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1 Storia del Teatro Francese Albert Camus Camus analizza l’assurdo dell’uomo come condizione reale, non come necessità o unica via. Si tratta di un vero e proprio problema esistenziale al quale serve una cura, che solo la solidarietà umana è in grado di produrre. L’uomo scopre la sua inconsistenza e la sua assurdità intuendo che solo attraverso la presa di coscienza di questo stato di cose si aprono nuovi orizzonti -> il difficile è entrarci. L’assurdo è penoso e la presa di coscienza di esso frustra e macera, ma è uno stimolo intellettuale importante, ed è nel “Mito di Sisifo” che viene posto in maniera chiara il problema. Ma la soluzione nella solidarietà umana appare solo nel 1943-’44 e si trova nel romanzo “La peste”. La peste rappresenta perciò un superamento del senso tragico e assurdo dell’esistenza umana. Il tema della solidarietà umana è uno sbocco che è convincente solo in parte e che per alcuni versi pare addirittura non privo di derive moralistiche. Nel 1952, con “L’uomo in rivolta”, Camus affronta il tema della violenza, sia essa metafisica, libertaria o terroristica. L’opera è anche un’analisi socio-psicologica profonda delle motivazioni che portano alla rivolta violenta e all’omicidio. Camus prosegue e realizza la sua polemica con la rivista “Les temps modernes” diretta da Jean-Paul Sartre. È la fine di un sodalizio che aveva visto sintonia e numerose collaborazioni sin dal secondo dopoguerra. Ma ciò non significa affatto, come qualcuno erroneamente sostiene, che Camus, contrapponendosi a Sartre, non sia più un esistenzialista ateo, ma semplicemente che egli intende abbandonare il pessimismo estremo per lasciare l’orizzonte aperto alla speranza di un senso del lottare contro il male. Per Camus la strada principale “dell’uomo che pensa”, è quella di combattere contro l’assurdo e la mancanza di senso dell’esistere. Un “assurdo” che non è nella natura dell’uomo in quanto tale, ma nei “modi” con cui l’uomo struttura negativamente il proprio esistere e il proprio convivere. Far fronte alla Peste (che nella sua opera simboleggia anche la dittatura) è possibile nella solidarietà e nella collaborazione. Gli uomini, se uniti da ideali positivi e forza, devono sempre rimanere vigili in attesa che “...la peste torni ad inviare i suoi ratti”. Ma tutto questo deve fare i conti con lo “stato personale” e con i propri limiti: l’artista (così come l’uomo comune) è sempre in bilico fra solidarietà e solitudine (solidaire ou solitaire), e spesso si trova di fronte a situazioni che avrebbe potuto evitare. Camus rifiutava l’appellativo di “pessimista” attribuitogli da alcuni suoi contemporanei. L’assurdo Nella letteratura l’assurdo è stato usato con significati contrastanti: Sartre e Camus ad esempio, nei loro romanzi e opere teatrali, hanno trattato dell’assurdo implicito nell’esistenza dell’uomo (in forme letterarie classiche). Il mito di Sisifo Il mito di Sisifo è un saggio pubblicato da Albert Camus nel 1942 -> è una presa di coscienza del sentimento dell’assurdo. L’assurdo per Camus non è la deduzione di un ragionamento logico o la sintesi di esperienze di vita; è il punto di partenza. L’uomo si scontra contro il muro dell’impenetrabilità della realtà, del significato intimo della stessa vita -> davanti al “non-senso”, la domanda sorge spontanea: ha senso vivere? Il suicidio, ecco ciò di cui si vuole occupare Camus -> “l’unico problema filosofico veramente serio”. Il punto di partenza di tale ragionamento è proprio l’assurdo. Il suo primo segno è “quel particolare stato d’animo in cui il vuoto diviene eloquente”. Questo vuoto esistenziale circonda l’uomo fino a isolarlo da tutto e da tutti. Allora si può intuire l’umiliazione che sorge dentro l’animo dell’uomo assurdo, tanto piccolo al confronto di una realtà così immensa. L’assurdo è una divergenza che rompe ogni cosa positiva (scienza, fede, religione) e non lascia spazio

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Storia del Teatro Francese Storia del Teatro Francese

Albert CamusCamus analizza l’assurdo dell’uomo come condizione reale, non come necessità o unica via.Si tratta di un vero e proprio problema esistenziale al quale serve una cura, che solo la solidarietà umana è in grado di produrre.L’uomo scopre la sua inconsistenza e la sua assurdità intuendo che solo attraverso la presa di coscienza di questo stato di cose si aprono nuovi orizzonti -> il difficile è entrarci.L’assurdo è penoso e la presa di coscienza di esso frustra e macera, ma è uno stimolo intellettualeimportante, ed è nel “Mito di Sisifo” che viene posto in maniera chiara il problema.Ma la soluzione nella solidarietà umana appare solo nel 1943-’44 e si trova nel romanzo “La peste”.La peste rappresenta perciò un superamento del senso tragico e assurdo dell’esistenza umana.Il tema della solidarietà umana è uno sbocco che è convincente solo in parte e che per alcuni versi pareaddirittura non privo di derive moralistiche. Nel 1952, con “L’uomo in rivolta”, Camus affronta il tema della violenza, sia essa metafisica, libertaria oterroristica. L’opera è anche un’analisi socio-psicologica profonda delle motivazioni che portano alla rivolta violenta e all’omicidio.Camus prosegue e realizza la sua polemica con la rivista “Les temps modernes” diretta da Jean-Paul Sartre. È la fine di un sodalizio che aveva visto sintonia e numerose collaborazioni sin dal secondo dopoguerra.Ma ciò non significa affatto, come qualcuno erroneamente sostiene, che Camus, contrapponendosi a Sartre, non sia più un esistenzialista ateo, ma semplicemente che egli intende abbandonare il pessimismo estremo per lasciare l’orizzonte aperto alla speranza di un senso del lottare contro il male.

Per Camus la strada principale “dell’uomo che pensa”, è quella di combattere contro l’assurdo e la mancanza di senso dell’esistere.Un “assurdo” che non è nella natura dell’uomo in quanto tale, ma nei “modi” con cui l’uomo struttura negativamente il proprio esistere e il proprio convivere.Far fronte alla Peste (che nella sua opera simboleggia anche la dittatura) è possibile nella solidarietà e nella collaborazione. Gli uomini, se uniti da ideali positivi e forza, devono sempre rimanere vigili in attesa che“...la peste torni ad inviare i suoi ratti”.Ma tutto questo deve fare i conti con lo “stato personale” e con i propri limiti: l’artista (così come l’uomo comune) è sempre in bilico fra solidarietà e solitudine (solidaire ou solitaire), e spesso si trova di fronte asituazioni che avrebbe potuto evitare.Camus rifiutava l’appellativo di “pessimista” attribuitogli da alcuni suoi contemporanei.

L’assurdoNella letteratura l’assurdo è stato usato con significati contrastanti: Sartre e Camus ad esempio, nei lororomanzi e opere teatrali, hanno trattato dell’assurdo implicito nell’esistenza dell’uomo (in forme letterarie classiche).

