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RENDICONTr Sacie/ll /t..li...... di Miner"l09ia e PetrolOlli". J9 (I): pp. lJ9-251
STUDIO GEOGIACIMENTOLOGICO ECARATTERISTICHE MI ERALOGICO-PETROGRAFICHE
DEL CAOLINO DELL'AREA DI TRESNURAGHES(SARDEG A CENTRO-OCCIDENTALE)
BRUNO CARBONI
Ingegnere Minerario, via Einstein, Cagliari
CARLO GARBARINO, GIORGIO PADALlNO, Ivo URAS
Istituto di Giacimenti MinerarL Fae. di Inj.tej.tneria dell'UniversitÀ. pia2'Za d'Armi, 09100 Cagliari
MARCELLA PALOMBA
Centro Studi Geominerari e Mineralurgici del C.N.R.,c/o Isl. di Giacimenti Minerari, Fae. di Ingegneria dell'Università. pil7.za d'Armi, 09100 Cagliari
RIASSU!'o'TO. - Questa ricercll ha per oggettO biprospez:ione geomineraria di alcuni adUnamenli dicaolino situati in area di Tresnuraghes (Sardegnacenlro-occidentale). A lale scopo ~ stalO effettualoun rilevamento geologico alla scala l: '.000, unaampiona.tura sislematica a maglia quadrata dell'areaprospettata e una campionatura di dettaglio in unacava di caolino, scelta come area mineralizzata camopione, sita in loc::a.litii. Pa.lalu.
Tutti i campimti 5000 stati soltoposti ad analisispelltomeuica per f1llOR'SCeOZl X, analisi microscopica, diffrauOrJIeuica e termodiffeTenriale.
Sulla base dei dati ouenuti ~ Slato possibik:- classificare: le rocce vulcaniche acide e distino
guerle in due facies: rioliti e rioliti anaultitichc(lardive dspeno alle prime);
- stabilire la variazione dei tenori in caolinitenormativa dci campioni di caolino prelevati incava Patalza;
- individuare le correlazioni tra vu1canismo acidoe mineralizzazioni nonchè delle guide per laprospezione degli adunamenli caolinici insooiatiin rocce di analoga origine e composizione;
- costruire un modello genetico dci giacimenti di(aolino nell'area investigata.
ABSTUCT. - lbc main purpose of this study islne prospe<ting of some bolin deposits in Tresnu·raghes area (middle-llIestem Sardinia). A detail~
geological surveying (scale 1:',(00), I sy5tematicsampling by a. square grid cf t!le prospe<lcd lreaaod I dellilcd sampling in a. quarry of klOlin inPatalu area, has been earricd OUt.
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This research allows IO achiC"e tne fol.lowingresults:
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- lO dal a. genetic model for lhe kaolin depositsof tbc seard'Ccl area.
I. Introduzione
II presente lavoro rientra nel quadro diuna ricerca che ha per oggetto la prospezionegeomineraria degli adunamenti di caolinodella zona di Patalza in area di Tresnuraghes(Sardegna centro·occidentale). Essi sono giànoti in letteratura per alcuni lavori scientifici, a prevalente carattere minero-petrogra·fico, che li hanno interessati (DERIU, 1953).
2. Geologia della regione
2.1. S/TotigTOftO
È stato ~guito un rilevamenlo geologicoe fotogeologico dell'area a Sud di Tresnuraghes (fig. l). Le formazioni rilevate sonocostituite, dal basso verso l'alto, da vulatnitiacide premioceniche (RossErrl. 1951) con
a. CARBONI, C. GARBAR1NO, G. PADALlNO, I. URAS, M. PALOMBA
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Fig. I. - Schema geologico. Legenda. l) RlOlm, 2) Brecce associate al vulcanismo riolitico; 3) Rioliti anauxitiche; 4) Caolino; 5) Miocene In faclcs prevalentemente arenacea; 6) /\-Eocene In facles calcareo-marnosa; 7) Brecce pre·basalti; 8) Basalti .,lio-quaternari; 9} Principali direzioni di frauure e taglie;IO) Faglie e fratture probabili; Il) Probabili centri di emissione delle vukaniti acide.
