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Sportivissimo novembre 10

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La rivista dell sport vicentino

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magazine mensile di sportdistribuito gratuitamente

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segreteria di redazioneGiuliana Lucato

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Dopo i primi due mesi di scuola della sua vita, sono tentato di dare a mio figlio il Manifesto del

Partito Comunista di Marx e En-gels, affinché lo porti alle sue ma-estre per farglielo leggere. Ha sei anni, fa il tempo pieno, cioè 8 ore al giorno, e porta i compiti a casa con l’invito esplicito di essere se-guito dai genitori. Quindi sono 8 ore più gli straordinari suoi e no-stri, che quando arriviamo a casa le nostre otto ore, quando va bene, le abbiamo già fatte. Tirando giù dallo scaffale il vecchio Manife-sto di Marx e Engles, vorrei fare osservare che qui, nel civile Oc-cidente, sono passati quasi 150 anni da quel famoso 1° maggio di Chicago in cui abbiamo divi-so le nostre giornate in tre parti uguali: 8 ore per dormire; 8 ore per lavorare; 8 ore per il tempo libero, definizione, quest’ultima di “tempo libero”, invero un po’ generosa, perché in questo spazio temporale dobbiamo fare tutto quello che non facciamo quando dormiamo e quando lavoriamo/andiamo a scuola, che è veramen-te una gran cifra di cose, affatto “libere”: dal cambiare l’acqua ai pesci rossi all’andare dal dentista, per esempio. Non vale, quindi, dire: “ma si tratta di pochi minu-ti”. Fare i compiti per casa dopo 8 ore o nel week end di biblico sug-gerimento al riposo, è comunque un impegno, e lungo o breve che sia, è un impegno che invade con la prepotenza dell’obbligatorietà il nostro tempo già di per sé poco libero. Ok, me la sto prendendo per poco, una manciata di minuti, ma il punto non è da poco. Qui, ci si sta dimenticando che i pa-dri della Modernità, dividendo la giornata in tre parti uguali, hanno

voluto dirci che dormire, lavorare e disporre di tempo libero sono tre momenti ugualmente fondamen-tali per la vita degli uomini. Ci hanno saggiamente spiegato che non si è uomini ma bestie, non solo se non ci si riposa il dovuto, non solo se non si ha un lavoro dignitoso, ma si è bestie anche se non si ha il giusto tempo libero per curare e far crescere i nostri indi-viduali interessi attraverso i qua-li si forma la nostra personalità. Una lezione che incredibilmente abbiamo dimenticato. “Non ca-pisco gli uomini occidentali”, ha scritto il Dalai Lama, “si amma-lano per fare soldi e poi spendo-no soldi per curarsi”. Potremmo aggiungere: non capisco le scuole occidentali che sovraccaricano di ore di studio gli studenti di sei, dodici, diciotto anni, per, poi, ve-derli abbandonare perfino il corso di laurea breve e, cosa gravissima, smettere per sempre di leggere (in Europa siamo al penultimo posto in percentuali di laureati; siamo gli ultimi in numero di libri letti in un anno). Non capisco lo sport occidentale il quale è alla ricerca spasmodica del risultato fin dai suoi atleti più giovani, per, poi, vederli smettere prima dei quin-dici anni. (Una statistica del Coni mostra come sia una percentuale insignificante quella di chi ha vin-to da ragazzo i Giochi della Gio-ventù e da grande ha partecipato a un’Olimpiade. Consideriamo, inoltre, che oggi a fare sport sono i pensionati che da giovani ne fa-cevano poco - erano altri tempi - e si stanno prendendo una bella rivincita, vivendo alla grande e in salute la loro maturità; chie-diamoci se così sarà anche per i nostri ragazzi, dopo che li avremo stancati da piccoli).In altre parole, la contraddizione è questa: lavoriamo per fare più sol-

di possibili e pagare i mutui, e non per fare quei soldi necessari per vivere bene; studiamo per pren-dere voti e fare i genietti a scuola, e non per capire e, soprattutto, per appassionarci alla comprensione colta del mondo; facciamo sport per vincere la gara della parroc-chia e sognare di essere campioni, non per educarci a crescere in una vita sana. Certo, in questa logica assurda, i genitori sono chiamati a fare la loro parte. Ufficialmente e necessariamente chiamati a fare la loro parte, dato che così fan tut-ti; dato che così bisogna fare per avere un figlio genietto a sei anni. Nemmeno Mozart, che però era davvero un genio, sarebbe stato così precoce senza il padre Leo-pold; nemmeno Leopardi, senza il padre Monaldo. Ma, ahinoi, sia Wolfgang sia Giacomo morirono infelicissimi sotto i quarant’anni, cioè prematuramente, come qui si vuole dimostrare. Ovvero, se da piccoli fossero stati lasciati in pace, avrebbero fatto le stes-se cose che hanno fatto - erano geni! - ma le avrebbero realizzate in una vita più lunga e più serena. E questo vale per i campioncini dello sport che hanno sempre due coach, quello della squadra e il proprio papà. Insomma, siamo così irrespon-sabilmente sciocchi da lessarci il cervello prima ancora di capire che abbiamo un cervello fantasti-co da far funzionare; da logorarci il corpo e lo spirito sportivo prima ancora di scoprire che abbiamo un corpo e una predisposizione mentale a fare sport che ci potran-no far vivere attivi e in salute per il resto della nostra vita. Se pros-simamente mi vedete con gli stri-scioni davanti alla scuola di mio figlio con su scritto “IL TROPPO E’ NEMICO DEL BENE”, ades-so sapete perché.

Il troppo è nemico del bene

di Luigi Borgo

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Paolo

star d’E

uropa

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5mtb

Ce l’aveva detto e ha mantenu to la parola: gli obiettivi più impor tan t i

della stagione 2010 erano il campionato Ita-liano e l’europeo di settembre di mtb riservato agli under 40 sulle 24 ore. Il 29enne valligiano non ha sbagliato nulla ed in meno di un mese è riuscito a cogliere i due successi più importan-ti della sua carriera. Nella gara tricolore di 24 ore in mtb, disputata il 4 e 5 settembre in Val Rendena in un percorso molto impegnativo dal punto di vista altimetrico il longilineo Pa-olo Aste ha pedalato per 508 km staccando il secondo Tiziano Valduga di ben 106 Km. Ma se vincere è difficile ripetersi lo è ancora di più ed è infatti a Roma che Aste ha compiuto l’impresa, quasi un miracolo: nella stupenda cornice del Parco degli Acquedotti il ragazzo-ne ha percorso ben 622 km. staccando di 75 km. il secondo arrivato Armando Coccia (per lui 547 km.).

Paolo Aste,

dopo la conquista

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tb di Roma.

Paolo

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Una prova maiuscola perché, di-sputata in un percorso reso difficile dalle pessime condizioni del fondo sterrato, in cui Paolo ha pedalato per 24 ore alla media finale che sfio-ra i 26 Km/h. La gara in realtà non ha mai avuto storia in quanto dopo appena 8 ore di gara Aste aveva già 45’di vantaggio pari a 22 km. sugli inseguitori. Nonostante una vittoria ormai scontata, Paolo, come sa fare in queste occasioni, è rimasto sem-pre concentrato e durante tutta la notte ha continuato a pedalare senza sosta lungo il tracciato non illumina-to, reso ancora più insidioso dall’o-scurità. Solamente negl’ultimi metri, ormai in vista dell’arrivo previsto per le ore 12 della domenica, la sua deter-minazione ha lasciato spazio alla gio-ia per aver portato a termine una gran-de impresa. Stanco e allo stesso tempo felicissimo per la conquista del cam-pionato europeo delle 24 ore in mtb, da vero dominatore, nell’intervista del dopo gara ha dedicato la sua vittoria al ciclista scledense Thomas Casarotto ringraziando altresì a stagione conclusa, dopo aver vinto praticamente tutto, il proprio team Essegi2, la Linskey che gli ha creato la bici su misura grazie all’ami-co Claudio Sartori ed infine lo staff che lo ha supportato durante le competizioni e nella trasferta romana: Fabio Menegot-to, Carlo Corrà, Giovanni Taldo e Savio”. Ricordiamo che nel 2010 Paolo Aste aveva conquistato il quinto posto assoluto alla Race Around Slovenia nell’Ultracycling di Coppa del Mondo, all’esordio nella specialità, in una gara di ben 1230 km. con un dislivello che ha sfiorato i 20.000 metri preludio questo all’im-presa che il coriaceo e determinato Paolo Aste sta preparando “per la leggenda” che nel 2011 lo vedrà tra i protagonisti nella la Raam americana Coast to Coast del giugno prossimo.

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7ultra-maratoneta

da Atene a Sparta, 246 km in 34 ore e 23 minuti

da sinistra:

Corrado Buzzolan, f iniscer, Ivan Cudin vincitore

Spartathlon 2010, Carmelo Nucifora, f iniscer

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Sabato 25 settembre scorso, l’ul-tra-maratoneta Corrado Buzzo-lan, classe 1964, ha terminato con successo la SPARTATHLON, la corsa a pie-

di di 246 Km che parte da Atene e arriva a Sparta, terminando nella 71esima posizio-ne. Ha dovuto correre svelto e senza soste, visto che lungo il percorso ha dovuto pas-sare ben 74 punti di controllo, dei cancelli ad eliminazione che rendono a maggior ragione estrema l’impresa. L’ammissione a questa gara impone già un curriculum di tutto rispetto, con tempi eccellenti su precedenti ultra maratone, conferendo a questa gara un elevato livello qualitativo e tecnico. 350 partecipanti da tutte le na-zioni, 220 ritirati e 130 finiscers. La Spartathlon, è una gara estrema che na-sce per commemorare la grande impre-sa storica del messaggero/corridore gre-co Filippide che percorse appunto il tragitto Atene/Sparta per chiedere aiuto contro i persiani. Corrado in 34 ore 23 minuti ha terminato la sua gara che per la lunghezza del percorso, le tempera-ture elevate e il dislivello è considerata la più dura al mondo. In questo tipo di prestazione la vittoria non si misura nella posizione di arrivo, ma dall’arri-vo stesso. Quindi complimenti a tutti gli atleti finiscers e al vincitore Cudin Ivan, il friulano, che, col tempo ecce-zionale di 23 ore ha tagliato il tra-guardo di questa edizione.

Testo e intervista di Roberta Maria Dalla Vecchia

CORR

ADO

BUZZ

OL

AN FINISCER SPARTATHLON 2010

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Perché Spartathlon?Soprattutto una sfida ed anche un ’impegno con i miei figli. Nella vita è molto importante rispettare gli impe-gni presi e dare l’esempio ai propri figli, ciò è stato sicuramente uno sti-molo per portare a termine tale gara.

Che allenamento e gare ha fatto per prepararsi all’evento? Per l’allenamento non seguo specifi-che tabelle, anche perché per gare così particolari non ce ne sono. Con-duco una vita salutare, curo l’ali-mentazione, non faccio solo corsa ma vado anche in palestra (QuiFit di Schio), a fare trekking in montagna, gioco a basket e la sera/notte vado a passeggiare con la mia cagnetta Clara. Ho partecipato a varie gare nel corso degli ultimi anni, non solo di lunga durata ma anche in monta-gna che mi sono state comunque molto utili. L’anno scorso ho parte-cipato alla 9 Colli, di 200 Km che mi ha permesso di qualificarmi per la Spartathlon.

Come ha trovato l’accoglienza e l’organizzazione ad Atene?L’accoglienza è stata molto calorosa soprattutto da parte degli atleti pro-venienti da tutti i continenti; l’orga-nizzazione è stata perfetta. Ma è bello soprattutto il clima che si re-spira, sia prima, durante che dopo la gara.

Cosa c’è di storico in questa gara? Il percorso rievoca quello percorso da Filippide che è partito da Atene ed è andato a Sparta per chiedere aiuto in seguito all’invasione dei Persiani.

Le difficoltà che ha trovato lungo il percorso? Le difficoltà tante: il caldo di giorno, pioggia, freddo e sonno di notte, mo-menti durissimi durante la salita al 160 km ad un monte con 900 metri di dislivello. Ultima crisi al km 200 per mancanza di energie a seguito di una insufficienza alimentare.

Quest’anno ha vinto (per la prima volta) un italiano, cosa pensa degli atleti italiani? Sono nate delle amicizie? Per la prima volta in questa compe-tizione ha vinto un italiano, Ivan Cudin. E’ stata una vittoria impor-tante sia per l’ottimo tempo (poco più di 23,00 ore) sia perché ricorre-

va il 2.500 anno dal fatto comme-morativo. Cudin, oltre ad essere un grandissimo atleta, primatista italia-no nella 24 ore di corsa con il record di 261 km percorsi in 24 ore, è una bravissima persona, che mi ha favo-revolmente colpito per la sua mode-stia. Sebbene sia una gara competiti-va, l’obiettivo dei partecipanti, tranne per i primi che puntavano al podio, era quello di arrivare al tra-guardo; conseguentemente si cerca-va di aiutarci reciprocamente. Io sono stato fortunato, e gli ultimi 60 km li ho percorsi in compagnia di Carmelo Nucifora, persona caratte-ristica che mi è stato di grande aiuto. Da questo sta nascendo una stimata amicizia.

Sue considerazioni personali: è stata una grande gioia. L’emozione dell’arrivo è qualcosa di indescrivi-bile, che ripaga di tutti i sacrifici fat-ti prima e durante la gara.

A livello sportivo è stato seguito?Devo molto al mio preparatore atle-tico Antonio Pasqualotto di Puro Sport di Zanè il quale mi ha portato alla competizione in condizioni di forma ottimali.

Prossime mete?Mi piacerebbe fare una 24

ore su pista, una gara molto particolare che non ho

mai fatto, ma che ri-chiede una forte vo-lontà mentale.

Più testa o più fisico? Il fisico ci vuole senza dubbio, sen-za un’adeguata preparazione fisica non si possono portare a termine queste competizioni; la testa è in-dubbiamente molto importante so-prattutto nell’affrontare le varie dif-ficoltà che si incontrano. Direi che ci vuole soprattutto una forte moti-vazione per riuscirci.

E la famiglia e amici?Un ringraziamento parti-colare va alla mia fa-miglia che sono i miei primi fans. Poi ringrazio gli amici e conoscenti che hanno seguito l’evento e mi hanno accolto ca-l o r o s a m e n t e all’arrivo da Sparta.

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9il “folpo”indovino

biologia marina

di Antonio Rossofoto di Denis Zorzin

Chi non ha sentito parlaredi Paul, il polpo tedesco cheha indovinato tutte le partitedei mondiali del Sud Africa?Il nostro superesperto di waterword,Antonio Rosso, ci dànuove notizie al riguardo.

Può l’ambiente subacqueo unir-si al mondo del calcio? Difficile, diremmo tutti. Eppure negli ul-

timi campionati mondiali di calcio in Sud Africa è stato possibile.Chi non ha sentito parlare di Paul, il polpo che ha centrato i risultati delle partite della Germania comprese le scon-fitte con Serbia e Spagna e ha indovinato pure la finale tra Spagna e Olanda. Il polpo ha sempre indicato la squa-dra vincente scegliendo tra due piccole scatole, ognuna delle quali aveva un’ostrica e la bandiera delle nazionali in campo, quella della squadra che avrebbe vinto.Chissà come dovevano sen-tirsi quel fior fiore di profes-sionisti (molto superstiziosi) a giocare con un risultato già scritto: perdenti. Materia da psicanalisi.Ora il nostro polpo è morto il 26 ottobre nella sua vasca, all’acquario Sealife di Ober-thausen, in Germania, dove era custodito. Cause naturali, in cattività il polpo raramente vive più di un anno.Da vivo era diventato una leggenda. Nessuna mascotte creata a tavolino aveva mai raggiunto la sua celebrità. Aveva pure ricevuto la citta-dinanza onoraria di O Carbal-liño, paese della Galizia, in Spagna, noto per la sagra del polpo che si tiene ogni anno in agosto.Ora sembra assicurata anche la sua notorietà futura: ci sono delle applicazioni sof-tware per i-phone e google android, che servono ad aiu-tare gli incerti a prendere la giusta decisione ed in Cina è già uscito il film “Chi ha as-

Momento della sceltadella squadra vincenteMomento della sceltaMomento della sceltadella squadra vincente

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Non tutti sanno chePolpo è un termine generico che indica due generi: Ozoena e Octopus. Il primo comprende i moscardini che hanno una sola fila di ventose e non va confuso con il secondo, l’octopus o polpo comune, chia-mato anche piovra che di file di ventose ne ha due. Occhio in pescheria. Per contro non va utilizzato il termine “polipo”, an-che se alcuni lo usano. Tanto per capirci i polipi sono dei piccoli animali della fa-miglia dei cnidari, che vivono in colonie come le gorgonie. Hanno piccoli tentacoli colorati, contribuiscono alla costruzione delle barriere coralline e non hanno nulla a che vedere con i nostri polpi. Le ricette che troviamo in internet digitando “polipetti” non dovrebbero comparire. Il diminutivo di polpo è “polpetto” e non “polipetto” che come abbiamo visto identifica un altro animale. Nel dubbio aiutiamoci con il dia-letto: “folpetti”, è chiarissimo.