Il mito di SisifoIl mito di Sisifo è un saggio pubblicato da Albert Camus nel 1942 -> è una presa di coscienza del sentimento dell’assurdo.L’assurdo per Camus non è la deduzione di un ragionamento logico o la sintesi di esperienze di vita; è ilpunto di partenza. L’uomo si scontra contro il muro dell’impenetrabilità della realtà, del significato intimo della stessa vita -> davanti al “non-senso”, la domanda sorge spontanea: ha senso vivere?Il suicidio, ecco ciò di cui si vuole occupare Camus -> “l’unico problema filosofico veramente serio”.Il punto di partenza di tale ragionamento è proprio l’assurdo.Il suo primo segno è “quel particolare stato d’animo in cui il vuoto diviene eloquente”.Questo vuoto esistenziale circonda l’uomo fino a isolarlo da tutto e da tutti.Allora si può intuire l’umiliazione che sorge dentro l’animo dell’uomo assurdo, tanto piccolo al confronto di una realtà così immensa.L’assurdo è una divergenza che rompe ogni cosa positiva (scienza, fede, religione) e non lascia spazio

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nemmeno alla speranza.Per Camus non esiste Dio: “ l’assurdo è il peccato senza Dio”.Per Camus “la vita sarà tanto meglio vissuta in quanto non avrà alcun senso”.L’atteggiamento dell’uomo assurdo non è quello del suicida, ma del suo contrario: il condannato a morte.Egli ha in mano la libertà assurda -> “Prima di incontrare l’assurdo l’uomo quotidiano vive con degli scopi e con il pensiero dell’avvenire; egli valuta le proprie possibilità. In realtà egli agisce come se fosse libero, anche se tutti i fatti si incaricano di contraddire tale libertà, in quanto immaginava uno scopo nella vita e diveniva schiavo della propria libertà”. La libertà assurda è la libertà del domani, la non speranza, la mancanza di obiettivi, il disinteresse -> questo è il lato più tragico di Camus: potrebbe essere la disperazione.Eppure lui contrasta ciò: per lui non c’è disperazione, c’è il vivere per il gusto di vivere.La vita è una causa persa per Camus. L’amore è assurdo -> è passione senza domani.

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Le Malentendu - “Il Malinteso”Il titolo è significativo: c’è stato un “malinteso” che sarà fatale.La storia del “malentendu” è antica e proviene da varie storie popolari.Quella di Camus è una rivisitazione del “Ritorno del figlio prodigo” (in riferimento alla trama della pièce).La storia della pièce viene narrata da un giornale vecchio che il protagonista dell’Etranger trova sul lettino della cella di prigione. Il protagonista dell’Etranger, a proposito, dice “non bisogna mai giocare” -> nonbisogna mai scherzare con la sorte, ma nemmeno recitare.L’opera ha caratteri cupi perchè è influenzata dal clima che Camus vive in quel periodo (pioggia e nebbia).E’ un testo di tre atti, dedicato “aux mes amis du théatre de l’équipe”.Il 24 giugno 1944 viene rappresentato per la prima volta.Camus per i personaggi usa spesso nomi evangelici (vedi “Marta” e “Maria”).La Madre rimane senza nome; verrà quindi chiamata in generale “la mère” (stessa pronuncia del mare).La figura femminile ha un ruolo secondario rispetto alla figura maschile (e lo dimostrerà la decisione della Madre di “seguire” il figlio assassinato, piuttosto che stare con Marta) -> Marta è il personaggio femminile principale (la donna è allo stesso tempo vita e morte; la donna è la vita, come Maria, e la donna è la morte: Madre-Marta).Camus si stacca da Copeau per quanto riguarda il testo classico, ma parte da una riscrittura della tragedia classica per creare un linguaggio adatto alla tragedia moderna.C’è un riferimento teatrale alla “commedia” -> come in questo caso, finisce quasi sempre con una tragedia, la morte di uno o più personaggi.Le scritture di Camus vengono spesso affiancate alla filosofia e al pensiero di Sartre.Le donne Camusiane, amando il proprio uomo, si escludono da tutto il resto (non hanno altri interessi) -> Maria non aveva interesse nel ritrovare la cognata e la suocera.L’assurdo di Camus è diverso dall’”assurdo” del Teatro dell’Assurdo. A tutti gli uomini è comune l’assurdo.Camus dice più volte che l’uomo è un essere pensante.La “pietra” è un elemento simbolico molto forte -> pace muta, inesistente, minerale.Marta e Caligola si assomigliano: la reazione interna dopo un delitto (o comunque un azione terribile),scatena in loro una voglia di vivere nuova/ritrovata.

Atto 1Si apre con la connotazione temporale “midi” (mezzogiorno).La Madre e Marta sono in una “auberge” (locanda) chiara, dove tutto è pulito -> luogo apparentementepositivo.La Madre vuole vedere Marta sorridere, vivere “in allegria” e Marta, giurando, risponde che a volte lesuccede. Da subito la Madre dice a Marta che nella vita, soprattutto durante gli ultimi anni, bisogna lasciarsi andare e non essere sempre rigida come lei (e fa esempi con altre ragazze nate lo stesso anno, che vivono “in allegria”).Ai dubbi della Madre, Marta ribatte dicendo che le succede di sorridere quando è da sola chiusa in camera; e promette che sorriderà sempre quando finalmente potranno abbandonare il luogo buio in cui si trovano, per recarsi al mare.La stanchezza è l’elemento fondamentale del carattere della Madre: viene quindi subito fuori questo aspetto (della stanchezza) -> è stanca perchè vuole solo un pò di pace “da vecchia”.C’è un rapporto importante tra la Madre e Marta (legame che, alla fine della pièces, sarà fatale): Marta cerca di rivitalizzarla raccontandole un suo sogno, quello cioè di andare in un posto caldo, dove c’è sole: una terra senza orizzonte, senza colline, senza pioggia. Il paese in cui vive è un paese d’ombra e lei vuole il giorno con il mare e il sole. A questo proposito, la Madre le risponde che per realizzare questo sogno hanno bisogno di soldi, e quindi devono continuare a lavorare (prima occasione in cui esce il tema dei soldi).In questo dialogo parlano anche del “viaggiatore”, di colui che “dovrà arrivare” (senza però sapere che sarà Jan). Sperano sia ricco, per avere i “mezzi” per andare al mare e realizzare quindi il sogno di Marta (eindirettamente quello della Madre di potersi finalmente riposare).Nella seconda scena del primo atto, vediamo per la prima volta Jan, mentre nella terza scena, vediamo anche

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Maria (i personaggi sono al completo).Jan e Maria parlano della “familiarità” della locanda e del fatto che la Madre non abbia riconosciuto il figlio (Jan in un certo senso la “scusa” dicendo che è invecchiata e le si è abbassata la vista).Maria lo “sgrida” perchè non si è fatto riconoscere, perchè anziché dire “sono io” è entrato nella locanda con un semplice “buongiorno” (Maria usa un linguaggio diretto in tutta la pièce e invoglia anche Jan).Nel dialogo, Maria spinge Jan a farsi riconoscere, ma lui ribatte dicendo che sarà più “facile” conoscere Madre e sorella dall’esterno per poter capire di cosa hanno bisogno.Maria inoltre rimpiange che siano dovuti partire dal luogo dove erano tanto felici (con sole e mare) per arrivare in un luogo dove nessuno ride, triste, grigio, dove prova un istintivo senso di diffidenza verso tutto. Jan le risponde che la felicità ce l’hanno già, e che non si può vivere solo di quella, ma un uomo ha anche dei doveri. Alla fine della scena si sentono dei passi e Jan spinge Maria dietro una porta, per nasconderla (i passi sono del domestico).Nella quarta scena Jan prega la moglie di andare via e lei gli fa un discorso sull’amore e sulla paura dirimanere da sola (e di lasciarlo solo) in quel posto triste, facendogli notare che in 5 anni sarà la prima volta che dormiranno separati, e che il fatto che accada in quel luogo grigio le mette paura. Jan vuole allontanare Maria solo per quella notte, per “riavvicinarsi” a sua Madre e sua sorella; ma Maria interpreta questodesiderio del marito come un “volersi allontanare da lei”. In tutta la scena è presente questo dialogo e alla fine Maria esce dalla sala (accontentando così Jan) mostrandogli le mani disarmate e vuote, senza di lui (le mani di Maria saranno importanti anche alla fine della pièce).La scena quinta è composta dal dialogo tra Jan e Marta. Lei, prende le generalità dell’uomo per affittargli la camera (lui dirà un nome falso e solo quanti anni ha, non la data di nascita).Oltre alle generalità, indaga sullo “stato” di lui, chiedendo se è sposato, se ha figli, facendogli credere chesiano informazioni utili per la registrazione del cliente; in realtà vuole solo sapere chi potrebbe venire acercarlo dopo che lei e sua Madre lo uccideranno. Lui risponde inoltre di non avere lavoro e lei afferma che per essere senza lavoro bisogna essere o troppo poveri o troppo ricchi: tema dei soldi.Per controllare le generalità lei gli chiede il passaporto ma l’entrata del vecchio domestico la distrae, quindi alla fine Marta non controlla il passaporto -> intervento del destino.Dopo una frase di Jan che fa riferimento alla solitudine delle due donne, inizia un “botta e risposta” sulrapporto che dovrebbe esserci tra albergatore e cliente, caratterizzato da frasi importanti (tranquillità/affari, linguaggio “del cliente”).Scena sesta: dialogo tra Marta, Jan e la Madre. La Madre e il figlio parlano di “cuore”, sentimenti e faccende più personali, mentre Marta (come sempre) è quella dura. Ripete più volte che la locanda in cui si trovano offre camera e cordialità (cose che si offrono a qualsiasi cliente) e che è una locanda senza risorse per ilcuore. Inoltre, molto chiaramente esprime che le due donne accolgono le persone per interesse (e solo per quello), non per creare un senso di intimità (quindi niente a che vedere con passioni o risorse per il cuore).Finita la conversazione Marta esce. Jan prende la chiave e cerca di aiutare la donna al alzarsi. Lei lo chiama “figlio mio” (innocentemente) e lui ha qualche momento di esitazione; inoltre la Madre gli parla delle mani: mani ancora forti che potrebbero sostenere un uomo -> importanza alle mani.Nella scena successiva la Madre è sola e, guardandole, pensa appunto alle sue mani, mani che uccideranno (anche) quell’uomo; riflette dicendo che è troppo vecchia per fare quelle cose -> importanza alle mani.Nella scena otto ci sono nuovamente Marta e la Madre, e parlano dell’omicidio prossimo; la Madre haqualche esitazione, perchè si sofferma a pensare e capisce che non è un cliente come altri (ha questaintuizione), quindi chiede a Marta di agire il giorno seguente, non la sera stessa (Marta non è ovviamente convinta e farà comunque di testa sua).

