127
Studio Preparatorio sull’applicazione di JESSICA nella Regione Puglia Rapporto Finale - Gennaio 2010 Questo documento è stato prodotto con l’assistenza finanziaria dell’Unione Europea. Le opinioni espresse al suo interno in nessun caso possono essere considerate come posizioni ufficiali dell’Unione Europea. Lecce Brindisi Taranto Foggia Barletta-Andria-Trani BARI

Studio Preparatorio sull’applicazione di JESSICA nella ... · PROTECT Progetto per il Recupero Organico dei Territori Costieri ... - I PIC Urban e il Programma Urban Italia in Puglia

  • Upload
    vandien

  • View
    213

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Studio Preparatorio sull’applicazione di JESSICA nella Regione Puglia

Rapporto Finale - Gennaio 2010 Questo documento è stato prodotto con l’assistenza finanziaria dell’Unione Europea. Le opinioni espresse al suo interno in nessun caso possono essere considerate come posizioni ufficiali dell’Unione Europea.

Lecce

Brindisi

Taranto

Foggia

Barletta-Andria-Trani

BARI

CERTET - Centro di Economia regionale,

dei trasporti e del turismo

Gennaio 2010

Il presente studio è frutto del lavoro congiunto svolto dal Centro di Economia Regionale, dei Trasporti e del Turismo (CERTeT) dell’Università Commerciale L. Bocconi di Milano e dal Gruppo Finanziaria Internazionale (Finint) ed è stato poi finalizzato in un unico documento da parte della Banca Europea degli Investimenti (BEI).

La stesura dello studio è stata commissionata dalla BEI al CERTeT e a Finint in seguito alla richiesta, presentata dalla Regione Puglia il 19 febbraio 2009, di poter beneficiare del programma di studi preparatori JESSICA attualmente in corso in Italia e negli altri Stati Membri dell’Unione, grazie al cofinanziamento della Commissione Europea e della BEI.

L’obiettivo dello studio è stato quello di esaminare le possibili modalità di applicazione dell’iniziativa JESSICA (Joint European Support for Sustainable Investment in City Areas) al Programma Operativo 2007-2013 della Regione Puglia, ritenendo che questo strumento possa giocare un ruolo importante nell’esecuzione del Programma Operativo stesso, rendendo più efficace, in particolare, l’attuazione della strategia di sviluppo urbano sostenibile in esso contenuta.

Specifico interesse è stato espresso dalla Regione nel verificare la possibilità di utilizzare gli strumenti di ingegneria finanziaria di tipo JESSICA a sostegno del progetto “Ospedale San Raffaele del Mediterraneo” di Taranto e, di conseguenza, quest’ultimo è stato analizzato come progetto pilota.

Il documento presenta una serie di elementi che necessitano di ulteriori approfondimenti poiché le ipotesi di strutturazione individuate si basano su alcune assunzioni che dovrebbero essere confermate dai servizi della Regione. La decisione di procedere all’attuazione dell’Iniziativa, inoltre, non può prescindere da alcune scelte che dovrebbero essere compiute dall’Amministrazione stessa e, per questo motivo, il confronto con i servizi della Regione appare a questo punto essenziale per poter definire insieme i prossimi passi e per finalizzare al meglio il lavoro svolto fin qui.

Lista degli acronimi principali AdG Autorità di Gestione AMAT Azienda per la Mobilità nell’Area di Taranto AO Azienda Ospedaliera APQ Accordo di Programma Quadro ARPA Agenzia Regionale Protezione Ambiente ASI Area di Sviluppo Industriale ASL Azienda Sanitaria Locale BAT Barletta Andria Trani BEI Banca Europea degli Investimenti CE Commissione Europea CIPE Comitato Interministeriale di Programmazione Economica COCOF Coordination Commitee of the Funds CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche D.G.R. Delibera Giunta Regionale DRAG Documento Regionale di Assetto Generale DSR Documento Strategico Regionale ECU European Current Unit ERP Edilizia Residenziale Pubblica FEASR Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale FESR Fondo Europeo di Sviluppo Regionale FP Fondo di Partecipazione FS Fondi Strutturali FSE Fondo Sociale Europeo FSU Fondo di Sviluppo Urbano GC Governo Centrale G. R. Giunta Regionale HSRM Ospedale San Raffaele del Mediterraneo IRCSS Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico IVA Imposta sul Valore Aggiunto

JESSICA Joint European Support for Sustainable Investment in City Areas L. R. Legge Regionale OSC Orientamenti Strategici Comunitari PA Pubblica Amministrazione PAR Piano di Attuazione Regionale PIC Programma di Iniziativa Comunitaria PIL Prodotto Interno Lordo PIRP Programmi Integrati di Riqualificazione delle Periferie PIS Programmi Integrati Settoriali PIT Programmi Integrati Territoriali PMI Piccole Medie Imprese POI Programma Operativo Interregionale PON Programma Operativo Nazionale POR Programma Operativo Regionale PPP Public-Private-Partnership PROTECT Progetto per il Recupero Organico dei Territori Costieri in Cooperazione Transnazionale PRU Programmi di Recupero Urbano PRUSST Programmi di Riqualificazione Urbana di Sviluppo Sostenibile del Territorio RSA Residenze Sanitarie Assistenziali QSN Quadro Strategico Nazionale SLL Sistema Locale del Lavoro SPV Special Purpose Vehicle SSR Sistema Sanitario Regionale TIC Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione TIR Tasso Interno di Rendimento UE Unione Europea UTAP Unità Territoriali per l’Assistenza Primaria

4. I PROGRAMMI URBAN (pag.60) Cosa è stato finanziato in passato dai Progr. Urban?

Indice - Le “vision del passato” - Le difficoltà del sistema produttivo pugliese - I sistemi locali del lavoro - I distretti industriali - La popolazione e gli andamenti demografici - Le piramidi della popolazione residente - La rete infrastrutturale e le condizioni ambientali - In sintesi - Gli Orientamenti Strategici Comunitari - Il Quadro Strategico Nazionale - Il Documento Strategico Regionale - Il PO FESR 2007-2013 - L’Iniziativa Comunitaria JESSICA - La dimensione urbana del PO FESR della Regione Puglia - Gli interventi del PO più facilmente “JESSICAbili” - I sussidi incrociati e le spese non ammissibili - In sintesi - Inquadramento generale - I Piani Integrati del PO FESR - I Programmi Integrati di rigenerazione urbana - I Programmi Integrati di riqualificazione delle periferie (PIRP) - I Piani Sociali di Zona - I Piani Strategici di Area Vasta - Il PO FESR e il Programma Stralcio di Interventi di Area Vasta - Una visione d’insieme - In sintesi

- I PIC Urban e il Programma Urban Italia in Puglia - Bari, Foggia e Lecce (Urban I) - Mola di Bari e Taranto (Urban II) - Bitonto e Brindisi (Urban Italia) - In sintesi - Gli elementi chiave dell’Iniziativa JESSICA - I possibili modelli di applicazione - I vantaggi degli strumenti JESSICA - Ipotesi di FSU nella Regione Puglia - Le criticità della rete ospedaliera pugliese - Le risorse disponibili per razionalizzare la rete ospedaliera - I vantaggi di un FSU destinato alla razionalizzazione dei servizi sanitari

e socio-assistenziali - I meccanismi di funzionamento del FSU - L’architettura dell’Iniziativa JESSICA in Puglia - In sintesi - Il progetto “Ospedale San Raffaele del Mediterraneo” (HSRM) - Strumenti di realizzazione e fonti di finanziamento - L’appalto con JESSICA - Strutture alternative: leasing vs project financing - Costruzione e finanziamento dell’opera in leasing - Confronto appalto vs leasing - L’intervento di JESSICA nella struttura leasing - Analisi comparata degli strumenti di realizzazione - In sintesi

1. ANALISI DI CONTESTO (pag. 1) Quali sono le opportunità e le criticità del contesto pugliese?

2. ANALISI DEL PO FESR 2007-2013 (pag.20) Qual è la dimensione urbana del PO FESR della Regione?

3. LA PROGRAMMAZIONE TERRITORIALE (pag.38) Quali opportunità di “JESSICAbilità” sono in essa contenute?

5. JESSICA E LA SUA APPLICAZIONE IN PUGLIA (pag.74) Quale potrebbe essere il primo FSU di tipo JESSICA?

7. PRINCIPALI RISULTATI E CONCLUSIONI (pag.119)

6. IL PROGETTO PILOTA (pag.100) Come potrebbe essere finanziato il nuovo HSRM di Taranto?

Introduzione Lo sviluppo urbano sostenibile rappresenta uno degli obiettivi prioritari promossi dall’Unione Europea nell’attuale periodo di programmazione dei Fondi strutturali (2007-2013), funzionale sia al perseguimento delle politiche di coesione, sia alla promozione della competitività nell’Unione Europea allargata. L’attenzione nei confronti delle città ed il desiderio di risolvere i gravi problemi economici, ambientali e sociali che lì vi si concentrano risale già ai primi anni Novanta quando la Commissione Europea, sulla scia dei risultati incoraggianti registrati da alcuni progetti pilota, lanciò i Programmi di Iniziativa Comunitaria URBAN I (1994-1999) e URBAN II (2000-2006), focalizzati sulla rivitalizzazione economica e sociale delle città e delle zone adiacenti in crisi. Nell’attuale ciclo di programmazione (2007-2013), le politiche di trasformazione urbana sono viste come uno degli strumenti centrali per attuare le agende di Göteborg e Lisbona: fare dell’Europa un’area fortemente competitiva, innalzando i tassi di occupazione e di innovazione, richiede necessariamente di investire nelle città che dell’innovazione e della crescita rappresentano i motori. A questo proposito, l’Iniziativa JESSICA (Joint European Support for Sustainable Investment in City Areas) è stata concepita nell’attuale periodo di programmazione per offrire agli Stati membri dell’Unione degli strumenti finanziari ad hoc in grado di assistere le città nel definire e nel finanziare dei percorsi di sviluppo urbano che sappiano rivelarsi sostenibili ed integrati, ripensando in chiave strategica e di lungo periodo lo sviluppo dei territori ed usando la trasformazione urbana come leva per lo sviluppo economico e sociale degli stessi. Partendo dalle risorse finanziarie rese disponibili nei Programmi Operativi, l’intenzione è quella di lanciare degli strumenti di ingegneria finanziaria innovativi – i Fondi di sviluppo urbano (FSU) - in grado di sintetizzare competenze e risorse provenienti sia dal settore pubblico che da quello privato, coniugando (i) la necessità di investire in progetti “rimborsabili” – capaci cioè di remunerare, in qualche modo, gli investitori – con (ii) l’esigenza di promuovere uno sviluppo urbano che sappia essere integrato – i progetti finanziati devono essere inseriti in un “Piano integrato per lo sviluppo urbano sostenibile”. La prima previsione risulta fondamentale per attrarre il settore privato ad intervenire là dove autonomamente non avrebbe investito e per consentire all’Amministrazione pubblica di rigenerare nel tempo le proprie risorse; il secondo requisito, invece, è teso a salvaguardare soprattutto l’interesse pubblico, limitando gli investimenti realizzati dal Fondo a quegli interventi che sono proiettati a migliorare l’attrattività, la competitività e la sostenibilità delle aree urbane. Come questi strumenti possano agire a livello locale dipende dal contesto in cui essi sono calati: in relazione alle esigenze espresse dal territorio e dalle priorità strategiche individuate dagli attori pubblici, i Fondi di sviluppo urbano lanciati nell’Unione saranno diversi per obiettivi, modalità di finanziamento e investitori coinvolti. Obiettivo del presente studio è quello di indagare quali potenzialità di applicazione sono contenute nel caso della Regione Puglia, quali FSU potrebbero operare al servizio dell’Amministrazione e come la razionalizzazione della rete ospedaliera e dei servizi sanitari potrebbe contribuire a promuovere lo sviluppo urbano della Regione in chiave strategica.

Cap

ito

lo 1

: A

nali

si d

i co

nte

sto

1. Analisi di contesto

Quali sono le opportunità e le criticità del contesto pugliese? - Le “vision del passato” - Le difficoltà del sistema produttivo pugliese - I sistemi locali del lavoro - I distretti industriali - Popolazione e andamenti demografici - Piramidi della popolazione residente - La rete infrastrutturale e le condizioni ambientali - In sintesi

Cap

ito

lo 1

: A

nali

si d

i co

nte

sto

Ad oggi, dunque, appare particolarmente urgente per la Regione Puglia saper attuare strategie di sviluppo e di attrazione lungimiranti e focalizzate, in grado di migliorare la posizione competitiva della Regione mettendo a valore le risorse presenti sul suo territorio e le opportunità offerte dal proprio contesto economico-sociale.

Fino agli anni Ottanta, lo sviluppo della Regione Puglia è stato guidato dal susseguirsi di tre “vision” fondamentali:

- la costituzione di un ponte tra Occidente e Oriente nel Mediterraneo; - la rappresentazione della cultura materiale delle civiltà europee; - lo sviluppo della Regione come “California d’Europa”. Queste “vision” riconoscevano al territorio un ruolo decisamente di primo piano ed erano giustificate dai pianificatori del tempo soprattutto grazie alla collocazione geografica della Regione, al suo patrimonio storico e culturale, nonché alle bellezze paesaggistiche ed al clima presenti nel territorio pugliese. A tali “vision”, a partire degli anni Sessanta, si è affiancato un parallelo programma di industrializzazione pesante, avviato soprattutto su impulso del livello centrale e focalizzato su iniziative relative al settore siderurgico, chimico ed energetico. Questi interventi hanno inciso profondamente sull’aspetto e sulla qualità del paesaggio pugliese, modificando in particolare l’aspetto di quelli che sono diventati i grandi poli industriali della Regione, Taranto e Brindisi in primis. A partire dagli anni Ottanta, tuttavia, il sistema pugliese è stato interessato da un importante processo di trasformazione economico-sociale che pesanti ripercussioni ha avuto sulle città. Tale fenomeno è legato, da un lato, ai fenomeni di crisi delle grandi realtà industriali e, dall’altro, dall’inefficacia dei modelli di sviluppo presi come riferimento. La “vision” della Puglia come “California d’Europa”, ad esempio, derivava dal desiderio di combinare le risorse disponibili nel settore agricolo con le opportunità offerte dall’industria alimentare e dal proposito di promuovere il settore della ricerca e dell’innovazione, integrando le nuove tecnologie informatiche e gli spin-off generati dalle università con i bisogni e le opportunità di un’agricoltura sempre più specializzata. Rispetto al modello originale, identificato per lo più nella Silicon Valley, tuttavia, è mancata alla Regione la capacità di attrarre capitale finanziario, umano e tecnologico dall’esterno ed anche i nascenti centri di ricerca e poli universitari non sono riusciti, da soli, a cambiare la natura dello sviluppo pugliese.

1.1 Le “vision” del passato

Cap

ito

lo 1

: A

nali

si d

i co

nte

sto

La Regione Puglia, insieme a Sicilia, Campania e Calabria, è una delle quattro Regioni italiane incluse nell’Obiettivo Convergenza nel Periodo di Programmazione attuale (2007-2013). Nonostante il PIL pro capite pugliese sia inferiore al 75% della media comunitaria, il suo incremento negli ultimi anni è stato decisamente positivo, di gran lunga migliore rispetto alle performance registrate dalle altre regioni del Mezzogiorno e da molte del Centro-Nord. Nel 2007, infatti, il PIL pro capite pugliese ha registrato un incremento del 2,6% rispetto all’anno precedente, occupando la quarta posizione tra tutte le regioni italiane e superando di gran lunga l’incremento medio registrato sia a livello di sistema Paese (pari all’1,6%), sia a livello di Mezzogiorno (pari allo 0,9%). Nel 2008, inoltre, la diminuzione del PIL pro capite che ha interessato tutte le regioni italiane ha visto una flessione molto più contenuta nel caso della Regione Puglia (-0,2% vs un decremento dell’1% a livello nazionale e dell’1,1% a livello di Mezzogiorno) (dati Rapporto SVIMEZ 2009). In valore assoluto, tuttavia, la Puglia resta ancora lontana dai valori registrati dalle regioni del Centro-Nord: il PIL pro capite pugliese, pari a 17.955 euro nel 2008, è di poco inferiore alla media registrata dal Mezzogiorno (17.970 euro) ma è molto più basso del valore ottenuto dalle regioni del Centro-Nord (30.680 euro) e dalla media italiana (26.276 euro). Dai dati elaborati e resi disponibili dalla stessa Regione, risulta che le principali difficoltà incontrate dall’economia pugliese, nonché le cause più importanti del divario registrato sia rispetto alla media nazionale sia rispetto a quella comunitaria, sono riconducibili a:

Crisi del suo modello di specializzazione produttiva; Limitato sviluppo dei settori produttivi a medio ed alto

contenuto tecnologico; Insufficiente accumulazione di capitale; Bassa produttività dei fattori della produzione.

La struttura produttiva della Regione, rispetto ai dati aggregati di Mezzogiorno e Sistema Paese, è caratterizzata da:

un peso dell’agricoltura sensibilmente elevato (oltre il doppio degli occupati rispetto al dato medio nazionale).

Un peso ricoperto dall’industria più basso rispetto al dato medio italiano, anche se in Puglia è localizzato quasi il 20% del tessuto imprenditoriale del Mezzogiorno.

1.2 Le difficoltà del sistema produttivo pugliese

Le imprese attive in questo settore (poco più di 95.000 nel 2007) corrispondono a circa il 28% delle imprese attive complessivamente sul territorio regionale, rispetto ad una media del 17,6% riconosciuta a livello nazionale (dati Infocamere 2007). L’agricoltura pugliese, d’altra parte, risulta fortemente penalizzata da alcuni limiti strutturali quali le modeste dimensioni delle imprese, l’inadeguatezza dell’organizzazione delle fasi di commercializzazione e da una scarsa capacità di difendere i prodotti. Il saldo commerciale relativo all’agricoltura e alla pesca risulta così di segno negativo e, anche se queste attività generano il 3,6% del valore aggiunto regionale e pesano per l’8% dell’export totale, le esportazioni restano inferiori alle importazioni per oltre 3 milioni di euro (dati Istituto Tagliacarne e dati ISTAT 2007).

Cap

ito

lo 1

: A

nali

si d

i co

nte

sto

…segue - le difficoltà del sistema produttivo pugliese

Per quanto riguarda i servizi, infine, le attività legate al commercio, al settore immobiliare e al turismo prevalgono sulle altre, impiegando quasi il 40% del totale degli occupati pugliesi.

Se queste sono, in estrema sintesi, le principali caratteristiche del sistema produttivo pugliese, due indicatori appaiono particolarmente critici dal punto di vista del mercato del lavoro:

- l’elevato tasso di disoccupazione: Nel 2007 era pari all’11,2%, un dato in miglioramento sia rispetto al 2004, quando aveva raggiunto il 15,5%, sia rispetto al 2005, quando era sceso al 14,6%, ma che resta pari a circa il doppio rispetto al valore nazionale (6,2% nel 2007, dati ISTAT). Da notare, in particolare, la scarsa partecipazione delle donne al mercato del lavoro e l’elevato tasso di disoccupazione giovanile (oltre il 30%).

- il basso tasso di occupazione: Esso risulta fermo al 46,7%, decisamente inferiore al dato medio registrato dall’Italia (58,7%, dati ISTAT 2007). Ciò che è particolarmente interessante notare, tuttavia, è l’evoluzione registrata dall’occupazione per settore della produzione. La dinamica decrescente registrata dai comparti tradizionali del Made in Italy e dei distretti industriali, infatti, si è riflettuta in una contrazione dell’occupazione nell’industria in senso stretto di quasi un punto percentuale tra il 2000 e il 2006 (dal 17,6% al 16,9%, dati ISTAT) e, nello stesso periodo, analogo ridimensionamento si è registrato nel settore primario, con una riduzione di oltre un punto percentuale degli occupati (dal 10,4% all’8,9%, dati ISTAT). Ciò che è cresciuto, invece, è stato l’andamento degli addetti nel comparto delle costruzioni e delle attività immobiliari ed imprenditoriali. L’emergere di imprese legate al settore aerospaziale e a quello delle energie rinnovabili, infine, sembrerebbe aprire la strada ad una trasformazione strutturale dell’economia regionale a favore di industrie a più alto contenuto innovativo e tecnologico. Lo sviluppo di questi settori potrebbe promuovere, infatti, la realizzazione di nuovi insediamenti industriali in grado di attrarre grandi imprese a capitale esterno e favorire la nascita di nuove imprese locali a monte delle diverse filiere, ristrutturando e diversificando l’economia della Regione verso attività a maggiore valore aggiunto.

I distretti produttivi pugliesi sono tradizionalmente legati ai settori del tessile-abbigliamento-calzaturiero (TAC), a quello del mobile imbottito e al cosiddetto “Made in Italy”. Soprattutto dopo la fine degli anni Novanta, tuttavia, le imprese attive in questi settori hanno perso terreno, non essendo state in grado di perseguire la strada dell’innovazione, a causa soprattutto della sottocapitalizzazione delle aziende, dovuta alla piccola dimensione delle stesse. Analogamente alle altre regioni del Paese, infatti, la maggior parte delle imprese pugliesi risulta di piccole dimensioni (oltre il 90% delle aziende ha meno di dieci addetti) e scarsa è la loro propensione ad investire in ricerca e sviluppo: la maggior parte di questa spesa viene sostenuta dalle Amministrazioni Pubbliche e dalle Università e limitati restano gli investimenti provenienti dal settore privato. Bassa, quindi, è stata la capacità del sistema pugliese di sviluppare nuove attività manifatturiere che fossero a maggiore valore aggiunto e contenuto innovativo, e l’export oggi è guidato dal settore della metallurgia, dai prodotti della chimica e della meccanica.

Il settore turistico, in particolare, è cresciuto di circa il 23% tra il 2000 e il 2007, anche se, rispetto ad altre regioni italiane, più basso resta il rapporto tra presenze turistiche (concentrate soprattutto nei mesi estivi) e popolazione residente (2,7 vs 6,1 in Italia).

