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Enzo GINO Storia del Tav Torino Lione VOLUME TERZO LA GUERRA DEI SONDAGGI ovvero: Il fallimento della concertazione Dalle elezioni regionali del 4-5- aprile 2005 alla istituzione della Commissione Virano 1° marzo 2006 Marzo 2010

storia del TAV - Volume terzo

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La guerra dei sondaggi: ovvero: Il fallimento della concertazione - Dalle elzioni regionali del 4-5 aprile 2005 alla istituzioe della Commissione Virano 1° marzo 2006

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Enzo GINO

Storia del Tav Torino Lione

VOLUME TERZO

LA GUERRA DEI SONDAGGI

ovvero: Il fallimento della concertazione

Dalle elezioni regionali del 4-5- aprile 2005 alla istituzione della Commissione Virano 1° marzo 2006

Marzo 2010

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Storia del Tav Torino Lione

VOLUME TERZO

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Diritti riservati Sede legale: Via San Carpoforo 97 – 15020 Cantavenna di Ga-biano – AL-; Per informazioni : cellulare 335-778.28.79 e-mail : [email protected] Supplemento a - Guida a destra – Periodico di informazione su Trasporti, mobilità, ambiente - aut. Tribunale di Torino n° 5554 del 2-11-2001 – Direttore responsabile Enzo Gino.

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PREMESSE A QUESTA STORIA DELLA TORINO LIONE

Quando nel 1993 incontrai per la prima volta tre rappresentanti No Tav: Cancelli, Cavargna e Giorno ero funzionario presso il consiglio Regionale del Piemonte in forza presso il gruppo con-siliare della Lega Nord, Brizio era presidente della Regione e il responsabile nazionale dei trasporti per la Lega era l’on. Castel-li. Gli esponenti No Tav avevano chiesto di incontrare tutte le forze politiche in Regione per spiegare le ragioni della opposi-zione all’ipotesi di progetto. Poche diedero loro udienza, fra es-se la Lega il cui gruppo consigliare era all’epoca presieduto dal Consigliere Vaglio, valsusino. Ne scaturirono una serie di in-contri che ci portarono sino a Milano alla sede nazionale della Lega in via Bellerio per parlarne con il responsabile nazionale. Come gruppo consigliare regionale del Piemonte organizzam-mo anche un convegno presso la sala Viglione del consiglio nel quale si approvò un documento sul Tav in cui pur riconoscendo l’utilità dell’opera si segnalavano i rischi di sperpero di denaro pubblico (si era in clima di tangentopoli e la Lega su questi te-mi era molto sensibile) e di impatto sul territorio. Da allora non smisi più di seguire le vicende della linea ad alta velocità, an-che quando venni trasferito alla Direzione trasporti della Re-gione (in cui si succedettero come assessori Masaracchio, Ca-soni, Borioli sino a Barbara Bonino dall’aprile 2010) dove, mi venne affidato l’incarico di seguire le grandi infrastrutture della legge obiettivo in ambito Setis (Segreteria Tecnica Infrastruttu-re Strategiche). Ben quattro progetti Tav investivano il Piemon-te, la Torino-Milano in verità fu approvata con le procedure or-dinarie, mentre il Terzo valico Genova - Milano e le due tratte nazionale e internazionale della Torino-Lione erano in legge obiettivo. Entrai quindi nel vivo delle vicende e da allora ci re-stai, seguendo l’istruttoria, le conferenze di servizi locali e na-

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zionali sui progetti delle Tav, partecipando a diversi incontri della Cig (Conferenza Intergovernativa) sia in Italia che in Francia, ed a gran parte degli incontri dell’Osservatorio sulla Valle di Susa presieduto dall’arch. Virano. Nel tempo la Tori-no-Lione si è venuta a definire come l’opera più contestata in Italia e probabilmente al mondo; attraverso l’esame di una buo-na parte di quanto è stato fatto sia da chi il Tav lo voleva e lo vuole realizzare, ora con il nome di NLTL (Nuova Linea Tori-no Lione), come da chi lo avversava e tutt’oggi lo avversa, ne esce uno spaccato molto interessante dell’Italia, della politica e delle istituzioni. La materia è vasta e controversa, basta leggersi gli atti, i giornali i siti web e non è certo stato facile individuare un filo conduttore che potesse efficacemente descrivere un per-corso degli avvenimenti. Ho optato alla fine per una articola-zione in quattro libri: La prima parte oggetto del primo libro attiene alla preistoria della Tav, quella che parte dalle prime proposte di realizzazione di una linea ferroviaria veloce. Il primo riferimento trovato da cui si partirà è il documento approvato a Londra il 14 dicembre 1984. Si arriverà così alla presentazione del tracciato del 12 a-prile 2002 a Torino, propedeutico alla presentazione vera e propria dei primi progetti, avvenuta nel 2003. La seconda parte esamina tutto l’iter di questi progetti dal 12 aprile 2002 sino alla loro approvazione ed alle elezioni regiona-li in Piemonte del 4-5 aprile 2005 in cui cambiò la maggioranza con l’insediamento di Mercedes Bresso La terza parte analizza le vicende comprese fra l’avvento della nuova amministrazione regionale nel 2005 e l’istituzione dell’Osservatorio Valle Susa presieduto dall’Arch. Virano av-venuto formalmente il 1° marzo 2006 La quarta parte esaminerà il dipanarsi delle questioni in pre-senza di questo nuovo soggetto. La prima e la quarta parte (a cui non è detto faccia seguito an-

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che altre) sono attualmente in fase di stesura e si prevede che entro il 2010 verranno pubblicate, mentre la seconda e la terza parte sono oggetto di due libri in pubblicazione. Ai fini della lettura segnaliamo che nelle note si troverà spesso un riferimento al “sito dell’autore”, si tratta del sito www.en-zogino.info. Ho voluto riportare sul web atti e documenti di cui si parla, si fa cenno, si cita o si fa un parziale report nell’ambito dei libri, oppure anche altri atti che ho ritenuto utile pubblicare, al fine di consentire l’accesso ai documenti di riferimento al let-tore che vuole svolgere approfondimenti o semplicemente vuo-le avere qualche chiarimento su quanto scritto. Le vicende de-scritte sono il risultato di un confronto incrociato fra siti, sia di istituzioni che di soggetti pubblici o privati, di No Tav e di giornali oltre naturalmente ai documenti ufficiali che sono riu-scito a reperire. Per quanto riguarda i giornali si è riportato semplicemente nelle note la testata ed il giorno di pubblicazio-ne, ci si è riferiti prevalentemente a La Repubblica che si è rite-nuto avesse il website di più semplice accesso e navigazione, ma si troveranno anche riferimenti ad altre testate. Nel merito dei contenuti voglio chiarire che quanto riportato non ha né la pretesa dell’imparzialità, né quella della completezza. E’ infatti evidente che con le vicende Tav ancora “calde” ed in piena evoluzione non è possibile scrivere una storia condivisa. Così come ho fatto la scelta di inserire personali osservazioni, sulle vicende, sulle dichiarazioni e sulle diverse prese di posizione; sono le osservazioni di una persona che si ritiene indipendente e che si è formata le sue libere opinioni, derivate da una punto d’osservazione privilegiato e che si considera complessivamen-te a favore della la realizzazione della controversa opera. Una posizione non certo dogmatica anzi risultante dall’aver affron-tato molti dubbi, alcuni dei quali ancora presenti e che certa-mente dovranno essere risolti. Sullo stile di rappresentazione delle vicende verrebbe da dire “si raccomanda la lettura ad un

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pubblico adulto” nel senso che la materia trattata non è certo delle più accattivanti se non per gli addetti ai lavori. In essa si incrociano infinite discipline di ordine tecnico, politico, sociale, amministrativo, economico e non solo. Si è cercato di rendere il tutto discorsivo anche per chi non è addentro nelle specifiche materie, talvolta a scapito di un maggior rigore tecnico. Data la conflittualità intrinseca che l’argomento genera ho cercato di esser più rigoroso possibile nella descrizione dei fatti pur re-stando nei limiti della leggibilità. Risultato: ampi riferimenti a virgolettati ossia a dichiarazioni rilasciate dagli attori delle vi-cende “riportati in corsivo” con relativi rimandi a note che ne indicano la fonte, ��������� articoli e scritti riportati tal quale e perciò collocati fra doppie righe, sempre con relativi rimandi alle fonti.

��������� Ho introdotto anche qualche commento personale talvolta provocatorio e ironico, per alleggerire un po’ la lettura. Si troveranno inoltre ampie divagazioni, attinenti sempre al tema trattato, utili per chi ha tempo e voglia di capire meglio; queste sono state evidenziate inserendole fra righe a bordo pagina. Nel nostro racconto Tav e Tac, riferendosi al Treno alta velocità o capacità, sono stati usati al maschile, ma negli articoli o nelle dichiarazioni riportate si è mantenuta la dizione utilizzata nella nota o nella dichiarazione rilasciata. Av ed Ac riferendosi alla linea Alta velocità o capacità sono invece stati impiegati al femminile. Pur avendo posto la massima cura nella verifica di date, luoghi, avvenimenti, vista la quantità delle situazioni raccolte e descritte, non sono da escludere imprecisioni o refusi. Chi, notandole, intendesse segnalarle lo può fare anche via e-mail a [email protected], provvederemo se ci saranno altre

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edizioni successive a correggerle e comunque a segnalarle nel sito. Infine un ultima segnalazione: questo come gli altri libri di questa Storia del Tav non hanno finalità di lucro, l’autore non percepirà un euro dalla loro pubblicazione ed il costo è soltanto quello dovuto alla stampa ed alla diffusione. Questa edizione è stampata in proprio e soggetta al copyright; chi ne volesse avere copia può richiederla per e-mail ([email protected]) all’autore. L’Autore

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PRESENTAZIONE DEL VOLUME SECONDO

Nel libro precedente è strato riportato l’iter dei due progetti pre-liminari della Torino Lione, ossia della tratta internazionale e della cosiddetta Cintura nord di Torino. Il Cipe ha già approva-to il progetto preliminare della tratta internazionale di compe-tenza Ltf e la Regione si è espressa su quello che abbiamo chia-mato la Gronda II. Ora il Cipe dovrà esprimersi anche su questo progetto. Lo farà il 3 agosto 2005. a questo punto per procedere con i progetti definitivi si dovrà dare il via ai sondaggi . Questo sarà il tema che occuperà tutte le amministrazioni a partire da quelle della Valle di Susa sino a Bruxelles per tutto il 2005 sino portando ai noti scontri di Venaus e alla istituzione della cosid-detta Commissione Virano nel marzo 2006. Diversamente dal secondo libro di questa storia il nostro rac-conto, in questo terzo libro, sarà scandito più che dagli atti am-ministrativi e dalle questioni tecniche, dalle vicende politiche. Centrale nel racconto infatti è il tentativo di concertare l’avvio delle indagini in valle, e, le fonti quindi saranno basate più sulla cronaca giornalistica con le posizioni assunte dai diversi attori nelle vicende.

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INDICE DEI CONTENUTI

Introduzione L’elettrodotto Sondaggi Maggio 2005 Giugno 2005 Eventi salienti Manifestazione da Susa a Venaus Borgone: Consiglio Comunale sui prati Le acciaierie Ferrero Pecoraro Scanio e le primarie Luglio 2005 Parliamo! Agosto 2005 Tutti a Roma al ministero L’arch. Luigi Rivalta Il sondaggio de La Repubblica Come Roosvelt Settembre 2005 Parte la Commissione Rivalta I rappresentanti del governo lasciano la Commissione Ottobre 2005 31 ottobre… inderogabilmente! Il rilancio dei Comuni I -valsusini- escono dalla Commissione L’Unione elegge suo leader Prodi La battaglia del Seghino Novembre 2005 Introduzione La rivolta Si affaccia Virano

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Pont Ventoux 16 novembre 2005: - No Tav io c’ero – TBM Tunnel e disastri ambientali Le prescrizioni regionali su Venaus Commissione petizioni UE No Tav e Ue Primi scontri Olimpiadi? Dicembre 2005 Introduzione Il blitz delle forze dell’ordine La –riconquista- di Venaus Ghandi e la Nonviolenza Palazzo Chigi Bertinotti la Cina e la Tav Il documento di Palazzo Chigi rivisto dai sindaci La Corte dei Conti e gli scontri di Venaus 17 dicembre 2005 corteo o happening ? 2006 Introduzione Gennaio 2006 Anno nuovo, lotta vecchia Le posizioni della Chiesa I No Tav e la fiaccola Olimpica Febbraio 2006 Da Prodi Il Tav e l’Unione Il Tav alle elezioni comunali di Torino Ripartono i confronti sul Tav L’Osservatorio

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INDICE DELLE FOTOGRAFIE (20 giugno 2005 – Borgone: Consiglio Comunale sul sito del sondaggio) (Borgone: altarino alla Madonna del Rocciamelone) (21 giugno 2005 – Regione Piemonte - Sala Viglione) (Luca Robotti) (Rainer Masera) (Antonio Ferrentino) (20 giugno 2005 - Consiglio comunale a Borgone di Susa) (27 giugno 2005 - Famiglia No Tav a Bruzolo) (27 giugno 2005 - Bruzolo: area sondaggi) (29 giugno 2005 - Venaus) (Sullo sfondo le acciaierie Ferrero a San Didero - foto del 2005) (Slides di Dorino Piras) (Loyola de Palacio) (Mauro Carena) (Roma - Via Nomentana – foto d’epoca) (Daniele Borioli) (Pietro Marcenaro) (Rispettivamente Gianni Favaro e Stefano Esposito) (Otto Von Bismarck) (Pietro Lunardi) (Luigi Rivalta) (Ezio Facchin) (Antonio Saitta) (Luca Mercalli) (Sergio Vallero) (Gaetano Fontana) (Franco Campia) (Mercedes Bresso) (Alfonso Pecoraro Scanio) (Alberto Perino) (Simona Pognant) (Ugo Martinat) (Silvio Berlusconi) (Lavori alla discenderia di La Praz) (Centro esposizioni ferrovia Lyon Turin a Modane in una ex riseria) (Jacques Barrot) (Romano Prodi) (Davide Gariglio)

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(31 ottobre 2005 – Mompantero - Ponte sul Ganduja) (1 novembre 2005 - Stazione di Bruzolo) (William Casoni) (Alberto Deambrogio) (Girgio Airaudo) (Mario Virano) (Pont Ventoux – Caverna di Giaglione Venaus, larga 20 metri, lunga 50, alta 49,10 m sede delle 2 turbine Francis) (Pont Ventoux, diga ad arco gravità sulla Dora Riparia alta 32 metri) (5 novembre 2005 - Due foto della fiaccolata notturna Susa Mompante-ro) (Sergio Vallero agli scontri di Mompantero) (La trivella posizionata al sito S42 a Mompantero) (16 novembre 2005 - Manifestazione - Bussoleno Susa ) (Trivella per i carotaggi in azione nel 2005 a Seghino di Mompantero) (Scudo di Tbm della Robbins) (Una Tbm in allestimento) (Roland Merloz) (Valter Giuliano) (Piero Bianucci) (Logo del Centro Scansetti) (Deposizione fiori alla lapide partigiana ai piedi del Rocciamelone) (Alstom – Savigliano - CN) (Michael Cashman –in primo piano-) (Vittorio Agnoletto) (Jeremy Rifkin) (Logo dei XX giochi olimpici invernali di Torino 2006) (Enzo Ghigo) (Notte fra il 5 e il 6 dicembre 2005 – Nelle due foto precedenti e in quel-la successiva l’intervento delle forze dell’ordine a Venaus) (6 dicembre 2005 - blocco dell’autostrada della Valle) (6 dicembre 2005 - Manifestazione a Torino) (Roberto Cota) (Tracciato del corridoio V) (8 dicembre 2005 –Venaus - Assalto al cantiere -1) (8 dicembre 2005 –Venaus - Assalto al cantiere -2) (Il sindaco di Venaus Nilo Durbiano a Current TV) (Mohandas Karamchand Gandhi) (Manifestante No Tav) (Palazzo Chigi dal 1961 sede del Governo Italiano di fronte alla colonna

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Antonina) (11 dicembre 2005 - Assemblea a Bussoleno) (Corte dei Conti a Torino – ingresso-) (17 dicembre 2005 - Manifestazione a Torino) (Beppe Grillo) (Mario Borghezio) (20 dicembre 2005 - Inaugurazione Punto informativo sulla Tav a Porta Nuova. Da sinistra in primo piano Moretti, Bresso, Borioli) (7 gennaio 2006 - Corteo No Tav a Chambery) (Paolo Costa) (Vescovo Badini-Confalonieri) (Don Gian Piero Piardi) (dal film: Don Camillo Monsignore… ma non troppo) (Don Pier Luigi Cordola) (Don Erman Lorenzin) (Don Ettore de Faveri) (Testata de: la Valsusa) (Don Luigi Ciotti) (Cardinal Severino Poletto) (Manifesto per il boicottaggio della Coca Cola alle olimpiadi Torino 2006) (Mario Pescante) (Sergio Chiamparino) Manifestazione contro le Olimpiadi di Torino 2006 - Padova) (Cesare Vaciago) (10 febbraio 2006 - Manifestazione anarchici e No Tav a Torino – piaz-za Sabotino a Torino) (Lele Rizzo) (Sventolando il tricolore - Olimpiadi Torino 2006) (Calendario Carabinieri 2008) (Nerio Nesi) (Lorenzo Necci) (Rispettivamente Sergio Pininfarina e Andrea Pininfarina) (Padre Alex Zanotelli) (Angelo Tartaglia)

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INDICE DEI RIFERIMENTI AL SITO

Numero delle note che rimandano al sito www.enzogino.info Nota n° 28 – Slides con la presentazione dei dati su acciaierie Ferrero: “Da un’acciaieria non escono margherite” Nota n° 50 – Il resoconto completo della seduta provinciale del consiglio del 22 luglio 2005 è riportato nel sito Nota n° 61 – La riunione romana del 3-8-2005 si concluderà con la sotto-scrizione di un documento Nota n° 75 – Atti e verbali degli incontri ed i documenti prodotti dalla Commissione Rivalta Nota n° 179 – Ulteriori approfondimenti relazioni Centro Scansetti; Appro-fondimenti sull’amianto Nota n° 180 – La Stampa del 21-12-2006 nella posta di Lucia Annunziata Nota n° 184 – Relazione della commissione petizioni UE datata 9 gennaio 2006 Nota n° 237 – Documento conclusivo Consiglio dei sindacati (France-se/Italiano) Nota n° 282 – FAI (Federazione Anarchica Italiana) il resoconto delle gior-nate del 9 e 10 febbraio 2006 Nota n° 287 - Nomisma - Quanto gli studi siano validi, è cosa discussa.

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INTRODUZIONE

I sondaggi di cui parliamo non sono le indagini di mercato per sapere quale sia il politico più gradito agli elettori, ma più pro-saicamente sono i sondaggi geognostici. Attività indispensabili per conoscere la composizione del sottosuolo che permettono l’analisi e la valutazione delle sue caratteristiche geologiche e geotecniche. Nella fattispecie della Torino Lione, consistereb-bero nella realizzazione dei cosiddetti carotaggi, ossia dall’estrazione di cilindri di alcuni centimetri di diametro, sino alla profondità di alcune decine o centinaia di metri in funzione della giacitura prevista dalle canne ferroviarie o del sottosuolo che si vuole indagare per questioni ambientali. Oltre ai sondag-gi veri e propri con analogo obiettivo si realizzano anche i cu-nicoli di cui si è fatto cenno in altra parte del presente scritto. I sondaggi non sono certamente interventi impattanti sul territo-rio, si possono realizzare in pochi giorni o settimane con una trivella mobile che viene allontanata al termine delle operazio-ni, e non risulta abbiano mai creato contestazioni quando si trat-tava di realizzare altre opere. Anzi, di solito sono bene accolti in quanto consentono di acquisire maggiore conoscenza sulle caratteristiche del sottosuolo e quindi dei potenziali rischi cui la realizzazione di un opera può andare incontro in modo da pre-venirne le conseguenze negative. Nel caso della Torino Lione invece sono stati l’inizio delle oc-cupazioni dei terreni che hanno poi portato ai noti scontri con le forze dell’ordine nel dicembre 2005. Le contestazioni espresse dai manifestanti, facevano riferimento al fatto che i sondaggi avevano assunto il significato dell’inizio dei lavori. Lavori di realizzazione di un’opera non voluta. Ma la loro esecuzione, al di là delle dichiarazioni, assumeva anche una importanza strategica sia per il movimento No Tav

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che per i promotori e sostenitori dell’opera, in quanto potevano diventare la discriminante fra coloro che erano contro la realiz-zazione dell’opera - senza se e senza ma -, e coloro che, inve-ce, non essendo contrari a priori, erano però critici per i rischi paventati dalla realizzazione del progetto. Per questi ultimi i sondaggi potevano risultare dirimenti per capire il grado di im-patto dell’opera sull’ambiente e sulla salute dei cittadini. Sono evidenti quindi le conseguenze per il fronte No Tav costituito da variegate anime che si oppongono alla realizzazione dell’opera se i sondaggi avessero dimostrato l’assenza di rischi o avessero portato ad un adeguamento del progetto al fine di e-vitarli o ridurli. Certamente una parte di coloro che erano non pregiudizialmente contro l’opera, tranquillizzati dai risultati e/o dalle eventuali ulteriori modifiche al progetto, avrebbero potuto cambiare idea, indebolendo il fronte di opposizione alla realiz-zazione dell’opera. Diventava quindi fondamentale per gli op-positori più radicali della Torino Lione evitare che i sondaggi si tenessero e, viceversa, per i proponenti e per coloro che non erano pregiudizialmente contrari. Da quei risultati poteva real-mente venire il via libera all’opera proseguendo sulla strada in-trapresa ma confortati da un maggior consenso. La riprova di questa esigenza, tutta politica, viene dalla contestazione espres-sa anche ai risultati dell’unico sondaggio che verrà effettuato (quello in località seghino di Mompantero) di cui scriveremo oltre. Comunque sia dal risultato di questa –guerra- che ha assunto l’aspetto della -madre di tutte le battaglie- poteva discendere non solo l’affossamento dei progetti in discussione, ma addirit-tura dell’intera opera. Inoltre se il movimento No Tav fosse sta-to capace di dimostrare che esisteva una opposizione compatta in grado di impedire i sondaggi, questa sarebbe stata la prova provata che era in grado di impedire anche la costruzione di una ferrovia. Si tenga presente che già in un recente passato un’altra

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opera, un elettrodotto, che doveva portare l’energia prodotta dalle centrali atomiche Francesi in Italia, era stata osteggiata con successo dagli ambientalisti valsusini. L’elettrodotto Prima di inoltrarci nella – telenovela - dei sondaggi della Tori-no Lione spendiamo quindi qualche riga per accennare alla vi-cenda dell’elettrodotto in valle di Susa che assume un particola-re significato anche per le vicende del Tav, oltre spiegheremo perché. I valsusini sul settimanale locale Luna Nuova del 5 giugno 1987 leggono dell’intenzione di realizzare un elettrodotto per l’alta tensione in valle. Il progetto dell’elettrodotto prevede un’opera lunga 57 Km, 380 Kv, doppia terna che parte dal Moncenisio ed arriva a Piossasco attraversando la Val Susa e la Val Sangone (sempre loro). L’opera fa seguito ad un accordo fra Enel e EdF (Electricitè de France) che grazie alle numerosi centrali atomiche realizzate in Francia disponeva di elettricità in abbondanza, diversamente dall’Italia alla perenne ricerca di fonti energetiche. Per la cronaca il 26 aprile 1986, poco più di un anno prima, c’era stato il disastro di Chernobyl e l’8 settem-bre 1987 il noto referendum che –bocciò- il nucleare in Italia. Il 7 giugno 1990 tredici comuni vennero chiamati ad esprimersi sul progetto dell’elettrodotto in istruttoria per ottenere le auto-rizzazioni di legge presso la Regione Piemonte e il Ministero dell’ambiente a Roma. Analogamente al Tav di qualche anno dopo, scattarono le proteste e le manifestazioni contro l’opera, ma va notato che, diversamente dal Tav, i francesi erano anch’essi contro il progetto di elettrodotto. La prima manifesta-zione di protesta, infatti, si tenne in Francia il 19 luglio 1990 a Villar Sallet presso Montmellian e lo stesso ministro dell’ambiente francese arrivò ad esprimersi contro l’opera. Ci vollero sette anni di manifestazioni, contestazioni, denunce,

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studi, raccolte di firme, ricerche, per arrivare l’11 febbraio 1994 al parere negativo sull’opera del Ministero dell’ambiente pre-ceduto da quello della regione Piemonte; l’elettrodotto non venne mai realizzato!. Una storia diversa dalla Torino Lione, testimoniata non solo dall’opposizione francese, ma dai pareri negativi espressi in se-de di valutazione di impatto ambientale da parte delle istituzio-ni ma simile, anche se in scala ridotta, per come si sviluppò la contestazione. Ciò che ancora merita notare è che molti dei per-sonaggi e dei leader che allora si erano attivati contro l’elettrodotto sono gli stessi che anche oggi sono in prima fila contro la ferrovia Torino Lione da Mario Cavargna di Pro Na-tura e successivamente fra i fondatori dell’associazione Habitat a Nicoletta Dosio, Romano Perino sindaco di Mompantero all’epoca democristiano, ed all’epoca grande sostenitore dell’autostrada che da Torino porta in Francia attraverso il Fre-jus, realizzata tutta su piloni che attraversa nel bel mezzo la Valle di Susa; favorevole allora a quell’opera quanto oggi e-stremo contestatore della ferrovia che dovrebbe passare dentro le sue montagne. Interessante una dichiarazione di Luciano Fri-geri all’epoca presidente della comunità Montana Valle di Susa, predecessore quindi di Ferrentino (che diventerà poi il leader della protesta contro la Tav), che così descrisse un consiglio comunale in cui si dibatteva sull’elettrodotto: “Lo ammetto, ero favorevole all’elettrodotto. Da questa storia ho capito tante co-se. Mi ero trovato con la sala del consiglio piena di operai e sindacalisti, tutta la giunta all’inizio era favorevole, poi il PSI, di colpo ha cambiato posizione, le notizie che avevo erano drammatiche, la Ferrero1 avrebbe chiuso. A tutt’oggi non ha chiuso. Insomma per me è stata una lezione, per tutti un banco di prova. Mi sono reso conto che su queste grandi opere si bluf- 1 Delle acciaierie Ferrero poi Beltrame ubicate a Bruzolo parleremo ancora più avanti.

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fa, e oggi ne sono convinto più di prima”2. Ed ancora Angelo Tartaglia che con Cavargna ed altri furono i rappresentanti tec-nici dei sindaci in ambito di istruttoria regionale sull’elettrodotto. Se si esaminano gli avvenimenti legati alle vi-cende dell’elettrodotto si potrà notare come le iniziative e le a-zioni intraprese dai sindaci e dagli oppositori a quell’opera per-sino gli argomenti addotti, costituiscano una sorta di capitolo precedente delle vicende Tav e queste ultime sono una diretta evoluzione delle prime. Si può affermare, ma torneremo ancora sull’argomento, che in Val Susa vi sia stata negli anni una sorta di evoluzione darwiniana nell’organizzazione dell’opposizione alle infrastrutture. Una opposizione che per molti aspetti va ben al di là della contestazione di infrastrutture per diventare spesso antisistema. Il susseguirsi di queste vicende nel tempo ha inol-tre prodotto una sorta di mobilitazione permanente che attraver-sa le generazioni arrivando a formare una vera e propria encla-ve. Non a caso gli stessi protagonisti si paragonano spesso agli indiani d’America in lotta contro le -giacche blu-, o ad Asterix contro i Romani. Spesso ricorrono i richiami alla lotta partigia-na contro il nazi-fascismo, ed anche semplicemente con i fre-quenti richiami alla cultura montanara contrapposta a quella cit-tadina. Insomma una minoranza con la sua storia, cultura, tradi-zione in lotta contro – il sistema - che va da Torino a Roma a Bruxelles. Chi trascura questi elementi difficilmente riuscirà a comprendere pienamente l’opposizione alla Tav. Sondaggi Torniamo ora ai sondaggi Tav delle cui vicende daremo una descrizione secondo una scala temporale, seguendo mese per mese gli avvenimenti più salienti a partire dal maggio 2005 a cui ci eravamo fermati nel Secondo volume di questa - Storia del Tav Torino Lione -. 2 Dal Libro -Canto per la nostra valle- di Chiara Sasso, pag. 27

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Diversamente dal libro precedente si noterà che le vicende che riporteremo in questo volume sono state riprese, prevalente-mente dalla cronaca quotidiana di quei giorni. Questo è dovuto al fatto che gli atti e le attività amministrative e procedurali at-tinenti i progetti si erano praticamente fermate con gli ultimi at-ti formali citati riguardanti i pareri formali pro o contro i pro-getti Tav; poco verrà prodotto dopo la Delibera regionale del 1 agosto 20053 relativa alle integrazioni sul progetto della Gronda nord di Torino. Il confronto si sposterà tutto sul piano politico nel tentativo, vano, di dar seguito a quelle progettazioni av-viando i sondaggi previsti; ma qui sarà prevalentemente la cro-naca giornalistica a prevalere nel racconto degli avvenimenti.

Maggio 2005

Dopo il successo elettorale del centrosinistra alle regionali del 3-4 aprile 2005, fra le prime iniziative del nuovo Consiglio Re-gionale, vi è la convocazione, il 30 maggio di un Consiglio straordinario della neoeletta compagine regionale sulla questio-ne Tav. Dopo un serrato dibattito fra maggioranza e opposizio-ne viene approvato un Ordine del Giorno della maggioranza in cui si conferma come la realizzazione della Torino Lione sia una priorità della nuova amministrazione regionale, che prose-guirà però sulla strada del dialogo con le popolazioni interessa-te. Bocciato invece il documento che era stato presentato dal centrodestra. Le cronache4 riportano un paio di affermazioni della presidente Bresso “Verrebbe da dire, tanto rumore per nulla. Sulla Torino-Lione non ci sono motivi di preoccupazio-ne”, “di tutte le preoccupazioni che ho sentito esprimere in aula non ne esiste una che abbia motivo di essere. Non ci saranno ritardi nei lavori, né la decisione di esaminare un progetto al- 3 Si tratta della Dgr 16-609 del 1-8-2005 cui fece seguito la delibera del Cipe del 3 agosto 2005 di approvazione del progetto di Gronda nord. 4 Rep. 1-6-05

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ternativo per Venaus potrà causarne. Quanto ai finanziamenti non dipendono dalla Regione né dal governo italiano, ma dall’Ue e dal governo francese, che rispetto a noi è in leggero ritardo”. Tutto bene quindi!

Giugno 2005 Eventi salienti Sabato 4 – manifestazione in valle di Susa Lunedì 20 – consiglio aperto a Borgone Martedì 21 - incontro dei sindaci in Regione, il Consiglio regionale chiede una moratoria di tre mesi Venerdì 24 - assemblea dei sindaci che discutono la propo-sta Ds di avvio delle indagini non finalizzate al progetto Lunedì 27 - presidio a Bruzolo contro i sondaggi Mercoledì 29 – presidio a Venaus contro i sondaggi

Manifestazione da Susa a Venaus Passeranno pochi giorni e già il panorama un po’ semplicistico tracciato dalla neo-presidente Bresso è destinato a complicarsi. Il 4 giugno si svolge da Susa a Venaus un'imponente manife-stazione che, contro ogni più ottimistica previsione, porterà a marciare sotto un'afa opprimente 20-30 mila persone. Mentre una nota di Monica Frassoni presidente del gruppo dei Verdi all’Europarlamento fa sapere che, contrariamente a quan-to scritto e detto, non vi sarebbe alcun contrasto con i Verdi francesi sulla Tav. Ma in Francia i lavori delle discenderie pro-cedono tranquillamente senza contestazioni ed i Verdi in Fran-cia appoggiano apertamente la Tav come afferma Gérard Leras Portavoce nazionali dei Verdi francesi e Presidente del gruppo

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verde alla Regione Rhône-Alpes5. A seguito dell’approvazione del programma dei monitoraggi avvenuta nell’ambito del Comitato di monitoraggio di cui ab-biamo già riferito nel Volume 2, Ltf prevedeva per il 20 giugno dello stesso anno, l’inizio dei sondaggi nei comuni di Borgone di Susa, e nei giorni successivi a Bruzolo e quindi a Venaus per la realizzazione del noto cunicolo esplorativo. Borgone: Consiglio Comunale sui prati Inizia in questi giorni la mobilitazione del mondo No Tav per impedire i sondaggi, l’amministrazione civica di Borgone con-voca per il 20 giugno 2005, un lunedì, proprio sul prato sede della prima perforazione geognostica, un consiglio comunale aperto a cui parteciperanno molti dei sindaci della val Susa e centinaia di persone oltre ai gruppi No Tav. Saranno lì dalle 8,30 del mattino perché, come spiega il presi-dente della Comunità Montana Bassa Valle Susa, Antonio Fer-rentino, “quei cantieri almeno per ora non devono partire. Ci hanno detto e ripetuto che quella linea dovrà durare duecento anni. E che ci vorranno vent'anni a costruirla. Cosa sono allo-ra i pochi mesi che, come valle Susa, chiediamo per poter an-cora approfondire i problemi rimasti irrisolti? e per verificare se non esistano soluzioni alternative?”6. La Prefettura di Tori-no ha comunicato nei giorni precedenti ai sindaci della valle che quei carotaggi, importanti per capire se e quali rischi ci so-no per lo scavo della galleria, devono poter partire e che il suo compito sarà garantirne l’effettuazione anche con l'intervento delle forze dell’ordine. A Borgone i primi momenti di tensione si hanno quando diversi amministratori della zona, vedono arri-vare alcuni tecnici delle due ditte cui è stato subappaltato l'in- 5 Rep. 6-6-05 e intervista sul Corriere della Sera del 18-12-2005 riportati nel sito dell’autore 6 Rep. 21-6-05

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tervento, intenzionati a compiere alcuni lavori preliminari, in quanto, è stato spiegato “non c'è alcun atto ufficiale che testi-monia del rinvio”.

(20 giugno 2005 – Borgone: Consiglio Comunale sul sito del sondaggio) Sul posto sono presenti anche i carabinieri, che con discrezione, continuano a presidiare la zona. Alla fine si troverà la soluzio-ne: niente avvio dei carotaggi. Il giorno dopo, martedì 21 giu-gno i sindaci avranno un incontro in Consiglio regionale “per cercare di aprire un vero dialogo”. Ferrentino annuncia anche l'intenzione di organizzare, entro pochi mesi, a Bardonecchia - gli Stati generali dei valichi alpini-, una tre giorni cui saranno invitati, per affrontare il problema del traffico e delle vie ferro-viarie e autostradali che attraversano le Alpi, svizzeri, francesi, austriaci nonché rappresentanti delle regioni alpine italiane. Intanto nel prato di Borgone, dove dovrebbero essere effettuati i primi sondaggi, i manifestanti costruiranno anche un altarino

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alla Madonna del Rocciamelone alla quale spiegano, “i creden-ti potranno rivolgere la preghiera di salvare questa valle”. I sondaggi di Ltf che avrebbero dovuto proseguire poi a Bruzolo lunedì 27 e a Venaus mercoledì 29, come vedremo, non parti-ranno… mai!.

(Borgone: altarino alla Madonna del Rocciamelone)

Il 21 giugno in sala Viglione presso il consiglio Regionale del Piemonte è fissata un’audizione a cui partecipano tutti i 44 sin-daci della Bassa e Alta Valle. E’ l’ennesimo atto della partita No Tav / Si Tav, con gli ammi-nistratori in città e i loro vice e assessori in valle a proseguire il presidio del terreno dei sondaggi. Si chiede a Mercedes Bresso, all'assessore ai trasporti Borioli e a - tutti i consiglieri che vor-ranno esserci -, risposte chiare ai numerosi quesiti aperti: soste-nibilità ambientale ed economica, situazione idrogeologica, ri-

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schio amianto al Musinè e uranio nell'area di Venaus.

(21 giugno 2005 – Regione Piemonte - Sala Viglione)

Una partita difficile, considerata da molti persa in partenza, no-nostante la soddisfazione del presidente della comunità monta-na Bassa valle Susa Antonio Ferrentino per avere incassato la disponibilità del Consiglio regionale ad ascoltare le ragioni di un'opposizione che ribadisce il suo rifiuto a ogni accenno ad ipotesi di compensazione. Il Consiglio Regionale proseguirà ad oltranza fino a mezzanotte per scongiurare ogni ipotesi di blitz serale da parte dell’opposizione ed alla fine Regione e Provincia di Torino si uniranno ai Comuni della valle per richiedere la moratoria di tre mesi all’avvio delle indagini7. Si avvierà inoltre un tavolo di confronto. La presidente della Giunta pensa che “lo stop dovrà essere utilizzato a fini costruttivi e non per prendere tempo. Questa soluzione ha senso se siamo tutti d'accordo che si tratta di una moratoria eccezionale. Una volta prese le decisioni, do-vranno essere accettate anche da chi continuerà a essere con-trario all'opera”. Per Ferrentino: “Ci sediamo a quel tavolo tecnico politico sapendo che partiamo da posizioni molto di-verse. E’ importante però che il dialogo si sia aperto: finora

7 Rep. 21-6-05

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noi eravamo stati spesso sentiti, ma mai davvero ascoltati. Il presidio a Borgone per ora rimane. Ma siamo soddisfatti e a-spettiamo la risposta positiva del governo alla richiesta della Bresso. Allora lo toglieremo”. Anche Carena8 è contento: “So-no contento perché oggi vince la politica” ed ancora: “Aprire un tavolo di discussione sincera è il migliore modo per rasse-renare il clima. Arrivare alle Olimpiadi con la tensione di que-sti giorni sarebbe stato un suicidio” E’, ci pare, la prima volta che Ferrentino ammette che i comuni -sono stati sentiti-, anche se, prosegue -mai davvero ascoltati-. Abbiamo già ampiamente riportato nel libro 2 di questa Storia, le proposte e gli atti derivati dai numerosi confronti avuti negli anni passati con i Comuni; lasciamo ai nostri lettori la valuta-zione se tali atti fossero frutto di mera formalità o avessero so-stanziali implicazioni nel coinvolgimento degli enti locali. A-vremo comunque modo di vedere le novità introdotte con un -vero ascolto- e soprattutto quali risultati sortirà. La Provincia, attraverso l’intervento del suo presidente del Consiglio, Sergio Vallero, si impegna a seguire il modello scel-to dalla Regione e convocherà anch’essa un consiglio aperto ai rappresentanti della valle. Intanto l’operazione Tav che doveva partire proprio da Borgone, dove la ditta che ha vinto l’appalto da Ltf doveva entrare il 20 per prendere possesso del terreno è ferma con i mezzi pronti ma tenuti opportunamente lontani per evitare inutili tensioni. Con il dubbio ancora aperto se il manca-to avvio dei lavori comporti la necessità di una successiva noti-fica, come sostiene il presidente della comunità montana del-l'Alta Valle Susa, Mauro Carena, il quale annuncia anche che il suo partito, la Lega Nord, si unirà al coro di chi chiede la mora-toria di tre mesi: “Stiamo lavorando per allargare il consenso sulla nostra posizione”. L'opposizione ai sondaggi è condivisa. “Questi carotaggi non servono a definire il –se- ma semplice- 8 Presidente leghista della Comunità Montana Alta valle Susa

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mente il –come-. In altre parole non sarebbero garanzia di si-curezza, ma solo utile strumento per la realizzazione”.

(Luca Robotti)

Intanto in valle la giovane sindaco di Borgone Simona Pognant conduce l'interminabile consiglio-presidio cui partecipano tutti i sindaci della valle, cinquecento persone in rappresentanza di tutti i –mondi- riuniti sotto il comune slogan –No Tav-: anziani, bambini, residenti della valle e una trentina di ragazzi dei centri sociali torinesi, Anarchici della valle e Disobbedienti, oltre a Vallero per la Provincia, la Regione era rappresentata dal segre-tario regionale dei Comunisti Italiani Luca Robotti e dal consi-gliere di Rifondazione Comunista Iuri Bossutto. Per i Verdi il consigliere Enrico Moriconi e la parlamentare Laura Cima che ha stupito tutti dichiarando che in Regione non esiste la mag-gioranza per il Tav. Un intervento che ha provocato l'ironica reazione di Robotti: “La Cima non conosce gli argomenti di cui parla”, ma in verità su questo tema ben 11 undici consiglieri della maggioranza di centrosinistra a maggio avevano chiesto

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con una lettera a Mercedes Bresso di riaprire la discussione -senza pregiudizi- sulla linea di alta velocità in valle Susa. A opporsi a quell'opera sono tre partiti, Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani e Verdi e Mariano Turigliatto9, eletto nella lista -Insieme per Bresso-10; la Presidente. Il 23 maggio si terrà una riunione di maggioranza chiarificatrice in cui ognuno riba-dirà le proprie diverse posizioni e il proprio sostegno alla Giun-ta, tutto suggellato in un documento comune che, diventerà un ordine del giorno nel Consiglio Regionale.

����� Riferiranno in seguito le cronache11 dei tentativi della presiden-te Bresso di mettersi in contatto con il ministro, costantemente in riunione, non ricevendo quindi alcun segnale. Evidentemente Lunardi non sembra per nulla propenso a concedere la morato-ria ai lavori già appaltati alla cooperativa Cmc. La Presidente non riuscirà a parlare con Lunardi ma con Rainer Masera12 sì. Il 9 Da non confondersi con l’omonimo deputato di RC Franco Turigliatto che con l’altro deputato del PdCI il 21 febbraio 2007 con la sua non partecipa-zione al voto metterà in crisi il governo Prodi II 10 Rep. 23-5-05 11 Rep. 23-6-05 12 Rainer Stefano Masera, comasco classe 1944. Ordinario di Politica Eco-nomica presso l’Università Guglielmo Marconi di Roma e Preside della Fa-coltà di Economia. Ha conseguito il Dottorato in Economia (D. Phil.) presso l’Università di Oxford, gli è stata conferita la Laurea honoris causa in Scien-ze Internazionali e Diplomatiche presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Torino. È Membro Esperto del CdA della Banca Eu ropea degli Investimenti, Membro del CdA di Ariston Thermo Group S.p.A., di Colacem S.p.A. e di Nomura Italia. Presidente della Com-missione Intergovernativa italo-francese per la nuova linea AV/AC Torino-Lione, membro del gruppo ad alto livello della Commissione europea per la revisione della regolamentazione finanziaria (Gruppo de Larosiere). Ha ri-coperto significativi incarichi tra cui: 1971-1975: Dirigente nella Banca dei Regolamenti Internazionali (Basilea); 1975-1988: Direttore Centrale presso la Banca d’Italia (Roma), Membro del CdA della BRI e Membro dei Depu-ties del G10; 1988-1998: Direttore Generale dell’Istituto Mobiliare Italiano

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presidente della Commissione Intergovernativa Italo-francese si dimostrerà comprensivo per le richieste ma non favorevole ad un rinvio di tre mesi. Su questa svolta nella vicenda Torino-Lione, che dovrebbe ser-vire ad avviare il dialogo tra gli amministratori della Val Susa e i vertici di Regione, Comune e Provincia, ci sono varie valuta-zioni. Il sindaco Sergio Chiamparino, intervenendo all'assem-blea dell'Amma. (Aziende Meccaniche, Meccatroniche Asso-ciate), ha manifestato sostegno a Mercedes Bresso nella sua ri-cerca di dialogo con i sindaci, precisando che “bisogna costrui-re un nuovo lessico pubblico positivo. E' necessario che si smetta con la logica del -non nel mio giardino- . Un conto sono i costi della democrazia, un conto quelli del localismo e del po-pulismo”. E il presidente della Provincia, Antonio Saitta, commenta: “Si potrebbe dire -brava Bresso per la generosità-. Con la morato-ria almeno si indica con precisione la data d’inizio dei sondag-gi geologici che sono l'unico modo per affrontare realmente i problemi ed uscire dal dibattito -si o no alla Tav- . Quello do-vrebbe essere un tema superato. Con i sondaggi, da fare al più (Roma); 1998-2001: Amministratore Delegato del Sanpaolo (Torino); 2001-2004: Presidente del Gruppo Sanpaolo IMI (Torino); 2003-2004: Presidente di Banca Fideuram (Roma); 2004-2007: Presidente di Rete Ferroviaria Ita-liana S.p.A., Consigliere strategico internazionale e Senior Director di Oli-ver & Wyman, Membro del CdA di Unicredit Banca Mobiliare e Presidente del Comitato Consultivo di SACE; 2007-2008: Managing Director – Chair-man of Financial Institutions Group, Italy, Lehman Brothers. Tra il 1995 e il 1996 ha fatto parte del Governo Dini in qualità di Ministro tecnico del Bi-lancio e della Programmazione Economica. Nel 1996 è stato insignito del titolo di Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana, nel 2002 è stato nominato Cavaliere del Lavoro. Nel 2003 è stato nominato Officier della Légion d’Honneur. Membro del comitato scientifico dell'Università Europea di Roma, e della direzione scientifica della Rivista Trimestrale di Diritto dell'Economia. Nel 2006 ha assunto la carica di presidente della società Rete Ferroviaria Italiana.

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presto, si entra nel merito della questione”13.

(Rainer Masera)

I Ds si trovano in una situazione complessa; governano Provin-cia, Regione e molti comuni valsusini sono guidati da giunte di centro-sinistra: i 23 paesi della Comunità Montana Bassa Valle Susa sono tutti governati dall'Unione: tre sono diessini, uno del-la Margherita, due di Prc, uno dello Sdi (Venaus) e gli altri di liste civiche. A Borgone il sindaco è di centrosinistra, la giunta di centrodestra. In Alta Val di Susa otto Comuni sono retti dal centrodestra e sei dal centrosinistra14. Inoltre i Ds sono il partito del leader dei No Tav Ferrentino ed alleati con i partiti dichia-ratamente contro il Tav. Comprensibile quindi una certa diffi-coltà e disagio per la situazione politica che si trovano a gestire, 13 Rep. 23-6-05 14 Stampa 6-11-05

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si daranno perciò un gran da fare per cercare di risolverla ma, come vedremo con scarsi risultati.

(Antonio Ferrentino)

La prima iniziativa di partito parte proprio in quegli stessi giorni. I Ds attraverso il capogruppo in Provincia Stefano Espo-sito e il responsabile torinese della Quercia per i trasporti e le infrastrutture, Paolo Foietta propongono di iniziare subito i sondaggi esplorativi in valle Susa, aumentandone addirittura il numero, finalizzandoli però non solo alla costruzione della fu-tura linea ad alta velocità, ma soprattutto all'accertamento dei rischi che gli scavi potrebbero comportare per la popolazione della Val Susa inoltre propongono di istituire un comitato di controllo in cui gli enti locali, i comuni della valle e le comuni-tà montane in primis, abbiano un ruolo fondamentale, sia nelle fasi di analisi dei risultati dei sondaggi che in quella successiva di progettazione esecutiva e di realizzazione dell'opera. L’idea piace al collega di partito dei proponenti, Ferrentino, “perché dice con chiarezza cosa significhi voler davvero interagire con il territorio e le popolazioni interessate. E che dà pari dignità ai Comuni e alle comunità montane rispetto a regione e pro-vincia. La questione di chi deve controllare noi l’abbiamo po-sta da anni, ma finora nessuno ci aveva dato risposte concrete. Anzi negli attuali comitati di monitoraggio a noi comuni della valle è dato il ruolo di semplici osservatori. E non ha senso che i controllori coincidano con in controllati”, ed ancora “Fare sondaggi per capire davvero cosa c'è li sotto è diverso che fina-lizzarli solo alla costruzione di un galleria. Per cui questa è

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una proposta che ci interessa siamo disponibili a sederci a un tavolo e a vedere le carte”, “Io avrei anche un nome per la presidenza del Comitato di controllo: quello dell’ex assessore provinciale Luigi Rivalta. Le cui posizioni sulla Tav sono chia-re, ma che ha sempre dimostrato grande onestà intellettuale e ha saputo bacchettare quando era necessario Rfi e Ltf”15. Per i primi di luglio è prevista una seduta della Cig, Conferenza intergovernativa Italofrancese, di cui fa parte la Regione Pie-monte che potrebbe in quella sede promuovere il rinvio. Infor-mato della proposta, attraverso un comunicato congiunto del presidente Rainer Masera e dell’omologo presidente della dele-gazione francese Louis Besson fanno sapere di essere contrari a qualunque rinvio dei sondaggi16 pur dando la piena disponibili-tà a confrontarsi con sindaci, comunità montane e con la Re-gione per superare le difficoltà che impediscono l'inizio dei sondaggi per il Tav in Val Susa: “In relazione alla situazione determinatasi all'avvio dei lavori del cunicolo geognostico di Venaus e dei sondaggi in Valle pur manifestando comprensione per le esigenze di confronto con i sindaci e le comunità monta-ne, ribadiscono la necessità di una rapida soluzione degli osta-coli ad attività che costituiscono una fase ricognitiva fonda-mentale per il progetto definitivo, da completare all’inizio del 2006”. Il rinvio di tre mesi richiesto da Regione ed enti locali rappresenterebbe un rischio molto grave in un momento in cui occorre dare risposte tempestive e puntuali all’Unione Europea sull’impegno dei due governi a quantificare il costo dell’opera ed a procedere alla sua sollecita realizzazione, resta comunque la loro piena disponibilità ad un confronto con le nuove autori-tà regionali per favorire il sollecito superamento delle attuali difficoltà. Da molti la nota viene interpretata come un’apertura alle tratta- 15 Rep. 24-6-05 16 Rep. 25-6-05

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tive che dovrebbero avvenire durante la seduta della Cig del 4 luglio successivo. Il 24 giugno la proposta dei Ds viene discussa anche nell'as-semblea dei sindaci della comunità montana Bassa Val Susa, (circostanza poi smentita da Ferrentino17) dove, pur incontran-do qualche resistenza da parte delle frange più radicali degli an-ti Tav, emerge la volontà da parte di molti sindaci, fra cui Fer-rentino stesso, di andare avanti nella trattativa con la Regione. La proposta Ds avrà anche l'appoggio del presidente della Pro-vincia Antonio Saitta e dell'assessore Franco Campia che spie-ga: “Quell’idea non nasce come un fungo, ma elabora e collega ipotesi che come Provincia portiamo avanti da tempo. Ci trova concordi per questo e perché permette di intervenire nella crisi molto preoccupante che si è aperta in questi giorni con la Val Susa. Ci sono due tipi di sondaggi in programma: quelli già appaltati da Ltf per la parte più alta (da Bussoleno a Venaus) e quelli più dilazionati nel tempo che riguardano la parte da Bussoleno verso al pianura. La commissione di controllo do-vrebbe esprimersi subito sul primo pacchetto, accogliendo le osservazioni della popolazione. E poi partire con i secondi che per molti aspetti sono ancora più critici. Mi sembra però che il governo e la Cig abbiano preso atto di queste novità”18. La proposta non piace a Luca Robotti segretario regionale dei Comunisti Italiani che vorrebbe che fossero i sindaci a dire a Ltf dove fare i sondaggi: “Quell'operazione si può fare solo e soltanto se c'è la moratoria di tre mesi. E se il comitato di con-trollo che viene proposto sarà presieduto da un esponente delle comunità locali che tecnicamente e scientificamente decida do-ve fare i sondaggi”. Intanto nell'attesa di sapere le decisioni del governo, e dell’in-contro della delegazione italiana della Cig, che si sarebbe tenu- 17 Rep. 26-6-05 18 Rep. 25-6-05

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to da lì a qualche giorno, i manifestanti della val Susa oltre a continuare il presidio di Borgone iniziato lunedì 20, dal 27 sa-ranno anche a Bruzolo, per cercare di impedire anche lì con la loro occupazione l'inizio dei sondaggi.

(20 giugno 2005 - Consiglio comunale a Borgone di Susa)

La Regione Piemonte per bocca dell’assessore Borioli si allinea alla Provincia di Torino: “Pur nel ribadire l'importanza che vengano fatti, rapidamente i lavori di sondaggio, sembra una posizione che lascia uno spiraglio al ragionamento. E che, alla riunione della Cig della prossima settimana, permetterà di di-scutere per trovare il modo di dare ascolto vero ai sindaci e a tradurre le loro richieste in modo da rassicurare la popolazio-ne della Val Susa e ridurre l’ostilità di quel territorio”. “La vo-lontà della Regione di fare la Torino-Lione è fuori discussione. Riteniamo però che se dagli amministratori locali, come è e-merso in questi giorni con le dichiarazioni di Ferrentino e di

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altri, viene la volontà reale di aprire un confronto, una trattati-va, allora si debba praticare questa possibilità. Parliamo infat-ti di un’opera che richiederà almeno dieci anni di lavori per essere realizzata. Ritengo che poterli fare senza l’ostilità pre-giudiziale della popolazione, con le conseguenze che comporta (si veda i sondaggi di questi giorni che non riescono a partire) alla fine farà guadagnare tempo. In questo senso si tratterebbe di tre mesi ben investiti. Insomma quell’opera si deve fare: ma farla contro la volontà della valle quando invece è possibile di-scutere non crediamo sia il modo migliore. E nemmeno il più veloce”. Già, farà guadagnare tempo! Evasiva la risposta dell’assessore a chi paventa che il rinvio sia una scusa invece per prendere tempo: “Gli amministratori locali che accettano di sedersi a un tavolo con noi sanno qual è la posizione della Re-gione. Non ci sono equivoci: qui ci sono due posizioni, quella di chi, come noi è convinto che quell’infrastruttura è indispen-sabile per togliere il Piemonte dal cul di sacco in cui si trova e chi invece teme che la sua realizzazione comporti danni irre-versibili per il territorio in cui vive. Bisogna trovare una com-posizione e mi pare che il documento presentato l'altro giorno dai Ds sia una buona base da cui partire. Perché consente di aprire il tavolo con gli enti locali della Val Susa senza fermare i sondaggi”. A tutto questo bailamme si aggiunge anche il pros-simo avvio delle Olimpiadi Torino 2006 che dal febbraio 2006 dovrebbero partire con buona parte degli impianti sportivi rea-lizzati nelle montagne attorno alla Valle di Susa e soprattutto con tutte le televisioni e gli altri media del mondo lì a registrare tutto; sempre Borioli: “Certo un evento come quello qualche riflesso ce l’ha. Nessuno credo possa augurarsi disordini in quel periodo. Ma penso abbia un peso molto relativo sulla di-scussione in corso in questi giorni. Ripeto, qui si parla di un'o-pera che richiederà almeno dieci anni per la sua realizzazione e che durerà per oltre un secolo. Le Olimpiadi durano quindici

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giorni: sono dimensioni temporali molto diverse”. Intanto sui siti occupati dei sondaggi e in val Susa circola il de-calogo del buon manifestante No Tav: ��������� 1 - Non farsi malmenare 2 - Mantenere un clima allegro, disteso e ridanciano 3 - Non accettare provocazioni 4 - Sindaci e gonfaloni in prima fila 5 - Tutti con lo scolapaste colorato in testa a mo' di elmetto 6 - Arrivare molto presto al mattino per evitare di farci fregare il posto dai sondaggisti e dagli altri manifestanti 7 - Attenzione a non finire sotto una macchina attraversando la Statale (occhi sempre ben aperti) 8 - Ricordarsi che la lotta sarà lunga e dopo Borgone (tutto be-ne), Bruzolo (vedrete che andrà benissimo) ci sarà Venaus e co-sì via 9 - Non siamo in un paese sudamericano, ma in Italia dove c’è una Costituzione, ci sono dei diritti. Ripassare l’inno di Mameli 10 - Ognuno di noi deve impegnarsi a portare dieci persone.

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(27 giugno 2005 - Famiglia No Tav a Bruzolo)

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In attesa della risposta del governo, il timore che quel limbo in cui i manifestanti occupano i terreni dei sondaggi e, nei dintor-ni, le imprese e le forze dell’ordine stazionano in attesa di ordi-ni si trasformi in un inferno, spinge Ferrentino a sollecitare in-terventi per soddisfare le richieste avanzate dagli enti locali. La posizione degli enti locali resta comunque intransigente, così Ferrentino: “A questo punto il governo non può tacere. Noi ci aspettiamo che entro oggi (n.d.r. 25-6-2005) il prefetto, rassi-curi i sindaci della valle che non ci saranno forzature nei pros-simi giorni. L'azione che abbiamo avviato è stata fatta perché vogliamo trovare una soluzione politica al problema ed evitare il muro contro muro tra istituzioni. Per questo abbiamo chiesto l'audizione in Consiglio regionale. E per questo abbiamo lanciato la proposta di una moratoria sui sondaggi di tre mesi che la presidente Bresso si è impegna-ta a portare davanti alla Cig e al governo. Adesso ci aspettia-mo che domani e mercoledì (n.d.r. 26 e 29 giugno) quando do-vrebbero iniziare i nuovi sondaggi, non ci siano interventi della forza pubblica contro i manifestanti. E che contemporaneamen-te al blocco della attività di sondaggio venga convocato il tavo-lo per iniziare il confronto” ed ancora, “La nostra posizione è chiara. Riteniamo che i sondaggi pensati da Ltf (Lyon Turin Ferroviaire), e finalizzati solo alla costruzione dell'opera, sia-no assolutamente da fermare. C'è la disponibilità invece, al ta-volo di confronto, a entrare nel merito di quelli che possono es-sere sondaggi per indagare la qualità del terreno e i rischi che potrebbe derivarne. Sondaggi che vedano però i rappresentanti del territorio protagonisti e non semplici osservatori. Noi sia-mo disponibili a discutere di tutto, come sempre. Se però do-mani dovesse esserci una prova di forza non ci saranno più ta-voli tecnici di confronto. E non ci saranno nemmeno se non ci sarà il blocco di –questi- sondaggi”19. Più chiaro di così! 19 Rep. 26-6-05

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Siamo ormai sul finire di giugno, la Cig apre alla possibilità di creare l’ennesimo tavolo di confronto, i sondaggi però dovreb-bero partire entro un mese.

(Bruzolo 27 giugno 2005: area sondaggi)

La Regione cerca l’ennesima mediazione muovendosi sulla ba-se del documento approvato dai Ds ossia blocco per ora totale del tunnel esplorativo di Venaus e convocazione immediata di un tavolo di lavoro tra tutte le parti che, utilizzando anche la proposta fatta dai Ds di un comitato di controllo sui sondaggi di cui siano parte attiva gli amministratori della Val Susa e presie-duto da un personaggio super partes, riesca a far ripartire i son-daggi già appaltati e su cui Ltf sta pagando pesanti penalità per il ritardo, prima dei tre mesi di moratoria.

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Un'ipotesi questa che però si scontra con la posizione dei No Tav: “Senza la moratoria non ci sediamo al tavolo di confron-to” ripeterà Antonio Ferrentino, presidente della comunità mon-tana Bassa Val Susa, e che anche Alberto De Ambrogio, segre-tario regionale di Rifondazione boccia: “Masera dice sì al dia-logo e no alla moratoria. Ma è evidente che oggi è possibile una dialogo vero solo se la moratoria viene concessa. E che i finanziamenti, sia quelli europei che quelli che dovrebbero en-trare nel Dpe20f, sono e rimangono del tutto incerti a prescin-dere dalla data di inizio dei sondaggi. Penso che l’unica cosa che si possa fare oggi, in questa zona grigia in cui ci lascia il silenzio del governo, è evitare incidenti e ogni azione che possa essere considerata come una provocazione dagli amministrato-ri e dagli abitanti della valle. Se ci dovesse essere una forzatu-ra il governo dovrà assumerne tutta le responsabilità”. Il 27 giugno è un mercoledì, a Bruzolo, dovrebbe iniziare la se-conda serie di sondaggi previsti da Ltf. La prima, a Borgone di Susa la precedente settimana, è stata bloccata dalla occupazione degli abitanti della valle che da allora presidiano la zona –incriminata- e la vicenda, sindaci in testa, si ripeterà anche sui terreni di Bruzolo. Nelle vicende della Torino Lione vengono coinvolte direttamente o indirettamente tutte le categorie pro-duttive, alcuni di queste si sono già espresse; è ora il turno degli autotrasportatori che attraverso un comunicato delle associa-zioni di categoria Fai, Fita e Cna esprimono solidarietà e colla-borazione ai lavoratori e alle imprese piemontesi, dicono sì alla Tav, ma visti i tempi lunghi della sua costruzione, dicono sì an-che al raddoppio e alla messa in sicurezza dei trafori del Frejus e del Bianco. Chiedono anche la costruzione di un nuovo trafo-ro autostradale tra il Cuneese e la Francia, sotto il Mercantour

20 Documento programmazione economico finanziaria

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oltre alla riapertura della galleria del Frejus21. Il presidente del-la Sitaf, la società che gestisce il traforo, Giuseppe Cerutti per parte sua risponde che se non ci saranno imprevedibili intoppi il traforo riaprirà al traffico già alla fine di luglio (2005). Prose-gue poi ricordando che dalla galleria del Frejus transitano ogni anno un milione e 130mila veicoli pesanti, 90 mila al mese che trasportano, ogni mese, merci per un valore di circa 5 miliardi di Euro. Evidenti quindi i danni economici per l’Italia ma anche e soprattutto l’intensità del traffico su gomma in val di Susa. Arriva il 29 giugno 2005, è la data prevista per iniziare lo scavo del cunicolo di Venaus e anche qui si ripete la scena delle set-timane prima a Borgone e Bruzolo. Poco dopo le 9 del mattino infatti, i tecnici della società Cmc, incaricata dei sondaggi, ven-gono bloccati fuori dall'area del cantiere da 30 sindaci della Val Susa in fascia tricolore e da 500 manifestanti. I tecnici erano accompagnati da funzionari della Questura di Torino che hanno però deciso di non forzare il blocco. Sul posto si è poi tenuto un consiglio comunale aperto del Comune di Venaus presieduto dal sindaco del paese Nilo Durbiano. Anche qui come a Borgo-ne e Bruzolo i presidi contro l'alta velocità, proseguiranno nei giorni successivi. Intanto la presidente della Regione lancia l'al-larme: “In Valle Susa sta accadendo ciò che temevo. Per evita-re di perdere tempo concedendo la moratoria si rischia di per-derne ancor più perché i lavori non possono partire e i proble-mi restano irrisolti. Ai sindaci che si oppongono all'opera dico che questa escalation è pericolosa per tutti, anche per loro. Capisco che siano in una situazione molto difficile e penso che si debba aiutarli ad uscirne, facendo concessioni sul piano del-le garanzie e delle verifiche tecniche. Sedersi intorno a un tavo-

21 La galleria, il 4 giugno 2005 fu chiusa per un incidente con 2 morti e 20 intossica-ti, tra cui alcuni pompieri, a causa di un incendio che si era sviluppato poco prima delle 18:00 nel tunnel a 5,6 km dall'uscita francese della galleria.

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lo e trattare è un mezzo per accelerare il progetto, non per ral-lentarlo. Sto ragionando a un piccolo protocollo che proporrò agli enti locali per cercare di sbloccare la situazione. Ma lo fa-rò soltanto se il governo sarà disponibile a trattare. In caso contrario non mi metterò in mezzo, per prendere botte da ogni parte. E ognuno si assumerà le proprie responsabilità”22.

(29 giugno 2005 - Venaus)

Mercedes Bresso, presidente della Regione, il 30 giugno invierà una nuova lettera al ministro delle Infrastrutture Lunardi per chiedergli di riunire la delegazione italiana della Cig e sottopor-re ai componenti del gruppo la richiesta della moratoria di tre mesi sull'avvio dei lavori della Torino-Lione. E’ la seconda let-

22 Rep. 30-6-05

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tera che Bresso scrive a Lunardi. La prima, spedita la settimana prima, conteneva la stessa richiesta, ma non aveva ancora avuto una risposta ufficiale. Lunardi il giorno prima, in una intervista a La Repubblica, ha parlato però di “proposta inaccettabile”, il cui accoglimento potrebbe mettere la parola fine sui lavori per-ché “l'Europa sta pensando a un corridoio alternativo a quelli italiani”. Bresso ritiene pretestuose le motivazioni addotte da Lunardi e replica: “Sarebbe meglio evitare di continuare a dire cose fantasiose, i corridoi est-ovest oltre a quello della Torino-Lione, già esistono sulla carta e verranno realizzati in comple-mento al corridoio V, che è quello che ci riguarda. Il ministro dovrebbe capire che a volte parlare con chi protesta potrebbe aiutare a superare la protesta”23. Polemiche fra organi di governo regionali e nazionali che a qualcuno fanno venire in mente i famosi polli di Renzo de: I promessi sposi. Le acciaierie Ferrero Ma a tormentare i sonni dei valsusini non ci sono solo i presunti futuri danni delle progettanda linea Tav ma quelli ben più reali e presenti della diossina e del Pcb (policlorobifenili). Anche su questo tema merita aprire una parentesi. Da anni opera in Valle di Susa per la precisione a Bruzolo l’acciaieria Beltrame (ex Ferrero) con 500 dipendenti24. Nasce negli anni ‘60 su iniziati-va di Ettore Ferrero che quando apre a Torino ha circa 80 di-pendenti. Negli Anni 70 acquista una parte della Cravetto e fonda la Siderurgia Settimo con circa 70 dipendenti, nel '75 chiude Torino, nell'84 acquista lo stabilimento di San Didero ed alla fine degli anni ‘80 i dipendenti superano le 800 unità. 23 Rep. 1-7-05 24 E’ la stessa che si era schierata a favore dell’elettrodotto di cui abbiano in precedenza accennato.

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(Sullo sfondo le acciaierie Ferrero a San Didero - foto del 2005)

Ma tornando alle cronache degli anni ’9025 leggiamo che nel novembre 1994 diciassette sindaci della media Valle di Susa (San Didero, Bruzolo, San Giorio, Chianocco, Bussoleno, Mat- 25 Stampa 15-11-94

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tie, Mompantero, Borgone, Susa, Villarfocchiardo, Condove, Vaie, Sant’Antonino, Chiusa San Michele, Caprie, Sant’Ambrogio e Meana) denunciano un incremento dell'inqui-namento causato dai fumi delle acciaierie Ferrero di San Dide-ro, con un esposto inviato all'Usl 36 di Susa, al prefetto ed alla Provincia. Risulterebbe26 anche che nello stesso anno cittadini di San Di-dero abbiano presentato un esposto alla magistratura e solo do-po lunghe vicende (l’esposto si arenò in qualche ufficio della Procura, e venne ripreso solo grazie a un esposto-diffida), l’azienda all’epoca proprietà dei Ferrero, con una transazione estinse nel 1999 il reato pagando una multa di appena 2 milioni di lire, ed un versamento di 450 milioni al Comune di San Di-dero, come risarcimento per il danno ambientale arrecato. Nel 2003 i residenti di Bruzolo e San Didero continuavano a segna-lare fumi scuri e colorati e odori che si alzavano dallo stabili-mento. I sindaci dell’epoca avevano invitato Arpa Piemonte e Provincia a svolgere analisi dei fumi secondari misti a polveri che si alzavano dallo stabilimento, ma non dai camini. In data 12 novembre 2003 le analisi dell’Arpa confermavano la pre-senza di simil-diossina e Pcb. Ulteriori analisi svolte anche fuori dalla fabbrica, i cui valori di confronto per la soglia di rischio per le zone residenziali sareb-bero di un microgrammo per chilo, a Villarfocchiardo superano di 56 volte questo limite, a Borgone 47 volte mentre a Bruzolo si arriva a 14,107 microgrammi per chilo. Rilievi con dati supe-riori ai riferimenti di legge ma meno allarmanti a Bussoleno (6,665), Sant’Antonino (4,368) ed Avigliana con 9,427 micro-grammi di Pcb ogni chilo27. Le analisi continuano estendendosi agli alimenti e l’Arpa sco-pre che la diossina, presente anche in campioni del latte e del 26 www.notav.eu 27 Stampa 3-8-2005

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grasso dei bovini in diverse campionature sarebbe superiore al limite stabilito dalla normativa europea. In diversi campioni (5-6) prelevati in un raggio di circa 25 chilometri da Avigliana a Susa la percentuale di diossina supererebbe i 3 picogrammi28. Il Presidente della Comunità Montana della Bassa valle di Susa e Val Cenischia richiese allora un urgente incontro con la dire-zione dell'assessorato ambiente e sanità della Regione Piemonte affermando che: “Vogliamo al più presto che dei medici compe-tenti ci diano delle interpretazioni precise su questi dati, vo-gliamo sapere se i residenti vanno incontro a dei rischi per la salute. Alcuni risultati sulle analisi di campionature del latte sforerebbero le disposizioni previste dalla normativa europea”. Alcuni di questi campioni di latte infatti supererebbero la soglia europea con diossina su valori che vanno dai 3,5 ai 3,9 pg sa-rebbero stati effettuati in aziende localizzate non molto lontano dalle Acciaierie di San Didero. “Ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità. Per ora non si può dire con certezza che l'inquinamento da diossina presente in valle arrivi solo dal-le acciaierie di San Didero. Le campionature che sforano i li-velli di attenzione sono infatti localizzate su di un raggio di cir-ca 25 chilometri”. Dorino Piras29, medico ed assessore provinciale alle risorse i-driche ed atmosferiche afferma “non è certamente possibile te-nere questa situazione con il coperchio sopra. Questi sforamen-ti sul latte non sono dati allarmanti ma superano certamente il livello di attenzione. Dovremo al più presto capire se è neces-sario bloccare la vendita di latte delle aziende a rischio. Do-vranno inoltre partire controlli dell'Istituto Superiore della Sa-nità e dovrà essere informata la popolazione. Non e' infatti tol-

28 Picogrammo, simbolo: pg , è pari a 10-12 grammi, ossia 1 pg = 0,000000000001 g, ossia milionesimo di milionesimo di grammo. 29 Vedasi sul sito le slides con la presentazione dei dati sulla vicenda dal ti-tolo emblematico: “Da un’acciaieria non escono margherite”

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lerabile che i residenti siano esposti ad una intossicazione pre-sente in alimenti”30. Dopo l'ultima riunione dell'ottobre scorso che aveva informato i residenti sull'inquinamento da diossina delle polveri dei camini dell'acciaieria i sindaci di tutti i comuni da Avigliana a Susa avevano già emesso dei comunicati raccomandando “un lavag-gio accurato, prima del consumo, di tutti i prodotti ortofruttico-li e gli ortaggi formati da strati o foglie sovrapposte (cavoli, in-salata belga, finocchi ecc.)”.

(Presentazione delle slides di Dorino Piras)

In verità il problema è ben più serio, nei mesi successivi si bloccherà la vendita del latte prodotto in diversi allevamenti, gli ultimi esami realizzati da Gianfranco Cuttica, responsabile del tematismo emissioni dell'Arpa, rilevano notevoli aumenti di in-quinanti rispetto a quelli dell’anno precedente: dal 70 per cento di diossina al 424 per cento del Pcb. A settembre partiranno in più analisi sanitarie sulla popolazione residente nelle vicinanze dell'acciaieria. Vincenzo Coccolo, direttore dell'Arpa afferma: “Nel Comune di San Didero è stata riscontrata una mortalità superiore alla media nazionale per tumori alla laringe e allo 30 Stampa 3-8-05

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stomaco”. “Una percentuale che torna nella norma superati i dieci chilometri di distanza dall'acciaieria”31. Ed è proprio nel luglio 2005 per la precisione il 12, quando so-no in corso le occupazioni dei terreni di sondaggio del Tav, che vengono emesse dai due sindaci di Bruzolo e San Didero le or-dinanze che potrebbero portare alla chiusura della fabbrica in esse si richiede “l'immediata e completa eliminazione delle e-missioni diffuse all'esterno dell'edificio, mediante realizzazione di un efficiente sistema di aspirazione ed abbattimento delle polveri sia primarie sia secondarie” e “Qualora ciò risulti possibile solo dopo l'installazione della nuova cappa aspirante che codesta Azienda ha dichiarato di voler completare entro il mese di agosto, dovranno essere immediatamente sospese tutte quelle attività che rappresentano l'origine delle emissioni”. Gli operai dell’acciaieria hanno paura di perdere il posto di la-voro, hanno paura di restare settimane senza stipendio e vo-gliono evitare che vengano emesse le ordinanze per l'inquina-mento che potrebbero portare all'immediata chiusura dell'azien-da finché non vengano ultimati i lavori di messa in sicurezza per la captazione dei fumi del forno fusorio. Dopo un'assemblea all'ingresso dell'azienda, 350 dipendenti dell’acciaieria più altri 140 che lavorano nelle cooperative appaltatrici, salgono a piedi sino al palazzo comunale di Bruzolo dove alle 11 scendono i due sindaci: Mario Richiero di Bruzolo e Loredana Bellone di San Didero. Un confronto che durerà oltre tre ore. Da una parte i sindaci che ripetono sempre che “non è possibile evitare l'i-noltro delle due ordinanze. Rischiamo un'accusa di omissione di atti d'ufficio. E poi lo farebbe comunque la magistratura”. Dall'altra sindacati e operai esasperati da questa situazione di incertezza che ritengono le ordinanze “una forzatura fuori luo-go. Sentite il Prefetto. Si tratta di aspettare solo dieci giorni. Per il 25 luglio infatti è già stata decisa la fermata per poi fare 31 Stampa 6-7-05

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i lavori mentre gli operai faranno 5 settimane di ferie”, un ope-raio: “Ho due figli, dove li porto a mangiare se per diverse set-timane siamo senza lavoro e l'azienda non chiede la cassa inte-grazione”. Ma cosa ha scatenato questa improvvisa situazione dopo quarant’anni che esiste l'acciaieria a Bruzolo? Una lettera del direttore del Dipartimento Prevenzione dell'Asl 5 Remo Ca-stagneti che imponeva per la tutela della salute della popola-zione esposta la richiesta con ordinanza dell'immediata elimi-nazione delle emissioni diffuse all'esterno dell'edificio. Comunque a seguito del ricorso al Tar della Acciaierie Beltra-me Spa, ricorso sottoscritto anche da 150 operai della fabbrica, il Tribunale amministrativo annulla l’ordinanza concedendo la sospensiva. Il sindaco di Bruzolo esprime le sue preoccupazio-ni, vi sono ancora aziende che producono bovini da macello con le attività bloccate con i vitelli inviati al macero in quanto risultati altamente inquinati da diossina e Pcb. Intanto i lavori per l’installazione della nuova cappa aspirante slittano al 20 set-tembre i 130 dipendenti del reparto fonderia restano in cassa in-tegrazione. Si insedia la commissione tecnica che dovrà deter-minare i limiti per le emissioni dell'acciaieria è formato dai sin-daci e dagli assessori all'ambiente dei comuni di Bruzolo e di San Didero, dall'Asl 5, dall'Arpa e da due tecnici del Politecni-co: Marina Clerico e Claudio Cancelli. In uno dei diversi dibatti organizzati in quei mesi sulla questio-ne acciaierie intervenne anche l’assessore regionale alla sanità Mario Valpreda32, che il 4 luglio 2005 a Bruzolo affermava che “La tutela della salute è la nostra priorità. Presenterò a sindaci 32 Mario Valpreda classe 1937 - Direttore sanità pubblica della regione Pie-monte, ha assunto incarichi di professore a contratto all’Università di Tori-no, Milano, Parma e Pisa pubblicando oltre 100 libri. Direttore della rivista - Medicina veterinaria preventiva- Indipendente nelle file di Rifondazione Comunista diventerà assessore regionale nella giunta Bresso eletta nel 2005 Nel marzo 2007 sarà colpito da ictus nella sua casa di Balangero che lo co-stringerà a lasciare l’incarico regionale.

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e presidenti delle comunità montane i dati sanitari delle analisi dell’Asl sugli alimenti e quelli epidemiologici ambientali dell’Arpa che indicano una correlazione fra le emissioni dell’acciaieria e l’inquinamento da diossina e pcb. Tutti devo-no essere informati dei rischi che si corrono, anche perché la Provincia ha in corso una campagna di promozione dei prodot-ti locali. Non si può pensare di pubblicizzare prodotti dei quali non si può garantire la qualità”. Spetta ai sindaci dei comuni interessati intervenire. Se non lo faranno, affermava Valpreda, “la Regione vieta alle aziende produttrici di latte e carne di vendere i loro prodotti e saranno poi queste a decidere azioni legali. Sono già tre le aziende costrette a uno stop ma i dati in-dicano un allargamento del fenomeno, non è quindi escluso che il blocco possa estendersi ad altre”33. Dal 25 luglio si fermano le lavorazioni delle acciaierie per in-stallare un nuovo e moderno impianto per l'abbattimento e la captazione dei fumi. Solo dopo questi lavori previa verifica del rispetto dei parametri di legge da parte dell’Asl 5 la Provincia dovrebbe dare l'autorizzazione ambientale integrata per la ri-presa della attività. Anche qui si dovette assistere ad un nuovo scontro fra Provincia ed enti locali che non erano concordi nel rilasciare l’autorizzazione e che minacciarono il ricorso al Tar contro detta autorizzazione. Il 29 luglio 200634 alcune migliaia di manifestanti, anche con bandiere No Tav, marceranno verso la fabbrica per contestare l’autorizzazione ambientale concesso dalla Provincia. La tormentata vicenda vedrà anche la scoperta nell’ottobre 2005 della presenza di radioattività dovuta alle polveri prodotte presumibilmente dalla fusione di un pezzo di ferro (un misuratore di spessore) contenente cesio 137. Ciò causa il sequestro della fabbrica da parte della magistratura e la cassa integrazione per 250 operai sino a fine novembre. Intanto 33 Rep. 4-7-05 34 Luna nuova 25-8-06

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(siamo nell’agosto 2006) nel corso della campagna “Carovana delle Alpi” Legambiente assegna alla media Valsusa una “ban-diera nera” per segnalare una carenza di attenzione al territorio per l'inquinamento che provocherebbe l'acciaieria Beltrame.

