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STORIA DI SARDEGNA
STORIA DELLA SARDEGNA
La Sardegna Nuragica e Romana
- Un'antica civiltà
- Romanizzazione e resistenza - Ampsicora
STORIA DELLA SARDEGNA
STORIA DELLA SARDEGNA
1000 a.C. 476 1492
PREISTORIA EVO ANTICO MEDIO EVO EVO MODERNO
ALTO MEDIO EVO BASSO MEDIO EVO
SARDI
NURAGICI FENICI PUNICI ROMANI VANDALI BIZANTINI SARDI GIUDICALI ARAGONESI SPAGNOLI AUSTRIACI PIEMONTESI ITALIANI
1500 a. C. 1000 a. C. 509 a. C. 238 a.C. PISANI
1000 a. C. 509 a.C. 238 a.C. 456 456 - 533 533 - 900 900 - 1420 1258 - 1323 1323 - 1479 1479 - 1708 1708 - 1718 1718 - 1861 1861
1000 a.C. 476 1492
PREISTORIA EVO ANTICO MEDIO EVO EVO MODERNO
ALTO MEDIO EVO BASSO MEDIO EVO
SARDI
NURAGICI FENICI PUNICI ROMANI VANDALI BIZANTINI SARDI GIUDICALI ARAGONESI
SPAG
NOLI
AUSTRIACI PIEMONTESI ITALIANI
1500 a. C. 1000 a. C. 509 a. C. 238 a.C. PISANI
1000 a. C. 509 a.C. 238 a.C. 456 456 - 533 533 - 900 900 - 1420 1258 - 1323 1323 - 1479 1479 - 1708 1708 - 1718 1718 - 1861 1861
PERIODO OGGETTO DEL NOSTRO APPROFONFIMENTO
1000 a.C. 476 1492
PREISTORIA EVO ANTICO MEDIO EVO EVO MODERNO
ALTO MEDIO EVO BASSO MEDIO EVO
STORIA DELLA SARDEGNA
“Pure nacquero in terra sarda uomini ed eroi, grandi ingegni vi allignarono, e se non
tutta la grande pianta, alcuna fronda almeno dell’umano sapere vi crebbe onorata e
rigogliosa ... Però uno stesso acerbo fato che opprime gli uomini, umilia talvolta le
nazioni. Grande sventura per la Sardegna non essere ben conosciuta, ed essere
sempre ingiustamente giudicata!”
Pasquale Tola, dal “Discorso preliminare”, posto come introduzione al “Dizionario
biografico degli uomini illustri di Sardegna, 1837-1838”
Hyknusa o Ichnussa
Sandalyon
Argyróphleps Nèsos,
l’Isola dalle vene d’argento
Sardenya
Non mi risulta che i Sardi abbiano mai
dichiarato guerra ad alcuno; semmai
hanno sempre dovuto difendere la
propria libertà, la terra, la famiglia, la
patria.
STORIA DELLA SARDEGNA
Sardegna
Le regioni storiche della Sardegna
STORIA DELLA SARDEGNA
Sono 29 subregioni se accorpiamo il
Sarrabus al Gerrei, il Sulcis all’Iglesiente e
lasciamo la Barbagia suddivisa in 4 regioni
differenti
Le regioni storiche della Sardegna in dettaglio
STORIA DELLA SARDEGNA
SARDEGNA PREISTORICA
Secondo Francesco Cesare Casula, professore ordinario di Storia Medievale presso
la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Cagliari, ‘Per convenzione, si dice
che la storia di un popolo comincia quando l’uomo, con la scrittura, ci ha tramandato
direttamente le sue vicende. Il lungo periodo che precede il primo documento scritto
è considerato preistoria. Accettando per buona tale divisione temporale, si può dire
che la storia, in Sardegna, comincia intorno al 1000 avanti Cristo (a. C.), quando
nelle coste dell’Isola comparvero i primi Fenici portando con sé il proprio alfabeto e la
propria cultura, diversa da quella locale esistente, ignara della scrittura.’
SARDEGNA PREISTORICA La Sardegna 30 milioni di anni fa si stacca dalla Francia e comincia il suo
moto verso est.
SARDEGNA PREISTORICA Questa è la posizione attuale, ma la rotazione verso est dura ancora oggi.
SARDEGNA PREISTORICA L’origine dei sardi è incerta. La Sardegna è una delle terre più' antiche d' Europa,
frequentata fin dal Paleolitico. A questo periodo sembrano infatti risalire le prime
tracce della presenza umana in Sardegna. Venne però abitata stabilmente dall'uomo
molto tardi, nel Neolitico Antico (6.000 – 3730 a.C.).
Secondo l’ipotesi più attendibile, durante la terza glaciazione, in cui si verificò un
abbassamento generale della temperatura ed una ulteriore espansione dei
ghiacciai nell'attuale zona temperata, l’abbassamento del livello del mediterraneo di
circa 200 metri avrebbe permesso ad alcuni uomini di raggiungere l’isola dalla
Toscana e dalla Corsica a bordo di rudimentali imbarcazioni.
SARDEGNA PREISTORICA È probabile che i primi abitanti dell’isola, che si stanziarono in Gallura e
nella Sardegna settentrionale provenissero dalla penisola italiana e in
particolare, dall'Etruria (Toscana).
SARDEGNA PREISTORICA Quelli che popolarono la zona centrale, provenivano, pare, dalla penisola
iberica, attraverso le Baleari.
SARDEGNA PREISTORICA Quelli che diedero vita agli insediamenti nel golfo di Cagliari erano
verosimilmente africani.
SARDEGNA PREISTORICA Più tardi giunsero gruppi dall'Anatolia e dall'Egeo.
SARDEGNA PREISTORICA
I sardi conservano però caratteristiche genetiche specifiche che li rendono diversi
dalle altre popolazioni europee.
Col tempo i popoli sardi si uniformarono culturalmente per lingua e costumi ma
restarono divisi politicamente in tanti staterelli tribali, talvolta confederati, talvolta in
guerra fra loro. Le tribù vivevano in villaggi fatti di capanne circolari di pietra col tetto
di paglia, simili alle attuali pinnette dei pastori.