STUDIO GEOGIACIMENTOLOGICO E CARATTERISTICHE ETC. 241
brecce assodate e da sedimenti marini delLanghiano-Elveziano (POME5ANO, 1970) indue diverse facies: nella prima, l'infer!ore,prevale [a facies conglomeratica poligcnicaa cemento carbonatico e resti fossili, per lopiù, di grosse ostree. Nella seconda, str,nigraficamente più alta, si ha alla base la prevalenza di arenarie e marne arenacee che sfumano, verso l'alto, a calcari organogeni grigia IitOtamni, echinidi e molluschi.Un nuovo dclo plio-pleistocenico di manifestazioni vulcaniche segue le formazioni :;::lrbonatiche.
Il preludio a questa ripresa del vulcanismo(come è visibile all'incrocio tra [a strada comunale S. Marco e la consorziale Mararalad'Olgiame) è datO dalla presenza di brecceper lo più costituite da elementi riolitid grossolani inglobati in una matrice tufacea, pococoerente.
La serie si chiude dunque con i bdsaltiplio-quaternari, che costituiscono gli «alti »
stratigrafici e morfologici della regione.
2.2. Tellonica
La situazione strutturale della zona, siadalle osservazioni di campagna che da quellededotte da uno studio fotOgeologico, è risultata piuttosto tormentata. Si riscontra tuttauna serie di faglie e fratture che, interessando i terreni cenozoici, sono da riferire allatettonica distensiva terziaria e, probabilmente, anche plio-quaternaria.
Alle faglie è imputabile il sollevamentorelativo, a modesti rigetti, e il basculamentodei blocchi vulcanici, gli uni rispetto aglialtri. Sembra inoltre di riconoscere, fondamentalmente sulla base dello studio fotogeologico, strutture che potrebbero essereriferite ad un antico centro di emissionedel raggio di circa 700 m, con manif~sta
zioni periferiche di tipo breccioide (fig. 1).Un altro probabile centro di emissione è
stato individuato a SE dell'area in studio,in località Funtana Piriddu, dove si possonoosservare una serie di faglie ad andamentoradiale, talora accompagnate da brecce diesplosione.
È probabile che l'attività tettonica abbiaanche influito sull'impostazione del retkoloidrografico, poichè alcuni dei corsi d'acquascorrono su linee di faglia e/o di frattura.Le direzioni di deflusso principali sono
WNW·ESE (Rio Giunis, Riu Suelzu, CanaleS'Umbra) e NE-SW (Rio Mulineddu).
3. Caratteristiche delle vuleaniti e loroinquadramento I)etrografico
Sulla base delle caratteristiche macroscopiche, è stato possibile suddividere in duemembri la serie vulcanica acida terziaria;successivi studi microscopici hanno poi confermatO l'esattezza di queste osservazioni efornito ulteriori elementi utili per la caratterizzazione delle due facies. Il membro inferiore è costituito da rocce per [o più rosacon evidenti listature più chiare, tendential bianco, a causa della più spinta alterazionecaolinica. Esse sono raramente sane, perchèinteressate da numerose fratture e da fenomeni di alterazione. Spesso si riscontranovacuoli di varie dimensioni dovuti, probabilmente, sia all'alterazione meccanica conasporto di alcuni frammenti, sia a quellachimica dci minerali feldspatici.
Talora si nota la presenza di evidenti fenocristalli, altre volte la roccia risulta essere ditipo granulare microcristallino.
Questa facies è quasi sempre interessatada fenomeni di cao[inizzazione che vannoda alterazioni puramente superficiali fino avere e proprie aree più intensamente caolinizzate, con fenomeni che si spingono inprofondità, come è avvenuto in località Patalza. AI microscopio sono caratterizzate dauna tessitura pseudo-fluidale con matricesempre più o meno caolinizzata. La rastadi fondo, in alcuni campioni, è risultataessere vetrosa; sono spesso osservabili, inoltre, evidenti fenomeni di devetrificazione chela interessano. I plagioclasi sono tra i pochifenocristalli riconoscibili e quasi sempre sonogeminati albite; rari sono i geminati albitecarlsbad. La loro composizione varia daAb7oAn:lo a AbooAn~o; si tratta quindi, praticamente, di andesina.
