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1 Rivista bimestrale euro 4 | Spedizione in abb. post. | D.L. 353/2003 (conv. in L. 2702204 n.46) | art.1, comma1, DCB Bergamo, in caso di mancato recapito restituire al mittente | Tassa pagata BG CPO N U M E R O S E T T E WWW.SPORTANDCLUBS.IT lo sport è emozione

Sport & Clubs | Il magazine dello sport a bergamo

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direttore responsabile e redazionevice direttorepubblicitàmarketingwebimpaginazione e graficafotografiaeditoreinfo e abbonamentispazi pubblicitari

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ringraziamenti carlo bordonicassius clayerrri de luca

giacomo palenigigi del neri

giovanni bettineschi e promoeventigiovanni licinikobe bryant

ivan gottilance armstrong

laura merlettilorenzo cappia

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035 249187dott.ssa laura bertacchi dottore commercialista

revisore contabile

PERIODICO DELLA BC&E SRL REGISTRAZ. TRIBUNALE DI BG N°8 DEL 06 MARZO 2007Iscrizione R.O.C. num. 15811tutti i diritti di testi e immagini sono riservati all’editore

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NUMERO 7

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7 teamitalia

IL PRIMO QUOTIDIANO INDIPENDENTE ONLINEw w w . v o c e d i t a l i a . i t

910

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a l l ’ i n t e r n oN U M E R O S E T T E

EDITORIALE

AVVENIMENTI

GIRO D’ITALIA

GIOVANNI BETTINESCHI - INTERVISTA

LANCE ARMSTRONG

FEDERER E NADAL

GIGI DEL NERI - INTERVISTA

TENNIS VIP

PIPPO INZAGHI - INTERVISTA

INTERNAZIONALI DI TENNIS DI BERGAMO

CASSIUS CLAY

SCI CLUB RADICI GROUP

MASSIMO FLORIOLI - INTERVISTA

IVAN GOTTI e VERA CARRARA - INTERVISTA

TEAMITALIA EVENTI

LIFESTYLE

psicologiadietologiapreparazione fisicamusicacinemanarrativamedicinaphysiomedicanext art gallery

PARTNERS

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Considero Valore…Erri De Luca

Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca. Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.

Considero valore il vino finche’ dura il pasto, un sorriso involontario, la

stanchezza di chi non si e’ risparmiato, due vecchi che si amano.Considero valore quello che domani non varra’ piu’ niente e quello che

oggi vale ancora poco.

Considero valore tutte le ferite. Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere

in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi, provare gratitudine senza ricordare di che .

Considero valore sapere in una stanza dov’e’ il nord, qual e’ il nome del vento che sta asciugando il bucato.

Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca, la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.

Considero valore l’uso del verbo amare e l’ipotesi che esista un creatore.

Molti di questi valori non ho conosciuto.

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Scusate se parliamo di noi. Speriamo che a qualcuno interessi sa-pere che resistere nel panorama editoriale è una specie di corsa ad ostacoli. Invece di trovare per 110 metri la stessa asticella alla medesi-ma altezza troviamo filo spinato, paludi, improvvisi smottamenti, go-mitate dal corridore di fianco, atleti che fanno finta di correre e una volta arrivati, totale indifferenza. Consoliamoci. Per tutti è un periodo difficile e bisogna reagire in qual-che modo. Analizziamo qualche metodo. Il primo è antico, guardare il bicchiere mezzo pieno e trascurare il mezzo vuoto. Non vuol dire sottovalutare il problema ma essere consapevoli che in momenti di carestia anche una frittata è stupendamente buona. È sapersi ac-contentare, grande qualità che diventa virtù quando ci si accontenta dopo aver fatto tutto il possibile per lavorare bene, per fare il meglio di quello che si poteva. Il secondo è attaccare. La miglior difesa è l’attacco recita un prover-bio, un metodo temerario per coraggiosi ma a volte i frutti maturano. In economia è quasi una legge, per chi ci vuol provare…Il terzo metodo è nascondersi in attesa di tempi migliori, molto utiliz-zato perché generalmente costa di meno. Ognuno poi ha espedienti personali in base anche alla propria natura e in funzione del proprio carattere.Noi di S&C cercheremo di allenarci bene, di essere pronti a correre di più, di impegnarci alle continue gare da affrontare. Non ci si iscrive a queste competizioni, è una partecipazione omaggio e non c’è affol-lamento di partecipanti. Parte solo chi ha grinta e coraggio. Non c’è solo la possibilità di vincere. Già esserci è importante. Riscopriamo il gusto di affermare veramente che l’importante è partecipare. A no-stro modo, con il nostro stile che ci accompagna dal primo numero. Nasce una nuova collaborazione con Next Art Gallery. Sport e Arte Contemporanea, due piaceri della vita. Veniteci a trova-re alla Fara per conoscere la redazione e ammirare qualche opera d’arte. Magari anche per lasciarci qualche critica, sempre salutare.Sport & Clubs. Ci piace essere un rumore che non vuole fare rumore.Ad Maiora.

e d i t o r i a l es p o r t & c l u b s

DI LUCA CAVADINI

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A V V E N G E N N A I O F E B B R A I O M A R Z O

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I M E N T I G E N N A I O F E B B R A I O M A R Z O

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Gianvito Plasmati - COSA SI FA PER UN GOL !

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Daniel Albrecht - LA STREIF DI KITZBUEHEL

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Il SuperBowl vinto dai Pittsburgh Steelers - USA SI FERMANO

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Sergio Floccari - L’INTER IN GINOCCHIO

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David Beckham - INNAMORARSI A MILANO

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Arianna Follis - ORO AI MONDIALI DI SCI NORDICO 2009

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Lindsey Vonn - VINCITRICE COPPA DEL MONDO 2009

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Six Nations - IL CUCCHIAIO DI LEGNO ...SIGH...

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Aksel Lund Svindal - VINCITORE COPPA DEL MONDO 2009

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José Mourinho - BICCHIERE MEZZO PIENO O MEZZO VUOTO ?

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Ireland Rugby - IL GRANDE SLAM 2009

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IL GIRO D’ITALIA A BERGAMO

DI FABIO BERLINGHERIphoto s&c

... e sono cent’anni ...

PROMOEVENTI SPORT – Volontariato e Marketing

“Perché non facciamo arrivare il Giro in Presolana?!” Da questa ambiziosa idea sette anni fa nasceva Promoeventi Sport, da un gruppo di amici che avevano la passione per lo sport ed i suoi grandi eventi, convinti nelle potenzialità di un grande veicolo di promozione territo-riale. In questi anni molti obiettivi sono stati raggiunti, anche al di sopra di ogni aspettativa. Senza dimenticare tutti gli altri importanti eventi nell’ambito di diverse discipline sportive targati Promoe-venti, è il Giro d’Italia che ha caratterizzato l’attività della nostra Associazione: nel maggio 2004 la prima grande esperienza e poi l’incessante ed entusiasmante triennio 2007-2008-2009, e così Bergamo e la sua terra sono tornate protagoniste del grande evento popolare della “corsa rosa”.Importante e fondamentale è ribadire che Promoeventi Sport è un’Associazione che opera senza alcun fine di lucro e tutte le sue attività e risorse sono indirizzate alla migliore organizzazione e pro-mozione dell’evento sportivo del momento. Tracciando un ipotetico bilancio di quanto fatto fin’ora rischiamo di stupirci pure noi, valutando a mente serena il livello “mediatico” e “tecnico-agonistico” degli eventi organizzati e le risorse econo-miche ed umane impiegate per questo; a maggior ragione se si pensa che il tutto si fonda sul volon-tariato, sul tempo libero e la grande disponibilità di chi con passione si è impegnato in questa attività.Il volontariato che, necessariamente, deve legarsi al marketing, termine forse troppo altisonante per noi, ma vuole significare che per creare qualcosa di grande, servono grandi risorse e grande impegno per poterle trovare. Ma come si snoda il percorso che porta alla tappa del Giro d’Italia…proviamo a percorrerlo insieme.Nel 2004, con la nostra prima volta, il percorso era partito da lontano, alcuni anni prima, con un fitto scambio di corrispondenza tra noi, la RCS Sport e gli Enti pubblici coinvolti a livello territoriale nell’ipo-tetico tracciato della tappa che si voleva ottenere. Dopo diverse lettere interlocutorie e l’aiuto di al-cuni personaggi legati al mondo del ciclismo arrivò il primo incontro con l’allora “capo supremo” del Giro d’Italia, l’Avvocato Carmine Castellano. Approdati a Milano, negli uffici della Gazzetta dello Sport, il primo grande scoglio era superato e si potevano così presentare e discutere le nostre proposte che si concretizzarono poi con l’eccezionale successo sportivo e di partecipazione popolare della tappa Bormio-Presolana, divenuta una delle pagine più belle del ciclismo italiano degli ultimi tempi. C’è da dire che tutta la fase preparatoria e di discussione con gli organizzatori del Giro in merito alle nostre richieste per le edizioni successive si è rivelata, paradossalmente, l’aspetto più semplice ed allo stesso tempo gratificante; grazie all’ottimo rapporto instaurato con la prima esperienza ed alla serietà ed affidabilità dimostrata da Promoeventi Sport, nel 2007 il progetto triennale consecutivo del Giro a Bergamo ha trovato la piena condivisione nell’ambito dei programmi di RCS Sport, anche grazie alla splendida collaborazione con il suo responsabile Dott. Angelo Zomegnan, e le tappe a noi assegnate in questi ultimi tre anni, disegnate con la volontà di toccare tutto il territorio bergama-sco, ne sono la dimostrazione. Ma torniamo all’assegnazione della tappa…Il primo atto: la presentazione ufficiale del Giro, da quel giorno la consapevolezza della responsabilità e soprattutto si può dire…”abbiamo la tappa !!”.Una tappa del Giro, se si vogliono sfruttare tutte le sue potenzialità promozionali, ha un costo di alcune centinaia di migliaia di euro, ed è questa la parte di attività che impegna più di tutte. Ed è qui che entrano in gioco le Istituzioni locali e gli sponsor privati e si da avvio al cosiddetto “marketing” alla ricerca di risorse economiche necessarie a coprire i costi di tutte le iniziative collegate e collate-

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92° giro d’italia

www.promoeventisport.it

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...quello del centenario!8ª tappa

morbegno - bergamoKM 208

SABATO 16 MAGGIO 2009

CITTÀ DI TAPPA

partner istituzionali comitato tappa

Provincia di Bergamo

B E R G A M O

C I T T À D E I M I L L E

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planimetria

partner comitato tappa

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sponsor comitato tappa

CITTÀ DI TAPPA

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rali all’organizzazione e promozione del’evento. Richieste, incontri, contatti, discussioni alla ricerca di contributi e sponsorizzazioni. Molte importanti aziende e realtà imprenditoriali bergamasche hanno condiviso il nostro progetto e hanno risposto positivamente alle proposte di collaborazione, mettendo a di-sposizione della nostra Associazione importanti risorse finanziarie a fronte di un ritorno pubblicitario e di immagine nell’ambito delle diverse iniziative abbinate alle tappe del Giro di nostra competenza.E’ però doveroso sottolineare che senza il prezioso sostegno avuto in tutti questi anni dalle Istituzioni pubbliche, tra le quali merita un plauso particolare la Provincia di Bergamo i cui maggiori esponenti hanno partecipato attivamente alla programmazione ed alla realizza-zione del progetto “Giro a Bergamo” di Promoeventi Sport, senza poi dimenticare i Comuni, le Comunità Montane e la Regione Lombardia, nulla di quanto fatto fin’ora sarebbe stato possibile. Il grande ritorno del Giro d’Italia in terra bergamasca, visto come evento sportivo di massa a beneficio della promozione territoriale, è il risultato positivo dell’unione di risorse pubbliche e private destinate ad uno specifico progetto unitario e condiviso. Trovate le risorse e determinato il budget a disposizione si parte con la promozione, men-tre in parallelo si mantengono stretti rapporti con la struttura di RCS Sport per l’aspetto logi-stico legato all’allestimento del percorso della tappa e soprattutto delle aree di arrivo e par-tenza. Bisogna trovare ed approntare la sede del Quartiertappa, trovare i parcheggi per tutta la carovana, le aree per il Villaggio di Partenza e/o quello di Arrivo (a volte entambe), coordinare la sistemazione negli alberghi, valutare quali e come sistemare le strade dove passerà la corsa e ancora qualche altra decina di cose. Allo stesso tempo un fitto calen-dario di riunioni del Comitato Tappa, per programmare le svariate iniziative promozionali, il lavoro dell’Ufficio Stampa per i comunicati stampa e gli spazi pubblicitari su stampa, radio e tv, lo studio e realizzazione della brochure dell’evento, con il meticoloso lavoro di raccolta del materiale (testi, foto, loghi, ecc) da pubblicare, lo studio e la realizzazione dei gadget, dei kilometrici striscioni rosa e dei cartelloni pubblicitari, l’organizzazione della cerimonia di presentazione ufficiale della Tappa, divenuta un prestigioso appuntamento mondano per lo sport bergamasco, con la presenza di importanti personaggi del mondo del ciclismo a partire dal nostro campionissimo Felice Gimondi, fino ad arrivare al grande Eddy Merckx e Francesco Moser.Altro tassello importantissimo ed indispensabile al successo che ha sempre caratterizzato il passaggio del Giro d’Italia in bergamasca, e così sarà certamente anche quest’anno, è il coinvolgimento e la stretta collaborazione con Promoeventi Sport, di tantissimi Gruppi e Associazioni di volontariato operanti sul territorio, in particolare per quanto riguarda il con-trollo ed il presidio della viabilità per garantire la sicurezza sia degli atleti che del numerosissi-mo pubblico. In ogni appuntamento con la tappa bergamasca del Giro, circa 500 volontari sono stati impegnati in vari compiti, dalla sorveglianza degli incroci stradali alla gestione dei parcheggi, al servizio di trasporto, e molto altro ancora. A tutte queste persone va il dovero-so ringraziamento degli sportivi bergamaschi e non solo, perché grazie a loro hanno potuto assistere e vivere questi grandi appuntamenti con il ciclismo mondiale sul nostro territorio.Quest’anno si conclude il progetto triennale consecutivo del Giro a Bergamo realizzato da Promoeventi Sport, che già sta lavorando affinché altri traguardi sportivi, tinti forse an-che di altro colore, possano essere raggiunti dal territorio bergamasco grazie al comune sforzo organizzativo e di investimento economico delle Istituzioni pubbliche locali e mondo imprenditoriale. E’ stato un percorso impegnativo ed a volte, come capita spesso a chi ci mette solo la passione e l’impegno senza nessuna contropartita, ti fai la domanda …“ ma chi me lo fa fare ?!”Ma quando rivedi le immagini della folla assiepata lungo i tornanti della Presolana, sulla sa-lita di Città Alta, sotto il diluvio al Monte Pora e poi quando assisti dal vivo all’arrivo dei cam-pioni sul “tuo” traguardo…allora ti rendi conto del perché lo fai e pensi…”è fantastico…al lavoro per il prossimo!”.