������La vicenda offre alcuni spunti di riflessione. Si assiste infatti ad una particolare e comprensibile impegno dei sindacati e degli operai dell’acciaieria nel difendere il proprio lavoro anche in presenza di conclamate situazioni di inquinamento a danno del-la collettività. Un atteggiamento che pare diverso, se non addi-rittura contraddittorio, invece quando si tratta di realizzare un’opera come il Tav contestata dai sindacati valsusini che cer-tamente porterebbe lavoro ad altri operai, disoccupati e non so-lo, e su cui è possibile intervenire a livello progettuale per evi-tare gli impatti. Si è ripetuta a distanza di qualche anno una analoga situazione con la citata vicenda dell’elettrodotto in cui temendo la chiusura dell’acciaieria, sindacati e operai scesero in piazza a favore dell’elettrodotto contestato invece dai sinda-ci. Ed anche da parte degli enti pubblici locali si rileva un ben diverso livello e qualità di iniziative nella contestazione fra i progetti dell’elettrodotto o della nuova ferrovia e gli inquina-menti conclamati causati dalle acciaierie o dall’autostrada del Frejus o dalla centrale elettrica di Pont Ventoux.

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Luglio 2005 Eventi salienti Giovedì 7 - riunione Cig Venerdì 8 – incontro a Milano fra Bresso e Borioli e Loyola de Palacio Mercoledì 6 - incontro tecnico in regione con i sindaci della Gronda Lunedì 11 – incontro a Roma Martedì 12 - assemblea dei sindaci a Bussoleno Giovedì 14 - incontro tecnico in regione con i sindaci della Gronda Mercoledì 20 - incontro in regione Venerdì 22 – dibattito in consiglio provinciale Lunedì 25 - incontro tecnico in regione con i sindaci della Gronda Mercoledì 27 – assemblea dei sindaci

Parliamo! Ma torniamo alla nostra –vecchia- e vituperata linea ferroviaria per il Tav Torino Lione. Martedì 5 luglio si tiene una lunga riunione, della commissione territorio e infrastrutture dei Ds, dedicata soltanto alla questione Alta velocità e un vertice, il 6 luglio mattina poi tra l’assessore Borioli e i sindaci dei Comuni interessati al passaggio della co-siddetta Gronda merci. Questa riunione farà emergere la divi-sione tra gli amministratori della cintura torinese, disposti a di-scutere, pur non nascondendo dubbi sul provvedimento, e quelli della Val di Susa, preoccupati dall'impatto dell'opera35. L’assessore regionale lancerà l’ennesimo appello alla “collabo-razione e alla responsabilità. Credo sia importante il coinvol-gimento attivo di tutti per arrivare in fretta ad una delibera che 35 In verità questo distinzione era già emersa sin dagli inizi della vicenda.

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possa diventare uno strumento utile, sottolineando precise con-dizioni a salvaguardia del territorio e della popolazione. Per fare questo occorrono da parte di tutti impegno e senso di re-sponsabilità in modo che sia possibile individuare un percorso comune e tradurre in un atto amministrativo le criticità esisten-ti”. Sul tracciato della –gronda- esiste già una delibera delle precedente amministrazione regionale, che la nuova giunta vuo-le integrare36, raccogliendo le critiche delle amministrazione. La nuova delibera dovrebbe essere pronta entro la fine di luglio, ma prima ci saranno altre due riunioni, il 14 e il 25 luglio. Lun-go e complesso dibattito anche in casa diessina. Tra le perples-sità generali, il presidente della Comunità Bassa Val di Susa, riconfermerà la netta contrarietà ad un progetto che si vuol fare passare contro la volontà dei cittadini. Il muro contro muro tra i favorevoli e i contrari all'opera prosegue. Il 7 luglio37 si tiene anche la riunione della delegazione italiana della Cig presieduta da Rainer Masera. La situazione non è ro-sea, i sondaggi della Torino Lione sono fermi, la moratoria di tre mesi non c’è ma anche se ci fosse sono in pochi a credere che cambierebbe le cose. Borioli e Bresso parlano in videocon-ferenza con la Cig e il giorno dopo andranno a Milano per in-contrare Loyola de Palacio l'ex commissaria europea ai Tra-sporti e prossima coordinatrice del progetto Torino-Lione, as-sumerà formalmente l’incarico il 20 luglio. Dalla seduta della Cig emergono proposte più che allettanti38 fra cui l’ingresso nella Cig per uno o due rappresentanti degli enti locali, apertura del tavolo di confronto con la promessa che sia operativo entro due settimane, massima pubblicità a tutti i dati dei carotaggi per consentire il controllo, ampliamento del

36 Si tratta delle osservazioni che saranno poi inserite nella Dgr 26-12997 del 12-7-2004 che verrà integrata con la Dgr 16-609 del 1-8-2005 37 Rep. 7-7-05 38 Rep. 12-7-05

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numero dei sondaggi sul territorio con cronoprogramma detta-gliato, convocazione degli Stati Generali sull’attraversamento delle Alpi. Dopo le aperture della commissione intergovernativa sulla linea ferroviaria veloce mostrate nell'incontro, in videoconferenza, la trattativa sulla Torino-Lione, si sposta a Roma39. Un nuovo ap-puntamento è previsto per lunedì pomeriggio 11 luglio 2005 nella sede del ministero delle Infrastrutture. Nello stesso giorno (8 luglio 2005), la presidente della Regione incontrerà a Milano Loyola De Palacio40, coordinatrice del pro-getto Torino-Lione con cui evidenzierà oltre all'importanza del-l'opera, la necessità di ottenere i finanziamenti necessari. A convincere i No Tav ci proverà anche Loyola de Palacio41 che non appena insediata, intende incontrare gli amministratori valsusini e portare i sindaci e i presidenti delle Comunità mon-tane a vedere come si sta operando a Modane, in Francia, dove i sondaggi sono già stati avviati. Vuole poi incontrare il mini-stro Lunardi per sottolineare l'esigenza di arrivare a un accordo con le popolazioni42. “C'è sempre la necessità di dialogare con

39 Rep. 8-7-05 40 Ignacia de Loyola de Palacio del Valle-Lersundi, classe 1950, madrilena scomparsa il 13 dicembre 2006 a causa di un cancro. Laureata in legge, e-sponente del partito popolare spagnolo di cui fu presidente dal 1977 al 1982. Senatrice al parlamento spagnolo, ministro dell’agricoltura pesca e alimen-tazione nel primo governo di Josè Maria Aznar. Dal 2000 al 2005 membro della Commissione Europea presieduta da Prodi con incarico di vice-presidente con delega ai rapporti con il parlamento europeo, trasporti ed e-nergia 41 Rep. 9-7-05 42 Il 13 giugno 2006 l’Europarlamentare Agnoletto attraverso una interroga-zione parlamentare contestando l’imparzialità del rapporto redatto dai tecni-ci nominati dalla Coordinatrice del corridoio V, Loyola de Palacio conclude: “Ritiene la Commissione che tale rapporto sia davvero indipendente, ogget-tivo, imparziale e scientificamente valido? Alla luce di quanto sopra, non ritiene la Commissione di dover invece rimuovere la signora Loyola de Pa-

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le persone direttamente colpite nei propri interessi dal progetto di un'opera pubblica” sostiene l'ex commissario che si mostra possibilista sullo slittamento dei lavori preliminari del tunnel di Venaus.

(Loyola de Palacio)

Soddisfatta Mercedes Bresso, accompagnata nell'incontro dal-l'assessore regionale ai trasporti Daniele Boroli. “Il muro con-tro muro sta inasprendo una situazione già molto difficile, ag-gravata dal fatto che i cantieri avrebbero dovuto partire a mar-zo. Ormai ci troviamo con i tempi ridotti al minimo e stiamo fa-cendo ogni passo per far decollare l’opera. Il confronto con le

lacio dall'incarico di «coordinatore europeo» responsabile del «Progetto Lione-Torino-Budapest»?. Lo stesso Agnoletto presenterà inoltre un esposto alla Procura della Repubblica.

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popolazioni va in questa direzione”43. Il 9 luglio 2005 la Repubblica pubblica anche un appello di per-sonaggi noti e meno noti a favore della realizzazione dell’opera che così scrivono e sottoscrivono: ��������� Il confronto in corso sull’alta velocità (TAV) ad alta capacità (TAC), tocca questioni di grande importanza per l’Area Metro-politana Torinese, per la Valle di Susa, per il Piemonte, per l’Italia. Infatti, l’Area Metropolitana Torinese si colloca in un territorio separato dal contesto europeo da barriere naturali im-ponenti e splendide e già oggi valichi, trafori stradali e auto-stradali, ferrovie, aeroporti e vicini porti sono insufficienti per attenuare tale separazione e consentire l’integrazione delle "di-mensioni" dell’Area Metropolitana Torinese nel contesto Euro-peo, mediterraneo e internazionale attraverso una circolazione normale di persone e merci: inoltre, persone e merci, se impedi-ti, non rinunciano a "passare" ma, come l'acqua, cercano altre vie, più lunghe, e "passano". Ne consegue che la difesa di im-portanti realtà produttive e occupazionali torinesi e la contem-poranea diversificazione delle attività richiedono competitività e quindi qualità locale in tutti i campi (ricerca, innovazione, formazione, servizi). In tale quadro, nell’ambito delle politiche europee, è noto che il "corridoio V" (Lisbona-Kiev) deve passa-re da Lione-Torino, ma che ci sono forti interessi perché si pri-vilegi l'area a nord delle Alpi e si escluda, quindi, l’Italia ("cor-ridoio I"). Mentre per il Piemonte e per l’Italia fare l’alta velo-cità o alta capacità Torino-Lione costituisce un’opportunità strategica, per l’Area Metropolitana Torinese è condizione fon-damentale (ovviamente non esclusiva) per recuperare e mante-nere il passo con l’Europa. Non si può tralasciare, infine, che il potenziamento della rete ferroviaria è condizione necessaria per alleggerire il trasporto delle merci su gomma, con i conseguenti 43 Rep. 9-7-05

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benefici sul piano dell’impatto ambientale. E d’altra parte le vi-cende delle grandi opere e della costruzione di grandi insedia-menti produttivi pubblici e/o privati spesso hanno evidenziato un deficit d’informazione, di analisi e di previsione dei rischi. Il principio di precauzione è spesso ignorato: in conclusione la diffidenza delle popolazioni interessate è largamente giustifica-ta. Che fare quindi? Se non vogliamo aggravare le crescenti cri-ticità dell’area metropolitana torinese occorre coniugare tre e-lementi: realizzazione dell’opera; garanzie certe per le popola-zioni interessate; tempi rapidi di esecuzione; un comitato di sorveglianza composto da Regione ed enti locali come strumen-to di garanzia, accompagnato da un piano strategico costruito con gli Enti locali e le popolazioni interessate. Pier Luigi Ame-rio, Giorgio Ardito, Maurizio Basile, Alessandro Boidi Trotti, Nicola Campogrande, Luigi Chiappero, Marco Casavecchia, Giuseppe Di Chio, Antonio Finocchiaro, Guido Fracchia, Fa-brizio Gatti, Fulvio Gianaria, Carlo Federico Grosso, Enrico Grosso, Sara Levi Sacerdotti, Riccardo Mazzuchetti Magnani, Alberto Mittone, Mario Napoli, Emiliana Olivieri, Maria Gra-zia Pellerino, Anna Rossomando, Mario Vecchione, Walter Vergnano.-

��������� Decisivo appare l’incontro previsto per l’11 luglio pomeriggio, al ministero delle Infrastrutture, concordato nel vertice della precedente Cig tra Bresso e Rainer Masera, presidente della conferenza intergovernativa. Ci saranno i sindaci dei Comuni interessati ai sondaggi, i vertici di Rfi e Ltf, l'assessore provin-ciale Franco Campia. Alberto Deambrogio, segretario di Rifon-dazione comunista avverte che: “Occorre fare uno sforzo per non far fallire l'appuntamento. Ma non si deve precostituire in modo inappellabile il risultato finale, cioè che la Tav si deve fare per forza. Né va evocato il tema dell’ordine pubblico. L'in-tero movimento che si è sviluppato in questi anni ha dimostrato

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di avere nella non violenza uno strumento forte e vincente”44. Il governo dirà se è disponibile a concedere la ormai famigerata moratoria di tre mesi. Per la Regione: “Lo spirito dell'incontro che si svolge questo pomeriggio(n.d.r. 11 luglio) è portare a casa la sospensione, definire i tempi, le attività da bloccare e quelle da mandare avanti, chiarire gli impegni che tutte le parti in gioco si assumono: Governo, Regione, sindaci, comunità montane”. Ma se la risposta fosse negativa?: “vorrà dire che il Governo si assumerà la responsabilità di gestire la situazione. Per noi una risposta negativa sarebbe senza dubbio un errore da parte del ministero, una scelta che non servirebbe certo ad allentare le tensioni”. Sull'altro fronte gli enti locali non devono cavalcare l'idea che possa arrivare un rinvio senza la definizione di certezze e stru-menti per arrivare alla realizzazione del Tav: “La proposta del-la Regione Piemonte non ha nulla a che fare con un cambia-mento di rotta sull'alta velocità”.

(Mauro Carena)

All'incontro partecipano i sindaci di Borgone, Bruzolo, Venaus, i presidenti delle due comunità montane della Val di Susa: Fer-rentino e Mauro Carena. Al dibattito sarà presente oltre che 44 Rep. 9-7-05

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Masera, anche gli altri membri della commissione che ha dato la disponibilità ad inserire un rappresentante delle popolazioni nella struttura che verificherà l'esito dei sondaggi. Per il presidente della comunità montana della Basse Valle An-tonio Ferrentino ottenere la moratoria è il punto di partenza per la discussione: “Solo dopo si può aprire il dibattito. Oggi a Roma ci sono tutti gli attori in gioco per una decisione, ci au-guriamo che la risposta sia positiva”. Una dichiarazione che Borioli giudica ambigua: “La ragione di questo incontro è pro-prio ottenere la moratoria. Non capisco cosa voglia dire Fer-rentino quando annuncia che la discussione comincerà dopo. D'altra parte, non mi interessa affatto quello che pensa Ferren-tino, ma quello che ci dirà il Governo. Tutti i sindaci e i presi-denti delle comunità montane per noi sono sullo stesso piano e sappiamo che non tutti sono allineati con le idee del presidente della Basse Valle”45. Secondo Bresso i sindaci dovrebbero fare un passo indietro, “come tutti” e mostrare nell’incontro segnali di disponibilità. Anche perché Lombardia e Veneto premono sulla Cig, preoccupati dallo stallo del progetto in Piemonte che vanifica le loro opere. “Più tempo passa e più si profila l'even-tualità che i flussi del traffico veloce su ferrovia in Europa ven-gano ridefiniti tagliando fuori la Torino-Lione”46 commenta la presidente regionale che continua: “Se lunedì la disponibilità da parte degli amministratori locali non ci sarà la situazione diventerà un problema di ordine pubblico. A quel punto la Re-gione non potrà più fare nulla, i sindaci dovranno vedersela con il ministero dell'Interno. Spero che non si arrivi a tanto. Eppure se il muro contro muro non finisce, questo è un rischio reale”. Considerazioni contestate dal segretario regionale dei Comunisti italiani, Luca Robotti: “Non accetterò mai che il 45 Rep. 11-7-05 46 Era la tesi che qualche giorno prima aveva sostenuto Lunardi e che aveva subito le reprimende della Presidente della regione Piemonte

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rapporto con gli abitanti della valle sia riconducibile ad un problema di ordine pubblico Deve prevalere la politica”. Il pomeriggio romano della delegazione valsusina non era co-minciato con i migliori dei presagi. In un pre-incontro con Mer-cedes Bresso, che si è svolto all'aeroporto di Caselle subito do-po il check-in, le prime dichiarazioni delle parti in gioco non sembravano avviate verso la via di un accordo: “Sì ai sondaggi subito, fatta eccezione per Venaus”, era la linea Bresso. “Niente da fare - era stata la replica di Ferrentino - nessuno sa cosa può succedere in Valle di Susa il giorno dopo la decisione di non concedere la moratoria. La popolazione non ha alcuna inten-zione di cedere”. I sindaci e i rappresentanti delle comunità montane spiegheran-no tutti i loro dubbi mentre tra Regione e Cig sembra scattata piena sintonia. L'incontro durerà circa due ore. Non era mai successo che la Cig incontrasse i sindaci e che Masera e gli altri componenti della commissione dessero la disponibilità ad inse-rire un rappresentante delle popolazioni nella struttura che veri-ficherà, con la massima trasparenza, l'esito dei sondaggi. Sa-rebbe in parte l'idea del comitato di vigilanza proposto dai Ds. In verità già un anno prima era stata proposta, proprio su inizia-tiva della provincia di Torino, l’istituzione di una Commissione ad hoc per i sondaggi, con tanto di regolamento e fidejussioni anche quella proposta venne rifiutata dai Comuni47. Analogamente si prevede la partenza del cosiddetto -tavolo del-le compensazioni- ossia della possibile monetizzazione dei di-sagi subiti dai Comuni, anche questo già previsto nelle delibere di approvazione dei progetti. Dubbi invece per la moratoria: su questo deve esprimersi il ministro Lunardi, ma ci sono perples-sità sulla concessione. Secondo Bresso “Masera e gli altri membri della Cig hanno espresso la preoccupazione, che con- 47 Vedi Comitato di monitoraggio Dgr 40-9816 del 30-6-2003 e Rep. 15-9-04 e quanto riportato nel 2° libro.

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divido, che la richiesta di moratoria per tre mesi non sia altro che un'operazione dilatoria da parte dei sindaci. Ci può essere qualche margine per una sospensione dello scavo di Venaus ma solo se gli amministratori locali dimostreranno una chiara vo-lontà di trovare un accordo”.

(Roma - Via Nomentana – foto d’epoca)

Enzo Ghigo: “Non possiamo che registrare con piacere che ora la presidente Bresso sulla Torino-Lione la pensa come noi, che consideravamo la moratoria un espediente dilatorio mentre fi-no a qualche tempo fa per Bresso era utile”. Le proposte della Cig, definite mano tesa, ai sindaci della Valle Susa sono più che allettanti48: ingresso nella Cig per uno o due rappresentanti degli enti locali, apertura del tavolo di confronto con la promessa che sia operativo entro due settimane, massima pubblicità a tutti i dati dei carotaggi per consentire il controllo,

48 Rep. 12-7-05

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ampliamento del numero dei sondaggi sul territorio con crono-programma dettagliato, convocazione degli Stati Generali sull’attraversamento delle Alpi. Condizione imprescindibile è però il loro consenso perché il primo lotto di sondaggi (Bruzolo e Borgone) parta entro il 22 luglio. Altrimenti la partita è chiusa e le trattative si interrom-pono. La risposta non può essere rimandata. Gaetano Fontana, che ha condotto la riunione per il ministero attende già in tarda mattinata un Sì o un No definitivo dalla Valle. “Chiederò al ministro di concedermi l'operatività ma vi chiedo di chiarire al più presto la vostra disponibilità”. Dalla Sala Parlamentino, al ministero delle Infrastrutture sulla Nomentana, dove si è svolto l'incontro che ha portato al tavolo delle trattative fra Regione, Governo e Cig anche i nove sindaci della valle di Susa e i due presidenti delle comunità montane, i rappresentanti della Valle sono usciti con volti scuri, Ferrentino dichiara “Non era questo il nostro mandato, ma non spetta a me decidere. Domani (n.d.r. il 12 luglio) alle otto e mezza cominciamo la riunione a Busso-leno con tutti i sindaci, saranno loro a decidere se accogliere o meno la proposta”. Senza dubbio l'ingresso nella Cig è positiva, prosegue Ferrenti-no, “ma il nostro obiettivo era ottenere la moratoria. Sondaggi inclusi, che comunque non sono il solo aspetto di cui ci interes-sa discutere. Difficile che venga accettata una soluzione del genere.” Per la presidente della Regione Bresso, che nel suo in-tervento ha svolto un ruolo di mediatrice insistendo che a parti-re fosse per il momento soltanto il primo lotto di sondaggi, a-desso la responsabilità passa interamente agli enti locali: “Se scelgono la linea del muro contro muro, se ne assumano la re-sponsabilità. L’offerta di far partecipare alla Cig i rappresen-tanti degli enti locali coincide di fatto con la concessione della moratoria, perché contemporaneamente all'avvio dei sondaggi sarà avviato il tavolo richiesto dai sindaci. Nel frattempo si de-

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finirà un cronoprogramma”. Durante la riunione il presidente della Conferenza intergovernativa Rainer Masera ha sottolinea-to “l'importanza della rappresentanza degli enti locali”, un a-spetto che anche per il presidente della Provincia Antonio Saitta e il suo assessore ai Trasporti Franco Campia deve essere rite-nuto un'apertura interessante perché profondamente innovativo rispetto al passato. Fino al 2001 alla Cig partecipava soltanto il prefetto, soltanto quell'anno è entrata la Regione: dice Saitta: “è chiaro che si tratta di ipotesi tutte comprese all’interno della scelta imprescindibile che la Tav si debba fare. In ogni caso, qualsiasi sia la posizione dei sindaci, il nostro ruolo sarà sem-pre quello della mediazione, è per questo che abbiamo chiesto l'estensione dei sondaggi su tutto il percorso”49. Il 12 luglio si riunisce a Bussoleno l’assemblea dei sindaci della valle Susa che rifiuta la -mano tesa- della Cig e del Governo. Ringrazia per la disponibilità ma insiste sulla concessione della moratoria e non accetta l'avvio dei sondaggi del primo lotto en-tro il 22 luglio, come richiesto in occasione dell'incontro roma-no del lunedì precedente dal presidente della Cig Masera e da Gaetano Fontana del ministero delle infrastrutture. Che sull'al-tro piatto della bilancia offrivano aperture giudicate significati-ve come l'ingresso dei rappresentanti degli enti locali nella Conferenza intergovernativa. Nella serata del 12 il documento di risposta che sarà inviato al ministero era pronto. L'assemblea dei sindaci chiede di svincolare le offerte dalla partenza dei sondaggi, di riconsiderare la proposta di iniziare i lavori dei sondaggi previsti dalla società Ltf nel primo lotto contempora-neamente all'attivazione del tavolo di confronto. Riportiamo la nota della Comunità Montana Bassa valle Susa datata 13 luglio 2005 indirizzata al ministero delle Infrastruttu-re e Trasporti (arch. G. Fontana) dal suo Presidente a nome dell’assemblea dei sindaci riunitasi il 12 luglio 2005 presso la 49 Rep. 12-7-05

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sede della Comunità Montana Bassa Valle di Susa e Val Ceni-schia, richiede un rinvio delle indagini. Riportiamo il testo della nota: ��������� - in tutti e tre i Comuni interessati dalle indagini geognostiche si è manifestata da parte del territorio (istituzioni e popolazione) una pacifica azione tendente a vanificare l'accesso ai siti; che il sistema degli Enti Locali, tutti interessati territorialmente dal progetto ferroviario Torino Lione, ha chiesto un autorevole in-tervento del Consiglio Regionale del Piemonte per ottenere una sospensione delle attività geognostiche e l'attivazione di un ta-volo di confronto; - tale incontro tenutosi il 21/06/2005, da determinato una so-stanziala condivisane della Presidente della Giunta Regionale la quale in data 23/06/2005 ha inoltrato tale richiesta al Ministro delle Infrastrutture, Prof. Lunardi, sostenendo la necessità di una sospensione per un periodo di tre mesi dai sondaggi geo-gnostici, per attivare un tavolo dì confronto con l'obiettivo di affrontare le criticità evidenziate nel documento di cui in pre-messa; - in data 11/07/2005 si è tenuta presso il Ministero delle Infra-strutture un incontro di una delegazione di Amministratori loca-li con la CIG, RFI, LTF, Ministero, Regione Piemonte e Pro-vincia di Torino, al fine di esaminare ogni utile iniziativa ne-cessaria per la realizzazione dalia Torino Lione; apprezzando l'impegno profuso nelle proposte avanzate dall’Arch, Gaetano Fontana, dal Dott. Rainer Masera, dalla Presidente della Regio-ne Piemonte Mercedes Bresso, dal Presidente della Provincia di Torino Antonio Saitta, Pur evidenziando che un argomento di tale portata richiedereb-be un maggior tempo di approfondimento, richiede di voler ri-considerare la Sua proposta di iniziare i lavori di cui al lotto i dei sondaggi previsti dalla Società LTF contemporaneamente

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all'attivazione del tavolo di confronto, perché, a parere dell'As-semblea dei Sindaci, la contestualità renderebbe difficile l'ope-rato del gruppo di lavoro. Pertanto si richiede chiede di voler favorire questo importante confronto, rinviando ogni azione al termine del periodo di so-spensione, così come richiesto dalla Presidente Bresso nella Sua del 23/06/2005.

��������� Spetta ora a Cig e Governo dire se la controproposta dell'as-semblea dei sindaci può essere presa in considerazione o se in-vece è giudicata un vano irrigidimento foriero di tempi difficili per tutti. Il presidente della comunità montana dell'Alta Valle Mauro Carena dice di essere ottimista50: “Le importanti apertu-re della Cig non possono essere subordinate al discorso sui sondaggi, che finiscono per rappresentare un semplice fatto mediatico. I carotaggi possono essere svolti in tempi successivi, con zero danni per le aziende. Vogliamo sederci a un tavolo senza preconcetti, anche da parte nostra. Siamo pronti ad a-scoltare”. Il capogruppo dei Ds Rocchimo Muliere ritiene che il rifiuto sia “un'occasione mancata che rende ancora più difficile il confronto con gli enti locali sulla Torino-Lione. Le proposte accolgono nel merito molte delle richieste di trasparenza e coinvolgimento delle realtà locali”. Per i consiglieri regionali di Rifondazione è urgente convocare subito il tavolo di trasporti dell'Unione e dei parlamentari europei dell'Unione per affronta-re le criticità del progetto Tav-Tac Torino-Lione: “La situazio-ne che si è venuta a determinare rischia di rompere definitiva-mente il canale di dialogo esistente fra istituzioni di vario livel-lo e popolazioni locali. Pensiamo invece che questo vada sal-vaguardato. E’ necessaria una discussione collettiva capace di non elidere una parte così importante di popolazione e ammini-stratori del territorio subalpino”. 50 Rep. 13-7-05

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Il 20 luglio presso l’assessorato ai trasporti della regione Pie-monte si tiene l’ennesimo incontro fra Saverio Palchetti segre-tario generale della delegazione italiana della Cig ed i sindaci e presidente della Valle di Susa, agli Assessore Borioli, Campia , al prefetto di Torino Goffredio Sottile ed i tecnici di Ltf. Il nodo era la moratoria di tre mesi sull'inizio dei sondaggi preliminari al tunnel chiesta dai sindaci della valle e negata fino ad ora dal-la Cig e dal governo. Secondo i giornali la situazione però sem-bra essersi sbloccata, la moratoria non ci sarà.

(Daniele Borioli)

Ma, ha spiegato Borioli51, “valuteremo come costruire insieme una agenda dei lavori condivisa da tutti. E la possibilità di sot-toscrivere un documento che stabilisca un cronoprogramma. Nel quadro di quest'accordo, saranno inseriti, oltre a tutti gli approfondimenti già richiesti dalle comunità locali, anche una puntualizzazione circa la configurazione di una campagna di sondaggi idonea a garantire il territorio e le popolazioni della valle”. 51 Rep. 21-7-05

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Parole che trovano d'accordo i rappresentanti della valle, così Ferrentino: “Penso che si inizi a definire un percorso, che va approfondito nei prossimi giorni: tutti hanno riconosciuto la complessità del problema e si è definita la necessità di una se-rie di incontri in cui esaminare e dare risposte alle questioni che la conferenza dei sindaci e il territorio hanno posto”. Ma la moratoria non c'è più? “Non ci affezioniamo alle parole, a noi importa la sostanza” replica Ferrentino. Venerdì 22 luglio di Tav si discuterà in un consiglio provinciale aperto, mentre lunedì 25 si terrà un nuovo incontro in Regione. In consiglio provinciale dopo lungo dibattito52 verranno votati tre ordini del giorno: uno della Lega nord, uno di An e quello di maggioranza, l’unico che verrà approvato che riportiamo inte-gralmente: ��������� Premesso che sulle vicende relative alla realizzazione del trac-ciato ferroviario Torino Lione il Consiglio Provinciale di Tori-no, con un ordine del giorno del 6 febbraio 2003, esprimeva un consenso alla realizzazione di tale opera, sottolineando la ne-cessità che il progetto fosse migliorato, minimizzandone gli impatti ambientali ed assicurandone una cantierizzazione soste-nibile; ricordato che la Provincia di Torino ha presentato una ipotesi tecnica di tracciato alternativo, assunta dalla Cig come soluzione di riserva nel caso di insormontabili problemi am-bientali sul tracciato principale; preso atto che le criticità e-spresse dalle amministrazioni locali, sostenute in modo legitti-mo e pacifico dalle popolazioni della Valle Susa, necessitano di un lavoro di approfondimento per verificarne la fondatezza e le possibili soluzioni; preso atto che in data 11 luglio 2005 si è te-nuto presso il Ministero delle Infrastrutture un incontro di una delegazione di amministratori locali con Cig, Rfi, Ltf, Ministe- 52 Il resoconto completo della seduta provinciale del consiglio del 22 luglio 2005 è riportato nel sito

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ro, Regione Piemonte e Provincia di Torino, al fine di esamina-re ogni utile iniziativa necessaria in merito alla linea ferroviaria Torino-Lione; apprezzato l'impegno profuso in detta riunione dal Presidente della Provincia Antonio Saitta, dalla Presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso, dall'Arch. Gaetano Fontana e dal Dott. Rainer Masera nella individuazione di pro-poste operative condivise; ritiene di sottoporre alla Cig, delega-zione italiana e al Ministero delle Infrastrutture, l'istituzione di una commissione Tecnica ristretta, nella quale siano rappresen-tati tutti i soggetti interessati (Cig, soggetti proponenti, Regione Piemonte, Provincia di Torino, comunità locali) affidandone la presidenza ad una autorevole e condivisa figura politica; Com-missione Tecnica a cui il Tavolo Istituzionale affidi la respon-sabilità di esaminare gli approfondimenti delle criticità indivi-duate dalle comunità locali, auspicando che questa attività pos-sa svolgersi a partire già dal mese di agosto. Il Consiglio Pro-vinciale auspica che l'individuazione comune della Commissio-ne Tecnica come sede di confronto, possa consentire il supera-mento della attuale discussione incentrata sulla richiesta di mo-ratoria avanzata dagli Enti Locali per approdare, attraverso un serrato lavoro, alla definizione di un cronoprogramma concor-dato e definito dal Tavolo Istituzionale. Ha ottenuto 24 voti a favore mentre i 3 consiglieri di Alleanza Nazionale si sono a-stenuti.

��������� Intanto Loyola De Palacio che ha assunto ufficialmente, per la Ue, l'incarico di coordinatrice del progetto per realizzare la li-nea ferroviaria transeuropea, che include anche la tratta Torino-Lione, spinge sull'acceleratore: “Ogni ulteriore ritardo è incon-cepibile. Il livello di congestione del traffico nella zona inte-ressata dalla Torino-Lione è tale che è necessario realizzare un'alternativa ferroviaria più presto possibile”. Quanto alle proteste della Val Susa la De Palacio ha definito “una posizio-

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ne ragionevole quella che prevede la presenza di osservatori per dare alle collettività locali le garanzie necessarie nell'effet-tuazione dei sondaggi preliminari all'opera ferroviaria”. Il 25 luglio53 nell'incontro tecnico a cui ha partecipato anche la Cig, con Saverio Palchetti, l'assessore ai trasporti Daniele Bo-rioli ha annunciato che la Regione recepisce l'ordine del giorno approvato dal Consiglio provinciale il venerdì precedente, sca-turito da un intenso lavoro avviato da un accordo fra Ds (Espo-sito) Rifondazione (Vallero) e Margherita (Lubatti). Viene la richiesta di alcuni consiglieri regionali della maggio-ranza affinché il documento sia presentato in Consiglio. Secon-do Borioli “Si tratta di un passo avanti importante uno stru-mento significativo finora mai individuato che sosterremo nei confronti del governo”. Soddisfatto anche l'assessore provincia-le Franco Campia: “La commissione ha tempi ristretti, i pas-saggi dovranno essere veloci. I temi da approfondire sono mol-ti”. Per il presidente della comunità montana della Bassa Valle Antonio Ferrentino la disponibilità dei sindaci è immediata: “Per quanto ci riguarda, il tavolo per la definizione del crono-programma potrebbe essere avviato già questa settimana e, se la commissione sarà nominata subito, i lavori potrebbero ini-ziare già ad agosto”. Il 27 luglio in attesa della risposta del go-verno, è convocata l'assemblea dei sindaci che si dovrà pronun-ciare sul documento: “è stato dimostrato che quando la politica vuole sa affrontare i problemi, tutto il sistema piemontese ades-so è compatto” è il commento di Ferrentino! Prosegue intanto l'iter della delibera regionale da presentare al Cipe, che licenzia il parere della Giunta sul progetto della linea ad alta capacità, in particolare sulla Gronda merci. L’assessore regionale prevede che “lunedì prossimo dovremmo chiudere la partita e arrivare a un documento organico”. Rainer Masera in un primo tempo attraverso una intervista a 53 Rep. 26-7-05

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Repubblica54 sembrava respingere i contenuti dell’O.d.g. ap-provato in Provincia. Si era passati infatti da una posizione che chiedeva agli enti locali l’avvio rapido dei sondaggi alla predi-sposizione di concerto con gli enti locali di un cronoprogramma tutto da definire. La sua posizione creava un certo sconcerto in Provincia. Il tema verrà affrontato in una conferenza stampa del 26 luglio con i capigruppo di maggioranza in Provincia. “Nel quadro attuale, frutto di un lungo lavoro di mediazione accolto anche dalla Regione, suonano senza dubbio un po' stonate le parole di Masera”, ha detto il capogruppo Ds Stefano Esposito. Nessuna intenzione di accendere una polemica, hanno chiarito i capigruppo, “l'idea è di chiedere a Masera e allo stesso mini-stro Lunardi quale sia la ratio con la quale si pensa di voler forzare la situazione di fronte a una proposta politica che trac-cia un percorso preciso con l'istituzione della commissione tec-nica ristretta e la definizione del cronoprogramma. Rivolgiamo a loro un appello perché la porta del dialogo non sia chiusa”. Con queste premesse è difficile immaginare che lo scontro sia evitabile, sono le conclusioni di Vallero ed Esposito: “L'azione della Provincia a sostegno dei sindaci comunque proseguirà”. Antonio Saitta ha chiamato Masera per spiegare come il clima negli ultimi tempi sia cambiato con un percorso politico non fa-cile pensato per ridurre i contrasti. Masera da canto suo ha re-plicato che “La scelta non dipende soltanto da me ascolteremo le valutazioni del governo”. Nell’incontro dei sindaci che si riuniranno il 27 luglio per pro-nunciarsi sul documento provinciale, il presidente della Comu-nità montana della Basse valle Antonio Ferrentino assicura che il parere sarà positivo per la maggioranza dei primi cittadini della valle, ed ancora: “Il governo si assuma tutta la responsa-bilità delle sue scelte, vorrà dire che se vogliono cominciare ad agosto come dice il presidente della Cig noi rafforzeremo i pre- 54 Rep. 27-7-05

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sidi. Per il momento comunque non dimentichiamo che le co-municazioni per l'avvio dei sondaggi devono arrivare con sette giorni di preavviso”. Per l'assessore regionale ai Trasporti Da-niele Borioli la posizione di Masera non rappresenta una vera sorpresa. Pecoraro Scanio e le primarie Ma anche altre questioni si intrecciano nella vicenda, nel 2006 si terranno le elezioni politiche in cui si le sinistre si presente-ranno in coalizione sotto il simbolo dell’Unione. Partono perciò dal 2005 le primarie per individuare colui che dovrà guidare la coalizione e si candiderà a fare il presidente del Consiglio. Ac-canto al favorito Prodi entrano in lista anche altri candidati fra cui Alfonso Pecoraro Scanio leader dei Verdi. Anche lui come tutti gli altri sta girando in lungo e largo l’Italia per raccogliere consensi alla sua investitura a leader dell’Unione. Non poteva, ovviamente, non passare dalla Valle di Susa. Il 26 luglio nella sua puntata valsusina riesce ad esser meno estremista di altre volte affermando55: “Il principio è la riduzione del danno. Il progetto dell'Alta velocità non ci è mai piaciuto; dobbiamo evi-tare che vengano realizzate le parti più dannose, a partire da inutili tunnel” ed ancora “Il movimento dei Verdi piemontese, con i suoi quasi 3.000 iscritti, è una delle federazioni più nume-rose: mi aspetto come minimo trentamila preferenze (scherzan-do), basta che ogni iscritto faccia firmare altri dieci simpatiz-zanti”. Effettivamente otterrà un buon consenso alle primarie dell’Unione anche se nemmeno in valle Susa riuscirà a superare le preferenze per Prodi.

������Le previsioni di Ferrentino vengono confermate ed alla fine do-po lunghe discussioni56 con passaggi anche duri l'assemblea dei 55 Rep. 27-6-05 56 Rep. 28-7-2005

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sindaci della Val Susa riunita nella sede della Comunità monta-na, a tarda notte dirà sì all'ordine del giorno che era stato ap-provato il venerdì precedente in consiglio provinciale. Ed ha annunciato anche un documento di “convinto apprezzamento” di quella mozione. Documento in cui però sarà ribadita la con-trarietà all'attuale progetto per la costruzione dell'opera e la ne-cessità di non avere “lavori in corso” durante la fase di studio. Il documento, che aveva l'appoggio tra gli altri dello stesso pre-sidente della comunità montana Bassa valle Susa e di Beppe Joannas (Rifondazione Comunista), sindaco di Bussoleno, due dei leader del fronte anti Tav, è stato però in parte contestato da alcuni sindaci, in particolare da Mauro Carena (Lega), presi-dente della Comunità montana dell'Alta Valle, e da Carlo Got-tero (Margherita), l'ex presidente della Coldiretti, assessore ad Almese. La proposta di mediazione approvata in consiglio pro-vinciale da tutta la maggioranza di centrosinistra (mentre An si è astenuta e Udc, Forza Italia e Lega sono usciti dall'aula) non parla più in modo esplicito della moratoria di tre mesi sui son-daggi chiesta dai sindaci a giugno e accettata dalla giunta Bres-so, ma che era stata respinta dalla Commissione intergovernati-va italo-francese e dal governo italiano. I sondaggi ancora bloccati dai presidi No Tav, non dovrebbero essere finalizzati, come fino ad allora era stato, solo alla costru-zione della linea e delle sue gallerie, ma soprattutto a verificare la presenza di sostanze pericolose per la salute (amianto e ura-nio in primo luogo) ed ai rischi cui sarebbero esposti gli abitanti della Val Susa nel caso di scavi prolungati nel tempo. I sondag-gi, più numerosi di quelli fino ad allora previsti nel progetto, sarebbero effettuati e controllati anche da tecnici scelti dalle comunità locali. Dovrebbero riguardare anche quella parte della linea, al di sotto di Bruzolo, che non fa parte della tratta inter-nazionale, per cui RFI non ha mai potuto svolgere ricerche ge-ologiche. Come sempre accade ogni qual volta si trovano punti

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di convergenza fra diverse e contrapposte opinioni, tutti gioi-scono e pontificano, salvo poi veder scoppiare i problemi quan-do si passa dalle intenzioni ai fatti concreti.

(Pietro Marcenaro)

Questa volta è il turno di Marcenaro, segretario regionale dei Ds, che rilascia ottimistiche dichiarazioni sul futuro della Tav ed ancora una volta si sprecano gli aggettivi: svolta, prima vol-ta, fatto nuovo, grandi aspettative e la più classica di tutte -passare dal se (fare il Tav) al come-. Ecco le idee chiare che ci spiegano tutto57 in un articolo di Marco Trabucco: ��������� “Siamo a una svolta nella vicenda Tav, finalmente si può dia-logare. Adesso tutti devono far sì che questo dialogo non si in-terrompa” . Ma perché si ritiene che il sì del 27 sera dei sindaci della Val Susa alla mediazione della Provincia sia un punto di svolta?, ecco la risposta del segretario regionale: “è un elemen-to di novità importante perché per la prima volta si vedono i frutti del dialogo. E c'è la possibilità di costruire un percorso comune. Sarebbe sbagliato pensare che, da un giorno all'altro, si siano appianate le differenze. Anzi credo che proprio il rico- 57 Rep. 29-7-05

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noscimento delle differenze sia il punto da cui si deve ripartire per un dialogo onesto. E’ un fatto nuovo che crea aspettative nuove”. Quali aspettative? “Un negoziato che tenga conto delle diverse esigenze e che trovi punti di convergenza. Ma c'è anche un significato politico”; a chi va il merito della mediazione? “Questa novità è uno dei primi prodotti della svolta politica che c'è stata in Piemonte, è stata la Regione a costruirla, da lì è ve-nuto il primo segnale che ha riaperto il confronto. Poi la Pro-vincia di Torino ha svolto un lavoro molto importante. E i sin-daci e la gente della val Susa hanno dimostrato un grande senso di responsabilità. Questo risultato è anche un loro risultato. Che sottolinea come partecipazione, per il centrosinistra, non sia una parola vuota: il tempo speso per costruirla non è inutile. Proprio la vicenda della Tav alla fine potrebbe dimostrare che costruire partecipazione significa risparmiare tempo, non per-derlo”. E le differenze fra Torino, il Piemonte l'Italia che vo-gliono il Tav e gran parte della Val Susa che non la vuole, co-me superarle? “La nostra convinzione come Ds è chiara: siamo per la Tav. Ma adesso si apre un periodo, spero sufficientemen-te breve, in cui si dovrà discutere non del se, ma del come. Una verifica di fattibilità è il primo passo del come”. E sul ruolo del governo e della Cig: “Adesso conteranno mol-tissimo le responsabilità che il governo e la Cig, saranno in grado di prendersi. Il prossimo passo tocca a loro: mi aspetto un apprezzamento per il lavoro di mediazione svolto dagli enti lo-cali e scelte conseguenti che contribuiscano a costruire le con-dizioni perché lo spazio che si è aperto sia governato”. Se non lo facessero? “Spero che nessuno a questo punto scelga la stra-da della forzatura. Perché in quel caso dovrebbe sapere che si troverebbe a confrontarsi con una posizione che non è solo quella della comunità della val Susa, ma dell'insieme delle isti-tuzioni piemontesi”. Perché gli abitanti della Val Susa dovreb-bero farsi carico di un'opera che davvero non vogliono? “Penso

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che quando si chiede a una comunità di farsi carico di un onere di questo tipo per ragioni di interesse generale si debba darle garanzie corrispondenti. Che al momento non sono affatto chia-re, è evidente che oltre alla verifica della fattibilità dell'opera vogliamo garanzie che le tecnologie usate siano le migliori pos-sibili. Sarebbe assurdo che su questo punto dovesse scattare la logica dei costi. Così come bisogna garantire tempi certi per il finanziamento dell'opera e la costruzione. Se il Paese chiede al-la Val Susa un sacrificio, deve essere in grado di garantire l'im-pegno per ridurre al massimo rischi e disagi. E trovare ogni e-lemento di compensazione possibile”

��������� Ma anche questo si dimostrerà essere solo un bell’intervento che parafrasando qualcuno si potrebbe definire -tutto chiacche-re e distintivo-58 (dei Ds naturalmente).

����� Contrariamente ai timori, e forse alle inespresse speranze di qualcuno, da Roma arriva il –sì- alla Commissione tecnica che deve vigilare sui sondaggi per la costruzione della linea Torino-Lione59. Il governo ha accettato l'accordo tra Provincia, Regio-ne e sindaci della Val di Susa e ha convocato per il 3 agosto una riunione con le istituzioni locali, compresi i 30 Comuni, i rappresentanti della Cig, di Ltf e di Rfi. Dopo mesi di contestazioni, riunioni e cortei No Tav gli enti lo-cali, grazie alla mediazione di Palazzo Cisterna, pare abbiano trovato la strada. Soddisfatto Antonio Saitta, presidente della Provincia: “Si è ricomposta a fatica la frattura, è un grande successo. Ora faremo di tutto perché il metodo individuato fun-zioni”. Già il prossimo mercoledì si potrebbe insediare la Com-missione che dovrà stilare il cronoprogramma dei sondaggi:

58 Parole tratte dal film -Gli Intoccabili- espresse da De Niro nelle vesti di Al Capone59 Rep. 30-7-05

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“Sarà composta al massimo da una decina di tecnici, scelte da-gli enti coinvolti”, dice Saitta. Quando partiranno i lavori? “Sa-rà la Commissione a decidere, organo che deve risolvere le cri-ticità legate all'opera”. Sulla stessa linea l'assessore ai Traspor-ti della Regione, Daniele Borioli: “Ci lasciamo alle spalle una fase di rapporti tesi grazie al buon senso degli amministratori”. Anche Stefano Esposito, capogruppo dei Ds a Palazzo Cisterna, esprime soddisfazione: “E' una vittoria delle forze del centrosi-nistra che dimostrano cultura di governo e dei sindaci. Ora tut-ti devono continuare a fare la loro parte”. Commenti positivi dai due presidenti delle Comunità montane della Valle, Antonio Ferrentino e Mauro Carena: “La politica è riuscita a dare ri-sposte cercando il dialogo”. Molti pontificano, sulle capacità delle amministrazioni provin-ciali e regionali di risolvere missioni impossibili60, proseguendo nello stile di Marcenaro, Esposito e Favaro si autocelebrano su Repubblica del 30 luglio in un articolo di Paolo Griseri: ��������� Una missione impossibile per evitare lo scontro. E’ la seconda volta nell'ultimo anno che i partiti di maggioranza della Provin-cia si trovano alle prese con un problema senza apparenti solu-zioni. Dopo la guerra sull'inceneritore ecco il braccio di ferro sulla Tav. “è in questi casi che la politica deve far valere il suo ruolo di mediazione di interessi diversi”, dice il capogruppo dei Ds Stefano Esposito, uno degli artefici della trattativa sulla val di Susa. “La situazione stava diventando pericolosa, nessuno avrebbe potuto reggere il muro contro muro di fronte ai cantie-ri”, conferma Gianni Favaro, segretario provinciale di Rifonda-zione. Favaro ed Esposito pensano cose opposte sull'alta veloci-tà. “Sono fortissimamente favorevole da anni”, sintetizza il diessino. “Per me quell'opera è uno spreco di denaro pubblico”, ribatte l'esponente di Rifondazione. La loro non è una contrap- 60 Rep. 30-7-05

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posizione personale. Riflettono punti di vista opposti che da de-cenni si confrontano in val di Susa. Che cosa li ha spinti dunque a cercare un accordo? “La situazione stava precipitando”, am-mettono all’unisono. Erano i giorni caldi di giugno, all'indoma-ni della manifestazione delle popolazioni valsusine contro l'ini-zio dei carotaggi nei cantieri del grande traforo. Giorni tesi.

(Rispettivamente Gianni Favaro e Stefano Esposito)

Al no dei sindaci della valle e dei loro concittadini aveva tenta-to di rispondere Mercedes Bresso proponendo “una moratoria” nei carotaggi. Il governo aveva gelato tutti: “Della moratoria - avevano detto al ministero dei trasporti - non si parla proprio. Tireremo dritto”. Cioè, manderemo la polizia a sgomberare i presidi e garantire il lavoro nei cantieri. è in questo clima che, all’inizio di luglio, Esposito e Favaro, il diessino Antonio Fer-rentino e Sergio Vallero di Rifondazione si sono guardati negli occhi: “Abbiamo capito che ci stavano spingendo in un culo di sacco e in una situazione paradossale”, dice Favaro. In quei giorni è nata l'idea della missione impossibile: “Il paradosso - racconta l'esponente di Rifondazione - è che bloccando i caro-taggi si impediva ai tecnici di dimostrare quel che stiamo soste-nendo da tempo: che lo scavo della galleria potrebbe essere no-civo alla salute”. Un paradosso speculare a quello cui si trova-vano di fronte i Ds: “Abbiamo sempre detto che siamo favore-voli all'alta velocità ma contrari ad atti di forza contro le popo-

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lazioni locali”, sottolinea Esposito. Così la sera del 21 luglio è stato trovato il compromesso tradotto nel documento della Pro-vincia: la commissione di tecnici, presieduta da “una figura di alto profilo” e composta anche da rappresentanti dei comuni della valle che concordi il programma dei carotaggi e dei lavori preliminari. All’operazione salvataggio ha preso parte anche l'assessore ai trasporti, Franco Campia, della Margherita. In so-stanza alla trattativa hanno partecipato tutte e tre le componenti del centrosinistra: la sinistra radicale, l'area diessina e quella moderata. Nei prossimi giorni si capirà se la missione impossi-bile avrà successo: “Se succedesse - dice Esposito - potremmo esportare il modello della mediazione anche su altri argomenti”. Come, ad esempio, la discussione sui programmi in vista delle politiche del 2006. Che cosa dimostra la storia dell’Alta veloci-tà?: “Dimostra - sostiene il capogruppo dei Ds - che la politica non è fatta solo dai vertici delle istituzioni locali e nazionali. Dimostra che i partiti devono riprendere il loro ruolo, quello di mediare gli interessi contrapposti presenti nella società e trova-re soluzioni condivise”. La politica, diceva Bismarck, è l'arte del possibile.

��������� Peccato, diciamo noi, che Bismarck era tedesco e non italiano!.

(Otto Von Bismarck)

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Agosto 2005 Eventi salienti Mercoledì 3 - riunione della pre-conferenza di servizi a Roma Lunedì 29 – prima riunione della commissione Rivalta a Torino

Tutti a Roma al ministero Ma non tutti sono convinti, ecco cosa scrive via internet a La Repubblica un No Tav: ��������� 2-8-05 Niente compromessi La lotta continua / Nell'articolo sulla questione Tav in valle di Susa forse avete commesso un errore... Anzi, non –forse-. Che dei sindaci della Valle di Susa si siano messi d'accordo per iniziare i sondaggi mi sembra pro-prio una grande cavolata. Mi sembra che i presidi continuino, stiamo facendo volantinaggio in tutti i siti turistici, aeroporti, Francia, luoghi olimpionici, tramite istituzioni ed anche diret-tamente all'Unione Europea. Ma questa storia che alcuni Sinda-ci hanno trovato un compromesso mi sembra veramente falso. – D.V.

��������� Il bello (o il brutto) è che, nonostante l’autocelebrazione dei Ds, le vicende dei mesi e anni successivi dimostreranno che il mili-tante No Tav aveva ragione. Per il 3 agosto è convocata una riunione a Roma61. Alle 10,55 per il volo AZ1418 di Alitalia all’aeroporto di Torino Caselle si ritrovano tutti: sindaci dei comuni e presidenti di comunità, provincia e regione. In realtà Bresso, Saitta e Chiamparino van-no a Roma per l'incontro sulla Fiat in programma a Palazzo Chigi, gli amministratori della valle al ministero dei Trasporti 61 Rep. 3-8-05

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per la riunione in cui si dovrebbe dare il via libera della Com-missione tecnica per sciogliere i nodi sulla linea ferroviaria To-rino-Lione. Ma prima che le strade si dividano, avranno un'ora di volo, per parlarsi, confrontarsi, magari accordarsi. Il gruppo più consistente è quello dei sindaci No Tav. In tutto 30 primi cittadini, tra quelli della Val di Susa e dei comuni della Gronda, la tratta italiana tra Settimo e Bussoleno. In testa i presidenti delle due Comunità Montane, Antonio Ferrentino e Mauro Ca-rena, che guidano il drappello contrario alla costruzione dell'al-ta velocità convocato dal ministro Pietro Lunardi insieme ai presidenti di Regione, Mercedes Bresso, e della Provincia, An-tonio Saitta. Anche loro prenotati sul volo Alitalia delle 10,55.

(Pietro Lunardi)

Nonostante la mediazione della Provincia in Val di Susa i pro-blemi rimangono e non tutti sono d'accordo con il documento che è stato approvato nei giorni scorsi. Il lunedì precedente (1° agosto) c'è stata una riunione dei sindaci che hanno deciso di lasciare al loro posto i picchetti per bloccare i sondaggi. Solo

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dopo l'esito del vertice romano si riuniranno per discutere se rimuoverli. Dice Ferrentino, presidente della Comunità Monta-na della Bassa Valle “La Commissione non è stata fatta per da-re il via ai lavori ma per discutere delle criticità dell'opera e decidere un cronoprogramma su tutte le questioni. Noi credia-mo in questo metodo, frutto anche della mobilitazione dei citta-dini. Non accetteremo accelerate sui sondaggi”. Chiaro come sempre! Alla riunione tra governo e gli amministratori locali (Regione, Provincia e Comune di Torino, sindaci della valle) il governo dirà sì62 alla mediazione sul Tav ossia al via della commissione tecnica proposta dalla Provincia di Torino e accettata dai sinda-ci della Valle Susa. La commissione inizierà i suoi lavori al più presto per approfondire, finalmente, con tutti gli attori di questa partita, pro e anti Tav, ogni aspetto legato alla costruzione della linea al alta capacità Torino-Lione. Una decisione presentata da alcuni media come un successo per il Piemonte e per la linea di dialogo e confronto con la comunità della Valle Susa avviata dalla giunta Bresso e portata avanti dalla Provincia di Torino. La riunione romana si concluderà con la sottoscrizione di un documento63 che istituisce la commissione -indicata dal Mini-stero come supporto tecnico ai lavori della conferenza dei ser-vizi, per consentire un più efficace confronto-. Il documento verrà formalizzato con nota 5 agosto 2005 (prot. 1286) a firma dell’arch. Fontana. La commissione sarà presieduta dall'ex as-sessore provinciale Luigi Rivalta. Ne faranno parte un rappre-sentante del ministero delle Infrastrutture, uno della delegazio-ne italiana della Cig, uno di Rfi, uno di Ltf, uno ciascuno per Regione, Provincia e Comune di Torino. Saranno invece tre i rappresentanti della comunità valsusini (a cui si aggiungerà un rappresentate per il Comune di Torino) che hanno anche ottenu- 62 Rep. 4-8-09 63 Il testo del documento è riportato integralmente nel sito

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to la vicepresidenza della commissione. Secondo il testo con-cordato dovrebbe avere sede presso la Regione Piemonte64 e dovrà iniziare i lavori entro la metà di agosto. Tre i filoni su cui lavorerà citati espressamente nel documento: il contesto di as-setto trasportistico in cui verrebbe a operare la Torino-Lione; la verifica di compatibilità del tracciato ipotizzato con le esigenze di sicurezza del territorio per ciò che riguarda la salute, l'equili-brio idrogeologico e un corretto inserimento paesistico ambien-tale (compresi i problemi che potrebbero derivare dai cantieri); infine le problematiche legate alle ricadute (dirette e indirette) dell'intervento sul tessuto produttivo della Valle Susa, in parti-colare sul sistema agricolo e su quello residenziale. Nel documento non si parla invece della data di inizio dei con-testati ed ancora bloccati sondaggi geologici. Il ministero aveva chiesto di fissarla, ma davanti alle resistenze dei sindaci ha fatto marcia indietro. Sarà la stessa commissione tecnica (la cui pri-ma relazione al governo è stata fissata al 12 settembre) a stabili-re il cronoprogramma di questi interventi. Come sempre tutti, o quasi, soddisfatti, da Borioli e Campia65 “Siamo soddisfatti per-ché questa commissione sblocca la situazione e lavorerà all'in-segna della massima operatività, anche se abbiamo davanti i mesi estivi”. L’arch. Luigi Rivalta66 Ma chi è Luigi Rivalta che raccoglie il consenso unanime alla presidenza della –commissione-. E’ stato per anni assessore alla pianificazione territoriale quan-do in Provincia di Torino era presidente proprio Mercedes Bresso. E, non solo in quella veste, è stato uno degli attori prin-

64 Le riunioni si terranno invece presso la Provincia di Torino forse per l’esigenza di dare un segno di discontinuità rispetto al passato. 65 Rep. 4-7-05 66 Rep. 5-7-05

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cipali della rivoluzione urbanistica e territoriale che ha coinvol-to negli ultimi trent'anni Torino e la sua provincia.

Luigi Rivalta

Architetto, classe 1930 diessino, Rivalta, che è stato anche as-sessore regionale, è considerato una figura super partes e pro-prio per questo è stato proposto, con l'accordo anche delle co-munità della Valle Susa, come presidente della commissione che dovrà valutare il come e perché del Tav verso Lione. Pur essendo disponibile ad assumere l’incarico Rivalta si riser-va di accettare “dopo la prima riunione, una volta verificato che ci siano tutte le condizioni per poter svolgere un lavoro proficuo e positivo”. Perché queste perplessità? “Bisogna che si chiariscano alcune cose: prima di tutto voglio capire cosa può fare questa commissione. Poi, nonostante mi sia occupato di Tav per anni, non conosco nei dettagli gli ultimi progetti, né ho avuto contatti negli ultimi tempi con le comunità della Valle Susa. Per questo mi riservo di rispondere”. Rivalta è quindici anni che sostiene che il Tav si deve costruire. A chi gli chiede se questa posizione possa essere un limite nei confronti di quel-li, tanti, che in Valle Susa, quella linea non la vogliono e basta, Rivalta risponde: “No, anzi. Prima di tutto è noto da sempre quale sia la mia posizione. E in ogni caso questa commissione nasce anche per verificare se la costruzione di quella linea è compatibile con la sicurezza della popolazione. Se dai sondag-

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gi e dagli altri studi venissero fuori problemi molto seri, è evi-dente che si dovrebbe dire che la linea non si può fare, è un impegno che prendo, se accetterò l'incarico”. Come superare le diffidenze della valle Susa? “Credo che qualcosa stia cam-biando nella concezione della valle rispetto a quest'opera. For-se perché in molti si sono resi conto che il governo è deciso ad andare avanti ad ogni costo. E quindi almeno una parte degli abitanti vuole poter discutere in quali termini e con quali ga-ranzie costruirla”. Purtroppo però non sarà così! Come ogni anno accade ad agosto molti italiani partono per le vacanze, ed anche gli organi di informazione diventano meno fecondi di dati e informazioni vuoi perché vi è un calo delle at-tività vuoi perché anche i giornalisti, giustamente, vanno in va-canza. E’ il momento quindi di dare più spazio a quegli articoli non proprio essenziali all’informazione ma che consentono di riempire le pagine dei giornali. Riportiamo due vicende legate al dibattito Si - No Tav, un sondaggio svolto da La Repubblica e uno scambio di opinioni fra Salvatore Tropea giornalista dello stesso quotidiano e Luca Mercalli noto meteorologo No Tav. Il sondaggio de La Repubblica67 La Repubblica del 5 agosto pubblica i risultati di un sondaggio che lo stesso quotidiano ha commissionato. Il sondaggio è commissionato alla Ipr marketing, è condotto telefonicamente su 1.000 soggetti della provincia di Torino. I risultati per certi versi sono inaspettati; Vista l’importanza riportiamo un ampio stralcio dell’articolo a firma di Paolo Griseri ��������� Anche in val di Susa prevalgono i sì alla Tav. In provincia di Torino i favorevoli sono il 68 per cento; tra i valsusini, invece, la percentuale è del 51. L'opposizione al progetto è motivata 67 Rep. 5-8-05

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soprattutto dalle preoccupazioni sull'ambiente. Mentre in pro-vincia il 48 per cento dei contrari è disposto a rivedere la sua posizione di fronte a modifiche del progetto, in valle il 76 per cento dei contrari non cambierebbe idea. L’analisi dei risultati riportata da Repubblica afferma che chi si oppone alla linea ad Alta velocità lo fa, in gran parte, per timore delle conseguenze sull'ambiente. Molto meno rilevanti sono le preoccupazioni di carattere economico o l'opposizione per ragioni politiche. La vera differenza tra la val di Susa e il resto della provincia è nel-la disponibilità dei contrari a cambiare opinione di fronte a mo-difiche dell'attuale progetto: mentre in valle il 76 per cento di chi si oppone lo farebbe in presenza di qualsiasi progetto, in provincia il 48 per cento dei contrari è disponibile a rivedere la sua posizione se il progetto fosse diverso dall'attuale. Sono que-sti i risultati più significativi del sondaggio compiuto attraverso interviste telefoniche fatte tra l’1 e il 3 agosto. L'istituto di ri-cerca è lo stesso che aveva previsto la vittoria di Mercedes Bresso su Enzo Ghigo. I risultati del sondaggio sull'alta velocità disegnano una realtà a due facce, come era prevedibile, ma ri-servano anche qualche sorpresa. Certamente l'opposizione al progetto è più forte in val di Susa dove la realizzazione della nuova ferrovia comporta interventi significativi sul territorio. Ma il fatto che anche qui prevalga, di stretta misura, la percen-tuale dei favorevoli non era per nulla scontato visto che gran parte dei sindaci della valle si è schierato contro la Torino-Lione. L'opposizione dei rappresentanti delle comunità locali si spiega con la natura delle preoccupazioni espresse dagli intervi-stati. Che non sono principalmente politiche o ideologiche ma strettamente legate ai timori per l'ambiente e dunque per la pro-pria salute. La critica di tipo economico al progetto (-costa troppo, i soldi si potrebbero più utilmente spendere in modo di-verso-) è meno forte in valle rispetto al resto della provincia. Ma i valsusini che temono effetti negativi sull'ambiente sfiora-

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no il 70 per cento mentre nel resto della provincia nutre le stes-se preoccupazioni il 57 per cento degli intervistati. Il timore per le conseguenze sull'ambiente e sulla qualità della vita in valle spiega anche perché, rispetto al resto della provincia, sono po-chi (5 per cento) i valsusini disposti a cambiare idea di fronte a modifiche anche significative dell'attuale progetto. Lo zoccolo duro di questa opposizione nasce infatti dalle preoccupazioni per la vita propria e dei familiari ed è difficilmente superabile. I contrari nel resto della provincia si sentono invece meno diret-tamente coinvolti dal progetto e manifestano un'opposizione di principio a tutela dell'ambiente che può essere rivista (48 per cento dei casi) in presenza di significative modifiche. Sia in provincia che in valle gli abitanti ritengono che la tutela dei valsusini si realizzi innanzitutto affidando alle popolazioni lo-cali interessate dal progetto un potere di controllo sulla realiz-zazione. Un risultato che sembra confortare la linea seguita da Regione, Provincia e Comuni interessati con l'istituzione di un tavolo di confronto che partirà nelle prossime settimane. A raf-forzare questa valutazione ci sono i risultati del sondaggio sul gradimento dei politici: i rappresentanti delle istituzioni locali e regionali prevalgono di gran lunga sugli esponenti governativi. Così come l'operato di Regione e comuni ottiene un gradimento superiore a quelli del governo nazionale e delle ferrovie, vissute evidentemente come longa manus del potere centrale. Infine una curiosità: il trasporto su ferrovia è ritenuto di gran lunga preferibile a quello su gomma in tutta la provincia. In val di Su-sa il partito del treno è anche più forte: a conferma che il valore della tutela dell'ambiente è più radicato qui che nel resto della provincia.-

��������� Così conclude l’articolo de - La Repubblica-.

������Ovviamente sui sondaggi verranno intervistate molte persone.

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Ferrentino68 “I risultati dei sondaggi dipendono spesso dai cri-teri con cui vengono svolti”, “Osservo che la posizione degli abitanti della val di Susa è diversa se si considerano i paesi di-rettamente interessati al progetto. In bassa valle l'opposizione al tav è certamente maggioritaria. In alta valle la situazione è probabilmente diversa perché oltre Susa non si temono gli ef-fetti dei cantieri e non c'è il rischio di vedersi transitare 400 treni al giorno davanti a casa69”. Ma quanti sono gli abitanti che rischiano di vedersi transitare il treno sotto casa? “Credo alcune migliaia. Tutti quelli che abitano lungo i 7 chilometri di percorso che non sono in galleria. Queste persone sentiranno rimbombare il rumore di un treno ogni 2 minuti e 40 secondi. Ci sono poi altre migliaia di abitanti che saranno sottoposti per vent'anni ai disagi e ai rischi arrecati dai cantieri. Come si ve-de non si tratta di questioni secondarie”. Sulla Commissione Rivalta: “certo la commissione dovrà valutare tutti i pro e i contro del progetto, non limitarsi a discutere dei carotaggi”. Sull’apprezzamento nei confronti delle istituzioni locali e na-zionali: “Quella parte del sondaggio dimostra ciò che stiamo sostenendo da tempo. Che gli abitanti della valle non soppor-tano l'atteggiamento di sufficienza avuto in questi anni dalle Ferrovie. Agli incontri vengono mandati funzionari di quarta fascia che lasciano la sala a metà riunione perché il loro ora-rio è finito e devono tornare a casa. Le Ferrovie non hanno mai voluto ascoltare davvero le ragioni della valle. Se i loro rap-presentanti si comporteranno nello stesso modo anche durante le riunioni della commissione tecnica, credo che inviteremo i nostri rappresentanti ad abbandonare la commissione. Chie-diamo alle Ferrovie di mutare radicalmente atteggiamento”. Per inciso segnaliamo che alle riunioni delle diverse commis-sioni, tavoli e momenti di incontro le ferrovie avevano nomina- 68 Rep. 6-8-09 69 Su queste ed altre valutazioni che non condividiamo torneremo oltre.

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to come loro rappresentante l’ing. Facchin70 all’epoca Direttore del Programma di Investimenti nella area Nord Ovest, non propriamente un dirigente di quarta fascia.

(Ezio Facchin)

70 La rappresentanza di Rfi all’epoca era affidata all’ing. Ezio Facchin bellu-nese di origine, di Lamon, residente da oltre trent’anni a Bolzano. Laureato a Padova in Ingegneria dei Trasporti nel 1973. Dopo una breve esperienza nella libera professione e nel sociale, nel 1975 entra nelle Ferrovie dello Sta-to e svolge la sua attività nel campo delle costruzioni ferroviarie nelle Pro-vince di Trento e Bolzano; assumendo le varie responsabilità del settore fer-roviario. A Verona, dal 1994 al 1997 dirige il Gruppo per il rinnovamento delle stazioni ferroviarie e per la riorganizzazione del servizio commerciale. Negli anni dal 1998 al 2006 lavora a Milano dove ricopre diversi e numerosi incarichi. Organizza l’avvio del Sistema Alta Capacitá /Alta Velocità. Dal 2000 e fino al 2002 dirige la Zona Territoriale Nord Ovest di RFI e succes-sivamente il Programma di Investimenti nella area Nord Ovest. Ha diretto la costruzione del Passante Milanese, la realizzazione della linea AV/AC Milano-Torino e il quadruplicamento della linea Milano-Treviglio e numerose altre realizzazioni, ricoprendo tra l’altro ruoli di coordinamento in diversi ambiti extra-aziendali. Ha inoltre sviluppato i progetti strategici dell’area lombarda e piemontese, tra cui la parte nazionale della Torino-Lyon, i collegamenti con i valichi svizzeri e i sistemi di accesso a Malpensa, compresa l’approvazione dei progetti preliminari della AV/AC Treviglio-Verona e del 3° Valico.E’ stato inoltre Preside della Sezione di Milano del CIFI dal 2004 al 2007. Dal gennaio 2007 riveste il ruolo di Amministratore BBT SE (tunnel del Sempione).

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Anche Rivalta neo presidente della commissione: “Il dato della provincia conferma le attese: c'è una parte, fisiologica direi, della popolazione che è contraria alla grandi opere, oppure non crede all'utilità delle ferrovie. Ma la grande maggioranza, siamo oltre i due terzi, ha una posizione ragionevole e matura sui temi della mobilità e dei trasporti”, e la Valle Susa? “Il dato conferma la mia sensazione e contraddice almeno in parte la percezione generale: non è vero che tutti lì sono contrari. Certo dipende anche da dove si abita e dall'impatto che avrebbe l'o-pera nelle diverse zone. Ma non sono dati negativi, nel com-plesso”. E sulla paura per i danni all’ambiente? “è un timore ragionevole. Ed è sul quel punto che si dovrà lavorare, per ca-pire tutti assieme, ancor prima che per convincere”. Il –si- della Valle di Susa71 all'alta velocità, come è emerso dal sondaggio, fa discutere i sindaci della zona e gli enti locali im-pegnati a definire la composizione della commissione. L'orga-nismo, che si insedierà nella seconda settimana di agosto, ini-zierà la discussione partendo dal documento della Comunità Montana della Bassa Val di Susa che contiene i sette punti cri-tici72, in pratica i sette –no-, alla Torino-Lione. Prima del 13 agosto saranno nominati tutti i tecnici a cui è affidato il compito di sciogliere i nodi per la costruzione della linea ferroviaria. Per Paolo Foietta, dirigente della Provincia e responsabile dei Ds per i trasporti, che ha assunto l'incarico di coordinatore della segreteria, lo scopo è “di produrre risultati evitando che la commissione si trasformi in un ring. Se qualcuno vuole lavora-re in modo non corretto lo dica subito ed esca fuori prima. Per questo serve individuare un metodo condiviso per svolgere la missione di indirizzo e controllo”, “Poi è necessario entrare subito nel vivo, stilando un programma, discutendo del docu- 71 Rep. 6-8-05 72 Sono stati esaminati nel volume secondo di questa - Storia del Tav Torino Lione.

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mento dei sindaci sui punti critici della Torino-Lione”. I nodi che si possono riassumere in due capitoli, ambiente e salute, come emerge anche dal sondaggio di Repubblica. Per il 69 per cento degli intervistati il –no- alla linea deriva da problemi le-gati all'impatto che l'opera avrebbe. Risultato che dipende dalle critiche più volte mosse dai sindaci in questi anni di scontro: “I viadotti della Val Cenischia uccide-rebbero il paesaggio, mentre il materiale estratto dalle monta-gne, che contengono rocce amiantifere, trasportato e stoccato in valle, può danneggiare la salute”. In più c'è il problema della tratta tra Borgone e Bussoleno, per i sindaci: “La costruzione di un'altra linea non è sostenibile perché in 800 metri non posso-no passare sette binari, un'autostrada, due statali e un fiume”. Questioni che vanno approfondite, “stilando un programma degli argomenti partendo dal problema rocce amiantifere, su-perando le posizioni ideologiche: i carotaggi sono utili anche per coloro che vogliono difendere la loro salute”. Sulle nomine Regione e Provincia confermano i rispettivi diri-genti ai trasporti, Aldo Manto e Giannicola Marengo. I sindaci della Valle hanno scelto tre membri: Andrea Debernardi, della società Polinomia di Milano, Claudio Scavia e Gianfranco Chiocchia, entrambi professori del Politecnico di Torino. Uno dei due sarà vicepresidente. Conferenza Intergovernativa e Go-verno nomineranno Gaetano Fontana, direttore del ministero ai Trasporti, ed un rappresentante di Ltf. Sul sondaggio di Repubblica73 viene intervista anche Bruno Bottiglieri, del Comitato Transpadana, promotore della linea Torino-Lione: “Il sondaggio non mi sorprende affatto. Lo so che è un'immagine abusata, ma pur sempre vera: chi scende in piazza si vede, chi resta a casa no. Io sono convinto da tempo che in Valsusa la maggioranza degli abitanti sia favorevole al-l'opera”, “Alle ultime elezioni regionali, quando tutti e due i 73 Rep. 6-8-05

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candidati si sono schierati apertamente per la realizzazione della Torino-Lione e non sono stati penalizzati dal voto. C'è di più: la stessa lista No Tav quando si è presentata non ha mai raccolto più dell'8-9 per cento. Qualcosa vorrà pur significa-re”. Timori per un referendum?74 “Certo che no. Però, inten-diamoci: un referendum su un tema del genere dovrebbe essere fatto quantomeno a livello provinciale, se non regionale. Per-ché gli effetti di questo collegamento avranno ricadute su tutta l'area, non solo sulla valle di Susa. Limitare la consultazione da Avigliana a Bardonecchia sarebbe un po' come pretendere che il Comune di Torino leghi la costruzione della metropolita-na a un referendum tra gli abitanti di una zona, che so, piazza Bengasi. Non avrebbe senso”. Che cosa significa questo sì al-l'opera? “Che tra i torinesi c'è la consapevolezza di quanto sia importante. D'altronde basterebbe immaginare cosa sarebbe il Piemonte - e l'area di Torino in particolare - tra 10-15 anni ta-gliato fuori dalla rete di collegamenti europei”, “un'area de-pressa, con tassi di sviluppo inferiori perfino alla media italia-na e l'incapacità di attrarre investimenti. D'altronde quale a-zienda sceglierebbe un'area priva di infrastrutture?”. Anche il Presidente della provincia Saitta75 viene intervistato sul tema: “Voglio ricordare che un anno e mezzo fa abbiamo fatto una campagna elettorale in cui non abbiamo certo nasco-sto che eravamo favorevoli alla linea ad alta velocità. E gli e-lettori della provincia di Torino ci hanno dato la maggioranza al primo turno. Ma i problemi sollevati da chi si oppone al progetto sono problemi che riguardano l'ambiente e la salute e non possono certo essere risolti a colpi di maggioranza”. Come pensa di risolverli? “Con un approccio razionale. Mi pare in-fatti che ultimamente si stiano sommando questioni diverse che 74 Da più parti si ventilava l’idea di fare un referendum consultivo sulla Tav, proposta mai attuata. 75 Rep. 6-8-05

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creano un atteggiamento emotivo. Alcuni giorni fa, durante una riunione sull'alta velocità, mi è stato contestato il caso delle acciaierie Ferrero, la società accusata di produrre diossina. E’ del tutto evidente che si tratta di vicende assolutamente scolle-gate. Dobbiamo imparare a distinguere i problemi per poter trovare le soluzioni. La commissione dei tecnici che verrà isti-tuita sul Tav serve proprio a questo”.

(Antonio Saitta)

La commissione dovrà discutere sulla compatibilità del proget-to o sul modo migliore per realizzarlo? “Questo lo deciderà la commissione, è noto che i vertici delle istituzioni torinesi sono favorevoli all'Alta velocità. Noi pensiamo che si debba trovare il modo migliore per realizzarla tutelando l'ambiente e le per-sone. Per raggiungere questo obiettivo è però necessario che tutti facciano la loro parte. A cominciare dalle Ferrovie che in passato hanno mostrato scarsa sensibilità rispetto ai problemi

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sollevati dalle popolazioni locali. Credo invece che dovremo garantire la soluzione di tutte le questioni che emergeranno nel corso dei lavori della commis-sione”. Quali sono i tempi per risolvere quelle questioni? “I tempi sono stretti perché c'è il rischio di perdere i finanziamen-ti e soprattutto di dar fiato a chi in Europa preferirebbe far transitare il corridoio Est-Ovest a nord delle Alpi. E’ chiaro che questa eventualità avrebbe gravi conseguenze sullo svilup-po del Nord-Ovest italiano. Lo sviluppo non è una benedizione che arriva per miracolo. Lo sviluppo va costruito con progetti e scelte coerenti. Se Torino sarà tagliata fuori dai grandi canali di comunicazione europea questo avrà conseguenze negative sulla vita di milioni di persone, compresi gli abitanti della val di Susa” Come Roosvelt L’altra vicenda –agostana- è l’interessante scambio di note sempre su La Repubblica fra Salvatore Tropea e Luca Mercalli. Che merita qui di esser accennato e successivamente approfon-dito. Salvatore Tropea76 in u suo scritto ricorda come Franklin Delano Roosvelt affrontò la crisi del ’29 che aveva messo in ginocchio gli Stati Uniti realizzando anche una grande opera di bonifica e di produzione di energia lungo il fiume Tennessee che avrebbero rilanciato l'economia. Venne quindi progettato e realizzato un sistema di ventiquattro dighe, con altrettanti laghi e centrali idroelettriche, che non soltanto consentì di produrre energia a basso costo con conseguente sviluppo dell'industria e crescita dell'occupazione, ma anche un rilancio dell'agricoltura e un sensibile miglioramento della navigazione su molti corsi d'acqua fin allora poco praticabili per via del loro regime irre-golare. In appena un paio d'anni, nel 1933, nacque così la Ten-nessee Valley Authority (Tva) con la quale il Tennessee entrò a 76 Rep. 8-8-05

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far parte degli stati industrializzati d'America. Se Roosevelt a-vesse adottato le procedure che si stanno seguendo per il Tav e si fosse mosso con gli stessi tempi quasi certamente avrebbe fatto in tempo a morire dopo i suoi ripetuti mandati senza aver visto le dighe del Tennessee. Gli risponde Luca Mercalli noto climatologo in un articolo su Repubblica del 12 agosto 2005 dal titolo emblematico - La tec-nologia non risolve i danni che crea - che esprimendosi contro la Tav fa riferimento, fra l’altro al rischio di interferenze con il lago artificiale del Moncenisio che potrebbero provocare disa-stri (onda di piena di 5 metri a Torino…).

(Luca Mercalli)

Per la cronaca segnaliamo che la linea ferroviaria in progetto era prevista a diversi chilometri di distanza dal lago del Mon-cenisio che alimenta centrali elettriche sia sul versante francese che italiano (Venaus). Il climatologo non cita, purtroppo, fonti da cui trae le informa-zioni che scrive, da parte nostra ci limitiamo a notare che il pro-getto è stato esaminato da diversi dirigenti e funzionari della pubblica amministrazione che di mestiere valutano gli interven-ti sul territorio e che fanno capo alle diverse direzioni, settori,

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dipartimenti e uffici di regione, provincia, ministero ed anche dei comuni interessati oltre ad organismi come Arpa e profes-sionisti –esterni- del settore. Tutta gente che quando redige pa-reri, autorizzazioni, prescrizioni, aggiornamenti, adeguamenti conformità sottoscrive e risponde civilmente e penalmente di ciò che scrive. Senza parlare di quei –criminali- di progettisti (sia italiani che francesi) che da diversi lustri studiano il proget-ti. Pare che nessuno si sia accorto del rischio per Torino di an-dare sott’acqua. Nonostante ciò il dottor Mercalli, opinion leader, che presumiamo essere tecnico esperto e conoscitore della scienza scrive ciò che ha scritto. E’ bene far presente ai nostri lettori che ciascuno di coloro che hanno progettato, valu-tato, istruito, autorizzato il progetto sono coscienti che le impli-cazioni che ne conseguono sono ben più gravi che sbagliare le previsioni del tempo, e nonostante ciò lo hanno approvato.