Atto 2Jan è in camera e guarda fuori dalla finestra e riflesse su quanto sia “pesante” l’aria, pensando anche alla sua Maria.Entra Marta per sistemare dei dettagli nella camera e i due parlano -> lei mette in evidenza le mancanzedell’albergo, mentre lui “studia” il suo comportamento dicendo “sembra quasi che lei mi invogli a partire”.Marta ammette che lei (soprattutto) e la Madre sono indecise se ospitarlo o no, e finiscono col parlare delpaese da cui viene Jan.Marta è entustiasta mentre ascolta i racconti del paese da cui viene l’uomo e allo stesso tempo dispezza

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sempre di più il luogo in cui è costretta a vivere.I due fratelli hanno un “battibecco”, poichè lui fa notare alla donna che si sono allontanati dal tipo delleconversazioni “standard” che chiedeva lei, cioè quelle tipiche tra un viaggiatore e un albergatore e alla fine del discorso, Marta chiederà al “viaggiatore” di rimanere, esclusivamente per lasciare vivi in lei i pensieririguardanti le “terre felici”, quelle composte da mare e sole -> quest’”invidia” darà a Marta la forza di agire (la considera “un’arma contro di lui” dicendo che “l’innocenza vince sempre”).Nella scena quattro Marta porta un tè ad Jan (ma lui non l’aveva chiesto -> si tratta del tè avvelenato).Nella scena successiva, entra la Madre in camera di Jan, speranzosa che il ragazzo non abbia già bevuto il tè; lui purtroppo lo stava già bevendo, confida alla Madre il desiderio di lasciare la stanza la sera stessa e si scusa per aver bevuto il tè.L’anziana donna cerca di “invogliarlo” a non partire, a ripensarci, dicendogli che magari è solo il pensiero istintivo in un momento di fragilità; ma lui la convince che non è per colpa sua che partirà, e che comunque è intenzionato a pagare la camera perchè capisce il “lavoro” che c’è “dietro” a tutta la preparazione.Alla fine, Jan per la stanchezza e l’indecisione si addormenta.L’ultima scena del secondo atto, si chiude con un dialogo tra la Madre e Marta in cui (parlando al passato) parlano dell’uomo e del gesto che compiranno a breve. Parla soprattutto la Madre, siccome Marta più volte dice di voler stare in silenzio per ascoltare l’andamento delle acque e capire il momento migliore per agire. Marta cerca di convincere la Madre che il loro gesto sia giusto, dicendole che i loro morti “muoionotranquilli” -> mangiano, bevono e nel sonno muoiono (vengono uccisi).La figlia dice alla Madre di stare su di morale, poichè poi fuggiranno di li (si tratta solo di un piccolocrimine) -> l’idea della “colpa” è importante anche in Caligola e ne I Giusti.“Bonheur”= definizione errata, perchè la felicità non si ottiene con l’omicidio. Camus dirà che non è possibile trovare la felicità a scapito degli altri, ma è l’amore e la solidarietà verso gli altri che fa ritrovare la “bonheur”.Mentre Jan dorme, le due donne controllano l’interno del portafoglio, facendo cadere il passaporto dell’uomo e, senza che se ne accorgano, il domestico lo raccoglie.Tentativo di attesa della Madre. Questa scena della camera è inquietante: la Madre va a sedersi dietro lacassa e non si muoverà fino a quando non agiranno (-> fine della scena). Si tratta di una scena muta, con un personaggio che guarda tutto ciò che gli succede davanti senza dire/fare nulla.Marta si siede per la prima volta e (in riferimento al luogo dove vorrebbe andare a vivere) chiede alla Madre se la sabbia brucia sotto i piedi; lei risponde che non lo sa perchè non è mai stata al mare, ma che le hanno detto che il sole divora tutta l’anima rendendo il corpo splendente ma vuoto dentro.La Madre dice a Maria che Jan voleva andarsene, forse perchè aveva avvertito la situazione di pericolo, ma in realtà lui voleva andarsene perchè non trovava le parole giuste per scusarsi.

Atto 3Le due donne hanno già compiuto il delitto.Nella prima scena sono presenti le due donne e il domestico.Marta è sollevata mentre la Madre afferma di sentire ancora la sua stanchezza. Marta finalmente è felice e dice che tornerà ad essere la ragazza che era, come se l’omicidio le avesse regalato una nuova forza (la Madre dice che sarà felice dal giorno seguente, siccome per il momento vuole solo riposare).A questo punto il domestico porge il passaporto dell’uomo a Marta (il domestico agisce nuovamente dadestino -> tema del destino) che, a sua volta, dopo averlo letto e senza avere avuto nessun tipo di reazione, lo passa alla Madre.La Madre, viene a conoscenza del fatto che hanno ucciso un membro della famiglia (figlio e fratello) eafferma di volerlo raggiungere in fondo al fiume (dicendo anche che non è naturale che una madre viva più a lungo di un figlio) -> sarà questo che scatenerà il finale tragico.Marta intimorita chiede alla Madre di non lasciarla da sola, ma la donna è sconsolata, perchè non ha saputo riconoscere suo figlio.A questo punto la conversazione tra madre e figlia assume toni aspri -> Marta chiede/pretende l’amore di sua madre, ma lei, sconsolata, afferma che pur essendoci amore per la figlia, l’amore per un figlio maschio è di gran lunga maggiore. Inoltre dice di non poter vivere senza l’amore di suo figlio.Marta a questo punto rimprovera il fratello, facendo notare alla Madre che suo figlio per vent’anni l’ha