A cominciare da circa il 1.500 a.C. i villaggi vennero costruiti ai piedi di una poderosa
fortezza a forma tronco-conica chiamata nuraghe. Oggi si contano in Sardegna circa
7.000 nuraghi. Intorno al 1.000 a.C. presero a frequentare le coste sarde i Fenici che,
dal Libano si recavano a commerciare fino in Britannia e avevano necessità' di un
approdo per la notte o il maltempo.
SARDEGNA PREISTORICA
SARDEGNA PREISTORICA
Le rotte commerciali dei Fenici, che giunsero fino in Britannia.
SARDEGNA
NURAGICA
• ‘La civiltà nuragica nacque e si sviluppò in Sardegna, abbracciando un periodo di tempo che va dalla piena età del bronzo (1800 a.C.) al II secolo a.C., ormai in epoca romana.
• Fu il frutto della graduale evoluzione di preesistenti culture già diffuse sull'Isola sin dal neolitico, le cui tracce più evidenti giunte sino a noi sono costituite da dolmen, menhir e domus de janas.
• Deve il suo nome ai nuraghi, imponenti costruzioni megalitiche considerate le sue vestigia più eloquenti e sulla cui effettiva funzione si discute da almeno cinque secoli.
• Durante la sua storia millenaria ha avuto continui scambi culturali e commerciali con le più importanti civiltà mediterranee coeve ma nel corso del V secolo a.C., l'entrata in conflitto con l’imperialismo cartaginese prima, e quello romano poi ne decretò il declino.
• Oltre alle caratteristiche costruzioni nuragiche, la civiltà degli antichi sardi ha prodotto altri monumenti come i caratteristici templi dell’acqua sacra, le tombe dei giganti, le enigmatiche sculture in arenaria di Mont’e Prama e delle particolari statuine in bronzo.’
SARDEGNA NURAGICA L’epoca d’oro della civiltà nuragica, secondo gli archeologi, è compresa tra il 1300
a.C. e il 500 a.C., in particolare quella che è conosciuta come la IV fase della civiltà
nuragica, che va dal 900 al 500 a.C., in piena epoca fenicia.
Di questa civiltà nuragica ci sono rimaste le opere architettoniche più affascinanti e
per certi versi misteriose, che sono le famose torri nuragiche o nuraghi, realizzati con
la tecnica della ‘falsa volta’, in pratica sovrapponendo anelli di massi a secco sempre
più vicini verso l'interno. I nuraghi erano spesso costituiti da una sola torre, a due o
tre piani, che successivamente fu rinforzata da altre torri e bastioni di difesa, per
fronteggiare le invasioni di vari popoli mediterranei. Qualche volta i nuraghi erano
circondati da capanne fino a formare dei veri e propri villaggi. Tra il 900 ed il 500 a.C.
si sviluppano villaggi come Barumini, Serra Orrios, Tìscali (Oliena, NU) ed i santuari
di Santa Cristina (OR), Santa Vittoria a Serri. La dimensione di questo fenomeno è
tale che si può identificare nel "nuraghe" il monumento-simbolo della Sardegna che,
durante i secoli dell'Età del bronzo, ha espresso la più compiuta civiltà del
Mediterraneo occidentale.
Sono di questo periodo le prime statuette di pietra ed i bronzetti. I bronzetti nuragici,
fusi da provetti artigiani, sono la prova dell'esistenza di una popolazione suddivisa in
tribù che vivevano attorno ai nuraghi per difendersi sia dai nemici isolani sia da quelli
esterni.
SARDEGNA NURAGICA
La società era guidata da un capo e
dai sacerdoti e formata da contadini,
artigiani, pastori e guerrieri.
Si praticava il culto delle acque nei
templi a pozzo.
Bronzetto raffigurante un capo tribù
Il nome più antico dell’isola dalle vene d’argento fu in realtà Sardò, Sardinia, che le
fonti avvicinano all’eroe libico Sardus Pater, il figlio del dio Maceride, il Melkart
fenicio o l’Eracle greco, oppure in alternativa ad una Sardò, moglie di Tirreno, l’eroe
eponimo del popolo etrusco. Proprio Tirreni sarebbero per Strabone i più antichi
abitatori della Sardegna, mentre più prudente è Pausania, che dice di ignorare
l’origine dei primi sardi e parla di una seconda migrazione di popolazioni libiche
guidate appunto da Sardus, il dio che i Sardi vollero rappresentare in una statua
donata al santuario oracolare di Delfi e che era venerato ad Antas, in un tempio che
è veramente il luogo alto dove è ricapitolata tutta la storia del popolo sardo
nell’antichità, nelle sue chiusure e resistenze, ma anche nella sua capacità di
adattarsi e confrontarsi con le culture mediterranee.
In una sua pubblicazione Ignazio Didu, professore di Storia Greca presso la Facoltà
di Lettere e Filosofia dell’Università di Cagliari, avvicina il mito di Sardus ai Shardana
noti in Egitto tra il XIV ed il XII secolo a.C., un popolo di guerrieri noto fin dai tempi di
Amenofi IV, impegnati nel mercenariato ancora nell’età di Ramesse III, in un’area
vasta, che partiva dalle regioni ad occidente dell’Egitto ed arrivava sino alla
Palestina ed alla Siria.
Secondo recenti studi linguistici, l'appellativo latino
Sardinia deriverebbe da un'altra denominazione greca
conosciuta come Sardò, Σαρδώ, nome di una leggendaria
donna della quale si ha notizia nel Timeo di Platone e le cui
origini venivano da Sàrdeis, Σάρδεις, capitale della Lidia,
luogo dal quale Erodoto farà provenire sia le genti etrusche
che quelle sarde. Sallustio nel I sec. d.C. sosteneva che:
«Sardus, generato da Ercole, insieme ad una grande
moltitudine di uomini partito dalla Libia occupò la Sardegna
e dal suo nome denominò l'isola», e Pausania nel II sec.
d.C. confermava quanto detto da Sallustio aggiungendo
che: «Sardo venne dalla Libia con un gruppo di coloni ed
occupò l'Isola il cui antico nome, Ichnusa, mutò in Sardò
(...)». In una stele in pietra risalente all’VIII / IX sec. a.C. ritrovata nell'odierna Pula, centro comunale comprendente l'antica città di Nora, appare scritto in fenicio la parola b-
šrdn che significa in Sardegna, a testimonianza che tale toponimo era già presente
sull'Isola all'arrivo dei mercanti fenici.
Gli antichi greci conoscevano molto bene la leggenda del Riso Sardonico.