Non tutti sanno cheNon tutti sanno chePolpo è un termine generico che indica due generi: Ozoena e Octopus. Il primo comprende i moscardini che hanno una sola fila di ventose e non va confuso con il secondo, l’octopus o polpo comune, chia-mato anche piovra che di file di ventose ne ha due. Occhio in pescheria. Per contro non va utilizzato il termine “polipo”, an-che se alcuni lo usano. Tanto per capirci i polipi sono dei piccoli animali della fa-miglia dei cnidari, che vivono in colonie come le gorgonie. Hanno piccoli tentacoli colorati, contribuiscono alla costruzione delle barriere coralline e non hanno nulla a che vedere con i nostri polpi. Le ricette che troviamo in internet digitando “polipetti” non dovrebbero comparire. Il diminutivo di polpo è “polpetto” e non “polipetto” che come abbiamo visto identifica un altro animale. Nel dubbio aiutiamoci con il dia-letto: “folpetti”, è chiarissimo.

sassinato il polpo Paul?” fiction ambientata nel mondo delle scommesse. In ogni caso è già stato sostituito da Paul II im-messo il 3 novembre nella stes-sa vasca del suo predecessore, con tanto di conferenza stampa. Lo spettacolo deve continuare.Che il polpo fosse particolar-mente intelligente è sempre sta-to riconosciuto a livello scienti-fico, ora si vuole proporre che sia pure indovino. Mi sia con-sentito dubitare.Per i subacquei il polpo è sem-

Il polpoin poche righeÈ un mollusco della classe dei Cefa-lopodi con il corpo a forma di sacco e otto lunghi tentacoli forniti di ventose. Ha la caratteristica di avere tre cuori e la capacità di cambiare colore molto velocemente e con grande precisione mimetica. Al centro degli otto tenta-coli, sulla parte inferiore dell’animale si trova la bocca che termina con un becco corneo utilizzato per rompere i gusci delle conchiglie e il carapace dei crostacei di cui si nutre. Si sposta velo-cemente espellendo con forza l’acqua attraverso un sifone, che viene utilizza-to anche per l’emissione dell’inchiostro nero usato in funzione difensiva per confondere i predatori.

avendo egli la caratteristica di portarsi in tana, frammenti di conchiglie, di pietre o di anfo-re antiche … per proteggersi e mimetizzarsi.Il fotografo subacqueo ha solo l’imbarazzo della scelta nelle inquadrature. Possibili sia fo-

tografie a distanza ravvicinata quando si trova in tana o è ap-poggiato su qualche substra-to, oppure foto a figura intera mentre si muove spingendosi in avanti con il suo getto d’acqua. Lo si trova a basse profondità; per avvicinarlo è necessario muoversi lentamente, e, in ogni caso, nelle foto è preferibile usare la luce artificiale.Spesso il polpo si lascia andare ad affettuosità e si può giocare con lui, toccarlo, accarezzarlo sulla testa, farsi prendere dai suoi tentacoli. Alla fine, dopo una decina di minuti di gioco, quando si stanca e pigramente ci lascia, voglio vedere chi ha il coraggio di prenderlo e por-tarselo a tavola, soprattutto ora che ci può venire il sospetto che riesca a capire con chi ha a che fare e che fine lo aspetta. Me-glio la fotografia.

pre stato un animale particola-re, ottimo da mettere in pentola, ma soprattutto intelligente, cu-rioso e giocherellone.Pure gli archeologi subacquei non hanno disdegnato di utiliz-zare le sue capacità, andando a rovistare nelle sue tane per tro-vare gli indizi di qualche relitto

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12Viero Campione

Paolo Viero è campione Bio diesel

C.I.V.F. al termine di una stagione

entusiasmante

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bio diselStagione fantasti-ca per il vicentino Paolo Viero, anno 1982, nel Campio-nato Italiano Veloci-tà Fuoristrada, che si

aggiudica il trofeo “Energie Al-ternative 2010”, con il suo Proto Sc Tdi classe B2, ottimamente preparato dalla ditta di famiglia JA Service Car di Santorso, un proto che monta con un motore Wv 1.900 tdi dalla potenza di circa 210 cavalli, con il quale il nostro forte pilota è stato vinci-tore anche della edizione 2009. Questi prototipi corrono nor-malmente su piste estremante impegnative perché si tratta di piste nate e riservate per lo svol-gimento del Mondiale di moto-cross e, quindi, hanno tutta una serie di caratteristiche che poco si addicono alle quattro ruote, tuttavia le infinite insidie danno una grande spettacolarità alle competizioni, dove passaggi al limite, impennate, curve su due ruote sono di norma per questi prototipi e per i loro driver. Il pubblico è sempre entusiasta e partecipa numeroso ai vari appuntamenti gestiti dall’Asso Fuoristrada di Roberto Maculan. Dopo un campionato combattu-tissimo, Paolo Viero è riuscito a imporsi solo nell’ ultima gara, svoltasi sull’insidiosa pista di Faenza dove il nostro pilota ha tenuto dietro il suo diretto avver-sario il riminese, Andrea Loren-zetti, con Proto 3.000 tdi, dopo tutta una stagione in cui si sono dati sportivamente battaglia in un continuo alternarsi al verti-ce della classifica. Una vittoria, quindi, importantissima quanto

sofferta, ma conquistata con me-rito e caparbietà che va ad inco-ronare tutti gli sforzi sostenuti dalla Jolly Team. Su questo pun-to Paolo desidera, da queste pa-gine, ringraziare papà Gelindo e tutto lo staff della Service Car di Santorso e i tanti amici che l’an-no seguito e sostenuto durante la stagione sportiva. Categoria Bio diesel, diceva-mo, è una categoria a cui pos-sono partecipare autoveicoli alimentati con un combustibile ecologico, derivato da alghe e resti alimentari, quali bucce di arancia e mais, quindi un carbu-rante assolutamente non inqui-nante, ma, altresì, estremamente performante in prototipi come questi. (Il non utilizzo di questi carburanti nell’uso non sportivo si deve principalmente al loro alto costo di produzione e quindi di vendita). Per la prossima sta-gione la squadra Jolly Team ha in cantiere un nuovo proto per Paolo sempre Bio Diesel ma con motore 3.000 con cui punterà a conquistare il Titolo assoluto di CIVT.

di Demitri Brunello13

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A Tezze sul Brenta si è disputata una gara riservata ai giovanissimi, ottimamente organizzata dal gruppo Bici Sport Linda.

di Donatella Brunello

Al via si sono dati appun-t a m e n t o 230 ciclisti. La bandiera dello starter

è stata alzata dal giudice di gara FCI alle ore 16,00.La cittadina era presa dall’euforia della gara del mattino, dove si è sentito a gran distanza il “ruggito del leone” Federico, cam-pione Italiano di ciclicross in carica e grande campio-ne di pista (pisteer)atleta di casa.Federico ha superato tutti ed è riuscito con una gran-de strategia a compiere la sua volata, anticipando di poco Luca. Sia Federico che Luca sono due allievi che dimostrano di essere dei fuori-classe, simpatici, che sanno interagire con i compagni delle rispettive squadre e con gli avversari. Federico si distingue per la sua criniera cangiante (per scaramanzia o per moda) usa colorarsi il ciuffo in vari colori, Luca, invece, ha il passo elegante della “gazzella”.Ricordo Luca al G6 al me-

eting delle Badie a Treviso dove ha dimostrato al pub-blico la sua grande tenacia; in una prova di mtb si era creato uno spalla-spalla con Andrea per fare a gara per “tagliare” il “filo del traguardo” per primo, gara da brivido, con gli spetta-tori tutti eccitati e con l’a-drenalina “palpabile a vista d’occhio”.Domenica pomeriggio gli appassionati di ciclismo sono rimasti affascinati nel notare l’impegno e il credere nell’agonismo dei ragazzi; sembra impossi-bile che così giovani siano determinati e preparati per gareggiare. Man mano che aumentavano le categorie, aumentavano i giri del per-corso: il circuito pianeg-giante si snodava per una distanza di km 1,200 metri. A metà gara, mentre transi-tavano i G5, si è notata la forza di “Pippo”, Filippo, uscire a tutta da una curva; il gruppo era compatto e mentre il giovane atleta si prestava alla manovra di imboccare la seguente cur-va a “esse”, il gruppo “in-ferocito” lo stringeva. Non

trovando quindi spazio, è stato sfiorato e toccato da altri atleti, che purtroppo lo hanno fatto cadere. Fi-lippo allora non si è fatto scoraggiare dal malcapitato incidente, subito rialzatosi, ha imbracciato la bici e, dopo aver fatto un veloce controllo al mezzo, a gara ormai compromessa, è pas-sato vicino alla giuria, dove si è accorto della presenza del genitore e del presiden-te della squadra, e incitato da loro e dal pubblico, con grande abilità ha cambia-to rapporto, si è alzato sui pedali e ha reagito da au-tentico campione, rimet-tendosi in gara. Al giro di boa successivo, Pippo era affiancato da Mattia, suo compagno di squadra. I due si erano portati nelle prime posizioni. Con un grande talento gestivano la gara e, pedalata dopo pedalata, se la sentivano sempre più loro. Sembravano due “le-opardi”, erano in simbiosi perfetta; ottima la strategia di gara per entrambi. La prova è stata vinta dal “le-opardo” Thomas, grande ciclista della Bicisport Lin-

da che ha avuto la meglio in volata.Merita un applauso il si-gnor Franco Tessarollo, pa-dre di un ciclista giovanis-simo della Bicisport Linda e nell’occasione speaker della manifestazione. Il si-gnor Franco è una persona altamente preparata, dalla buona dizione, che ha sa-puto trattenere il pubblico attento. Dimostrandosi ben documentato, ha rivolto parole di conforto per tutti i ragazzini, soprattutto per coloro che non hanno vin-to. Egli ha spiegato l’im-portanza di partecipare, di divertirsi, di misurarsi con gli altri siano essi compa-gni di sport, di gioco, di scuola, di partite a palla. Non ha fatto distinzione di forza o di bravura. Ha fatto notare, anche, che in gara c’erano delle new entry chiedendo applausi di inci-tamento a tutto il pubblico proprio per loro, coinvol-gendo pure i rappresentan-ti delle forze dell’ordine, intervenute sul luogo per garantire lo svolgersi in si-curezza di tutta la manife-stazione. Nulla è fuggito al

signor Francesco Cecchin, vice presidente dell’FCI provinciale e presidente del gruppo Bicisport Linda. Con il suo mezzo (una due ruote bordeaux) era attento a tutto. Ha accompagnato i baby ciclisti alla parten-za, per aspettarli, poi, alla prima curva situata a 50 m dalla partenza e, quindi, li precedeva come apripista per accertarsi che il percor-so fosse sgombro da mezzi a quattro ruote e fosse ben libera la visibilità dei cicli-sti. Alle ore 18 si sono tutti radunati in piazza davanti al municipio per le premia-zioni, dove sono stati pre-miati tutti gli atleti fino ai primi cinque di ogni cate-goria maschile e femminile e i gruppi partecipanti.Le famiglie si sono alle-gramente salutate e si sono date appuntamento alla do-menica seguente sui nuovi percorsi agonistici. In con-clusione si può affermare che è stata, questa, un’altra giornata di grande ciclismo e di grande educazione a crescere nei valori dello sport.

ciclismo

Page 15: Sportivissimo novembre 10

Il pattinaggio artistico, sport e musica; conosciamo i nostri campioni.

saccardovittoria

giovannirigo

alice rodighiero

rodighieroalice

15pattinaggio

Il pattinaggio è uno degli sport minori particolar-mente consigliato ai bam-bini in età pre-scolare e scolare, infatti sviluppa senso dell’equilibrio e

la gestione del corpo attraverso il gioco; la socializzazione con i compagni è affiancata da una profonda fiducia in se stessi e nelle proprie capacità; la strut-tura fisica cresce armoniosa per-ché nell’attività sono interessate tutte le fasce muscolari in modo mai pesante; spesso le lezioni sono integrate da psicomotrici-tà e riscaldamento con o senza pattini. Lo sport, prima che com-petizione è socializzazione, stare insieme nel rispetto delle regole comuni, cercando di dare a tutti la possibilità di esprimersi, ognu-no secondo le proprie capacità. Il pattinaggio è, un mix di ballo e sport... naturalmente a ritmo di musica in coppia o singoli offre molte soddisfazioni, innanzitutto i costumi che da soli offrono uno

spettacolo meraviglioso: brillii di luce, e poi i patti-ni che sembrano volare su piste qualche volta anche non adatte...con tanta gra-zia... anche la persona più goffa con un paio di pattini è elegantissima. La musica poi spinge a fare il meglio possibile. Ciò non toglie che chi vuole affrontare le sfide e l’agonismo delle competizioni, trovi nelle so-cietà competenza, supporto, questo è quello che capita ad atleti della nostra provincia che dopo tantissimi sacrifici , allenamenti dispendiosi, sup-porti dei famigliari,con merito si sono conquistati un posto nella nazionale italiana non di-menticando che il Veneto è la regione più forte al mondo, e se chiedete ad un qualsiasi patti-natore quale campione vorresti diventare sicuramente non men-zionerà i soliti noti Ronaldigno, Ballotelli e compagnia ma il suo sogno sarà assomigliare a Riva o Tania Romano pluri campioni mondiali sconosciuti a tutti i me-dia . Alice Rodighiero 16 anni è da a Breganze. Pratica lo sport del pattinaggio artistico a rotelle nella società del paese. A4 anni mette i pattini e da allora non ha più smes-so. In nazionale da quest’anno dopo gli ottimi risultati ai campio-nati italiani , di lei dice: “Per es-sere ad un buon livello ho dovuto intensificare gli allenamenti , fare parecchi chilometri per essere se-guita da altri tecnici. Certo i sacri-fici che ho fatto e che sto facendo per questo sport sono molti, però li faccio volentieri perché pattinare mi piace tantissimo e mi sto ren-dendo conto che tutto serve anche se subito non si notano i miglio-ramenti, con il tempo iniziano ad arrivare le soddisfazioni, quelle più sudate e che maggiormente ti stimolano. E’ per questo che non mi sono mai persa d’animo e non mi sono mai arresa anche dopo anni di continue delusioni dovute anche ad un infortunio al meni-sco. IL pattinaggio è un grande impegno e riuscire a conciliare scuola e sport richiede molta or-ganizzazione, saper impegnare il tempo e non sprecarlo”. Eleonora Moro forte atleta singolista abita a Schio, gareggia in tutte le spe-cialità grazia eleganza e fortissi-mo temperamento la contraddi-stinguono. Da anni è sempre tra le prime atlete in regione e oggi è in nazionale italiana in coppia con Amadesi A. Coppia di re-

i nostriAzzurri

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16cente formazione, patti-nano assieme da ottobre dell’anno scorso ma han-no già un curriculum otti-mo: campioni provinciali, regionali, italiani FIHP e UISP e ai recenti cam-pionati europei sono sali-ti sul gradino più alto del podio. Inoltre hanno vinto il trofeo internazionale “Barbieri”, il trofeo inter-nazionale città di Oderzo e il trofeo internazionale “Pieris”.Eleonora Moro è iscrit-ta alla società New Skate Bassano(vi) e Alessandro Amadesi è iscritto alla so-cietà Pontevecchio di Bologna,di coppia vengono allenati da Maria Rita Ze-nobi e si allenano a Bolo-gna. Lasciamo immaginare i sacrifici ed il tempo ed i costi dedicati per raggiun-gere questi traguardi . Sac-cardo Vittoria atleta solare, fisico statuario della nostra città, Valdagno, è allenata e seguita con costanza dall’al-lenatrice Stefania Intelvi. Fin dagli inizi si distingue sia a livello provinciale che regionale, è la prima atleta valdagnese femminile sin-golista della provincia a far parte della nazionale ita-liana nella categoria cadetti, quest’anno ha conquistato ot-timi piazzamenti sia a livello di trofei internazionali sia in tutte le gare disputate, nono-stante il cambio di categoria è giunta ottava ai campionati italiani fihp di Bormio ed è stata riconvocata in naziona-le. Non servono presentazioni per Giovanni Rigo da anni sempre ai vertici della spe-cialità come singolista che con i gruppi. Pluricampione, da anni è uno tra i più forti pattinatori azzurri. Con tutti i sacrifici fatti purtroppo è conosciuto solo nell’ambiente rollistico . Ecco, vi abbiamo raccontato chi sono le promesse del pattinaggio naziona-le, i nostri campioni di costanza, di sacrifici e di tenacia sotto il cui esempio tanti altri giovani pattinatori stanno crescendo.

eleonora moro

eleonora moro

al centro alice e vittoria

alice e vittoria podio trofeo internazionale f ilippini

saccardovittoria

Page 17: Sportivissimo novembre 10

1717vela

Tempo buono e vento da nordest, grecale, a 5 nodi, sabato 30 ottobre: finalmen-te Fimon ha potuto ospitare le regate

di fine stagione. Ben 15 gli equi-paggi iscritti, molti reduci dalla mitica Barcolana di Trieste dove la LEGA NAVALE ITALIANA è sempre l’associazione più nume-rosa. Tanta voglia di regatare e di chiudere al meglio la stagione velica vicentina. Ecco la crona-ca delle regate e i vincitori. Alle 13.00 parte il Match Race dei fi-nalisti della classe Tridente , gara bellissima di tecnica e astuzia, che alla fine delle due regate a bastone sulla rotta “boa Nord – bricola di Capo di Buona Speranza” asse-gna il primo posto all’equipaggio De Toni Micael e Saral/Perina Claudio davanti a Pilati Claudio/Magaraggia Valentino/Angela Ceolato .Alle 14.50 i suoni del corno danno il via alla 6° regata fina-le valida per l’assegnazione del

17

Tempo buono e vento

f inale di stagioneDopo avere annullato per due domeniche

consecutive le regate di fine stagione a

causa del cattivo tempo, sabato 30 ottobre

si sono lasciati gli ormeggi per un’altra

entusiasmante giornata di gare.

vincitore del 4° Campionato del lago di Fimon, in contemporanea con la regata degli optimist riser-vata ai ragazzi fino ai 13 anni per l’assegnazione della Coppa “Me-morial Nini” messa in palio dallo sponsor Wall StreetI Institute di Claudio Cagnin, inoltre per l’ag-giudicazione del Trofeo “Memo-rial Aldo Fioravanti” alla barca più veloce del lago.La regata sul percorso “boa Nord – boa Capo Horn” è avvincente e spettacolare.I risultati assegnano la Coppa Memorial Nini a Silvan Andrea, il trofeo Memorial Aldo Fioravanti all’equipaggio “De Toni M. - Pe-rina C.” vincitori della regata con la deriva 470 , mentre il Campio-nato del lago di Fimon 2010 va all’equipaggio “Pilati C, - Maga-raggia V.”con la deriva 470 e le coppe offert dal Coni Provinciale.Le premiazioni con la presenza del Vicepresidente del Coni Emi-liano Barban onorano tutti i parte-cipanti e fanno ber sperare per la vela vicentina.