Il membro superiore della serie vulcanicaterziaria è risultato essere, all'analisi microscopica, prevalentemente di tipo anauxitico.Macroscopicamente si presenta di colore perlo più da grigio a verde chiaro, anche se nonmancano zone in cui la roccia è rosa-biancastra. Nella matrice si notano spesso i piromeridi di anauxite, peraltro già segnalatida ROSSETTI (1951) e DERIU (19.53) per lastessa area.
242 B. CARBONI, C. GARBARINO, G. PADALlNO, l. URAS, M. PALOMBA
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Fig. 2. - Diagramma RrR. (DE LA ROOif': et alii,1980) ~r 1(' rom: dfush'<'.
Concordemente a quanto sostenuto dalROSSETTI (op. ciI.) per le Stesse rocce, insezione sonile esse mostrano una serie disferule la cui formazione è «streuamentelegata ai valori del !>Ovraraffreddamento dellamassa fusa ».
Secondo lo stesso Autore« l'acrrescimenlOdei piromeridi è radiale, capillare attorno adun nucleo germinale, di feldspato, di silicecristallizzata nella fase tridimite o femico.Le sferuliti hanno dimensioni medie di 2 mmanche se, in casi ~ezionali, superano i .5 mm.t anche ben osservabile il nucleo centralesingolo o plurimo, spesso idiomorfo, circondato da una sostanza che, isotropa verso ilcentro, presenta centrifuga mente polarizza·zione d'aggregato. La Struttura raggi:lIa delpiromeride dà, in luce parallela a nicois incrociati, una croce nera, molto evidente verso la periferia. L'estinzione è parallela all'allungamento degli clementi filiformi che costituiscono gli infiniti raggi dello sferoide».La natura degli sferuliti è cristobaliticoanauxitica, come affermato sempre dal RosSETTI (op. ciI.) per studi su altre zone vi·cinali.
I sedimenti marini miocenJci che ncoprono le lavc acide sopraddescriue ed i basalti plio-quaternari non vengono qui !Jresiin considerazione dal punto di vista di unadescrizione strutturale e tessiturale, in quanto queste rocce sono risultate essere inin·fluenti per le manifestazioni caolinifere checostituiscono l'interesse ultimo di quesra ricerca.
La classificazione delle rocce vulcaniche èstata faua, sulla base delle analisi chimiche
degli elementi maggiori, utilizzando lo schema proposlo da DE LA ROCHE (1980) e riportando sul diagramma la media composizionale per ogni famiglia di rocce. La maggior parte delle vulcaniti è compresa nelcampo delle rioliti ma alcuni campioni compaiono in quello delle daci ti. Le rocce basai.tiche plio-quaternarie ricadono nel campodegli andesit-basalti (6g. 2).
4. La mineralizzazione
Le manifestazioni caoliniche più evidentiinteressano prevalentemente le rioliti inferiori (che di seguito chiameremo semplicemente c tioliti »), anche se fenomeni di minore importanza sono Stati localizzati nellerioliti anauxitiche (Auct.). II passaggio dallevulcaniti fresche alla roccia caolinizzata èsfumato, tanto che nella zona di transizionesono ancora individuabili i relitti di tessituraascrivibili alle rioliti.
Quasi sempre il caolino ha un aspettoterroso, ruvido, colore da bianco a rosato,a seconda delle impurezze, frattura concoide.
Queste osservazioni sembrano confermatesia se riferite alla cava di Patalza che aquella di Salamura, immediatamente adOvest della zona prospettata.