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Settembre 2005 Eventi salienti Venerdì 2 - avvio lavori sotto-commissione Rivalta Giovedì 8 - 2a riunione della commissione Rivalta - Incontro a Torino fra Bresso e Jean Jack Queyranne, pre-sidente della regione francese del Rhone-Alpes Lunedì 12 - verifica al Ministero delle Infrastrutture e Tra-sporti Mercoledì 14 riunione commissione Rivalta Venerdì 16 - viene reso noto che sono ripresi i lavori nella discenderia francese di Modane ed aggiudicati quelli di La Praz Lunedì 19 - assemblea dei sindaci Martedì 20 - pre-conferenza servizi Roma Venerdì 23 - assemblea pubblica con i sindaci al Comune di Sant’Ambrogio Sabato 24 - assemblea dei sindaci in piazza Castello che ap-prova documento Lunedì 26 - con nota 1379 del 26-9-05 di Gaetano Fontana del ministero i lavori della Commissione vengono sospesi. I rappresentanti “romani” non partecipano alla Commissio-ne Giovedì 29 - riunione Commissione Rivalta; Alfonso Peco-raro Scanio in valle di Susa

Parte la commissione Rivalta77 Passate le vacanze si torna alla –ciccia- ossia alle iniziative pe-santi e fra queste la riunione della Commissione Rivalta che lu-nedì 29 agosto si riunisce per la prima volta. Ferrentino sempre –tenero- con le Ferrovie così si esprime a proposito del funzio- 77 Sul sito dell’autore il lettore potrà trovare tutti gli atti, i verbali degli in-contri ed i documenti prodotti dalla Commissione.

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namento della Commissione: “Molto dipenderà dal comporta-mento di Rfi e Ltf. Se le Ferrovie non rinunceranno ai loro at-teggiamenti borbonici nei confronti del territorio, difficilmente la commissione tecnica sul Tav potrà andare lontano”78. A set-tembre è prevista la verifica al Ministero delle Infrastrutture dove i sindaci della valle, Regione e Provincia incontreranno i vertici del Ministero e della Cig per una prima valutazione sul-l'efficacia dei lavori. Accanto al coordinatore Rivalta, fanno parte della commissione tecnica chiamata ad esaminare i -sette punti critici-79 sulla Tav anche Pasquale Cialdini per la Cig, Rossella Napolitano per il ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Aldo Manto per la Regione Piemonte, Giannicola Ma-rengo per la Provincia, Carlo Alberto Barbieri per il Comune. Ezio Facchin e Paolo Comastri siederanno al tavolo per Rfi e Ltf, Andrea Debernardi della società Polinomia di Milano e Gianfranco Chiocchia del Politecnico di Torino quali tecnici in rappresentanza dei Comuni. Dai comitati No Tav viene spedita una lettera80 indirizzata al presidente della commissione Rivalta e ai presidenti delle due comunità montane. A loro, il coordinamento contro la nuova linea ferroviaria chiede un monitoraggio permanente dello svol-gimento del lavoro con resoconti in tempo reale nei presidi. In parallelo, indica la necessità di un'immediata verifica sull'avvio dei lavori e la definizione delle regole del gioco cui attenersi. Massima attenzione, insistono ancora i comitati, anche alle no-mine dei membri della commissione. -Confidiamo che sia il presidente a valutarne la portata in termini di credibilità. Se le

78 Rep. 24-8-05 79 E’ la terza volta che vengono esaminati i cosiddetti 7 punti critici: la pri-ma durante l’istruttoria regionale e del Commissione speciale Via al mini-stero dell’ambiente, poi nel supplemento di incontri presso la Regione ed ora in Commissione Rivalta. 80 Rep. 24-8-05; Sul sito dell’autore è riportata la nota.

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nostre preoccupazioni non dovessero essere condivise a livello politico chiediamo ai nostri tecnici di valutare l'ipotesi di fare obiezione di coscienza astenendosi dal partecipare-. Per Antonio Ferrentino i timori dei comitati sono eccessivi: “Le nomine mi sembrano tutte significative. Sulla trasparenza dei lavori e sul coordinamento con le istituzioni nessun dubbio: non sarà un enclave chiuso. Vorrei ricordare che la commis-sione non decide nulla, il suo compito è approfondire i temi in-dicati”. Avrà vita molto travagliata e… breve si tennero infatti solo 15 riunioni fra il 29 agosto 2005 ed il 13 dicembre dello stesso an-no. Fra tutte le commissioni, tavoli ed analoghi strumenti intro-dotti nel tempo fu però quella che si avvicinò di più ad un risul-tato concreto ossia all’avvio dei sondaggi d’intesa con gli enti locali. Non trascurabile nemmeno il fatto che essa (caso… più unico che raro) aveva costi limitati, fu infatti riconosciuto un rimborso al solo presidente Rivalta. La commissione era caratterizzata dalla presenza, a fianco dei tecnici –puri- degli enti partecipanti, di una componente politi-ca più connotat nei rapporti con gli E.L. rispetto al passato, es-sendo governata da due persone Rivalta presidente e Foietta se-gretario che, al di là della conoscenze tecniche, erano inseriti e funzionali al Pd partito di maggioranza nella maggior parte de-gli enti locali. Questo costituiva certo un vantaggio da una parte ma creava una certa diffidenza nei confronti della maggioranza di centro-destra che all’epoca dei fatti era al governo nazionale con il Berlusconi III. Nel merito la Commissione Rivalta affronta tre temi81 indicati nella relazione del Presidente nella riunione del 29 agosto. In primo luogo l'assetto dei trasporti: quali sono i ruoli dei vari va-lichi alpini, quali le misure adottabili per incentivare il trasporto su ferrovia e disincentivare quello su gomma, la definizione 81 Rep. 29-10-05

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dell'area torinese, funzionalità della linea storica che deve esse-re dedicata al trasporto pubblico locale e non a quello merci come indicato inizialmente da Rfi. Secondo argomento la veri-fica della compatibilità del tracciato che sarà anche il tema con il quale si apriranno i lavori della commissione. Priorità sui pro-fili sanitari, con la verifica sulla presenza di amianto, un'even-tualità che porterebbe a un'inevitabile modifica del tracciato. Indispensabile quindi la definizione di un nuovo piano di son-daggi. Terzo punto di discussione gli indennizzi da riconoscere ai residenti e ai proprietari dei terreni agricoli. Obiettivo della commissione giungere in pochi mesi alle conclusioni. Il 2 settembre82 continueranno i lavori con una sottocommis-sione denominata -Smarino e cantieri – materiali pericolosi- che predisporrà il piano dei sondaggi per accertare l'eventuale presenza di amianto. La data successiva con la convocazione dell'assemblea plenaria in data 8 settembre verranno comunicati gli esiti del primo incontro. La commissione al suo termine arrivò ad approvare 5 documen-ti: 1- Cunicolo esplorativo di Venaus - proposte di variazio-ni/integrazioni al progetto; 2- Materiali pericolosi (amianto, uranio e radon): Azioni e Li-nee di intervento; 3- Materiali pericolosi: indagini propedeutiche all'analisi della problematica amianto e all'eventuale presenza di minerali con radioattività naturale. Indirizzi Operativi; 4- Proposte per approfondimenti sul tema dell'impatto acustico; 5- Ubicazione Cantieri e siti di stoccaggio dello smarino; L’attività prevedeva anche di affrontare la questione dei son-daggi laddove faceva riferimento alle indagini propedeutiche all’analisi della problematica amianto e materiali radioattivi nel citato terzo documento. 82 Rep. 29-8-05

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Così nella seduta dell’8 settembre83 approverà un documento in cui fissa i criteri con cui dovrebbero essere svolti questi primi sondaggi, finalizzati in primo luogo alla ricerca dell'eventuale presenza di amianto nelle zone di scavo. Nella successiva riu-nione del 14 sulla base di una relazione dell’ARPA verrà dato il via libera ai carotaggi nella tratta compresa fra la piana di Bru-zolo e la Val Cenischia (progetto della società Lyon Turin Fer-roviaire). Tutti i membri della commissione compresi i rappre-sentanti di Comuni e Comunità montane (erano presenti il prof. Claudio Scavia (titolare del corso di Geotecnica presso il Poli-tecnico di Torino) e Chiocchia, mentre era assente Debernardi), concordano sulla completezza della relazione e sulla insussi-stenza di ostacoli di carattere tecnico alla attuazione della cam-pagna geognostica tramite perforazioni in loco84. Ciò fatto sia il presidente della commissione: Luigi Rivalta che il coordinato-re: Paolo Foietta tengono a ribadire che85: “Non è compito della commissione prendere decisioni, il nostro ruolo prevede l'ap-profondimento dei punti critici e le conseguenti valutazioni". Il 19 settembre si terrà l’assemblea dei sindaci, presenti 40 primi cittadini, a Bussoleno, per valutare il documento approvato in sede di commissione Rivalta, ma non troveranno un accordo ed il documento non verrà approvato. La questione è grave, di fat-to viene smentita l’operato della Commissione e dei tecnici del-la valle, così La Repubblica in un articolo pubblicato il giorno dopo86 a firma di Sara Strippoli e Marco Trabucco ��������� Tre mesi di lavoro che rischiano di andare in fumo. E di far fal-lire anche gli ultimi tentativi di mediazione tra chi, in val Susa,

83 Rep. 9-9-05 84 Nel testo del verbale, riteniamo per un refuso, è scritto di - perforazioni in foro - 85 Rep. 16-9-05 86 Rep. 20-9-05

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continua a dire no alla linea ad alta velocità verso Lione e il -resto del mondo-. Con conseguenze oggi difficilmente immagi-nabili. Ieri mattina infatti i quaranta sindaci valsusini si sono riuniti in assemblea a Bussoleno per dire sì (o no) al documento che la commissione tecnica presieduta da Luigi Rivalta aveva approvato la settimana scorsa. Un documento nel quale si dava il via ai sondaggi geologici necessari sia per valutare i rischi degli scavi (per la presenza di materiali pericolosi come amian-to o uranio) sia per permettere una progettazione più accurata del tracciato. L'assemblea, come sempre molto animata e con posizioni anche radicalmente diverse, non è però riuscita a dare una risposta. “La daremo oggi nella riunione (la preconferenza dei servizi) in programma a Roma al ministero delle Infrastrut-ture. La nostra fiducia nella commissione tecnica è però totale” si limitano a dire i sindaci. Che a Roma saranno presenti con una delegazione ristretta, dodici persone. A dividere è ancora la questione dei carotaggi che per la commissione tecnica potreb-bero, almeno nel tratto internazionale partire da subito o quasi (si parla di metà ottobre). Mentre nel tratto italiano i sondaggi non potrebbero comunque iniziare prima della primavera 2006. E i sindaci oggi chiederanno di rinviare proprio a quel periodo (marzo, aprile prossimi) l'inizio di tutti i sondaggi. Al termine cioè dei lavori della commissione che deve ancora affrontare molti dei problemi posti dai valsusini. Tempi così lunghi sono però ritenuti inaccettabili dal ministero e dalla Cig (la conferen-za intergovernativa). E il rischio che il delicato meccanismo di mediazione costruito con fatica da Provincia e Regione salti è altissimo. Ieri addirittura per qualche ora è girata la voce che lo stesso Rivalta volesse dimettersi. Non era vera ma è un esempio del clima di tensione che si sta creando. Come lo è la telefona-ta, «intercettata” per caso da alcuni giornalisti, in cui la presi-dente Mercedes Bresso, ha affermato: “Sia chiaro che non can-dideremo esponenti della maggioranza che non accettino l'ac-

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cordo sulla Tav”. Affermazione che conferma peraltro una voce che circolava da giorni: e cioè che l'intero centrosinistra (Ri-fondazione compresa) sia d'accordo in questo senso. Il riferi-mento è ovviamente ad Antonio Ferrentino (Ds) presidente del-la Comunità montana Bassa Valle Susa e Sandro Plano (Mar-gherita), sindaco di Susa, considerati oggi i due più probabili candidati per il centrosinistra nel collegio camerale valsusino. Stefano Esposito capogruppo Ds in Provincia e tra i principali registi della mediazione, però raffredda la polemica: “Delle candidature parleremo più avanti. Sono un altro problema. E continuo a pensare che i sindaci della valle non vogliano far ca-dere nel vuoto il lavoro della commissione Rivalta”. Raffredda la polemica anche Bresso: “Sono soddisfatta e speranzosa. No-nostante le difficoltà iniziali e i problemi che comunque resta-no, la commissione è l'esempio che quando ci si siede e ci si confronta, qualche risultato viene raggiunto. Questo è un fatto positivo, proprio a tutela delle popolazioni interessate. Mi au-guro che arrivi il sì anche dei sindaci valsusini: si tratterebbe di un importante passo avanti nella direzione del dialogo costrut-tivo che ha il preciso obiettivo di risolvere i problemi”.

��������� Dopo la citata assemblea dei sindaci della valle è fissata la pre-conferenza dei servizi presieduta dall’Arch. Fontana e prevista al ministero il 20 settembre. Con quelle premesse inevitabilmente anche a Roma all’incontro in pre-conferenza la riunione si conclude con un nulla di fatto. Le posizioni restano distanti: da un lato i sindaci della val Susa che ripetono il loro –ni- all'inizio dei sondaggi geologici e dal-l'altro il ministero delle Infrastrutture che quei sondaggi vor-rebbe iniziassero al più presto. A poco servono i due documenti che fissano il cronoprogramma dei lavori della commissione tecnica e stabiliscono la necessità di quegli stessi sondaggi in primo luogo per la tutela della salute dei cittadini della valle se

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non si trova l’accordo sull’inizio dei sondaggi. A poco serve che tutti concordino nel riconoscere l'assoluta validità del lavo-ro che la commissione tecnica presieduta da Luigi Rivalta, as-sente all'incontro romano perché trattenuto a Torino da un lieve malessere, se alla fine il nodo più importante, quello dei son-daggi appunto, non viene risolto. Tutto verrà rimandato al 12 ottobre, quando viene fissata una nuova riunione di pre-conferenza a Roma. Due le posizioni in campo, come si è detto: il ministero delle Infrastrutture che chiedeva l'inizio dei sondaggi, almeno nella parte internazionale, entro la metà di ottobre. Dall'altra i sindaci valsusini che chiedevano un ulteriore rinvio, fino a fine novem-bre se non addirittura a primavera. Mauro Carena il leghista presidente della Comunità Alta valle di Susa si esprime dicen-do87: “Spero che il problema dei sondaggi non vanifichi l'im-portante lavoro che sta facendo la commissione. Noi però come sindaci non abbiamo alcun mandato per dire sì ai sondaggi senza prima aver consultato i cittadini”. Proprio per questo per consentire ai sindaci di spiegarsi con i loro elettori, alla fine è stato proprio Gaetano Fontana, direttore del ministero, presi-dente della pre-conferenza a fare un passo indietro e a dire sì a una nuova dilazione, fino a metà ottobre. Per Borioli l’incontro non è negativo: “Il mio giudizio sull'incontro non è negativo. Il riconoscimento del lavoro della commissione tecnica è stato unanime. Tutti hanno convenuto che i sondaggi geologici sono necessari, non solo per una progettazione più attenta, ma so-prattutto per valutare gli eventuali rischi per la salute, e questo punto fino a poco tempo fa non era affatto scontato. Sulle date si è deciso di lasciare ai sindaci un arco temporale sufficiente per spiegare ai loro cittadini la posizione che hanno assunto. è chiaro che si dovrà partire con sufficiente rapidità. Lo slitta-mento dei sondaggi alla prossima primavera è comunque e- 87 Rep. 21-9-05

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scluso. Non sono state fissate date per l'avvio dei lavori, ma po-trebbe trattarsi al massimo di qualche settimana”. Buono anche il giudizio di Sergio Vallero (Prc), presidente del Consiglio provinciale e tra coloro che hanno più contribuito a far nascere la commissione tecnica: “Il fatto che oggi non ci sia stata rottu-ra è positivo. Così come lo è il riconoscimento del lavoro della commissione che continuerà a operare per valutare le questioni aperte proprio dalla valle. Il governo ha avuto un atteggiamen-to ragionevole riconoscendo ai sindaci la necessità di più tem-po per convincere i cittadini sulla questione sondaggi: che an-che noi, che come Rifondazione siamo e restiamo contrari alla Tav, riteniamo fondamentali perché permettono di rilevare la presenza di materiali pericolosi e quindi renderanno meno conveniente realizzare l'opera”

(Sergio Vallero)

Ma il 24 settembre88 si tiene, per protesta in piazza Castello a Torino, l’ennesima assemblea dei sindaci della valle che si chiude con l'approvazione all'unanimità di un documento nel quale si chiede al ministero di rinviare i sondaggi. Ecco il testo approvato e poi inviato a Lunardi: ��������� Documento della Conferenza dei Sindaci del 24/09/2005 88 Rep. 25-9-05

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La Preconferenza dei servizi del 20.09.2005 approva i lavori fin qui condotti dalla Commissione Tecnica e le determinazioni da essa assunte, comprendenti il programma complessivo dei lavo-ri e la programmazione delle indagini necessarie a valutare la presenza di rischi per la salute dei cittadini, su tutta la linea. Tali attività comprendono la realizzazione di un modello geo-logico nella tratta nazionale che individui i siti dove sussiste la probabilità di presenza di materiali amiantiferi. Il Ministero ha segnalato che i tempi tecnici necessari all’avvio dei primi tre sondaggi individuati dalla Commissione Tecnica consentireb-bero un inizio intorno alla metà di ottobre. Nelle prossime set-timane la Commissione Tecnica dovrà sviluppare un’intensa attività, affrontando l’esame di diverse questioni nodali, secon-do il calendario delle riunioni finora approvato dalla Preconfe-renza dei servizi. I Sindaci comunicano e confermano di assu-mersi l’impegno di prospettare alle Comunità Locali, entro il mese di ottobre, i contenuti dei lavori della Commissione Tec-nica e di raccogliere osservazioni e proposte da illustrare in una nuova riunione della Preconferenza alla fine di ottobre, nella quale il Ministero e gli Amministratori potranno essere aggior-nati sull’attività nel frattempo svolta dalla Commissione Tecni-ca. I Sindaci chiedono al Ministero di dare disposizioni affinché la decisione sull'inizio dei lavori per i sondaggi sia successiva alla prossima Preconferenza.

��������� Nei fatti si chiede quindi un’altra proroga che finirebbe per spostare l’avvio dei sondaggi a Novembre se non oltre. Ciò no-nostante tutti sono ottimisti, dall'assessore regionale ai trasporti Daniele Borioli89: “Il voto all'unanimità dei sindaci della valle lascia ben sperare sul futuro del lavoro della commissione tec-nica”.

89 Rep. 25-9-05

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Il capogruppo Ds Stefano Esposito: “Va dato atto a tutti i sin-daci di essere stati coerenti e corretti sul piano politico”, ”in particolare deve essere riconosciuto il contributo fondamentale del presidente della comunità montana bassa valle Antonio Ferrentino”. Valutazione condivisa anche dal presidente del Consiglio pro-vinciale Sergio Vallero ed anche dalla Margherita, che con il vicecapogruppo in Provincia Claudio Lubatti loda l'accordo giudicandolo un importante passo avanti: “Il lavoro articolato della commissione dimostrerà che il vero obiettivo che ha por-tato alla nomina della commissione era affrontare l'insieme dei punti critici”. Un plauso anche per l'opera di mediazione di tut-ta la Provincia e in particolare del suo assessore ai trasporti Franco Campia. Di diverso avviso il ministro Pietro Lunardi90 che invece chiede la sospensione della commissione tecnica in quanto “Non è sta-ta definita la data dei sondaggi”. Il tema dei sondaggi, non quelli di Borgone e Venaus che ave-vano mobilitato amministratori della valle e No Tav nei presidi di luglio, ma quelli sulla tratta internazionale di Ltf finalizzati ad accertare la presenza di amianto e di materiali radioattivi si conferma ancora il nodo principale della vicenda Tav. Venerdì 23 settembre il giorno prima dell’assemblea in piazza Castello, durante l'incontro dei sindaci che si è tenuto a San-t'Ambrogio, sono stati distribuiti volantini che attribuiscono ai sondaggi l'unico scopo di dividere il fronte della popolazione anti-alta velocità: “Se anche sotto il Musinè ci fosse la nutella, i sondaggi non li vogliamo” si scriveva. I rappresentanti del Governo lasciano la Commissione Così, con nota del 26 settembre 2005, prot. 1379, l’arch. Gaet-no Fontana, comunicava al Coordinatore della Commissione 90 Rep. 28-9-05

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Tecnica Ministeriale, arch. Luigi Rivalta (e, per conoscenza, al Presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso e al Pre-sidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta), che l'attività della Commissione veniva sospesa poiché la -riunione della Pre-conferenza dei servizi del 20 settembre si è chiusa senza l'approvazione di alcuna decisione-, non dando alcuna spiega-zione delle ragioni per cui ciò è avvenuto.

(Gaetano Fontana)

E’, o dovrebbe essere, la rottura del dialogo fra Ministe-ro/Governo ed enti locali. Ancora una volta si attivano i mediatori di Provincia e Regione per chiedere a Roma di accogliere le richieste degli enti locali. Intanto entrambe riconfermano la fiducia alla Commissione Ri-valta che continuerà a svolgere il suo ruolo tecnico, così il 29 settembre si svolge comunque la riunione della Commissione Tecnica Ministeriale, poiché già convocata fin dal 14 settem-bre, la quale, preso atto della sospensione da parte del Ministe-ro, ha sospeso i lavori, presenti 5 membri effettivi in rappresen-tanza di Comune di Torino, Comuni e comunità Montane della valle di Susa, Regione, provincia oltre ad Arpa assenti gli altri. Di seguito, la riunione riprenderà per autonoma decisione dei presenti nella forma di -gruppo tecnico-, in quanto è stata da tutti dichiarata la propria disponibilità a proseguire l'attività nel-la funzione di supporto tecnico alla Regione, alla Provincia e agli Enti Locali, conformemente alle richieste scritte pervenute della Comunità Montana, della Città di Torino, della Provincia

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di Torino e della Regione Piemonte a firma rispettivamente del Presidente Ferrentino, degli Assessori Sestero, Campia e Borio-li, i quali, pur auspicando un rapido superamento della –sospensiva-, avevano dato mandato ai propri componenti ed al Coordinatore della Commissione di proseguire nel lavoro, se-condo il programma concordato e approvato nella riunione del-l'8 settembre 2005, in funzione di supporto tecnico.

(Franco Campia)

La Regione Piemonte formalizzerà91, la costituzione di una Commissione Tecnica Regionale per la valutazione delle criti-cità che il progetto e la sua realizzazione fanno emergere, in funzione anche delle considerazioni da apportare nelle Pre-conferenza e Conferenza di Servizi. Nella nuova veste la Commissione Rivalta ora Commissione Tecnica Regionale, risulterà così formalmente costituita dagli esperti già designati dai Comuni e Comunità Montane interes-sate, dalla Città di Torino, dalla Provincia di Torino, dalla Re-gione Piemonte (come in precedenza elencati), resta sempre e 91 DGR 69-1011 del 3/10/2005

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comunque aperta alle partecipazioni di Rfi Spa, di Ltf, della Commissione Inter-Governativa e del Ministero delle Infra-strutture e dei Trasporti. Così come resta confermata la possibi-lità di utilizzare la struttura tecnica degli Enti strumentali regio-nali, in particolare di Arpa Piemonte, Csi-Piemonte e Ipla, per rispondere più tempestivamente e proficuamente alle contin-genze afferenti l'infrastruttura strategica. Il presidente Luigi Rivalta critica il governo92: “è solo un pre-testo, non siamo una commissione-paravento. Io comunque per ora vado avanti.” La lettera del ministero costringerà i due assessori ai Trasporti Daniele Borioli e Franco Campia a cercare un compromesso che eviti una frattura, a questo punto insanabile, e l'avvio forza-to dei sondaggi entro il 15 ottobre, come richiesto sin dal 20 settembre da Ltf. L'ennesimo sforzo di mediazione porterà alla stesura di una lettera inviata il 27 settembre al ministro Pietro Lunardi, nella quale si chiede la convocazione a Roma della commissione tecnica a metà ottobre, una data certa di avvio dei sondaggi entro la fine del mese e il proseguimento dei lavori della commissione. Nello stesso giorno Borioli si lamenta93: “Sono sinceramente contrariato per la mancata risposta del governo alla nostra precisa richiesta per cercare una via d'u-scita sulla situazione che si è venuta a creare nelle ultime ore. Sarebbe davvero un peccato buttare via il buon lavoro fatto sin qui con senso di responsabilità da parte di tutti. Ci auguriamo che su questa proposta di oggi il governo ci faccia avere una risposta al più presto”. Aggiunge Campia: “Una sorpresa dav-vero imprevista che interrompe un lavoro che ritengo avrebbe comunque portato una questione che si trascina da troppo tem-po a uno sbocco concreto”. Per Lunardi e i vertici del ministero la situazione era giudicata ormai insostenibile, attraverso diri- 92 Rep. 28-9-05 93 Rep. 28-9-05

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genti ministeriali fa sapere che: “Il primo atto della commissio-ne tecnica era stato l'approvazione dell'avvio formale ai tre sondaggi del tracciato Ltf. Nell'incontro del 20 settembre si era parlato del 15 ottobre. Così non è. Si chiede invece l'ennesimo rinvio. Le pressioni dell'Unione europea si stanno intensifican-do ogni giorno che passa e ulteriori ritardi non sono accettabi-li”. Soltanto se il termine del 15 ottobre per l'avvio dei sondaggi sarà accolto, lascia intendere il ministero, il percorso di dialogo potrà essere rimesso in moto. Quanto all'inopportunità della ri-chiesta di sospensione, in un momento in cui i sindaci della val-le stavano svolgendo un importante ruolo di mediazione per in-formare i cittadini del contenuto dell'accordo, il responsabile del ministero Gaetano Fontana, che ha firmato la lettera, ribadi-sce che in assenza di un via libera immediato ai sondaggi “an-che la funzione della commissione viene a mancare”. La capogruppo provinciale di Rifondazione Gianna Tangolo, il capogruppo dei Ds Stefano Esposito e il responsabile enti locali della federazione di Rifondazione Sergio Vallero dicono di es-sere soddisfatti per l'iniziativa di Provincia e Regione94: “Il do-cumento firmato dai sindaci è la testimonianza del grande sfor-zo politico che in quella realtà gli amministratori stanno pro-ducendo attraverso il dialogo con la popolazione della valle. A questo punto l'eventuale rottura sarebbe di esclusiva responsa-bilità del ministero”. Parole dure da parte di Antonio Ferrenti-no, il presidente della comunità montana Bassa valle: “Se si conferma la volontà del governo di rompere, non posso che ri-tenerlo un atto di protervia assoluto. Non ci si rende conto che il processo di democrazia necessita di passaggi che non posso-no essere saltati. Comunque valuteremo la proposta di Regione e Provincia che ringraziamo per l’iniziativa di mediazione”. Al presidente della commissione tecnica Luigi Rivalta, Borioli e Campia chiedono di andare avanti: “Speriamo con la presenza 94 Rep. 28-9-05

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dei rappresentanti del governo ma comunque la serietà con cui è stato affrontato il compito non deve venir meno neppure in caso di rottura”. Anche la Bresso critica il governo per le posizioni assunte95 “Faremo il possibile perché l’opera di mediazione portata a-vanti finora non sia vanificata. Ci muoveremo ancora perché la commissione tecnica possa essere reintegrata dei rappresen-tanti del ministero. Certo è che il governo ha deciso di soffiare sul fuoco proprio quando il lavoro della commissione stava dando i suoi frutti”. Nei fatti la moratoria di tre mesi che aveva richiesto è di fatto è scaduta. “Non mi sembra che questa inizia-tiva si possa considerare un atto di lungimiranza politica. Un atto unilaterale che non aiuta affatto la situazione complessi-va”. Il ministero sostiene che in valle si sia tirata troppo la cor-da. Continui rinvii, in un gioco di rimandi che sembrava non avere mai fine. Quasi l'auspicio fosse di arrivare allo scontro. “Senza dubbio anche in valle qualcuno ha continuato a soffiare sul fuoco. Inu-tile negarlo”. E del ruolo assunto dagli amministratori locali cosa ne pensa la presidente? “In alcuni casi hanno contribuito a colorare il problema. Si sapeva che si volevano le date dei son-daggi. Con le richieste successive la soluzione si è allontanata. Però Rivalta aveva lavorato bene e si trattava soltanto di pa-zientare qualche giorno ancora. Era in programma una riunio-ne fra pochi giorni a Roma nella quale si potevano affrontare i problemi, che ci sono ma che non sono insormontabili. E vorrei ricordare al ministero che il compito della commissio-ne non si limitava a dare il via ai sondaggi ma doveva trattare argomenti molto più ampi”. Di fronte alla richiesta di Rivalta che la commissione tecnica vada avanti: “Abbiamo tutte le intenzioni di far proseguire i la-vori della commissione. I risultati del lavoro svolto sono molto 95 Rep. 29-9-05

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apprezzati. Sarebbe assurdo non sfruttare l'occasione per sgomberare il campo da tanti dubbi”.

(Mercedes Bresso)

Sulla situazione in valle quali previsioni? “Non ho certo la bac-chetta magica. Non posso fare previsioni. Certo la situazione torna ad essere quella di giugno-luglio. Confido però nella possibilità che si possa trovare un terreno comune dove la me-diazione sia ancora possibile”. In questa situazione non certo facile ricompare Alfonso Pecoraro Scanio che il 29 settembre sale in valle di Susa al presidio di Borgone e alla Sacra di San Michele96 per la cerimonia di mediatica devozione con gli ap-plausi del popolo No Tav. Una duplice missione, quella del leader dei Verdi: lanciare la sua candidatura alle primarie dell’Unione e urlare il suo grido anti-Tav. “Quest'opera è una truffa, 10/15 miliardi di euro in un Paese costretto a tagliare fondi ovunque per sventrare una valle e costruire un'opera inutile e dannosa. Gli stessi sondaggi sono una truffa, visto che coincidono di fatto con l'inizio dei la-vori”. Da un lato l'arringa contro il ministro Lunardi: “La que-

96 Rep. 30-9-05

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stione dei fondi europei perduti è una menzogna, visto che esi-ste una possibilità di proroga”. Dall'altro la sferzata all'Unione: “Lo devono pur capire i miei compagni del centrosinistra”.

(Alfonso Pecoraro Scanio)

E se Mercedes Bresso dice che non candiderà gli uomini No Tav, “allora lo faremo noi”: è la sua ultima provocazione prima di salire in macchina per il rito lampo alla Sacra. Gran parata di partito, al presidio di Borgone: Grazia Francescato, la senatrice Anna Donati, la parlamentare Laura Cima, per la Provincia Gianna De Masi. La promessa è di essere tutti presenti giovedì 6 ottobre, giorno della presa di possesso del terreno del sito di Venaus. Con un occhio anche alla tutela legale dei dissidenti della valle. Ad assumere il mandato sarà il senatore Gianpaolo Zancan: “L'uso della violenza contro i diritti dei cittadini è sempre sbagliato e non ha mai prodotto risultati positivi”. E mentre in valle sono state recapitate le altre lettere che an-nunciano la partenza dei sondaggi il 17 ottobre a Mompantero, i contrari alla Tav si stanno mobilitando. L'appuntamento è fissa-

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to già per la notte di mercoledì 5 ottobre, dice Alberto Perino97: “Credo che tenteranno di bloccare la val Cenischia, ma noi co-nosciamo ogni segreto di questa valle. Sbucheremo dai fiumi e dai boschi se sarà necessario.

(Alberto Perino)

E si ricordino che per le Olimpiadi devono passare di qui”. I sindaci ci saranno, con fascia e gonfalone. Simona Pognant, primo cittadino di Borgone, dice di essere amareggiata: “Pur-troppo la politica ha fallito, ma di sicuro non per colpa nostra, è stato fatto il possibile. Oggi però siamo più uniti di prima, siamo dalla stessa parte”. Il movimento No Tav è convocato lunedì 3 ottobre a Bussoleno per l'incontro che riunirà amministratori della valle e rappresen-tanti delle istituzioni e della commissione tecnica che il 29 set-tembre si è riunita secondo calendario per discutere le novità ma in assenza dei rappresentanti di governo, Cig, Ltf e Rfi. Pa-olo Foietta dichiara che “Ltf e Rfi avevano annunciato la loro

97 Rep. 30-9-05

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presenza ma sono stati bloccati dal ministero”. Dure critiche all'intervento di Pecoraro Scanio da parte di Ste-fano Esposito e Claudio Lubatti rispettivamente per i Ds e Margherita: “Dichiarazioni irresponsabili. Il programma che ha portato all'elezione di Saitta presentava l'unità strategica della Tav nel suo complesso. Le parole del loro leader dovreb-bero convincere i rappresentanti del partito in Provincia che il loro segretario non è linea con quel programma. In questo modo non si fa altro che favorire chi ha ostacolato qualsiasi momento di confronto”.

(Simona Pognant)

Da Luca Robotti dei Comunisti italiani una lettera aperta per esprimere la solidarietà alla lotta delle comunità locali e chiede-re un'assemblea pubblica. Ugo Martinat,98 viceministro alle Infrastrutture, spiega la posi- 98 Stampa 29-9-05

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zione del Governo: “In questi mesi il Governo ha aspettato pa-zientemente i risultati del Comitato tecnico. Di fronte alle pres-sioni dell'Ue e al rischio di perdere i finanziamenti comunitari non era più possibile assistere, senza agire, alla melina messa in atto dai sindaci”.

(Ugo Martinat)

Ed ancora: “in queste settimane gli amministratori locali hanno messo in atto una sceneggiata con l'obiettivo di far rinviare l'i-nizio dei sondaggi esplorativi alla prossima primavera” con-clusioni: “Se il problema è la verifica dei rischi per la salute dei cittadini allora le popolazioni locali dovrebbero essere ar-rabbiate perché i sondaggi non sono ancora partiti. E' evidente che anche questa è una scusa per coprire la loro assoluta osti-lità alla linea veloce Torino-Lione”.

������Intanto i francesi… scavano99. Sul versante francese sono ri-

99 Rep. 16-9-05

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presi a Modane i lavori della discenderia. La comunicazione è arrivata da Ltf, che ha anche annunciato l'aggiudicazione dei lavori per la discenderia di La Praz, nella Maurienne. Lo scavo si era interrotto nel 2004 per un contenzioso economico con la società che lo realizzava. Il costo complessivo dei lavori è di 52,7 milioni di euro. La Torino-Lione è stata anche uno degli argomenti centrali nell’incontro100 dell’8 settembre, tra Mercedes Bresso e il suo collega Jean Jack Queyranne, presidente della regione francese del Rhone-Alpes. I due hanno confermato l'impegno per la rea-lizzazione della linea e l'intenzione di fare azione comune sui rispettivi governi nazionali e sull'Ue per la realizzazione dell'o-pera. Bresso spera ancora in un prossimo avvio dei lavori: “Ac-coglieremo insieme la coordinatrice europea del progetto Lo-yola de Palacio per una visita ai cantieri, in modo da arrivare in tempi brevi all’avvio concreto dei lavori”. Qualche perplessi-tà sul piano finanziario per la costruzione dell'opera è stata però espressa da Queyranne: “Bisogna che i due governi mettano sul tavolo le cifre necessarie. Al momento i circa 550 milioni di eu-ro stanziati, coprono fino al 2009 e riguardano solo la fase progettuale. In particolare, in Francia c'è qualche incertezza dopo che il governo ha deciso di privatizzare le autostrade dai cui proventi dovevano venire i fondi per le grandi opere. Il primo ministro Villepin ha rassicurato sul fatto che i soldi per la Torino-Lione ci saranno, ma non c'è nulla di concreto”. Bresso e Queyranne si sono trovati d'accordo anche sul no alla seconda canna per il traforo autostradale del Frejus. In questo clima si chiude il mese di settembre 2005.

100 Rep. 9-9-05

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Ottobre 2005 Eventi salienti lunedì 3 – assemblea con commissione tecnica e rappresen-tanti delle istituzioni a Bussoleno mercoledì 5 comunicazione del Governo del rinvio dei son-daggi giovedì 6 - data prevista di inizio sondaggi; assemblea dei sindaci mercoledì 12 - riunione Commissione Rivalta lunedì 17 – assemblea dei sindaci martedì 18 - riunione Commissione Rivalta: i rappresentan-ti della valle di Susa escono dalla Commissione giovedì 20 - riunione Commissione Rivalta venerdì 21 - incontro a Roma martedì 25 - riunione Commissione Rivalta mercoledì 26 - riunione Commissione Rivalta venerdì 28 - riunione comitato istituzionale (sindaci e mo-vimenti valsusini) lunedì 31 - primi incidenti e presidio da parte delle forze dell’ordine del sito del Seghino a Mompantero

Ottobre inizia con una lettera di Daniele Borioli assessore re-gionale ai trasporti su Repubblica del 4 ottobre che scrive: ��������� In questo difficile momento nei rapporti tra Governo e enti lo-cali coloro che ricoprono incarichi di rilievo, di natura istitu-zionale e politica, dovrebbero per primi dare prova di equilibrio e moderazione nei toni. Se la questione della Torino-Lione, e dei sondaggi previsti per il progetto definitivo, si trasformeran-no in una questione di ordine pubblico sarà una sconfitta per tutti. Considero perciò un errore la scelta del governo di non accettare l'ultima ragionevole proposta di mediazione avanzata

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da Regione e Provincia: si trattava in fondo di posticipare a fine ottobre (e cioè di 15 giorni) l'avvio di quei sondaggi che la stes-sa Commissione Tecnica ha giudicato prioritari per la tutela della salute dei cittadini. Addirittura provocatoria mi è parsa poi l'esibizione di muscoli da parte del viceministro Martinat. una sfida, quella innescata da Martinat, che rischia solo di get-tare ulteriore benzina sul fuoco. Ben altro dovrebbe essere l'at-teggiamento di chi, ricoprendo alte cariche istituzionali, pur in coerenza con le decisioni del governo che rappresenta, dovreb-be ricercare un rapporto di confronto non ostile con il territorio. Allo stesso modo devo però dire che considero sbagliato l'in-tervento di Pecoraro Scanio in Valsusa, per tre aspetti, di merito e di metodo. Il primo punto di merito riguarda il giudizio liqui-datorio con cui ha bollato un'opera che gran parte delle forze politiche e sociali del Piemonte, e della vicina Rhône Alpes (verdi in testa), reputano invece decisiva sia per le prospettive di sviluppo, sia per il riequilibrio modale-ambientale nel tra-sporto delle merci, a favore di quello su ferro. Il secondo punto, di merito e di metodo, riguarda il fatto che, come Pecoraro Sca-nio dovrebbe sapere, la realizzazione della Torino-Lione sarà parte integrante e sostanziale del programma di governo dell'U-nione di cui anche il suo partito farà parte e che insieme ci au-guriamo reggerà il Paese a partire dalla prossima primavera. Ciò fatto salvo, naturalmente, il caso in cui non sia proprio lui ad affermarsi come leader della coalizione nelle prossime pri-marie. In realtà, come il faticoso lavoro di tessitura e mediazio-ne intrapreso da Regione e Provincia dimostra, le cose sono spesso più complesse dei giudizi trancianti che si possono dare da lontano. E vengo al terzo punto, che è essenzialmente di me-todo: nel giudicare inutili e superflui i sondaggi, Pecoraro Sca-nio ha liquidato, forse senza rendersi conto, il lavoro della Commissione, in cui sedevano anche i rappresentati degli enti locali, che ha giudicato fondamentali i sondaggi pur senza spe-

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cificare la data di inizio. Saltati tutti questi passaggi, frutto di un lavoro di mesi, il suo intervento rischia di apparire soprattut-to una scaltra, ma ben poco comprensibile operazione rivolta soprattutto al risultato delle primarie. Da un leader nazionale come Pecoraro Scanio, avremmo forse avuto bisogno di più at-tenzione e supporto nel momento in cui si trattava di costruire un rapporto di confronto con il governo: attenzione e supporto che ci risulta non ci siano stati.

��������� Parte quindi quello che dovrebbe essere l'ultimo101 appello, e-stremo tentativo a poche ore dall'avvio del cantiere di Venaus insieme ad un'accusa al Ministero per una rottura che da sinistra viene vista come una -mossa elettorale- orchestrata da Ugo Martinat. L'Unione si mobilita per chiedere alla presidente della Regione Mercedes Bresso, al presidente della Provincia Anto-nio Saitta e al sindaco di Torino Sergio Chiamparino di fermare l'inizio del cantiere in programma il 6 ottobre mattina, far ripar-tire la commissione tecnica presieduta da Luigi Rivalta, ripren-dere il dialogo con i sindaci e gli abitanti del territorio. La pro-posta, spiega il promotore dell'iniziativa Stefano Esposito a nome dell'ampia rappresentanza di capigruppo di Margherita, Pdci, Italia dei Valori, Udeur, Sdi di Provincia, Regione e Co-mune, è pianificare la partenza dei sondaggi Ltf approvati dalla commissione tecnica nel periodo compreso fra lunedì 31 otto-bre e mercoledì 2 novembre. Con un intervento -personalizzato- di Rifondazione, che con Gianni Favaro che il 14 ottobre era in valle con l'eurodeputato Vittorio Agnoletto che ha ribadito, leg-ge alla mano, il falso dei perduti finanziamenti. Favaro ha di-chiarato l'opposizione all'alta velocità ma anche l'appoggio alle iniziative delle istituzioni piemontesi102 “per fermare la prepo-tenza del governo nazionale e riportare il dialogo fra istituzioni 101 Rep. 5-10-05 102 Rep. 5-10-05

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e movimenti”. Assenti i Verdi, in posizione critica dopo le di-chiarazioni decisamente No Tav del leader nazionale Pecoraro Scanio. I capigruppo del partito hanno diffuso un comunicato in cui dicono di condividere “l'iniziativa dell'Unione affinché non vengano iniziate in modo forzato le attività in val di Susa”. Su tutta la vicenda occorre però “dare le risposte che i Verdi da tempo sollecitano”, firmano Enrico Moriconi, Vincenzo Galati e Giovanni Nigro. Chiamparino, Saitta e Bresso103, il 5 ottobre invieranno una let-tera a Silvio Berlusconi e a Lunardi in cui, fra l’altro, scrivono che: “raccogliendo l'appello dei capigruppo dei tre enti da noi presieduti preoccupati dalla forzatura nell'avvio dei sondaggi esplorativi in Valle di Susa e dalle tensioni che da essa possono scaturire, conseguenti anche all'inopinata decisione di sospen-dere le attività della commissione tecnica presieduta da Luigi Rivalta, chiediamo al governo di aderire ad una proposta di mediazione che sarebbe accettabile anche da parte dei sindaci dei comuni interessati dall'opera affinché si avviino i primi sondaggi il 31 ottobre”, sollecitano anche la ripresa dell'attività della commissione Rivalta, “con la partecipazione dei rappre-sentanti del governo, di Ltf e Rfi. La commissione, nella prima riunione, deve affrontare la questione del tunnel di Venaus, fi-nora mai valutata in modo che essa possa essere valutata nel-l'ambito della prossima pre-conferenza dei servizi a Roma”.

����� E in valle di Susa che si dice? Tutte queste vicende creano un notevole fermento, da una parte le forze dell’ordine e dall’altra i No Tav. I primi impegnati a sviluppare un lavoro di intelligence non facile che consiste nel seguire con attenzione e discrezione ciò che accade in valle. Non è facile capire come si muovono e quali intenzioni abbiano le diverse anime No Tav, dai sindaci con gli amministratori, al variegato mondo movi- 103 Rep. 6-10-05

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mentista che spazia dagli autonomi, squatter, antagonisti, con possibili presenze di anarco-insurrezionalisti alle associazioni ambientaliste, pacifiste e Non violente. Un funzionario Digos comunica al questore Rodolfo Poli in una telefonata104: “Signor questore mi dispiace, non siamo in grado di dire con certezza quello che succederà. Abbiamo segnali discordanti, la situazio-ne è in continua evoluzione”. Questo per dire che mai come in questo caso è difficile prevedere uno scenario. Poi vi sono gli agenti in divisa pronti a intervenire nel caso si impedisse l’avvio dei sondaggi. Si parla di 200 agenti ma saranno molti di più 300 per tre turni, in tutto 900 agenti impegnati. Nessuno si nasconde la difficoltà di un intervento delle forze dell’ordine nella Valle delle Olimpiadi. E i No Tav? si preparano all’occupazione dei terreni dei sondaggi, dietro una apparente immagine di leggerezza in cui si parla di pentole e scolapasta a mo’ di elmetto, con coperchi per fare grancassa, si organizza una resistenza che tutti vorrebbero passiva, pacifica e Non vio-lenta. La mobilitazione va dal proselitismo ai mercati sino alla definizione scrupolosa delle modalità di gestione della manife-stazione che prevede la presenza di sindaci con tanto di fascia tricolore e gonfaloni, seguiti da assessori e consiglieri, politici No Tav provenienti dalle diverse istituzioni sovraordinate sino agli eurodeputati. Cosa succederà a Venaus? dice un importante funzionario della questura. “Non possiamo certo manganellare famiglie, deputati e gente che oppone resistenza passiva”. Così finirà, come è sempre stato sino ad allora: con un nulla di fatto. Un muro umano105. Nei giorni successivi, venerdì 7 ottobre, sa-bato 8 ed a seguire, sarà la valle a dover dimostrare quanto ra-dicato sia il movimento. Ogni defezione potrebbe costare cara in termini di credibilità: studenti in ampia delegazione, pensio- 104 Rep. 5-10-05 105 Rep. 5-10-05

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nati, cinque o sei consigli di fabbrica della Fiom provinciale. I sindaci di valle e Gronda nord ci saranno. Tutti con fascia e gonfalone “istituzioni che più istituzioni non si può”. Sulle bol-lenti chat lines No Tav, in quei giorni se ne leggono di tutti i colori. C'è chi parla di arrivi imprevisti dai boschi, chi promette vendette in epoca olimpiche, chi non si spaventa neppure da-vanti all'ipotesi di un guado nel fiume. Se tutti saranno ragione-voli, è la sintesi del movimento, sarà soltanto un grande muro umano. Lungo alcune migliaia di persone secondo le previsioni sia delle istituzioni locali, sia dei leader del comitato. Se invece a qualcuno dovesse venire in mente di chiudere la val Cenischia per impedire l'accesso ai manifestanti, racconta uno dei No Tav più accesi, Alberto Perino, allora si attendano contromosse a sorpresa. Senza limiti ad azioni avventurose: boschi e torrenti non hanno segreti per chi la valle la conosce palmo a palmo: “A Torino hanno bloccato Porta Nuova, noi abbiamo molte picco-le stazioni da occupare nel caso in cui fosse davvero necessa-rio”, dicono gli organizzatori del movimento. Tramontata inve-ce l'idea di accamparsi già dalla notte in attesa del nemico, la convocazione per la -presa di possesso- dei terreni inviata dal ministero è stata recapitata ai proprietari. Impensabile che se ne possa chiedere la presenza alle tre di notte, dice pacato Antonio Ferrentino. L'appuntamento è quindi per il 6 ottobre mattina verso le otto. Una giornata che sarà anche un'occasione per far coincidere resistenza e assemblea permanente aperta per deci-dere le iniziative da prendere in futuro. Lunedì 3 alla sera, du-rante l'incontro fra i sindaci, è stata indicata l'ipotesi di convo-care uno sciopero generale da organizzare nei prossimi giorni. Il presidente della Comunità montana Bassa Valle ha parole du-re per la rottura della mediazione da parte del governo “dal giorno dello scioglimento della commissione hanno causato u-n'impennata di tensione in valle” ma getta acqua sul fuoco sul-le intenzioni più che pacifiche del fronte che si oppone all'in-

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gresso di Ltf sui terreni di Venaus: “Va bene il muro umano. Ma non ci mettiamo in testa strane idee”. 31 ottobre… inderogabilmente! Poi una comunicazione del Governo intorno alle 22 del 5 otto-bre informa che i sondaggi sono sospesi e saranno rinviati fra il lunedì 31 ottobre e mercoledì 2 novembre. Il 6 assemblea dei sindaci e amministratori. Seguirà una nota del Presidente del Consiglio Berlusconi a Regione e Provincia di Torino e comune di Torino il 10 ottobre 2005 in cui si comunica che la data dei sondaggi esplorativi in valle di Susa è rideterminata al 31 otto-bre 2005. Così di nuovo, tutti a pontificare sulla saggia decisio-ne e sul successo della politica. Da La Repubblica del 6 ottobre a firma di d. lon.106: ��������� Il partito107 della mediazione vince ancora. Oggi doveva essere il giorno della rottura, dei 900 uomini, tra polizia, carabinieri e fiamme gialle, pronti ad intervenire per permettere agli operai di iniziare a lavorare. Ad aspettarli, in Val di Susa, centinaia di persone, sindaci, residenti, attivisti dei comitati No Tav, pronti ad opporsi. La politica, grazie anche alla lettera del presidente della Regione Mercedes Bresso, del presidente della Provincia Antonio Saitta e del sindaco di Torino Sergio Chiamparino, è riuscita ad evitare lo scontro diretto o perlomeno a rinviarlo. “Questo è l'ultimo appello - sottolinea Saitta - è una decisione che impone a tutti il massimo senso di responsabilità. E’ impor-tante che si riapra subito la discussione, come avevamo solleci-tato, e il tavolo tecnico che stava dando frutti importanti”. Per Stefano Esposito, capogruppo Ds a Palazzo Cisterna, uomo che si è speso per evitare la rottura definitiva, la decisione del go-verno “è un atto ragionevole che permette di riprendere subito i 106 Diego Longhin 107 Rep. 6-10-05

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lavori della commissione Rivalta, affrontando i nodi dello sma-rino e del cunicolo di Venaus”. Ma non bisogna considerare la sospensione solo come l'ennesimo rinvio. “Lunedì 31 ottobre i sondaggi devono partire - aggiunge Esposito - senza indugi. Bi-sogna ringraziare Saitta, Chiamparino e Bresso per il loro lavo-ro”. L'assessore ai Trasporti della Regione, Daniele Borioli, e-sulta per l'obiettivo raggiunto: “Il rinvio è un atto di responsabi-lità del ministro Lunardi e del governo - dice - non deve essere interpretato come una dilazione ma come una possibilità per tutti di continuare a ragionare e a trovare soluzioni concrete e costruttive attorno ad un tavolo. E’ fondamentale che, insieme alla sospensione dei lavori, venga rimessa subito in funzione anche la commissione Rivalta”. L'assessore lancia anche un av-vertimento alla Val di Susa e ai leader dei comitati No Tav: “A fine mese devono iniziare le operazioni. I termini indicati nella lettere che gli enti locali hanno mandato a Roma devono essere rispettati. Nessuno pensi che si tratti solo di un espediente. Non ci saranno altri rinvii e chi cercherà di prendere ancora tempo si troverà contro anche la Regione. Sono convinto, però, che non ci sarà bisogno”. Soddisfatti anche i sindaci della Valle, pronti alla mobilitazione: “è un segno di buon senso - sottolinea An-tonio Ferrentino, presidente della Comunità Montana della Bas-sa Valle - perché si sarebbe rischiato solo uno scontro duro tra istituzioni. Ora è necessario che riparta subito la commissione Rivalta. Noi siamo per la mediazione”.

��������� C’è ancora chi ci crede!. Fra i No Tav però il rinvio del Gover-no non è visto come nota di buon senso ma come vittoria del movimento. Fra chi afferma che la politica108 ce l'ha fatta in e-xtremis, e i molti che pensano che senza la resistenza del mo-vimento, il prato con le croci No Tav rimasto intatto lì dalla manifestazione di giugno (82 lettere recapitate ai proprietari per 108 Rep. 7-10-05

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gli 82 lotti coinvolti) sarebbe ormai un grande pezzo di gruviera fangosa. All'alba del giorno dei sondaggi, nonostante lo stop della sera, sono in mille e più a Venaus a cantare vittoria. Non è però tempo per abbassare la guardia è il passaparola. Un'ora per le dichiarazioni ufficiali dei sindaci e degli uomini della politica e poi via all'assemblea all'aria aperta che con le ore e la pioggia perde numeri ma continua ad insistere sullo stesso quesito: cosa succederà il 31 ottobre? E come far leva sui sindaci perplessi (Bussoleno, Bruzolo, Mompantero sono i comuni ritenuti dissi-denti) per rompere il fronte degli amministratori che a fatica hanno dato il loro assenso al percorso della commissione tecni-ca, carotaggi inclusi? “Non siamo per il Tav del centrodestra, ma neppure per quello di centrosinistra”, uno degli slogan più gettonati. Seguito a fine mattinata dalla sintesi piuttosto sconta-ta: “Nessun sondaggio, né ora né mai”. Fra loro il sindaco di Venaus Milo Durbiano che per tutta la mattinata si affanna a spiegare: “I cittadini devono capire la differenza fra i carotaggi approvati dalla commissione per accertare la presenza di a-mianto e quelli di Venaus e Borgone. Ecco come impiegheremo i prossimi giorni”. E in fondo la questione è tutta qui, c'è chi da oggi a fine ottobre lavorerà per allargare il fronte della media-zione e chi invece farà il possibile per sfasciarlo. Antonio Fer-rentino da un lato è soddisfatto per il pericolo scongiurato: “Siamo felici che si sia evitato il muro contro muro”. Dall'altro mette le mani avanti e tenta di chiarire quale sarà la sua posi-zione: “Aspetto la comunicazione ufficiale del ministero, poi convoco una conferenza dei sindaci e il comitato istituzionale. La decisione sulla nostra posizione verrà fuori di lì. La condi-zione è che la commissione tecnica sia ripristinata e vada a-vanti con l'approfondimento degli altri temi. E che i carotaggi del 31 non siano a Venaus”. Solo se questo sarà il percorso si può ipotizzare che i sindaci a fine ottobre per la prima volta non faranno parte del gruppo dei manifestanti. Da Torino l'assessore

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regionale ai trasporti Daniele Borioli dice di essere in continuo contatto con il ministero: “Lavoriamo perché i rappresentanti di governo, Ltf rientrino nella commissione”. La prossima riu-nione convocata da Luigi Rivalta è fissata per il 12 ottobre. En-zo Ghigo torna ad attaccare: “Ampie forze della maggioranza agiscono per boicottare l'opera”. Mentre da sinistra Antonio De Ambrogio di Rifondazione critica Mercedes Bresso: “Sba-glia a pensare che modernizzazione e sviluppo passino attra-verso l'Alta Velocità. Passano invece soprattutto attraverso la difesa e il rilancio di una vocazione industriale esistente capa-ce di guardare a nuove produzioni e attraverso una ricerca che possa far fronte alle esigenze che il territorio esprime”. Parole di approvazione per lo stop ai sondaggi da Luca Robotti dei Comunisti italiani: “Il fronte delle istituzioni piemontesi è stato unito e coerente ma continuiamo a sostenere la battaglia di chi ritiene che la Tav sia inutile”. Un retroscena sul contesto che ha portato il Governo ad accetta-re il rinvio è pubblicato su La Repubblica del 7 ottobre 2005 a firma di g.l.v.109: ��������� E' stato110 il ministro degli Interni Giuseppe Pisanu a convince-re il collega Pietro Lunardi (Infrastrutture) a fermare in extre-mis, a poche ore dall'inizio, l'avvio dei sondaggi a Venaus per l'Alta velocità, rinviati al 31 ottobre. Lunardi, nonostante la let-tera dei vertici di Comune, Regione e Provincia che invitavano lui e il presidente del Consiglio a non forzare la situazione, per tutta la giornata di mercoledì non era sembrato disponibile al rinvio: la sua preoccupazione era di una ritorsione di Bruxelles con il ritiro dei finanziamenti. Altre le preoccupazioni di Pisa-nu: l'ordine pubblico, a rischio, e la possibilità di uno strappo istituzionale con Regione, Provincia e Comune di Torino. Nella 109 Gino Li Veli 110 Rep. 7-10-05

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discussione, sono intervenuti alcuni parlamentari della zona, tra cui Osvaldo Napoli (Forza Italia) che a Montecitorio ha perora-to, con Pisanu, la causa del rinvio che “non avrebbe di fatto cambiato nulla e soprattutto avrebbe fatto emergere le spacca-ture all'interno del movimento No Tav. Inoltre per il governo sarebbe controproducente scontrarsi anche con i vertici delle istituzioni locali”.

(Silvio Berlusconi)

Considerazioni che hanno convinto il responsabile del Vimina-le. A quel punto, Lunardi si è rimesso alla volontà del collega: “Se è d'accordo lui, per me va bene”. Così mentre i parlamenta-ri di Forza Italia affrontavano con Silvio Berlusconi il nodo del-la nuova legge elettorale, da Roma è partito il segnale per Tori-no: niente sondaggi a Venaus, se ne riparlerà il 31 ottobre. Ha vinto il buon senso, la moderazione. Ma a fine mese il nodo dovrà essere sciolto definitivamente.

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Il 12 pomeriggio viene inaugurata la tratta della Tav Torino (Settimo) – Novara, presenti fra gli altri Lunardi e Loyola de Palacio: partenza del treno alle 14,15 con arrivo alle 15. Lunardi chiarisce111: “Abbiamo optato per la linea del buon senso. Abbiamo concesso una proroga e accettato di far ri-prendere i lavori della commissione tecnica chiesta e ottenuta da enti locali e amministratori. Ma è l'ultima chance. Il 31 ot-tobre, a qualsiasi costo, entriamo e si comincia. Vorrei però ri-cordare che nonostante questo il confronto andrà avanti. Non si interromperà in ogni caso”. Ed anche se l’opposizione reste-rà forte “Non mi interessa più, noi andiamo avanti. Non si fis-serà un’altra scadenza. Si doveva partire tre mesi fa. Sono tra-scorsi altri venti giorni oltre quella data. Ci sono stati continui rinvii. Mi auguro che entro il 31 ottobre si svolgano quei con-fronti necessari a sciogliere tutti i dubbi e a sbloccare definiti-vamente la situazione. Ma se non sarà così noi questa volta non ci fermeremo”. Circa il rinvio del 6 e alle richieste di Pisanu di soprassedere precisa: “No. Pisanu non mi ha chiesto nulla. Era pronto ad intervenire. Abbiamo semplicemente pensato che si potesse ancora dare una possibilità” Il giorno dopo si terrà un incontro in Prefettura a Torino in cui si sancirà che il termine ultimo e improrogabile per l'avvio –delle attività- è il 31 ottobre oltre alla ripresa dei lavori della Commissione tecnica presieduta da Luigi Rivalta. Sono i due punti chiave dell'accordo sull'alta velocità raggiunto in prefettu-ra dopo due ore di discussione dai rappresentanti di ministero, conferenza intergovernativa, Rfi, Ltf e rappresentanti degli enti locali. Alla presenza del coordinatore per la Commissione eu-ropea Loyola De Palacio a sottolineare l'urgenza di partire con il cantiere italiano e a ricordare la sua disponibilità ad andare in valle di Susa per convincere la popolazione: “Ma abbiamo ur-genza di partire anche con i sondaggi di Venaus al più presto”. 111 Rep. 13-10-05

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Una dichiarazione che non annulla una preoccupazione ben no-ta in valle. Sospesa anche al termine dell'incontro: nel pacchetto dei sondaggi lo scavo di Venaus è compreso ed è fra le priorità, come conferma lo stesso consigliere del ministro per gli affari internazionali Emilio Maraini. Non sarà da qui però che si par-tirà il 31 ottobre, secondo quanto deciso nell'accordo raggiunto il 12, ma dai sondaggi sull'amianto di Mompantero già delibe-rati dal gruppo tecnico. L'assistente di Loyola De Palacio Alain Baron è tornato ad insistere sulla perdita dei finanziamenti: “Non soltanto si rischia di perdere i finanziamenti per il perio-do 2007-2013 ma il progetto da prioritario potrebbe diventare normale con la conseguenza che i fondi sarebbero dirottati al-trove, ad uno dei 30 progetti già approvati dalla Commissione europea”. Due miliardi di euro la cifra indicata. Un impegno assunto con l'Unione europea che non può non essere mantenu-to, il commento del presidente della Cig Rainer Masera. Entro il 31 dicembre, si ricorda nel documento, il coordinatore euro-peo deve presentare alla commissione una relazione che attesti l'avvio delle attività finalizzate alla realizzazione del Corridoio 5. Per l'assessore regionale ai trasporti Daniele Borioli un ac-cordo positivo perché si ridà centralità al lavoro della commis-sione tecnica: “Ma dobbiamo lavorare a scadenza ravvicinate perché anche con Venaus bisogna ormai partire a breve”. L'as-sessore provinciale Franco Campia è più incline a sottolineare l'importanza dei lavori della commissione che già ha dedicato l'incontro in programma il giorno prima, il 12, anche all'opera di Venaus. “Il 31 devono partire i sondaggi per accertare la presenza di amianto. Per Venaus bisogna prima sgomberare il campo dai problemi tecnici”. Il rilancio dei Comuni “Se è vero112 che il ministro ha dato un ultimatum così netto, 112 Rep. 13-10-05

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allora la commissione Rivalta può sciogliersi subito”. Antonio Ferrentino presidente della Comunità montana Bassa valle Susa e tra i registi della delicata operazione di mediazione in corso sulla questione Tav risponde senza dubbi: “Noi abbiamo otte-nuto che la commissione riprendesse a parlare dei sondaggi –sanitari- quelli per rilevare l'eventuale presenza di amianto e uranio. Di quelli si può parlare. Se invece Lunardi dichiara che il 31 ottobre deve partire anche in cantiere di Venaus, allora la commissione non serve più. Le discussioni sono una cosa, gli strappi un'altra: la commissione Rivalta sta lavorando bene, e noi abbiamo la massima fiducia. Ma se ognuno la tira per la giacca per averla dalla sua parte allora non serve più a nien-te”. Ferrentino parla anche della proposta lanciata nei giorni scorsi dal sindaco Susa, Sandro Plano di indire un referendum tra gli abitanti della valle per capire che cosa pensa davvero la maggioranza dei valsusini sulla Tav. “Parliamo tutti tanto di democrazia poi quando si tratta di applicarla... Credo che il referendum sia una strada, forse l'unica possibile, per far capi-re ai comitati, a chi in valle si sta adoperando in prima persona nella lotta anti Tav il percorso che stanno facendo i sindaci”. I sindaci e responsabili delle due comunità montane si trovano infatti tra due fuochi. Le esigenze e le –forzature- del governo da un lato, e la pressione della gente della val Susa ben esplici-tata nelle lettera che nei giorni scorsi i gruppi che partecipano alla lotta anti Tav hanno inviato proprio ai sindaci in cui spie-gano che il ministro ha in realtà inteso la commissione Rivalta come un -cavallo di Troia- per garantire un rapido avvio dei sondaggi, che, per altro, non serviranno né a tutelare la salute né a cercare l'amianto, ma solo a convincere l'Ue ad aprire il portafoglio fingendo che i lavori siano iniziati.

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Quei sondaggi concludono sono completamente inutili: -noi sa-remo comunque contrari a quell'opera inutile e dannosa per l'e-conomia italiana-. Per questo chiedono a tutti i sindaci di conti-nuare la lotta: -Se hanno paura che qualcuno si possa fare male pensino che può succedere più facilmente se loro non cerche-ranno di fermare i sondaggi: perché noi ci saremo, insieme a tutta la gente di questa valle-. Il 13 ottobre verranno avviati in Francia i lavori per la discenderia di La Praz costo 61,5 milioni di euro, 2.572 metri di lunghezza. In tutto le discenderie in Francia sono tre oltre a La Praz, Saint Martin la Porte aperto nella primavera del 2003, che all’epoca aveva 1.300 metri già scavati su un totale di 2.050 metri e la terza discenderia sul lato francese quella di Modane, avviata nel 2002, interrotta e riap-paltata a luglio del 2005. Fra il 2001 e il 2009, quasi 535 milioni di euro saranno stati impegnati per finanziare gli studi di progetto e i lavori di rico-gnizione di Ltf. Da Modane il consigliere di Lunardi, Emilio Maraini partecipa all’inaugurazione dei lavori della discenderia di La Praz, ne approfitterà per riafferma che non ci saranno -sconti- sui tempi e che anche Venaus partirà il 5 novembre. E’ presente anche il ministro dei trasporti francese Dominique Perben, che dirà di essere sereno e di credere che “l'Italia non verrà meno agli accordi presi”. Maraini dichiarerà inoltre: “Capisco perfettamente che la valle di Susa in questi anni ab-bia sofferto. In questa valle io ci sono cresciuto. A differenza di Antonio Ferrentino che non ci è neppure nato. Però tutte le o-perazioni preliminari hanno seguito le procedure di legge che sono state approvate, mentre l'opposizione è stata al di fuori della normale legalità”. Il vicepresidente della commissione europea Trasporti Jacques Barrot nella conferenza stampa ha ribadito che la Torino-Lione dovrebbe entrare in funzione fra il 2018 e il 2020, la spesa complessiva prevista è attorno ai 16 miliardi di euro di cui l'U-

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nione ha già finanziato il 40 per cento dell'importo per le opere preliminari e definirà il finanziamento dell'opera in un secondo tempo. A Modane i francesi hanno anche inaugurato un centro espositivo di informazione sul Tav, 700 metriquadri di esposi-zione con mappe, video, plastici e dispositivi interattivi. Si vor-rebbe realizzarla entro il 2006 anche in Italia a Bussoleno costo stimato 1.800.000 euro, ma i No Tav si opporranno, verrà quin-di realizzata alla stazione Porta Nuova di Torino… fra le conte-stazioni dei No Tav.

(Centro esposizioni ferrovia Lyon Turin a Modane in una ex riseria)

I –valsusini- escono dalla Commissione Dopo113 lo strappo poi ricomposto dei rappresentanti del gover-no che avevano lasciato la Commissione Rivalta, il 18 ottobre sono i rappresentanti della Valle di Susa a voltare le spalle alla commissione Rivalta sulla Tav. Nella seduta del 18 erano all’ordine del giorno i problemi legati al cunicolo di Venaus, i rappresentanti della Val di Susa presenti in commissione tecni-ca, Claudio Scavia, Gianfranco Chiocchia e Massimo Zucchetti invitato come esperto sull'uranio, hanno deciso di non parteci-pare ai lavori e hanno abbandonato la riunione. Il presidente della comunità montana basse valle Antonio Fer-rentino ne spiega così le ragioni: “Troppe pressioni per stabili-

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re la data di partenza dell'opera di Venaus”. Secondo il leader dei sindaci, che il 17 sera si erano riuniti in assemblea per deci-dere iniziative e concordare manifestazioni e uno sciopero per i successivi giorni “Non erano questi gli accordi. Non ha alcun senso parlare in commissione dei problemi legati al cunicolo di Venaus per cui rimane una forte opposizione quando il ministe-ro e Ltf non fanno altro che fare riferimento alle date di inizio lavori” anche se la commissione Rivalta non è affatto sciolta e il suo valore resta invariato: “La prossima riunione, se non si parlerà di Venaus ci saremo”.

(Jacques Barrot)

Per il coordinatore della commissione Paolo Foietta il compor-tamento dei rappresentanti della valle è ambiguo: “Non è mai stato compito della commissione stabilire date. Dovevamo par-lare dei problemi e questo abbiamo fatto. Scavia e Chiocchia ci hanno detto che non avevano il mandato per discutere di Ve-naus. E non sembra un caso che proprio ieri sera fosse in pro-gramma un'assemblea dei sindaci in valle”. L'assessore regio-nale ai trasporti Daniele Borioli dice di essere amareggiato per la decisione degli enti locali di revocare il loro mandato ai tec-nici. “Ritengo sia un errore. Nella richiesta che abbiamo invia-

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to al governo per la sospensione di ogni sondaggio fino al 31 ottobre era espressamente stabilito che il tunnel geognostico di Venaus fosse inserito all'interno all'ordine del giorno dei lavori della commissione. Era quindi assolutamente legittimo, da par-te dei tecnici, iniziare ad affrontare questo tema. Per quanto ci riguarda i lavori della commissione proseguono”. In quei giorni alcuni quotidiani scrivono di una - crepa114- nel fronte dei sindaci No Tav valsusini con riferimento al primo cittadino di Venaus, Nilo Durbiano nel cui Comune dovrebbero iniziare i lavori di costruzione del contestato cunicolo. Il sinda-co in una lettera inviata a Regione, Provincia e al presidente della Commissione tecnica sull'alta velocità, Luigi Rivalta, chiede che i tecnici affrontino subito i problemi legati alla co-struzione del tunnel geognostico e del cantiere “perché l'opera è stata esentata dalla valutazione dell'impatto ambientale” ed ancora: “Rimango contrario all'opera e al progetto presentato da Ltf e Rfi, ma non posso fare come Ponzio Pilato, lavarmene le mani. Ho un ruolo istituzionale, diverso da quello dei movi-menti. Non si può fare solo guerra ideologica. Quando i lavori partiranno l'amministrazione non avrà possibilità di interveni-re. Bisogna affrontare ora i problemi per limitare i disagi. La commissione l'abbiamo voluta, non possiamo criticarla. Il con-fronto, tecnico e politico, è un'arma a nostra disposizione”. E’ una richiesta antitetica a quella espressa qualche giorno pri-ma da Ferrentino e che ha portato all’abbandono della Commis-sione Rivalta. Non sortirà però alcun effetto, i tecnici il 20 otto-bre si riuniranno nella seduta di Commissione ma con l'invito dei sindaci a non discutere del tunnel fino a quando non si esau-rirà l'esame delle altre criticità della Torino-Lione. I sindaci an-nunciano presidi anche sui sondaggi per l'amianto, Ferrentino: “Si può discutere dei problemi del tunnel, ma non del cantiere, il ministro Lunardi cerca di forzare. Noi non ci stiamo. Se si 114 Rep. 21-10-05

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continuano ad indicare date per l'inizio di Venaus bloccheremo i carotaggi sull'amianto”. Stefano Esposito, capogruppo Ds in Provincia, spera “che sui sondaggi non ci siano più discussioni, il 31 ottobre si parte. Chi si oppone si mette dalla parte del torto. Apprezzo la posi-zione di Durbiano perché l'unica sede dove gli amministratori possono confrontarsi è la commissione”. Intanto nella serata del 20 la presidente della Regione Mercedes Bresso ha incon-trato la coordinatrice dell'alta velocità europea, Loyola De Pa-lacio. Mentre nelle diverse sedi si discute e si spera di poter far partire i lavori, in Valle ci si riunisce per organizzare la resistenza115, comunque, si dice, non violenta, che da lunedì 31 ottobre cer-cherà di impedire i sondaggi geognostici per la linea Torino Lione in Val Susa. Su questo tema verte l'incontro del -comitato istituzionale- l'assemblea che riunisce, sindaci e mo-vimenti valsusini che si è svolto la sera del 28 e si concluderà a notte fonda. Come sempre l'assemblea ha dovuto fare i conti con le diverse posizioni dei sindaci la cui assemblea si era riunita in preceden-za: da una parte quelli dei paesi di –pianura- sulla cosiddetta Gronda e un po' di quelli della valle che, da posizione più mo-derata, hanno ribadito il no al tunnel esplorativo di Venaus in quanto -è un'opera propedeutica al tunnel-, ma hanno anche chiesto che fosse riconosciuta la validità del lavoro della com-missione Rivalta e quindi anche la possibilità dei sondaggi e-splorativi che la stessa commissione ha approvato. Dall'altra le frange più radicali che, sulla scia delle delibere già approvate dai Comuni di San Didero e Borgone, ritengono che quella commissione, nata dalla mediazione di Regione e Provincia e che dovrebbe servire ad approfondire i problemi legati alla co-struzione dell'opera, sia in realtà inutile, quando non una - 115 Rep. 29-10-05

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truffa- Così scivola via anche ottobre ed arriva il 30, fra il 31 e il 2 no-vembre era stato detto dovevano partire i sondaggi. Qualcuno116, come Bruno Bottiglieri di Transpadana, minimiz-za dicendo che in fondo ci sarà solo la recinzione dell’area ma comunque centinaia di agenti, novecento su tre turni, presidie-ranno il cantiere di Mompantero per l'avvio dei sondaggi per la linea ad alta velocità Torino-Lione. L'ordine è garantire il lavoro dei tecnici di Ltf, ma senza ricor-rere alla forza. Si temono però le incursioni di squatter e anar-chici. I manifestanti No Tav promettono una pacifica opposi-zione: “Formeremo una muraglia umana per impedire di di-struggerci il futuro”. Per la questura le stime dei manifestanti indicano 500-700 per-sone. In realtà all'ultimo presidio a Venaus erano oltre un mi-gliaio. Il 31 mattina i tecnici della Ltf dovrebbero delimitare i tre siti definiti per i carotaggi, uno a Mompantero e due in loca-lità Rivetti. Anche se si tratterà semplicemente della recinzione delle tre aree per i No Tav è il primo passo verso la realizzazio-ne della Torino-Lione. Il comitato No Tav darà il via alla mobilitazione. In un volanti-no che già dal venerdì precedente è stato distribuito si scrive “Eccoli di nuovo! Per l'ennesima volta, (oramai siamo al quin-to tentativo), Ltf tenterà di entrare in tre terreni, questa volta nel comune di Mompantero. Vogliono iniziare i sondaggi ri-guardanti la tratta ad Alta Velocità Torino-Lione. E per l'en-nesima volta ad accogliere i tecnici delle ditte incaricate ci sa-ranno migliaia di persone che, in modo pacifico ma determina-to, formeranno quella muraglia umana che impedirà a chi vuo-le distruggerci il futuro, di accedere ai terreni...”. Dopo la so-spensione dell'apertura dei cantieri di carotaggio a Venaus, de-cisa dopo frenetiche trattative all'ultimo minuto il 5 ottobre, 116 Rep. 30-10-05

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cresce nuovamente la tensione in Valsusa. Ne è ben consapevole il questore Rodolfo Poli che ha sospeso licenze e permessi per tutta la settimana e che ha riunito i suoi dirigenti in un incontro allargato a carabinieri e guardia di fi-nanza per definire nei dettagli l'intervento in difesa dei tecnici Ltf. Alle 6 del mattino del 31 a Mompantero si troveranno 300 uomini tra polizia, carabinieri e guardia di finanza, i cambi tur-no sono previsti alle 11 e alle 17. Uno schieramento di forze imponente deciso però per evitare incidenti. L'ordine del que-store è infatti preciso: garantire l'installazione dei tre cantieri ma in modo pacifico, senza reazioni violente. Anche le forze dell’ordine prevedono di formare una muraglia umana a pro-teggere i siti dove dovrebbero essere aperti i cantieri, polizia e carabinieri forzeranno quel blocco. Pacificamente se sarà pos-sibile, ma pronti a rimuovere di peso quanti cercheranno di fermare i tecnici incaricati della delimitazione. Ma cosa pensano ora i rappresentanti delle istituzioni sovraor-dinate di questa situazione? Intervistato l’assessore Borioli,117 così si esprime: “Il passaggio dei sondaggi è ineluttabile. E’ stato fissato in un percorso, quello della commissione tecnica Rivalta, e condiviso anche dai tecnici che rappresentavano la valle Susa. E anche la data del 31 ottobre era prevista nella let-tera che Bresso, Saitta e Chiamparino hanno inviato al gover-no per chiedere l'ultimo rinvio”. Molti sindaci hanno però scon-fessato i lavori della commissione e oggi saranno in testa ai –resistenti- indossando la fascia tricolore, cosa ne pensa l’assessore? “Se lo fanno solo per ribadire la loro opposizione alla costruzione dell'opera, allora posso capire. Mi auguro in-vece che non siano lì per dare copertura ufficiale a chi dovesse tentare di impedire l'inizio dei sondaggi perché sarebbe incom-prensibile e violerebbe un corretto rapporto tra istituzioni. Quei sondaggi vengono fatti proprio per accertare se vi siano 117 Rep. 31-10-05

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rischi per la salute della popolazione nella costruzione della Ta, è inutile per tutti rinviarli”, la linea Torino-Lione così come è stata progettata può ancora saltare? “Non penso davvero. Co-me Regione siamo favorevoli da sempre alla Tav è noto. Non solo: ogni ulteriore rinvio rischia di essere negativo, perché c'è il pericolo di perdere davvero i finanziamenti europei. Anche il tunnel di Venaus deve partire”. Se oggi ci fossero incidenti cre-de poi sarà ancora possibile ricucire? “Mi auguro non accada nulla e che tutti tengano i nervi saldi. Quanto a noi, credo che come Regione sia nostro dovere continuare a tentare la strada della mediazione: anche perché è nostro dovere, come ente lo-cale, far sì che l'opera sia costruita sì, ma garantendo la sicu-rezza di tutti”. Così Paolo Griseri su La Repubblica racconta la vigilia di mo-bilitazione di Mompantero118: ��������� La vigilia del d-day è un ingorgo di auto sulla strada militare che sale al Rocciamelone. Gli alpini della quarta divisione «Stellina» che avevano sistemato il percorso nel 1965 non po-tevano certo prevedere, alla vigilia di Halloween 2005, il con-temporaneo incrociarsi dei turisti della domenica e delle avan-guardie dei «no Tav». Fuoristrada da scampagnata e furgoni di Askatasuna si incontrano al bivio di Urbiano, poco sopra Mompantero. Un bivio in tutti i sensi. Da questo posto (un bo-sco, una fontana con la scritta della Pro Loco e la targa degli alpini) i tre punti previsti per l'inizio dei sondaggi sono ancora lontani: un'ora a piedi per i primi due, sopra la località Seghino, un'ora e mezza per il terzo, proseguendo oltre Mompantero vecchio, sulla strada che diventa sterrata verso il rifugio della «Riposa». Il vero bivio è però nell'assemblea che alle 16 si im-provvisa all'ombra dei castagni e di un grande striscione: -No ai sondaggi-. Il dilemma è di quelli che fanno parte del Dna della 118 Rep. 31-10-05

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sinistra dai tempi di Lenin: che fare? Tentare di portare il mag-gior numero di persone possibile sui siti trasformando la mani-festazione ambientalista in una specie di marcialonga per fisici forti o rimanere nella bassa valle e magari bloccare la circola-zione a Susa per rendere più clamorosa la protesta? Il dibattito tra i sostenitori della prima soluzione, subito ribattezzati -i par-tigiani-, e i promotori della seconda, quelli della -lotta popola-re-, prosegue per un'ora e mezza. Il rischio vero è quello di di-vidersi nel momento scelto dagli uomini della ferrovia come data simbolo per poter dire: -L'Alta velocità è iniziata- . Intorno all'assemblea si ritrovano due strategie e due storie diverse. I sindaci e gli abitanti di queste montagne che preferiscono man-tenere la coesione di tutti gridando pacificamente e in massa quello che in questi paesi tutti dicono: “L'Alta velocità non si deve fare perché distruggerà le nostre case, i nostri terreni, i luoghi dove abbiamo scelto di vivere e dove hanno vissuto i no-stri padri”. Secondo questa strategia sarebbe molto meglio ri-manere a protestare in basso, di fronte al cimitero di Susa, dove parte la strada per il Rocciamelone. Per chi arriva dalla cintura torinese e dalla città, lo schema è diverso: prevale la voglia del-l'azione clamorosa e dimostrativa, del gesto simbolico che fa il giro del mondo, che –buca- il video e finisce in prima pagina sui giornali. Pezzi di protesta metropolitana che è assai difficile esportare in alta quota. Soprattutto perché gli abitanti del luogo stentano a comprenderle. L'assemblea del bivio si scioglie alle 17,30 senza che il dilemma sia stato sciolto. Un piccolo gruppo decide di raggiungere nella notte i luoghi dei siti e di bivaccare in attesa dell'arrivo dei carabinieri e degli ingegneri. Il grosso si dà appuntamento in serata a Bussoleno, dove si organizza u-n'assemblea con i comitati del Mugello che si oppongono al-l'Alta velocità sull'Appennino. E' chiaro che la decisione finale sul da farsi verrà presa nel cuore della notte, una notte in cui pochi dormiranno a lungo. All'assemblea del pomeriggio parte-

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cipa anche il presidente della Comunità montana, Antonio Fer-rentino: “Ci sono le condizioni perché la protesta di domani si svolga senza incidenti”, confessa. Ma aggiunge: “A patto che tutti facciano la loro parte”. Così sarà decisivo capire se la ma-nifestazione di protesta, convocata per le 7 al cimitero di Susa, potrà partire a piedi con sette chilometri di strada militare da percorrere, o sarà bloccata sul nascere nel muro contro muro con carabinieri e polizia Sarà altrettanto importante capire se i gruppi dei –partigiani- che hanno bivaccato sui siti opporranno resistenza agli ingegneri, scortati dai carabinieri, che probabil-mente arriveranno all'alba in elicottero sorvolando blocchi e manifestazioni. Tecnicamente l'operazione da compiere non è difficile: “Gli ingegneri - spiega Ferrentino - dovranno recintare il terreno. Un atto formale”. Più che altro un gesto simbolico perché è chiaro che le trivelle arriveranno più avanti. Ma di simboli si è nutrita spesso la guerra della ferrovia. E quella di oggi sarà probabilmente la prova generale per tutti. Perché il momento decisivo arriverà solo a metà mese, quando è previsto l'inizio dei lavori a Venaus. Sarà lì, senza boschi di castagni e mulattiere a rendere difficoltosa la protesta, che si giocherà davvero l'esito della battaglia sull'Alta velocità.