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abbandonata, sminuendo così l’amore che l’uomo provava per la Madre, mentre lei le è sempre stata accanto.La donna anziana afferma di sentirsi vuota, senza più un avvenire (probabilmente come succede a tutti gli assassini).Parla di castigo e Marta non ci sta, le fa notare che durante tutti gli omicidi precedenti non aveva/aveva avuto questi pensieri.La Madre parla ancora di sofferenza, ma senza esagerare (fa notare che non ha ancora urlato); dice che prova questo dolore e questa voglia di stare con il figlio piuttosto che con Marta, perchè lei è viva mentre lui l’ha ucciso.Marta fa un discorso alla Madre, in cui le spiega che Jan aveva avuto tutto quello che era possibile avere (e quindi “la morte è cosa da niente” per chi ha già conosciuto tutto), mentre lei sta per essere abbandonata dalla Madre stessa, proprio nel momento in cui sta per ricevere ciò che la farebbe felice (oltre che l’affetto materno).La Madre è convinta quindi di doversi uccidere, e uccidere con lei questa ritrovata dolcezza, raggiungendo così il figlio assassinato in fondo al fiume e abbandonando Marta e i suoi sogni -> è convinta di doversiuccidere anche per riuscire a trovare giusto riposo e porre fine quindi alla stanchezza che ha caratterizzato tutta la pièce.La scena seconda è composta da un dialogo tra sè e sè di Marta: rimprovera il fratello di averle portato via la Madre (e il suo sogno di vivere al mare). Dice addirittura di odiarlo, perchè ha ottenuto quello che voleva. Riferendosi alla Madre, dice “allora ch’ella muoia se io non sono amata”, troppo addolorata per ciò che le sta succedendo.Nella scena terza arriva Maria a “riprendersi” il marito. Le due donne (Marta e Maria) hanno un dialogo.La moglie chiede di Jan e, vedendo che Marta rimane vaga e risponde solamente “suo marito non è qui”,decide di rivelare l’identità del marito (a suo rischio e pericolo dato che lei non sa che è rimasta vedova e che le donne già conoscevano l’identità dell’uomo), ma Marta risponde “non mi dice nulla di nuovo”.Maria usa un linguaggio chiaro e predica la “parola immediata”.A questo punto, Maria si preoccupa/insospettisce e Marta rivela che Jan è morto.Maria crede che sia uno scherzo, infatti sorride e si avvicina a Marta, ma lei in modo brusco la blocca.Maria si allarma e dice che crederà alla notizia solo dopo che vedrà “ciò che non può nemmeno immaginare”, quindi il cadavere del marito, ma Marta le risponde che non è possibile siccome è in fondo al fiume, e rivela che sono state lei e sua Madre ad ucciderlo.La vedova non crede alla chiarezza della frase “è morto”. Straziata dal dolore chiede il motivo di questo gesto -> vuole saperlo “in nome dell’amore” -> Marta chiede “cos’è questa parola?”.Maria piange ed esprime il dolore e l’amore, e Marta non lo sopporta. Non capisce la risposta di Maria, che nuovamente chiede spiegazioni e la stessa Marta le rivela (nuovamente) di aver ucciso il marito insieme a sua Madre, così come avevano già fatto in passato: motivo? Per derubarlo.Marta dice che l’ordine umano è la morte, non l’amore: l’amore è alla base di un altro Mondo (queste parole le pronuncia a causa della sofferenza che le ha causato la morte della Madre).Dice che in questo Mondo nessuno è riconosciuto e tutti saremo stranieri -> è questa una visione disperata di Marta che rappresenta in pieno l’assurdo Camusiano. Parla degli uomini come animali ciechi.Marta tratta veramente male Maria e come segno di “lontananza” parla di Jan dicendo “vostro marito” non “mio fratello”, perchè sostiene che è stato lui a portarle via la Madre.L’unico momento in cui vediamo Marta cedere è quando la sta abbandonando la Madre (quindi prima della conversazione con la vedova): nel resto dell’opera non accusa quasi mai momenti di cedimento.Maria chiede quindi se ha a che fare con delle criminali e se sapevano che Jan era rispettivamente figlio efratello delle donne della locanda. Marta (in riferimento al titolo dell’opera) risponde “c’è stato unmalinteso” -> (il “sacrificio” della sua giovinezza senza l’amore della Madre è fallito) la sua felicità è stata annientata per equivoco.La moglie si dispera, sapeva che la vicenda sarebbe finita male e afferma che “era scritto nell’aria” (cupa). Elogia il marito dicendo che era “meraviglioso” e che sua sorella e sua madre non sono riuscite a capirlo; lei stessa capisce che la sorella gli era ed è tutt’ora nemica.Dice che è contenta di non avere un “amore secco” e piange dicendo che se fosse il contrario potrebbe uccide-re Marta.Marta risponde che a quell’ora, sua madre avrà già raggiunto Jan e che lei e Maria ormai non c’entrano più ed

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entrambi (Jan e la Madre) sono/saranno infedeli per sempre.Maria è a pezzi -> cosa le importa vivere in solitudine se ormai ha perso colui che amava? Con la morte del marito subisce una morte interiore, perchè le rimane una vita di soli ricordi.Maria è l’unico personaggio innocente di questa pièce.Marta le dice di non esagerare: Maria ha perso suo marito, ma lei ha perso sua Madre -> secondo lei sono pari. Perchè la differenza secondo lei (Marta) è che Maria ha perso suo marito dopo esserselo goduto in pieno per tanti anni (e in più non è mai stata respinta) mentre Marta ha perso sua madre due volte: 1) per la morte 2) perchè è stata respinta.Significativa è l’osservazione che fa Marta: il crimine può anche essere compiuto da mille persone ma ognuna di queste persone ha le singole e proprie responsabilità.Marta parla della Madre come se oltre alla morte ci fosse questo “amore carnale”, come se ci fosse incesto (anche la figlia si ucciderà, ma non è espresso come).Tra le due donne c’è un senso di vendetta (entrambe non sopportano le parole dette dalla “rivale”), come se Marta volesse vendicarsi della vita perfetta di Maria.Marta non conosce l’amore perchè l’unica persona che l’amava veramente era la Madre, che si è uccisa.Maria parla il linguaggio dell’amore, mentre Marta quello della colpevolezza.Come abbiamo visto, Maria prima di abbandonarsi al dolore chiede un linguaggio chiaro, sincero.In questo dialogo, Marta è una vera e propria carnefice mentre Maria è la vittima delle sue parole e della sua cattiveria.Maria alla fine della pièce “dondola” dal dolore, ma con le mani tese in avanti; Marta le risponde “pregate il vostro Dio”. Maria si affida a Dio, motivo per cui ha le mani tese.Come il “destino”, come la “morte”, arriva Dio: un signore anziano (il domestico) che, appunto secondoMaria, raffigura il destino.Lei chiede aiuto al domestico ma lui risponde in modo secco “no”.Il “no” del vecchio rappresenta un vero e proprio rifiuto: finale tragico.

