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Sapienza Università di Roma DIPARTIMENTO DI STUDI GRECO - LATINI , ITALIANI , SCENICO - MUSICALI SEMINARIO venerdì 29 aprile 2016 Storia linguistica della Grande guerra e altre scritture nel continuum: insegnare la variazione Paola Cantoni - Rita Fresu (Sapienza Università di Roma - Università di Cagliari) [email protected] [email protected]

Storia linguistica della Grande guerra e altre …...Sapienza Università di Roma DIPARTIMENTO DI STUDI GRECO-LATINI, ITALIANI, SCENICO-MUSICALI SEMINARIO venerdì 29 aprile 2016 Storia

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Sapienza Università di Roma

DIPARTIMENTO DI STUDI GRECO-LATINI, ITALIANI, SCENICO-MUSICALI

SEMINARIO

venerdì 29 aprile 2016

Storia linguistica della Grande guerra

e altre scritture nel continuum:

insegnare la variazione

Paola Cantoni - Rita Fresu (Sapienza Università di Roma - Università di Cagliari)

[email protected]

[email protected]

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Dal tetto della tradotta che lo conduce al fronte,

il milanese Giovanni Busacca (Vittorio Gassman),

dopo essersi accapigliato col romano Oreste

Jacovacci (Alberto Sordi), ribadisce con amarezza

la sua estraneità a un evento lacerante, che non

comprende, e non gli appartiene, condensandola

nella nota frase del capolavoro cinematografico di

Mario Monicelli, che emblematicamente si è scelta

in epigrafe al volume: «questa guerra non è mica

la guerra mia».

Non è appartenuta al protagonista della

pellicola monicelliana, così come non lo è stata di

tanti, e di tante, che però per la guerra, e della

guerra, sono stati costretti a scrivere. Per

rispondere a un bisogno, inusitato per alcuni,

meno estraneo, forse, per altri, ma per tutti, di

fatto, segnato dalla necessità di individuare lo

strumento adatto per farlo, in un momento storico

e sociale in cui questo strumento (ancora) non

c'era, anche attraverso un processo di

avvicinamento tra "alto" e "basso" [...] in cui si

collocano infinite soluzioni intermedie, fatte di

testi e di scriventi, di lingue e di linguaggi, che si

contagiano, si mescolano, si amalgamano, si

condizionano reciprocamente in una saldatura

linguistica tra livelli che, di là dall'evento bellico,

ha lasciato profonde tracce nella nostra storia

culturale.

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LEO SPITZER Lettere di prigionieri di guerra italiani 1915-1918, Torino, Bollati Boringhieri, presentazione di L. Renzi, nota linguistica di L. Vanelli, traduzione di R. Solmi, 20142 [19761] edizione originale: Italienische Kriegsgefangenenbriefe. Materialien zu einer Charakteristik der volkstümlichen Korrespondenz, Bonn, P. Hanstein, 1921]

scritture popolari e Grande guerra

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T. DE MAURO, Per lo studio dell’italiano popolare unitario, in A. ROSSI, Lettere da una tarantata, Bari, De Donato, 1970, pp. 43-75 [rist. in La lingua italiana oggi, un problema scolastico e sociale, a cura di L. Renzi e M. A. Cortelazzo, Bologna, il Mulino, 1977, pp. 147-164].

M. CORTELAZZO, Avviamento critico allo studio della dialettologia italiana, vol. III. Lineamenti di italiano popolare, Pisa, Pacini, 1972 [1976].

***

P. D’ACHILLE (1994), L’italiano dei semicolti, in Storia della lingua italiana, a cura di L. Serianni e P. Trifone, Torino, Einaudi, 3 voll., 1993-1994, vol. II, pp. 41-79.

P. D’ACHILLE (2010), Italiano popolare, in Enciclopedia dell’Italiano (EncIt), diretta da R. Simone, con la collaborazione di G. Berruto e P. D’Achille, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2 voll., 2010-2011, vol. I, pp. 723-726.

E. TESTA (2014), L’italiano nascosto. Una storia linguistica e culturale, Torino, Einaudi.

R. FRESU (2014), Scritture dei semicolti, in Storia dell’italiano scritto, a cura di G. Antonelli, M. Motolese, L. Tomasin , Roma, Carocci, 3 voll., vol. III Italiano dell'uso, pp. 195-223.

R. FRESU (2016), L’italiano dei semicolti, in Manuals of Romance Linguistics (MRL)/Manuale di Linguistica romanza, a cura di S. Lubello, Berlin-New York, De Gruyter, 2016, pp. 101-122.

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comprendere le dinamiche dell’unificazione linguistica e della diffusione dell’italofonia

fotografare i livelli di analfabetismo e di alfabetizzazione nel primo Novecento

documentare l’italiano popolare e le scritture dei semicolti, e in particolare:

- il sostrato dialettale e/o la varietà regionale

- le devianze linguistiche e il rapporto norma/uso

ricostruire la storia attraverso i documenti e le testimonianze “dal basso”

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Q. ANTONELLI, Storia intima della Grande Guerra. Lettere, diari e memorie dei soldati dal fronte, con un dvd del film di E. Verra Scemi di guerra, Roma, Donzelli, 2014.

A. GIBELLI, La guerra grande. Storie di gente comune, Roma-Bari, Laterza, 2014.

Dizionario storico della prima guerra mondiale, diretto da N. Labanca, Roma-Bari, Laterza, 2014.

M. MONDINI, La guerra italiana. Partire, raccontare, tornare 1914-18, Bologna, il Mulino, 2014.

A. CAZZULLO, La guerra dei nostri nonni: 1915-1918: storie di uomini, donne, famiglie, Milano, Mondadori, 2014.

N. MARANESI, Avanti sempre. Emozioni e ricordi della guerra di trincea, 1915-1918, prefazione di A. Gibelli, Bologna, il Mulino, 2014.