��������� Prima di raccontare le cronache di quei giorni che molti lettori già conoscono e/o ricordano vogliamo scrivere anche di un al-tro avvenimento che riveste la sua importanza nella storia del Tav Torino Lione. A Ottobre infatti l’Unione eleggerà nelle primarie il proprio candidato alle politiche del 2006. L’Unione elegge suo leader Prodi Il 16 ottobre 2005 dalle 8 alle 22 nei 540 punti di raccolta del voto in Piemonte di cui 232 nella provincia di Torino e 60 in città, si svolgono le primarie per eleggere il candidato del U-nione di centro-sinistra che dovrà affrontare Berlusconi nelle

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politiche che si terranno a primavera 2006. Come ci racconta la cronaca di quei giorni Romano Prodi sarà il vincitore, ma ciò che più ci interessa qui è l’analisi di quel voto. Quasi119 260 mila sono i piemontesi che parteciperanno alle vo-tazioni dei 7 candidati dell'Unione. Anche in Piemonte Prodi otterrà un plebiscito, lo voteranno il 75,6 per cento dei cittadini che hanno fatto la fila di fronte ai seggi. Nella sua regione d'o-rigine Bertinotti si conferma al secondo posto andando un po' oltre il risultato nazionale e attestandosi al 15,9 per cento. Il terzo posto lo conquista Antonio Di Pietro con il 3,8 per cento. Il verde Pecoraro-Scanio è al 2,1 per cento mentre gli altri tre candidati viaggiano sotto il punto percentuale: Mastella è allo 0,9, Scalfarotto allo 0,7 e Panzini chiude con lo 0,5. In provin-cia di Torino i rapporti di forza tra i sette candidati sono sostan-zialmente simili a quelli registrati a livello regionale, ed in valle di Susa?, nei 40 comuni della valle di Susa il braccio di ferro sull'Alta velocità divide il centrosinistra e qui il leader dei Ver-di, Pecoraro-Scanio, aveva svolto la sua campagna elettorale cercando di catturare il voto dei contrari alla Tav. Il risultato della fatica è un 13 per cento dei consensi, ben superiore al 2,4 ottenuto a livello provinciale ma inferiore al 16 per cento otte-nuto in valle di Susa da Bertinotti. In ogni caso, facevano nota-re nella sede di raccolta dati, presso la federazione torinese dei Ds, nei comuni della valle i due candidati contrari alla Tav rac-colgono circa il 30 per cento dei consensi contro il 66 per cento ottenuto nella stessa zona da Prodi che rappresenta l'ala della coalizione favorevole al progetto della nuova linea ferroviaria. Al neo-eletto candidato dell’Unione il 22 viene inviata una let-tera120 sottoscritta da quindici consiglieri di Ds e Margherita di Regione, Provincia e Comune e dal capogruppo dello Sdi in Provincia: fra essi Stefano Esposito, Davide Gariglio, Alessan- 119 Rep. 18-10-05 120 Rep. 22-10-05

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dro Altamura, Mauro Marino, Stefano Lepri, Rocco Muliere, Beppe Borgogno e Claudio Lubatti a non farsi condizionare da Pecoraro Scanio “che rappresenta una parte non maggioritaria della nostra alleanza, come dimostrano i risultati delle primarie.

(Romano Prodi)

Fra le richieste quella di inserire la realizzazione della Torino-Lione tra le priorità del programma nazionale dell'Unione: “Si tratta di un nodo irrisolto che ha visto finora l'accumularsi di difficoltà sempre crescenti mettendo a rischio lo sviluppo di in-tere aree strategiche”. Ovviamente il richiamo alla “assoluta necessità di un'opera che condiziona lo sviluppo futuro dell'a-rea torinese e dell’intero nord Italia” e quella “di sviluppare con le popolazioni locali un dialogo corretto” ed ancora “In questi anni si è opposto al progetto un fronte vasto e variegato nel quale esistono frange estremistiche ma anche gruppi e sin-goli portatori di argomenti e preoccupazioni legittime”. A questi gruppi si tratta di “garantire il pieno rispetto dell'am-

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biente e l'attenzione ai problemi del territorio” evitando che “la proposta della coalizione di centrosinistra su questo tema sia il frutto di troppe voci tra loro in contraddizione compresa quella di Pecoraro Scanio”.

(Davide Gariglio)

E’ una lettera che provocherà le reazione dei partiti No Tav. Vanni Cappellato 121 dei Verdi: “Ritengo non si possa fare ap-pello a Prodi per dare il via libera a un progetto attualmente nel programma del governo Berlusconi. In val di Susa le pri-marie le ha vinte Pecoraro Scanio e, coerentemente, il progetto dovrebbe essere fermato”. Giustamente si fa notare che in real-tà in val di Susa le primarie le ha vinte Prodi. Analogamente Rifondazione “La lettera dei quindici è un sostegno improvvido all'attuale governo e alla politica di Lunardi” ed ancora: “è di cattivo gusto per una coalizione se una parte, pur maggiorita-ria, assume un atteggiamento dittatoriale nei confronti del re-sto dello schieramento”. Contrari anche i Comunisti italiani, Luca Robotti: “è incomprensibile cercare l'imprimatur di Prodi sull'alta velocità tentando di soffocare il dibattito” e “Fino al-l'altro giorno Pecoraro Scanio non sapeva nemmeno dove fosse la val di Susa”.

121 Rep. 23-10-05

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La battaglia del Seghino Arriviamo così al 31 ottobre 2005, è il giorno in cui dovrebbero essere occupati i siti dei sondaggi denominati S42, S45 e S46, ed è anche il giorno in cui iniziano gli scontri con le forze dell’ordine. Le cronache122 riportano che sin dall’alba ed anche dalla notte precedente un migliaio di persone, oltre 2.000 se-condo i No Tav si mobilitano per fermare i tecnici di Ltf scorta-ti da centinaia di agenti dell’ordine che vorrebbero recintare i siti di cantiere delle indagini. Sono consiglieri comunali, sinda-ci assessori, studenti, famiglie, e ragazzi dei centri sociali, pen-sionati e operai, semplici cittadini ed anche i leader dei partiti contrari alla Tav: Verdi, Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani. Il primo confronto è alle sette quando una barricata blocca le colonne partite con i tecnici da Susa su un tornante. Agenti e carabinieri la espugneranno ma per trovarsene di fron-te un'altra e poi un'altra ancora. Sino ad arrivare al ponte del Ganduja, duecento metri percorsi in sei ore. E' quello il baluar-do del movimento. Petti contro scudi in plexiglass, tensione ar-ginata infine dal buon senso. Ci sono pochi feriti: non più di una decina. Le denunce sul momento sono cinque: tre ragazzi e le vigilesse di Bussoleno e Villar Focchiardo che, in divisa, hanno portato i gonfaloni co-munali. Le strade che portano ai tre siti si diramano da un bivio, che si trova a 5 chilometri, di tornanti, a monte del centro di Mompantero proprio vicino al ponte sul Ganduja. Da lì la strada a destra porta un po’ più in alto alla località Se-ghino dove si prevedono due carotaggi, e al terzo sito di Mom-pantero. Rocciamelone, in direzione della borgata Chiamber-lando, verso le frazioni Favretti, Castagneretto e Labrun. Que-sto bivio sarà uno dei punti caldi della battaglia oltre al sentiero per Seghino, ed alle stazioni di Bussoleno prima e Borgone di Susa poi che verranno bloccate dai manifestanti. I website No 122 Rep. 1-11-05

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Tav aggiorneranno i loro navigatori sulla situazione degli scon-tri.

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I primi due terreni si trovano a 850 metri di quota, raggiungibili soltanto da un'unica strada, in gran parte sterrata e adoperata come pista tagliafuoco. Per arrivarci passeranno dalla borgata Urbiano di Mompantero e saliranno sempre più su, verso il I due siti di Seghino distano poche centinaia di metri fra loro ed il primo si trova praticamente sulla mulattiera che sale dal fon-dovalle in un luogo difficilmente espugnabile dalle forze dell’ordine specialmente se, come avvenne, dalle 6,30 del mat-tino era già occupato da 200-250 manifestanti. Infatti gli agenti, arrivati sin qui, dopo aver sfondato o aggirato le barricate di persone e materiali trovate lungo la loro strada verso le 13, si dovranno fermare e dopo qualche ora di discussione, verso le 17 dovranno rientrare. Si tratta però di una classica ritirata stra-tegica, infatti dopo che i manifestanti, verso le 20, avranno la-sciato i presidi convinti del successo della loro iniziativa, per far ritorno a casa, le forze dell’ordine torneranno sui loro passi e recingeranno le aree dei sondaggi lasciando qualche centinaio di agenti a presidiarle. Questa sarà l’unica vittoria dello Stato, l’S42 sarà cioè l’unico sito in cui si riuscirà a completare un sondaggio, gli altri due S45 ed S46 non verranno mai effettuati. Il perché non è chiaro, forse per evitare altri scontri, forse perché la ditta interessata saputo degli incidenti, non inviò mai le attrezzature per effet-tuare i carotaggi, forse perché erano ubicati in luoghi difficil-mente accessibili dalle macchine. La cronaca123 riporterà che il primo, a Mompantero vecchio, è risultato in una località diversa da quella che era stata scelta mentre il secondo era su una frana. Certo è che quando quattro tecnici di Ltf il 4 novembre si reca-no al sito S 45 per fare delle misurazioni vengono circondati da 500 persone che li sequestrano per diverse ore insultandoli e minacciandoli. Verranno liberati alla sera dopo una tormentata 123 Rep. 12-11-05

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mediazione tra i fischi e gli applausi di scherno dei manifestan-ti.124 Il prezzo pagato sarà alto, a partire da quel giorno strade e stazioni verranno bloccate, i disordini arriveranno sino a Torino e manifestazioni più o meno consistenti si estenderanno in di-verse città italiane. Il conto degli scontri del 31 ottobre sarà salatissimo125. Da lì a qualche giorno sulla scrivania del procurato aggiunto Maurizio Laudi arriveranno settanta denunce presentate dalla polizia e trenta dai carabinieri. “Non abbiamo fatto sconti a nessuno”126, dice un investigatore della Digos, il che significa che fra le per-sone denunciate ci sono tutte quelle che si sono esposte in pri-ma linea, anche le cariche istituzionali, come Sergio Vallero, presidente del Consiglio Provinciale di Torino eletto nelle liste di Rifondazione Comunista, Antonio Ferrentino, il presidente della Comunità Montana, il sindaco di Condove Barbara De-bernardi, il sindaco di Chianocco Mario Russo, altri primi citta-dini, diversi assessori comunali e due vigili urbani. Le ipotesi di reato formulate dagli investigatori sono varie: inosservanza dei provvedimenti dell'autorità di pubblica sicurezza, manifestazio-ne non preavvertita, resistenza a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio e blocco stradale. Il Prefetto di Torino Sot-tile127 elogerà il comportamento delle forze dell’ordine tenuto a Mompantero come esemplare “Polizia e carabinieri, consape-voli della delicatezza della situazione, hanno agito con grande intelligenza. Lo scontro che poteva avere conseguenze gravis-sime è stato evitato e la sera abbiamo portato a termine il com-pito che ci era stato affidato accompagnando i tecnici incarica-ti della delimitazione dei siti ai tre lotti. Tutto senza dovere ri-

124 Rep. 5-11-05 125 Rep. 7-11-05 126 Anticipiamo sin d’ora che, sia per questi, che per i successivi ben più gra-ni incidenti, le denunce verranno archiviate. 127 Rep. 8-11-05

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correre alla forza”. Così si conclude l’ottobre 2005 e ciò che accadrà nei giorni e nelle settimane successive sarà ancora peggio!.

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Novembre 2005 Eventi salienti (Lunedì 31 ottobre: sin dall’alba manifestazione e scontri contro l’occupazione dei tre siti di sondaggio a Mompante-ro. Alle 20 le forze dell’ordine occupano il sito S42 in locali-tà Seghino di Mompantero) Martedì 1 novembre: manifestazioni con occupazione delle strade e delle stazioni di Borgone, di Avigliana, della strada statale 24 a Bruzolo, delle statali 24, 25 e della stazione di Condove; Assemblea a Bruzolo Mercoledì 2 - assemblea a Bussoleno Giovedì 3 - nella stazione di Bussoleno vengono ritrovati vo-lantini con la stella della BR Venerdì 4 - riunione commissione Rivalta; quattro tecnici Ltf al sito S45 a Mompantero vengono circondati insultati e sequestrati da 500 persone; una telefonata ai carabinieri annuncia la presenza di una bomba Sabato 5 - fiaccolata di 15.000 (8.000 per la Digos) No Tav da Susa sui sentieri partigiani contro terrorismo Domenica 6 - No Tav occupano la stazione di Oulx Giovedì 10 - ritrovati tre bossoli di proiettili nella posta del-la Bresso Venerdì 11 - viene installata l’unica trivella a Seghino di Mompantero Lunedì 14 - i ministri dei trasporti dei paesi alpini (Italia, Francia, Svizzera, Austria, Germania) riuniti su un treno fra Zurigo a Sedrun Giovedì 24 - De Palacio a Torino e Valle di Susa incontra i sindaci Venerdì 25 – Bertinotti in valle di Susa Lunedì 28 e martedì 29 – Commissione Petizioni della Ue a Torino e in valle di Susa Martedì 29 - Incontro in regione fra sindaci e Bresso, Saitta

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Chiamparino;- le forze dell’ordine nella notte presidiano il sito dei sondaggi a Venaus

Introduzione Purtroppo le proposte di partecipazione inserite nelle delibera-zioni regionali e riprese in quelle del Cipe e nei protocolli di in-tesa, i tentativi di mediazione espressi in documenti approvati in ambito di commissioni, di consigli regionali e provinciali non sono serviti ad evitare gli scontri. I proclami di chi, più e più volte, aveva esaltato la vittoria della politica, la prevalenza del buonsenso e del dialogo, di chi aveva inneggiato al taumaturgico potere della concertazione si sono dimostrati aria fritta e, più ancora, lo si dimostreranno nei gior-ni e nelle settimane successive. Il casus belli sono tre sondaggi a Mompantero (due in località Seghino e uno a Mompantero vecchio). La stampa quotidiano e non solo, dà ampio risalto agli avveni-menti di quei giorni, che porteranno per tutto il mese di novem-bre e poi di dicembre 2005 ad una situazione di grave crisi nei rapporti fra le istituzioni. Da un parte Provincia e Comune di Torino, Regione Piemonte e Governo nazionale che, dopo aver espletato tutte le procedure previste dalle leggi, dopo aver ten-tato in tutti i modi di coinvolgere i comuni nelle procedure e con proposte di ogni genere si vedono negare dal fronte ormai unito dei No Tav e dei sindaci della Valle di Susa l’avvio, non già delle opere principali, ma di tre semplici sondaggi che per gli oppositori all’opera si identificano con l’inizio dei lavori. Sui luoghi della manifestazioni erano presenti anche molti giornalisti che riporteranno ciò che videro e sentirono nelle cronache di quei giorni, ciascuno secondo i propri orientamenti. Cominceremo proprio da ciò che sentirono ovvero dalle dichia-razioni raccolte qua e là dalla gente che presidiava i siti ed an-

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che da chi preferiva rimanere fuori dalla mischia. La rivolta Erano i giorni a cavallo fra ottobre e Novembre 2005, dichiara-zioni raccolte sia nel giorni dello scontro con le forze dell’ordine che in quelli successivi alla presa di possesso dei si-ti dei tre sondaggi a Mompantero. E’ l’alba del 31 ottobre la gente della Valle con i No Tav giunti da fuori si sta recando ai siti per impedirne l’accesso ai tecnici di Ltf ed alle forze dell’ordine. Un assessore cinquantenne128: “ho scelto di vivere in questi boschi e me li vogliono distrugge-re” ed elenca “le innumerevoli ferite inferte a una valle stretta che già oggi sopporta una ferrovia, due strade statali e un’autostrada” che si sommano ai timori “per l’inquinamento da diossine provocato da un’acciaieria vicino ad Avigliana”, l’assessore ritiene che “di tutto questo presunto progresso si avvantaggeranno forse gli abitanti delle grandi città e noi ne pagheremo le conseguenze” propone perciò “un modello di svi-luppo diverso, più compatibile con l’ambiente, se riusciremo a dimostrare che un modello diverso è possibile forse anche la città ci seguirà” La signora Ezia dai capelli bianchi “vogliono trasformare que-ste montagne in un gigantesco cantiere per quindici anni con camion carichi di terra per scavare una galleria di cinquanta chilometri e un lungo nastro trasportatore che attraversa il fondovalle. Non parlo tanto per me ma per quelli che dovranno convivere a lungo con questa devastazione. Che fine faranno questi boschi?” A chi, lungo i sentieri che portano a Seghino, contesta dei gio-vani che stanno abbattendo un albero per fermare le forze dell’ordine viene risposto: “Volete sapere quanti ne abbatte-ranno se passerà la nuova ferrovia?” 128 Rep.1-11-05

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Mario, professore di economia aziendale in un Istituto tecnico “il danno maggiore all'ambiente verrà dall’amianto nascosto sotto la montagna”, “In ogni centimetro quadrato ci sono 400 mila fibre di amianto. Liberarle nell’aria con lo scavo della galleria è una follia. Non solo per noi che abitiamo qui ma an-che per chi vive a Torino e Milano”; alternativa: “Rendere più moderna l’attuale linea che oggi è sottoutilizzata. Tant'è vero che durante le Olimpiadi su quei binari verranno aggiunti 73 treni straordinari”. Studenti all’uscita della scuola Arti e mestieri di Susa Daniele B. e Matteo C. 16 anni non sapevano nulla della manifestazio-ne: “Un vero peccato perché saremmo andati. Se non altro per-ché sarebbe stato meglio che andare in classe”, sorride Matteo, ma Daniele: “Io sarei andato. Sono contro l'alta velocità ma a scuola non ne abbiamo mai parlato. C’è poca informazione”. Claudio G. operaio: “Personalmente non sono un No Tav. Ma qui in valle non sono proprio piaciuti i commenti di Mercedes Bresso e dell’assessore Borioli sul comportamento dei sindaci della valle”. Maura C. su un Ape carico di erba fresca di taglio: “Sono una No Tav e una contadina. Questa valle la vogliono rovinare. Ma oggi non potevo andare lassù. Altrimenti chi si occupa delle mie patate? Da queste parti c'è ancora qualcuno che vive di questo. Lo sanno giù a Roma?”. La signora Maria B. ha 60 anni, 15 passati a far guerra al Tav, sembra che un po’ di pazienza l'abbia già persa: “Venga quassù da noi, il ministro Lunardi, così vedrà questo treno che ci sven-tra la valle e distrugge le case”. Un'altra: “Venga, venga, non ha niente da temere, siamo tutti brava gente”. Ma vengono anche intervistati i favorevoli alla Tav o gli –indifferenti-. Maurizio E. “Tanto l’alta velocità la fanno lo stesso. Certo, la

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preoccupazione per la salute. Certo, l’ambiente. Ma poi? Alla fine faranno cosa vogliono” Mario F., di Pescara, esce da un bar di Bussoleno 129“Mi pento di essere venuto qui a vivere. Dieci anni di lavoro in valle come carpentiere per vedere le fabbriche che chiudono. Questa valle sta morendo e adesso che con l’alta velocità ci sarebbe lavoro per migliaia di persone, e per almeno dieci anni, questi che fanno? Protestano. E lo fanno ormai per tutto, non c'è più nien-te che vada bene. Sono diventati tutti ambientalisti”. Silvana M., il carrello pieno all’uscita dall’Euro Spin a qualche centinaio di metri dalla stazione di Susa “Mi sono trasferita a Venaus da appena dieci giorni. Ma con quello che sta succe-dendo, soprattutto con quello che si dice accadrà a Venaus, quasi quasi mi pento. Lavoro ad Avigliana, ma se vedo che tira una brutta aria torno a vivere a Torino”. Maria, capelli bianchi doveva andare al cimitero di Mompante-ro a trovare i suoi morti, ma gli agenti non l'hanno lasciata pas-sare: “Solo residenti, mi hanno detto con gentilezza. Mi hanno spiegato che doveva passare la manifestazione, una protesta contro l’alta velocità. Mah, se dicono che potrebbe essere peri-coloso forse è meglio rinunciare”. Giovanni G. in visita ai parenti in valle Susa con moglie e fi-glio: “Che vuole che le dica? Lavoro in ferrovia e non posso che dire che a noi l’alta velocità farebbe un gran comodo. E poi perché mai non la vogliono? Non si rendono conto che le strade qui si libererebbero dai camion?”. Bloccati anche i treni: Per Alessandra P. e Sonia M. “essere No Tav, d’accordo. Arri-vare a bloccare i treni proprio no. A proposito, e adesso noi come torniamo a casa?”. Arrivando130 da Torino, il posto numero uno è la stazione di 129 Rep. 1-11-05 130 Stampa 1-11-05

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Avigliana. C'è il Tgv per Parigi bloccato sul binario tre. Aspet-tano sette pullman per il trasbordo. Qualcuno come Salvino T., in viaggio da Milano: “Vogliamo risolvere il problema? Mandiamo su la polizia, due legnate a quei 4 pazzi, e nessuno perde più tempo. Lo dicano che non vo-gliono risolvere il problema”. Uno di colore, N'diaye di Parigi: “I manifestanti contro cosa manifestano?” Contro l'alta velocità. “Allora hanno ragione lo-ro”. Perché?, l'alta velocità non funziona? “Ma no, funziona. In Francia va”. E allora? “I manifestanti hanno sempre ragione”. Signore con due valigie e che adesso se le trascina bestem-miando: “Ha ragione Cofferati. Contro l'illegalità si usa la for-za. Non possiamo perdere tempo per 4 stronzi che vogliono fermare il mondo”. Una signora: “Se gli passano nei giardini davanti a casa, hanno pure ragione loro”. Poi c'è Ada B., una signora con l'handicap che protesta perché è costretta a scendere dal treno con i bagagli e salire sul pullman senza nessuno delle Ferrovie che l'aiuta. Posto numero due. Stazione di Bussoleno. Il giornalista cerca di parlare con i manifestanti sul marciapiede di centro pieno di gente. Tre bandiere della Val di Susa. Una scritta: -No all'alta velocità-. Possiamo parlare? “Chi siete?”. La Stampa. “Allora no”. E perché?, uno in cagnesco: “Perché voi ci massacrate, state dalla loro parte». Discussione da bar, ma no, ma sì, “ci guadagnate anche voi”, “e che cosa ci guadagniamo? I biglietti sul treno?”, voce da dietro: “E’ che qui è la solita storia all'ita-liana. Il potere contro la gente. E in mezzo una bella torta da mangiare”. Cronista stanco: “allora, cosa succede?” Una si-gnora: “Il nostro caro Lunardi, il ministro, venga ad abitare da noi. Qui siamo tutta gente pacifica che vuole sopravvivere”. Mauro R.: “Lunardi è quello che ha vinto con la sua ditta l'ap-palto francese”. A lei chi gliel'ha detto? “Ma l'hanno scritto”. Non è il momento di dirgli che noi non l'abbiamo letto. R.: “Sul

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problema tecnico, nessuno ci contrasta. Basta andare a pren-dere le relazioni. Loro dicono che l'opera si fa a prescindere. La popolazione dice: non si fa a prescindere”. Signora: “Che hanno torto lo si vede dal fatto che mandano la polizia”. Voce nella mischia: “Lo fanno per gli appalti e per mangiare i soldi. Solo questo interessa”. R.: “Il mito dell'alta velocità è una cosa da ridere. E' un'opera già progettata vecchia”. Seconda voce: “Perché ci picchiano? Noi siamo pacifici”. Vi hanno picchia-to? “Andate a chiedere a quel ragazzo là”. Venti metri, dopo le scale. Andrea R., fronte alta, un collare sotto il mento. “Saran-no state le 7 e 30. Ero seduto. Sono stato preso e sballottato da 3, 4 persone. Erano in borghese, probabilmente della Digos. Vorrei sottolineare che non ho opposto resistenza. All'ospedale mi hanno diagnosticato una distrazione muscolare”. Una pic-cola folla, attorno. Irene G., fidanzata di uno all'ospedale, al cellulare, voce alta: “Trauma frontale non commotivo. Escoria-zioni al braccio destro e al collo”.

����� Il giorno successivo al blitz 131delle forze dell’ordine, al presi-dio di Bruzolo sulla statale 25 si tiene una assemblea affollata che favorita dal giorno festivo (è il 1° novembre) e dagli avve-nimenti della vigilia si trasforma presto in un bilancio per il movimento No Tav. Al microfono parlano gli amministratori e i rappresentanti dei comitati. Raccontano di una “giornata im-portante che ha consentito alla nostra lotta di uscire dalla Val di Susa e diventare una questione nazionale”. Soddisfazione mista a rabbia per la beffa notturna, il blitz di polizia e carabi-nieri che hanno “conquistato i siti dei sondaggi alle nove di se-ra”. C'è chi non la prende troppo male: “Sono arrivati in nove-cento, hanno militarizzato la zona. Questa mattina non si pote-va nemmeno andare al cimitero senza presentare la carta d'i-dentità ai posti di blocco. E con tutto questo spiegamento han- 131 Rep. 2-11-05

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no dovuto andare di nascosto, durante la notte, a mettere i pic-chetti. Una brutta figura”. Prende la parola tra gli applausi il presidente della Comunità montana, Antonio Ferrentino. Molti gli riconoscono il merito di aver evitato gravi incidenti nella giornata del 31 ottobre. Ferrentino è arrabbiato132 “per la scelta delle forze dell’ordine di venir meno agli accordi. Ci avevano detto che avrebbero evitato ulteriori iniziative e invece hanno approfittato della situazione per compiere il blitz notturno. Qui non è in gioco la Torino-Lione ma la democrazia”. C'è chi pro-va a guardare al futuro: “Anche se cambierà il governo per noi saranno tempi difficili. Finirà Berlusconi ma non il berlusconi-smo. Sulle grandi opere Bersani non è meglio di Lunardi. E an-che la Bresso, avete visto che cosa ha dichiarato”. Quando l'o-ratore nomina la Presidente della Regione partono fischi e urla. La sua scelta di sostenere l'Alta velocità non è ovviamente gra-dita. Nasce la proposta di “far esprimere chiaramente Prodi su questa storia. Facciamolo venire qui a dire che cosa pensa dell’Alta velocità”. La proposte genera approvazioni e qualche perplessità. L'assemblea decide che “è comunque ora di dare un segnale già oggi per far sapere a tutti che la nostra lotta prosegue”. Così si sceglie di occupare le stazioni. A Bussoleno c'è troppa polizia, si ripiega su Borgone. Ma prima che la riu-nione si sciolga qualcuno riconosce tra i partecipanti due agenti in borghese. Al grido di –spie- vengono fatti allontanare133. Ci pare molto discutibile l’atteggiamento di coloro che hanno allontanato due rappresentanti delle forze dell’ordine nello svolgimento del proprio dovere. Atteggiamento non condivisi-bile specialmente per chi afferma di non voler uscire dalla lega-lità e pertanto non dovrebbe avere nulla da nascondere. La beffa di lunedì notte (31 ottobre) ha galvanizzato la protesta e il movimento dalla guerra di posizione, la difesa ad oltranza 132 Rep. 2-11-05 133 Rep. 2-11-05

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dei siti che si è rivelata inutile, i No Tav sono passati ad un'effi-cace e velocissima –guerriglia-, impegnando per l'intera giorna-ta carabinieri e polizia in un'estenuante corsa da un paese all'al-tro. “Sempre però nel rispetto della legalità” sottolinea Mauro Russo, sindaco di Chianocco, da sempre in prima linea contro il Tav. Il primo di novembre a mezzogiorno circa trecento dimo-stranti arrivano alla stazione di Borgone, hanno comprato un biglietto per Susa e occupato i marciapiedi ferroviari lasciando penzolare le loro bandiere sui binari.

(1 novembre 2005 - Stazione di Bruzolo)

In questo modo hanno di fatto bloccato il traffico ferroviario senza commettere reati. “Questo per dimostrare che noi la leg-ge la rispettiamo davvero, contrariamente ad altri” spiega Rus-so, noto in Valle per essersi ridotto il gettone di presenza appe-na eletto sindaco. L'occupazione della stazione di Borgone ha dato il via ad una lunga serie di manifestazione spontanee: alle 14 è toccato alla stazione di Avigliana, alle 15,30 alla statale 24 all'altezza si Bruzolo e infine alle 17 l'impresa più riuscita, il blocco contemporaneo delle statali 24 e 25 e della stazione di Condove dove il Tgv Torino-Lione-Parigi delle 17,30 non ha potuto passare. “Più di mille persone sono scese in strada no-nostante fosse un giorno di festa. Credo che questo abbia un certo significato e dovrebbe far riflettere chi si ostina a perora-re la causa della Tav” spiega il sindaco Russo. La battaglia della Val di Susa approdata finalmente dopo anni

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alla ribalta nazionale però si sta trasformando in una protesta più ampia contro le grandi opere. Tra gli striscioni anti Tav del giorno prima sono comparsi quelli contro il ponte di Messina e in valle sono arrivati i rappresentanti di Idra, gli ambientalisti che si battono contro l’Alta velocità nel Mugello. Ed è sempre più forte la tentazione dei manifestanti di boicottare le prossime olimpiadi invernali. Che cosa diventerà questo movimento pare debba deciderlo l'assemblea del 2 novembre a Bussoleno. Nel frattempo Susa è presidiata da polizia e carabinieri. Per entrare a Mompantero bisogna esibire i documenti e dimostrare di ri-siedervi. Lassù sulla montagna le pattuglie che sorvegliano il sito di Seghino hanno montato due tende e il comando provin-ciale di Torino ha prenotato le camere all'hotel Napoleon di Su-sa sino al febbraio successivo. Il bilancio alla fine di quel primo novembre sarà di una quaran-tina di treni soppressi e sostituiti con pullman mentre altri 15 accumuleranno ritardi, una cinquantina le denunce con l’accusa resistenza e violenza a pubblico ufficiale, una decina i feriti. Fatta eccezione dei tre partiti della sinistra radicale: Verdi, Ri-fondazione e Comunisti italiani, sull’atto di forza da parte del governo sono d’accordo in questa fase anche gli esponenti di tutti gli altri partiti che lo dichiarano esplicitamente, sia pure con diverse sfumature. Il commento di Chiamparino e di Bresso a quanto stava avve-nendo in Valsusa non lascia adito a dubbi. Il sindaco di Tori-no134: “Mi auguro che ci sia la possibilità di iniziare al più pre-sto i lavori preparatori per realizzare il collegamento veloce tra Torino e Lione. D'altronde stiamo parlando di un'opera di carattere internazionale, che ha finanziamenti internazionali ed un valore generale per tutta Italia e non solo per Torino e il Piemonte. Nessuno quindi può esercitare un diritto di veto. Noi abbiamo mantenuto tutti gli impegni che ci eravamo assunti 134 Rap. 1-11-05

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con la Val Susa nei confronti del governo nazionale. Ora tocca ai sindaci dei comuni della valle fare altrettanto. Siamo giunti al punto in cui, come si fece per la Torino-Milano, occorre far prevalere la legge della maggioranza”. Analoghi i toni di Bresso: “Siamo da sempre favorevoli all'ope-ra, ma mi rendo conto che per la valle questa rappresenti un problema. Abbiamo quindi lavorato sempre per cercare un dia-logo con le popolazioni locali e per mediare. Ora tocca al go-verno far rispettare la legalità. Ritengo che l'avvio di questi sondaggi sia fondamentale, soprattutto a difesa della salute di quei cittadini che hanno manifestato. E’ stata la commissione tecnica che abbiamo istituito su richiesta dei sindaci ha chiede-re l'avvio di tre sondaggi e anche i sindaci erano d'accordo. Dispiace, ovviamente, che oggi si siano verificati disordini e che qualcuno si sia anche fatto male. Mi auguro che prevalga il buon senso perché il muro contro muro, a questo punto, non serve a nessuno”. Bresso è contraria anche ad una tregua olimpica che preveda un rinvio dei sondaggi come richiesto135 dai gruppi regionali di Ri-fondazione Comunista, Verdi e Comunisti Italiani. Una nuova moratoria “equivarrebbe a rinviare nel tempo l'opera con il ri-schio di declassamento e della perdita dei finanziamenti comu-nitari”. Non solo, Bresso ha anche chiesto l'intervento del se-gretario nazionale dei Ds, Piero Fassino perchè l'opera sia inse-rita nel programma dell’Unione fra quelle ritenute strategiche dal centrosinistra. I segretari regionale di Rifondazione (Alber-to Deambrogio) e provinciale (Gianni Favaro) sottoporranno il problema a Fausto Bertinotti. Lo stesso faranno Luca Robotti e Vincenzo Chieppa con Oliviero Diliberto (Pdci). Il verde Peco-raro Scanio si è già mosso. La sinistra radicale al contrario pun-ta a stralciare dal programma dell’Unione il collegamento tra Italia e Francia. Posizioni diverse e lontane che hanno trovato 135 Stampa 3-11-05

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una sintesi in Consiglio regionale: il silenzio. Un silenzio che ha portato la maggioranza a bocciare un ordine del giorno presentato dal centrodestra che riprendeva alcune delle affermazioni della Bresso favorevoli alla Tav. Una contraddizione rilevata subito da Enzo Ghigo (Forza Ita-lia), William Casoni (An), Deodato Scanderebech (Udc) e Claudio Dutto (Lega Nord): “L'Unione ha dato prova di scarsa coesione. Non c'è chiarezza. Siamo preoccupati per il futuro dell'opera”. Al coro si unisce anche Osvaldo Napoli, parlamentare valsusino di Forza Italia, che parla di doppia verità: “Le cose hanno preso un altro binario con l’arrivo del centrosinistra in Piemonte e con la doppia verità togliattiana, sì alla Tav a Torino, no alla Tav in Val di Susa. Sulla Torino-Lione tutto è stato fatto, gli u-nici ostacoli sono di natura ideologica. Nel centrosinistra nel suo complesso si annida l'ambiguità e chi ha speculato dovreb-be oggi tentare un'operazione di verità”. Per l’assessore ai Trasporti, Daniele Borioli invece: “Nella maggioranza non c'è nessuna ambiguità. Abbiamo sempre la-vorato alla stessa idea, siamo perchè l'opera avanzi nel rispetto delle comunità locali”. Rocco Muliere, capogruppo Ds, alla fi-ne si è fatto portavoce di tutta l'Unione: “L'ordine del giorno è superato. Sottolineiamo il diritto di decidere delle istituzioni e quello di manifestare delle popolazioni dell'area”. Vedremo che non sarà, purtroppo, così, le decisioni delle istitu-zioni saranno destinate infatti a rimanere lettera morta. Anche per il presidente della Provincia, Antonio Saitta, è ora di “entrare nel merito dell'opera, utilizzando il lavoro dei son-daggi in modo che il progetto e i cantieri garantiscano la salute dei cittadini e l'ambiente. Solo così i sindaci avranno risposte ai dubbi” e lancia un appello “per riaprire una fase nuova fatta di confronto, non prestando attenzione alle strumentalizzazioni, anche elettorali. In questi anni alcuni cattivi maestri hanno

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drammatizzato il tema Torino-Lione, opera importante, che va realizzata”.

(William Casoni)

Chiaro anche il Presidente del Consiglio regionale Davide Ga-riglio che si dichiara in linea con i vertici di Comune, Provincia e Regione. Sono convinto che i grandi collegamenti internazio-nali servano, che il nostro destino è muoverci sempre di più. Non se ne può fare a meno “Anche in passato, quando si sono costruite grandi infrastrutture si è sempre dovuta subire l'accu-sa di fare cose inutili, faraoniche cattedrali nel deserto: penso alla tangenziale di Torino fortemente voluta dal sindaco Gros-so che fu contestato per questo o, addirittura, il traforo ferro-viario del Frejus ormai più di un secolo fa. Opere che poi si sono rivelate decisive per lo sviluppo del nostro territorio” ed

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ancora “Sono per il dialogo e apprezzo i tentativi fatti, anche da molti consiglieri regionali della maggioranza, per cercare di frenare le frange più bellicose. Però io credo nelle istituzioni e se devo schierarmi con qualcuno mi schiero dalla parte della legalità: deve essere chiaro che l'opera è fatta all'interno di procedure legittime, le consultazioni ci sono state. Quello del-l'altra sera non è stato un blitz, è rispetto della legge. A un cer-to punto chi è ai vertici delle istituzioni deve decidere. Non si può rimettere sempre tutto in discussione: e i sondaggi si devo-no fare per capire quello che c'è sotto terra. E’ nell'interesse di chi abita la Val Susa anche perché, se fosse vero che ci sono materiali pericolosi in costi dell'opera lieviterebbero. E quindi potrebbe essere rimessa in discussione”. E’ una speranza per i contestatori? “No, anzi credo che a un certo punto anche le fa-sce di contestazione più accese dovranno fermarsi, se non vo-gliono mettersi fuori dalla legalità. Io spero che prevalga il buon senso. In consiglio regionale garantiremo tutti e daremo voce a tutti. Ma deve essere chiaro che noi non siamo una com-briccola di persone messa lì per realizzare chissà quale inte-resse nascosto. Siamo convinti che quell'opera sia utile al Pie-monte: controlliamo che non ci siano pericoli, discutiamo con la valle. Poi però realizziamola”136. Naturalmente anche il centro-destra esprime il proprio sostegno alle iniziative del Governo. Fra i più duri Deodato Scandere-bech Capogruppo Udc in Consiglio Regionale137 che in un co-municato stampa intitolato - Chiarezza e dialogo sulla Tav – esprime: ��������� Preoccupazione e sgomento per il grossolano attacco alla lega-lità repubblicana e democratica. Si fondono e si confondon giu-livi marciatori pret-a'-porter con anarchici insurrezionalisti, 136 Rep. 2-11-05 137 Stampa 3-11-05

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scampagnate salutari con tattiche di guerriglia, intenzione a procedere correttamente con un cialtronismo istituzionale, dove chi indossa la fascia tricolore organizza e guida l'attacco alle I-stituzioni.

��������� Per i No Tav invece l’uso delle forze dell’ordine è banalmente un atto di protervia, così Alberto De Ambrogio segretario re-gionale di Rifondazione: “L'utilizzo protervo delle forze del-l'ordine in Val Susa oggi ha dimostrato tutti i suoi limiti. Da oggi il problema della Val Susa è diventato un problema nazio-nale: e il movimento guidato dai sindaci ha dimostrato di esse-re maturo e pronto a una lotta di lungo periodo”. Rispetto agli altri partiti moderati della sinistra: “La nostra posizione è nota da tempo come quella di Ds e Margherita. La divaricazione può esserci solo se ci saranno forzature” ed ancora: “Lunedì sera con la recinzione dei terreni in Val Susa è accaduto un fat-to molto grave: perché un gruppo di consiglieri regionali fra cui il sottoscritto, sindaci e presidenti delle Comunità montane, dopo una lunga trattativa aveva raggiunto un accordo con i rappresentanti delle istituzioni e le forze dell’ordine. Tutti i manifestanti sarebbero scesi a valle, ma da quel momento in poi non ci sarebbero state forzature dell'autorità per la presa di possesso dei terreni. Mi chiedo se siamo di fronte a uno Sta-to di diritto oppure a una situazione in cui le regole possono essere tranquillamente calpestate”. Con lettera formale sottoscritta anche dai Comunisti italiani e dai Verdi chiederà a Bresso - di intervenire pubblicamente per difendere il ruolo e la capacità di trattativa dei consiglieri re-gionali e degli esponenti delle istituzioni locali - Giampaolo Zancan, senatore dei Verdi, fa riferimento al via dei lavori: “Se mai quest'opera dovesse cominciare pretendiamo che si svolga nel massimo rispetto della legge e nel massimo rispetto di quel bene primario che è la salute dei cittadini. Faremo un controllo

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meticoloso e puntuale su ogni passo di un'opera che noi rite-niamo sbagliata”. Presenterà anche un esposto contro le occu-pazioni insieme all’avvocato Lamacchia.

(Alberto Deambrogio)

Le recinzioni dei siti non sarebbero state fatte a regola d'arte, in pratica sarebbero un falso. Le foto verranno allegate al ricorso che i legali No Tav presentano, dimostrerebbero che “Se è vero che hanno recintato la zona di sera, in assenza dei proprietari hanno compiuto un atto che non credo sia permesso dalle nor-me”. Il ricorso presentato alla sezione di Susa del Tribunale amministrativo verrà respinto il 22 novembre successivo. Nello specifico l'ordinanza, dichiara la nullità del ricorso presentato il 31 ottobre in cui si richiedeva il riconoscimento dell'inefficacia e dell'illegittimità delle procedure adottate da Ltf per l'accesso al sito. Il tribunale ordinario si dichiara invece non competente a pronunciarsi sulle altre due richieste contenute in un secondo ricorso che chiedevano l'inibizione di ogni ulteriore accesso ai

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terreni e l'allontanamento delle persone presenti nelle aree di scavo. Il magistrato ha poi ritenuto infondata la richiesta di so-spensione dell'autorizzazione a Ltf. La disposizione condanna pure la ricorrente a rimborsare la Lyon Turin Ferroviarie con 1.900 euro che, come commenta Ferrentino poteva essere evita-ta.138 Favaro capogruppo dei Comunisti Italiani in Regione non ha escluso che la polemica potesse pure portare a una “verifica po-litica” in Regione: “Ma non tanto sulla Tav, ma sui metodi con cui vengono esercitate le decisioni su luoghi come la Valsusa. Su argomenti come questi noi auspichiamo che l'Unione abbia posizioni diverse rispetto al centrodestra”. La presidente Bresso così commenterà la notizia di un possibile strappo con Rifondazione: “Se ci comportiamo in questo modo possiamo immaginare che il pericolo di perdere a livello na-zionale è forte, se alla prima difficoltà non si riesce a stare in-sieme...”, “La linea TAV Torino-Lione era nel programma elet-torale e poi nel programma di governo della coalizione. Sono sempre stati favorevoli anche la Provincia e il Comune. E poi non si può certo dire che in questi mesi non abbiamo cercato di favorire al massimo il dialogo e l'impegno serio e concreto nel-l'affrontare i problemi di ogni natura e questo perchè vogliamo tutelare nei fatti la salute delle persone” ed ancora: “Ma se a fronte di tutto questo si sceglie di bloccare comunque l'inter-vento per effettuare i carotaggi concordati, allora significa che il no all'opera è pregiudiziale. E su questo non siamo d'accor-do, a meno di mettere in discussione il programma di governo, cosa che non è nelle nostre intenzioni”139.

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138 Non è l’unica volta che i giudici del Tar di Torino –scaricano- le spese legali su cittadini ricorrenti anziché compensarle e lo fanno anche in favore di controparti economicamente forti come, in questo caso, LTF. 139 Stampa 2-11-05

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Ma le azioni contro il Tav sono solo all’inizio. Da sempre la maggior parte dell’opinione pubblica quando assiste a scene di violenza, specialmente se una delle parti veste divise militari, tende istintivamente a solidarizzare con quella che appare la parte più debole. Di fronte a foto e filmati che mostrano donne e anziani spintonati, manganellati e calpestati è facile per tanti prendere posizione. Lo sa bene qualunque manifestante, ed an-che i No Tav. Non solo, l’eco nazionale e internazionale degli scontri del 31 ottobre a Mompantero ha proiettato le vicende della Tav su uno scenario nuovo tutto da gestire sotto il profilo mediatico, ma anche sotto questo aspetto la strada per i No Tav è in discesa. Così sindaci e movimento uniti inizieranno nei giorni successivi una serie di azioni che prevedono uno sciope-ro, sino all’occupazione dei terreni a Venaus dove si dovrebbe-ro iniziare i lavori per l’escavazione del Cunicolo geognostico, ma qualcuno pianifica anche altre iniziative come le occupa-zioni di stazioni, strade e dell’autostrada. Lo sciopero140 è programmato per il 16 novembre con l’obiettivo di dimostrare attraverso il blocco della valle che tutti sono contrari all’Alta velocità. Primo passo l’assemblea del 2 novembre a Bussoleno nella sala polivalente in piazza del mer-cato alle 20,30. La riunione era programmata da tempo da parte dei sindacati per chiedere ai vertici di Cgil Cisl Uil di indire uno sciopero generale: “Formalizzeremo la richiesta di sciopero che si dovrà tenere nella stesso giorno della mobilitazione della Valle. Chiederemo anche ai commercianti di fermarsi, di abbassare le serrande”. Giorgio Airaudo, numero uno della Fiom torinese: “Se il movimento decide una mobilitazione generale, democra-tica e non violenta, noi la sosterremo. Non si possono imporre decisioni senza ascoltare i lavoratori”. Airaudo ha anche attaccato Bresso e Chiamparino, accusandoli 140 Rep. 3-11-09

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di voler imporre una decisione presa dall'alto: “Non si può go-vernare solo a colpi di maggioranza, l'appello di una comunità va rispettato”.

(Girgio Airaudo)

La piega che stanno prendendo gli eventi sta mettendo in crisi il centro sinistra. Ne è la prova un articolo a firma Valentini su Repubblica del 2 novembre 2005 che dopo aver definito: - le ragioni del No o-biettivamente numerose e fondate -, ma obietta: ��������� -… che comunque l'alta velocità, prerogativa o maledizione del nostro tempo, non si fermerà di fronte alle barricate di pietre e di alberi erette dal popolo della Val di Susa: per la semplice ragione che, piaccia o non piaccia, il peso degli interessi (e par-liamo qui degli interessi legittimi, cioè l'esigenza di collegare in modo più rapido l'Italia alla Francia e all'Europa; di ammoder-nare le nostre linee ferroviarie; di correre verso la prossima sta-zione del progresso tecnologico) prevarrà con ogni probabilità sui dubbi, sulle riserve, sulle resistenze locali.-

��������� Si arriva a proporre…:

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��������� Un giurì, un comitato o una commissione mista, formata da e-sperti indipendenti, tecnici dell'impresa incaricata dei lavori e rappresentanti qualificati della popolazione, potrebbe sovrin-tendere ai sondaggi del terreno in modo rapido e trasparente, per emettere infine un verdetto. Poi, chi è chiamato a decidere se ne assuma fino in fondo la responsabilità, con il sostegno delle forze dell'ordine e magari della pubblica opinione.

��������� E’ proprio quello che da anni le istituzioni stanno facendo! Ma pare che non tutti ne siano al corrente o fanno finta di non sa-perlo; l’ultimo tentativo in ordine di tempo è stata proprio la Commissione Rivalta a cui seguirà di lì a pochi mesi un’altra commissione, l’Osservatorio presieduto dall’architetto Virano che, ancora meglio di Valentini, come vedremo interverrà nello stesso giorno sulle pagine di Repubblica a rappresentare questo malessere. La Bresso intanto si barcamena come può, in una intervista alla domanda di un cronista141 che gli dice:

��������� - uno slogan è: sì alla Tav, no ai Tir? – così risponde: “Se vo-gliamo possiamo anche sintetizzarlo così”. Anche a costo di provocare i danni ambientali di un cantiere che durerà molti anni, con il rischio della presenza di amianto nella montagna? “Sono due questioni diverse. L’impatto del cantiere per una galleria di 52 chilometri è certamente molto forte. Per questo abbiamo tentato tutte le strade per coinvolgere gli abitanti del-la valle. Ci rendiamo conto dei disagi. Va detto che la Val di Susa è da secoli un punto di passaggio. Diciamo da Annibale in poi. I luoghi di passaggio sono al centro della storia. è un van-taggio che comporta anche dei disagi. La questione dell’a-mianto è diversa”. Perché? “Io credo che su questo tema si sia 141 Griseri su Rep. 2-11-05

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esagerato molto. I tecnici ci dicono che la quantità di amianto nella montagna dovrebbe essere bassa. Non ci danno la certez-za. Per questo si devono fare i sondaggi e la galleria di Ve-naus, proprio ciò che le manifestazioni di questi giorni voglio-no impedire”. Se si trovasse una grande quantità di amianto, salterebbe il progetto? “Se quella quantità mettesse a rischio la salute dei cittadini saremmo obbligati a fermarci. E si riapri-rebbe quasi automaticamente la questione del raddoppio della galleria autostradale del Frejus. Non credo che sia una pro-spettiva auspicabile”.

��������� �����

E’ evidente che la situazione che si è venuta a creare è certa-mente complessa e pone entrambe gli schieramenti politici su posizioni difficili che proveremo a sintetizzare. A destra apparentemente non ci sarebbero problemi: la compa-gine è compatta, non costituisce certo un problema la posizione dei militanti leghisti No Tav in Valle, inoltre sono all’opposizione sia alla Regione che alla Provincia di Torino. Ritengono, a ragione, che si siano tentate tutte le strade per con-vincere gli oppositori a lasciare avviare i lavori e, certamente non hanno sorte di tabù culturali sul ricorso alla forza pubblica per far rispettare le decisioni assunte a diversi livelli istituziona-li che dal Comune e Provincia di Torino arrivano sino alla Co-munità Europea come esplicitamente espresso sia dal Ministro Lunardi che dal suo vice Martinat. Solo la Lega Nord la criti-cherà, poi. Inoltre l’avvio dei lavori per la Torino Lione, prima delle elezioni, sarebbe un importante elemento nel paniere dei successi da presentare agli elettori. Tanto più che proprio della modernizzazione delle infrastrutture il governo Berlusconi in carica (il terzo: 2005-2006) ha fatto un proprio cavallo di batta-glia che lo aveva portato a vincere le elezioni nel 2001. E’ evi-dente quindi la determinazione nell’avviare i lavori a partire dai

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sondaggi. D’altra parte però il Governo non può pagare un prezzo troppo alto rischiando di trasformare in martiri agli oc-chi dell’Italia e del mondo le popolazioni della valle di Susa ri-schiando di perdere il consenso di tanti cittadini non necessa-riamente schierati con i No Tav, ma che in qualche modo si sentono empaticamente vicini ai valligiani. Opportuno quindi muoversi d’intesa con il centro-sinistra moderato, anche per non esser accusati di aver dato vita ad uno Stato repressivo. Nel centro-sinistra le cose sono più complicate. A cominciare dai rapporti fra i partiti favorevoli alla Tav e quelli contrari. In par-ticolare i Ds si sono impegnati direttamente nel tentativo di tro-vare soluzioni di compromesso con i sindaci della Valle. Me-diazioni che non hanno però portato a soluzioni concrete come dimostrano gli scontri di Mompantero ed ancor più quelli che si avranno di lì a poco, in dicembre, a Venaus. Di fatto il centro-sinistra si trova anch’esso in un cul de sac. Da una parte i sin-daci quasi tutti di centro-sinistra capeggiati da un loro tesserato, Ferrentino, affiancati dai partiti alleati dell’estrema sinistra con cui andranno a costituire l’Unione per portare Prodi alla Presi-denza del Consiglio, dall’altra il centro-destra che non manca di sottolineare la contraddizione delle alleanze che, oggettivamen-te, finisce per indebolire l’azione politica a sostegno della Tav. Loro, in mezzo, che non riescono a trovare mediazioni in grado di sortire nemmeno qualche risultato minimo come l’avvio di qualche sondaggio. Si affaccia Virano E’ in questo contesto che si fa avanti un nuovo soggetto desti-nato a diventare uno dei principali, se non il principale, prota-gonista a partire dal 2006 della telenovela Tav Torino Lione. Stiamo parlando dell’architetto Mario Virano che in un articolo del 2 novembre 2005 comparso su Repubblica spariglia le car-te. Da una parte indebolisce il fronte delle istituzioni favorevoli

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alla Tav che, dopo aver tentato di tutto per coinvolgere i sinda-ci, si sentono giustificate ad ammettere il ricorso alla forza; dall’altra predispone una metaforica scialuppa di salvataggio, un po’ per tutti, qualora le iniziative in corso non arrivassero a risultati concreti, come in effetti poi sarà. Ma soprattutto di fat-to si candida alla guida di questa ipotetica scialuppa, di cui non si sa ancora se ci sarà necessità e soprattutto dove porterà. Un altro aspetto merita di essere ancora evidenziato ed è l’azzardo di andare a individuare la soluzione del problema in una con-certazione, sia pure –evoluta-, con i Comuni: presunzione, sot-tovalutazione, genio, cinismo? Avremo modo nel volume suc-cessivo di questa Storia di approfondire le strategie di questa scelta, ed anche i risultati. Riportiamo integralmente l’articolo142 a firma di Vera Schia-vazzi comparso su la Repubblica del 2 novembre, in pieno bai-lamme per i primi scontri sociali in valle. ��������� Compagni, ripensiamoci. Altrimenti neppure il più rigoroso ri-spetto della legalità né le più efficaci operazioni di polizia ba-steranno a farci uscire dall’impasse. Questa scuola di pensiero, basata innanzi tutto sull'analisi degli errori commessi nel passa-to in Val di Susa, errori che hanno contribuito non poco ad una situazione che oggi appare incancrenita, si sta facendo largo tra i Ds torinesi. Ovvero in quel partito che per una serie di circo-stanze si trova oggi al governo locale a tutti i livelli e che si candida a sedere presto anche nel governo nazionale. Col ri-schio di trovarsi con le stesse difficoltà, e la stessa mancanza di soluzioni, che da circa 7 anni impediscono al progetto dell'alta velocità Torino-Lione di fare dei concreti e decisivi passi avan-ti. Tra i primi a invitare alla riflessione c'è stato Mario Virano, uomo di area Ds (anche se da alcuni anni senza tessera), oggi consigliere di amministrazione dell'Anas, a lungo amministra- 142 Rep. 2-11-05

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tore delegato della Sitaf. Architetto, politico di lungo corso e buon conoscitore della realtà valsusina, Virano ha messo in guardia la sinistra riformista dalla tentazione di trattare gli op-positori alla Tav alla stregua di un gruppo di squatter metropo-litani dai quali farsi riconsegnare una palazzina occupata. “I chilometri del tracciato ferroviario che dovranno attraversare la Valsusa - spiega Virano - non sono uguali a tutti gli altri. Ci piaccia o no, occorre un progetto straordinario di livello nazio-nale per questa zona, analogo a quelli fatti per Seveso o per Ba-gnoli.

(Mario Virano)

I sindaci e gli altri rappresentanti istituzionali che si oppongono alla Tav esprimono problemi veri, e per troppi anni nessuno ha dialogato con loro,143 ci si è limitati a poche e superficiali co-

143 Queste affermazioni che non condividiamo, costituiranno uno dei pilastri su cui si fonderà la futura iniziativa di Virano quando sarà Commissario di governo. Vedremo le implicazioni che da essa scaturiranno.

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municazioni su decisioni prese altrove”. Che cosa fare ora? “Smetterla di parlare di compensazioni o mitigazioni e varare un progetto più serio. Torino e il Piemonte hanno un bisogno vitale di quest'opera, senza la quale resteran-no tagliati fuori. Ma la Val Susa non ne avrà un vantaggio diret-to e immediato, e bisogna avere l’onestà intellettuale di ricono-scerlo. Dunque, bisogna proporre un progetto impegnativo e se-rio per il suo futuro, compresa la parte di area metropolitana coinvolta nel cantiere. Esempi? Al primo posto ci sono le ga-ranzie per la salute144, poi occorre investire sull'assetto della Dora e dei suoi affluenti, su un turismo diverso da quello scii-stico, sulla trasformazione della vecchia linea ferroviaria in me-tropolitana di valle. Costa, è vero, non a caso il progetto dev'es-sere nazionale”. Gli argomenti di Virano convincono anche altri, a cominciare da Stefano Esposito, capogruppo diessino in Provincia. “Dopo anni di errori e di omissioni, che soltanto i Ds a livello locale e il ministro Pierluigi Bersani avevano cercato di affrontare, in modo insufficiente, ora si stanno muovendo i primi passi nella direzione giusta, con la commissione Rivalta. Finalmente, gra-zie anche ad una persona di grandissima esperienza, esiste un tavolo di confronto con tutta la sinistra, anche la più radicale. Oggi c'è un confronto sul merito. Ma il nostro partito è stato e rimane in parte ancora succube delle posizioni delle società fer-roviarie o di un uomo come Moretti, quasi fosse possibile arri-vare in Valsusa e spianare tutto senza discutere con nessuno. E se è vero che non si deve cedere di un millimetro sulla necessità di realizzare l'opera, è vero anche che troppi sono rimasti in si-lenzio o affacciati alla finestra anche tra i Ds. Ferrentino ha portato avanti per anni una battaglia solitaria contro la Tav, fat- 144 La delibera CIPE del 3 agosto 2005 di approvazione del progetto preli-minare della Cintura nord di Torino aveva stanziato 300 milioni di € sulla questione amianto.

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ta di argomenti che in parte avrebbero dovuto essere ascoltati meglio. Peccato che lui l'abbia utilizzata soprattutto per dilatare i tempi145. Oggi però bisogna essere consapevoli che occorre un dialogo nuovo”. L'uomo del dialogo Luigi Rivalta, ex assessore regionale all’Urbanistica, è stato scelto come uomo di media-zione e di esperienza per la commissione sulla Tav di cui fanno parte anche i sindaci della Valle.

��������� Certo è che la tempistica con cui questo appello è stato pubbli-cato dà una grossa mano ai No Tav. Sino ad ora erano solo le frange estreme della sinistra a sostenere le ragioni dei No Tav, ma ora sono Esposito e Virano due riformisti moderati. Quest’ultimo in particolare che, dalle lontane lotte sessantottine contro i manicomi ha nel tempo assunto posizioni moderate ora sostiene le ragioni, con argomenti più che opinabili, di chi si batte contro la Tav, o almeno di quella ampia frangia che giu-stifica con la mancanza di dialogo la propria opposizione. Per i Ds, ancora lontani culturalmente dall’ammettere che in certe situazioni il ricorso alla forza pubblica può essere giustificabile, l’intervento di Virano ha probabilmente portato una boccata di ossigeno, specialmente a chi si sentiva trascinato dagli eventi e dalla intransigenza dei sindaci a percorrere soluzioni lontane dalla tradizione culturale della sinistra. In una situazione di crisi del centro sinistra e dei Ds in particolare è proprio ciò di cui c’era bisogno. Virano verrà nominato di lì a poco Commissario Straordinario del Governo (Berlusconi terzo) per la Torino Lione. Come accennato vedremo poi come queste posizioni verranno tradotte nella conduzione delle attività che gli verran-no affidate e quali effetti sortiranno.

����� Ma ritorniamo ora alle iniziative in Valle. 145 Anche questa notazione merita attenzione, vedremo come verrà affronta-ta da Virano.

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Mentre i sindacalisti, in particolare quelli della Cgil, si danno da fare per convincere i confederali a indire uno sciopero gene-rale. Il 4 novembre146 la Digos sequestra un volantino siglato da una nuova formazione politica che si ispira alle Brigate Ros-se. Nella notte di venerdì 4 novembre una telefonata anonima ai carabinieri di Susa annuncia che “sulla Statale 25, al chilome-tro 56, Comune di Giaglione, c'è una bomba”. Che e verrà ef-fettivamente ritrovata. Si trattava di un candelotto con 200 grammi di esplosivo da cava e un innesto, non collegato. Sul newswire147 di alcuni siti antagonisti compariranno anche mes-saggi siglati da una fantomatica -Brigata 31 ottobre-, che si complimenta con le vedette No Tav. Il 4 novembre i manifestanti bloccano quattro tecnici di Ltf all’interno del cantiere di Mompantero148, ci vorranno due ore di trattative per sbloccare la situazione e per consentire ai tecni-ci di Ltf di tornare a casa scortati dalla polizia passando attra-verso due ali di manifestanti inferociti. Dopo l’intervento di Pe-rino: “Noi non vogliamo guai! Voi non ci caricate e noi faccia-mo un passo indietro e facciamo scendere i mezzi di Ltf. E non temete aggressioni: al massimo ci sarà qualche fischio o un applauso quando passano”, il fuoristrada scortato da quattro furgoni delle forze dell'ordine sfila davanti alla gente. La poli-zia non spintona nessuno. I dimostranti non se la prendono con gli agenti. Qualche fischio. Un po' di applausi ironici. Poi, in silenzio, la gente se ne va. Sulla strada resta solo il posto di blocco della Polizia. Fra quei geometri ce n’è uno che ha la –disgrazia- (a causa del clima sociale che si è creato in Valle di Susa) di esser nato e di vivere in Valle, perché non è facile es-

146 Stampa 5-11-05 147 Newswire: blog pubblici dove chiunque sia connesso a internet può pub-blicare informazioni. 148 Rep. 6-11-05

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sere additati per la strada, incontrare gli amici che ti dicono149: “Bastardo hai venduto la valle”, doversi difendere dal proprio mondo, vivere prigionieri delle proprie radici, anche questo è un segno dei livelli di aggressività a cui qualcuno arriva. Verranno anche pesantemente minacciati pure i familiari dei tecnici di Ltf con telefonate anonime e scritte sui muri, ed un nuovo problema per la polizia: quello di tutelare la loro inco-lumità: dovranno essere scortati dalla polizia. Viene anche rinviato sine die il taglio del nastro della nuova centrale idroelettrica di Pont Ventoux, previsto per venerdì 11 novembre. L’Aem (Azienda Elettrica Municipale) spiega che la decisione “è stata presa poiché in questo momento nella valle non ci sono le condizioni ambientali per festeggiare l'inaugura-zione di uno dei più importanti impianti realizzati in questi anni in Europa”. Il popolo dei No Tav aveva annunciato infatti che sarebbe stato presente con striscioni e volantini davanti al com-plesso.

����� Pont Ventoux Apriamo ancora una parentesi nelle vicende Tav per scrivere di questa opera che certamente ha avuto il suo peso nella storia oggetto di questo libro. Ha una potenza installata pari a 150 megawatt ed in grado di produrre oltre 450 milioni di kWh/anno. Le sue caratteristiche tecniche e funzionali, nonché il suo ragguardevole sviluppo territoriale in gran parte sotterra-neo, ne fanno la più grande opera idroelettrica sotterranea in Europa. Dall’opera di presa di Pont Ventoux, nel Comune di Oulx, l’acqua della Dora Riparia viene indirizzata verso il canale de-rivatore a pelo libero che si estende per 14 km in galleria sotto il massiccio dell’Ambin, lo stesso che dovrebbe attraversare la Tav, sino a raggiungere il serbatoio di regolazione giornaliera 149 Rep. 6-11-05

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di Val Clarea. Da qui parte la galleria in pressione lunga oltre 4 km alla quale fa seguito la condotta forzata sotterranea lunga 1,3 km che raggiunge i due gruppi di produzione della centrale in caverna di Giaglione-Venaus. In tutto circa 24 km di cunico-li. Nel 1990 l’appalto viene vinto dalla Astaldi (la stessa impre-sa che realizzerà parte del Passante di Torino), i cantieri apri-ranno nel 1993 ma subiranno uno stop di diversi anni a causa delle venute d’acqua e successivi contenziosi, i lavori che do-vevano finire nel maggio 2000, verranno conclusi nel 2005 ed i costi preventivati attorno ai 380 miliardi di Lire lieviteranno di parecchio.

(Pont Ventoux – Caverna di Giaglione Venaus, larga 20 metri,

lunga 50, alta 49,10 m sede delle 2 turbine Francis) Nel 1992 la comunità Montana Alta valle Susa si era espressa all’unanimità a favore della centrale. I Comuni interessati ai la-vori, oltre ad Oulx, Giaglione e Susa, sono: Salbertrand, Exil-les, Chiomonte, Gravere e Venaus dove verrà realizzato il can-tiere che, a lavori ultimati, verrà reso disponibile per l’impresa che dovrà realizzare il cunicolo per la Torino Lione. I dirigenti dell’Aem aveva assicurato che l'impatto ambientale, che aveva ottenuto una valutazione positiva dagli organismi preposti, non

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avrebbe creato –disturbo- per la natura, perché buona parte del-le strutture risultano invisibili: i canali di derivazione delle ac-que e le condotte forzate sono in galleria, mentre la centrale è collocata in una caverna scavata nella roccia e i collegamenti con l'Enel sono interrati. Anche allora venne segnalato come è avvenuto per il Tav la presenza di uranio. Il servizio di fisica sanitaria dell’Asl di Ivrea il 20 gennaio 1998 effettuerà rilievi nelle gallerie, cantieri e discariche di materiali inerti confer-mando l'assenza di radiazioni da uranio superiori a quelle del normale fondo ambientale. Nel marzo 1999 gli amministratori pubblici di Torino, i presidenti della due Comunità montane, i sindaci di Chiomonte, Exilles, Giaglione, Gravere, Oulx, Sal-bertrand, Susa, Venaus e il presidente dell'Aem Torino, sotto-scriveranno un accordo che istituisce una commissione perma-nente con funzione consultiva per garantire trasparenza e con-trolli nel corso della realizzazione dei complessi lavori dell'im-pianto idroelettrico Pont Ventoux-Susa. Nell’occasione della firma il sindaco di Giaglione, Enzo Vayr, successivamente in prima fila contro il Tav, chiederà urgenti provvedimenti per ri-solvere il problema dei disagi causati ai residenti con150 "le forti mine notturne che hanno creato crepe nei muri di molte abita-zioni". Il problema mine era stato evidenziato sin dal settembre dell’anno precedente, il 1998, dagli abitanti di Giaglione della frazione Sant’Andrea che denunciavano rovine alle abitazioni, crepe nei muri, mattonelle che si sollevano, coppi fuori posto, oltre alla difficoltà di dormire durante la notte per il rumore provocato dalle volate di mina usata per lo scavo delle gallerie che passavano circa 80 metri sotto le abitazioni. Anche le vi-brazioni misurate che non avrebbero dovuto superare gli 8 mm al secondo negli edifici spesso superavano i 12. I trenta residen-ti avvieranno anche una richiesta di risarcimento per oltre un miliardo delle vecchie Lire, non risulta ad oggi siano stati risar- 150 Stampa 9-3-99

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citi. Ma i problemi non finiscono qui. Nel settembre 2000 ven-gono segnalate proteste dei commercianti delle vie centrali di Susa per la polvere e il rumore causato dagli oltre settanta auto-carri che ogni giorno scendono carichi di ghiaia e terriccio dal cantiere della Val Clarea della Pont Ventoux. Il sindaco Sandro Plano, altro personaggio noto delle vicende No Tav, ha però as-sicurato che in tempi brevi il disagio verrà ridotto almeno del 50 per cento perché151 “diventerà funzionale un nuovo svincolo attualmente in costruzione a monte di Susa in località Passeg-geri”. Molti autocarri utilizzeranno quindi un tratto di A32 sal-tando il centro di Susa. Ma vi sono anche altri problemi (siamo nel dicembre 2001) il depuratore di Gad scarica 200 metri a valle della presa di Pont Ventoux, che sottrarrà da 11 a 33 metri cubi al secondo di acqua dal fiume, riducendo la portata. Vi so-no seri dubbi che la portata d’acqua che deve essere lasciata comunque nel fiume perché continui a vivere, un metro cubo al secondo, sia sufficiente. Occorre risolvere il problema del Rio Clarea, definito una -quasi-fogna- che immette nella Dora gli scarichi di Sauze d'Oulx. A Salbertrand, nell’estate 2002, l’acqua verrà razionata limitando l’erogazione ad alcune ore della giornata e vietandone l’uso per irrigazione a causa del ca-lo di livello dell’unica sorgente da cu attinge l’acquedotto. L’Aem interverrà mettendo a disposizione autobotti. Nel no-vembre 2003 viene scoperta un deposito abusivo di rifiuti peri-colosi su un area di circa 2.000 metriquadri. Sarebbero stati portati dai dipendenti della ditta (ponte Ventoux) che ha vinto l’appalto delle opere per la costruzione del bacino. Nel 1998 proprio le polemiche sul Tav richiamano le analisi sull’amianto fatte anni prima a Pont Ventoux, L’Arpa Piemonte ribadisce152 che tutte le carte geologiche di superficie esclude-vano dall'area interessata dai lavori la presenza di serpentinite. 151 Stampa 13-9-00 152 Stampa 31-5-06

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La prova del nove è stata fatta anni dopo, con una serie di ana-lisi sullo smarino prelevato in fase di scavo e depositato in zona Colombera, proprio sotto Chiomonte con il risultato di non ave-re nessun riscontro proprio come si prevedeva. Anche per il fattore radon, di cui all'epoca si tenne conto, vennero montati una serie di rilevatori sulla testa della fresa che si faceva strada nel ventre della montagna. Il problema venne risolto garantendo una costante aerazione del tunnel. Ma anche per quanto riguarda le acque vengono segnalati pro-blemi. Giuseppe Ferrero153, guardaparco dell'Orsiera Rocciavrè, è diventato un esperto di sorgenti ed è spesso invitato a serate di denuncia dei problemi creati dal Tav e dalla realizzazione delle infrastrutture, è lui che denuncia la scomparsa di numero-se sorgenti dovuta alle opere realizzate.

(Pont Ventoux, diga ad arco gravità sulla Dora Riparia alta 32 metri)

A causa di Pont Ventoux si sarebbero prosciugate diverse sor-genti: 2 a Venaus, 2 a Giaglione, e decine di sorgenti sul territo-rio di Salbertrand, tra cui la sorgente omonima che alimentava l'acquedotto della frazione Eclause (18 litri al secondo), quella

153 Stampa 25-4-08

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più a monte chiamata Soutoul (10 litri al secondo) ed anche il rio Pontet, che era l'unica fonte di acqua per uso irriguo di quel-la zona. Sono scomparse anche le sorgenti delle frazioni Mon-cellier e Frenee. Tutta la zona fino al Rio Secco, escludendo il rio Galambra, si è prosciugata, con 20 sorgenti perse solo a E-clause. Molti problemi dovrà ancora affrontare la centrale che non ha superato il collaudo nel 2007 e che nel 2008 è comun-que passata alla società Iride. La vicenda evidenzia alcuni aspetti: non sono state segnalate presenze significative di amianto, uranio e la gestione del radon è stata affrontata tranquillamente con le tecnologie disponibili. Sotto il profilo ambientale i principali problemi non corretta-mente gestiti riguardano l’idrogeologia, analogamente a quanto è accaduto per i lavori del Tav nel Mugello sulla linea Bologna Firenze. In comune i due progetti hanno l’età, risalgono en-trambe all’inizio degli anni ’90 e questo è certamente un loro limite; è mancato certamente un efficace controllo, come ad e-sempio è invece avvenuto per la realizzazione della linea Av Torino-Novara che è stato uno dei più grandi cantieri d’Europa. Questa vicenda ancor più delle acciaierie Ferrero evidenzia come anche le contestazioni siano state limitate e praticamente assenti se confrontate con quelle della Tav, nonostante i danni fossero conclamati, anche se molti amministratori sono gli stes-si che, solo qualche anno dopo, si dimostreranno particolarmen-te sensibili e attivi contro i progetti del Tav. E’ chiaro che si-tuazioni come quelle createsi nel corso dei lavori di Pont Ven-toux abbiano influenzato negativamente l’opinione pubblica della Valle di Susa sulla gestione delle grandi opere. Cionon-dimeno riteniamo che si possa e si debbano porre in campo tut-te quelle misure atte a prevenire le situazioni evidenziate nella vicenda di Pont Ventoux. Basta leggersi le prescrizioni intro-dotte sui progetti della Torino Lione per rendersi conto che tali controlli erano introdotti ed affidati ad appositi organismi creati

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ad hoc che prevedevano la presenza dei Comuni interessati dall’opera. Né riteniamo può assumersi il teorema che prevede il blocco di ogni realizzazione di grandi opere a causa dei pro-blemi creati da quelle create nel passato. La storia di tutte le ci-viltà attesta che la loro strada è costellata di errori e nella misu-ra in cui sono stati affrontati e superati essa si è migliorata sino a garantire una qualità di vita certamente superiore ad ogni e-poca precedente.

����� Ritorniamo alle –nostre- vicende. Il 5 novembre154 si svolgerà una marcia di 8.000 persone se-condo la polizia (15.000 secondo gli organizzatori) contro il terrorismo e per ribadire il no alla Tav.

(5 novembre 2005 - Due foto della fiaccolata

notturna Susa Mompantero)

Verso le 21 il corteo partirà da Susa per arrivare qualche chilo-metro più sopra a Mompantero, ad aprire la marcia la Panda del Comune di Bussoleno con i megafoni. Ancora sindaci, studenti, cittadini famiglie, i preti della valle. Fra gli altri interviene il professore del liceo classico Norberto Rosa, anima di questa manifestazione nata spontaneamente e organizzata senza volan-tini e mezzi in soli due giorni, parla nel megafono e incassa ap-

154 Rep. 6-11-05

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plausi e ovazioni: “Qui non c'è emergenza, non c'è la mafia, è immorale tenere tutti questi uomini a presidiare una valle paci-fica. Questa non è emergenza, si chiama democrazia partecipa-ta”. La polizia osserva discretamente e tutto fila liscio. Il sindaco di Bussoleno Joannas “Siamo indignati. Qualcuno ha distrutto tutte le nostre strutture in località Garda di San Gio-rio, dove c'era stato il giuramento dei partigiani e dove stava-mo organizzando la cerimonia. Una vergogna”. E la resistenza adesso si combatte anche decidendo di non affittare più le stan-ze per le Olimpiadi. Lo avevano già annunciato gli studenti che si sarebbero ritirati come volontari per Torino 2006. Adesso anche gli anziani invitano all'ammutinamento, Gabriele Giu-glard di Caprie: “Non affitto proprio niente, che gli dico ai turi-sti quando torneranno dopo i Giochi?”.

����� La provincia155 intanto avvia il -Progetto strategico per la riqua-lificazione economica del territorio attraversato dalla Torino-Lione da Settimo al confine francese e finanziato con 500 mila euro dal Ministero. La nuova linea ad Alta Velocità viene vista come volano per realizzare interventi in campo ambientale, produttivo e turistico che quelle aree attendono da tempo. E’ prevista la partecipazione delle parti interessate - Ministero, Regione, Comuni e Comunità montane e la consulenza di e-sperti autorevoli. Il progetto verrà presentato qualche anno do-po il 23 novembre 2009 presso il Ministero dei Trasporti. Pre-vede investimenti in Valle di Susa per 1,2 miliardi di € di cui metà a carico dello Stato il resto a carico degli altri enti. Ma an-che la presentazione del progetto crea polemiche e conflitti. Ci torneremo sopra nel prossimo volume. Per ora ci accontentiamo di segnalare che detta presentazione viene fatta alcuni mesi prima delle elezioni regionali del 2010 ma soprattutto alcuni giorni prima dell’avvio della campagna di sondaggi predisposta 155 Stampa 8-11-05

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in ambito di Osservatorio Virano e, soprattutto in presenza del-le tre Comunità montane Alta, Bassa Valle Susa e Val Sangone, presieduti dai presidenti/commissari in procinto di –chiusura- in quanto dal 1° gennaio 2010 verranno unificate come previsto dalla regione Piemonte, ed avranno un presidente, Sandro Pla-no, eletto dagli amministratori delle sinistre, No Tav compresi.

����� Il giorno 8 in Consiglio provinciale, verrà discussa la mozione di censura presentata dai partiti del centro destra nei confronti di Sergio Vallero per la sua partecipazione alla protesta di Mompantero, una foto pubblicata lo ritrae mentre sta per cadere fra i manifestanti No Tav e i poliziotti lungo il sentiero in mez-zo ai boschi sopra Mompantero. In vista del dibattito, preceduto il giorno prima da una riunione di maggioranza, il presidente della Comunità Montana Bassa Valle Susa Antonio Ferrentino, e con lui 25 sindaci della Valle, esprimeranno solidarietà al pre-sidente del Consiglio provinciale riconoscendogli “l'impegno nel favorire il dialogo e il ruolo di mediazione istituzionale”.