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Caligula - “Caligola”Caligola= soprannome che viene da “caliga” (scarpa dei soldati).Al contrario di “Le Malentendu”, per “Caligula” si parla di pièce in generale, non di vera e propria tragedia.Il personaggio principale è appunto Caligula, che viene descritto come un uomo brutto e crudele.Testo incentrato sul delirio del potere.Insieme a “Lo straniero” e “Il mito di Sisifo”, entra a far parte della “trilogia dell’assurdo” -> questo testorappresenta la lotta tra la coscienza individuale e la burocrazia politica e intellettuale, dimostrata attraverso le vicende tragiche di un imperatore folle e crudele.Camus, aveva già cominciato a scrivere il libro (ideato nel ‘37) nel 1938.E’ un testo che fa parte dell’assurdo (certezza dell’assurdo), guardato durante la guerra e ricontrollato nel‘57-’58.Da alcuni è stata considerata una pièce filosofica -> ma nel teatro c’è sempre una base di filosofia.L’ispirazione per questa pièce, Camus la prende dal filosofo Jean Grémier.Parla di un Nietzesche barbaro, una specie di Superuomo che condanna gli uomini -> personaggio che compie sulla scena gli omicidi; ma alla fine potremo “capire”, non essendo comunque d’accordo coi fatti.Secondo quello che ci racconta Svetonio (colui che ha scritto “Vita di Caligula”), Caligula era un personaggio crudele anche nella realtà. All’inizio parla di Caligula come un “buon imperatore”; solo più tardi diventerà quello che sappiamo (“diventerà pazzo”).Lo descrive come un personaggi senz’anima, ma vedremo nella pièce che Caligula un’anima ce l’ha.. Tema dello specchio: specchio in cui Caligula si speccia sempre -> specchio rotto: disfacimentodell’identità.E’ una pièce con una lista lunga di personaggi, anche se quelli “psicologicamente” approfonditi sarannopochi. Camus ha cominciato a scrivere “Caligula” all’età di 25 anni, l’età dell’effettivo protagonista del testo.Vuole creare una “tragedia moderna” ma “prende in prestito” un personaggio antico (Caligula), personaggio appunto violento e mostruoso -> ciò avviene anche per criticare questa “categoria” di personaggi e per“mostrare” ciò che sono stati in grado di fare.Vuole mettere in evidenza che non esiste una divinità che ordina il caos -> lui ha un’idea di disordine, anche morale.Si parla di nichilismo di Caligula, soprattutto quando si rende conto che la vita è assurda.Camus ha il terrore di coloro che esprimono il falso, perchè chi mente da un senso che non esiste alle cose.C’è una forte somiglianza tra Marta (Le Malentendu) e Caligula, nonostante vedremo aspetti opposti dello stesso.Nella pièce, Caligula farà anche l’attore dove interpreterà Venere -> metafora dell’attore: metateatralità. Metateatralità nel senso che c’è una rappresentazione teatrale all’interno della rappresentazione teatrale stessa (pièce=rappresentazione).L’edizione definitiva di “Caligula” è quella del 1958.Camus non è così cupo come sembra nelle sue opere -> è molto influenzato da Sartre, che si è goduto inpieno la vita.Tutta la scrittura di Camus è negativa da un punto di vista umano -> pessimistica; ma nonostante questo “Caligula” è molto diverso da “Le Malentendu”.Nonostante la mostruosità di Caligula, in certi punti gli “uomini” sono molto simili a lui, perchè cercano l’impossibile (e questo ci rende “simpatico” il personaggio).

“Caligula” è una pièce a 4 atti.Originariamente, come Le Malentendu, anche questa era composta da soli 3 atti.Nonostante la pubblicazione sia avvenuta dopo, è stata scritta prima di Le Malentendu.In un certo senso, c’è unità d’azione.

Personaggi. Cesonia -> è la donna che fino alla fine sta vicina a Caligula; “protezione” a Caligula, quasi come una

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seconda madre.. Scipione (importante) -> poeta: carattere particolare, sarà l’unico personaggio verso cui Caligula avrà“rispetto”.. Cerea -> il patrizio che fa il nemico, l’uomo che crede nell’uomo: non è un personaggio del tutto positivo, vuole abbattere il potere ma non sceglie nemmeno lui la strada giusta; voce della ragione in un certo senso.. Tutti i patrizi che affiancheranno Caligula. Molti personaggi secondari

La scena iniziale ha luogo nel palazzo di Caligula.Tra il 1 e gli ultimi tre atti passano circa tre anni. E’ proprio dopo questa “pausa”, quindi negli ultimi tre atti, che ci sarà il Caligula trasformato, crudele.Caligula sparisce e proprio dopo questi tre anni torna una persona diversa (vuole l’impossibile) che dice che gli uomini moriranno arbitrariamente -> si sostituisce in un certo senso agli Dei, o almeno è questa la sua intenzione.Cesonia, stupita, chiede cosa stia succedendo e chiede a Caligula se si rende conto di quello che dice.Fondamentale è la teoria della colpevolezza -> gli uomini muoiono perchè sono colpevoli, ma l’unica “colpa” che hanno è quella di essere nati (che poi non si può considerare una “colpa” in quanto non è una cosa che si cerca, ma avviene naturalmente).Caligula diventa pazzo per gli altri, ma è una “pazzia intelligente”, dovuta all’aver capito una verità scomoda. La sua, è una pazzia logica.Caligula=mostro=colui che si mostra sulla scena nel pieno del suo potere -> potere di fare/decidere tutto sul potere e sulla morte.All’inizio, c’è la ripetizione ossessiva di “rien (=niente)” -> indica la “presenza dell’assenza”, perchè non c’è nulla (concezione dell’assurdo).Il protagonista non viene subito presentato con il suo nome (Caligula), ma con la terza persona singolare.Il 1 atto è fondamentale perchè c’è il passaggio dal “personaggio” Caio, al “personaggio” Caligula (che romperà lo specchio -> rifiuto della personalità).Nel primo atto è molto importante l’alternanza dei sentimenti che prova Caligula stesso ed è parlando con Cesonia che afferma di aver capito che non può cambiare il Mondo.Quest’atto serve appunto come “introduzione”.Notiamo, soprattutto nella prima scena, come i patrizi parlino per convenzione usando “frasi fatte”.In Camus è molto presente il “dolore”, ed è nella prima scena che vediamo una riflessione appunto suldolore -> nessuno riesce a soffrire per più di un anno, perchè passato questo tempo, ci si dimentica del dolore, del motivo per cui si stava soffrendo. E’ probabile che ogni tanto torni una certa “pena”, ma è “roba da poco o niente”.Anche in questa pièce si parla di incesto -> nel primo atto si dice che essendo già un “fatto brutto”, è meglio non considerarlo una “tragedia”, altrimenti non si supera più (ricollegandosi al tema del dolore).In tutta la pièce i patrizi sono “macchiette”, cioè personaggi di poco spessore.Caligula nella sua pazzia sarà comunque un artista e farà anche l’attore -> nell’opera si dice che non èconveniente (nel senso delle convenzioni) avere un “imperatore artista” e di conseguenza i patrizi diranno che sarà necessario sostiuirlo al banco degli imperatori.Cesonia è la donna che ama Caligula, e spera che un sonno “riparatore” possa cambiare i pensieri del“malvagio”; spera che lui possa iniziare ad amare gli uomini, non odiarli.Quasi alla fine di questo primo atto c’è un dialogo fondamentale che ci fa capire il “ruolo” di Cesonia -> lei ad un certo punto dirà a Caligula “je t’aime”; Caligula ha la consapevolezza dell’assurdo (che toglie la capacità di dormire/riposare) e dice che non potrà mai più dormire. Si trovano entrambi davanti allo specchio.Cesonia ama Caligula, ma lo ama di quell’amore femminile che Camus “disprezza” o quanto meno mette in secondo piano. Drusilla è stato un passaggio per arrivare all’assurdo.

Il 2 atto veniva chiamato “il gioco di Caligula” -> perchè giocherà diversi ruoli, facendo l’attore, e unesempio è quando “gioca” a fare il poeta con Scipione (quando parlano della sconfinatezza della Natura).In realtà Caligula non ha giocato quando parlava della Natura, era puro e trasparente, ma siccome nonvuole “cedere”, risponde a Scipione che ha recitato.