Il fatto che esista una correlazione piùstretta in senso genetico tra le manifestazionicaoliniche e le rioliti rispetto alle riolitianauxitiche, sembra doversi imputare alladifferente struttura e tessitura di queste duerocce. Le prime mostrano, infatti, una maggiore porosità, tessitura pseudo-f1uidale eduna maggior quantità di vetro nella pa~ta difondo, e risultano dunque più aggredibili daeventuali agenti di alterazione. Questi ultimipotrebbero essere costituiti da convogliidrotermali o da acque superficiali. Tra ledue ipotesi sembra più verosimile la prima,tenuto conto del fatto che esiste una precisacorrelazione tra le fratture e gli adunamentiprincipali. Inoltre sono tinvenibili, sulla su·perficie delle vulcaniti, croste silicee ma nonpaleosuoli elo orizzonti clastici, che provinol'esistenza di un'altcrazione esogena.
l campioni di caolino, sia quelli provenienti dalla cava di Patalza che altri provenientidalla campionatura dell'aretl, sono stati SIU
diati in sezione sottile al microscopio. Daqueste analisi è riconoscibile quasi sempre la
STUDIO GEOGIACIMENTOlOGiCO E CARATTERISTICHE ETC. 24J
TABELLA l
Caolinite della cava di Patalza a confrontocon la Caolinite JCPDS (5-0143)
strultura pseudo-fluidale della rocccia originaria che si oblitera nei campioni ad aspettoterroso, dove la caolinizzazione è molto spinla. Sono presenti, talora, relitJi di plagiodasi, pressochè totalmente caolinizzati e solomolto raramente qualche cristallo di quarzo.
5. Campionatura
È stata fatta una campionatura sistematicaal fine di definire la disltibuzione della mineralizzazione caolinica nell'area studiata.
Sono stati prelevati una serie di campionidi roccia in postO del peso intorno ad 1-2 kg,secondo un reticolo regolare a maglia qua·drata su tutta l'area e rettangolare nella cavadi caolino di Patalza. Il lato della magliaquadrara è stato fissato in 250 m, cui corrisponde una densità di campionarura di 25campioni per km2, menlte per quella in cavai rettangoli della maglia hanno dimensionidi 6 m per il lato maggiore e 3 m per altezza.Sul fronte cava la maglia è stata infittitaprelevando i campioni ogni 3 m per meglioconoscere le vanaZlOlli minero-petrografichèdel caolino di Patalza.
Nelle zone pedogeneticamente alterate,ove non è possibile raggiungere la raccia inposto, il campione non è stato prelevato.
6, Dati 8perimentali
Tutti i campioni sono stati sottoposti 3duna serie di analisi strumentali, in particolare quella diffrattometrica, termodifferenziale e spettrometrica a fluorescenza X.
Le prime due sono state utilizzate preva·lememente per caratterizzare le fasi minera·logiche dei campioni di caolino, mentre ilterzo tipo di analisi è servito come base perlo studio geochimico di tutti i campioni ;'Ire·levati in cava e nell'area.
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6.1. Analisi diDrattometrica
La composizione mineralogica dei campioni di caolino proveniemi dalla cava diPatalza è stata determinata mediante diffrattometro 'leol ]SDX-IOO S4 impiegando laradiazione K. 1.2 di un tubo a Cu operantea30KVe30mA.
Lo studio dei diffranogrammi (tab. 1, 2e 3) ha messo in evidenza nei campioni prelevati in cava la presenza di caolinite e cristobollite con subordinati quarzo, feldspati e
x = riflesso coincidenle con la Cristobalite Alfa.
montmorillonite. L'identificazione di tali fasi mineralogiche è stata effettuata per confronto con schede TCPDS. La caolinite presente nei campioni 'è risultata essere del tipo« ordinata ». E importante sottolineare, inolne, che dall'analisi dei diffrattogrammi eseguiti su alcuni campioni di vulcaniti acide,risulta che la silice libera è presente semprecome cristobalite e solo sporadicamente compare il quarzo.
244 B. CARBONI, C. GARBARINO, G. PADALlNO, I. URAS, M. PALOMBA
TABELLA 2Cristobalite Alfa dello cava di Pataha aconfronto con la Cristobalite Alfo-}CPD5
(11-695)
TABELLA 3Montmorillonile della cava di Paloha oconfronlo con la Afontmorillonite jCPDS
(1)-135)
6.2. Analisi termoJiUerenz.iale
Quesla analisi è stata applicata solo adalcuni campioni di caolino, sempre provenienti dalla cava di Palalza, scelti in mododa teslare il fronte di cava, anche $e amaglia larga.