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Un lavoro incessante?Si una mole di lavoro veramente incredibile che è partita il giorno dopo l’arrivo della tap-pa 2008.Questa è l’ultima tappa di tre arrivi a Bergamo.Esatto, una soddisfazione incredibile per noi di Promoeventi e penso anche per tutta la città e la provincia.Le altre due tappe?Nel Maggio 2007 la tappa Cantù-Bergamo, nel 2008 la Legnano-Presolana-Mte Pora e anche la partenza del giorno successivo a Rovetta e quest’anno il Giro del Centena-rio. Meglio di così!Cosa comporta organizzare una tappa del Giro?Avere passione, lavoro duro, organizzazione, grande volontà ed uno staff all’altezza della situazione. La scelta del percorso e le verifiche tecniche, la copertura televisiva, gli accordi con tutti i comuni interessati, il marketing, la ricerca degli sponsor…E Giovanni Bettineschi…Beh faccio del mio meglio, con alti e bassi. Quest’anno chiedere sforzi economici e contributi alle aziende e ai comuni è veramente difficile per la congiuntura economica sfavorevole.Vi sono comunque vicini…Molto, a cominciare dalla Provincia di Bergamo, dal Comune e dagli enti locali, la came-ra di commercio e gli istituti bancari. Poi ci sono le aziende private e molti appassionati di ciclismo si annidano tra coloro che aiutano economicamente la riuscita della tappa.Cosa significa Giro del Centenario?Significa avere un numero impressionante di giornali, televisioni e appassionati che ci seguono. Quest’anno ci sono tutti i più grandi corridori compreso il ritorno alle gare di Armstrong. Solo gli Stati Uniti hanno tre televisioni!Sono più che voci quelle di un arrivo del Tour de France a Bergamo…Ci stiamo lavorando e i contatti sono ben avviati. In Francia stravedono per Gimondi o Gimondì come lo chiamano loro. Sarebbe fantastico dedicargli la tappa e con lui onora-re Casartelli e il santuario del Ciclismo al Ghisallo. Bergamo è una provincia che ha dato all’Italia numerosi Campionisimi. Oltre Gimondi ricordo Savoldelli, Gotti, Vera Carrara e ancora Guerini, Corti, Mazzoleni e molti altri.Una Bergamo tutta rosa in previsione di vederla tutta gialla.Sarebbe un onore e ci stiamo provando veramente con il cuore. È più probabile che si realizzi nel 2011 o 2012. Siamo pronti.

Giovanni Bettineschi, Presidente del comitato di tappa del Giro d’Italia a Bergamo.

GIOVANNI BETTINESCHI

REDAZIONE S&Cphoto s&c

Deus ex machina

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LANCE ARMSTRONG

REDAZIONE S&C

Lance Armstrong rappresenta una delle leggende vere del ciclismo. Una vita da film che del resto l’americano ha già interpretato. Un ciclista normalis-simo, uno dei tanti che si ritira dal Tour de France per tre volte e arriva 36° nel quarto. Vince un Mondiale come as-soluto outsider e nel 1996 scopre di avere un tumore ai testicoli. Si cura sal-vaguardando i polmoni per cullare il so-gno di vivere e tornare a gareggiare in bicicletta. Il risultato lo sapete tutti. Sette vittorie consecutive al Tour de France, la gara più importante del mondo nel ciclismo. L’unico rivale degno di nota Marco Pantani, che in salita nel 2000 lo staccò in due tappe, umiliandolo nel-la seconda. Purtroppo per Marco finì male mentre Armstrong dopo il ritiro ar-riva il momento di tornare alle corse. Lo farà per la prima volta al Giro d’Italia, mai corso, mai affrontato. Una scommessa nella scommessa di questo clamoroso come-back. E farà anche il Tour, o al-meno questo è il programma.Un’atleta incredibilmente dotato dalla natura. Il medico che lo ha curato e lo staff che lo allena affermano che il cuo-re di Lance può battere per 200 volte

il ritorno di un predestinato

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al minuto e che la camera di com-pressione espelle completamente il sangue, circa nove galloni, mentre un cuore normale ne pompa cin-que. Per ragioni ancora inspiegabili dalla scienza i muscoli dello statuni-tense producono meno acido latti-co, il sangue si ossigena meglio e il rendimento non cala in salita. Tutto vero ma anche la testa sem-bra essere diversa. Una motiva-zione super, una costanza di alle-namento totale, una pianificazione meticolosa soprattutto nel training senza bici, quello che sembra aver fatto sempre la differenza.Armstrong ha raccolto negli anni milioni di dollari per la ricerca sul cancro, la cosa che gli sta più a cuore. Sua l’iniziativa della vendita di braccialetti colorati che fu un caso di marketing. La lotta ai tumori è la sua vera ragione di vita e in ogni an-golo della terra con o senza bici non se lo scorda mai, raccogliendo e devolvendo fondi.Esistono sospetti, inutile negarlo, ma hanno di fatto preso tutti mentre Lance Armstrong è sempre uscito pulito dagli innumerevoli control-li. Fortunato? Scientificamente più avanti del controllo antidoping? Troppo potente a livello economi-co-mediatico? Insistiamo a con-siderarlo un grande atleta che fino a prova contraria e se mai sarà di-mostrato il suo doping, rimarrà nella storia del ciclismo e dello sport.

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A come AereoB come BrasileC come CostruzioneD come Diritt iE come EmpatiaF come FedeG come GrazieH come Ho Bisogno di VoiI come ImpegnoL come LuisM come MarcoN come Nessuno è Perfett oO come OnestàP come PadreQ come QualitàR come RagioneS come SinceritàT come TestardaggineU come UmiltàV come Valori

La ZETA nell’alfabeto di questo progetto non c’è.

Associazione Il Padre Pellegrino Onlusvia Giuseppe Bravi, 16 – 24030 Terno d’Isola – Bg

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Aiutate Marco a dare dignità a più di seicento bambini brasiliani.

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Dopo quattro ore e mezza di gioco Rafael Nadal batte ancora il rivale Federer in un’al-tra fimale epica di questo sport e si aggiu-dica il sesto Slam, gli Australian Open. 7-5 3-6 7-6 3-6 6-2 il risultato ma… Ma la vera notizia non è questa, o almeno non solo. La bellezza dello sport e la verità dei campioni autentici si legge nel volto del grande Roger che scoppia in lacrime davanti allo spagno-lo e a milioni di spettatori. Non si ferma più al punto di rattristare anche Nadal che lo con-sola, imbarazzato applaude e lo incoraggia ma la crisi è tremenda, un pianto continuo e una sofferenza unica anche perché in palio non c’era solo il torneo ma il record di vittorie di Sampras, 14 Slam vinti in carriera.E’ la risposta più bella alle chiacchere da bar, ai benpensanti delle tavole rotonde, alle certezze di chi sentenzia che i soldi rovina-no tutto. Beh, lo svizzero ha vinto in carriera più di 200 milioni di dollari. Eppure piange come un bambino per aver perso sportiva-mente un torneo e sempre sportivamente aver perso ancora con Nadal, un incubo. In quel momento al campione dello sport non gliene importa nulla dei soldi, assolu-tamente nulla. Probabilmente ne avrebbe sborsati un bel po’ per vincere, ma sempre sul campo. Nadal lo abbraccia e dice belle parole a tutti. Anche questo è sport, quello bello di due persone che se le sono date di santa ragione, quasi pugilisticamente, e poi si congratulano da grandissimi uomini. Già, prima di essere tennisti, sono uomini.

NADAL & FEDERERlo sport è ancora emozione

DI PAP

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Incontriamo il mister Luigi Del Neri ospiti del Dottor Macrì, dentista tra i più affermati e conosciuti in tutta italia. Siamo temerari perché dopo una seduta dal dentista proporre un’intervista non è sicuramente la migliore delle situazioni. Nulla di più sbagliato. Troviamo una persona gentile, af-fabile, disponibile a parlare di tutto.

Mister problemi ai denti?Non ho grandi problemi ma la cura della mia immagine e della mia per-sona è importante. Ho trovato un medico preparato e mi fido del dott. Giovanni Macrì. So di essere in buone mani perchè tanti miei colleghi e personaggi dello sport e dello spettacolo si rivolgono alle sue cure.

Cura del look?In senso lato sicuramente. Comunicazione in tutti i sensi, di comporta-mento, anche d’immagine. Oggi è tutto cambiato. Vi immaginate un’in-tervista alla Brera con Nereo Rocco sotto un albero che beve vino. Oggi sarebbe distorta e male interpretata.

Partiamo dai giocatori, le sue pedine, esiste un giocatore ideale?Ideale forse no ma esistono gli uomini prima dei giocatori di calcio. Per-sone che hanno valori anche fuori dal campo e lo dimostrano tutti i gior-ni con un impegno e una dedizione particolare.

Testa, gambe e tecnica ?Non solo. Un giocatore moderno deve giocare con e per la squadra. Guardate Rooney contro l’Inter in Champions. Un campione che arriva a fare il terzino se occorre. Importantissimo. Decisivo. Direi Doni, basta il nome.

E la società ideale?Quella che ti da fiducia. Che dimostra di credere in quello che fa l’allena-tore. Certo, non nascondiamoci, il risultato è alla base di tutto. Ma devi ri-uscire a pianificare un programma e imporre le tue idee. La società gui-da e crea insieme a chi guida la squadra, mai sul piano tecnico durante

GIGI DEL NERIIL MISTERDI LUCA CAVADINI

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il campionato, ma sempre quando si programmano acquisti e cessioni.

Quindi un dialogo, una collaborazione…Mi piace sapere quello che pensa la società. Mi da fastidio solo se le scelte iniziali vengono disattese. Se un’idea è quella, quella deve rima-nere. Se un allenatore ha determinate caratteristiche e viene scelto non può accadere che cambi strada facendo. La scelta è stata sbagliata, non il lavoro di chi guida i giocatori.

Cosa le da più fastidio nel calcio?E’ un lavoro che nel giro di due ore ti può completamente far cambiare tutto. Una partita prima sei un fenomeno una dopo sei esonerato. Io ho un buon equilibrio personale, diciamo che ho assimilato i meccanismi e in qualche modo li ho assecondati. Anche se a volte…

Tutti bravi a parlare?Si esatto, cinquanta milioni di esperti calcistici, e tutti ci capiscono. A co-minciare dai giornalisti che si smentiscono spesso da soli, che si con-traddicono continuamente.

Si riconosca un pregio.Sono equilibrato in tutto. Lo ero anche vent’anni fa e non sono cambiato.

E un difetto?Direi lo stesso, a volte nel nostro mondo è più conve-niente sbottare. E’ segno di forza. Io mi sono costruito il mio modo di fare e sono rispettato comunque.

Esiste la riconoscenza nel calcio?No. In modo assoluto. Se non ci sono risultati non c’è nul-la e questo è sbagliato. A me è successo di essere messo in discussione anche personalmente, e questo mi da enor-memente fastidio. Il rispetto per il lavoro che con il massimo impe-gno ho fatto non deve mai mancare, a prescindere. Non accade. Fare i contratti anno per anno segue questa logica. Voglio essere libero di scegliere e permettere alla società di fare le proprie valutazioni.

Esistono esasperazioni insopportabili. Reja esonerato?Non è incredibile. È la regola. Conosco bene Reja. Ha messo in gioco la sua professionalità andando ad allenare il Napoli in C2, portandolo in A e facendogli fare una coppa. Ha un momento di difficoltà ed ecco che scatta l’esonero.

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Chi sbaglia?C’è un difetto di comunicazione ini-ziale. Se si diffonde l’obiettivo errato l’opinione pubblica, spinta anche dalla passione, risponde in modo esaspera-to. Il Napoli salvo è già un’impresa. Se la comunicazione è il Napoli in Cham-pions non sono i risultati a sorprende-re, ma l’errore di partenza. La società deve essere chiara dall’inizio per non generare equivoci anche pericolosi. A determinati investimenti corrispondo-no determinati obiettivi.