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Scipione si mette nei panni di Caligula, dicendogli che è nobile ma insaguinato e comprende il perchè del suo comportamento. Dice che lo compiange, ma allo stesso tempo lo ama.L’abbraccio fraterno si trasforma in violenza, siccome Caligula gli prende il colletto e lo scuote.Quella di Caligula è una solitudine popolata da aspetti negativi. Cerca un “momento di vita” tra le braccia di una donna, ma viene sconvolto e turbato dall’”odore di sudore” dell’amore.Scoprendo la “terribile verità” che l’uomo muore (con la morte di Drusilla) viene sconvolto il proprio “io”, e lui manifesta il suo “io” in modi brutali -> ogni cosa è un tentativo/occasione di rivolta, anche l’amore.Si ribella utilizzando il suo potere perchè crede che col potere potrà “sconfiggere” l’assurdo (come Marta però, userà il suo potere e la sua libertà in maniera sbagliata).. Libertà -> secondo Camus dà senso alla vita umana; i personaggi hanno il libero arbitrio e hanno quindi la libertà d’azione e il compito di portare a termine i gesti che iniziano -> Responsabilità: in questapièce viene messa in evidenza l’irresponsabilità di Caligula, che vuole vivere cercando l’assurdo,l’impossibile.Caligula crede di essere libero e di poter fare tutto il male che vuole, perchè è imperatore.Nella pièce più volte Caligula viene chiamato Caio -> noi sappiamo dall’indicazione scenica che si tratta di lui.La morte di Drusilla (la sorella di Caligula) rappresenta per Camus un “assurdo al quadrato”, in quanto si tratta di una morte giovane.Caligula vuole la luna -> lui si immagina di aver avuto la luna, inteso come personaggio femminile (la luna è il personaggio femminile nella mitologia); rappresentazione dell’uomo che vuole l’impossibile ma non può averlo.Soprattutto in questo caso (ma accade anche altre volte), noi ci identifichiamo in Caligula, nonostante non ci vada bene il suo comportamento. Dopo la morte di Drusilla, Caligula dice di aver sentito di volerel’impossibile (la luna appunto) perchè, essendo uomo, si è accorto che non ha tutto.Dice che credeva di poter avere tutto quello che desiderava, ma si accorge che ciò non è possibile.Caligula nonostante la disperazione per la morte della donna che ama (che è anche sua sorella: incesto), tiene un tono neutro. Si rende conto che l’uomo muore e inoltre non è felice -> infelicità umana.Lo scopre con la morte della sorella e toccando il suo corpo morto (dopo aver toccato il corpo di Drusilla, subisce un cambiamento radicale); per questo dice di volere la luna. Vuole rendere possibile l’impossibile.In seguito a questa scoperta, Caligula diventerà ciò che sappiamo, perchè nonostante rappresenti il potere si è accorto che non può avere tutto, ma lui lo vuole, e farà quindi di tutto per ottenerlo.Siamo nel pieno ciclo dell’assurdo (e lui è il primo ad aver scoperto quest’assurdo).L’elemento del corpo è molto importante in quest’opera -> il corpo è l’elemento attraverso il quale Caligula compie le proprie azioni; la morte passa attraverso il corpo e sempre attraverso il corpo Caligula vuole la libertà.Caligula, dal punto di vista storico non è un personaggio così assurdo; uccide, come succedeva in quelperiodo storico. Caligula fa ciò che sogna di fare -> trasforma la sua filosofia in cadaveri.

Nel 3 atto abbiamo un dialogo significativo tra Caligula e Cerea -> Cerea gli dice che non vuolevedere una determinata “parte” che lo spaventa, e che Caligula rispecchia in pieno questa figura -> “io non ti posso odiare ma non ti posso nemmeno disprezzare”. Cerea dice che lui è come tanti uomini e vuoledifendersi dall’idea che la vita ci può colpire alle spalle con un coltello da un momento all’altro -> vuole in un certo senso difendersi da Caligula per l’idea che lui porta avanti della vita; dice che è nocivo perchè distrugge le sue “certezze” anche se sa che nella vita non esistono certezze.Cerea non si scompone più di tanto perchè non vuole far vedere a Caligula che ha paura di morire (o forse non ce l’ha!).Caligula, nonostante venga a conoscenza del fatto che anche Cerea voleva ucciderlo, non lo punisce; si mette quindi ancora una volta al di sopra degli Dei.Vivere ed essere felice per Caligula vuol dire accettare la morteL’assurdo non deve essere spinto in tutte le direzioni, altrimenti sarebbe impossibile vivere.Come Caligula, anche Cerea parla sempre di libertà, facendogli capire che si è spinto troppo oltre nell’assurdo da quando dice che “la vita è assurda”.

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Cerea vuole uccidere Caligula non per odio, ma appunto perchè mette in discussione tutte le sue certezze.Nella sua idea di assurdo Caligula si rende conto che diventa sempre più solo -> dice che vorrebbe qualcuno accanto.Caligula nella pièce si confida con due persone: Cesonia e Scipione; è la stessa Cesonia che fa notare aCaligula che lui si comporta/pensa come se volesse superare gli Dei. Cesonia ama Caligula e spera che lui torni ad avere una possibilità di felicità.

Nel 4 atto la scena iniziale è molto importante, perchè c’è una specie di “resa dei conti” tra Cerea eScipione.Cerea non odia Caligula ma, Scipione in un certo senso lo ama (anche se Caligula gli ha ucciso il padre).Torna di nuovo l’aggettivo “puro” -> ricerca di purezza ed innocenza; l’unico personaggio “puro” di questa pièce è forse Scipione.Non c’è bisogno di essere contro qualcuno se non si è con qualcuno (idea di Scipione, sia su Caligula che sugli Dei) -> è un concetto importante e curioso perchè vale anche al giorno d’oggi.L’ingresso di Cesonia serve per comunicare ai patrizi che Caligula vuole condividere con loro un’emozione artistica (anche se loro credono sia arrivata l’ora dello loro morte, dopo che Caligula è venuto a sapere che volevano ucciderlo) -> i patrizi sono un pubblico ristretto rispetto a quello che aveva assistito allo spettacolo di Venere.Nella quinta scena troviamo un Elicone che ha capito che “è lo stesso Caligula che ha deciso di morire”.E’ un dialogo tra (appunto) Elicone e Cerea -> è importante il passaggio di Elicone perchè mostra quello che ha capito su Caligula, quindi la sua profonda sofferenza; fa la parte del “domestico” che ha capitoprofondamente il proprio “padrone”. Si parla di virtù ed Elicone dice “voi che fate finta di vendere la virtù”.In questo quarto atto Caligula dice a Cesonia “sei un peso per me”, quindi in un certo senso viene trattata male. Dice che lui è libero, ma non è libero perchè non si abbandona mai. Cesonia gli chiede di lasciarsi andare perchè lei gli sta offrendo il suo amore incondizionato.La scena finale è terribile -> lui le da praticamente della prostituta; lei gli grida il suo amore ma lui vuole togliere quel “pezzo di purezza” datogli dal sentimento di Cesonia.Lei si “contiene”, perchè vedendo gli standard dell’uomo, Caligula le ha detto una frase d’amore (infattiCesonia afferma di essere felice per quello che le è stato detto, e che vorrebbe condividere questa felicità con lui); Caligula risponde “chi può dire che io non sia felice?” e Cesonia “la felicità è generosa, non vive di distruzioni”.Amare qualcuno vuol dire accettare di invecchiare insieme -> ma Caligula non avrebbe accettato unaDrusilla vecchia (sarebbe stata peggio della Drusilla morta).Caligula si reputa libero anche dall’illusione -> felicità che può arrivare solo grazie alla follia. Lui è proprio crudele con Cesonia -> da l’idea che si stia avvicinando alla morte, e in questi casi usa anche termini teatrali “il sipario si sta per chiudere”.Lei si lascia uccidere senza opporre resistenza -> lui nuovamente si sostituisce agli Dei.Uccide Cesonia in modo orribile e la lascia sul letto; è solo ma felice perchè non è circondato più da nessuno.Capisce che uccidere non è la soluzione dell’assurdo (Camus dirà poi che la soluzione è l’amore universale, non verso una sola cosa/donna, ad esempio).Nell’ultima scena, quella in cui muore Caligula (“ho ragione io, ma la luna non posso averla”), è ossessiva la presenza dello specchio. Il finale è in toni minori.Caligula si inginocchia e piange -> piange perchè è libero, ma questa libertà per lui è un peso; piange perchè è arrivato alla piena consapevolezza del suo nulla. L’uomo piange quando si accorge che vuole cambiare ilMondo perchè quello in cui vive non gli va bene; la donna invece piange per amore -> questo è il pensiero in un certo senso “chiuso” di Camus.Confessione finale di Caligula, allo specchio, verso se stesso -> tende le mani verso se stesso e continua a ripetere “rien”.Lui per primo si autodistrugge lanciando la sedia contro lo specchio (Camus sottolinea che lo specchio si rompe).Prima che Caligula muoia (ma non in questa scena) “influenza” Scipione con questo suo senso dell’assurdo -> per questo si dice che “rovina una persona”.