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ADN - Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano (AR): www.archiviodiari.org/index.php/home.html

ALSP - Archivio Ligure della Scrittura Popolare di Genova: www.dafist.unige.it/?page_id=1068

ASP - Archivio della Scrittura Popolare di Trento (Fondazione Museo Storico del Trentino): fondazione.museostorico.it/index.php/Archivi-e-collezioni/Fondi-e-collezioni/Archivio-della-scrittura-popolare; www.trentinocultura.net/catalogo/beni_cult/scritt_pop/scritt_pop_ind.asp.

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www.europeana1914-1918.eu/it

www.14-18.it

www.cimeetrincee.it

www.trentinograndeguerra.it (Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto, per una “rete” trentina dei musei e delle testimonianze, molti materiali anche per gli studenti)

www.archiviomemoriagrandeguerra.it (Centro Studi Storico Militari sulla Grande Guerra “Piero Pieri” di Vittorio Veneto)

www.grandeguerra.rai.it

www.centenario1914-1918.it (del governo)

www.rileggiamolagrandeguerra.i

www.centoannigrandeguerra.it (con una mappa e una rivista, inoltre un concorso educativo per studenti e docenti invitati a contribuire con materiale)

www.lagrandeguerra.net

www.lagrandeguerrapiu100.it (calendario web di grande impatto iconografico)

www.grandeguerra100.it (con una mappa interattiva del fronte)

www.lagrandeguerra.too.it

www.grandeguerra.com.it (per Carso e Isonzo)

www.ecomuseograndeguerra.it/veneto

www.itinerarigrandeguerra.it

www.monumentigrandeguerra.it

www.cadutigrandeguerra.it

Vd. P. CANTONI, Esplora le storie: scritture popolari on-line dalla Grande guerra, in «questa guerra non è mica la guerra mia». Scritture, contesti, linguaggi durante la Grande guerra, a cura di R. Fresu, Roma, il Cubo, 2015, pp. 35-54.

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Le ricognizioni linguistiche degli ultimi anni, in sintonia con alcuni significativi mutamenti di prospettiva che sfumano notevolmente i contorni delle cosiddette "scritture non letterarie", non si sono limitate a incasellare indistintamente le produzioni esaminate nella categoria dei semicolti, ma, sviluppando intuizioni già espresse agli albori delle teorizzazioni su tali scriventi, hanno tentato di collocarle nel continuum di competenze scrittorie che sempre più chiaramente si va delineando allo sguardo degli storici della lingua, e che si va progressivamente sostituendo alla tradizionale opposizione italiano standard(letterario)/italiano popolare.

Già tale cambiamento di visuale parrebbe motivo sufficiente a incoraggiare ulteriori scavi e, soprattutto, a indurre a un ripensamento degli obiettivi di simili sondaggi, che dunque dovrebbero essere finalizzati non tanto a enucleare, descrittivamente, la "solita" fenomenologia di italiano popolare, ormai ben consolidata nelle rassegne, quanto piuttosto ad accertare, attraverso l'expertise linguistica, il grado di acquisizione, o almeno di accostamento, da parte degli illetterati ai modelli normativi dell'epoca (tanto più per un periodo, quello del primo Novecento, nel quale si riconosce unanimemente l'esperienza della scrittura di massa).

Vd. R. FRESU, Scritture e Grande guerra: una storia linguistica tra "alti" e "bassi", in «questa guerra non è mica la guerra mia». Scritture, contesti, linguaggi durante la Grande guerra, a cura di R. Fresu, Roma, il Cubo, 2015, pp. 7-31, a p. 13.

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A sostenere la legittimità di tale intento (in particolare nell'arco cronologico che ci interessa) concorre un altro aspetto, forse meno lampante negli studi a disposizione, ovvero il fatto che la Grande guerra ha rappresentato una notevole sollecitazione alla scrittura anche per i piani alti della cultura. Se infatti si è insistito molto sulla spinta che il conflitto ha dato agli analfabeti, meno percorsa sembra essere la linea interpretativa che guarda all'evento bellico come spunto (quasi obbligato, se si pensa a certi obiettivi propagandistici e/o educativi) di scrittura da parte delle istituzioni che si sono trovate dunque nella condizione di adottare, elaborare, mettere in circolazione, più o meno consapevolmente - insieme alle ideologie - anche modelli linguistici e, spesso, efficaci canali (ufficiali e non) atti a diffonderli.

E, ancora, il conflitto ha rappresentato lo stimolo per tanti intellettuali che si sono cimentati in diversi generi, spesso comuni a quelli praticati dai semicolti (i diari, ad esempio), dando origine, come ben sappiamo, a una vera e propria letteratura della (Grande) guerra, i cui prodotti, in alcuni casi distanti spazialmente e temporalmente dalla trincea, ma assai vicini al grande pubblico (il teatro di guerra, ad esempio […]), non possono restare esclusi da una valutazione globale che miri a inquadrare i meccanismi di circolazione, acquisizione, riuso che si attuarono tra i vari strati sociali e i diversi piani della cultura.

Vd. R. FRESU, Scritture e Grande guerra: una storia linguistica tra "alti" e "bassi", in «questa guerra non è mica la guerra mia». Scritture, contesti, linguaggi durante la Grande guerra, a cura di R. Fresu, Roma, il Cubo, 2015, pp. 7-31, a pp. 13-14.

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Si tratta di dinamiche di contatto e scambio ben presenti agli storici, e individuate pienamente nelle panoramiche linguistiche, ma forse debolmente esplicitate (o quanto meno date per scontate) nelle disamine su campo, spesso intente, di fronte a un testo patentemente sub-standard, a segnalarne le vistose devianze dalla norma piuttosto che le corrispondenze o - forse più correttamente, nella prospettiva che si è scelto qui di adottare - gli elementi "importati" dall'alto; per non parlare delle sfumature "intermedie" (piuttosto difficili del resto da cogliere), richiamate (sempre più frequentemente) nelle premesse iniziali, ma poi raramente commentate nel corso delle analisi, che finiscono quasi sempre per puntare il riflettore sullo strafalcione ortografico, sulla sintassi sconnessa, sul malapropismo eclatante.

