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Michele Virdis, Alessandro Froio e molti altri inizieranno presto a competere al di fuori del nostro paese, dove collezioneranno esperienze e tecnica.

divento riderOttima idea, ma attenzione perché la BMX richiede passione, ma anche un allenamento costante ed intenso per essere pra-ticata a livello agonistico. Spesso bisogna integrare la pratica sulla BMX con ore di allenamento in palestra per abituarsi a manovrare al meglio il mezzo (e per evitare pericolosi infortuni). La bella notizia è che con la BMX si viaggia tanto, si conoscono culture e gente diversa. Inoltre la competizione fra i rider è sempre sana: ci si incoraggia a vicenda per superare i propri limiti come se si fosse parte di un’unica squadra. Insomma, anche se è uno sport individuale, la BMX ti fa sentire parte di un team.

il BMX a TorinoTorino è una piazza fantastica per la BMX. Uno degli skatepark più belli è in via Ernesto Rossi 1, nei pressi di Corso Vercelli. E’ composto da un’area street con ostacoli di vario genere e una “vasca” (bowl), rifacimento artificiale delle piscine in muratura che si trovavano in California e che venivano usate dai primi skaters. Se avete deciso adesso di cominciare, consigliamo invece la bowl di Via Ar-tom: è il ritrovo dei ragazzini alle prime armi, quindi è il posto giusto per imparare divertendosi.Rampe e piccoli skatepark cittadini sono poi repe-ribili sul motore di ricerca del sito skatemap.it: immettendo la parolaTORINO apparirà una lista di tutti gli spot disponibili, anche in provincia.

sapevate cheDa qualche mese è nata a To-rino 365bmx, un’associazio-ne sportiva dilettantistica di ragazzi che fanno gruppo da più di 2 anni. Presto aprirà anche il sito che intende diven-tare una rubrica d’in-formazione quotidiana sulla BMX a livello internazionale. Siete curiosi? Questo è l’indirizzo www.365bmx.com

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Muscoli indolenziti? Terreno di gioco scivoloso? Dormito poco la sera prima? Scuse da pivelli: i grintosi atleti che abbiamo visto gareggiare il 14 ottobre scorso non co-noscono limiti né giustificazioni dell’ultimo minuto. Tiro con l’arco, basket, rugby, atletica: ancora una volta Torino è stata teatro di una grande festa dello sport dove ha prevalso la competizione nella sua forma più sana e divertente. Una giornata di emozioni e lacrime con tifo da stadio, lotte all’ultimo sangue, sudore, risate e sogni.

Ivan, ad esempio, brucia i 400 metri della pista d’atletica in meno di un minuto e sogna le olimpiadi di Londra del 2012. A proposito: Ivan, come tutti i ragazzi del 14 ottobre, è un atleta speciale. A due ruote.

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In certe situazioni il trucco colato ha un suo perché. Ma non abbinato a sudore ed afrori vari ed eventuali. E poiché chi fa sport tende a creare attorno a sé un natu-rale effetto serra, meglio tutelarsi. Se volete conservare femminilità e sex ap-peal anche nel bel mezzo della marato-na di New York, vi consiglio un trucco ele-gante, pratico e naturale. All’apparenza.

TRUCCOSENZAINGANNO

Partiamo con un prodotto correttivo in crema per mascherare le occhiaie (se non le avete già per natura o per la nottata brava, vi verranno comunque a fine corsa), da sfumare poi sul viso come fondotinta. Una buona cipria compatta servirà per opacizzare e fissare il tutto.

Ma la sportiva è anche salutista, o quanto meno così tendono a pensare i maschietti che ronzano nelle palestre, quindi occorre mettere in mostra ciò che si ha senza inganni...ma con qualche piccolo trucco.

di Mirko Tagliaferri

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Gli occhi sembreranno solo contornati da kajal, invece saranno truccati con un color carne lu-cido a sfumare con un punto luce bianco. Un velo di eye liner nero e molto, molto mascara waterproof complete-ranno l’effetto naturale. Non dimenticate un velo di burro di cacao idra-tante per la bocca (lo sport mette sete anche alla pelle). A questo punto sarete piene di appuntamenti per la sera, dove potrete osare a porte aperte.