Le curve termodifferenziali mettono inevidenza la presenza di caolinite, caratterizzata da picchi endmcrmici intorno ai 600P Ce da picchi esotermici che compaiono intorno ai l OOOP C. Le caratteristiche delle curve(picchi endotermici intorno ai 6000 C, leggera risalita nell'intervallo tra il picco endo·termico e quello esotermico) confermano chesi tratta di caolinite ben cristallizzala (fig. 3)(MAC KEI\'ZIE, 1972).
JC = riflesso coincidente con la Caolinile.
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6.3. Analisi spettrometrica
AI fine di determinare la composizionechimiCll di lutti i campioni raccolti, è -"tala
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Fig. 3. - Analisi le:rmodiffe:renziale di un C2tJl
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246 B. CARBONI, C. GARBARINO, G. PAOAl.INO, I. URAS, M. PAl.OMSA
TABEl.l.A 5Analisi ch;miche, relat;ve agli elementi magg;od, eBellulJle sui clJmpioni
di dolili e di rio/ili anaux;,;che, pTtleVlJli sull'area rilevlJla
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7. Inteq)reta2ione dei dati analitici
7.1. Le analis; chimiche
Sulla base dei risultati ottenuti dalle analisi chimiche è stato possibile ottenere unaprecisa collocazione petrogra6C01 delle vulcaniti e, inoltre, seguire le variazioni deglielementi particolarmente utili per caratterizzare sia i depositi di caolino, sia le roccein via di alterazione caolinica onde avere unapossibile guida litologica nella prospez!onedi questo tipo di giacimenti.
I dati delle composizioni chimiche medieriferiti ai campioni di caolino di cava Patalza ed al membro inferiore della serie vulcanica acida, poichè esso è quello prevalentemente interessato dai fenomeni di caoliniz.zazione, sono stati elaborati secondo il metOOO proposto da Gol.DlCH (1938). Si ottengono in tal modo i guadagni e le perdite relative agli ossidi degli elementi maggiori dellaroccia alterata rispetto a quella sana (lab. 9).
Confrontando i valori della colonna «X »con le percentuali della roccia originariasi ha per ogni ossido la misura del guadagno
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Fiji;. 4. - Diagamma ~.Or+Ab+An-Ka dellevulcanili acide e dei caolini. • == campioni dicaolino. L'area traneggiata rappresenla il campodelle l"Ot'CC effusive acide.
riferiscono, rispettivamente, ai campioni dicaolino e alle vulcaniti acide.
Nelle tab. 6, 7 e 8 compaiono le composizioni chimiche medie (anche per alcuni t'lementi minori) delle due facies vulcaniche edei caolini prelevati in cava Patalza.
STUDIO GEOGIACIMENTOLOGICO E CARATTERISTICHE ETC.
SCMElIA ASSCUO"EUICO "ELLA CAVA
III 'AOllIO 1M LOCAllU" PAlALZA
247
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Fig. S. - Scherm: assonometrico della OI\lJ1 di Paalla. Sono rapprncmali lo scherna di OImpionaluraed i tenori mcdi in caolinite normaliVll.
o della perdita relativamente alla AI::O~.
Dalla tab. 9 si evince:una diminuzione della sii ice nel caolinoa causa del dilavamento nella roccia euna contemporanea perdita dei metallialcalini ed alcalino-terrosi;un leggero arricchimento in AbO·l neicaolini, con aumento del tapporto AbO:dSiO~ nelle rocce lisciviate;gli ossidi di Fe e Ti sono in percentualiminori nel caolino rispetto alle rocce nonalterare.
Dal confronto delle tab. 6 e 8 è possibile,invece, fare le seguenti considerazioni ~r
alcuni elementi minori:il Rb, affine al K, segue la sua stessasorte e risulta fortemente dilavato nellerocce molto caoljnizzate;lo Sr, affine al Ca, rimane costante;il Pb si riduce di circa 1/2 nei caolini;
lo Zn si riduce in proporzioni maggioridel Pb, essendo più mobile.
7.2. J Ilolori normolilli
Una stima della percentuale di caolinitenei campioni è stata ottenuta mediante l'ela·borazione delle analisi chimiche, calcolandoi minerali ncrmativi prima e la variante caolinica successivamente.