L'evento bellico, dunque, va (ri)visto come stimolo di scrittura, certamente, che muove in una doppia direzione: dal basso, ossia dalle classi culturalmente più svantaggiate, ma anche dall'alto, ossia per le masse, e, soprattutto, a uso e misura di esse.

Guardando le cose da tale angolazione si possono intravedere connessioni tra le scritture e la Grande guerra, e relative implicazioni linguistiche, forse non ancora messe pienamente a fuoco.

Vd. R. FRESU, Scritture e Grande guerra: una storia linguistica tra "alti" e "bassi", in «questa guerra non è mica la guerra mia». Scritture, contesti, linguaggi durante la Grande guerra, a cura di R. Fresu, Roma, il Cubo, 2015, pp. 7-31, a p. 15.

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Esplora le storie: scritture popolari on-line dalla Grande guerra di PAOLA CANTONI Ladino nelle scritture di guerra. Le lettere dal fronte di Simone Chiocchetti (1915-1916) di FABIO CHIOCCHETTI La lingua italiana nei diari e nella corrispondenza dei soldati di

Cortina d’Ampezzo di PAOLO GIACOMEL «Che cosa vuoi? La pace». La Grande guerra nell’Archivio di scrittura popolare di Vigevano di CECILIA DEMURU Il bersagliere Ettore Di Clemente ed i suoi «appunti del combattente» (18 agosto-6 ottobre 1915) di PAOLO MUZI La guerra tra le righe: analisi linguistica di un epistolario in “italiano colto” di Sicilia (1916-1917) di LUISA AMENTA «Giannì, non rientrare in Italì, finita la guerra finito tutto». Grande guerra ed emigrazione nel diario di un semicolto sardo di MARZIA CARIA Leo Spitzer e le circonlocuzioni per esprimere la parola fame di EDELTRAUD WERNER

Grande guerra e scritture esposte di PAOLO D’ACHILLE e DOMENICO PROIETTI La grammatica del parlato nei sillabari e nei libri di lettura per le scuole reggimentali alle soglie della Grande guerra di MICHELA DOTA e MASSIMO PRADA La propaganda durante la Grande guerra: analisi linguistica dei volantini dell’Archivio Storico di Rovereto di SILVIA LOI «Quattro parole, così, alla buona». Lessico e retorica negli opuscoli di propaganda di MIRKO VOLPI «So’ Italiano sì lo dico forte ». Il dialetto nei giornali di trincea dopo Caporetto di DAVIDE PETTINICCHIO Marte in Venere. La Grande guerra sui giornali femminili italiani di GIUSEPPE SERGIO «Canta che ti passa». Primi sondaggi linguistici sul corpus dei

canti della Grande guerra di DANIELE CALDIROLA, CECILIA DEMURU, GIUSEPPE POLIMENI Nascita di uno scrittore: note linguistico-stilistiche sul Giornale

di guerra e di prigionia di Carlo Emilio Gadda di LUIGI MATT

scritture dal popolo

scritture per il popolo

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Diario

della mia vita militare…

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www.europeana1914-1918.eu/it/contributions/5517

Mario Lodesani (Modena 1895 - Gorizia 1916) scrive il suo diario nei primi mesi del 1916 dall'Ospedale militare S. Paolo di Modena, dove era stato trasferito per un inizio di congelamento; morirà, appena ventunenne, nell’agosto dello stesso anno nell'ospedale da campo di Gorizia per le ferite riportate durante l'assalto al Monte Sabotino nel corso della VI battaglia dell'Isonzo. Le sue memorie si interrompono a p. 51. La famiglia conserva anche 106 lettere scritte alla fidanzata Ernesta Ascari che da lui ebbe un figlio, che Mario non conobbe mai.

Vd. CANTONI, Esplora le storie: scritture popolari on-line dalla Grande guerra, in «questa guerra

non è mica la guerra mia». Scritture, contesti, linguaggi durante la Grande Guerra, a cura di R. Fresu, Roma, il Cubo, 2015, pp. 35-54.

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Era il 26 agosto 1915, una magnifica giornata di Festa che passai allegramente insieme a molti miei compagni di Campo di Maserada (presso Treviso). Alla sera di questa giornata, mi avviai verso la mia tenda tutto contento di essermi divertito durante il giorno. Passarano varie ore che finalmente presi il sonno ma che purtroppo doveva durare poco. Difatti non era una mezz’ora che dormivo, che mi sento chiamare tutto in fretta. […] Arrivai a Treviso alla mattina del 27 Agosto dopo sei ore di marcia con uno zaino sulle spalle di ben 30 chili. Si mangiò un poco di carne e dopo fui chiamato con i miei compagni a raccolta nel cortile. Là mi fù dato i vestiti di panno, le galette, 2 scatole di carne, scarpe da montagna, coperta da campo e il corredo di lana. Dopo venne sera e si andò a fare un giro per città per far venire l’ora di andare a dormire in un po’ di paglia e attendere la mattina seguente. Passai la notte senza chiudere occhio e finalmente spuntò il giorno. Venne le 7 del mattino e fummo chiamati colle giberne vuote nel cortile. Un ora dopo s’accompagnarono al Deposito delle munizioni e si fù distribuito 9 pacchi di cartucce che dovevano far crescere il peso dello zaino! Ritornai al Deposito che ormai sapevo di sicuro di andare al fronte. Si passò la giornata parlando di cose di tutte le qualità e venne l’ora di andare a fare due passi per città che doveva essere l’ultimo. La mattina seguente (cioè 29 agosto) si partì per Belluno tra due ali di popolo che applaudiva al nostro passaggio. Dopo la partenza da Treviso, si arrivò a Belluno verso le 11 del mattino alla caserma del 56 Regg. E si mangiò alla meglio un po’ di carne in tutta fretta. Si aspetto le due del pomeriggio e si partì di nuovo, ma a piedi e collo zaino lardellato a guerra che pesava quasi 40 chili colle cartucce. Si marciò due ore per delle ripide salite che i polmoni non si riempivano più