Cap

ito

lo 1

: A

nali

si d

i co

nte

sto

I sistemi locali del lavoro (SLL) rappresentano aggregazioni di comuni contigui tra di loro, interessati da relazioni socio-economiche e da flussi di pendolarismo giornaliero, individuati dall’ISTAT sulla base degli spostamenti casa-lavoro emersi dall’ultimo censimento nazionale (2001). I 358 comuni presenti nella Regione Puglia sono stati aggregati, secondo i dati del censimento 2001, in 44 SLL - cinque in più rispetto al 1991 - ed essi variano fra di loro, oltre che per natura economica, anche per dimensioni territoriali e, di conseguenza, demografiche. L’analisi dei SLL risulta particolarmente utile perché essi riflettono porzioni di territorio in cui sono compresi non solo i comuni di dimensioni maggiori, là dove si concentra l’offerta di lavoro, ma anche i diversi anelli urbani a carattere prevalentemente residenziale ed i centri urbani di dimensioni minori. I SLL, disegnati indipendentemente dai confini provinciali e regionali, sono dunque equiparabili a delle aree funzionali urbane particolarmente utili per indagare la struttura socio-economica di una regione secondo una prospettiva territoriale. Nel caso della Regione Puglia, alcuni SLL - concentrati soprattutto nell’estremo sud - sono di modesta estensione e sono costituiti da un numero limitato di comuni (ben sette SLL sono formati da due soli comuni), mentre altri, ruotando attorno ai principali capoluoghi di provincia, si estendono su una superficie maggiore e contano oltre dieci comuni (è il caso di cinque SLL)1. Le dimensioni dei sistemi locali del lavoro, d’altra parte, sono strettamente connesse alla loro natura economica ed indagarne l’andamento demografico nel tempo può rivelarsi utile per individuare quali realtà siano più dinamiche ed in espansione e quali, al contrario, stiano perdendo terreno e versino in declino. Analizzando i SLL pugliesi in termini di dimensioni demografiche emerge che:

I sistemi di dimensioni maggiori sono quelli di Bari e di Taranto che, con i loro 621.800 e 452.119 residenti, raccolgono rispettivamente il 15% e l’11% dell’intera popolazione regionale (dati ISTAT 2008).

1 Contano più di dieci comuni i SLL di Bari (17), Taranto (20), Lecce (19), Maglie e Otranto (13); sono costituiti da due comuni, invece, i SLL di Corato, Monopoli, Rutigliano, Ceglie Messapica, Francavilla Fontana, Ostuni e Copertino.

E’ interessante rilevare che entrambi questi sistemi hanno visto crescere il loro peso progressivamente a partire dagli Cinquanta ma, raggiunto l’apice negli anni Ottanta – raccogliendo, rispettivamente, il 15,51% e l’11,63% dell’intera popolazione regionale - entrambi i sistemi hanno poi perso parte del loro peso relativo. In valore assoluto, invece, se il SLL di Bari ha visto crescere costantemente la propria popolazione dal 1951 al 2008, meno performante è risultato il SLL di Taranto che ha visto arrestare la propria espansione demografica nel 1991, con quasi 463.000 residenti, tornando nel 2008 a valori inferiori a quelli del 1981 (cfr. tabella 1.1 a pag. 7).

Una crescita ininterrotta, invece, è stata registrata dal terzo SLL della Regione in termini di dimensioni demografiche: il sistema locale del lavoro dell’area di Barletta. Insieme ad Andria e Trani, questa città costituisce dal 2004 il neo capoluogo della provincia di BAT (Barletta-Andria-Trani) e, con una popolazione di quasi 336.000 abitanti, questo SLL conta oggi oltre l’8% della popolazione regionale.

Tale dato è particolarmente rilevante se si considera che, rispetto ai 17 comuni inclusi nel SLL di Bari e ai 20 di Taranto, quello di Barletta è costituito solo da 9 comuni e la sua popolazione appare distribuita molto più uniformemente sul territorio. Nei SLL di Bari e Taranto, infatti, circa la metà della popolazione è concentrata solo nei due capoluoghi di provincia, mentre gli altri comuni non riescono a superare la soglia del 10%; nel caso di Barletta, invece, sono quattro i comuni di dimensioni maggiori che, insieme, raccolgono il 70% degli abitanti totali del SLL (Andria e Barletta con circa il 24%, Trani e Canosa di Puglia con il 12,5%).

1.3 I sistemi locali del lavoro

Cap

ito

lo 1

: A

nali

si d

i co

nte

sto

5 2 1

3 4 6

7

9 8

10 11

12 13

1 2

3

5 4

6

7 8

9

10 11

12 13

14

15

1 2 3 4 5 6

7 8 9 10 11

12 13

14 15

16

Agricoltura, caccia e silvicoltura

Turistici

Commercio e agricoltura

Pelli, cuoio e calzature

Tessile e abbigliamento

Metallurgia

Mobili e prodotti in ceramica

…segue – i sistemi locali del lavoro Questi i confini dei 44 SLL pugliesi, insieme alla vocazione principale del loro tessuto imprenditoriale:

Fonte: elaborazione CERTeT su dati Unioncamere e ISTAT (2008)

Figura 1.1 I sistemi locali del lavoro della Regione Puglia

1- Vieste 2- Cagnano Varano 3- Monte Sant’Angelo 4- San Giovanni Rotondo 5- Apricena 6- San Severo 7- Lucera 8- Bovino 9- Ascoli Satriano 10- Manfredonia 11- Foggia 12- Cerignola 13- Barletta

1- Corato 2- Bisceglie 3- Bari 4- Altamura 5- Gioia del Colle 6- Rutigliano 7- Putigliano 8- Monopoli 9- Fasano 10- Taranto 11- Ginosa 12- Ostuni 13- Ceglie Messapica 14- Francavilla Fontana 15- Manduria

1- Alessano 2- Presicce 3- Taviano 4- Tricase 5- Gallipoli 6- Casarano 7- Otranto 8- Maglie 9- Galatina 10- Nardò 11- Copertino 12- Veglie 13- Melendugno 14- Lecce 15- San Pietro Vernotico 16- Brindisi

Cap

ito

lo 1

: A

nali

si d

i co

nte

sto

…segue – i sistemi locali del lavoro

Come emerge dalla tabella, gli SLL comprendenti gli altri tre capoluoghi di provincia - Lecce, Foggia e Brindisi - hanno vissuto un percorso di crescita che ha raggiunto la sua massima espansione nel 1991 ma hanno poi vissuto un periodo di contrazione tra il 1991 e il 2001 che, nel caso di Foggia, si è riconfermato in valore assoluto anche nel periodo 2001-2008. A distinguersi nel panorama regionale per le performance peggiori, comunque, è stata sicuramente l’area del subappenino dauno e del foggiano: dei sei SLL pugliesi che hanno perso oltre il 6% della propria popolazione tra il 1991 ed il 2008, cinque risultano compresi proprio in questa provincia. Bovino e Lucera, all’interno, e Monte Sant’Angelo, Cagnano Varano ed Apricena, lungo la costa, hanno registrato una perdita costante di popolazione lungo tutto il periodo considerato, con una flessione demografica complessiva tra il 1951 ed il 2008 di oltre 39.000 persone. E’ importante sottolineare, a complemento di ciò, che, tranne Lucera ed Apricena che oggi contano circa 40.000 abitanti, questi SLL sono in assoluto tra i meno popolosi della Regione e la loro vocazione economica risulta ancorata all’agricoltura, per i SLL dell’interno, e al turismo, per quelli lungo la costa. I limiti del sistema economico pugliese in questi due settori contribuiscono a spiegare il declino demografico registrato da questi territori.

SLL  1951  1961  1971  1981  1991  2001  2008*  N Comuni 1971‐1991  1991‐2008 % su Tot Regione (1981) (1991)  (2001)  (2008)* Bari  447.451  489.390  550.583 604.524 611.505 604.356 621.800variazione %   9,37%  12,50% 9,80% 1,15% ‐1,17% 2,89%

17  +11,06%  +1,68%  15,51%  15,05% 14,89% 15,11%

Taranto  322.846  361.828  405.058 453.283 462.954 453.107 452.119variazione %   12,07%  11,95% 11,91% 2,13% ‐2,13% ‐0,22%

20  +14,29%  ‐2,34%  11,63%  11,39% 11,17% 10,98%

Barletta  275.049  281.682  284.345 301.322 319.906 331.300 335.887variazione %   2,41%  0,95% 5,97% 6,17% 3,56% 1,38%

9  +12,51%  +5%  7,73%  7,87%  8,16%  8,16% 

Lecce  180.609  198.793  212.343 234.252 250.708 236.302 251.561variazione %   10,07%  6,82% 10,32% 7,02% ‐5,75% 6,46%

19  +18,07%  +0,34%  6,01%  6,17%  5,82%  6,11% 

Foggia  142.668  158.522  177.590 193.373 197.103 196.529 194.641variazione %   11,11%  12,03% 8,89% 1,93% ‐0,29% ‐0,96%

10  +10,99%  ‐1,25%  4,96%  4,85%  4,84%  4,73% 

Brindisi  137.831  158.762  173.298 189.374 198.640 188.262 189.266variazione %   15,19%  9,16% 9,28% 4,89% ‐5,22% 0,53%

8  +14,62%  ‐4,72%  4,86%  4,89%  4,64%  4,60% 

Bisceglie  132.421  138.774  149.210 155.827 161.613 162.096 162.108variazione %   4,80%  7,52% 4,43% 3,71% 0,30% 0,01%

4  +8,31%  +0,31%  4,00%  3,98%  3,99%  3,94% 

Altamura  69.896  77.324  79.364 89.010 98.613 107.838 113.967variazione %   10,63%  2,64% 12,15% 10,79% 9,35% 5,68%

3  +24,25%  +15,57%  2,28%  2,43%  2,66%  2,77% 

Putignano  86.918  88.582  92.669 101.158 107.850 112.265 113.806variazione %   1,91%  4,61% 9,16% 6,62% 4,09% 1,37%

6  +16,38%  +5,52%  2,60%  2,65%  2,77%  2,76% 

Tabella 1.1 Residenti dei nove SLL pugliesi di dimensioni maggiori - oltre 100.000 abitanti

* dati non contenuti in censimenti ma relativi alla popolazione residente rilevata dall’ISTAT Fonte: elaborazione CERTeT su dati ISTAT

Cap

ito

lo 1

: A

nali

si d

i co

nte

sto

Dei quarantaquattro sistemi locali del lavoro presenti nella Regione Puglia, otto sono anche distretti industriali, specializzati per lo più nel settore tessile e dell’abbigliamento. Il distretto di Barletta è di gran lunga il più popoloso – nonché il più esteso territorialmente - mentre Altamura rappresenta quello più dinamico. I percorsi di crescita seguiti dagli otto distretti industriali hanno conosciuto andamenti assai diversi, anche se tendenzialmente positivi, con uno sviluppo più accentuato nel ventennio 1971-1991 e sensibilmente più contenuto nel periodo 1991-2008, a conferma della dinamica decrescente che ha interessato i settori tradizionali dell’economia e quelli del made in Italy. Ben sei di questi otto distretti industriali, infatti, sono specializzati nel settore tessile e dell’abbigliamento e, poiché nel Mezzogiorno i distretti specializzati in questo settore sono in tutto quindici, ne deriva l’elevata concentrazione nel territorio pugliese. Gli unici due distretti industriali che non rientrano in questo gruppo sono quello di Barletta (pelli, cuoio e calzature) e quello di Altamura (mobile imbottito e beni per la casa).

Analizzando i distretti in termini di bacino demografico, emerge che quelli di maggiori dimensioni hanno difeso la propria posizione meglio dei piccoli distretti e, dai dati relativi all’ultimo periodo considerato (1991-2008), questo trend risulta confermato: i quattro distretti più popolosi sono quelli che sono riusciti a crescere di più anche negli ultimi anni, mentre quelli inferiori ai 30.000 abitanti non sono riusciti a superare la soglia del 2%.

SLL  1951  1961  1971  1981  1991  2001  2008*  N Comuni  1971‐1991 1991‐2008 % su Tot Regione (1981) (1991) (2001) (2008) 

Barletta  275.049  281.682  284.345 301.322 319.906 331.300 335.887variazione %    2,41%  0,95% 5,97% 6,17% 3,56% 1,38%

9  12,51%  5%  7,73%  7,87% 8,16% 8,16% 

Altamura  69.896  77.324  79.364 89.010 98.613 107.838 113.967variazione %    10,63%  2,64% 12,15% 10,79% 9,35% 5,68%

3  24,25%  15,57%  2,28%  2,43% 2,66% 2,77% 

Corato  71.803  63.198  61.963 64.918 67.595 70.712 73.325variazione %    ‐11,98%  ‐1,95% 4,77% 4,12% 4,61% 3,70%

2  9,09%  8,48%  1,67%  1,66% 1,74% 1,78% 

Taviano  33.624  36.256  38.064 43.058 46.938 47.153 49.654variazione %    7,83%  4,99% 13,12% 9,01% 0,46% 5,30%

5  23,31%  5,79%  1,10%  1,15% 1,16% 1,21% 

Ceglie Messapica 28.534  28.927  27.135 28.018 29.068 30.005 29.654variazione %    1,38%  ‐6,19% 3,25% 3,75% 3,22% ‐1,17%

2  7,12%  2,02%  0,72%  0,72% 0,74% 0,72% 

Veglie  21.514  24.037  24.976 27.653 29.231 29.078 29.175variazione %    11,73%  3,91% 10,72% 5,71% ‐0,52% 0,33%

3  17,04%  ‐0,19%  0,71%  0,72% 0,72% 0,71% 

Alessano  22.664  25.684  25.688 26.018 27.299 28.043 27.921variazione %    13,33%  0,02% 1,28% 4,92% 2,73% ‐0,44%

6  6,27%  2,28%  0,67%  0,67% 0,69% 0,68% 

Presicce  17.718  19.504  19.241 19.303 18.618 18.431 18.745variazione %    10,08%  ‐1,35% 0,32% ‐3,55% ‐1,00% 1,70%

4  ‐3,24%  0,68%  0,50%  0,46% 0,45% 0,46% 

Tabella 2.1 Residenti degli otto SLL pugliesi che sono anche Distretti Industriali

* dati non contenuti in censimenti ma relativi alla popolazione residente rilevata dall’ISTAT Fonte: elaborazione CERTeT su dati ISTAT

1.4 I distretti industriali

Cap

ito

lo 1

: A

nali

si d

i co

nte

sto

Con oltre quattro milioni di abitanti rilevati alla fine del 2008, la Regione Puglia rappresenta la settima regione più popolosa d’Italia e la terza del Mezzogiorno (dopo Campania e Sicilia), avendo registrato negli ultimi cinquant’anni un percorso di crescita ininterrotto, segnato solo da una leggera flessione tra il 1991 ed il 2001. Dal 1861 ad oggi, la Puglia ha conosciuto un percorso di crescita ininterrotto che, negli ultimi cinquant’anni, ha registrato il suo massimo incremento tra il 1971 ed il 1981 (+8,06%), vivendo l’unico momento di flessione negativa nel decennio 1991-2001 (-0,28%).

Questi due fenomeni - la forte crescita prima ed il rallentamento degli ultimi quindici anni poi - riflettono il programma di industrializzazione avviato dalla Regione negli anni Sessanta-Settanta e, successivamente, la crisi vissuta dalle imprese maggiori, con la conseguente deindustrializzazione. La modesta crescita demografica che si è tornata a rilevare recentemente (+1,39% tra il 2001 e il 2008) è certamente un segnale positivo, frutto, però, anche dei recenti processi di regolarizzazione della popolazione immigrata. In generale, dunque, la Puglia, come le altre regioni del Sud, risulta meno colpita dai gravi fenomeni di invecchiamento della popolazione che caratterizzano il contesto italiano, mantenendo ad oggi saldi naturali positivi.

La tenuta del suo tessuto demografico e produttivo, tuttavia, risulta minacciata da un andamento delle nascite in costante decremento e da un saldo migratorio storicamente negativo, a causa del trasferimento del capitale umano, soprattutto di quello qualificato, verso altri bacini produttivi – tipicamente al Nord - e da una scarsa incidenza delle migrazioni di ritorno.

1.5 La popolazione e gli andamenti demografici

   Δ (1951‐2008) =+26,58%

Fonte: elaborazione CERTeT su dati ISTAT (2008)

Grafici 3.1 e 4.1 Andamenti demografici totali della Regione Puglia nel lungo e nel breve periodo

Cap

ito

lo 1

: A

nali

si d

i co

nte

sto

…segue – la popolazione e gli andamenti demografici

Per meglio indagare l’andamento della popolazione nel tempo, i comuni pugliesi sono stati aggregati in diversi gruppi dimensionali, a seconda dell’ampiezza della popolazione in essi contenuta, in modo da individuare ed isolare le tendenze specifiche dei territori di analoghe dimensioni.

Comuni per classi dimensionali  1971 1981 1991 2001 2008 Bari  357.274 371.022 342.309 316.532 322.511 % sul totale Regione  9,97% 9,58% 8,49% 7,87% 7,91% Taranto  227.342 244.101 232.334 202.033 195.130 % sul totale Regione  6,35% 6,30% 5,76% 5,02% 4,79% Foggia  141.711 156.467 156.268 155.203 153.469 % sul totale Regione  3,96% 4,04% 3,88% 3,86% 3,76% Andria  77.065 84.661 90.063 95.653 98.841 % sul totale Regione  2,15% 2,19% 2,23% 2,38% 2,42% Lecce  83.050 91.289 100.884 83.303 94.178 % sul totale Regione  2,32% 2,36% 2,50% 2,07% 2,31% Barletta  75.728 83.453 89.527 92.094 93.595 % sul totale Regione  2,11% 2,16% 2,22% 2,29% 2,30% Brindisi  81.893 89.786 95.383 89.081 89.979 % sul totale Regione  2,29% 2,32% 2,37% 2,22% 2,21% 7 poli urbani (oltre 89.900 ab.)  1.044.063 1.120.779 1.106.768 1.033.899 1.047.703  % sul totale Regione  29,14% 28,95% 27,45% 25,71% 25,70% 12 città medie (oltre 44.000 ab.)  531.540 580.452 618.925 642.019 653.966  % sul totale Regione  14,84% 14,99% 15,35% 15,97% 16,04% 30 comuni grandi (oltre 20.000)  681.603 751.922 808.520 821.849 833.594  % sul totale Regione  19,02% 19,42% 20,05% 20,44% 20,45% 60 comuni medi (oltre 10.000 ab.)  693.991 762.090 825.769 860.318 877.164  % sul totale Regione  19,37% 19,68% 20,48% 21,40% 21,52% 117 comuni piccoli (oltre 2.000 ab.)  572.964 601.773 622.590 616.647 620.261  % sul totale Regione  15,99% 15,54% 15,44% 15,34% 15,22% 31 comuni minimi (meno di 2.000 ab.) 58.626 54.601 49.313 45.975 43.858  % sul totale Regione  1,64% 1,41% 1,22% 1,14% 1,08% 

Totale Regione Puglia  3.582.787 3.871.617 4.031.885 4.020.707 4.076.546 

Tabella 3.1 Popolazione pugliese aggregata per classe dimensionale

Fonte: elaborazione CERTeT su dati ISTAT (2008)

Come emerge dalla tabella a lato:

il sistema territoriale pugliese appare articolato attorno a sette città di grandi dimensioni – definite d’ora in poi “poli urbani” – che, con oltre un milione di abitanti complessivamente, corrispondono ai capoluoghi di provincia della Regione (Andria e Barletta, insieme a Trani, formano la recente provincia di BAT).

Questi sette poli raccolgono oggi quasi il 26% della popolazione regionale, ma il loro peso appare ridimensionato rispetto ai dati del 1971, quando essi ospitavano oltre il 29% della popolazione pugliese. Tutti i capoluoghi di provincia, ad eccezione di Andria, Barletta e Trani, infatti, dopo aver raggiunto il loro picco storico nel 1991, hanno visto poi decrescere la propria popolazione a vantaggio dei sistemi urbani minori.

Le “città medie” (Altamura, Molfetta, Cerignola, Manfredonia, Bitonto, San Severo, Bisceglie, Trani, Monopoli, Martina Franca, Corato e Gravina in Puglia) hanno vissuto una crescita progressiva e ininterrotta che ha consentito loro, insieme ai trenta comuni con oltre 20.000 residenti (“comuni grandi”), di raccogliere oggi oltre 1.487.000 abitanti.

Andamenti demografici positivi sono stati registrati, infatti, anche dai “comuni medi” che, con oltre 10.000 abitanti ciascuno, raccolgono complessivamente oltre il 21% dei residenti pugliesi e sono collocati, tipicamente, in prossimità dei centri urbani maggiori.

Trend in costante flessione, invece, si verificano sia nel caso dei “comuni piccoli” (con meno di 10.000 abitanti) sia in quello dei comuni “minimi” (con meno di 2.000 residenti), votati a perdere ulteriormente terreno negli anni a venire.

Questi andamenti riflettono tendenze, verificate anche a livello nazionale, di progressivo allontanamento della popolazione dai poli urbani di dimensioni maggiori a vantaggio di aree urbane più competitive in termini di costo e di qualità della vita, con parallelo abbandono dei centri più isolati e più piccoli.

Cap

ito

lo 1

: A

nali

si d

i co

nte

sto

…segue – la popolazione e gli andamenti demografici Il 62,19% della popolazione pugliese, dunque, appare oggi concentrato in centri urbani con oltre 20.000 abitanti. Questo alto livello di urbanizzazione è un indicatore essenziale della rilevanza ricoperta dalle città nel sistema territoriale pugliese e suggerisce l’importanza di affrontare con tempestività le criticità che oggi vi si concentrano.

Grafico 5.1 Andamenti demografici dei sette poli urbani

Fonte: elaborazione CERTeT su dati ISTAT

Grafico 6.1 Andamenti demografici delle dodici città medie

Indagando all’interno dei sette poli urbani, emerge che i più popolosi sono quelli di Bari, Taranto e Foggia. Questi tre, tuttavia, corrispondono alle città che più hanno perso popolazione nel periodo 1971-2008. Particolarmente preoccupante è la traiettoria di declino disegnata dal comune di Taranto che, raggiunto il picco storico nel 1981 con 244.000 residenti, ha perso tra il 1981 e il 2008 quasi 49.000 abitanti. Negativo risulta anche il trend registrato da Bari che, dal picco storico del 1981 - quando aveva 371.000 residenti - al 2001, ha perso circa 54.500 abitanti. Decisamente positive, invece, risultano le performance registrate da Andria e Barletta che, lungo tutto il periodo considerato, non hanno mai smesso di incrementare il proprio bacino demografico, tanto da arrivare a raddoppiarlo dagli anni Cinquanta ad oggi. Gli altri tre capoluoghi pugliesi, invece, si assestano sostanzialmente sui valori registrati negli anni Ottanta, con un andamento meno definito nel caso di Lecce e Brindisi, più lineare in quello di Foggia.

Molto più dinamiche e decisamente in crescita risultano, invece, le dodici città di medie dimensioni (oltre 44.000 abitanti) presenti nel sistema territoriale pugliese. Unica eccezione il comune di Molfetta, tutte queste aree negli ultimi trent’anni hanno guadagnato terreno, con Altamura in forte crescita rispetto a tutte le altre città. Questo comune, che raggiunge oggi i 68.000 abitanti, non solo ha aumentato la propria popolazione del 50% in poco più di trent’anni, ma è anche la città più popolosa delle dodici città medie considerate. Tale performance, peraltro già anticipata dall’analisi dei Sistemi Locali del Lavoro, riflette il buon andamento economico-produttivo registrato da questo distretto industriale e segna un trend migliore sia di Barletta che di Corato, anch’esse grandi città pugliesi e punti di riferimento degli omologhi distretti industriali.