Dicevano che vicino alle Colonne d'Ercole c'è l'isola di Sardegna nella quale cresce
una pianta simile al sedano, chiamata anche il prezzemolo del diavolo. Molti dicono
che quanti la assaggiano vengono colpiti da uno spasmo che li fa ridere
involontariamente fino a farli morire. Timeo afferma che là, quando gli uomini
diventano vecchi, vengono offerti in sacrificio a Crono dai loro figli, che ridono e li
colpiscono con dei bastoni, spingendoli dal basso verso le sponde con le bocche
aperte, per questo motivo dice che è nato il riso sardonico.
Altri invece sostengono che quando quei vecchi muoiono, ridono involontariamente
guardando la morte disumana che attende anche i loro figli, per questo motivo
credono sia nato il detto ‘riso sardonico’.
Il glottologo G. Paulis identifica proprio l’Herba sardonia nella Oenanthe crocata, che
riduceva le sofferenze dei vecchi e ne accelerava la morte; inoltre le sostanze
tossiche in essa contenute provocavano la chiusura delle labbra, mettendo in
evidenza i denti, simulando la maschera facciale di chi ride. Quindi al riso dei figli e
dei genitori durante lo svolgimento del rito (in relazione alla concezione religiosa in
cui la morte fatta subire coscientemente al vecchio genitore accelera la riproduzione
della vita e il riso è una esaltazione della vita) seguiva quello che si formava sul
cadavere dei vecchi: l’ultimo trionfo sulla morte.
Ancora oggi si conserva qualche traccia del rito.
A Gairo, in Ogliastra, si usa la frase ‘i vecchi alla babaieca’ (is beccius a sa
babaieca), dove babaieca sta per ‘roccia a picco’, appena ad un Km. da Gairo.
Ad Orotelli esiste ancora la tradizione di vecchi fatti precipitare da un dirupo,
chiamato Iskerbicadorzu o Impercadorzu de Sos Betzos (Scervellatoio o Dirupo dei
vecchi).
Ad Urzulei, un picco di montagna che domina uno strapiombo di almeno 300 m., è
chiamato Su Pigiu de su Becciu (cioè Il Picco del Vecchio).
Ancora a Baunei, luogo di grande conservatività linguistica ed etnografica, vi è traccia
dell’antica usanza di uccidere i vecchi nell’allocuzione ‘leare su’ ecciu a tumba o a
ispéntuma’ (cioè portare il vecchio alla tomba o alla grotta ovvero al dirupo).
SARDEGNA GRECA E FENICIO-PUNICA
Popoli della Sardegna greca e
fenicio-punica, principalmente
suddivisi in Iliensi, o Iolei, e
Balari.
Popoli della Sardegna romana
SARDEGNA
ROMANA
SARDEGNA ROMANA
Turris Libisonis = Porto Torres
Cornus = c/o Cuglieri
Tharros = Oristano
Othoca = S.Giusta
Uselis = Usellus
Valentia = Nuragus
Neapolis = c/o Guspini
Aquae Neapolitane = Sardara
Metalla = Fluminimaggiore
Bithia = Chia
Nora = Nora
Carales = Cagliari
Ad sestum lapidem = Sestu
Ad quartum lapidem = Quartu S.E.
Nel 456 d. C., i Vandali provenienti dall’Africa, al rientro da una delle tante
scorrerie in Italia, occuparono Caralis (l’attuale Cagliari) e le città costiere
della Sardegna. I romani riuscirono per un breve periodo a reimpossessarsi
dell’Isola. Tuttavia dal 474 la Sardegna ricadde sotto il dominio dei Vandali,
che durò fino al 533.
SARDEGNA VANDALICA
SARDEGNA VANDALICA
Durante la breve dominazione vandalica (circa 80 anni, per lo più limitata alle zone
costiere) dobbiamo ricordare:
che ci furono due Papi Sardi:
461-468 S.Ilaro o Ilario, non si sa con precisione dove nacque;
498-514 S.Simmaco, secondo la leggenda nacque in un villaggio del Campidano
di Oristano che da lui avrebbe poi preso il nome di Simaxis;
l’invio di una colonia di Maurusii dal Marocco al basso Sulcis, i cosiddetti
“maurreddus”, dove probabilmente un ceppo vi era già presente fin dal 456,
quando i vandali, di cui erano alleati, dal ritorno dal saccheggio di Roma,
avevano invaso la Sardegna costituendovi una colonia;
l’invio in esilio di una nutrita schiera di vescovi ed ecclesiastici, tra i quali
S.Fulgenzio, vescovo di Ruspe, provenienti dall’Africa romana, dove non
riconoscevano la religione ariana dei vandali, cioè la natura divina di Cristo.
A Cagliari fondarono il monastero di S.Saturnino e vi portarono le reliquie di
S.Agostino, dove vi rimasero fino al 725, quando furono riscattate dal re dei
Longobardi, Liutprando, e traslate nella cattedrale di Pavia, la capitale del regno.
SARDEGNA BIZANTINA
Dopo quasi 80 anni di dominio, nel 534, i
Vandali furono sconfitti dagli eserciti di
Giustiniano, imperatore d’Oriente, e la
Sardegna divenne Bizantina. L’isola fu
divisa in distretti governati da un
funzionario imperiale chiamato judex,
che stava a Caralis (Cagliari). La difesa
dell’intero territorio venne affidata ad un
esercito che era stanziato a Forum
Traiani (l’odierna Fordongianus) sotto il
comando supremo di un dux. Questo
dimostra che il pericolo maggiore,
almeno in quel periodo, proveniva non
dalle coste, ma dagli abitanti delle zone
impervie dell’interno, i Sardi pelliti delle
Barbagie. .
SARDEGNA BIZANTINA Grazie ai Bizantini e al monachesimo orientale dei Basiliani, il Cristianesimo si
diffuse nell’isola, in misura minore nelle zone interne ed impervie delle Barbagie.
A partire dal 640 gli Arabi occuparono il Nord-Africa, la Penisola Iberica e parte
della Francia. La loro presenza nel Mediterraneo si fece sempre più massiccia e
nell’827 riuscirono ad occupare anche la Sicilia, da dove cominciarono ad
effettuare in maniera sistematica continue incursioni in Sardegna.