Quindi a Bergamo è sbagliato parlare di Uefa?Non mi sembra che la società abbia mai dato impressioni diverse. Ma in campo non si va mai per perdere. Cer-to bisogna sapere da dove si viene e dove si vuole andare con le proprie ca-ratteristiche. Non parlo solo di tecnica ma di realtà societaria, di investimenti, di parco giocatori. L’Atalanta deve sal-varsi. Questo è il suo compito priorita-rio. Tutto il resto è possibile ma straor-dinario a condizioni straordinarie.

E i media?Li perdono meno. Spesso giudica-no troppo facilmente. A volte peggio. Giudicano ancora prima di guardare e farsi un’idea realistica. Da bravissimi a scarsissimi in due partite, senza un mi-nimo di equilibrio. Siamo una squadra con caratteritiche da provinciale che può vincere con tutti, l’abbiamo dimo-strato. Possiamo perdere con tutti in A. E ci sta.

Il salto di qualità? Appunto, bisognerebbe confermare la squadra di qust’anno senza vendere nessuno e aggiungere altri giocatori.

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Impossibile per l’Atalanta. Bisogna dirlo forte e chiaro.

Il rischio di fare la Uefa con la rosa attuale?Senza dubbio. La serie B. Oppure fare la Uefa tanto per farla. Una partita e via.

Una serie A già difficile…Esatto. Un’Atalanta abile e fortunata. A riconoscere ed esaltare giovani. A confermare certi ruoli. Pensate a società come Bologna, Torino, Lec-ce, Siena, con investimenti almeno tripli a quello fatto da noi. Guardate come soffrono. Ma non è sempre possibile fare tombola.

Che rapporti ha con i tifosi della Curva Nord?Chiaro, serio, sincero. Parlo chiaro dicendo quello che penso. Hanno sbagliato in passato ma stanno pagando oltre misura e non è giusto. In altre piazze si sorvola su fatti gravissimi. Giusto punire per compor-tamenti scorretti. Ma perseverare ad oltranza no. Non è educativo e si esasperano gli animi. A noi la curva piace calda, per tifare e sostenerci.

Favorevole a moviola in campo e aiuto tecnico?Assolutamente si. Favorevole soprattutto a determinare situazioni pre-

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cise ed evidenti di eventi definiti. Un fallo da rigore. La palla se è entrata o meno.

Perché questo ostracismo?Perché una certa parte del mondo-calcio ha evidenti motivi per mante-nere invariate le cose. Difficile ribaltare un episodio a favore dell’Atalanta a Milano. Se succede ne parlano per una settimana. E poi…

Meglio Floccari protagonista all’Atalanta o in panchina alla Juventus?Può fare bene anche alla Juve. Ma non puoi fermare un ragazzo che tenta la strada decisiva. Guadagno e prestigio. Sono molti che hanno fatto già una scelta di cuore quest’anno e altri dovranno decidere pre-sto. Ma non sono sorpreso. È giusto così.

All’Atalanta si impara.Si. L’Atalanta è un’idea. Un progetto. Un modello da imitare. Crea e svi-luppa continuamente attraverso una filosofia dei giocatori che si espri-mono secondo quella filosofia. E l’Atalanta deve esprimersi e mai adat-tarsi. Contro chiunque.

Chi vorrebbe acquistare?Vorrei un altro Doni. Un esempio per tutti. Impegno e qualità.

Bobo Vieri?Un peccato. Molto sfortunato e io molto dispiaciuto per il ragazzo che è serio e impegnato e per la squadra. Ci avrebbe dato quella qualità e quella maturità che in certe situazioni è fondamentale. Soprattutto in una squadra così giovane. Per il prossimo anno non conosco le scelte di Bobo.

Lo sport professionistico fa bene?Agli altri si. Per me è uno stress continuo. Un rapporto di serietà con la città e con la società che ha investito.

E Bergamo?Appunto. La mia scelta personale si vedrà esaminando tutto. Non solo gli aspetti economici. Posso dire che dodici, tredici squadre non hanno possibilità di giocarsi la mia disponibilità a rimanere. Dovete però capire che un professionista di fronte a certe offerte deve decidere con serie-tà. E se decido lo faccio in modo totalizzante. Se rimarrò a Bergamo lo farò convinto e caricato al 100%.

Mister. A Bergamo si sta bene.In modo assoluto. Anche il dentista più bravo che c’è…

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TENNIS VIP

“Il futuro sarà tutto in salita, ma cuore, entusiasmo e motivazione sono valori che non cambiano nemmeno nella tempesta. Faccio un appello per il miracolo del 2009”. Col cuore in mano pensando al futuro. Nel giorno in cui il Vip 2008 firma il match più bello e con-segna 75mila euro alla speranza, il senso della sfida è nelle parole

SETTANTACINQUEMILA MOTIVI PER SORRIDERE: IL VIP REGALA LA VITTORIA PIU’ BELLA

REDAZIONE S&C

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di Alessandro Masera, presidente dell’Accademia del Tennis. Pa-rafrasando John Belushi, ora che il gioco si fa duro i duri continui-no a giocare, è l’appello-speranza del Vip alla solidarietà. In attesa del futuro, la partita del 2008 è stata vinta. Al Centro Congressi Papa Giovanni XIII la serata della consegna dell’assegno, 75mila euro raccolti nell’edizione 2008 e devoluti agli Amici dell’Oncolo-gia della Valseriana e Valcavallina (55mila euro), Anvolt (Associa-zione Nazionale Volontari Lotta contro i tumori: 15mila euro) e Sci Club Orezzo (5mila euro), ha continuato a far correre il treno della solidarietà. “Se questa organizzazione potrà continuare a lavora-re, il sostegno a chi soffre è assicurato”, promette Giovanni Licini, ideatore, organizzatore e deus ex machina del Vip, e l’invito suo-na chiaro: aiutateci ad aiutare. Tutti in campo!

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FILIPPO INZAGHI

Filippo Inzaghi, nato a Piacenza nel 1973. Ha militato nel Leffe, Piacenza, Parma, Atalanta, Juventus e Mi-lan. Nella carriera ha segnato 66 reti nelle coppe eu-ropee (primo insieme a Raùl) ed è l’unico giocatore che ha segnato in tutte le competizioni internazionali. Ha vinto: 2 scudetti con Juventus e Milan, 2 Super-coppe italiane e una Coppa Italia, una Coppa Interto-to, 2 Champion League, 2 Coppe Uefa, una Coppa del Mondo per club, Campione nel Mondo con la na-zionale nel 2006. Capocannonire in serie A nel 1996 con 24 reti.

Iniziamo proprio con la promessa di non farti la solita domanda sul tuo ritorno all’Atalanta…Pippo i numeri sono incredibili, record e titoli a non fini-re, un campionissimo !Si una bella carriera ricca di soddisfazioni, sono feli-ce di quello che ho fatto e mi sento ancora bene per continuare a regalare qualche rete ai miei tifosi

Una carriera segnata anche da molti infortuni, come li hai vissuti?Come inevitabili, coprattutto per un attaccante. Di botte ne ho prese tante perché la mia velocità per i difensori è sempre stata un problema. Sono sempre stato tranquillo anche perché seguito da ottimi medi-ci che mi hanno rimesso in campo integro.

Ma nel calcio conta anche la fortuna?

e sono 300 ......DI LUCA CAVADINI

photo s&c

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Come in tutto direi. Fortuna è anche arrivare in una squadra al momento giusto con allenatore e dirigenti positivi. La mia storia all’Atalanta lo dimostra. Mi hanno preso e con pazienza rilanciato dopo un brutto infortunio.

L’Atalanta, appunto, un trampolino per molti.Una società fatta apposta per stare bene, e una città che ti am-mira, ti coccola ma ti lascia tranquillo. Sono tutti ingredienti che capisci soprattutto avendo provato altre esperienze. E poi quella curva che ti incita per novanta minuti incondizionatamente. Unica.

I tifosi spesso si lamentano perché tutti i super vengono ceduti ad altre squadre.E’ nella natura dell’Atalanta. I tifosi devono capire anche se il cuo-re vorrebbe un’altra cosa. La sopravvivenza di questa società è legata a questo aspetto. Infatti è una delle poche ad avere i conti in regola.

Capocannoniere con 24 reti in una squadra provinciale, quasi

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incredibile.Si incredibile, ma avevo compagni eccezionali che giocavano per me. Un feeling speciale e un Morfeo in più.

Già, Morfeo, si narra di un episodio particolare, un rigore … acqui-stato!Eravamo giovani e un po’ pazzi, si lo ammetto, ho pagato per bat-tere il rigore e Domenico mi ha detto ok. Mi è costato caro quel gol ma ne valeva la pena. E poi è capitato che il rigore lo battesse lui per forza!

Poi la nazionale.Ero in albergo, l’ho fatto vedere oggi alla mia fidanzata salendo nella meravigliosa Città Alta. Un’emozione incontenibile e l’esor-dio contro il Brasile. Finì tre a tre. E sostituii Vieri…

Juventus e Milan, due grandi squadre. Differenze?Due grandi club dove si gioca solo per vincere. Tradizione ed or-ganizzazione. Alla Juve si respira tutto il passato e quando scendi

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in campo gli avversari già ti temono per la maglia che indossi. Al Milan devo tutto. Mi sento rossonero e mi sento in una grande famiglia. Lo considero il più importante club del mondo ed è un onore giocarci.

Il fatto di confermare un allenatore per tanto tempo è importante?Fondamentale, per l’equilibrio di tutti. Ancelotti è un grande uomo e lo ammiro molto. E poi tutto lo staff. Mi ripeto, è una famiglia il Milan.

Tu sei un mite di natura, quasi timido. Come vivi le polemiche e le risse del calcio.Non mi appartengono. Sono sempre riuscito a non entrarci e continuerò a farlo. Ma non giudico. Io sono così e per me è più facile. La grinta mi serve per giocare bene e segnare.

Un premio assegnato dal Panathlon di Bergamo per la sua cor-rettezza e lealtà dimostrata in tutta la carriera.Onorato di essere accostato a tanti campioni che hanno ricevuto lo stesso riconoscimento. Mi piace pensare di essere un buon esempio per i bambini che giocano a calcio. Vorrei vedere gli sta-di pieni di bambini. Beh con quel soprannome poi, superpippo…Non piace a mia madre che mi chiama Filippo, forse l’unica

E la vita personale ?Io parlo pochissimo di questo. Posso solo dire che come per qualsiasi altra persona la vita sentimentale è determinante. Con Alessia ho trovato tutto quello che cercavo. Sono felice.

Manteniamo la promessa, non ti chiederemo se finirai la carriera all’Atalanta, ma abitare in Città Alta con Alessia non sarebbe poi così male…

Sorriso. E una settimana più tardi realizzò una tripletta indovinate a quale squadra…

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IL V INCITORE Lukas Rosol

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Internazionali di Tennis di Bergamo

redazione s&c

quarta ediz ione

IL F INALISTA Benedikt Dorsch

Vince gli Internazionali di Bergamo il Ceko Lukas Rosol che in finale batte il tedesco Dorsch 61 46 76 (5) e si aggiudica i 15mila euro in palio per il vincitore. L’incontro si è svolto in una bella cornice di pubblico che ha potuto assistere ad match avvincente. Rosol aveva eliminato ai quarti il favorito del seeding Santoro al quale Bergamo ha tributato una stan-ding ovation di ringraziamento per il suo impegno e affetto a questa città. Nel doppio Beck-Levinsky (Svk – Rce) battono Haggard-Vizner (Rsa . Rce) per 7-6 (6) 6-4. Una lode agli organizzatori della Olme Sport per la buona riuscita di tutta la manifestazione che ha confermato l’importanza dell’evento sportivo, secondo solo a Roma. Appuntamento al prossimo anno per un’altra prestigiosa edizione degli Internazionali di Bergamo.

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CASSIUS CLAY

Nato a Louisville Kentucky, USA il 17 gennaio del 1942, dopo una brillante carriera da dilettante si mise in luce alle Olimpiadi di Roma del 1960 conquistan-do l’oro nella categoria dei pesi mediomassimi. Il 25 febbraio 1964 a Miami conquistò per la prima volta la corona di Campione del Mondo dei pesi massimi, battendo il campione in carica Sonny Liston per ab-bandono all’inizio della settima ripresa. Dopo la con-quista del titolo, nel 1964 Clay si convertì alla fede musulmana, aderì alla Nation of Islam e cambiò il suo nome in Muhammad Ali che significa degno di lode e altissimo. La rivincita con Liston durò un solo mi-nuto. Il campione sferrò un solo pugno definito fan-tasma , addirittura qualcuno ipotizzò che Clay non lo avesse nemmeno colpito. Poi la sconfitta contro Frazier che combattè altre due volte. Trenta round in due incontri e soprattutto nell’ultimo la boxe più drammatica di sempre. Il ritiro di Frazier alla quindi-cesima ripresa con Cassius Clay seduto all’angolo, esausto, distrutto anch’egli e per sua stessa am-missione ad un passo dal ritiro. A Kinshasa nel 1974 sconfisse Foreman, più giovane di lui di dieci anni, un incontro che gli esperti giudicano il più sofferto, incredibile e importante di tutti i tempi. Lo fece sfo-gare in tutta la sua potenza appoggiandosi alle cor-de e limitando con la flessibilità i colpi di Foreman. Dopo otto riprese Alì prese in mano l’incontro e con una serie di micidiali uppercut e di jab mise al tappe-to il rivale, l’apoteosi della tattica e della strategia. Il grande campione americano ha sempre affermato

I GRANDI MITIREDAZIONE S&C

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che la boxe è intelligenza e solo con la forza e la rabbia non si può arrivare da nessuna parte. La caratteristica fonda-mentale di Muhammad Alì era la legge-rezza e lo spostamento dei piedi uniti ad un micidiale stile nei colpi. Tecnica e tattica insieme ad una condizione fisica e mentale perfette. Vinse 56 incontri su 61 disputati andando al tappeto una sola volta per KO e infliggendone ben 37. Papa Wojtjla lo incontrò confessando la sua passione verso le sue imprese, viste in tv di nascosto nel collegio polacco di Roma, e dimostrando grande prepara-zione e conoscenza della tecnica del grande pugile che uscì dal Vaticano visi-bilmente commosso. Un grande uomo che da anni vive nella malattia. Una dif-ficoltà vissuta con lo stesso coraggio e la stessa tenacia desiderata, costruita e plasmata sul ring. “Quando ho riflettuto su questo, ho ca-pito tutto. Ci insegnano ad amare il bian-co (white) ed odiare il nero (black). Il co-lore nero significa essere tagliato fuori, ostracizzato. Il nero era male. Pensiamo a blackmail (ricatto). Hanno fatto l’angel cake (pane degli angeli) bianco e il de-vil’s food cake (torta del diavolo) color cioccolato. Il brutto anatroccolo è nero. E poi c’è la magia nera... Quel che voglio dire è che nero è bello. Nel commercio il nero è meglio del rosso. Pensate al suc-co di mora: più nera è la mora, più dolce il succo. La terra grassa, fertile, è nera. Il nero non è male. I più grandi giocatori di baseball sono neri. I più grandi gioca-tori di football americano sono neri. I più grandi pugili sono neri”.

