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Irlanda pre-cristiana Le poche notizie che si hanno dell'Irlanda precristiana giungono da scritti romani, dalla poesia e mitologia irlandesi e dai ritrovamenti archeologici. I primi abitanti dell'isola, popolazioni del mesolitico, vi arrivarono intorno all'8000 a.C. quando, in seguito al ritiro dei ghiacci, l'ambiente divenne più ospitale. I ritrovamenti di selci (Antrim, Down, Louth e Dublino) delimitano l'area del loro insediamento alle coste e alle rive dei fiumi. Intorno al 4500 a.C. arrivò una cultura neolitica, a quest'epoca risale l'introduzione dell'agricoltura, apparvero le prime ceramiche, attrezzi in pietra levigata, case di legno rettangolari e tombe megalitiche , monumenti in pietra di grandi dimensioni come le tombe a passaggio (passage tombs) di Newgrange, Knowth e Dowth, alcune di queste sono allineate secondo criteri astronomici (ad esempio Newgrange). In seguito, verso la fine del neolitico, apparvero sull'isola nuovi tipi di monumenti, terrapieni circolari e cerchi di pietre. L'Età del Bronzo cominciò nel 2000 a.C. circa, come testimoniano moltissimi utensili d'oro e bronzo rinvenuti e databili a quel periodo. L'introduzione della lavorazione del ferro in Irlanda avvenne attorno al VII secolo a.C. ad opera di popolazioni celtiche o, più probabilmente, di gruppi di Celti sbarcati nell'isola e fusisi successivamente con i primitivi abitatori. All'epoca di questa prima età del ferro l'isola era divisa in diversi regni (In Tuisceart, Airgialla, Ulaid, Mide , Laigin, Mumhain, Cóiced Ol nEchmacht) governati da un'aristocrazia guerriera e una classe erudita della quale facevano probabilmente parte i druidi. A partire dal XVII secolo gli storici svilupparono la teoria che la lingua parlata all'epoca dei regni potesse essere quella goidelica , un ramo della lingua celtica , introdotta in seguito all'invasione dei Celti. Ricerche più recenti dimostrano che lo sviluppo della cultura dell'epoca fu un processo graduale e continuo e che l'introduzione di aspetti linguistici e di elementi della cultura celtica avvenne in seguito a scambi culturali con i gruppi celti del resto d'Europa. Non vi sono ritrovamenti archeologici che possano far supporre un'invasione di larga scala da parte dei Celti e ricerche genetiche confermano la teoria dell'assorbimento graduale di elementi celti da parte della popolazione nativa nella tarda età del bronzo. I Romani conoscevano l'Irlanda e la chiamavano Hibernia: già nel 100 d.C., Tolomeo era in grado di fare una descrizione geografica dell'isola e una disamina delle varie tribù che la popolavano. Non si sa tuttavia che rapporti avessero i Romani con le tribù locali. Fino a poco tempo fa era convinzione comune che i Romani non avessero mai invaso l'Irlanda o che non l'avessero mai considerata parte integrante dell'Impero: se ciò è quasi certamente vero per la seconda considerazione, la prima è stata messa in profonda crisi da dei ritrovamenti archeologici avvenuti recentemente che testimoniano la presenza di romanità. Approfondimento:

Storia Irlanda

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Page 1: Storia Irlanda

Irlanda pre-cristiana

Le poche notizie che si hanno dell'Irlanda precristiana giungono da scritti romani, dalla poesia e mitologia irlandesi e dai ritrovamenti archeologici. I primi abitanti dell'isola, popolazioni del mesolitico, vi arrivarono intorno all'8000 a.C. quando, in seguito al ritiro dei ghiacci, l'ambiente divenne più ospitale. I ritrovamenti di selci (Antrim, Down, Louth e Dublino) delimitano l'area del loro insediamento alle coste e alle rive dei fiumi. Intorno al 4500 a.C. arrivò una cultura neolitica, a quest'epoca risale l'introduzione dell'agricoltura, apparvero le prime ceramiche, attrezzi in pietra levigata, case di legno rettangolari e tombe megalitiche, monumenti in pietra di grandi dimensioni come le tombe a passaggio (passage tombs) di Newgrange, Knowth e Dowth, alcune di queste sono allineate secondo criteri astronomici (ad esempio Newgrange). In seguito, verso la fine del neolitico, apparvero sull'isola nuovi tipi di monumenti, terrapieni circolari e cerchi di pietre.

L'Età del Bronzo cominciò nel 2000 a.C. circa, come testimoniano moltissimi utensili d'oro e bronzo rinvenuti e databili a quel periodo.

L'introduzione della lavorazione del ferro in Irlanda avvenne attorno al VII secolo a.C. ad opera di popolazioni celtiche o, più probabilmente, di gruppi di Celti sbarcati nell'isola e fusisi successivamente con i primitivi abitatori. All'epoca di questa prima età del ferro l'isola era divisa in diversi regni (In Tuisceart, Airgialla, Ulaid, Mide, Laigin, Mumhain, Cóiced Ol nEchmacht) governati da un'aristocrazia guerriera e una classe erudita della quale facevano probabilmente parte i druidi.

A partire dal XVII secolo gli storici svilupparono la teoria che la lingua parlata all'epoca dei regni potesse essere quella goidelica, un ramo della lingua celtica, introdotta in seguito all'invasione dei Celti. Ricerche più recenti dimostrano che lo sviluppo della cultura dell'epoca fu un processo graduale e continuo e che l'introduzione di aspetti linguistici e di elementi della cultura celtica avvenne in seguito a scambi culturali con i gruppi celti del resto d'Europa. Non vi sono ritrovamenti archeologici che possano far supporre un'invasione di larga scala da parte dei Celti e ricerche genetiche confermano la teoria dell'assorbimento graduale di elementi celti da parte della popolazione nativa nella tarda età del bronzo.

I Romani conoscevano l'Irlanda e la chiamavano Hibernia: già nel 100 d.C., Tolomeo era in grado di fare una descrizione geografica dell'isola e una disamina delle varie tribù che la popolavano. Non si sa tuttavia che rapporti avessero i Romani con le tribù locali. Fino a poco tempo fa era convinzione comune che i Romani non avessero mai invaso l'Irlanda o che non l'avessero mai considerata parte integrante dell'Impero: se ciò è quasi certamente vero per la seconda considerazione, la prima è stata messa in profonda crisi da dei ritrovamenti archeologici avvenuti recentemente che testimoniano la presenza di romanità.

Approfondimento:

Preistoria

Il mesolitico (8000 a.C. - 4500 a.C.)

Ciò del poco che si sa dell'Irlanda pre-cristiana deriva da poche fonti come scritti di epoca romana, poesia e mitologia irlandese, oltre che ovviamente archeologia.

Durante l'era glaciale del Pleistocene, l'Irlanda era quasi interamente ghiacciata: il paesaggio era contrassegnato da pezzi di ghiaccio alti anche 300 metri che non lasciarono tracce evidenti di rocce ed ossa ed anzi estirparono ogni evidenza di tracce umane. Durante l'ultimo massimo glaciale (16.000 a.C. circa), l'isola era un deserto artico, probabilmente una tundra, per due terzi ricoperto di ghiaccio mobile. È altamente improbabile che ci fossero esseri umani al tempo in quella zona, anche se non è stato escluso in maniera certa.

La primissima traccia della presenza umana ci giunge tra il IX e l'VIII millennio a.C., da insediamenti di cacciatori del mesolitico dei quali sono rimasti neanche una dozzina: Mount Sandel a Londonderry (vicino Coleraine); Woodpark nella Contea di Sligo; l'esturio dello Shannon; il Lough Boora nell'Offaly; il Curran in Antrim, più infine vari siti nel Munster. Si pensa che questi insediatori prima colonizzarono il nord-est provenendo dalla vicina Scozia: sebbene il livello del mare fosse molto più basso di oggi, l'Irlanda era con tutte le buone probabilità già un'isola al tempo, quindi vi

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giunsero con imbarcazioni. Ciò non è molto sorprendente, anche perché gran parte degli insediamenti del periodo in Irlanda erano tutti porti costieri. Chiaramente, i primissi abitanti della regione erano marinai che sopravvivevano grazie al mare. In alcuni modi questa economia fu loro forzata per molti secoli fino a che il permafrost senza alberi si trasformasse in una terra fertile e densamente boscosa.

Questi cacciatori del Mesolitico sopravvivevano grazie ad una dieta di pesce di mare, uccelli, selvaggina e nocciole. Non c'è traccia del cervo nell'Irlanda mesolitica e con buone probabilità, il primo cervo rosso fu introdotto nell'area nei primi periodi del Neolitico. La popolazione umana cacciava con lance, frecce e armi rudimentali in pietra chiamati microliti, integrando la sua dieta con frutta, bacche e noci che trovava. Vivevano in abitazioni rudimentali stagionali, costruite applicando pelli animali su semplici impalcature lignee, mentre cucinavano la cacciagione in fuochi esterni. Durante il Mesolitico la popolazione irlandese non doveva superare probabilmente qualche migliaio di individui.

Il Neolitico (4500 a.C. - 2500 a.C.)

Il Neolitico vide l'introduzione dell'allevamento, della coltivazione e della produzione di vasellame, oltre che di una lavorazione molto più avanzata della pietra. Una volta si pensava che queste innovazioni furono portate da una nuova ondata di insediatori, ma non ci sono tracce evidenti di un'invasione in larga scala in questo punto della storia irlandese. È molto più probabile che il passaggio al Neolitico sia dovuto ad una lenta evoluzione riuscita grazie ai commerci ed i contatti d'oltremare con le comunità agricole dell'Europa continentale e la Gran Bretagna.[1]

L'utilizzo delle tecniche agricole iniziò intorno al 4500 a.C.. Pecore, capre, bovini e cereali furono introdotti dall'Europa continentale sud-occidentale, causando un aumento significativo della popolazione. Ai Céide Fields, in County Mayo, un esteso sistema di campi murati del Neolitico - con buone probabilità il più vecchio del mondo - è stato manutenuto integro da uno strato formatosi sopra di torba: consiste in vari piccoli campi separati da muri di pietra essiccata, i quali erano coltivati ed adibiti al pascolo tra il 3500 ed il 3000 a.C. Grano ed orzo erano i principali cereali coltivati.

La lavorazione del vasellame fece la sua apparizione all'incirca assieme all'agricoltura. Oggetti in ceramica simili a quelli trovati nelle regioni settentrionali della Gran Bretagna sono stati rinvenuti nell'Ulster (reperti conosciuti come Lyle's Hill pottery) e a Limerick. Sono oggetti tipici con imboccature larghe e forme rotonde.

Ma la caratteristica più evidente del Neolitico in Irlanda fu l'improvvisa ed estesa apparizione di monumenti megalitici. La grande maggioranza di questi monumenti erano tempo facenti parte di luoghi di importanza religiosa e cerimoniale, tanto che in molti di essi sono stati rinvenuti resti umani, spesso cremati, ma anche beni seppelliti con cadaveri - ceramiche, frecce, assi, armi eccetera.

Queste tombe megalitiche, giunte in circa 1.200 esemplari ai giorni d'oggi, possono essere divisi per gran parte in quattro vasti gruppi:

tombe con cortile: sono caratterizzata da un terreno o un cortile d'entrata e si trovano quasi esclusivamente nel nord dell'Irlanda. Si pensa siano gli esemplari più antichi.

tombe a passaggio: sono quelle meno numerose ma forse quelle più importanti in termini di dimensioni e importanza. Sono distribuite principalmente nel nord e nell'est del'isola, e le maggiori e più famose si trovano nei grandi cimiteri del Boyne e di Loughcrew nel Meath, ma anche Carrowkeel e Carrowmore a Sligo. Newgrange, un sito funerario neolitico protetto dall'UNESCO ed il più antico dei monumenti allineati secondo criterio astronomico nel mondo, è probabilmente la tomba di questo tipo più famosa.

tombe a portale: tra queste tombe figurano i famosi “dolmen.” Questa tipologia di monolite è concentrata essenzialmente in due zone dell'isola, il sud-est ed il nord. I dolmen di Knockeen e Gaulstown nel Waterford sono esempi eccezionali.

tombe ad incastro: Il gruppo più vasto e diffuso dei quattro, le tombe ad incastro sono rintracciabili grosso modo ovunque, ma in numero maggiore nell'ovest e nel sud-ovest. I picchi più elevati li raggiunge il Clare. Sono le ultime in ordine di creazione, probabilmente della fine del Neolitico. Vengono chiamate così per la camera mortuaria scavata in profondità.

La teoria che questi quattro gruppi di monumenti sono associato a quattro separate ondate di invasori ha tutt'oggi adesioni, ma gli studi archeologici non supportano decisamente quest'impostazione. È più probabile che questi megaliti si rifacciano a espressioni artistiche di pratica interna scauturite autonomamente, anche perché l'aumento di popolazione

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che rese possibile il loro proliferare non fu dovuto a colonizzazioni di massa ma molto più semplicemente dall'introduzione dell'agricoltura.

Al tempo del Neolitico la popolazione dell'isola era superiore ai 100.000, e forse vicina anche ai 200.000 abitanti. Col passare del tempo però, a causa di un collasso economico rurale, cominciò a declinare sin dal 2500 a.C.. In ogni caso, nel periodo del declino, era già presente la metallurgia in Irlanda.

Età del Bronzo (2.500 a.C. - 700 a.C.)

L'Età del bronzo viene fatta iniziare storicamente quando le popolazioni cominciarono a legare rame e stagno per creare appunto il bronzo, e questo in Irlanda accadde intorno al 2.000 a.C., come dimostrano alcune assi rinvenute a Ballybeg. Il periodo precedente a questi ritrovamenti del Lough Ravel e di Ballybeg è conosciuto come Età del Rame o Calcolitico ed iniziò all'incirca nel 2.500 a.C. Il bronzo era impiegato per la produzione sia di armi che di oggetti vari. Spade, asce, pugnali, accette ma anche utensili per bere e trombette a forma di corno sono solo alcuni tra i vari oggetti di cui oggi abbiamo traccia. Gli artigiani irlandesi divennero presto noti per le trombette a forma di corno, che erano prodotte con processo cire perdue, o cera persa. Questi oggetti sono stati trovati in vari luoghi europei ed uno è stato anche riprodotto dallo scultore greco Epigono nella sua famosissima opera conservata a Roma chiamata "Galata morente".

Il rame usato per produrre il bronzo era estratto in Irlanda, principalmente nel sud-ovest del Paese, mentre lo stagno veniva importato dalla Cornovaglia. La più antica miniera di bronzo della quale si ha conoscenza in queste isole è quella di Ross Island, in uno dei Laghi di Killarney, nel Kerry; l'estrazione e la lavorazione dei metalli nell'area avvenne verosimilmente tra il 2.400 ed il 1800 a.C. Un'altra miniera di bronzo molto importante, una delle più antiche in tutta Europa, è stata rivenuta sul Mount Gabriel, nel Cork, la quale fu lavorata per vari secoli nella metà del secondo millennio. Le miniere di Cork e Kerry dovrebbero aver prodotto più di 370 tonnellate di rame durante l'Età del Bronzo. Dato che soltanto lo 0,2% di questo può essere utilizzato per lavori in bronzo, si suppone che l'Irlanda fosse all'epoca un grande esportatore.

L'Irlanda è anche abbastanza ricca di oro grezzo, e fu proprio in questo periodo che gli artigiani irlandesi cominciarono a lavorarlo intensamente. Del resto sono stati trovati tesori nascosti in oro più in Irlanda che in ogni posto europeo. Gli ornamenti in oro irlandesi sono stati ritrovati in posti lontani come Germania e Scandinavia, e consistevano all'inizio in semplici mezze lune o dischi di oro sottile, sostituiti successivamente da ornamenti tipici circolari a collare, con una barra o un fiocco di metallo fissati con una vite e sostenuti da una corda. Altri oggetti notevoli sono orecchini d'oro, dischi solari e lunulas (dischi di luna crescente indossati al collo).

Uno dei tipi di ceramica più particolari in Europa, le "ampolle a campana", fecero la loro apparizione in Irlanda durante l'Età del Bronzo e si differenziano molto da quelle curate e tondeggianti del Neolitico. Si tende ad associarle ad una cultura particolare - oggi conosciuta come Beaker Folk - probabilmente coincidente con l'arrivo della metallurgia, ma questa impostazione storica non è attendibile in quanto non ci sono tracce evidenti di una cultura di tendenza, oltre al fatto che la metallurgia giunse molto prima: con ogni probabilità fu una modalità locale di manufattura con mera influenza esterna senza invasioni di alcun tipo.

Tombe ad incastro, anche se più piccole, vennero costruite ancora durante l'era ma le tombe più grandiose a passaggio vennero abbandonate. Attraverso l'Età del Bronzo apparve una tomba più semplice a lapide, consistente in una piccola pietrà rettangolare ricoperta da un'iscrizione in pietra e e sotterrata a breve distanza sotto la superficie. Anche circoli di pietre vennero eretti al tempo, principalmente in Ulster e Munster.

Durante quest'era, il clima in Irlanda peggiorò e avvenne una sensibile deforestazione. La popolazione doveva superare i 100.000 abitanti e toccare forse i 200.000, quindi non molta più del Neolitico.

I Celti

Teorie sull'influenza celtica

In Irlanda l'Età del Ferro coincide con la presenza di un popolo collegato ai Celti. Questa popolazione, secondo T. F. O'Rahilly si distingueva dai popoli antecedenti per l'uso del ferro e per una serie di altri tratti culturali in comune con le popolazioni celtiche presenti nell'Europa centrale ed occidentale. Se queste connessioni tra popoli così distanti siano

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derivati da un'invasione o attraverso particolari processi culturali è ancora oggi oggetto di accesa disputa. Tradizionalmente si è pensato che degli invasori celtici portarono la lingua celtica in Irlanda, ma recenti studi genetici ed archeologici mostrano che l'adozione dei tratti culturali e linguistici celtici nell'isola sono frutto di una lenta evoluzione, portata probabilmente da scambi culturali con i gruppi di popolazioni celtiche dell'Europa continentale.

Il campo risente del fatto che è d'interesse di numerose discipline accademiche, le quali spesso giungono a soluzioni in contrasto tra loro. In relazione a questo, la soluzione storica tradizionale accettata molto tempo fa si basa principalmente sulla mitologia irlandese e sugli studi linguistici, che sono comunque oggi ritenuti discretamente attendibili, anche laddove punti di vista più moderni accetterebbero interpretazioni più ampie o quando l'evidenza genetica e archeologica della stessa materia tenderebbe ad escludere certe soluzioni. A complicare la situazione c'è anche la complessa relazione tra le varie teorie sulla preistoria irlandese e l'identità nazionale irlandese.

Le lingue celtiche di Gran Bretagna ed Irlanda possono essere divise in due gruppi: P-Celtic e Q-Celtic. Quando i primi documenti scritti apparvero nel V secolo, il gaelico o goidelico (un linguaggio Q-Celtic) era quello presente in Irlanda, mentre il britonico (P-Celtic) era diffuso nella Gran Bretagna. Un tempo si giungeva facilmente alla soluzione che l'Irlanda era stata invasa dai Celti-Q e la Gran Bretagna dai Celti-P. Tuttavia oggi non è raro ascoltare che l'Irlanda in realtà fu soggetta non ad una, ma a svariate invasioni. Secondo la prima teoria, intorno al 350 a.C., dei popoli chiamati Milesiani introdussero cultura e lingua celtici soggiogando le popolazioni pre-celtiche, grazie alle loro armi superiori ed ai loro tratti genetici dai capelli rossi: questa teoria si basa, come è facile notare, essenzialmente sull'aspetto mitologico.