SARDEGNA GIUDICALE A causa di queste continue scorrerie e degli attacchi alle coste sarde, i villaggi e le
città litoranee si spopolarono e vennero pian piano abbandonati dagli abitanti che
cominciarono a rifugiarsi verso le zone interne dell’isola. La Sardegna rimase
sempre più a lungo tagliata fuori dalla capitale Bisanzio e i rapporti con il potere
centrale sempre più sporadici. Così isolata dovette badare da sola alla propria
difesa e lo judex provinciae, che ovviamente aveva il comando dell’esercito,
divenne un capo supremo unico, con poteri civili e militari. Probabilmente questi,
per una migliore difesa dell’isola, demandò i propri poteri civili e militari a suoi
luogotenenti, principalmente chiamati ad amministrare almeno quattro grandi
porzioni di territorio, che si resero ben presto indipendenti divenendo essi stessi
judices (in sardo judikes). Questi territori si consolidarono così in quattro veri e
propri regni giudicali, di Cagliari, Arborea, Torres e Gallura, disegnando
geograficamente quelle che grosso modo molto tempo dopo sono diventate le
prime quattro provincie storiche dell’isola. Forse lo judex provinciae inizialmente
nominò luogotenente anche qualcuno dei suoi figli, e questi a loro volta resero
l’incarico ereditario, mettendo le basi a che il principio dinastico corrispondesse al
consolidamento di alcune famiglie ai vertici del potere, tanto che le dinastie dei
quattro Regni giudicali dell’XI secolo sembrano derivare da un’origine comune, la
famiglia Lacon- Gunale. Ognuno di questi regni aveva la propria capitale, propri
parlamenti, coronas de logu, proprie leggi, cartas de logu, proprie varianti
linguistiche, proprie cancellerie, emblemi, simboli distintivi statali, etc.
SARDEGNA
GIUDICALE
I quattro Regni giudicali sardi Le capitali
Gli stemmi araldici
Rielaborazione della cartina tratta da: F.C. Casula, La Storia di Sardegna, Sassari-Pisa,1992, pp. 166, 186, 217, 255, 307.
Regno di
Torres
Santa Igia
Oristano
Ardara
Olbia
Regno di
Arborea
Regno di Calari
(Araldica non certa)
Regno di Gallura
SARDEGNA PISANA
Grazie ai sempre più frequenti insediamenti di enti religiosi, in particolare dell’Opera
di Santa Maria di Pisa e di San Lorenzo di Genova, e grazie ad una sempre più
accorta politica matrimoniale, le repubbliche marinare di Genova e Pisa poterono
incrementare i commerci e i profitti derivanti da una penetrazione sempre più
profonda nelle Istituzioni e nel territorio. Presenza che le due potenze marinare,
soprattutto Pisa, a titolo commerciale, politico e militare, esercitavano nei quattro
Stati giudicali in virtù di domìni e privilegi rivendicati per aver messo a disposizione
navi e soldati nella liberazione dell’Isola dalla presenza araba. Durante l’esistenza
degli Stati giudicali si assistette spesso a lotte interne dietro le quali non
mancavano le pressioni e gli interessi pisani e genovesi, per il controllo del potere.
Pressioni e interessi che accompagnate alle imprese di grandi famiglie come i
Massa, i Visconti, i Donoratico della Gherardesca, a Pisa, e i Doria, gli Spinola e
i Malaspina, a Genova, consentirono infine alle due repubbliche marinare di
compiere un ulteriore passo verso il dominio diretto di parte dell’Isola, portando a
capo di alcuni Stati giudicali diversi esponenti di queste famiglie (i cosiddetti “giudici
continentali”, rex in Sardinia e cittadini a Pisa).
Nel 1297 il Papa Bonifacio VIII, per dirimere l’intricata crisi internazionale seguita
ai Vespri siciliani (1282), in cambio della definitiva rinuncia della corona aragonese
alla Sicilia, a favore di Carlo d’Angiò, creò un inesistente Regnum Sardiniae et
Corsicae infeudandolo (licentia invadendi) a Giacomo II, sovrano della Corona
d’Aragona. A questi spettava infatti di diritto, per parte della madre erede
normanna, la Sicilia. Dopo 27 anni dall’infeudazione, all’inizio dell’estate del 1323,
un esercito aragonese, al comando dell’infante Alfonso sbarcava a Palma di Sulci
(nell’attuale agro del Comune di S.Giovanni Suergiu) nell’iglesiente, dando inizio
alla occupazione dei domini pisani (mentre la Corsica non venne mai occupata),
che si concluse con la irreversibile crisi del giudicato d’Arborea, in seguito alla
battaglia di Sanluri del 30 Giugno 1409, e la vendita nel 1420 al re d’Aragona di
ogni diritto sul giudicato da parte dell’ultimo discendente degli Arborea, il Visconte
Guglielmo di Narbona, nipote della giudicessa Eleonora. .
SARDEGNA ARAGONESE
SARDEGNA ARAGONESE
SARDI
NURAGICI FENICI PUNICI ROMANI VANDALI BIZANTINI SARDI GIUDICALI ARAGONESI SPAGNOLI AUSTRIACI PIEMONTESI ITALIANI
1500 a. C. 1000 a. C. 509 a. C. 238 a.C. PISANI
1000 a. C. 509 a.C. 238 a.C. 456 456 - 533 533 - 900 900 - 1420 1258 - 1323 1323 - 1479 1479 - 1708 1708 - 1718 1718 - 1861 1861
1000 a.C. 476 1492
PREISTORIA EVO ANTICO MEDIO EVO EVO MODERNO
ALTO MEDIO EVO BASSO MEDIO EVO
Da questo momento si realizza totalmente, sia dal punto di vista politico che
geografico, il Regno di Sardegna creato nel 1297 dal papa Bonifacio VIII e la
Sardegna diventa totalmente aragonese fino al 1479, poi spagnola dal 1479 al
1708, poi austriaca dal 1708 al 1718 e infine piemontese dal 1718 al 1861,
quando costituirà il primo nucleo di quello che diventerà il Regno d'Italia
attraverso l'annessione, con i plebisciti, delle regioni del nord e l'impresa dei mille
di Garibaldi. Con il referendum del 2 giugno del 1946 il Regno d'Italia diventa
Repubblica Italiana.
SARDEGNA ARAGONESE La nascita della Repubblica Italiana avvenne a seguito dei risultati del referendum
istituzionale del 2 e 3 giugno 1946, indetto per determinare la forma di governo da
dare all'Italia dopo la seconda guerra mondiale.