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IL NOSTRO SCI CLUB…

Innovazione. Energia. Aggiornamento costante. Entusiasmo. Passione. Sono questi gli elementi che contraddistinguono le persone dello Sci Club Radici Group.La nostra struttura è dotata di uno staff tecnico di altissimo livello: maestri di sci, allenatori di Club, Allenatori Federali, Istruttori Nazionali. Il nostro sci club, presie-duto da Olga Zambaiti Radici, crede fermamente nel valore formativo dello sci e, più in generale, dello sport. Siamo in grado di offrire ad ognuno dei nostri atleti una struttura che permetta loro una naturale evoluzione tecnica, agonistica e umana.Le splendide piste della nostra provincia e la forte tradizione montana della terra bergamasca sono elementi di fascino in questo sport. Il rapporto con le famiglie diventa spesso un punto di forza. I nuovi impianti di neve artificiale e la nuova pista illuminata del Monte Pora sono la principale palestra degli atleti “radicini”.Tredici tecnici qualificati tra allenatori e preparatori atletici. Quasi 100 atleti appar-tenenti alle diverse categorie giovanili. Questa è la grande famiglia dello Sci Club RadiciGroup.

SCI CLUBRADICI GROUPPASSIONE BIANCA

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UNA BREVE STORIA…

“Sci Club Colombi Sport”. Questo il nome di un club antesignano di una storia di successo.Il nome con cui nasce, nel 1975, lo Sci Club Radici. Il Club diventa poi, nel corso degli anni, “Sci Club CAB Ski RadiciGroup” ed infine, nel 1996 “Sci Club RadiciGroup”. Figura di rilievo per la crescita e lo sviluppo del Club è stato Pierantonio Zoni, per anni presidente del Club sciistico. Dal 2001, Presidente è Olga Zambaiti Radici, affiancata da Ennio Frigeni, Vice Presidente e direttore agonistico del Club. Numerosi gli eventi di rilievo organizzati negli ultimi anni dallo Sci Club. Per citarne alcuni:

• Campionati Regionali Children (2005)• Coppa Europa (2002-2003-2005)• Campionati Italiani Assoluti (2001)• Campionati Regionali Children (1998)

Lo Sci Club RadiciGroup ha visto militare nella propria struttura atleti di interesse nazionale tra cui Massimiliano Blardone.

LA NOSTRA MISSIONE…

Sogniamo di offrire ad ogni atleta la possibilità di vincere un’Olimpiade. Attraverso un percorso tec-nico, umano e sociale. Crediamo fortemente nello sport come percorso di vita legato al gioco, al divertimento, all’impegno, al rispetto non solo delle regole, ma anche dei compagni e degli avversari. Vogliamo creare un ambiente in cui ogni bambino possa vivere l’attività sportiva come un mezzo importante per la propria crescita personale. Un ambiente in cui l’atleta formato possa trovare i giusti stimoli e i mezzi necessari per diventare un campione.Ci impegniamo affinché anche i genitori degli atleti si sentano davvero parte del nostro Club, condivi-dendo così l’avventura dei propri figli.Mettiamo a disposizione tutto quanto serve agli al-lenatori per poter sviluppare e a mettere in pratica la loro professionalità.

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KOBE BRYANT

Kobe Bryant è per molti osservatori statunitensi il miglior giocatore di tutti i tempi. Diciamo che se non è il migliore è sicuramente nella top ten. I numeri parlano chiaro e la sua carriera anche. Le schede gli assegnano il ruolo di guardia ti-ratrice ma Kobe fa di tutto, anche playmaker all’occorrenza. Eclettico e mano incredibilmen-te prolifica. Insieme a Chamberlain è riuscito a realizzare per quattro partite consecutive più di 50 punti! Grande difensore al punto che nelle ultime nove stagioni è stato inserito per otto vol-te nel miglior quintetto difensivo NBA.

Kobe a 17 anni è passato direttamente nel cam-pionato professionistico senza giocare nei col-lege dopo aver vissuto sette anni in Italia dove il padre giocava a Rieti. Tifoso del Milan e del Bar-cellona e grande appassionato di calcio, Bryant è il più giovane giocatore della storia dell’All Star Game, una specie di evento dove gli USA si fermano. Lo vedono protagonista ininterrotta-mente dal 1998. Ad oggi ha una media partita di realizzazione di 25 punti! Il 22 gennaio 2006 ha stabilito il secondo miglior punteggio di tutti i tempi in una singola partita nella storia NBA, se-gnando 81 punti contro i Toronto Raptors. Per non farsi mancare nulla nel 2003 è stato arre-stato per un sospetto stupro.

Rilasciato su cauzione ammise il rapporto con la ragazza di 19 anni che disse fosse consen-ziente e che ritirò la denuncia. Sposato con due figlie, innamoratissimo dell’Italia dove molti team cullano il sogno di farlo giocare nel proprio quin-tetto. Ha vinto con il Dream Team le Olimpiadi di Pechino e con i Lakers Los Angeles il titolo NBA nel 2001,2002 e 2003.

il più grande di tuttiREDAZIONE S&C

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Record assoluti

Più giovane giocatore dell’All Star Game (19 anni e 175 giorni) l’8 febbraio 1998.

Più giovane giocatore ad essere stato scelto nel Miglior Quintetto Difensivo NBA (1999-2000).

Più giovane giocatore ad essere stato scelto nel Miglior Quintetto Rookie (1996-97).

Più giovane giocatore ad avere vinto lo Slam Dunk Con-test: (18 anni e 175 giorni) l’8 febbraio 1997.

Più giovane giocatore ad avere segnato: 14.000 punti (26 anni e 240 giorni) 15.000 punti (27 anni e 136 giorni) 16.000 punti (27 anni e 192 giorni) 17.000 punti (28 anni e 86 giorni) 18.000 punti (28 anni e 156 giorni) 19.000 punti (28 anni e 223 giorni) 20.000 punti (29 anni e 122 giorni) 23.000 punti (30 anni e 171 giorni) Uno dei due giocatori della storia ad aver segnato 50 o

più punti in 4 gare consecutive (l’altro è Wilt Chamberlain, che è primo essendo arrivato a 7 gare consecutive).

Più tiri da 3 segnati in una partita: 12 (7 gennaio 2003 con-tro i Seattle SuperSonics)

Più tiri da 3 segnati in un tempo: 8 (28 marzo 2003 contro i Washington Wizards)

Più tiri da 3 segnati consecutivamente in una partita: 9 (7 gennaio 2003 contro i Seattle SuperSonics)

Più tiri liberi segnati in un quarto: 14 (20 dicembre 2005 contro i Dallas Mavericks)

Più tiri da 3 segnati negli All-Star Game: 14

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Passione golf DI PAP

photo paolo scaccin i

MASSIMO FLORIOLI

Maestro Florioli, abbandonato il PGA European Tour e iniziato il mestiere di inse-gnante?Si, un’altra vita e altri obiettivi anche se qualche gara la faccio ancora per mante-nere comunque il feeling con certe sensazioni.

Hai anche una passione per il tennis…Si mi piace e mi aiutava ad allenarmi e scaricare le tensioni

Qualcuno afferma che siano in antitesi tecnica e fisica.Non mi pare. È sempre una questione di proporzioni. Mantenendo un rapporto equilibrato di tempo dedicato ai due sport non ci sono assolutamente problemi.

Ma è più difficile il tennis o il golf?Nel golf giochi contro te stesso e nel tennis c’è un altro che cambia strategia e ti può completamente ribaltare quello che avevi deciso un secondo prima. Nel golf la carta vincente è l’handicap che consente a tutti i li-velli di giocare alla pari. Nel tennis non potrà mai accadere.

Professionista all’Albenza?Si insegno in un circolo di prestigio assoluto. Ci sono tutti i requisiti per fare bene il proprio lavoro.

Il golf non ha ancora superato il pregiudizio di essere uno sport d’elìte…In effetti nonostante l’avvento della tes-sera federale non legata ad un cir-colo siamo ancora un po’ lontani dal rendere questo sport po-polare. Una reale svolta se-condo me sarebbe co-struire campi pub-blici dove si può praticare il golf senza vin-coli e

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spese considerevoli. È stato così in altre nazioni e po-trebbe esserlo anche in Italia. Nei paesi anglosassoni in molti campi possono giocare veramente tutti i ceti sociali.

Il golf come occasione anche per uno sviluppo eco-nomico?Certamente. Un’occasione per aumentare l’occupa-zione ma anche per l’ambiente che rimane sotto co-stante controllo e mantiene caratteristiche naturali.

Quali sono le soddisfazioni da giocatore e quali da ma-estro?Sono stato un buon giocatore a livello europeo e mi sono tolto delle belle soddisfazioni, come insegnante mi piace ascoltare le sensazioni del dopo gara dei miei allievi. Aiutarli a gestire la competizione dove ho espe-rienze da comunicare.

Lavori con quali età?Un po’ di tutto. Anche con molto giovani, il futuro del golf.

Quali sono le caratteristiche fondamentali di un giova-ne golfista che promette bene?Soprattutto la voglia di migliorarsi. Mai accontentar-si e sacrificarsi sempre. Pensiamo che Tiger Woods all’apice della carriera ha cambiato il suo swing. Pro-babilmente sarebbe comunque rimasto numero uno ma la ricerca del miglioramento è fondamentale.

Quante ore si allena un golfista professionista?È una cosa personale. Penso che sia necessario più che la quantità mantenere un livello qualitativo altissimo. Programmi precisi e nessuna distrazione. Per quella c’è tempo e modo ma quando ci si allena bisogna farlo al 100%. E per le Pro-Am (ndr gare dove il prof gareggia con i dilettanti) ci saranno tante altre occasioni.

Ma nel golf è necessario un allenamento fisico?In linea di massima sempre. È chiaro che più si sale con il livello più diventa determinante una preparazione fisi-ca. Ma comunque per tirare il drive a certe distanze e per tutta la gara bisogna essere preparati. Le medie di lunghezza dei colpi si è notevolmente alzata e se non sei nella media non vai da nessuna parte.

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Massimo Florioli nato a Mantova il 14/02/1972

Professionista dal 1992.

• nel 1993 e nel 1994 vince il campionato italiano PGA• nel 1995 si classifica per 5 volte nei migliori 5 in vari

open del challenge tour• Nel 1996 vince l’ open della Costa d’Avorio e ottiene

5 piazzamenti dei top 5 (2 secondi, un 3 un 4 e un 5) e altre risultati che gli consentono l’accesso al PGA European Tour per il 1997

• Nel 1997 mantiene la carta per l’anno 1998 e vince il campionato Omnium

• Nel 1998 i migliori risultati sono: 2° all’Open di Francia, 3° al Benson and Hedge in Inghilterra e con Rocca si classifica 2° alla Coppa del Mondo in Nuova Ze-landa, lo stesso anno partecipa al Volvo Master e si classifica 49° nell’European Order of Merit.

• Nel 1999 2° all’Estoril Open e vince il campionato ita-liano Match Play Zucchetti

• Nel 2000 3° all’Open di Madeira e 4° all’Austian Open• Nel 2002 si classifica 2 volte nei top 10 nell’Europe-

an Tour, arriva 2° sia al Campionato Italiano PGA che all’Omnium (perdendo al play off)

• Nel 1992 arriva 20° nell’ordine di merito Challenge Tour

• 40° QUALIFYING SCHOOL 2002 PER LA CARTA DEL TOUR 2003 (-10 su sei giri: si qualifica il -11)

• Nel 2003 2°al Gosser open in Austria• tre piazzamenti nei primi 10 nel Challenge Tour 2004

E la componente mentale?Determinante e oggi si allena mentre pochi anni fa ti davano del matto. Esistono psicologi specializzati nello sport.

Tre aggettivi per descrivere il golf?Difficoltoso, emozionante, in-tenso. È un gioco di strategia, di calma, dove il passo deve essere fatto considerando sempre la gamba. Magari alzando sempre con piccoli passi l’obiettivo.

Il talento?Conta sicuramente. Probabil-mente chi è forte e ha qualco-sa in più lo dimostrerebbe in qualsiasi campo. Il lavoro può comunque portare a giocare un buon golf.