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Alla fine della pièce, Caligula viene ucciso dai patrizi ma, con le ultime forze, ridendo grida “io sono ancora vivo” (anche Elicone viene ucciso dagli stessi patrizi, proprio mentre cerca di avvisare Caligula).Finale tragico ma epico -> fino all’ultimo lui prova a rivoltarsi a questo assurdo, facendo appunto anche una risata.

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L’état de Siege - “Lo stato d’assedio”“Lo stato d’assedio” è un’opera teatrale in tre atti di Albert Camus, scritta nel 1948.Nel testo ritroviamo alcuni dei grandi temi del pensiero camusiano: la paura (creazione di un regimetotalitario per mezzo della paura -> come in Caligula), il coraggio della rivolta, la morte, il mare (come simbolo di purificazione e di libertà).Camus vuole dare un forte avvertimento contro il ritorno di questo tipo di regimi, quindi “Lo statod’assedio” affronta anche i temi dell’uguaglianza sociale mettendo in guardia contro la manipolazione, la sottomissione, la passività, e soprattutto contro lo “scendere a patti” con il “nemico”.Camus per questo testo deve molto a J.L.Barrault (messa in scena per la prima volta).Nella rappresentazione, la sceneggiatura e i costumi sono di Baltus -> figura di spicco dell’arte del Novecento; per questo testo ha fatto scenari particolari.Il titolo vuol dire “stato d’assedio” -> città assediata dalla peste.Camus ha fatto di tutto perchè questa pièce riuscisse bene (anche perchè la considera una delle opere in cui si è maggiormente riconosciuto), ma con questo testo deluderà un pò il pubblico poichè ci si aspettava un adattamento del romanzo “La Peste”; di conseguenza ha avuto critiche piuttosto negative.L’insuccesso avuto da “L’état de siege” non è obbiettivamente del tutto comprensibile: ha avuto anche sfortuna.E’ un testo molto diverso da quelli trattati fino adesso (Le Malentendu e Caligula per intenderci) perchè rappresenta un esperimento di “teatro collettivo”.E’ chiaro che Camus fosse molto legato a questo testo quindi pur essendo un “tentativo”, lo definisce un“tentativo che merita attenzione”.L’influsso più recente/presente è quello di Artaud.Artaud predicava una forma di teatro totale e collettivo, e questa diventa quindi l’ambizione di Camus.Teatro della crudeltà, come intende Camus in Caligula.La madre di Camus è spagnola e nel testo si parla di una città spagnola -> la storia si svolge in Andalusia, a Cadice, città che verrà sconvolta dalla peste.La parte iniziale assomiglia all’inizio de “La Peste” ma trattata in modo diverso; c’è tutta una serie disimbologie non capite, come invece sono stati capiti i personaggi. La Peste è un vero e proprio personaggio (un uomo), mentre la Segretaria de “la Peste” rappresenta lamorte.Simbologia: cometa -> nella mentalità popolare è annuncio di disgrazia, e sarà così anche in questo testo.C’è un finale in cui rimane un certo “senso di amarezza”.(“fare il canovaccio” = indica che c’erano una serie di elementi fissi, di base da rappresentare che poi venivanomodificati e rappresentati attraverso l’improvvisazione teatrale degli attori).

. Nada rimanda al “rien” di Caligula, quindi al senso del nulla; è l’ubriacone.

. Vittoria personaggio femminile innamorata di Diego.

. Diego è uno studente di medicina, non ancora dottore; anche lui rappresenta il “personaggio della verità”.

. Araldo, è una figura un pò particolare tipica del teatro medievale.I caratteri dei personaggi sono esagerati e spesso grotteschi.Testi di Camus: “Le Malentendu” -> riscrittura di una tragedia/dramma borghese; “Caligula” -> riscrittura di una tragedia moderna; “L’état de siege” -> teatro totale.

PrologoLa scena si apre con un tema musicale che ricorda una sirena di pericolo. Scena buia in apertura che verrà schiarita dal passaggio della Cometa -> l’immagine della cometa attraversa l’intera la scena.Cadice è una città sul mare, e questo è molto importante.I personaggi si presentano di schiena.Visione del teatro totale -> la musica minacciosa colpisce le orecchie mentre la luce della cometa, gli occhi.Il “grido” è quasi un elemento del teatro della crudeltà.La voce dell’ufficiale rappresenta il potere assoluto -> in Spagna è sempre così.

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Arriva Nada (come se fosse l’indovino -> visione del futuro) -> figura “profetica”, perchè è colui che sa le cose, sa tutto, anche se come si capisce dal nome, rappresenta il nulla.E’ l’ubriacone che disdegna tutte le cose e disgusta tutti gli onori -> si ubriaca per quello; è una persona che ha la consapevolezza del nulla ma non è una nullità. Lui è Nada quindi la vita è “nulla” -> la vita vale lamorte (“l’uomo è fatto del legno col quale si innalzano i roghi”).Nada pur essendo il “nulla”, è però un personaggio di grande carattere (anche se dice che la sua unica amica è la bottiglia) che viene deriso da tutti gli uomini perchè ha conservato la libertà di disprezzo.Ubriacandosi fa una “presa in giro” della vita quotidiana dell’uomo (un pò come Camus).La cometa passa due volte.“lassù” è un termine ambiguo perchè potrebbe riferirsi sia a qualcosa sopra di noi, sia alle “forzedell’ordine”; il giudice non capendo dice a Nada di non bestemmiare e Nada lo prende in giro -> in un certo senso sta prendendo in giro un pensiero importante come quello di Pascal sulla divinità.Il giudice fa un discorso che assomiglia molto a quello del prete ne “La Peste” -> in un certo senso haun’autorità religiosa piuttosto che civile.Questa pièce si collega con Caligula -> il potere decide tutto; cerca di tenere tutto sotto controllo esopprimere le cose che non vanno bene, quelle “sbagliate”.Fine del prologo -> immagine di vita quotidiana -> idea di mercato, quindi massa di persone.Scena degli innamorati che si scambiano le promesse/gioie -> Diego è un personaggio che sa guardare in faccia le cose e le persone, e quindi piace al padre di Vittoria che approva il fidanzamento. “Vittoria” è un nome importante che preannuncia il finale (anche sulla peste).Le parole dei due innamorati sono vere e proprie parole liriche.Diego è un uomo “prettamente camusiano”, perchè oltre all’amore vorrà anche altro; vorrà salvare la sua città, il suo popolo, il Mondo e Vittoria.Il termine “città di luce” ci mostra un’immagine bella, siccome fino adesso abbiamo visto la luce nella città come cosa negativa dovuta al passaggio della cometa.In questo testo di Camus, su tutto domina il mare.Un mare che si oppone alle numerose prigioni che il Mondo o gli uomini preparano all’uomo stesso. Il mare è un invito a correre incontro al vento, al sale, per non infettare la futura Storia e guarire (inquesto caso) la peste -> il vento marino la porterà via con se, riportando gli odori e i sapori delle stagioni (sono presenti molte descrizioni).Quando la Peste arriva a Cadice (dando ragione alla previsione di Nada), significativa è la frase del popolo “I padroni dicevano che ci avrebbero protetti, ma qui siamo soli. Nebbie spaventose si addensano ai quattro angoli della città, disperdono a poco a poco l’odore delle rose, offuscano la gloria della stagione, soffocano il giubilo dell’estate. Ah, Cadice, città marina! Il vento è caduto: il solo che avrebbe potuto purificare la città”.Il vento è inteso (come il mare) simbolo di libertà, come “mezzo” per poter respirare. La peste (il “flagello”) ha paura del vento -> il vento porta via la peste (all’inizio quando si alzava il vento diminuiva il ronzio d’allarme e viceversa, mentre verso la fine il testo dice “il vento soffia quando il popolo avanza, cade quando le guardie ritornano”).Gli abitanti di Cadice sperano in una terra senza muraglie e senza porte, così che il sale e appunto il vento (marino) possano soffiare e portare via con se le cose negative.In Camus c’è anche questo dolore: la consapevolezza che il germe della Peste non morirà mai malgradospesso l’uomo tenti di guarire -> la Peste, e il potere degli uomini che schiaccia altri uomini.Camus dice comunque che bisogna brandire la spada: lottare con amore e con la fiducia nella libertà. Alla fine della pièce troviamo la Peste a colloquio con Diego, un uomo che ha saputo dominare la paura e rivoltarsi (e cosa più importante, ha dato la forza anche agli altri per ottenere la libertà). Vittoria sta morendo, e Diego offre la sua vita in cambio, pur di salvarla -> la Peste però ribalta la proposta e gli propone di rinunciare alla sua rivolta; in cambio Diego avrà la propria salvezza e quella di Vittoria.L’amore per Vittoria o l’amore per il suo popolo?Diego muore, Vittoria e il Popolo vivono.