DEVIANZE GRAFICHE

apostrofo omesso (Un ora);

accento omesso e ridondante (Si aspetto; fù);

caduta di grafema (Calalo ‘Calalzo’);

INTERFERENZA DIATOPICA

scambio preposizionale (si cercò da dormire);

si per ‘ci’ (s’accompagnarono; si fù distribuito; si passò in rivista e si dichiarò; si mettemmo; si gettammo; si fermammo);

DIMENSIONE ORALE

mancato accordo (mi fù dato i vestiti di panno, le galette, 2 scatole di carne, scarpe da montagna, coperta da campo e il corredo di lana; e si fù distribuito 9 pacchi di cartucce);

che polivalente (Passarano varie ore che finalmente presi il sonno ma che purtroppo doveva durare poco; venne l’ora di andare a fare due passi per città che doveva essere l’ultimo; Si marciò due ore per delle ripide salite che i polmoni non si riempivano più);

malapropismi (zaino lardellato a guerra; compiangere per ‘rimpiangere’).

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Alla mattina del giorno 19 Settembre si riprese la marcia per andare alle nostre trincee di 2° linea. Quì allora ho cominciato a sentire, e a vedere gli effetti della guerra. Strade mulattiere che si salivano con l’aiuto del Pistoch, tutte devastate. Feriti, ed ammalati sendevano le valli faticosamente per arrivare sulla strada carozzabile che li attendeva gli automobili della Croce Rossa. Il rombo del cannone. Ormai si sentiva prossimo, e le nostre grosse artiglierie rompevano i timpani delle orecchie. Marciai cosi, in mezzo a queste (prime) fino alla sera, e si arrivò morti dalla stanchezza fino alle ultime nostre trincee. Là cominciai a sentire le prime fatiche corporali, col cominciare a dormire all’aria aperta con una coperta sopra le gambe, dopo la faticosa marcia del giorno.

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Si vedeva il terreno che sembrava un vulcano, le trincee austriache sconvolte, e qualche suoi paletot colle teste andare per l’aria. In pochi minuti ero diventato inebetito dalla potenza, e dal fracasso dei nostri cannoni, che ormai non capivo più niente, e non conoscevo quasi più i miei quattro fedeli compagni. Mi svegliai alla mattina del giorno di tutti i Santi colla voce del nostro Generale che piangeva come un bambino a vedere la gran quantità di morti che erano sul terreno, e diceva che la colpa non era sua, e che purtroppo bisognava tentare di nuovo di poter prendere ad ogni costo la trincea nemica senza badare alle perdite.

Allora si fece sentire la voce del nostro Maggiore, che con furia, e chiamandoci vigliacchi diceva di inastare la baionetta, e andare avanti che non c’era pericolo. Non aveva nemmeno detto quelle parole offensive, che un Proiettile nemico lo colpì in petto, e che lo ridusse in un mucchio di carne che si dovette raccogliere con un telo da tenda.

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colloquialismi… un freddo del diavolo; mi fece sudare sangue e sputare i polmoni;

metafore… la bella pettinata [carneficina con mitragliatrici]; la pioggia di piombo; Cominciò una vera gara di fuochi artificiali di Bengala che nello stesso tempo era un divertimento, in mezzo a quel tanto disastro;

… e realismo fracassava la testa; gli fu fracassato il cranio; morti sfracellati; le granate dei cannoni sfracellavano mucchi di soldati che li riduceva irriconoscibili; una fucilata gli aveva preso nel basso ventre che lo fece rimanere secco a terra;

sfere semantiche: “sentire” gli effetti della guerra Cominciò a fischiarmi le prime pallottole vicino alle orecchie e giungermi i primi lamenti dei feriti; Il rombo del cannone. Ormai si sentiva prossimo, e le nostre grosse artiglierie rompevano i timpani delle orecchie; Ad un tratto, in mezzo a quel tuonare di cannoni e sotto un temporale che gettava acqua a catini, si sentì un squillo tromba echeggiare per quel monte così pauroso; Mi svegliai col rombo del cannone, e col crepitio delle mitragliatrici e dei fucili cosa che per mè era nuova; Come tanti fulmini, cominciò a tuonare i cannoni austriaci, e crepitare le mitragliatrici; Nel silenzio della notte si sentiva qualche lamento di un povero ferito che chiamava soccorso, e un po’ di acqua, e poi altri che colla voce fioca imploravano la madre i figli, e pian piano tacevano e si capiva che erano i suoi ultimi lamenti; un urlo selvaggio al grido di (Savoia) si alzo tra quelle nevose vette.

… e similitudini In verità tremavo come una foglia al vento, dalla paura; La mattina seguente mi svegliai con il rombo vicino del cannone, ma intirizzito e bagnato come un pulcino; si gettammo tutti a terra stretti come le sardelle, ma si dormì lo stesso come i ghiri dalla gran stanchezza; Si cominciò a strisciare per terra come tanti serpenti.

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Ettore Di Clemente (Bominaco [AQ] 1890 –

Torino 1916), di professione contadino, nasce il 21

dicembre 1890 a Caporciano, frazione del

Comune di Bominaco in provincia dell’Aquila, e

muore da bersagliere il 1 gennaio 1916, a ventisei

anni appena compiuti, presso l’Ospedale

territoriale Vittorio Emanuele 3o di Torino per le

ferite riportate al fronte. È sepolto proprio a

Torino nel Sacrario Militare dei caduti nella

Grande Guerra, eretto presso la chiesa della Gran

Madre di Dio. Nel momento in cui viene

richiamato alle armi (il 20 aprile 1915, inquadrato

nel 2o Reggimento Bersaglieri), Ettore è un

veterano in quanto ha già partecipato alla guerra

di Libia (arruolato nel 1911, rimpatriato e

congedato nel 1913). Dopo la sua morte, la sorella

Ersilia ha ricevuto dal comando del Reggimento

gli effetti personali, tra i quali un diario

giornaliero dell’esperienza in trincea, redatto tra

metà agosto e i primi di ottobre 1915.