Cap

ito

lo 1

: A

nali

si d

i co

nte

sto

…segue – la popolazione e gli andamenti demografici Riassumendo quanto finora evidenziato ed osservando il territorio pugliese dall’alto, emerge che particolarmente popolosa risulta la fascia centrale della Regione - in particolare il tratto costiero compreso tra Barletta e Monopoli – mentre i comuni del subappenino dauno, al nord, e del Salento meridionale, al sud, sono le aree più soggette a fenomeni di abbandono. Confrontando i dati relativi agli ultimi due censimenti nazionali realizzati (1991 e 2001), infatti, si evidenzia questo andamento complessivo:

Infine, nonostante la crisi demografica che ha investito l’Italia a partire dagli anni Settanta, tutte le città medie presenti nel contesto pugliese hanno continuato ad incrementare la propria popolazione anche dopo il 1991, ad eccezione di Molfetta che ha perso circa 7.000 residenti. Tutti i poli urbani (oltre 89.900 residenti), invece, hanno perso terreno - ad eccezione di Andria e Barletta.

Figura 5.1 Variazione della popolazione dal 1991 al 2001

Fonte: Proiezioni territoriali del DSR della Regione Puglia, Gruppo CLAS e TPS (2006)

Particolarmente attrattive sono risultate le aree della provincia di Bari e di Barletta-Andria-Trani dove si concentrano le attività produttive di punta dell’economia regionale;

Gli incrementi maggiori sono stati registrati nell’area di Altamura – sistema locale del lavoro che è anche uno degli otto distretti industriali presenti in Regione.

Scarsamente popolate e fortemente penalizzate da un’economia in declino e da bassi indici di accessibilità risultano le aree del sub-appenino dauno (nord-ovest) e dell’estremo sud.

Cap

ito

lo 1

: A

nali

si d

i co

nte

sto

Se negli ultimi decenni la regione Puglia non ha vissuto quella contrazione demografica che ha interessato molte altre regioni italiane ed il suo saldo naturale resta ancora oggi positivo, non si può tuttavia concludere che essa sia del tutto immune da quel processo di progressivo invecchiamento della popolazione che caratterizza sempre più le economie avanzate e, con esse, il contesto italiano. I grafici sotto riportati evidenziano, infatti, che, rispetto agli anni Ottanta, la base della piramide - indicante le fasce di popolazione più giovane, tra 0 e 10 anni - va sempre più restringendosi, mentre si amplia la superficie occupata dalla parte alta della piramide, destinata agli ultrasessantenni. Nel 1982, ad esempio, i nuovi nati erano circa 2.800 ogni anno (quasi 1.500 maschi e circa 1.300 femmine) ma, nel 1992, questo dato si era ridotto a meno di 2.200 e, nel 2002, le nuove nascite sono scese a circa 1.900. 1982 1992 2002 E’ importante sottolineare che, rispetto alla media italiana, la Regione Puglia resta ancora particolarmente giovane e questo rappresenta un punto di forza della massima importanza; tuttavia, la diminuzione della popolazione residente nelle fasce d’età più giovani che si è già verificata e che si accentuerà ulteriormente negli anni a venire rischia di creare gravi difficoltà per il sistema produttivo pugliese. In base ai dati dell’ultimo censimento disponibile, nel 2001 i residenti pugliesi in età compresa tra i 25 e i 44 anni erano pari a 1.208.685 e rappresentavano il 30% della popolazione pugliese; secondo le previsioni dell’ISTAT, nel 2021 - in ipotesi di scenario centrale - il numero di questi residenti scenderà a 961.000 unità, con un calo della popolazione in questa fascia d’età nell’ordine del 20%, a fronte di una riduzione della popolazione totale pari a solo l’1%.

Grafico 3.1 Piramidi della popolazione residente per fasce d’età – fonte: Grafici interattivi ISTAT

1.6 Le piramidi della popolazione residente

Cap

ito

lo 1

: A

nali

si d

i co

nte

sto

…segue – le piramidi della popolazione residente

Ciò significa che, rispetto ad un numero di residenti complessivo che sostanzialmente diminuisce di poco, molto cambia nella composizione per età di questa popolazione. Il suo calo, nella fascia di età compresa tra i 25 e i 44 anni, è particolarmente rischioso se si considera che proprio questi sono i soggetti più dinamici dal punto di vista economico e lavorativo, quelli che possono garantire una maggiore contribuzione fiscale verso il sistema pubblico regionale e farsi carico, dunque, dei bisogni di una società sempre più sbilanciata verso le fasce anziane della popolazione.

Classe d’età  2001* 2011 2021 2031 2041  2051 Classe d’età   2011 2021 2031 2041 20510‐24  1.228.020 1.071.426 928.837 818.606 731.207  669.330% sul totale Regione  30,54% 26,30% 23,33% 21,44% 20,22%  19,85%

0‐24 

25‐44  1.208.685 1.164.267 961.124 798.890 707.550  640.305% sul totale Regione  30,06% 28,58% 24,15% 20,92% 19,56%  18,99%

25‐44 

45‐59  732.131 823.542 908.932 809.671 652.912  567.475% sul totale Regione  18,21% 20,21% 22,83% 21,20% 18,05%  16,83%

45‐59 

60‐74  577.950 641.409 730.194 830.095 836.791  697.674% sul totale Regione  14,37% 15,74% 18,34% 21,74% 23,14%  20,69%

60‐74 

75‐89  253.379 344.427 394.107 481.361 578.114  657.367% sul totale Regione  6,30% 8,45% 9,90% 12,61% 15,98%  19,49%

75‐89 

90 e oltre  20.542 28.992 57.400 80.062 110.289  140.045% sul totale Regione  0,51% 0,71% 1,44% 2,10% 3,05%  4,15%

90 e oltre 

Totale Regione Puglia  4.020.707 4.074.063 3.980.594 3.818.685 3.616.863  3.372.196% rispetto a decennio precedente   1,33% ‐2,29% ‐4,07% ‐5,29%  ‐6,76%

Totale Regione

A questo fenomeno, particolarmente preoccupante per gli anni a venire, se ne affianca un secondo che, già ora, compromette gravemente la stabilità e la competitività del sistema economico regionale: la mobilità extraregionale. Il fatto che la popolazione pugliese vanti ancora un’alta percentuale di giovani residenti rispetto ad altre aree del Paese, infatti, dovrebbe rappresentare una grande opportunità ed un’importante risorsa per la Regione che, tuttavia, rischia di non sfruttarla appieno proprio a causa dell’ampliarsi di un saldo migratorio negativo. Ciò che risulta preoccupante, in particolare, è la natura dei flussi demografici in uscita: una quota importante di chi emigra è rappresentata, infatti, da giovani ad alta qualifica che risultano attratti da altre aree del Paese, tipicamente nel Centro-Nord, dove migliori possono essere le opportunità professionali e retributive. La perdita di questo capitale umano, d’altra parte, non è controbilanciata da flussi in entrata di laureati o studenti provenienti da altre regioni; l’indice di attrattività delle università pugliesi, infatti, resta fortemente negativo (per ogni 100 studenti immatricolati in Puglia, 33 sono gli studenti pugliesi emigrati in altre regioni). I flussi migratori in entrata, pertanto, rimangono sostanzialmente stazionari, anche se bassi, e sono costituiti in particolare dai rientri delle persone in età più avanzata, tipicamente beneficiari di redditi pensionistici.

Tabella 4.1 Popolazione pugliese aggregata per fascia d’età – previsioni al 2051

* i dati 2001 sono relativi all’ultimo censimento, quelli relativi ai decenni successivi sono previsioni ISTAT in ipotesi di scenario centrale Fonte: elaborazione CERTeT su dati ISTAT

Cap

ito

lo 1

: A

nali

si d

i co

nte

sto

Efficaci strategie di mantenimento e di attrazione di queste due fasce della popolazione (giovani e beneficiari dei redditi pensionistici) potrebbero rivelarsi estremamente preziose per il sistema economico e produttivo pugliese ed avrebbero effetti traino anche sulle aziende locali presenti nella Regione.

…segue – le piramidi della popolazione residente

Alla luce di queste considerazioni, due sembrano essere le opportunità strategiche della Regione Puglia: investire nei sistemi di alta formazione e di ricerca – con l’eventuale costituzione di poli tecnologici – al fine di mantenere ed attrarre le fasce più giovani della popolazione; potenziare quei servizi – soprattutto assistenziali e di cura – e quelle infrastrutture che potrebbero attrarre chi, emigrato in passato al Centro-Nord, potrebbe decidere di tornare nella propria regione di origine al termine della propria vita lavorativa. Sia i giovani che i beneficiari dei redditi pensionistici, infatti, potrebbero rappresentare due fonti di ricchezza chiave per l’economia regionale degli anni a venire:

I primi, come noto, costituiscono prezioso capitale umano, responsabile della creazione di una quota sempre più importante di ricchezza nelle economie post-industriali avanzate. Il loro peso diventa ancor più importante in una società, come quella italiana, che tende ad invecchiare - per cui aumenta la loro rarità – ed in un contesto, quale quello del mercato globale, in cui questi fattori della produzione sono diventati molto più mobili – e quindi bisogna competere tra territori per attrarli.

I secondi (beneficiari di redditi pensionistici), invece, potrebbero sostenere la domanda aggregata a livello locale attraverso i consumi e gli investimenti che sono resi loro disponibili grazie al trasferimento di redditi e rendite provenienti da altri sistemi economici - anche del Centro-Nord, qualora questi individui abbiano trascorso la loro carriera lavorativa al di fuori dei confini regionali.

E’ chiaro, tuttavia, che, a questi obiettivi finali, si dovrebbe accompagnare un generale ripensamento delle strutture urbane localizzate sul territorio, al fine di facilitare la fornitura di beni e servizi - ad esempio nel settore sanitario - un miglioramento delle condizioni ambientali dei contesti urbani ed un incremento della dotazione di infrastrutture economiche e sociali presenti sul territorio. Senza questi interventi, i motivi per emigrare (nel caso dei giovani) o per non rientrare dalle altre regioni (nel caso di persone in età matura/avanzata) potrebbero essere più importanti delle ragioni che naturalmente spingerebbero queste persone a stabilirsi sul territorio pugliese.

Cap

ito

lo 1

: A

nali

si d

i co

nte

sto

* i dati relativi alla neoprovincia di BAT sono compresi in quelli di Bari e, in parte, di Foggia.   Dotazione maggiore di tutte le province                 Dotazione minore di tutte le province Fonte: dati Istituto G. Tagliacarne e Unioncamere (2007)

La dotazione di infrastrutture presenti su un territorio è un indice molto importante dello sviluppo economico di una regione, nonché un presupposto fondamentale perché essa possa continuare a crescere. Da questo punto di vista, la Regione Puglia appare in difficoltà rispetto ad altre regioni italiane. Nonostante la disomogeneità presente tra le sue province, infatti, il livello di dotazione infrastrutturale della Regione si colloca in generale al di sotto della media italiana (fatto 100 il dato nazionale, alla Puglia corrisponde un indice di dotazione infrastrutturale generale pari a 91,54). Tale indice, tuttavia, supera di ben dieci punti percentuali la dotazione infrastrutturale media del Mezzogiorno e diverso è il livello di ritardo accusato dalla Puglia a seconda della tipologia di infrastrutture considerate:

Dotazione infrastrutturale   Foggia Bari  Brindisi Taranto Lecce  Puglia  Mezzogiorno  Italia Rete stradale  106,88 66,71  46,01  66,11  57,54  73,88  87,10  100 Rete ferroviaria  124,02 138,27 227,32  93,55  60,74  123,87 87,81  100 Strutture portuali  102,98 103,95 113,63  284,59  50,89  119,67 105,68  100 Strutture aeroportuali  25,59  70,84  254,98  43,02  16,54  63,5  61,20  100 Energia e ambiente  42,42  89,71  139,76  127,03  83,55  85,75  64,54  100 Telefonia e telematica  70,04  143,15 121,18  127,33  132,04 117,35 94,86  100 Banche e servizi vari  35,49  89,04  62,07  69,29  81,19  68,05  63,75  100 Indice infrastrutture econ.  72,49  100,24 137,85  115,85  68,93  93,15  80,71  100 Indice infr. econ. e sociali  67,44  106,62 118,35  103,83  75,51  91,54  81,57  100 

1.7 La rete infrastrutturale e le condizioni ambientali

Tabella 5.1 Indici dotazione infrastrutturale pugliese* infrastrutture economiche: l’unica tipologia in cui la

Puglia supera la dotazione media nazionale è quella relativa alle strutture portuali. I maggiori disagi in Puglia sono rappresentati dalla sottodotazione di collegamenti stradali, particolarmente carenti su tutto il territorio - ad eccezione della provincia di Foggia - e notevoli difficoltà sono determinate anche dalla marginalità delle reti bancarie e dalla carenza di impianti e servizi energetici.

Particolarmente preoccupante appare la situazione generale in cui si trovano le due province estreme della Regione: Foggia al nord e Lecce al sud. - La prima, infatti, appare ben sviluppata in termini di rete stradale, ferroviaria e portuale ma risulta assolutamente carente in tutti gli altri tipi di infrastrutture. I ritardi più gravi sono quelli relativi alle strutture aeroportuali e bancarie, ma anche nel settore energetico e in quello della telefonia questa provincia resta lontana dal dato medio del Mezzogiorno, già di per sé inferiore alla media nazionale. - La seconda, invece, appare ben strutturata nel settore della telefonia e della telematica, ma accusa gravissime carenze in tutti gli altri tipi di infrastrutture, mantenendosi molto distante non solo dalla media regionale, ma anche da quella del Mezzogiorno, eccezion fatta per la rete bancaria.

Cap

ito

lo 1

: A

nali

si d

i co

nte

sto

Tabella 6.1 Indici dotazione infrastrutturale sociale pugliese*

* i dati relativi alla neoprovincia di BAT sono compresi in quelli di Bari e, in parte, di Foggia.  Dotazione maggiore di tutte le province                   Dotazione minore di tutte le province Fonte: dati Istituto G. Tagliacarne e Unioncamere (2007)

Tabella 7.1 Indice di ecosistema urbano dei capoluoghi di provincia pugliesi – BAT compresa tra Bari e Foggia

* 100% corrisponderebbe all’indice massimo ottenibile, corrispondente alla città sostenibile ideale 

Fonte: Legambiente, rapporto 2008 su dati 2006

…segue – la rete infrastrutturale e le condizioni ambientali Migliore invece è la situazione della Regione per quanto riguarda le infrastrutture sociali.

Per quanto riguarda la qualità dell’ambiente urbano, secondo i dati elaborati da Legambiente, tutti i capoluoghi di provincia della Puglia hanno indici di ecosistema inferiori alla media nazionale e si collocano tra il 66-esimo e l’82-esimo posto sulle 103 province italiane esaminate:

Dotazione infrastrutturale      Foggia  Bari  Brindisi Taranto Lecce  Puglia  Mezzogiorno ItaliaStrutture culturali e ricreative  23,86  78,01  34,62  29,32  53,07  48,53  57,06  100 Strutture per l’istruzione  63,88  140,82  76,31  94,26  109,20 102,35 99,11  100 Strutture sanitarie  71,70  126,66  95,31  90,10  94,57  98,54  83,51  100 Indice infrastrutture sociali  53,15  115,16  68,75  71,23  85,61  83,14  79,89  100 

Capoluogo di Provincia   Indice di ecosistema urbano* Posizione / 103 province italiane Differenza posizioni 2008 ‐ 2007Lecce  49,77%  66  +6 Brindisi  48,45%  69  +6 Taranto  45,96%  79  +23 Foggia  44,93%  81  ‐26 Bari  44,87%  82  ‐14 Media italiana  50,55  tra 63 e 64  ‐ 

Figura 7.1 Indici infrastrutture sociali

infrastrutture sociali: Fatto cento il dato medio nazionale, l’indice pugliese è pari a 83,1 e, nonostante questo sia inferiore all’indice delle infrastrutture economiche, esso in realtà è sbilanciato verso il basso dalla scarsa dotazione di strutture culturali e ricreative presenti, mentre quelle relative all’istruzione e alla sanità risultano molto elevate (nel settore dell’istruzione, in particolare, la Puglia ha un indice di dotazione superiore anche a quello nazionale).

Cap

ito

lo 1

: A

nali

si d

i co

nte

sto

…segue – la rete infrastrutturale e le condizioni ambientali L’indice di ecosistema urbano attribuito ad ogni capoluogo è sintesi di diversi indicatori primari che, aventi diversi pesi percentuali, sono stati costruiti attorno a sei variabili tematiche fondamentali: la qualità dell’aria, quella dell’acqua, i rifiuti urbani, il trasporto pubblico, il verde urbano, le politiche energetiche e la partecipazione ambientale. Senza voler scendere nel dettaglio di ogni indicatore primario, è interessante notare che:

per quanto riguarda la qualità dell’aria, Taranto e Lecce si collocano oltre la metà della classifica in merito alla concentrazione di biossido di azoto nell’aria e Taranto registra le peggiori performance regionali anche per concentrazione di polveri sottili.

preoccupante è la dispersione di acqua nella rete idrica

regionale, con i dati peggiori rilevati a Bari e Brindisi: aggregando i dati per regione, la Puglia presenta la situazione peggiore di tutto il Mezzogiorno (circa il 50% dell’acqua immessa nella rete viene in essa dispersa). Allo stesso tempo, esistono difficoltà nella capacità di depurazione delle acque, concentrate in particolare a Bari e Taranto.

la quantità di rifiuti urbani recuperati tramite raccolta differenziata resta ancora molto modesta (il dato migliore è relativo al capoluogo di Brindisi che si colloca comunque al 57-esimo posto nella classifica nazionale), accompagnata da indici di produzione pro capite di rifiuti urbani tra i più alti del Paese (solo Foggia si distingue per il suo 19-esimo posto, seguita da Taranto al 60-esimo, mentre gli altri tre capoluoghi si trovano oltre la 73-esima posizione).

basso è il numero di abitanti che usufruisce dei servizi di

trasporto pubblico urbano: Bari, unico capoluogo del Mezzogiorno annoverato tra le “città grandi”, insieme a Palermo e Catania, presenta valori addirittura dimezzati rispetto ai due capoluoghi siciliani. Indici ancora più bassi sono registrati da

Brindisi e Lecce, mentre il dato maggiore della Regione si registra a Taranto. Queste performance, d’altra parte, sono legate anche all’offerta di trasporto pubblico presente in città – limitata in Puglia rispetto ad altri capoluoghi italiani – e sono accompagnate da valori elevati del tasso di motorizzazione.

tutte e cinque le città pugliesi si collocano oltre l’83-esimo posto

per indice di verde urbano fruibile pro capite, anche se considerevole è la quantità di aree verdi - comprendenti anche le riserve naturali – di Brindisi e di Lecce, mentre quest’ultima, insieme a Foggia, si posiziona tra i primi trenta capoluoghi italiani per lunghezza e tipologia di piste ciclabili.

focalizzando l’attenzione sulle politiche energetiche, emerge che Foggia e Lecce sono stati gli unici capoluoghi ad aver ottenuto un indice superiore allo zero, anche se relativamente contenuto. Aggregando i dati a livello regionale, si ricava che molto bassa resta la produzione di energia da fonti rinnovabili, nonostante grandi potrebbero essere le potenzialità della Regione in questo settore, grazie soprattutto alla sua collocazione geografica.

per quanto riguarda, infine, la partecipazione ambientale, limitata resta la capacità delle amministrazioni pubbliche di inserire parametri ambientali nei propri processi di acquisto – gli unici valori superiori allo zero sono raggiunti da Bari e Brindisi – mentre iniziative di informazione e coinvolgimento dei cittadini sulle tematiche della sostenibilità sono registrate solo nei capoluoghi di Foggia e Lecce – al 15-esimo posto nella classifica nazionale – seguite da Bari al 60-esimo.

Cap

ito

lo 1

: A

nali

si d

i co

nte

sto

In sintesi

Alla luce dell’analisi svolta, si può concludere che:

- La Regione Puglia, negli ultimi anni, ha conosciuto un incremento del proprio PIL pro capite sensibilmente superiore alla variazione registrata dalle altre regioni italiane, sia del Mezzogiorno che del Centro-Nord. In valore assoluto, tuttavia, essa rimane lontana dalla ricchezza prodotta da altri sistemi economici del Paese. - Le difficoltà incontrate dal proprio sistema produttivo sono legate, principalmente, alla crisi registrata dai settori tradizionali e del made in Italy, in cui la Regione appare specializzata (degli otto distretti industriali presenti in Puglia, sei sono legati al settore tessile e dell’abbigliamento), a cui non ha fatto seguito una capacità della Regione di sviluppare nuove attività manifatturiere a maggiore valore aggiunto e contenuto innovativo. - Se limitati sono gli investimenti in ricerca e sviluppo - trainati per lo più dal settore pubblico - una potenziale ristrutturazione dell’economia regionale verso settori a più alto contenuto tecnologico potrebbe derivare dalla recente localizzazione di imprese del settore aerospaziale e delle energie rinnovabili sul territorio regionale, ma si tratta di un percorso ancora agli inizi. - Tra le risorse più preziose che la Puglia ha a disposizione per affrontare le sfide attuali vi è sicuramente l’ingente dotazione di capitale umano presente sul proprio territorio. Rispetto a molte altre regioni italiane – soprattutto del Centro-Nord – infatti, la Puglia risulta meno colpita dai gravi fenomeni di invecchiamento e di decremento della popolazione che caratterizzano il contesto italiano ed è riuscita a mantenere finora saldi naturali positivi. - La tenuta del tessuto demografico e produttivo pugliese, tuttavia, risulta compromessa da un saldo migratorio storicamente negativo. Soprattutto giovani ad alta qualifica, infatti, emigrano verso altre aree del Paese, attratti da migliori opportunità professionali e retributive. La perdita di questo capitale umano, d’altra parte, non è controbilanciata da flussi in entrata di laureati o studenti provenienti da altre regioni e a rientrare - oggi comunque in misura molto contenuta - sono persone in età avanzata, tipicamente beneficiari di redditi pensionistici. - La capacità di mantenere e di attrarre sul territorio regionale proprio queste due fasce di popolazione (giovani e pensionati) sembrerebbe costituire la grande opportunità strategica del sistema economico pugliese. I primi costituiscono prezioso capitale umano, responsabile della creazione di una quota sempre più importante di ricchezza nelle economie post-industriali avanzate; il loro peso diventa ancor più importante in una società che tende ad invecchiare - per cui aumenta la loro rarità – ed in un contesto in cui questi fattori della produzione sono diventati molto più mobili. I secondi, invece, potrebbero sostenere la domanda aggregata a livello locale attraverso i consumi e gli investimenti che sono resi loro disponibili grazie al trasferimento di redditi e rendite provenienti anche da altri sistemi economici - qualora questi individui abbiano trascorso la loro carriera lavorativa al di fuori dei confini regionali. - Per fare ciò, tuttavia, è necessario un generale ripensamento delle strutture urbane presenti sul territorio, al fine di migliorare la fornitura di beni e servizi, incrementare la dotazione di infrastrutture economiche e sociali, nonché migliorare la qualità dell’ambiente. Interventi strutturali significativi, in grado di imprimere alle aree urbane una forte impronta di sostenibilità, appaiono dunque di fondamentale importanza e, in quest’ottica, particolari benefici potrebbero derivare da un utilizzo lungimirante dei Fondi strutturali europei a disposizione della Regione Puglia nell’attuale periodo di programmazione 2007-2013.