La verità sembrerebbe decisamente più complessa. Per iniziare, gli studi recenti sul DNA suggeriscono che le popolazioni che introdussero la lingua celtica nell'arcipelago britannico potevano benissimo parlare quel tipo di idioma, senza però essere di razza celtica. Etnicamente erano infatti indistinguibili da gli abitanti pre-indo-europei che li precedettero. Il piccolo impatto genetico che questa popolazione ha portato nell'isola al tempo ha portato alcuni studiosi a credere che non fossero superiori alle poche migliaia. [2]

I cromosomi Y degli irlandesi, caratterizzati dalla mutazione M343 che definisce l'aplogruppo R1b (dominante, in varie gradazioni, dalla penisola Iberica alla Scandinavia), sono strettamente collegati alle popolazioni iberiche, particolarmente al popolo basco, cosa che ha portato alcuni antropologisti a sostenere che i Baschi siano la popolazione rimanente dei pre-indo-europei dell'Europa occidentale e che il linguaggio pre-celtico dell'Irlanda potrebbe essere collegato alla lingua basca.

Il modello storico di O'Rahilly [modifica]

Lo studioso celtico T. F. O'Rahilly propose un modello della preistoria irlandese, basato sui suoi studi tra le influenze della lingua irlandese ed un'analisi critica della mitologia dell'isola e la sua pseudo-storia. Le sue idee, nonostante ancora siano molto influenti, non sono più universalmente accettate. Comunque, egli distinse quattro separate ondate di invasori celtici:

I Cruithne o Priteni (c. 700 - 500 a.C.) I Builg o Érainn/Iverni (c. 500 a.C.) I Lagin, i Domnainn ed i Gálioin (c. 300 a.C.) I Goidelici o Gaelici (c. 100 a.C.)

La conquista gaelica dell'Ulster

In Irlanda gli scritti autentici che possediamo risalgono massimo al 431 d.C., tempo in cui viene indicato come re di Tara il re gaelico Niall Noígiallach, meglio cononsciuto come Niall dei nove ostaggi, la prima figura storica di cui abbiamo traccia, anche se la sua autenticità è oggetto di disputa, tralasciando che comunque poco sappiamo dalle fonti giunte ai giorni nostri. Secondo i residui scritti, suo padre Eochu Mugmedón era re di Tara e signore del Regno di Meath (sebbene il territorio della Midland Gael venne chiamato così solo secoli dopo).

Niall successe al padre intorno al 400 e si tramanda abbia regnato per 27 anni. Il suo regno marca l'ascesa di Tara come potere dominante dell'isola. L'origine di questa signoria fu la conquista dell'Ulster, scaturita da secoli di conflitti tra i Gaelici di Tara, appunto, e gli Ulaid di Emain Macha. Questa guerra è decantata nel ciclo mitologico conosciuto come Ulster Cycle, che include l'epica nazionale irlandese, Táin Bó Cúailnge.

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La conquista gaelica dell'Ulster fu effettuata essenzialmente da tre dei figli di Niall, Conall Gulban, Eógan ed Énda, che furono ricompensati con tre sotto-regni nell'ovest della nuova provincia soggiogata. Come diretto risultato della conquista, l'Ulster fu riorganizzato quindi in:

Ulidia, nell'est, che ricopriva gran parte di quelle che oggi sono le contee di Antrim e Down. Qui vi regnava la Dál nAraidi, una dinastia Cruthniana che aveva appoggiato Niall nella guerra. Gli Ulaid o Dál Fiatach, che erano stati il potere dominante nell'Ulster per secoli, furono detronizzati, mentre la loro residenza regale a Emain Macha fu distrutta e furono spinti verso la parte orientale del Down. La conquista Gaelica ebbe un significativo impatto anche sulla storia scozzese, in quanto una delle antiche popolazioni stanziate nell'Ulster erano i Dál Riata, ridotti al vassallaggio da Niall ma con notevoli influenze e territori in Scozia: non a caso dopo l'invasione di Niall, molti dei Dál Riada attraversarono il mare e colonizzarono Argyll, che nel corso del tempo sarebbe divenuta un potere dominante nella Gran Bretagna del Nord.

Airgialla (talvolta anglicizzato in Oriel), nel centro dell'Ulster, che ricopriva gran parte di Armagh, Coleraine (Londonderry), Fermanagh, Louth, Monaghan e Tyrone. Questo regno fu propriamente una confederazione di nove sotto-regni, ognuno dei quali era regnato da una dinastia indigena ridotta a vassallaggio dalla conquista di Niall. Per rendere sicura la loro fedeltà, erano obbligati a spedire in ostaggi membri importanti delle loro famiglie a Tara: da qui nasce il nome Airgialla ("donatori di ostaggi") ed il famoso epiteto di Niall.

Ailech, o Aileach, nell'ovest, prendeva quasi tutto l'attuale Donegal. All'inizio consisteva di tre sotto-regni, Tír Eógain, Tír Chonaill e Tír Énda, ma Tír Énda fu conquistato dai discendenti di Conall e incorporato in Tír Chonaill (anche se i discendenti di Énda continuarono a regnare su dei territori, ma questi erano nelle Midlands). I due regni rimanenti aumentarono nel tempo la loro espansione ed influenza ed i loro nomi rimangono preservati in due delle moderne contee irlandesi, Donegal (chiamato infatti all'inizio Tyrconnell) e Tyrone, che in gaelico si scrive proprio Tír Eógain. Ailech fu governato per circa otto secoli dai discendenti di Conall ed Eógan, collettivamente conosciuti come gli Uí Néill (O'Neill) del Nord, e annoverarono numerosi Re supremi d'Irlanda. La conquista (intorno al 425) di Ailech, trono reale che divenne la capitale degli Uí Néill del Nord e che da il nome al regno, segnò la fine della conquista gaelica dell'Ulster.

Dopo la sua morte Niall fu succeduto come re di Tara dal figlio Lóegaire mac Néill. Durante il suo regno avvenne un svolta fondamentale in Irlanda, ovvero l'introduzione ufficiale della religione cristiana nell'isola. Niall dei Nove Ostaggi viene indicato come l'antenato delle due linee dei re supremi d'Irlanda.

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Irlanda medievale

Dal 400 a San Patrizio

Niall Noigiallach (morto tra il 450 e il 455) fu il capostipite della dinastia Uí Néill che dominò gran parte dell'Irlanda occidentale settentrionale e orientale. Politicamente la precedente enfasi sull'appartenenza alla tribù fu rimpiazzata, intorno al VI secolo, da successioni dinastiche patrilineari, scomparvero diversi regni. Sulle coste occidentali dell'Inghilterra imperversavano pirati, alcuni di questi fondarono nuovi regni in Scozia (Pictland), Galles e Cornovaglia.

Forse furono proprio costoro, rientrati come ricchi mercenari, mercanti o schiavi liberati dalla Britannia e dalla Gallia a portare sull'isola la fede cristiana. Vi sono fonti che attestano la presenza di missionari attivi nel sud dell'Irlanda ben prima dell'arrivo di San Patrizio. Qualunque fosse l'origine, e probabilmente ve n'è più di una, la nuova fede ebbe effetti profondi e duraturi.

La tradizione vuole che San Patrizio, patrono d'Irlanda, sia giunto nell'isola nel 432 e che abbia iniziato la sua opera di conversione al Cristianesimo l'anno successivo. La vecchia religione dei druidi collassò presto davanti al vigore della nuova fede, che comunque ne assorbì diversi elementi culturali, come alcuni tratti di spiritualismo o vari simboli preesistenti adattati alla nuova causa.

I monaci irlandesi presto divennero grandi studiosi ed esperti di latino. La cultura e la fede cristiana resistevano all'interno dei monasteri durante il Medio Evo, mentre il resto dell'Europa era sconvolto dalle invasioni barbariche. Accanto alla preghiera fiorirono varie arti come quella lavorazione dei metalli e della scultura raffinata, che portarono alla creazione di numerosi gioielli, abbazie, croci scolpite nella pietra (le famosi croci celtiche), a quest'epoca risalgono anche i manoscritti illuminati il più celebre dei quali è il Book of Kells conservato a Dublino.

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Questo periodo prospero fu bruscamente interrotto dalle invasioni vichinghe a partire dal IX secolo, con ondate di scorribande che partivano dall'Antrim o dall'Irlanda occidentale e si estendevano a tutta l'isola comportando saccheggi sistematici ai villaggi e soprattutto ai monasteri, dei quali oggi rimangono numerose rovine. I Vichinghi fondarono diverse città nel nord dell'isola, tra di esse Donegal e Drogheda.

L'invasione e la permanenza vichinga tuttavia non modificarono l'assetto religioso dell'Irlanda, che tutt'oggi è ancora un paese in grande maggioranza cattolico. Nell'Irlanda del Nord la situazione è, peraltro, di equilibrio fra protestanti e cattolici, fattore che ha generato numerosi contrasti.

Dall'800 al 1166

La prima incursione documentata da parte dei Vichinghi avvenne nel 795 quando fu saccheggiata l'isola di Lambay, al largo di Dublino. Le prime incursioni vichinghe furono rapide e condotte da gruppi poco numerosi, nei duecento anni successivi crebbero di tono e intensità, il saccheggio e incendio di molti monasteri pose un termine a quella che era stata l'epoca d'oro del Cristianesimo in Irlanda. A questo periodo risalgono le cosiddette Round Towers, edifici circolari di cui ancora oggi sono oggetto di dibattito scopo e uso.

Intorno all'840 i Vichinghi iniziarono ad insediarsi stabilmente sulla costa, costruirono città murate, di solito in corrispondenza degli estuari di fiumi, dove trascorrevano i mesi invernali, i principali insediamenti furono le attuali città di Limerick, Waterford, Wexford, Cork, Arklow e soprattutto Dublino. Dalla costa gli invasori si inoltravano nell'interno, seguendo le rive dei fiumi, per fare incursioni e saccheggi.

I Vichinghi si amalgamarono con la popolazione locale dando origine a un'etnia mista chiamata Gall-Gaels, (Gall era il termine con cui erano chiamati gli stranieri — intendendo i Vichinghi). I discendenti di Ivar Beinlaus (uno dei fondatori di Dublino) dominarono l'isola fino a quando Maelsechlainn II, re del Meath e Brian Boru (c. 941–1014) li sconfissero nella battaglia di Clontarf.

L'invasione normanna

La morte Brian Boru impedì un consolidamento politico e così, all'alba del XII secolo, l'Irlanda continuava ad essere divisa in molti piccoli regni. Il potere era esercitato dai capi di alcune dinastie impegnate nel costante tentativo di ottenere la supremazia sull'isola. Il sovrano di Leinster, Diarmait Mac Murchada (in inglese Diarmuid MacMorrough), fu costretto all'esilio dall'High King, Ruaidri mac Tairrdelbach Ua Conchobair. Fuggì in Aquitania e ottenne da Enrico II l'aiuto dei Normanni per la riconquista del suo regno. Il grosso delle forze normanne sbarcò sull'isola nel 1169 e in poco tempo furono riconquistati il Leinster e il controllo di Waterford e Dublino.

Diarmait nominò erede del regno Richard de Clare, suo genero destando la preoccupazione di Enrico II che temeva la creazione di uno stato normanno rivale in Irlanda e che quindi decise di prenderne possesso.

L'invasione inglese

Nel 1171 il re Enrico II d'Inghilterra, al comando di una nutrita flotta, sbarcò a Waterford e occupò le terre irlandesi divenendo il primo sovrano d'Inghilterra a mettere piede in Irlanda. Nel 1172 la bolla papale Laudabiliter, emessa da Papa Adriano IV, avallò la presa di potere, Enrico assegnò i territori al figlio Giovanni nominandolo Dominus Hiberniae ("Lord of Ireland"), quando Giovanni, in maniera inattesa, successe al fratello e divenne sovrano la "Lordship" d'Irlanda divenne direttamente dipendente dalla corona britannica.

Il sistema di Common Law inglese tuttavia cominciò a permeare nell'isola soltanto dal XIII secolo e la legge inglese veniva applicata soltanto a Dublino e zona circostante (la collina di Tara e alla cosiddetta area The Pale (la Royal County, oggi approssimativamente coincidente con la contea di Meath).

Intorno al XIV secolo la popolazione anglo-normanna era integrata con quella nativa irlandese, tanto che la corona, nel tentativo di riprendere il controllo cercò di stabilire delle differenziazioni fra nativi e colonizzatori, il risultato furono gli statuti di Kilkenny che introdussero una serie di discriminazioni, dal divieto di contrarre matrimoni "misti" al divieto di usare nomi, lingua, abbigliamento e usanze irlandesi. Nonostante ciò l'influenza gaelica rimase notevole, tanto che alla fine del XV secolo il Pale era di fatto ridotto ad una striscia intorno alla città di Dublino.

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L'isola d'Irlanda cominciò a cadere interamente in possesso delle forze inglesi a partire dal XVI secolo. Le infrastrutture antiche gaeliche caddero definitivamente nel XVII secolo, come risultato di varie plantations, ovvero l'insediamento di forti comunità inglesi e scozzesi su terre espropriate ai cattolici irlandesi e affidate ai britannici. La più famosa e riuscita fu la Plantation of Ulster (che tutt'oggi provoca forti contrasti fra le comunità religiose del luogo), ma ci furono episodi simili minori anche nel Laois e nell'Offaly.

Un episodio viene spesso citato per far riferimento alla caduta definitiva dell'aristocrazia gaelica, ovvero il cosiddetto Flight of Earls, dove nel settembre del 1607 il secondo duca di Tyrone Hugh O'Neill e il primo duca di Tyrconnel Rory 'Donnell, rifiutando di sottomettersi alla corona inglese, salparano dal Donegal arrivando in Francia e raggiungendo poi Roma.

Approfondimento:

L'arrivo e la diffusione del Cristianesimo (400-800) [modifica]

I secoli centrali del I millennio d.C. determinarono grandi cambiamenti in Irlanda.

Niall Noigiallach (morto c.450/455) aveva gettato le basi della dinastia Uí Néill nell'ovest e nel nord dell'Irlanda, ma aveva anche preparato un assetto politico iniziale per quel che sarebbe stata l'Irlanda medievale. Politicamente, inoltre, l'antica ed enfatizzata allenza tribale fu rimpiazzata nell'VIII secolo da una più moderna e tipicamente medievale successione dinastica al trono. Molti regni e tribù in passato potenti sparirono nel corso degli anni, mentre i temuti pirati irlandesi continuavano le loro razzie su tutta la costa occidentale britannica, anticipando ciò che avrebbero fatto poi i vichinghi nella loro terra. Alcuni di loro arrivarono a fondare nuovi interi regni in Galles, Pittia e Cornovaglia. Gli Attacotti del Leinster meridionale potrebbero aver combattuto nelle legioni romane tra metà e fine 300.[1]

Probabilmente furono alcuni che tornarono successivamente tra ricchi mercenari, mercanti o addirittura schiavi catturati in Gran Bretagna o Gallia, che portarono la nuova fede cristiana in Irlanda. Alcune fonti sostengono, infatti, che ci fossero missionari attivi nell'Irlanda meridionale ben prima della comparsa di San Patrizio. Qualunque fossero state le vie, e sicuramente furono molte, la nuova fede si radicò molto velocemente e profondamente nell'isola.

Tradizione vuole che nell'anno 432, San Patrizio arrivò sull'isola e, negli anni che seguirono, si adoperò alla conversione dell'Irlanda al Cristianesimo. Secondo Prospero di Aquitania, storico del tempo, nel 431 fu invece mandato in Irlanda come "primo vescovo per gli Irlandese a credere in Cristo" dal Papa Palladio, fatto che dimostra come ci fossero già Cristiani nel luogo. Secondo le ricostruzioni più coerenti, sembra oggi che Palladio abbia operato semplicemente come Vescovo per la comunità cristiana irlandese e solamente nei regni di Leinster e Meath, mentre Patrizio — che tra l'altro potrebbe essere arrivato nel 461 — lavorò quasi solo e soprattutto come missionario nell'Irlanda pagana, convertendo le popolazioni stanziate nelle terre più remote di Ulster e Connacht

Patrizio è tradizionalmente ritenuto autore di un metodo di conversione molto conservatore delle tradizioni irlandese, preservando i tessuti sociali e tribali delle popolazioni, codificandoli in leggi e cambiando solo ciò che contrastava con le leggi Cristiane. Si pensa anche che abbia introdotto l'alfabeto latino in Irlanda, cosa che permise ai monaci irlandesi di preservare parti massicce della letteratura orale celtica. La storicità di queste affermazioni è oggi soggetto di dibattito e non c'è diretta evidenza di collegamento tra Patrizio e questi fatti. Il mito di Patrizio, come lo chiamano alcuni studiosi, fu costruito nei secoli successivi alla sua morte. [2] È infatti oggi accettato quasi universalmente che vi fossero già Cristiani prima della sua venuta, nonché pagani dopo la sua morte.

Ciò che è certo è che la tradizione dei druidi collassò in breve tempo, sia per il diffondersi inarrestabile della nuova fede, sia per i postumi di pestilenze e carestie avvenute a causa dei cambiamenti climatici del 535. Gli studiosi irlandesi, intanto, eccellevano nell'uso della lingua latina, che apprendevano imparando la teologia cristiana nei numerosi monasteri che iniziarono a fiorire copiosamente. Iniziò un periodo d'oro per la cultura irlandese, dato che missionari partivano dall'Irlanda per l'Inghilterra e l'Europa continentale portando ventate di sapere e cultura, mentre non di rado studiosi di altre nazioni facevano vita ai monasteri irlandesi. Inoltre queste strutture isolate in maniera eccellente aiutarono a preservate l'insegnamento latino durante il Medio Evo. Oltre alla cultura in genere, anche le arti fiorirono all'interno dei monasteri, come la lavorazione dei manoscritti, l'oreficeria, la metallurgia e la scultura, che portarono a capolavori artistici come il Libro di Kells, gioielli religiosi riccamente adornati e molte delle famose croci celtiche scolpite che si trovano sparse ancora oggi un po' ovunque nell'isola. Nei siti è facile trovare anche altre strutture tipiche del tempo come clochan, forti circolari e fortificazioni a picco su promontori e colline.

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La Chiesa irlandese assunse presto un carattere nazionale e sviluppò riti propri (si parla di Cattolicesimo di rito celtico) e, perciò, furono sempre accolti parzialmente i tentativi effettuati da Roma per un suo uniformamento al calendario liturgico ed alla celebrazione canonici.

In questi anni avvenne una delle primissime invasioni inglesi in Irlanda. Nel 684, infatti, una spedizione spedita dal Re della Northumbria Ecgfrith, approdò in Irlanda nell'estate. Le forze inglesi riuscirono a fare un discreto numero di prigionieri e di bottini, ma non sembra stettero molto sull'isola. La successiva invasione inglese sarebbe avvenuta soltanto mezzo millennio dopo, nel 1169, stavolta ad opera dei Normanni.