Per la prima volta in una consultazione politica nazionale votavano anche le donne:
risultarono votanti circa 13 milioni di donne e circa 12 milioni di uomini, pari
complessivamente all'89,08% degli allora 28.005.449 aventi diritto al voto.
I risultati furono proclamati dalla Corte di cassazione il 10 giugno 1946:
12.717.923 cittadini favorevoli alla repubblica
10.719.284 cittadini favorevoli alla monarchia
Il giorno successivo tutta la stampa dette ampio risalto alla notizia.
SARDEGNA
ARAGONESE
I diversi colori sulla mappa
indicano le differenti percentuali
a sostegno dell'introduzione
della Repubblica al referendum
del 2 giugno 1946.
A favore della Repubblica vi
furono il 54,3% dei voti.
L'Alto Adige (tranne alcuni
comuni) e Trieste non presero
parte al referendum
LA SARDEGNA ROMANA
SARDI
NURAGICI FENICI PUNICI ROMANI VANDALI BIZANTINI SARDI GIUDICALI ARAGONESI SPAGNOLI AUSTRIACI PIEMONTESI ITALIANI
1500 a. C. 1000 a. C. 509 a. C. 238 a.C. PISANI
1000 a. C. 509 a.C. 238 a.C. 456 456 - 533 533 - 900 900 - 1420 1258 - 1323 1323 - 1479 1479 - 1708 1708 - 1718 1718 - 1861 1861
PERIODO OGGETTO DEL NOSTRO APPROFONFIMENTO
1000 a.C. 476 1492
PREISTORIA EVO ANTICO MEDIO EVO EVO MODERNO
ALTO MEDIO EVO BASSO MEDIO EVO
STORIA DELLA SARDEGNA
Romanizzazione e resistenza – Ampsicora
C'è stato un tempo in cui l'Italia era davvero il centro del mondo e il nome di Roma
era dappertutto sinonimo di civiltà. Il latino era la lingua più parlata anche all'estero,
al pari dell'inglese, che ancora non esisteva. Come riportato nell'editoriale di un
recente numero di Focus Storia, Indro Montanelli, che la Storia la conosceva bene,
diceva che forse uno dei guai maggiori dell'Italia di oggi è proprio quello di essere un
paese non adeguato ai fasti e alla gloria del passato per la modestia del suo popolo
attuale. Oggi si registra una riscoperta di questo millennio glorioso della nostra storia
nazionale, che ha visto anche la Sardegna far parte di questo contesto, in qualità di
Provincia della repubblica di Roma prima e dell'impero romano dopo.
Anche da noi, così come in ogni parte di quello che è stato l'immenso impero
romano, gli antichi romani hanno lasciato le tracce della loro presenza, con le loro
strade, le loro grandiose opere di ingegneria, le modifiche apportate alla fauna e al
paesaggio, con l'introduzione di specie animali e le bonifiche, ma anche con abitudini
e comportamenti che nel bene o nel male sono sopravvissuti ai secoli. Si può dire
che questi antichi romani sono ancora tra noi e ultimamente storici e archeologi
stanno rivoluzionando le nostre conoscenze su Roma e riscrivono alcune delle storie
che più ci erano rimaste impresse fin dai tempi della scuola.
LA SARDEGNA ROMANA
Come detto, anche nella nostra “Storia nazionale isolana” c'è un periodo storico, che
va dal 238 a.C. al 476 d.C., classificato come Storia della Sardegna romana. Quindi
quasi 7 secoli di presenza romana.
Si rende necessario, pertanto, prima di calarci in modo più approfondito in questi 7
secoli di storia che hanno visto anche la Sardegna molto spesso al centro degli
avvenimenti di Roma, ricordare, almeno in modo abbastanza schematico, le vicende
che hanno visto quel piccolo villaggio sorto sulle rive del Tevere, diventare la capitale
di un immenso impero.
In mille anni di storia, Roma estese il suo dominio su tutto il bacino del Mediterraneo
e gran parte dell'Europa, diventando la prima superpotenza del mondo antico. Ma
finì preda della sete di potere dei suoi governanti, prima ancora che della fame d'oro
dei barbari.
Secondo la tradizione le origini di Roma risalgono al 753 a.C., quando Romolo
tracciò con l'aratro i confini entro cui sarebbe sorta la nuova città.
LA SARDEGNA ROMANA
Popoli dell’Italia al sorgere della civiltà romana.
Siamo nel periodo del bronzo finale che in Sardegna, secondo gli archeologi,
rappresenta l’epoca d’oro della civiltà nuragica, in piena epoca fenicia.
LA SARDEGNA ROMANA
A partire da questa data, la storia di Roma viene suddivisa nei seguenti periodi:
- Fondazione di Roma, 753 a.C.
- Età regia, 753 - 509 a.C.
- Età repubblicana, 509 - 31 a.C.
- Età imperiale, 31 a.C. - 476
Alto impero romano, 31 a.C. - 284
Tardo impero romano, 284 - 476
Impero romano d’Occidente, 395 - 476 Impero romano d’Oriente, 395 -1453
LA SARDEGNA ROMANA
Massima espansione dell’impero romano nel 117 sotto l’imperatore Traiano
LA SARDEGNA ROMANA
SPQR
La sigla del latino Senatus Populusque Romanus (SENATUS POPULUSQUE
ROMANUS), in italiano Il Senato e il popolo romano, racchiude in sé le figure che
rappresentano il potere della Repubblica romana: il Senato e il Popolo, cioè le due
classi dei patrizi e dei plebei che erano a fondamento dello Stato romano.
LA SARDEGNA ROMANA
Successione dei primi leggendari sette re di Roma: Romolo, Numa Pompilio, Tullo
Ostilio, Anco Marzio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio, Tarquinio il Superbo,
questi ultimi tre etruschi. E’ evidente che i re furono più di sette e bisogna fare una
netta distinzione tra dati sicuramente mitici e leggendari ed altri la cui storicità può
essere accertata. L’ origine stessa del nome Roma è discussa: forse deriva da
Rumon, l’arcaica denominazione etrusca del Tevere, oppure, secondo Plutarco, dal
termine ruma, così come gli antichi latini chiamavano la mammella. Con la
monarchia il villaggio iniziale si trasforma in città fortificata. Il Foro viene
pavimentato, sul Campidoglio, uno dei sette colli di Roma, venne eretto il Tempio di
Giove, sede del primo culto civico dell’Urbe. Viene costruito il primo ponte in legno
sul fiume Tevere e avviene l’unificazione dei centri abitati sui diversi colli. La
divisione sociale più profonda era tra patrizi e plebei, in origine probabilmente di
natura economica.