Cap

ito

lo 2

: A

nali

si d

el

PO

FES

R 2

00

7-2

01

3

2. Analisi del PO FESR 2007-2013

Qual è la dimensione urbana del PO FESR della Regione?

- Gli Orientamenti Strategici Comunitari (OSC) - Il Quadro Strategico Nazionale (QSN) - Il Documento Strategico Regionale (DSR) - Il Programma Operativo FESR 2007-2013 - L’Iniziativa Comunitaria JESSICA - JESSICA e la dimensione urbana del PO FESR - Gli interventi del PO più facilmente “JESSICAbili” - I sussidi incrociati e le spese non ammissibili - In sintesi

Cap

ito

lo 2

: A

nali

si d

el

PO

FES

R 2

00

7-2

01

3

Tabella 1.2 Articolazione del QSN 2007-2013

Gli Orientamenti Strategici Comunitari in materia di coesione – economica, sociale e territoriale - sono stati approvati dall’Unione Europea il 6 ottobre 2006 con l’obiettivo di indicare agli Stati Membri quali settori d’intervento sarebbe stato più opportuno privilegiare al momento dell’elaborazione dei Quadri Strategici Nazionali - nonché dei Programmi Operativi nazionali e regionali - relativamente al periodo di programmazione 2007-2013. In conformità con i contenuti dell’Agenda di Lisbona rinnovata, i programmi sostenuti dalla politica di coesione sono stati chiamati ad indirizzare le proprie risorse verso tre Orientamenti di fondo:

rendere l’Europa e le sue regioni più attraenti per gli investimenti e l’occupazione (ad esempio attraverso il potenziamento delle infrastrutture di trasporto, la promozione delle energie rinnovabili ed il rafforzamento delle sinergie tra tutela dell’ambiente e crescita);

promuovere la conoscenza e l’innovazione a favore della crescita (ad esempio aumentando gli investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico, promuovendo la società dell’informazione e l’imprenditorialità);

creare posti di lavoro migliori e più numerosi (ad esempio aumentando gli investimenti nel capitale umano, rendendo più flessibile il mercato del lavoro, modernizzando i sistemi di protezione sociale).

Un’attenzione particolare è stata dedicata, inoltre, all’importanza della dimensione territoriale della politica di coesione. Quest’ultima, infatti, rispetto alle politiche settoriali promosse dall’Unione, viene ritenuta capace di adeguarsi alle particolari esigenze e caratteristiche presenti nei diversi contesti territoriali e ciò risulta essenziale per poter sviluppare comunità sostenibili e ridurre, così, il divario esistente tra i livelli di sviluppo delle varie regioni ed il ritardo di quelle meno favorite o insulari. Le aree urbane (con oltre 50.000 abitanti), in particolare, ospitando più del 60% della popolazione dell’Unione, concentrano grandi opportunità ma anche notevoli difficoltà: investire nel loro sviluppo sostenibile viene ritenuto fondamentale per poter promuovere crescita ed occupazione nei territori dell’Unione.

La proposta italiana di Quadro Strategico Nazionale per la politica regionale di sviluppo 2007-2013 è stata approvata dalla Commissione Europea il 13 luglio 2007 con l'obiettivo di indirizzare le risorse che la politica di coesione avrebbe destinato al nostro Paese, sia nelle aree del Mezzogiorno sia in quelle del Centro-Nord. Alla luce degli OSC e della strategia unitaria per la politica regionale decisa da Stato centrale e regioni, i macro-obiettivi e le priorità contenute nel QSN appaiono così articolate:

Ricordando che, nell’esperienza europea, le città rappresentano i motori dello sviluppo economico e dell’innovazione produttiva, sociale e

culturale, il QSN sottolinea che la dimensione urbana è particolarmente importante in una realtà policentrica come quella italiana, dove la crescita sostenibile e diffusa sul territorio si associa alla presenza di articolati e capillari sistemi urbani. La priorità strategica n.8 – focalizzata su competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani – in particolare, riconosce la necessità di promuovere una visione integrata tra la pianificazione del territorio e quella del suo sviluppo economico, prevedendo che i differenti “strumenti di pianificazione settoriale troveranno una sintesi in piani integrati di sviluppo urbano che costituiranno la base strategica e analitica per gli interventi”. A ciò si aggiunge una precisazione: “gli obiettivi di lotta all’esclusione e di rafforzamento della coesione sociale menzionati negli OSC saranno perseguiti nelle città attraverso piani e progetti integrati di sviluppo

Macro‐obiettivi  Priorità di riferimento 1. Valorizzazione delle risorse umane 

Sviluppare i circuiti della conoscenza 2. Diffusione della ricerca e dell’innovazione 3. Energia e ambiente: uso sostenibile Accrescere qualità della vita, sicurezza e 

inclusione sociale  4. Inclusione sociale e attrattività territoriale 5. Risorse naturali e culturali 6. Reti e collegamenti per la mobilità 7. Sistemi produttivi e occupazione 

Potenziare filiere produttive, servizi e concorrenza 

8. Città e sistemi urbani 9. Attrazione di investimenti 

Internazionalizzare e modernizzare 10. Governance e mercati efficaci 

2.1 Gli Orientamenti Strategici Comunitari (OSC) 2.2 Il Quadro Strategico Nazionale (QSN)

Cap

ito

lo 2

: A

nali

si d

el

PO

FES

R 2

00

7-2

01

3

3 OBIETTIVI GENERALI: 1. Rafforzare i fattori di attrattività del territorio, migliorando l’accessibilità, garantendo servizi di qualità e salvaguardando le potenzialità ambientali; 2. Promuovere l’innovazione […]; 3. Migliore occupabilità, coesione ed inclusione sociale.

…segue – il QSN ed il Documento Strategico Regionaleurbano, mentre i progetti e gli interventi di carattere puntuale e/o integrato ma con maggiore focalizzazione settoriale (per esempio, sulla base dei piani di zona sociale previsti dalla legge 328/2000) saranno privilegiati nella Priorità 4” – relativa all’inclusione sociale, ai servizi per la qualità della vita e l’attrattività territoriale. E’ interessante rilevare, a complemento di ciò, che, tra i principi orizzontali promossi per dare attuazione al QSN, uno di essi è stato

esplicitamente rivolto alle città e prevede che le regioni dell’Obiettivo Convergenza – coma la Puglia – “avranno, nei loro PO, una o più priorità urbane/territoriali”. Gli approcci strategici ed operativi proposti, inoltre, dovranno concretizzarsi in scelte decise e dovranno essere inseriti nel PO i giusti presupposti per politiche urbane e territoriali più selettive, concrete ed innovative, in grado di evitare azioni frammentate, indistinte e quindi poco efficaci. Approvato dalla Regione Puglia il 1 Agosto 2006, il Documento Strategico Regionale contiene una prima ipotesi di individuazione delle linee di intervento e di allocazione delle risorse finanziarie sugli Assi strategici e sugli obiettivi prioritari che sarebbero stati meglio precisati nei successivi Programmi Operativi, oggetto di confronto fra Unione Europea, Governo Nazionale e Governo Regionale. Richiamandosi ai più ampi Orientamenti Strategici Comunitari in materia di coesione e seguendo le priorità contenute nel Quadro Strategico Nazionale, il DSR della Puglia appare così articolato:

Come si nota, alla dimensione del territorio – ed in particolare alla sua attrattività – viene riconosciuto un ruolo di primo piano e alle città e ai sistemi territoriali urbani rilevanti – reti di piccoli e medi comuni – si fa esplicito riferimento all’interno delle politiche di contesto. Il DSR, in particolare, sostiene che “attraverso l’attuazione accelerata dei processi di ridefinizione e pianificazione strategica, andrà attuato uno sforzo integrato e multisettoriale per a) riqualificare le aree più degradate, favorendo così la coesione sociale; b) accrescerne rapidamente la qualità dei servizi pubblici; c) potenziare le strutture culturali; d) rafforzare e qualificare l’infrastrutturazione sociale […]”. All’interno delle politiche di contesto relative allo sviluppo urbano sostenibile, il DSR sottolinea la necessità di migliorare la pianificazione territoriale perché la Regione “manca di strumenti di pianificazione di area vasta ed è dotata di una strumentazione urbanistica vecchia e quindi largamente priva di contenuto strategico”. Per questo motivo, il rinnovamento degli strumenti di pianificazione locale “dovrà interessare tutti i livelli della pianificazione” e “la programmazione 2007/2013 dovrà raccordarsi con le elaborazioni in corso nel campo della pianificazione del territorio e del paesaggio che mirano ad innovare in profondità il sistema di pianificazione pugliese […]. Ci si riferisce, per il livello regionale, al Documento Regionale di Assetto Generale e al Programma di Interventi per la tutela, la gestione e la valorizzazione del paesaggio” (cfr. Cap. 3) Infine, “le esperienze dei programmi integrati di riqualificazione urbana finora attivati sul territorio regionale, da un lato, e i percorsi di programmazione sociale avviati con la stesura dei Piani Sociali di Zona da parte dei comuni pugliesi – dall’altra - costituiscono rilevanti premesse per un auspicabile processo di consolidamento dell’integrazione tra politiche di intervento nelle aree urbane”.

5 OBIETTIVI TRASVERSALI: - Ambiente; - Pari opportunità; - Dimensione territoriale dello sviluppo; - Cooperazione transfrontaliera; - Sviluppo della partecipazione.

2.3 Il Documento Strategico Regionale (DSR)

3 POLITICHE PRIORITARIE: A. Le politiche di contesto: a) Trasporti e reti di comunicazione b) Sviluppo urbano sostenibile c) Ambiente e risorse naturali B. Le politiche della ricerca e dell’innovazione; C. Le politiche dell’inclusione sociale - del lavoro - della formazione e del welfare.

Figura 1.2 Articolazione del DSR della Puglia

Cap

ito

lo 2

: A

nali

si d

el

PO

FES

R 2

00

7-2

01

3

Tabella 2.2 Piano Finanziario del PO Puglia 2007-2013

Approvato dalla Commissione Europea il 20 Novembre 2007, il Programma Operativo FESR 2007-2013 della Regione Puglia vanta un ammontare complessivo di risorse pari ad oltre 5 miliardi di euro2. Il contributo comunitario e quello nazionale partecipano in egual misura al finanziamento del Programma (2,619 miliardi ciascuno) e le risorse complessivamente disponibili sono state allocate tra gli otto Assi Prioritari individuati, secondo la seguente articolazione:

In aggiunta a queste risorse, la Regione potrà disporre, nello stesso periodo di programmazione, di ulteriori finanziamenti provenienti dal Fondo Aree Sottoutilizzate (FAS) e da altre Fonti di origine ministeriale, attualmente in attesa di approvazione.

2 Nel panorama italiano, questa ingente dotazione di risorse colloca la Regione Puglia al terzo posto per ricchezza del suo piano finanziario, preceduta solo da Campania e Sicilia che ricevono, rispettivamente, circa 6,8 e 6,4 miliardi di euro. Queste regioni del Mezzogiorno - a cui si aggiungono la Calabria e la Basilicata – rientrano, infatti, tra le regioni dell’Unione ammesse all’Obiettivo Convergenza e risultano beneficiarie, così, di molte più risorse rispetto alle regioni del Centro-Nord - aventi un PIL pro capite superiore al 75% della media comunitaria e rientranti, per questo, nell’Obiettivo Competitività Regionale e Occupazione.

Contributo Comunitario 

Contributo Nazionale 

Ripartizione indicativa della controparte nazionale 

Finanziamento totale 

Tasso di cofinan‐ ziamento 

Per informazione Assi Prioritari 

 (a) 

 (b)=(c)+(d) 

Finanz. naz. pubbl. (c) 

Finanz. naz. priv. (d) 

 (e) = (a)+(b) 

 (f)=(a)/(e) 

Contrib. BEI 

Altri finanziam. 

ASSE I Promozione, valorizzazione e diffusione della ricerca e dell’innovazione per la competitività 

290.500.000  290.500.000  290.500.000  0  581.000.000  50  0  0 

ASSE II Uso sostenibile e efficiente delle risorse ambientali ed energetiche per lo sviluppo 

454.000.000  454.000.000  454.000.000  0  908.000.000  50  0  0 

ASSE III Inclusione sociale e servizi per la qualità della vita e l’attrattività territoriale 

285.000.000  285.000.000  285.000.000  0  570.000.000  50  0  0 

ASSE IV Valorizzazione delle risorse naturali e culturali per l’attrattività e lo sviluppo 

196.000.000  196.000.000  196.000.000  0  392.000.000  50  0  0 

ASSE V Reti e collegamenti per la mobilità  525.000.000  525.000.000  525.000.000  0  1.050.000.000  50  0  0 

ASSE VI Competitività dei sistemi produttivi e occupazione 

551.000.000  551.000.000  551.000.000  0  1.102.000.000  50  0  0 

ASSE VII Competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani 

260.000.000  260.000.000  260.000.000  0  520.000.000  50  0  0 

ASSE VIII Governance, capacità istituzionali e mercati concorrenziali efficaci 

57.521.978  57.521.978  57.521.978  0  115.043.956  50  0  0 

TOTALE  2.619.021.978  2.619.021.978  2.619.021.978  0  5.238.043.956  50  0  0 

2.4 Il Programma Operativo FESR 2007-2013

Cap

ito

lo 2

: A

nali

si d

el

PO

FES

R 2

00

7-2

01

3

Tabella 3.2 Ripartizione delle risorse per Asse e fonte di finanziamento

* Dotazione dell’Asse rispetto al Totale

Fonte: Elaborazione CERTeT su dati PO FESR Puglia 2007-2013

…segue – il Programma Operativo FESR 2007-2013 L’analisi del PO FESR rivela che, come previsto dal QSN, un Asse prioritario è stato espressamente dedicato alla “Competitività e Attrattività delle città e dei sistemi urbani” [Asse VII], con una dotazione totale di risorse pari ad oltre 500 milioni di euro.

L’Asse VII – “Competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani” – si distingue certamente per essere il più attinente agli orientamenti comunitari in materia di sviluppo urbano ed esplicita chiaramente che una strategia basata sullo sviluppo urbano sostenibile “implica l’adozione di un approccio integrato, da un lato finalizzato a valorizzare le risorse ambientali, economiche e culturali presenti nelle aree urbane, dall’altro a contrastare la concentrazione di problemi dell’ambiente fisico, sociale ed economico che le caratterizza”. L’obiettivo generale dell’Asse è quello di “promuovere la rigenerazione di città e sistemi urbani attraverso la valorizzazione delle risorse storico-culturali e ambientali e il contrasto dell’abbandono” e ciò richiederebbe, da un lato, la necessità di interpretare le esigenze e le peculiarità espresse dai diversi ambiti territoriali, dall’altro, quella di intercettare le diverse politiche di settore e i diversi interessi degli attori sociali ed economici presenti sul territorio, rilevando i problemi presenti ma anche le risorse da valorizzare. Due sono gli strumenti pensati per conseguire gli obiettivi dell’Asse – distinti in relazione alla dimensione dell’area urbana considerata:

Piani integrati di sviluppo urbano “fortemente caratterizzati da azioni volte alla sostenibilità ambientale e, in particolare, alla riqualificazione della città esistente e al contenimento dell’espansione urbana, destinati alle città medie o alle aree delle grandi città”;

Piani integrati di sviluppo territoriale “volti al rafforzamento, riqualificazione, razionalizzazione e, dove necessario, disegno delle reti funzionali e delle trame di relazione che connettono i sistemi di centri urbani minori con particolare riguardo a quelli fortemente connessi (o con elevato potenziale di connessione) dal punto di vista naturalistico e storico-culturale”.

A questo scopo, all’interno degli strumenti di ingegneria finanziaria a valere sull’Asse VII, si esplicita che “si intende utilizzare l’iniziativa JESSICA”.

Assi  Dotaz. Totale  Dotaz. Relativa*    Asse  Cofin. UE 50%  Cofin. Stato 35%  Cofin. Regione 15% Asse I        581.000.000  11,09%    Asse I        290.500.000         203.350.000           87.150.000 Asse II        908.000.000  17,33%    Asse II        454.000.000         317.800.000         136.200.000 Asse III        570.000.000  10,88%    Di cui : Asse III        285.000.000         199.500.000           85.500.000 Asse IV        392.000.000  7,48%    Asse IV        196.000.000         137.200.000           58.800.000 Asse V     1.050.000.000  20,05%    Asse V        525.000.000         367.500.000         157.500.000 Asse VI     1.102.000.000  21,04%    Asse VI        551.000.000         385.700.000         165.300.000 Asse VII        520.000.000  9,93%    Asse VII        260.000.000         182.000.000           78.000.000 Asse VIII        115.043.956  2,20%    Asse VIII          57.521.978           40.265.348,60           17.256.593,40 TOTALE  5.238.043.956  100%    TOTALE*  2.619.021.987  1.833.315.348,60  785.706.593,40 

Cap

ito

lo 2

: A

nali

si d

el

PO

FES

R 2

00

7-2

01

3 - destinare una parte dei propri Fondi strutturali alla costituzione di Fondi

per lo Sviluppo Urbano - eventualmente preceduti da un Fondo di Partecipazione - - che effettuino investimenti rimborsabili - a favore di partenariati tra il settore pubblico e quello privato - o di altri progetti - inseriti in un Piano Integrato per lo sviluppo urbano sostenibile.

(art. 43 del Reg. 1828/2006)

L’Iniziativa Comunitaria JESSICA - Joint European Support for Sustainable Investment in City Areas - rappresenta un’assoluta novità per le regioni e gli Stati membri dell’Unione che si trovano impegnati a spendere i propri Fondi strutturali nel periodo di programmazione 2007-2013. Lanciata nel 2006 dalla Commissione Europea - congiuntamente alla Banca Europea degli Investimenti (BEI) ed in collaborazione con la Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa - questa iniziativa mira a promuovere crescita ed investimenti sostenibili nelle aree urbane, dando concreta applicabilità agli strumenti di ingegneria finanziaria che sono stati previsti nei Regolamenti europei relativi ai nuovi Fondi strutturali. L’art. 44 del Reg. 1083/2006, infatti, prevede che “nell’ambito di un programma operativo, i Fondi strutturali possono finanziare spese connesse a un'operazione comprendente contributi per sostenere strumenti di ingegneria finanziaria” e, tra questi ultimi, sono compresi i Fondi per lo Sviluppo Urbano. Attraverso l’Iniziativa JESSICA, dunque, la Commissione Europea e la BEI si sono proposte di assistere le Autorità di Gestione che vogliano utilizzare questi nuovi strumenti di ingegneria finanziaria per guidare la trasformazione urbana dei propri territori, utilizzandoli come leva per lo sviluppo economico e sociale, ed intraprendendo un più sollecito ed efficace utilizzo delle risorse finanziarie contenute nei propri Programmi Operativi. Secondo i nuovi Regolamenti, gli Stati membri – e, nel caso italiano, anche le regioni, in quanto Autorità di Gestione - hanno la facoltà di:

2.5 L’Iniziativa Comunitaria JESSICA

Figura 2.2 Schema dell’Iniziativa JESSICA

Ciò risulta particolarmente interessante e vantaggioso per le ragioni che saranno meglio illustrate nel par. 5.3 del presente studio. Per il momento si procede ad individuare in via generale quali sono i criteri di ammissibilità fondamentali perché un intervento finanziato dal PO possa essere considerato “JESSICAbile” e, alla luce di questi requisiti, verrà esaminato il PO FESR 2007-2013 della Regione Puglia. Per la descrizione dell’architettura finanziaria che può essere assunta dall’Iniziativa e per una prima ipotesi di applicazione concreta nel caso della Regione Puglia, invece, si rimanda ai capitoli 5 e 6.

Fonte: Banca Europea degli Investimenti

Cap

ito

lo 2

: A

nali

si d

el

PO

FES

R 2

00

7-2

01

3

…segue – l’Iniziativa Comunitaria JESSICAQuesta Iniziativa non è fonte per le Autorità di Gestione dell’Unione di risorse comunitarie aggiuntive perché non viene modificato il Piano Finanziario del PO approvato dalla Commissione Europea ma rappresenta, piuttosto, una modalità alternativa di utilizzare una parte dei Fondi strutturali assegnati alle AdG. I requisiti di ammissibilità perché un intervento coerente con il PO sia finanziabile da strumenti di tipo JESSICA sono due:

Gli investimenti devono essere rimborsabili – cioè essere in grado di remunerare in qualche modo gli investitori.

I progetti devono essere inclusi in un piano integrato per lo sviluppo urbano sostenibile - cioè in un sistema di interventi tra loro interconnessi finalizzati a migliorare stabilmente le condizioni economiche, fisiche, sociali e/o ambientali di una città e/o di un quartiere.

E’ evidente, dunque, che non tutti i Fondi strutturali contenuti nel PO possono essere utilizzati per lanciare l’Iniziativa JESSICA. All’interno dei diversi Assi Prioritari - nell’area destinata agli strumenti di ingegneria finanziaria - le regioni dovrebbero aver inserito una dichiarazione relativa alla loro possibile intenzione di utilizzare lo strumento JESSICA per attuare gli interventi contenuti nell’Asse stesso. Si tratta, tipicamente, di Assi coerenti con lo sviluppo urbano e, come noto, questo è il caso della Puglia che ha esplicitamente dichiarato di voler utilizzare l’Iniziativa JESSICA nel suo Asse VII, dedicato alla “Competitività e Attrattività delle città e dei sistemi urbani”. E’ lecito aspettarsi, così, che una parte dell’allocazione finanziaria totale destinata a questo Asse – discrezionalmente individuata dalla Regione – venga destinata alla costituzione di un FSU/FP di tipo JESSICA. Il riferimento diretto all’Iniziativa JESSICA all’interno di un preciso Asse del PO, tuttavia, non è un requisito essenziale perché l’Autorità di Gestione possa decidere di lanciare questi strumenti di ingegneria finanziaria.

In generale, infatti, i progetti inclusi nel campo di ammissibilità del PO che siano rimborsabili ed inseriti in un Piano Integrato per lo sviluppo urbano sostenibile possono essere considerati ammissibili al finanziamento da parte di strumenti di tipo JESSICA, anche nel caso in cui un Asse Prioritario non menzionasse esplicitamente l’intenzione di utilizzarli. Nel caso si rendesse necessario, sarebbe comunque possibile per l’Autorità di Gestione riformulare il PO in modo da contemplare l’utilizzo di JESSICA ed effettuare gli eventuali passi procedurali in accordo con i servizi della Commissione.

Ad esempio: ‐ Piani di sviluppo di una città; ‐ Programmi di quartiere; ‐ Programmi destinati al rinnovo e alla ristrutturazione di aree

dismesse; ‐ Piani di settore con forte componente territoriale urbana.

Possono costituire una base adeguata non solo i piani formulati e adottati conformemente ai protocolli di pianificazione vigenti, ma anche piani non ufficiali e altri documenti programmatici approvati attraverso una consultazione pubblica e a seguito di opportune valutazioni dell’impatto sulla comunità.