Invasioni vichinghe [modifica]

Primi assalti [modifica]

Nei primi secoli del Medioevo, la carta politica irlandese si semplificò ed alla miriade di antichi piccoli regni ne sorsero solo cinque, la cosiddetta pentarchia. A Nord c'era l'Ulster, ad Est il Meath ed il Leinster, a Sud-Ovest il Munster ed a Nord-Ovest il Connacht. I sovrani, tuttavia, ebbero sempre un potere limitato e riconobbero tutti l'autorità di un Re supremo. Questa situazione, tuttavia, durò solo fino al IX secolo, quando i Vichinghi danesi invasero l'Irlanda e la occuparono parzialmente.

Il primo raid vichingo nella storia irlandese avvenne nel 795, quando alcune frange di questo popolo originarie della Norvegia depredarono l'isola di Lambay, poco a largo della costa di Dublino: i primi assalti vichinghi erano generalmente di scala ridotta e decisamente brevi, ma furono immediatamente incisivi sulla situazione culturale irlandese, dato che determinarono la fine dell'era aurea della cultura cristiana irlandese. Dalla fine dell'VIII secolo iniziò un periodo, che sarebbe durato circa duecento anni, di intermittenti battaglie permesse dalle ondate delle popolazioni nordiche, le quali miravano spesso ai ricchi monasteri e saccheggiavano i villaggi gaelici. Secondo varie ricostruzioni, i Vichinghi avevano in precedenza salpato verso le Shetland, poi più sud verso le Orkney, per poi arrivare alla costa atlantica della Scozia fino a raggiungere l'Irlanda.

Durante i primi assalti, i vichinghi esplorarono praticamente tutta la costa irlandese, comprese le remote isole Skellig: si pensa fossero imprese avviate da aristocratici di propria sponte, tanto che nomi di vari condottieri sono riportati negli annali irlandesi: Saxolb (Soxulfr) nell'837, Turges (Þurgestr) nell'845, Agonn (Hákon) nell'847[3]

Insediamenti successivi [modifica]

Intorno all'840 sia l'Irlanda che l'Inghilterra erano soggette a continui assalti delle popolazioni vichinghe, ed è proprio in questi anni che i Vichinghi iniziarono a fondare degli insediamenti sulla costa irlandese per passarvi l'inverno, decisamente più mite rispetto alle loro terre d'origine. La prima città ad essere fondata fu Waterford, seguita poi da Wexford, Limerick, Cork, Arklow ed anche Dublino[4]. L'evidenza archeologica riscontrata a Kilmainham, nella zona occidentale di Dublino, è la prova più eclatante della permanenza stabile dei vichinghi in Irlanda durante quel periodo. Fonti scritte del tempo dichiarano che i Vichinghi in quel periodo si muovevano velocemente verso l'interno per attaccare, usando spesso i fiumi come lo Shannon per poi ritornare nei loro covi costieri.

Thorgest (in latino Turgesius) fu il primo Vichingo a tentare d'instaurare un Regno Irlandese.

Navigò risalendo lo Shannon ed il Bann verso Armagh nell'839 dove formò un reame che si estendeva in zone estese di Ulster, Connacht e Meath e che durò dall'839 all'845. Nell'845 fu rapito ed annegato nel Lough Owen da Máel Sechnaill mac Maíl Ruanaid, Re di Mide.

Nell'848, Máel Sechnaill, divenuto Re Supremo, sconfisse un armata Norvegese a Sciath Nechtain. Sostenendo che la sua causa era per i Cristiani contro dei pagani, richiese l'aiuto dell'imperatore franco Carlo il Calvo, ma invano.

Nell'852, i Vichinghi Ivar Beinlaus ed Olaf il Bianco sbarcarono nella Baia di Dublino e fecero erigere una fortezza, proprio dove oggi è situata la città. Olaf il Bianco era figlio di un re norvegese e si autoproclamò re di Dublino. Questo momento è considerato da molti come la data della fondazione della città, ma nel 902 l'insediamento, come molti altri di origine vichinga, era già stato abbandonato. Nell'853 i Vichinghi si erano intanto stabiliti a Waterford[5]

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In un periodo non del tutto chiaro del IX secolo, i norsemen fondarono un insediamento fortificato vicino la foce del fiume Avoca ad Inber Dea, oggi conosciuto come Arklow, nella contea di Wicklow. Il nome "Arklow" deriva infatti dalla parola scandinava Arnkell od Arnketill con l'aggiunta della parola Ló, che significa "prato in basso". La zona di Arklow era comunque occupata dai vichinghi almeno dall'836, dato che gli Annali dell'Ulster riportano l'attacco dei pagani di Inber Dea a Kildare.

Un nuovo e ben più intenso periodo di colonizzazione avvenne intorno al 914 [6]. In quest'anno Waterford fu occupata nuovamente, divenendo la prima città d'Irlanda. La città fu fondata dal vichingo Regnall e la "Torre di Reginaldo" (Reginald's Tower) presente tuttora in città, a lui dedicata, è l'edificio urbano civico più antico dell'isola d'Irlanda. Waterford è tra l'altro l'unica città irlandese a mantenere il suo nome d'origine vichinga, che significa fiordo dell'ariete o fiordo ventoso, dato che gli irlandesi erano soliti chiamare l'area Cuan na Gréine, "Porto del Sole". Tra il 915 ed il 922, Cork, Dublino, Wexford e Limerick furono fondate. Scavi significativi a Dublino e Waterford compiuti nel XX secolo hanno portato alla luce patrimoni culturali vichinghi di queste città. Anche la Battaglia di Confey avvenne in questo periodo.

I Vichinghi fondarono varie altre località costiere, e dopo varie generazioni un gruppo etnico formato sia da irlandesi che norsemen si andava sviluppando (quello che viene chiamato gruppo dei Gall-Gaels, dato che Gall in irlandese significa "straniero", in questo caso i Norvegesi). L'influenza nordica di questo periodo storico dell'Irlanda si riflette su molti dei cognomi dei re irlandesi del tempo (ad esempio Magnus, Lochlann o Sitric) ed anche da studi sul DNA dei residenti delle zone costiere irlandesi al giorno d'oggi.

Fine del dominio vichingo e breve restaurazione gaelica [modifica]

I discendenti di Ivar Beinlaus stabilirono una lunga dinastia a Dublino e da questa base poterono dominare gran parte dell'isola. Questo dominio fu definitivamente interrotto dallo sforzo congiunto di Máel Sechnaill mac Domnaill, Re di Meath, e Brian Boru (c. 941- 1014). Alla fine del X secolo, Brian Boru, rampollo di un tribù relativamente oscura della parte centro-occidentalde dell'Irlanda, i Dál gCais, aveva raggiunto abbastanza influenza politica attraverso varie manovre interne e conquiste, da reclamare il titolo di ard righ (Re Supremo). Boru ed i suoi alleati sconfissero una armata formata da Vichighi e Gall-Gael nella Battaglia di Clontarf del 1014. Sebbene lo stesso Boru non sopravvisse in battaglia, i Vichinghi cessarono di essere il potere dominante irlandese e finirono con l'essere assimilati gradualmente nella popolazione indigena.

I discendenti di Boru fallirono nel mantenere il trono unificato, col risultato di una frammentazione del territorio irlandese in regni a carattere regionale, fattore che avrebbe favorito la successiva invasione dei Normanni operata da Strongbow nel 1169. L'isola, quindi, riassunse parzialmente l'organizzazione precedente all'invasione, con i regni, il sovrano supremo ed il cattolicesimo come confessione dominante. Nel restaurato ordine, tuttavia, nonostante circa 150 anni di libertà da invasioni straniere, si accesero progressivamente i conflitti tra il monarca ed i capi militari, poiché, mentre il primo cercava di accentrare sempre di più il potere, i secondi si dimostravano gelosi delle proprie autonomie. Inoltre le guerriglie interne interdinastiche continuarono ad affievolire risorse ed energie. Nel 1150, Christian Malone, Abbate di Clonmacnoise, scrisse un famoso libro intitolato "Chronicum Scotorum", una cronologia dell'Irlanda dall'inondazione al XII secolo.

L'invasione normanna

Dalle lotte intestine allo sbarco normanno

Dal XII secolo, l'Irlanda fu divisa politicamente in una mutevole gerarchia di regni minori e regni di dimensioni più discrete. Il potere però era di fatto esercitato da poche dinastie regionali che si contendevano in conflitto la supremazia dell'isola. Gli Uí Néill del Nord possedevano gran parte di ciò che è oggi l'Ulster. I loro omonimi, gli Uí Néill del Sud, erano Regnanti di Brega (Meath). Il regno di Leinster era tenuto saldo dalla dinamica dinastia dei Uí Cheinnselaigh. Un nuovo regno sorse tra Leinster e Munster, Osraige, governato dalla famiglia di Mac Giolla Phádraig. Il Munster era formalmente controllato dai Mac Cartaig, che erano tuttavia spesso assoggettati agli Uí Bhriain di Thomond. A nord di Thomond, i supremi regnanti del Connacht erano gli Uí Chonchubhair.

Dopo aver perso la protezione del signore di Tyrone, Muirchertach MacLochlainn, Supremo Re d'Irlanda, che morì nel 1166, Dermot MacMurrough (Diarmait Mac Murchada in gaelico), fu esiliato forzatamente da una confederazione di forze irlandesi capeggiato dal nuovo Re Supremo, Ruairí O'Connor.

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Dirmait salpò prima verso Bristol ed in seguito in Normandia, chiedendo ed ottenendo il permesso da Enrico II di usare le proprie armate per riprendere il suo regno. Nel 1167 MacMurrough aveva già ottenuto l'appoggio di Maurice Fitz Gerald, ma riuscì a persuadere anche Rhys ap Gruffydd, principe di Deheubarth, a riliasciare il fratellastro di Maurice, Robert Fitz-Stephen, dalla prigionia per fargli prendere parte alla spedizione. Ma soprattutto ottenne il supporto del Conte di Pembroke, il famoso Riccardo di Clare più conosciuto come Strongbow.

Il primo cavaliere normanno a sbarcare in Irlanda fu Richard fitz Godbert de Roche nel 1167, ma fu soltanto nel 1169 che gran parte delle forze Normanne, Gallesi e Fiamminghe arrivarono a Wexford. In poco tempo ripresero il Leinster e le città di Waterford e Dublino furono assegnate sotto il controllo di Diarmait, che nel frattempo aveva fatto sposare Strongbow con la figlia e l'aveva designato come successore ed erede di questo regno. L'evento causò notevole costernazione ad Enrico II, che temeva l'instaurazione di un regno normanno rivale, decidendo così di visitare il Leinster per stabilire la sua autorità.

La bolla papale e l'invasione di Enrico [modifica]

Papa Adriano IV (il primo ed unico papa inglese della storia) aveva già emanato una bolla papale nel 1155 che dava ad Enrico II l'autorità di invadere l'Irlanda in modo da frenare gli abusi e la corruzione ecclesiastici. Fu fatto tuttavia un uso meno restrittivo della Bolla Laudabiliter, dato che il suo testo dava autorizzazione papale di dominare non solo l'isola d'Irlanda, bensì tutte le isole a largo della costa europea, inclusa la Gran Bretagna, sulla scia di quanto aveva fatto in Italia la Donazione di Costantino. Il passo rilevante del testo sancisce:

«  "There is indeed no doubt, as thy Highness doth also acknowledge, that Ireland and all other islands which Christ the Sun of Righteousness has illumined, and which have received the doctrines of the Christian faith, belong to the jurisdiction of St. Peter and of the holy Roman Church". »

« "Non c'è assolutamente dubbio, cosa che anche sua Altezza riconosce ,che l'Irlanda e tutte le altre isole che Cristo il Sole della Giustizia ha illuminato, e che hanno ricevuto le dottrine della fede Cristiana, appartengano alla giurisdizione di San Pietro e della santa Romana Chiesa".  »

(Bolla Papale Laudabiliter)

Richiami alla Laudabiliter divennero più frequenti nel tardo periodo Tudor quando le ricerche rinascimentali degli studiosi umanisti misero in dubbio la storicità della Donazione di Costantino.

Enrico sbarcò con una copiosa flotta a Waterford nel 1171, divenendo il primo Re d'Inghilterra a mettere piede sul suolo irlandese. Sia Waterford che Dublino vennero proclamate "Città Reali" (Royal Cities). Il successore di Adriano, Papa Alessandro III, ratificò la concessione delle terre irlandesi nel 1172. Enrico destinò i suoi territori irlandesi al suo figlio più giovane Giovanni, che fu elevato al rango di Dominus Hiberniae ("Signore d'Irlanda"). Quando però Giovanni inaspettatamente successe al fratello come Re Giovanni, il "Regno d'Irlanda" finì direttamente sotto la Corona inglese.

Enrico fu guardato di buon occhio da buona parte dei sovrani locali irlandesi, che lo vedevano come una soluzione alla continua espansione del Leinster e degli Hiberno-Normanni. Questa situazione politica portò alla stipula del Trattato di Windsor nel 1175 tra Enrico e Ruaidhrí. Tuttavia, con sia Diarmuid che Strongbow morti (rispettivamente nel 1171 e 1176), Enrico tornato in Inghilterra e Ruaidhrí incapace di controllare i suoi vassalli, nell'arco di due anni l'assetto politico cambiò rapidamente. John de Courcy invase e controllò gran parte dell'Ulster orientale nel 1177, Raymond le Gros aveva già conquistato Limerick e quasi tutto il Munster settentrionale, mentre le altre famiglie Normanne come Prendergast, fitz Stephen, fitz Gerald, fitz Henry e le Poer erano in continua mobilitazione per creare propri regni.

Signoria d'Irlanda, 1185-1254

Inizialmente i Normanni controllarono grandi aree d'Irlanda, stabilizzandosi sull'intera costa orientale, da Waterford fino all'Ulster orientale, e penetrando in profondità anche verso l'ovest, con aree nelle attuali contee di Galway e Mayo. Le potenze principali del territorio erano i grandi ducati hiberno-normanni come i Geraldines, i Butlers ed i Burkes, che controllavano vasti territori praticamente indipendenti dai governi di Londra e Dublino. Il Lord of Ireland rimaneva Re Giovanni, che, nelle sue visite del 1185 e 1210, aveva favorito lo stabilizzarsi delle aree normanne sia sul lato amministrativo che militare, oltre che portato vari re gaelici a prestargli lealtà; alcuni come Cathal Crobderg Ua Conchobair, concessero il loro trono a lui e le sue armate.

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Invasione contenuta

I normanni furono anche piuttosto fortunati ad avere leader del calibro dei Butler, Marshall, de Burgh, de Lacy e Broase, con mentalità dinamiche e intelligenti a capo. La perdita, poi, della Normandia nel 1204, portò Giovanni a dedicare molto più tempo alle faccende irlandesi che non lo videro affatto lontano. Tuttavia, gli Hiberno-Normanni cominciarono a soffrire di una serie di eventi che rallentarono se non a volte del tutto fermarono lo spargersi dei loro insediamenti e della loro influenza:

Dapprima ci furono numerose rivolte espletate in attacchi lanciati dai Signori Gaelici che avevano accettato la Signoria inglese. Avendo perso le battaglie sul campo coi cavalieri normanni per difendere i loro territori, i sovrani gaelici dovevano ora cambiare tattiche e affrontare le corazzate armate normanne. Cominciarono a tendere agguati e raid contro risorse, oltre che ad effettuare attacchi a sorpresa. Questo portò ad una forte riduzione delle risorse a disposizione dei Normanni, oltre che a ridurre fortemente anche l'addestramento dei cavalieri, ma soprattutto a varie perdite di territori che tornarono gaelici.

Inoltre la mancanza di un indirizzo preciso politico da parte di Enrico III e del suo successore, Edoardo I (molto più concentrati sulle vicende in Gran Bretagna e nei loro territori continentali) significò che per i coloni in Irlanda venì a mancare il supporto della Corona inglese, soprattutto di tipo finanziario, con una drastica limitazione del controllo territoriale. Anche le nascenti suddivisioni interne deteriorano la posizione Normanna e portarono a guerre intestine tra gli Hiberno-Normanni di spicco come i de Burghs, FitzGeralds, Butlers e de Berminghams. Aspetto ultimo fu la divisione delle tenute tra i vari eredi delle famiglie che portarono ad una eccessiva frammentazione delle signorie normanne in piccole unità: caso esemplare quello dei Marshall del Leinster, che divisero un possedimento in cinque.

Le questioni politiche e gli eventi nell'Irlanda Gaelica servirono ad arginare e inglobare nell'orbita irlandese i colonizzatori, che non tardarono ad allearsi con sovrani gaelici per muovere guerra ad altri normanno.

Rinascita Gaelica e declino Normanno, 1254–1536 [modifica]

L'Irlanda Hiberno-Normanna fu profondamente colpita da tre eventi del XIV secolo. Il primo fu l'invasione dell'Irlanda da parte di Edward Bruce di Scozia che, nel 1315, raccolse intorno a se molti dei signori irlandesi contro la presenza inglese in Irlanda. Nonostante la successiva disfatta di Bruce nella Battaglia di Faughart, vicino Dundalk, le sue truppe causarono una grossa ondata di distruzione, specialmente nelle aree densamente popolate intorno Dublino. In questa situazione caotica, i signori Irlandesi locali si ripresero grosse quantità di terre che le loro famiglie avevano perso sin dalla prima conquista.

Il secondo evento fu l'assassinio di William Donn de Burgh, 3° Conte dell'Ulster, nel giugno 1333, che portò alla suddivisione ereditaria del suo territorio in tre parti distinte, una delle quali, in Connacht si ribellò alla Corona e si alleò velocemente con le forze gaeliche. In poco tempo, praticamente, tutta l'Irlanda ad ovest dello Shannon cadde dal dominio Hiberno-Normanno.

La terza calamità per la presenza medievale inglese in Irlanda fu la Morte Nera, che arrivò nell'isola nel 1348. Siccome molti degli abitanti inglesi e normanni vivevano nei villaggi e nei centri abitati, la pestilenza colpì molto più duramente queste popolazioni rispetto a quelle gaeliche, che erano più disperse in insediamenti rurali. Un racconto celebrato proveniente da un monastero di Kilkenny narra della pestilenza come l'inizio dell'estinzione dell'umanità e la fine del mondo. La calamità fu un autentico disastro per gli insediatori britannici e, dopo che terminò, la cultura, i costumi e la lingua gaelica erano tornati dominanti nell'isola. L'area controllata dagli inglesi era ridotta ad un'area fortificata intorno Dublino, chiamata notoriamente The Pale.

Cause ulteriori della rinascita Gaelica erano la profonda intolleranza politica e personale contro gli Hiberno-Normanni, peggiorata dalla procrastinazione e dagli orrori portati dalle successive carestie. Spinti via dalle aree fertili, gli Irlandesi erano costretti a sopravvivere su terre sperdute che non potevano offrire sostentamento e sicurezza specialmente negli anni peggiori di carestia, come il 1271 ed il 1277, ma anche il periodo tra il 1311–1319.