(Sergio Vallero agli scontri di Mompantero)

Vallero e Saitta si erano già espressi in merito156, il primo di-

156 Stampa 3-11-05 – foto tratta da La Stampa.

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cendo “Non ero lì per oppormi alla Tav ma per tenere aperta una porta al dialogo tra le istituzioni e la popolazione della Val di Susa” il secondo “Se così stanno le cose ne prendo atto, del resto la Provincia, pur ribadendo la priorità della Torino-Lione, si è sempre adoperata per cercare il confronto con i re-sidenti. In ogni caso, personalmente, sono dalla parte delle for-ze dell'ordine”. Dichiarazioni che più di qualcuno considera venate di ipocrisia.

����� Tre proiettili calibro 38 verranno trovati il 10 novembre, dalla presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, nella bu-ca delle lettere di casa. Ferrentino in una intervista il 12 no-vembre denuncia che157 “nell’estate 2004, quando ci fu un ten-tativo di mediazione col governo, comparvero sui muri di alcu-ni paesi minacce contro amministratori pubblici. Ci dissero che erano riconducibili agli anarco-insurrezionalisti, il che non si-gnifica che anche il resto debba essere attribuito a loro. Di si-curo una domenica decine di anarchici distribuirono volantini a Condove e a Bussoleno: accusavano qualche amministratore pubblico di voler svendere la lotta No Tav”, ed ancora “Il mo-vimento sta crescendo a vista d'occhio e non accetteremo che nessuno pensi di poter occupare la linea ferroviaria o l'auto-strada. Il 16 novembre faremo un corteo da Bussoleno a Susa, si concluderà con un megaconcerto. Sarà anche una giornata di festa”. Una cosa che proprio non va giù a Ferrentino? “La galleria di servizio di Venaus, dieci chilometri per sei metri di diametro, autorizzata dal ministro Lunardi nell'agosto 2003 senza alcuna valutazione di impatto ambientale e consultazione con gli enti locali”158.

157 Stampa 12-11-05 158 Vedi DGR 40-9816 del 30-6-2003 l’elenco dei partecipanti alla Confe-renza di Servizi che prevede oltre ai comuni interessati (9) anche la parteci-

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Così anche la presidente Bresso avrà accanto un uomo delle forze dell'ordine che si occuperà della sua sicurezza. E’ già così per il suo collega della Provincia, Antonino Saitta che viaggia con un carabiniere a fianco, e il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, che ha da sempre una sua scorta, formata però da vigili urbani.

����� L’11 novembre, di notte per evitare conflitti, saliranno159 due camion per portare la trivella, al sito S42 di località Seghino dove lunedì 14 potrebbe entrare in funzione a meno che, spiega Comastri di Ltf, dal ministro non arrivi l'ordine di fermare tutto e non accendere, l’ordine non arriverà e il –megatrapano- ini-zierà ad infilarsi per 600 metri nella montagna.

(La trivella posizionata al sito S42 a Mompantero)

Il giorno 15 novembre, invece, una delegazione di consiglieri regionali e rappresentanti della Val Susa andrà al Parlamento europeo di Strasburgo per discutere della questione Alta veloci-tà e del corridoio che da Torino arriverà a Lione. Ferrentino pazione dei soggetti regionali di prassi coinvolti nella V.I.A. (8) oltre a Cig e Ministero con i pareri di 13 enti. 159 Rep. 11-11-05

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dopo l’incontro dichiarerà160: “Abbiamo chiesto all'Ue di so-spendere i finanziamenti ad uno Stato che usa le forze di polizia per imporre alle popolazioni locali le opere di sondaggio della Torino Lione. Usciamo dai nostri incontri rafforzati nella ri-chiesta di una sospensione dei lavori”. Risposta di Jacques Bar-rot commissario ai Trasporti dell'Ue: “Cè bisogno del tunnel del Moncenisio per completare la rete transeuropea. La solu-zione alternativa prospettata dagli oppositori, e cioè il poten-ziamento della linea storica, non è credibile”. Notiamo che non ci è mai capitato di leggere dichiarazioni così chiare sulla bocciatura della linea storica da parte di ammini-stratori e politici italiani. Torneremo ancora sull’argomento potenziamento della linea storica, tema non certo semplice da trattare. Per ora ci limitia-mo solo a segnalare che il Sindaco di Venaus Durbiano aveva così espresso la propria idea di potenziamento della linea stori-ca161: “Il quadruplicamento e l'interramento della linea storica nel tratto di 36 chilometri da Bussoleno a Torino. Una soluzio-ne che prevede cantieri più piccoli e di più breve durata, è as-sai meno costosa e sarebbe sufficiente per i volumi di traffico merci previsti per i prossimi vent'anni” Un’idea a quanto pare non condivisa da un No Tav doc come il professor Claudio Cancelli che sul libro – Travolti dall’Alta Voracità162 – definiva demenziale il progetto di interramento e si era così, espresso: ��������� E’ stato persino presentato uno studio su un progetto di linea in valle di Susa, finanziato dalla Camera di Commercio, che pre-vedeva l’interramento della linea al di sotto di ogni paese attra-versato, con conseguente riemersione nei tratti intermedi, in un

160 Stampa 16-11-05 161 Rep. 2-12-05 162 Travolti dall’alta voracità – edizioni Odradek– febbraio 2006 - pag 18.

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fondovalle a carattere sedimentario, con la falda non più pro-fonda di due metri: un otto volante subacqueo163.

��������� Dopo La Repubblica anche La Stampa pubblica un’indagine164 realizzata da –Contacta- su 1.411 persone intervistate e conclu-de che la percentuale di favorevoli alla Tav nel capoluogo To-rino sono il 77% che scende al 63% lungo il tracciato della Gronda, si riduce ulteriormente in alta valle al 54% per preci-pitare nella parte della bassa valle al 31%.

������Il 15 novembre Vincenzo Coccolo Direttore di Arpa Piemonte con riferimento al sondaggio S42 in località Seghino di Mom-pantero avviato pochi giorni prima dichiara che “al momento non ci sono evidenze di problemi ambientali connessi alla salu-te per fermare l'opera. Per quanto riguarda il tratto della Bas-sa valle, da Bruzolo/San Didero verso Torino, sono indispen-sabili ulteriori approfondimenti superficiali e nel terreno per verificare la presenza di amianto”. Il sondaggio si concluderà nel 2006 senza rilevare presenze di amianto165 e sarà oggetto di pesanti contestazioni da parte dei No Tav di cui tratteremo ol-tre. Intanto in Francia proseguono i lavori per le tre discenderie. A Modane-Le Bourgette la discenderia è già a buon punto. Cin-que chilometri più a valle, a La Praz, se ne sta preparando una seconda, e da poche settimane sono iniziati i lavori a St. Martin La Porte, quindici chilometri da Modane. 16 novembre 2005: - No Tav io c’ero - E’ lo slogan scritto su migliaia di adesivi distribuiti o venduti nel giorno della grande manifestazione in Valle di Susa. I mani-

163 E’ una delle ipotesi considerata anche dall’osservatorio Virano. Ma sull’argomento torneremo. 164 Stampa12-11-05 165 Rep. 22-3-06

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festanti sono 50.000, gli organizzatori dicono anche di più. Marciano per otto chilometri dalla piazza del mercato a Busso-leno sino a piazza d’armi a Susa per dire no alla Tav. Il succes-so è notevole; grazie agli avvenimenti del 31 ottobre e ad una attenta ed efficace gestione della comunicazione si ritrovano a marciare tutti. Il corteo è aperto dagli studenti di ogni ordine e grado in sciopero da Rivoli a Moncenisio, oltre a quelli prove-nienti da Torino che hanno potuto usufruire di un treno gratuito in partenza da Torino Porta Nuova alle 7,45. Dietro i sindaci, con tanto di gonfalone e fascia tricolore con gli amministratori locali, i comitati No Tav dei vari paesi e via via le rappresen-tanze anche dei Comuni della cintura nord, i cittadini, le fami-glie, oltre ai parroci della valle, l’associazione Libera di Don Ciotti, Azione cattolica della Diocesi di Susa e don Vitaliano noto come il prete no-global. Poi ancora operai, i no-global Lu-ca Casarini e Francesco Caruso, Vittorio Agnoletto, sindacalisti locali e ovviamente delegazioni dei Verdi, Rifondazione, Co-munisti Italiani e… dei Pensionati Italiani. Alfonso Pecoraio Scanio, ma anche il vicecapogruppo Ds in regione Nino Boeti che ha disobbedito alla Bresso che chiedeva di non partecipare ai consiglieri regionali della maggioranza ed anche Sergio Val-lero presidente del Consiglio provinciale (preciserà… “ma sotto la bandiera di Rifondazione Comunista e non nei panni di pre-sidente della Provincia”) e Valter Giuliano assessore alla cultu-ra della provincia di Torino dei Verdi che hanno invece disob-bedito al Presidente Saitta. Consistente anche la rappresentanza dei movimenti di contestazione alle opere nel resto d’Italia, dai No Tav toscani, alessandrini, aostani (No Tir, No Tav, No Tac) ai rappresentanti della associazioni ambientaliste: Wwf, Prona-tura, Legambiente e poi ancora la Coldiretti ed Emergency, la Fiom con Rinaldini segretario nazionale, oltre ai cento medici valligiani che hanno sottoscritto un documento in cui denuncia-no i pericoli per la salute causati dalla Tav. Per lo sciopero re-

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stano chiusi i Comuni e le attività commerciali che, con un car-tello sulla serranda abbassata, chiedono scusa per il disagio. Chiuse anche gran parte delle fabbriche e delle banche. Gli slo-gans ovviamente contro Lunardi e la Bresso. La manifestazione riesce non solo per la consistente partecipazione ma anche per un efficiente servizio d’ordine gestito in prima persona da sin-daci, ed amministratori locali pronti a intervenire a sedare ini-ziative non autorizzate, ed anche la consistente e discreta pre-senza di forze dell’ordine che da settimane presidiano la valle ha di certo contribuito a calmare qualche testa calda che tentava di far cambiar percorso al corteo. Già prima della manifestazio-ne erano state diffuse le parole d’ordine da parte degli organiz-zatori: Ferrentino166 “Abbiamo gli occhi dell'Italia puntati ad-dosso: facciamo vedere che siamo gente che lotta per la sua terra e non cerca scontri”, Mauro Carena “Rappresentiamo le istituzioni locali, ma anche la gente. Niente forzature oggi: sa-rebbero controproducenti”, Simona Pognant e Mauro Russo “Il movimento è popolare ed ha comune unico obiettivo bloccare la Tav. Non possiamo permettere che oggi ci sia il minimo pro-blema” così è stato. Al pomeriggio un concerto degli Statuto e dei Sub-sonica concluderà una giornata che molti, a partire dai No Tav giudicheranno memorabile. Ecco i commenti a caldo dei partecipanti. Beppe Joannas “Oggi la valle intera lancia un grosso segnale politico: e noi sindaci siamo di nuovo in prima fila”, Ferrentino: “Con la militarizzazione di queste montagne non si va da nessuna parte”, “Scriveremo al ministro Lunardi e alla presidente della Regione Bresso: non possono ignorare questa manifestazione. Non pretendiamo di decidere le scelte, ma nemmeno possiamo subirle” Alberto Perino: “è davvero memorabile. Ma ci sono voluti 10 anni di opposizione e le botte prese sul Rocciamelone a far salire alla ribalta nazionale i problemi di questo nostro territorio”. 166 Stampa 17-11-05

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(16 novembre 2005 - Manifestazione - Bussoleno Susa )

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Bertinotti che non era presente, da Bruxelles definisce –delirante- il progetto Tav, Pierluigi Richetto, insegnante del li-ceo di Susa nel suo intervento dal palco “Siamo qui non per di-rettive di partito, ma perchè ce l'ha ordinato la coscienza”, an-cora: “La Valle di Susa non fa una lotta localistica, perchè c'è una sola lotta dal Piemonte alla Sicilia. E un solo grido: qui non passeranno” Nora Girardi di Aosta per l’associazione per la difesa del monte Bianco dice: “Chi promuove questo scempio non lo faccia in nostro nome...”, Alfonso Pecoraro Scanio “Se a fare quest'opera fosse un'azienda privata e non lo Stato ci a-vrebbero già ripensato. Esistono soluzioni più economiche da perseguire, come l'am-modernamento della linea esistente...”. Giorgio Caniglia per il coordinamento valdostano “I problemi della nostra regione hanno un'analogia di fondo con quelli dei valsusini. Ci troviamo di fronte alla progettazione di grandi opere per il trasporto di merci: opere che non tengono in con-siderazione l'ambiente e le popolazioni che abitano le zone in-teressate, No Tav e No Tir”, “Dobbiamo costruire una rete na-zionale e internazionale. L'ambiente e la salute sono beni pre-ziosi, tutti devono essere coinvolti in queste battaglie”. Passata la manifestazione che ha occupato le pagine dei giornali e dei Tg per diversi giorni, riprendono le attività e le iniziative anche di informazione sulla ferrovia. I primi a ripartire il 17 novembre giorno successivo alla mani-festazione/sciopero sono i lavori di trivellazione a Seghino. Erano stati interrotti il giorno della manifestazione su consiglio delle forze dell’ordine per evitare incidenti, anche a seguito de-gli annunci No Tav che definivano una provocazione quelle at-tività. In quei giorni iniziano anche a partire le lettere di LTF ai proprietari per la presa di possesso ai proprietari dei 200 metri quadrati di terreno dove sorgerà il cantiere di Venaus. Il sotto-segretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, in una

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lettera ai vertici degli enti locali, ricorda che il cantiere dev'es-sere aperto entro il 30 novembre. Ltf è in attesa della –talpa- o Tbm o trivella come dir si voglia che è stata acquistata negli Stati Uniti e che dovrebbe arrivare in dicembre; qualche mese, il tempo per assemblare il tutto ed a marzo dovrebbe avvenire quella che in gergo chiamano la –segnatura- ossia l’inizio dello scavo vero e proprio.

(Trivella per i carotaggi in azione nel 2005 a Seghino di Mompantero)

Merita ancora una volta aprire una parentesi su cosa sia e come funziona una Tbm, giusto per comprendere di quali attrezzature stiamo parlando. TBM La Tbm acronimo di Tunnel Boring Machine detta anche scudo

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o fresa o volgarmente talpa nella versione attualmente utilizzata è costituita da una testa rotante come la punta di un grande tra-pano, del diametro della galleria che può anche superare i 15 metri. Su questo scudo (shield in inglese) che ruota da 1 a oltre 10 giri al minuto a seconda del tipo di roccia o materiale che incontra, sono incernierati gli utensili costituiti da dischi di ac-ciaio particolarmente indurito in grado di sgretolare anche la roccia più dura. Alle spalle della testa rotante, c’è una camera in cui è raccolto il materiale scavato, che a seconda del tipo di Tbm, può essere estratto così com’è o mischiato a fango (“slurry shield”), la scelta dipende dalle condizioni dell’ammasso in cui si scava, ad esempio se ci si aspetta una gran quantità di polvere, il fango può essere utile. Il materiale esce dalla camera su una coclea, o vite senza fine, e viene posto su un nastro trasportatore. Oltre a sgretolare la roccia e ad al-lontanarla la Tbm può assolvere anche ad un altro essenziale compito realizzare il rivestimento, di solito costituito da conci di cemento prefabbricato, all’interno della galleria scavata. La macchina viaggia su rotaie posizionate man mano che essa a-vanza nello scavo, tutti gli apparati ed i servizi: dall’elettricità per la camera di controllo (solitamente al fronte) ai condotti per i fanghi di miscelazione, agli impianti di aerazione, di condu-zione dell’acqua, sino agli alloggiamenti temporanei per il per-sonale, o per la manutenzione, sono disposti su una specie di treno lungo anche 200 metri che lentamente avanza con lo sca-vo. Questo avanzamento viene realizzato mediante il ricorso a mar-tinetti idraulici che puntano radialmente sulla roccia, se suffi-cientemente sana, altrimenti sul rivestimento appena posiziona-to, e spingono in avanti lo scudo; anche la parte retrostante del-la Tbm è ancorata alla bocca del tunnel per contribuire alla spinta. Una volta riposizionata la testa, il resto della macchina è trascinato in avanti, imitando il movimento dei lombrichi. Le

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Tbm possono lavorare sia in presenza di rocce che di materiale friabile anche sotto i livelli della falda acquifera.

(Scudo di Tbm della Robbins)

Esistono dei modelli di Tbm studiati per far fronte a simili si-tuazioni: sono le EPB (Earth Pressure Balance), l’equilibrio al fronte di scavo affinché non frani è garantito dallo stesso mate-riale di scavo mantenuto in pressione, le BS (Bentonite Slurry), in cui la pressione al fronte è quella idrostatica del fango bento-nitico mischiato al materiale scavato. Tecniche analoghe con uso di masse fluide vengono utilizzate per il contenimento delle polveri. Sono macchine il cui costo può arrivare a decine di mi-lioni di Euro. A Venaus era prevista una perforatrice Tbm hard rock, open type, ad alte prestazioni della Robbins con diametro nominale di scavo di 6,3 metri, e la testa di scavo equipaggiata con 41 cutter da 17 pollici (i dischi di cui sopra). Peso totale

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dello scudo 380 tonnellate, lunghezza 35 metri (200 metri con componenti al seguito (back-up).La potenza installata era di 3,72 megawatt, una spinta nominale all'avanzamento di circa 1.025 tonnellate, con punte di 1.420 velocità di rotazione della testa compresa fra 0 e 11,4 giri al minuto. La motorizzazione era di 7 motori per 315 chilowatt con una coppia massima di 4.066 kNm e quattro cilindri di spinta. Il tunnel geognostico era previsto in territorio italiano per 7 chilometri, con la possibilità di prolungamento per altri tre chilometri soprattutto in territorio francese. A partire dai 1.200 metri di perforazione, la copertura rocciosa superava i 400 metri e dopo il sesto chilometro rag-giungeva i mille metri. La tratta opzionale di tre chilometri ag-giuntivi presentava copertura approssimativamente costante di quasi 2.000 metri. Il cunicolo avrebbe attraversato il basamento cristallino del massiccio dell'Ambin e le sue coperture meta-morfiche.

(Una Tbm in allestimento)

Le tipologie di rocce previste sono essenzialmente calcescisti, gneiss e micascisti. Nel tratto fra 900 metri di cunicolo e 1,4 chilometri, si sarebbe attraversata una zona con presenza di brecce carbonatiche (carniole) molto critica a causa delle carat-teristiche molto scadenti della pietra soprattutto in presenza di falde di acqua. Nelle zone a copertura più elevata erano previste temperatura della roccia fino a 50 °C. Per portare fuori la roccia

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triturata (lo “smarino”) si prevedeva di utilizzare un nastro tra-sportatore da 350 metri cubi l’ora.

Tunnel e disastri ambientali Va notato che fra tutti gli interventi umani realizzati nel mondo che hanno creato disastri ambientali le gallerie sono quelle me-no citate. Dal 1998 al 2005, nel mondo sono stati realizzate ol-tre 4.000 gallerie negli ultimi sette anni con diverse finalità, da quelle stradali e ferroviarie ai cunicoli esplorativi alle condotte idrauliche167, con impatti certamente inferiori ad altri interventi umani (industrie, trasporti, miniere, impianti di vario genere) con gravi inconvenienti per l’ambiente e il territorio. Nella tri-ste classifica dei primi 8 grandi disastri ambientali168 di tutti i tempi non figurano, nonostante il loro numero elevato, gallerie o tunnel. Infatti troviamo ai primi posti quelli dovuti alle azien-de chimiche e petrolchimiche, per arrivare alle alterazioni delle biodiversità (introduzione o scomparsa di piante o animali che hanno causato disastri ambientali). In Italia dal Vajont, all’amianto di Casale Monferrato, a Seveso, all’Acna di Cengio per citare solo i più gravi, certamente si può affermare che la realizzazione dei gallerie sia fra gli interventi umani quello che ha comportato meno problemi. Le condanne per gli interventi di costruzione della Tav nel Mugello, dove però non è stato ri-conosciuto il disastro ambientale, è uno, purtroppo dei casi ne-gativi. Le prescrizioni regionali su Venaus Viene anche pubblicato uno studio della società Temi di Roma che si occupa di ingegneria sotto il profilo della sostenibilità169. Nelle 110 pagine della ricerca incrociando dati e analisi di studi 167 Vedi elenco nel sito dell’autore 168 http://www.treehugger.com/ 169 Stampa 17-11-05

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svolti da altri soggetti fra cui Istat e Anci si dimostra che la nuova linea contrariamente a quanto sostenuto dai No Tav oltre agli impatti, soprattutto in sede di cantieristica, porta anche una serie di benefici che superano di gran lunga gli aspetti negativi. E’ infatti accertata una certa crescita del reddito, un aumento dell’occupazione ed anche un aumento dei valori immobiliari in tutta la Val Susa. La penalizzazione delle attività agricole e di quelle turistiche durante la fase di realizzazione dell’opera sa-rebbe invece molto limitata. Fra le cifre citate l’aumento del reddito pro-capite derivante da un valore aggiunto di 1,994 mi-liardi di € (2003) per ogni 2,111 miliardi di investimenti. Su scala provinciale l’aumento di reddito medio per abitante sa-rebbe stimato in 0,3 punti in più. Possibili incrementi maggiori in valle, così come l’aumento dell’occupazione che in Valle di Susa ha una media del 7,4%, un po’ meno in Val Cenischia (4,3%). Basti pensare che i cantieri della Tav richiedono circa 2.800 persone di cui almeno un 20% di residenti in Valle da reperire fra i 7.800 disoccupati all’epoca stimati in Valle. In fa-se di esercizio oltre alle spese di manutenzione ordinaria da svolgere sulla linea stimate in 22 milioni di euro all’anno, si aggiungerebbero 130 unità di personale tecnico nel solo centro di controllo previsto a Bussoleno con una spesa di altri 8,3 mi-lioni di euro annui. L’ammontare dell’indotto previsto in Valle arriverebbe a 241 milioni di euro all’anno. Inoltre l’incremento dell’accessibilità alla Valle, legato alla creazione di un servizio ferroviario locale da effettuarsi sulla linea storica, grazie alla realizzazione della linea Tav su cui circolerebbero i treni merci, abbatterebbe i costi e i tempi di trasporto, sia dalla vicina area metropolitana Torinese che dagli altri centri, favorendo l’insediamento in Valle di imprese e di residenti. Viene stimato che dimezzando la durata di viaggio verso il centro di gravita-zione, ossia l’area metropolitana torinese, da un’ora a 25-30 minuti, il valore immobiliare possa raddoppiare passando dai

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1000 ai 1800-2000 euro al metroquadro (stime 2003). ������

La Stampa del 18 novembre riporta un articolo a firma Lodovi-co Poletto con sottotitolo: in Francia dove la Tav piace a tutti si intervistano sindaci e ambientalisti i Francesi a Modane e a Saint Jean de Maurienne, riportiamo uno stralcio dell’articolo: ��������� Il sindaco Roland Merloz170 di Saint Jeanne de Maurienne, 8.000 abitanti, dichiara “Oppositori alla Tav? No, qui ce ne so-no ben pochi. Mi verrebbe da dire nessuno. E sa il perché? La Turin-Lyon, creda a me, porterà soltanto benefici”. I cartelli qui recitano “tout en tunnel: Tgv e Ferroutage171”.

(Roland Merloz)

Il sindaco di Modane, Claude Vallet : “Ma se le merci, un gior-no, passeranno soltanto in treno e sottoterra, allora migliorerà 170 Riceverà una menzione al premio Pimby 2007 (Please in my backyard - Dalla cultura del “NO, senza SE e senza MA” alla cultura del “SI’, a certe condizioni”) a cui invierà il seguente telegramma: “Con l'augurio che la TAV Lione Torino possa presto unire i nostri due Paesi e che questo Premio stimoli il Parlamento Italiano ad approvare una legge sul dibattito pubblico”. 171 Tutto nel tunnel sia i treni ad alta velocità Tgv (Train grand vitesse) che il ferroutage ossia i treni che trasportano i camion.

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anche l'ambiente. Ci sarà meno inquinamento, si vivrà meglio”, eppure a Saint Jean de Maurienne demoliranno un hotel, alcune fabbriche e due complessi residenziali di 64 appartamenti per costruire una stazione e far passare il treno, il sindaco Merloz “Pagheranno il disagio al padrone dell'albergo. E ricollocheran-no le aziende. Le famiglie che occupano gli alloggi abbattuti, saranno trasferite” e tutto senza questioni. “Ci guadagniamo tutti, il nostro paese verrà riqualificato. A-vremo un grande scalo ferroviario con quattro fermate di Tgv al giorno. Meglio di così...”. E le associazioni ambientaliste cosa chiedono? Denis Bertino leader di -Intercomunale- associazio-ne della Savoia pro-tav: “Che il governo dica chiaramente che istituirà tasse elevate per i tir che passano in autostrada”, “Se così non faranno allora tutto sarà inutile, l'ambiente non ne a-vrà benefici e i poids lourds continueranno a viaggiare sulle strade normali. E in quel caso diciamo no alla Torino-Lione”. Della stessa idea Annie Colombet di -Vivre en Maurienne- che nutre dubbi sui reali progetti del governo francese “Continuano a fare autostrade e svincoli. I ministri devono dire chiaramente che cosa hanno in mente di fare” e sulla situazione del versante italiano: “Secondo me, in Italia, in questo momento, non c’è trasparenza e dialogo fra le istituzioni centrali e la gente, se la-vorassero su quello molti contrasti potrebbero essere risolti”. A proposito di turismo Roland Merloz. “Pensi: a Millau, nei pres-si di Montpellier, hanno costruito il viadotto più alto del mon-do. E sa cos'è accaduto mentre lo stavano facendo, e ancora di più adesso che l'opera è terminata? La presenza turistica è au-mentata a dismisura. La gente va a vedere le grandi opere. E' curiosa, l'affascina ciò che può fare l'ingegno umano. Sono cer-to, sarà così anche per la Valle di Susa. E il turismo invernale non ne risentirà minimamente”.

��������� Ma l’Italia non è la Francia e la valle di Susa non è la Maurien-

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ne, ed anche il Piemonte non è la Savoia. La giunta regionale approva una deliberazione172 nella quale vengono definite ulteriori undici prescrizioni per accentuare ul-teriormente i livelli di sicurezza per i lavori relativi al Cunicolo di Venaus. Il costo dell’intervento si incrementa di 7 milioni di € rispetto ai 65 già previsti. In consiglio Regionale i Comunisti Italiani chiedono alla Bres-so di ritirare la delibera, secondo Robotti: “Dopo la manifesta-zione non sono più tollerabili forzature o accelerazioni, Venaus va fermato, si deve scegliere la tregua olimpica. Per queste ra-gioni chiediamo alla Giunta di fermarsi e di ritirare quella de-libera”. Valter Giuliano restituisce le deleghe a Presidente di palazzo Cisterna, Saitta che lo ha criticato per la sua partecipazione alla manifestazione del 16 ed il segretario dei Verdi Vanni Cappel-lato chiede una verifica di maggioranza fra i partiti della coali-zione.

(Valter Giuliano)

Ovviamente interviene anche Ferrentino che contesta le critiche di Saitta al suo assessore Giuliano: “Quello di Saitta è un atto gravissimo, un'intimidazione politica. Ormai è partita la caccia

172 DGR 92-1435 del 14-11-2005

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alle streghe”. Bresso non ritirerà la delibera e dopo qualche chiarimento le deleghe verranno restituite a Giuliano. Il segretario regionale di Rifondazione Deambrogio chiederà un seminario pubblico sul potenziamento della linea storica To-rino – Modane. Ma il grande successo della manifestazione del 16 resta un chiaro campanello d’allarme per le istituzioni favo-revoli alla Tav, specialmente per quelle della sinistra riformista. Partono quindi le iniziative che vedono coinvolti con esplicite dichiarazioni i diversi opinion leader delle varie categorie so-ciali. Già prima della manifestazione era intervenuto il senatore Franco Debenedetti173: “La Tav è stata decisa da Italia, Fran-cia ed Europa. Sul piano del diritto bisogna tutelare la salute dei cittadini, chi avesse danni deve essere risarcito. Però la di-scussione è chiusa. E comunque non hanno senso manifestazio-ni per impedire di accertare se sono vere le ragioni per cui le manifestazioni sono indette”. Diana Bracco presidente dell’Assolombarda, l’associazione de-gli industriali più potente d’Italia legata a Confindustria scende in campo a favore della Tav. Dopo aver denunciato i danni per le industrie lombarde dovuti alle carenze di infrastrutture174 “il 50% dei nostri iscritti segnala proprio le difficoltà logistiche come uno dei principali fattori che influenzano in negativo la loro competitività”, spiega che Osservatorio nord-ovest un cen-tro studi costituito dalle tre associazioni industriali di Piemonte, Lombardia e Liguria che monitora la situazione delle infrastrut-ture nelle tre regioni, nel rapporto pubblicato denuncia risultati allarmanti : “In tutto il Nordovest, una delle più importanti concentrazioni produttive in Europa e nel mondo, con 15 mi-lioni di abitanti, 1.270.000 imprese che generano il 32% circa del Pil italiano e il 41% dell'export nazionale, nonostante alcu-ni passi avanti, c'è un deficit infrastrutturale fortissimo. Se si 173 Stampa 12-11-05 174 Stampa 20-11-05

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rapporta la popolazione alla dotazione di infrastrutture la Pro-vincia di Torino è al quarantasettesimo posto, quella di Milano addirittura all'ottantaduesimo!”. Anche l’Assoespressi associazione dei trasportatori federata a Confetra per bocca del suo presidente Riccardo Graziani so-stiene la Tav. “La realizzazione della Torino-Lione è essenziale per permettere la creazione sull'asse padano della più grande area logistica del Sud Europa in grado di generare, secondo le prime stime, 100 mila nuovi posti di lavoro”, “pur nel rispetto prioritario dell'ambiente e della salute l'Alta velocità Torino-Lione è un'opportunità unica per rendere possibile la realizza-zione di una piattaforma logistica in grado di attrarre le merci provenienti da un'area, il far East, dove sarà localizzata tra il 2010 e il 2015 oltre il 50% della capacità produttiva manifattu-riera mondiale”. Anche Api e Unione industriale di Torino per bocca di Alberto Tazzetti invitano a Bresso ad andare avanti. “Il Paese deve fare una scelta netta tra modernizzazione e ras-segnazione al declino. Per fortuna quelli che si rassegnano so-no pochi. La Tav è una priorità di tutte le forze politiche re-sponsabili”, “In democrazia si pesano le maggioranze”. Per Rodda dell’Api è molto semplice, la colpa è del governo175 “Qualcuno, a livello politico, ha la responsabilità della gestio-ne non corretta e non attenta della vicenda Tav. Ci sono state troppo sottovalutazioni da parte del governo” anche se poi pare contraddirsi affermando: “Sono sconcertato che, alla vigilia dei carotaggi ci sia una contestazione di queste dimensioni. L'ope-ra è conosciuta da dieci anni, esistono progetti e dettagli. Quel-li che oggi protestano sono gli stessi che non volevano l'auto-strada del Frejus”. Il 19 novembre su Rai 3 ad Ambiente Italia i presenti No Tav contestano con urla e fischi la presidente della Regione che non vuole richiedere sospensioni per l’avvio dei lavori di Venaus né 175 Rep. 30-11-05

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una tregua olimpica. Interessanti gli argomenti della Presidente della Giunta regionale176: “Siamo tornati a vivere in un periodo in cui sta prevalendo un atteggiamento antiscientista, gli scien-ziati sono visti come streghe. Un atteggiamento che sta preva-lendo nel mondo cattolico ma che ha preso piede in molta parte della sinistra. In Val Susa, ad esempio, chi si oppone alla linea ad alta velocità ha piegato la scienza a fine di parte”. Alle con-testazioni del capogruppo di Rifondazione Robotti: “Anche in Val di Susa sono laici: si informano, si documentano. Ci sono relazioni di Università italiane che evidenziano i rischi per la salute degli abitanti. Il problema non è la scienza ma la demo-crazia”. Bresso risponde: “Che cosa è una galleria? E' forse il diavolo? Ma se si scavano gallerie tutti i giorni. Non si può, senza prove scientifiche terrorizzare migliaia di persone con il rischio di amianto”. Replica di Robotti: “Contro la Tav si sono espressi anche ingegneri, fisici, geologi, medici. Tutti docenti dell'Università o del Politecnico. Come fa a dire che si tratta di un movimento antiscientista?”, controreplica: “Perchè rifiuta-no di verificare i problemi in modo scientifico e, al contrario, gridano all'esistenza del male in modo assoluto. Scaviamo de-cine di gallerie al giorno, come si fa a dire che le gallerie della Torino-Lione sono il diavolo? Il problema è che ci troviamo di fronte ad un antiscientismo dilagante, ad un movimento soste-nuto da una parte della sinistra che di fatto si pone contro la scienza. Un approccio laico al problema suggerisce che per accertare la presenza di amianto e uranio l'unica strada è quel-la di andare a verificare e dunque di fare i sondaggi. Anche i problemi di cantiere, del finanziamento dell'opera, del modello di esercizio possono essere affrontate”. Il problema al di là della polemica sintetizza la scarsa credibili-tà di molti tecnici che troppo spesso giocano con l’ignoranza o la presunzione di chi, estraneo alla diverse materie scientifiche, 176 Stampa 21-11-05

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crede di conoscerle solo leggendo una relazione o uno studio. E’ un gioco perverso tipico nella comunicazione, dove rara-mente si dichiara chiaramente ciò che è o che non è, preferendo esprimersi sui ciò che potrebbe essere e siccome, in virtù di come le cose si fanno effettivamente, tutto potrebbe essere, o-gnuno sceglie le ipotesi che più conviene sostenere. Un esem-pio di questa tecnica espositiva è proprio il documento dei 100 medici della Valle Susa vediamolo: ��������� Rischi177 di esposizione ad amianto e uranio causati dai lavori di costruzione della linea alta velocità. 30-05-2004

TAV/TAC: I PROGETTI La RFI (Rete Ferroviaria Italiana) ha presentato, nel mese di di-cembre 2003, il progetto preliminare della linea TAV/TAC per la tratta nazionale della Torino-Lione. La tratta, da Settimo Torinese a Bruzolo, ha una lunghezza complessiva di circa 44 km, e prevede, rispetto al precedente progetto, una galleria unica da Grange di Brione a Borgone (galleria Musinè-Gravio) di quasi 23 km con il passaggio in galleria anche nella zona di Caprie. Allo scavo principale an-drebbero inoltre ad aggiungersi almeno tre “finestre di sicurez-za”, ovvero gallerie secondarie in località Rivera, Caprie e Grangetta. Per quanto riguarda invece la tratta internazionale, il progetto prevede il cosiddetto tunnel “di base” di 53 km, da Venaus a St. Jean-de-Maurienne.

L’AMIANTO Nel gennaio 2003 un’equipe di geologi del centro di Geotecno-logie dell’Università di Siena ha svolto, per conto di RFI, un’indagine finalizzata alla ricerca di amianto nelle rocce della bassa valle, con prelevamento di 39 campioni in 29 punti di os- 177 Fonte: Medici di base Val di Susa, firmato in originale da oltre 100 me-dici.

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servazione, ubicati nel territorio compreso fra Grange di Brione e Condove. In circa la metà dei campioni esaminati è stata ri-scontrata la presenza di amianto in diverse forme. Sulla base di questo studio RFI ha valutato l’estrazione di mate-riale roccioso contenente amianto: il volume previsto è di 1.150.000 metri cubi (per avere un’idea si pensi ad un grattacie-lo di base 50 per 50 alto 460 metri); è previsto che circa la metà (500.000 mc) di questo materiale venga stoccato in località Tet-ti S. Mauro (Almese), dal progetto non risulta previsto un piano di sicurezza che possa impedire la dispersione di fibre d’amianto durante le fasi di lavorazione e di stoccaggio.

IL MESOTELIOMA Tra le malattie causate dall’amianto, il mesotelioma, tumore maligno della pleura, è sicuramente la più grave. Si manifesta dopo 15-20 anni dall’inalazione di particelle di amianto, ma ha una mortalità del cento per cento e conduce a morte in media entro nove mesi dalla diagnosi. Non esiste esposizione sicura, cioè non esiste una soglia di esposizione al di sotto della quale l’amianto sia innocuo. Nella nostra provincia si verificano ogni anno 5 decessi per mesotelioma ogni 200.000 abitanti: è una percentuale molto più alta rispetto a quella nazionale. Nel caso di una prolungata esposizione ambientale, come quella che do-vrebbe derivare dalla movimentazione di più di un milione di tonnellate di rocce contenti amianto, i casi di questa malattia potrebbero aumentare di molto.

L’URANIO Nel massiccio d’Ambin attraversato dal traforo sono presenti numerosi giacimenti di uranio, come documentato dal CNR fin dal 1965; per maggior precisione il materiale presente è pe-chblenda, forma notevolmente radioattiva; non è conosciuta per il momento una previsione di LTF (la società che gestirà la co-struzione della tratta internazionale) sulla quantità di uranio che potrà essere contenuto nel materiale estratto (cosiddetto smari-

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no): ben 15 milioni di metri cubi, pari a sei volte il volume del-la piramide di Cheope. L’uranio si disperde nell’aria e può essere inalato, ma soprattut-to contamina le falde acquifere e va ad inquinare i corsi d’acqua che possono essere utilizzati per l’irrigazione.

I LINFOMI L’uranio, se inalato o ingerito, provoca contaminazione interna e può essere causa di linfomi. Un recente studio dell’Istituto Superiore di Sanità ha evidenziato un incremento di linfomi di Hodgkin nei militari impiegati in missione di pace nei Balcani ed esposti all’uranio impoverito: ben il 236% in più rispetto alla popolazione non esposta. L’uranio che potrebbe essere estratto nelle nostre zone è note-volmente più radioattivo di quello impoverito a fini bellici.

CONCLUSIONI La situazione che si prospetta per il nostro territorio è, a nostro avviso, estremamente preoccupante, tale da configurare la con-creta possibilità di severi danni alla salute pubblica. Come medici operanti in Val di Susa crediamo sia nostro dove-re pretendere che siano attivate misure di sicurezza tali da im-pedire la contaminazione del nostro territorio.

Fonte: Medici di base in Val di Susa. ���������

Al di là di qualche ambiguità come i dati di mortalità per meso-telioma riferiti alla Provincia di Torino e non alla valle di Susa, il documento –cult- per i No Tav, che ha certamente suscitato molta apprensione nei cittadini, visti i firmatari, è da noi ritenu-to un bell’esempio di manipolazione della comunicazione. L’uso dei molti condizionali utilizzati in affermazioni tipo: - questa malattia potrebbero aumentare di molto -, - l’uranio che potrebbe essere estratto nelle nostre zone - ecc., poi il parallelo con l’uranio arricchito per scopi bellici, il riferimento allo stu-dio dell’università di Siena ed alle dimensioni piramidali deli-

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neano uno scenario apocalittico. Di fronte a tutto questo sfra-cello i firmatari come concludono?: - Come medici operanti in Val di Susa crediamo sia nostro dovere pretendere che siano at-tivate misure di sicurezza tali da impedire la contaminazione del nostro territorio.- Affermazione che tutti, ovviamente, pos-siamo sottoscrivere e che sono anche state ampiamente previ-ste. Abbiamo la chiara sensazione che il vero scopo del docu-mento non fosse quello di chiedere l’attivazione di misure di sicurezza ma di creare allarme sociale come infatti è puntual-mente accaduto.

������Per la cronaca in uno studio effettuato per valutare la presenza di “Mortalità per tumori pleurici e peritoneali in alta valle di Susa” condotta da Dario Mirabelli ed Ennio Cadum rispetti-vamente dell’Unità di Epidemiologia dei Tumori, Azienda O-spedaliera San Giovanni Battista di Torino e Centro per la Pre-venzione Oncologica – CPO Piemonte. E dell’Area di Epide-miologia Ambientale, Agenzia per la Protezione Ambientale del Piemonte. Risultano registrati dal 1980 al 1999 in aree cir-colari di 25, 50, 75 e 100 km centrate su Sauze d’Oulx (comune della valle di Susa da cui fu trasferito l’impianto di bob per le olimpiadi 2006 per evitare di interferire con l’amianto) poche unità di casi di decesso. E’ evidente che una lettura superficiale di questo come di altri documenti (ad esempio quello commis-sionato all’Università di Siena da parte di Rfi) se svolta da sog-getti prevenuti contro la Tav non può che radicare ulteriormente la convinzione che sia impossibile realizzare la ferrovia senza aspettarsi morti in quantità a causa dell’amianto. Per questo non condividiamo il metodo oltre che il merito del documento dei medici di base della valle di Susa che, al di là di alcuni passaggi del tutto condivisibili, riteniamo non faccia un buon servizio alla collettività e alla verità. Non risulta che mai si sia verificato che un centinaio di medici di base (di cui nono-

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stante le ricerche non è stato ritrovato un testo con i nomi dei sottoscrittori) abbia prodotto documenti simili sia in valle, dove qualche problema ben più consolidato creato ad esempio dall’acciaieria di Bruzolo era noto, né fuori dalla valle.

������Il primo dicembre 2005 Piero Bianucci178 pubblica su La Stam-pa un articolo che dà risposta proprio a queste – certezze-: ��������� … esistono studi geologici dell'Arpa, agenzia regionale per l'ambiente, del Politecnico di Torino e di un gruppo di ricerca-tori dell'Università di Torino che ha condotto sondaggi e pro-spezioni per conto della Società Alpetunnel –Geie- nel tratto che va da San Giorio al confine con la Francia. Per il tratto più

178 Piero Bianucci classe 1944 è considerato uno dei padri della divulgazione scientifica italiana. Come redattore capo de "La Stampa", di cui è attualmen-te collaboratore, fonda nel 1981 il dorso "Tuttoscienze" e lo dirige fino al 2005. Scrive di scienza su diversi periodici scinetifici. Dal 2006 è docente di Linguaggio giornalistico scientifico presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Torino. Autore di una trentina di libri, preva-lentemente di divulgazione scientifica, molti dei quali tradotti in francese e in spagnolo. Autore per la RAI di numerose trasmissioni radiofoniche e te-levisive, dal 1982 è collaboratore di Piero Angela (in particolare per Superquark e Viaggio nel Cosmo, di cui ha curato la consulenza). Collabora inoltre con la radio e la tv della Svizzera Italiana. Presidente del comitato scientifico della mostra Experimenta e socio fondatore di CentroScienza, associazione che promuove a Torino il ciclo annuale di conferenze Giovedi-scienza, che conduce dal 1987. Tramite la stessa associazione promuove la realizzazione a Torino di uno science center permanente; già consigliere del-la Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo (2003-2009), è inoltre insegnante presso il master di comunicazione scientifica "Il rasoio di Occam" e consigliere di indirizzo della Fiera internazionale del libro. Orga-nizza numerose mostre scientifiche e collabora con enti e associazioni di e-ducazione scientifica. Dal febbraio 2008 è presidente del Planetario di Tori-no Infini.To.

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a valle, in corrispondenza del monte Musinè, i rilievi tecnici sono affidati a ricercatori dell'Università di Siena e di Trento ma non è ancora stato possibile raccogliere dati.

(Piero Bianucci)

L'amianto Non se ne incontra nella galleria più lunga, sotto il massiccio dell'Ambin tra Saint-Jean de Maurienne in Francia e Venaus in Val di Susa, lunga 53 chilometri, nove dei quali in Italia. Nella seconda galleria, quella di Bussoleno, lunga 12 chi-lometri, esistono invece strati di rocce che contengono amianto. Sono piuttosto sottili, di forma lenticolare e, sommandoli tutti insieme, si arriva a uno spessore di 200 metri. Nella terza galle-ria, quella del Musinè, di 21 chilometri, in attesa dei sondaggi, si può già dire che c'è altro amianto: due o tre strati di una deci-na di metri e uno strato di un centinaio: si deduce da osserva-zioni di superficie fatte per i piani regolatori di Caselette e di

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Almese. L'amianto è pericoloso quando si liberano nell'aria le sue microfibre che, fissandosi nei polmoni dopo una lunga e-sposizione (molti anni), causano il mesotelioma, un tumore del-la pleura. Il rischio è forte per chi lavora nel tunnel: per conte-nerlo si bagna in continuazione la roccia rimossa, ciò che evita il sollevarsi delle microfibre. Apposite mascherine aumentano la sicurezza. Non c'è invece rischio per la popolazione, in quan-to il materiale estratto dovrà soltanto transitare, sempre bagnato e coperto, fino a raggiungere le discariche, dove sarà messo in sicurezza. Si è detto che in Val di Susa, già adesso, i mesote-liomi sono più frequenti della media: dai dati epidemiologici risulta che la differenza è così piccola da essere difficilmente separabile dal rumore di fondo, cioè da oscillazioni casuali del-la frequenza. L'uranio I rilievi fatti dal Dipartimento Georisorse e Territorio del Politecnico di Torino, un totale di 8 mila misu-razioni, non hanno individuato anomalie nei livelli di radioatti-vità, che risultano quelli normali per rocce di granito (come quelle che costituiscono gran parte della catena delle Alpi) e di tipo granitoide (come quelle attraversate dalla Tav in Val di Su-sa). Questa radioattività è paragonabile a quella dell'acqua di mare, che contiene 3,4 tonnellate di uranio per chilometro cubo. Sono possibili piccole concentrazioni locali di minerali uranife-ri, ma di dimensioni che non destano preoccupazione. Studi per sfruttare questo uranio hanno stabilito che non è economico far-lo proprio per la sua scarsità. Il radon Il gas radioattivo a vita breve, che si libera da materiali contenenti radium, richiede pre-cauzioni per chi lavora in galleria (una buona aerazione), ma la popolazione che abita al pian terreno in Val di Susa o in qual-siasi altra regione è assai più esposta al radon.

��������� In merito si è espresso anche l’istituto Scansetti179, ci limitiamo 179 Il Centro Interdipartimentale “G. Scansetti” per lo Studio degli Amianti e di Altri Particolati Nocivi ha sede attualmente presso il Dipartimento di

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a segnalare alcuni aspetti180: - Nella miniera di Balangero, la miniera più grande d’Europa, il contenuto totale di amianto non superava, all’inizio dell’attività estrattiva, il 5% in volume; - Attività di sbancamento, cantieri edili così come lavori agricoli, possono smuovere le fibre eventualmente presenti nella roccia o nel terreno e disperderle nell'ambiente; - Modeste ma variabili quantità di fibre di amianto sono contenute nelle serpentiniti delle cave (es. a Caprie) e nel pietrisco delle massicciate ferroviarie, così come nel terreno che deriva dallo smantellamento naturale delle rocce serpentinitiche; - Fino ad ora, tuttavia, nonostante il notevole sviluppo edilizio del-la valle, i casi di mesotelioma riscontrati in Val di Susa (un tumore raro, di cui l'unica causa conosciuta è l'esposizione ad alcune fibre minerali) sono principalmente da attribuirsi ad attività lavorative, accertate o probabili, coinvolgenti estrazione e lavorazione di a-mianti di varia natura e provenienza. Un unico caso, rilevato in al-ta Valle Susa, dove affiorano rocce ricche in tremolite (comune di Salice d'Oulx, frazione Jouvenceux), sembra non essere correlato

Chimica I.F.M. di Torino. Il Centro nasce dal lavoro svolto a partire dal 1997 da un gruppo multidisciplinare di docenti delle Facoltà di Scienze, Farmacia e Medicina dell’Università di Torino afferenti a diversi diparti-menti, che si sono uniti per proporre progetti di ricerca, attività di formazio-ne e per promuovere incontri nazionali ed internazionali. Il Centro, costitui-to ufficialmente nel gennaio 2001, si pone come finalità lo studio dei parti-colati nocivi di dimensioni respirabili (amianti, fibre artificiali proposte co-me materiali sostitutivi degli amianti, silice, particolato atmosferico, nano-particelle e polveri metalliche) presenti nell’ambiente di vita e di lavoro, av-valendosi delle competenze sia di strutture universitarie che extra-universitarie. Particolare attenzione viene posta al problema delle fibre di amianto e di minerali asbestiformi presenti sul territorio, all’identificazione di eventuali sorgenti naturali e industriali, alla comprensione dei meccani-smi di tossicità coinvolti, ed alla progettazione di metodi innovativi di de-contaminazione. Inoltre il Centro si propone come Provider ufficialmente accreditato dal Ministero della Sanità per l'Educazione Continua in Medici-na (ECM). 180 Nel sito si potranno trovare ulteriori approfondimenti

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ad un'esposizione occupazionale all'amianto.

(Logo del Centro Scansetti)

- Lavorare in sicurezza oggi è possibile. Dopo aver valutato, con analisi mirate, la natura e la quantità delle fibre contenute nelle rocce, dovranno essere prese tutte le precauzioni necessarie affin-ché le fibre non vengano disperse nell'ambiente. - Nei centri urbani alcune fibre di amianto sono sempre presenti e, secondo la legislazione vigente in Italia, un locale bonificato (da cui l'amianto è stato rimosso) deve contenere meno di due fibre per litro di aria (D.M. 6/9/19941). Esiste quindi una soglia di espo-sizione definita per legge. - Un monitoraggio continuo delle fibre nell'aria e nella roccia du-rante il lavoro di scavo e di stoccaggio del materiale estratto e l'u-tilizzo di tecniche in grado di impedire il rilascio delle fibre, quando presenti, garantirebbero che tutta l'attività venga svolta in condizioni di sicurezza per i lavoratori e tali da poter essere con-trollate dalla popolazione coinvolta. Riportiamo anche uno stralcio di un articolo181 di Rosalino Sac-chi già ordinario di Geologia nell’Università di Torino, già re-sponsabile degli studi geologici per il progetto Tav nel tratto da Bruzolo al confine di Stato182: ��������� … Secondo me, è un esempio d’inganno perpetrato da mestato-ri ai danni di una popolazione ignara. La gente scende in piazza 181 Pubblicato su La stampa del 21-12-2006 nella posta di Lucia Annunziata, sul sito sono disponibili approfondimenti 182 Le sottolineature sono del prof. Sacchi

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se ha paura di morire, e ha paura perché qualcuno ha detto -anche una sola fibra di amianto può ucciderti-. Due conti per contestare la bufala. Il normale contenuto dell’aria che io (come un milione di altri torinesi) sto respirando può aggirarsi tra 0,1 e 1 fibre per litro (fino a 2 fibre/litro, l’ambiente è considerato -pulito-). Un adulto respira tra 10 mila e 20 mila litri d’aria al giorno. Nella mezz’ora trascorsa a scrivere questa lettera, ho tirato dentro due o trecento fibre. E dichiaro di non essere mi-nimamente preoccupato, così come non lo sono gli abitanti di Nichelino o di Contrada Parella, per i quali i conti sono assolu-tamente gli stessi. Onore al merito, i propalatori di inganno non si nascondono: basta esplorare i siti web della galassia no-Tav.

����������Certamente persone equilibrate e non pregiudizialmente contra-rie all’opera avrebbero per lo meno qualche dubbio sulle pre-sunte catastrofi causate dalla presunta liberazione di amianto nella realizzazione della Tav. Un approccio razionale e laico porterebbe a richiedere, anziché contestare, i sondaggi …se lo scopo fosse quello di sapere e di capire!

������Torniamo ora alle cronache. Il 13 novembre un centinaio di No Tav, scortati dalla polizia, salgono ai piedi del Rocciamelone nei pressi del sito S42 sede dei sondaggio in corso, e depongo-no fiori su alcune lapidi partigiane, quindi sempre scortati a-prono uno striscione sulla montagna contro la militarizzazione della valle che limita la libertà di spostamento della gente quando ai posti di blocco deve presentare i documenti d’identità. Il 20 novembre 2005 nella notte in strada comunale Traduerivi, ancora nel comune di Susa, un specie di ordigno esplosivo ver-rà piazzato sotto una Renault Laguna grigia posteggiata. Era composto da una bomboletta di gas da campeggio, un paio di metri di filo elettrico rosso, quattro pile, un contenitore di vetro.

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Il ritrovamento non è casuale: il -pacco bomba- è stato segnala-to, nel cuore della notte, con due telefonate anonime al 112, una voce maschile ha detto: “No Tav...”.

(13-11-2005 - Deposizione fiori alla lapide

partigiana ai piedi del Rocciamelone ) Perché proprio lì si sono chiesti gli inquirenti. Ecco cosa dice stupito il proprietario dell’auto Luca S., 38 anni, elettricista che vive con i genitori a pochi metri dal luogo del ritrovamento del-la bomboletta sulla Tav: “Penso che, alla fine, ci si dovrà ras-segnare. Volenti o nolenti l'Alta Velocità la faranno lo stesso. Speriamo, invece, che da tutto questo nasca un'occasione di la-voro per tutti, in grado di portare effetti benefici sull'intera val-le”.

������

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E Luca Robotti, capogruppo dei Comunisti Italiani in Consiglio regionale, lancia un appello al leader dell'Unione, Romano Pro-di, affinché prima del 30 novembre venga a Torino per prende-re una posizione definitiva sul problema. Prodi non verrà ma si esprimerà attraverso il suo portavoce Silvio Sircana “C'è chi lavora parlando e provoca qualche problema e c'è chi, alla so-luzione dei problemi, lavora in silenzio” sembra la risposta di un guru, in verità sa ben Prodi che in primavera dovrà affronta-re Berlusconi alle elezioni, ed ogni voto è necessario anche quello dei No Tav, meglio non esporsi troppo sull’argomento. Chi si espone chiaramente sono invece Martinat e Ghigo: ��������� Ugo Martinat183: “Come governo, avremmo aperto i cantieri già sei mesi fa e se qualcuno non avesse avanzato richieste di mo-ratoria i lavori sarebbero già iniziati”. Aggiunge Enzo Ghigo, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale: “Bresso e la sua coalizione hanno preso voti contro la Tav in Valle Susa, e a favore nel resto del Piemonte. Le contraddizioni della sinistra mettono in crisi la Tav e rischiano di estendersi al terzo valico”. Replica Mercedes Bresso: “C'è una lettera della Commissione europea molto chiara per quel che riguarda ritardi e irresponsa-bilità del passato: -La realizzazione della galleria di Venaus, prevista inizialmente nel 2003, poi slittata al 2004, poi di nuovo slittata all'inizio del 2005, non è ancora cominciata...- Nel 2003, nel 2004 e a inizio 2005 non ero viceministro alle Infrastrutture e neppure presidente della Regione”

��������� Quindi, verrebbe da dire, giusto concedere altre proroghe… ? Ma altre richieste a sostegno della Tav vengono anche dai sin-dacati. Dalla Alstom di Savigliano, 1400 dipendenti che progettano e realizzano treni ad alta velocità, la Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm 183 Stampa 22-11-05

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Uil inviano una lettera alla Regione dove pur ribadendo la prio-rità della difesa della salute e dell’ambiente affermano che - non vi è dubbio che la Tav rappresenti un'opportunità da non perdere.

(Alstom – Savigliano - CN)

Questo progetto offre un'occasione di lavoro importante, da non sottovalutare, e una significativa ricaduta economica stabile per tutto il Paese e per la stessa Val Susa. E' la strada da seguire, ricercando il massimo di consenso di tutte le parti interessate, per rendere concreta la tanto proclamata formula dello sviluppo sostenibile- ed ancora -Questo è il futuro: qualsiasi grande ope-ra va a toccare il nostro vivere quotidiano, ma non per questo deve bloccarsi- Il 24 novembre Loyola de Palacio commissario dell'Unione Eu-ropea per la realizzazione del Corridoio V arriva in Valle Susa, a Bardonecchia incontra anche i sindaci, il suo intervento è e-splicito: “L'Ue è pronta a mettere a disposizione esperti inter-nazionali, anche di paesi terzi, in grado di verificare i progetti di Ltf per quanto riguarda l'impatto ambientale, la prevenzione dei rischi derivanti da un eventuale trattamento di amianto e uranio, e le altre criticità sollevate dal territorio”. Tutto que-sto, però, ad una condizione: “Il 30 novembre devono iniziare i lavori per il cunicolo esplorativo di Venaus perché questa è la condizione necessaria per convincere i 25 paesi membri a con-

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centrate una parte delle risorse su questo progetto. Si tratta di 1,5-2 miliardi da mettere a disposizione tra il 2007 e il 2010” ed ancora “L'UE è pronta ad offrire tutte le garanzie che l'ope-ra sarà fatta salvaguardando la salute di cittadini e dei lavora-tori. Finora, solo una delle due parti ha dimostrato buona vo-lontà e disponibilità a discutere nel concreto dei problemi. L'altra parte ripete solo no, no, no. I sindaci sono brava gente ma continuano a rifiutare ogni tentativo concreto di risolvere i problemi da loro stessi sollevati”184. E’ la prima volta che un personaggio politico, per di più non coinvolto nelle questioni italiane, afferma pubblicamente, contrariamente alla vulgata dei concertatori senza se e senza ma, -che una delle due parti ha dato disponibilità- mentre l’altra dice solo no. Comunque sia quella che meglio sintetizza la situazione è il sindaco di Borgone Simona Pognant, “Noi le abbiamo detto: -se volete discutere, non fate partire il cantiere di Venaus il 30 - lei ci ha risposto: - Se volete discutere accettate l'apertura di quel cantiere''. Per Ferrentino “c’è stata una chiusura totale. Nessuno sembra preoccuparsi della contrarietà di migliaia di persone che chie-dono di bloccare l'apertura del cantiere perché non sono state date risposte ai problemi della comunità locale” per Beppe Jo-annas, sindaco di Bussoleno: “In questo incontro è prevalso il dilettantismo” ma non specifica da parte di chi. Era presente anche Vittorio Agnoletto europarlamentare di Rifondazione Comunista, per lui quelle della De Palacio “Sono considerazio-ni estremamente gravi perché fatte 4 giorni prima della visita in Val di Susa di una delegazione del Parlamento europeo che dovrà verificare il rispetto delle direttive comunitarie in mate-ria di ambiente, salute e coinvolgimento della popolazione”

����� Il 25 novembre Bertinotti è a Bussoleno per una assemblea a- 184 Stampa 25-11-05

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perta. Visita Borgone, Urbiano e Mompantero di fronte alle for-ze dell’ordine che chiedono i documenti e controllano il territo-rio, con una analisi che ci pare tipica derivazione della cultura sessantottina, dice: “E' un messaggio simbolico di uno Stato ar-rogante, è un gesto di intimidazione, come dire noi stiamo più forti e tu devi accettare” esprime comprensione per i militari, si dissocia da chi paragona la Valsusa a Gaza, evidenzia che “questa è la lotta di una popolazione: è scandaloso che sia i-gnorata la volontà di migliaia di persone, di enti locali, par-rocchie, comunità, associazioni. C'è stato lo sciopero di un ter-ritorio, e il giorno dopo non è successo nulla. Intollerabile” an-cora “Al di là del costo impressionante dell'opera, degli svan-taggi economici, della scarsa probabilità di utilizzo, c'è una condizione che non può essere messa in discussione: la salute, appartiene a voi e solo voi avete diritto di decidere della vostra salute”, ed infine la proposta: “Sospensione dell'avvio delle o-perazioni e contestuale apertura di una trattativa seria”. E se questo non dovesse accadere entro il 30 novembre allora “Lotta pacifica di massa”. Così nei giorni successivi, i pochi che mancano al 30 novembre data di occupazione dei cantieri di Venaus, tutti si danno un gran da fare, chi per mediare, chi per preparare e sostenere la lotta dei valsusini, chi, più silenziosamente, per organizzare le forze dell’ordine. Il 26 a Courmayeur in valle d’Aosta i No Tav contestano con striscioni il viceminsitro alle infrastrutture e trasporti Martinat che partecipa ad un convegno sulle grandi Infrastrutture; alcuni consiglieri regionali Piemontesi si autoconvocano in Valle di Susa in contemporanea con il Consiglio regionale a Torino, Robotti e Chieppa si presentano in aula con cartelli contro la Tav. In un’assemblea al dopolavoro ferroviario di Bussoleno il 26 vengono definite le iniziative per i giorni successivi. Nilo Dur-

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biano sindaco di Venaus metterà a disposizione alcune strutture per ospitare i manifestanti attesi, alcune migliaia, oltre a un campo roulotte. Per il 30 sera convegno a Venaus sullo Svilup-po Sostenibile ed il 1° dicembre tutti a occupare la piana dove dovrebbero sorgere i cantieri del Cunicolo esplorativo e dove da settimane sono presenti i presidi No Tav. Alle sette del mat-tino del 1° dicembre sui terreni che la Cmc dovrebbe occupare è convocato un consiglio Comunale ed alle 12 è prevista l’assemblea di tutti gli eletti del Piemonte che sono contro la Tav, seguiranno concerti. C’è chi prevede almeno 20.000 per-sone. Ma la programmazione va ben oltre il 1°, per il 10 dicem-bre assemblea-seminario degli eletti No Tav alla Galleria d’arte moderna di Torino e il 17 grande corteo che attraverserà Tori-no. Ma prima del 1° dicembre è previsto che si consumino ancora due rituali: la visita della commissione Petizioni della Ue in Valle di Susa prevista per il 28 e 29 novembre e l’incontro in regione con Bresso, Chiamparino e Saitta su cui pochi nutrono fiducia. Prova ne sia che da molto tempo più nessuno celebra sui giornali il potere taumaturgico della concertazione, del con-fronto, del dialogo che risolverebbe sempre e comunque i dissi-di. Commissione petizioni della Ue in Valle Le petizioni che spingono la competente commissione Ue ad una sopralluogo in valle di Susa sono quelle presentate da Al-berto Perino, a nome dell'associazione –Habitat-, la n° 949/2003, da Darjana Ronconi n° 523/2004, e da Marco Toma-lino, a nome del Coordinamento sanitario Valle di Susa, la n° 198/2005. I Membri della delegazione Commissione per le petizioni sono:

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Michael Cashman (Pse)185, capo-delegazione, Carlos Iturgaiz Angulo (Ppe), David Hammerstein Mintz (Verts).

(Michael Cashman –in primo piano-)

Il programma iniziale della missione é stato ripartito in tre di-stinti momenti e luoghi d'incontro e visita: a) nella sede del Governo regionale, in presenza della Presidente Mercedes Bresso, e degli Assessori regionali e /o provinciali all'ambiente ed ai trasporti; b) al Politecnico di Torino, davanti a Docenti universitari e consulenti dei petizionari, c) nella sede della Co-munità montana Bassa Val di Susa, in presenza del Presidente Antonio Ferrentino, di alcuni Sindaci dei Comuni coinvolti nonché di una folta rappresentanza di cittadini convenuti spon-taneamente per accogliere la delegazione. Prima incontrano Bresso, Chiamparino e Saitta, dove riscon- 185 Il capodelegazione e Michael Cashman, laburista inglese, ha un passato da attore di telenovelas e una notorietà come parlamentare guadagnata con-testando a Rocco Buttiglione candidato a Commissario europeo.

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trando le iniziative e gli strumenti dati ai sindaci per intervenire sui progetti per bocca del suo presidente dice “un politico deve anche saper prendere decisioni impopolari”. Al Politecnico di Torino presso il Lingotto i commissari partecipano al convegno sul Tav. In quella sede interverranno vari esponenti fra cui Claudio Cancelli, professore e leader storico No Tav che ribadi-rà che “la galleria di Venaus è il vero inizio dell'opera e sap-piamo già che l'uranio e l'amianto sono presenti nella monta-gna. Dobbiamo solo decidere quale incremento della mortalità è accettabile per realizzare il progetto”; altri interventi di Gianfranco Chiocchia, Andrea Debernardi, Edoardo Gays, Sca-via e Ferrentino tesi sostanzialmente a ribadire i noti 7 punti critici della Valle Susa186. Quindi la delegazione UE parte per la valle di Susa dovrà rive-dere il programma delle visite a causa dei presidi delle forze dell’ordine. Limitandosi così a visitare le località di Mompante-ro, Seghino, nei cui pressi era installata la trivella per i sondag-gi, peraltro con assoluto divieto di accesso tranne che per i mezzi militari ed a Venaus, dove il 28 pomeriggio sarà visitato il presidio, incontrando cittadini, autorità locali e ricevendo in consegna un appello per la democrazia in Val di Susa, con cen-tinaia di firme, contro il finanziamento comunitario dell’opera e la sua imposizione con l’impiego della forza militare contro i diritti delle popolazioni locali. A due chilometri dal sito di Venaus il primo check point della polizia, la commissione assisterà ai primi tafferugli fra manife-stanti e forze dell’ordine che non intende lasciarli passare al se-guito della Commissione. Agnoletto rimedia due calci, Cashman presidente della Com-missione dichiarerà “Gli eventi della notte sono un gigantesco insulto alla delegazione che ha tenuto un atteggiamento di par-ticolare prudenza. L'occupazione del sito è un affronto alla po- 186 I 7 punti di criticità sono stati trattati nel secondo libro di questa storia.

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polazione locale che protesta pacificamente. Di più: è uno schiaffo inaccettabile”. La visita proseguirà toccando gli altri siti presidiati dai No Tav: Bruzolo, Borgone.

(Vittorio Agnoletto mostra i segni

dello scontro con le forze dell’ordine) Al pomeriggio alle 18,30 incontro con i sindaci a cascina Ro-land a Villarfocchiardo, il giorno successivo visita a Condove, Grange di Brione (Valdellatorre), Rivera di Almese, Foresto, Savonera (Collegno), Druento e Venaria dove si terrà la confe-renza stampa alle 12,30. Nel pomeriggio i commissari riparti-

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ranno per Bruxelles. Non si registrano ulteriori eventi su questo fronte. La relazione della commissione datata 9 gennaio 2006187 nelle sue 9 conclusioni, che lasciano trasparire un certo lavoro di mediazione e di sterilizzazione degli estremismi, pone l’accento sul coinvolgimento delle popolazioni, critica l’esecutivo europeo usando questi termini: - Esorta l'Esecutivo europeo ad agire con maggior trasparenza ed efficacia nelle re-lazioni con la commissione delle petizioni per l'ulteriore istrut-toria delle petizioni in esame e a non assumere atteggiamenti paternalistici nei confronti dei cittadini autori delle petizioni o dei reclami-; oltre, però, a ribadire il significato dell’opera: - invita le Autorità italiane di ogni livello e responsabilità a pro-seguire la via intrapresa di dialogo e negoziazione con i rappre-sentanti di tutti gli Enti locali.- In Valle intanto continua la raccolta delle firme contro la mili-tarizzazione della Valle: 2.500 firme fra cui Dario Fo, Giorgio Bocca e Lietta Tornabuoni. No Tav e UE Il rapporto fra No Tav e Ue è molto intenso e giova per i nostri lettori fare un rapido excursus di queste attività: Nel gennaio 2003 parte la prima petizione alla Ue sottoscritta da 22 associazioni No Tav; Lunedì 8 Settembre 2003 - Audizione di Comitati ed Associa-zioni presso la Commissione UE per le petizioni; Martedì 17 febbraio 2004 proseguimento della discussione presso il Parlamento Europeo della Petizione contro l’Alta Ve-locità; Il 16 e 17 marzo 2004 si svolge a Bruxelles una riunione presso la sede del Parlamento Europeo: 50 tra sindaci, ambientalisti, comitati dei cittadini che contrastano la realizzazione delle va-rie tratte ad Alta velocità ferroviaria e i progetti autostradali si 187 Vedi documento sul sito dell’autore.

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incontrano con i funzionari della Commissione europea delle Direzioni Generali Trasporti, Ambiente e Mercato Interno e con esponenti del Parlamento europeo; Il 14 Aprile 2004 il Presidente della Commissione per le peti-zioni del Parlamento europeo notifica all’Associazione Habitat della Valsusa l’accoglimento della Petizione contro l’Alta Ve-locità Torino-Lyon, del Gennaio 2003; 27 Settembre 2004 – Prima risposta scritta della UE alla peti-zione (n. 949/2003) contro l’Alta Velocità Torino-Lyon. Il nuovo presidente della Commissione per le Petizioni del Par-lamento Europeo aggiorna l’Associazione Habitat (in veste di rappresentante di tutti i firmatari) circa l’esito di un primo esa-me dell’esposto, trasmettendo anche le risposte al momento a-vute dalla Commissione Europea sul merito dei quesiti avanzati da Comitati ed Associazioni; 20 Gennaio 2005 - Petizione del Coordinamento Sanitario Val-le di Susa al Parlamento europeo. I 100 medici operanti nella Valle che avevano firmato un manifesto alla popolazione sui rischi per la salute connessi alla realizzazione della Torino-Lione ora esternano il loro allarme alla Commissione UE per le petizioni; 12 Settembre 2005 - Bruxelles: terza audizione alla UE per i Comitati No Tav. Le Associazioni ed i Comitati valsusini fir-matari della petizione contro la Torino-Lione, di Gennaio 2003, sono stati nuovamente convocati a Bruxelles dalla speciale Commissione del Parlamento europeo per un reciproco aggior-namento; 28 Novembre 2005 - La linea Tav Torino-Lione è in contrasto con le Direttive della Comunità Europea secondo una memoria per la Commissione Petizioni del Parlamento Europeo presenta-ta da Stefano Lenzi (responsabile Ufficio istituzionale e legisla-tivo WWF Italia) e Erasmo Venosi (Comitato Scientifico della conferenza permanente dei Sindaci delle tratte ad AV del Nord

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Est); 29 Novembre 2005 - Una delegazione della Commissione per le Petizioni del Parlamento Europeo è in visita in Valle di Susa; 25 Gennaio 2006: la Commissione UE per le Petizioni approva il rapporto della delegazione sulla ricognizione in Valle di Susa del 28, 29 Novembre 2005. E sin qui siamo arrivati, ma i rapporti continueranno anche ne-gli anni successivi, su questi ci aggiorneremo oltre. Primi scontri I No Tav e la Prefettura invece si preparano alla manifestazione per martedì 30 novembre a Venaus, i primi per impedire l’avvio dei lavori del Cunicolo, la seconda invece per garantirne l’avvio. Manca ancora un’ultima iniziativa di mediazione prima che la parola passi alla forza pubblica, l’incontro di martedì 29 con i –triumviri- di Torino: Bresso, Chiamparino e Saitta. Ma è un incontro pro forma giusto per dire che fino all’ultimo ci hanno provato, sia da una parte che dall’altra. Bresso che il sa-bato precedente era partita per la Grecia, aveva rilasciato di-chiarazioni tutt’altro che concilianti: “se in occasione delle ma-nifestazioni i sindaci violano la legge, rischiano denunce penali e potrebbero decadere dall’incarico” procurando le reazioni piccate di Ferrentino: “Questi atteggiamenti servono solo ad aumentare la tensione e contrastano con l’invito, rivolto dalla stessa Bresso agli amministratori della valle, per un incontro che si svolgerà martedì. Far precedere quell’incontro dagli in-sulti non è il modo migliore per prepararlo. Bresso deve sapere che in questo modo rende tutto più difficile. Invece di pontifica-re dovrebbe lavorare per favorire il dialogo. Ho avuto molte difficoltà a convincere alcuni sindaci a essere presenti martedì. Non mi renda ancora più complicato il compito” La dichiarazione del sindaco di Torino esprime bene lo stallo

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della situazione188: “La disponibilità al dialogo resta fino all'ul-timo minuto, sempre che la smettano di arroccarsi sulle loro posizioni . Certo non intendo assumermi la responsabilità di quello che la Valle Susa potrebbe diventare fra dieci anni, in termini di traffico e di inquinamento, se dovesse passare la li-nea Ferrentino. Nè accetto la lettura strumentale di chi cerca di far passare i valsusini come gli indiani buoni e noi come i cow-boy cattivi che vogliono speculare sul loro territorio”. Il presidente della Comunità montana Bassa Valle Susa, con un po’ di vittimismo: “La Bresso ieri, Chiamparino oggi... Pur-troppo le elezioni sono dietro l'angolo, è partita la gara a chi si mostra più decisionista. Ci fa piacere che il sindaco si preoc-cupi del nostro territorio, vorremmo fare altrettanto”. Scontato quindi il nulla di fatto dell’incontro.

(Jeremy Rifkin)

Il 28 novembre presso il Centro Congressi della Regione Pie-monte in corso Stati Uniti 21 a Torino viene organizzato dalla stessa Regione un convegno sullo sviluppo sostenibile ed il tra-sporto merci con la partecipazione di Jeremy Rifkin189.

188 Stampa 28-11-05 189 Jeremy Rifkin classe 1943 americano di Denver economista e noto sag-gista con la pubblicazione di libri tradotti in tutto il mondo in cui si indaga-no le relazioni fra ambiente, tecnologia, economia, lavoro. Partecipa anche a

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Nello stesso giorno a Milano un centinaio di persone tra cui Milly Moratti, candidata alle primarie dell'Unione per il Comu-ne di Milano, alla stazione Centrale discutono di Tav in un convegno della Fit Cisl. Secondo i partecipanti il nuovo traforo del Frejus è un’opera190 “né prioritaria né strategica”, quindi “sostanzialmente inutile”. Si è chiesto Marco Ponti, docente di Economia dei trasporti: “Chi pagherà se i costi saranno il dop-pio di quelli preventivati e il traffico la metà?”. Ci verrebbe da risponder che sono gli stessi che da anni pagano le conseguenze dell’attuale sistema di trasporto delle merci in-centrato sulla gomma.