Flussi di cassa periodici possono essere garantiti, ad esempio, attraverso:

- la vendita di beni/servizi sul mercato; - la riscossione di tariffe e pedaggi dagli utenti; - il pagamento di canoni di concessione/utilizzazione da parte

di enti pubblici all’investitore privato per la costruzione/gestione di infrastrutture.

Non sono esclusi, tuttavia, meccanismi di pagamento diversi.

Cap

ito

lo 2

: A

nali

si d

el

PO

FES

R 2

00

7-2

01

3

Particolarmente utile risulta l’analisi della “componente urbana” contenuta nel Programma Operativo che, considerando trasversalmente tutti gli Assi Prioritari del PO, stima l’ammontare di risorse finanziarie che, in ognuno di essi, potrebbe essere considerato rilevante ai fini dello sviluppo urbano. A queste risorse - e agli interventi che vi sottendono - l’Autorità di Gestione potrebbe attingere per costituire un FSU/FP e lanciare, così, l’Iniziativa JESSICA. Dalla tabella 4.2 della pagina seguente emerge che:

Nel caso del PO FESR della Regione Puglia, ogni Asse prioritario considerato presenta una percentuale di risorse afferente al tema dello sviluppo urbano superiore al 40% del totale delle risorse dell’Asse;

Le quote più elevate si registrano, oltre al già citato Asse VII, nelle linee di intervento relative:

- all’Asse III (Inclusione sociale e servizi per la qualità della vita e l’attrattività territoriale); - all’Asse IV (Valorizzazione delle risorse naturali e culturali per l’attrattività e lo sviluppo); - all’Asse VI (Competitività dei sistemi produttivi e occupazione).

Lo stesso PO FESR riconosce che, per promuovere la coesione interna delle città e, allo stesso tempo, la loro attrattività e competitività, è necessario “uno sforzo integrato e multisettoriale”, in modo da:

a) accrescere rapidamente la qualità dei servizi pubblici, b) potenziare le strutture culturali, c) rafforzare e qualificare l’infrastrutturazione sociale, d) promuovere la tutela e il risanamento ambientale.

Da ciò si ricava che:

Il PO FESR della Regione Puglia ha una

dimensione urbana molto forte; Grazie alla natura trasversale riconosciuta al

tema dello sviluppo urbano, diversi Assi e molteplici linee di intervento potrebbero essere utilizzati per lanciare l’Iniziativa Comunitaria JESSICA.

L’importanza di attuare azioni integrate e multisettoriali promossa dal PO FESR appare perfettamente in linea con la dimensione integrata dello sviluppo urbano promossa dall’Iniziativa JESSICA.

Per il dettaglio delle Linee di intervento considerate rilevanti ai fini dello sviluppo urbano e per le risorse che si prevede di stanziare in ciascun Asse, si rimanda alla tabella 4.2 seguente.

2.6 La dimensione urbana del PO FESR della Regione Puglia

Cap

ito

lo 2

: A

nali

si d

el

PO

FES

R 2

00

7-2

01

3

…segue – la dimensione urbana del PO FESR della Regione Puglia

ASSI E LINEE DI INTERVENTO 

Importi per  Sviluppo urbano 

Contributo Comunitario totale dell’Asse 

% sviluppo urb. 

ASSE I 

1.1 Sostegno alle attività di ricerca delle imprese 1.2 Rafforzamento del potenziale scientifico‐tecnologico della regione a sostegno della domanda delle imprese 1.3 Interventi per il potenziamento di infrastrutture digitali 1.4 Interventi per la diffusione delle TIC nelle PMI 1.5 Interventi per lo sviluppo dei servizi pubblici digitali 

130.000.000  290.500.000  44,75% 

ASSE II 

2.1 Interventi per la tutela, l’uso sostenibile e il risparmio delle risorse idriche 2.2 Interventi per il potenziamento del sistema idrico di approvvigionamento, adduzione e distribuzione idrica 2.4 Interventi per l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili e per l’adozione di tecniche per il risparmio energetico 

nei diversi settori di impiego 2.5 Interventi per il miglioramento della gestione del ciclo integrato dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati 

200.000.000  454.000.000  44,05% 

ASSE III 

3.1 Programma di interventi per la infrastrutturazione della sanità territoriale nei distretti socio‐sanitari 3.2 Programma di interventi per la infrastrutturazione sociale e sociosanitaria territoriale 3.3 Programma di interventi per l’accessibilità dei servizi e per l’inclusione delle persone a rischio di marginalità 

sociale e per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro 3.4 Interventi per migliorare le condizioni di legalità e sicurezza a favore del territorio, dei cittadini e delle imprese 

250.000.000  285.000.000  87,72% 

ASSE IV  4.1 Infrastrutture, promozione e valorizzazione dell’economia turistica 

4.2 Tutela, valorizzazione e gestione del patrimonio culturale 4.3 Sviluppo di attività culturali e dello spettacolo 4.4 Interventi per la rete ecologica 

126.000.000  196.000.000  64,29% 

ASSE V  5.1 Consolidamento e rafforzamento dei nodi portuali 

5.2 Adeguamento e potenziamento dei sistemi di trasporto in ambito urbano 5.3 Sviluppo del sistema logistico 5.4 Adeguamento e potenziamento delle ferrovie locali 

250.000.000  525.000.000  47,62% 

ASSE VI  6.1 Interventi per la competitività delle imprese 

6.2 Iniziative per le infrastrutture di supporto degli insediamenti produttivi 6.3 Interventi per il marketing territoriale e per l’internazionalizzazione dei sistemi produttivi e delle imprese 

350.000.000  551.000.000  63,52% 

ASSE VII 

7.1 Piani integrati di sviluppo urbano 7.2 Piani integrati di sviluppo territoriale 

260.000.000  260.000.000  100% 

TOTALE  1.566.000.000  2.561.500.000*  61,14% 

Fonte: Elaborazione CERTeT su dati PO FESR Puglia

Tabella 4.2 Stima delle risorse finanziarie considerate rilevanti ai fini dello sviluppo urbano

Cap

ito

lo 2

: A

nali

si d

el

PO

FES

R 2

00

7-2

01

3

Incrociando i due criteri fondamentali di ammissibilità JESSICA (investimenti rimborsabili ed inserimento dei progetti in Piani Integrati per lo sviluppo urbano sostenibile) con le linee di intervento individuate dal PO come rilevanti ai fini dello sviluppo urbano, emerge che le tipologie di intervento “JESSICAbili” nel caso della Regione Puglia sono molteplici. In via del tutto indicativa e preliminare, infatti, è possibile riprendere le linee di intervento che sono state considerate rilevanti ai fini dello sviluppo urbano all’interno del PO (cfr. tab. 4.2) ed indagare quale potrebbe essere la loro capacità di contenere interventi potenzialmente “JESSICAbili”. A questo proposito, perché i Fondi strutturali contenuti negli Assi Prioritari possano essere destinati alla costituzione di un FSU di tipo JESSICA, è necessario che: Come verrà meglio esplicitato nel paragrafo 2.7, tuttavia: - Qualora gli interventi (l’intero progetto o alcune sue componenti) non rispondessero ai criteri di ammissibilità del Programma Operativo o di JESSICA, essi potrebbero essere comunque finanziati dagli strumenti finanziari di tipo JESSICA, purché con risorse diverse dai Fondi strutturali contenuti nel PO. - Vi sarà la necessità di mantenere un sistema di contabilità separata in modo da avere sempre evidenza di come sono stati programmati e spesi i Fondi strutturali contenuti negli strumenti finanziari di tipo JESSICA – soprattutto ai fini di espletare le normali procedure di monitoraggio/rendicontazione/certificazione/controllo richieste dalla Commissione Europea.

2.6 Gli interventi del PO più facilmente “JESSICAbili”

Figura 3.2 Progetti “JESSICAbili” - vi sia coerenza tra gli obiettivi/le linee di intervento dell’Asse e lo sviluppo urbano sostenibile;

- gli interventi finanziati con le risorse a valere su quell’Asse siano inseriti in un Piano Integrato per lo sviluppo urbano sostenibile;

- gli interventi siano in grado di remunerare, in qualche modo, gli investitori.

Cap

ito

lo 2

: A

nali

si d

el

PO

FES

R 2

00

7-2

01

3

Tabella 5.2 Tipologie di intervento più facilmente “JESSICAbili”

…segue – gli interventi del PO più facilmente “JESSICAbili”

ASSI PRIORITARI COERENZA STRATEGICA 

SVILUPPO URBANO SOSTENIBILE TIPOLOGIE DI INTERVENTO 

(PIANI INTEGRATI URBANI – POTENZIALE REMUNERATIVO) 

Obiettivo 1 a) Elevare la domanda e la propensione delle imprese ad investire in ricerca 

Attività 1.2 Rafforzamento del potenziale scientifico‐tecnologico della regione a sostegno della domanda delle imprese →  Reti  per  il  rafforzamento  del  potenziale  tecnologico  regionale  (Distretti tecnologici regionali e laboratori pubblico‐privati)  

Obiettivo 2 a) Potenziare l’Infrastrutturazione di Comunicazione Digitale 

Attività 1.3 Interventi per il potenziamento di infrastrutture digitali → Azioni per il rafforzamento dell’infrastruttura strategica a banda larga, wireless e satellitare 

ASSE I  Promozione, valorizzazione e diffusione della ricerca e dell’innovazione per la competitività  → COMPETITIVITÀ URBANA  Obiettivo 2 b) Accrescere l’utilizzo dei servizi digitali innovativi 

nelle PMI Attività 1.4 Interventi per la diffusione delle TIC nelle PMI → Supporto allo sviluppo di PMI specializzate nell’offerta di conten. e serv. digit. 

Obiettivo 1 a) Promuovere in via ordinaria usi sostenibili e durevoli delle risorse idriche […] 

Attività 2.1 Interventi per la tutela, l’uso sostenibile e il risparmio delle risorse idriche → Azioni per il completamento/adeguamento/ottimizzazione delle infrastrutture idriche […] negli agglomerati urbani costieri.  

Obiettivo 1 c) Realizzare un sistema di governo e di presidio del territorio diffuso ed efficiente […] 

Attività 2.3 Interventi di prevenzione e mitigazione dei rischi naturali e di protezione dal rischio idraulico, idrogeologico e sismico, e di erosione delle coste. → Azioni di risanamento e riutilizzo ecosostenibile di aree estrattive dimesse esclusivamente di proprietà pubblica;  

Obiettivo 1 d) Proteggere il suolo e le fasce costiere dal degrado → Interventi per fronteggiare il fenomeno di erosione delle coste e per la realizzazione di servizi per elevare e qualificare l’accessibilità. 

Obiettivo 2 a) Sviluppare l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile, promuovere il risparmio energetico e migliorare l’efficienza energetica e gli obiettivi generali di politica energetica contenuti nel PEAR [Piano Ambientale Energetico Regionale] 

Attività 2.4 Interventi per l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili e per l’adozione di tecniche per il risparmio energetico […] → Azioni di promozione di interventi per l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, con particolare riferimento al solare e alle biomasse; → Azioni finalizzate a promuovere il risparmio energetico e l’impiego di energia solare nell’edilizia pubblica non residenziale […]; 

ASSE II Uso sostenibile e efficiente delle risorse ambientali ed energetiche per lo sviluppo   → SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE 

Obiettivo 1 e) Ridurre la quantità e la pericolosità dei rifiuti, anche attraverso l’incentivazione del riutilizzo e del riciclaggio 

Attività 2.5 Interventi di miglioramento della gestione del ciclo integrato dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati → Azioni di completamento della realizzazione del sistema impiantistico per la chiusura del ciclo di gestione dei rifiuti urbani […] con particolare attenzione alla realizzazione di impianti di compostaggio di qualità;  → Azioni per la […] messa in sicurezza, bonifica, ripristino ambientale dei siti contaminati […] 

Cap

ito

lo 2

: A

nali

si d

el

PO

FES

R 2

00

7-2

01

3

…segue – gli interventi del PO più facilmente “JESSICAbili” ASSI PRIORITARI 

COERENZA STRATEGICA SVILUPPO URBANO SOSTENIBILE 

TIPOLOGIE DI INTERVENTO (PIANI INTEGRATI URBANI – POTENZIALE REMUNERATIVO) 

Obiettivo 1 c) Migliorare le infrastrutture della sanità territoriale nell’ambito dei distretti socio‐sanitari 

 Attività 3.1 Programma di interventi per l’infrastrutturazione della sanità territoriale nei distretti sociosanitari → Infrastrutturazione sanitaria per la rete dei servizi dei distretti sociosanitari pugliesi […]; → Potenziamento dell’offerta pubblica e della offerta gestita da imprese e organizzazioni non lucrative di utilità sociale (Onlus) di centri di eccellenza per la cura integrata e l’accoglienza sociale […]; → Potenziamento della rete dei servizi sociosanitari territoriali a tutela della salute della donna e dei bambini e a sostegno del lavoro di cura nelle famiglie. 

ASSE III  Inclusione sociale e servizi per la qualità della vita e l’attrattività territoriale Il mix di obiettivi “deve essere costruito, inoltre, assumendo come riferimento l’integrazione delle politiche di inclusione e di tutela della salute con le politiche di sviluppo e riqualificazione urbana, finalizzata a realizzare l’intera filiera dell’integrazione: economica, sociale e politica mediante politiche di inclusione”   → SOSTENIBILITÀ SOCIALE 

 Obiettivo 1 b) Sostenere una politica di innalzamento dei livelli di benessere e della salute dei cittadini pugliesi […] “La nuova infrastrutturazione sarà promossa oltre che con la realizzazione di nuovi manufatti deputati ad accogliere i servizi sociosanitari essenziali […], prioritariamente attraverso la ristrutturazione ed il recupero funzionale o l’adeguamento strutturale di immobili già esistenti secondo criteri di sostenibilità, con specifico riferimento al caso in cui la scelta del recupero consente l’integrazione della struttura sociale o sociosanitaria nel contesto urbano”  

Attività 3.2 Programma di interventi per l’infrastrutturazione sociale e sociosanitaria territoriale →Infrastrutturazione sociale del territorio regionale; → Realizzazione di strutture comunitarie […] per la prima accoglienza e l’integrazione degli immigrati nei sistemi urbani e nelle zone rurali […]; → Infrastrutturazione sociale per accrescere la disponibilità di posti‐bambino nelle strutture per la prima infanzia […]; → Infrastrutturazione dei servizi del pronto intervento sociale e del welfare d’emergenza […]. 

Obiettivo 1 a) Promuovere l’economia turistica attraverso la qualificazione, la diversificazione e la promozione dell’offerta turistica integrata dei sistemi territoriali, il completamento e la qualificazione delle infrastrutture ed azioni di marketing territoriale 

Attività 4.1 Infrastrutture, promozione e valorizzazione dell’economia turistica → Azioni per il completamento delle infrastrutture a sostegno dell’economia turistica, in particolare: porti turistici; abbattimento di barriere architettoniche […]. 

Obiettivo 1 b) Tutelare, valorizzare e     promuovere i beni storico‐culturali al fine di aumentare l’attrattività territoriale 

Attività 4.2 Tutela, valorizzazione e gestione del patrimonio culturale → Azioni di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale in grado di mobilitare significativi flussi di visitatori e turisti […]. 

ASSE IV  Valorizzazione delle risorse naturali e culturali per l’attrattività e lo sviluppo “Le strategie […] vanno considerate in un quadro di integrazione più ampio con gli altri assi del PO FESR, con particolare riferimento al potenziamento delle infrastrutture di trasporto e collegamento […], nonché alla riqualificazione dei sistemi urbani” → ATTRATTIVITA’ URBANA 

 Obiettivo 1 d) Promuovere il sostegno e lo sviluppo delle Aree Naturali Protette e l’attuazione della Rete Natura 2000 attraverso lo sviluppo del turismo verde e del marketing territoriale sostenibile  

Attività 4.4 Interventi per la rete ecologica → La realizzazione di progetti a supporto della fruizione sostenibile a fini turistici del territorio naturale anche attraverso interventi per il recupero funzionale di siti di interesse naturale compromessi e degradati. 

Cap

ito

lo 2

: A

nali

si d

el

PO

FES

R 2

00

7-2

01

3

…segue – gli interventi del PO più facilmente “JESSICAbili”

ASSI PRIORITARI COERENZA STRATEGICA 

SVILUPPO URBANO SOSTENIBILE TIPOLOGIE DI INTERVENTO 

(PIANI INTEGRATI URBANI – POTENZIALE REMUNERATIVO) Obiettivo 1 a) Potenziare le strutture e i servizi “a terra” e “lato mare” dei porti “strategici” di interesse regionale […]  Obiettivo 1 b) Migliorare l’accessibilità ai porti strategici di interesse regionale […] 

Attività 5.1 Consolidamento e rafforzamento dei nodi portuali  → Completare l’infrastrutturazione e l’attrezzaggio dei nodi portuali […]; → Integrare i nodi portuali con i sistemi stradali, ferroviari e/o di metropolitana per favorire i collegamenti con le aree urbane e metropolitane e con i sistemi produttivi. 

Obiettivo 2 a) Realizzare interventi integrati per l’implementazione di sistemi urbani di trasporto a capacità intermedia eco‐compatibili […]  Obiettivo 2 b) Realizzare infrastrutture di interscambio presso i principali nodi di trasporto pubblico […] destinati agli utenti pendolari, promuovendo forme di tariffazione integrata  Obiettivo 2 c) Realizzare percorsi ciclabili in ambito urbano […]  

Attività 5.2 Adeguamento e potenziamento dei sistemi di trasporto in ambito urbano → Attivazione di linee metropolitane leggere, treno‐tram, con riqualificazione dei nodi di trasporto;  → Realizzazione e potenziamento di nodi di interscambio modale;  → Realizzazione di percorsi ciclabili. 

ASSE V  Reti e collegamenti per la mobilità  → MOBILITA’ URBANA INTEGRATA E SOSTENIBILE 

Obiettivo 3 a) Realizzare infrastrutture logistiche […] per la gestione del trasporto delle merci  Obiettivo 3 b) Promuovere l’istituzione di piattaforme logistiche a servizio dei sistemi produttivi locali […]  

Attività 5.3 Sviluppo del sistema logistico  → Realizzazione di piattaforme logistiche.  

Obiettivo 1 a) Promuovere l’economia turistica attraverso la qualificazione, la diversificazione e la promozione dell’offerta turistica integrata dei sistemi territoriali, il completamento e la qualificazione delle infrastrutture ed azioni di marketing territoriale 

Attività 4.1 Infrastrutture, promozione e valorizzazione dell’economia turistica → Azioni per il completamento delle infrastrutture a sostegno dell’economia turistica, in particolare: porti turistici; abbattimento di barriere architettoniche […]. 

Obiettivo 1 b) Tutelare, valorizzare e     promuovere i beni storico‐culturali al fine di aumentare l’attrattività territoriale 

Attività 4.2 Tutela, valorizzazione e gestione del patrimonio culturale → Azioni di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale in grado di mobilitare significativi flussi di visitatori e turisti […]. 

 ASSE VI  Competitività dei sistemi produttivi e occupazione “La nuova programmazione regionale assume come priorità trasversale la mobilitazione e l’attivazione di tutte le risorse che caratterizzano il territorio e in primo luogo di quelle che per loro stessa natura e finalità cercano di coniugare lo sviluppo del territorio con l’inclusione sociale”. → COMPETITIVITÀ URBANA 

 Obiettivo 1 d) Promuovere il sostegno e lo sviluppo delle Aree Naturali Protette e l’attuazione della Rete Natura 2000 attraverso lo sviluppo del turismo verde e del marketing territoriale sostenibile  

Attività 4.4 Interventi per la rete ecologica → La realizzazione di progetti a supporto della fruizione sostenibile a fini turistici del territorio naturale anche attraverso interventi per il recupero funzionale di siti di interesse naturale compromessi e degradati. 

Cap

ito

lo 2

: A

nali

si d

el

PO

FES

R 2

00

7-2

01

3

…segue – gli interventi del PO più facilmente “JESSICAbili”

Come emerge dall’analisi, le tipologie di intervento individuate dal PO che potrebbero rispondere ai requisiti di ammissibilità degli strumenti finanziari JESSICA sono molteplici e, pur appartenendo a settori strategici molto diversi tra di loro [attrattività delle città, inclusione sociale, competitività dei sistemi produttivi, per ricordarne solo i principali], questi interventi potrebbero contribuire in varia misura a promuovere uno sviluppo urbano che sappia rivelarsi sostenibile ed integrato.

Proprio a causa della loro natura ed eterogeneità, tuttavia, questi interventi si distinguono – a priori - per un diverso grado di inseribilità nei Piani Integrati per lo Sviluppo Urbano Sostenibile e, soprattutto, per una diversa capacità di generare reddito, con conseguente possibilità di remunerare gli investitori.

ASSI PRIORITARI COERENZA STRATEGICA 

SVILUPPO URBANO SOSTENIBILE TIPOLOGIE DI INTERVENTO 

(PIANI INTEGRATI URBANI – POTENZIALE REMUNERATIVO) 

Obiettivo a) Rigenerazione urbana attraverso piani integrati di sviluppo urbano fortemente caratterizzati da azioni volte alla sostenibilità ambientale e, in particolare, alla riqualificazione della città esistente e al contenimento dell’espansione urbana, destinati alle città medie [oltre 20.000 ab.] o alle aree delle grandi città dove si concentrano problemi di natura fisica, sociale, economica 

 Attività 7.1 Piani Integrati di sviluppo urbano → Piani integrati di sviluppo urbano incentrati sulla rigenerazione ecologica destinati a quelle parti delle città che hanno maggiormente sentito della politica industriale degli anni ’60‐’70 […]; → Piani integrati di sviluppo urbano incentrati sulla tutela, valorizzazione e fruizione degli insediamenti storici destinati a quelle parti di città caratterizzate dalla presenza di beni di elevato valore storico‐culturale e simbolico, e, allo stesso tempo, dalla concentrazione di problemi dell’ambiente fisico, sociale, economico […].  

 ASSE VII Competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani  L’asse mira ad “intercettare le diverse politiche di settore e i diversi interessi degli attori sociali ed economici”  “Il processo di pianificazione di Area Vasta […] servirà a costruire il quadro conoscitivo e programmatico all’interno del quale troveranno attuazione i piani integrati di sviluppo urbano e territoriale”  → COMPETITIVITÀ E ATTRATTIVITA’ URBANA  

Obiettivo b) Rigenerazione territoriale attraverso piani integrati di sviluppo territoriale volti al rafforzamento, riqualificazione, razionalizzazione e, dove necessario, disegno delle reti funzionali e delle trame di relazione che connettono i sistemi di centri urbani minori con particolare riguardo a quelli fortemente connessi dal punto di vista naturalistico e storico‐culturale 

Attività 7.2 Piani integrati di sviluppo territoriale → Interventi di valorizzazione del sistema di manufatti e spazi aperti in abbandono attraverso la costruzione di connessioni materiali e immateriali. 