Fuori dal Pale, gli Hiberno-Normanni adottarono il linguaggio irlandese ed i costumi della gente del posto: divennero conosciuti come Old English e coniati con una definizione divenuta celebre da un commentatore inglese contemporaneo, more Irish than the Irish themselves ("più irlandesi degli irlandesi stessi"). Nei secoli successivi si schierarono sempre più con gli Irlandesi nei conflitti politici e militari con l'Inghilterra e rimasero sostanzialmente cattolici dopo la Riforma. Le autorità del Pale erano talmente preoccupate della "Gaelicizzazione" dell'Irlanda che, nel

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1367 in un Parlamento costituito a Kilkenny, promulgarono una legislazione speciale (conosciuta come gli Statuti di Kilkenny) che tra le varie cose vietavano a discendenti inglesi di parlare il gaelico, vestire come gli irlandesi e sposare persone irlandesi. Tuttavia, siccome il governo di Dublino aveva decisamente poca autorità, gli Statuti non ebbero granché effetto.

Lungo il XV secolo, questi orientamenti continuavano costantemente e l'autorità centrale diminuiva consistentemente. La stemma monarchia inglese si trovò avvolta in un turbine politico che culminò nella celebre Guerra delle due rose, col risultato che l'influenza inglese in Irlanda si ridusse in maniera nettissima. I successivi Re d'Inghilterra delegarono la loro autorità costituzionale della Signoria d'Irlanda alla potente famiglia Fitzgerald di Kildare, che seppe bilanciare il potere militare con continue alleanze tra Lord e famiglie. Questo portò ad un ulteriore allontanamento della Corona inglese dalle realtà politiche irlandesi. Le stesse forze gaeliche, sempre più potenti, crearono una politica sempre più indipendente ed alienante rispetto a quella inglese, che sarebbe durata fino alla Riconquista Tudor.

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L'Irlanda parte del Regno Unito

La ribellione del 1798 ebbe come conseguenza la promulgazione, avvenuta nel 1800, del cosiddetto Act of Union, il parlamento britannico, con l'appoggio del primo ministro William Pitt, stabilì lo scioglimento del parlamento irlandese e l'unione, dal 1 gennaio 1801, fra il Regno d'Irlanda e il Regno di Gran Bretagna per costituire il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda. Nel 1803 vi fu un fallimentare tentativo di ribellione guidato da Robert Emmet che venne però arrestato e giustiziato.

In quest'epoca il governo dell'Irlanda era affidato al Lord Luogotenente d'Irlanda, nominato dal sovrano e al Segretario Capo per l'Irlanda, (Chief Secretary for Ireland) nominato dal Primo Ministro britannico. Nel tempo e con il progressivo passaggio del potere esecutivo e legislativo dalla corona al parlamento la seconda carica divenne prevalente mentre la prima rimase una sorta di carica rappresentativa.

La maggioranza cattolica del paese si attendeva di ottenere, come sorta di contropartita dell'unione l'abolizione di una serie di leggi che discriminavano i cattolici e soprattutto la cosiddetta emancipazione cattolica, l'eliminazione cioè dell'esclusione di cattolici e presbiteriani dal Parlamento. L'emancipazione fu però improvvisamente bloccata dal sovrano Giorgio III che la ritenne contrastante con il suo giuramento di difesa della chiesa anglicana.

Nel 1823 un intraprendente avvocato cattolico, Daniel O'Connell in seguito chiamato the Liberator iniziò, fondando la Repeal Association una campagna per l'abolizione (Repeal) dell'Act of Union, e per l'emancipazione cattolica. O'Connell, uomo di legge, ripudiava l'uso della forza e condusse la sua campagna tramite numerosi comizi ai quali presero parte masse enormi di persone (furono infatti detti monster meetings), l'emancipazione venne infine concessa nel 1829, non ottenne però l'abrogazione dell'Atto d'Unione.

Nel 1845 l'Irlanda fu colpita dalla Great Famine (An Gorta Mór in gaelico), ovvero la Grande Carestia, che colpì la raccolta delle patate, l'alimento principale per la maggior parte della popolazione. Una considerevole parte della popolazione morì, un'altra grandissima fetta lasciò il paese dando vita a una delle più ingenti emigrazioni della storia: milioni di profughi si imbarcarono verso l'America e la Gran Bretagna, spesso sulle cosiddette Coffin ships (Bare galleggianti), imbarcazioni non adatte a salpare per l'Oceano Atlantico e che causarono un numero elevatissimo di morti. Tra morti ed emigranti la Grande Carestia portò la popolazione irlandese da circa 8 milioni di persone a circa 4,4 nel 1911.

Questo tragico evento influenzò molto la successiva storia irlandese e soprattutto incrinò i rapporti con gli inglesi. È tutt'oggi infatti ancora opinione diffusa fra la popolazione che la Great Famine poteva essere arginata o addirittura evitata dal governo britannico così come era stato fatto precedentemente in Inghilterra per una carestia riguardante la raccolta del grano.

Nel 1848 una piccola organizzazione repubblicana Giovani Irlandesi (Young Irelanders) tentò la ribellione contro la dominazione britannica. Il tentativo di sommossa coincise con il culmine della carestia, trovò poco appoggio da parte di una popolazione ormai ridotta allo stremo e si risolse in una schermaglia di poca rilevanza chiamata "battaglia del campo di cavoli della vedova McCormack" (Battle of Widow McCormack's Cabbage Patch).

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Un ulteriore effetto della carestia fu quello di provocare un'ondata migratoria senza precedenti diretta verso il Canada, gli Stati Uniti, l'Inghilterra, la Scozia e in misura ridotta, verso l'Australia. In seguito alle tensioni politiche fra gli Stati Uniti e la Gran-Bretagna causata da questa diaspora nacquero alcune organizzazioni indipendentiste di irlandesi emigrati.

Del 1858 è la fondazione della Fratellanza Repubblicana Irlandese (Irish Republican Brotherhood - IRB) i cui iscritti erano meglio conosciuti come Feniani, un'organizzazione segreta che aveva come obiettivo la rivolta armata contro i britannici. L'organizzazione di appoggio, fondata a New York e chiamata Clan na Gael, fu responsabile di diversi raid nella provincia britannica del Canada. Nonostante una capillare presenza nelle parti rurali dell'Irlanda il tentativo di rivolta feniana del 1867 fu fallimentare e facilmente represso dalle forze di polizia britanniche. A fronte di anti-insurrezionali molto severe l'appoggio interno ai movimenti indipendentisti era molto moderato, i comizi dei nazionalisti terminavano con l'inno "God Save the Queen" e le visite reali catalizzavano folle esultanti.

Tuttavia i britannici importarono in Irlanda vari modelli e molte leggi, ma soprattutto nel XIX secolo ci fu un avvenimento importante oltre alla Great Famine che ancora oggi influenza notevolmente l'aspetto culturale della vita irlandese: fu creata infatti la National school con l'introduzione dell'insegnamento della lingua inglese, che in non molto tempo soppiantò quella gaelica. Oggi nella Repubblica d'Irlanda la lingua ufficiale è nuovamente il gaelico che viene regolarmente insegnato nelle scuole, ma di fatto la lingua usata è dappertutto l'inglese (un inglese chiamato Hiberno-English in quanto presenta varie differenze fonetiche e grammaticali da quello comune).

Approfondimento:

Grande carestia irlandese (1845 - 1849)(EN)

« Thousands are sailingAcross the western ocean,To a land of opportunityThat some of them will never see,Fortune prevailingAcross the western oceanTheir bellies fullTheir spirits free

They'll break the chains of poverty »

(IT)

« Navigano a migliaiaOltre l'Oceano occidentaleVerso una terra di opportunitàChe qualcuno di loro mai vedràCon buona sorteOltre l'Oceano occidentaleLe loro pance pieneI loro spiriti liberi

Spezzeranno le catene della povertà  »(The Pogues, Thousands are Sailing)

La Grande carestia irlandese, (in inglese: The Great Famine oppure The Great Hunger) è la definizione data ad una carestia che colpì l'isola d'Irlanda tra il 1845 e il 1849.

Le cause scatenanti la carestia furono molteplici, in parte la politica economica britannica, le condizioni dell'agricoltura irlandese, il brusco incremento demografico avvenuto nei decenni precedenti la carestia, ma soprattutto la sfortunata apparizione di una patologia delle patate causata da un fungo, la peronospora, che raggiunse il paese nell'autunno del 1845 distruggendo un terzo circa del raccolto della stagione e l'intero raccolto del 1846. Una recrudescenza dell'infezione distrusse in seguito gran parte del raccolto del 1848. Il ripetersi di raccolti scarsi o addirittura nulli fece sì che la carestia durò più a lungo e con maggiore intensità delle precedenti. Il paese non era infatti nuovo a raccolti danneggiati da infestanti o da avverse condizioni climatiche; non vi erano però precedenti di simile portata.

Le premesse

Quadro storico: L’Irlanda prima del 1800

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La completa riconquista dell’Irlanda da parte della dinastia Tudor risale al 1603. Da allora vi fu un susseguirsi di tentativi di imporre leggi, lingua e religione protestante alla popolazione cattolica locale.

In epoca elisabettiana furono inviati in Irlanda, nelle province di Munster e Ulster e nelle contee di Laois e Offaly, coloni di religioni protestante provenienti dalla Scozia e dall’Inghilterra. A fronte di successive rivolte contro questa nuova classe dominante furono inasprite le leggi penali e il governo britannico procedette ad una serie di espropri di terreni che furono assegnati ad una minoranza protestante di coloni, spesso assenti dal paese perché coinvolti nella vita politica britannica. L’Act of Union del 1800 sancì la definitiva unione fra il Regno di Gran Bretagna e il regno d’Irlanda e costituì il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda.

L'economia irlandese fra il XVIII e il XIX secolo

La Rivoluzione industriale, iniziata in Inghilterra alla fine del XVIII secolo, nonostante la vicinanza dei due paesi, non aveva coinvolto l’Irlanda ad eccezione dell’area nord-occidentale, dove venne industrializzata la produzione del lino. L’economia del resto del paese rimaneva legata alla produzione agricola, quasi interamente destinata all’esportazione. Grandi quantità di carne di suini, burro, carne salata e formaggi transitavano dal porto di Cork destinati alla Gran Bretagna.

Intorno al 1740, a fronte del costo molto competitivo della carne salata proveniente dall'area del Mar Baltico e dagli Stati Uniti, i proprietari terrieri decisero rapidamente di dedicarsi alla produzione di cereali dei quali vi era una forte domanda in Gran Bretagna. Le esportazioni aumentarono, sorsero mulini e il commercio ne trasse dei benefici che non toccarono però le fasce più povere della popolazione; queste furono anzi danneggiate per via dell'aumento del prezzo dei prodotti alimentari. Inoltre l'aumento delle esportazioni spinse a dedicare sempre maggiori terreni alla coltivazione di prodotti esportabili e a ridurre quelli destinati alla produzione per autoconsumo.

L’agricoltura irlandese

Nel periodo precedente la grande carestia sul territorio irlandese non vi era omogeneità né in termini di coltura dominante né in termini di produttività agricola. Di fatto esistevano cinque regioni agricole, anche se i confini fra di esse non erano sempre netti.

L’area del lino. Nel XVIII e XIX secolo l’Irlanda divenne uno dei maggiori produttori mondiali di lino. L’area di coltivazione e della successiva tessitura del lino era limitata alle contee dell’Ulster, dove in breve tempo e in seguito al consistente aumento delle esportazioni la densità della popolazione agricola raggiunse valori fra i più elevati in Europa (nella contea di Armagh nel 1845 era pari a 190 ab/km²). L’economia dell’area era quindi dedicata all’esportazione del lino, mentre gli alimenti (patate e avena) venivano acquistati nelle province del Leinster e del Connacht.

L’area dei cereali. Nelle aree orientali del Leinster l’agricoltura era finalizzata alla vendita dei prodotti e non all'autoconsumo. La coltivazione principale era il grano che veniva esportato o venduto a Dublino, città in continua crescita. Ai lavoratori delle fattorie veniva assegnato un piccolo appezzamento di terreno nel quale potevano coltivare patate o cereali per il proprio consumo.

L’area dell'allevamento. Nell’area meridionale del paese, la zona intorno a Cork, l’attività agricola prevalente era l’allevamento di bovini finalizzato alla produzione di burro. I proprietari terrieri possedevano centinaia di capi che venivano affittati a contadini, ai quali venivano assegnati il diritto di tenere i vitelli, un alloggio e un piccolo appezzamento di terreno nel quale coltivare il necessario per la sopravvivenza. Il grosso dei terreni era utilizzato per ricavare foraggio. A fronte

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dell’incremento demografico molti contadini subaffittarono i loro terreni e la dimensione media delle fattorie diminuì progressivamente.

Le zone centrali. Anche nelle zone centrali del paese era praticato l’allevamento dei bovini e in misura minore degli ovini; il bestiame era poi venduto in parte in Irlanda e in parte esportato in Gran Bretagna e in USA. A causa delle ampie superfici di pascolo e dei pochi terreni coltivabili in quest'area del paese non vi fu particolare crescita di popolazione.

L’area occidentale. Tra il 1700 e il periodo della carestia in Irlanda vi fu un notevole incremento demografico che spinse parte della popolazione a trasferirsi a occidente alla ricerca di nuove aree coltivabili sulla costa atlantica. Migliaia di contadini si insediarono nelle contee occidentali, dove costituirono gruppi di fattorie con piccoli appezzamenti di terreno e si dedicarono ad una mera agricoltura di sussistenza, consistente nella coltivazione di avena e patate e nell'allevamento di pochi capi di bestiame destinati all'autoconsumo.L'aumento della popolazione e la scarsità di terreno valido per la coltivazione portò alla scoperta e all'utilizzo di soluzioni quali la fertilizzazione del terreno con le alghe sospinte dal mare sulle spiagge. Venne inventata la tecnica colturale detta "lazy bed" che consisteva nel creare dei filari nei quali la patata era posta in cima ad una zolla e ricoperta poi con un'altra zolla. In breve nella parte occidentale del paese aumentò la densità delle fattorie di piccole dimensioni la cui sopravvivenza era legata alla coltivazione della patata. Fu in quest'area che l'effetto della carestia fu più devastante.

La politica economica

Intorno al 1830 l'Inghilterra decise di affrontare il problema della povertà in Irlanda. Nel 1833 venne costituita una commissione (Whately Commission of Inquiry into Irish Poverty) presieduta dall'arcivescovo di Dublino Richard Whately con lo scopo di trovare delle soluzioni per la dilagante povertà nel paese. Le conclusioni, presentate nel 1836, e le proposte della commissione implicavano dei forti investimenti infrastrutturali per la costruzione di strade, alloggi, per l'istruzione della popolazione agricola e l'incentivazione di attività economiche fondate sulle risorse locali quali la pesca e le miniere.

Il governo britannico non tenne conto delle proposte della commissione e incaricò George Nicholls, uno dei membri della commissione che si occupava delle leggi sulla povertà (English Poor Law Commission) di recarsi in Irlanda e redigere un rapporto. Dopo una breve visita in Irlanda — in sei settimane viaggiò per gran parte del paese — Nicholls giunse alla conclusione che la soluzione da adottare era la medesima adottata in Inghilterra, cioè la costituzione delle "Workhouses", edifici destinati ad ospitare i poveri dando loro un lavoro, vitto e alloggio.

Le workhouses irlandesi inizialmente non erano eccessivamente affollate, raramente raggiungevano il 40% della capacità totale. Durante la carestia esse divennero però dei luoghi iperaffollati e infestati di malattie conseguenti alla denutrizione dei residenti.

Aspetti demografici

Mentre nel secolo precedente l'incremento demografico era stato contenuto (si era passati dai 3 milioni di abitanti stimati nel 1700 ai 4 milioni stimati nella seconda metà del XVIII secolo), nei decenni precedenti la carestia la popolazione crebbe del 1,6% annuo arrivando a circa 8,2 milioni di abitanti nel 1841, anno di censimento[1]. Questo nonostante il forte flusso di emigrazione — l'emigrazione irlandese cominciò infatti ben prima della carestia: tra il 1815 e il 1845 lasciarono l'isola circa 1,5 milioni di persone dirette verso la Gran Bretagna (circa mezzo milione) e il Nord America.

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La causa dell’incremento demografico fu che i matrimoni della popolazione rurale, la maggioranza quindi della popolazione, avevano luogo in giovane età. Un ampio numero di figli era considerato una sorta di assicurazione per il futuro. La conseguenza fu un'ulteriore frammentazione degli appezzamenti di terreno in quanto la consuetudine ereditaria prevedeva la ripartizione equa dei terreni fra i figli.

La patata

La patata era giunta in Irlanda intorno al 1590. Nei successivi 80 anni la coltivazione era limitata ad alcune aree nel Munster, ma ben presto i contadini scoprirono che la coltivazione del quantitativo di patate necessarie per vivere richiedeva meno terreno rispetto ad altre colture e rendeva disponibili terreni per l'allevamento. Il surplus veniva venduto permettendo dei modesti guadagni. Nel 1750 la patata era ampiamente diffusa anche nelle altre province irlandesi.

Le patate però non erano conservabili per più di nove mesi, motivo per cui il mese di giugno cominciava il periodo dei cosiddetti Meal Months, i mesi di magra, ma più spesso di vera e propria fame, in attesa del raccolto di settembre.

Quando si diffusero colture più richieste e redditizie come il lino o i cereali (il cui prezzo aumentò di conseguenza), furono introdotti nuovi tipi di patate e in particolare il tipo detto "Lumper" ad elevata produttività. Per la popolazione più povera i cereali erano divenuti troppo cari e la patata divenne ben presto l'alimento principale per gran parte della popolazione. Nel 1700 almeno un pasto quotidiano dei contadini del Connacht consisteva di patate, mentre nel 1800 i pasti di patate erano due e nel 1840 erano diventati tre, per un consumo medio di circa 5/6 kg di patate al giorno.

Da un punto di vista nutrizionale la patata, spesso accompagnata dal latte, forniva sufficienti carboidrati, proteine e sali minerali per assicurare una dieta relativamente equilibrata.

Nei primi anni del XIX secolo un terzo della popolazione, concentrata nel Munster e nel Connacht, per sopravvivere contava sull'annuale raccolto di patate.

La peronospora della patata

La patata Lumper, riprodotta di stagione in stagione riutilizzando parti delle patate stessa aveva già dato avvisaglie della propria vulnerabilità. L'inverno del 1816 era stato particolarmente aspro e il raccolto era andato distrutto, migliaia di contadini morirono in seguito alla denutrizione. La stessa cosa avvenne nel 1820 e si ripeté più volte nei decenni successivi.

Nel 1845 si diffuse all'improvviso un fungo dal nome Phytophthora infestans che, oltre a danneggiare le foglie delle patate, riduceva i tuberi in un ammasso marcescente immangiabile. Andò perduto fra il 33% e la metà del raccolto del 1845 e il prezzo delle patate raddoppiò nel corso dell'inverno. Una patologia simile si era avuta nel nord-America nella stagione precedente, si suppone che il fungo fosse arrivato via nave colpendo per prime le zone sud-occidentali del paese e poi si diffuse, portato dal vento nel resto del paese.

La carestia

I primi danni ai raccolti di patate da parte di un infezione sconosciuta si ebbero nel 1844 sulla costa orientale degli Stati Uniti, nell'agosto del 1845 vi furono prime segnalazioni di danni al raccolto di patate sull'isola di Wight.

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1845

I primi resoconti del settembre del 1845 trasmisero un cauto ottimismo sulla diffusione del misterioso infestante che colpiva le patate, le prime ad essere colpite furono le contee di Wexford e Waterford. Una settimana dopo i primi casi vi fu un'inchiesta governativa che affermò che, se anche in alcune aree il raccolto era andato perso, l'abbondanza di patate che si prospettava per quell'anno avrebbe sopperito alla perdita. Un mese dopo, al momento della raccolta, un'altra indagine governativa rivelò che le perdite erano ben più consistenti.