Quali sono le maggiori difficol-tà con i giovani?Difficoltà di concentrazione. Dimostrano insofferenza alla pazienza e nel mio sport è dif-ficile il tutto e subito.

Ma se tu fossi il Presidente della Federazione Golf cosa faresti come prima innovazio-ne?Sicuramente cercherei di dare la possibilità di giocare con 5 euro su campi pubblici. Difficile ma sarebbe bellissimo. Darei orari di accesso econo-micamente più accessibili.

Grazie Maestro.

Maestro ProfessionistaMassimo FlorioliCell . 335 5263898

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IVAN GOTTI

DI LUCA CAVADINI

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CAMPIONI MADE IN BG

Partiamo forte. Perché un genitore deve scegliere il ciclismo per il proprio figlio?V. Per il divertimento e l’indipendenza.I. Condivido. Nel ciclismo sei protagonista e non c’è la panchina. E poi il senso di libertà.

Ma quando inizi devi essere già responsabile del tuo allenamento. La libertà di uscire in bici vuol dire anche volontà e perseveranza, doti difficili nei giovani…I. È sicuramente uno sport individuale ma c’è anche un senso di squadra che ti aiuta nei momenti dove allenarsi è più faticoso. Una sfida continua. Quando sei professionista cambia tutto e devi comportarti da tale. Nessuno ti obbliga ad uscire ma lo fai perché è la tua professione.V. Comunque l’allenatore crea stimoli. Il divertimento è trovare nuovi limiti.

Ma non avevate il richiamo di altri sport?I. Tutt’altro. Una delle mie motivazioni è stata proprio…non gioco a calcio. Anche se capisco i genitori che con i pericoli delle strade possano scegliere altre disci-pline.

Tre parole per definire il ciclismo.I. Libertà, sfida, sacrificio.

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VERA CARRARA

V. Il sacrificio si ma visto come fattore positivo. E poi la perseveranza.

Cosa pensate all’arrivo di una tappa massacrante, ancora ansimanti, quando il cronista vi chiede che sensazioni hai?V. Una cosa positiva c’è. Vedere il giornalista significa aver finito la tappa, la fatica. Se poi non si è preso dieci minuti dal primo è ancora meglio! Ma in quel caso se ne sono andati anche i giornalisti…I. Sono sempre stato spontaneo, anche troppo. A volte la voglia è rispondere… lo sai meglio di me come è andata…ma prevale la professionalità. Siamo abituati, fa parte del gioco.

Qual è il pensiero più ricorrente durante le tappe lunghissime?I. Sei ore sulla bici sono tante. Ci sono momenti della gara dove sei rilassato e ti distrai. In altre prevale la fatica, la concentrazione, l’attenzione a quello che fai e pensi solo a fare il meglio che puoi. Capita di pensare solo al mal di gambe!V. In pista le gare sono brevi e molto pericolose. Bastano dieci centimetri per cadere. Devi solo concentrarti.

La parolaccia più frequente?I. Sicuramente vaff… Ci sta a pennello su tutto!V. Condivido al 100%. Soprattutto a fattori imponderabili. Odiavo il vento per esempio, un vero incubo.

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Ma esiste ancora il concetto di gregario?I. Si è evoluto. Molti cosiddetti gregari potrebbero vincere anche delle corse ma scelgono di assistere un big. A volte è una scelta economica.V. Non avere precise responsabilità aiuta e si possono ottenere egregi piazzamenti. Mi fanno ridere certi articoli dove si scrive…è arrivato solo settimo…Solo settimo nel ciclismo non si può dire mai. È un’offesa.

Può accadere che un corridore vinca il giro d’Italia senza squadra?I. Potrebbe anche accadere se sei un outsider. Deve prendere la maglia rosa nelle ultime tappe, o nascondersi bene. Certo è più dif-ficile che avere dei compagni che ti aiutano. Se hai responsabilità immediate di classifica è più dura.

È un aiuto psicologico o proprio concreto per arrivare a fine tappa?V. Personalmente è più un incitamento, un aiuto morale che mi ha sempre fatto effetto.I. Se il distacco dai primi è di quelli importanti l’aiuto di un compagno è inutile. Se invece bisogna recuperare solo un minuto o due allora è determinante. Pensiamo alle tappe di montagna o anche a discese dove un Savoldelli può guadagnare minuti in pochi chilometri.

Una soluzione per il doping?I. Sono d’accordo che bisogna risolvere il problema. Ma il metodo usato fin’ora è inutile se non dannoso. Ha provocato una reazione opposta. E poi vorrei che gli stessi regolamenti usati nel ciclismo fos-sero applicati alla lettera in tutti gli altri sport. Calcio compreso.V. Anche io sono per uniformare i parametri per tutte le discipline sportive. Io da sei anni sono quasi agli arresti domiciliari. Devo co-municare tutti i miei spostamenti ed essere reperibile sempre. Mi sembra esagerato.

Accanimento?I. Sicuramente. Vorrei che si parlasse di ciclismo e non sempre di doping. Il mondo del calcio ha minacciato di scioperare per due gio-catori che si sono presentati tardi agli esami. Un ciclista sarebbe sta-to mandato in galera!

A chi vuoi dedicare la tua carriera?I. A me stesso.V. Alla mia famiglia. Presente ma senza mai interferire. Un bel van-taggio.

La più grande soddifazione della carriera?I. Sarebbe scontato dire Giro d’Italia ma lì ero favorito. Se devo dirti la verità il ricordo più bello è la prima maglia gialla del Tour de France. Ho capito le mie potenzialità. Ho deciso che il ciclismo non era più un’utopia ma una realtà.V. La vittoria ai Mondiali, è andato tutto come previsto.

E l’amarezza?

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V. Le partecipazioni olimpiche.I. Dimentico in fretta, o faccio a meno di ricordare.

Se non foste diventati campioni di ciclismo?I. Una vita come altre. Un impiego normale. Il Vigile del Fuoco o la Guardia Forestale.

Squadra del cuore?I. Atalanta.V. Nessuna.

Canzone del cuore?V. A Modo Mio dei Negrita.I. Nessuna.

Un pensiero su Armstrong?I. Classe, forza mentale, potenza. E il ritorno è legato alla sua associa-zione per raccogliere fondi contro i tumori.V. La premessa è che mi piacciono i corridori meno calcolatori e più istintivi, comunque è un grande del ciclismo.

E questo Giro del Centenario??I. Non mi fa impazzire il percorso perché non ci sono montagne ade-guate. Avrei messo le classiche scalate. L’arrivo a Bergamo è una grande occasione per far conoscere la città.

Il favorito?I. Tanti, a cominciare da Armstrong e Basso, ma anche Di Luca e altri ancora. Si deciderà nella crono delle Cinque Terre credo.

È così diverso il Tour de France dal Giro?I. Totalmente. C’è molto più caldo, la qualità dei corridori è mediamen-te più alta, il percorso è mediamente più duro, ci sono molti più soldi in palio. È la gara di ciclismo più importante del mondo.

Dopo la parentesi di campione come tornare alla vita normale?I. Io sinceramente non ne potevo più di ciclismo. Vent’anni di bici sono sufficienti e volevo cambiar pagina. Voglio inserirmi bene nel mondo reale e interessarmi d’altro.V. Ero e sono nauseata dall’ambiente. Mi ritiro dalle competizioni dopo l’amara esperienza di Pechino dove ho sbagliato e mi hanno fatto sbagliare. Basta. Convintissima di lasciare.

Cosa farete da grandi?V. Ho un progetto nel sociale ma ne parlerò quando sarà più concre-to. Mi piacerebbe ridare un po’ di fortuna che ho avuto a chi ne ha più bisogno.I. Io sto benissimo così. Lavoro per la Ferrero e sono felicissimo. Col-laboro con Giovanni Bettineschi e la Promoeventi per la tappa del Giro, sono amici. E voglio conoscere quello che la vita d’atleta mi ha nascosto.

Grazie Campioni.

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lanottebiancadello sport

g l i e v e n t i teamitalia24122 Bergamo - Via Zelasco, 1 tel. +39.035.237323 fax +39.035.224686 www.teamitalia.com - [email protected]

La Notte Bianca dello Sport

Soap Box Rally

aspettando la Notte Bianca

29 maggio 2009

dalle 18,00 alle 02,00 sport NON STOP

30 maggio 2009

punzonatura - Sentierone Bergamo

09 maggio 2009

gara - Città Alta Bergamo

10 maggio 2009

La Canzone ItalianaFestival Nazionale della Canzone d’Autore per Giovani Talenti

23_27 giugno 2009

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2 0 0 9teamitalia24122 Bergamo - Via Zelasco, 1

tel. +39.035.237323 fax +39.035.224686 www.teamitalia.com - [email protected]

Sport Awards

07 settembre 2009

Il Gran Galà dello SportPalazzo Agliardi - Bergamo

VIII Festival Internazionale del Cinema d’Arte

17_25 luglio 2009

Piazza Mascheroni- Città Alta Bergamo

Il Gran Galà del Golf della LombardiaItalian Golf Tour 2009

4 aprile: franciacorta golf club – brescia11 aprile: golf club ambrosiano – milano30 aprile: golf club l’albenza – bergamo24 maggio: la pinetina golf club – como

13 giugno: golf club la rossera – bergamo26 giugno: golf club salice terme – pavia

5 settembre: golf club parco dei colli – bergamo3 ottobre: golf club villa paradiso - milano

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L I F E S T Y L E

psicologia

dietologia

preparazione fisica

musica

cinema

narrativa

medicina

physiomedica

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Casa editrice: Edizioni Bietti Società Della Critica Srlwww.edizionibietti.itNumero di pagine: 157Prezzo di copertina: 17.50 euro

Bel romanzo a cavallo tra fatti veri ed inventati, storia di miseria e nobiltà di una settimana della vita di Benito Mussolini all’interno di una casa toscana. L’incon-tro con l’unico personaggio inventato, il ragazzino cuoco, resistente a modo suo, al quale Mussolini affiderà la sua possibile salvezza. Lo scrittore corre bene sul filo dell’immaginario attraverso personaggi realmente esistiti ed umori del tempo. Insofferenza del popolo e meschinità varie. Il Duce ridotto male, ma senza pietà e senza odio descritto come un povero uomo avvolto dai mille dubbi della sua esistenza così tragicamente pesante.Un bel libro che fa meditare sulla solitudine e sulle paure degli uomini. Si legge velocemente e si è coinvolti dal clima così leggero nonostante la gravità dei momenti. Lettura assolutamente raccomandabile. Un’avvertenza: la politica non c’entra nulla, chi fa lo sforzo di trovarla mente sapendo di farlo.

Recensione LIBRODI ITALO MONTALE

Il CUOCO di MUSSOLINICARLO BORDONI

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Casa editrice: FELTRINELLIAnno di pubblicazione: 2008Numero di pagine: 133Prezzo di copertina: 13.00 euro

Erri De Luca è una grande stella del panorama letterario. Forse questo libro è una timida risposta alla cruda verità di Saviano, sicuramente è il ritratto di una certa Napoli, malinconica, vera e poetica. E dei suoi abitanti, soprattutto la gen-te umile. Il racconto di Smilzo è di certi personaggi a partire dalla guida Don Gaetano, il portiere del palazzo, passando per la vedova che lo inizia al sesso e arrivando ad Anna, giovane con un carattere molto complesso che dopo un pomeriggio amoroso sussurrò…”tu sei il polline, ubbidiscimi che sono il vento”.Bellissimo, a tratti ironico e struggente ma ricco di poesia. Un romanzo senza fronzoli e cinguettii scritto alla Erri De Luca che al termine ci lascia una delle sue perle…“ … L’uomo è un bacino di raccolta delle storie, più sta in fondo e più ne riceve”.Verità, grandissima verità.

Recensione LIBRODI EUGENIO UNGARETTI

IL GIORNO PRIMA DELLA FELICITA’ERRI DE LUCA

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il portale dell’intrattenimento e dello spettacolo a Bergamo

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R e c e n s i o n e C DDI ROLLING BEATLES

LEGENDA: *APPENA SUFFICIENTE **DISCRETO ***BUONO ****OTTIMO *****CAPOLAVORO

Commento

Prima di iniziare a leggermi ammetto la totale devozione verso questo gruppo di irlandesi bastardamente magici. Quando Bono canta e sento la chitarra inconfondibile che attacca potrebbe esserci anche Pupo al mio fianco. Gli parlerei in un inglese bergamasco…great! Devo contenermi e mi limiterò a raccontarvi di un viaggio che prevede tut-to. Rock vero e ballate da brivido. E’ un concerto che vi coinvolgerà total-mente. Cori e suoni orientali miscelati alla stridente malinconia degli U2. Poi la carica esplosiva, il sogno che non vi lascia mai. Non vi cito i migliori pezzi perché non saprei quali non citarvi. E’ innovativo, non c’è nulla di nuovo, somiglia al precedente…ma chisse-nefrega. È tremendamente bello. E camminando per una qualsiasi strada di una qualsiasi città ascoltando Cedars of Lebanon…Buon ascolto. Ascoltate, non sentite. Ascoltate.

Giudizio complessivo : *****

No line on the horizonMagnificentMoment of SurrenderUnknown CallerI’ll Go Crazy If I Don’t GoGet On Your BootsStand Up ComedyFez/Being BornWhite as snowBreatheCedars of Lebanon

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U2CD - No Line On The HorizonCasa discografica - Universal Official site - www.u2.com

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quotidiano online - [email protected] - tel. 035 249.294

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Gratis.Sempre.

Ovunque.