(Marco Ponti)

�����

Lo schieramento in campo della polizia è di 1500 agenti, il commissariato di Torino di via Gattoni è pressoché deserto, ar-rivano agenti da diverse regioni del nord Italia. Si paventano infiltrazioni anarco-insurrezionaliste nel movimento No Tav ol-tre alla presenza di numerosi centri sociali. Il fronte caldo dei

film e documentari realizzati da Beppe Grillo e Greenpeace -Terra Reloa-ded-, e Michael Moore – The corporation-. E’ stato consigliere personale sulle questioni energetiche di Romano Prodi all'epoca dell'incarico di Presi-dente della Commissione Europea e consulente per il Ministero dell'Am-biente della Repubblica Italiana. 190 Rep. 29-11-05

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manifestanti viene stimato dalla polizia in massimo 2.000 per-sone. Ma ancora una volta, analogamente a quanto avvenne a Seghino di Mompantero, le forze dell’ordine giocano d’astuzia191. Senza attendere l’arrivo dei manifestanti previsti per mercoledì 30 novembre, verso l’una-due del mattino, quan-do è ancora buio, di martedì 29 una quarantina di camionette occupano i terreni confinanti a quelli destinati ai cantieri del cunicolo di Venaus. La commissione petizioni della UE che come sopra scritto proprio il 29 arriva in Valle fa giusto in tem-po a vedere l’imponente schieramento di agenti dell’ordine. Appena accortisi del blitz delle forze dell’ordine prima uno poi dieci, cento, mille telefonini impazziti chiamano a raccolta nel-la notte il popolo No Tav. Alle quattro del mattino il sindaco di Venaus, Durbiano e Ferrentino sono già arrivati, la zona è cir-condata da posti di blocco, mentre tre camion con le ruspe si parcheggiano su un terreno di Ltf vicino all’ex cantiere dell’Aem nei pressi delle aree da occupare. Il mattino seguente l’arrivo degli agenti cominciano ad arrivare anche i manifestan-ti, all’una del pomeriggio se ne stimano 300, mentre, Ferrentino colto da un malore viene portato all’ospedale, fortunatamente si riprenderà presto. L’autostrada per Bardonecchia viene blocca-ta dai manifestanti anche se per breve tempo, la situazione però non degenera e forse per mandare un segnale di distensione verso le quattro del pomeriggio su ordine del questore di Torino Rodolfo Poli - non sussistendo più le ragioni per mantenere i blocchi stradali -, i check point delle forze dell’ordine vengono rimossi. Alle nove di sera del 29 novembre 5.000 manifestanti si aggiravano attorno ai fuochi ed al presidio di Venaus in atte-sa del giorno successivo in cui i tecnici della Cmc dovranno re-cintare i terreni. In Regione il Consiglio viene sospeso in quan-to i rappresentanti di Rc, Verdi e Ci, presenti in valle, fanno mancare il numero legale. 191 Rep. 30-11-05

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Il 30 avviene la prima occupazione formale del cantiere di Ve-naus, si tratta di soli sei lotti sull’ottantina che devono essere espropriati. I rappresentanti della cooperativa Cmc di Ravenna non si sono fatti vedere e se ne sono rimasti chiusi tutto il gior-no nei containers prefabbricati del cantiere Aem (ex cantiere Pont Ventoux) che unitamente alle altre aree dovranno diventa-re la sede del cantiere per lo scavo del Cunicolo. Anche le firme dei proprietari sui contratti sono arrivate in un clima difficile. Dall’altra parte ci sono tutti: dai sindaci, ai centri sociali, agli studenti, ai semplici cittadini. Per questi ora il problema è che fare? Come portare avanti la protesta?. Le discussioni anche molto accese si moltiplicano, come sempre in questi casi si contrappongono due idee forti circondate da varie ipotesi ad es-se in qualche modo riconducibili. Da una parte chi dice “Dob-biamo restare compatti. Tenere fede ai nostri impegni e impe-dire l'installazione del cantiere. Sarà una lunga protesta, dure-rà settimane” tesi sostenuta da Ferrentino e dall’altra invece chi invoca “azioni eclatanti” tipo bloccare l’autostrada e che non capisce tutte queste indecisioni. Tesi questa sostenuta fra gli al-tri da Nicoletta Dosio. In queste ore si consuma anche una delle tante scene tristi di tutta la storia No Tav. Gli agenti che presidiano il cantiere as-sediati dai manifestanti, sono in attesa del cambio turno e nel popolo No Tav si discute anche con parole pesanti, se consenti-re il turn-over192: “Questi poliziotti sono nostri nemici”, “No, questi poliziotti sono ostacoli sulla nostra strada”. “E allora cosa facciamo? Gli lasciamo fare il cambio turno? Che poi ci ammazzano di botte altri sbirri freschi freschi, appena arriva-ti? No, guardate che è uno sbaglio”. “Hai ragione, se hanno fame non è un problema nostro”. “Sì, è vero, anche noi siamo stanchi, anche noi abbiamo freddo”. “E quindi?”. “Non dob-biamo togliere il blocco”. “Sì che dobbiamo toglierlo, i poli- 192 Rep. 1-12-05

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ziotti non sono il nostro problema”. “Ti sbagli, loro sono il problema: possono morire assiderati uno a uno, per quanto mi riguarda”. Dopo lunghe discussioni prevale fortunatamente la linea mode-rata: la trattativa con i dirigenti della Digos, i sindaci che si fan-no garanti e che scortano il convoglio delle camionette degli agenti che da 21 ore filate, con temperature spesso sotto lo zero senza cibo ne altro, facevano il loro dovere. Dovranno percorre-re 300 metri su quelle camionette, a passo d’uomo, pochi minu-ti fra due ali di folla che insulta, fischia, una signora sui cin-quant’anni, cappotto rosso, borsa marrone, urlava: “Bastardi, schifosi! Porci!”. Così descrive la vicenda Antonio Politano, primo dirigente, ca-po degli agenti assediati193 “Proporrò gli uomini per un ricono-scimento. E' stato uno sforzo collettivo di polizia, carabinieri, finanza che ha dato notevoli risultati, in una situazione diffici-lissima, chiusa da una serie di prese di possesso dei terreni”, “Ci hanno chiusi con l'obiettivo di farci crollare per la fame e il freddo. Avevamo razioni sufficienti per poche ore, invece il cambio non è stato possibile. Ma, alla fine, abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo prefissi”. “Credo che la situazione stessa sia stata eccezionale. Il merito di tutti è stato quello di non perdere la calma, di sopportare fame e freddo, di conti-nuare a trattare, con infinita pazienza. Non ci sono alternative. Per il resto, deve intervenire la politica. Ma sono questioni che non ci riguardano. Le razioni erano insufficienti perché era previsto il cambio, impedito dall'assedio. Nessuno pensava ai disagi, non abbiamo avuto neppure il tempo di annoiarci. Il pressing dei No Tav è stato continuo”. Da parte delle forze dell’ordine sarebbe stato sufficiente, un atto di forza, che, vista la situazione, sarebbe stato anche giustificabile, per risolvere rapidamente la questione ma, responsabilmente, si è preferito 193 Stampa 1-12-05

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procedere con calma e dialogo evitando così altri tafferugli. Per Ferrentino, presidente della Comunità montana, sempre più leader della protesta194: “Per riprendere il dialogo poniamo due condizioni irrinunciabili. Stop all’inizio del cantiere di Venaus e smilitarizzazione dell’area. Il governo deve capire che non può imporre quest’opera al territorio. E deve sapere che la no-stra lotta non finisce né oggi né domani. Continuerà per mesi”. Olimpiadi ? Tregua olimpica si o no e se sì come? In Regione nella maggio-ranza sono d’accordo sulla tregua ma non sul come farla, da una parte Margherita ed i Ds la vorrebbero solo per il periodo di durata delle olimpiadi da febbraio a marzo 2006 avviando quindi i lavori di Venaus, per il partito del No Tav invece do-vrebbe partire da subito, prevedendo quindi anche lo sposta-mento dei lavori a dopo le olimpiadi. Così il 31 la presidente regionale vola a Bruxelles da Loyola de Palacio per chiedere una tregua in vista delle olimpiadi invernali previste tra feb-braio e marzo 2006, la coordinatrice europea per il corridoi V risponde categorica195 “Non ha alcun senso. Non c'è una guer-ra. Gli impegni sottoscritti dai governi vanno mantenuti” e si impegna a nominare due esperti indipendenti per valutare la va-lidità globale dei progetti, che Saitta Presidente della Provincia chiede di integrare nella commissione Rivalta unitamente alla ripresa dei lavori della stessa. Bresso ne approfitta per lanciare l’ennesimo appello a non la-sciarsi troppo coinvolgere in agitazioni che “non hanno lo sco-po di tutelare la vostra salute e sicurezza, ma di soffiare sul fuoco di ogni movimento di rivolta”, ed accenna ad eventuali dimissioni nel caso i partiti anti-Tav che la sostengono in con-siglio regionale decidessero di togliergli il sostegno. Quanto ba- 194 Rep. 1-12-05 195 Rep. 1-12-05

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sta per –ricompattare- la maggioranza i cui esponenti dichiara-no196 “Bresso è la mia presidente e, salvo la questione Tav, condivido tutto ciò che lei e la sua giunta stanno facendo” Lu-ca Robotti, segretario regionale dei Comunisti Italiani “Sull'al-ta velocità chiedo il diritto di dissentire, senza che lei si arrab-bi. Sugli altri temi la difenderei a rischio di farmi investire da un camion a rimorchio”. E Alberto De Ambrogio, segretario regionale di Rifondazione Comunista: “Il mio partito non pensa assolutamente a una uscita dalla giunta Bresso, non solo per-ché abbiamo sottoscritto un programma che ci convince, ma perché in questa situazione sarebbe un pessimo servizio al mo-vimento No Tav. La sterilizzazione del Prc oggi è auspicata da tanti perché isolerebbe chi è contrario all’opera. Noi invece vogliamo aiutare il movimento continuando a svolgere il diffi-cile ruolo di mediazione che abbiamo avuto fino ad oggi”. Spendiamo qualche parola sui XX giochi olimpici invernali che si sono tenuti a Torino ed in altre città piemontesi oltre che in valle di Susa. Il calendario aveva previsto una durata compresa fra il 10 al 26 febbraio 2006 per lo svolgimento delle manife-stazioni principali seguite dal 10 al 19 marzo dai IX Giochi Pa-ralimpici invernali. Nei giochi sono stati impegnati ben 25.000 volontari, sono state realizzate 65 opere tra impianti sportivi, infrastrutture viarie, villaggi per atleti e media, per una spesa approssimativa totale di oltre 2 miliardi di euro esclusa l'organizzazione vera e pro-pria dei Giochi. Di questi una buona parte sorgevano proprio in valle Susa: dai nuovi impianti di risalita a Cesana Torinese e San Sicario, Se-striere, Bardonecchia, Claviere, Sauze d'Oulx, al trampolino per il salto di Pragelato, la pista per bob, slittino e skeleton di Ce-sana. Per comprendere l’importanza mediatica della manifesta-zione basta il dato di contatti televisivi della cerimonia di aper- 196 Rep. 1-12-05

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tura della manifestazione avvenuta il 10 febbraio 2006 alle 20,00 allo stadio olimpico, ex comunale, di Torino e durata cir-ca 2 ore: nel mondo 1,8 miliardi sono stati i telespettatori per la sola cerimonia di inaugurazione.

(Logo dei XX giochi olimpici invernali di Torino 2006)

Alla manifestazioni hanno partecipato i comitati olimpici di 80 nazioni con 2633 atleti, 2500 tecnici accompagnatori nazionali, 2300 rappresentanti del Cio e 650 fra giudici di gara e arbitri. Più che giustificati quindi i timori di contestazioni, azioni di-mostrative, attentati durante le manifestazioni.

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Dicembre 2005 Eventi salienti Giovedì 1- Il presidente Ciampi si esprime a favore della Tav Martedì 6- Blitz all’alba delle forze dell’ordine a Venaus li-berati i terreni del cantiere dal presidio No Tav; Bloccata per pochi minuti l’autostrada del Frejus a Susa e per diver-se ore le due strade della valle Susa, la ferrovia alla stazione per Avigliana; Manifestazione violenta a Torino; Manife-stazioni ad Aosta, Firenze, Bologna, Milano, Roma, Genova e Napoli Giovedì 8- Manifestazione No Tav con nuova occupazione dei terreni di Venaus da parte della popolazione; Fiaccolata a Venaus di 500 persone; La corte dei conti apre un fascico-lo sull’operato delle forze dell’ordine nello sgombero dei presidi di Venaus del 6 dicembre. Sabato 10- Tavolo di palazzo Chigi; Parte da Roma la fiac-cola delle olimpiadi Domenica 11- Assemblea pubblica a Bussoleno Martedì 13 - Assemblea dei sindaci che approva docu-mento per palazzo Chigi Sabato 17- Manifestazione No Tav a Torino Lunedì 19– CIG a Parigi Martedì 20– Vertice italo-francese a Torino; - Inaugurazio-ne centro informativo sulla Tav a Porta Nuova

Introduzione Dicembre 2005 è il mese che cambierà le sorti della Tav Torino Lione. L’uso della forza pubblica parrebbe dare qualche risulta-to: a Seghino il carotaggio sta procedendo, a Venaus la Cmc di-spone di una parte dei terreni necessari ad aprire il cantiere del Cunicolo esplorativo: quelli di proprietà ex Sitaf poi destinati

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all’ex cantiere Aem realizzato per lo scavo della centrale elet-trica sotterranea di Pont-Ventoux, oltre ad alcuni lotti su cui è stata operata con un intervento notturno della forza pubblica la presa di possesso. Sulla restante parte dei lotti, la maggioranza, sono presenti, ormai da settimane i presidi dei No Tav. L’ultimo mese del 2005 non si apre bene per i No Tav. In quei giorni si celebra al Quirinale la Terza giornata internazionale della Montagna ed il Presidente Carlo Azeglio Ciampi197 nel suo intervento così si esprime: “Salvaguardare le nostre mon-tagne non significa certo isolamento. Non possiamo permetter-ci di essere tagliati fuori dalle grandi reti europee” con riferi-mento a chi si preoccupa per danni alla salute afferma che: “Dobbiamo usare i progressi delle tecnologie e delle conoscen-ze scientifiche”. La Tav non è nemmeno citata ma i riferimenti sono chiari per tutti, anche per i Valsusini che resteranno molto delusi dalle sue affermazioni, molti si sentono traditi proprio da colui che, per la sua carica ritenevano dovesse essere, a nostro avviso impropriamente, super partes anche in questa vicenda. Anche lui, che istituzionalmente rappresenta l’Italia e gli Italia-ni, colui di fronte al quale anche la bandiera si inchina diventa così un traditore “schierato sul fronte degli avversari”. Il pro-fessor Luigi Righetto, il leader della fiaccolata e docente di fi-losofia del liceo Norberto Rosa di Susa così si esprime: “Ci di-spiace che proprio Ciampi se ne esca adesso con queste dichia-razioni. Dovrebbe documentarsi e non lasciarsi influenzare dalla persone sbagliate che gli stanno intorno.” Il sindaco di Chianocco Mauro Russo invita Ciampi a visitare la valle, ascol-tare la sua gente. Giuseppe Joannas, il sindaco di Bussoleno i-ronicamente198: “Siamo d'accordo con il presidente, si potenzi la vecchia ferrovia e la valle non sarà più isolata”. Alberto Pe-rino afferma: “Anche lui, come hanno fatto in tanti in questi 197 Stampa 1-12-05, Rep. 1-12-05 198 Rep. 1-12-05

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mesi, ha parlato per slogan”. E il popolo No Tav “Se proprio a Ciampi sta a cuore mantenere la Valle di Susa in contatto con il resto del mondo, cominci a fare in modo che i suoi abitanti possano andare in giro senza mostrare la carta d'identità”.

(Enzo Ghigo)

Molti si sentono senza rappresentanza nelle istituzioni, soli e isolati: “Se Ghigo loda Bresso e se sinistra e destra sono acco-munati dagli stessi interessi, a che serve il nostro voto? Ci re-stano i sindaci che, guarda caso, non sono tutti dello stesso co-lore, ma si fanno portavoce del nostro malessere”. Il più di-plomatico appare il Presidente della Comunità Montana Anto-nio Ferrentino, leader della protesta che afferma: “Siamo d'ac-cordo con Ciampi. Quel che contestiamo è questo progetto che prevede un tunnel di 53 chilometri”, invierà un telegramma per chiedere un incontro al Presidente della Repubblica che a sua volta attraverso il Prefetto farà sapere “che sulla Tav ha già e-spresso la sua posizione”, quindi niente incontro. Neanche quando gli scriveranno i bambini della scuola elementare di Venaus199 “Caro presidente, facci un regalo per Natale. Ricevi 199 Rep. 3-12-05

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i nostri sindaci e toglici le barricate e la polizia dal Paese. Fai che tutti, poliziotti e i nostri genitori, trascorrano il Natale a casa”. Naturalmente sulle parole del Presidente della Repubblica in-tervengono anche le altre cariche dello stato e i leader dei parti-ti. Casini presidente della camera200 “Quello che sta accadendo è molto grave. La crescita italiana rischia di essere diversa da quella di Francia e Germania. Ma non possiamo lamentarci: le proteste della Val di Susa di fatto ci tagliano fuori dalle grandi reti infrastrutturali europee”, “a forza di comprendere gli am-ministratori e le popolazioni che protestano i ritardi aumenta-no. Tutte le forze politiche sono chiamate ad assumersi respon-sabilità precise. Il centrosinistra deve chiarire il suo atteggia-mento con i fatti e non con le parole”. Rutelli “la Tav è un'ope-ra fondamentale per il paese. Il progetto può essere migliorato ma gli impegni per la modernizzazione del paese si mantengo-no”. Rifondazione Comunista è la più critica nei confronti del capo dello Stato: da Franco Giordano201: “L'opinione di Ciampi è certamente autorevole ma non spetta a lui decidere”, a Berti-notti: “nel metodo, voglio dire che il presidente della Repubbli-ca non ha titolo per intervenire su questioni così. Sono temi in-fatti che attengono alla responsabilità del governo202, e sui quali appunto il capo dello Stato dovrebbe astenersi. Semmai, ci si poteva aspettare altro”, che cosa? “Non devo suggerire nulla al custode della democrazia e della Costituzione. Però in quella veste si dovrebbe garantire l’ascolto delle popolazioni da parte di tutte le istituzioni, la partecipazione. Lo Stato inve-

200 Rep. 2-12-05 201 Rep. 1-12-05 202 E’ appena il caso do osservare che la Tav Torino Lione è oggetto di un trattato internazionale approvato dal Parlamento italiano e francese a stra-grande maggioranza.

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ce si è presentato con i poliziotti in assetto anti-sommossa” Al-ternative di merito: “Molto semplice: il potenziamento della li-nea ferroviaria già esistente”. Pecoraro Scanio propone che il Capo dello Stato incontri i sindaci valsusini e che “venga indet-to un referendum sulle grandi opere”. Persino il candidato dell’Unione alle prossime elezioni politiche Prodi, provocato da chi parla di un suo -assordante silenzio-, per bocca del suo por-tavoce Sircana ricorda una sua telefonata alla presidente del Piemonte, Mercedes Bresso, riportata sui giornali in cui aveva ricordato di essere “sempre stato favorevole a un progetto cui aveva personalmente contribuito quando era alla guida del-l'Ue”. Intanto il 1° dicembre il Commissario ai trasporti Ue Barrot conferma in una riunione con i collaboratori la disponibilità dei finanziamenti per la galleria esplorativa di Venaus e la data di dicembre del 2006 come limite massimo per l'avvio dello sca-vo.

����� E a Venaus il 1° dicembre nevica; si fronteggiano a distanza No Tav e forze dell’ordine che provano ad avanzare per occupare i lotti presidiati dai No Tav, ma al richiamo dei telefonini in poco tempo arrivano un centinaio di valligiani alla barricata alzata sul terreno. La trattativa condotta dai sindaci Joannas e Plano evita l’uso della forza, la polizia chiede la rimozione della bar-ricata del presidio, i No Tav quella dei posti di blocco. I tecnici della Cmc fanno i preparativi per consentire alle ruspe di attra-versare il torrente che li separa dai terreni da occupare qualche manifestante a sua volta scarica un mucchio di letame sul terre-no presidiato dalla forza pubblica. Poi, assemblea dei sindaci per discutere delle prossime manife-stazioni e una delegazione partirà per partecipare al corteo dei metalmeccanici a Roma. Ma Cgil, Cisl e Uil, favorevoli alla Torino-Lione, si impegneranno con Gianni Letta per una -pax

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olimpica- in occasione dei Giochi di Torino 2006. Dal Prefetto di Torino arrivano le rassicurazioni che, nelle ore successive non ci saranno azioni della forza pubblica. E cosa dice il sindaco di Venaus Nilo Durbiano? Per il consi-glio Comunale aperto che saltò per il blitz della polizia, aveva preparato un delibera che sarebbe certamente stata approvata che prevedeva… 203“che si poteva aprire la trattativa su tutte le ipotesi di attraversamento della Valle”, via quindi a tutte le “i-potesi pregiudiziali”: ossia il progetto approvato, e discutere di tutte in particolare del quadruplicamento e dell’interramento della storica fra Bussoleno e Torino, naturalmente prima biso-gnava fermare i lavori del Cunicolo. Il sindaco era anche d’accordo con la tregua olimpica purché partisse da subito e non dopo l’avvio dei lavori del Cunicolo. E se ora ci si trova in quella situazione la colpa è: “di dieci anni di errori della giunta Ghigo e del suo assessore Casoni che non hanno mai voluto ascoltare seriamente le nostre obiezioni”204. Affermazioni simili a quelle di Luciano Violante205 che parla di

203 Rep. 2-12-05 204 Vedi in merito il volume 2 di questa –Storia - 205 Luciano Violante, classe 1941, docente universitario e parlamentare pie-montese. Dal 1996 al 2001 presidente della camera dei deputati. Dal 1991 iscritto ai PDS ha fatto parte delle commissioni d’inchiesta sul caso Moro e presidente della Commissione parlamentare antimafia. La sua gestione della presidenza della Commissione fu poi criticata da Giulio Andreotti, all'indo-mani dalla sentenza di Palermo che l'assolse dall'addebito di associazione a delinquere di stampo mafioso per i fatti accaduti dal 1980 in poi (mentre confermò la colpevolezza per i fatti antecedenti, per i quali era però suben-trata la prescrizione), come improntata a parzialità di tipo politico. Dopo la caduta del governo Prodi II, in vista delle elezioni politiche del 13 e 14 apri-le 2008, ha dichiarato di non volersi più ricandidare a parlamentare per ri-spettare il ricambio generazionale perseguito dal segretario del Partito De-mocratico Walter Veltroni. Sempre molto pacato nei toni viene, da molti, considerato il ponte di collegamento per le questioni sulla giustizia tra il Pd e il Pdl, tanto da essere l'unico esponente del centro-sinistra ad essere stato

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“una grande responsabilità dei partiti di governo che in questi anni non hanno mai contattato gli abitanti e le amministrazioni della val di Susa”. Lasciamo ai nostri lettori le valutazioni su queste e altre simili affermazioni. L’occasione per Prodi per e-sprimersi esplicitamente sulla Tav sarà l’assemblea program-matica dei Ds che si tiene a Firenze, una posizione di equilibri-smo non facile se non vuole alienarsi il consenso dei partiti e degli elettori dell’estrema sinistra che saranno certamente de-terminanti per una sua eventuale vittoria alle elezioni politiche del 2006. Si esprime quindi a favore del Tav perchè se 206“le grandi opere infrastrutturali devono essere decise con una po-litica del dialogo e dell’ascolto delle realtà locali”, in partico-lare sulla protesta in Valsusa afferma: “Al di là di voci più in-temperanti sono convinto che dietro una protesta così forte ci siano delle motivazioni che vanno per lo meno ascoltate. Per spiegare che l’opera è necessaria e capire quali cambiamenti sono compatibili con le esigenze della popolazione. Seguendo questa logica di dialogo e ascolto vogliamo governare. Questo è il sale della democrazia”. Posizione non compresa dai Comu-nisti Piemontesi che per bocca di Robotti dichiarano: “Al nostro premier chiediamo maggiore chiarezza. Sia meno fumoso e criptico. Ci dica cosa secondo lui deve essere, e soprattutto convochi un tavolo nazionale per costruire una mediazione che serve per ricomporre innanzitutto il popolo di centrosinistra diviso su questo tema” Chiara la posizione del Presidente del Consiglio Berlusconi condivisa da tutto il centrodestra: “La sinistra continua a man-tenere un atteggiamento ambiguo e strumentalizza chi protesta in buona fede. L'opera è sicura perché sono state fatte tutte le

invitato alla Festa delle Libertà di Milano nel 2008. Il Presidente emerito Francesco Cossiga lo ribattezzò "piccolo Vishinsky", inquisitore delle pur-ghe staliniane. 206 Rep. 3-12-05

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verifiche ambientali”. E per dare ulteriore peso a questa posi-zione il Governo “ha deciso di creare immediatamente un os-servatorio permanente per controllare scrupolosamente, giorno per giorno, il rispetto della salute e dell’ecosistema”. A Firenze sulla Tav si esprime anche il segretario Regionale dei Ds Pie-montesi Marcenaro con una proposta non proprio originale: “è ora di avviare un tavolo, una cabina di regia con la partecipa-zione dell'Unione europea, del governo, della Regione, della Provincia, degli enti locali della Val di Susa che, superati i ve-ti, entri nel merito e costruisca un negoziato e un confronto sui problemi ancora aperti. Il tempo del negoziato è tempo guada-gnato, non perso207. Così mentre l’insediamento No Tav a Venaus diventa una spe-cie di centro sociale aperto in cui succedono fatti normali, come gli incontri, i dibattiti, le discussioni, talvolta anche con gli a-genti ed anche fatti inconsueti, come la recita per ore della Co-stituzione Italiana alle tre di notte agli agenti che tentano di scaldarsi ai falò e riposare. Naturalmente anche telecamere, in-terviste, giornalisti e politici che vanno e vengono. Telefonate dai vari movimenti che in giro per l’Italia sono contro questo e contro quello e che chiedono informazioni, consigli su come condurre le lotte. Succede che il parroco di Chianocco, Gianlu-ca Popolla, dal computer del Centro culturale diocesano di Susa lanci mail a tutti gli –amici- raccontando il martedì mattino del blitz208: “Io, insieme con infermieri, maestri, postini e altri la-voratori siamo stati costretti a rimanere al freddo, senza poter raggiungere i nostri rispettivi luoghi di lavoro. I carabinieri e la polizia ce lo hanno impedito e ci hanno detto che -le libertà costituzionali sono state verbalmente sospese-” e don Popolla,

207 Proposta che si pone nel solco di quelle fatte precedentemente dal 2003 sino al 2005 che offriva anche la possibilità agli enti locali di entrare a far parte della Cig 208 Rep. 3-12-05

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continua “occorre una pesante riflessione sullo stato della de-mocrazia in Italia”. Ma al presidio No Tav si mangia e si beve ed anche bene, e non c’è da dubitarne se le cuoche sono le nonne, le mamme e le si-gnore delle pro-loco abituate a far da mangiare nelle feste pa-tronali dei paesi per gli esigenti palati di chi abitualmente i pranzi li consuma in famiglia più che nei bar. Polenta nelle di-verse varietà, vin brulé, the, caffè, forme intere di formaggi preparati e invecchiati all’alpeggio, crostate e patate a sacchi. E’ questo il clima sociale che si instaura in quei giorni, ed il freddo invernale sembra a volte che aiuti al riavvicinamento fra le persone. Vanno e vengono associati, simpatizzanti, militanti delle diverse associazioni o semplicemente amici e curiosi. Di-versa l’atmosfera nell’-altro- villaggio quello dei tecnici della Cmc meno appariscente più riservato, anche se a poca distanza da quello No Tav. Là probabilmente qualcuno starà aspettando di saper quando potrà iniziare a lavorare. Così per alcuni giorni a Venaus continua la situazione di stallo. E’ evidente a tutti che non può durare a lungo. Di fatto al di là delle interviste a questo o quel politico in cui si propongono co-se già sentite e che non hanno avuto seguiti concreti, non esi-stono sedi credibili in cui le parti cercano di uscire dalle rispet-tive inconciliabili posizioni. Il blitz delle forze dell’ordine Così la notte fra il 5 e il 6209 dicembre la situazione precipita: dopo sette giorni di tregua e trattative fallite, parte l’ordine di riprendere il controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine. Con un'azione militare durata venti minuti seicento agenti af-frontano circa centocinquanta manifestanti.

209 Rep. 7-12-05

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(Notte fra il 5 e il 6 dicembre 2005 – Nelle due foto precedenti e in quel-

la successiva l’intervento delle forze dell’ordine a Venaus)

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I No Tav che al presidio trascorrevano la notte vengono raccolti in tre punti della piana con metodi sbrigativi: manganellate, calci, pugni, spinte. Vengono denunciati anche eccessi da parte delle forze dell’ordine. Si conteranno contusi e feriti, 22 si fa-ranno medicare all’ospedale di Susa. Come dichiarerà il capo della Digos di Torino Giuseppe Petronzi “In questi casi pur-troppo si verificano sempre degli incidenti è fisiologico. Direi che comunque sono stati contenuti”.

Verso le 6 del mattino è tutto finito, poco dopo una ruspa è già all’opera nel cantiere. I No Tav che occupavano i terreni vengono prima portati nella baracca e successivamente liberati quando i tecnici della Cmc avranno formalizzato la presa di possesso dei terreni. Il parroco di Venaus si è messo a suonare le campane della chiesa per chiamare tutti a raccolta. E Nilo Durbiano, il sindaco del paese

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dichiarerà210 “Quello che successo è gravissimo. Per la dignità delle persone e per la democrazia”. Passa poco tempo che la gente di Venaus cerca di liberare i ter-reni ma il blocco degli agenti all’uscita del paese impedisce l’ingresso ai terreni sino a poche ore prima presidiati.

(6 dicembre 2005 - blocco dell’autostrada della Valle)

Come in un copione già visto e sperimentato tante volte nei me-si precedenti per tutto il giorno scattano le reazioni in tutta la valle: 8,15 bloccata l'autostrada del Frejus a Susa, il piccolo presidio viene presto sgomberato dalla polizia mentre incendia copertoni. Il raduno dei dimostranti è a Bussoleno. Alle 9 anche le due strade statali della valle sono paralizzate circa tre-quattromila persone sono sulla strada e sui guard-rail. Le cro-nache scrivono che qualche camionista solidarizza e si mette di traverso con il suo mezzo mentre i più perderanno tutta la gior-nata bloccati. Inutili i tentatovi di polizia e carabinieri di forzare il blocco. Alla fine i sindaci concordano una tregua fino alle 14 che verrà prorogata alle 18. Viene bloccata anche la ferrovia per la Francia: ad Avigliana centinaia di persone entrano nella

210 Rep. 7-12-05

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stazione e fermano i treni. In questi giorni verrà coniato un nuovo grido di protesta della Valle: - Sarà dura -.

������Diversi politici sono presenti: dai parlamentari Vittorio Agno-letto e Marilde Provera al leghista Mario Borghezio. In serata il presidente della Comunità montana, Antonio Ferrentino, riesce a convincere tutti a togliere i blocchi e rientrare in piazza a Bussoleno per un'assemblea conclusiva. Nelle ore e nei giorni successivi tutti assumono le proprie posizioni sui fatti accaduti a Venaus. La posizione di Ferrentino e dei No Tav è sconta-ta211: “Quel che è accaduto la notte scorsa a Venaus è un gra-vissimo strappo alla democrazia. Non possono pensare di rea-lizzare un'opera come la Torino-Lione militarizzando la valle di Susa”. Le manifestazioni proseguono anche fuori dalla Valle. A Tori-no si terrà una manifestazione con risvolti di violenza, anche per la scarsità di agenti dell’ordine inviati in gran numero in Valle di Susa. Da un presidio di manifestanti No Tav davanti alla Prefettura parte un corteo verso la stazione ferroviaria di Porta Nuova dove arriveranno in circa 300, bloccando i binari per circa due ore e poi verso la sede della Regione a contestare la Bresso arrivando a danneggiare la su auto di servizio gomme tagliate e specchietto retrovisore spaccato. Ma vengono colpiti anche il megastore delle Olimpiadi in Piaz-za Vittorio Veneto, blocchi anche al traffico in via Po e alla se-de Rai lì vicino. Vengono spaccate le vetrine di una banca e i bancomat. Verso sera anche –Atrium- la costruzione a forma di gianduiotto destinata a punto di informazione sulle olimpiadi viene danneggiato. Poi, all'altezza dell’incrocio fra corso Mat-teotti e corso Re Umberto, un gruppo di cinquanta anarchici si mette a correre contro le forze dell'ordine, in tutto tredici poli-ziotti, otto in divisa e cinque in borghese: una specie di assalto 211 Rep. 7-12-05

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per verificare le reazioni. Come spiegherà il capo della Digos, Giuseppe Petronzi212 “Era una serata molto particolare gli a-genti erano stati sottoposti a turni massacranti in Val di Susa, in città era rimasti pochi uomini. Sono stati bravissimi a tenere i nervi saldi in una situazione oggettivamente difficile”. Fra quegli agenti c'era anche un ispettore di polizia che si è trovato di fronte un punk anarchico che con una bottiglia di birra lo ha colpito in testa procurandogli un trauma cranico e cinque punti di sutura.

(6 dicembre 2005 - Manifestazione a Trieste)

L’aggressore è stato identificato subito, anche se aveva il cap-puccio di una felpa nera calato in testa e una sciarpa grigia alta sul viso. Quella sera era completamente ubriaco e non si è ac-

212 Rep. 24-12-05

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corto che mentre colpiva, la faccia si è scoperta. Il presunto au-tore verrà fermato giovedì 22 dicembre al pomeriggio dopo un presidio antifascista davanti alla procura mentre camminava da solo in via Cavalli. Non immaginava minimamente di essere stato identificato e denunciato. 24 anni, torinese, punk anarchi-co senza fissa dimora, già denunciato altre quattro volte per in-vasione di edifici pubblici e porto d’armi improprie, viveva fa-cendo colletta in via Garibaldi e certe notti dormiva al Baroc-chio occupato. Alla notizia del suo arresto sul sito Indymedia arriveranno molti messaggi per lui213: “Marco frequenta le case occupate di Tori-no. Veniva al Fenix, è stato protagonista delle ultime occupa-zioni, all’Osservatorio Ecologico e al Tortugasquat Island di Collegno. A lui va il mio abbraccio. Mandiamogli un mare di telegrammi”, “Solidarietà a Marco e a tutti gli arrestati”, “Li-beri tutti! Fuoco alle galere! Fuoco alla trivelle!” Sempre nelle manifestazioni violente a Torino del 6 dicembre verranno anche distrutte due auto dei vigili urbani e deturpati con la vernice spray la Fontana Angelica, appena restaurata e i portici di via Po, rimessi da poco a nuovo, verrà acceso anche un falò all'angolo fra via Po con piazza Castello. Fra i vari par-tecipanti ci sono gli esponenti dell’antagonismo, dei centri so-ciali, sindacalisti della Cgil, le bandiere di Rifondazione e dei Comunisti italiani, quelle dei Verdi e persino quelle del Partito umanista. Ed anche nella Torino di Chiamparino nasce il comitato No Tav promotori l’ex assessore all’ambiente di Torino Paolo Hut-ter, Giorgio Airaudo, segretario Fiom Torino, gli europarlamen-tari Giulietto Chiesa e Vittorio Agnoletto e Cosimo Scarinzi (Cub). Ma le manifestazioni non si limitano al Piemonte. A Firenze circa 200 persone manifestano sotto la Prefettura contro il com- 213 Rep. 24-12-05

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portamento delle forze dell’ordine in Val di Susa. A Milano davanti al teatro La Scala il giorno dell’inaugurazione della stagione lirica una manifestazione di Cub originariamente prevista per il diritto al lavoro ed al soste-gno del reddito, viene destinata alla solidarietà a chi protesta contro l'alta velocità ferroviaria in Piemonte. Anche a Roma verso le 18 un centinaio di persone no-global, ambientalisti, di-sobbedienti e attivisti dei centri sociali tra cui il consigliere co-munale indipendente Nunzio D'Erme manifestano davanti a Pa-lazzo Chigi e al Viminale, esprimono “Vergogna” per protesta-re contro l’intervento delle forze dell’ordine in Val di Susa e a sostegno della popolazione che lotta contro la costruzione della Tav. A Bologna sono in una cinquantina i disobbedienti e fre-quentatori dei centri sociali a manifestare davanti alla sede Tav al mattino mentre Rifondazione Comunista al pomeriggio è da-vanti alla prefettura. Viene anche bloccato il traffico sulla cir-convallazione. A Mestre 15 persone faranno irruzione nella se-de della Rete Ferroviaria Italiana. a Napoli gli Antagonisti han-no manifestato alla stazione, occupando per un quarto d’ora i binari. E per il 17 dicembre in Valle Susa è prevista la grande manife-stazione… In questo clima tutti i partiti si rinchiudono nelle rispettive or-todossie che offrono le maggiori garanzie di consenso in vista delle imminenti elezioni. Allo stato dell’arte la situazione po-trebbe infatti soddisfare entrambe gli schieramenti. Il centro destra che fa quadrato a difesa del ministro degli inter-ni Pisanu, e della scelta di intervenire con la forza, tutto som-mato con la più bassa intensità possibile, nella sua relazione al parlamento Pisanu dichiara che “non sono state effettuate cari-che della polizia”, l’obiettivo di prendere possesso dei terreni e poter avviare i lavori è certamente un successo per chi tiene a far valere lo Stato e le sue decisioni oltre a garantire il conse-

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guimento degli impegni assunti. Mancano diversi mesi alle ele-zioni, di mezzo si terranno le olimpiadi che contribuiranno sen-sibilmente ad associare l’immagine della valle di Susa all’evento sportivo planetario. Si spera che questo possa far di-menticare gli scontri e le immagini delle violenze pubblicate e trasmesse dai media. I risultati delle passate elezioni hanno poi dimostrato che, al di là delle manifestazioni, non sono poi molti gli elettori del centro destra che si sposterebbero a sinistra per la vicenda Tav. Per la sinistra è il momento invece di chiudere la porta a intese più o meno esplicite con il centrodestra su questa vicenda, pren-dendo le distanze e rilanciando per l’ennesima volta il dialogo. Quel dialogo condotto ormai da anni e che non ha prodotto al-cunché, ma che ora può essere presentato come elemento di di-versità dagli avversari politici sul Tav. In questo ruolo hanno buon gioco nella sinistra moderata coloro che per ruolo istituzionale o per scelta non hanno mai dovuto partecipare a trattative con i No Tav e non hanno dovuto assi-stere alla –cassazione- delle loro numerose proposte. Non solo, in caso di vittoria dell’Unione alle elezioni politiche della pri-mavera successiva la questione Tav ancora aperta potrebbe cre-are non pochi problemi di tenuta alla coalizione viste le diffe-renti posizioni fra alleati. Ora la sinistra invece si può presenta-re tutta unita in una sola voce a contestare l’uso della forza ed a solidarizzare con le popolazioni della Valle, ma anche con i so-ndaggi avviati ossia -con le castagne tolte dal fuoco-. Tutti uniti quindi nel propugnare il dialogo mantenendo però lo statu quo in Valle. Gianni Letta promuove una intesa con Bres-so: “I lavori per la Tav devono andare avanti, su questo non c’è dubbio. Lo faremo con il massimo raccordo istituzionale in-sieme a tutti gli organismi coinvolti. Procederemo d’intesa con gli enti locali”, persino Berlusconi in un summit della Casa del-le Libertà la definisce “una persona in gamba, equilibrata. Cer-

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to non come quegli altri della sinistra che incitano alla violen-za”, ed afferma che “Gruppi dell'estrema sinistra, dell’area antagonista e dell’anarco-insurrezionalismo stanno tentando di estendere i disordini dalla Val di Susa a Torino, Roma, a Mila-no e altre diverse città” In prima linea ad attaccare il governo sugli avvenimenti di Va-nus per raccogliere il consenso No Tav sono coloro che meno sono stati coinvolti nelle precedenti fallimentari –concertazioni- a partire ovviamente da Prodi: “La decisione del ministero del-l'interno di sgomberare con la forza il cantiere Tav è un grave errore che produce solo esasperazione in una situazione già critica. La via giusta rimane quella del dialogo con la popola-zione”, Piero Fassino segretario DS: “La scelta del governo non può essere accettata. La soluzione di forza invece del dialogo esaspera un clima già teso”, D'Alema “La decisione del gover-no è molto grave qualunque cosa si pensi dell’alta velocità. Noi abbiamo detto più volte che siamo favorevoli ma quando ci si trova di fronte ad una protesta che coinvolge intere popolazioni si discute, non si manda la polizia a rimuovere con la forza le persone”. Chiamparino e Saitta che erano ad Atene214 informati degli in-cidenti rientrano il 6 sera a Torino. Il sindaco ripropone la Ca-bina di regia: “Si può fare adesso quello che non si è riusciti a fare finora. Si ferma tutto, si costituisce quella che io ho chia-mato appunto -cabina di regia-, ci si parla finalmente. Certo, non può trattarsi più di un organismo tecnico com'era la com-missione Rivalta215. Adesso ci dev'essere un confronto politico. Ma occorre fermarsi: si perderanno alcuni mesi, però non è un

214 Rep. 7-12-05 215 Notiamo che ogni volta che si verifica un fallimento qualcuno introduce la distinzione fra politici e tecnici, quasi che questi ultimi operino in disso-nanza o contraddizione con i primi, richiamando presunti poteri taumaturgi-ci della politica.

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problema, se possono servire per dissipare i dubbi sulla salute, sull’ambiente e per cercare un clima di relativa tranquillità. E poi si può anche non fare nulla, di fronte a rischi eccessivi. O a costi eccessivi”. E se si è arrivati a questo punto è perché il go-verno “non ha dato segni di disponibilità…” mentre dai sindaci “qualche accenno c’è stato, forse non abbastanza concreto…” Vi sono anche alcune voci fuori dal coro216 sia nella coalizione di centrodestra come nel centrosinistra. La radicale Emma Bo-nino, all’epoca alleata dello Sdi (partito dell’ex macchinista delle ferrovie Nilo Durbiano sindaco di Venaus): “Nella con-trapposizione sulla Tav è mancata finora un'opera di convin-cimento della popolazione. Ma siamo contrari ai localismi che bloccano lo sviluppo del paese”.

(Roberto Cota)

La Lega attraverso Mario Borghezio esprime solidarietà ai ma-nifestanti “Il blitz notturno contro i valligiani effettuato questa 216 Rep 7-12-05

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notte a Venaus è un grave errore e dà ulteriore spazio agli e-stremisti. Non ci si può comportare nei confronti degli abitanti con metodi coloniali, esponendo in tal modo il personale delle forze dell’ordine all’ira esasperata degli anti-Tav” e Roberto Maroni assume una posizione simile a quella della sinistra mo-derata “la Torino-Lione è un'opera indispensabile per evitare che l’Italia torni ad essere un'espressione geografica”, “non è con le operazioni di polizia che si risolvono i problemi. Il mini-stro Lunardi ci ha detto che l’opera non presenta problemi. Il governo convochi dunque gli amministratori della Val di Susa e li convinca del fatto che i loro timori sono infondati. Se non lo farà vorrà dire che Lunardi ha qualcosa da nascondere”. An-che l’allora sottosegretario Roberto Cota217 “Quello che è suc-cesso questa notte deve fare riflettere non si può blindare la Valle di Susa come se si fosse in guerra. E non si può essere in guerra con i propri cittadini. Perché non si inviano mille agenti a ripulire la Stazione di Porta Nuova o a San Salvario e Porta Palazzo a Torino, dove ci sono zone piene di clandestini e si delinque impunemente?”. Il 13218 verrà approvato in un Consiglio regionale straordinario sulla Tav un documento in cui la maggioranza condanna il Go-verno -che ha portato all'azione delle forze dell’ordine e le mo-dalità improvvise e violente con cui tale azione è stata condotta il 6 a Venaus-, e per tutte le -forme ed azioni violente che si so-no verificate nei giorni scorsi- e, ribadisce -la propria approva-zione degli indirizzi programmatici presentati dalla presidente della Giunta regionale, in particolare sulle politiche ai trasporti, 217 Roberto Cota classe 1968, Novarese già consigliere comunale, regionale e presidente del Consiglio del Piemonte sino al 2005, avvocato penalista, sottosegretario nei governi Berlusconi II e III eletto Deputato nel 2006, e dalle elezioni del 2008 capogruppo per la Lega Nord alla Camera. La Lega Nord lo propone quale candidato alla presidenza della giunta regionale Pie-montese in alternativa alla Bresso per le elezioni del 2010. 218 Rep 13 e 14-12-05

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la Tav non viene citata e Rifondazione farà togliere anche que-sto riferimento. Nel documento di 40 pagine presentato dalla Giunta con la ricostruzione minuziosa degli avvenimenti degli ultimi tre anni emerge il lavoro svolto dalla precedente giunta Ghigo che dà atto del riconoscimento dichiarato dalla Presiden-te Bresso219. Anche Magistratura democratica Sezione Piemonte-Valle d'Ao-sta sente il bisogno di condannare pubblicamente quando acca-duto a Venaus: ��������� “Ricordiamo che in democrazia qualunque intervento legittimo delle forze di polizia (in quanto destinato al conseguimento di un obiettivo autorizzato dalla legge) non possa non essere pro-porzionato al tipo e alle modalità della resistenza da affrontare. Non possa cioè ledere l’incolumità di persone inermi che mani-festano per difendere i loro diritti, la cui resistenza passiva ben può essere vinta senza alcun danno per l’integrità fisica loro e delle forze dell’ordine”.

��������� Sembrerebbe quasi che le forze dell’ordine avessero una parti-colare predilezione all’uso indiscriminato della forza.

����� Passati i giorni della rabbia torna a prevalere nel movimento No Tav la componente più razionale. Dopo gli scontri di Venaus, le successive dichiarazioni rilasciate e le prese di posizione assun-te dai leader della sinistra moderata si è costituito un fronte uni-to non tanto sulla Tav su cui restano le diverse posizioni, ma sull’uso della forza. Questa discriminante che unisce a sinistra prevale sulla esigenza di avviare i sondaggi che invece la divi-de. E poi c’è anche la posizione della Lega che è al governo, il governo Berlusconi se la sentirà di assumersi la responsabilità, 219 Questo documento che ripercorre quanto fatto negli anni precedenti è la traccia su cui è stato sviluppato il volume precedente di questa Storia.

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se sarà necessario, dell’uso della forza per difendere i cantieri? a pochi mesi dalle elezioni?. Una siffatta situazione non poteva certo sfuggire a chi contrario alla Tav da anni conduce lotte fra la gente e frequenta la politi-ca e i suoi palazzi, siano essi municipali o ministeriali. La strategia è banale “liberare” Venaus. Vi sono però alcune condizioni necessarie per il successo. Liberare significa inevi-tabilmente presidiare fisicamente quei terreni, ora occupati dal-le forze dell’ordine, il pericolo di scontri è intrinsecamente ele-vato per non dire inevitabile. Se ci saranno, e da essi dovessero apparire che i violenti sono i No Tav l’opinione pubblica si schiererebbe con lo Stato, e la battaglia contro la Tav sarebbe probabilmente definitivamente compromessa. La seconda con-dizione è che bisogna far presto fin tanto che l’attenzione dell’opinione pubblica sulla vicenda è alta e le elezioni immi-nenti. E’ su questo scenario che in Italia si giocherà nei giorni a veni-re il futuro di una ferrovia o, per lo meno di un suo segmento di pochi chilometri, nulla rispetto al tracciato previsto e in alcune parti già realizzato che dovrebbe attraversare l’Europa fra Li-sbona e Kiev. Così da una parte il viminale comunica i rischi dovuti all’arrivo in valle delle brigate anarchiche di Livorno, gruppi antagonisti di Genova e Napoli, no global romani guida-ti dall’ex consigliere comunale di Rifondazione Comunista, Nunzio D'Erme facce note e non proprio rassicuranti per la Di-gos. Per il Viminale “Le infiltrazioni di estremisti tra i manife-stanti sono una cosa concreta, non uno scherzo” e non ci si ri-ferisce a terroristi ma ad estremisti del tipo Black bloc dei noti scontri al G8 di Genova del 2001. Le poche parole di Perino lasciano presagire che il variegato mondo No Tav sta già lavorando alle tattiche per riconquistare le aree perdute: “Cercheremo di mettere a posto le cose che so-no state distrutte. Mi auguro che tutti dimostrino grande buon

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senso, specie i quarantenni della Val di Susa. Perché non ci so-no infiltrati nel movimento: il ministro Pisanu dice menzogne. E' la gente della valle che è esasperata”220

(Tracciato del corridoio V)

La –riconquista- di Venaus L’8 dicembre 2005 è un giovedì, sono passati solo pochi giorni dall’alba del 6 quando dopo l’intervento della forza pubblica, la Cmc ha provveduto a prendere possesso delle aree destinate ai cantieri ed a recintarle decine di migliaia di persone si trovano a Susa per un corteo il cui obiettivo è evidente: riconquistare il cantiere, nessuno è in grado di fare delle previsioni su cosa ac-cadrà, né i sindaci, né la polizia. Duecento agenti al famoso bi-vio per il cantiere hanno predisposto un posto di blocco. I mani-festanti rappresentati dai sindaci trattano per lasciar passare un camion messo a disposizione dal Comune di Bussoleno con un

220 Rep8-12-05

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container destinato ad essere sede del presidio No Tav su un terreno nei pressi del cantiere reso disponibile dal proprietario. Intervengono anche i rappresentanti della Fiom, Gianni Rinal-dini, Giorgio Cremaschi e il segretario torinese, Giorgio Airau-do. Tra i parlamentari ci sono Vittorio Agnoletto e Giampaolo Zancan, Marilde Provera. La polizia acconsente a lasciar passa-re il camion ma interviene con forza quando una cinquantina di disobbedienti attrezzati per lo scontro fisico con caschi gialli e scudi di plastica cercano di superare il blocco. Pochi minuti di violenza con lancio di pietre, bottiglie e l’uso di bastoni e man-ganelli, qualche ferito non grave. Il posto di blocco tiene ma i manifestanti lo aggirano e proseguono chi per la strada del Moncenisio chi per i sentieri, tutti verso il prato di Venaus cir-condato dalle recinzioni arancione che delimitano il cantiere; i primi vi arrivano verso mezzogiorno. A questo punto, entrano in azione i violenti che attaccano la polizia a presidio del can-tiere. Dal resoconto sull’accaduto fatto dal Procuratore della Repubblica Maddalena: “Una sassaiola da parte degli elementi più violenti costringeva il contingente di polizia a indietreggia-re sino ad attestarsi nella zona ove le ditte incaricate dei lavori avevano collocato le strutture e i mezzi dei cantieri. Una cin-quantina di manifestanti, la maggior parte travisati, penetrava nell’area suddetta e dopo aver lanciato pietre devastava il can-tiere danneggiando due gruppi elettrogeni, due macchine mo-vimento terra, due container adibiti a uffici e tre camper... Il contingente di polizia era costretto allora all’uso di lacrimoge-ni per allontanare gli aggressori e mantenere la propria posi-zione...” ed ancora “L’acquisizione dell'area destinata al can-tiere per la perforazione del tunnel geognostico nel comune di Venaus da parte degli incaricati di Ltf e della ditta Venaus Scarl, appaltatrice dei lavori di realizzazione del tunnel mede-simo, si completava solo in data 6 dicembre 2005 poiché a par-tire nei giorni precedenti e in particolare dal 28 novembre

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2005 venivano compiute in tempi diversi numerose azioni di protesta, talune caratterizzate da modalità violente, da parte di oppositori alla realizzazione dell’opera e tali da rendere neces-saria una costante presenza sul posto di forze di polizia, indi-spensabile sia per consentire l'acquisizione dei terreni alla dit-ta concessionaria sia per contrastare successivi tentativi di oc-cupazione dell’area del cantiere da parte degli oppositori sia per sgomberare porzioni di terreno illegittimamente occupa-te...” nel cantiere di Venaus sono stati commessi reati gravissi-mi come la devastazione e il saccheggio, lesioni gravi, invasio-ne di terreno: “Le modalità di violenta aggressione contro le forze di polizia schierate a protezione del cantiere e le succes-sive condotte di distruzione delle recinzione, invasione del ter-reno non hanno solo provocato conseguenze dannose dal punto di vista patrimoniale ma cagionato altresì una situazione di pe-ricolo concreto per l’ordine e l'incolumità pubblici... Le moda-lità riferite e documentate degli atti compiuti dagli autori del reato evidenziano poi non solo la sussistenza del dolo generico richiesto dalla norma ma valgono a connotare l’intera condot-ta criminosa in termini di dolo intenzionale...” Il grosso dei manifestanti assiste alla scena tenendosi a debita distanza mentre sul prato a poca distanza la banda suona - O bella Ciao - e - L’inno di Mameli - Qualcuno dei centri sociali torinesi cerca inutilmente di fermare l’assalto. Alla fine però studenti e anziani finiscono di abbattere la recinzione arancione Le immagini dei manifestanti che invadono i cantieri e spacca-no vetri e recinzioni andranno su tutti i canali Tv di informa-zione. Diciotto agenti rimarranno feriti. Verso le 13,30 è tutto finito: il mostro è stato fermato, lo stato dell’alta voracità è sta-to sconfitto, il progetto che avrebbe causato catastrofi immani è stato battuto, la Democrazia ha prevalso, quasi venti anni di di-scussioni non sono servite a niente.

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Oltre ai danni diretti221 vi sono anche quelli, economicamente molto superiori, indiretti. A seguito del sequestro dei terreni da parte della magistratura Marino Matteucci presidente della Cmc di Ravenna, afferma che prima della manifestazione dell’8 di-cembre, dieci tecnici erano impegnati nell’attività per recintare in via definitiva il sito.

(8 dicembre 2005 –Venaus - Assalto al cantiere -1)

Un lavoro che avrebbe dovuto essere terminato entro la metà di dicembre, ma ora la società è ferma e non si sbloccherà certa-mente a breve. Se dovesse chiedere i danni si parla di circa 4 milioni di euro dovuti a varie voci, dai costi del personale, i co-sti per il completamento del progetto e infine quelli per l’acquisto delle attrezzature, a partire dalla Tbm (la talpa che scava) che costa milioni di dollari è che è già stata ordinata. La richiesta di danni potrà essere indirizzata a Ltf, la quale, a sua

221 Rep. 15-12-05

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volta, potrà sostenere la tesi dell’impedimento a partire. Se non si troverà un accordo si rischia una lunga causa con la centro un contratto di 84 milioni di euro, per un lavoro che avrebbe dovu-to essere finito entro 4 anni.

(8 dicembre 2005 –Venaus - Assalto al cantiere -2)

Costi comunque destinati a lievitare222 con il tempo tanto che Il Giornale di Feltri nel luglio 2008 parlerà di 40 milioni di €: ec-co il calcolo: tenere fermo il cantiere di Venaus, preso d’assalto nel dicembre del 2005, posto sotto sequestro dalla magistratura, poi dissequestrato e smantellato il 19 giugno del 2006, è costato poco più di 6 milioni di euro. Un milione al mese. Altri dieci milioni di euro sono stati spesi per l’acquisto (finora a vuoto) di macchinari ad alta tecnologia, tra i quali anche una -super fresa- fatta arrivare direttamente dagli Stati Uniti, che in parte sono 222 Il Giornale 1-7-08

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stati anche danneggiati durante l’assalto. L’altra voce monstre è quella legata ai vari costi d’appalto e di contratto e alla retribuzione degli operai di Cmc, la Cooperativa muratori e cementieri di Ravenna, (società vicina alla Legaco-op, che ha anche vinto la gara per costruire l’allargamento della base Usa di Vicenza), -assunti- ma praticamente mai impiegati: 24 milioni di euro. Cifre che alla Ltf, il consorzio italo-francese Lyon-Turin Ferroviaire, devono ancora quantificare alla virgo-la, anche se l’importo definitivo non si scosterà più di tanto e di eventuali penali -non si parla, è ancora presto-, dicono dagli uf-fici di Avenue de la Boisse a Chambéry. Ai No Tav non resta che festeggiare, Ferrentino al megafono grida : “Questo è un successo di tutti noi. Abbiamo dimostrato che non si può imporre un cantiere con la forza. Ora vogliamo trattare”. Nilo Durbiano, sindaco di Venaus: “Siamo tornati sul terreno usurpato”, Sandro Plano, primo cittadino di Susa: “In pianura magari le buschiamo, ma in montagna vinciamo”. Con lo spray qualche militante No Tav ha scritto - Vi abbiamo insegnato la Democrazia –. Francamente ci è difficile capire come l’uso della violenza sia pur per interposte persone, e ci riferiamo ai disobbedienti che hanno distrutto il cantiere, abbia qualche nesso con la democra-zia, così come la prevaricazione di una minoranza, o la viola-zione della legalità abbiano qualche legame con la democrazia. Dubitiamo fortemente che il Gandhi, a cui hanno più volte fatto riferimento i leader No Tav, avrebbe accettato di prendere pos-sesso di terreni -liberati- con questi metodi. Nei mesi successivi a seguito dell’esame di fotografie, filmati e materiale vario i sostituti procuratori Sandro Ausiello e Patrizia Caputo iscriveranno nel registro degli indagati una trentina di persone prevalentemente appartenenti alla cosiddetta area anta-gonista 223 223 Rep. 26-2-06

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����� Può consolare leggere su un articolo pubblicato su - la Repub-blica - del 18 dicembre 2005 sotto il titolo – Populismo non può essere democrazia – che, partendo dall’analisi critica di uno scritto di Barbara Spinelli di qualche giorno prima, così con-clude una articolato commento sui signori del No: ��������� “La rivolta della Val Susa dimostra che una globalizzazione in-controllata produce come contraccolpo un localismo frenetico, rischiando di farci passare dal mercato universale all'autarchia feudale. Ma Barbara Spinelli osserva che è inutile -invocare l’interesse generale -, visto che sta emergendo la forte volontà del -particolare e dell’individuale in polemica col collettivo-. E sostiene che bisognerà - reinventare la democrazia– partendo -dall'individualismo metodologico-. è un ottimo suggerimento. Ma significa qualcosa? Infatti, dopo aver mandato 18 poliziotti all'ospedale per strappare alle istituzioni il cantiere di Venaus, la resistenza valsusina ci ha fornito una inattesa lezione di civi-smo. Sulle rovine degli strumenti di lavoro fracassati, un giova-ne No Tav ha urlato: -E così vi abbiamo insegnato cos'è la de-mocrazia!-. Quel giovane ha espresso il pensiero della –gente-, che cantava -bella ciau- identificandosi coi partigiani. Se la sua formula è uno dei primi documenti didattici dell'insorgente -individualismo metodologico-, proposto dalla Spinelli, ma rea-lizzato dai capitribù, sarà difficile distinguere tra la democrazia reinventata e un brigantaggio populista già inventato e praticato da tempo.”

��������� Vogliamo anche segnalare un fatto –originale-. Askatasuna224 è uno dei diversi gruppi antagonisti presenti a Torino come in tante altre città del mondo (occidentale e democratico) che nel 224 Il significato è libertà: terza lettera della nella sigla del movimento auto-nomista Basco: Eta, Euskadi Ta Askatasuna: patria basca e libertà

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1996 ha occupato e dipinto di rosso un asilo abbandonato in co-rso Regina Margherita a Torino.

(Il sindaco di Venaus Nilo Durbiano a Current TV)

Il gruppo è noto fra l’altro, alla Digos ed alle cronache, anche per aver partecipato a vari fatti di violenza politica, fra i più no-ti la manifestazione contro il G8 del luglio 2001 a Genova. Nei filmati della polizia scientifica sulle devastazioni di Venaus gli autonomi dell'Askatasuna però non ci sono. Anzi sono inqua-drati mentre cercano di bloccare i black-bloc che lavorano di mazze e bastoni. Uno di loro dichiara “Quel giorno abbiamo cercato di limitare i danni, è vero, per tutta una serie di ragioni era giusto fare così”. Ora ci sono dei blog dedicati agli auto-nomi di Torino per criticare e deridere il loro comportamento: voci di altri antagonisti, altri disobbedienti, altre case occupate. Da anni impegnati in Val Susa pare abbiano conquistato la fi-ducia di sindaci e popolazioni. Basta pensare che il sindaco di

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Venaus Nilo Durbiano ne tesse le lodi persino nel documentario -Fratelli di Tav- mandato in onda da Current225 uno dei canali della piattaforma Sky di Murdock. Ghandi e la Nonviolenza Ci sembra doveroso a questo punto spendere anche qualche pa-rola sul significato della Non-violenza. E’ una parola molto u-sata e abusata in tutte le iniziative di opposizione alla realizza-zione di infrastrutture, anche i No Tav hanno fatto ampio uso del termine. Riteniamo che tale uso sia del tutto improprio spe-cie quando associato ad uno dei suoi più noti teorici e praticanti Ghandi. Il termine ha origine dal sanscrito saty�graha, che le-gava due principi, la verità (satya) e la fermezza (agraha) . La sua applicazione presuppone alcuni criteri imprescindibili fra cui la coerenza fra i mezzi e i fini, i primi devono sempre pre-figurare, mai contraddire o allontanarsi dai secondi. Così quando Ghandi avvia le campagne personali o collettive contro forme di ingiustizia o razzismo, applica semplicemente la disobbedienza alle leggi che ritiene ingiuste. Ad esempio per boicottare il monopolio del sale introdotto dal reale governo in-glese in India che costringeva gli indiani ad acquistarlo ai prez-zi stabiliti dalle autorità, Ghandi avviò una campagna di disob-bedienza che consisteva nel recarsi sulle spiagge per produrre autonomamente il sale dall’acqua del mare: la nota marcia del sale (12 marzo- 6 aprile 1930). Non blocca certo le strade o i porti o le stazioni ferroviarie. E quando le autorità inglesi inter-vengono malmenando e arrestando i non-violenti, sebbene sia-

225 Current: canale 130 di Sky è stato fondato da Al Gore nel 2005 e nel 2008 è arrivato in Italia. Fra i documentari trasmessi, caratterizzati sempre da uno stile controcorrente, che interessano questioni italiane: Don Peppe Diana, Termovalorizzatore di Acerra, NaziRock, Le vie dei farmaci, L’Ultima Crociata, G8: fare un golpe e farla franca, Fratelli di TAV, Citizen Berlusconi.

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no oltre 60.000 gli arresti non si registra nemmeno un ferito fra le forze dell’ordine.

(Mohandas Karamchand Gandhi)

Analogo comportamento aveva tenuto anni prima in Sudafrica con le sue campagne contro l’apharteid. Ogni qualvolta si veri-ficavano disordini, incidenti con morti o feriti Ghandi avviava un digiuno che si concludeva solo con il termine di ogni violen-za. Gli unici che hanno digiunato per 21 ore all’addiaccio in valle di Susa sono stati gli agenti assediati dai No Tav. Ghandi quando venne processato per sovversione in quanto promotore di una campagna di disobbedienza nella quale vennero uccisi 22 agenti inglesi, certamente non da lui, ma da militanti del suo movimento, si dichiarò colpevole e venne condannato a sei anni

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di carcere. Non ci risulta che fra gli organizzatori della manife-stazione di Venaus qualcuno si sia assunto la responsabilità del ferimento dei poliziotti. Non va poi trascurato che nelle colonie inglesi gli indiani non disponevano del diritto al voto, se così fosse stato evidentemen-te il problema per i Nonviolenti si sarebbe spostato semplice-mente sul piano della conquista della maggioranza parlamenta-re grazie all’ampio consenso diffuso conseguito sulla base della forza delle loro idee. Non a caso il movimento di Ghandi era maggioranza in India e non una minoranza come avviene per i No Tav nella Valle di Susa che in venti anni di opposizione non ha convinto nemmeno le forze più sensibili agli argomenti delle minoranze, l’opposizione moderata o i sindacati confederali e nemmeno le grandi organizzazioni delle diverse categorie im-prenditoriali, o degli artigiani o dei commercianti rimanendo relegati nel limbo delle opposizioni radicali minoritarie e so-stanzialmente circoscritte alla valle. Ricordiamo infine che Ghandi introdusse come abbigliamento del movimento Nonvio-lento, che diventerà una sorta di –uniforme- del partito del congresso indiano, il dhoti l’abito bianco contadino filato a mano con l’arcolaio, attrezzo che entrerà nella bandiera dell’India indipendente. Abbigliamento un po’ diverso dai ca-schi, dalle imbottiture e dagli scudi usati da certe frange di ma-nifestanti a cui le immagini Tv ci hanno ormai abituato. Sareb-be bene quindi evitare l’uso di parole che ci sembrano un po’ troppo impegnative per molti No Tav e vari movimenti antago-nisti.

����� Così dopo gli scontri, le posizioni sono tornate a quelle antece-denti il blitz dell’alba del 6 dicembre precedente. La polizia e i tecnici della Cmc che presidiano l’area di Ltf vicino all’ex ter-reno della Sitaf occupato la notte del 29. Qua e là sul prato ri-conquistato capannelli di valsusini che discutono sul che fare.

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Alla sera si terrà una assemblea in piazza a Susa e verrà ancora fatta una fiaccolata di 500 persone a Venaus perché, come dice il sindaco Nilo Durbiano226: “Siamo contenti, all'inizio l’avevamo annullata, poi l'abbiamo fatta comunque, per festeg-giare.” Comunque per la cronaca227 segnaliamo che circa un anno dopo quasi tutte le denunce per gli incidenti verranno archiviate. Pe-rino, Joannas, gli amministratori locali, i vigili urbani, gli agen-ti, i buoni, i brutti e i cattivi. Tutto archiviato o quasi, sul fronte No Tav. Il lavoro degli investigatori è stato tutto ispirato a un principio fondamentale, “Distinguere le responsabilità. Isolare i veri facinorosi dagli altri. Non mettere sullo stesso piano chi era partito con la precisa intenzione di devastare ed alzare il livello della tensione, con quelli che nella foga magari si erano fatti prendere la mano”.

(Manifestante No Tav)

Del lavoro della Digos resterà ben poco. Dieci denunce, cinque anarchici di Torino, alcuni già noti per diversi episodi, altri an-tagonisti toscani, laziali e veneti. E sarebbe proprio questa, la 226 Rep. 9-12-05 227 Rep 1-12-06

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punta dell'iceberg. Dieci, quindici denunce al massimo, per il giorno che il movimento No Tav considera passato alla storia come quello della -riconquista di Venaus-. Per tutto il resto, per i blocchi, gli scontri, i battibecchi, le tensioni dei giorni prece-denti, per gli imbarazzanti faccia a faccia fra forze dell'ordine ed amministratori locali, totale archiviazione. Erano stai aperti tre fascicoli dai magistrati, uno sugli scontri di Mompantero e due su quelli di Venaus (uno a carico dei dimostranti ed uno sulle forze dell’ordine). Il primo dei tre fascicoli, quello degli scontri di Mompantero del 31 ottobre 2005, la giornata che il movimento No Tav celebra come -la battaglia del Seghino-. Per quei fatti, un testa a testa con le forze dell'ordine, sono state in-dagate otto persone. Alberto Perino, uno dei leader del movi-mento, Giuseppe Joannas, il sindaco di Bussoleno, il vicesinda-co di San Giorio, Danilo Bar, oltre alle vigilesse di Bussoleno e Villar Focchiardo ed altri. Il pm Patrizio Caputo, dopo aver sentito diverse volte i protagonisti e i testimoni, dopo aver vi-sionato decine di filmati ripresi in quel giorno, non avrebbe ravvisato gli estremi per formulare un'imputazione. Così anche per la notte dello sgombero di Venaus, era il 6 di-cembre 2005. Quando polizia e carabinieri eseguirono l'ordine di sgombrare il presidio No Tav che da giorni bloccava le pro-cedure di installazione del cantiere. In quel caso, a finire sotto la lente di ingrandimento della Procura era stato proprio il comportamento tenuto dagli agenti delle forze dell'ordine. Ec-cessivo? Gratuitamente violento? No. Anche in questo caso non ci sarebbero conseguenze penali. Tutti gli accertamenti avrebbero escluso responsabilità. Il giu-dizio di un investigatore: “E’ evidente lo sfondo che domina gli orientamenti generali non esasperare gli animi in questo deli-catissimo passaggio storico”. Già sono vent’anni che sulla Tav non si vogliono esasperare gli animi.

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Palazzo Chigi La situazione ora è certamente più critica soprattutto per il Go-verno che è evidentemente il principale responsabile attraverso il ministro degli interni, dell’ordine pubblico. Quindi dopo que-gli avvenimenti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, per il governo appunto, convoca a Roma tutte le parti in causa per una riunione a Palazzo Chigi. Tutti plaudono all’iniziativa, dal sindaco di Venaus, a quello di Torino insieme ai presidenti di Provincia e Regione, delle Comunità Montane, persino i partiti del No, Rifondazione, Comunisti italiani e Ver-di. Anche dalle file della maggioranza arriva il sostegno al ta-volo: An regionale per bocca di Casoni dichiara: “Un tavolo di dialogo non può che essere utile a patto che non vengano messi in discussione modi e tempi di realizzazione dell’opera. Il tem-po per una tregua però c’è“ e Cota della Lega Nord “è passata la linea che la Lega aveva suggerito dall'inizio, ascoltare la nostra gente paga sempre. Finalmente si passa dallo scontro duro a un dialogo costruttivo”. Evidentemente la Lega non considerava –dialogo costruttivo- la linea tenuta dalla giunta Ghigo di cui era parte con Cota presidente del consiglio regio-nale. Pare che il tempo alle volte si diverta a mettere alla prova certe affermazioni e chi le fa. Vedremo quale politica attuerà il presidente della giunta Cota che vincerà le elezioni regionali del 2010 battendo la Bresso. Anche Prodi è contento ed attraverso Sircana fa sapere “Pren-diamo atto che il governo ha deciso la strada del dialogo con le realtà locali come chiedevamo da tempo”, contento Ferrentino “Sono fiducioso per natura non posso pensare che ci abbiano chiamato a Roma solo per un atto formale. Con quest'atteg-giamento di speranza parteciperò all’incontro con i ministri e le altre istituzioni. Mi auguro che inizi un confronto con pari dignità tra chi sostiene l’opera e chi invece è contrario. Le

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condizioni che poniamo sono ben note: il ripensamento del progetto e il ritiro delle forze dell'ordine che hanno militarizza-to la valle” e perfino a Plano sindaco di Susa “fa piacere che il governo abbia finalmente preso in considerazione questo pro-blema”.

(Palazzo Chigi dal 1961 sede del Governo Italiano

di fronte alla colonna Antonina) Finalmente riparte, inizia, continua, vedano un po’i nostri letto-ri cosa vogliono credere, il dialogo. Ma al di là del generico –parliamo- nessuno pare abbia la voglia o, quel che ci pare peg-gio, la capacità di analizzare e valutare ciò che è stato fatto in tutti gli anni precedenti, spesi in che cosa se non nel dialogo? non foss’altro per non ripetere stancamente riti già più volte consumati. Così per il 10 dicembre su convocazione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta si svolge a Roma a Pa-lazzo Chigi una riunione per affrontare sul piano istituzionale

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l'emergenza in Val di Susa con la partecipazione per il Gover-no, del Vice Presidente del Consiglio Gianfranco Fini, il Sotto-segretario alla Presidenza Gianni Letta, il Ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu, il Ministro delle Infrastrutture e Trasporti Pie-tro Lunardi, il Ministro della Salute Francesco Storace, il Mini-stro per le Politiche Comunitarie Giorgio La Malfa, il Sottose-gretario agli Affari Regionali Luciano Gasperini, il Sottosegre-tario al Ministero dell'Ambiente Roberto Tortoli, il Sottosegre-tario del Ministero per i Beni e le Attività Culturali Mario Pe-scante ed il Prefetto di Torino Goffredo Sottile ed inoltre, il Presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso, il Presi-dente della Provincia di Torino Antonio Saitta, il Sindaco di Torino Sergio Chiamparino, il Presidente della Comunità Mon-tana Alta Val di Susa Mauro Carena, il Presidente della Comu-nità Montana Bassa Val di Susa Antonio Ferrentino, il Sindaco di Susa Sandro Piano, il Sindaco di Mompantero Roberto Ta-vellin, il Sindaco di Bussoleno Giuseppe Joannas, il Sindaco di Venaus Nilo Durbiano, il Sindaco di Bardonecchia Francesco Avato, il Sindaco di Almese Bruno Gonella, il Presidente delle Ferrovie dello Stato spa Elio Catania e l'Amministratore Dele-gato di Rfi Mauro Moretti. Sabato 10 all’incontro di Palazzo Chigi gli amministratori pro-pongono anche un’altra iniziativa, non proprio originale, l’istituzione di una - cabina di regia – che, come sempre, accon-tenta tutti. Dall’incontro228 esce così un documento che però i sei sindaci non sottoscrivono in quanto intendono sottoporlo all’assemblea plenaria dei primi cittadini. Uno dei temi caldi oggetto del confronto è stata la scelta di sospendere i lavori di scavo fino a quando non verrà effettuata la valutazione dell’impatto ambientale della galleria geognostica di Venaus. C’è stato il rischio di rompere perché dai ministri veniva la ri-chiesta di proseguire comunque i lavori anche durante la tratta- 228 Rep. 12-12-05

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tiva e dai sindaci della valle la richiesta di trattare solo a cantie-re fermo. Comunque dopo un lungo dibattito nel quale il Go-verno ed i rappresentanti delle Amministrazioni locali hanno ampiamente discusso sulla situazione in Val di Susa e ribadito la necessità di riportare ad una situazione di legalità e di norma-lità il territorio, le parti secondo le cronache avrebbero229 con-venuto sui seguenti cinque punti: 1) Istituzionalizzazione del "Tavolo di Palazzo Chigi", integra-to rispetto all'odierna composizione ed esteso al rappresentante del Coordinatore della Commissione Europea e alla Gronda di Torino; 2) rilancio e potenziamento dell'Osservatorio, già istituito pres-so il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, esteso ai Mini-steri della Salute, dell'Ambiente e delle Politiche Comunitarie, aperto agli esperti delle diverse competenze e affidato alla re-sponsabilità di una personalità di alto prestigio e di ricono-sciuta competenza professionale. Sarà questo il luogo di con-fronto per tutti gli approfondimenti di carattere ambientale, sa-nitario ed economico, anche per dare risposta alle preoccupa-zioni espresse dalle popolazioni della Valle; 3) riconoscimento e rispetto del sito già identificato e consegna del cantiere alla società LTF; 4) immediato avvio di una straordinaria procedura VIA per la galleria di prospezione di Venaus; 5) i lavori di scavo della galleria di prospezione inizieranno so-lo al termine di tale procedura e dopo che l'Osservatorio avrà presentato la sua relazione conclusiva al "Tavolo di Palazzo Chigi”

229 L’uso del condizionale quando si parla d’intese, accordi, condivisioni, e simili è sostanzialmente un obbligo, visti i risultati. Invitiamo pertanto i no-stri lettori ad intendere in questo modo verbi ed aggettivi anche quando ven-gono riportati, specialmente nelle dichiarazioni virgolettate dei diversi espo-nenti, come dati acquisiti.

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Alla conclusione dell’incontro i tre rappresentanti delle princi-pali istituzioni piemontesi chiedono ai valsusini di “isolare i fa-cinorosi, prendere le distanze più nettamente da coloro che nulla hanno a che fare con la valle e che vogliono soltanto sof-fiare sul fuoco della protesta”, per Chiamparino “Va revocata la manifestazione anti-Tav del 17 dicembre. Non ci sono le condizioni per poter garantire che sia una manifestazione paci-fica. Non si può sottoporre la città al rischio di violenze. Ci so-no gruppi di antagonisti non sufficientemente isolati dai valsu-sini” Anche se molti si esprimono a favore dell’accordo, non sfugge una certa –stanchezza- dovuta forse alla ripetitività nelle affer-mazioni che sono già state sentite tante volte, per questo le ri-tuali frasi di circostanza vengono affidate non ai soliti segretari locali ma a Fassino: “Ci sono adesso le condizioni per un con-fronto e un dialogo. La disponibilità del governo a recepire le richieste avanzate dalla Regione e dagli enti locali piemontesi e la disponibilità dell’assemblea dei sindaci a confrontarsi con il governo, possono aprire una fase nuova nella vicenda della Tav”, Chiamparino principale peroratore della cabina di regia: “L’accordo apre la possibilità di un confronto ai massimi livel-li politici, istituzionali e scientifici e sospende di fatto i lavori a Venaus, in attesa delle valutazioni tecniche”. Persino Berlusco-ni230 seguendo i suggerimenti del fido Gianni Letta dichiara “è un’ottima intesa, la soluzione è a portata di mano” “Salva-guardare le montagne non significa rinunciare a superare le barriere che ostacolano la circolazione delle merci ma vuol di-re ricorrere a tutte le tecnologie disponibili per minimizzare l’impatto sull’ambiente di opere importanti” Fra i nomi che circolano per presiedere la cabina di regia Do-menico Siniscalco, già ministro del Tesoro per un breve perio-do in alternanza a Tremonti, Bresso vedrebbe bene invece 230 Rep. 12-12-05

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l’Architetto Rivalta. L’11 dicembre le cronache231 riferiscono di una affollata assemblea pubblica al centro polivalente di Bussoleno gli umori sono contrastanti ma comunque favorevoli pur con tutte le cautele del caso alla partecipazione al tavolo di palazzo Chigi: Marina Clerico, valsusina e docente al Politecni-co di Torino “Fino a oggi dovevamo fronteggiare la polizia che aveva militarizzato la nostra valle oggi abbiamo di fronte una sfida più impegnativa”. Perché è meno complicato difendere un territorio dove si è nati e cresciuti che destreggiarsi tra le insidie di una trattativa cercata a lungo e finalmente ottenuta. Per Fer-rentino il confronto “per noi è un punto di arrivo importantis-simo una vittoria che dobbiamo saper gestire bene. Sarebbe as-surdo, a questo punto, dire di no”.

(Assemblea a Bussoleno - 11 dicembre 2005)

Per Alberto Perino “Il documento di palazzo Chigi è per noi ir-ricevibile. Se ci mettono di fronte all'alternativa prendere o la-sciare, io sono per lasciare. Ma non possiamo fermarci qui. Andiamo a fare la trattativa sapendo che loro vogliono la Tav e 231 Rep. 12-12-05

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noi no”. Per Ferrero di rifondazione Comunista il governo è passato semplicemente dalla strategia del manganello a quella dello zuccherino. Chiara anche al posizione sulle Olimpiadi, a chi o-stenta un cartello con la scritta - Olimpiadi addio - Plano ri-sponde “un conto è boicottare, un altro è manifestare. Siamo contrarissimi a boicottare le Olimpiadi, favorevoli a utililizzar-le come vetrina per le nostre ragioni” Il punto invece su cui non si trova un accordo è la manifesta-zione del 17 prevista a Torino. Il movimento No Tav appoggia-to da Rifondazione e Comunisti italiani, Fiom torinese sia pur con sfumature diverse vorrebbero si tenesse comunque, contrari i sindaci che temono incidenti e scontri come già accaduto nei giorni precedenti a tutto danno della causa No Tav. Bertinotti la Cina e la Tav Apriamo l’ennesima parentesi per una riflessione. In quei giorni il futuro presidente della Camera dei deputati Fausto Bertinotti si trova in visita di dieci giorni nel più grande Paese comunista del mondo: la Cina. Nella visita nella regione dello Henan una zona 700 km a sud di Pechino area rurale, arrivano notizie di scontri della polizia con contadini espropriati delle loro terre per la realizzazione di una centrale elettrica. La polizia spara sui manifestanti per strada restano numerosi morti. Bertinotti informato, condanna duramente l’aggressione e afferma232 “Il potere costituito è così dappertutto. La stessa repressione con-tro i manifestanti anti-Tav, contro le proteste per le centrali nucleari in Francia o gli inceneritori nel sud d’Italia”, solo che lì l'uso così violento della forza è l'eccezione, “in Cina è la re-gola usare i fucili della polizia contro le manifestazioni”. Dopo giorni di silenzio le autorità cinesi ammetteranno l'ucci-sione di tre dimostranti e il ferimento di altri otto negli scontri 232 Rep. 12-12-05

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con la polizia avvenuti nel villaggio di Dongzhou, nella pro-vincia meridionale di Guangdong. Circa 300 abitanti del villag-gio erano scesi in piazza esasperati dai mancati indennizzi per gli espropri dei loro terreni su cui è stata costruita una centrale elettrica a carbone. L'agenzia ufficiale 'Xinhua' ha riferito che tre manifestanti sono stati uccisi, ma ha negato le notizie di al-tre fonti che parlavano di circa venti morti. Secondo l'agenzia, le forze di sicurezza, intervenute a proteggere la centrale, ave-vano dovuto difendersi dall'attacco con bottiglie incendiarie lanciate da centinaia di manifestanti. Le scarne cronache sui fatti non riportano di feriti fra la polizia.

����� Il Times quotidiano londinese del 5 dicembre riporta invece dell’inaugurazione di una nuova tratta della linea - Iron silk road – la Tav della via d’acciaio della seta che collegherà l’Europa alla Cina passando per Turchia, Iran, Kazakhstan, e le città cinesi Shangai e Pechino. 6.000 km che entreranno in ser-vizio nel 2010. Dieci giorni per andare dall’Europa alla Cina in treno contro i 40 giorni in nave e i 15 della vecchia Transibe-riana Mosca-Pechino più altri due - tre per arrivare da Mosca alle capitali europee. Il documento di Palazzo Chigi rivisto dai sindaci Ma torniamo alla realtà italiana, vediamo le valutazioni della presidente Bresso233 sul documento di palazzo Chigi espresso in un intervista a firma p.g.234 de La Repubblica del 12 dicem-bre 2005: ��������� “Il documento che è uscito dal vertice di Palazzo Chigi è il frut-to di una mediazione faticosa giunta al termine di quattro ore di confronto anche duro. Per questo quel documento non è ulte- 233 Rep. 12-12-05 234 Paolo Griseri

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riormente trattabile. Ciò non significa che non si possano inse-rire nella discussione elementi che stanno a cuore ai sindaci della valle come la valutazione della compatibilità economica, oltreché ambientale, del progetto. Questo potrà essere fatto nel-le riunioni dell’Osservatorio istituito dal ministero delle infra-strutture. Ritengo molto importante che l’assemblea di ieri sera a Bussoleno abbia detto sì all'apertura di una trattativa. Penso che, prima o poi, sarà chiesto anche alle istituzioni della valle di firmare degli impegni scritti. Ma comunque la decisione di non chiudere la porta al confronto mi pare molto positiva”. Il punto più significativo del documento di Palazzo Chigi? “La scelta di sospendere i lavori di scavo fino a quando non verrà effettuata la valutazione dell’impatto ambientale della galleria geognosti-ca di Venaus. Si tratta di una proposta che abbiamo avanzato noi come Regione per uscire dal muro contro muro. A Palazzo Chigi abbiamo rischiato di rompere perché dai ministri veniva la richiesta di proseguire comunque i lavori anche durante la trattativa e dai sindaci della valle la richiesta di trattare solo a cantiere fermo”. Che cosa accadrebbe se la valutazione di im-patto ambientale o la stessa galleria geognostica di Venaus des-sero risultati negativi per l’attuale progetto? “Accadrebbe che si dovrebbero prendere in considerazione tracciati alternativi”. Quello proposto dai sindaci della valle? “Non credo, perché la loro proposta è quella di ristrutturare l’attuale linea che ha pen-denze non compatibili con i moderni sistemi di trasporto delle merci. Penso invece al progetto già presentato anni fa dalla Provincia di Torino che è inserito tra le ipotesi di riserva per re-alizzare il corridoio cinque. Si tratta in sostanza di scavare la galleria di base sotto l’attuale tunnel autostradale del Frejus at-traversando poi la Val di Susa sul versante opposto a quello previsto dal tracciato attuale. Comunque si tratta di ipotesi. Prima va verificata la compatibilità di questo progetto che è sta-to giudicato il migliore”. In queste settimane lei è stata molto

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attaccata dal movimento No Tav. Con il cambio di clima torne-rà a partecipare a dibattiti pubblici in valle? “Ci andrò presto per impegni istituzionali legati alle Olimpiadi. E se sarò invitata a un confronto pubblico accetterò certamente”.