Dai dati ottenuti, risulta che tutte le vulcaniti acide presentano un eccesso di Ab03rispetto al contenuto delle basi presenti(Cao, Na~O, K::O), da imputarsi probabilmente ad una incipiente Iisciviazione di queste ultime, visto che le rocce di tipo riolidconon rientrano nel campo di quelle iperalluminose. Inoltre il contenuto di A1:zÙ3 è leggermente più e1evaro e con dispersione magogiare nei campioni di caolino, mentre le basi
2-l8 B. CARBONI, c. GARflARINO, G. PADALlNO, I. URAS, M. PAl.OMBA
TABELLA 6 T ABEl.l.A 7Analisi chimica media, relaliva agli eleme'lli Analisi chimica media, relativa agli elementimaggiori (%) ed a quelli in tracce (ppm) , maggiori (%) ed a quelli in Iracce (ppm),
delle riolili delle rioliti allauxitiche
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x = media; n = numero dei campioni analizzati;0'"(0." = deviazione standard; c.v. = coefficiente divarianza.
hanno un contenuto medio più basso e condispersione più elevata negli stessi campioni.Lo stesso dicasi per l'acqua, che nei campionidi cava mostra tendenza ad elevarsi con gran·de dispersione. Tali dispersioni si po~sono
evincere anche dal diagramma triangolaredei minerali normativi (fig. 4) che mostravariazioni notevoli di caolinite rispetto adalbite + ortoclasio + anortite e solo una leggera variazione nel contenuto in quarzo normativo.
La stessa figura mostra inoltre che nontutti i campioni sono ben caolinizzati, poichètaluni presentano una percentuale di caoli.nite cosi bassa da differenziarsi assai pocodalle rocce sane. Inoltre utilizzando [o stessodiagramma triangolare, i campioni di vulcanite prelevati nell'area mostrano caratteristiche mineralogico.petrografiche costanti,proprie di un'unica famiglia di rocce.
La fig. 5 tappresenta l'andamento della va·
x = media; n = numero dei campioni analizzati;(l"to_li = deviazione standard; cv. = coefficiente divarianza.
riazione del tenore in caolinite, secondo unataffigurazione assonometrica della cava diPatalza.
8. Conclullioni
Sulla base delle osservazioni di campagna,delle analisi chimiche e minero-petrogra6chee della successiva elaborazione dei dati chimici e geochimici, si è tentatO di trarre delleconclusioni generali sulla genesi degli adunamenti caoliniferi della zona di Tresnuraghese sulle possibili guide nella prospezione digiacimenti di questo tipo.
Come già osservato, le manifestazioni caOlinifere principali di quest'area sono legatepreferenzialmente alle rioliti piuttosto chealle rioliti anauxi[iche. Questo fatto è avvaloratO anche dalle osservazioni effettuate inaree limitrofe a quella prospettata, in accordo a quanto già detto, a causa della diffe-
STUOlO GEOG1ACIMENTOLOGlCO E CARATTERISTICIIE ETC. 249
TABELLA 8Analisi chimica media, relaliva agli elementimaggiori (%) ed a quelli in Irocce (ppm),
dei caolil1i di covo Palalza
.,"'" .~
Fig. 7. - Diagnmma di correlazione: dci Ba ronKa normativa. . K... = QOlinitt.
Fig. 6. - DiaW'llmma di correlarione del Ba conOr + Ab + An normali\'i. O. = ortoclasio;AB = a1bile; AN = anortite.
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rente struttura e IcssilUra delle due facicsvulcaniche.
La trasformazione delle vulcani ti in caolino si esplica sopnlltutlo attraverso un dila.vamento di Ca", Na', K' cd una sostitu·zione degli stessi con acqua. Gli agenti alte·ranti, che agiscono sia sui fenocristalli feld.spatici sia sulla pasta di fondo, potrebberoessere costituiti, come già eletto, da convogliidrotermali veri e propri e/o eia acque su·perficiali.