Abbinate sempreal trucco un efficace

deodorante.L’uno senza l’altro

serve a poco.

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LA SFIDA CONTINUA...LA SFIDA CONTINUA...

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LA SFIDA CONTINUA...LA SFIDA CONTINUA... Chied

ilo al

DottorDottor

DuffDuffCaro Dottor Duff,

ogni volta che faccio sport in palestra o gioco a cal-

cetto con gli amici, trovo sempre qualcuno che mi

dice che devo fare dieci minuti di stretching. Ma que-

sto benedetto stretching serve a qualcosa o no? E

se serve, bisogna farlo prima o dopo l’attività fisica?

Antonio

Caro Antonio,fare Stretching significa letteralmente allungare,

stirare. Lo stretching è abbinato nell’immaginario co-mune agli sportivi ed agli atleti, ma trova in realtà ap-

plicazione (tecnicamente impeccabile) soprattutto tra i gatti e i lavoratori sedentari (solo verso

fine giornata).

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Dottor Duff, al vostro servizio

Che ci crediate o no, il Dottor Duff esiste davvero ed esercita qui a Torino. Mettetelo alla prova: risponderà a qualsiasi quesito medico-sportivo.

Vai col quizzone!

La funzione dello streching è principalmente quella di aumentare l’articolarità e la compliance muscolare cioè l’estensibilità di muscoli e ten-dini. È abitudine comune farlo prima dello sport perché si crede che possa preparare i muscoli allo sforzo e prevenire gli infortuni, mentre chi lo fa dopo pensa che possa diminuire il dolore post-esercizio. Tutto ciò non pare supportato da evidenze scientifiche (sono un medico spor-tivo, me lo avrebbero detto!), ma certo è che lo stretching va eseguito dopo un riscaldamento e che i benefici in termini di flessibilità si hanno solo dopo un periodo di costante esercizio. Ci sono molti modi per fare stretching - in coppia, con l’aiuto di un terapista, con macchine, pesi, pulegge o elastici - e non esiste una forma migliore di altre: l’importante è farsi aiutare a scegliere il tipo più appropriato ed efficace per se stessi. In genere si considera efficace un esercizio compreso tra i 5 e i 60 secondi, an-che perché poi diventa noioso e comunque non sembra ci sia nessun beneficio a prolungarlo oltre il minuto. Ovviamente tanto più alta sarà l’intensità dello stiramento, tanto meno sarà il tempo che il soggetto riuscirà a tollerare. La cosa importante, se vuoi fare stretching, è

farlo bene. Se ne fai troppo vai incontro aquello che viene definito overstretching, dove la lunghezza dei muscoli, dei tessuti circo-stanti e l’escursione articolare divengono tali da causare un’instabilità dell’articolazio-ne. Può predisporre ad un danno muscolare. Inoltre le persone con fratture recenti o non ancora consolidate, i soggetti con lesioni mu-scolari (strappi o stiramenti), infiammazioni, ematomi e quelle affette da malattie come l’osteoporosi o in cui esista già una ipermobilità non de-vono assolutamente fare stretching.Concludendo: lo stretching fa bene per migliorare l’am-piezza dei movimenti ar-ticolari, ma come prevenzione da infortuni, riduzione del dolore muscolare e soprattutto miglioramento della prestazione non si hanno delle certezze scientifiche.Quindi, caro Antonio, la prossima volta che trovi quello che ti dice di fare mezz’ora di stretching fagli pure un bel sorri-so e tira dritto verso la doccia: la scienza sportiva del dottor Duff è dalla tua parte.

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ry Duff, ma gli sareb-

be piaciuto girare un

video con lei (quel-

lo censurato). Non è

sponsor della birra

Duff altrimenti gua-

dagnerebbe quanto

Homer Simpson. In

compenso è spu-

meggiante come Hi-

lary e come la birra.

Ah, ovviamente fa il

medico sportivo.

Non

l’av

evat

eca

pito

?

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Foto del mesedi massimo pinca

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Ennio DorisPresidente di Banca Mediolanum

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