Fonte: Elaborazione CERTeT su contenuti PO FESR Puglia

Cap

ito

lo 2

: A

nali

si d

el

PO

FES

R 2

00

7-2

01

3

…segue – gli interventi del PO più facilmente “JESSICAbili” Da un punto di vista metodologico, quindi, sarebbe possibile, in via preliminare e come analisi puramente indicativa, differenziare le tipologie di intervento sopra individuate come “JESSICAbili” in base alla loro capacità (bassa-media-alta) di inserirsi in Piani Integrati per lo Sviluppo Urbano Sostenibile e di remunerare gli investitori.

TIPOLOGIE DI INTERVENTO INSERIBILITA’ PIANI INTEGRATI URBANI 

CAPACITA’ REMUNERAZIONE 

1.2 Reti per il rafforzamento del potenziale tecnologico regionale (Distretti tecnologici regionali e laboratori pubblico‐privati)  media  media 1.3 Azioni per il rafforzamento dell’infrastruttura strategica a banda larga, wireless e satellitare  bassa  alta 1.4 Supporto alla crescita e sviluppo di PMI specializzate nell’offerta di contenuti e servizi digitali  bassa  media 2.1 Azioni per il completamento/adeguamento/ottimizzazione delle infrastrutture idriche […] negli agglomerati urbani costieri  bassa  alta 2.3 Azioni di risanamento e riutilizzo ecosostenibile di aree estrattive dimesse esclusivamente di proprietà pubblica  bassa  media 2.3 Interventi per fronteggiare il fenomeno di erosione delle coste e per la realizzazione di servizi per elevare e qualificare l’accessibilità 

bassa  bassa 

2.4 Azioni di promozione di interventi per l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili  bassa  media 2.4 Azioni finalizzate a promuovere il risparmio energetico e l’impiego di energia solare nell’edilizia pubblica non residenziale  bassa  media 2.5 Azioni di completamento della realizzazione del sistema impiantistico per la chiusura del ciclo di gestione dei rifiuti urbani […] con particolare attenzione alla realizzazione di impianti di compostaggio di qualità 

bassa  alta 

2.5 Azioni per la […] messa in sicurezza, bonifica, ripristino ambientale dei siti contaminati  media  media 3.1 Infrastrutturazione sanitaria per la rete dei servizi dei distretti sociosanitari pugliesi  media  media 3.1 Potenziamento dell’offerta pubblica e della offerta gestita da imprese e organizzazioni non lucrative di utilità sociale (Onlus) di centri di eccellenza per la cura integrata e l’accoglienza sociale 

media  media 

3.1 Potenziamento della rete dei servizi sociosanitari territoriali a tutela della salute della donna e dei bambini e a sostegno del lavoro di cura nelle famiglie 

media  bassa 

3.2 Infrastrutturazione sociale del territorio regionale  media  media 

3.2 Realizzazione di strutture comunitarie […] per la prima accoglienza e l’integrazione degli immigrati nei sistemi urbani e nelle zone rurali 

media  bassa 

3.2 Infrastrutturazione sociale per accrescere la disponibilità di posti‐bambino nelle strutture per la prima infanzia   media  media 3.2 Infrastrutturazione dei servizi del pronto intervento sociale e del welfare d’emergenza   media  bassa 4.1 Azioni per il completamento delle infrastrutture a sostegno dell’economia turistica, in particolare: porti turistici; abbattimento di barriere architettoniche 

bassa  media 

4.2 Azioni di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale in grado di mobilitare significativi flussi di visitatori e turisti   bassa  media 4.4 La realizzazione di progetti a supporto della fruizione sostenibile a fini turistici del territorio naturale anche attraverso interventi per il recupero funzionale di siti di interesse naturale compromessi e degradati 

media  media 

Tabella 6.2 Tipologie di intervento più facilmente “JESSICAbili” e loro indicativa rispondenza ai requisiti di ammissibilità

Cap

ito

lo 2

: A

nali

si d

el

PO

FES

R 2

00

7-2

01

3

Fonte: Elaborazione CERTeT su contenuti PO FESR Puglia 2007-2013

…segue – gli interventi del PO più facilmente “JESSICAbili”

In sintesi, dunque, gli interventi che sembrano più facilmente inseribili nei Piani Integrati per lo Sviluppo Urbano Sostenibile sono - oltre alle attività incluse nell’Asse VII - tutte quelle azioni che sembrano in grado di:

• ripensare lo sviluppo della città – migliorandone, ad esempio, accessibilità e mobilità, attraverso la costruzione di reti di trasporto interconnesse e sostenibili;

• riqualificare quartieri contaminati e degradati – ad esempio, attraverso opere di bonifica e di recupero funzionale di siti di interesse naturale o culturale compromessi;

• riconvertire aree o infrastrutture abbandonate o non valorizzate – ad esempio, promuovendovi la creazione di poli tecnologici, l’insediamento di nuove imprese o la realizzazione di infrastrutture socio-sanitarie.

Gli interventi che, invece, sembrano garantire una maggiore capacità di rimborsare l’investimento e, quindi, di remunerare gli investitori, sono riconducibili a:

• infrastrutture del settore idrico, • a quello dei rifiuti, • dei servizi digitali e • dei trasporti.

Ciò non significa, tuttavia, che solo questi ultimi possano essere finanziati tramite gli strumenti finanziari JESSICA.

TIPOLOGIE DI INTERVENTO INSERIBILITA’ PIANI INTEGRATI URBANI 

CAPACITA’ REMUNERAZIONE 

5.1 Completare l’infrastrutturazione e l’attrezzaggio dei nodi portuali  bassa  media 5.1  Integrare  i  nodi  portuali  con  i  sistemi  stradali,  ferroviari  e/o  di metropolitana  per  favorire  i  collegamenti  con  le  aree  urbane  e metropolitane e con i sistemi produttivi 

media  media 

5.2 Attivazione di linee metropolitane leggere, treno‐tram, con riqualificazione dei nodi di trasporto  media  alta 5.2 Realizzazione e potenziamento di nodi di interscambio modale  bassa  media 5.2 Realizzazione di percorsi ciclabili  media  bassa 5.3 Realizzazione di piattaforme logistiche  bassa  media 6.2  Interventi di qualificazione delle aree destinate agli  insediamenti produttivi e al  loro completamento  funzionale, nonché alla piena operatività di queste aree 

media  media 

6.2 Interventi di ammodernamento e rifunzionalizzazione delle infrastrutture o della realizzazione di reti tecnologiche  media  media 7.1 Piani integrati di sviluppo urbano incentrati sulla rigenerazione ecologica destinati a quelle parti delle città che hanno maggiormente sentito della politica industriale degli anni ’60‐’70 

alta  media 

7.1 Piani integrati di sviluppo urbano incentrati sulla tutela, valorizzazione e fruizione degli insediamenti storici destinati a quelle parti di città  caratterizzate dalla presenza di beni di elevato valore  storico‐culturale e  simbolico, e, allo  stesso  tempo, dalla  concentrazione di problemi dell’ambiente fisico, sociale, economico 

alta  media 

7.2 Interventi di valorizzazione del sistema di manufatti e spazi aperti  in abbandono attraverso  la costruzione di connessioni materiali e immateriali 

alta  media 

Cap

ito

lo 2

: A

nali

si d

el

PO

FES

R 2

00

7-2

01

3

Nonostante gli interventi finanziati dall’FSU debbano essere rimborsabili – in grado, cioè, di remunerare in qualche modo gli investitori – non è necessario che tutti i progetti/componenti progettuali siano capaci di generare periodici flussi di cassa positivi (cosiddette opere “calde”). Grazie ai sussidi incrociati, infatti, sarebbe possibile compensare il ritorno negativo di alcuni progetti/componenti progettuali con il ritorno fortemente positivo di altri, costruendo un portafoglio di progetti nel suo insieme “JESSICAbile”. Si estende, in questo modo, la potenziale applicabilità degli strumenti JESSICA anche alle opere “fredde”. Si pensi, ad esempio, alla realizzazione di un polo tecnologico che preveda la realizzazione di una pista ciclabile o necessiti di opere di bonifica di siti contaminati: anche queste componenti, di per sé difficilmente in grado di generare flussi di cassa positivi [cosiddette componenti “fredde”], potrebbero essere finanziate da un FSU di tipo JESSICA, a condizione che le altre componenti del progetto [cosiddette componenti “calde”] siano in grado di rimborsare l’investimento totale. E’ lecito attendersi, invece, che progetti destinati al potenziamento dei sistemi di trasporto pubblico locale o di altri servizi soggetti a tariffazione, ad esempio, abbiano una maggiore potenzialità di generare flussi di cassa positivi e di rimborsare, quindi, gli investitori del Fondo. I sussidi incrociati, d’altra parte, potrebbero applicarsi non solo a livello di progetto [hp 2] – bilanciando le sue componenti “calde” e “fredde” - ma anche a livello di FSU [hp 1] – bilanciando i suoi progetti “caldi” e “freddi”, come rappresentato a lato.

Qualora, invece, una spesa non dovesse essere ammissibile al finanziamento dei Fondi strutturali [questo è il caso, ad esempio, dell’edilizia abitativa negli Stati membri che hanno aderito all’Unione Europea prima del 1° maggio

2004, come l’Italia], essa potrebbe comunque essere sostenuta dagli strumenti di tipo JESSICA, purché con risorse diverse dai FS contenuti nel PO e mantenendo adeguata contabilità separata. Deve sempre essere garantita, infatti, la possibilità di individuare quali interventi realizzati dagli strumenti di tipo JESSICA sono stati finanziati con i Fondi strutturali, in modo da consentire all’Autorità di Gestione di espletare le procedure di pagamento, reporting e controllo tradizionali nei confronti della Commissione Europea.

2.7 I sussidi incrociati e le spese non ammissibili

Figura 4.2 I sussidi incrociati

Figura 5.2 Le spese non ammissibili

Cap

ito

lo 2

: A

nali

si d

el

PO

FES

R 2

00

7-2

01

3

In sintesi Alla luce dell’analisi svolta, si può concludere che: - L’importanza delle città e del loro sviluppo sostenibile è stata sottolineata sia dagli Orientamenti Strategici Comunitari in materia di coesione, sia dal Quadro Strategico Nazionale che ha esplicitamente richiesto alle Regioni italiane ammesse all’Obiettivo Convergenza (come la Puglia) di inserire, nei loro Programmi Operativi, una o più priorità urbane/territoriali. - Nel periodo di programmazione corrente (2007-2013), la Regione Puglia vanta un ammontare totale di risorse a valere sul PO FESR superiore a cinque miliardi di euro (di cui 2,619 di cofinanziamento comunitario ed altrettanto di cofinanziamento nazionale) e, nel panorama italiano, questa ingente dotazione di risorse colloca la Regione al terzo posto per ricchezza del suo piano finanziario. - Tra tutti gli Assi prioritari contenuti nel PO FESR, l’Asse VII (“Competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani”) si distingue certamente per essere il più attinente al tema dello sviluppo urbano sostenibile e due sono gli strumenti individuati per conseguire i suoi obiettivi: i Piani Integrati di sviluppo urbano – destinati alle città medie o alle aree delle grandi città – ed i Piani Integrati di sviluppo territoriale – destinati ai sistemi di centri urbani minori. - All’interno degli strumenti di ingegneria finanziaria utilizzati a valere sull’Asse VII è stata esplicitata l’intenzione di utilizzare l’Iniziativa JESSICA. Quest’ultima rappresenta un’assoluta novità per le regioni e gli Stati membri che si trovano impegnati a spendere i Fondi strutturali nel periodo di programmazione attuale (2007-2013) e mira a dare concreta applicabilità agli strumenti di ingegneria finanziaria che sono stati previsti nei Regolamenti Comunitari relativi ai nuovi Fondi strutturali (in particolare, art.44 Reg. 1083/2006). - In base alle nuove procedure, gli Stati membri – e, nel caso italiano, anche le regioni, in quanto Autorità di Gestione - hanno la facoltà di destinare una parte dei propri Fondi strutturali alla costituzione di Fondi per lo Sviluppo Urbano – eventualmente preceduti da un Fondo di Partecipazione - che effettuino investimenti rimborsabili a favore di partenariati tra settore pubblico e privato (PPP) o di altri progetti inclusi in Piani Integrati per lo sviluppo urbano sostenibile (art. 43 del Reg. 1828/2006). - I requisiti fondamentali di ammissibilità perché un progetto possa essere considerato “JESSICAbile” sono contenute in due previsioni normative: l’FSU deve effettuare investimenti “rimborsabili” – deve essere in grado, cioè, di remunerare, in qualche modo, gli investitori - ed inclusi in un “Piano Integrato per lo sviluppo urbano sostenibile”. - Dall’analisi del PO FESR 2007-2013 della Regione Puglia emerge che il PO di questa Regione ha una dimensione urbana molto forte e, grazie alla natura trasversale riconosciuta al tema dello sviluppo urbano, diversi Assi e molteplici linee di intervento potrebbero essere utilizzati per lanciare l’Iniziativa Comunitaria JESSICA. - Questi interventi potenzialmente “JESSICAbili” si distinguono per un diverso grado di inseribilità nei Piani Integrati per lo Sviluppo Urbano Sostenibile e, soprattutto, per una diversa capacità di generare reddito. La “JESSICAbilità” di componenti progettuali “fredde” e poco remunerative, tuttavia, non resta esclusa a priori e, grazie ai sussidi incrociati tra le diverse componenti di un progetto sarebbe possibile compensare il ritorno negativo di alcune di esse con quello fortemente positivo di altre. Qualora una spesa non dovesse essere ammissibile al finanziamento del PO, inoltre, essa potrebbe essere sostenuta comunque dagli strumenti di tipo JESSICA, purché con risorse diverse dai Fondi strutturali contenuti nel PO e mantenendo adeguata contabilità separata. - Appare opportuno, a questo punto, esaminare i principali documenti della programmazione territoriale pugliese ed individuare, così, i potenziali Piani Integrati che potrebbero rivelarsi utili serbatoi per l’individuazione di progetti “JESSICAbili”.

Cap

ito

lo 3

: La p

rog

ram

mazi

on

e t

err

ito

riale

3. La programmazione territoriale

Quali opportunità di “JESSICAbilità” sono in essa contenute? - Inquadramento generale - I Piani Integrati del PO FESR - I Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana - I Programmi Integrati di riqualificazione delle periferie - I Piani Sociali di Zona - I Piani Strategici di Area Vasta - Il PO FESR e il Programma Stralcio di Interventi di Area Vasta - Una visione d’insieme - In sintesi

Cap

ito

lo 3

: La p

rog

ram

mazi

on

e t

err

ito

riale

Il Documento Strategico Regionale ed il Programma Operativo FESR 2007-2013 riconoscono al tema dello sviluppo urbano e a quello della pianificazione territoriale un’importanza chiave nel perseguire la competitività e l’attrattività della Regione Puglia nell’attuale periodo di programmazione. All’interno di questi due documenti, che costituiscono il cuore della programmazione comunitaria della Regione, si trovano alcuni importanti riferimenti a piani e programmi di sviluppo urbano/territoriale che, promossi dalla Regione, potrebbero essere considerati “Piani Integrati per lo sviluppo urbano sostenibile” alla luce della normativa comunitaria e potrebbero anche contenere progetti potenzialmente “JESSICAbili”. Una breve analisi dei contenuti e degli obiettivi dei principali piani di sviluppo territoriale/urbano promossi dalla Regione risulta dunque particolarmente utile per comprendere quali progetti potrebbero essere più facilmente finanziati dagli strumenti di tipo JESSICA e come questi ultimi potrebbero assistere la Regione nel perseguire con efficacia i propri obiettivi strategici.

3.1 Inquadramento generale

Documento Strategico Regionale - Necessità di superare l’esperienza dei PIT e dei PIS [Programmi Integrati Territoriali e Settoriali]; - Necessità di sviluppare strumenti di pianificazione di Area Vasta; - Piani Sociali di Zona costituiscono valide premesse per l’integrazione delle politiche nelle aree urbane.

Programma Operativo FESR - Asse VII “Competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani”: le sue linee di azione sono i Piani Integrati di Sviluppo Urbano e i Piani Integrati di Sviluppo Territoriale; - La cornice conoscitiva e programmatica di riferimento del PO è costituita dai processi di pianificazione di Area Vasta – con essi si vuol far evolvere l’esperienza dei PIT e dei PIS; - La programmazione 2007/2013 dovrà raccordarsi: a) a livello regionale con il DRAG (Documento Regionale di Assetto Generale) e con il nuovo Piano Paesaggistico; b) a livello provinciale con i Piani territoriali di coordinamento - indispensabile riferimento di area vasta – e con i Piani Urbanistici

Programmi Integrati di riqualificazione delle

periferie

Programmi Integrati di rigenerazione

urbana

Piani Strategici di Area Vasta

Cap

ito

lo 3

: La p

rog

ram

mazi

on

e t

err

ito

riale

 Come già ricordato nel capitolo 2, l’Asse VII del PO FESR (“Competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani”) intende utilizzare, per perseguire i propri obiettivi, due strumenti fondamentali: i Piani Integrati di sviluppo urbano e i Piani Integrati di sviluppo territoriale. Queste le loro caratteristiche, in sintesi:

1. I Piani Integrati di sviluppo urbano Rivolti alle città medio grandi, essi sono definiti dal PO FESR come “programmi di intervento che includano azioni sull’ambiente fisico, sociale ed economico, messi a punto con il coinvolgimento degli attori locali”. I piani possono interessare luoghi fisicamente esterni o interni alla città consolidata ed incentrarsi sulla rigenerazione ecologica, culturale o sociale, a seconda dei problemi che li affliggono e delle risorse sulle quali si può far leva per la rigenerazione. Più nel dettaglio, i piani riguarderanno parti del tessuto urbano definite, ma dovranno essere in grado di generare effetti moltiplicatori rilevanti per l’intera città. Alla luce di ciò, i Piani Integrati di sviluppo urbano potranno essere incentrati:

- Sulla rigenerazione ecologica di quelle parti delle città medio grandi che hanno maggiormente risentito delle politica industriale degli anni sessanta-settanta - particolare attenzione sarà prestata alle città ad elevato rischio di crisi ambientale;

- Sulla tutela, valorizzazione e fruizione degli insediamenti storici di quelle città caratterizzate dalla presenza di beni ad elevato valore storico-culturale e simbolico ma, allo stesso tempo, dalla concentrazione di problemi dell’ambiente fisico, sociale, economico dovuti alla perdita delle tradizionali funzioni e all’abbandono da parte degli abitanti.

Specifiche premialità saranno previste, inoltre, per i piani che includano il riuso di aree dismesse (militari, industriali…), la bonifica di siti inquinati, iniziative a forte contenuto innovativo e con significative ricadute occupazionali, o ancora sviluppino sistemi di mobilità sostenibile o l’occupazione giovanile.

2. I Piani Integrati di sviluppo territoriale Rivolti ai sistemi di centri minori, per i quali sia dimostrabile la presenza di problematiche comuni relative all’ambiente fisico, sociale, economico, concentrate in misura tale da consentire di caratterizzare un’area, questi piani sono sistemi di azioni integrate volti ad attuare forme di cooperazione tra centri finalizzate a realizzare sistemi urbani più equilibrati e policentrici. Tali Piani saranno incentrati, in particolare, sul potenziamento delle reti infrastrutturali, “intese sia come infrastrutture di mobilità e di tecnologia, sia come rete ecologica volta a ricostruire connessioni fra ambienti naturali, paesaggistici e culturali”. Gli interventi, quindi, riguarderanno “la valorizzazione del sistema di manufatti e spazi aperti in abbandono (nella città consolidata e nelle aree periurbane) attraverso la costruzione di connessioni materiali e immateriali”. Specifiche premialità saranno previste, inoltre, per i piani che includano interventi in grado di connettere significativamente i sistemi dei centri minori alla rete ecologica o i centri stessi tra di loro attraverso sistemi di mobilità sostenibile.

3.2 I Piani Integrati del PO FESR

Alla luce dell’approccio integrato promosso da questi Piani e dagli obiettivi di sviluppo urbano/territoriale da essi perseguiti, è lecito attendersi che i progetti in essi inclusi potrebbero essere “JESSICAbili”. Resterebbe da verificare la loro capacità di remunerare gli investitori, ma - grazie ai sussidi incrociati – si potrebbe valutare di costruire un pacchetto di interventi ad hoc complessivamente “JESSICAbile”.

Cap

ito

lo 3

: La p

rog

ram

mazi

on

e t

err

ito

riale

Nominati all’interno della L. R. 21/2008, contenente “Norme per la rigenerazione urbana”, i Programmi Integrati di rigenerazione urbana sono definiti come “strumenti volti a promuovere la riqualificazione di parti significative di città e sistemi urbani mediante interventi organici di interesse pubblico”. Essi comportano un insieme coordinato di interventi in grado di affrontare in modo integrato problemi di degrado fisico e disagio socio-economico che includono: Tali Programmi sono predisposti da comuni singoli o associati, ma proposte possono provenire anche da altri soggetti pubblici e privati, e assumono gli effetti di strumenti urbanistici esecutivi. La legge richiede che gli ambiti territoriali oggetto di intervento siano totalmente o prevalentemente edificati e prevede che i comuni stessi definiscano gli ambiti territoriali bisognosi di interventi di rigenerazione urbana all’interno di un “Documento Programmatico per la rigenerazione urbana”.

I contenuti riguardano, prioritariamente: I Programmi Integrati di rigenerazione urbana sono adottati dal Consiglio Comunale e “l’inclusione degli interventi all’interno di tali programmi è un criterio di valutazione adottato dalla Regione nell’erogazione dei finanziamenti destinati alla riqualificazione urbana”.

3.3 I Programmi Integrati di rigenerazione urbana

a) la riqualificazione dell’ambiente costruito, attraverso il risanamento del patrimonio edilizio e degli spazi pubblici, garantendo la tutela, valorizzazione e fruizione del patrimonio storico-culturale, paesaggistico e ambientale; b) la riorganizzazione dell’assetto urbanistico, attraverso il recupero o la realizzazione di urbanizzazioni, spazi verdi e servizi e la previsione delle relative modalità di gestione; c) il contrasto dell’esclusione sociale degli abitanti attraverso la previsione di una molteplicità di funzioni e tipi di utenti e interventi materiali e immateriali nel campo abitativo, socio-sanitario, dell’educazione, della formazione, del lavoro e dello sviluppo; d) il risanamento dell’ambiente urbano, mediante la previsione di infrastrutture ecologiche quali reti verdi e blu finalizzate all’incremento della biodiversità nell’ambiente urbano, percorsi per la mobilità ciclabile e aree pedonali, spazi aperti a elevato grado di permeabilità, l’uso di fonti energetiche rinnovabili e l’adozione di criteri di sostenibilità ambientale e risparmio energetico nella realizzazione delle opere edilizie.

i) il recupero, la ristrutturazione edilizia e urbanistica di immobili destinati alla residenza [in particolare, edilizia residenziale sociale]; ii) l’eliminazione delle barriere architettoniche; iii) il miglioramento della dotazione, accessibilità e funzionalità dei servizi socio-assistenziali; iv) il sostegno all’istruzione e all’occupazione; v) la rigenerazione ecologica degli insediamenti e la diffusione della mobilità sostenibile; vi) la valorizzazione dei beni culturali; vii) il recupero e il riuso del patrimonio edilizio esistente.