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1818nordic walking

La camminata nor-dica se praticata in un posto very ok è ancora più bella, per questo motivo l’Associa-

zione Nordic Walking Vicenza ha organizzato una 2 giorni di full immersion nella rinomata Lavarone. Un luogo dotato di un’ampia scelta di percorsi at-trezzati che si è dimostrato per-fetto per soddisfare la voglia di outdoor & fitness. Sotto la guida degli istruttori della scuola ita-liana si è tenuta una parte didat-tica per apprendere la corretta postura e gli elementi basilari di questa moderna disciplina. Uno sport che sembrerebbe scontato, ma che invece, per coinvolgere il maggior numero di muscoli possibile, è bene imparare attra-verso la giusta tecnica. Aperto a tutte le età, dai giovanissimi agli over eighty, ha il vantag-gio di costare pochissimo: per praticarlo non serve saccheg-giare il salvadanaio dei nipoti-ni, bastano pochi “dollari” per acquistare due bastoncini - non quelli da trekking! – e via, più veloci della luce! Potete la-sciare mantello e maschera da superman nell’armadio, infatti la dipendenza d’adrenalina è una faccenda sconosciuta, ma non per questo si è lenti, anzi, la sgambettata nordica è svelta e dinamica. La fatica si mantiene sempre nei limiti del piacere, mai si arriva allo stato di sfini-mento delle forze. Il maggior consumo di calorie è garantito, così l’appagamento personale e il benessere fisico che ne deriva. Ispirato al passo alternato dello sci di fondo, lo si può praticare durante tutto l’anno e ovunque: appena fuori dalla porta di casa, lungo il marciapiede, sugli ar-gini dei fiumi o nei parchi del-la città. Meglio evitare le zone non proprio inclini per filoso-fia: vedi le aree del petrolchi-mico, le tangenziali o incollati a sniffare gli scarichi delle au-tomobili. Comunque sia, ci sono molti posti per poterlo fare, basta qualche uscita e le location si scovano facil-mente. E’ rilassante e farlo in compagnia di un gruppo come questo è divertentissi-mo! Si conoscono un sacco di nuovi amici e per di più la socializzazione avviene

Riuscitissima due giorni sull’altipiano di Lavarone per il

Nordic Walking Vicenza, aria purissima e magico verde

ic walking

Riuscitissima due giorni sull’altipiano di Lavarone per il green walking

di Arturo Cuel

s t ra -da facendo, tanto le pulsa-

zioni si mantengono basse come in una semplice passeggiata. Qui sull’altipiano, grazie alla salubri-tà dell’aria, lo sprint è diverso, c’è un turbo in ognuno dei parte-cipanti. Per chi è abituato a vivere dove regnano le polveri sottili è un po’ come inghiottire un intero tubetto di Saila menta, vuoi met-tere... Nel frattempo, qualcuno si è intrattenuto con il Gymstick, una delle molteplici varianti con

i basto-ni, assolutamente consigliato

quando fuori dalla porta il tem-po è brutto. Nel tour della gior-nata i walker passano accanto ad una delle sette fortezze della cintura corazzata dell’ex confine austroungarico: forte Gschwent o comunemente chiamato Forte Belvedere. Il sentiero prosegue e sembra conformato appositamen-te per interiorizzare uno stato d’animo difficilmente assimilabi-le in altre situazioni: i primi colori autunnali e il silenzio del bosco diventano una vera beatitudine.

Diamo un po’ di numeri: un passo ed una s p i n t a , 1000 passi sono mil-le spinte e questa è la vera ri-ve laz ione del Nordic Wa l k i n g ! Per egua-gliare gli

stessi benefici sarebbero necessa-rie molte ore di palestra, vi sembra poco? Alla fine della exit, quando ormai i bastoncini mostrano i pri-mi segni di “surriscaldamento” ci sono la piscina e le mani esperte delle massaggiatrici del recente centro wellness, campo base di questo speciale fine settimana. La mattina del giorno dopo, ben coccolati e riposati, si è pronti per un percorso alternativo. E’ il turno del numero 4, il giro del Tomazol. Nove chilometri e seicento metri di wilderness puro, uno sterrato affascinante. Così il lungo ser-pente di liberi camminatori sfila ordinato fra gli antichi muretti confinari. “Si spinge ragazzi! E’ un must, lo dovete proprio fare se desiderate conseguire quel mo-vimento completo ed elegante ”. Il tracciato s’addentra nelle fra-zioncine composte da poche case e sbuca alla vista del suggestivo omonimo lago alpino. Un giro attorno al bacino lacustre in cui Sigmund Freud - il padre indi-scusso della psicoanalisi - amava concedersi elucubrazioni mentali. “Ma no, cosa vediamo, fermate-lo!” In ogni compagnia che si ri-spetti c’è sempre chi mette i pun-tini sulle i, ma questo è troppo! Il tipo, nell’improbabile tentativo d’impersonare il grande Sigmund, si è messo a fare 2 conti: in due ore e vettisetteminuti abbiamo fatto 3450 passi con altrettante spinte ed un consumo calorico di x fratto ypsilon che facendo la radice quadra... No comment! Desiderate saperne di più: www.nordicwalkingvicenza.com

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-mente. E’ rilassante e farlo

diventano una vera beatitudine. Diamo un po’

1000 passi sono mille spinte e questa è la vera rive laz ione del Nordic Wa l k i n g ! Per eguagliare gli

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1919

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20

Novità:- A 10 minuti dall’albergo

90 km di piste- Skibus gratuito

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Domenica 10 ottobre a Cles (TN) ai Campionati Ita-liani Giovanili Fidal il team del Veneto ha vinto l’oro nella staffetta 4x100m categoria cadette (nate nel 1995 e 1996) stabilendo il nuovo primato italia-no con 48”03. Tra le quattro staffettiste c’era anche Greta Fornasa, quattordicenne valdagnese tessera-

ta per la Polisportiva Valdagno che frequenta il primo anno del Liceo delle Scienze Umane. Lei era la seconda staffettista e soprattutto la più giovane delle quattro. Le altre ragazze erano Martina Favaretto di Mestre, Cadette Herrera di Verona e Ottavia Cestonaro di Vicenza, quindi due vicentine nel quartetto più forte d’Italia! Greta ci racconta che le quattro atlete si conoscevano già dai precedenti ritiri svolti nel Centro Coni di Schio dove

avevano svolto tanti allenamenti soprattutto sui cambi, momento cruciale di ogni staf-fetta. Sapevano di essere forti e di poter vincere il titolo italiano, ma non si aspettavano di battere anche il record e ovviamente la soddisfazione e l’emozione è stata molto grande. Ma Greta non è di mol-te parole, della sua gara dice di essere molto contenta, ma non aggiunge molto di più, pensa già agli allenamenti per i prossimi appuntamenti. D’altra parte di gare ne ha già fatte tante e a casa ha un sacco di coppe e medaglie che la mamma Antonella ci mostra orgoglio-sa insieme alle tante foto scattate sul campo dal papà Roberto. Oltre a que-sto titolo italiano nel 2010 è arrivata terza ai regionali sugli 80m e sui 300m oltre ad aver vinto i titoli CSI sempre sugli 80m e sui 300m. Nella prossima stagione Greta sarà al suo secondo anno nella categoria cadette e, quin-di, vuole migliorarsi. Il suo sogno è partecipare a qualche gara indoor già da quest’inverno, ma ci vuole la con-vocazione e dunque bisogna lavorare sodo. Così si allena tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, seguita da Marco Canistri e con la compagnia degli al-tri ragazzi della sezione atletica della Polisportiva, alternando agli eser-cizi specifici per la corsa e la velocità anche qualche seduta in palestra. Quest’inverno parteciperà, come ha già fatto nelle scorse stagioni, anche a qualche campestre, specialità dove è stata “scoperta” in prima media dal professore di educazio-ne fisica che l’ha convinta a lasciare la pallavolo e dedicarsi all’atletica. I veri obiettivi per il 2011 sono, oltre che il sogno di qualche gara indoor nazionale, gli appuntamenti su pista della prossima primavera ed estate...corri Greta corri!!

atletica greta d’oro

Greta Fornasa, atleta di Valdagno, assieme alla vicentina Ottavia Cestonaro e alla veronese Cadette Herrara e alla mestrina Martina Favaretto, conquista l’oro e fa

segnare il nuovo primato italiano nella staffetta 4X100

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greta d’oro

2010

MOSTRA 100 ANNI SCI CAI: un successo aspettato Si è appena concluso con entusiasmo l’evento che ha festeggiatoe mostrato cento anni di storia dello sci a Schio

foto e testo di Roberta Maria Dalla Vecchia e Alberto Alba Centenario

Squadra che vince non si cambia!Un evento pianificato, elaborato e aspetta-to da almeno due anni, quello conclusasi il 14 novembre e che ha coivolto i volon-tari dello SCI CAI con il loro presidente Alessandro Gori. Una squadra che ha la-vorato bene, in simbiosi, che è riuscita a trasmettere l’entusiasmo e l’amore per questo sport anche all’interno del Palazzo Fogazzaro e poi fuori ai visitatori che sono stati tanti, tantissimi, oltre ogni previsione. Ora lo Sci Cai li aspetta sulle piste inne-vate che già si trovano sulle nostre mon-tagne. Sono aperte le iscrizioni ai corsi di sci di fondo per adulti e bambini e ai corsi di Scidoposcuola di sci alpino e snowbo-ard, ogni mercoledì fino al 15 dicembre, dalle 21.00 presso la sede provvisoria del-lo SCI CAI, in via Del Ponte, 4 a Schio. La mostra è stata inaugurata dalle mag-giori autorità e visitata dalla campionessa olimpionica STEFANIA BELMON-DO che ha voluto salutare la città di Schio incontrando i ragazzi delle scuole primarie e secondarie di primo grado. Intervista ad Enrico Pretto dello Sci Cai.Quanto vi ha impegnato l’allesti-mento della mostra?L’allestimento vero è proprio è durato una settimana e devo dire che è stato anche di-vertente e gratificante.La parte più impegnativa invece è stata studiarne la realizzazione, raccogliere e selezionare il materiale, scegliere foto e documenti, elaborare i testi.Per oltre sei mesi, tutto il tempo libero è stato assorbito dalla mostra.Nella mia testa il 15 novembre, data di fine lavori, era il limite oltre il quale rinviare qualsiasi altra attività.La famiglia ed i figli, sono le persone che hanno subito maggiormente questa situa-zione e a cui va il maggior merito.Da quanto tempo è stata pianificata? L’idea è nata oltre due anni fa, ma come tutte le cose, quando c’è tempo, e si è im-pegnati su altri fronti, i mesi “volano” via. Il progetto definitivo, approvato all’inizio della scorsa stagione invernale, quindi un anno fa, ha visto il maggior impegno con-centrarsi, dalla fine dell’inverno 2010.La soddisfazione maggiore?Non saprei… sono molte…essere riusciti nell’impresa, perché tale è stata per noi volontari inesperti…e, mentre la mostra prendeva forma, vederla più bella di come me la immaginavo. L’incredibile afflusso di visitatori e tra questi osservare chi si emozionava e chi riconosceva nelle foto amici e conoscenti. Aver riassaporato, tra i volontari impegnati, lo spirito ed il clima che ci ha accomunato in passato nell’orga-nizzazione di Befanalaf e 12 Ore. Ricevere

il messaggio da Stefania Belmondo che, rientrata in Piemonte dopo la fantastica giornata trascorsa con i ragazzi di Schio, ci ringrazia per gli spunti raccolti durante la visita alla mostra. Le piacerebbe, infatti, realiz-zare un museo dedicato alle sue imprese sportive, nel ventennale della prima vittoria olimpica.Che cos’è per lei il FONDO?Tranquillità, silenzio e la possibilità di ammirare la natura mentre percorro piste immerse tra boschi e radure delle nostre montagne. Amo sentire il rumore degli sci che scorrono sulla neve, nei pomeriggi invernali, quando il sole sta tramontando. La consapevolezza che nulla ti viene regalato; l’improvvisazione non fa parte di questo sport. Solo con impegno, dedizione, serietà, onestà e tanta fatica puoi raggiungere i risultati che ti sei prefisso. Amicizia e tanto lavoro per gli altri. Grazie ad gruppo speciale, con cui ho avuto la fortuna di collaborare, abbiamo raggiunto risultati esaltanti quanto insperati e la mostra è solo l’ultimo di questi.Il FONDO…una scuola di vita

Foto varie dell’inaugurazione della mostra

INFO PER I CORSI DI SCI DI FONDO: Massimo Dalla Costa: 0445-530031 (ore ufficio) [email protected] sede CAI: 0445 525755 Cell. 338 6656945 www.scicaischio.it

Enrico Pretto e Stefania Belmondo

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In questo numero ci spostiamo nella zona del Grappa, per salire lungo la Val Goccia fino alla località di Magnola, seguendo una mulattiera che parte da Cismon del Grap-pa.Il piccolo abitato di Cismon è collocato lungo la Valsu-gana, a un’altitudine di 201 m. Il luogo di partenza dell’i-

tinerario è nella piazza del paese, a sinistra del municipio, attra-versando un portico che contiene alcune indicazioni e tabelle esplicative.Questa zona, conosciuta anche come via per Col Bonato, co-stituiva il percorso Austro Ungarico per far arrivare sul fronte rinforzi, viveri e munizioni nel periodo tra il novembre 1917 e l’ottobre del 1918. Lungo il percorso si trovano fortificazioni e opere belliche, e un cippo che segnala l’intervento dell’Ottava Compagnia Minatori. Ma gli aspetti più interessanti sono cer-tamente quelli ambientali. La Val Goccia attraversa un sito di elevata valenza geologica e geomorfologica riconosciuto dalla Regione Veneto quale geosito. Un geosito è un bene naturale non rinnovabile. Con questo termine si intendono luoghi natura-li considerati beni geologici di un territorio, perché di particolare interesse per la loro forma o singolarità, che costituiscono un patrimonio paesaggistico e un contributo alla conoscenza della storia geologica di una regione. Si tratta di un ambiente di forra, fino all’altitudine di circa 650 m, forgiato da un processo genetico che risale al Quaternario. Le rocce sono calcari grigi e dolomia principale. L’itinerario, indicato dai segnavia biancorossi del CAI con il numero 20, sale la mulattiera che affianca la forra, lastricato e facilmente individuabile per tutto il percorso. Porre attenzione in caso di umidità e terreno bagnato perché diventa molto sci-voloso.Un percorso breve, fattibile in due ore e con circa 200 m di di-slivello, si può compiere salendo fino alla singolare coppia di capitelli uniti da un tetto, a quota 490 m, e da lì scendere girando ad anello attorno alla Guglia della Gusella, una splendida lancia di pietra che si staglia dalle pareti circostanti.Proseguendo invece in salita si raggiunge la località Fogher, 652 m, e poco dopo il bivio per la Val Cesilla e il Monte Grappa, a sinistra, e per Magnola a destra. Prendendo quest’ultima direzio-ne e seguendo i segnavia del CAI si può raggiungere la località Magnola, a quota 1270 m, con un itinerario complessivo di circa tre ore di salita e 1000 m di dislivello da Cismon. Dopo il bivio per la Val Cesilla, il sentiero prosegue nella faggeta facendosi più ripido, ma mai con pendenze eccessive.Per gli escursionisti esperti si può valutare di salire invece a Ma-gnola da Cismon per la Val dei Ponti, che richiede attenzione in alcuni punti, e scendere per la Val Goccia.La mulattiera della Val Goccia, contemporanea pare alla trecen-tesca Calà del Sasso, è stata per secoli la via d’accesso princi-pale alla montagna degli abitanti di Cismon e del fondovalle, in assenza di alternative agli insuperabili bastioni rocciosi che sovrastano la zona. Poco sopra i 1000 m vi erano terreni coltiva-ti, attività di alpeggio, e anche alcune abitazioni permanenti, che richiedevano continui spostamenti tra la montagna e il fondo-valle. La costruzione della mulattiera in un ambiente così severo è sorprendente. Essa richiese grandi fatiche e lavoro umano, e ancor oggi è perfettamente funzionante. Fortificata e riassestata per le esigenze militari, è dotata di parapetti ricavati da vecchie rotaie ferroviarie risalenti al periodo bellico.Seguendo il sentiero si sbuca dal bosco quasi all’altezza di Ma-gnola, da dove si può ammirare un bel panorama sul Grappa e la catena del Lagorai. Interessante l’aspetto degli insediamenti umani stagionali e semipermanenti, dove si rileva la presenza degli oramai scomparsi casoni a fojaroi, dimore temporanee estive caratterizzate dalla copertura del tetto con frasche e ra-maglie di faggio.