Vd. P. CANTONI, Esplora le storie: scritture popolari on-line dalla Grande guerra, e P. MUZI, Il bersagliere Ettore di Clemente e i suoi “Appunti del combattente” (18 agosto – 6 ottobre 1915), ambedue in «questa guerra non è mica la guerra mia». Scritture, contesti, linguaggi durante la Grande guerra, a cura di R. Fresu, Roma, il Cubo, 2015, rispettivamente pp. 35-54 e pp. 113-132.

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GRAFIA

grafia unita e separata (ipezzi; mitocca; emisono; eccisiamo; perri parasse 'per ripararsi');

accento ridondante (fà; sù);

diacritico omesso (anno 'hanno’; cianno ‘ci hanno’);

scempiamento (efrede);

raddoppiamento anche fonostintattico (i bbelli; immezze; acominciato appiovere; E dopo arrasserenate ca cominciato attirare il vento fredo checcisianno);

caduta di elementi fonici (reoplano 'aereoplano'; arropere 'a rompere'; co 'con');

disgrafie (aqua);

INTERFERENZA DIATOPICA

resa di vocale indistinta finale con <e> (cimente armete; sembre);

lenizioni (Fanderia 'Fanteria'; durande 'durante'; smondado 'smontato');

assordimenti (infancata 'infangata' piancere 'piangere'; compattimente 'combattimento'; tremento 'tremendo'; latenta 'la tenda');

affricazione sibilante (riconzolati, anche come ipercorrettismo: forsa 'forza');

scambio ausiliare (eabbiamo stato tutto il giorno appuntato didietro auna collina; Sianno prese un pò di paura);

DIMENSIONE ORALE/POPOLARE

che polivalente (anno provato arropere lastrada nostra checcidoveva passare inostri cannone);

TRATTI SUBSTANDARD

si per 'ci' (questa matina sistiamo accodere);

forme verbali analogiche (sie apparito 'è apparso');

STILE NOMINALE

Tutta lanotte di guardia sù A costa dacro con una forte piogie enneve.

30 settembre - Questa matina il tempo eancora intemoniato enoi tutti poveri soldati si troviamo agli ultimi punti che noi lo sappiamo tutto questo. Noi sitroviamo intrincera siamo tuttifraciti daqua equesti vigliacchi ditedesche non cesseno mai di sparare come difucile edi cannone. Citirano anche i colpi da 305 manoi Italiani per ibbelli lavore che facciamo per ricoperarsi bene abbiamo poche perdite. Invece loro immezze aquesti boschi conzumene aldre che munizione inutilmente. Noi como vediamo qualcuno chessi avanza verso noi lo facciamo cadere atterra. Noi italiani siavanziamo piano piano verso le sue trincere sempre di notte especialmente ai tempi cattiviequanto siamo avvicinati abbastanza subito allasaldo col grido di Savoia. Tagliamo iraticolati e saldiamo alle trincere sue e quanto sivedono offese ho sidanno pregioniere ho pure vanno via. Sono circa 15 giorno che non posso fappiu lacaccia ai miei compagni farfallicchio midanno tanto fastidio che non mifanno mai riposare. 25 settembre - Questa notte estata una bellissima luna chiara che era un piacere astare qua di fronte al nemico. Alle 2 iaustriaci volevano venticarsi della pusizione persa. Cianno rattaccato mapero non cianno riuscito. Questamatina alle 5 acominciato appiovere maforte e noi sotto laqua tutto il giorno.

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il taccuino di Ettore

32 Senza Ufficiali enoi tutti ibersagliere siamo tutti malate questa mati= na 1,50 amalati Settembre 29 tt tutta questa notta passata Siamo_stati in trincera mapero senza disturbi matuto questogi estato Sembre apiovere enoi tutti Bag<h>o Bagnati anche quest[a]= notte citocca astare in Trincera con vente E aqua ma_fredissimo assai chi piange chi Sispare 33 E chi viene matto maio non so cosa deve fare leuna vita che non Sipuo piu sistere, piu [...]

31 Come le berve sisiamo fatto lebuche epoi coperte di frasche e di cespe maquando piove forte ci piove lostesse sitrovia= mo sempre bagnate ume= de efrede che ci fanno male tutte le ossa como si può lespe sistere questa vita cosi! eppure si deve soffrire ci_sono imoment<i> che si troviamo allultimo punte di morte Final mente dopo tanto tempo che non si Laviamo \Il viso/ \il viso/ questoggi Abbiamo avuto lafortu= na di pigliare mezza Borraccia daqua in più E_ci a biamo dato una lavata Come il Gatto. Con Il nostro Battaglione erima= sto sto senza ufficiali

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G. MINOZZI, Ricordi di guerra: le bibliotechine agli ospedali da campo, le case del soldato alla fronte, Amatrice, Tip. Orfanotrofio maschile, 2 voll., 1956-1959.

***

M. ISNENGHI, Giornali di trincea (1915-1918), Torino, Einaudi, 1977, pp. 12-25;

G. MASTROMARINO, Don Giovanni Minozzi educatore: l'educazione opera d'arte, opera d'amore, Sammichele di Bari, Suma, 2013;

E. FRANZINA, Il tempo libero dalla guerra. Case del soldato e postriboli militari, in La Grande Guerra. Esperienza, memoria, immagini, a cura di D. Leoni e C. Zadra, Bologna, il Mulino, 1986, pp. 161-230.

http://www.itinerarigrandeguerra.it/Le-Case-Dei-Soldati-Nella-Prima-Guerra-Mondiale.

Don Giovanni Minozzi (Preta [RI] 1884 - Roma 1959)

cappellano militare, originario della provincia di Amatrice, che durante la prima guerra mondiale fondò una rete di Case del Soldato, ossia strutture dedite al servizio scolastico e ricreativo con biblioteche, sale di lettura e scuole per analfabeti.