La rigenerazione urbana è uno degli obiettivi fondamentali promossi dall’Iniziativa JESSICA. E’ lecito attendersi, dunque, che i progetti inclusi in questi Programmi potrebbero essere “JESSICAbili”.

La partecipazione civica ed il confronto con il territorio promosso per costruire tali Programmi è perfettamente in linea con la possibilità promossa da JESSICA di costruire i Piani Integrati in modo condiviso e “dal basso”.

Anche in questo caso dovrebbe essere valutata la potenziale rotatività degli investimenti.

Cap

ito

lo 3

: La p

rog

ram

mazi

on

e t

err

ito

riale

Finalizzati a promuovere la riqualificazione di quartieri in condizioni di degrado fisico e disagio sociale ed economico, i “Programmi Integrati di riqualificazione delle periferie” (PIRP) sono stati promossi dalla Regione Puglia a partire dal giugno 2006, quando i comuni sono stati invitati a partecipare al relativo bando di gara (D. G. R. 2006 n. 870). Gli interventi ammissibili includono: Le aree interessate dai Programmi devono riguardare prioritariamente ambiti territoriali che non abbiano già beneficiato di programmi similari proposti a livello nazionale o europeo e ciascun PIRP può essere finanziato per un ammontare massimo di quattro milioni di euro. Al fine di promuovere una maggiore integrazione, non è esclusa, ma anzi promossa, l’inclusione nei PIRP di ulteriori tipologie di opere, realizzate con risorse pubbliche ma anche private, eventualmente provenienti da programmi regionali di settore o da programmi comunitari. Dal momento che i progetti infrastrutturali selezionati potrebbero essere coerenti con il PO FESR 2007-2013, la Giunta Regionale ha richiesto all’Autorità di Gestione di verificare l’ammissibilità di questi

Programmi al finanziamento dell’Asse VII del PO - o eventualmente ad altri assi del PO, ove ciò fosse coerente. Nell’agosto 2009, così, la Giunta Regionale ha deliberato il finanziamento con fondi FESR delle opere infrastrutturali previste nei PIRP risultate non finanziabili con i fondi del Piano Casa Regionale. I comuni selezionati devono compilare ora gli schemi di Accordo di Programma e i finanziamenti disponibili sono complessivamente 122 milioni di euro, a valere sull’Asse VII del PO “Competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani”, utilizzabili per interventi di recupero e costruzione di opere di urbanizzazione primaria e secondaria, nonché per l’acquisizione di aree o immobili necessaria alla loro realizzazione.

La riqualificazione delle periferie ed il risanamento delle aree dismesse è uno degli obiettivi prioritari dell’Iniziativa Comunitaria JESSICA ed è già stato verificato dall’AdG che i PIRP possono essere ammissibili al finanziamento del PO FESR.

Settantaquattro programmi (su un totale di 129 presentati) sono stati selezionati nel giugno 2008, ma solo i primi 27 sono stati finanziati.

Non è escluso, quindi, che i programmi utilmente collocati in graduatoria ma non ancora finanziati per esiguità di risorse possano essere considerati “JESSICAbili”.

Qualora le spese non fossero ammissibili (come gli interventi relativi all’edilizia residenziale) sarebbe possibile finanziarle con risorse contenute nel FSU diverse dai Fondi Strutturali.

- la riqualificazione dell’ambiente costruito, attraverso il risanamento del patrimonio edilizio e degli spazi pubblici; - la rigenerazione ecologica della città, attraverso il risparmio dell’uso delle risorse naturali, il riuso delle aree dismesse e la previsione di percorsi per la mobilità ciclabile e di aree pedonali; - la riorganizzazione dell’assetto urbanistico; - il miglioramento della qualità ambientale; - la promozione dell’occupazione e dell’iniziativa imprenditoriale locale; - il contrasto all’esclusione sociale. A questo fine, possono essere finanziati sia interventi di recupero di alloggi e di ristrutturazione urbanistica, sia interventi residenziali di costruzione di nuovi alloggi di edilizia sovvenzionata, nonché acquisizione di aree o immobili.

3.4 I Programmi Integrati di riqualificazione delle periferie (PIRP)

Cap

ito

lo 3

: La p

rog

ram

mazi

on

e t

err

ito

riale

I Piani Sociali di Zona sono citati dal Documento Strategico Regionale della Regione Puglia come “rilevanti premesse per un auspicabile processo di consolidamento dell’integrazione tra politiche di intervento nelle aree urbane”. Conformemente alla riforma del welfare locale prevista dalla Legge n. 328/2000, infatti, la Regione aveva approvato, nell’agosto del 2004, il “Primo Piano regionale triennale delle Politiche Sociali” e, per la sua attuazione, aveva sollecitato la presentazione di Piani Sociali di Zona da parte dei Comuni, singoli o associati in diversi ambiti territoriali (D. G. R. 1104/2004). I percorsi di programmazione sociale avviati con questi documenti sono stati ritenuti positivi, tanto che la Regione ha deciso di riproporli anche nel triennio 2009-2011. I primi Piani Sociali di Zona sono stati attuati nel triennio 2005-2007, anche se gli effetti e le iniziative da essi attivati si sono poi protratti fino a tutto il 2008. Con la Delibera G. R. 249/2008, infatti, la Regione aveva riprogrammato il loro quadro finanziario, tenendo conto del ritardo registrato dai Comuni e dagli ambiti territoriali in fase di avvio dei Piani, e aveva esteso a tutta l’annualità 2008 la loro validità, al fine di consentire il completamento degli impegni delle risorse già assegnate e la continuità dei servizi nel frattempo avviati. Il 17 febbraio 2009, con la Delibera G. R. 168/2009, la Regione Puglia ha poi deciso di continuare l’esperienza dei Piani Sociali di Zona lanciando un nuovo triennio di programmazione sociale, relativo appunto al 2009-2011. Sono stati approvati, così, gli indirizzi generali per l’attivazione e l’articolazione del nuovo periodo di programmazione, ridefinendone le modalità di partecipazione, le priorità di intervento, nonché le modalità di assegnazione e di utilizzo delle risorse finanziarie. Il volume complessivo di risorse assegnate per il triennio 2009-2011 è sostanzialmente analogo a quanto disponibile nel primo triennio – circa 200 milioni di euro – e le risorse finanziarie utilizzate provengono soprattutto da due Fondi specifici: il Fondo Nazionale Politiche Sociali e il Fondo Globale socio-assistenziale.

Non è escluso che interventi “JESSICAbili” possano essere inclusi nei Piani Sociali di Zona.

Nonostante questi Piani siano focalizzati principalmente su interventi sociali e sociosanitari, infatti, si potrebbe valutare il loro impatto sullo sviluppo urbano e, quando la promozione di interventi sociali e sociosanitari diventa anche riqualificazione di un’area, sarebbe possibile inserire quel progetto in un Piano Integrato per lo sviluppo urbano sostenibile.

Questi Piani sono ammissibili al finanziamento del PO FESR.

Resta da valutare la capacità di almeno una parte di questi progetti, o di alcune loro componenti, di generare flussi di cassa positivi e periodici.

3.5 I Piani Sociali di Zona

E’ interessante notare che, in questo nuovo triennio, la programmazione sociale sarà finanziata anche a valere sulla Linea 3.2 del PO FESR, con una procedura negoziata che culminerà nella sottoscrizione dell’Accordo di Programma tra Regione e Ambito Territoriale interessato dal finanziamento del Piano di Zona e del Piano degli Investimenti sociali. Il Piano di Zona, infatti, costituisce, in ultima istanza, per ciascun ambito territoriale considerato, la mappa del sistema integrato di interventi e di servizi sociali e sociosanitari che a livello locale si considera necessario attivare.

Cap

ito

lo 3

: La p

rog

ram

mazi

on

e t

err

ito

riale

I processi di pianificazione strategica di Area Vasta vengono definiti all’interno del PO FESR come “una fondamentale cornice conoscitiva e programmatica di riferimento” per lo stesso Programma Operativo e rappresentano una risposta concreta ed efficace alla mancanza di strumenti innovativi e strategici avvertita all’interno del DSR in materia di pianificazione territoriale ed urbanistica. La scelta della Regione Puglia di favorire le aggregazioni territoriali e la capacità di fare rete dei propri comuni deriva dal desiderio di far evolvere l’esperienza maturata con i PIT e con i PIS [Programmi Integrati Territoriali e Settoriali] verso strategie di sviluppo sovra locali più mature ed integrate, favorendo la costituzione di Organismi Intermedi a cui decentrare una parte delle responsabilità programmatiche ed attuative del PO. Dieci, in particolare, sono state le Aree Vaste selezionate nel 2005: Ognuna di queste Aree è stata chiamata a predisporre un proprio Piano Strategico - sulla base di Linee Guida elaborate dalla Regione - e, una volta approvato, questo Piano costituirà “la base per la stipula di Accordi di Programma con la Regione, finalizzati alla realizzazione degli interventi proposti”. L’elaborazione di questi Piani è ancora in itinere, tuttavia, entro la fine di Ottobre 2009, è prevista l’approvazione di un primo Programma Stralcio da parte della Regione, volto a finanziare i progetti che, avendo già un livello avanzato di progettazione, saranno ritenuti più importanti per dimensione e strategicità tra tutte le proposte presentate dalle Aree Vaste. Le risorse attivate per finanziare questo Programma Stralcio saranno proprio i Fondi strutturali contenuti nel PO FESR e,

secondo una prima ricognizione operata dalla Regione, tutti gli Assi contribuiranno, con una parte della loro dotazione, a finanziare il Programma. Nelle intenzioni della Regione, infatti, i Piani Strategici di Area Vasta dovrebbero servire non solo a far emergere i bisogni e le specificità locali di rilevanza strategica sovra-comunale ma anche a rafforzare l’integrazione tra i diversi assi prioritari del PO, superando così una frammentazione non solo territoriale ma anche settoriale. E’ chiaro, tuttavia, lo stretto rapporto che lega in particolare l’Asse VII (“Competitività e Attrattività delle città e dei sistemi urbani”) con il processo di pianificazione di area vasta in corso: proprio l’Asse VII, infatti, sostiene che questi Piani Strategici costituiscono “il quadro conoscitivo e programmatico all’interno del quale troveranno attuazione i piani integrati di sviluppo urbano e territoriale” che dell’Asse VII costituiscono le fondamentali linee di azione.

3.6 I Piani Strategici di Area Vasta

1. Metropoli Terra di Bari 2015 2. Brindisi 3. Capitanata 2020 4. Lecce 5. Taranto 6. Salento 2020 - Casarano 7. Città Murgiana 8. BAT Barletta 2020 9. Monti Dauni Meridionali 10. Valle d’Itria

I Piani Strategici di Area Vasta costituiscono un ottimo esempio di pianificazione territoriale integrata e partecipata.

Grandi opportunità di applicazione dell’Iniziativa JESSICA potrebbero scaturire dall’approvazione di questi documenti e del loro prossimo Programma Stralcio.

La loro ammissibilità al finanziamento del PO è stata verificata dalla Regione stessa. Esaminando il lavoro finora svolto dalle Aree Vaste la tipologia di progetti “JESSICAbili” appare molto ampia.

Cap

ito

lo 3

: La p

rog

ram

mazi

on

e t

err

ito

riale

Fonte: www.regione.puglia.it

…segue – I Piani Strategici di Area Vasta

A titolo puramente indicativo - e a solo scopo di esempio - si procede ora ad esaminare quali sono i progetti più coerenti e potenzialmente più facilmente “JESSICAbili” promossi dall’Area Vasta di Metropoli Terra di Bari e da quella di Taranto. Diverse o più approfondite analisi potrebbero essere svolte, tuttavia, su indicazione dei Servizi della Regione, anche in merito ad altre Aree Vaste.

Figura 1.3 Territori compresi nelle dieci Aree Vaste della Regione Puglia

Cap

ito

lo 3

: La p

rog

ram

mazi

on

e t

err

ito

riale

…segue – I Piani Strategici di Area Vasta: Metropoli Terra di Bari Il Piano Strategico Metropoli Terra di Bari viene definito come un atto volontario di pianificazione e di condivisione di una visione futura del territorio, costruito in maniera partecipata tra tutti i principali portatori di interessi ed attuato mediante interventi pubblici e privati. Gli scenari di sviluppo futuro delle 31 città coinvolte si spingono fino al 2015 e le premesse di tale pianificazione sono contenute nell’analisi di contesto che è stata realizzata nell’autunno del 2007, articolata in sei Analisi Preliminari: “Popolazione”, “Accessibilità, Mobilità e Trasporti”, “Ambiente”, “Società”, “Economia” e “Capitale culturale”. Alla luce delle criticità emerse in queste analisi preliminari, la pianificazione strategica è stata poi impostata come un insieme di 20

Programmi Strategici, ognuno dei quali contiene una propria visione, declinata in obiettivi generali, specifici ed operativi. Di seguito si riportano, per ogni Programma, gli interventi considerati più pertinenti – e potenzialmente più rilevanti – per l’Iniziativa Comunitaria JESSICA:

Programmi Strategici BA2015  INTERVENTI potenzialmente rilevanti per JESSICA 

1. Mobilità sostenibile [PO FESR, Asse V] 

1.2 Rete di stazioni multimodali nei Comuni dell’Area Vasta 1.3 Terminal intermodale per bus turistici ed extraurbani vicino alla Staz. Centrale di Bari 1.4 Tram‐treno nel centro di Bari  1.5 Tram del mare lungo la costa di Bari, Mola di Bari e Polignano  

2. Periferie [PO FESR, Asse VII, e FAS] 

2.1 Progetti integrati multisettoriali (alcuni ricadenti nei PIRP – Programmi Integrati di Riqualificazione Periferie) 2.2 Completamento di palazzetti sportivi  2.3 Bonifica di siti inquinati 

3. Lame [PO FESR, Asse II, IV, VII, e FAS] 

3.2 Risanamento e bonifica delle lame di maggior degrado 3.3 Regimentazione idraulica nei tratti a rischio idrogeologico  

4. Costa [PO FESR, Asse II, IV, VII] 

4.1 Realizzazione delle “sei perle del Mediterraneo” lungo la costa da Molfetta a Polignano:  i) Fronte urbano del porto commerciale di Molfetta; ii) Polo turistico‐culturale a Giovinazzo; iii) Palazzo degli eventi presso la Fiera del Levante a Bari; iv) Centro per le Arti Contemporanee a Bari; v) Nuovo mercato ittico a Mola di Bari; vi) Nuova sede del museo Pascali e installazioni del Museo d’Arte Contemporanea a Polignano a Mare 4.2 Realizzazione di un sistema integrato di approdi turistici (Bari, Mola di Bari e Molfetta) 4.3 Progetti di adeguamento degli impianti di depurazione 

5. Centri storici [PO FESR, FSE, PON “Attrattori culturali, naturali, turismo” e FAS] 

5.1 Creazione di un fondo di rotazione per interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria finalizzata al miglioramento della qualità abitativa e alla trasformazione d’uso compatibile (84M euro) 5.2 Riqualificazione di piazze e restauro di edifici pubblici e monumenti 

6. Sviluppo rurale  ‐ 

7. Risorse idriche [PO FESR, Asse II e I] 

7.1 Realizzazione di sistemi di riuso delle acque reflue e di recupero di quelle piovane  7.2 Completamento di reti fognarie 

Tabella 1.3 Tipologie di intervento più facilmente “JESSICAbili” nell’Area Vasta Metropoli Terra di Bari

Cap

ito

lo 3

: La p

rog

ram

mazi

on

e t

err

ito

riale

…segue – I Piani Strategici di Area Vasta: Metropoli Terra di Bari

Programmi Strategici BA2015  INTERVENTI potenzialmente rilevanti per JESSICA 

8. Energia [PO FESR, Asse II ‐ PO FSE, Asse I e VII – POIN Energia] 

8.1 Installazione di impianti fotovoltaici 8.2 Interventi per il miglioramento dell’efficienza energetica 8.3 Progetto pilota per la realizzazione di un distretto energetico per la produzione di servizi energetici e ambientali integrati (cogenerazione, rinnovabile, generazione distribuita) 

9. Rifiuti [PO FESR, Asse II, I e VI] 

9.5 Adeguamento impiantistico (bonifica, messa in sicurezza delle discariche e loro potenziamento; realizzazione di piattaforme di stoccaggio)  

10. Accessibilità [PO FESR, Asse V, PON “Reti e mobilità”] 

10.1 Unire le Porte (collegamento porto, aeroporto e interporto di Bari, parcheggio polmone e ultimo miglio per il porto di Molfetta)  

11. Politiche industriali [PO FESR, Asse VI e V – PON “Ricerca e competitività”] 

11.1 Urbanizzazioni primarie nelle aree industriali (interventi del Piano Insediamento Produttivi) 11.2 Creazione di nodi logistici (Gioia del Colle) 11.3 Realizzazione dell’eco‐industrial park  (Giovinazzo‐Bitonto‐Molfetta) 

12. Commercio e artigianato [PO FESR, Asse VII] 

12.2 Distretto Urbano del Commercio (Progetto pilota per la sua realizzazione nel quartiere Murattiano a Bari – riqualificazione degli spazi e promozione delle attività commerciali)  

13. Ricerca e innovazione [PO FESR, Asse I e II – PO FSE, Asse I e II ‐ PON “Ricerca e competitività”] 

13.2 Nuovo Campus Universitario a Valenzano 13.3 Centro di ricerca avanzata per la gestione dei rischi naturali ed antropici 

14. Migranti  ‐  

15. Inclusione sociale [PO FESR, FSE e FAS] 

15.1 Riqualificazione immobili confiscati per sede dei servizi sociali, realizzazione asili nido. 15.3 Riqualificazione immobili di Edilizia Residenziale Pubblica 

16. Formazione e lavoro  ‐ 

17. Creatività e spazi culturali [PO FESR, Asse IV, VII e III] 

17.1 Realizzazione di nuovi musei, recupero di teatri, riqualificazione di aree pubbliche per finalità culturali 

18. Turismo e marketing  ‐  

19. Politiche giovanili e conoscenza [PO FESR, FSE e FAS] 

19.1 Realizzazione edifici scolastici 19.2 Residenze per studenti  

20. Comunicazione  ‐ 

Fonte: Elaborazione CERTeT su Programmi Strategici

Cap

ito

lo 3

: La p

rog

ram

mazi

on

e t

err

ito

riale

…segue – I Piani Strategici di Area Vasta: Metropoli Terra di Bari Gli interventi sopra riportati sono quelli che, alla luce delle finalità e dei meccanismi di funzionamento dell’Iniziativa JESSICA, vengono ritenuti più facilmente “JESSICAbili”, in grado, cioè, di essere facilmente inseriti in un piano integrato per lo sviluppo sostenibile e di remunerare, se opportunamente strutturati, gli investitori, pubblici e/o privati. Le indicazioni qui contenute, tuttavia, sono indicative e, qualora l’Amministrazione Regionale o Locale volesse costruire un portafoglio di progetti da finanziare tramite fondi JESSICA, non è escluso che ulteriori e nuovi progetti potrebbero essere considerati ammissibili. Tuttavia, circoscrivendo l’analisi ai contenuti dei Programmi Strategici e agli interventi sopra riportati, è utile a questo punto cercare di individuare quali progetti, inclusi negli interventi di cui sopra, sono già stati puntualmente individuati dall’Area Vasta, in modo da isolare ciò che potrebbe essere concretamente implementato negli orizzonti temporali più brevi. Questi i progetti individuati:

Quattro interventi del Programma Mobilità sostenibile; Il progetto “Unire le porte” del Programma Accessibilità; Le “Sei perle del Mediterraneo” del Programma Coste; Tre interventi contenuti nel Programma Energia; Due interventi contenuti nel Programma Sviluppo Industriale; Due interventi contenuti nel Programma Ricerca e Innovazione.

Non è stata presa in considerazione la realizzazione di quegli interventi, come i percorsi pedonali o ciclabili, che per propria natura sono opere “fredde”, cioè difficilmente in grado di generare periodicamente flussi di cassa positivi, ma ciò non esclude che essi possano essere ugualmente inseriti all’interno di un portafoglio di progetti nel suo insieme “JESSICAbile”. Non si menzionano, allo stesso tempo, i numerosissimi interventi infrastrutturali dei quali nei Programmi Strategici viene riportato, per ora, solo il costo di realizzazione e poche altre informazioni. Si è scelto, infatti, di concentrare l’attenzione solo sui progetti di maggiori dimensioni in quanto a fabbisogno finanziario e la cui presentazione nel Programma Strategico fosse corredata da informazioni di maggiore dettaglio, quando non fosse già stata realizzata un’analisi costi-benefici o uno studio di fattibilità delle opere stesse.

1. Interventi di Mobilità Sostenibile All’interno del Programma Strategico “Mobilità Sostenibile”, quattro sono gli interventi che, in maniera indicativa, potrebbero essere maggiormente coerenti ai fini dell’Iniziativa JESSICA.

Il primo consiste nella realizzazione di una rete di stazioni multimodali in tutti i Comuni compresi nell’Area Vasta e mirerebbe ad “incrementare l’accessibilità multimodale delle fermate del trasporto pubblico su ferro, attraverso la realizzazione di parcheggi di interscambio park-and-ride, centri per il

deposito/parcheggio/noleggio delle biciclette (sul modello delle velostation francesi)”, ed interventi di riqualificazione delle vie di accesso pedonali e ciclabili. Le opere maggiori, quindi, sarebbero localizzate nelle vicinanze delle principali stazioni ferroviarie dell’Area Vasta. I ricavi previsti da questi interventi deriverebbero principalmente dall’erogazione del servizio di gestione dei parcheggi di interscambio e dalla gestione di locali non funzionali all’esercizio ferroviario delle stazioni medie, da destinare ad attività commerciali. Entro la fine del 2009 è previsto l’espletamento della gara per l’affidamento della progettazione e, all’inizio del 2010, dovrebbe essere avviata la progettazione esecutiva dell’opera, con l’inizio dei lavori previsto per la fine del 2010.

Il secondo progetto rilevante, il terminal bus nell’area extramurale Capruzzi a Bari, propone la realizzazione di un terminal intermodale di interscambio per bus turistici ed extraurbani in prossimità della stazione di Bari Centrale ed è localizzato in un’area di proprietà di Grandi Stazioni

SpA. Il progetto prevede la localizzazione di 40 stalli bus ed eventualmente la realizzazione di due piani interrati da dedicare alla sosta delle auto. In aggiunta a ciò, l’intervento promuove la riqualificazione di percorsi pedonali e ciclabili di collegamento tra il terminal e le principali polarità presenti nell’area, l’Università ed il Policlinico. I ricavi previsti dall’opera sono legati alla gestione dei bar e dei servizi per l’utenza che saranno realizzati nelle aree oggetto di intervento. Inoltre, in considerazione della necessità di massimizzare i

Cap

ito

lo 3

: La p

rog

ram

mazi

on

e t

err

ito

riale

…segue – I Piani Strategici di Area Vasta: Metropoli Terra di Bari di autofinanziamento degli interventi ipotizzabili, “saranno studiate le forme più idonee a garantire efficaci sinergie con le Amministrazioni Pubbliche, valutando un eventuale coinvolgimento di soggetti privati. Potrà essere valutata, ad esempio, la soluzione project financing, attraverso la quale ipotizzare, per i soggetti privati, la realizzazione e la gestione unica del parcheggio interrato e del terminal intermodale”. La progettazione definitiva dell’intervento è prevista entro la fine del 2009 ed il bando di gara per la progettazione esecutiva dovrebbe avvenire entro la fine del 2010, con l’avvio dell’opera nel 2011.