Sul Massiccio del Grappa per la Val Goccia alla scoperta di una forra di 2 milioni di anni fa

di Sabina Bollori

viaggio nel Quaternariosentieri

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VALD

AGNO

• LA MAPPA•

VALDAGNO, CITTÀ DI SPORT E SPORTIVI

1CAMPI DA CALCIO COMUNALI:INFO: UFFICIO SPORT1A - Castello1B - Piana1C - Maglio - Filatura1D - Campotamaso1E - S.Quirico – Villa1F - Ponte dei Nori1G - Stadio dei Fiori1H - Polisportivo1 I - Maglio – ex CFP

2CAMPI DA CALCIO NON COMUNALI:2A - S.Quirico – Proprietà: privata Info: Parrocchia 0445.4730242B - Vegri – Proprietà: privata/Info: 0445.4115342C - Cerealto – Proprietà: privata Info: G.S. Cerealto 339.2543755 2D- Castelvecchio – Proprietà: privata Info: G.S. Castelvecchio 0445.9700822E - Piana – Proprietà: privata Info: Parrocchia 0445.4300122F - Novale – Proprietà: privata/Info: 333.6423381

3CAMPI TENNIS:3A - Tennis Club Valdagno - Proprietà: Comune (in gestione al Tennis Club Marzotto) Info: 0445.4105253B - Meeting Club - Proprietà: privata Info: 0445.4105353C - Cerealto - Proprietà: privata Info: G.S. Cerealto 0445.970140

4PISCINE:4A - Piscina coperta - Proprietà: privata Info: Centro Nuoto Valdagno 0445.412978 www.nuotovicenza.it

1

6PISTA ATLETICA:6A - Palazzetto dello sport - Proprietà: Comune (in gestione alla società Hockey Valdagno) Info: 0445.408991 - 338.1691250 www.hockeyvaldagno.it

7CAMPO DA RUGBY:7A- Palazzetto dello sport - Proprietà: Comune (in gestione alla società Hockey Valdagno)

Info: 0445.408991 - 338.1691250 www.hockeyvaldagno.it

8BEACH VOLLEY:8A - Ponte dei Nori – Proprietà: Comune (in gestione) Info: 339.8884885

9PALESTRE ROCCIA:9A - Castelvecchio – Proprietà: privata (accesso libero) Info: CAI Valdagno 0445.407201 www.caivaldagno.it9B -Bergamini – Proprietà: privata (accesso libero)9C -Palasoldà (indoor) – Proprietà: Provincia di Vicenza (in af tto al Comune e gestita dal GRV “I Sogati”) Info: CAI Valdagno 0445.407201 www.caivaldagno.it

10PALESTRE10A - Scuola elementare Ponte dei Nori Proprietà: Comune/Info: Uff. Sport10B - Scuola elementare Borne Proprietà: Comune/Info: Uff. Sport10C - Scuola Media Garbin Proprietà: Comune/Info: Uff. Sport10D - Scuola elementare di Piana Proprietà: Comune/Info: Uff. Sport10E - Scuola elementare di S.Quirico Proprietà: Comune/Info: Uff. Sport10F - Scuola Media di Novale Proprietà: Comune/Info: Uff. Sport10G - Liceo “G.G. Trissino” Proprietà: Comune/Info: Uff. Sport10H - IPSIA “Luzzatti” Proprietà: Provincia/Info: Uff. Sport

11SALA SCHERMA:11A - Palalido - Proprietà: Comune (in gestione alla società Hockey Valdagno) Info: 0445.408991 - 338.1691250 www.hockeyvaldagno.it

1212A - PISTA CICLABILE

1313A - BOCCIODROMO Proprietà: privataInfo: Società Boccio la Marzotto 0445.412012

5B 7A

9B

1H

3A 15A10C

11A

13A

14E14E

3B

2F2F10F

14F

9C9C5C

6A12A 10A 14B

14A

8A8A1F 6A10B

10H

1 I

14H14H

1C

14D

14C

2E

1B

2E

10D

5A

3A13

4A

14C

4A10G

3A1G

2B 11D

1A

1E

2A 10E

14 I

2C2C

3C

9A

2D2D

14G

1515A - AREA FITNESS FAVORITA Proprietà: Comune (accesso libero)

1B5

PALAZZETTI - IMPIANTI POLISPORTIVI COPERTI:5A - Ex galoppatoio Proprietà: Comune (in gestione alla società Valdagno Basket) Info: Uff. Sport SPORT OSPITATI: CALCIO A 5, BASKET, PALLAVOLO,

PATTINAGGIO5B - Palalido - Proprietà: Comune (in gestione alla società

Hockey Valdagno)/Info: 0445.408991 - 338.1691250 www.hockeyvaldagno.it

SPORT OSPITATI: BASKET, PALLAVOLO, CALCIO A 5, PATTINAGGIO, HOCKEY A ROTELLE5C - Palasoldà - Proprietà: Provincia di Vicenza (in af tto

al Comune e gestito da Sporting Alto Vicentino) Info: Uff. Sport SPORT OSPITATI: BASKET, PALLAVOLO5D - Pista Lido - Proprietà: privato/Info: Uff. Sport SPORT OSPITATI: PATTINAGGIO, HOCKEY A ROTELLE.

1616A - SKATE PARK Proprietà: privata (accesso libero)

5D

16A

VALDAGNO

Valdagno “città dello sport e degli spor-tivi” offre una vasta scelta di impianti e spazi per praticare diverse discipline, dall’hockey al rugby, dal beach-volley all’arrampicata. Nella mappa che trovate qui sotto sono riportate tutte le strutture sportive, comunali e non, con l’intento

di fornire una panoramica più completa possibile. Per ogni impianto troverete in-dicati la proprietà, la gestione ed i con-tatti a cui è possibile rivolgersi per avere ulteriori informazioni inerenti l’utilizzo, l’accesso, i costi, ecc. Accanto alle strut-ture comunali, per motivi di spazio, si è deciso di non riportare ogni volta i riferi-menti, ma di indicarli qui di seguito.

Ogni informazione necessaria è fornita dall’Uf cio Sport, situatoin P.zza del Comune, 8 al 2° piano,

tel. 0445.428222/33,e-mail [email protected] la legenda è poi possibile in-dividuare facilmente la presenza delle diverse discipline sportive in città e la di-slocazione degli impianti di riferimento.

Nota di lettura

11

15115A - AREA FITNESS FProprietà: Comune(accesso libero)

14PIASTRE POLIFUNZIONALI COMUNALI:14A - Ponte dei Nori14B- Bel ore14C - Oratorio S.Clemente14D - Patronato14E- Campassi14F - Novale14G - Castelvecchio14H - Maglio di Sopra14 I - S.Quirico

Senza titolo-1 1 4-10-2010 11:01:11

Colorata, pratica, ricca di in-formazioni. Questa la map-pa pubblicata nel numero di ottobre del notiziario ammi-nistrativo Valdagno News e tutta dedicata agli impianti

sportivi della città. Città di sport e di spor-tivi, che promuove l’attività fisica in tutte le sue forme, questa è Valdagno con la sua am-pia offerta di impianti e spazi per praticare diverse discipline, dal calcio alla pallavolo, dal basket all’hockey, dal rugby all’arram-picata sportiva e molto altro ancora. Sono moltissimi i valdagnesi che accedono ogni giorno alle strutture sportive della città, ma quel che mancava era uno strumento pratico per avere le informazioni di base, per sapere a chi rivolgersi per un impianto piuttosto che per un altro. Ecco allora la scelta dell’Asses-sorato allo Sport di predisporre una mappa in cui fosse possibile individuare le diverse strutture ed avere, al tempo stesso, un riferi-mento per richiedere eventuali informazioni relative all’utilizzo, all’accesso, ai costi e così via. Da questa mappa emerge la grande presenza di spazi riservati all’attività fisica a tutti i livelli. Non solo quindi campi da gioco o palazzetti, ma anche piastre polifunziona-li, le palestre scolastiche, la pista ciclabile, la nuova area fitness del parco La Favorita. Sono circa una cinquantina i punti indivi-duati sulla mappa, suddivisi per disciplina o per tipologia di impianto, corredati di infor-mazioni sulla proprietà, privata o comunale, e sui contatti di riferimento. L’Assessorato allo Sport ha più volte ribadito come l’im-portanza del benessere psicofisico passi anche attraverso la disponibilità di spazi e strutture in cui praticare sport e svolgere un’attività fisica. A Valdagno, in diverse occasioni, si è scelto quindi di uscire appo-sitamente dalle strutture convenzionali per invadere spazi alternativi o nuovi, perché la gente capisca che non ci sono solo palestre e campi da calcio. La mappa degli impianti sportivi di Valdagno è contenuta nel numero di ottobre del notiziario Valdagno News, di-stribuito in tutte le case. Alcune copie sono ancora disponibili presso l’Ufficio Relazioni con il Pubblico del Comune di Valdagno.Buono sport a tutti.

una città tutta di sportdi Giulio Centomo

Tante congratulazioni anche da parte dell’Amministrazione Comunale a Greta Fornasa, giovane atleta valdagnese al suo esordio, vincitrice del titolo italiano nella staffetta 4x100 - categoria cadetti, e nuova detentrice del primato italiano di categoria. Un grande in bocca al lupo per i successi futuri.

Page 25: Sportivissimo novembre 10

VALD

AGNO

• LA MAPPA•

VALDAGNO, CITTÀ DI SPORT E SPORTIVI

1CAMPI DA CALCIO COMUNALI:INFO: UFFICIO SPORT1A - Castello1B - Piana1C - Maglio - Filatura1D - Campotamaso1E - S.Quirico – Villa1F - Ponte dei Nori1G - Stadio dei Fiori1H - Polisportivo1 I - Maglio – ex CFP

2CAMPI DA CALCIO NON COMUNALI:2A - S.Quirico – Proprietà: privata Info: Parrocchia 0445.4730242B - Vegri – Proprietà: privata/Info: 0445.4115342C - Cerealto – Proprietà: privata Info: G.S. Cerealto 339.2543755 2D- Castelvecchio – Proprietà: privata Info: G.S. Castelvecchio 0445.9700822E - Piana – Proprietà: privata Info: Parrocchia 0445.4300122F - Novale – Proprietà: privata/Info: 333.6423381

3CAMPI TENNIS:3A - Tennis Club Valdagno - Proprietà: Comune (in gestione al Tennis Club Marzotto) Info: 0445.4105253B - Meeting Club - Proprietà: privata Info: 0445.4105353C - Cerealto - Proprietà: privata Info: G.S. Cerealto 0445.970140

4PISCINE:4A - Piscina coperta - Proprietà: privata Info: Centro Nuoto Valdagno 0445.412978 www.nuotovicenza.it

1

6PISTA ATLETICA:6A - Palazzetto dello sport - Proprietà: Comune (in gestione alla società Hockey Valdagno) Info: 0445.408991 - 338.1691250 www.hockeyvaldagno.it

7CAMPO DA RUGBY:7A- Palazzetto dello sport - Proprietà: Comune (in gestione alla società Hockey Valdagno)

Info: 0445.408991 - 338.1691250 www.hockeyvaldagno.it

8BEACH VOLLEY:8A - Ponte dei Nori – Proprietà: Comune (in gestione) Info: 339.8884885

9PALESTRE ROCCIA:9A - Castelvecchio – Proprietà: privata (accesso libero) Info: CAI Valdagno 0445.407201 www.caivaldagno.it9B -Bergamini – Proprietà: privata (accesso libero)9C -Palasoldà (indoor) – Proprietà: Provincia di Vicenza (in af tto al Comune e gestita dal GRV “I Sogati”) Info: CAI Valdagno 0445.407201 www.caivaldagno.it

10PALESTRE10A - Scuola elementare Ponte dei Nori Proprietà: Comune/Info: Uff. Sport10B - Scuola elementare Borne Proprietà: Comune/Info: Uff. Sport10C - Scuola Media Garbin Proprietà: Comune/Info: Uff. Sport10D - Scuola elementare di Piana Proprietà: Comune/Info: Uff. Sport10E - Scuola elementare di S.Quirico Proprietà: Comune/Info: Uff. Sport10F - Scuola Media di Novale Proprietà: Comune/Info: Uff. Sport10G - Liceo “G.G. Trissino” Proprietà: Comune/Info: Uff. Sport10H - IPSIA “Luzzatti” Proprietà: Provincia/Info: Uff. Sport

11SALA SCHERMA:11A - Palalido - Proprietà: Comune (in gestione alla società Hockey Valdagno) Info: 0445.408991 - 338.1691250 www.hockeyvaldagno.it

1212A - PISTA CICLABILE

1313A - BOCCIODROMO Proprietà: privataInfo: Società Boccio la Marzotto 0445.412012

5B 7A

9B

1H

3A 15A10C

11A

13A

14E14E

3B

2F2F10F

14F

9C9C5C

6A12A 10A 14B

14A

8A8A1F 6A10B

10H

1 I

14H14H

1C

14D

14C

2E

1B

2E

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1A

1E

2A 10E

14 I

2C2C

3C

9A

2D2D

14G

1515A - AREA FITNESS FAVORITA Proprietà: Comune (accesso libero)

1B5

PALAZZETTI - IMPIANTI POLISPORTIVI COPERTI:5A - Ex galoppatoio Proprietà: Comune (in gestione alla società Valdagno Basket) Info: Uff. Sport SPORT OSPITATI: CALCIO A 5, BASKET, PALLAVOLO,

PATTINAGGIO5B - Palalido - Proprietà: Comune (in gestione alla società

Hockey Valdagno)/Info: 0445.408991 - 338.1691250 www.hockeyvaldagno.it

SPORT OSPITATI: BASKET, PALLAVOLO, CALCIO A 5, PATTINAGGIO, HOCKEY A ROTELLE5C - Palasoldà - Proprietà: Provincia di Vicenza (in af tto

al Comune e gestito da Sporting Alto Vicentino) Info: Uff. Sport SPORT OSPITATI: BASKET, PALLAVOLO5D - Pista Lido - Proprietà: privato/Info: Uff. Sport SPORT OSPITATI: PATTINAGGIO, HOCKEY A ROTELLE.

1616A - SKATE PARK Proprietà: privata (accesso libero)

5D

16A

VALDAGNO

Valdagno “città dello sport e degli spor-tivi” offre una vasta scelta di impianti e spazi per praticare diverse discipline, dall’hockey al rugby, dal beach-volley all’arrampicata. Nella mappa che trovate qui sotto sono riportate tutte le strutture sportive, comunali e non, con l’intento

di fornire una panoramica più completa possibile. Per ogni impianto troverete in-dicati la proprietà, la gestione ed i con-tatti a cui è possibile rivolgersi per avere ulteriori informazioni inerenti l’utilizzo, l’accesso, i costi, ecc. Accanto alle strut-ture comunali, per motivi di spazio, si è deciso di non riportare ogni volta i riferi-menti, ma di indicarli qui di seguito.