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Titolo originale: The WrestlerNazione: UsaAnno: 2008 Regia: Darren Aronofsky Sito ufficiale: www.thewrestlermovie.comCast: Mickey Rourke, Marisa Tomei, Evan Rachel WoodPremi: Leone d’Oro 2008 a Venezia

COMMENTO

La verità è una sola. Mickey Rourke sul set di Nove Settimane e Mezzo ci è capitato per errore. Una parentesi che con la sua vita e le sue suc-cessive opere non c’entra nulla. Questa pellicola è un piccolo grande capolavoro dove l’attore sembra farsi del male apposta, incredibilmen-te vero e simile a se stesso da sembrare un’autobiografia. Sicuramente durante le riprese si sarà fatto male e le scene sono talmente crude da pensare ad una auto punizione per espiare qualcosa che nella vita Rourke ha fatto. Ma badate bene, non è violenza. Il film è talmente ricco di significati che la crudeltà è consequenziale, è proporzionata e facen-te parte naturale della storia. Della vita.La celebre rivista Variety parla della recitazione dell’attore americano come tra le più grandi e iconiche performance della storia del cinema. Il 98% delle recensioni giudicano questo film con termini che vanno dal positivo all’entusiasta. Non ha vinto l’Oscar perché gli Americani a volte non sopportano che qualcuno offuschi il sogno americano. Nemmeno la possibilità di so-gnare il sogno. Leone d’Oro a Venezia perché ogni tanto l’imbrocchia-mo anche noi. Bravo Mickey, e tieni alla larga Kim Basinger.

Recensione FILMThe WrestlerDI FEDERICO ANTONIONI

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Dott. Macrì, ci parli della sua professione. Quali sono le novità nel settore?Posso dirvi che sono stato il primo ad utilizzare il sistema computerizzato Cad/Cam in odontoiatria e soprattutto ho introdotto sistematica-mente l’uso dello Zirconio. È un materiale bianco che ha sostituito i metalli oro/leghe in supporto alla ceramica, materiale universalmente utilizzato come rivestimento di ponti e corone.

Immaginiamo ci sia stata un

Giovanni MacrìMedico OdontoiatraDI PAPphoto S&C

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po’ di difficoltà iniziale a sostituire le leghe.All’inizio c’è voluto un po’ di coraggio ma la priorità nella mia professione è mi-gliorare l’estetica del sorriso.

Quali sono altre caratteristiche dello Zirconio?Abbiamo già detto del suo colore bianco al contrario delle leghe decisamente scure. Poi la biocompatibilità e la resistenza. Alla luce di una esperienza di ol-tre cinque anni posso affermare che l’utilizzo dello zirconio di fatto permette a ponti e corone di durare maggiormente nel tempo.

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Parliamo di costi, molti penseranno chissà quanto costano ?All’inizio c’era una notevole differenza di prezzo rispetto alle leghe tradizionali. Ma la maggiore diffusione con gli anni ha permesso di ridurre notevolmente questa differenza per cui i prezzi sono sempre superiori ma non in maniera ri-levante. Il maggior costo però è giustificato dal vantaggio dato dalla mancanza dell’inestetismo dovuto ai bordi scuri dei ponti tradizionali che si verifica in caso di regrezione gengivale (recessione).

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Lei è in tutta Italia conosciuto come il dentista dei VIP. Cosa vuol dire, che cura solo loro? Assolutamente no! Io sono il dentista di tutti e molto sensibile nei confronti dell’odontoiatria sociale. Al di la dei materiali usati, a tutti i miei pazienti vengo-no elargite le prestazioni con la medesima cura e professionalità. Ci tengo a precisarlo.

Precisi pure dottore.I miei studi di Milano, Londra e anche a Bergamo sono spesso frequentati da clienti i cosiddetti VIP. Sono orgoglioso del mio successo perché l’immagine e il sorriso di molti personaggi famosi sono legati alla mia professionalità. Ma quello che mi da più soddisfazione è il fatto di usare lo stesso parametro per tutti. Tutti i miei pazienti hanno questo trattamento. Il mio obiettivo medico e professionale è dare assistenza e garantire il successo del lavoro effettuato. Anche il mio staff è professionalmente preparato a questo.

Cosa pensa dei viaggi all’est per farsi curare i denti a prezzi stracciati?Penso che la qualità media dei dentisti italiani è ottima. Questo però dovrebbe incentivare tutta la categoria a contenere un pò i prezzi soprattutto per le fa-scie sociali più deboli. Non ho mai negato un aiuto professionale a chi ne ha veramente bisogno. Sono un medico e un uomo fortunato, non lo scordo mai.

Figlio di un medico condotto…Esatto, mio padre ha curato famiglie di ogni estrazione sociale, situazioni a volte difficili, un grande insegnamento per me.

So che ha curato gratis anche molti ragazzi delle giovanili dell’Atalanta ...Si, l’ho fatto volentieri, soprattutto ragazzi che avevano la famiglia lontana e in difficoltà economiche. E poi l’Atalanta è nel mio cuore.

Dottore lei ha un cuore grande…con gli stessi colori!Non lo nascondo, sono interista, ma l’Atalanta è una cosa speciale, la squadra della città che sento vicina alla mia famiglia, al mio lavoro, alla mia vita. Poi con la famiglia Ruggeri ho un rapporto splendido. Persone speciali.

Ma tornando ai VIP, ci racconti un’emozione speciale.Curare uno dei miei idoli. Giacinto Facchetti. Da bambino sognavo di gioca-re con lui. Conoscerlo e curarlo è stato emozionante. Più di Ronaldo! Ultima-mente un’altra emozione è stata curare Eugenio Carmi, uno dei maggiori astrattisti italiani.

Debora Salvalaggio è stata eletta sorriso più bello della televisione?Debora è una mia paziente, si è affidata alle mie cure dopo Miss Italia, ma è già talmente bella …

Ma la famiglia Macrì continuerà la tradizione medica?Mio figlio Luigi ha scelto odontoiatria e sta frequentando a Madrid l’università. Il primogenito Saverio frequenta giurisprudenza mentre Lorenzo è al liceo, e vuole entrare nel giornalismo. Attenti voi di S&C, potrebbe rubarvi il lavoro.

A disposizione Doctor!

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Quanti allenatori, maestri, istruttori si saranno sentiti chiedere “voglio dimagrire fammi correre!”. Partiamo da questo principio fondamen-tale: il dimagrimento dipende da una combinazione di fattori che si possono riassumere semplicemente in tre parti fondamentali. Il primo è considerare l’apporto calorico che il nostro corpo richiede per vivere normalmente. Dipende dal sesso, dalla costituzione per-sonale, dall’età, dal tipo di lavoro e dalla disciplina sportiva che prati-chiamo o non pratichiamo, dipende anche dal clima dove viviamo e dalle nostre abitudini. Dipende dal metabolismo di ognuno di noi, che varia spesso anche in periodi molto brevi. Deve essere chiaro che non si possono consultare due tabelle per formulare una corretta scelta di calorie assunte. Serve un medico, meglio se dietologo, e questo assunto ci seguirà per tutto quello che scriveremo in questo articolo.Il secondo fattore è lo sport o più semplicemente il movimento del soggetto in dieta. Anche il lavoro di un certo tipo può essere con-siderato dal punto di vista dietetico uno sport. Il consumo calorico varia in base alla disciplina praticata e dal livello di allenamento. Il 90% di chi pratica abitualmente uno sport non ha bisogno di diete rela-tive al miglioramento della prestazione e questo la dice lunga sulla materia in questione. Il dimagrimento associato allo sport è più da vedere come relazione con il metabolismo che al consumo diretto di calorie. Un esempio? Per bruciare un panino al prosciutto occorre praticare circa due ore di tennis ad alto livello oppure un’ora di cicli-smo a ritmo sostenuto. E’ chiaro che per avere un effetto immediato di perdita di peso effettivo dobbiamo parlare della maratona. Il resto è semplicemente una perdita temporanea di liquidi da reintegrare. Chiaro?!Terzo fattore, importantissimo, è il fattore mentale e la consapevo-lezza delle proprie scelte. Il cibo è una reale necessità ma è diventato anche un problema per molte persone. La nutrizione è direttamente proporzionale alla salute e alimentarsi correttamente significa pre-venire malattie, cosa molto più importante del controllo della pan-cetta o del chilo di troppo. Inutile non riconoscere che la golosità e

Dimagrimento e Sport

REDAZIONE S&C

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l’appagamento del gusto rappresenta per molti un fattore altrettan-to importante. Il buon senso e l’equilibrio possono sposare il controllo del proprio peso con la concessione saltuaria al consumo di piatti invitanti e prelibati.

Gli errori più comuni :

• corro molto coperto e sudo così dimagrisco• corro piano perché brucio i grassi• corro velocissimo perche se aumento i battiti cardiaci dimagri-

sco• digiuno• mangio per una settimana solo carne o solo verdura o solo…• improvvisamente dal nulla o quasi pratico tre ore di qualsiasi

sport• vado a correre o fare sport e mi peso• faccio sport e mi alimento solo con integratori• mi vieto qualsiasi alimento appagante • mi nutro con il bilancino• il fai da te• le diete dei giornali• il dimagramento eccessivo e troppo veloce• posso mangiare perché ho fatto sport• faccio sport perché ho mangiato

Esistono dei concetti scientifici e delle regole indiscutibili che nessu-no può sindacare.

• il dimagrimento è direttamente legato alla quantità di calorie as-sunte

• il dimagrimento lento e costante ha più probabilità di essere de-finitivo

• lo sport aiuta il processo metabolico• il controllo del peso previene patologie cardiovascolari• ogni organismo ha un personale livello di consumo energetico in

base alla frequenza cardiaca• diminuire le calorie e fare sport costano fatica e impegno• la convinzione è importante ma non deve essere un obbligo• è importante fissare un obiettivo a medio e lungo termine• i soggetti poco allenati scelgano discipline non traumatiche

come nuoto e ciclismo.• l’aiuto di istruttori qualificati può essere determinante• la pratica sportiva deve essere proporzionale alla condizione at-

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letica e alla struttura personale senza eccessi e devianze mentali• praticare sport in modo corretto è utile fisicamente e mental-

mente anche per poco tempo più volte durante una giornata• è indispensabile riscaldarsi bene prima di iniziare l’attività sportiva

e rilassarsi immediatamente dopo• aumentare gradatamente l’impegno senza eccessi rinunciando

alle solite scuse per saltare l’appuntamento con l’esercizio fisico

Una informazione personale è fondamentale, ecco una semplicissi-ma serie di consigli e…buon allenamento.

1) LA CORSA è UNO DEGLI SPORT PIU’ EFFICACI PER DIMA-GRIRE

VERO. Durante l’azione di corsa le grandi masse muscolari coinvol-te consentono di bruciare molte calorie. In generale tanti più muscoli vengono coinvolti nel movimento e tante più calorie si consumano.

2) SE UNA PERSONA VUOLE DIMAGRIRE GLI ESERCIZI CON I PESI SONO INUTILI

FALSO. Eseguire qualche esercizio di tonificazione generale all’inizio dell’allenamento può amplificare i risultati ottenuti con la sola attività aerobica. Un leggero aumento delle masse muscolari oltre a rega-larvi una figura più tonica e snella vi consentirà di bruciare più calorie durante la giornata, innalzando il vostro metabolismo basale.

3) PER DIMAGRIRE DEVO ANDARE PIANO

FALSO. Più piano andiamo e più il consumo percentuale di grassi sarà elevato ma, essendo il consumo calorico molto basso, il quan-titativo totale di grassi consumati sarà molto basso.

4) PER DIMAGRIRE DEVO BRUCIARE GRASSI

FALSO. I principianti (e per principiante si intendono le signore Maria che vanno in palestra due volte alla settimana) non essendo efficien-ti dal punto di vista metabolico utilizzano prevalentemente il glucosio anche a basse intensità di allenamento.

5) PER DIMAGRIRE DEVO BRUCIARE CALORIE

VERO. Niente di più semplice !

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6) TANTO PIU’ SONO ALLENATO TANTI PIU’ GRASSI CONSUMO

VERO. Il fattore limitante nell’utilizzo dei grassi a scopo energetico è la disponibilità di ossigeno. Con l’allenamento di tipo aerobico au-menta la disponibilità di ossigeno (VO2max), e di conseguenza an-che la capacità di utilizzare i grassi come fonte energetica primaria.

7) SE CORRO FORTE POTREBBE VENIRMI UN INFARTO

FALSO. Un cuore sano ha dei meccanismi di controllo intrinseci tali da impedirne il danneggiamento in qualsiasi circostanza esso si tro-vi. Questo significa che per un cuore sano non esistono sport e livelli di intensità più o meno sicuri. Esistono invece delle precauzioni da adottare in caso di problemi cardiovascolari, quali ipertensione, arit-mie, episodi precedenti di infarto, angina pectoris ecc. Sarà il medico a valutare, in questi casi, l’idoneità o meno alla pratica sportiva.

8) SOLLEVARE CARICHI PESANTI VI FARÀ DIVENTARE COME UN CULTURISTA

FALSO. Eseguire qualche esercizio di tonificazione all’inizio della se-duta non potrà farvi guadagnare le masse muscolari tipiche dei body builder. L’estrema ipertrofia di questi soggetti è ottenibile solamente grazie a particolari programmi alimentari, dietetici e di allenamento.

9) PER OTTENERE DEI RISULTATI CI VUOLE MOLTO TEMPO

VERO E FALSO. Se la forza è la caratteristica che migliora più rapi-damente, la resistenza è quella che lo fa in maniera più consistente. Iniziate ad allenarvi ed in breve tempo vedrete aumentare notevol-mente la vostra capacità di resistere allo sforzo.Siate in ogni caso realisti con voi stessi ed evitate di porvi traguardi che per essere raggiunti richiedono una dedizione ed un impegno che non potete mantenere.