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M. PRADA, G. SERGIO (2011), A come alpino, U come ufficiale. L’italiano insegnato ai militari italiani, in Storia della lingua italiana e storia dell’Italia unita. L’italiano e lo stato nazionale, a cura di A. Nesi, S. Morgana, N. Maraschio, Firenze, Franco Cesati Editore, pp. 541-565.

M. DOTA (2012), Imparare a leggere e scrivere nelle scuole reggimentali, in «Italiano LinguaDue», IV, 1 [consultabile on line all’indirizzo http://riviste.unimi.it/index.php/promoitals/article/view/2277].

M. DOTA (2012), Note sui manuali reggimentali, in «ACME. Annali della facoltà di Lettere e Filosofia», LXV, 2, pp. 105-132.

M. PRADA, M. DOTA (2015), La grammatica del parlato nei sillabari e nei libri di lettura per le scuole reggimentali alle soglie della Grande guerra, in «questa guerra non è mica la guerra mia». Scritture, contesti, linguaggi durante la Grande guerra, a cura di R. Fresu, Roma, il Cubo, pp. 209-223.

***

G. POLIMENI (a cura di) (2012), Una di lingua, una di scuola. Imparare l'italiano dopo l'Unità. Testi autori documenti, Milano, FrancoAngeli.

N. DE BLASI (1993), L’italiano nella scuola, in Storia della lingua italiana, a cura di L. Serianni e P. Trifone, Torino, Einaudi, 3 voll., 1993-1994, vol. I, pp. 383-423.

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metodo fonosillabico e sintetico a progressione graduale punto di partenza è l’illustrazione degli elementi minimi della parola, poi sintetizzati tra di loro con progressivo, graduale aumento della complessità. I referenti si stagliano sull’orizzonte conoscitivo dei militari.

M. PRADA, G. SERGIO, A come alpino, U come ufficiale. L’italiano insegnato ai militari italiani, in Storia della lingua italiana e storia dell’Italia unita. L’italiano e lo stato nazionale, a cura di A. Nesi, S. Morgana, N. Maraschio, Firenze, Franco Cesati Editore, 2011, pp. 541-565, a p. 557.

Il Sillabario del Soldato di Enrico Parini

E. PARINI, Il primo libro del Soldato italiano, Milano Trevisini, 19124 [contiene: Il Sillabario del

Soldato e Testo di coltura generale per soldati di terra e di mare delle Scuole Reggimentali d’Italia].

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MORFOSINTASSI:

PPS: uso di ei ed egli (mai lui);

enclisi pronominale: ho ricevuto l’orologio inviatomi; chiamasi becco la punta del naviglio; la bandiera è portata dal porta-bandiere che chiamasi anche alfiere;

preferenza di niuno (invece di nessuno);

preferenza di però (invece di perciò);

uso di colà, ove, sino, ecc.;

uso vi per ci attualizzante (ve ne sono);

uso di avervi per ‘esserci’ (domani avvi il varo della italia);

LESSICO:

aulicisimi: assisa ‘uniforme’; governale ‘timone’; procella ‘tempesta’; pugna ‘battaglia’;

burocratismi: favorire ‘dare’ (favoriscimi intanto una buona sommetta); significare ‘comunicare (ti scrivo per significarti); anche con perifrasi: darsi alla fuga; porre in fuga; porre in ordine.

E. PARINI, Il primo libro del Soldato italiano, Milano Trevisini, 19124 [contiene: Il Sillabario del Soldato e Testo di coltura generale per soldati di terra e di mare delle Scuole Reggimentali d’Italia].

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Il sottotitolo del Sillabario recita: «per l’insegnamento della scrittura e lettura agli analfabeti dell’esercito e della marina, e per apprendere contemporaneamente la nomenclatura militare delle diverse armi». Nelle Avvertenze si punta alla cognizione pratica della lingua, raccomandando all’insegnante non solo di avvalersi delle immagini che corredavano il sillabario, ma anche di «[a]pprofittare di ogni parola, di ogni frase ecc. per insegnare, insieme alla lettura e scrittura, la nomenclatura militare aggiungendo opportune spiegazioni e presentando – quando sia possibile e lo reputi il caso – la cosa o l’oggetto ricordato».

M. PRADA, G. SERGIO, A come alpino, U come ufficiale. L’italiano insegnato ai militari italiani, in Storia della lingua italiana e storia dell’Italia unita. L’italiano e lo stato nazionale, a cura di A. Nesi, S. Morgana, N. Maraschio, Firenze, Franco Cesati Editore, 2011, pp. 541-565, a pp. 560-561.

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ambito delle armi: affusto 48; calciòlo 38; culatta 39; dragona 43; moschetto 49, 51, 52; percussore 37; ponticello 37; stoppaccio 50 e passim;

ambito marinaresco: assiometro 43; boccaporto 39; babordo 37; calcese 61; càssero 39; corvetta 40; draglia 43; frenello 44; gagliardetto 61; paratia 16; piccaressa 37; sottocoperta 37; timoniera 16; tribordo 44 e passim;

ambito militare: alzo 58; artigliere 29: 2, 31, 44, 63; casermaggio 37; cavalleggiere 38, 59; consegna 39, 63; distaccamento 49; giberna 25; mostrina 53; picchetto 60; serrafila 37; vivandiere 37 e passim;

termini non registrati nei dizionari: areostiere 48, basci-bouzuc 40, copricarica 43, crociat-et (60: «crociat-et è una buona posizione di difesa»), fintotaglio 38, pastrone 53; registrati solo in GDLI: gassetta 37, ginocchiale 42, locatiere (22: «si dicono locatiere alcuni piloti»), rizzone 36;

ambito dell’abbigliamento militare: chepì 22: 2, 40; colbacco 38, 59; cravatta 44; farsetto 37; martingala 38; soggòlo 59 e passim;

ambito della musica: cetra 44; clarino 43; cornetta 37; tamburo 46; tromba 45, 46, 52; trombettiere 45, 61; trombone 46;

ambito sportivo: scherma: imbroccata 45, attacco, colpo di figura, colpo di bandoliera, finta, fioretto, legamento, parata e passim (tutti a p. 59); equitazione: codone 22; barbazzale 60; filetto 60; volteggio 37;

tecnicismi generici: elevatore 16; àrgano 24; copiglia 29; telemetro 44, 60; telegrafo 61; telegrafista 48;

componente neologica: cambusa 39 [attestata nel 1908]; cerchione 40 [nel 1910]; sommergibile 39 [nel 1906];

retrodatazioni: affardellamento ‘equipaggiamento dello zaino dei soldati’ 36 [attestato nel 1955]; autocarro 40 [nel 1919]; copricanna [44 nel 1956]; mostrina 53 [nel 1923]; tascapane 48 [nel 1918].