Ogni informazione necessaria è fornita dall’Uf cio Sport, situatoin P.zza del Comune, 8 al 2° piano,

tel. 0445.428222/33,e-mail [email protected] la legenda è poi possibile in-dividuare facilmente la presenza delle diverse discipline sportive in città e la di-slocazione degli impianti di riferimento.

Nota di lettura

11

15115A - AREA FITNESS FProprietà: Comune(accesso libero)

14PIASTRE POLIFUNZIONALI COMUNALI:14A - Ponte dei Nori14B- Bel ore14C - Oratorio S.Clemente14D - Patronato14E- Campassi14F - Novale14G - Castelvecchio14H - Maglio di Sopra14 I - S.Quirico

Senza titolo-1 1 4-10-2010 11:01:11

Lo sport valdagnese in mappa

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Page 27: Sportivissimo novembre 10

27

I risultati del 2010juniores

ZORZ

I SUS

ANNA

Campionessa italia-na juniores strada; campionessa italiana a cronometro e 7 vittorie su strada; convocazione in azzurro per europei e mondiali cronometro e strada. 5^ cronometro campionati europei e 5^ campionati mondiali su strada.

GATT

O VI

VIAN

A 2^ campionati italiani cronometro e 4^ su strada. 5 vittorie su strada econvocazione in azzurro per europei e mondiali su strada e cronometro.

VIEC

ELI

LARA 3 vittorie su strada

Allieve

STRI

CKER

ANNA

ZIT

A Campionessa italiana strada; Campionessa triveneto strada; 9 Vittorie su strada; convocata in azzurro e 2^ classificata in Germania.

GROT

TOSI

LVIA

3 vittorie su strada e numerosi piazzamenti su strada; 1^ alla 3 giorni in pista; campionessa regionale velocità pista.

ZARA

MEL

LA

CRIS

TINA

1 vittoria su strada

EsordientiRI

ZZOL

O AL

ESSI

A1 vittoria su strada; Campionessa provinciale su strada 1° anno esordienti Trento.

TOSI

N M

ARTI

NA 3 vittorie e 1^ alla 3 giorni in pista. Cam-pionessa provinciale strada su strada 2° anno esordienti.

GIAN

NATI

AL

ESSI

A

Campionessa provinciale esordienti su strada 1° anno Vicenza.

ZORZ

I SUS

ANNA

STRI

CKER

ANNA

ZIT

A

ciclismo

Stagione da incorniciarel’Artuso Lievore detersivi Avantec Breganze chiude con 32 vittorie e con una squadra di ben 30 atlete

Sono 30 le ragazze che hanno corso nel 2010 in maglia Artu-so Lievore detersivi Avantec Ciclo Club ‘96 e anche quest’an-

no il team di Giorgio Pigato ha raccolto tante soddisfazioni con le 9 allieve, le 9 juniores (1 under 20) con le 11esordienti più volte sul podio in tutte le categorie. La società ha raccolto ben 32 vitto-rie su strada e anche in pista si è fatta valere. Il team di Breganze che quest’anno ha visto il rientro di Luigi Lievore tra gli sponsor, ha vinto il tricolore strada junio-res con Susanna Zorzi che si è ripetuta vincendo anche il titolo italiano della cronometro. Tra le allieve è stata la bolzanina Anna Zita Stricker la più vincente: ha imitato la Zorzi vincendo il titolo italiano strada. Nel pal-mares del 2010 non si contano le maglie trivenete, regionali e provinciali vinte dalle ragazze tesserate col Breganze anche se con più affiliazioni. Per Susan-na Zorzi, Viviana Gatto, Anna Zita Stricker sono giunte anche le convocazioni in maglia az-zurra con la Zorzi ottima quinta al mondiale strada e all’europeo crono. Lo staff è composto da Massimo Cisotto (Junior) con Stefano e Paola Rigon mentre nell’ammiraglia delle allieve e delle esordienti hanno operato Lisa Lievore, Mario Vezzaro, Marco Filippi, Luigino Segato, Oreste Fraccaro, Loris Paladin, Mara Guerra che hanno fatto altrettanto bene raccogliendo in queste due categorie la bellezza di 17 vittorie e tanti piazzamenti. La società Artuso Lievore deter-sivi si pone quindi come il grup-po sportivo faro del movimento nazionale giovanile del ciclismo femminile e ha festeggiato con la solita mentalità vincente ma an-che rivolta all’educazione delle ragazze, il suo decennale di atti-vità. In questi 10 anni, tra le altre numerose affermazioni non si possono dimenticare: la vittoria del campionato italiano su strada donne esordienti nel 2004 con la vittoria nell’ambitissima “Coppa Rosa” e nell’anno seguente, la

convocazione e la partecipazione di nostre atlete Junior ai campionati europei su strada e pista. Nel 2008 si ricordano i 3 titoli italiani vinti (1 su strada e 2 su pista) nella categoria junior e il 2009 è ricor-dato grazie al 3° posto di Susanna Zorzi ai mondia-li juniores di Mosca. Nell’ambiente, tutti lavorano gratuitamente e forse sarà anche per questo che si respira un’aria di spensieratezza e si raggiungono i risultati importanti ottenuti comunque senza stress e tensioni palpabili al contrario in altri ambienti sportivi.

di Enzo Casarotto

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EsordientiRI

ZZOL

O AL

ESSI

A 1 vittoria su strada; Cam-pionessa provinciale su strada 1° anno esordienti Trento.

TOSI

N M

ARTI

NA 3 vittorie e 1^ alla 3 giorni in pista. Campionessa provinciale strada su strada 2° anno esordienti.

GIAN

NATI

AL

ESSI

A Campionessa provinciale esordienti su strada 1° anno Vicenza.

Così il Breganze Ciclo Club’96 fino al decennale:Palmares società artuso lievore detersivi avantec breganze anni precedenti.

Vittoriesu strada anno 2009

N° 13 +3° posto ai mondiali junior3 titoli regionali3 titoli provinciali

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Vittoriesu stradaanno 2008

N° 11 +Convoc.europei3 titoli provinciali

Vittoriesu strada anno 2007

n° 22 +Convoc.europeie mondiali3 titoli italiani1 triveneto4 regionali1 provinciale

Vittoriesu strada anno 2006

n° 18 +Convoc.mondaili1 regionale2 provinciali

Vittoriesu strada anno 2005

n° 17 + convoc.mondiale europei1 triveneto2 regionali2 provinciali

Vittoriesu strada anno 2004

n° 131 triveneto1 regionale2 provinciali

Vittoriesu strada anno 2003

n° 18 1 italiano2 regionali1 provinciale

Vittoriesu strada anno 2002

n° 12+ 1 triveneto1 regionale1 provinciale

Vittoriesu strada anno 2001

n° 3+ 1 regionale1 provinciale

Page 29: Sportivissimo novembre 10

29cacciala caccia del futuro

La fauna selvatica, caccia o protezione? disaccordo o armonia?

La legge consi-dera la fauna selvatica og-getto di tutela, la specie di mammiferi e

di uccelli dei quali esistono popolazioni viventi stabil-mente o temporaneamente in stato di libertà naturale nel territorio nazionale (ar-ticolo 2 della legge quadro n°157/92).Ma tra i mammiferi esclude le talpe , i ratti, i topi pro-priamente detti e le arvicole che vengono così privati di quella protezione totale o parziale accordata alla fauna selvatica.Per il prelievo o la cattura di tali specie non occorre quindi nessuna licenza ed è consentita in ogni momento dell’anno con l’impiego di mezzi più idonei.Con questo provvedimen-to il legislatore ha inteso permettere un controllo il quanto più possibile efficace contro animali la cui danno-sità nei confronti dell’agri-coltura, della selvicoltura è particolarmente gravosa.Altri gruppi di animali come rettili, insetti e anfibi non beneficiano di alcuna tutela pur svolgendo un ruo-lo fondamentale nell’eco-nomia della natura e nel suo equilibrio.Quindi la complessità di af-frontare il problema di una regolamentazione per tutte le specie animali in un testo unico legislativo e la man-canza di interesse venatorio che esse rivestono, giustifica la scelta del legislatore.E’ compito della Regione a legiferare leggi regionali che permettono di affrontare in modo particolare l’appli-cazione di norme di tutela per tali popolazioni anima-li nei confronti delle quali sussistono problemi di con-servazione.Inoltre occorre ricordare che non rientrano nel contesto delle specie oggetto di tutela ai sensi della legge in que-stione gli animali domestici , cioè soggetti che ritornano spontaneamente anche se la-sciati liberi, nei loro ricoveri apprestati dall’uomo per cui sono individui ad un diritto di proprietà privata.La caccia o protezione della

natura, disaccordo o armo-nia è un tema in cui negli ultimi anni si interessa in misura sempre crescente l’opinione pubblica.I rappresentanti dei singoli settori (tutela della natura, degli animali, del paesag-gio e della caccia) spesso tengono conto delle proprie esigenze e cercano di sod-disfarle senza curarsi dei problemi degli altri settori.L’uomo in base alle innu-merevoli esigenze sfrutta sempre più il territorio ridu-cendo lo spazio vitale degli animali viventi alla vita li-bera.Pertanto il progresso, l’in-quinamento, l’industrializ-zazione crescente e i danni di condizioni di vita naturali della società umana da un lato e il crescente bisogno di vacanza da parte della popolazione dall’altra pre-suppongono senza dubbio una maggior necessità di protezione, conservazione e salvaguardia di ambiente naturale.La caccia si viene a trovare di fronte allo stesso proble-ma, quindi la protezione della selvaggina non è pen-sabile a prescindere dalla salvaguardia dello spazio vitale.Per cui la caccia deve essere vista come azione regolatri-ce con prelievi selettivi dopo avere rilevato la consistenza ottimale degli animali, per poter garantire in futuro un patrimonio faunistico sano, vista l’assenza di predatori naturali che possono garan-tirne l’equilibrio.Tutela della natura ed eser-cizio razionale della caccia, conforme alle moderne co-noscenze scientifiche, non devono escludersi ma inte-grarsi.Tra cacciatori e mondo am-bientalista esistono sicura-mente opinioni e punti di vista divergenti sulla caccia e sulla sua legittimità.Questo non deve essere un ostacolo insuperabile al raggiungimento congiun-to di un obiettivo comune, quello della conservazione e della salvaguardia di un pa-trimonio faunistico e di un ambiente naturale sano.Questo difficile compito non può essere realizzato

di Dorino Stocchero

Page 30: Sportivissimo novembre 10

30

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isolatamente da una par-te o dall’altra.Purtroppo molte persone sanno ben poco del vi-gente sistema di caccia, dell’esercizio di caccia, della sua conduzione, delle diverse misure di tutela degli organi rela-tivi.Il fronte di coloro che sono favorevoli e di co-loro che sono contrari alla caccia sembra irri-gidirsi sempre di più. Il pericolo dell’incompren-sione è grande dal mo-mento che la caccia com-

porta il prelievo degli animali e penetra quindi nella dimensione etica dell’uomo. Per alcuni la caccia è un retaggio di strutture feudali , per altri una specie di attività sportiva, per al-tri ancora l’abuso della forza contro la selvaggina indifesa.Come il nostro rapporto con gli ani-mali cada nell’ambiguità morale lo dimostra anche l’impegno di miglia-ia di essi come cavie per provare la loro resistenza ai veleni.Un’altra forma di sfruttamento uma-no è inoltre il commerciare e tenere animali per puro piacere.Le possibilità future di vita degli ani-mali selvatici viventi allo stato natu-rale sono condizionate non solo dal-la caccia, ma anzitutto dal modo di sfruttamento della natura e dell’am-biente, sia i problemi essenziali del-la tutela della natura sia quelli della caccia rientrano nei compiti dell’eco-logia. Tutela della natura e caccia in disaccordo o caccia in armonia con la tutela della natura: questo è il tema che dobbiamo al più presto con sere-nità affrontare.

Page 31: Sportivissimo novembre 10

31escursionismoil Monte

ScandolaraUn altro itinerario a bassa quota percorribile, quindi, quasi tutto l’anno senza particolari problemi di innevamento.

di F. S.foto di Riccardo Corà

Raggiunto il Passo dello Zovo in auto sopra il paese di Novale a Valdagno, ci si incammina lungo la strada bianca in direzione “Civillina”. Dopo circa 300 mt. un bivio, a sinistra, sale verso la “zona sorgenti” dove, poco dopo, sulla

sinistra inizia il nostro sentiero che ci porterà a una grande pineta percorsa da una stradina bianca. Alla fine della pineta sbucheremo in una zona prativa da cui, leggermente a sinistra e in alto, noteremo un “ripetitore”. Scollineremo lasciando sulla sinistra il “ripetitore” incontrando così un’altra stradina bianca che percorreremo in salita. Tale stradina si trasfor-merà poi in un sentiero che ci condurrà sul filo del-lo “Spigolo Grosso” da dove un sentiero (che non va percorso) scende lungo lo stesso. La cima (949 m.s.m) si trova a una trentina di metri più in alto, mentre, davanti a noi scende un sentiero verso il Col di Colombo da dove, verso destra, una strada bianca ci porterà all’auto.

NB: L’escursione può anche essere fatta nel sen-so inverso: dal paese di San Quirico, passando per le contrade Capellazzi e Retassene, portarsi in auto al Col di Colombo.

volley

È uno scudetto che rappresenta tutte le società della pallavo-

lo AICS del Vicentino quello vinto, lo scorso 12 settembre,

dalla squadra Under 16 femminile di Vicenza alle gare na-

zionali disputate a Lignano Sabbiadoro. Dopo una “lotta”

durata tre anni contro la forte formazione di Bologna, fi-

nalmente è arrivato il successo delle Vicentine che con un

secco 3-1 hanno portato a casa il titolo di Campione Italiano 2010. Una

grandissima soddisfazione per gli allenatori e le società di Vicenza che

sono riusciti a formare un gruppo davvero compatto e agguerrito, questo

grazie anche agli intensi allenamenti iniziati a marzo e conclusisi solo il

giorno prima della partenza per l’appuntamento nazionale.

A seguito di questo gruppo una schiera di genitori e amici che hanno

gremito le tribune del palazzetto di Lignano per tutti e tre i giorni della

manifestazione, fino alla gioia finale che ha visto ripagati tutti gli sforzi.

Una vittoria che va ben oltre qualsiasi aspettativa, ma che ha dimostrato

come sia possibile unire le diverse società del Vicentino per formare un

gruppo unito e di qualità in rappresentanza non solo di una città, ma di

un’intera provincia. Grandissimo merito va riconosciuto anche alla diri-

genza di Elvira Otturini e dei due allenatori, Marco Zanatta e Marta Be-

netti. Walter Busato, responsabile nazionale del settore pallavolo AICS,

ha poi condiviso la grande gioia di tutto il team vicentino durante la

premiazione finale. A lui è spettato il gradito compito di consegnare alle

ragazze la meritata coppa. Nella stessa categoria Under 16 Femminile

va poi segnalato il quarto posto conquistato dalla Pallavolo Arzignano,

Campione Provinciale di categoria nel 2010. La società Vicentina AICS

PVO Montebello si è aggiudicata, dopo aver vinto il titolo di Campione

Provinciale, anche il terzo posto alle Nazionali nella categoria Misto,

mentre nella categoria Open femminile va registrato il sesto posto del

G.S. Costo, già Campione Provinciale e secondo assoluto nelle fasi Re-

gionali. E per la nuova stagione non si può che augurare un grandissimo

in bocca al lupo alle nostre campionesse!