10) ALLENARSI MENO DI 40 MINUTI NON FA DIMAGRIRE

FALSO. ciò che conta è la frequenza e la costanza negli allenamen-ti. Meglio quattro allenamenti settimanali da 30 minuti ciascuno che due sole sedute da 40 minuti. In ogni caso anche se vi allenate per poco tempo brucerete comunque delle calorie e si sa che le calorie bruciate aiutano a dimagrire!

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Jul ian Opie

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Per prima cosa è necessario darne una definizione. La forza è semplice-mente la capacità di sviluppare energia contraendo i muscoli. Il concetto di forza è prima di tutto una legge della fisica, scienza nella quale questo concetto viene così definito:F = M x A (Forza = massa x accelerazione) È però una definizione non sempre applicabile in fisiologia. Per esempio spingendo un muro che chiaramente non si muove. Manca accelerazio-ne, ma è innegabile che ci sia pur sempre l’applicazione di una forza.Questo esempio ci permette di capire che il corpo umano è talmente complesso e le situazioni in cui può venire fatto lavorare sono talmente ricche di diverse eventualità, che è difficile disegnare schemi rigidi.

Anche se la forza, concettualmente, è una sola, si può manifestare in molti modi:

Massimale: è la massima forza che il sistema neuromuscolare è in grado di esprimere come contrazione volontaria. Nella pratica di pale-stra è il carico massimo che si può superare con un’unica esecuzione del gesto. Rappresenta quella che comunemente si definisce come forza “pura”. È quella che i bambini che ancora hanno la fortuna di praticare giochi all’aperto sono abituati a misurare ad esempio solle-vando la pietra più pesante o spezzando il bastone più grosso.

Veloce: è la capacità del sistema neuromuscolare di superare resi-stenze basse con elevata capacità di contrazione. Cioè spostare ca-richi bassi ad elevate velocità dei gesti.

Resistente: è la capacità del muscolo di opporsi alla fatica durante prestazioni di forza di durata. In molte discipline sportive è importantis-sima perché determinante per la prestazione dell’atleta

I tipi di lavoro della forza possono essere schematizzati nel modo seguente:

Lavoro superante: la forza umana applicata supera e vince quella della resistenza. Si ha, ad esempio, quando prendo un libro e lo solle-vo per riporlo in uno scaffale sopra la mia testa. Tecnicamente si dice che si tratta di un lavoro di tipo concentrico.

Lavoro cedente: detto anche eccentrico, negativo, passivo. Rappre-senta un freno alla discesa: una ballerina spicca un salto e il porteur

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l’afferra a mezz’aria e delicatamente l’accompagna appoggiandola a terra.

Lavoro statico: si tratta di una situazione puramente teorica. Si ha lavoro statico quando sviluppo forza senza però muovermi, ad esem-pio spingendo contro un muro o appoggiando i palmi delle mani uno contro l’altro e spingendo nelle due direzioni opposte.

Lavoro combinato: mette insieme, combinandoli, due o tre dei lavori precedenti: per tornare all’esempio dei ballerini è il caso del porteur che dopo avere sollevato lui la compagna, senza che questa abbia spiccato un salto (lavoro superante), la sostiene alcuni momenti fer-ma in alto (lavoro statico) e poi la riaccompagna dolcemente a terra (lavoro cedente). In questo caso abbiamo una esempio di come la forza può esprimersi in modo combinato pur con un unico gesto.

In ogni caso, qualunque sia il tipo di forza che si prende in considerazione, il suo livello dipenderà da tre elementi:

Dimensione della sezione trasversa del muscolo : un muscolo con un maggior numero di sarcomeri svilupperà più forza di uno più pic-colo. Tranne il caso dei culturisti, che applicano sistematicamente solo tecniche di ipertrofia muscolare, più un muscolo è grosso, più è forte.

Coordinazione intramuscolare : il singolo muscolo è composto da tantissime fibre muscolari. Nella persona non allenata esse tendono a eccitarsi ed a contrarsi in modo meno coordinato che nel soggetto allenato, il quale è in grado di eccitare le varie fibre nei tempi ideali.

Coordinazione intermuscolare : i gesti del corpo umano non sono mai effettuati da un singolo muscolo: ne interviene sempre più di uno contemporaneamente. La capacità dell’atleta allenato, rispetto al soggetto non allenato o al principiante, di coordinare più muscoli che compiono il gesto si traduce nella capacità di esprimere un più elevato livello di forza. Uno degli obiettivi dell’allenamento, infatti, visto che una catena è forte quanto il suo anello più debole, è di trovare sempre il punto debole della catena e rinforzarlo con un lavoro mirato. Una delle principali logiche con cui si deve impostare un allenamento di forza, quindi, consiste nello studiare quali muscoli intervengano nell’esecu-zione di un gesto e lavorare su quelli più deboli.

ALLENAMENTO DELLA FORZA PER I GIOVANI

Prima dei 12-13 anni, la forza non è allenabile. Occorre comunque di-stinguere tra età anagrafica ed età biologica, tuttavia prima di quest’età nell’organismo manca il testosterone essenziale per lavorare sulla forza e anche la cartilagine è in costruzione. L’allenamento fino a questa fascia di età va finalizzato dunque a migliorare la coordinazione e la tecnica e va insegnato all’allievo il corretto svolgimento dei gesti e il lavoro a corpo

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libero.Gli esercizi di forza possono comunque essere utilizzati nell’ambito di un programma completo teso a correggere e migliorare i paramorfismi.Il carico va modulato sulle esigenze e l’età biologica del ragazzo, persona-lizzando le tecniche di lavoro. Dalla pubertà in avanti, invece, il lavoro con i pesi, finalizzato anche allo sviluppo della forza può essere consigliato per molti motivi.

VANTAGGI DEL LAVORO CON I PESI

Stimola l’accrescimento muscolare, sviluppandola armonicamente, in una fascia di età in cui la presenza di GH (ormone della crescita) è ancora notevole.

Aumenta la mobilità articolare, se il lavoro è effettuato con esercizi che tengano conto di questo obiettivo e si evita il lavoro fatto in con-centrazione con ridotta escursione articolare.

Migliora la velocità, come sottoprodotto dell’aumento della forza as-soluta e relativa, cioè in rapporto al peso corporeo.

Aumenta la forza. Aumenta la resistenza. Migliora le capacità coordinative, se vengono utilizzati pesi liberi come

manubri e bilancieri e non macchine. Crea le basi per avvicinarsi a qualsiasi disciplina sportiva. Rafforza e mantiene la salute. Abitua alla cultura del movimento. Contribuisce a creare una mentalità volta a sopportare la fatica fisica

e a stimolare l’agonismo.

E’ assolutamente consigliabile farsi seguire da un istruttore esperto in gra-do di modulare il lavoro, i carichi e avere obiettivi congruenti alla fisiologia del giovane. In particolare si dovrà evitare:

Una prematura specializzazione L’assenza di esercizi preparatori prima dell’allenamento L’irregolarità nella frequenza degli allenamenti La ripetitività noiosa degli allenamenti La discontinuità nell’insegnamento della tecnica Un aumento inadeguato dei carichi Una sproporzione tra lavoro e recupero Una non corretta esecuzione tecnica L’impiego di mezzi allenanti difettosi La presenza di situazioni di pericolo nella palestra L’Inadeguatezza di abbigliamento e scarpe Una sproporzione tra superficie di allenamento e numero allievi Un eccessivo numero di allievi per un solo insegnante Temperatura ambientale sbagliata sia in eccesso che in difetto, te-

nendo anche conto dell’umidità ambientale.

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Di Dott.ssa Alessandra Jamundo De Cumis, Psicoterapeuta

Studio: via Corridoni 42 Bergamo via Ricasoli 2 ( Piazza Castello) Milano

Telefono: 035 0147473

La parola vergogna deriva dal latino vereor che significa rispetto, timo-re rispettoso, mentre il suo corrispettivo inglese shame (vergogna) che deriva dalla radice Indo-Europea sham o skem significa nascondere; quindi il primo significato pone l’attenzione sul senso di rispetto, l’altro sulla conseguente azione di nascondere, celare, velare.La vergogna ha una forte connotazione corporea e da un punto di vista fenomenologico si manifesta attraverso una particolare mimica: ci si ripiega su se stessi, si ha un senso di sprofondamento degli arti inferiori, si abbassano gli occhi e si è colpiti da vampate di calore e rossore che salgono alle guance.La persona che viene sopraffatta da tale emozione percepisce un sen-so di nudità, il desiderio di sparire e di divenire invisibile.Quando si prova vergogna cade la maschera attraverso la quale pro-teggiamo l’intimità del nostro sé ed è per tale motivo che quando que-sta viene meno ci sentiamo nudi poiché vengono esposti alla vista altrui i nostri lati sgradevoli, inaccettabili ed inadeguati o parti di noi, delle quali non siamo consapevoli.Un esempio chiaro di quanto detto precedentemente, lo troviamo nell’Edipo Re.Edipo non sopporta di guardare ciò che ha fatto, ovvero di aver provo-cato la distruzione di Tebe, quando invece credeva di stabilire ordine e autorità. Divenuto consapevole del suo ruolo nel flagello e della sua vergognosa sconfitta, si acceca.Non può sopportare di immaginare se stesso negli occhi degli altri e dunque, cancella gli altri rendendosi realmente cieco.La situazione di Edipo è in qualche modo la nostra poiché quando non riusciamo a sopportare il peso della vergogna o quando vacilla la no-

LA VERGOGNA.REDAZIONE S&C

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stra certezza su chi siamo, cerchiamo di allontanare l’umiliazione e di evitare quello di cui ci vergogniamo.Un altro esempio ci è dato da “I viaggi di Gulliver.” Il personaggio princi-pale, quando si trova a Lilliput, dove gli abitanti sono un dodicesimo del-le dimensioni dei comuni mortali egli non solo viene premiato per la sua grandezza e la sua forza ma viene anche invidiato. I Lillipuziani invidiosi cercano di cavargli gli occhi mentre Gulliver è drogato. In tal modo, se Gulliver non li vede ne consegue che non può percepire quanto siano piccoli e questi ultimi, possono essere grandi quanto vogliono evitando così la vergogna di vedere se sessi attraverso gli occhi del protagoni-sta.Opposta è la situazione in cui quest’ultimo si trova a Brobdingnam poi-ché, essendo lui minuscolo, un giocattolo della Regina e dei bambini, sperimenta vergogna ed umiliazione.Si evince anche quanto sia importante e forte lo sguardo dell’altro che si posa su di noi, tanto da poter offuscare improvvisamente la fiducia in noi stessi e far vacillare l’identità. Lo sguardo talvolta può essere utilizza-to come arma per far sorgere nell’altro il desiderio di sparire generando un blocco, una paralisi che fa sentire pietrificati.Lo stesso Luigi Pirandello in un passo scrive: “ Fermati per un momento e guarda qualcuno che sta eseguendo l’atto più comune e ovvio della vita, fissalo in modo tale che quello che fa non è chiaro per noi e può allo stesso modo non essere chiaro per lui stesso; fai questo e la sua fiducia in se stesso si offusca improvvisamente ed egli inizia a desiste-re. Nessuna folla potrebbe essere così sconcertante come quel paio di occhi che non vedono, occhi che non vedono noi o che non vedono le stesse cose che noi vediamo.”In particolare, durante l’adolescenza la vergogna si fa viva in merito ai cambiamenti corporei, alla sensazione di non avere un corpo mai ab-bastanza perfetto e per il motivo che il ragazzo necessita di ricevere dall’esterno riconoscimento ed approvazione.A tal proposito, molti adolescenti si comportano in modo ribelle e sfron-tato nel tentativo di dimostrare sicurezza allo scopo di celare vergogna e fragilità.La vergogna sarà maggiore tanto più è la differenza tra il modo in cui si teme di essere visti ed il modo in cui si vuole apparire. Chiaramente, nemmeno l’adulto è immune a tale disagio, soprattutto se esposto allo sguardo ed al giudizio altrui. Se ci sentiamo in ansia al pensiero di essere percepiti in modo sbagliato, possiamo mettere in atto tentativi di invenzione, di occultamento e sotterfugi. Ciò con buo-na probabilità, porterà ad indurre ansie di apparire, ancora più grandi e

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pesanti.Anche l’invidia può essere usata per difendersi dalla vergogna. Invece di sentire che siamo noi a mancare di qualcosa, diveniamo invidiosi di qualche altra persona che ha qualcosa che noi non abbiamo. In generale sarebbe produttivo giungere a comprendere e riconosce-re quando si prova vergogna ed ad individuarne l’origine. Chiaro è, che ciò presuppone un lavoro su di sé ed il mettersi in discussione. Ma an-che se questo può rivelarsi un indagare dolorosa, se ne sarà ripagati in termini di una maggiore conoscenza di sé. In tal modo sarà più sempli-ce accettare alcuni nostri punti deboli fino ed eventualmente giungere all’ accettazione degli stessi.La vergogna diventa patologica, quando ne costituisce una condizione abituale che può nei casi estremi, portare il soggetto ad un ritiro socia-le. La continua sensazione di non essere all’altezza della situazione, il temere di esporsi e di esporre le proprie idee mortifica i rapporti sociali spontanei.Nelle passate generazioni prevaleva il bambino mammone gravato dai sensi di colpa (eliminabili chiedendo scusa) ed impegnato a sublimare gli istinti e a rispettare ed aderire alle regole ed alle richieste degli adulti.Al contrario, il bambino di oggi tende a negoziare le regole della famiglia, non si sente in colpa e prova un forte senso di vergogna quando va incontro ad un fallimento; in tal caso può essere spinto alla vendetta.Ciò è strettamente collegato alla crisi dell’autorità paterna. Il padre per eccellenza è la figura normativa che permette gradualmente al piccolo di introiettare norme, regole e valori.Oggi i genitori trasmettono maggiormente affetto ponendosi più come amici che come genitori.In maniera analoga ciò si verifica anche nelle scuole dove gli allievi si pongono in un rapporto quasi paritetico con gli insegnanti. Se la colpa è legata ad una autocondanna rispetto ad una azione, la vergogna invece è un senso di avversione verso il proprio sé percepito come deficitario ed ha a che fare con il non sentirsi all’altezza e di con-seguenza è collegata alla sfera narcisistica. Se ci si sente in colpa, si può alleviarne il peso riconoscendola, chie-dendo perdono e, quando possibile, provvedere riparando. Viceversa, come accennato precedentemente, per sgravarsi dal peso della ver-gogna è necessaria l’accettazione di sé e dei propri punti deboli, que-stione sicuramente più complessa.Purtroppo nella società attuale, sembrerebbe che il sano senso di col-pa di una volta abbia lasciato il posto alla vergogna.