Sir Robert Peel, il primo ministro britannico (del partito conservatore) nominò una commissione guidata da due scienziati, John Lindley and Lyon Playfair per investigare il problema. I contadini avevano già accertato che la situazione peggiorava con l'aumentare dell'umidità, ma la commissione non fu in grado di spiegare le cause né di trovare un rimedio contro quello che solamente nel 1882 si scoprì essere un fungo.

Le possibili alternative erano quelle di fermare l'esportazione di grano dall'Irlanda, soluzione caldeggiata dalla popolazione locale ma malvista dai proprietari terrieri, quasi tutti britannici. L'altra era quella di far affluire del cibo verso l'isola, soluzione resa difficoltosa dalla politica protezionista riassunta nelle cosiddette “Corn Laws”, uno dei capisaldi della politica economica Tory. Peel scelse la seconda via e nel novembre del 1845 furono acquistati dagli Stati Uniti cereali per l'equivalente di oltre 100.000 sterline allo scopo di calmierare i prezzi in Irlanda. Furono istituite commissioni locali destinate alla distribuzione di cibo resa difficoltosa dalla struttura geografica del paese, dalla dispersione della popolazione, dalla mancanza di infrastrutture e, non ultimo, dalla disorganizzazione nella gestione dei cosiddetti relief commitees. La mancanza di assistenza provocò sporadici tumulti e sommosse fra la popolazione che vennero affrontati con la promulgazione dell'ennesimo Coercion Act, in pratica l'instaurazione della legge marziale.

1846

Nella primavera del 1846 fra la popolazione più colpita dalla penuria di cibo si ebbero i primi casi di "febbri", le cosiddette fevers temutissime dalla popolazione e che negli anni successivi divennero la principale causa di mortalità. Il termine febbri era usato per definire due diverse patologie, il tifo e la febbre ricorrente.

Nel giugno del 1846 Peel abolì, solo in parte per ciò che stava avvenendo in Irlanda, le Corn Laws al fine di facilitare le importazioni dagli Stati Uniti.

Le conseguenze

L'emigrazione

L'emigrazione dall'Irlanda, fin dall'inizio del XIX secolo, rappresentò un flusso continuo anche se non numerosissimo, nel 1845, a fronte del primo calo di produzione della patata vi fu un brusco aumento dell'emigrazione, in parte erano gli stessi proprietari terrieri ad incoraggiare i loro contadini a lasciare il paese pagando loro la traversata. La prima ondata migratoria era quindi composta da persone in discrete condizioni fisiche e di salute. A partire dal 1846 vi fu un esodo senza precedenti, masse enormi di persone allo stremo delle forze si riversarono in ogni possibile imbarcazione diretta principalmente verso le colonie del Canada, in ogni porto dell'est degli Stati Uniti e in Gran Bretagna e Galles portando con sé le malattie derivanti dalla denutrizione e scatenando epidemie nei luoghi di destinazione. L'enorme afflusso di persone sbaragliò qualunque

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tentativo di istituire delle località di quarantena, in Canada l'isola di Grosse Isle attrezzata con un ospedale per 200 persone fu letteralmente invasa, la prima nave giunta il 17 maggio del 1846 ospitava ben 430 casi di cosiddetta febbre (tifo), a fine maggio la fila di navi in attesa di sbarcare il loro triste carico era lunga due miglia. Sull'isola sono sepolte circa 6000 persone.

La Great Famine oggi

La Grande Carestia è stato uno degli eventi storici che più hanno colpito il popolo irlandese e più traumatizzato la società dell'isola. Specialmente in contrasto con i tempi recenti, figli della Celtic Tiger che ha portato un benessere diffuso alla popolazione e un miglioramento evidente della vita, la Carestia viene ricordato come un momento da ricordare e commemorare, oltre che per aiutare a riflettere.

Molti sono gli artisti che hanno parlato, cantato e suonato riguardo quel periodo, così come tanti lo hanno scolpito. Una delle principali canzoni che ricordano la carestia è The Fields of Athenry di Pete St.John, oggi quasi un inno non ufficiale degli irlandesi nel mondo. Ma specialmente nelle sculture emerge lo sconforto della carestia, dato che varie sono le opere sparse per tutto il territorio irlandese: dal parco di St Stephens Green al nuovo Financial Center di Dublino, fino al remoto villaggio di Murrisk, nel Mayo, dove è stato eretto un monumento nazionale.

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L'indipendenza irlandese

Il lunedì di Pasqua del 1916 a Dublino scoppiò un'insurrezione, la prima organizzata in maniera articolata se si escludono le sporadiche e disorganizzate ribellioni nell'Ulster dei contadini per le plantations. Gli insorti riuscirono ad occupare il General Post Office su O'Connell Street ed altri edifici pubblici. La rivolta, che non suscitò l'entusiasmo popolare, neppure negli ambienti repubblicani e nazionalisti, venne repressa dopo pochi giorni (si dice che molti dublinesi salutarono la fine dei combattimenti sventolando la bandiera inglese). Fu la brutale esecuzione di alcuni insorti, tra cui uno dei principali esponenti della rivolta, James Connolly, avvenuta nel carcere di Kilmainham nelle settimane successive, a mutare radicalmente l'atteggiamento della pubblica opinione sulla Easter Rising, chiamata successivamente anche Pasqua di Sangue.

Da quel momento la situazione si fece sempre più infiammata e la spirito nazionalista irlandese crebbe sempre più fino all'indipendenza di un Irish Free State, che poi avrebbe dato vita all'attuale Repubblica d'Irlanda. Si rinvia all'evidenziato articolo per la storia recente e l'indipendenza, mentre a quello relativo all'Irlanda del Nord per i conflitti fra unionisti e nazionalisti.

Approfondimento:

1) Guerra d'indipendenza irlandese

La Guerra Anglo Irlandese (conosciuta anche come Guerra d’Indipendenza Irlandese) fu un conflitto, combattuto dall'Esercito repubblicano irlandese contro il governo britannico in Irlanda. La guerra durò dal gennaio 1919 alla tregua del 11 luglio 1921. Le trattative seguite alla tregua terminarono con l’accordo del 6 dicembre successivo, col quale s'istituì lo Stato Libero d'Irlanda,

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comprendente tutta l'isola (a parte le sei contee dell’Ulster a maggioranza protestante, che rimasero nel Regno Unito).

L’Esercito repubblicano irlandese che combatté questa guerra viene a volte denominato “Old IRA”, per chiarire la distinzione tra lo stesso e le organizzazioni che in seguito hanno usato lo stesso nome.

Gli inizi

Per i repubblicani irlandesi “puristi”, la guerra d’indipendenza iniziò con la proclamazione della Repubblica irlandese durante la Easter Rising del 1916. Secondo questa prospettiva, il conflitto combattuto tra il 1919 ed il 1921 fu una guerra per la difesa della Repubblica, contro i tentativi di distruggerla.

In senso maggiormente proprio, la guerra ebbe origine dagli eventi seguiti alle elezioni generali del 1918. I deputati eletti nelle circoscrizioni irlandesi erano, per la maggior parte, nazionalisti del Sinn Féin e rifiutarono di occupare i propri seggi a Westminster. Nel gennaio 1919 si costituirono, invece, come Assemblea d’Irlanda (Dáil Éireann, chiamata anche First Dáil). Il Dáil e l'Aireacht, ossia il governo guidato da Eamon de Valera, dichiararono l’indipendenza irlandese.

L’IRA, in quanto “Esercito della Repubblica Irlandese”, ritenne di avere ricevuto dai membri del Dáil Éireann il mandato di iniziare le ostilità contro le autorità governative che, sotto la guida del Lord Lieutenant, amministravano l’Irlanda dal Castello di Dublino.

Prime sparatorie

Le ostilità iniziarono il 21 gennaio 1919 a Soloheadbeg, nel Tipperary. Un reparto dell’IRA agli ordini di Dan Breen uccise due uomini della Royal Irish Constabulary, quando questi rifiutarono di consegnare la gelignite (un esplosivo a base di glicerina) che avevano in custodia.

Il fatto di Soloheadbeg fu considerato l’inizio della guerra d’indipendenza, anche se gli uomini avevano agito di loro iniziativa. Tre giorni dopo, venne proclamata la legge marziale nel South Tipperary. Lo stesso giorno della sparatoria, il First Dáil, convocato nella Mansion House di Dublino, dove aveva ratificato l’indipendenza proclamata nel corso della Easter Rising del 1916, formulò una mozione in cui si chiedeva il ritiro delle guarnigioni britanniche e si chiedeva a tutte "le nazioni libere del mondo" di riconoscere l’Irlanda indipendente.

La guerra divampa

I membri dell’IRA (detti anche “Volontari liberi”) iniziarono ad attaccare le installazioni governative, a condurre incursioni per procurarsi armi e denaro e ad uccidere membri dell’amministrazione britannica. Il primo degli omicidi fu commesso a Westport, nel Mayo, contro il Giudice locale John Milling, “colpevole” di aver fatto arrestare alcuni Volontari per riunione sediziosa e per addestramenti militari clandestini. I guerriglieri repubblicani iniziarono ad imitare le tattiche dei Boeri, compiendo brevi e rapide incursioni in borghese.

Diversi esponenti repubblicani, come Éamon de Valera, erano favorevoli a condurre una guerra di tipo convenzionale, che legittimasse la repubblica agli occhi del mondo. Michael Collins si oppose però con successo a questa concezione tradizionalista, che aveva condotto alla sconfitta del 1916 e gran parte della dirigenza indipendentista fu d’accordo con lui. La violenza usata dai Volontari fu

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inizialmente disapprovata da gran parte della popolazione irlandese, ma questa cambiò opinione di fronte alla brutale campagna condotta dalle truppe britanniche, che avevano la tendenza ad aprire il fuoco senza motivo e fecero ampio ricorso alla distruzione di beni e ad arresti arbitrari.

Dall’inizio del 1920 la violenza quotidiana divenne normalità. Nei primi mesi dell’anno, i portuali di Dublino rifiutarono di scaricare ogni materiale militare. Quando a loro si aggiunsero anche gli aderenti all’Irish Transport and General Workers Union, fu necessario trasferire ferrovieri dall’Inghilterra, poiché quelli irlandesi si rifiutavano di trasportare le truppe governative.

Nel marzo 1920 nella parte occidentale della contea di Limerick, per la prima volta l’IRA uccise una sospetta spia. All’inizio di aprile 150 caserme abbandonate dalla polizia furono date alle fiamme per impedire che fossero riutilizzate, assieme ad un centinaio di uffici delle imposte.

Scioperi della fame

Giorni dopo, i detenuti nella Mountjoy Jail iniziarono uno sciopero della fame per ottenere lo status di prigionieri politici. Gli scioperi provocarono affollate dimostrazioni di solidarietà a Dublino, seguite da un giorno di sciopero generale. Si decise allora di rilasciare solo i detenuti contro di cui non erano ancora stati formulati specifici atti d’accusa, ma, a causa di un errore, furono rilasciati tutti. A Miltown Malbay, una pattuglia della RIC e del Highland Light Infantry sparò contro la folla disarmata che stava festeggiando il rilascio dei prigionieri, uccidendo tre Volontari e ferendone altri nove. Il County Coroner ritenne nove tra soldati e poliziotti colpevoli di omicidio e spiccò mandati di arresto contro di loro, ma non venne presa alcuna iniziativa disciplinare.

Nel settembre 1920, il giudice locale Lendrum fu rapito dall’IRA ad un passaggio a livello vicino a Doonbeg, nella contea di Clare. Venne seppellito in una vicina spiaggia con solo la testa fuori della sabbia, in modo che annegasse con la marea. A seguito di ciò e della morte lo stesso giorno di sei loro compagni in un agguato, i Black and Tans uccisero sei civili a Miltown Malbay, Lahinch ed Ennistymon, incendiando anche ventisei edifici, compresi i municipi di Lahinch ed Ennistymon.

A novembre, quattro dirigenti dell’IRA caddero nelle mani degli Ausiliari a Durris, nella contea di Cork. L’intervento del colonnello del King's Liverpool Regiment evitò che fossero messi a morte sommariamente. Quest’ultimo reggimento era noto per la sua cavalleria, cosa che salvò la vita a diversi suoi soldati.

Arthur Griffith stimò che nei primi diciotto mesi di guerra, le forze della Corona compirono 38.720 irruzioni in case private, arrestarono 4.982 sospetti, commesso 1.604 aggressioni armate, compiuto saccheggi ed ucciso 77 persone, tra civili e repubblicani disarmati. Griffith organizzò le "Dáil Courts", un sistema giudiziario parallelo che, col crescere del territorio controllato dall’IRA, finì per soppiantare quello britannico.

La RIC

Primario obiettivo dell’IRA, durante tutto il conflitto, fu la polizia. La Royal Irish Constabulary, composta per la maggior parte da cattolici, era considerata dai Volontari “gli occhi e le orecchie” del governo britannico in Irlanda. I suoi membri e le caserme (specialmente le più isolate) erano vulnerabili, oltre che una fonte di preziose armi. La RIC contava 9.700 uomini, stanziati in 1.500 caserme, distribuite in tutto il paese. Nell’aprile del 1919 il Dáil proclamò una politica di ostracismo contro i membri della polizia. Questo demoralizzò notevolmente il corpo di polizia. La popolazione, infatti, con il procedere della guerra, voltava sempre più le spalle ad un’istituzione considerata compromessa con la repressione governativa. Spesso gli esercizi commerciali rifiutavano di servirli,

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tanto da costringerli ad usare le armi. Di conseguenza gli arruolamenti diminuirono drasticamente e le dimissioni aumentarono. Diversi membri della RIC collaborarono con l’IRA per paura o convinzione, fornendo importanti informazioni. In totale, durante la guerra furono uccisi 363 poliziotti e 510 rimasero feriti.

Michael Collins e l’IRA

I principali impulsi che determinarono le politiche ed i comportamenti del movimento indipendentista derivarono da Michael Collins. Ministro delle finanze del governo repubblicano, era fortemente impegnato nella fornitura di denaro e armi alle unità dell’IRA e nella scelta degli ufficiali. La grande intelligenza, la capacità d'organizzatore e la chiarezza di scopi che gli erano riconosciute, galvanizzavano le persone che entravano in contatto con lui. Riuscì a mettere in piedi quella che dimostrò di essere un’efficace rete spionistica tra i membri della Dublin Metropolitan Police (DMP) e di altri importanti settori dell’amministrazione britannica che simpatizzavano per l’indipendenza. Collins ebbe i suoi informatori anche nella "divisione G" della DMP. Gli agenti della divisione G, la relativamente piccola squadra politica della polizia dublinese, erano odiati dall’IRA, in quanto potevano agevolmente scoprire i Volontari e segnalarli alle forze britanniche ed ai Black and Tans. Collins organizzò quindi la "Squad", conosciuti anche come i Dodici Apostoli perché erano all' origine dodici, un gruppo di fuoco che aveva lo scopo di dare la caccia ed uccidere i membri della squadra politica e coloro che, a qualsiasi titolo, fornissero informazioni alle autorità.

Combattenti dell’IRA

Anche se, sulla carta, la forza dell’IRA ammontava ad oltre 100.000 uomini, Michael Collins calcolò che i combattenti effettivi, durante tutto il conflitto, furono complessivamente 15.000. Di questi, solo 3.000 furono sempre in servizio. L’esercito repubblicano contava pure su organizzazioni di supporto, come Cumann na mBan (il gruppo femminile) ed il movimento giovanile Fianna Eireann, che trasportavano armi e messaggi, oltre ad assicurare cibo ed alloggio ai combattenti.

L’IRA beneficiò del diffuso aiuto che le diede gran parte della popolazione, che generalmente si rifiutava di dare informazioni alle truppe governative ed alla polizia e spesso assicurava provviste e case sicure alle unità repubblicane "in marcia". Come già detto, gran parte della popolarità dell’IRA era dovuta all'eccessiva reazione che le forze della Corona opponevano alle attività dei guerriglieri. Una politica di rappresaglie fu iniziata dalle forze governative nel settembre 1919, quando a Fermoy, nella Contea di Cork, 200 soldati saccheggiarono ed incendiarono i principali esercizi commerciali della città, dopo che un ufficiale era stato ucciso per essersi rifiutato di consegnare le armi all’IRA. Azioni come queste, ripetute a Limerick ed a Balbriggan, aumentarono il numero dei simpatizzanti repubblicani in Irlanda e di chi sosteneva la libertà irlandese all’estero.

Finanze repubblicane

In aprile, dopo diverse incursioni dell’IRA, il servizio di riscossione delle imposte cessò di funzionare in gran parte dell’isola. La popolazione fu, di converso, “incoraggiata” a sottoscrivere il Prestito nazionale, lanciato da Collins per raccogliere fondi a favore del governo indipendentista e del suo esercito. Il Resident Magistrate Alan Bell di Banagher, ricevette l’incarico di individuare il denaro ottenuto in tal modo dagli indipendentisti. Al 26 marzo 1920, Bell era riuscito a sequestrare oltre 71.000 sterline nella sede del Sinn Féin e, per mezzo di investigazioni bancarie condotte in tutto il paese, a bloccare somme ancora maggiori. Quel giorno, nella parte meridionale di Dublino qualcuno lo buttò giù da un tram e gli sparò tre volte alla testa. Entro la fine del 1920, il prestito

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aveva procurato alle casse repubblicane 357.000 sterline. I tributi vennero comunque sempre pagati alle amministrazioni locali controllate dal Sinn Féin che, naturalmente, rifiutavano di passarli al governo centrale.

Quando Éamon de Valera ritornò dagli Stati Uniti, propose al Dáil che l’IRA desistesse dagli agguati e dagli omicidi, che consentivano al governo britannico di descriverla come un movimento terrorista, iniziando ad affrontare le truppe nemiche con metodi convenzionali. Questa proposta irrealistica fu subito lasciata cadere, ma dimostrò quanto gran parte della dirigenza del Sinn Féin fosse astratta dalla natura del conflitto.

La risposta Britannica

Reparti paramilitari britannici e rappresaglie

I "Black and Tans" furono organizzati per sostenere l’indebolita RIC. Forti di 7.000 uomini erano soprattutto ex soldati britannici, smobilitati dopo la prima guerra mondiale. Molti venivano dalle città dell’Inghilterra e della Scozia. Sebbene facessero teoricamente parte della RIC, in realtà costituivano un’organizzazione paramilitare che si lasciò dietro una fama di omicidi, terrore, ubriachezza ed indisciplina. Contribuirono così, più di ogni altro gruppo, a minare l’autorità morale del governo britannico in Irlanda. Più avanti fu la volta degli Ausiliari, un reparto formato da 1.400 ex ufficiali di complemento dell’esercito britannico. Gli Ausiliari, sebbene eguagliassero le violenze ed il terrore suscitato nei civili dai Black and Tans, erano tuttavia più efficaci nel combattere l’IRA. La politica delle rappresaglie, che il governo negava e condannava in pubblico, ma in effetti non reprimeva e, forse, incoraggiava dietro le quinte, incontrò la famosa satira di Lord Hugh Cecil, il quale ebbe a dire: "Tutti sono d’accordo sul fatto che non si fanno rappresaglie e che queste stiano avendo un effetto positivo". Nel gennaio 1921, fu lasciata cadere ogni finzione ed iniziarono "rappresaglie ufficiali", con l’incendio di sette case a Middleton, nella contea di Cork.