��������� Il 13 dicembre l’assemblea dei sindaci della Valle Susa approva il documento di Palazzo Chigi nei termini sotto riportati in cui, per comodità di lettura, ci siamo permessi di evidenziare in grassetto le parti diverse rispetto al testo originale. ��������� I Sindaci della Valle di Susa e della Gronda di Torino ed i Pre-sidenti delle Comunità Montane della Valle di Susa riuniti nella conferenza del 13 dicembre, dopo ampia discussione dalla qua-le, pur ribadendo la netta contrarietà all’opera, sono emerse la volontà e l'opportunità di confronto e di dialogo con il Gover-no, la Regione Piemonte, la Provincia ed il Comune di Torino, formulano la seguente proposta in merito al documento scaturi-to dall'incontro del 10 dicembre. 1) Istituzionalizzazione del "Tavolo di Palazzo Chigi", integra-to rispetto all'iniziale composizione ed esteso al rappresentante del Coordinatore della Commissione Europea e alla Gronda di Torino; 2) Rilancio e potenziamento dell'Osservatorio, già istituito presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, esteso ai Ministeri della Salute, dell'Ambiente e delle Politiche Comuni-tarie, aperto agli esperti delle diverse competenze, anche di nomina degli Enti Locali interessati dal progetto e affidato alla responsabilità di una personalità di alto prestigio e di rico-nosciuta competenza professionale. Sarà questo il luogo di con-fronto per tutti gli approfondimenti di carattere ambientale, sa-nitario, economico e progettuale, per valutare e dare risposta sia alle preoccupazioni espresse dalle popolazioni della Valle sia alle alternative ed ai contributi proposti dagli Enti Locali

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del territorio; 3) Avvio di una ordinaria procedura VIA per la galleria di Venaus e per il progetto definitivo dell'intera opera, come previsto anche dalla D. comunitaria 884/2004/CE sulle TEN-t; 4) Al termine di ogni procedura, l'Osservatorio presenterà una dettagliata relazione al "Tavolo di Palazzo Chigi"; 5) Per tutta la durata del confronto concordano sull'impe-gno di tutti per un ritorno alla normalità sull'intero territo-rio , insieme alla sospensione di qualsiasi attività legata al progetto infrastrutturale in esame.

��������� Non sfuggono due punti: il riferimento alle alternative proposte dagli enti locali, fra queste l’opzione zero che prevede la non costruzione dell’opera (punto 2) e il riferimento alla sospensio-ne di qualsiasi attività legata al progetto infrastrutturale in esa-me per tutta la durata del confronto. Ossia finché si parla non si batterà un chiodo. Così effettivamente sarà per gli anni succes-sivi. Rispetto al documento dei sindaci qualche sfumatura in più vie-ne espressa dal Presidente Ferrentino quando riferendosi al te-sto inviato a Letta, afferma che “Questo è un tavolo deve af-frontare le diverse alternative, compresa l'opzione zero”235

����� I Ds torinesi sempre i più attivi visti i ruoli istituzionali che ri-coprono, traducono l’accordo di Palazzo Chigi con il rilancio della Commissione Rivalta –allargata- che possa essere la base di partenza per la - Cabina di regia- . Provincia e Comune pre-disporranno un ordine del giorno in tal senso. La proposta Ds prevede che la commissione Rivalta, integrata da esperti Ue si trasformi in una commissione di controllo della redazione del progetto definitivo dell'opera e venga dotata delle risorse eco- 235 Rep. 19-2-06

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nomiche necessarie. Al suo fianco dovrebbe nascere appunto una - Cabina di regia - composta da rappresentanti di Governo, Regione, Provincia e Comune di Torino, delle due Comunità montane e dei comuni della Valle Susa e della Gronda. E pro-pone anche una lunga serie di –impegni- tra governo e Valle Susa come il blocco del cantiere di Venaus, la –smilitarizzazione-, oltre alla valutazione di impatto ambientale sul progetto definitivo e incentivi per la valle. Nella presenta-zione della proposta Rocco Larizza segretario provinciale non può fare a meno di ricordare come i DS: “disapprovino l’uso della forza voluto dal governo che non solo non ha riportato la legalità ma ha inasprito i toni”. Viene indicato come -aspetto più significativo- del documento “La scelta di sospendere i lavori di scavo fino a quando non verrà effettuata la valutazione dell'impatto ambientale della galleria geognostica di Venaus.” Un cambiamento notevole ri-spetto a quanto altri rilevanti esponenti Ds affermavano sino a qualche giorno prima. Non si registrano particolari entusiastiche reazioni al -nuovo corso- da parte dei politici. Che al di là di accogliere con favore la ripresa del dialogo danno spesso la sensazione di non credere più di tanto ad un reale cambiamento di rapporti con il mondo No Tav. Sembra prevalere nei fatti una forma di ipocrisia fina-lizzata allo svolgimento delle Olimpiadi prima e ad arrivare alle elezioni politiche poi, nelle migliori condizioni di consenso possibili, sia da parte del centrodestra che del centrosinistra. A rappresentare questa specie di accordo –mutipartizan- può essere indicato un articolo di Valentini su La Repubblica del 12 dicembre dal titolo emblematico: - Il ritorno alla responsabili-tà- e dai contenuti che ci paiono eccessivamente enfatici sulle aspettative del nuovo tavolo ed in alcuni passaggi non condivi-sibili, in esso oltre ad affermare che non ci sono né vincitori né vinti si tessono gli elogi di tutti, a partire da Gianni Letta, ai No

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Tav: ��������� Se in democrazia il metodo è sostanza, così si salvaguarda l'una e l'altra. Ma saremmo arrivati a un esito del genere senza la mobilitazione dei cittadini, senza l'intervento degli ambientali-sti e dei Verdi, senza l'adesione sempre più larga di un'opinione pubblica colpita dalle manganellate della polizia insieme ai manifestanti attendati nei presidi? E' stato necessario che un’in-tera vallata scendesse in strada, armata di fiaccole e striscioni, per aprire finalmente un "tavolo" di confronto che in realtà a-vrebbe dovuto essere aperto fin dall’inizio. Non tanto per tratta-re sulle possibili compensazioni, economiche o ambientali, ma soprattutto per verificare l'utilità e la fattibilità dell'opera, il rapporto tra costi e benefici, l’impatto sulla salute della popola-zione locale. Ora, intorno a quel "tavolo", sono idealmente se-duti i cittadini italiani interessati a capire se la nuova linea fer-roviaria Torino-Lione corrisponde all’interesse nazionale, se è proporzionata alle previsioni di traffico, se è effettivamente pra-ticabile, quante risorse economiche richiede e quali vantaggi offre.

��������� Evidentemente il giornalista non era informato sul fatto che da diversi lustri si sono tenuti –tavoli- di confronto su questi temi La Corte dei Conti e gli scontri di Venaus Prima di proseguire nel resoconto delle successive iniziative merita soffermarsi su un aspetto interessante ed anche emble-matico dello strano mondo in cui si muove la società e la politi-ca italiana. Sui fatti sopra riportati relativi agli incidenti avve-nuti nella notte fra il 5 e 6 dicembre in cui vennero sgombrati i presidi No Tav a Venaus interverrà anche il Procuratore della Corte dei Conti di Torino Ermete Bogetti con una iniziativa u-nica nel suo genere in Italia e che crea un notevole sconcerto

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fra le forze dell'ordine e in buona parte dell’opinione pubblica. Secondo il Procuratore “Solo la legge può legittimare la violen-za. Ma quella gratuita contro persone inermi non ha giustifica-zioni. Non si può ripristinare un ordinamento violato, violando-lo. Le immagini della polizia che caricava i manifestanti andate in onda in questi giorni hanno danneggiato l’immagine dello Stato e dello stesso corpo di polizia. Chi ne è responsabile, pa-gherà i danni”. La risposta della Questura: “c'era stato un ten-tativo di allontanare i manifestanti in modo pacifico, a spinto-ni, due o tre giorni prima. Ma era stato tutto inutile.”

(Corte dei Conti a Torino – ingresso-)

La vicenda non si fermerà qui, il 16 febbraio 2006 vengono rac-colte a Venaus le testimonianze di diciotto persone sugli episo-di avvenuti nei pressi del paese della Valle di Susa nella notte fra il 5 e il 6 dicembre date dello sgombero del presidio No Tav nell’area del cantiere per i sondaggi. I magistrati della corte dei Conti avevano incaricato il sindaco, Nilo Durbiano, di svolgere l’attività istruttoria che riguarda delle frasi ("Spianateli"), che un funzionario avrebbe rivolto ai No Tav mentre, da una ruspa impegnata nella rimozione di alcune barriere, dirigeva le opera-zioni, l’episodio è stato sempre smentito dalla Questura. Dur-

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biano invierà una lettera a tutti i primi cittadini della valle e ai rappresentanti delle due comunità montane invitandoli a “se-gnalare ed invitare” le persone che abbiano assistito all'opera-zione di polizia. Vi saranno strascichi negli anni successivi236, nel 2008 il magistrato sarà oggetto di una sanzione disciplinare da parte del Consiglio di presidenza della Corte dei conti, a conclusione di una udienza segreta, -per aver espresso delle va-lutazioni in punto di responsabilità in merito alle aggressioni della polizia sui manifestanti, nei fatti del 7 dicembre 2005 rela-tivi alle contestazioni del programma governativo delle linee ferroviarie Tav- Il magistrato presenterà ricorso al TAR chiamando in causa il presidente del consiglio dei ministri e i vertici della Corte dei conti. Inoltre a seguito della delega al sindaco Nilo Durbiano, per raccogliere testimonianze sui fatti di Venaus, agenti, gra-duati e funzionari tacciati di -comportamento lesivo dell'imma-gine del Corpo e dello Stato-, verranno convocati nella sede cit-tadina della Corte dei conti come -persone informate sui fatti-. Le citazioni –riservate-, un centinaio, provocheranno un'altra ondata di proteste ed i dirigenti del Sindacato di Polizia arrive-ranno a minacciare una manifestazione di piazza nella capitale.

����� Ma che cos’è la Corte dei Conti ? Fra i suoi compiti di istituto, ha funzioni di amministrare la giustizia in materia di entrate e spese pubbliche. Di origini napoleoniche l’istituto è previsto dalla nostra Costituzione. Svolge funzioni di controllo, in sede giurisdizionale, dei conti periodicamente resi da coloro che ge-stiscono denaro o beni pubblici. La corte dei conti in Italia ha il potere di accertare, sempre in sede giurisdizionale, i danni ca-gionati allo stato o altro ente pubblico dai suoi agenti e condan-nare i responsabili al risarcimento. La corte dei conti può, inol-tre, avere funzioni amministrative di controllo, di tipo preventi- 236 Rep. 4-8-08

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vo o successivo. Il controllo preventivo si esercita sui singoli atti che danno luogo a spese o entrate, impedendone l'efficacia in caso di illegittimità. Il controllo successivo tende, invece, ad essere incentrato, più che sui singoli atti, sulla complessiva atti-vità dell'organo controllato e si traduce in relazioni al parla-mento, al governo o allo stesso organo controllato. Questo tipo di controllo tende ora ad essere esteso dalla sola legalità all'ef-ficienza o, addirittura, all'efficacia dell'attività amministrativa. Quanto ai soggetti controllati, oltre alle amministrazioni pub-bliche la competenza della corte dei conti può estendersi alle imprese pubbliche e ad altri enti, anche di diritto privato, che utilizzano fondi pubblici. Agli occhi di molti cittadini pare incomprensibile l’iniziativa della Corte torinese. In quei giorni convulsi e caotici chi può affermare, anche fra i soggetti pubblici, di non aver procurato danni allo stato? le forze dell’ordine sembrano proprio gli ulti-mi ad aver procurato eventuali danni all’erario, basti pensare alle occupazioni delle strade, autostrade e delle stazioni che in-terruppero pubblici servizi, bloccando per intere giornate mi-gliaia di turisti e gente che lavora o studia. Che dire degli ac-cordi internazionali assunti dai diversi governi ancora una volta disattesi o dell’occupazione illegale di terreni finalizzata ad im-pedire la realizzazione di un’opera pubblica che per questo su-birà anni di ritardi con conseguenti sovracosti? Anche la con-vocazione sugli stessi terreni di consigli comunali aperti, di-chiaratamente per impedire l’avvio dei sondaggi, ci pare possa procurare danni all’erario come l’uso di mezzi pubblici per lo svolgimento di manifestazioni, se non addirittura la partecipa-zione di dipendenti pubblici in servizio per impedire l’avvio di attività di utilità pubblica come i sondaggi. E’ difficile com-prendere appieno il ruolo della Corte dei Conti rispetto alla at-tività svolta da numerosi istituzioni pubbliche che da decenni spendono denaro pubblico per predisporre, redigere, approvare

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progetti, ed altri soggetti pubblici che, sempre con il denaro dei contribuenti, sono impegnati a bloccare le stesse attività. Come è possibile che migliaia di dipendenti di enti pubblici o società private (ma finanziati con denaro pubblico) per anni lavorino senza produrre alcun risultato tangibile? Quale valutazione vie-ne data dell’efficienza e della efficacia dell’attività amministra-tiva? Evidentemente in Italia sarà normale che istituzioni pub-bliche per decenni si facciano la –guerra- a spese del contri-buente senza produrre alcunché di tangibile.

����� Dopo i fatti di Venaus interverrà anche la Procura della Repub-blica che provvederà a sequestrare i terreni che verranno affida-ti in - custodia giudiziale - alla società Ltf e alla ravennate Cmc che dovranno eseguire, in futuro, i sondaggi. Viene inoltre a-perto un fascicolo (di cui si è fatto cenno nelle pagine preceden-ti) per gli atti di violenza contro le forze dell’Ordine che sono stati consumati sulla base della citata Relazione preparata dal Procuratore Marcello Maddalena. 17 dicembre 2005 corteo o happening ? Intanto i No Tav sono impegnati in un dibattito che vede con-trapposto chi vorrebbe fare una vera e propria manifestazione e chi invece si accontenterebbe di una festa e chi invece non vor-rebbe fare nulla. Fra i primi i No Tav dell’area –movimentista-, dai centri sociali ai vari comitati che in varie parti d’Italia si a-gita contro infrastrutture di ogni tipo. Fra i secondi la maggio-ranza dei sindaci rappresentati dal presidente della Bassa valle di Susa e Cenischia che, sensibili alle dichiarazioni di Chiam-parino vorrebbero evitare il rischio di incidenti che potrebbero derivare dalla presenza dei soliti gruppi violenti che per l’occasione arriveranno da diverse parti d’Italia. Contro ogni iniziativa invece il presidente della Comunità Montana

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dell’Alta valle di Susa il leghista Carena237. A chi gli chiede lumi su questa posizione risponde: “Perché riteniamo che in questo momento non sia necessario manifestare ma discutere nel merito. Si manifesta quando è utile per ottenere visibilità, quando i motivi della protesta non sono noti a tutti. Mi pare in-vece che in queste ultime settimane la visibilità non ci sia man-cata. Oggi c’è un tavolo di confronto aperto ai massimi livelli e quello deve essere il luogo principale del nostro impegno” ed ancora “Nella nostra battaglia gli schieramenti politici non de-vono contare. Ci siamo sempre schierati contro la Tav a pre-scindere dalla nostra appartenenza alla destra o alla sinistra. E vogliamo mantenere questo stile. Non vogliamo che la nostra lotta venga strumentalizzata per attaccare il Comune di Torino, la Regione o il governo nazionale. Anche per questo non parte-cipiamo alla kermesse della Pellerina”. Alla fine si faranno tut-te e due, corteo e manifestazione, non ci saranno incidenti e cir-ca 50.000 persone (30.000 secondo le forze dell’ordine) si tro-veranno alle due manifestazioni. Coloro che partecipano al cor-teo si daranno appuntamento verso le 13 alla stazione di porta Susa per dirigersi poi verso il parco della Pellerina dove è stato allestito il palco. Alle 12,30 il concerto dei Lou Dolfin poi in-terverranno Marco Paolini, Marco Travaglio, Luca Mercalli, Nuna, Axel Toso, Dario Fo, Franca Rame e Beppe Grillo, la chiusura verso le 17,30 con le bande della valle di Susa. A ma-nifestare arrivano un po’ da tutta l’Italia. Ci sono gli antagonisti di Milano e Roma, che rispetteranno però le indicazioni del servizio d'ordine, ma anche i siciliani contrari al Ponte, i citta-dini di Acerra che si oppongono all’inceneritore, i comitati No Tav del Mugello e per la prima volta, una decina di sindaci francesi della zona dell'Isere. Ma anche Rifondazione Comuni-sta e una parte dei Verdi (i Verdi torinesi hanno partecipato al corteo No Tav, quelli regionali hanno aderito invece 237 Rep 12-12-05

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all’happening della Pellerina). A Ravenna il giorno prima un gruppo di Disobbedienti guidati da Luca Casarini ha occupato per circa due ore la sede della Cmc, la cooperativa che ha vinto l’appalto per la galleria di Venaus. Casarini ha ottenuto di par-lare con il presidente della Cmc, Matteucci: “è stato un dialogo tra sordi”, hanno ammesso ambedue al termine del confronto. Le distinzioni ed i dibattiti sul se e come tenere la manifesta-zione di fatto si dimostreranno superati dai fatti, in testa al cor-teo ci sono tredici sindaci della valle, nonostante l'indicazione contraria delle rispettive Comunità montane.

(Manifestazione a Torino 17 dicembre 2005)

Pochi osservatori analizzano questo aspetto che riteniamo in-vece importante. Il dibattito sulle modalità di organizzazione della manifestazione di fatto vedeva più posizioni, era la classi-ca cartina di tornasole per rendere evidente la consistenza delle diverse anime No Tav. Quale seguito avrebbe avuto il richiamo delle istituzioni locali rappresentate nelle posizioni dei due pre-

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sidenti di comunità montana, e quale seguito quella dell’area movimentista. Riteniamo significativo il fatto che alla fine 13 sindaci della valle (fra cui Bussoleno, Bruzolo, Chianocco, No-valesa, Mompantero, Giaglione, San Didero, Chiusa San Mi-chele, Vaie) siano in testa al corteo, evidentemente lì in quel corteo sta la forza dei No Tav e la sensazione è che alcuni sin-daci anche se fisicamente aprono il corteo di fatto lo seguono o lo inseguono.

(Beppe Grillo)

Le principali contestazioni238 sono per Bresso e Chiamparino: uno slogan: -Devasta le valli/saccheggia il cittadino/non è un black bloc/è Sergio Chiamparino-. Fo “avete insegnato all'Ita-lia la democrazia”, Grillo, definito dal settimanale americano Time uno degli -Eroi europei del 2005-: “Chiamparino? Ma come avete fatto a eleggere un sindaco così?. (L’interessato, informato, darà un risposta velenosa “Se alcuni partiti parteci-pano a manifestazioni per applaudire personaggi che esprimo- 238 Rep. 18-12-05

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no questi giudizi, forse è meglio che comincino a cercarsi un altro candidato a sindaco”). Ferrentino: “Non abbiamo paura di crescere. Siamo già oltre la Torino-Lione. Ora dobbiamo andare a raccontare all'Italia il senso della nostra lotta per un diverso modello di sviluppo”. Ferrentino annuncia anche che ha sentito Prodi e che in setti-mana dovrebbe svolgersi anche l’incontro degli amministratori valsusini con il candidato premier alla Fabbrica del programma dell'Unione, a Bologna.

(Mario Borghezio)

Tutto liscio quindi, come riconoscerà anche Pisanu ringrazian-do sia gli organizzatori che le forze dell’Ordine, ma non per Mario Borghezio che nel tardo pomeriggio va alla stazione di porta Nuova e sale sul treno per Novara affollato anche da nu-merosi No Tav dei centri sociali di Milano, Venezia ed altre cit-tà. Nonostante la scorta di due agenti della polizia ferroviaria in borghese, sino alla stazione di Chivasso, dove saliranno i cara-

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binieri, volano botte, spintoni e insulti. Risultato: per Mario Borghezio, frattura del setto nasale, una ferita agli occhi e alla mano destra: verrà operato al naso con prognosi di 35 giorni. Il centrodestra accuserà il centrosinistra di “imbarazzante silen-zio sulla vicenda” per la mancanza di “un’esplicita condanna dell’aggressione.

����� Il 19 dicembre a Parigi si riunisce la Cig, Conferenza Intergo-vernativa Italo-francese, per la Torino Lyon. In questa sede il direttore generale per l’energia e i trasporti della commissione europea Alain Baron conferma che la Torino Lione resterà fra le sei opere prioritarie europee, al di là delle sospensioni per manifestazioni olimpiche e No Tav. Lojola de Palacio invece nominerà una commissione di 5 esperti indipendenti due saran-no tecnici trasportistici-economici, uno si occuperà degli aspetti ambientali, due di quelli che riguardano l’impatto geologico e idrogeologico dell’opera per valutare l’impatto ambientale e i rischi connessi alla realizzazione dell’opera. Utilizzeranno i tempi della tregua olimpica, tre mesi, per redigere le loro osser-vazioni che saranno redatte per la Commissione UE ma poi tra-smesse anche a Regione ed enti locali. Il gruppo sarà guidato dal belga Raphael Zayat e sarà composto da Georges Browa-eys, Stephen, Slot Odgaard, Erik Bogh Lauritzen e Philippe Melen.239 Viene poi costituita in ambito Cig una sottocommissione che dovrà occuparsi di stabilire le prescrizioni e le tariffe per favo-rire, a opera conclusa, il trasferimento di una ampia quota di merci dal trasporto su gomma a quello ferroviario. Borioli assessore regionale ai trasporti afferma240 che “Certo i nostri colleghi francesi sono preoccupati per la situazione che 239 Sarà il noto rapporto Cowi anch’esso contestato dai No Tav di cui si trat-terà anche nel libro successivo di questa storia. 240 Rep. 20-12-05

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si è creata in Val Susa. E ci hanno chiesto chiarimenti. Ma si sono mostrati disponibili a darci un aiuto soprattutto sul piano dell’informazione e della comunicazione che qui in Italia, tutti hanno riconosciuto, è stata finora carente”, “per questo nei prossimi mesi, oltre a ciò che come Regione Piemonte stiamo già organizzando, nei prossimi mesi ci saranno anche incontri tra le amministrazione locali della Val Susa e quelle francesi della Maurienne che, al contrario delle nostre, sono in grandis-sima parte favorevoli all’opera”.

(20 dicembre 2005 - Inaugurazione Punto informativo sulla Tav a Porta

Nuova. Da sinistra in primo piano Moretti, Bresso, Borioli) Il 20 a Torino alla presenza fra l’altro dei vertici di Ltf, dell’Amministratore Delegato di Rfi Mauro Moretti e della Pre-sidente della Regione viene inaugurato nell’atrio della stazione di porta Nuova il primo punto informativo sulla Torino Lione, se ne prevede in seguito anche uno in Valle di Susa che però

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non verrà mai realizzato per la contrarietà dei No Tav che con-testano anche quello Torinese intervenendo all’inaugurazione con fischi alla Presidente. Molti nutrono preoccupazioni anche sugli stand torinesi che si teme che possano diventare bersaglio dei gruppi antagonisti. I sindaci della valle non invitati alla ce-rimonia per bocca di Ferrentino dichiarandolo “Il peggior atto di arroganza di Ltf non aver invitato alla presentazione gli amministratori della valle” ed impegnandosi ad “Aprire anche noi un punto informativo a Torino per spiegare le ragioni del no” Critica ingenerosa ad Ltf che come sempre si muove di concer-to con le istituzioni favorevoli all’opera. Nella stessa giornata, in piazza Castello si svolge un vertice italo-francese con Bres-so, Chiamparino e Campia ed i vertici della Regione Rhone-Alpes. Verrà avviato un lavoro che coinvolgendo le due Regio-ni, le Province, i dipartimenti e i Comuni di Torino, Lione e Chambery in collaborazione con la Conferenza delle Alpi fran-co-italiane riguarderà gli aspetti trasportistici e logistici e lo studio di regole che facciano passare le merci dalla gomma al ferro. I risultati saranno poi comunicati alla Conferenza inter-governativa. Nello stesso giorno a Chambery si riunisce l’Assemblea Gene-rale del Consiglio interregionale Sindacale che raggruppa le Organizzazioni Sindacali del Piemonte, Valle d’Aosta, arco Lemano e regione Rhone Alpes. Nel documento conclusivo241 si ribadisce la necessità di realizzare la Torino Lione, e si eviden-zia la necessità della concertazione con gli enti locali condan-nando l’uso della forza per sgombrare i manifestanti della Val-le. Il documento cita anche che saranno più di 10.000 i lavora-tori occupati sulla totalità del suo tracciato. Le cronache242 rife-riscono anche che il 21 dicembre si tiene un direttivo provincia- 241 Il testo completo è riportato nel sito dell’autore. 242 Rep. 22-12-2005

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le della Quercia che affronta due temi principali, la lista unica alle elezioni Torinesi e la Tav. Su questo secondo tema, tutti, anche Antonio Ferrentino presidente della Comunità montana Bassa Valle Susa e leader del movimento, che ha partecipato alla direzione, sono stati d’accordo nel sottolineare l'importanza del tavolo aperto con il governo a Roma. E la necessità di lavo-rare per riuscire ad aprire di nuovo il dialogo tra istituzioni, par-titi e popolazione della Val Susa. “A Roma si deve partire subi-to con il lavoro di verifica, senza preclusioni di temi e limita-zioni temporali. Ma alla fine sulle decisioni che si prenderanno nessuno deve avere diritto di veto” ha detto Chiamparino e Fer-rentino ha risposto di essere d'accordo.

����� Si conclude così il 2005. I No Tav organizzano un capodanno autogestito a Venaus. Non ci sono molti posti per dormire. “Chi viene dovrà cercare di arrangiarsi ed essere autonomo. Ognu-no porti qualcosa da condividere. Tassativamente vietato fre-gare la legna sul posto”. Dopo le prime raccomandazioni, se-gue quello che potrebbe essere considerato una specie di deca-logo del vero No Tav: “Chi vuole venire a Venaus deve impe-gnarsi ad avere il massimo rispetto per le cose e per la gente del posto. Deve impegnarsi a non fare casino, a non provocare la forza pubblica, a non cercare rogne che ce ne sono già tante. A divertirsi con serenità, ad essere disponibile a dare comun-que sempre una mano perché tutto vada per il meglio, sapendo che è tutto volontariato autogestito. A non aspettarsi la luna: la festa la inventiamo noi, tutti insieme, rispettando le diversità ed i gusti di tutti. Deve impegnarsi a contribuire anche finanzia-riamente alle spese. A non esagerare con i botti: è meglio un mostruoso -a sarà dura- che dieci petardi. A tenere gli occhi bene aperti, a isolare i provocatori: i favorevoli al tav cercano sempre l’occasione per sputtanarci e per metterci in cattiva lu-ce”.

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Antonio, Ferrentino, scrive una lettera all’Assessore ai Traspor-ti della Regione Piemonte e ai responsabili di Trenitalia: “Negli ultimi giorni il servizio ferroviario regionale sulla tratta Tori-no-Bardonecchia ha raggiunto condizioni inaccettabili. Molti treni soppressi per studenti e lavoratori senza alcun preavviso, ritardi ormai generalizzati, materiale rotabile inadeguato, con-dizioni non più sopportabili dai pendolari. Questo stato di cose per noi è particolarmente inaccettabile, perché fino a pochi mesi fa era in corso un tavolo di confronto con Trenitalia, che aveva promesso un lavoro proficuo con rispetto reciproco. Ora chiediamo urgentemente un incontro, altrimenti saremo co-stretti a mettere in campo azioni eclatanti per richiamare l’at-tenzione”.

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2006 Gennaio

Eventi salienti Sabato 7- Prima manifestazione No Tav in Francia Mercoledì 11 – Anticipazioni sui risultati del sondaggio del Seghino Giovedì 12, venerdì 13 - Missione in valle di Susa dell’eurodeputato Paolo Costa per conto della Commissione Ue

Introduzione Tre elementi caratterizzeranno per le vicende Tav il nuovo an-no: - le Olimpiadi invernali Torino 2006 - le elezioni politiche del 9 e 10 aprile - l’avvio delle attività dell’Osservatorio Valle di Susa Ma andiamo per ordine. Anno nuovo, lotta vecchia L’anno nuovo non inizia benissimo per i No Tav, il 7 gennaio si terrà la prima manifestazione contro la Tav in Francia per la precisione a Chambery, il corteo autorizzato dal prefetto della Savoia partirà verso le 14 dalla piazza antistante il palazzo di giustizia. Grande impegno dei numerosi comitati No Tav italia-ni e dei sindaci, la voce dei contrari alla manifestazione è rap-presentata dal presidente della comunità Montana alta valle di Susa: Carena “non è più il momento di protestare, bisogna tro-vare una soluzione al problema”. Così 4.000 valsusini arrivati con 58 pullman ma solo qualche centinaio di francesi attraversano il tranquillo centro della Sa-voia. Gli slogan No Tav tradotti in francese assumono un sapo-re strano: il -sarà dura- diventa -ce sera dur-, anche gli altri slo-

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gan scritti e gridati come: -la Tav ne passera pas- e - Logique de profit logique de mort- sembrano meno convincenti.

(7 gennaio 2006 - Corteo No Tav a Chambery)

Un solo sindaco francese sfilerà l'indipendente Daniel Dufre-ney, di La Chambre un paesino di 2 mila abitanti, assenti anche i sindaci francesi che avevano partecipato a Torino alla manife-stazione del 17 dicembre, presenti invece quattordici sindaci o amministratori della valle di Susa: Almese, Villardora, Vaie, Borgone, San Didero, Bruzolo, Chianocco, Condove, Bussole-no, San Giorio, Novalesa , presenti e attivi come sempre con volantini e slogan i ragazzi di Askatasuna. I commenti dei par-tecipanti sono dettati dalla consapevolezza che la Francia ed ei francesi non sono l’Italia e gli Italiani. Luigi Casel: “Sapevamo che sarebbe andata così. Non siamo delusi. Questa era un'ini-ziativa d’appoggio alla loro protesta”, per Lele Rizzo di Aska-tasuna il significato dell’iniziativa era quello di: “Smuoviamo le

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acque francesi”. Simona Pognant di Borgone sembra dire che è stato quasi un dovere: “Sono venuti a Bussoleno il tre di gennaio, ci hanno chiesto di aiutarli a portare il messaggio anche in Francia do-ve ci sono state pressioni forti a favore dell’alta velocità”.

����� Mentre i sindaci attendono le convocazioni di Roma del tavolo di Palazzo Chigi e quelle di Prodi alla “Fabbrica” del pro-gramma dell’Unione, l’11 gennaio vengono rese note alcune anticipazioni sui risultati dell’unico sondaggio portato a termine in località Seghino di Mompantero e oggetto delle note manife-stazioni di ottobre. Il sondaggio è stato ubicato proprio sopra la galleria del Gravio, un tunnel di 12 chilometri prevista sotto le montagne fra Susa e Bussoleno . Il sito del sondaggio era uno di quelli individuati proprio in ambito di Commissione Rivalta di cui facevano parte i tecnici dei comuni della valle. Il carotaggio profondo 452,30 metri non evidenzierà presenze di pietre verdi o amianto. La presentazione formale dei risultati avverrà in seguito e sarà, ovviamente, oggetto di contestazioni da parte dei No Tav che ritenevano non fosse quello il punto del tracciato dove maggio-re è il rischio di rinvenire amianto. Il Ministero replicava che “quei siti di sondaggio erano stati indicati proprio dai tecnici dei comuni della valle”243. I dati verranno presentati dall’Arpa Piemonte il 22 marzo244 in una conferenza stampa, le carote prelevate sono state analizzate dai tecnici di Ltf “sotto il conti-nuo controllo dei tecnici dell’Arpa”. Gli scavi hanno trovato “sottili intercalazioni di metabasiti, cloritoscisti e serpentiniti”, materiali in cui è possibile trovare amianto. Ma solo come “sot-tili intercalazioni”. E i successivi accurati esami di approfon-dimento fatti su campioni scelti non a caso, ma in base “a evi- 243 Rep. 11-1-06 244 Rep. 23-3-06

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denze geologiche” e su materiali prelevati a diverse altezze hanno dato risultati assolutamente negativi: l’amianto non c’è. Quanto alla presenza di materiali radioattivi le analisi sono state effettuati dal Centro regionale per le radiazioni ionizzanti. E di uranio in particolare, la presenza è stata rilevata: ma i valori che variano da 3 a 36,9 bequerel al kilogrammo a seconda della profondità cui il materiale esaminato è stato prelevato, sono tut-ti entro la media della crosta terrestre (tra i 12 e i 40 bequerel a kg). Insomma spiega l’Arpa: “i valori di radioattività riscon-trati sono nella media naturale, rientrano nei limiti di legge e non pregiudicano quindi l'eventuale utilizzo di questi materiali in campo edilizio”. In seguito RC contesterà che -gli esami sul materiale estratto con il carotaggio di Mompantero sono stati realizzati su una minima parte del terreno, scegliendo solo quattro 'carote' su un centinaio-. Verrà presentato anche un esposto alla magistratura da parte dell’Eurodeputato Vittorio Agnoletto in cui fra l’altro si affer-ma: ��������� E’ opportuno, preliminarmente, precisare che non si intende as-solutamente contestare la correttezza delle indagini di laborato-rio effettuate dall’ARPA (doc. n. 2) che paiono, intrinsecamen-te, del tutto convincenti, ma, piuttosto, sottoporre all’attenzione di questa Procura il fatto che le metodologie utilizzate, così come descritte nei documenti prodotti, paiono, da un lato, aver visto, nella conduzione dell’indagine, un ruolo preponderante di un soggetto privato (LTF) economicamente fortemente interes-sato ai risultati poi contenuti nella relazione a firma D. D.245, e, dall’altro, e conseguentemente, una assoluta soggettività delle

245 Il testo completo dell’esposto è riportato sul sito. Le sottolineature sono riportate nel testo dell’esposto. Si sono qui riportate solo le iniziali D.D. del relatore che nell’esposto figurano per esteso.

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conclusioni raggiunte. ���������

Ci limitiamo a segnalare che in tutte le opere anche quelle più piccole come la realizzazione di edifici per civile abitazione, è compito di chi presenta le richieste di autorizzazione far svolge-re le eventuali indagini geologiche, che sono sempre sottoscritte da soggetti abilitati e che pertanto rispondono anche penalmen-te in prima persona di ciò che fanno, scrivono e depositano agli atti. In questo contesto si è aggiunta, a maggior garanzia, la su-pervisione dell’Arpa che in tutte gli altri progetti a livello na-zionale interviene in sede di valutazione dei risultati raccolti nelle relazioni geologiche costituenti parte integrante della do-cumentazione di progetto. Né risulta che in qualche stato al mondo siano organi pubblici che svolgono le indagini previste per legge per la realizzazione di un opera.

����� L’11 gennaio viene segnalato anche un lieve terremoto magni-tudo 2,6 scala Richter in Valle di Susa con epicentro presso l’abbazia di Novalesa, fortunatamente non vengono segnalati danni a persone o cose

����� Il 12 e il 13 gennaio l’europarlamentare Paolo Costa è in mis-sione con una delegazione UE per conto della Commissione trasporti di Bruxelles in Valle di Susa e a Torino. Oltre ai can-tieri delle discenderie francesi incontra i rappresentanti dei Comitati No Tav e il sindaco di Venaus Nilo Durbiano, i presi-denti delle due Comunità Montane, poi Bresso, Chiamparino, Borioli, Campia, Masera, le sue osservazioni così come riporta-te dalla stampa sono : “La situazione in Val di Susa si è incan-crenita. Ed è indubbio che se in Francia i risultati sono quelli attuali e oltre confine siamo ancora a questo livello di conflit-tualità, il dialogo è stato molto deficitario. Detto ciò, siamo pronti a discutere del –come-, non del -se-”, “è significativo che in valle di Susa il movimento sia No Tav, quando invece do-

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vrebbe al massimo chiamarsi No Ten, in opposizione al proget-to e non all'alta velocità”. Al sindaco di Venaus fa presente che è criticabile la posizione del movimento e dei sindaci che si so-no opposti anche ai sondaggi. La loro posizione in questo non è coerente. La commissione presieduta dal parlamentare Paolo Costa illustrerà nei giorni successivi le proprie conclusioni a fronte dei sopralluoghi effettuati sia sul versante francese che su quello italiano.

(Paolo Costa)

Dovrà essere chiarito ogni dubbio sui rischi per la salute me-diante gli opportuni sondaggi, si dovrà disporre al più presto dei risultati della valutazione d'impatto ambientale a Venaus ed in-fine dovranno essere analizzare le condizioni giuridiche per fa-vorire lo spostamento delle merci dalla gomma a ferrovia. Al-l'interno della commissione, la posizione del Verde tedesco Mi-chael Cramer si differenzia però in modo netto. Mentre Costa ribadisce che non è in discussione il –se- del progetto, Cramer spinge per soluzioni alternative che sposano le tesi dei No Tav: “Se ci fossero più soldi potrei essere d’accordo, ma con la si-tuazione attuale sono per il potenziamento della linea esisten-te”. Più radicale Alberto Perino: "Di qui non passeranno mai. Se ci sono cento milioni di persone che vogliono la Tav noi siamo in

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30.000 che non la vogliamo. Per fare i lavori dovranno arrestarci tutti".

����� Rfi, dopo aver ottenuto l’approvazione al Cipe del progetto pre-liminare della Gronda di Torino246, tenta di procedere con la re-alizzazione del progetto definitivo. Per far ciò è necessario però disporre di quei sondaggi che nella tratta di competenza, fra Settimo e Bruzolo non sono mai stati realizzati per l’opposizione dei No Tav. Così Ezio Facchin il direttore di Rfi responsabile del progetto della Gronda comunica che nella pri-mavera si intenderebbe procedere all’avvio dei sondaggi nel monte Musinè. Queste attività verrebbero affidate al CNR ossia al Centro Nazionale delle Ricerche, un istituto ed una istituzio-ne certamente di prestigio ed al di sopra della parti. Ma l’evoluzione della vicenda farà cadere la proposta e i sondaggi non verranno fatti. Anzi possiamo già anticipare che anche il progetto approvato verrà cassato.

����� Il dipanarsi delle vicende e delle iniziative piemontesi pro o contro la Tav così come rappresentate dagli organi di informa-zione creano inevitabilmente nell’opinione pubblica un clima di favore o contrarietà più o meno pregiudiziali all’opera. Gli atto-ri dei due schieramenti ne sono perfettamente coscienti e rispet-to al passato sono certamente molto più attenti agli aspetti della comunicazione. Vi sono però spesso notizia che trascendono la sfera di gestione diretta della comunicazione e che finiscono i-nevitabilmente per proiettare i loro riflessi sull’opinione pub-blica. E’ il caso dei processi in corso per la costruzione della Tav nel Mugello in Toscana in cui nel processo, iniziato nel novembre 2004 davanti al giudice Alessandro Nencini, sono imputate 59 persone - fra cui 16 collegate a Cavet, il consorzio di imprese che ha avuto in appalto l’opera - accusate a vario ti- 246 Seduta Cipe del 3 agosto 2005

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tolo di danni ambientali in Mugello (come l’inquinamento o il disseccamento di fonti d’acqua) causati dai cantieri Tav fra Fi-renze e Bologna, e di violazioni della normativa sullo smalti-mento dei rifiuti. I capi di imputazione sono circa 150. Così come l’incidente ferroviario a Susa alle 17,40 del 16 gennaio, in cui perde la vita una signora e resta gravemente ferito il fi-glio entrambe travolti dal treno a bordo della loro Panda ad un passaggio a livello che non si chiude. Inevitabile che qualcuno pensi e dica: “Anche un incompetente capisce a prima vista che quei macchinari sono decrepiti. Vogliono fare treni per andare a trecento all’ora, ma non sanno far viaggiare i locali fra Susa e Bussoleno”.

����� Prima di passare ad esaminare l’altro avvenimento importante del 2006 che ha notevoli implicazioni con la Tav: I giochi o-limpici invernali Torino 2006 (l’altra questione importantissi-ma: l’avvio dell’Osservatorio di Virano verrà trattata nel suc-cessivo libro fermandoci i questo alla sua costituzione), dedi-chiamo alcune pagine all’esame delle posizioni assunte… dalla chiesa. Paragrafo importante in quanto in Valle di Susa diver-samente da tute le altre contestazioni di infrastruttura in Italia (e crediamo nel mondo) si assiste ad una massiccia presenza delle parrocchie locali. Una caratteristica della lotta contro la Tav in Valle di Susa è in-fatti la spaccatura avvenuta fra centro e periferia di gran parte delle istituzioni sociali: sindacati, partiti e persino… chiesa. Mentre delle prime due si è dato un cenno nelle pagine prece-denti di questo libro, poco si è detto di quest’ultima. Le posizioni della Chiesa Sulle vicende Tav le gerarchie ecclesiastiche assumono posi-zioni diverse rispetto ai parroci della Valle. Le prime si aster-ranno prima e si esprimeranno a favore, poi, i secondi saranno

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in prima fila con i No Tav contro la realizzazione della linea. E’ utile vedere le argomentazioni delle parti. A poco sono serviti gli appelli del vescovo di Susa, Alfonso Badini-Confalonieri che ha provato a proporre una terza via fra il sì e il no Tav ai suoi fedeli, invitando tutti a superare l'oppo-sizione al treno cercando la strada del dialogo, e nemmeno i ri-chiami del Cardinale Arcivescovo di Torino Poletto a non farsi strumentalizzare, inducono alla cautela: vox clamans in deserto, come si dice nelle sacre Scritture.

(Vescovo Badini-Confalonieri)

I parroci hanno continuato imperterriti a partecipare sempre numerosi alle manifestazioni No Tav, partecipazioni convinte a sostegno del movimento. Fra questi don Fiorentino Vai, parroco di Sauze d'Oulx, che nelle sue omelie ha inveito contro la Tav invocando la Bibbia: “Nel primo libro della Genesi si legge -abiterai la terra, la cu-stodirai e la migliorerai-. Ecco, noi la terra della Val Susa dobbiamo conservarla, non devastarla”. Ed ecco le motivazioni di don Gian Piero Piardi, parroco di Sant'Evasio a Susa e di Moncenisio “La nostra non è una posi-zione politica. Noi preti stiamo con la gente perché vediamo che i nostri parrocchiani stanno soffrendo. E che la loro de-nuncia, come quella dei sindaci o dei 114 medici di base, è sa-

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crosanta”247. Un altro sacerdote fortemente impegnato contro la Tav è don Pier Luigi Cordola, parroco a Bussoleno e Foresto diventato famoso per un episodio riportato dai giornali: mercoledì 3 no-vembre 2005248, alla sera, al culmine dell'assemblea che stava decidendo lo sciopero generale del giorno 16 successivo, venne chiamato sul palco a gran voce.

(Don Gian Piero Piardi)

E lui, impugnato il microfono, rivolgendosi al suo ex chieri-chetto diventato sindacalista della Cgil chiede: “Ti ho insegnato tante cose Gianni, ora tu devi insegnarmi a scioperare perché non l'ho mai fatto...” parole che naturalmente hanno infiamma-to gli animi dei presenti e sollevato un’ovazione di consenso. Aveva iniziato dichiarando di voler stare vicino alla gente “per difendere la dignità dell’uomo”, e in occasione della manifesta-zione/sciopero del 16 novembre 2005 sarà in prima fila contro la Tav “Per essere con i miei parrocchiani quando blocche-ranno la valle il 16 novembre con lo sciopero generale. In vita mia non ho mai scioperato. Il mio datore di lavoro è in alto nei cieli ma è comprensivo. Però questo progetto dell'Alta Velocità è un atto inumano, che non tiene conto della vita della persone. 247 Rep.14-7-05 248 Rep. 4-11-05

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Quindi voglio essere con i miei compaesani il giorno dello sciopero…”. Evidentemente Don Cordola non la pensava come Don Camillo nel famoso film -don Camillo Monsignore… ma non troppo- in cui quando lo –Smilzo- militante Pci, vuole affiggere il cartello che proclama lo sciopero generale sulla porta della Chiesa, lo apostrofa dicendogli: “che cos’è questo schifo?” risposta “an-che la chiesa è un esercizio pubblico…”.

(dal film: Don Camillo Monsignore… ma non troppo)

Al che Don Camillo, dopo aver tirato il cappello sugli occhi al-lo Smilzo ed avergli elargito un calcio nel sedere lo allontana dicendogli: “d’ora in poi potrai parlare di oscurantismo cleri-cale”; ma questo succedeva nella bassa padana a Brescello nel 1961 (data di uscita del film) a Bussoleno evidentemente sono più progressisti di Don Camillo Comunque Don Cordola si dirà soddisfatto nella manifestazio-ne/sciopero del 16 per “una giornata trascorsa nel segno del-l'unità, con una grande partecipazione per dire che il prezzo di questo progresso è forse troppo alto”249

249 Rep. 17-11-05

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Non perde nemmeno l’occasione con gli altri parroci della valle per organizzato veglie di preghiera, contro la Tav naturalmen-te.250 Vogliamo spendere ancora qualche riga sul monsignore Cordo-la riportando la descrizione del personaggio fatta su un articolo de La Repubblica del 4 novembre 2005 a firma Meo Ponte. ��������� Monsignor Pierluigi è nato Condove, nella valle di mezzo, nel 1940, è il decimo dei dodici figli di un impiegato e di una con-tadina. E' stato ordinato prete nel 1964. “Ma sono rimasto un figlio della terra, quando posso corro nei campi come i miei fra-telli e come faceva mia madre” dice.

(Don Pier Luigi Cordola)

Non ha mai lasciato la Val Susa: è stato parroco a Oulx, prevo-sto a Sant'Antonino e da diciotto anni regge come arciprete le parrocchie di Bussoleno e Foresto. “Ed è stato proprio esami-nando la parte del progetto dell’Alta velocità che riguardava i terreni parrocchiali di Foresto che ho capito che si trattava di un'opera scellerata” - ricorda – “E' successo tre anni fa. Preve-devano di fare una galleria, -finestra- la chiamavano, nella

250 Rep. 13-11-05

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montagna. A Foresto quando il vento del Moncenisio prende forza già ora non si può uscire di casa. Come si poteva concepi-re un cantiere di grandi dimensioni in quella situazione?”. Da tre anni quindi monsignor Pierluigi Cordola è in prima fila nella protesta contro la Tav. Ha partecipato ai presidi, era a Mompantero lunedì a bloccare polizia e carabinieri diretti ai siti e ora vuole imparare a scioperare. Un comportamento che ha fatto storcere il naso alla Curia torinese e che gli ha guadagnato una convocazione d'urgenza dal vescovo di Susa. “E' successo a giugno dopo che avevo partecipato al presidio di Bruzolo - rac-conta - Tutti chiedevano una parola alla Chiesa, io dissi che forse il cardinale e il vescovo dovevano venire in Val di Susa per vedere con i loro stessi occhi. Il giorno dopo mi ha convo-cato il vescovo, dicendomi che non dovevo farmi strumentaliz-zare. Ho risposto che in strada c'era la mia gente e non capivo chi potesse usarmi come strumento...”. Capace di salire sino al-la vetta del Rocciamelone, quota 3.538, per celebrare un ma-trimonio don Pierluigi non ha esitato neanche lunedì. “Ero a Mompantero. C'erano anche don Herman251, il parroco di Ma-thie e don Gianluca, il prevosto di San Giorio” ammette, “Non mi è piaciuto quel gesto, di polizia e carabinieri, di salire ai siti dopo che la gente aveva resistito in una protesta civile per l'in-tera giornata. Sull'Alta Velocità c’è poco da discutere: la costi-tuzione italiana garantisce la salute ai cittadini, questo progetto no. Per questo lo definisco inumano...” . 252

��������� Parole che denotano una certa sicurezza (o sicumera?), che non lascerebbero immaginare ripensamenti, invece trascorrerà del tempo e il 15 giugno 2007 sollecitato nuovamente sulla Tav di-chiarerà253 “Devo documentarmi. Ultimamente sono stato im-

251 Probabilmente don Erman Lorenzin 252 Rep. 4-11-05 253 Rep. 15-6-07

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pegnato su altre vicende, devo capire bene cosa sta succedendo e non mi sembra un compito facile”, e sui rimproveri del cardi-nal Poletto afferma “Sì, in quei giorni ci eravamo parlati. Ma sono un uomo libero e se adesso non prendo posizione non è perché temo di essere redarguito da chicchessia, ma soltanto perché sinceramente non capisco a che punto siamo arrivati. Voglio leggere e confrontarmi, poi dirò quello che penso”.

(Don Erman Lorenzin)

Una riflessione ci corre l’obbligo di fare: dopo aver dichiarato di aver letto i progetti, dopo aver imparato a scioperare contro la Tav, aver fatto manifestazioni, serate di preghiera, espresso giudizi tecnici sull’opera per anni, dichiara di doversi documen-tare? Scusi, don Cordola, ma non ci poteva pensare prima?

����� Un altro esempio di militanza No Tav è il citato don Ettore de Faveri direttore del settimanale diocesano La Valsusa, ripor-tiamo alcuni stralci di una sua intervista rilasciata a Paolo Ran-do per rivista Missioni della Consolata nel gennaio 2005254. ��������� “Ci dicono che la chiesa non deve dare soluzioni tecniche. È ovvio. Ma esiste una premessa a tutto il discorso: la relazione degli uomini con il Creato e quindi con Dio, ripeto l’Uomo e il

254 Riportiamo l’intera intervista sul sito dell’autore

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Creato hanno la stessa origine. Il Creato esce dalla mano, dal cuore, dal pensiero di Dio. Non possiamo farne quello che vo-gliamo secondo logiche economicistiche di sviluppo, di cresci-ta…”. L’emergenza ambientale è planetaria. Sarebbe meravi-glioso, un miracolo forse, se nascesse proprio un movimento planetario di difesa del creato. Potrebbe nascere un movimento di unificazione delle fedi religiose intorno al concetto di difesa del Creato? Tutti viviamo sulla stessa Madre terra. A tutti è sta-to dato il giardino dell’Eden. “Non conosco bene la teologia su questo punto. Ma, come diceva lei, tutti viviamo sulla Madre Terra e da questo punto di vista tutti quelli che hanno questo ri-ferimento possono ritrovarsi uniti e anche portare un contributo che supera le altre divisioni. Tutti siamo in una relazione fon-damentale con Dio, ma non sulle nuvole. Qui, sulla Terra. Il Dio in cui crediamo, che veneriamo è il Dio che testimoniamo vivendo nella casa in cui ci ha posti. E noi la stiamo rovinan-do”.

(Don Ettore de Faveri)

Don Ettore, non è che qui c’è la mano dell’Antagonista, di Sa-tana? “La tentazione di inseguire il progresso a ogni costo è si-curamente una tentazione di Satana: il mito della crescita infini-ta, l’idolo del denaro… E si rende un luogo invivibile, gli abi-tanti infelici… Bisogna fare una premessa grande sulla crescita

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sostenibile, sul vero sviluppo prima di parlare di progetti tecni-ci, ci vorrebbe una politica coraggiosa”. Anche la chiesa do-vrebbe essere coraggiosa. Invece, il nostro vescovo, il nostro cardinale si astengono... “Forse dovremmo aiutarli. Anche con Missioni Consolata, la vostra rivista. La chiesa piemontese po-trebbe dare un contributo alla discussione sui temi che ci appar-tengono, la vita, il bene. Che non si pensi che c’è un -silenzio-assenso- della chiesa. La chiesa deve stare con il suo popolo, con i suoi poveri. E questi sono poveri, perché non hanno il po-tere”. Una cosa bella, che dà molta fiducia ai valsusini è proprio ve-dere i suoi sacerdoti alle marce, che si esprimono. È incorag-giante. Il pastore si occupa del gregge. Questo progetto è talmente de-vastante che porterà anche dei danni psicologici alle persone. La perdita del senso del futuro. La speranza. Non avere speran-za nel futuro, è mortale. (…) “Sì. Questa gente ama la vita. È un popolo profondamente in-formato e non è affatto vero che è plagiato o strumentalizzato. Dal popolo viene un messaggio forte. E la chiesa deve sostene-re questo messaggio. Coltivare spazi di riflessione. Dare spazio alla gente che non può più esprimersi se non con la protesta. Raccogliamo la loro sofferenza, i loro pensieri. E coltiviamo la virtù della speranza”.

��������� Ovviamente anche sul settimanale diocesano la Valsusa in oc-casione della manifestazione del 16 novembre, sulla prima pa-gina il direttore, don Ettore De Faveri, interviene con un edito-riale dal titolo: - Le ragioni del no al Tav -.255

255 Rep. 8-11-2005

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(La Valsusa 30 giugno 2005)

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����� Anche alla manifestazione del 4 giugno c'erano 15 sacerdoti in clergyman. Fra questi, don Gianluca Popolla, nipote di quel prete-partigiano, don Foglia che, nel dicembre del '43 fece saltare in aria il viadotto dell’Arnodera per sabotare i tedeschi interrom-pendo la Torino Modane. Ma che c'entra il Vangelo con il No alla Tav? “Come sacerdote - ha spiegato don Popolla – mi pre-occupo che in valle prevalga il dialogo . Come cittadino, dico no a un'opera troppo grossa”. Anche Don Luigi Ciotti con le associazioni Libera e il Gruppo Abele sono scesi in campo a sostegno della causa del movimen-to No Tav e se qualcuno fa rilevare che non vi è nesso fa lotta alle droghe e Tav ecco la risposta di Don Ciotti: ”Ci siamo do-cumentati, abbiamo studiato la questione, parlato con gli e-sperti, come ha diritto di fare qualsiasi cittadino. Io credo che il grido che viene da migliaia di persone debba essere ascolta-to. Troviamo il modo di incontrarci. Credo anche che la rispo-sta non possa essere che la macchina intanto debba andare a-vanti. Comunque. Non è questa la modalità giusta, blitz e tri-velle di notte, offese alla gente, toni che non rispettano la digni-tà delle persone”. Dicono che Libera si occupa di lotta alla mafia. Perché dovrebbe adesso occuparsi di alta velocità? “Libera è presente in valle, ci siamo con la Città di San Francesco. Il Gruppo Abele lavora e opera a Torino da quarant’anni. Nelle scuole di quella valle siamo stati, conosciamo bene associazio-ni e persone. Perché non possiamo esprimere un'opinione? Non è che quando fa comodo ci dobbiamo essere e quando diventa più scomodo dovremmo tacere. Anche il silenzio può farsi complice. Intervenire significa pure condividere le responsabi-lità”. Lei allo sciopero di mercoledì sarà presente? “Non potrò esser-

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ci perché sono impegnato a Bolzano, ma ci sarà Libera, ci sarà il Gruppo Abele. Ci saremo”256

(Don Luigi Ciotti)

������

Padre Giuseppe Giunti, francescano minore di Susa, alla mani-festazione del 16 novembre 2005 camminava con la sua tonaca in mezzo al corteo. Confessa: “Avevo promesso a mia madre di non manifestare più. Lo facevo da giovane, quando studiavo a Roma, ma avevo smesso da molti anni. Oggi ho trasgredito». Ha trasgredito in tonaca “perché ci fossero state tensioni avrei potuto fare da paciere”257. Ha trasgredito perché “in questa vi-cenda bisogna riportare al centro le persone. E’ dalle persone che è necessario partire per costruire. Lo diceva Papa Giovan-ni Paolo II: dopo l’Europa del mercato bisogna realizzare l’Europa dei valori. Ripartire dalle persone della Val di Susa è, in fondo, la sfida della politica. Che al corteo di ieri ha vinto la

256 Rep. 13-11-05 257 E’ la stessa giustificazione data da Vallero in consiglio provinciale

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prima battaglia e ora deve affrontare il nodo più difficile.”258 �����

E’ quantomeno originale leggere nella delibera assunta nel con-siglio comunale convocato il 27 giugno 2005 a Bruzolo che fra l’altro sono presenti: il parroco di Bussoleno don Pierluigi Cor-dola, il parroco di Sauze d’Oulx don Fiorentino Vair, il parroco di Sant’Evasio Don Giuseppe Piardi, il frate francescano padre Giunti Beppe, il parroco di S. Giorio don Gianluca Popolla, il parroco di Mattie Don Erman Lorenzin il quale recita il rosario davanti all’immagine della Madonna del Rocciamelone. Ma il dibattito sulla Tav259 si arricchisce anche di altre iniziati-ve. A proporla sono i frati minori conventuali del convento di San Francesco di Susa. Nell’appuntamento del 22 luglio 2005 presso il Salone Monsignor Rosaz in via Madonna delle Grazie a Susa, i frati hanno proposto una serata dibattito dal titolo “Laudato sii, Mì Signore, per nostra Madre Terra. Responsabi-lità di fronte al creato e trasformazione del territorio”.

����� Ovviamente per chi non si schiera l’accusa è quella di essere dei Ponzio Pilato come nella manifestazione in occasione dello sciopero generale del 16 novembre 2005 in cui uno degli slogan recitava: “Si alla chiesa dei profeti, no alla chiesa di Pilato”. In quello slogan il riferimento al Vescovo di Susa ed al Cardi-nale arcivescovo di Torino è evidente. La loro posizione sulla Tav lungi dall’esser pilatesca, è in verità le più sensata, raziona-le e logica, ed è stata ribadita in più occasioni. Ecco come il cardinale risponde a un giornalista che gli chiede (siamo nel novembre 2005) cosa pensa della guerra che si sta combattendo in valle di Susa “Un argomento troppo tecnico in cui non mi sento di avventurarmi”.260 Posizione ribadita e sviluppata in

258 Rep. 17-11-2005 259 Rep. 22-7-05 260 Rep. 2-11-05

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un’altra intervista dello stesso periodo - Il compito di decidere se una grande opera è utile o dannosa “spetta ai tecnici e non ai vescovi o ai sacerdoti”. Il cardinale Severino Poletto rispon-de così alle domande sull’Alta velocità in Val Susa. L’arcive-scovo di Torino spiega che “i sacerdoti non devono fare i tutto-logi. Decidere se una fabbrica inquina il Po oppure no è un in-terrogativo che devono sciogliere gli esperti”. Poletto precisa che “la Chiesa è sempre a difesa dell'ambiente e della vita”, ma aggiunge di non sapere “se la Tav è realmente dannosa”. 261

(Cardinal Severino Poletto)

Ancora più esplicita la posizione espressa in una intervista rila-sciata il 7 dicembre262; prudente e attento, come ha detto più 261 Rep. 13-11-05 262 Rep. 8-12-05

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volte, a “non farmi etichettare con una delle parti in campo”, il cardinale di Torino Severino Poletto rompe il riserbo che si era imposto sulla vicenda del Tav: “Sarebbe opportuno che le due parti facessero un passo indietro per riprendere il dialogo. E che sia l'Unione Europea a garantire una mediazione super partes263”. L'intervento del cardinale di Torino è giunto alla vi-gilia del corteo No Tav che l’8 cercherà di raggiungere il sito di Venaus. “Premetto che non intendo entrare nel merito sulla opportunità o meno dell’opera, sui suoi rischi e sui vantaggi - aveva scritto Poletto in un comunicato ufficiale - ma sento il dovere di segnalare i rischi sociali che stiamo correndo tutti. Il mio è un intervento di metodo. Ho l'impressione che si stiano radicalizzando le posizioni e che ognuno difenda in modo trop-po rigido la 'sua verità' . Il muro contro muro non porta da nessuna parte”. Molti auspicano la ripresa delle trattative e l’arcivescovo si muove nella stessa direzione: ”Io ho una responsabilità pasto-rale nei confronti di ogni persona - scrive - e il mio appello è che tutti sentano l’urgenza di fare con onestà un passo indietro per decidere di incontrarsi, valutando insieme, senza pregiudi-zi, i pareri dei tecnici, dialogando con le popolazioni della Val di Susa e offrendo informazioni veritiere. Questa è l'unica con-dizione perché emerga la verità sui vantaggi e sui rischi di que-sta opera”. Attore principale di questa strategia della riconci-liazione potrebbe essere Bruxelles: “Penso che un'iniziativa dell’Unione Europea con l’offerta di una mediazione super partes potrebbe essere uno strumento efficace”, dice Poletto, auspicando “come ha già detto il mio confratello vescovo di Su-sa, che ci si prepari a un Natale senza le attuali tensioni”. L’ultimo riferimento del cardinale è al rischio che lo scontro di oggi danneggi le Olimpiadi di febbraio: “Le Olimpiadi saran- 263 Questo fu effettivamente fatto con l’intervento dell’allora coordinatrice europea Lojola de Palacio

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no un evento che metterà davanti al mondo non solo Torino e l'Italia ma soprattutto la Val di Susa. è necessario stemperare il clima pesante di questi giorni per arrivare a un appuntamento tanto importante con ritrovata serenità. Anche per questo au-spico che si trovi da parte di ciascuno la forza di imboccare la strada per la soluzione più giusta, più vera e più utile per tut-ti”. 264 Una posizione certamente diversa da quella assunta dai parroci della Valle Susa. Stessa posizione di buon senso viene espressa dal Vescovo di Susa Alfonso Badini Confalonieri in una inter-vista ad Avvenire: “La Chiesa non ha il compito di schierarsi con una parte o con l'altra essa sta sopra le parti e non può che raccomandare che i progetti siano per il bene di tutti e sempre rispettosi della salute delle persone”265 Successivamente la posizione del cardinale muterà ulteriormen-te a favore dell’opera come si evince in un intervento del 2009266 in occasione di un convegno alla presenza di numerosi amministratori. Quando l’assessore regionale Daniele Borioli va al microfono, e specifica di essere -responsabile dei trasporti in Piemonte- Poletto lo interrompe: “Ecco, mi dica, quando farete la Torino-Lione? Perché avete perso tanto tempo?”. Una presa di posi-zione forte e inedita: “Io non credo che certe posizioni ideolo-giche possano bloccare un'opera che è essenziale per il nostro territorio. Senza quella ferrovia rischiamo di finire nel terzo mondo. E se i francesi l'hanno approvata non saranno mica matti no?”. Eppure non tutta la chiesa la pensa allo stesso modo e dalla prima fila Chiamparino commenta: “Queste cose sareb-be utile spiegarle ai parroci valsusini” Il cardinale non si sot-trae alla questione anche se, formalmente, la competenza è del 264 Rep. 8-12-05 265 Rep. 16-11-05 266 Rep. 18-11-09

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vescovo di Susa: “Credo che i parroci debbano non solo rap-presentare il sentire della comunità dei fedeli ma anche edu-carla”. Dal microfono una posizione diversa giunge da un am-ministratore di Avigliana che ricorda al cardinale “la scelta del-le amministrazioni valsusine di presentare un progetto, il Fa-re267, che cerca di migliorare la situazione dei trasporti senza sprechi e rischi per la salute”. Risponde il Cardinale “Quando io dico che bisogna fare in fretta non dico che si debba saltare a piè pari la discussione sulla salute e sui costi”. Al termine dell’incontro il cardinale preciserà: “Ho espresso il mio parere parlando come cittadino e non come arcivescovo”. Ovviamente raccoglierà il plauso del Pd e, per il Pdl, di Enzo Ghigo.

����� Fa specie costatare la superficialità dei parroci valsusini che non si rendono conto come certe prese di posizione finiscono per assumere il tono di una condanna alle centinaia di tecnici, funzionari, politici che per anni all’interno di istituzioni pubbli-che e di aziende private nello svolgimento del loro lavoro han-no studiato, progettato, discusso, dibattuto, modificato, miglio-rato, istruito, approvato i progetti. Tecnici anch’essi cristiani come i valsusini ma che non ritenevano, né ritengono, di aver predisposto progetti inumani né talmente devastante da portare anche dei danni psicologici alle persone come la perdita del senso del futuro e della speranza e con essi addirittura una sorta di morte. Sono affermazioni che a molti fanno tornare in mente gli errori di laici e prelati che, nel corso della storia, hanno svi-lito e strumentalizzato Dio e la religione per fini temporali. Ma siamo nel terzo millennio e fortunatamente le voci più illumina-te della chiesa hanno saputo riequilibrare questa deriva.

267 F.a.r,e, acronimo di Ferrovie Alpine Razionali ed Efficienti è una rela-zione predisposta dai tecnici nominati dalla comunità montana Bassa valle di Susa datata 17 giugno 2008. E’ riportata nel sito dell’autore e affrontata nel successivo libro di questa Storia

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Ma pare che non sia solo una questione cristiana268, anche fede-li di altre religioni guardano in alto perché qualcuno fermi la mano di chi vuole dar il via ai lavori per l'Alta Velocità. Il 2 lu-glio 2005 verso le 15, al presidio di Venaus, tra tende, striscio-ni, camper e tavoli, cristiani di varie confessioni, buddisti e mu-sulmani si uniranno in una preghiera comune affinché la Valle e le sue montagne non siano attraversate da gallerie, ponti e al-tre grandi strutture che rovinerebbero l'ambiente, ma che, so-prattutto, causerebbero la movimentazione di pericolose polveri cancerogene. L'idea è maturata dopo l'esperienza del rosario davanti alla Madonna del Rocciamelone: alcuni musulmani e buddisti hanno proposto di unirsi, ognuno seguendo le proprie tradizioni e formule religiose, al coro di preghiere. Pur con pra-tiche differenti, i fedeli condivideranno lo stesso obiettivo: pro-teggere la Valle e i suoi abitanti. Su verdi prati, sullo sfondo del massiccio d'Ambin, e a ridosso dei giganteschi piloni dell’auto-strada, il gruppo di cristiani eleverà canti e lodi al Signore, i buddisti reciteranno il "daimoku" del Sutra del Loto, ovvero "nam myo ho renge kyo", mentre i musulmani eseguiranno le loro preghiere rituali. Raccontano Manuela, Sanaa e Grazia, tre delle partecipanti alla preghiera multi religiosa:“Il mondo della politica ha dimostrato di essere sordo e insensibile alle nostre esigenze, che sono semplicemente il diritto di poter continuare a vivere in salute e di far crescere i nostri figli in un ambiente sano e non contaminato (più di quanto non sia già). E' per que-sto che ci rivolgiamo al Creatore, alle forze protettrici dell’U-niverso affinché ci siano di aiuto e instillino saggezza e com-passione nei nostri politici e governanti”. Potere della Tav in Valle di Susa: unire mussulmani, leghisti (ed anche il Fronte Nationale di La Pen!), e pare che, almeno sino ad oggi, il dio delle diverse religioni li abbia ascoltati!.

����� 268 Rep. 2-7-05

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Già in passato la Chiesa aveva dichiarato la propria ostilità alla ferrovia, ce lo racconta un aneddoto su Papa Gregorio XVI. Nel 1834 il pontefice incontrò il ministro inglese Gladstone, proveniente proprio dallo stato che inventò le ferrovie, dichiarò che mai e poi mai le avrebbe ammesse nei suoi territori, “ma perché santità” domandò il ministro, “perché sono nocive alla salute. Voi inglesi siete tutti soggetti alla tisi per il passaggio così rapido nell’aria che fate andando in ferrovia!”. Pare che in verità il Papa temesse che le ferrovie avrebbero messo in con-tatto i suoi buoni fedeli sudditi di Civitavecchia con gli incor-reggibili ribelli di Ancona.269 E chissà quel effetto sortirebbe la possibilità, per studenti e cit-tadini di Torino o Milano, di recarsi in poche decine di minuti a Lyon e viceversa! I No Tav e la fiaccola Olimpica Nel mondo della comunicazione, della ricerca, della visibilità ad ogni costo, tutte le occasioni sono buone per tentare di finire su un giornale o su una Tv. - Esiste solo ciò che è visibile – questo sembra il primo comandamento della politica e ad esso si adeguano tutti coloro, singoli, gruppi, movimenti, associa-zioni che hanno, o credono di avere, qualcosa da dire. Così si scatena la ricerca agli eventi di massa, quelli su cui si concen-trano gli eserciti dei giornalisti dell’etere e della carta stampata. Più grande è la platea più grande l’opportunità di scippare qual-che secondo di attenzione alla vita di milioni o addirittura mi-liardi di persone, conquistando così altri spazi di consenso. Le olimpiadi rischiano così di diventare il bersaglio ideale di ini-ziative di contestazione, per questo si creca di -blindarle- con imponenti servizi di sicurezza. Ma prima della loro inaugura-zione vi è un passaggio altrettanto importante ma assai più vul-nerabile, il viaggio della fiaccola che porterà la fiamma accesa 269 L. Ballatore - Storia delle ferrovie in Piemonte –ed. Il Punto

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il 27 novembre in Grecia, concentrando i raggi solari nel tem-pio di Era ad Olimpia, sino in Italia attraversandola in lungo e in largo. Un viaggio di 11.300 chilometri di cui 9.000 in Italia che toccherà 100 province e 600 Comuni, con 10 mila tedofori che si alterneranno per le contrade e 270 persone addette alla cura del sacro fuoco, fino allo stadio Olimpico di Torino. In Piemonte il percorso prevede 4 tappe la n° 56-57-58 e 61. La 56, il 3 febbraio con arrivo a Pinerolo attraverso la Valle Pelli-ce; la 57, il 4 febbraio con arrivo a Pragelato e Sestriere; la tap-pa 58, il 5 febbraio con partenza da Cesana per Oulx, Sauze d'Oulx, - Salbertand – Exilles - Chiomonte - Gravere - Susa - Bussoleno – Borgone di Susa - Condove – Bardonecchia. Il 6 febbraio il programma prevede lo sconfinamento in Francia ed il passaggio da Grenoble e Albertville, sedi dei Giochi Invernali nel 1968 e nel 1992; il giorno seguente, valicando il Monte Bianco, la Fiamma torna in Italia facendo tappa in serata ad Aosta; l'8 febbraio parte da Ivrea e concluderà la tappa giorna-liera a Venaria. Infine l'arrivo il 9 febbraio a Torino per far vi-vere la passione Olimpica in tutte le vie prima di concludere il suo viaggio, il giorno seguente, allo Stadio Olimpico con la ce-rimonia d'apertura, primo atto dei 16 giorni di competizioni sportive. Come ci racconterà la cronaca, la -povera- fiaccola olimpica e il tedoforo di turno, dovranno superare molte peripezie prima di accendere il braciere olimpico allo stadio di Torino il 9 febbraio 2006. A qualcuno non sfugge la differenza fra la cultura dell’antica Grecia in cui si sospendevano le guerre per celebrare le Olimpiadi mentre oggi, molti, boicottano le Olimpiadi per fare le proprie guerre. Così l’Italia prima di iniziare le gare ha già conquistato la sua medaglia d’oro: a 16 giorni dall’inaugurazione, nel suo viaggio di avvicinamento verso To-rino, i poveri tedofori che calcano il patrio suolo, per 33 volte

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in 44 giorni270, sono stati fermati da contestatori di ogni genere, è un record mondiale che siamo certi nessuno saprà eguagliare. A Trento la fiamma viene scippata da quattro No-global che ce l’avevano con la Coca Cola, ma la sabotano anche quelli contro la metropolitana di Parma, poi a Bologna, a Genova per dire so-lo le principali città. Il 31 gennaio271 la fiaccola passa in Pie-monte per raggiunger il giorno successivo il ponente ligure e, tanto per gradire, a Biella sbaglia strada, per mezz’ora nessuno se ne accorge, niente di irreparabile poi si torna sulla retta via. Ovviamente tutti si aspettano azioni eclatanti da parte dei No Tav quando la fiamma dovrà percorrere la Bassa Valle di Susa domenica 5 febbraio dopo essere rientrata il 3 in Piemonte.

(Manifesto per il boicottaggio della Coca Cola

alle olimpiadi Torino 2006) 270 Rep. 25-1-06 271 Rep. 1-2-06

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Il primo ad agitare le acque è il sindaco di Bussoleno Giuseppe Joannas che già dal 16 gennaio attraverso una lettera inviata al-la Coca Cola primo sponsor del Cio il Comitato Internazionale organizzatore delle Olimpiadi; le contesta che non dovrà esibire la propria immagine pubblicitaria durante l’attraversamento del territorio del comune in cui è primo cittadino; 272“Il nostro co-mune aderisce alla campagna internazionale di boicottaggio, lanciata nel 2002 dal sindacato colombiano Sinal Trainal che denuncia la violazione dei diritti umani da parte della multina-zionale. Noi non ci siamo mai sognati di impedire il transito della fiamma olimpica e anzi abbiamo autorizzato al transito tutti gli altri sponsor che precedono i tedofori”.