È La vittoria della tenacia

Dopo una sfida durata anni,

le ragazze della Pallavolo

AICS Vicenza conquistano il

titolo di Campioni d’Italia

volleyvolley

di Giulio Centomo

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32 memorie di un DsGiuliano Bernardele, il mitico direttore sportivo di tanti campioni, dopo 36 anni, scende dall’ammiraglia

La passione è tanta ma dopo 36 anni di gare sull’ammi-raglia, anche per il 73enne Giulia-no Bernardele è

giunto il momento di scendere dall’ammiraglia e di seguire il ciclismo dal bordo della strada o per tv. Con il 2010 Bernar-dele ha concluso l’attività di direttore sportivo con la Postu-mia 73 Dino Liviero. Dal 1974 in tanti anni, ha prestato la sua preziosa opera anche con il G.S. Vigili Urbani di Vicenza, il V.C. Vicenza Campagnolo, il V.C. Bassano 1892, la Lievore De-tersivi, il Ristorante Munaron di Vedelago, la Mantovani, il Ca-neva, l’A.S.M.Automazioni, il gruppo dei fratelli Tozzo a Mon-tecchio Maggiore, l’U.C. Schio 2000, l’Utensilnord Palladio Schio. Da ciclista professionista in 5 anni d’attività (ha corso con la Torpado, l’Atala, la San Pelle-grino e il G.S. Hattilon-Coin del gruppo Montedison) ha accumu-lato 4 vittorie salendo nel 1961 sul terzo gradino del podio nel campionato italiano strada vinto da Sabadin davanti a Pambian-co. Con le giovanili ha vestito le maglie del V.C. Campagnolo, Lanerossi/V.c. Schio 1902 e dei Magazzini Coin di Mestre otte-nendo in tutto una cinquantina di successi. Per raccontare le sue vicende sportive ci vorrebbe tempo; in poche righe si può solo sintetizzare la sua positiva espe-rienza da preparatore. “E’ stato un lungo periodo – esordisce Bernardele - in cui il ciclismo è cambiato molto; agli inizi in bici ci salivano tutti, il traffico era minore e i metodi d’allenamento e anche i ragazzi erano diversi: molto più votati al sacrificio e alla voglia di emergere; c’era più impegno, ora è tutto più tecnico, scientifico e codificato. Anche le gare una volta erano più impe-gnative e selettive, ora anche se c’è salita arrivano tutti in volata, i corridori di oggi non hanno più il coraggio di fare, di rischiare, tutti aspettano che si muova-no per prime le altre squadre: è tutto diverso rispetto al passato, tante società impostano la loro stagione in funzione delle capa-cità di un solo corridore (molte volte solo veloce) ma nelle gio-vanili non deve essere così; così facendo, le società prendono

che ci sono state. Per quanto mi riguarda, anch’io ho dato tanto, a livello di consigli e sono stato anche fortunato perché nelle mie squadre ho sempre voluto ragaz-zi “educati” e mai esigenti e pre-potenti. Ho cercato d’insegnare loro il mestiere di corridore e di crescere pian piano con la fortu-na che parecchi di loro sono riu-sciti a sfondare anche nel profes-sionismo e ciò mi ha ripagato dei tanti sacrifici che si devono sop-portare per ottenere altrettante soddisfazioni”. – Qualche nome? “ Fabio Baldato, Emanuele Sella, Alessandro Ballan, Carlo Corrà, Matteo Priamo, Andrea Pasqua-lon, per finire con Marco Canola (pro nel 2012). - E’ stato anche il d.s. di quel magnifico ragazzo di nome Thomas Casarotto. -E le società? “Ricordo anni ma-gnifici con la Campagnolo, la Postumia, ma dove sono stato le metterei tutte allo stesso livello. Tutti i presidenti stanno fatican-do al momento attuale a tirare avanti con pochi sponsor e tante difficoltà”. – Si chiude un libro. “Devo ringraziare il ciclismo per quello che mi ha dato, mi piace-rebbe che il ciclismo fosse più ri-spettato e che i dirigenti federali mantenessero le promesse che fanno senza farle cadere poco dopo, ai corridori vorrei dire che solo col sacrificio e gli allena-menti si riesce a primeggiare e spero che gli sponsor diventino più umani non finalizzando la loro presenza solo in funzione dei risultati e che tenessero conto che il fattore umano e la crescita formativa di questi giovani è l’u-nica cosa che conta”.

ciclismo

tra i dilettanti solo chi vince e gli altri non trovano ingaggi pur essendo corridori più completi e come spesso avviene, i giovani velocisti tra i pro, vengono messi da parte e relegati a corse minori. Ai miei tempi anch’io ho vinto corse dopo 100 km. di fuga, quel ciclismo non c’è davvero più,

una volta si arrivava tutti e a tutti i costi”. – E’ giunto il momento dell’abbandono! “In questi anni ho visto tanti ragazzi che anche grazie allo sport si sono formati e sono cresciuti moralmente sani e si sono preparati ad affrontare la vita nel modo giusto e credo che questo sia la cosa più importante al di là delle tante soddisfazioni

di Enzo Casarotto

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Per gli sportivi che amano la montagna, il volume foto-grafico, Piccole Dolomiti, di Dino Sassi e Andrea Bauce con testi di Roberto Chiej Gamacchio è un libro davvero prezioso, che non può mancare sugli scaffali delle loro biblioteche alpine. In modo davvero straordinario, Sassi e Bauce hanno fotografato le Piccole Dolomiti dalla Ca-

tena delle Tre Croci a quella del Fumante a quella del Cherle a quel-la del Sengio Alto. Ne è uscito un libro splendido, godibilissimo, ricco di foto suggestive che ritraggono “in grande” la bellezza di quelle che il nobile vicentino Francesco Caldogno aveva nominato, nella sua relazione del 1598, “Alpi Vicentine”, anziché “Prealpi Vi-centine”, nome meno appropriato, più modesto e anche più recente. Che le nostre Dolomiti siano “Piccole” solo nel nome, lo fa notare giustamente anche Sassi nella prefazione, così come lo fa intendere il puntuale testo di Gamacchio. Un discorso a parte, invece, lo merita il lavoro di Andrea Bauce, ottimo fotografo e grande appassionato di montagna. In ogni suo scatto egli sa farci vedere e sentire la sua lunga frequentazione di questi scenari, il suo profondo interesse, la sua viva conoscenza di questi luoghi. Per lo sportivo, in specie per chi sale sulle montagne, per chi le scala, le foto di Bauce sono foto speciali, ricche di signifi-cato e di emozioni, perché egli è tra i pochi a saper ritrarre la mon-tagna non con l’occhio incantato di chi le contempla, ma di chi le osserva, le studia per scovarne i dettagli, le particolarità, le difficoltà di reali o immaginarie vie di ascesa. E’ un vedere diverso, questo, inteso, competente, di sfida e di rispetto per la vetta che si vorrebbe raggiungere, e che fa di ogni pagina di questo volume una visione davvero appassionante.

er gli sportivi che amano la montagna, il volume foto

le nostre Dolomiti

biblioteca

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un tour lungo 26 anni

Il Ciclo Club Novale Valtermo supera il quarto di secolo e si racconta: vita e imprese di un team

di Donatella Brunello

Era il 1984 quando nasceva il gruppo ci-clistico Novale. Ad animare l’iniziativa furono alcuni amici - Bruno e Dino Lo-

vato, Lino Massignani, Giuliano Prebianca, Andrea Guiotto, Gino Cerato - che da tempo pedalavano in compagnia senza, tuttavia, essere parte di una squadra. Così pensaro-no di dare vita a un team e a orga-nizzare un’attività ciclistica vera e propria. Dalla passione per la bici e dall’amicizia nasce, quindi, il Ci-clo Club di Novale e le cose vanno

bene da subito: si trova la sede, il gruppo inizia a crescere, entra un primo importante sponsor, la Val-termo, che in seguito aggiungerà il proprio nome a quello del gruppo novalese, trasformandolo in Ciclo Club Novale Valtermo. Ma so-prattutto entrano giovani ciclisti di livello, come Omero Castagna, Fa-bio Pace, Damiano Ronchi, Dona-tella Brunello, Elena Zen, Giorgio Massignani, Daniele Corà, Adriano Vencato, Mario Colombina, Paolo Ravazzolo, Maurizio Pellichero, Antonio Acampora, Emanuele Fra-

piume, Vittorio Caneva e tanti altri che si distingueranno non solo nelle corse, ma che diventeranno impor-tanti riferimenti per le attività spor-tive e ricreative del sodalizio. Si programmano quindi gite, alle-namenti, semplici uscite domenica-li sia per le bici da corsa sia per le mountain bike. E poi le gare. Tante, alcune memorabili, come l’organiz-zazione di due competizioni di al-tissimo livello valevoli per il titolo di Campione Italiano MTB Rally oppure di livello decisamente più

amatoriale come quella con l’arri-vo a Quargnenta, dove per premio c’era una fresca fetta d’anguria. In questi ventisei anni di attività il club è sempre stato un grande protago-nista della vita ciclistica nella valle dell’Agno e oggi sono circa cento gli iscritti. Affianco allo sponsor storico, ce ne è uno nuovo, la casa di moda francese, Vionnet, e soprat-tutto c’è il logo della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica che mostra l’impegno del team ver-so le grandi sfide umanitarie.

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di Donatella Brunello

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un tour lungo 26 anni

Giuliano Prebianca è il pre-sidente del club, a lui abbia-mo posto alcune domande: Giuliano, raccontaci alcune tappe di questo vostro fanta-stico “tour”?Dopo il 1984, l’anno di nasci-ta, è importante il 1987, l’anno in cui entriamo nell’Udace, ovvero l’anno in cui comin-ciamo a partecipare alle gare come squadra. La passione per le competizioni cresce e dopo un paio di anni ci affiliamo an-che alla FCI, di cui facciamo ancora parte. Ma è nel 1990 che il club conosce un impor-tante incremento di attività. In Italia si sta imponendo il fe-nomeno della mountain bike e noi decidiamo di specializzar-ci in questa nuova disciplina. Facciamo una squadra che si rivelerà presto essere tra le più forti. Sono moltissimi quelli che corrono con la nostra ma-glia. A un certo punto, si ac-corge di noi anche la Scapin, una delle più rinomate azien-de produttrici di biciclette. Il gruppo diventa “Scapin Val-termo Ciclo Club Novale”. E’, questo, il periodo di mag-giore attività del club?Sì, i nostri atleti partecipano a tutte le maggiori manifesta-zione sportive con un successo sempre maggiore. Nella Mtb crescono atleti forti che si di-stinguono in molte competi-zioni. Sono Omero Castagna, Fabio Pace, Damiano Ronchi,

all’Isola d’Elba. La partecipa-zione dei soci è sempre molto numerosa. E poi, con l’intento di avvicinare più persone alla pratica di questo meraviglio-so sport, organizziamo anche pedalate di gruppo alle quali tutti, anche i meno esperti, possono partecipare. Inoltre quasi tutte le mattine e sempre il sabato e la dome-nica un gruppo di nostri atleti si trova per una seduta di alle-

Giorgio Massignani, Paolo Ravazzolo, Maurizio Pelliche-ro, il quale indosserà la maglia di Campione Veneto Mtb, An-tonio Acampora, campione ve-neto junior Mtb rally, speciali-tà alla quale il Club partecipa organizzando anche due gare del Campionato Italiano MTB Rally, ed Elena Zen, seconda alla Rampitour Italia nel 2001 e sempre ben classificata nelle gare nazionali.Solo MTB?No, il vecchio amore per la bici da corsa non tramonta mai e si fa risentire nel 2000, quando si ricomincia a correre nelle Gran-fondo, dove emergono due cicli-sti di talento, Vittorio Caneva e Emanuele Frapiume. Oggi, il club segue con lo stesso impegno entrambe le discipline, dando spazio ai giovani emer-genti, tra i quali spiccano Ludo-vico Prebianca, Dario e Sergio Reniero. Un’attività tutta centrata sull’agonismo? Non proprio, fin dall’inizio abbiamo praticato anche il cicloturismo, dall’escursioni organizzate dal nostro indi-menticabile fondatore Lino Massignani, scomparso recen-temente e che abbiamo ricorda-to proprio con una fantastica e commovente pedalata sui Beri-ci, alle gite di più giorni fuo-ri dal Veneto sia in Mtb sia in bici da strada. Negli anni siamo stati nella Maremma toscana,

Lino Massignani

Giuliano Prebianca

35ciclismo

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namento. Si fanno assieme giri di un centinaio circa di chilometri dove, però, c’è sempre un improvvisato gran premio della montagna in cui darsi battaglia… Ciclo Club Novale e la Ricerca sulla Fibrosi Cistica?Nella nostra maglia c’è il logo della Fonda-

zione per la ricerca contro la fibrosi cistica. E’ una cosa importante, verso la quale tutto il club sente di volersi impegnare, e così, per quanto possibile, contribuire al grande lavoro del no-stro socio Matteo Marzotto, fondatore e vice presidente dell’Onlus, nel sostenere la ricerca.

Giuliano, 26 anni dopo, l’anima del Ciclo Club Novale è quella di sempre…Abbiamo cominciato nel segno dell’amicizia in bici e abbiamo sempre continuato così: è il nostro spirito, questo, fare sport, impegnarci come atleti, pedalando in amicizia. Continueremo ancora così.

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Anche questo anno il Maestro Giuseppe Bon della Scuola ASD Italia Poon Ze’ Team di Vicen-za, per preparare lo

stage di aprile con il Maestro Chen Zhonghua che si terrà a Valdagno come lo scorso anno, fa le valigie e via, prima in Cina, per appro-fondire le tecniche di TaiJiQuan stile Chen Metodo pratico Hong, proprio a casa del Grande Maestro Chen, dove non manca una visita al Tempio di Shaolin in cui i ricordi dei duri allenamenti e delle divise impregnate di sudore sono sempre presenti, poi via di nuovo dall’altra parte del globo, ancora in Canada, ma questa volta a Toronto per uno stage di una settimana con il Mae-stro, stage organizzato dagli amici canadesi e dove anch’io partecipo con il solito “giovanile” entusia-smo. Questa volta mi gira la testa ma il Maestro Bon è imprevedibile e per chi lo conosce bene questo non può essere solo che l’inizio.Il giro del mondo nel nome del Tai-jiquan e di uno stile che condensa nella sua efficacia tutto il significato di Arte Marziale di questa discipli-na che ai più sembra solamente una specie di Yoga in movimento ma che in realtà altro non è che puro distillato di Arte Marziale, è avven-tura affascinante ed estremamente istruttiva. Sapete cosa significa TaiJiQuan?Già, vi ho detto che si tratta di uno degli stili cosidetti “interni” del Kung Fu; ma cosa significa vera-mente tutto questo, stile esterno, interno? Significa che non si tratta più di curare la “forza”, cioè quel-la capacità motoria che permette di vincere una resistenza o di opporvi-si tramite lo sviluppo di tensione da parte della muscolatura, espressio-ne di una crescita, talvolta smisu-rata, della massa muscolare, ma di “energia”, cioè la reale capacità di agire e di compiere un lavoro, dove la massa muscolare non serve a molto mentre imparare ad allineare il corpo, l’allungamento e la dire-zione diventano il fondamento. Alla fine, detta in parole molto semplici, un proiettile non ha niente di massa muscolare e nemmeno è tanto gros-so ma contiene una grande energia che può distruggere ed abbattere anche un animale estremamente più grande e più forte.E TaiJiQuan allora che vuol dire? Beh, tradotto letteralmente dal cine-se significa “la lotta” o “il pugno” (Quan) della “suprema” (Tai) “po-larità” o “abilità” (Ji); direi che la stessa parola (Quan) mette in evi-denza come questa Arte sia effetti-vamente un’Arte Marziale, molte Scuole e Maestri in effetti che pra-ticano esclusivamente alcuni stili, come lo Yang, derivati dalla pratica antica hanno “forzatamente” tolto il “Quan” e parlano solo di “TaiJi”, dal mio punto di vista, però, per-dendo quello che era il vero signi-ficato ed indirizzo dell’Arte, senza peraltro togliere nulla all’aspetto della pratica, efficace come metodo

Dalla Cina al Canada a scuola dei più grandi Maestri di TAIJI QUAN STILE CHEN con un interprete d’eccezione, il Maestro vicentino Giuseppe Bonper la cura della salute e della vigo-ria interna e, perché no, anche del-la bellezza dei movimenti artistici dove l’espressione della elasticità e del controllo sono massimi. Voglio svelare un’altra “chicca” di cinese per i soli appassionati di questa Arte Marziale; sapete come si dice “faccio Tai Chi Chuan…