La Cairo Gang e la prima Domenica di Sangue

La mattina del 21 novembre 1920, grazie alle informazioni ottenute da Collins con la sua rete di intelligence, la Squad assassinò 19 agenti britannici (conosciuti come "Cairo Gang" sia perché frequentavano il Cairo Cafè sia perché provenivano da incarichi in Medio Oriente) in differenti zone di Dublino. Come risposta, gli Ausiliari entrarono nel Croke Park (il campo per il calcio gaelico della capitale irlandese) durante una partita tra Dublino e Tipperary e spararono sulla folla. Furono uccise quattordici persone (tra cui Michael Hogan, giocatore del Tipperary) e altre sessantacinque rimasero ferite. Sempre lo stesso giorno, due prigionieri repubblicani ed un loro amico che non aveva alcuna connessione con l’IRA, ma che si trovava con i primi al momento dell’arresto la sera precedente, furono uccisi nel Castello di Dublino "mentre tentavano di fuggire". Questo giorno viene ricordato come Bloody Sunday. Oggi, una tribuna di Croke Park, l’Hogan Stand, è stata dedicata al giocatore della contea di Tipperary morto nella rappresaglia.

L’epicentro della guerra: la contea di Cork

Fuori Dublino, la contea di Cork fu lo scenario dei combattimenti più feroci. Gran parte delle tattiche che le forze della Corona avrebbero poi adottato in tutta l’isola – come la distruzione di proprietà private per risposta agli attacchi dell’IRA, o l’assassinio di esponenti politici nazionalisti – furono adottate per la prima volta nella contea. Nel novembre 1919, il centro di Cork fu incendiato dalle forze britanniche, le quali impedirono l’intervento dei pompieri. Nel marzo 1920 Thomas Mac Curtain, il sindaco di Cork aderente al Sinn Féin e comandante della Prima Brigata Cork dell' IRA,

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fu assassinato in casa sua, di fronte alla moglie, da uomini col passamontagna che più tardi, vennero visti rientrare nella locale caserma della polizia. Il suo successore, Terence MacSwiney, morì in uno sciopero della fame nel carcere di Brixton, a Londra.

Cork vide anche la nascita, da parte repubblicana, delle "flying columns" (colonne volanti), unità mobili composte da circa 30 combattenti, che potevano tendere imboscate e poi disperdersi nelle campagne, che conoscevano meglio dei militari britannici. Diversi reggimenti britannici, come l’Essex, avevano la fama di uccidere i prigionieri disarmati. Nel novembre 1920, solo una settimana dopo la Domenica di Sangue, un’unità dell’IRA agli ordini di Tom Barry, tese un agguato ad un gruppo di Ausiliari a Kilmicheal, nel Cork, uccidendo tutti i 18 militari che componevano la pattuglia. Si disse che alcuni ausiliari fossero stati uccisi dopo la resa, accusa cui i membri dell’ IRA coinvolti replicarono sostenendo che si era trattata di una falsa resa, dopo di cui non si era più dato quartiere. L’episodio segnò l’ingresso in un’ulteriore fase del conflitto, in quanto dopo quel giorno tutto il Munster fu posto sotto la legge marziale. L' agguato di Kilmichael ha ispirato una scena del film di Ken Loach The wind that shakes the barley, vincitore della palma d' oro a Cannes nel 2006.

Nell’agosto del 1920, le autorità sospesero tutte le corti del Coroner, a causa dell’alto numero di ordini d’arresto emessi contro membri delle forze britanniche. Furono sostituite da "corti militari d’inchiesta".

Il terribile 1921

I successivi mesi, fino alla tregua del luglio 1921 furono i più violenti della guerra. Nel periodo tra il gennaio ed il luglio 1921, furono uccise oltre 1.000 persone, tra soldati britannici, guerriglieri, poliziotti e civili, una cifra che rappresenta il 70% delle perdite riscontrate in tutta la guerra. Inoltre, vennero internati 4.500 membri (o sospetti simpatizzanti) dell’IRA.

Rastrellamenti ed attentati a Dublino [modifica]

Tra il 15 ed il 17 gennaio 1921, i militari britannici sigillarono un’area di Dublino delimitata da Capel St., Church St., North King St. ed i moli, proibendo a chiunque di entrare o uscire. Condussero quindi una ricerca casa per casa, ma non furono effettuati arresti significativi, né si realizzarono ritrovamenti importanti. Alla fine di gennaio, per prevenire attentati durante gli spostamenti ed i servizi di pattuglia, i mezzi dell’esercito britannico che circolavano a Dublino iniziarono a caricare prigionieri repubblicani. La pratica fu interrotta dopo che venne denunciata dalla stampa. In seguito i britannici coprirono i camion con reti, idonee ad impedire che le bombe repubblicane entrassero nei veicoli. L’IRA applicò allora alle sue granate degli uncini, che s’impigliavano nelle reti di protezione. Tali ordigni furono denominati "Mills bombs".

Nel resto dell’isola

Il 1 febbraio 1921 avvenne la prima esecuzione “ufficiale” di un membro dell’Esercito repubblicano. A Cork venne fucilato Cornelius Murphy, originario di Millstreet, nella stessa contea di Cork. Prima della fine del mese, sempre a Cork, ne furono fucilati altri sei. In quei giorni, per rappresaglia, nelle strade di Cork furono tesi agguati mortali a dodici militari britannici.

Nello stesso mese e sempre nel Cork, ad Enniskeane, due lealisti, componenti della locale Anti-Sinn Féin Society, furono uccisi dall’IRA. Erano accusati di aver assassinato i fratelli Coffey, membri dell’esercito repubblicano. Nelle settimane seguenti, una dozzina di altri dirigenti lealisti incontrarono la stessa sorte.

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Il 4 maggio l’IRA del Kerry, vicino a Rathmore, lasciò sul lato della strada, il corpo di un uomo di 80 anni, Thomas Sullivan, appena ucciso accusandolo di essere una spia. Il proposito era di tendere un agguato alla polizia. La pattuglia della RIC accorsa sul posto ebbe otto morti ed uno solo dei suoi componenti riuscì a salvarsi. Come rappresaglia, furono date alle fiamme cinque case ed un negozio. Quattro giorni dopo, sempre nel Kerry, a Castleisland, due poliziotti subirono un attentato mentre tornavano a casa dalla messa. Uno fu ucciso, l’altro si salvò solo perché la moglie lo coprì con il suo corpo. Il 10, due poliziotti scomparirono mentre erano in perlustrazione vicino a Clonmany, nel Donegal. Il corpo di uno dei due fu depositato dalla marea sulla spiaggia il giorno dopo.

Difficoltà dell’IRA

Nel maggio 1921, a Dublino, l’IRA occupò e diede alle fiamme la Custom House. L’operazione, al di là del significato simbolico, fu un completo fallimento. Cinque membri dell’Esercito repubblicano morirono e oltre ottanta furono catturati. Questo insuccesso fu causato dal semplice fatto che l’IRA non era in grado di affrontare l’esercito britannico in campo aperto. Entro il luglio del 1921, gran parte delle unità dell’IRA si trovavano a corto di armi e munizioni. Inoltre, nonostante la loro indubbia efficacia nella guerriglia, le bande repubblicane, come affermò Richard Mulcahy, "non erano state in grado di cacciare i britannici da niente di più importante delle stazioni di polizia di medie dimensioni". Prima della tregua, molti dirigenti repubblicani, incluso Michael Collins, si erano convinti che, se la guerra fosse durata più a lungo, la campagna dell’IRA avrebbe forse potuto trovarsi ad un punto morto. Per questo, furono stilati piani per "portare la guerra sul suolo inglese". Si decise di compiere attentati contro obiettivi economicamente importanti, come il porto di Liverpool, dove peraltro l’IRA aveva già incendiato diciannove magazzini. Si supponeva che le unità impegnate per questi compiti avrebbero potuto operare ed evitare la cattura, poiché in Inghilterra non era in vigore la legge marziale ed ogni tentativo di instaurarla avrebbe incontrato la notevole resistenza dell’opinione pubblica. La tregua fece abbandonare questi piani.

I morti

Il numero delle persone uccise nei due anni e mezzo di guerra è stimato in oltre 1.400. Di questi, 363 erano membri della polizia e 261 appartenevano alle forze armate britanniche. I dati sui caduti dell’IRA e sulle vittime civili sono più incerti. Compresi 14 condannati a morte le cui sentenze furono eseguite, le perdite dell’Esercito repubblicano ammonterebbero a circa 550. Per Hopkinson, persero la vita circa 200 civili, anche se altre fonti forniscono cifre superiori.

Nel conto non sono però incluse le diverse centinaia di civili (453 solo a Belfast) morti in quegli anni nell’Irlanda del Nord, nel corso degli scontri tra gruppi religiosi. In questi casi, il maggior numero di uccisi si ebbe tra i cattolici. Le azioni dell’IRA al nord erano infatti seguite da violente rappresaglie, condotte contro la popolazione cattolica sia dai lealisti dell’Ulster Volunteer Force che dalle forze di polizia, per la quasi totalità protestanti. Queste violenze non cessarono dopo la tregua, poiché molti componenti dell’UVF entrarono a far parte di reparti ausiliari alla polizia dell’Ulster (cosiddetti B-Specials).

La propaganda

I britannici

Un altro argomento è quello della propaganda di guerra. Nell’agosto 1920, al Castello di Dublino venne istituito un Dipartimento di propaganda, con lo scopo di coordinare gli sforzi tesi ad

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influenzare l’opinione pubblica interna ed internazionale, sempre più contraria al comportamento delle forze di sicurezza britanniche in Irlanda. Durante tutta la guerra, i britannici tentarono di dipingere l’IRA come una forza anti protestante, per incoraggiare il lealismo dei protestanti irlandesi e conquistare il consenso dell’opinione pubblica in Gran Bretagna alle tattiche ruvide cui facevano ricorso le forze della Corona. Ad esempio, i comunicati governativi accennavano alla religione praticata dalle vittime dell’IRA soltanto se queste ultime erano protestanti e non quando, come avveniva nella grande maggioranza dei casi, erano cattoliche. Si tentava così di dare l’impressione che l’Esercito repubblicano stesse conducendo una strage di protestanti per motivi religiosi. Anche la stampa venne coinvolta nella propaganda governativa. I giornali erano spinti – spesso costretti – a pubblicare articoli che mettevano in cattiva luce solamente l’IRA ed esaltavano invece il ruolo delle forze britanniche. Durante l’estate del 1921, su un giornale di Londra apparve una serie di articoli intitolata "Ireland under the New Terror, Living Under Martial Law". Sebbene volesse dare ad intendere di essere un resoconto obiettivo delle situazione irlandese, il contenuto era di pura propaganda. L’autore degli articoli, Ernest Dowdall, era un membro degli Ausiliari e la serie fu uno dei maggiori successi del Propaganda Department.

L’Irish Bulletin

Desmond FitzGerald e Erskine Childers lavoravano attivamente all’"Irish Bulletin". Il giornale riportava le atrocità commesse dalle forze della Corona che gli organi di stampa britannici ed irlandesi non volevano o non riuscivano a coprire. Il Bulletin era stampato in segreto e distribuito in tutta l’Irlanda oltre che alle agenzie di stampa internazionali ed ai sostenitori repubblicani in America ed Europa. Veniva inviato pure ai politici britannici che simpatizzavano per la causa irlandese.

Il ruolo della Chiesa Cattolica

La gerarchia della Chiesa Cattolica si oppose alle violenze di entrambe le parti e specialmente a quella dell’IRA, continuando una lunga tradizione di condanna agli eccessi del repubblicanesimo militante. Nel maggio 1921, papa Benedetto XV incoraggiò entrambe le parti a trovare un accordo. La proposta papale non venne gradita dalla diplomazia britannica, che aveva spinto per una condanna della ribellione. Il governo di Londra si sentiva posto sullo stesso piano di “una banda di assassini”.

La Tregua ed una pace difficile

L’11 luglio 1921 si giunse ad un accordo di tregua e la guerra finì. I colloqui che nel corso del 1920 erano sembrati promettenti si erano arenati nel dicembre di quello stesso anno, quando David Lloyd George pretese che l’IRA consegnasse per prima le armi. In primavera, su pressione di Herbert Henry Asquith, della parte di Liberali che si trovava all’opposizione, dei Laburisti e dei sindacati, il Primo Ministro ricominciò i negoziati che condussero alla tregua di luglio.

Sotto certi aspetti, il conflitto era ormai arrivato ad un punto morto. Infatti l’accordo fu favorito dalla consapevolezza, da parte di entrambi i contendenti, di non poter ottenere una vittoria finale a prezzi ragionevoli. Dal punto di vista del governo britannico, parve evidente che la guerriglia repubblicana poteva continuare per un periodo indefinito, imponendo alla Gran Bretagna un prezzo sempre più elevato in termini di denaro e perdite. Inoltre, l’opinione pubblica, in patria ed all’estero, era sempre più avversa ai metodi di repressione utilizzati dalle forze della Corona. D’altro canto, i dirigenti dell’IRA e soprattutto Michael Collins, ritenevano che l’esercito repubblicano, per come era organizzato, non poteva portare avanti ancora a lungo la guerra che stava conducendo e che

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sarebbe stato posto in serie difficoltà dal maggiore dispiegamento in Irlanda di forze regolari britanniche, oltre che dalla mancanza di armi e munizioni.

L’impulso iniziale che avrebbe portato alla tregua venne da tre uomini: re Giorgio V, il primo ministro sudafricano generale Jan Smuts e David Lloyd George. Il re, che aveva espresso il suo dissenso all’operato dei Black and Tans in Irlanda, era insoddisfatto del discorso che gli era stato preparato per l’apertura del nuovo Parlamento dell’Irlanda del Nord, nato dal Government of Ireland Act del 1920. Smuts, buon amico del sovrano, gli suggerì di utilizzare l’occasione per lanciare un appello a favore della riconciliazione. Il re chiese allora a Smuts di fissare queste idee sulla carta. Smuts preparò allora una bozza di discorso, che fece avere al re ed al primo ministro. Lloyd George invitò allora Smuts a prendere parte ad una riunione del governo, convocata per discutere le "interessanti" proposte ricevute dal primo ministro. Né questi, né Smuts informarono il Gabinetto del fatto che il loro autore era Smuts. I ministri, pur riluttanti, spinti dal primo ministro e da Smuts, che evidentemente avevano l’approvazione del re, si fecero convincere sull’opportunità del discorso.

Il discorso ebbe in effetti un grosso impatto. Cogliendo l’occasione, Lloyd George indirizzò allora un appello a de Valera, affinché i negoziati riprendessero. La dirigenza repubblicana, ignara che l’appello non rappresentava affatto il comune sentire all’interno del governo britannico, ma che era stato, in qualche modo, solo il risultato di una mossa del re, appoggiato da Smuts e Lloyd George, rispose affermativamente. De Valera e Lloyd George si accordarono per una tregua che facesse cessare i combattimenti, rimandando la definizione dei dettagli a trattative da intavolare successivamente.

L’inizio di queste venne rimandato di diversi mesi, poiché i britannici seguitavano ad insistere che l’IRA dovesse prima deporre le armi. La richiesta venne, infine lasciata cadere. Si convenne che le truppe britanniche sarebbero rimaste in caserma, senza intraprendere ulteriori operazioni. Il fatto che le unità dell’IRA rimasero in funzione – molti comandanti sul campo proseguirono ad arruolare ed addestrare volontari, nel caso la guerra dovesse riprendere – costituì una delle condizioni che avrebbero portato allo scoppio della Guerra civile tra il governo del nuovo Stato Libero e coloro che si opponevano al Trattato che Michael Collins ed Arthur Griffith conclusero nel dicembre 1921 con i britannici.

Il Trattato

I colloqui di pace risultarono nel Trattato Anglo-Irlandese del 1921, che da parte irlandese fu ratificato due volte: dal Dáil Éireann nel dicembre 1921 (per quanto riguarda la Repubblica irlandese), nel gennaio successivo dalla Camera dei comuni dell’Irlanda del Sud (che per i britannici era la camera legislativa a ciò competente, ai sensi del Government of Ireland Act sopra citato).

Il Trattato consentiva all’Irlanda del Nord, che era stata istituita dal solito Government of Ireland Act del 1920, di chiamarsi fuori dello Stato libero. Come tutti si aspettavano, il governo nordirlandese, a maggioranza protestante, approfittò senza indugio della possibilità che gli era stata offerta. Secondo gli accordi, venne quindi costituita una commissione col compito di regolare i confini tra lo Stato libero e l’Irlanda del Nord. I negoziatori irlandesi avevano inteso che il confine sarebbe stato modificato, a seconda che le singole regioni fossero a maggioranza unionista o nazionalista. Dal 1920 dalle elezioni locali erano uscite ampie maggioranze nazionaliste nelle contee di Fermanagh e Tyrone, nella città di Derry (o, all’uso unionista, Londonderry) oltre che in diverse zone delle contee di Armagh e Londonderry. Nonostante questo, la commissione non modificò il confine, e tutte le contee sopra elencate vennero lasciate nell’Irlanda del Nord.

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Nello Stato libero si creò un nuovo sistema istituzionale. Durante il primo anno coesistettero due governi: da una parte l’Aireacht, responsabile davanti al Dáil e guidato dal presidente Griffith. Dall’altra il Governo provvisorio, nominato dal Luogotenente e responsabile alla Camera dei Comuni dell’Irlanda del Sud. Collins venne posto a capo del suddetto governo provvisorio. La convocazione di Collins al Castello di Dublino venne giustificata da parte repubblicana come l’accettazione della consegna del castello stesso.

Gran parte del movimento indipendentista e della popolazione irlandese accettò il Trattato. La fazione indipendentista guidata da de Valera, al contrario, lo rifiutò. Il contrasto portò alla guerra civile , che si concluse nel 1923, con la sconfitta della fazione anti Trattato. La guerra civile costò la vita a molti dirigenti repubblicani schierati da una parte o dall’altra (come Cathal Brugha, Harry Boland, Rory O'Connor e lo stesso Collins), provocò più morti della guerra per l’indipendenza ed influenzò profondamente la politica irlandese nei decenni successivi.

Quando ad Éamon de Valera, ormai presidente della Repubblica domandarono quale fosse stato il suo peggiore errore politico, rispose: “Non aver accettato il Trattato”.

Nel 1966, cinquantesimo anniversario della rivolta di Pasqua, venne eretto a Dublino un memoriale, chiamato Garden of Remembrance. Il giorno in cui venne firmata la tregua è, nella Repubblica d’Irlanda, National Day of Commemoration, in cui si ricordano tutti coloro che combatterono e caddero da entrambe le parti.

2) Guerra civile irlandese

La Guerra Civile Irlandese (giugno 1922 - aprile 1923) contrappose sostenitori ed oppositori del Trattato Anglo Irlandese. Il Trattato, siglato il 6 dicembre 1921, aveva dato origine allo Stato Libero d'Irlanda, precursore dell'odierna Repubblica d'Irlanda. Gli oppositori lamentavano che il Trattato mantenesse legami costituzionali tra Irlanda e Regno Unito e biasimavano la separazione dell'isola, poiché le sei contee a maggioranza protestante dell'Irlanda del Nord non sarebbero state incluse nello Stato Libero. La guerra civile costò all'Irlanda più vite della Guerra d'indipendenza che l'aveva preceduta e lasciò nella società irlandese una profonda frattura, i cui postumi sono ancora oggi visibili.