(Mario Pescante)

Critiche di Mario Pescante sottosegretario ai beni culturali con delega allo Sport, ma anche di Chiamparino e Castellani, che parlano di cambiare percorso, ma alla fine Bussoleno verrà at-traversata dalla carovana olimpica. Secondo i programmi i te-dofori dovrebbero arrivare a Bussoleno alle 16,35 del 5 feb-braio provenienti da Susa e dovrebbero rimanere sul territorio

272 Rep. 24-1-06

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comunale per circa mezz'ora. Il 2 febbraio Pescante273 parlando nel corso di una convegno sulla riforma del calcio denuncia “L’ultima è di pochi minuti fa. I sindaci dicono non boicottiamo i Giochi, ma vogliamo salire sul podio con la scritta No Tav. Roba da psicanalisi” Il presidente della comunità montana chiede di poter gestire un punto informativo No Tav al Lingotto durante i Giochi. Ma per motivi di sicurezza questo non sarà possibile, visto che nessuno che non sia direttamente coinvolto dell'evento olimpico potrà sostare all'interno dei siti nei prossimi due mesi. La contropro-posta del Toroc e del sindaco Chiamparino sarà di poter gestire un punto informativo No Tav fuori dai siti olimpici, in partico-lare a Torino alla fine di via Garibaldi dove fa angolo con piaz-za Statuto. Nello stesso giorno a Bussoleno le diverse componenti della ga-lassia No Tav si riuniscono per pianificare azioni eclatanti al passaggio della fiaccola. L’idea di partenza è quella di lasciar passare la fiaccola, e bloccare la Coca Cola. Le parole di Lele Rizzo, autonomo dell'Askatasuna sono chiare274: “La Coca Co-la da Bussoleno non passerà. Noi faremo tutto il possibile per impedirlo. Vogliamo bloccare il camion dello sponsor e ci pro-veremo. Appuntamento fra il presidio di Bruzolo e Bussoleno”, “Per noi la distinzione fra fiaccola e sponsor è una sottigliezza. Come ha detto il sindaco Chiamparino, la Coca Cola e la fiac-cola sono la stessa identica cosa. Infatti ci concentreremo sulla prima, non tralasciando a seconda”. Anche alcuni sindaci si impegnano, Alberto Perino “Gli spon-sor olimpici non possono passare, non ci sono alternative, in-fatti su questo punto ci siamo trovati tutti d'accordo” e perché non devono passare?, risposta: “Sono sponsor di merda”, “Sono sponsor che hanno le mani che grondano sangue”. 273 Rep. 3-2-06 274 Rep. 4-2-06

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La protesta prevede due piani di azione. Il primo: “Una vasta e diffusa visibilità No Tav lungo tutto il percorso della fiaccola olimpica”, una visibilità affidata alle coreografie preparate in questi giorni ma anche all’iniziativa dei singoli: “Lungo tutto il percorso ci sono i nostri comitati. Ogni comitato è composto da persone diverse. Ogni persona, liberamente, cercherà il suo modo di protestare”. Il secondo l’azione contro la Coca Cola, quella preconizzata dal sindaco di Bussoleno Giuseppe Joannas di Rifondazione Comunista: “Non vogliamo quel marchio nel nostro Comune”. Per un altro No Tav, Luigi Casel, il passaggio della fiaccola olimpica è l’occasione per una “Festa e protesta. Per noi la tregua per i Giochi non esiste. Ma sia chiaro: siamo contrari all'Alta velocità, non alle Olimpiadi”, azzarda anche un pronostico “non credo che in nessuno dei comitati possa prevalere la voglia di creare grandi fastidi. Semmai brevi in-cursioni con attraversamenti pedonali” E tanto per dare un tocco di macabro il 3 febbraio nel centro di Torino viene abbandonata davanti alla Chiesa di San Francesco da Paola, in via Po, dopo un volantinaggio di qualche minuto, una testa di maiale mozzata e sporca di Coca Cola. Autori del-l’iniziativa un gruppo di anarchici che sul volantino hanno scritto frasi -Viva la Cina- e frasi di insulto contro la Coca Co-la. Per fortuna ci sono ancora persone e amministratori che san-no riconoscere l’importanza ed i valori civili umani e sociali che un simbolo come la fiaccola olimpica porta con sé. Valori che in ogni società civile dovrebbero essere acquisiti ma che come vedremo purtroppo così non è. Nella serata dello stesso giorno i sindaci riuniti a Bussoleno approvano un documento in cui si afferma: - Il messaggio veicolato dalla fiaccola olimpica quale testimonianza di valore civile e sociale è simbolo di pace, fratellanza, solidarietà ed uguaglianza fra i popoli. E di auspicio che ancora una volta questa possa essere un'occasione per i val-susini di dare prova di volontà e senso di responsabilità –

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Ferrentino cerca con una provocazione di tentare i No Tav che vorrebbero bloccare la fiaccola275: “La notizia più clamorosa sarebbe che la Val di Susa non bloccasse la fiaccola. L'hanno fermata un po' tutti in giro per l'Italia e tutti si attendono che succeda anche qui. Noi stiamo lavorando per evitare problemi. Sfrutteremo certamente l'occasione per far conoscere le ragioni della nostra lotta contro il supertreno. Ma tutti i sindaci sono contrari a fermare i tedofori”. Il 3 la fiaccola portata da un tedoforo di 12 anni viene ricevuta a Pinerolo da 5.000 persone fra gli applausi. Il percorso prevede che il 4 febbraio verso sera la fiaccola arrivi al Sestriere dopo aver percorso la val Chisone ed esser passata da Pragelato, Fe-nestrelle, il passaggio per il 5 febbraio da Cesana alle 7,30 del mattino e l’arrivo nel tardo pomeriggio a Condove, ogni comu-ne attraversato prevede festeggiamenti oltre alle immancabili bandiere No Tav. Ancora una volta si vedrà quale è l’influenza esercitata dai sin-daci sul movimento. Intanto c’è anche chi –contratta- sul pas-saggio della fiaccola olimpica, Cesare Vaciago ha dato la di-sponibilità per trovare al centro media del Lingotto uno spazio da destinare a chi protesta contro l'Alta velocità, altri meno pa-zienti come Mario Pescante invece: “I No Tav? Spero che i piemontesi li prendano a calci”276. La Digos a sua volta osserva e prende nota. Anche loro fanno i loro calcoli, se non ci saranno forzature le forze dell’ordine lasceranno sfogare la protesta lun-go il percorso della fiaccola, meglio domani che tra una setti-mana, sui campi di gara. E così infatti sarà, a Susa nonostante l’assenza dei camper degli sponsor di Coca Cola e Samsung che in precedenza avevano fatto inversione ad U per evitare contestazioni, nonostante gli impegni assunti dai sindaci a lasciar passare la fiaccola, gruppi 275 Rep.4-2-06 276 Rep. 4-2-06

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dei centri sociali interromperanno la corsa del tedoforo costrin-gendolo a rientrare. Ecco come descriverà la vicenda Paolo Griseri su La Repubblica del 6 febbraio 2006 sotto il titolo elo-quente: - La sconfitta della fiaccola dietrofront davanti ai No Tav – ��������� SUSA - La valle No Tav sconfigge sé stessa. Non riesce a man-tenere la promessa della vigilia: la fiaccola olimpica, come pre-vedevano i pessimisti, non ce la fa a percorrere i paesi dove si combatte da mesi contro il supertreno. Alle 15,45, dopo un pas-saggio pieno di tensione a Susa, i tedofori fanno marcia indie-tro. La carovana torna verso l'alta valle, a Bardonecchia, accor-ciando di una ventina di chilometri il percorso programmato. Succede tutto nei 45 secondi necessari a superare il vecchio ponte di Susa, nel centro storico. Fin dalle 14, un'ora prima del passaggio, una folla di alcune migliaia di valligiani si presenta ad accogliere a modo suo i tedofori. Si crea presto uno stretto budello tra due ali di bandiere e striscioni contro l'Alta velocità. Scene che lo sport conosce solo in cima alle salite delle grandi corse a tappe. Dodici chilometri a monte, a Exilles, la fiaccola sta per ripartire dopo la pausa pranzo. La Digos sconsiglia i camion degli sponsor a proseguire. Coca-Cola e Samsung fanno inversione a –U-. Tensione anche sul pullman dei tedofori. Uno di loro, Fabio Bettoni, discute con l'organizzazione: “Volete farmi correre in un tratto fuori dal paese perché mi avete visto parlare coi No Tav. Non ci sto. Se non vi fidate di me è meglio che rinunci”. La carovana giunge a Susa poco dopo le 15. Die-tro il muro di bandiere No Tav c’è il consueto comitato di ac-coglienza di un paese normale: gli sbandieratori, la banda degli alpini, il sindaco. Arriva anche il direttore generale del Toroc, Cesare Vaciago. Si sistema a pochi metri dal ponte e cerca di stemperare la tensione: “è normale che in un paese democratico il viaggio della fiaccola serva a far conoscere, oltre alle bellezze

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del paesaggio, anche i problemi aperti. Cercheremo di garantire che la protesta non blocchi la manifestazione sportiva”. Una scommessa generosa. Ma quando il tedoforo numero 156 si presenta all'ingresso della cittadina il servizio d'ordine fatica a tenere la strada sgombra. Dai lati la folla copre il passaggio con le bandiere. Il tedoforo avanza a passo d'uomo per una trentina di metri. Quando supera il ponte, la strada si stringe ulterior-mente. Un uomo fa scendere la bandiera sulla fiaccola tentando di spegnerla. La bandiera prende fuoco. Il servizio d'ordine spinge, scoppia un piccolo tafferuglio. Il camper dell'organiz-zazione accelera, il tedoforo comincia a correre. Dai lati della strada corrono anche i manifestanti sventolando striscioni e gri-dando il loro urlo di battaglia: -Sarà dura-. Alle 15,40 la fiacco-la ha superato quasi indenne il centro abitato. Sulla statale verso il fondovalle i camper si fermano. A Bussoleno i manifestanti sono il doppio di quelli di Susa e occupano il centro del paese. Proseguire in queste condizioni sarebbe estremamente rischio-so. I tedofori risalgono in autobus e il gruppo torna a Bardonec-chia. Correranno sulle strade dell alta valle in un percorso fuori programma tra Oulx e Salbertrand. A Bussoleno cinquemila persone attenderanno invano l'arrivo della torcia. Insieme agli abitanti del paese c’è una nutrita rappresentanza dei centri so-ciali. L'unica fiaccola che passa in paese è quella di legno del -Gruppo atleti No Tav- mentre un'improbabile -Dolomiti Jane- viene acclamata da un gruppo di anarchici: -Sei l’eroina delle nostre piste-. Giovanni Marcon, un imprenditore del paese, prova a protestare: -Mi vergogno di essere valsusino. Avete ro-vinato una festa. Sono stufo di queste pagliacciate-. Ma non rie-sce a finire di parlare: viene circondato e inondato di schiuma bianca con le bombolette spray. Il dietrofront della fiaccola provoca un coro di proteste. –E’ una situazione fuori dal con-trollo di chiunque, chiederò scusa ai vertici del Cio-, dice Mario Pescante. Condannano anche Bresso, presidente della regione, e

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il sindaco Chiamparino. Proprio questa mattina Prodi incontra i sindaci della Val di Susa alla Fabbrica del programma. Antonio Ferrentino, presidente della Comunità montana, guiderà la de-legazione: -Sono amareggiato per quel che è accaduto. Avevo scommesso che i menagramo sarebbero stati sconfitti. Invece abbiamo perso noi-. Da oggi gli occhi sono puntati su quanto potrà accadere giovedì e venerdì quando la fiaccola giungerà a Torino tra le proteste annunciate dei centri sociali.

��������� Festeggiano gli antagonisti fieri delle loro azioni277: “Abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi della giornata che erano quelli di non far passare la Coca-Cola e ostacolare i tedofori e ora ci prepariamo a farci sentire a Torino”, ma si spingono più in là ora non si tratta più di fermare l’odiata sponsor, ma di boicotta-re le Olimpiadi278: “a Torino sono stati sgomberati molti luoghi occupati in previsione delle giornate olimpiche. Venerdì fare-mo anche noi un percorso alternativo, parallelo a quello della fiaccola: torneremo nei posti sgomberati e trasformeremo Pa-lazzo Nuovo279 nel quartier generale anti-olimpico” Come si suol dire, corre l’obbligo per noi di fare anche qui qualche riflessione. Ci dilungheremo un po’ sulla vicenda per-ché ci pare possa rappresentare bene la mentalità non solo dei contestatori, ma anche e soprattutto degli amministratori pub-blici. Ancora una volta purtroppo bisogna prendere atto che la violenza ha vinto, perché di violenza si tratta anche se, fortuna-tamente e solo per merito dell’organizzazione, non ci sono stati spargimenti di sangue come qualche settimana prima a Venaus. Ancora una volta i No Tav o per lo meno una loro importante componente -ha insegnato la democrazia-, che in buona sostan-za prevede che le minoranze violente possono agire indisturba-

277 Rep. 6-2-05 278 Rep. 6-2-06 279 Sede dell’Università degli Studi di Torino

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te; ancora una volta l’importante componente moderata e istitu-zionale del movimento, ha dimostrato di poter tranquillamente convivere e far politica insieme ai violenti in nome di un nemi-co superiore, il Tav che giustifica evidentemente ogni forma di alleanza; ancora una volta la concertazione, il confronto, la trat-tativa si è dimostrata incapace persino di garantire il passaggio di un tedoforo, chissà se riuscirà mai a far condividere la realiz-zazione di una ferrovia? Si è dimostrato così come, almeno per una importante parte del movimento No Tav, la guerra al treno sia diventata totale e totalizzante, in grado cioè di precedere ogni altro valore, ogni altro principio di civiltà di tolleranza, di pace, di amicizia, persino di banale rispetto del prossimo incar-nati dalle Olimpiadi. Non crediamo si tratti di ragazzate e rite-niamo che atteggiamenti simili non dovrebbero essere ammessi, ma tant’è. Come sempre ogni politico assume le sue posizioni. Il blocco della fiaccola in Val di Susa verrà condannato da ampia parte del mondo politico. Ma il Sindaco Chiamparino esprime delle valutazioni che, se fossero vere, e tutto lascia presumere che lo siano, confermerebbero che la situazione in valle di Susa sareb-be sostanzialmente fuori controllo: “Quanto è accaduto è la pa-lese dimostrazione che nella vicenda No Tav così radicalizzata agiscono forze che vanno al di là di quello che i sindaci pensa-no di rappresentare”280. Anche Ferrentino criticherà l’iniziativa: “Dobbiamo riconoscere con chiarezza che questa è una sconfitta”, “Ha perso chi, come me, riteneva che il movi-mento No Tav fosse maturo per riuscire a far conoscere le ra-gioni della nostra protesta senza fermare la fiaccola, è questo che mi amareggia”, “i sindaci della valle che si erano impe-gnati a garantire il passaggio della fiaccola. Anche per dare torto a chi, come il sindaco di Torino, chiedeva da tempo di non far passare i tedofori in bassa valle. Credevo che ci fossero 280 Rep. 6-2-06

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i presupposti perché tutto si svolgesse in modo tranquillo. Ieri mattina ero a Roma per un convegno e avevo programmato di rientrare in valle nel tardo pomeriggio, per la festa di Condo-ve. Non immaginavo certo di arrivare in una situazione del ge-nere”, “non possiamo ridurre tutto quel che accade al criterio Tav-No Tav. I paesi e le città della Valsusa devono poter avere, accanto ai momenti di protesta, una vita quotidiana normale” Il leader della Margherita, Francesco Rutelli, nel confronto a -Porta Porta con Gianfranco Fini, li definisce281 “comportamenti cialtroneschi. La fiaccola è un simbolo, patrimonio di tutti”. Mentre per Bertinotti e Cento dei Verdi, che evidentemente non distinguono fra il diritto a manifestare e quello di impedire ad altri di manifestare, ossia alle numerose istituzioni che hanno organizzato le olimpiadi e tutti i cittadini che la fiaccola avreb-bero voluto vederla passare per esprimere i propri sentimenti, dichiarano: Paolo Cento: “Le manifestazioni in Val di Susa e nel resto del Paese contro le Olimpiadi sono pienamente legit-time: chi non è d'accordo non può pretendere che non si svol-gano”, mentre Bertinotti con riferimento al sindaco di Torino che aveva affermato: “Chiunque collabori a bloccare i Giochi non può sedersi al tavolo e parlare di programmi elettorali” ri-sponde: “Quella di Chiamparino è un'idea strana della politi-ca: pensa a una politica che comanda e alle masse che obbedi-scono. Non posso fare niente e anche se potessi non lo farei. Bisogna essere rispettosi dei movimenti. Una cosa sono i parti-ti, un'altra la comunità, che ha un'opinione contro la Tav”. Già, vien da pensare, rispettosi dei movimenti che sono il baci-no elettorale di Rifondazione anche quando prevaricano il gros-so dei cittadini meno sensibili alle sue posizioni?. Comunque la cronaca dei mesi successivi ci dirà che grazie all’Unione, il cui fulcro sono il partito di Chiamparino: i DS e di Rutelli: la Margherita, Rifondazione entrerà nel governo del 281 Rep. 7-2-06

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Paese e proprio Bertinotti ricoprirà la prestigiosa terza carica dello Stato: la presidenza della camera dei deputati, in cui l’imparzialità (che lo stesso Bertinotti invocò qualche mese pri-ma per Ciampi), dovrebbe essere un –must- e il leader di RC deve essere sembrato a Prodi proprio la persona giusta al posto giusto. Cento invece sarà nominato Sottosegretario di Stato all’Economia e alle Finanze.

����� Ma è interessante anche il dibattito politico che scaturisce dopo gli avvenimenti di Susa. Infatti visto ciò che è accaduto, gli or-ganizzatori sembrano ormai in preda al panico al solo pensiero di cosa potrà accadere durante la manifestazione olimpica. E faranno l’unica cosa che sanno fare: trattare. Vaciago direttore generale del Toroc, il comitato organizzatore dei Giochi, 282“Il dialogo con la gente della Val di Susa conti-nuerà, l'obiettivo è fornire loro forme di espressione e visibilità compatibili con i Giochi” La visibilità richiesta sarebbe un pre-sidio in cui i No Tav possano –controinformare- con video e striscioni: lo vorrebbero il più vicino possibile all'area in cui si muovono i giornalisti di tutto il mondo, il -media press- del Lingotto, dove in teoria passano gli oltre 11 mila accreditati. Ma è una proposta che cozza con la questione sicurezza: il cen-tro stampa è all’interno di una delle cosiddette zone -hard ring- dove vigono rigorosissime misure di sicurezza. “Il sindaco ave-va dato una disponibilità per concedere uno spazio in centro città, ma i No Tav vogliono una visione mediatica e quindi stia-mo cercando di trovare una soluzione che glielo permetta. Non possiamo però danneggiare l’immagine dei Giochi” La maggior prova di impotenza la esprime il Sindaco Chiampa-rino283: “Non mi preoccupa il fatto che ci siano proteste attorno alla fiaccola la vicenda olimpica è sempre stata accompagnata, 282 Rep. 7-2-06 283 Rep. 7-2-06

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infatti, da gesti di contrasto verso la fiamma. La fiaccola è luce e, quindi, è comprensibile che le si chieda di dare visibilità an-che ai problemi che ci possono essere in certe realtà. Non è ac-cettabile però chi vuole spegnere la fiaccola: questo significhe-rebbe spegnere l'Olimpiade e i suoi valori. Chi lo vuole fare deve essere contrastato”, e come? “Non con la forza ma con la convinzione”.

(Sergio Chiamparino)

Fra coloro che chiedono maggior intransigenza contro le preva-ricazioni ci sono Pescante: “Basta giustificare i No Tav non ho più argomentazioni per ripetere che è ora di smetterla di accet-tare ogni pretesto” e Ghigo nel suo ruolo di opposizione: “E' il momento di porre una decisa alternativa tra chi asseconda queste forme di boicottaggio, suicide per l'immagine di Torino e del Piemonte e contemporaneamente prende parte a un'alle-anza politica, boicottando ciò che la stessa Regione realizza”. Vi sono poi i minimalisti come il presidente del Toroc ed ex sindaco dio Torino, Valentino Castellani: “A Torino c'è una atmosfera positiva, la gente è felice di accogliere i Giochi, e noi siamo fiduciosi che tutto sarà sotto controllo”, oppure i Comunisti Italiani, con il segretario Vincenzo Chieppa e il ca-pogruppo al comune di Torino Gianguido Passoni che dicono: “Evitiamo le eccessive drammatizzazioni di un fatto che appare a tutti gli effetti un episodio isolato, estraneo al contesto ed al sentire della popolazione della Valle di Susa, che nella stra-

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grande maggioranza aveva preparato una grande festa per il passaggio della fiaccola, pur intenzionata a manifestare, anco-ra una volta il proprio dissenso dal progetto di Tav che interes-sa il territorio”. Sandro Plano, sindaco di Susa, che più di altri dovrebbe sentirsi colpito dall’azione compiuta nel comune da lui amministrato si dice “dispiaciuto per il fatto che i tedofori non abbiano potuto rispettare il percorso”, “a Susa, nonostante la tensione, c'era molta gente che applaudiva la fiaccola. E questo è accaduto anche in un’epoca in cui lo spirito olimpico ha perso un po' della purezza originaria”.

(Manifestazione contro le Olimpiadi di Torino 2006 - Padova)

Nessuno sembra considerare che ancora una volta - i fatti – os-sia la realtà degli eventi, ciò che si è verificato ed è accaduto non era ciò che la maggioranza della gente desiderava, non era ciò che le istituzioni democratiche che rappresentano i cittadini, avrebbero voluto, ma è stato definito da una minoranza. Que-

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sto ci pare succeda sempre più spesso e crediamo non sia una bella cosa. Purtroppo non sarà un caso isolato, queste contesta-zioni si ripeteranno sia in provincia che nella città di Torino. In una intervista rilasciata a Rai 1 il 7 febbraio Thoeni vincitore in passato di due olimpiadi si esprime chiaramente sulle contesta-zioni alla fiaccola olimpica: “Non è affatto una bella cosa. Di-rei che è una vergogna. C’è chi vuole sfruttare il clamore di questi boicottaggi per il proprio tornaconto politico. E' triste pensare che lo spirito olimpico, un valore universalmente ac-cettato, sia divenuto motivo di aggressioni e violenza” ed anco-ra, “Dovrebbe essere una gran festa per tutto il nostro Paese, invece mostriamo al mondo un Paese diviso, persino su un te-ma come quello dell'olimpismo”; la speranza: “Più la fiaccola si avvicina a Torino più le maglie dei controlli di sicurezza si rafforzano. Non credo che riusciranno a fermarla prima dell’ingresso nello stadio, e a rovinare la festa”, “I No Tav pro-testano contro l'Alta Velocità in Valle di Susa, e magari hanno le loro buone ragioni. Però c'è sede e sede per portare avanti questa forma di lotta. Cosa c’entrano i Giochi? Questi sono sport e basta”, ma come ricorda qualcuno, sport e politica van-no spesso a braccetto, “Sì, specie dalle Olimpiadi di Monaco di Baviera, nel 1972”284. Le speranze di Thoeni e di tanta gente, andranno però deluse. Lo stesso giorno Vaciago direttore generale del Toroc proporrà ai No Tav uno spazio al centro commerciale - 8 Gallery - del Lingotto: dal 10 al 12 febbraio all’interno della galleria e dal 13 al 26, ultimo giorno dei Giochi, all’ingresso, davanti alla rampa 284 Olimpiadi di Monaco 1972: il 5 settembre un commando di guerriglieri dell'organizzazione palestinese Settembre Nero fece irruzione negli alloggi israeliani del villaggio olimpico, uccidendo subito due atleti che avevano tentato di opporre resistenza, e prendendo in ostaggio altri nove membri del-la squadra olimpica di Israele. Alla fine un tentativo di liberazione compiuto dalla polizia tedesca portò alla morte di tutti gli atleti sequestrati, di cinque fedayyin e di un poliziotto tedesco.

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elicoidale di Mattè Trucco. Per il Direttore generale sono salvaguardate le esigenze di sicu-rezza che non consentono alcuna presenza davanti al Media center del Lingotto, come in un primo tempo richiesto ma si offre sufficiente visibilità a chi vuole manifestare le proprie ra-gioni. In serata arriverà il sì degli amministratori locali della Valle Susa che attraverso Ferrentino dicono285: “Faremo una conferenza stampa il 14 febbraio alle 11 spiegheremo ancora una volta perché non accettiamo quel progetto, quali sono le nostre proposte alternative e per quale ragione chiediamo al governo chiarezza sull’avvio del tavolo di trattativa nazionale promesso prima di Natale”.

(Cesare Vaciago)

I risultati dell’accordo non tardano a farsi sentire, il giorno suc-cessivo l’8 febbraio il tedoforo dovrebbe passare ad Avigliana, scuole, esponenti No Tav, il presidente dell’Atl Montagne doc tutti si sono espressi in favore della fiaccola olimpica che non deve essere né fermata né ostacolata. Il passaggio era previsto

285 Rep. 8-2-06

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per le 18, ma sulla strettoia che dal paese imbocca la strada per Buttigliera Alta si erano radunate centinaia di bandiere No Tav con presenze di personaggi noti che preoccupavano la Digos, così gli organizzatori hanno temuto il ripetersi del clima di ten-sione della domenica precedente a Susa. Risultato la fiaccola taglierà da una strada secondaria la collina morenica di Rivoli e raggiungerà prima Rosta poi Alpignano. Le cronache segnalano anche un inizio di rissa fra cittadini e No Tav a Buttigliera Alta. Ad Avigliana invece è rimasta tanta delusione e rabbia con strascico di contestazioni da parte della gente ai No Tav. Questi ultimi si difendono dicendo che non c’era nessuna volontà di bloccare la fiaccola, quasi esistesse una capacità di controllo sulle iniziative dei singoli militanti, quanto alla deviazione sarebbe solo una manovra per dividere il movimento. In verità il movimento No Tav con la vicenda delle olimpiadi riuscirà a farsi da solo un gran male come dovranno ammettere in seguito gli stessi esponenti dei centri sociali. Ma vediamo quanto impegno ci mettono per conseguire questo bril-lante risultato: tra Chivasso e San Mauro un gruppo di anarchici lancia un sacco di vermi contro il furgoncino che trasporta i te-dofori. A Torino viene organizzata un presidio del No-global nel cuore di Borgo San Paolo in piazza Sabotino. Nella piazza il gruppo dei centri sociali, Rifondazione e Cub è formato da non più di duecento persone. Occupa un angolo con un furgone e il pupazzo di Fini che fuma uno spinello. Nel resto della piazza: le famiglie i bambini le bandierine. Alle 15 lo speaker della protesta annuncia “che la fiaccola ha cambiato percorso. Abbiamo vinto”. Nonostante l’impegno profuso da chi voleva sabotarla, la manifestazione si risolve con una gran-de festa per la città di Torino, si stima che almeno 500.000 per-sone abbiano partecipato alla festa, ed alle 19 quando la fiacco-la arriva davanti al Comune di Torino in Piazza Palazzo di Cit-tà, dopo aver attraversato in lungo e in largo i quartieri di Tori-

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no nel suo intervento conclusivo il sindaco dice286: “Oggi è sta-ta una vittoria di tutti i torinesi” nonostante “quei gruppi di i-gnoranti, nel senso letterale del termine, che non hanno saputo intercettare e interpretare gli umori di questa città”.

(10 febbraio 2006 - Manifestazione anarchici e No Tav a Torino – piazza Sabotino a Torino)

Tenteranno comunque di fare altre azioni il giorno dell’inaugurazione della manifestazione olimpica, ma una –soffiata- porterà la polizia a scoprire il piano che sarebbe stato l’ennesimo tentativo di spegnere la fiaccola o di sbarrare la strada a un tedoforo, avevano preparato catene287 e lucchetti per 286 Rep. 10-2-06 287 Dal resoconto del sito FAI (federazione Anarchica Italiana) il resoconto delle giornate del 9 e 10 febbraio 2006 : - Più tardi alcuni di noi sono stati fermati dalla polizia nei pressi di via delle Primule, dove stava sfilando il

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chiudere una via e si erano forniti pure di un sacco di chiodi per sgonfiare le ruote delle auto che stavano dietro la torcia, ma il sabotaggio è fallito e la polizia ha sequestrato le –armi- e soffo-cato la rivolta. Unico segno della protesta restano, da qualche parte, in un acquario due teste di maiale nella Coca Cola. 288

(Lele Rizzo)

Come riporta La Repubblica289 “ Mai un movimento era stato così isolato come è avvenuto per i Disobbedienti e per tutti gli altri gruppi in questi due giorni qui a Torino, se qualcuno di loro nelle ultime ore fosse riuscito a boicottare qualcosa o qualcuno, probabilmente sarebbe stato assalito dai torinesi, in-ferociti contro gli antagonisti, irritati dai loro metodi e dai loro slogan, stufi delle loro scorribande.” Sono state le quarantotto ore che hanno dilapidato quel certo consenso - soprattutto quello degli autonomi di Askatasuna - che avevano guadagnato in Val di Susa con il movimento No Tav, una strategia anti-olimpica che ha messo squatter e disob-bedienti del Gabrio e anarco-insurrezionalisti contro tutti in una città che i Giochi li voleva comunque.

corteo olimpico. Dopo circa un’ora di fermo le forze del disordine hanno proceduto al sequestro di una catena lunga 18 metri cui erano legate bandie-re No Tav e rosse e nere. In serata il prefetto Goffredo Sottile ha emanato un comunicato nel quale sosteneva che era stato sventato un tentativo di blocca-re con catene la fiaccola olimpica. 288 Vedi il resoconto completo e le foto sul sito Fai riportato in quello dell’autore 289 Rep. 11-2-06

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Lele Rizzo, uno dei capi di Askatasuna “Abbiamo sbagliato, non è stato bello per noi restare soli”, mentre un corteo non più di trecento, forse trecentocinquanta persone sta facendo l’ennesima manifestazione in corso Regina; corteo non autoriz-zato ma concordato fra funzionari di polizia e portavoce dei di-versi gruppi.

(Sventolando il tricolore - Olimpiadi Torino 2006)

Le cronache non riporteranno altre iniziative di disturbo delle olimpiadi che si svolgeranno in tranquillità per tutta la loro du-rata. Il 28 febbraio giorno successivo alla chiusura tutti esprimeran-no soddisfazione ed anche gratitudine alle forze dell’ordine che, in assoluta discrezione senza far notale l’imponente apparato di sicurezza messo in atto, hanno fatto fronte alle situazioni po-tenzialmente a rischio e garantito il regolare svolgimento della manifestazione.

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Riportiamo alcuni dati: quindicimila tra carabinieri, polizia, e-sercito, guardia di finanza, corpo forestale e vigili del fuoco, poi due squadre dei Nocs della polizia e una dei Gis dei carabi-nieri a formare lo Swat Team, reparto per interventi ad alto ri-schio. Uomini altamente professionali, basti sapere che il co-mandante del Gruppo di intervento Speciale dei carabinieri, il capitano Ditta, aveva alle spalle la responsabilità della sicurez-za dell’ambasciata italiana a Bagdad, il maggiore Carlo Maria Oddo, a capo di un'Unità Post Mortem per il riconoscimento delle vittime di un eventuale attentato. Oddo è il medico legale che ha partecipato all'identificazione dei corpi straziati dalla Tsunami e dall’autobomba a Nassirya, il Nucleo Tutela Patrimonio Ambientale dell'Arma ha messo in campo anche un mezzo pressurizzato per la rilevazione radioat-tiva, atto a scovare eventuali bombe –sporche-. La polizia ha arrestato nelle ultime due settimane delle olimpiadi 236 persone e ne ha denunciato a piede libero 439. I carabinieri dal 31 gennaio al 27 febbraio giorno di chiusura delle olimpiadi hanno arrestato 300 persone per vari reati. Il centralino del 112 ha ricevuto dal 31 gennaio 47.000 telefonate a cui sono seguiti 2.530 interventi per una media di 71 interven-ti al giorno. Altrettanto ha fatto il 113 dove sono arrivati 13 al-larmi bombe rivelatisi poi falsi. Trenta quelli dove sono intervenuti gli artificieri dell'arma: dal-le batterie dimenticate da un operatore della Nbc in piazza Ca-stello, all’auto di un ingegnere spagnolo lasciata al Lingotto con il motore acceso. L'ultimo allarme, ricevuto domenica 26 febbraio alle 19,08 dal 112 può servire d'esempio. -Attenti al parco delle Pellerine- ha detto una voce anonima. Il controllo è stato duplice: al palco delle ballerine alla cerimonia di chiusura e al parco della Pelle-rina. Senza che nessuno si accorgesse di nulla.290 290 Rep. 28-2-06

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(Calendario Carabinieri 2008)

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Febbraio 2006 Dopo la grande kermesse delle Olimpiadi di cui abbiamo am-piamente scritto attività e iniziative sul Tav subiscono un ral-lentamento a causa della imminente competizione elettorale prevista per il 9 e 10 aprile 2006. Al centro dell’attenzione sino ad allora oltre alle iniziative elettorali, il dibattito specialmente a sinistra sul Tav. Si perpetua infatti a livello nazionale la spac-catura/compromesso fra la sinistra estrema e quella moderata sul Tav. Sotto l’aspetto più –tecnico- invece si arriverà alla no-mina del nuovo Commissario di Governo con la formalizzazio-ne dell’Osservatorio della valle di Susa. Qui chiuderemo que-sto libro per aprire un –nuovo- racconto sulla storia più –contemporanea- del Tav quella appunto accompagnata dall’Osservatorio. Da Prodi Il 6 febbraio è il giorno dell’incontro fra una rappresentanza dei sindaci della Valle di Susa e il candidato presidente del consi-glio Prodi. L’incontro si terrà a Bologna nell’ambito della co-siddetta Fabbrica del programma dell’Unione. Presenti anche Bresso con Borioli e Campia assessori rispettivamente regionali e provinciali. Ferrentino chiede tre impegni a Prodi291: “Aboli-re la legge obiettivo, quella che centralizza le decisioni sulle grandi opere tagliando fuori le popolazioni; coinvolgere le po-polazioni nelle decisioni e dichiararsi disponibili a ridiscutere le scelte strategiche sulle linee di trasporto in Italia”. Così il Candidato che di lì a qualche mese batterà per la secon-da volta Berlusconi alle elezioni per la presidenza del Consi-glio, dopo aver espresso le proprie critiche “perché domenica, in Val di Susa, la fiaccola olimpica è stata maltrattata. Da più di duemila anni le Olimpiadi sono occasione per una tregua e 291 Rep. 7-2-06

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pensavo che potesse accadere così anche stavolta” risponde con… diciamo diplomazia: “Non potete chiedermi di dire oggi se sono favorevole o contrario all'attuale progetto. Io vi ho in-contrati e ascoltati con attenzione. Se vinceremo le elezioni, il mio governo deciderà dopo aver coinvolto tutte le amministra-zioni locali. Vi dico però, fin da oggi, che quando si arriverà alla fine del confronto, la decisione dovrà essere presa con ra-pidità. L'Italia è un Paese che sta rischiando la paralisi proprio per l’incapacità di decidere”. Tutti contenti ! Prima di proseguire nelle vicende valsusine vogliamo aprire una parentesi con brevi cenni sui tanti rapporti che legano Prodi all’Alta Velocità. Sino a poco tempo prima Prodi era stato presiedente della Com-missione Europea in carica dal 16 settembre 1999 sino la 21 novembre 2004. Il progetto complessivo del Tav è stato presen-tato dall’Italia alle autorità europee nella legislatura 1996-2001– in particolare dal Governo D’Alema; era stato preparato con il supporto scientifico della società di ricerche Nomisma spa, creata da Romano Prodi, il quale, inoltre, era stato nomina-to, dai governi degli Anni 90, Garante per l’Alta Velocità. Alla fine del 2003, grazie all’azione diplomatica dei Ministeri degli Affari Esteri, dell’Economia e delle Finanze e delle Infrastrut-ture, nonché di idonee analisi economiche la Commissione Eu-ropea, allora presieduta da Romano Prodi, sempre presente nel-le vicende Tav ha inserito il progetto nell’elenco delle opere in-ter-europee a cui dare attuazione con priorità. Nomisma In queste pagine daremo un cenno su Nomisma. Letteralmente era la moneta aurea dell'impero Bizantino, il dollaro di Costan-tinopoli. Ma Nomisma è anche il nome della società di consu-lenza di cui Prodi fu appunto fra i fondatori. Il laboratorio di

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cervelli prodiano nasce il 21 marzo 1981 da un accordo con la Banca nazionale del lavoro che finanzia il progetto. Compito di Nomisma era quello di fare ricerche sull'economia reale dell'I-talia, lavorando soprattutto nell'interesse di Bnl. A capo della banca c'è Nerio Nesi292 che, con Prodi, è l'anima dell'operazio-ne. Nesi era della sinistra Psi, come Prodi lo era della Dc. Sono entrambi bolognesi, interessati all'industria e in buoni rapporti. Nesi, fu uno dei principali artefici del riappacificamento di Prodi con Fausto Bertinotti dopo lo sgambetto al suo primo go-verno nel '98. Nomisma cresce subito tumultuosamente. Esten-de la sua clientela molto al di là della Bnl e diventa in breve la società intellettuale più in vista d'Italia, con una legione di teste d'uovo alle dipendenze. Prodi è il factotum e il presidente del Comitato scientifico, ossia supremo responsabile delle ricerche strapagate dai clienti. Quanto gli studi siano validi, è cosa di-scussa.293 Tralasciando le vicende anche giudiziarie che si sono sempre risolte con l’assoluzione di Prodi, vediamo i rapporti fra Nomisma e il Tav. Tra il 4 e il 5 dicembre 1996294, il sostituto procuratore di Roma Giuseppa Geremia ordina alla Guardia di

292 Nerio Nesi Bolognese, come Prodi, classe 1925 politico, imprenditore, banchiere, di umile famiglia inizia la carriera politica con la DC, fu espulso dal partito perché partecipò ad un viaggio in URSS con Enrico Berlinguer. Entrò nel PSI. Vicepresidente della Cassa di Risparmio di Torino negli anni ‘60 presidente della BNL negli anni ‘80, giornalista economico alla Rai e ingegnere presso la Olivetti (era laureato in giurisprudenza). Alla scomparsa del Psi nel 1994 aderì a Rifondazione Comunista, eletto deputato, contrario alla sfiducia data dal suo partito a Prodi che per questa cadde passò ai Co-munisti Italiani. Fu ministro dei lavori pubblici nel governo Amato. Rieletto nell’Ulivo in Liguria (2001), passo allo Sdi nel 2004 e nel 2005 nel partito Socialista. E’ presidente dell’associazione Italia Spagna e del Conapa (coor-dinamento nazionale piccoli azionisti). 293 Vedi sito dell’autore. 294 Estratto da -Corruzione ad Alta Velocità-di F. Imposimato, G. Pisauro, S. Provisionato. Koinè nuove edizioni (Cap. VII – Quando il manager è di Sta-to - pagg. 151-154)

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Finanza di perquisire -tutti i luoghi, enti e abitazioni comprese, dove possano esservi documenti utili a ricostruire l’intera vi-cenda del progetto dell’Alta velocità-.

(Nerio Nesi)

Le perquisizioni sono una quarantina in cinque città italiane, tra cui Roma e Bologna. Al termine di questo immane lavoro di indagine, Geremia riceve un rapporto nel quale, attraverso do-cumenti sequestrati soprattutto nella sede delle Ferrovie dello Stato a Roma e della società Nomisma a Bologna, emergono alcune abili mosse fatte da Lorenzo Necci295, quando il progetto

295 Lorenzo Necci nato a Fiuggi nel 1939 presidente di Enichem, di Eni-mont e amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato fino al '96. Di u-mile famiglia, dopo gli studi in giurisprudenza cominciò la carriera di manager nella multinazionale belga Sofima, del gruppo Societe Generale. Amico personale di Ugo La Malfa, fu eletto segretario regionale del Pri, poi nel '75 passò al settore pubblico con l'ingresso nella giunta dell'Eni presiedu-ta da Pietro Sette. Alla fine dell'81 divenne responsabile del progetto chimi-co del gruppo con la nomina alla presidenza di Enichimica. Nel dicembre 1988 divenne presidente del'Enimont, ma si dimise nel febbraio di due anni dopo. Nel giugno successivo fu chiamato all'incarico di amministratore stra-ordinario delle Ferrovie dello Stato e avviò il progetto dell’alta velocità e restyling delle stazioni. Tra i personaggi chiave del passaggio dalla prima alla seconda Repubblica, sottoposto a numerose indagini, uscì indenne dalla bufera di Tangentopoli. Il 15 settembre del 1996 fu arrestato per associazio-

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dell’Alta velocità era ancora in nuce, per accaparrarsi quanto meno la benevolenza di alcuni personaggi.

(Lorenzo Necci)

Chi sono questi personaggi? Da quei documenti emerge che già il 23 gennaio 1992 Lorenzo Necci, nella sua qualità di ammini-stratore straordinario delle Ferrovie dello Stato, aveva dato vita a due authority: il “Comitato dei nodi e delle aree metropolita-ne” e il “Garante dell’Alta velocità”. Scopo apparente dei due organi: “studiare il nuovo modello delle funzioni ferroviarie, nell’evoluzione del sistema di mobilità e nella trasformazione delle strutture metropolitane e, in particolare, svolgere le fun-zioni di supportare l’elaborazione dei modelli finalizzati alla ri- ne a delinquere finalizzata a reati contro la pubblica amministrazione, pecu-lato, corruzione aggravata, abuso d'ufficio, false comunicazioni sociali, truf-fa in danno delle ferrovie, ma fu in seguito rimesso in libertà per "totale in-sussistenza degli indizi". Necci si vanterà in seguito di essere stato assolto 42 volte, ma nel suo casellario giudiziale - oltre all'assoluzione nel maxipro-cesso al Petrolchimico di Marghera, che lo vedeva imputato con altre 27 persone - figurava anche una condanna definitiva per corruzione nel proces-so per le tangenti pagate sui lavori di Ferscalo Fiorenza a Milano (3 anni e due mesi ridotti a 2 anni e 7 mesi in secondo grado). Il 2 marzo 2006 il Tri-bunale di Roma dichiarerà estinti per prescrizione i reati contestatigli assie-me all'ex patron della Parmalat, Calisto Tanzi. Mori investito in bicicletta mentre si recava al campo golf nel maggio 2006. (da: La Repubblica 28-5-2006)

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qualificazione e diversificazione dei servizi offerti nelle aree metropolitane delle Ferrovie dello Stato, tenendo conto anche degli effetti sociali e ambientali dell’operazione”. E’ scritto an-cora nel rapporto della Guardia di Finanza consegnato a Gere-mia: “il garante è stato individuato nella persona del prof. Ro-mano Prodi, mentre il comitato dei nodi è composto dalla sena-trice Susanna Agnelli (presidente), dal prof. Carlo Maria Guer-ci, dal dott. Giuseppe De Rita e dall’architetto Renzo Piano. La delibera con la quale venivano istituiti sia il “comitato nodi” che la figura del “garante” preventivava una somma di spesa di 9 miliardi di lire. Era questa una delibera contestata dal collegio dei revisori dei conti delle Ferrovie dello Stato che in una nota chiedeva spiegazioni in merito alla creazione di due organi, po-nendo in dubbio la stessa legittimità della loro costituzione sia per l’estrema genericità ed indeterminatezza della delibera, sia per la mancanza di indicazioni circa le funzioni affidate al co-mitato ed al garante, nonché sulla loro natura giuridica. Il col-legio prospettava invece l’ipotesi che il comitato ed il garante fossero organi delle Ferrovie dello Stato oppure consulenti. E definiva impropria la somma assegnata dal momento che non era stato chiarito il loro inserimento in bilancio, non erano stati indicati i soggetti che dovevano autorizzare i pagamenti e non era possibile valutare la congruità della somma stessa. A fronte di una simile mole di rilievi, il collegio dei revisori non riceve-va alcuna risposta. Trascorrono appena tre mesi e lo stesso Necci, nell’aprile 1992, affida una consulenza “per l’analisi e-conomica dell’impatto territoriale” a Nomisma, di cui Prodi è in quel momento presidente del comitato scientifico. I rapporti per la stipula dei contratti vengono affidati alla società Italferr Sia spa, incaricata anche di “fornire i supporti economici e pro-fessionali”. A questo proposito il rapporto della Guardia di Fi-nanza fa notare che: “la scelta di Nomisma è stata effettuata di-rettamente dall’avvocato Lorenzo Necci, senza un’apposita ri-

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cerca di mercato, in epoca precedente la nomina del garante”. La lettera di “accettazione del professore bolognese è stata in-viata con busta intestata Nomisma, società con sede in Bolo-gna”. Lo stesso rapporto sottolinea anche “eventuali conflitti di interessi in capo al garante”. Analogo conflitto viene prospetta-to nei confronti della senatrice Agnelli, presidente del “comita-to per i nodi”, dati i suoi rapporti con la Fiat, general contractor nell’affare dell’Alta velocità. Prodi lascerà l’incarico di garante alcuni mesi dopo, prima di assumere, nell’aprile 1993, la presi-denza dell’Iri, ente che a partire da quel periodo giocherà un grande ruolo nella vicenda dell’Alta velocità e dallo stesso Pro-di già diretto per quasi sette anni, tra la fine del 1982 e il 1989. Ma da presidente dell’Iri Prodi lascerà la presidenza del comita-to scientifico di Nomisma solo nel 1995, quando lasciata l’Iri deciderà di dedicarsi all’attività politica. L’inchiesta su Nomi-sma, che fa parte del più vasto filone romano sull’Alta velocità, si chiuderà con un nulla di fatto. Ma l’aspetto più preoccupante – e per certi versi allo stesso tempo comico – riguarda proprio i risultati della consulenza di Nomisma sull’impatto territoriale dell’Alta velocità: 39 volumi pieni zeppi di ovvietà. Per com-pletare c’è da aggiungere che all’epoca in cui il professore di Bologna è stato garante dell’alta velocità , la Goldman Sachs, di cui lo stesso Prodi era consulente, figurava tra i soci azionisti dell’Alta velocità - Il Tav e l’Unione Il 9 e 10 aprile 2006 sono previste le elezioni politiche. Da una parte Berlusconi dopo 5 anni di governo di una coalizione composta da Fi, An di Fini e Ccd di Casini e dall’altro il candi-dato Prodi che con l’Unione raccoglie una decina di partiti, Ds, Margherita, Verdi, Rc, PdcI, Idv ed altri. Partiti abbastanza di-versi fra loro che sulla Torino Lione hanno posizioni spesso an-titeche. Le contraddizioni emergono sin dalla stesura del pro-

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gramma, ne deriverà uno dei soliti estenuanti dibattiti interni alla coalizione che non si placherà mai, nemmeno dopo le ele-zioni, dibattito che sarà perennemente al centro di scontri, tal-volta anche aspri, del futuro governo dell’Unione e che contri-buirà non poco al suo indebolimento sino alla sua precoce ca-duta formalmente dovuta alla defezione del Udr di Mastella.

������Così sabato 11 febbraio 2006 all’Eliseo di Bologna viene pre-sentato, da ben 10 segretari di partito, il programma dell’Unione frutto di mesi di lavoro della –Fabbrica- con decine di tavoli di esperti che hanno collaborato. E’ ampio, articolato i detrattori dicono logorroico e inconcludente, 281 pagine in cui si parla di tutto e di più ma che sul Tav è, per così dire, incerto, non la nomina nemmeno. Quelli che più si agitano sui contenuti del programma sono ovviamente i tre rappresentanti istituziona-li del Comune di Torino della Provincia e della Regione Pie-monte. Dopo tutte le battaglie e le dichiarazioni che arrivavano addirittura a minacciare la non candidatura di esponenti No Tav con Chiamparino che esplicitamente aveva dichiarato che non avrebbe fatto nemmeno alleanze elettorali in Comune con chi era contro il Tav, a pagina 138 del programma la Torino-Lione non è nemmeno mai citata e ci si limita ad affermare che è ne-cessario - dare priorità alle direttrici vicine alla saturazione dei traffici come, ad esempio, quelle verso il Gottardo e il Brennero - e - distinguere ove necessitino opere nuove oppure occorrano ristrutturazioni dell'esistente.- Chiaro il riferimento al poten-ziamento della Torino Lione mentre non solo non c'è l'Alta ve-locità, manca pure il Terzo valico che attraverso la provincia di Alessandria, patria elettorale dell’assessore regionale del Pie-monte Borioli, dovrebbe collegare Genova a Milan. Insieme sono le due più importanti infrastrutture per il Piemonte e per il Nord-ovest. Così Antonio Saitta annuncia la sua intenzione “di incontrare Prodi, insieme a Bresso e Chiamparino. Se davvero

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la Torino-Lione manca nel programma dell’Unione sono certo che insieme a Prodi potremo integrare il testo per renderlo a-deguato alle necessità di sviluppo del Piemonte” afferma. Anche i riformisti della Provincia hanno deciso di far sentire la loro voce, indirizzando a Prodi e Fassino un appello in cui si afferma che -L'esclusione della Torino-Lione provoca in noi sconcerto e un radicale dissenso. Quale che sia la ragione tattica di una simile autolesionistica esclusione, non potrà essere da noi condivisa. E’ tempo di chiarezza programmatica e politica. Gli elettori piemontesi hanno sostenuto con convinzione i pro-grammi di Chiamparino, Saitta e Bresso che hanno indicato la linea come un punto irrinunciabile- seguono 36 firme fra cui Stefano Esposito, capogruppo Ds in Provincia, gli assessori Franco Campia, Carlo Chiama e Umberto D'Ottavio (dal 1995 al 2004 sindaco DS di Collegno, uno dei comuni interessati dal Tav) che così si beccano degli –spocchiosi- dai Comunisti Ita-liani “Che ci sia o no la Tav nel programma dell'Unione poco importa. Quello che conta è ristabilire un principio di dialogo e di confronto tra le popolazioni della valle. Le istituzioni locali siano più attente e meno spocchiose”296 in quanto all’assenza del Tav dal programma dell’Unione “Il motivo è che l'Unione ha compreso che servono prima le opere necessarie, poi quelle utili. Noi riteniamo che la Tav non costituisca un’opportunità per la val di Susa”297. Paolo Cento, coordinatore dei Verdi, fa sapere che il testo ormai è quello e “ora la sfida è sulle priorità di governo per il primo anno della prossima legislatura. Non è casuale che la Tav Torino-Lione non sia inserita tra le priorità del programma di centrosinistra”, altre sono le priorità: “sono il Gottardo e il Brennero”, gli fa eco il leader verde Alfonso Pecoraro Scanio. “Quanto al megatunnel in Val di Susa c'è l'impegno a confrontarsi con le istituzioni locali e a non impor- 296 Rep.14-2-06 297 Rep.13-2-06

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re opere contro la volontà della popolazione. I Verdi si impe-gneranno per evitare questo scempio ambientale ed economi-co”. Ad ogni buon conto anche Bertinotti farà capire che per Rifon-dazione il programma firmato non è emendabile senza riaprire la discussione su tutti i punti su cui è stata trovata una faticosa mediazione. Prodi cercherà di – tacconare - con comunicati stampa e dichiarazioni i contenuti del programma sul Tav che finiscono sempre per creare una specie di rissa interna al centro sinistra, dirà che la Torino Lione è strategica, Fassino, segreta-rio dei Ds nato ad Avigliana, supporterà la tesi del Candidato alla presidenza del Consiglio affermando decisamente che “la Torino-Lione e l'alta velocità dalla Val di Susa a Trieste sono una delle priorità del programma del centrosinistra”, resta “destituita ogni fondamento ogni diversa ipotesi”. Non resta ora che attendere la risposta di Prodi alla richiesta di incontro venuta dai vertici degli enti locali torinesi ed immagi-niamo sarà stato facile per Prodi spiegare tanta “delicatezza” sul Tav, chissà, forse gli sarà bastato ricordare alla Presidente della regione Piemonte ciò che già aveva notato Ghigo “Prodi ha utilizzato lo stesso espediente a cui lei era ricorsa davanti al Consiglio regionale, a dicembre, facendo votare un ordine del giorno sulle politiche di trasporti, dove la parola Tav non è mai citata. E’ la stessa ambiguità”298. Notiamo poi che una certa dose di –incertezza- sul Tav era già stata rilevata anche nel pro-gramma elettorale della Bresso, (di Tac si parlava solo in mezza riga), ma noi notiamo pure che la Bresso le elezioni… le vinse! e così pure Prodi. Nonostante le proteste degli amministratori piemontesi, il pro-gramma non cambierà e la pagina 138 restò tale e quale. Era e-vidente che quello era il punto di sintesi più –alto- raggiungibi-le dai diversi partiti della coalizione. Una sintesi che sarebbe 298 Rep.14-2-06

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stata foriera di continue diatribe far i partiti dell’Unione, ma che non impediva a ciascuna delle parti di -dichiarare- ai media ciò che ciascuno voleva. Naturalmente anche sindacati, Confindustria e molte organizza-zioni di categoria non mancarono di rilevare la grave incon-gruenza Luca Cordero di Montezemolo si dice preoccupato, Epifani: “è una grande priorità. Bisogna però maturare tutte le condizioni di progetto, di sostenibilità ambientale e di consenso democratico”. Alberto Tazzetti, presidente dell’Unione Indu-striale di Torino si dichiara “stupito e profondamente deluso. Prodi ha sostenuto la linea quando era presidente della Com-missione Europea, ora che si candida a guidare il Paese non cita nemmeno l’opera nel programma della coalizione. Se ha cambiato idea lo dica e soprattutto ci spieghi il perché. Sembra ormai che la politica, destra e sinistra insieme, continui a sot-tovalutare l’elettorato. Gli equivoci si pagano”. Ma Tazzetti esprime anche un altro interessante concetto sulla qualità di chi sarà chiamato a governare. Secondo l’esponente degli industria-li Torinesi chiunque uscirà vincente dalle elezioni avrà difficol-tà a governare. Ritiene ci sia molta fragilità e debolezza e che la politica di eccellenze ne abbia poche come dimostra la vicenda della Torino Lione: “è una questione che si trascina da anni, è corretto cercare mediazioni, ma ad un certo punto è necessario decidere. Chiedere una mediazione a la De Palacio, come è successo a dicembre, significa che non si è in grado di affron-tare questioni complesse” ed ancora “le malattie del Paese sono note, la mancanza di infrastrutture è una di queste. La medici-na, cioè farle, non mi sembra così difficile da praticare. Attor-no a questo malato si sono invece concentrate persone che as-somigliano ai medici parrucconi dell’800. Non sapevano fare altro che salassi. Di salassi l'Italia non ha bisogno, ha bisogno invece di competitività”299. 299 Rep.14-2-06

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Ci vien da pensare che più che l’Italia, i veri salassati visti i co-sti di questa infinita concertazione, sono gli italiani.

(Rispettivamente Sergio Pininfarina e Andrea Pininfarina)

Altrettanto esplicito è anche Andrea Pininfarina300, vice presi-dente di Confindustria, che di Tav dovrebbe intendersene visto che suo padre, Sergio301, nominato senatore a vita il 23 settem- 300 Andrea Pininfarina classe 1957 scomparirà a soli 51 anni a causa di un banale incidente stradale nel 2008 301 Sergio Pininfarina classe 1926, industriale torinese che ereditò dal padre, che l’aveva fondata, la nota azienda di carrozzerie. Era stato nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il 23 settembre 2005. Pur avendo votato per il candidato ufficiale del centrodestra Giulio Andreotti come presidente del Senato il 19 maggio 2006 ha votato la fiducia al governo Prodi II; successiva-mente non ha partecipato ad votazione del Senato fino al 21 febbraio 2007, giorno in cui si è astenuto sulla mozione della maggioranza sulla politica estera, contribuen-do alla nascita della prima crisi del governo Prodi . Il 28 febbraio seguente, quando l'esecutivo fu rinviato al Senato dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano per ottenere nuovamente la fiducia, Pininfarina ed Andreotti entrambe senatori a vita, non parte-ciparono alle operazioni di voto causando la caduta del governo.

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bre 2005 dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi è stato fra il giugno 1991 – giugno 2001 Co-Presidente del Co-mitato Promotore della Direttrice Ferroviaria Europea Transpa-dana ad Alta Capacità Merci e Passeggeri e fra il maggio 2001 e il gennaio 2005: Capo della Delegazione italiana in seno alla Commissione Intergovernativa Italo-Francese per il nuovo col-legamento ferroviario ad Alta Velocità fra Lione e Torino. Andrea dichiara che: “le ambiguità dei partiti dell'Unione sul-l'Alta velocità sono un elemento negativo e preoccupante”, “è proprio su temi come questo che gli imprenditori valutano la credibilità di chi si candida a governare il paese. Quello delle infrastrutture è un punto decisivo per garantire alle imprese i-taliane le condizioni di competitività necessarie allo sviluppo. Non è sufficiente fermarsi alla critica di ciò che è stato fatto o non è stato fatto da chi governa oggi, è necessario invece dire con chiarezza quali azioni intende compiere chi chiede di go-vernare domani”, ed ancora: “i disagi provocati dalla realizza-zione dell'opera in Val di Susa vanno discussi con le popola-zioni locali e superati con il sistema delle compensazioni”. Le vicende dei Pininfarina, più del padre Sergio che del figlio An-drea, si intrecceranno sia con la vicenda del Tav che con le sorti del prossimo governo Prodi, ma queste sono, per ora, altre sto-rie.

����� Era passata appena una settimana dall’incontro dei sindaci val-susini e pochi giorni dalla presentazione del programma quando il 13 febbraio il candidato dell’Unione Prodi è a Madrid per in-contrare gli italiani là residenti. Le prossime elezioni infatti prevedono, per la prima volta nella storia, le votazioni degli ita-liani all’estero. Là non ci sono più i sindaci della valle Susa ma imprenditori che amano anche un po’ di decisionismo, così Prodi prima di pranzo fa la sua –sparata-: “La Tav si fa. Punto e basta” e prima di cena -doppietta-: ”Il corridoio 5 è nel pro-

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gramma dell’Unione come tutti i grandi collegamenti europei. Quindi, non c'è discussione su questo punto” ed ancora “Le grandi infrastrutture europee vengono portate avanti e tra que-ste c è il Corridoio 5. E quindi la Torino-Lione” Chiarissimo! Il chiarimento, si fa per dire, sulla vicenda del Programma vie-ne da una intervista al professor Ferdinando Targetti coordina-tore del tavolo di programma dell’Unione su la Repubblica del 14 febbraio in cui afferma che la realizzazione del percorso del treno ad alta velocità nella Val di Susa non esplicitato nel pro-gramma dell'Unione non è assolutamente una svista. Non c'è stato accordo. Ciò non significa però che non verrà realizzata semplicemente “Significa che ancora non lo sappiamo. Quel punto è rimasto in sospeso”. Durante i lavori del tavolo la que-stione alta velocità e Corridoio 5 è stata affrontata con “due passaggi diversi. Con l'assenso di tutte le anime dell'Unione è stato dato il via libera all'integrazione dell'Italia con le grandi reti europee. Significa che il Corridoio europeo numero 5, l'ar-teria un po' treno un po' autostrada che collegherà Lisbona con Kiev, sarà realizzato e passerà a sud delle Alpi, dove previsto” come secondo passaggio “Non è stato esplicitato e il mezzo e il metodo con cui verrà realizzato il Corridoio 5”. Potrebbe infat-ti essere realizzato anche “ad esempio, rafforzando la rete fer-roviaria già esistente. Ci saranno nuovi studi e saranno coin-volti cittadini e enti locali” E quando Prodi oggi dice che il Tav si farà punto e basta ? “Questo nel programma non c’è”. Di diverso avviso Rutelli: “La Tav è stata approvata nei pro-grammi elettorali del centrosinistra inclusa Rifondazione: alla Regione, alla Provincia, al Comune di Torino. Aprire una di-scussione è immotivato, si tratta piuttosto di chiuderla. Faceva parte del vecchio piano nazionale dei trasporti ed è stata previ-sta nel programma dell'Unione tre giorni fa. Fu varata dalla commissione Ue quando era presidente Prodi”, “Va tenuto con-

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to delle preoccupazioni locali della Val di Susa per ridurre al minimo l'impatto ambientale del progetto e del cantiere. Ma non c’è nulla da ridiscutere: se il centrosinistra vince, la attue-rà.” Il Tav alle elezioni comunali di Torino Se la situazione Tav nel centro sinistra per le politiche di aprile è, quanto meno, confusa, per le comunali torinesi di maggio è addirittura dirompente. Prodi non è Chiamparino, né per forza elettorale, né come carattere, e Torino non è Roma. Il sindaco uscente è sempre stato chiaro non solo a parole, anche nei pro-grammi ha sempre dichiarato, che la necessità del Tav sarebbe stata scritta a caratteri cubitali, arrivando ad affermare che non ci sarebbe stato posto nella coalizione per la sua candidatura per candidati e partiti che fossero stati contrari all’infrastruttura. Una situazione che rischiava di diventare paradossale, a Roma all’Unione aderiscono anche i partiti No Tav: RC, Verdi e PdCI, a Torino invece no. A tutto ciò si aggiungono le solite migrazioni di esponenti politici da uno schieramento all’altro302, che in questo periodo favoriscono spostamenti da 302 Si tratta di Scanderebech e di Manolino in Regione, Chiavarino e Rocco Lospio-nuso in Comune oltre a La Ganga che aderirà alla Margherita. Nevio Coral ex sinda-co di Leinì. Scanderebech classe 1951, ingegnere imprenditore edile Eletto nel 1995 in Consiglio regionale già assessore regionale all’Agricoltura. Nel settembre 2002 lascia il gruppo di Forza Italia per aderire al gruppo Misto e dal 1° luglio 2003 entra a far parte del gruppo UDC. Nelle elezioni 2005 viene rieletto in Consiglio regionale (quota proporzionale), nella circoscrizione di Torino, con 9.395 voti di preferenza. Manolino geometra. Sindaco di Pecetto dal 1975 al '99, dal 1995 al '99 è stato presi-dente del Consorzio Chierese dei servizi, con attività principale nel settore ecologia e smaltimento rifiuti. È stato componente della Consulta dei piccoli Comuni della Pro-vincia di Torino e membro della Commissione nazionale Territorio ed Ambiente del-l'ANCI. Eletto per la prima volta in Consiglio regionale nel 2000 con Forza Italia, è stato presidente dell'VIII Commissione (Affari istituzionali) per tutta la VII legislatu-ra. Nelle elezioni 2005 è stato rieletto in Consiglio regionale (quota proporzionale), nella lista di Forza Italia della circoscrizione di Torino, con 7.674 voti di preferenza. Dal 1° gennaio 2006 ha costituito, con il consigliere Giovanni Pizzale, il gruppo "Moderati per il Piemonte" di cui è presidente. Confluirà nell’Udeur di Mastella che

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destra a sinistra in presenza della ripetute vittorie elettorali de-gli anni passati e dei sondaggi che accreditano l’Unione in van-taggio di qualche punto sulla C.d.L. alle prossime elezioni po-litiche. Le migrazioni riguardano alcuni personaggi di area cen-trista che finiscono per rafforzare la componente moderata dell’Unione a scapito dell’area più estrema. Così, siamo verso metà febbraio, Marco Calgaro vicesindaco di Torino e coordinatore cittadino della Margherita propone ai Ds “teniamo fuori Rifondazione dall'alleanza comunale e facciamo una lista insieme entro la fine delle Olimpiadi”, tiepido Chiam-parino, preoccupato, dice, non tanto dalle divisioni sul Tav quando per l'atteggiamento ostruzionistico che Rifondazione sta attuando su provvedimenti come la variante per la ristruttura-zione della ex Fiat Grandi Motori in cui ha presentato 700 e-mendamenti con intenti evidentemente ostruzionistici nei con-fronti della sua maggioranza. Gli esponenti locali dei tre partiti No Tav prendono l’iniziativa, lo fa Gianni Favaro, segretario provinciale di Rifondazione con una lettera ai segretari dei par-titi dell’Unione in cui chiede la convocazione di un tavolo per discutere di programmi in vista delle elezioni amministrative di aderisce all’Unione”. Manolino dal 1985 consigliere comunale per la Dc, alla caduta della Prima Repubblica passa in FI e nel 2006 entrerà anche lui nell’Udeur ma non verrà rieletto in Sala Rossa nelle elezioni del maggio dello stesso anno, passerà poi nei Moderati. Nevio Coral industriale nel campo dei filtri di depurazione, 22 aziende nel mondo, nel 1994 diventa sindaco di Leinì, ma dura pochi mesi, dopo il commis-sariamento rivince le elezioni. Questa volta resterà sino al 2006, dove gli succederà alla carica il figlio Ivano. Nel 1995 contribuisce a far eleggere la nuora Caterina Fer-rero in consiglio regionale per FI. Si allontanerà da FI per entrare in AN che lascerà nel 2005. Per le politiche del 2006 avrebbe dovuto essere candidato al senato con i Verdi della Liguria disponibili alla sua candidatura. I Verdi piemontesi, per bocca del capogruppo in Regione, Enrico Moriconi minacciano di «non raccogliere le firme necessarie a presentare le liste. Da sempre ci siamo opposti alle politiche amministra-tive portate avanti da Coral. Non dobbiamo candidarlo. Nemmeno in Liguria”. Non verrà candidato. A Rocco Spinuso medico torinese La stampa torinese dedica un ar-ticolo 812-4-2009) in cui descrive la storia politica che lo ha visto cambiare 8 partiti in 12 anni. Per il 2006 fu candidato nell’Udeur e nello steso anno passò ai Moderati

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maggio: “Non mi piace la discussione di questi giorni e non capisco i no a priori quando a Roma, qualche giorno fa abbia-mo presentato tutti insieme un programma. Se qui a Torino dobbiamo litigare facciamolo attorno a un tavolo, parlando di problemi concreti. Se troveremo un accordo bene, noi lavoria-mo per questo. Altrimenti almeno saranno chiari i motivi del no”303 si uniscono anche il segretario regionale del Prc Alberto De Ambrogio “Se Chiamparino non ci vuole lo dica chiara-mente, ma non cerchi pretesti, non usi diktat su Tav, incenerito-re e così via”. Ed anche i Comunisti Italiani per voce del segre-tario provinciale Vincenzo Chieppa e il capogruppo in Comune Guido Passoni “Siamo esterrefatti dalle voci che ci vorrebbero fuori dall’alleanza di governo della città. Come ripetiamo da tempo l’amore-odio tra Ds e Margherita sta procurando seri danni alla coalizione. Al sindaco chiediamo di lavorare per l’unità evitando la -chiamata alle armi- dei riformisti contro la sinistra”. Interverrà la Quercia a bloccare il progetto di lista u-nitaria fra Ds e Margherita che, con l’arrivo dei vari esponenti centristi, teme forse una eccessivo spostamento al centro del baricentro della coalizione. La posizione espressa dal leader dei Verdi sulla questione Tav a Torino è la sostanziale riproposi-zione dell’accordo nazionale: “Io sto lavorando a livello nazio-nale e locale per tenere unito il centrosinistra. Lo abbiamo fat-to, anche sulla Tav, con la mediazione che è stata trovata nel programma dell’Unione” Una mediazione che non piace però a Bresso e Chiamparino ma necessaria per Pecoraro Scanio: “Le coalizioni impongono le mediazioni. Nel programma l'abbiamo trovata e credo che Chiamparino, sindaco del centrosinistra, la rispetterà. Capisco che con il sistema proporzionale molti sia-no tentati dalle posizioni estreme per rosicchiare qualche per-centuale di voto in più. Ma io preferisco prendere lo 0,5 in me-no in una coalizione vincente piuttosto che ottenere una grande 303 Rep.16-2-06

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affermazione e finire all'opposizione” ed ancora: “Noi siamo stati molto ragionevoli. Siamo contro la Tav ma non abbiamo preteso che questa posizione diventasse quella dell'Unione. Chiederei che anche le altre componenti della coalizione faces-sero altrettanto. C'è un estremismo riformista che non è meno dannoso degli altri. Vorrei che tutti capissero, anche Chiampa-rino, che oggi l'obiettivo principale è rimanere uniti per battere il centrodestra alle politiche. Certe posizioni estreme pro Tav rischiano di dividerci di fronte agli elettori e questo danneggia la coalizione”. I ragionevoli e gli estremisti riformisti: ecco una nuova applica-zione in politica della einstaniana teoria della relatività: la ra-gionevole minoranza No Tav e l’estremista maggioranza rifor-mista pro-Tav… che da vent’anni non riesce a realizzare l’opera!. Ci sembra doveroso riportare anche una iniziativa della Lega Nord che il 25 febbraio304 deposita al Ministero degli Interni il simbolo No Tav, scritta rossa su fondo giallo, per competere sia alla Camera che al Senato alla previste elezioni, Presentatori Andrea Fogliati consigliere comunale di Poirino e Mario Bor-ghezio. Alle amministrative del 2004 le liste No Tav raccolsero circa 9.000 voti. Scopo dell’iniziativa secondo Dario Catti ex leghista No Tav era quello di “tutelarci dalla eventualità che partiti come Prc, Pdci o Verdi sfruttassero la sigla della nostra battaglia”. Giorgio Baltera, consigliere comunale a Caselette già due anni prima capolista dei No Tav : “Valuteremo poi se presentare la lista, continuare a rinnovare la nostra fiducia al-le forze politiche tradizionali o disertare le urne. Se decidere-mo di correre alle politiche, comunque, dimostreremo con i fat-ti la priorità del problema Tav rispetto alle ambizioni persona-li. Tra i candidati verrà sorteggiato l'ordine di lista e a chi fos-se eletto sarà chiesto di dimettersi entro sei mesi per non per- 304 Rep.26 e 28-2-06

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sonalizzare una battaglia che è collettiva”. Tutti prendono le distanze dall’iniziativa, da Ferrentino “Il simbolo presentato con la scritta No Tav è un'iniziativa personale che il movimento e i comitati non riconoscono. Giovedì scorso c'è stata una riu-nione di tutti i comitati della valle che hanno escluso all’una-nimità presentazioni di liste e candidati. Il movimento si ribel-lerà, studieremo azioni legali e di dissuasione” a Carena leghi-sta e presidente della Comunità Montana Alta valle di Susa, ed ovviamente, ai partiti della sinistra che appoggiano il movimen-to No Tav che parlano di un'inutile tentativo di recuperare voti da parte del centrodestra. Le liste, di cui sarebbero comunque dovute raccogliere ancora le 2.000 firme richieste per la presen-tazione, non verranno mai presentate. In una riunione che si ter-rà a Caselette domenica 26 febbraio fra rappresentanti dei Co-mitati No Tav dell’alta valle e i presentatori del simbolo, Balte-ra firmerà una dichiarazione in cui si impegna a ritirare il sim-bolo “presentato senza il consenso del movimento No Tav”. Ripartono i confronti sul Tav Parte il Forum di quattro giorni che prevede iniziative e dibattiti a Torino e in Valle di Susa sulle grandi infrastrutture in Italia. Molti gli incontri previsti all'interno del Forum in programma che prevede incontri nei diversi comuni della valle. Il 17 feb-braio305 mattina a Condove, interverrà il missionario combo-niano padre Alex Zanotelli e, a Susa, dibattito con Marco Ponti dal titolo -Grandi opere, grandi interessi- presenti anche Mas-simo Cacciari e Sergio Cusani. Scena identica alla sera, per la cena offerta nella tensostruttura accanto al Polivalente di Bus-soleno. Il 18 a Oulx, l’appuntamento dal titolo -Valicare le Al-pi? Fragilità del sistema alpino-, mentre ad Avigliana si parla di energia con Luca Mercalli. A Vilafforchiardo, cascina Roland, si apre la mostra -Venti opere per la Valle-. Il 19 il dibattito si 305 Rep. 18-2-06

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sposta a Torino alla Fabbrica delle E di corso Trapani. A Ve-naus, invece, si anima il presidio. Fra le proposte quella di tenere una quindicina di manifestazio-ni, a marzo, in altrettante città italiane per chiedere il migliora-mento della rete ferroviaria esistente e favorire il trasporto su rotaia a scapito di quello su gomma.

(Padre Alex Zanotelli)

Alla tavola rotonda, presso la sede del gruppo Abele, hanno preso parte, tra gli altri, il presidente nazionale di Legambiente, Roberto Della Seta, il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini, l'europarlamentare di Rifondazione Vittorio Agnolet-to, il direttore del Manifesto Gabriele Polo, Luciana Castellina e Marco Revelli. Agnoletto306 affermerà che: “L’Unione europea non ha più i fondi necessari e difficilmente finanzierà come previsto ben tre opere che interessano l’Italia: oltre alla Torino-Lione ci sono anche il tunnel del Brennero e la Milano-Genova”. Per Rinal-dini “è paradossale discutere di Alta velocità quando i treni dei pendolari sono al collasso”. Le conclusioni di Antonio Ferren-tino: “Abbiamo deciso di rendere questo forum permanente perché durante tutto l'anno ci giunga il contributo degli studio- 306 Rep. 20-2-06

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si che hanno partecipato con noi a questi tre giorni di discus-sione. Oltre alle manifestazioni a favore del treno, da tenersi in marzo, chiederemo anche l'abolizione della legge obiettivo, quella che autorizza il governo centrale a scegliere un'opera senza ascoltare il parere delle popolazioni interessate. Infine svolgeremo a Roma una manifestazione in giugno per far cono-scere al nuovo governo le nostre richieste.” Alla tre giorni del -Forum del grande cortile- secondo gli organizzatori hanno par-tecipato circa tremila persone provenienti da 54 provincie ita-liane. Il 26 febbraio si tiene a Fuligno in Toscana307 il seminario “Re-te toscana contro le grandi opere” fra i 70 partecipanti era pre-sente Ferrentino che ha proposto una giornata di mobilitazione contro il progetto Tav in tutte le stazioni italiane cominciare da quelle interessate dal progetto, come quelle fiorentine. Una ma-nifestazione da tenersi durante un giorno feriale entro la fine di marzo, con volantinaggi e comizi volanti “battersi contro il gi-gantismo di queste opere non significa essere contrari allo svi-luppo ferroviario, significa dire però che il progetto Tav non è utile”, la proposta verrà accolta. No anche al Mose, al ponte sullo stretto e alla piattaforma Off-shore di rigassificazione prevista sul mare a 12 miglia dalla costa fra Pisa e Livorno.

����� Il meteorologo No Tav di Rai 3 Luca Mercalli dagli studi - Che tempo che fa - di Fazio nella puntata di domenica 19 febbraio 2006 parlando di pannelli solari lancia la sua proposta “invece di costruire la Tav, consiglio di installarli sul tetto degli italia-ni, sono più utili per raggiungere gli obiettivi di Kyoto”, non è il primo né sarà l’ultimo degli interventi contro il Tav, questo gli varrà le critiche di Ghigo “un meteorologo non dovrebbe te-nere comizi politici. E anche il merito delle sue affermazioni: non solo non tocca a lui dire che spendere i soldi per la Tav è 307 Rep27-2-06

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uno spreco, ma non è vero neppure che quei soldi, se investiti in pannelli solari, risolverebbero i problemi di inquinamento dell'atmosfera. Ci vuole ben altro per rispondere davvero ai criteri dell’accordo di Kyoto! Questo risultato, nel medio pe-riodo, lo si potrà ottenere proprio dirottando sul treno una par-te sempre più consistente del traffico che ora viaggia su gom-ma” L’Osservatorio Già da tempo circolava la voce secondo cui né Siniscalco né Rivalta sarebbero stati individuati quali presidenti del nuovo tavolo di confronto con i rappresentanti degli E.L. valsusini. Si faceva invece il nome di Mario Virano che così viene descritto su La Repubblica308: ��������� - Il presidente più probabile dell’osservatorio tecnico sull’Alta Velocità sembra il torinese Mario Virano, direttore generale dell’Anas e già ai vertici Sitaf. Esponente di punta di quell'ala del vecchio Pci detta - degli amministratori -, Virano sostiene di non avere tessere politiche, anche se talvolta dispensa consigli agli antichi compagni. I corti di memoria si chiederanno perché, dovendo decidere il tracciato di una ferrovia, si ricorra a Virano che dirige la società delle strade. Ma chi ha la memoria un po' più lunga ricorderà che di binari Virano se ne intende avendo preso parte alla trattativa per l'appalto dei semafori intelligenti sulla linea dei jumbo-tram nel lontano 1984 (ai tempi di Diego Novelli e di clamorose inchieste giudiziarie).

��������� Il 1° marzo ripartono i tavoli di confronto sul Tav309. Per quella data alle 17 infatti è convocato a Roma il tavolo di Palazzo Chigi da cui prenderà il via una –nuova- stagione di attività per 308 Rep. 15-2-06 309 Rep. 28-2-06

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tentare di realizzare la ferrovia Torino Lione. L’iniziativa segue la nomina del Commissario straordinario di governo per la To-rino Lione e la nascita dell’Osservatorio Valle Susa. La nomina di Virano è stata effettuata da Berlusconi su indicazioni del mi-nistro Lunardi. Nei giorni precedenti Regione ed enti locali hanno nominato i loro rappresentanti in seno all’Osservatorio: La Regione ha indicato Luigi Rivalta310, la Provincia Paolo Foietta, le amministrazioni della valle Andrea Debernardi e Angelo Tartaglia.

(Angelo Tartaglia)

In una intervista a La Repubblica311 del 19 febbraio il professor Tartaglia rappresentante dei Comuni della Bassa valle di Susa in seno all’Osservatorio esprime il proprio pensiero afferman-do: “Ci aspettiamo di poter discutere le ipotesi in campo, i due e-stremi. L’ipotesi massima: che il tunnel si faccia secondo il progetto di Ltf. O la minima: che non si faccia nulla. Vedremo il mandato che ci daranno i sindaci ma non credo spetti a noi presentare ipotesi alternative. Dovrebbe essere il tavolo politi-co a introdurre altre soluzioni”, per il tecnico rappresentante dei Comuni della Bassa Valle di Susa è importante capire se “Quest'opera è davvero indispensabile? E se è così, è indispen-sabile che passi di lì? A questa domanda non è mai stata data una risposta chiara. In genere i tecnici in grado di fornire dati

310 A cui successivamente si aggiungerà Aldo Manto direttore regionale tra-sporti 311 Rep. 19-2-06

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concreti non sono presenti ai convegni in cui si discute di Tav. Vorremmo averli per confrontarli coi nostri”. Antonio Ferrentino ha indicato le condizioni della partecipazio-ne al tavolo tecnico: “non solo – come - ma anche – se – e se questo Osservatorio dovesse rivelarsi un bluff allora non ha al-cun senso andare avanti”. Come già accennato verrà formalmente istituito con decreto del Consiglio dei ministri del 1 marzo 2006, ne riportiamo la pre-sentazione riportata sul Quaderno n° 1 edito dall’Osservatorio medesimo. ��������� Osservatorio per il collegamento ferroviario Torino-Lione: Isti-tuito con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 1 marzo 2006 con la decisione assunta dal “Tavolo istituzionale di Palazzo Chigi” del 10 dicembre 2005, confermato nel corso della riunione del “Tavolo istituzionale di Palazzo Chigi” del 29 giugno 2006. E’ la sede tecnica di confronto di tutte le istan-ze interessate, con l’analisi delle criticità e l’istruzione di solu-zioni per i decisori politico-istituzionali. E’ presieduto dal Commissario Straordinario del Governo ed è composto dai rap-presentanti dei Ministeri (Infrastrutture, Trasporti, Interno, Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare, Salute, Commer-cio Internazionale e Politiche Europee), della Regione Piemon-te, della Provincia e del Comune di Torino, degli altri Enti loca-li interessati (Valle di Susa, Area metropolitana), da un rappre-sentante della Delegazione italiana della Commissione intergo-vernativa italo-francese per la nuova linea ferroviaria Torino-Lione (CIG) e dai rappresentanti di RFI ed LTF. L’Osservatorio è diventato operativo dal 12 dicembre 2006, a seguito della riunione del “Tavolo istituzionale” del 9 novem-bre 2006 e della riunione di concertazione con i Sindaci della Valle di Susa del 23 novembre 2006. Dal suo insediamento

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l’Osservatorio si riunisce ogni settimana, di norma il martedì, presso la Prefettura di Torino.

��������� Così il 1° marzo l’Osservatorio si insedierà formalmente312 presso il Ministero delle Infrastrutture e trasporti, il presidente della Comunità montana Bassa Val Susa Antonio Ferrentino af-fermerà che “l'osservatorio dovrà occuparsi della disamina di tutti i problemi da noi posti, primo fra tutti la verifica dell’effettiva utilità dell’opera”, in una lettera a Letta specifica che: “Deve essere chiaro che prima che partano effettivamente i lavori dell’Osservatorio il governo deve convocare anche il tavolo politico. Lunardi ha annunciato che dovrebbe partire il 6 marzo, ma non abbiamo poi ricevuto nulla di concreto. Al-trimenti i nostri tecnici non parteciperanno all’Osservatorio”. Il tavolo politico verrà rimandato a dopo le elezioni politiche che vedranno prevalere per una manciata di voti il candidato del centro-sinistra prodi su Berlusconi. Il 13 marzo Mario Virano, verrà ricevuto al Quirinale dal presi-dente Ciampi al quale illustrerà il programma di lavoro e una intenzione: “Insedieremo l'Osservatorio in val di Susa per a-scoltare sul posto le osservazioni delle popolazioni locali. Pun-tiamo a un lavoro trasparente”, ma i No Tav non saranno d’accordo, meglio la Prefettura di Torino. Concludiamo qui il terzo volume di questa - Storia del Tav To-rino Lione –. Nel quarto entreremo in un nuovo mondo o me-glio come l’interessato direbbe, nella nuova suggestione, quella costruita dal Commissario straordinario nonché presidente del-l’Osservatorio tecnico per la Torino Lione architetto Mario Vi-rano in cui tutto cambia e… nulla è come sembra. 312 Rep. 2-3-06

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FINE DEL TERZO LIBRO

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Enzo GINO: ingegnere e funzionario presso la Regione Piemonte. Dai primi anni ’90 con funzioni diverse, ha seguito le vicende del Tav Torino Lione. Dal 1994 presta servizio presso la Direzione trasporti seguendo le attività istituzionali connesse alla definizione e realizzazione delle infrastrutture strategiche, fra cui le linee Tav. E’ iscritto da oltre 15 anni all’albo dei giornalisti (elenco pubblicisti) e direttore responsabile di giornali locali e siti internet su trasporti e ambiente.