La già evidenziata correlazione tra fratturee adunamenti principali farebbe propendereper una ipotesi idrotermale, piuttosto che perun'alterazione superficiale. La prima di questeipotesi sembra essere anche suffragata dlillapresenza di esili croste silicee rinvenibili sullasuperficie delle vulcaniti, senza che peraltrosi sia potuta constatare l'esistenza di altera·zione esogena che si sarebbe dovuta manife·stare con il ritrovamento di paleosuoli e/o
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i= media; n= numero <ki campioni analizzati;111•• 11 = deviazione $Iandard; c.v. = coefficiente di\'ariD.nZll.
250 B. CARBONI, C. GARBARINO, G. PADAlINO, I. URAS, M. PALOMBA
. % ossido roccia alterata =
= g di ogni costituente presente in 84,27 g(13,40/15,89·100) di materiale lisciviato derivante da102 g di rocda sana, considerando l'AI.o. costante.(2) variazione in g di ogni costituente (se·gno - = perdita; segno + = guadagno).
di orizzonti clastici comprovanti lo smantellamento delle formazioni sedimentarie po'itvulcaniche.
Un secondo argomento favorevole all'ipotesi di una genesi idrotermale è fornito dall'analisi del comportamentO del Ba. Questoelemento ha tendenza ad impoverirsi al Crtscere della percentuale di caolinite nella roc·cia (figg. 6 e 7) e questo potrebbe esserespiegato con il fatto che esso è legato alK-feldspato e quindi viene spostato insiemealle basi metalliche di quest'ultimo. Poichè,come noto, il Ba si mobilizza in ambientibicarbonato-dorurati, tali soluzioni possonoritenersi di origine sia idrotermale che sup~r
6ciale, ma l'imponenza del fenomeno di lisciviazione rende la seconda ipotesi piuttosto improbabile.
Inoltre, se si fosse 'trattato di acque ma-
TABELLA 9Analisi comparate delle rioliti e dei caolini,
secondo il metodo di GOl.DICH (1938\
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rine, sarebbe difficile spiegare la limitatezzadei fenomeni di caolinizzazione a certe zonelegate a fratture e non all'intera superficie acontatto con le acque. Mentre un fenomenodi questo tipo, come già rimarcato, è Statoosservato nel caso delle croste silicee. Oltreal fatto che, in tali ambienti, le rocce argillose formatesi avrebbero avuto una diversacomposizione mineralogica.
La prima ipotesi, cioè che si sia trattatodi soluzioni idrotermali risalenti dal bassosecondo vie preferenziali, sembra spiegarebene sia la solubilizzazione del Ba, sia la limitatezza dell'alterazione caolinica manifestatasi con l'esiguità dei corpi caolinizzati econ l'ubicazione degli stessi lungo fralture.Inoltre, questa fenomenologia potrebbe spiegare la presenza delle piccole çtoste siliceeche si sarebbero formate alJ'interfaccia vulcani ti-acque m3rine.
Il tipo di maglia di campionatura e lalimitatezza dell'area considerata in questOstudio non permettono, per il momento, unageneralizzazione del modello genetico pro·posto per l'area studiata, così come non consentono di estrapolare l'andamento in dettaglio del fenomeno caolinizzante c, di conseguenza, le variazioni delle caratteristiche della roccia caolinica. Per una migliore definizione del secondo aspetto sarebbe necessarioinfittire la maglia di campionatura sulle rioliti anauxitiche che, seppur meno favorevoliper motivi strutturali e tessiturali a dareadunamenti caolinici, hanno tuttavia una composizione chimica favorevole a questo tipodi mineralizzazione. L'infittimento delJa maglia dovrebbe avvenire soprattutto lungo ledirettrici strutturali prevalenti della regione,dato che è stato stabilito lo stretto rapportotra mineralizzazioni e geologia strutturale.
Per il primo aspetto, ossia la generalizzazione del modello genetico, occorrerebbe invece prendere in esame zone più vaste o addirittura zone multiple.
Lavoro eseguito nell'ambito dell'lstin.l!o di Giacimenti Minerari, Geofisica e Scienze Geologichedella Facoltà di Ingegneria di Cagliari, e del CentroStudi Geominerari e Mineralurgici del C.N.R. pressola Facoltà di Ingegneria, con supporto finanziariodel CN.R. e M,P.I. (60 %).
STUDIO GEOGIACIMENTOLOGICO E CARATTERISTICHE ETC.
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