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Les Justes - “I Giusti”Nel 1950 Albert Camus pubblica “Les Justes”, due anni dopo la prima rappresentazione.È un testo diviso in 5 atti.È una piéce sugli uomini, i loro umori, i loro pensieri, la loro vita.I personaggi sono seguiti durante la loro crescita fisica e umana.Inizialmente li “vediamo” bambini, poi studenti e infine maturi, pronti ad entrare nel Mondo adulto con la sua nuova realtà da reinterpretare: “vediamo” le loro storie fatte di speranze, delusioni, paure, tragedie esacrifici.“I giusti” perde il carattere di “dramma esistenzialista e filosofico” per acquisire le caratteristiche di “dramma del reale”.I “giusti” del titolo sono Ivan e Dora, entrambi esponenti di una squadra d’azione del Partito SocialistaRivoluzionario che progetta l’omicidio del Granduca Sergio, nel 1905.Il dramma segue le vicende dei terroristi nei momenti più caldi delle operazioni.Il primo tentativo di lanciare la bomba sulla carrozza va in fumo perché Ivan, di fronte ai nipoti delGranduca non riesce a porre fine, con il suo gesto di Libertà, anche alla vita di due bambini. La scelta di tirarsi indietro di fronte a due sguardi innocenti è dettata dall’Onore e osteggiata da Stephan (“l’onore è un lusso di chi va in carrozza”).Ivan invece ama; ama Dora, ama la bellezza, la felicità -> “E per questo odio il dispotismo. La rivoluzione, sì ma, la rivoluzione per dare una possibilità alla vita”.È l’eroe puro e, in quanto tale, è giustificato da Camus -> lo stesso Camus che porta avanti la sua battaglia contro ogni totalitarismo “omicida”, socialismo compreso.Il secondo tentativo va a buon fine: la bomba è lanciata, il Granduca muore.Ma Ivan uccide per dare una chance alla vita -> “Noi accettiamo di diventare criminali perché la terra si copra finalmente di innocenti”.Si uccide il dispotismo, e se a perdere la testa invece è un Granduca, significa soltanto che il giustiziere èanche un assassino e la sua assoluzione, morale e sociale, sta nel non “evitare” le conseguenze, nell’accettare fino in fondo la scelta, fino al patibolo.

Il 4 atto sposta la scena nella cella buia in cui Ivan attende la condanna a morte, la felicità.La granduchessa, che va a trovarlo, gli propone la grazia, la vita, ma la sua risposta è sempre la stessa -> “Ho scelto di morire perché l’omicidio non trionfi. Ho scelto di essere innocente. Chi ama veramente lagiustizia non ha diritto all’amore”.Lei cerca di “convertirlo” -> sentirlo vicino (“Io sento per voi della compassione”).Ivan è un assassino “delicato”, perchè non ha perso l’aspetto umano.Non crede più in Dio, perchè “pregare” vorrebbe dire tradire i suoi “fratelli”; crede appunto nellafratellanza (=parola/concetto chiave in questa pièce).Non si capisce il “perchè” del “tradimento” -> forse perchè si mette nella condizione di non essere un uomo in grado di pagare da solo il suo sbaglio.Frase di Camus molto importante -> “non è tanto importante l’amore per Dio, ma per la creatura (nostra simile)”.“pregare sarebbe tradirli” è una frase molto camusiana, perchè lui si mette al pari dei suoi fratelli.Ivan considera la sua una morte non più “subita” ma “accettata” consapevolmente. Considera la sua morte una “soluzione” perchè lui ha provocato la morte di un altro individuo.La Gran Duchessa, che è cristiana, risponde che Dio unisce ciò che la morte separaLa corda -> elemento dell’amore, la soluzione è solo la morte (questo elemento lo nomina Ivan e viene“ripreso” da Dora alla fine del testo).Ivan ritrova nell’amore della Gran Duchessa (che ovviamente pronunciando frasi d’amore si riferisce almarito defunto), lo stesso amore che lui prova per Dora.Non è quindi d’accordo con lei per quanto riguarda l’amore “divino”, ma per questa “sfumatura” si -> per questo la “perdona”.Dopo l’incontro con la Gran Duchessa Ivan rimane molto turbato.

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E Dora, nel 5 atto (cambia il luogo, che è più o meno simile a quello dei primi tre atti), sceglierà diripetere l’atto dell’amato, in prima linea -> una bomba in mano -> “Per noi è l’eterno inverno. Nonapparteniamo a questo Mondo, siamo dei giusti”.

La vicenda è apparentemente semplice: un gruppo di rivoluzionari socialisti nella Russia del 1905 progetta un attentato ai danni del Granduca Sergio e, dopo un imprevisto, riesce nel suo intento con le varie conseguenze.Ma le tematiche sono molto più complesse e interessanti: l’assurdità della vita umana, il senso della vita in una società ingiusta, il senso della giustizia, la dignità umana, la libertà e i suoi limiti, l’omicidio come rivolta necessaria, la morte come riscatto necessario.Punto fondamentale della storia è il momento in cui Ivan (il rivoluzionario poeta) fa fallire il primo attentato perché nella carrozza del Granduca ci sono due bambini (nipoti dello stesso Granduca) e, tra i cospiratori esplode una discussione accesa e vibrante. Può un’azione essere portatrice di morte e di giustizia allo stesso tempo? Fino a che punto una causa nobile giustifica la violenza e l’omicidio?I protagonisti sono costretti dalla loro coscienza a ribellarsi rifiutando le terribili condizioni in cui vive il popolo russo, ma questa scelta li porta comunque ad una non-vita -> sono costretti a nascondersi, travestirsi, negarsi la possibilità di una relazione sentimentale.“I giusti” di Camus, è una riflessione sull’uomo, sulla sua ricerca di libertà e verità.È un testo filosofico che rappresenta l’assurda situazione dell’uomo contemporaneo, stretto nella morsadella consapevolezza dei propri errori e dei propri limiti, capace di vedere il vuoto che si nasconde dietro ogni pensiero, ma totalmente incapace di uscire da se stesso per opporsi a questa esistenza.

“I giusti” racconta (sotto forma di “storia teatrale”) gli attentati terroristici dei rivoluzionari socialisti russi che provocarono, tra il 1901 e il 1906 oltre duecento morti. Soprattutto è la “storia” di una famiglia, raccontata attraverso i volti e le parole di cinque fratelli che si vedono crescere, che si confrontano ogni giorno,dall’infanzia alla vecchiaia, con la quotidianità e con il desiderio di un’altra vita, possibile da ottenere.