“ in lingua cinese? Beh, si dice “Wo da Taijiquan…” e significa io “meno o picchio” con il Tasijiquan. Invece per il Kung Fu o Gong Fu (scusate la mancanza degli ac-centi, che sarebbero essenziali) si dice “Wo Lian Gong Fu…” che proprio ha il significato di “io pra-tico il Kung Fu…” come se fosse

una particolare ginnastica. Come è strano il “mondo”! Noi occidentali utilizziamo esattamente il contrario per indicare “che faccio Taijiquan o Kung Fu…”. D’altro canto, se qualcuno di noi ha una pur modesta conoscenza della lingua e cultura cinese, è proprio questo che si deve

rovesciare il cielobisogna

di Massimo Neresini

Il Maestro Bon sulla Muraglia Cinese

37arti marziali

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aspettare e cioè una più profonda e comunque diversa visione delle cose, così della natura, degli eventi e dell’uomo.Ma veniamo al “giro del mondo nel nome del Taijiquan”. Ad Agosto il Maestro Bon con una sua allieva, Valentina Faccin, è partito per la Cina, per riprendere gli allenamenti direttamente a “casa” del Maestro Chen Zhonghua: esperienza sem-pre molto emozionante. Un’altra al-lieva del Maestro Bon, Silvia Sco-laro, che lavora a Beijing li accoglie all’aeroporto e si adopera da sup-porto per l’organizzazione dei vari spostamenti. Il mattino a Beijing, racconta il Maestro Bon, “lo passia-mo nei parchi a “praticare” insie-me a un gran numero di altri cinesi, sempre stupiti nel vedere un gruppo di occidentali che praticano questa loro grande Arte”. Dopo circa una settimana di adattamento a Pechi-

fia e dell’essenza taoista della quale il Maestro Chen è grande cultore. “Abbiamo incontrato molti altri di-scepoli e praticanti, alcuni dei quali avevamo già conosciuto nello stage dello scorso anno in Canada, aven-do anche l’onore di conoscere altri vecchi Maestri, discepoli diretti del Grande Maestro Hong Yunshen”. Da lì, con rammarico ma con la con-sapevolezza di un rincontro a breve, si parte per il mitico Monastero di Shaolin, dove si allenano i Monaci guerrieri. Per il Maestro Bon è la terza volta in 20 anni che ritorna in questo magico luogo, purtroppo or-mai trasformato in una scenografica meta turistica, ma per lui il signifi-cato è sempre quello di “un ritorno a casa”. “Mi è bastato chiudere gli occhi per qualche istante per intra-prendere il viaggio spirituale alla ri-cerca dell’anima dell’Arte Marziale e della Meditazione Chan (Zen)” ci

sussurra il Maestro Bon. “Anche qui l’accoglienza è grande e conti-nui sono gli scambi con altri visita-tori, che, vedendoci in allenamento, chiedono di praticare e posare con noi”. Moltissimi giovani praticanti delle varie discipline Marziali del Kung Fu, dallo Shaolin Chuan al Tang Lang Chuan al Pa Kwa Zhang al TaiJiQuan si alternano in spetta-colari e durissimi allenamenti. “Arriva purtroppo il tempo dei saluti e ritorniamo a Beijing con il trenino cinese, che, nonostante le aspettative, era veramente ben organizzato. Abbiamo passato gli ultimi giorni da semplici turisti, ma con nel cuore uno spirito speciale, quello di chi sa anche vivere ed apprezzare la cultura di questo im-menso paese, visitando la Grande Muraglia ed altre mete caratteristi-che. Non potevamo però che finire il nostro viaggio in Cina come os-servatori di uno speciale evento di Arti Marziali, il “Combat Games”, competizione mondiale di tutte le discipline marziali e sport da com-battimento, al dire il vero un po’ deludenti dopo aver assistito e co-nosciuto personalmente le capacità del Maestro Chen Zhonghua. Parto dalla Cina verso l’Italia per ripartire di nuovo con il mio allievo Massimo Neresini alla volta del Ca-nada per ributtarmi in picchiata ne-gli allenamenti dello stile Chen Me-todo pratico Hong ed il Tue Shou”. E così è, in effetti, non passano che pochi giorni che ci ritroviamo a vo-lare verso il Canada come lo scorso anno. La meta questa volta, però, è diversa, Toronto; diversa solo geograficamente, perché lo spirito, l’applicazione, la volontà e… è la stessa. Dopo un breve giro turistico di due giorni nei dintorni di questa grande città estremamente pulita ed acco-gliente, dove si respira lo spirito canadese di “libertà” e l’immanca-bile stupore davanti alle imponenti cascate del Niagara con un giro in elicottero sopra “the Great Gorge” (il grande gorgo) che ti fa capire quanto sei piccolo davanti alla na-tura, ci ricondensiamo in palestra con amici canadesi ed il Maestro Chen. Duri giorni di grande lavoro e “messa a punto” di tecniche di combattimento e della forma YiLu che raccoglie lo spirito e l’essenza di questo stile molto marziale.Spendo ancora qualche parola sul Maestro Chen che merita un gran-dissimo rispetto da tutti noi per i suoi continui sforzi nel farci “capi-re” come, per combattere nello stile Chen, bisogna “rovesciare il cielo” come dicono i Maestri cinesi. Cerco di spiegarvi prima questo concetto che ritengo molto importante per capire il senso ed i movimenti di questo stile: la terra (grande Yin) il cielo (grande Yang) ed in mezzo l’uomo… ma dove “metaforica-mente” finisce la terra ed inizia il cielo nel considerare l’uomo, beh si dice che le braccia, dalle spalle alle mani, e la testa facciano parte del cielo mentre tronco e gambe fino ai piedi appartengano alla terra. Ora pensiamo a come usualmente ci

no, si parte finalmente alla volta del Daqingshan, una località montana dove il Maestro Chen Zhonghua ospita ogni anno molti Maestri e allievi da ogni parte del Mondo per l’addestramento comune e avanza-re nella pratica della “lotta” il “Tue Shou” o “mani che spingono” come viene tradotto in lingua italiana. “Dopo varie peripezie in auto, in balia del solito scatenato autista cinese, che delle norme stradali sa ben poco o forse “se ne frega” (ma in Cina funziona così), siamo stati accolti calorosamente dal Maestro Chen con uno specialissimo pranzo della vera cucina locale”. Dal mat-tino successivo, come usuale per il Maestro Chen, pratica intensa ad ogni ora del giorno, con ripetizioni della forma base “YiLu”, tecniche di combattimento del Tue Shou e applicazioni varie del metodo Hong, respirando parte della filoso-

Il Maestro Bon e Valentina Faccin nel Monastero di Shaolin, Cina

Il Maestro Chen Zhonghua con gli allievi durante lo stage di Toronto

Page 39: Sportivissimo novembre 10

muoviamo, agitiamo le mani, muo-viamo le braccia e la testa mentre il tronco ed i piedi sono fermi… nel-lo stile Chen Metodo Pratico Hong dobbiamo abituarci al contrario e cioè: mani e braccia ferme, e piedi e gambe che si muovono… ecco ab-biamo “rovesciato il cielo”.Il Maestro Chen Zhonghua è allievo diretto della grande ed unica Scuola di stile Chen, Maestro di 19ma ge-nerazione dello Stile Chen sotto la guida diretta del Grande Maestro Hong Junsheng e Maestro di 2° ge-nerazione di Hunyuantaiji, allievo ancora oggi del Grande Maestro Feng Zhiqiang. Il Maestro sarà an-cora presente con noi in Aprile a Valdagno per il secondo Stage Ita-liano di TaiJiQuan Stile Chen meto-do Hong. Il percorso continua ine-sorabile, senza fine, alla ricerca ed all’approfondimento di questo in-credibile STILE; siamo consapevoli delle difficoltà, dei sacrifici che co-

Il Maestro Bon nel Monastero di Shaolin, Cina

Il nostro Massimo Neresini con il Maestro Bonalle cascate del Niagara

stantemente ci aspettano, del non mollare mai, ma come ho già ricordato abbiamo di fronte il nostro Maestro, il Maestro Giuseppe Bon, il quale è lui, per primo, ad essere sempre pronto ad ac-cettare nuove sfide… allora perché dovremmo mollare noi che abbiamo così tanto da imparare?Poi questa esperienza in Canada, in un ambiente me-raviglioso, con compagni eccellenti ed il superlativo Maestro Chen Zhonghua pronto a stupirti continua-mente e ad insegnarti, mat-tone dopo mattone, come costruire attorno e dentro di te un po’ di Taiji, sarà indi-menticabile… e, spero non l’ultima, visto che gli amici canadesi già ci hanno rivolto l’invito per il prossimo anno.Ancora grazie al Maestro Chen Zhonghua per come continua inesorabilmente a farci assaporare la raffinata Arte Suprema del Taijiquan stile Chen ed al nostro Ma-estro Giuseppe Bon per tutto quello che continua ad inse-gnarci e poi… perché siete proprio Maestri con la “M” maiuscola.Il TaiJiQuan stile Chen Me-

todo Pratico Hong lo potete trovare esclu-sivamente presso le Palestre dove insegna il Maestro Giuseppe Bon, Diretto Discepo-lo del Maestro Chen Zhonghua.A.S.D. Italia poon-zè team del Maestro Giu-seppe Bon info: www.poon-ze.it . cell. 328 7304862 – Facebook attivo per contatti

Grazie a tutti e impa-rate continuamente senza pensare mai di essere arrivati o di aver finito… mi abi-tuo a pensare che il pensiero, “la strada”, è circolare e che, così, non ha mai fine.

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Sossusvlei, Namibia, un trackingnel grande caldo africano

di Chiara Guiotto

40tracking

trackinginfuocato

Il termometro dell’auto se-gnava 38 gradi, l’aria esterna era irrespirabile ed erano so-lamente le 9:30 del mattino. Così si è presentato ai nostri occhi e soprattutto alla nostra

pelle l’entrata al Sossusvlei.E’ il 28 ottobre e ci troviamo in Na-mibia, sopra il Sud Africa, esatta-mente nella parte occidentale che è costituita da un mare di sabbia for-mato principalmente da dune color albicocca cui si alternano depressio-ni asciutte. Sossusvlei è per l’appun-to la più famosa di queste depres-sioni. Qui si ergono dune alte fino a 300 metri, tra le più alte del mondo. Questo posto per molti aspetti incan-tato fa parte di un’immensa distesa di ben 32.000 Km quadrati fatti di zone desertiche, aride, rilievi mon-tuosi, pianure asciutte e maestose dune sabbiose che prende il nome di Namib Desert. Siamo arrivati al gate di Sesriem, luogo di ritrovo di numerosi escur-sionisti amanti del deserto, di buon mattino intorno alle 6:30 leggermen-te in anticipo rispetto all’apertura del parco trepidanti al solo pensiero di ciò che stavamo andando a scoprire. Permesso ottenuto, scorta di acqua, cibo e benzina avvenuta: tutto era pronto. 65 Km di auto all’interno di un vero e proprio mare di sabbia ros-sa, uno spettacolo per i nostri occhi davvero incredibile e mai accaduto prima. Colpiti da uno stupore co-stante abbiamo raggiunto il cuore del deserto del Namib in un paio d’ore considerando le numerose tap-pe di sosta effettuate spesso e volen-tieri per osservare il paesaggio quasi indescrivibile a parole. Da qui so-lamente i fuoristrada potevano pro-seguire e percorrere gli ultimi 4 km fino a Sossusvlei Pan. E’ proprio da qui che è iniziato il nostro tracking,

rifiutando di percorre l’ultimo trat-to a bordo delle jeep a disposizione dei turisti, e lasciandoci trasportare dal fascino incontaminato di questa sabbia terribilmente rossa che spri-gionava un caldo secco insopporta-bile. Zaino in spalla e scorta di acqua adeguata considerate le temperature davvero torride e l’assenza di om-bra per il resto della mattinata che si prospettava impegnativa. Sotto certi aspetti camminare sul deserto è come percorrere un sentiero di mon-tagna completamente innevato: si sprofonda in continuazione e di con-seguenza la fatica è maggiore. Qui le

ciaspe non sarebbero andate poi così male! Si cercava come di stare a gal-la, non della neve, ma questa volta sopra questo infinito manto sabbio-so. Una sensazione davvero strana, mai provata. Se in alta quota di tanto in tanto si ha il piacere di ascoltare il canto di qualche animale, qui nel deserto purtroppo gli animali sono gran pochi considerate le tempera-ture elevate e l’assenza di acqua e di anche una piccolissima parte di vegetazione. Circa tre ore di cammi-no ci sono servite per raggiungere il cuore del deserto rosso e poter anda-re ad ammirare le dune più alte e più

interessanti della Namibia. Anche se la temperatura salì forse solamente di qualche grado, la percezione che avevamo era diversa: sembravano più di quaranta gradi ma questo per-ché il nostro corpo si era surriscalda-to troppo, in più la fatica fisica e mu-scolare ha contribuito ad innalzare la temperatura corporea. Sossusvlei è un enorme pozza cir-condata da dune rosse che si ergono fino a 300 metri di altezza. Conside-rato il periodo era priva d’acqua. Con l’arrivo della stagione delle piogge, da fine novembre, il mare di sabbia si trasformerà e il fango lascerà il

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posto a piccoli laghetti azzurro-verdi circondati da vegetazione e qualche uccello amante della sabbia come gli struzzi. Il paesaggio che si è mostra-to ai nostri occhi ci ha lasciati sen-za parole ancora una volta: stanchi dalla fatica e dal caldo penetrante, abbiamo raggiunto un luogo che fino a quel momento avevamo solo visto in alcune pellicole cinemato-grafiche. Nel bel mezzo delle dune più alte una depressione bianca, si-mile ad un laghetto. Però in questa pozza non c’era acqua, nemmeno sabbia, bensì del fango talmente secco da sembrare cemento. Questa

distesa secca e arida che contrastava con la sabbia rossa circostante era di colore bianco-grigio, una colorazio-ne quasi innaturale considerando la reale colorazione del fango, per lo meno del fango italiano! A rendere ancora più incredibile e affascinante questo posto riscoperto dopo ore di cammino, la presenza di numerosi arbusti morti. Ecco svelato il nome di questo luogo, Dead Vlei dal nome degli alberi o resti di alberi morti che sono presenti sul suolo bianco e sec-co di questo posto. Un vero e proprio paesaggio da cartolina che cambiava in continuazione: modellate dal ven-

to, le dune circostanti assumevano forme diverse, mentre i colori mu-tavano nell’arco di mezza giornata a seconda della luce. Difatti ben stam-pati nella nostra mente avevamo i colori del deserto del primo mattino quando il sole era da poco spuntato e realizzava delle ombre giganti e af-fascinanti. Poi mano a mano che le ore del giorno trascorrevano e il sole cresceva, le ombre divenivano più piccole e le luci cambiavano.L’acqua ormai scarseggiava e la stanchezza era tanta ma lo spettaco-lo a cui stavamo assistendo in quel momento ci faceva dimenticare il

caldo, la sete e la stanchezza. Il tutto era condito da un silenzio perfetto di tanto in tanto disturbato dal rumore delle dune in movimento, un rumore per certi versi inquietante. Si perché quando la sabbia si sposta il suono che emette è simile al rumore di un motore. La sensazione è stata quella di udire da un momento degli aero-plani sopraggiungere. Impensabile come sensazione ma in quel mo-mento reale.E ancora più sorprendente è scopri-re che non si trattava di aerei bensì dell’anima del deserto in continuo movimento.

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l’uomoin piùUn uomo magari

di poche paro-le ma sempre estremamente concreto, un atleta perenne-

mente grintoso e assai deter-minato. Eccolo qui, in sintesi, il personaggio Michele Pa-nizza, l’ultimo acquisto della Isello Vernici Valdagno. Dopo la partenza di Marco Motaran e l’impossibilità di fare pre-senza fissa da parte di Pietro Pranovi, per motivi di lavoro e del recente matrimonio, la società biancoceleste si era trovata di fronte al delicato problema di mettere la quarta tessera al settore difensivo ac-canto al capitano Rigo, Trava-sino e Randon. E’ iniziata così la corte a Panizza, fortemente voluto anche dal tecnico Ma-rozin, una autentica telenove-la conclusasi con un lieto fine.-Panizza, ci parli un po’ del suo carattere.“E’ vero, sono un po’ introver-so. In effetti non mi apro tan-to. In altri termini non faccio mai il primo passo quando c’è da stabilire un contatto. Ma è anche vero che sono un po’ timido”.-E’ un tratto che si trascina an-che in pista?“In pista è t u t t a

un’altra cosa, lì diventa fon-damentale la perfetta intesa con i compagni e la volontà di imporsi sugli avversari. Al-lora, quando gioco, sono più spavaldo”.-Dopo le avances della Isello il suo arrivo a Valdagno è sta-to tutt’altro che immediato…“Avevo un’attività in Bassano che mi teneva impegnato sette giorni su sette. Non c’entrava-no quindi per niente proble-mi di campanilismo. Se ero un po’ restio a prendere una decisione era dovuto al fatto del tanto tempo che avrebbe assorbito al mio lavoro que-sto rientro nell’hockey. Poi h o trovato l’accor-do

con mio fratel-lo, quindi

con il t e c n i c o Marozin. La Isello,

fra l’altro, è stata l’u-

nica società che mi ha dato

la possibilità di continuare. Era un treno che

non potevo perde-re. Qui poi ci sono

grandi giocatori e pos-sibilità di partecipare a

competizioni ad altissimo livello togliendosi davvero

tantissime soddisfazioni”.-Provi a fare un confronto fra l’ambiente bassanese e quello valdagnese.“Quello della Roller riflet-teva i problemi di un team dove attorno a due pedine esperte ruotava un gran numero di giovani.

Nel Bassano54, invece, la professionalità era molto mar-cata. Qui a Valdagno ho tro-vato dei dirigenti appassionati e un pubblico davvero molto caldo”.-Allora la sua è stata una deci-sione azzeccata?“Sì, perché qui a Valdagno ho trovato ciò che mi aspettavo. I giocatori, poi, li conoscevo tutti. E del tecnico Marozin ho sentito sempre parlare bene. Sono quindi felice della mia scelta. L’unica cosa che mi ha seccato è stato quel piccolo infortunio che ho avuto, ma il peggio è ormai alle spalle”.-Alle spalle ha già l’esperien-za in Supercoppa, in Coppa Italia e delle prime partite nel massimo campionato. S’è fat-to un’idea dove può arrivare questa Isello nella corrente stagione?“Vedo una squadra che può lottare su tutti i fronti. La Isello potrà recitare da pro-tagonista nella lotta per lo scudetto. A breve ci sarà garadue, decisiva, al PalaLido per la finale di Coppa Italia con il Viareggio. Po-tevamo fare il blitz già in garauno, ma siamo stati penalizzati

da due gol arrivati solo a causa della ma-

lasorte. In casa potremo farcela, il CGC non ci è

superiore anche se forse è un po’ più smaliziato. Ecco, forse qualche gap esiste soltanto per quanto concerne l’Eurolega”.-Che cosa si aspetta da questa stagione?“Mi auspico di riuscire a dare fino in fondo il massimo con-tributo. Poi di creare un solido vincolo con tutti i miei nuovi compagni e di guadagnarmi la fiducia di tutti i supporter biancocelesti. E, non per ulti-mo, di contribuire ad allargare il palmares della Isello. Spero che il sogno diventi realtà”.