E. PARINI, Il primo libro del Soldato italiano, Milano Trevisini, 19124 [contiene: Il Sillabario del Soldato e Testo di coltura generale per soldati di terra e di mare delle Scuole Reggimentali d’Italia].

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momo. momo è un ottimo militare: fa il suo dovere e però è amato

dai superiori.

piero.

piero è pure un vero militare. si alza alla diana, fa pulizia, pone in ordine lo zaino, poi in un attimo è in fila. imitatelo.

maurizio. maurizio è un ozioso assai sudicio, e però niuno lo ama. ei

sarà punito e darà dolore ai suoi.

E. PARINI, Il primo libro del Soldato italiano, Milano Trevisini, 19124 [contiene: Il Sillabario del Soldato e Testo di coltura generale per soldati di terra e di mare delle Scuole Reggimentali d’Italia].

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Il capitano Casimiro Cattaneo di Chieri comandava la 7a compagnia bersaglieri alla battaglia di Novara. Combattendo strenuamente alla testa de’ suoi in una località detta la Bicocca, fu ferito, e, privo di sensi, precipitò da cavallo. Sul punto di cadere in mano agli Austriaci, un bersagliere corse per salvarlo, ma una palla nemica lo uccise. Un secondo volò al suo fianco, ma un colpo di moschetto lo stese al suolo. Era cosa da sgomentare i più coraggiosi! Corse un terzo bersagliere, ma, preso di mira, stramazzò al suolo colpito mortalmente. (Cuore di bersaglieri, pp. 77-78).

Antonio Sogliuzzo di Cagliari, imbarcato sulla pirofregata Ancona, serviva un pezzo di artiglieria alla battaglia di Lissa. Nel momento dell’azione, una scheggia di mitraglia lo ferisce. Il Sogliuzzo, insensibile al dolore, resta al suo posto con fermezza e coraggio, finché un secondo proiettile nemico gli tronca le gambe. (Coraggio di un marinaio, p. 83).

Il tenente Giuseppe Boretti, spentosi alla battaglia di Adua, va meritatamente ricordato ad esempio dei nostri militari. «Assunto il comando di una sezione di artiglieria in sostituzione di un altro ufficiale ferito, ne diresse il fuoco con intelligenza ed efficacia. Negli ultimi momenti, caduti i serventi, caricava, puntava e sparava il pezzo da solo con ammirabile intrepidezza. Colpito da una palla alla tempia destra, cadde vicino al pezzo col sorriso sulle labbra». (Boretti, p. 91).

E. PARINI, Il primo libro del Soldato italiano, Milano Trevisini, 19124 [contiene: Il Sillabario del Soldato e Testo di coltura generale per soldati di terra e di mare delle Scuole Reggimentali d’Italia].

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alla zia per informarla sulla sua salute:

«sono a roma e vivo bene. i superiori mi amano assai. addio. salutami ninì e furio» (p. 21).

alla sorella per comunicarle un infortunio (non grave):

«Sono gl’incerti del mestiere – mi diceva il capitano sorridendo» (p. 65).

alla fidanzata per rassicurarla del suo amore:

«Come ti amo!... E tu?... Ti bacio e ti saluto» (p. 33).

al padre per ringraziarlo del denaro ricevuto, rassicurarlo sulla salute e per prodursi, nel finale, in una improbabile dichiarazione patriottistica:

«In quanto a me, sto più che bene, quantunque la vita militare esiga qualche sacrificio e talvolta riesca un po’ gravosa. Ma che monta? Non è mio dovere servire la patria? Perché dovrebbe rincrescermi il faticare?» (pp. 66-67).

E. PARINI, Il primo libro del Soldato italiano, Milano Trevisini, 19124 [contiene: Il Sillabario del Soldato e Testo di coltura generale per soldati di terra e di mare delle Scuole Reggimentali d’Italia].

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Donne e Grande guerra

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M. DE GIORGIO (1992), Le italiane dall’Unità a oggi. Modelli culturali e comportamenti sociali, Roma-Bari, Laterza.

A. GUALTIERI (2012), La grande guerra delle donne. Rose nella terra di nessuno, Fidenza, Mattioli 1885.

A. MOLINARI (2014), Una patria per le donne. La mobilitazione femminile nella Grande Guerra, Bologna, il Mulino.

S. BARTOLONI (2014), Il movimento femminile e la sua mobilitazione, in Dizionario storico della prima guerra mondiale, diretto da N. Labanca, Roma-Bari, Laterza, pp. 279-290.

S. BARTOLONI (2003), Italiane alla guerra. L'assistenza ai feriti 1915-1918, Venezia, Marsilio.

S. BARTOLONI (2005), Donne della Croce rossa italiana tra guerre e impegno sociale, Venezia, Marsilio.

***

C. COVATO (1994), Istruzione, donna e storiografia, in I silenzi nell’educazione. Studi storico-pedagogici in onore di Tina Tomasi, a cura di F. Cambi, S. Ulivieri, Firenze, La Nuova Italia, 1994, pp. 233-240.

R. FRESU (2008), Il gender nella storia linguistica italiana (1988-2008), in «Bollettino di italianistica», n.s., V/1, pp. 86-111.