Antefatti della guerra

Il Trattato

Il Trattato Anglo Irlandese pose fine alla guerra - combattuta tra il 1919 ed il 1921 - che aveva contrapposto separatisti irlandesi e governo britannico. Il Trattato consentiva la nascita di uno Stato Irlandese indipendente esteso su buona parte dell'isola, dotato di sue forze armate e di polizia (anche se la Royal Navy avrebbe continuato a controllare alcuni porti). D'altronde l'Irish Free State sarebbe rimasto un dominion dell'Impero Britannico, con a capo il monarca inglese. Inoltre, i membri della nuova assemblea legislativa irlandese (Dáil Éireann) avrebbero dovuto giurare fedeltà non solo alla costituzione dello stato, ma pure al re d'Inghilterra. La repubblica sognata da gran parte degli indipendentisti sembrava così allontanarsi definitivamente.

Le maggiori critiche al Trattato derivavano dal fatto che, pur applicandosi in teoria a tutta l'Irlanda, in concreto ne impediva l'unità.

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Infatti, le sei contee a maggioranza protestante dell'Ulster (cui, in base al Government of Ireland Act del 1920, erano stati riconosciuti un governo ed un parlamento autonomi), avevano il diritto di chiamarsi fuori dal Trattato e mantenere lo status loro accordato nel 1920. Poiché nessuno dubitava che questo diritto sarebbe stato esercitato, lo Stato Libero avrebbe compreso soltanto ventisei contee del sud e dell'ovest.

Michael Collins, di fatto il capo della delegazione irlandese che aveva sottoscritto il Trattato, sostenne che, se esso non concedeva all'Irlanda la libertà completa, le dava in ogni caso la libertà di raggiungerla. I fatti proveranno che aveva ragione, in quanto lo Stato Libero evolverà verso la sperata repubblica indipendente, ma in quei giorni gli oppositori temettero che il Trattato non avrebbe mai consentito una reale indipendenza irlandese.

La frattura all'interno del movimento nazionalista

La frattura all'interno del movimento nazionalista tra favorevoli e contrari al Trattato toccò pure i rapporti personali, dal momento che principali esponenti delle due fazioni erano stati amici ed avevano combattuto insieme la guerra d'indipendenza. Questa commistione tra idee politiche e rancori personali finì per rendere il confronto ancora più aspro.

Michael Collins si convinse che Eamon de Valera, conoscendo l'impossibilità di ottenere maggiori concessioni dal governo britannico, l'aveva mandato ai negoziati per renderlo responsabile degli inevitabili compromessi e far ricadere su di lui la conseguente impopolarità. Collins si sentì tradito, quando de Valera rifiutò di approvare gli accordi da lui raggiunti nelle trattative con David Lloyd George e Winston Churchill.

Il 7 gennaio 1922, il Dáil Éireann (il parlamento della Repubblica irlandese) approvò gli accordi di stretta misura (64 voti contro 57) . Immediatamente de Valera si dimise dalla carica di Presidente della Repubblica e la parte del Sinn Fein contraria al Trattato abbandonò il Dáil. De Valera sostenne che, approvando il Trattato, i parlamentari avevano rotto il loro giuramento di fedeltà verso la Repubblica Irlandese. I contrari al Trattato cercarono, senza successo, di stabilire un proprio governo.

Nel contempo, il Governo Provvisorio, sotto la guida di Collins e Arthur Griffith, iniziò ad organizzare le strutture dello Stato Libero, tra cui una nuova forza di polizia ed un esercito nazionale, che sostituisse l'IRA. Da allora, i sostenitori del Trattato saranno indicati come "Esercito Nazionale" o forze dello Stato Libero. I loro avversari, come IRA o Irregolari. La parte dell'IRA contraria al trattato rivendicava di difendere la Repubblica Irlandese, proclamata durante l'Easter Rising del 1916 e creata dal Primo Dáil, a suo giudizio tradita da coloro che avevano concluso gli accordi con il governo britannico.

Eamon de Valera dichiarò di voler servire come un normale volontario dell'IRA, e lasciò la guida dei repubblicani contrari al Trattato a comandanti militari come Liam Lynch e Frank Aiken.

La guerra

I combattimenti a Dublino

Il 13 aprile 1922, militanti contrari al trattato occuparono il palazzo delle Four Courts, sulla riva del Liffey, a Dublino. Erano guidati da Rory O'Connor e si proponevano di iniziare un confronto armato con le truppe britanniche, eventualità che avrebbe convinto entrambe le fazioni dell'IRA ad

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unirsi contro il comune nemico. I sostenitori dello Stato Libero videro però nell'azione un atto sedizioso, che doveva essere represso dalle forze dello Stato irlandese. Ne risultò un'attesa carica di tensione. Michael Collins cercò di convincere gli occupanti delle Courts, molti dei quali erano stati suoi amici e commilitoni, a ritirarsi prima che esplodesse la violenza. Di fronte al loro rifiuto e alla minaccia che i britannici intervenissero militarmente, minando lo Stato appena nato, Collins ruppe gli indugi ed ordinò all'artiglieria di bombardare le Courts. Non furono quelli i primi colpi sparati, in quanto si erano già avute scaramucce in diversi luoghi del paese, mentre le truppe britanniche stavano lasciando le loro guarnigioni. Quello fu però il punto di non ritorno, l'inizio di fatto della guerra civile.

Collins aveva accettato la fornitura di pezzi d'artiglieria da parte dei britannici e questa superiorità militare dell'esercito regolare decise gli scontri alle Four Courts. I rivoltosi, dotati solo di armi leggere, si arresero dopo qualche giorno. Alcuni leader contrari al trattato, come Ernie O'Malley, riuscirono però a sfuggire alla prigionia e continuarono a combattere altrove.

Nel caos dei combattimenti, l'edificio che ospitava gli archivi pubblici irlandesi fu interessato da una grande esplosione. Migliaia di documenti, riguardanti mille anni di storia irlandese, laica e religiosa, furono persi per sempre.

Anche dopo la resa delle Courts, a Dublino si continuò a combattere duramente, fino al 5 giugno, quando reparti dell'IRA contrari al Trattato occuparono O'Connell Street, provocando un'ulteriore settimana di combattimenti per strada. Tra le vittime degli scontri ci fu il leader repubblicano Cathal Brugha.

Sempre in giugno si tennero le elezioni, che sancirono la vittoria dei favorevoli al Trattato. Vennero eletti 58 candidati favorevoli all'accordo, 36 contrari, 17 laburisti e 17 appartenenti ad altre formazioni.

Quadro strategico della guerra

La fine dei combattimenti a Dublino lasciò le forze governative saldamente padrone della capitale irlandese, mentre i loro avversari erano dispersi nel paese, soprattutto nel Sud e nell'Ovest.

Sebbene i contrari al trattato avessero un seguito considerevole all'interno dell'IRA, difettavano di una vera e propria struttura di comando, di una chiara strategia e, soprattutto, di armi. Dovettero così adottare dappertutto una strategia difensiva.

Michael Collins ed i suoi ufficiali furono in grado di mettere in piedi una struttura militare in grado di sopraffare gli irregolari sul campo. A dare un grande vantaggio alle forze governative contribuirono anche i rifornimenti britannici di artiglieria, aerei, veicoli blindati, mitragliatrici e munizioni. Alla fine della guerra, l'esercito nazionale comprendeva 55.000 uomini, una cifra enormemente superiore a quella che lo Stato Irlandese avrebbe dovuto mantenere in pace. Collins reclutò gli ufficiali più decisi tra le file della Dublin Brigade dell'IRA, che aveva comandato durante la guerra d'indipendenza e specialmente tra i componenti della cosiddetta Squad, un gruppo di fuoco che, alle sue dirette dipendenze, aveva compiuto molte "esecuzioni" di agenti segreti britannici, poliziotti ed anche di semplici cittadini, sospettati di collaborazionismo. Prima della fine della guerra, molti di loro saranno coinvolti in diverse atrocità contro gli Irregolari. Al di là dell'arruolamento di molti membri dell'IRA favorevoli al Trattato, il nerbo dell'esercito nazionale fu costituito da irlandesi che, dopo aver combattuto la Prima Guerra Mondiale nell'esercito britannico, si trovavano disoccupati.

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Lo Stato Libero prende il controllo delle maggiori città

Con la capitale saldamente in mano ai governativi, i combattimenti scoppiarono nel resto del paese. Cork, Limerick e Waterford caddero per breve tempo nelle mani dei ribelli, ma la loro mancanza di preparazione ed armamenti in grado di affrontare una guerra convenzionale fece sì che ben presto le maggiori città fossero riprese dall'esercito regolare senza grandi difficoltà. Il 10 agosto, i governativi ripresero Cork grazie ad un'operazione anfibia. Le vittorie militari dell'esercito nazionale nelle maggiori città segnarono l'inizio di una guerriglia inconcludente, caratterizzata dall'assassinio di molte personalità politiche. Il 22 agosto Michael Collins, capo del governo provvisorio e Comandante in Capo dell'esercito, venne ucciso in un'imboscata a Beal na mBlath, vicino alla sua città natale, Clonakilty. Il presidente dello Stato Libero, Arthur Griffith, era morto dieci giorni prima, vittima di un'emorragia cerebrale. Il governo dello Stato Libero divenne così responsabilità di William T. Cosgrave, mentre l'esercito passò sotto il comando del generale Richard Mulcahy.

Esecuzioni e fine della guerra

L'ultimo periodo della guerra fu caratterizzato da un crescendo di atrocità che lasciò un segno profondo nella politica irlandese. I membri dell'IRA contrari al Trattato iniziarono ad assassinare i membri del Parlamento, a cominciare da Sean Hales, amico fraterno di Collins, il cui fratello era un importante membro dell'IRA di Cork. In risposta, il governo dello Stato Libero iniziò a fucilare gli Irregolari che erano caduti prigionieri. Per l'omicidio di Hales, subirono questa sorte quattro dirigenti repubblicani (uno per provincia): Rory O'Connor, Liam Mellows, Joseph McKelvey e Dick Barrett. In totale, durante la guerra lo Stato Libero condannò a morte 77 Irregolari, compreso lo scrittore e negoziatore del Trattato Robert Erskine Childers. La cifra verrà, nei decenni seguenti, spesso richiamata con acredine dai membri del Fianna Fail nelle polemiche politiche. Inoltre, soprattutto nella Contea di Kerry, dove la guerriglia era particolarmente aspra, l'esercito regolare inaugurò la pratica di uccidere i nemici caduti prigionieri.

Gli Irregolari non potevano mantenere un'efficace guerriglia, perché la grande maggioranza della popolazione irlandese era contro la rivolta in quanto terrorizzata dall'idea di ricadere in un nuovo conflitto, ancora più tragico, in quanto tra connazionali. Ciò fu confermato dalle elezioni svolte nel 1923, appena dopo la guerra, in cui il partito Cumann na nGaedheal, favorevole allo Stato Libero vinse agevolmente. Anche la Chiesa Cattolica appoggiava lo Stato Libero, ritenendolo unico governo legittimo del paese e si rifiutava di amministrare i Sacramenti agli Irregolari che vennero scomunicati.

La decisione del Governo, la mancanza di armi, l'avversione popolare e la perdita di fiducia dei militanti contrari al Trattato determinarono infine la sconfitta degli Irregolari. Nel maggio 1923, Frank Aiken, che durante la guerra d' indipendenza aveva comandato la Fourth Northern Division dell'IRA ed era il comandante militare degli Irregolari dichiarò un cessate-il-fuoco e ordinò ai suoi combattenti di mettere da parte le armi, piuttosto che arrendersi o continuare una guerra ormai persa.

Molti storici sostengono che la morte di Liam Lynch, repubblicano intransigente, avvenuta nel corso di uno scontro sui monti Knockmealdown nella contea di Waterford, abbia permesso al più pragmatico Aiken di interrompere una lotta ormai inutile.

Molti militanti irregolari (incluso De Valera), tornati a casa dopo aver gettato le armi, furono arrestati nel corso delle settimane seguenti la fine della guerra.

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Attacchi ai Lealisti

Anche se il casus belli era stato il Trattato, molti Irregolari videro la loro lotta come prosecuzione della tradizionale causa repubblicana degli "uomini senza proprietà". Si videro quindi molti attacchi ai proprietari terrieri Lealisti e molte proprietà vennero occupate dai piccoli proprietari. Molti Lealisti avevano aiutato le forze della Corona durante la guerra d'Indipendenza ed il confuso periodo della guerra civile li trasformò in facili bersagli. Rischiavano non solo i proprietari terrieri, ma pure i semplici cittadini sospettati di aver dato un qualsiasi supporto morale ai britannici durante la guerra.

Sebbene gli Irregolari non facessero distinzioni tra sostenitori del governo cattolici e protestanti, lo Stato Libero si adoperò per tutelare questi ultimi e le loro proprietà, soprattutto nella contea di Louth, dove fu organizzata una forza di polizia con questo specifico compito.

Risultati della guerra e sue conseguenze

La guerra civile, benché breve, fu sanguinosa. Costò la vita anche a personaggi di primo piano, come Michael Collins, Liam Lynch e Rory O'Connor, che erano stati protagonisti della lotta contro gli Inglesi. Entrambi le parti si resero responsabili di atti brutali: gli irregolari assassinarono membri del parlamento ed incendiarono numerosi edifici storici (come il famoso Moore Hall nel Mayo, perché il suo proprietario era diventato senatore). I governativi condannarono a morte molti prigionieri, ufficialmente o clandestinamente. I morti dell'esercito nazionale furono all'incirca 800 ed il totale delle vittime è stimato in 4.000. Le forze Irregolari in ritirata causarono molte distruzioni, per cui l'economia dello Stato Libero subì un duro colpo, proprio nei primi anni della sua esistenza. Dopo la fine della guerra, oltre 12.000 Irregolari furono presi prigionieri e non vennero rilasciati fino al 1924.

Facendo un confronto con altre guerre civili d'inizio secolo (quella di Spagna, o quella russa) si deve concludere che quella irlandese fu meno sanguinosa, ma forse più tragica in quanto vide contrapposti uomini che fino a pochi mesi, se non giorni, prima avevano combattuto fianco a fianco per la libertà della loro patria.

Il fatto che la guerra venne combattuta tra fazioni del movimento indipendentista consentì all'Irlanda del Nord di consolidare le sue strutture di governo. Fu solo dopo la fine della guerra civile, infatti, che i nazionalisti irlandesi iniziarono a considerare azioni armate contro il governo filo-britannico nelle sei contee dell'Ulster.

La politica irlandese è stata a lungo influenzata dalla guerra civile ed ancora oggi i due principali partiti politici sono gli eredi dei due schieramenti: il Fianna Fáil (fondato da de Valera e composto dagli oppositori del Trattato) ed il Fine Gael (che ha le sue radici tra i favorevoli agli accordi). In aggiunta, fino agli anni settanta, quasi tutti i politici irlandesi più importanti erano stati combattenti della guerra civile, fattore che contribuì a rendere difficili le relazioni tra i due maggiori partiti irlandesi. Ad esempio combatterono in campo repubblicano Eamon de Valera, Frank Aiken e Sean Lemass, in quello dei favorevoli all'accordo William T. Cosgrave, Richard Mulcahy e Kevin O'Higgins.

Quando, negli anni trenta, il Fianna Fail prese il potere per la prima volta, la guerra civile sembrò sul punto di ricominciare, tra l'IRA ed i Blueshirts, movimento di vaga ispirazione fascista guidato da Eoin O'Duffy, che era stato Capo di Stato Maggiore dell' esercito e Capo della Polizia dello Stato Libero, prima di essere sostituito dal governo guidato da de Valera. Nonostante le tensioni non ci fu

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una nuova guerra civile e, dagli anni cinquanta, la violenza non fu più un fattore d'influenza sulla politica della Repubblica.

D'altronde, l'IRA continuò ad esistere e fino agli anni ottanta, rivendicò di essere il governo provvisorio della Repubblica irlandese, proclamata nel 1918 ed abrogata dagli accordi del 1921. Alcuni, come Michael McDowell, sostengono che su questo atteggiamento, originato dalla guerra civile, si basi ancora l'ideologia della Provisional IRA.

3) Storia contemporanea dell’Irlanda del Nord

Risveglio nazionalista

Sul finire del XIX secolo la maggioranza del popolo irlandese chiedeva l'indipendenza dal governo inglese; il Partito Nazionalista Irlandese chiese alla Camera dei Comuni britannica (l'equivalente dell'italiana Camera dei Deputati) l'istituzione dell'autogoverno (in inglese Home rule) in tutto il territorio irlandese. Tale atto avrebbe garantito al Regno Unito il possesso dell'Irlanda nel suo immenso Commonwealth, ma avrebbe dato agli irlandesi la possibilità di gestire da soli la politica e l'economia interna della loro isola. Nel 1886 e nel 1893, questa proposta passò con voto favorevole alla Camera dei Comuni britannica, ma in entrambi i casi fu respinta dalla Camera dei Lord. Questo portò a gravi conseguenze politiche, che costarono addirittura delle modifiche alla legislatura inglese: nel 1911, infatti, fu approvato un decreto che riduceva il potere della Camera dei Lord di rigettare le proposte di legge avanzate dalla Camera dei Comuni britannica: la firma sull'autogoverno sembrava imminente nel giro di poco tempo.

Le minoranze irlandesi, particolarmente nell'Irlanda del Nord chiedevano tuttavia che fosse ripristinato il precedente Atto d'Unione del 1800, che sanciva l'unione definitiva dell'Irlanda al Regno Unito. Il 28 settembre del 1912 James Craig, capo degli unionisti, redasse un documento con cui chiedeva che l'Ulster fosse escluso dall'autogoverno raccogliendo ben 450.000 firme.

Il gesto era significativo. L'Irlanda del Nord era la regione più ricca dell'isola, e Belfast era un porto privilegiato per i traffici con Scozia ed Inghilterra; la massiccia colonizzazione inglese della regione aveva portato anche ad uno squilibrio religioso: in Ulster, la maggioranza era nettamente protestante, mentre il resto dell'isola è sempre stato storicamente cattolico.

Prima guerra mondiale

Nel frattempo cambiava il governo inglese: i Laburisti cedevano il passo ai Conservatori, che non vedevano di buon occhio l'autogoverno irlandese, e nel Parlamento veniva dato ampio spazio agli Unionisti. Spinti dalla situazione politica favorevole, nacque il primo gruppo armato paramilitare irlandese: gli unionisti del Volontari dell'Ulster. Ciò portò alla creazione di un altro gruppo paramilitare, stavolta indipendentista: i Volontari d'Irlanda. Ma mentre il paese sembrava sull'orlo della guerra civile, il 28 giugno del 1914, Gavrilo Princip uccise l'arciduca austriaco Francesco Ferdinando in visita a Sarajevo, dando il via ad una concatenazione d'eventi che porterà il mondo nella Grande guerra. Gli Unionisti e gli Indipendentisti rinunciarono ad ogni pretesa per far fronte comune contro il nemico, e molti costituirono i battaglioni che combatterono poi sul continente.