Michele Panizza è nato a Marostica il 2 agosto

1976. Ha calzato i pattini a 6 anni ed ha iniziato

la carriera nelle fila del Bassano, dove è rimasto

per un lungo periodo prima di trasferirsi, per una

stagione, nel Breganze. Da qui Panizza ha fatto

ritorno nel Bassano e nelle ultime due stagioni, prima di approdare alla

Isello Vernici, è stato una colonna portante

del Roller. Di ruolo difensore, ha fatto il

suo debutto con il gol in biancoceleste alla quarta

giornata nella trasferta vincente (8-2) a

Pordenone.

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TIKI

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di Giannino Danieli

Page 43: Sportivissimo novembre 10

43hockey

PANIZZA: “SPERO

D’ALLARGARE IL PALMARES

DI ISELLO”

Page 44: Sportivissimo novembre 10

44nuovo nome passione di sempre

Lo Sci Club Val Leogra Piccole Dolomiti ha cambiato il proprio nome in Piccole Dolomiti Ski Team: nuovo nome ma lo spirito e la passione sono quelle di sempre

Tutto è iniziato nel 1998, quando a Torrebelvicino un gruppo di amici, gui-dato dall’esperto maestro di sci Guido Antonio La-naro, fonda lo Sci Club

Val Leogra Piccole Dolomiti, una associazione sportiva con l’obiettivo principale di promuovere e far cresce-re lo sci alpino sia a livello agonistico che ludico per i bambini delle scuole elementari e medie. Da allora stagioni sempre più belle e intense si sono inanellate nel segno dello sci, della montagna, del diverti-mento. Il gruppo è cresciuto e nell’ul-tima stagione lo sci club ha raggiunto la ragguardevole quota di circa cen-tocinquanta iscritti, molti dei quali bambini e ragazzi che hanno frequen-tato i nostri corsi. Nell’ultima stagione invernale la nostra squadra agonistica, formata da 25 bambini/ragazzi, allenata dai maestri di sci Guido Antonio Lanaro e Andrea Menegolli della scuola di sci Tonezza Fiorentini e da Fredi Ottl della Scuola Sci Lavarone (TN), ha raggiunto ottimi risultati sia nel circu-ito FISI che FIE.Uno gruppo, quindi, che non smette di crescere e, infatti, anche nella prossi-ma stagione le novità sono importanti a partire dalla sua denominazione, che sarà “Piccole Dolomiti Ski Team”: un’associazione affiliata al C.O.N.I. e alla F.I.S.I. che darà sempre più im-portanza alla formazione agonistica dei suoi giovani atleti. Inoltre lo Ski Team ha incrementato il suo già forte impegno nell’orga-nizzare i corsi di propaganda allo sci alpino del sabato e della domenica e il corso di avviamento all’agonismo; quelli di snowboard e di sci nordico,

sempre in quel clima di serietà e professionalità, di diver-

timento e tanta passione per la montagna e lo

sci che ha sempre contraddistin-

to il nostro club.

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Page 45: Sportivissimo novembre 10

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Page 46: Sportivissimo novembre 10

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Page 47: Sportivissimo novembre 10

Siamo prossimi all’inverno e l’Unione Sportiva Asia-go Sci ha ricominciato a pieno regime le proprie attività sia nello sci alpino sia nel fondo sia nel salto,

dopo un’estate trascorsa nei ghiacciai per preparare al meglio la stagione en-trante. Tanto entusiasmo e tanta voglia di fare e di crescere si sono già visti in questo inizio di stagione con la presen-tazione dei fittissimi programmi per tutte le categorie e per tutte le tre disci-pline. Gli staff tecnici sono quelli dello

scorso anno, solo con alcuni strategici cambi di ruolo nello sci alpino. “L’at-tività estiva”, dice Alberto Bonomo, allenatore della categoria giovani dello sci alpino, “è stata positiva e proficua: abbiamo lavorato tanto e principalmen-te nel ghiacciaio di Hintertux, dove ho visto, nel corso delle varie uscite, net-ti miglioramenti in tutti i ragazzi della squadra e, quello che mi piace di più, ho notato un gruppo sempre affiatato, che s’impegna e che vuole crescere”. Ma è tutto il club a stare bene. Infatti, non solo i giovani hanno partecipato all’at-tività in ghiacciaio ma anche gli atleti delle categorie inferiori. Per la stagione

entrante, l’Unione Sportiva Asiago of-fre un ricco programma di allenamenti per tutti coloro che vogliono fare agoni-smo, ma anche per coloro che vogliono avvicinarsi in modo soft all’agonismo. La formula che si propone è ben col-laudata e ha sempre dato grandi soddi-sfazioni sia al club sia ai giovanissimi che si sono innamorati dello sci diven-tando, poi, ottimi atleti. L’Usa, infatti, nei suoi quasi novant’anni di attività è sempre stata, come lo è tutt’ora, una straordinaria fucina di campioni. Sono davvero molti gli atleti cresciuti nell’U-sa che sono arrivati ad essere campioni

di primissimo livello. Ieri come oggi, nelle squadre Azzurre e in quelle altret-tanto prestigiose del Comitato Veneto hanno militato e militano atleti che si sono formati nell’Unione Asiago Sci, atleti sia dello sci alpino sia del fondo sia del salto. Un successo che nasce dalla filosofia Usa secondo cui il buon atleta si forma con una crescita gradua-le che gli permetta di dotarsi di solide basi tecniche, in un ambiente vivace, stimolante e sano che sappia trasmetter-gli un’autentica passione per lo sci e per la montagna, dove la pratica agonistica sia, sì, impegno ma anche divertimento e piacere di fare “curve perfette”.

Per Informazioni: UNIONE SPORTIVA ASIAGO SCI via Cinque – 36012 – Asiago (Vi)Tel e fax 0424.462668 www.usasiago.com e-mail [email protected]

L’Usa, ovvero l’Unione Sportiva Asiago Sci, gran fucina di atleti.

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48basket

cinquec

ento

volte B

ettaBetta Moro, “la Capitana”,

festeggia le 500 partitein serie A in 19 anni di attività

di Enzo CasarottoFoto di Alessio Salvador

per Foto Codiferro.

La CAPITANA è cono-sciuta così al Palacam-pagnola: tutti le voglio-no bene e lei con la sua umiltà, la tanta grinta e la determinazione che

la contraddistingue risponde con una regia impeccabile e con altrettanto efficaci “bombe” che sanno fare la differenza. E’ indispensabile negli equilibri della squadra e quando manca, (vedi nella gara interna con Como) lo si vede. Ma parliamo di lei che gentilmente e affabilmente si è prestata al nostro taccuino. – Betta, dove vuole arrivare, le 500 parti-te ormai sono un traguardo che appartiene alla storia? “Non so vedremo, facciamo una partita per volta, ho sempre vissuto così; il resto si vedrà … e pensare che neppure sapevo che era arriva a 500 partite: è stata una gradita mega-sorpresa”. - E’ difficile dire basta quando si gioca col Famila. “Sono stata in tanti posti dove sono stata bene, qua è un’altra cosa, sento “mia” la ma-glia “il palazzetto”, sono legata da questa città tanto da aver comprato casa e da aver preso qui la residenza: il mio futuro è qui. Il presidente mi ha dato la possibilità qui di vincere e vincere tanto e non smetterò mai di ringraziarlo e fondamentalmente anche i tifosi mi hanno sempre so-stenuto e ancora adesso mi aiutano tantissimo e sento il loro amore nei miei confronti”. – Cosa farà dopo: farà compagnia a Nico e si mette-rà ad allenare? “No, Nico è molto più brava di me, penso anche di non essere portata nell’allenare, mentre ero a Messina sono riuscita a laure-armi e se posso, apro una parentesi per consigliare alle giovani di mette-re lo studio nelle loro cose primarie perché prima o poi il basket finisce a prescindere da come lo si interpre-ta e dove ti potrà portare e quindi, tornando a me, in passato ho fatto degli stage all’interno dell’azienda del presidente che mi ha dato modo di dare un’occhiata anche al mondo reale all’interno della sua azienda e non so, ora vivo giorno per giorno e non so cosa mi riserverà il futuro, in questo momento sono molto serena e vivo il presente che per me parla an-cora di basket e sono molto contenta

di giocare in una squadra così forte e sento la maturità di una persona che a 35 anni ha ancora la possibilità di giocare in una grande squadra” . – Quali sono i presuppo-sti per i quali ha raggiunto le 500 partite? “Nella mia vita ho seguito un sogno e ogni anno ce n’era uno diverso; fin da piccola avrei voluto giocare in serie A, poi giocare in una squadra un po’ più forte, poi ancora più forte, poi di provare a vincere qualcosa e mi sono sempre messa in gioco con piccoli-grandi sogni che mi hanno aiutato a catalizzare le energie in una determinata direzio-ne. Ho sempre lavorato molto sia a livello di allenamenti che nel modo di vivere perché noi lavoriamo con il nostro corpo e quindi è inutile che ci prendiamo in giro: ho sempre cer-cato di condurre una vita abbastan-za regolare anche se non sono una “santa” e faccio le mie cose però, è molto importante anche questo (apro un’altra parentesi e se dovessi dare qualche consiglio alle giovani mi sento di dire loro di lavorare in palestra anche più di quello che vi dicono i vostri allenatori, sentirvi mai appagate poi la determinazione , la voglia di arrivare e di emergere, sono fatti fondamentali, se poi ci sono anche il talento… i centimetri sono cose in più perché anch’io sotto questo profilo sono “normodotata” eppure sono qui dopo una lunga car-riera fatta di tante soddisfazioni, si può arrivare lo stesso”. – Si ritiene più fortunata oppure il sacrificio è stato maggiore di quanto raccol-to? “Sono stata fortunata ad avere dei genitori che mi hanno permesso di andare fuori di casa a 14 anni (e stiamo parlando di 20 anni fa), e di andare a Cesena in un Collage, mi hanno seguito e mi hanno permesso di fare le mie scelte liberamente e anche delle cose sbagliando e que-sta è stata una fortuna e se anche ho rinunciato a delle cose che sicu-ramente ho dovuto rinunciare, mi ritengo assolutamente molto fortu-nata”. – Se oggi dovessi appendere la maglia assieme a quella di Nico al Palacampagnola e il presidente decidesse di ritirare il suo nume-ro, quali ricordi le rimarrebbero del mondo del basket? “A livello

sportivo le cose che vinci sono quelle

che ti rimangono di più anche se devo essere sin-cera, nella mia carriera ho avu-to due infortuni

d i cui uno molto grave e quella parentesi seppur dolorosa, è stata una svolta in positivo nella mia carriera. A livello cestistico ricordo anche la velocità in cui si passa dalle “stelle alle stalle” senza appello; la cosa difficile nello sport è mantener un equilibrio perché bastano due partite di fila per cui i tifosi possano cambiare idea sul tuo conto. Sotto il profilo umano ricordo con piacere le persone come Nicoletta Caselin, Anna Pozzan, Lorenza Arnetoli e tante altre che sono passate anche di qui: gente importante che mi ha ac-compagnato e che ancora adesso mi rimane nel cuore, Nicoletta soprat-tutto”. – E’ soddisfatta al di dentro Betta del suo modo di essere? “In questo momento storico della mia vita sono molto serena anche come donna e sono altresì soddisfatta un po’ di tutto quello che mi gira attor-no e di conseguenza anche quello che faccio in campo segue a ruota tutto ciò. Sono molto felice di come sono adesso e sto molto bene con me stessa”. – E’ tempo dei ringrazia-menti: una parte importante vie-ne dalla sua famiglia a cui è legata molto e lo si nota. “Papà Rossano e mamma Anna hanno avuto due ruoli differenti: lui mi è stato molto vicino dal punto di vista sportivo e lei sotto quello umano. Entrambi mi hanno seguito di pari passo: se avessi po-tuto scegliere non sarei riuscita a trovare due genitori migliori di quel-li che ho. La vita mi ha assegnato i migliori genitori che potessi avere e se sono così è merito loro perché i valori si trasmettono soprattutto in famiglia: tra l’altro sono anche belli”. – E nel mondo del basket? “Un grazie, …e l’ho sempre detto

(escludendo gli attuali) va a Stefano Tomei, poi il Presidente anche se è scontato (tra le righe: se io giocassi ad Alcamo direi lo stesso Marcello Cestaro… ): lui è una persona che in trent’anno ha investito soldi, pas-sione ecc. ecc. con una signorilità rara e non è che abbia sempre vinto; è stato anche deriso senza fare una piega e ha sempre continuato per la sua strada investendo anche nei set-tori giovanili: è una persona speciale nel basket e al di fuori e mi ritengo fortunata conoscerlo così da vicino. Poi un capitolo a parte lo meritano i tifosi di Schio: io sono una perso-na passionale e loro in sette anni mi hanno spronato nel modo giusto e perciò non finirò mai di ringraziarli e spero finché giocherò di non delu-derli, per me questa è la cosa più im-portante ”. – Ma chi è Betta Moro? “Si vede? Io sono così! Magari chi mi conosce fuori dal campo un po’ si sconvolge perché la grinta che ho nel gioco, lascia posto ad una persona solare, socievole, con gli alti e bassi di tutte le persone normali. Nella vita mi piace vivere con passione le cose, anche quelle fuori dal campo; sto fa-cendo una vita bella e quindi la vivo con le possibilità che ho e non vo-glio perdere di vista quello che Dio quotidianamente mi dà la possibilità di gustare e più passa il tempo, più sono cosciente della fortuna che ho di vivere con della gente bella vici-no, anche se ho un sogno nel casset-to: mi piacerebbe fare una famiglia, un figlio e trovare l’uomo giusto per costruire e realizzare con lui questo sogno. E’ il sogno di ogni donna e in questo momento è questo il mio so-gno ma prima, finché avrò voglia di giocare, sopportatemi ancora un po’, fino alla partita … che mi cambierà la vita: l’ultima quella perfetta che mi aprirà gli occhi di un altro mon-do da vivere come questo giorno per giorno, con sincerità e passione per la vita”.

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49Betta Moro, “la Capitana”,festeggia le 500 partite

in serie A in 19 anni di attività

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Potete scrivere al Senatore Alberto Filippiinviando le vostre e-mail a:

[email protected]

Le vostre lettere possono essere letteanche nel sito: albertofilippi.it

Se non si faceva nulla, si vincevaCaro Senatore,

certo, perdere nello sport ci sta, ma perdere come ha perso la Ferrari per un errore così grossolano, è davvero incredibile. Perché il paradosso è che, se non si faceva nulla, si vinceva. Quando mai nello sport accade questo? Com’è possibile che una delle migliori squadre sportive del mondo possa cadere nell’errore così assurdo di provocare la propria sconfitta? Certo, adesso noi, modesti dirigenti di piccoli club, per ogni nostro errore siamo sempre perdonabili, non crede?

Con stima, Alberto Fossa.

Caro Alberto,

la delusione è stata grandissima. La vittoria della Ferrari era attesa da tutti per come si era maturata nel corso della seconda parte del Mondiale: una vittoria non della macchina ma pro-prio dell’intera squadra, che, gran premio dopo gran premio, era arrivata a una sola gara dalla fine ad essere in testa. E poi

Alonso, pilota sanguigno come piace a noi, è stato sempre all’altezza. La vittoria della Ferrari sarebbe stata la vittoria della tenacia e del credere in se stessi di tutto un gruppo, dal pilota all’ingegnere al meccanico. Invece, proprio sul più bel-lo, quando bastava, come dici tu, fare la propria gara, come Button, e arrivare terzi o anche quarti, ecco l’erroraccio, as-surdo perché commesso da chi fino a quel momento era stato impeccabile; quasi buffo, per come si è caduti nella trappola di un team come la Red Bull, che fino a quel momento non aveva dimostrato di essere tanto sottile nelle sue strategie. Morale? Per vincere ci vuole un lungo impegno, tanto lavoro, gran fiducia in se stessi, infinita tenacia e un bel po’ d’intelli-genza. Per perdere basta una valutazione sbagliata. Basta un niente. Un momento “da oco”, come diciamo noi vicentini. Hanno scritto che questo è lo sport. No, credo che questa sia la vita, e per questo bisogna capire che vincere è sempre dura per tutti e che tutti possono sempre sbagliare. Accade anche ai migliori del mondo! Se si sa questo, non ci si deve mai sco-raggiare quando sbagliamo, ma, anzi, dobbiamo avere sempre la determinazione di saper ricominciare da capo

Un caro saluto, Alberto

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