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Antonello GavazziDirettore del dipartimento di Cardiologia degli Ospedali Riuniti di Bergamo

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Dr Gavazzi, una definizione?Uomo degli Ospedali Riuniti di Bergamo con un piccolo spazio per l’attività di libero profes-sionista all’esterno della struttura pubblica. Coordino un team di 33 medici e una struttura molto articolata e impegnativa.

“…ogni cuore è diverso dall’altro” ?Un medico deve curare la persona e non solo la malattia. Non ci si può limitare ad una cura sulla base statistica. La somministrazione di farmaci con principio attivo e con effetto pla-cebo ha studi numerici esatti ma la realtà è diversa. La malattia si manifesta ed evolve in modo diverso rispetto all’individuo e così il decorso e la cura. Dobbiamo tenerne conto sempre.

Può essere un aspetto determinante?Lo è. Teniamo presente che l’anamnesi del paziente porta a scoprire notizie fondamentali. A volte siamo in presenza dipiù malattie insieme al problema cardiologico.senza dimenticare i tratti caratteriali.

A che punto siamo in Italia?Le malattie cardiovascolari sono tutt’oggi la prima causa di mortalità e di ospe-dalizzazione in Italia. La mortalità è in regresso, l’ospedalizzazione aumenta.

I motivi?Campagne di prevenzione. Diffusione delle notizie dai media, consapevolezza in aumento, un migliore rapporto con il medico di famiglia, cultura sullo stile di vita ideale.

Quali sono i fattori più importanti da sottolineare?Lo stile di vita. Fumo, controllo del peso, dieta povera di grassi animali, movimento, pres-sione arteriosa e controllo emotivo dello stress.

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Beh, una parola…!Mi rendo conto che in certi casi è dura. Soprattutto il movimento dopo una lunga giornata di lavoro. Ma sono tutti comportamenti che incidono notevolmente sulla salute delle persone. A volte basta veramente un’attenzione in più, un’abitudine utilissima. Badate che non si tratta di estetica o di moda ma di prevenire problemi spesso molto seri, quindi…

La società e le istituzioni danno segnali contrastanti…Si, accade qualche volta che da una parte si cerchi di informare correttamente e dall’altra si decida in modo contradditorio. Nelle scuole per esempio siamo ancora lontani dalla pratica sportiva e dalla dieta ragionata e ragionevole. Dovremmo cominciare dall’istruzione per arri-vare alla cultura.

La parola stress, un po’abusata?Per noi stress significa esasperazione della pressione che solitamente è legata alla presta-zione. Può essere in ambito lavorativo o familiare. Una forma ansiogena che se è limitata nel tempo non da disturbi particolari ma se permane può sfociare in patologie.Spesso quindi siete davanti a nevrosi più che a malattie cardiache. E fate gli psicologi.Un medico dovrebbe sempre essere un po’ psicologo. A volte i tempi non lo permettono.

Perché la scelta di cardiologia?Erano gli anni settanta, i trapianti, l’avvenire di grandi prospettive e una passione che nasceva.

Cuore, amore, passione, tutti concetti fortemente carichi di significati oltre la medicina…Il cuore è idealizzato come sede dei sentimenti e delle emozioni, nell’arte, nella musica.

Una sconfitta professionale?Come tutti i medici che si sono occupati per molti anni di trapianti, vedere un paziente morire in corsia in attesa di un cuore è difficile da accettare. E non c’è abitudine o assuefazione. La si vive comunque come sconfitta.

E un successo?Tutti i giorni salviamo vite umane. Infarti e arresti cardiocircolatori risolti dall’equìpe e persone che in pochi giorni tornano alla vita normale.

Se fosse ministro della salute?Avrei abolito il fumo nei locali pubblici. Ma per fortuna è stato già fatto da Sirchia. Abbiamo un ottimo sistema sanitario, uno dei migliori del mondo. Manca l’uniformità su tutto il territorio nazionale. Questo è l’obiettivo.

Un consiglio da dare nel rapporto sport-salute.Il consiglio è di cominciare gradatamente in base alla propria forma fisica e all’età. Saper mo-dulare lo sforzo e scegliere sport non competitivi. Inoltre essere seguiti almeno inzialmente da un medico.

Dottore lei come combatte lo stress?Mi piace il mio lavoro. Ho raggiunto un equilibrio e non vivo la pressione in modo negativo. Ho uno staff professionale e umanamente validissimo. Tutti i giorni c’è uno scambio reciproco sia scientifico che umano. Questo è molto gratificante.

Essere medico negli anni 2000?C’è il rischio della specializzazione esasperata, essere super specialisti di una piccola par-te del problema. Ma a livello di preparazione i dottori che escono dall’Università sono molto preparati. Alcuni diventano anche grandi medici, perché sono già persone speciali. E questo l’Università non lo può insegnare.

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L’ Eccellenza della Medicinaredazionale S&C

PHYSIOMEDICA

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I medici

CardiologiaDott. Antonello GavazziDott. Enrico IavaroneDott. Francesco PattarinoDott. Felice ValleChirurgiaDott. Antonio CorapiDott.ssa Maddalena Menozzi.Chirurgia VascolareDott. Luca CamozziDermatologiaDott.ssa Michela TaglioniEmatologiaProf. Tiziano BarbuiEndocrinologiaDott. Roberto LanziFisiatriaDott. Alberto PonzoniIdro e KinesiterapiaPaolo FassiMatteo BertuliniSara GalbiatiValeria GallinariGiovanni MussettiGastroenterologiaDott. Paolo SerboliGinecologiaDott. Matteo CappatoDott.ssa Elena CirielloDott.ssa Daria MattioniDott.ssa Antonella Villa

In PhysioMedica sono presenti medici professionisti con formazione certificata in diverse discipline.

GnatologiaDott. Giovanni MacrìNefrologia Dott. Massimo MaccarioNeurologiaDott. Ubaldo Del CarroDott.ssa Raffaella FazioNeuropsichiatriaDott.ssa Livia PoloniOrtopediaProf. Giuseppe AndreolettiDott. Almerico MegaroOsteopatiaPaolo FassiOncologiaDott. Francesco ScanziOstetriciaDott.ssa Giusy CaroleiDott. Fabrice CurnisPediatriaDott. Paolo BianchiDott. Paolo MenghiniPsicologia ClinicaDott.ssa Sara MaccarioRadiodiagnosticaDott. Pierluigi VayDott. Carlo AncoraUrologiaProf. Antonino Lembo

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L’ Eccellenza della MedicinaPHYSIOMEDICA

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Le patologie legate all’apparato cardiocircolatorio sono la prima causa di ricovero ospedaliero e pur-troppo anche il fattore che mette più a rischio la popolazione occidentale. Stress, fumo, peso ecces-sivo, mancanza di movimento, controllo della pressione non costante e abitudini alimentari errate sono le cause principali.

Una corretta prevenzione assistita da medici specialisti e da una struttura adeguata possono ac-compagnare una persona nel corso delle varie fasi della sua vita e consigliarlo al meglio.

PhysioMedica offre una equìpe di cardiologi di primo livello unitamente ad una struttura con tutte le strumentazioni necessarie ad una accurata assistenza e diagnostica.

La peculiarità di PhysioMedica è poter visitare un paziente completando nell’arco del primo appunta-mento tutti gli esami necessari, senza costringerlo a interminabili viaggi per effettuare le indagini dia-gnostiche per poi tornare dal cardiologo a farsi visitare per l’eventuale diagnosi. Un grande vantaggio per risparmiare tempo ed avere in cambio efficienza e professionalità

Diagnostica Cardiologica:

Elettrocardiogramma Ecocardiogramma Holter cardiaco Holter pressorio Test da sforzo con cicloergometro

Diagnostica Vascolare:

Ecocolordoppler Venoso arti inferiori e superiori Aorta addominale Arterioso arti inferiori e superiori Scrotale tsa

Un check up completo utile per tutte le età e per tutti gli scopi.

Una particolare attenzione al mondo dello sport con la possibilità di seguire atleti agonisti ma soprat-tutto di visitare, effettuare esami sotto sforzo e consigliare persone che affrontano a livello dilettan-tistico varie discipline sportive. Massima attenzione a tutti coloro che per la prima volta decidono di praticare uno sport.

PhysioMedica e l’equìpe cardiologica, in collaborazione con i medici di base, offrono visite cardiologi-che e test diagnostici, l’Ecocardigramma color-doppler a domicilio per pazienti in difficoltà con partico-rari egigenze.Basta veramente un minimo impegno per garantirsi un controllo periodico che tutela la vostra salute.

Affidatevi a PhysioMedica.

Cardiologia

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PhysioMedica si preoccupa di riabilitare i pazienti aiu-tandoli a prevenire il ripresentarsi del problema, della malattia. E’ accanto all’atleta di ogni livello per il ritorno post-trauma alle competizioni, con programmi speci-fici e personalizzati.

• Terapia Fisica• Kinesiterapia• Propriocettività• Rieducazione Posturale• McKenzie / Mezières• Mobilizzazione Articolare• Massoterapia• Trazioni manuali e Pompages• Mobilizzazioni Manuali• Feldenkrais• Osteopatia• Riabilitazione pediatrica• Riabilitazione cardiaca• Riabilitazione della mano• Ricondizionamento muscolare generale• Sviluppo di programmi ad Personam• Test atletici e di valutazione fisica• Collaborazione con staff tecnico della squadra• Valutazione risultati e rielaborazione programmi

L’ Eccellenza della MedicinaPHYSIOMEDICA

I programmi Acqua comprendono:

• Idrokinesiterapia• Terapia posturale globale in Acqua• Rinforzo muscolare secondo Kabat• Propriocettiva in idrostasi• Acquadolce: Cura e prevenzione algie vertebrali• Percorso nascita: corsi pre-parto e corsi post-parto• Corsi dedicati genitori-figli• Corso di acquaticità prima infanzia• Progetto di psicomotricità funzionale in acqua• Watsu• Corsi di recupero psico-relazionale• Percorsi di coppia

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Prevenzione ginecologica

Percorsi pre-parto e post-parto e puerperio

Prevenzione e cura oncologica

Riabilitazione oncologica in acqua

Menopausa

Diagnostica per immagine

Visite specialistiche

Mammografia ottica (assenza di radiazioni ionizzanti)

Mammografia digitalizzata

Ecografie

Internistica

Parti molli

Muscolo tendinea

Ostetrico-ginecologica

Diagnostica prenatale

Cardiologica

Diagnostica senologica

Mineralometria ossea computerizzata (DEXA)

PhysioMedica segue la donna nel suo viaggio che comprende trasformazioni fisiche e psichiche impor-

tanti, spesso trascurate o sottovalutate. Attraverso la diagnostica con il mammografo ottico che lavora in assenza di radiazioni ma anche con l’assistenza

psicologica di operatori specializzati.

PhysioMedica è organizzazione di convegni medico-scientifici e formazione degli operatori

L’esame diagnostico non è un episodio ma una regola inserita in un contesto clinico, fondamentale

L’ Eccellenza della MedicinaPHYSIOMEDICA

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Sports in Tour

per info: 035 234917 - 3930300167professionisti dello sport in tante piazze della citta

Sports in tour è un’occasione unica di conoscere discipline sportive a due passi da casa, ne lle piazze di Bergamo, gratuitamente! Molti quar-tieri della città coinvolti a giugno e settembre in una manifestazione mi-rata a diffondere lo sport e la cultura al movimento. Un mondo si sport e altre sorprese che stiamo preparando per regalarvi un’estate serena e divertente. Adulti e ragazzi di ogni età potranno praticare direttamen-te gli sport seguiti da tecnici e insegnanti qualificati senza impegni ago-nistici ma con lo spirito del vero appassionato.

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L’eccellenza della Medicina

Prevenzione ginecologicaPrevenzione e Riabilitazione in acqua

Prevenzione e Riabilitazione in palestraPreparazione atletica

Attività ambulatoriale e visite specialisticheGnatologia

Psicologia clinica

Consulenza a scuole e società sportiveRicerca scientifica e formazione

Convegni medico-scientificiDiagnostica per immagine

Mammografia ottica (in assenza di radiazioni ionizzanti)Mammografia digitalizzata

EcografieInternisticaParti molli

Muscolo tendineaOstetrico-ginecologicaDiagnostica prenatale

CardiologicaDiagnostica senologica

Mineralometria ossea computerizzata (DEXA)

dalla maternità all’età adulta

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