R. FRESU (2011), Quale lingua nella letteratura dell’educazione femminile postunitaria?, in Storia della lingua italiana e storia dell’Italia unita. L’italiano e lo stato nazionale, a cura di A. Nesi, S. Morgana, N. Maraschio, Firenze, Franco Cesati Editore, pp. 321-337.

R. FRESU (2012), La lingua dell’editoria educativa femminile italiana nell’Ottocento: linee di ricerca, in Lingue, letterature, nazioni. Centri e periferie tra Europa e Mediterraneo, a cura di I. Putzu e G. Mazzon, Milano, FrancoAngeli, 2012, pp. 534-576.

R. FRESU (2013), «Scene famigliari per fanciulle». La lingua del teatro educativo femminile nel secondo Ottocento, in «Linguistica e letteratura», XXXVIII, 1-2, pp. 141-189.

H. SANSON (2011), Women, Language and Grammar in Italy, 1500-1900, Oxford, Oxford University Press.

S. ULIVIERI (a cura di) (1992), Educazione e ruolo femminile, Firenze, La Nuova Italia.

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STRATIFICAZIONE LESSICALE ambito medico-farmacologico: cancrena; 166; 167; 171; emicrania 163; 170; embolo 177; emorragia 171; 174; peritonite 167; pleurite purulenta 171; setticemia 162; 163; tetano 162; 175; regione iliaca 161; resipola 'erisipela; infiammazione cutanea' 162; cloroformio 162; etere 172; morfina 160; 169; acido fenico 172; olio canforato 169; 172; 174; costotomia 'sezione o resezione di coste praticata per accedere a un organo interno alla gabbia toracica' 173; laparotomia 171; 177; 178 e passim; laparotomie 174; laparatomizzato s.m. 174, con la variante in a, pure attestata); perforazione (del polmone) 161 (anche intestino perforato 161); ipodermoclisi 161; 169; 171; 172; 179; cerebrospinali s.m. pl. 177; nursing 'assistenza infermieristica' 162; 163; radiologico agg. [detto di apparecchio] e s.m. 170.

il diario di Sita Camperio Meyer (1877-1967) STILE NOMINALE

Cameretta rustica, scaletta di legno esterna, pagliericci su assi sconnesse, una sedia, una catinella smaltata e null'altro. Quando mi sdraio, la sera, tutto crolla; gran risata con Goltara (158); In chiesa suole di scarponi, truppa inginocchiata, mani rozze in preghiera, silenzio che parla, odore d'incenso, segni di croce, litanie... (162); 28 maggio 1917. Nella notte, alle 3, una squadriglia di aeroplani viene a bombardare Sagrado. Risveglio angoscioso per lo scoppio di una bomba vicina. Mettiamo la maschera contro i gas asfissianti: non si respira nella museruola puzzolente. [...] Tiro antiaereo con le mitragliatici blindate: ci dà l'impressione della guerra in trincea... a Fogliano sei morti e alcuni feriti. Discesa in farmacia in costume ridotto; trecce svolazzanti, pantofoline a tacchetti rumorosi, copripiedi intorno ai lombi, casco al braccio, risate nel buio, boccette che precipitano. Besesti continua a dormire in piedi, appoggiata al muro; bagliori di guerra! Nella corte, fra la nostra casetta e l'Ospedale, continua la pioggia di bossoli (161); La sera, al cimitero dei Caduti. Il tramonto purpureo si intona con la guerra... due soldatini, venuti a trovare i compagni sepolti. File di croci di legno rozzamente tagliate, nomi sbiaditi dall'acqua piovana, piastrine inchiodate, fiori disseccati dal vento: poesia del dolore! (163).

SITA CAMPERIO MEYER, Luci ed ombre di eroi. Dal diario d'infermiera in zona d'operazione, guerra italo-austriaca, Torino, Bocca, 1932. Vd. R. FRESU, Scritture e Grande guerra: una storia linguistica tra "alti" e "bassi", in «questa guerra non è mica la guerra mia». Scritture, contesti, linguaggi durante la Grande guerra, a cura di R. Fresu, Roma, il Cubo, 2015, pp. 7-31, a pp. 25-30.

regionalismi: spazzettoni 'spazzoloni per la pulizia dei pavimenti' 170; nomi commerciali: sidol 'prodotto che si usa per pulire e lucidare i metalli' 170.

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Che facciamo, allora? Li buttiamo, questi lacerti di vita popolare, li riportiamo in soffitta? No di certo. Li inseriamo con precauzione accanto e in mezzo a tutti gli altri tipi di fonti e di documento, compresi quelli ufficiali dei quali abbiamo imparato a diffidare da molto più tempo.

vien fuori il bisogno inusitato di scrivere, di

fermare per il domani questo stillicidio di giorni che gli è capitato di vivere.

Vd. ISNENGHI, Le guerre degli italiani. Parole, immagini, ricordi

1848-1945, Milano, Mondadori, 1989, pp. 299-300.

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nel corso della prima guerra mondiale la sgangherata prosa contadina, marcata a fuoco dal conflitto tra il bisogno di dire e la difficoltà di farlo, sembra gareggiare, in pagine di misteriosa grandezza, con la più potente letteratura europea testimone del trauma.

Vd. A. GIBELLI, La letteratura degli illetterati, in Atlante della

letteratura italiana, a cura di S. Luzzatto e G. Pedullà, vol. III. Dal Romanticismo a oggi, a cura di D. Scarpa, Torino, Einaudi, 2012, pp. 472-476, a p. 476.

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Sai che fo? fo il maestro. La sera, non potendo uscire, insegno loro a leggere e a scrivere, ma non come fanno alle scuole per le lunghe, ma per le spicce. Han già fatti dei progressi e sono contenti perché possono scrivere a casa da sé.

Lettere di combattenti italiani nella grande guerra,

a cura di A. Monti,

Roma, Edizioni Roma, 1935,

2 voll., vol. I, p. 175

lettera del tenente Guido Boscagli,

57a Compagnia Mitragliatrici,

caduto il 23 maggio 1917