Età regia, 753-509 a.C.
LA SARDEGNA ROMANA
Età regia, 753-509 a.C.
Siamo nel pieno dell’epoca d’oro della civiltà nuragica, che secondo gli archeologi,
è compresa tra il 1300 a.C. e il 500 a.C., in particolare quella che è conosciuta come
la IV fase della civiltà nuragica, che va dal 900 al 500 a.C., in piena epoca fenicia.
LA SARDEGNA ROMANA
Figure nuragiche con
donne, sacerdotesse e
arciere.
Guerrieri nuragici
LA SARDEGNA ROMANA
Bambino
e arciere
nuragici
LA SARDEGNA ROMANA Guerrieri nuragici presso il nuraghe Nolza a Meana Sardo
LA SARDEGNA ROMANA
Civili e soldati romani
Nel 500 a.C. gli abitanti di Roma sono circa 100 mila. In 400 anni raddoppieranno. A
partire dal IV sec. la città manifesta una fame di territorio che si traduce in conquiste
successive: i popoli vinti non vengono sottomessi, ma integrati in maniera originale. Il
grande pregio dei Romani fu quello di saper cogliere il buono dei popoli conquistati,
rielaborandolo e migliorandolo. Altro punto forte era l’organizzazione e la perfezione
della macchina statale, in più potevano contare su un sistema giuridico senza
precedenti. Le guerre civili del I sec. però non risparmiano l’Urbe, che viene colpita
da numerosi incendi. Viene ricostruita e ridisegnata la cerchia urbana e le vecchie
Mura Serviane. All'età repubblicana risale la fondazione di diversi edifici pubblici e
templi, i ponti sul Tevere e i primi acquedotti, cupole, archi e anfiteatri, veri gioielli di
edilizia e architettura. I Romani erano veramente un popolo di grandi ingegneri. Ma il
vero segreto della dominazione romana erano le strade, una fitta e solida ragnatela
di strade consolari che collegarono nel tempo gran parte degli oltre 5 milioni di
chilometri quadrati dell'impero. Sulla rete viaria, in gran parte lastricata, viaggiavano
le merci, ma soprattutto si spostavano velocemente le legioni. Ai lati delle strade,
sufficientemente larghe da far passare due carri accostati, c'erano i canali per lo
scolo dell'acqua e, spesso, due marciapiedi destinati ai pedoni.
Età repubblicana, 509-31 a.C.
LA SARDEGNA ROMANA
Le principali arterie di
comunicazione italiane ricordano
ancora nel nome l'antico
percorso delle vie consolari,
come l'Aurelia, che da Roma
costeggia il mare fino alla
Liguria, la Cassia, che collega la
capitale a Firenze, la Flaminia,
che da Roma taglia gli Appennini
fino all'Adriatico, e l'Emilia, che
da Rimini attraversa la Pianura
Padana giungendo a Milano.
LA SARDEGNA ROMANA
Le istituzioni della Repubblica romana si basavano su tre pilastri fondamentali: il
popolo, la magistratura e il senato. Ognuno gestiva una fetta di potere, in un
equilibrio perfetto.
Il popolo si riuniva in assemblee (comizi) per approvare leggi, eleggere i magistrati,
decidere su pace e guerra: i comizi curiati (i più antichi, erano formati in base alla
gens di appartenenza), i comizi centuriati (i più importanti, in base al reddito) e i
comizi tributi (su base territoriale).
L’onomastica latina prevedeva il tria nomina, ovvero era basato su praenomen (il
nome proprio come intendiamo oggi), nomen (equivalente al nostro cognome che
individuava la gens, ovvero era il cosiddetto gentilizio) e cognomen (che indicava la
famiglia all’interno della gens). Per es. Gaius Iulius Caesar, Gaio Giulio Cesare,
Praenomen Gaio Nomen Giulio (appartenente alla gens Iulia) Cognomen Cesare
(famiglia dei Cesari).
LA SARDEGNA ROMANA
A volte il cognomen era un soprannome o qualcosa che ricordava l’aspetto fisico
dell’individuo, ne è esempio il cognomen Caligola, soprannome dato al terzo
imperatore romano, Gaio Giulio Cesare Germanico, per l'abitudine che quest'ultimo
aveva in gioventù di girare sempre con i sandali militari le caligae. Altro cognomen
famoso è quello di Marco Tullio Cicerone, da noi appunto conosciuto come
Cicerone, appellativo con cui era distinto, a causa di escrescenze sul viso che
sembravano ceci (in latino cicer).
Questo sistema onomastico rappresenta la norma (salvo rarissime eccezioni) nel
corso dei primi due secoli dell’impero, ma già nel II secolo d.C. si torna a due nomi
visto che il praenomen tende a scomparire perché sostituito come nome individuale
dal cognomen.
Per quanto riguarda l’onomastica sarda, l’unica gens attestata in Sardegna e
praticamente sconosciuta nel mondo romano è la gens Rutilia.
I Rutilii sono rappresentati nell’isola da otto personaggi, ricor-dati in sette iscrizioni;
due sono le donne e sei gli uomini.
I Rutilii sono attestati tre volte a Bosa; due volte a Porto Torres; due volte a Pirri;
una volta a Guasila.
Abbiamo il ricordo sia di liberti (Pirri), come di per-sonaggi importanti e magistrati, in
un arco di tempo che pare vada dal II al IV secolo d.Cr.
LA SARDEGNA ROMANA
A dx, l’anfiteatro romano di Cagliari come si presenta oggi e a sx, come doveva
presentarsi in periodo storico.