Tuttavia, anche in piena guerra, qualcosa si continuò a muovere. Durante le celebrazioni pasquali del 1916, ci fu la cosiddetta Sollevazione di Pasqua, durante la quale gli indipendentisti, guidati da Thomas Clarke e James Connolly chiedevano la fine dell'autogoverno, che secondo loro era troppo filo-inglese. La rivolta, che non suscitò l'entusiasmo popolare, neppure negli ambienti repubblicani

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e nazionalisti, venne repressa dopo pochi giorni (si dice che molti dublinesi salutarono la fine dei combattimenti sventolando la bandiera inglese). Fu la brutale esecuzione di alcuni insorti, tra cui uno dei principali esponenti della rivolta, James Connolly, avvenuta nel carcere di Kilmainham nelle settimane successive, a mutare radicalmente l'atteggiamento della pubblica opinione sulla Sollevazione di Pasqua, chiamata successivamente anche Pasqua di Sangue. Nel 1917 i Volontari Irlandesi assunsero le leve del comando del partito Sinn Fein, rimasto senza capi, e nel 1919 cambiarono il nome delle loro truppe in Esercito Repubblicano Irlandese (in lingua: Irish Republican Army, da cui l'acronimo IRA).

La prima guerra mondiale terminò nel 1918, e la crisi tra Irlanda e Regno Unito si fece più acuta. Alle elezioni per il rinnovo del Parlamento, il nuovo partito irlandese ottene 23 dei 30 seggi destinati ai rappresentanti dell'isola. Ma questi si rifiutarono di entrare nel Parlamento inglese di Westminster e ne aprirono uno fuorilegge, il Dáil Éireann. Questo proclamò l'indipendenza, che però non fu riconosciuta da nessun paese; fu così che iniziò la Guerra d'indipendenza irlandese.

Guerra d'indipendenza irlandese

Dopo un'aspra guerra di indipendenza, nel 1921 i rappresentanti del governo britannico ed i rappresentanti del parlamento fuorilegge irlandese negoziarono la pace.

In ambito internazionale fu riconosciuto uno stato irlandese con il nome di Stato Libero d'Irlanda (in gaelico Saorstát Éireann, in inglese "Irish Free State"). Il nuovo stato libero avrebbe dovuto coprire in teoria l'intera isola, ma le due parti concordarono che l'Irlanda del Nord (che era già diventata un'entità autonoma) potesse scegliere se rimanere sotto il Regno Unito, cosa che fece. Il Dáil Éireann approvò il trattato di pace.

Repressione nord-irlandese

Una volta assicuratasi la fedeltà al Regno Unito, l'Irlanda del Nord mise in atto una feroce vendetta verso tutti quelli che, in un modo o nell'altro, venivano considerati troppo vicini alla politica dell'Eire: furono ridisegnati i confini elettorali, in modo da inserire i cattolici in distretti a maggioranza schiacciante protestante, estromettendoli così dal potere; l'insegnamento del gaelico era stato quasi proibito, in favore dell'inglese, e così via. La minoranza cattolica e nazionalista restava così in secondo piano. Fin quando l'assassinio di tredici civili disarmati, a Derry, da parte di paracadutisti britannici il 30 gennaio del 1972 (eccidio passato alla storia come domenica di sangue o Bloody sunday), infiammò la situazione e rivoltò i nazionalisti contro l'esercito britannico.

Apparve per la prima volta la Provisional IRA (un gruppo di fuoriusciti dall'IRA), e la campagna di violenza condotta da gruppi terroristici lealisti quali l'Ulster Defence Association e altri, portò l'Irlanda del Nord sull'orlo della guerra civile. Lungo tutti gli anni anni settanta e ottanta, gli estremisti di entrambi gli schieramenti, portarono avanti una serie di brutali omicidi di massa, spesso di civili innocenti. Tra i più famosi, l'attentato al Le Mon e gli attentati a Enniskillen e Omagh, eseguiti dai repubblicani, nel tentativo di forzare il cambiamento politico attraverso la guerriglia.

Alcuni ministri inglesi presero in considerazione l'ipotesi di cedere l'Irlanda del Nord all'Eire, come gesto definitivo per conservare la pace, ma questo provocò la cosiddetta "balcanizzazione dell'Irlanda del Nord": la Scozia avrebbe sostenuto anche militarmente l'Irlanda del Nord, così come il Galles avrebbe appoggiato l'Eire. Lo spettro di quanto in quegli anni stava accadendo alla Jugoslavia, ora si profilava anche nella prospera Inghilterra.

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L'esperienza dei politici inglesi riuscì tuttavia ad evitare il peggio: fu cambiata la legge elettorale, con l'Accordo del Venerdì Santo, propriamente conosciuto come Accordo di Belfast, che ora prevedeva che ogni partito che raggiungesse un determinato livello di supporto, ha titolo per nominare un proprio membro nel governo e per reclamare un ministero. Il leader unionista David Trimble divenne primo ministro dell'Irlanda del Nord.

L'assemblea e l'esecutivo sono attualmente sospesi a causa della minaccia unionista circa il presunto ritardo da parte dell'IRA nell'implementare lo smantellamento del proprio arsenale e la scoperta di una rete di spionaggio dell'IRA operante all'interno delle istituzioni. Ancora una volta il governo è condotto dal segretario di stato per l'Irlanda del Nord Peter Hain e da una commissione ministeriale britannica che ad esso risponde.

Il cambiamento di clima venne rappresentato dalla visita di Elisabetta II alla sede del Parlamento a Stormont, dove incontrò i rappresentanti unionisti così come quelli nazionalisti, e parlò del diritto dei cittadini nordirlandesi che si sentono irlandesi di essere trattati con eguali diritti di quelli che si sentono britannici. Allo stesso modo, il presidente irlandese Mary McAleese durante la sua visita si incontrò con i ministri unionisti a con i locali rappresentanti della corona di ogni contea.

Nuovo parlamento di Stormont (2007)

Dall'8 maggio 2007 si è insediato il nuovo Parlamento di Stormont. Il primo ministro è l'unionista Ian Paisley del Partito Democratico Unionista, mentre il vice ministro è Martin McGuinness dello Sinn Fein.

Le elezioni che hanno portato a questo risultato, avvenute il 7 marzo, hanno visto la vittoria dei due maggiori partiti della provincia. Il Partito Democratico Unionista di Ian Paisley si è attestato sopra il 30% dei consensi, guadagnando 36 seggi. Dietro lo Sinn Fein, con il 26% dei voti e 28 seggi. Il Partito Unionista dell'Ulster è crollato al 14% delle preferenze con la conquista di 18 parlamentari. Ai socialdemocratici di Mark Durkan è rimasto il 15% dei voti e 17 membri eletti. Si è assistiti inoltre alla crescita dell'Alliance Party con 7 seggi e l'elezione della prima parlamentare straniera nella provincia (Ann Lo, di origini cinesi).

Il Democratic Unionist Party di Ian Paisley, vincitore assoluto delle elezioni, ha scelto i propri ministeri in modo da gestire le decisioni chiave del futuro governo nord-irlandese. La scelta del leader unionista è caduta sul ministero delle finanze affidato a Peter Robinson; su quello per lo sviluppo, commercio e investimento guidato da Nigel Dodds; sul ministero dell'ambiente diretto da Arlene Foster, mentre Edwin Poots sarà a capo del ministero della cultura e delle arti. Inoltre Ian Paisley sarà alla guida del parlamento nord-irlandese, con il figlio Ian Junior aggregato all'ufficio di Presidenza. Altri ruoli chiave affidati ai fedelissimi dei Paisley saranno le presidenze dei vari comitati dell'Assemblea di Stormont, che dovranno vigilare su molte questioni relative al funzionamento del governo provinciale.

Lo Sinn Fein, secondo partito della provincia, fornirà alla nuova Assemblea il vice primo ministro, Martin McGuinness, e poi occuperà i ministeri dell'educazione (per la seconda volta), quello dello sviluppo regionale e il ministero dell'agricoltura e sviluppo rurale. Le persone prescelte da Gerry Adams per portare avanti tali ruoli sono, rispettivamente Michelle Gildernew, Conor Murphy e Caitriona Ruane. Nell'ufficio di presidenza verrà aggregato l'ex portavoce del settore sicurezza Gerry Kelly.

Il Partito Unionista dell'Ulster ha scelto di guidare l'importante ministero della salute - che gestisce quasi il 46% del budget per l'Irlanda del Nord - affidandolo a Michael McGimpsey mentre il leader,

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sir Reg Empey, guiderà il ministero per l'occupazione e l'apprendimento. Quest'ultimo è un dicastero a rischio perché potrebbe venire inglobato nel ministero per l'educazione.

L'unico ministero a disposizione dell'SDLP di Mark Durkan è quello per lo sviluppo sociale, dove i socialdemocratici presentano Margareth Ritchie che, nelle parole del leader, "è una dei migliori membri del nostro partito, con la reputazione di essere una grande lavoratrice. Poi è donna. Non ci sono dubbi che sarà un ottimo ministro e guiderà gli sforzi di cambiamento dell'SDLP nello sviluppo sociale".

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Lista delle ballate irlandesi

Politiche

XVI e XVII secolo

The Flight of Earls - riguardo la fuga dei nobili irlandesi dopo la sconfitta inflitta dagli inglesi all’inizio del XVII secolo.

Follow me up to Carlow - riguardo Fiach MacHugh O'Byrne e la Seconda Rivolta dei Desmond contro Elisabetta I d’Inghilterra, scritta nel XIX secolo.

Alasdair MacColla - canzone datata attorno gli anni 40 del XVII secolo riguardo il soldato Alasdair MacColla. Tuttora suonata dai Clannad.

Lament for Owen Roe - ballata scritta a metà del XIX secolo riguardo Owen Roe O'Neill morto nel 1649

Lilliburlero - Ballata protestante composta per la prima volta negli ultimi anni 80 del XVII secolo, quando stava iniziando la Guerra dei Due Re in Irlanda

The Boyne Water - canzone datata 1690 riguardo la battaglia del Boyne The Sash song – composta all’inizio del XX secolo riguardo gli eventi degli anni 90 del

XVII secolo. Derry's Walls - commemorazione dell’assedio di Derry del 1689.

Ribellione del 1798

Canzoni dalla Ribellione irlandese del 1798:

Boolavogue - canzone di P.J. McCall (1861-1919) riguardo Fr. John Murphy, uno dei capi della rivolta del Wexford.

The Wind that Shakes the Barley- Il rimorso di un giovane nel lasciare la ragazza amata per unirsi alla Società degli Irlandesi Uniti è interrotto quando lei viene uccisa da un proiettile inglese.

The Rising of the Moon – Questa ballata invoca che la speranza e l’ottimismo vengano fuori allo scoppiare della Ribellione Irlandese del 1789.

The Croppy Boy – Una delle più tristi tra le canzoni della ribellione del 1798, riguarda il periodo seguente alla soppressione della ribellione e descrive come il clima di repressione spinge parenti e familiari a rifiutare qualsiasi legame pur di condannare i ribelli, per paura di essere giudicati colpevoli per associazione

The Wearing of the Green – canzone riguardo la repressione dopo la ribellione The Sean-Bhean bhocht – La "Povera Vecchia Signora", cioè l’Irlanda, sta per essere

liberata insieme ai francesi. Anche conosciuta come "The French are on the sea". Kelly of Killanne – Famosa ballata di P.J. McCall (1861-1919), racconta le gesta di John

Kelly, uno dei più famosi capi della rivolta del Wexford. The Liberty Tree – Ballata anonima, elogio della rivoluzione francese. Dunlavin Green – Ballata locale scritta in risposta del massacro di 36 prigionieri sospettati

di avere simpatie per la Società degli Irlandesi Uniti, a Dunlavin, presso Wicklow, il 24 maggio 1798.

Roddy McCorley – Famosa ballata di Ethna Carbery che si addolora dell’esecuzione di un giovane ribelle presbiteriano di Antrim; ce n’è anche una versione lealista in cui viene pianta la sua morte, ma viene biasimato per il suo tradimento da parte dei cattolici.

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Tone's Grave – Elogio a Wolfe Tone, capo della Società degli Irlandesi Uniti; la ballata è più comunemente conosciuta come "Bodenstown churchyard", scritta da Thomas Davis, uno dei capi del movimento della Giovane Irlanda.

Croppies Lie Down – Ballata orangista contro i ribelli irlandesi Henry Joy ballad – riguardo il capo della Società degli Irlandesi Uniti Henry Joy

McCracken Boys of '98 – Tributo agli irlandesi d’America The Minstrel Boy - in ricordo di alcuni amici di Thomas Moore che persero la loro vita nella

ribellione

XIX secolo

A Nation Once Again – L’inno del nazionalismo irlandese del XIX secolo The Bold Fenian Men – canzone riguardo i Feniani del XIX secolo, membri di

un’associazione politica per l’emancipazione dell’Irlanda dal governo inglese. The Fields of Athenry – Canzone degli anni 80 riguardo la grande carestia irlandese God Save Ireland- L’inno del nazionalismo irlandese del XIX secolo The Harp that Once (Rang Through Tara's Halls) – inno della Contea di Meath – una delle

melodie di Moore

XX secolo

1916-62

Oró Sé do Bheatha 'Bhaile – originariamente un’aria giacobita, è stata in seguito riscritta e popolarizzata dal poeta nazionalista Padraic Pearse.

Amhrán na bhFiann – o “La Canzone del Soldato”, inno dei volontari irlandesi. Dal 1927 è l’inno dello Stato Libero d’Irlanda (Éire/Republic of Ireland)

Come Out Ye Black and Tans – canzone di scherno dei lealisti, scritta da Dominic Behan, fratello di Brendan

The Foggy Dew – riguardo la Sollevazione di Pasqua del 1916 Kevin Barry – riguardo un giovane studente di medicina e rivoluzionario irlandese, che fu

giustiziato in maniera controversa durante la guerra di indipendenza irlandese. Salonica - canzone riguardo la permanenza forzata degli irlandesi nell’esercito britannico

durante la Prima Guerra Mondiale. Sean Treacy - ballata riguardo un uomo dell’IRA ucciso a Dublino nel 1920 The Boys of Kilmichael – ballata riguardo l’agguato di Kilmichael del 1920 The Boys of the Old Brigade – ballata nostalgica riguardo "the Old IRA" Dying Rebel The Rifles of the IRA - canzone denigratoria delle "Black and Tans", forze paramiritari

lealiste The Valley of Knockanure - riguardo un incidente nel 1921 Some Say the Divil is Dead - canzone satirica riguardo l'esercito britannico The Broad Black Brimmer - scritta da Noel Nagle, membro dei Wolfe Tones, in elogio

all'IRA durante la Guerra d'indipendenza del 1919-1921 Take It Down From The Mast - canzone riguardo la guerra civile irlandese, esprime una

posizione contraria al trattato The Old Alarm Clock - canzone di Brendan Behan riguardo la campagna di sabotaggio

condotta dall'IRA nel 1939.

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The Patriot Game - scritta da Dominic Behan riguardo Fergal O'Hanlon ucciso in azione durante la guerra di confine del 1956-62.

Sean South of Garryowen - riguardo Seán South, ucciso nella stessa battaglia di O'Hanlon Four Green Fields - canzone folk di Tommy Makem, scritta nel 1967; un'allegoria della

separazione dell'Irlanda. Hot Asphalt - scritta da Ewan MacColl e resa famosa dai The Dubliners. McAlpine's Fusiliers - Scritta da Dominic o da Brendan Behan e resa celebre anch'essa dai

The Dubliners; è una delle preferite dai fan.

Conflitto con il Nord 1969-98 [modifica]

Ballad Of Mairead Farrell - canzone di Seanchai & The Unity Squad riguardo Mairéad Farrell e i due membri dell'IRA uccisi nel 1988 a Gibilterra dal SAS.

Gibraltar song - canzone in memoria dello stesso episodio. Fightin' Men Of Crossmaglen - riguardo i repubblicani di South Armagh Go on Home British Soldiers My Little Armalite - canzone dei militanti repubblicani dei primi anni 70. Loughall Martyrs - canzone riguardo 7 membri dell'IRA uccisi a Loughgall nel 1987 The Men Behind the Wire - canzone degli anni 70 riguardo i campi di internamento in

Irlanda del Nord.

Unioniste

Non-politiche

Are Ye Right There Michael – canzone comica del XIX secolo riguardo un treno troppo lento sulla ferrovia West Clare che fa arrivare tardi il compositore (Percy French) ad un suo concerto

As I Roved Out The Bard Of Armagh Biddy Mulligan – riguardo una donna di Dublino The Black Velvet Band Carraigfergus – riguardo la cittadina di Carraigfergus nella contea di Antrim, in Irlanda del

Nord (più frequentemente viene chiamata Carrickfergus secondo l’usanza moderna) The Colleen Bawn The Contender – riguardo il pugile irlandese degli anni 30 Jack Doyle Danny Boy - Tra le più conosciute canzoni irlandesi, sebbene sia stata scritta da un inglese e

solo dopo fu trasformata di un'aria irlandese The Dawning of the Day – canzone del XIX secolo anche conosciuta come Fáinne Geal an

Lae Dicey Riley – riguardo il bere Down by the Sally Gardens Dublin in the Rare Old Times – Canzone degli anni 80 riguardo la Dublino degli anni 60

(composta da Pete St. John, fu riproposta dai Flogging Molly con il nome di "The Rare Ould Times")

Fairytale of New York – riguardo l’emigrazione (cantata nel 1988 dai The Pogues e Kirsty MacColl. Composta da Shane MacGowan)

From Clare to Here – riguardo l’emigrazione The Galway Races The Galway Shawl

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I'll take you home again, Kathleen I'll Tell Me Ma Ireland's Call – Inno ufficiale dell'Irish Rugby Football Union, che comprende giocatori

provenienti sia dalla Repubblica, sia dall’Irlanda del Nord The Irish Rover – canzone riguardo il disastro in mare di un vascello che navigava

dall’Irlanda verso le Americhe Killyburn Brae Leaving of Liverpool Limerick Is Beautiful The Lonesome Boatman A Longford Legend Mother Macree Molly Durkin Mursheen Durkin Molly – anche conosciuta come Nora, in riferimento a Nora Barnacle, moglie di James

Joyce) Molly Malone – Inno di Dublino (origini nel XVIII secolo) Monto (Take Her Up To Monto) - riguardo il famoso distretto a luci rosse di Dublino,

attorno a Montgomery Street. The Moonshiner The Mountains of Mourne - ballata composta da Percy French riguardo gli emigranti

irlandesi a Londra Nancy Spain The Auld Triangle - composta dallo scrittore Brendan Behan, riguardo il suo periodo di

prigionia a Mountjoy Prison. The Old Bog Road On Raglan Road Paddy On the Railway Phil the Fluters Ball - composta da Percy French The Rare Auld Mountain Dew - canzone della bevuta dedicata al whiskey distillato. The Rocky Road to Dublin The Rose of Tralee Rose of Clare She Moved Through the Fair - una delle più celebri melodie di Moore del XIX secolo Songs of Love - Canzone degli anni 90 del gruppo The Divine Comedy (composta da Neil

Hannon) Seven Drunken Nights The Spanish Lady Whiskey in the jar The Wild Rover - Canzone che rivisita la parabola del figlio prodigo in chiave folkloristica

irlandese