LA SARDEGNA ROMANA
La Sardegna e la Corsica costituirono una provincia romana di età repubblicana e imperiale. La Sardegna entrò nella sfera d'influenza romana dal 238 a.C., la Corsica due anni più tardi, ed entrambe vi rimasero fino all'invasione dei Vandali del 456. Roma occupò la Sardegna nell'intervallo fra la prima e la seconda guerra punica. Già nei primi anni del grande conflitto, precisamente nel 259 a.C., il suo esercito aveva
tentato la conquista dell'isola, giungendovi dalla Corsica, ma il console Lucio
Cornelio Scipione, dopo essersi impadronito di Olbia, aveva dovuto ritirarsi. La
Sardegna era stata annessa nel 238 a.C., sottraendola alla dominazione punica. I
buoni rapporti che intercorrevano tra le popolazioni locali e i Cartaginesi,
contrapposti ad un regime di conquista introdotto dai Romani, determinarono una
serie di rivolte (236-231 a.C., 216 a.C., 187-177 a.C., 126 a.C. e 122 a.C.) e un'incompleta pacificazione in particolare delle tribù dell'interno, con continue azioni, considerate brigantaggio dai Romani. La popolazione che abitava la Sardegna fino al
I sec. a.C. aveva mantenuto notevoli affinità con i Libio-Punici africani, molti erano
imparentati con loro anche con matrimoni misti e si era creata anche una nutrita
schiera di ricchi latifondisti Sardo-Punici.
LA SARDEGNA ROMANA
Il ritrovamento di un anello d’oro con iscrizione punica può rappresentare un
esempio di questi rapporti di parentele. Si tratta di una iscrizione circolare presente
nella gemma di un piccolo anello d’oro che venne rinvenuto nel secolo scorso in una
sepoltura nei pressi di Villaperuccio, nel Sulcis. Oltre ai resti della donna che lo ebbe
in vita furono estratte anche alcune ceramiche ed un idoletto di bronzo molto curioso
per il vestito, una penula abbottonata col cappuccio davanti, una specie di abito
punico che ricorda quello tutt’ora utilizzato dai pastori sardi.
L’iscrizione fenicia è stata datata al II sec. a.C. ed è stata interpretata così: Lechà
Lhadareth che significherebbe A te, la magnifica in sostanza una dedica di affetto
fatta incidere dallo sposo nell’anello poi donato alla sua sposa.
LA SARDEGNA ROMANA
La Sardegna in quel periodo appariva divisa
in due entità: da un lato un'ampia parte della
fascia costiera con la quasi totalità delle aree
collinari, inclusa la vasta pianura
campidanese, direttamente sottoposta al
dominio di Cartagine; dall'altro le aree
interne più montuose, ancora abitate dalle
popolazioni nuragiche, che seppur diventate
tolleranti nei confronti dei Cartaginesi dopo
molte ostilità, erano ovviamente ostili alla
conquista romana.
Le popolazioni nuragiche erano suddivise in
tre etnie principali, Corsi (segnati in blu),
Balari (segnati in rosso) e Iliensi (segnati in
giallo), a loro volta suddivise in diverse tribù.
Popoli della Sardegna romana
LA SARDEGNA ROMANA
LA SARDEGNA
ROMANA
Popoli della Sardegna romana
Popoli della Sardegna romana. Aconites; Aichilenses (Santa Caterina di Pittinuri);
Aisaronenses (Posada); Altic(ienses) (Barisardo); Bàlari-Perfugae (Monti);
Barbaricini (Gennargentu); Beronicenses (Sant’Antioco); Buduntini (Lago Baratz);
Carenses (Irgoli); Celes(itani) (Fonni); Coracenses (Ittiri); Cornenses Pelliti (Santa
Caterina di Pittinuri); Corpicenses; Corsi (Gallura); Cusin(itani) (Fonni); Diaghesbei;
Eutychiani (Cuglieri); Falisci (Posada); Fifenses (Tortoli); Galillenses (Gerrei);
Giddilitani (Cuglieri); Ilienses-Iolei-Troes (Mulargia); Karalitani (Cagliari);
Longonenses (Santa Teresa); Luquidonenses (Oschiri); Maltamonenses (Sanluri);
Martenses (Serri); Mauri (Sulcis); Moddol(itani) (Villasor); [M]uthon(enses)
Numisiarum (Cuglieri); Neapolitani (Santa Maria di Nàbui); Noritani-Norenses (Pula);
Nurr(itani) (Orotelli); Parates; Patulcenses Campani (Dolianova?); Patulcii (Cuglieri);
Porticenses (Tertenia); Rubr(enses) (Barisardo); Sardi Pelliti (Màrghine); Scapi-tani-;
Semilitenses (Sanluri); Siculenses (Muravera?); Sossinates; Sulcitani (Sant’Antioco
e Tortoli); Tibulati (Castelsardo); Turritani (Porto Torres); Uddadhaddar(itani)
Numisiarum (Cuglieri); Uthicenses (Santa Giusta); Valentini (Nuragus); Vitenses
(Chia); [---]rarri(tani) [Nu]misiaru[m] (Cuglieri). Cartina rielaborata da un originale di
Salvatore Ganga.
LA SARDEGNA ROMANA
Uno dei più importanti esponenti dell’antica nobiltà sardo-libica fu Ampsicora (III
sec. a.C. - Cornus 215 a.C.).
Le fonti descrivono Ampsicora come il più ricco tra i proprietari terrieri della
Sardegna. Insieme ad un altro cartaginese, Annone, ricco cittadino punico di
Tharros, guidò la rivolta antiromana, che terminò con la battaglia di Cornus (Santa
Caterina di Pittinuri) del 215 a.C.
Cartagine sostenne la rivolta inviando appositamente una flotta mentre Ampsicora,
che intendeva dare battaglia solo quando tutte le forze disponibili si fossero riunite, si
recò tra i Sardi dell’interno, i Sardi Pelliti identificati con gli Ilienses, per continuare il
reclutamento, lasciando il comando di una parte dell’esercito, che si trovava a
Cornus, al figlio Josto. Questi accettò imprudentemente la battaglia offerta dal
comandante Manlio Torquato e l'esercito sardo fu sconfitto subendo la perdita di
3.000 soldati, mentre 800 furono fatti prigionieri e schiavi. Lo stesso Josto morì in
battaglia. Asdrubale il Calvo, al comando della flotta cartaginese, intanto raggiunse la
Sardegna, sbarcò a Tharros e respinse i Romani verso Caralis. A loro si unì
Amsicora con il resto dell'esercito sardo.
LA SARDEGNA ROMANA
Nella piana del Campidano meridionale, tra Decimomannu e Sestu, avvenne lo
scontro con i Romani, vicino ai due corsi d'acqua che scorrono nella zona. Dopo una
cruenta battaglia la coalizione sardo-punica fu duramente sconfitta. Morirono 12.000
tra Sardi e Cartaginesi e 3.700 furono fatti prigionieri e schiavi, fra i quali Asdrubale il
Calvo ed Annone. Amsicora si portò in salvo, rifugiandosi presso le tribù dell'interno.
Tuttavia, secondo Tito Livio, addolorato per la morte del figlio Josto e non volendo
cadere nelle mani dei romani, si tolse la vita. Per quanto Tito Livio sostenga che i
Sardi potevano essere vinti con facilità, la storia della Sardegna romana è una
agitata sequenza di ribellioni, di attacchi improvvisi, di razzie e di rivolte: ma la
resistenza degli indigeni alla romanizzazione nelle zone interne della Sardegna si
manifestò da un punto di vista culturale prima ancora che da un punto di vista
militare. Nonostante l'imposizione politica romana, la Sardegna rimane per tanto
tempo culturalmente legata alle tradizioni culturali sarde e puniche, sia per la lingua
che per il culto; solo più tardi inizia a diffondersi la cultura della ceramica romana e
cominciano a sorgere Fori, Templi, terme, sculture e mosaici. Nasce inoltre una rete
stradale che collega le principali città dell'Isola. La Sardegna è il granaio di Roma,
Kalaris e Tharros diventano le città più importanti, ma sorgono e si sviluppano anche
nuovi centri come Porto Torres (Turris Libysonis), Fordongianus (Forum Traiani) e
Bosa. Di fatto, anche la lingua comincia a romanizzarsi.
LA SARDEGNA ROMANA
Come riporta il prof. A. Mastino, dell’università di Sassari:
“Ancora in età imperiale sono molte le sopravvivenze della cultura sardo-punica con
cui dovettero fare i conti gli immigrati italici. Già nei primi decenni dell’età imperiale
furono dislocati nelle zone interne della Sardegna (la Barbària, occupata dai Barbari)
alcuni accampamenti militari, in qualche caso eredi di precedenti postazioni
cartaginesi: Luguido, presso Nostra Signora di Castro a Oschiri, più tardi chiamata
Castra Felicia; Sorabile, l’attuale Fonni; Forum Augusti, presso Austis; Valentia
presso Nuragus; Biora presso Serri; Uselis; Custodia Rubriensis, presso Barisardo;
in età tarda anche Nora praesidium, Eteri praesidium e l’accampamento fortificato di
Tharros. Loro compito, controllare in modo articolato le zone montuose della
Barbària sarda, senza però un definito sistema di difesa lineare, almeno in età
imperiale (limes); si preferiva effettuare interventi mirati su singoli obiettivi,
utilizzando in certe circostanze anche i cani addestrati alla caccia all’uomo, come già
aveva fatto, nel 231 a.C., il console Marco Pomponio Mathone”.
LA SARDEGNA ROMANA
A questo proposito, un cane di antichissima origine, conosciuto anche come cane
pastore fonnese o mastino fonnese si suppone che derivi dall'incrocio tra cani locali
di tipo levrieroide ed i feroci molossi (canis pugnax) utilizzati nella campagna del 231
a.C. proprio dal console romano Marco Pomponio Mathone per combattere e
sottomettere gli indomiti ribelli delle zone interne della Sardegna.
Nella primavera dell'anno 1905 il Soprintendente alle Antichità A. Taramelli rinvenne,
sull'architrave di una tomba di giganti in località Craminalana, nel Comune di San
Giovanni Suergiu (Sulcis), un graffito ora depositato presso il museo archeologico di
Sant'Antioco, raffigurante un uomo con quello che, secondo l'archeologo, parrebbe
un cane legato ad un carretto trainato da un quadrupede.
Il prof. Giovanni Lilliu, accademico dei Lincei, ritenne che quello raffigurato nella
lastra di Craminalana fosse un cane e che la rappresentazione possa datarsi intorno
all'ottavo secolo A.C.
LA SARDEGNA ROMANA
Alla luce di una lettura più attenta si può ritenere, anche grazie ad uno studio
interessante al quale sta lavorando da tempo un ricercatore della facoltà di Medicina
Veterinaria dell'Università di Sassari, il dott. Marco Zedda, che i cani a suo tempo
portati dai romani per stanare i sardi fossero invece cani da seguito, segugi
(sagaces canes) dal fiuto finissimo, atti a scovare i nascondigli dei ribelli sardi, o
veltri, mentre i mastini o molossi potevano più verosimilmente essere i cani locali, i
discendenti del cane appartenuto all'uomo nuragico, fosse esso pastore, cacciatore
o guerriero, raffigurato nei bronzetti esposti nel museo nazionale di Cagliari e
testimoniato dal rinvenimento di alcuni reperti ossei.
Questa ipotesi potrebbe essere compatibile con il
Graffito di Craminalana, l'unico del genere rinvenuto,
che testimonierebbe la presenza in Sardegna di un grosso cane dalla coda mozza
già prima dell'avvento romano.
LA SARDEGNA ROMANA
La presenza del cane molosso e del levriere prima dell'arrivo dei Romani in
Sardegna è testimoniata anche dalle terre cotte figurate rinvenute nella lagune di
Santa Gilla (Cagliari) negli anni 1891 e 1892: tra 327 pezzi rinvenuti sono infatti
presenti 20 terre cotte (mezzo torso) di levriere e due teste di molosso. Gli studiosi
ritengono che questi reperti siano di produzione locale e che avessero carattere
votivo in quanto il sito di rinvenimento è risultato trattarsi di una officina che
verosimilmente lavorò per un vicino santuario Cartaginese, ubicato tra i paesi di
Elmas ed Assemini, a circa 200-300 metri dalla sponda est della laguna stessa; essi
sono riferibili al periodo fenicio-punico o tardo punico.
LA SARDEGNA ROMANA
Molossi di S.Gilla Levrieri di S.Gilla
Questo bellissimo e antichissimo cane, tipicamente sardo, di cui nel 2013 è stata
riconosciuta ufficialmente la razza dall’ENCI, venne anche impiegato nella Campagna d’Africa,
LA SARDEGNA ROMANA Questo bellissimo e antichissimo cane, tipicamente sardo, di cui nel 2013 è stata
riconosciuta ufficialmente la razza dall’ENCI, venne anche impiegato nella Campagna
d’Africa, in Libia nel 1911.