Il terzo intervento interessante è la realizzazione di nuove infrastrutture di trasporto su ferro secondo la tecnologia tram-treno, da applicare nell’ambito urbano del centro di Bari. Questo sistema di trasporto si basa su veicoli che circolano congiuntamente su tratte tranviarie urbane e ferroviarie e prevede la realizzazione di

apposite tratte di interconnessione ed eventuali tratte indipendenti extraurbane. L’idea progetto individua due corridoi preferenziali di sviluppo: la Linea Murattiana e la Linea del Mare. Entro la prima metà del 2010 dovrebbe essere approvata la progettazione definitiva, con il relativo bando di gara per la progettazione esecutiva dell’opera.

Il quarto progetto, infine, propone la realizzazione del tram del mare, una nuova infrastruttura di trasporto su ferro da applicare in un tratto di costa dell’Area Vasta e attraverserebbe i Comuni di Mola di Bari,

Giovinazzo, Bari e Polignano. L’obiettivo dell’intervento è quello di incrementare l’offerta infrastrutturale su ferro per migliorare l’accessibilità dei Comuni costieri anche a fini turistici e vorrebbe costituire occasione di riqualificazione dei territori attraversati, secondo un’ottica integrata tra infrastrutture di trasporto e territorio. Entro il 2009 dovrebbe concludersi il concorso di idee per la progettazione preliminare dell’opera ed entro il 2010 dovrebbe essere approvata la progettazione definitiva.

2. Intervento “Unire le Porte” Nell’ambito del Programma Strategico “Accessibilità”, l’intervento “Unire le Porte” mira ad interconnettere le più importanti infrastrutture trasportistiche presenti nell’area e si compone di quattro lotti funzionali:

1. Collegamento stradale tra il Porto di Bari e la SS16 [tratto blu in figura] dedicato ai TIR, in modo da allontanarli dalle strade urbane, e collegamento tra l’aeroporto e l’autostrada [tratto giallo in figura] di Bari, con un nuovo casello autostradale (costo previsto: 175 M euro).

2. Parcheggio polmone [azzurro in figura] lungo il percorso dedicato ai TIR, in modo da fornire loro un’area di sosta in attesa dell’imbarco e/o delle operazioni doganali (costo: 15 M euro).

3. Completamento dell’Asse Nord-Sud [arancione in figura], importante direttrice di Bari che necessiterebbe di un ponte per oltrepassare il fascio ferroviario. Questo progetto sarebbe un necessario complemento al collegamento stradale dedicato ai TIR in quanto doterebbe lo scalo portuale di un collegamento dell’ultimo miglio funzionale ad assicurare la separazione dei flussi di merci da quelli delle persone in ingresso o in uscita dal porto (costo: 33 M euro).

4. Ultimo miglio per il porto di Molfetta [giallo oro in figura], bretella già in programmazione ANAS di raccordo con la SS 16 (costo 50 M euro). La realizzazione dell’intervento nel suo complesso permetterebbe di aumentare l’accessibilità dell’Area Vasta, sfruttando al meglio il porto di Molfetta – di cui è attualmente in corso il potenziamento – e consentirebbe la

Fonte: Piano Strategico “Accessibilità”

Cap

ito

lo 3

: La p

rog

ram

mazi

on

e t

err

ito

riale

…segue – I Piani Strategici di Area Vasta: Metropoli Terra di Bari riduzione di importanti esternalità negative – perdite di tempo, interferenze con il traffico urbano, inquinamento. La realizzazione di un’area di sosta per i TIR diretti o provenienti dal porto di Bari, inoltre, fornirebbe alla città un parcheggio alternativo a quello attuale, localizzato presso la colmata di Marisanella, consentendo alla città di recuperare questa importante area funzionale urbana. Per la gestione del parcheggio polmone, ed eventualmente della strada dedicata ai TIR, “sarà istituita una società mista pubblico-privata, con la partecipazione, tra gli altri, dell’Autorità Portuale del Levante, dell’Interporto Regionale della Puglia e di associazioni di autotrasportatori”. Il costo totale previsto per l’intervento è di 273 M euro ed i potenziali ricavi deriverebbero, principalmente, dalla gestione del parcheggio polmone. 3. Realizzazione delle “Sei perle del Mediterraneo”

All’interno del Programma Strategico “Coste” si prevede, nell’ambito di un’ampia azione di valorizzazione costiera, la realizzazione di sei perle architettoniche, i cui autori saranno selezionati a seguito di concorso internazionale. Come emerge dal grafico, gli interventi infrastrutturali in

programma nei 70 Km di litorale che formano l’Area Vasta comprendono:

i) Riqualificazione del fronte urbano del porto commerciale di Molfetta;

ii) Polo turistico-culturale a Giovinazzo (costo previsto 1 M euro); iii) Palazzo degli Eventi presso la Fiera del Levante a Nord-Ovest di

Bari (costo 20 M euro); iv) Centro per le Arti Contemporanee nel Parco Perotti a Sud-Est di

Bari (costo 21 M euro); v) Nuovo mercato ittico con servizi per la commercializzazione del

pescato a Mola di Bari, in attuazione del più ampio progetto di recupero urbano dell’architetto Oriol Bohigas (costo 14 M euro);

vi) Nuova sede del museo Pino Pascali e la riqualificazione paesaggistica del vicino percorso lungo la costa con sculture e installazioni del Museo d’Arte Contemporanea all’aperto a Polignano a Mare (costo 15 M euro).

Qualora tali interventi fossero inseriti in un Piano Integrato per lo Sviluppo Urbano Sostenibile e fossero in grado, in qualche modo, di remunerare gli investitori, sarebbe possibile prevedere la loro ammissibilità al finanziamento degli strumenti di ingegneria finanziaria JESSICA. 4. Interventi nel settore energetico Il Programma Strategico “Energia” persegue tre obiettivi operativi: l’azzeramento della dipendenza da fonti energetiche convenzionali nella Pubblica Amministrazione, l’instaurazione delle condizioni per la produzione del 50% dell’energia da fonti rinnovabili nel 2035 e la realizzazione di grandi progetti sperimentali per la fornitura e la produzione di servizi energetici innovativi. Nell’ambito del primo obiettivo, assume particolare interesse l’installazione di impianti fotovoltaici a servizio degli edifici pubblici, un intervento ampiamente condiviso e che potrebbe essere realizzato “anche con l’aiuto dei privati in project financing o con appalto in concessione”. Per alleggerire le spese energetiche, i Comuni sarebbero interessati ad avvalersi della procedura di “scambio sul posto” regolamentata con la Delibera 28/06 dell’Autorità dell’Energia Elettrica e del Gas, secondo la

Fonte: Piano Strategico “Coste”

Cap

ito

lo 3

: La p

rog

ram

mazi

on

e t

err

ito

riale

…segue – I Piani Strategici di Area Vasta: Metropoli Terra di Bari quale è possibile utilizzare per autoconsumo tutta l’energia prodotta, non consumata all’istante ma immessa in rete. Il progetto potrebbe prevedere, secondo lo stesso Programma Strategico, un finanziamento in conto capitale di massimo il 20% dei costi per la realizzazione degli impianti fotovoltaici sui lastrici solari degli edifici comunali, reperendo le restanti risorse dal settore privato. Inoltre “il cofinanziamento, che peraltro consente di conservare il diritto alla incentivazione statale in conto energia, potrebbe essere utilizzato dai Comuni al fine di trasformare investimenti poco vantaggiosi in investimenti caldi”. Una prima stima del costo totale degli interventi, per i 13 comuni interessati, è di circa 29 M euro. Queste, invece, le proiezioni dei ricavi nel primo anno di vita degli impianti: Sulla base dei dati ricevuti dai singoli Comuni, “è stata realizzata un’analisi costi-benefici, considerando i ricavi provenienti dal conto energia, dallo scambio di energia in rete o dal risparmio sulle bollette ottenuto grazie all’autoconsumo” e il TIR del progetto così ottenuto si assesta attorno al 7-8%, a seconda della percentuale di energia che sarà autoconsumata. La realizzazione degli interventi è prevista entro il dicembre 2010. Nell’ambito del terzo obiettivo operativo, invece, particolare interesse ricoprono la realizzazione di un centro di raccolta, stoccaggio e recupero energetico da biomasse a Noicattaro ed un progetto pilota per la realizzazione di un distretto energetico per la produzione di

servizi energetici e ambientali integrati a Bari (cogenerazione, rinnovabile, generazione distribuita). Il costo totale del primo progetto è stimato in 15 M euro ed è considerato recuperabile grazie ai ricavi provenienti dalla vendita di energia in rete e dall’ottenimento di incentivi statali. La proposta è finalizzata all’utilizzazione a fini energetici dei residui di potatura delle colture arboree più diffuse nel territorio agricolo dei comuni interessati, aumentando la quota di energia proveniente da fonti rinnovabili. Il secondo progetto, invece, interessa alcuni quartieri della città di Bari di più recente formazione che offrirebbero l’opportunità di “realizzare progetti sperimentali, nei quali i servizi energetici ed ambientali siano integrati in un’ottica di utilizzo razionale dell’energia, sviluppo della mobilità urbana e di trattamento integrato del processo dei rifiuti materiali ed energetici”. In particolare, si vorrebbe bandire una gara pubblica per la concessione di costruzione e gestione di un impianto di cogenerazione, per la produzione combinata di energia elettrica e calore da utilizzare negli edifici pubblici (ospedali, scuole in primis). Il costo stimato per gli impianti è di 23 M euro – a cui dovranno poi aggiungersi i costi operativi e di manutenzione annui. I principali ricavi deriverebbero dalla vendita di energia elettrica, calore, scambio di certificati verdi. 5. Interventi di sviluppo industriale Nell’ambito del Programma Strategico “Sviluppo Industriale”, due sono gli interventi che potenzialmente potrebbero essere più interessanti ai fini dell’Iniziativa JESSICA: la creazione di un polo logistico per lo stoccaggio delle merci a Gioia del Colle e la realizzazione di un “eco-industrial park” nell’area Giovinazzo-Bitonto-Molfetta. L’idea del primo progetto nasce dalle domande di insediamenti logistici registrate su questo territorio, caratterizzato da una posizione geografica centrale e dalla presenza di assi viari e ferroviari importanti, nonché dell’aeroporto militare. Il costo totale dell’intervento è stato stimato in circa 119 M euro. Per quanto riguarda l’“eco-industrial park”, invece, si tratterebbe dell’ampliamento di un’Area di Sviluppo Industriale (ASI) per mille ettari, al fine di realizzare un’area industriale di nuova generazione, fonte di attrattività per investitori esteri.

Fonte: Piano Strategico “Sviluppo Industriale”

Cap

ito

lo 3

: La p

rog

ram

mazi

on

e t

err

ito

riale

…segue – I Piani Strategici di Area Vasta: Metropoli Terra di Bari L’intervento di urbanizzazione complessivamente ammonterebbe a oltre 300 M euro e l’importo elevato sarebbe giustificato dalla volontà di realizzare infrastrutture tecnologiche d’avanguardia e di rendere l’area ecologicamente attrezzata, assicurando piattaforme logistiche e per l’intermodalità. 2.6 Interventi di ricerca e innovazione Nell’ambito del Programma Strategico dedicato a “Ricerca e Innovazione”, due interventi potrebbero interessare l’Iniziativa JESSICA, anche se il cronoprogramma relativo al primo dei due sembrerebbe escluderne il finanziamento a valere esclusivamente sul PO FESR 2007-2013, avendo un orizzonte di realizzazione al 2020. Il secondo intervento, invece, avente una tempistica di attuazione prevista per il 2010, sembrerebbe più facilmente finanziabile nell’attuale periodo di programmazione.

Il primo intervento in oggetto è la realizzazione di un Nuovo Campus Universitario a Valenzano - Comune dell’entroterra situato a sud di Bari - su un terreno già quasi totalmente di proprietà dell’Università di Bari. Questo progetto, il cui costo totale è stimato in 257 M euro, prevederebbe la realizzazione di nuove strutture universitarie e la formazione di centri di ricerca di eccellenza. In particolare, alle tradizionali Facoltà di Agraria e Veterinaria si affiancherebbe quella innovativa di Scienze Biotecnologiche e la loro attività sarebbe esaltata dalla costituzione del Biopolo barese.

Quest’ultimo rappresenta un vero e proprio centro di eccellenza per la ricerca avanzata, collegato al tessuto produttivo locale del settore agroalimentare, sanitario e ambientale. A completamento di tali interventi, l’inserimento di impianti sportivi e dell’orto botanico potrebbero fornire supporto qualificato e di rilievo regionale per i circa 600 ricercatori e visitatori che sono attesi nel futuro Nuovo Campus. Il secondo grande progetto del programma, invece, è volto alla realizzazione di un Centro di Ricerca Avanzata per l’erogazione di servizi ad alta intensità di conoscenza nella gestione dei rischi naturali ed entropici, attraverso la ricerca applicata, servizi di prevenzione e monitoraggio ed alta formazione. Il costo previsto è di circa 189 M euro e la struttura sarebbe suddivisa in diversi centri, compresa un’università per i tecnici e i manager dell’emergenza e un centro per il trasferimento tecnologico.

Fonte: Piano Strategico “Ricerca e Innovazione”

Cap

ito

lo 3

: La p

rog

ram

mazi

on

e t

err

ito

riale

Fonte: areavasta.comune.taranto.it

…segue – I Piani Strategici di Area Vasta: Taranto

Esaminando la visione strategica elaborata dall’Area Vasta Tarantina, di cui Taranto rappresenta il Comune capofila, emerge che essa si articola in tre visioni prospettiche: 1. l’Area vasta come territorio transnazionale - porta del Mediterraneo; 2. l’Area vasta come territorio metropolitano; 3. l’Area vasta come territorio identitario. 1. All’interno del primo livello strategico, grande risalto viene posto sulle reti e filiere logistiche e sulle reti materiali e immateriali che necessariamente dovranno essere realizzate per connettere il porto di Taranto alla linea ferroviaria e all’aeroporto di Grottaglie. Tra gli obiettivi infrastrutturali prioritari vi è la promozione e realizzazione del Centro Intermodale di Grottalupara: “una base logistica per le attività produttive e commerciali provenienti dall’area occidentale della Provincia di Taranto e dalla Basilicata e come infrastruttura di servizio multimodale per il trasporto delle merci. Essa avrebbe un’area di influenza per il trasporto delle merci su gomma legato a quello ferroviario, via mare ed aereo, notevole per i flussi di merci provenienti dalla Basilicata, dal Nord Barese e dalla Calabria”.

2. All’interno della seconda visione prospettica, assume rilievo strategico il corridoio infrastrutturale e territoriale della Bradanico-Salentina, un asse stradale che attraverserebbe l’intera Area vasta e che costituirebbe il collegamento tra Matera e Lecce. Promosso soprattutto dalla Provincia di Taranto, questo progetto è stato presentato dalla Provincia alla Regione e all’ANAS e le risorse considerate attivabili sarebbero quelle dei PON, del POR 2007-2013 e del FAS. Senza fare riferimento a progetti specifici, inoltre, il rafforzamento delle reti locali dovrà passare anche per il rafforzamento delle filiere produttive, di quelle agroalimentari e di quelle turistiche. L’unico altro progetto direttamente menzionato è la realizzazione del Polo Scientifico-Tecnologico “Magna Grecia” di Taranto (cfr. oltre). 3. Il terzo e ultimo livello strategico fa riferimento all’insieme dei beni ambientali presenti nell’Area vasta – dal “Parco regionale delle Gravine” alle numerose riserve naturali disseminate lungo la costa – e promuove un rapporto di maggiore interazione fra natura, storia e cultura. I progetti promossi riguarderanno soprattutto il sistema della viabilità “lenta”, con percorsi anche ciclabili con elevato contenuto panoramico. Il Piano Strategico di Area vasta non è ancora stato redatto nella sua forma definitiva e, poiché il metodo scelto per la sua formulazione è stato quello del partenariato diffuso, diversi forum tematici sono stati organizzati, concentrati soprattutto nel mese di luglio e agosto 2008, in modo da coinvolgere tutti i principali portatori di interesse. Dai contenuti emersi, due sembrano essere i progetti strategici maggiormente interessanti ai fini di una possibile attuazione dell’Iniziativa Comunitaria JESSICA: - Il Polo Tecnologico-Scientifico “Magna Grecia”; - La Metropolitana leggera a Taranto.

Cap

ito

lo 3

: La p

rog

ram

mazi

on

e t

err

ito

riale

Fonte: Forum tematico “Ricerca, trasferimento tecnologico e innovazione”

…segue – I Piani Strategici di Area Vasta: Taranto Uno dei progetti cui l’Amministrazione Comunale sembra essere più interessata, allo stato attuale, è la realizzazione del Polo Scientifico-Tecnologico “Magna Grecia” di Taranto, per cui esiste già un Protocollo di Intesa firmato dal Comune, dalla Provincia di Taranto, dal Politecnico di Bari, dall’Università degli Studi di Bari, dall’ARPA Puglia, dal CNR, da Confindustria e dalla ASL. Il polo scientifico-tecnologico in oggetto dovrebbe sorgere nell’area del Quartiere Paolo VI di Taranto, dove hanno attualmente sede la Facoltà di ingegneria di Taranto del Politecnico di Bari, la Facoltà di Scienze dell’Università di Bari, la Space Software Italia, l’Ospedale Moscati, la Cittadella della Carità-Fondazione S. Raffaele di Milano ed il Centro Servizi di Sviluppo Italia Puglia. In quest’area sono attualmente presenti degli spazi non ancora occupati e non valorizzati:

la realizzazione di un polo tecnologico-scientifico con iniziale riferimento alle tematiche ambientali potrebbe promuovere la valorizzazione dell’area e la presenza di ampi spazi liberi ben si presterebbe alla realizzazione di servizi ed investimenti immobiliari. La riqualificazione del territorio avverrebbe attraverso: - la realizzazione di residenze, alloggi universitari e mense e la costituzione di aree attrezzate per attività sportive; - l’insediamento di realtà scientifiche e/o di ricerca pubbliche o private e/o imprese interessate allo sviluppo tecnologico; - l’insediamento di centri di aggregazione (parchi e cinema), nonché di parcheggi. Oltre alla riqualificazione territoriale e sociale che si genererebbe nell’area, la realizzazione di questo Polo risulterebbe di grande interesse per il territorio tarantino perché, a differenza di Bari (Tecnopolis), di Brindisi (Cittadella della Ricerca) e di Lecce (Ekotekne), la provincia di Taranto è ad oggi sprovvista di un’area che possa essere considerata polo di formazione e sviluppo tecnologico. Il progetto, infine, potrebbe essere fonte di attrazione di nuovi studenti – attualmente 1500 per le due facoltà – nonché di insediamento di nuove facoltà.

La seconda proposta interessante è la realizzazione di una metropolitana leggera nella città di Taranto. Lo studio di prefattibilità, redatto dall’AMAT su richiesta del Comune, prevede due ipotesi: - La prima ipotesi, definibile metro-treno, consisterebbe in un tracciato misto, sotterraneo e di superficie, e sarebbe in grado di mediare le caratteristiche della metropolitana leggera all’interno del nucleo urbano, e quelle del treno, nei tratti di collegamento con le periferie. Il costo totale di realizzazione, secondo una prima stima, sarebbe di 800 milioni di euro; - La seconda ipotesi, definibile metrotranvia, prevede un tracciato interamente in superficie ed il costo totale sarebbe, secondo una prima stima, di 470 milioni di euro. L’ipotesi di primo stralcio autonomo e funzionante consentirebbe il recupero della ferrovia militare in disuso che ruota attorno al Mar Piccolo, il collegamento con il quartiere Paolo VI e con il parcheggio di scambio in località Cimino a sud, per un importo di 184 milioni di euro. Lo studio di fattibilità ha beneficiato delle risorse provenienti dal Fondo Rotativo per la progettualità della Cassa Depositi e Prestiti e, poiché si tratta di un’opera a tariffazione sull’utenza, il Comune ritiene questa iniziativa ottimale per iniziative di project financing. In aggiunta al Piano Strategico di area vasta, altri programmi importanti di rigenerazione urbana in corso di definizione nell’Area di Taranto sono i PIRP (Piani Integrati di Riqualificazione delle Periferie) per i quartieri di Paolo VI e di Talsano e l’APQ Tamburi sottoscritto nel 2007 dalla Regione e dal Ministero delle Infrastrutture.

Cap

ito

lo 3

: La p

rog

ram

mazi

on

e t

err

ito

riale

All’attuazione dei Piani Strategici di Area Vasta sopra riportati concorrono, tra le altre, le risorse dei Programmi Operativi FESR, FSE e FEASR e del Fondo Aree Sottoutilizzate relative al periodo di programmazione 2007-2013. Con le sole risorse contenute nel PO FESR, la Regione ha proposto di attivare, entro la fine del 2009, un Programma Stralcio di Interventi di Area Vasta riferito ad operazioni che siano significative ed abbiano già un livello avanzato di progettazione (la chiusura del processo di approvazione dei Piani è previsto per il 2010). E’ stata operata, quindi, da parte della Regione, una ricognizione delle risorse finanziarie contenute nel PO FESR che potevano risultare disponibili ed ammissibili all’avvio del Programma Stralcio in oggetto, per un totale di 340 milioni di euro. Questa è la loro articolazione per linee di intervento:

Quota destinata al Programma Stralcio di Interventi di Area Vasta ASSE  Linea di Intervento 

Attuale disponibilità sul bilancio regionale (€) Note 

I  1.5 Servizi Pubblici Digitali  15.000.000  ‐ 

II  2.3 Difesa del territorio  60.000.000  ‐ 

II  2.4 Energia/edifici pubblici  50.000.000 In fase istruttoria da parte dell’Autorità di Bacino 

II  2.5 Rifiuti e bonifiche  30.000.000 La procedura negoziale riguarda gli interventi di bonifica […] 

III  3.2 Infrastrutturazione sociale  5.000.000 

III  3.3 Accessibilità servizi  7.000.000 Gli interventi da finanziare devono comunque essere inseriti nei piani di zona 

IV 4.1 Promozione e infrastrutture turistiche 

30.000.000 La procedura negoziale riguarda gli interventi di realizzazione di infrastrutture turistiche 

IV  4.2 Patrimonio culturale  54.000.000  ‐ 

IV  4.3 Attività culturali  1.000.000  ‐ 

V  5.2 Trasporto in ambito urbano  20.000.000  ‐ 

VI  6.2 Aree produttive  18.000.000  ‐ 

VII  7.2 Piani integrati territoriali  50.000.000  ‐ 

TOTALE  340.000.000  ‐ 

3.7 Il PO FESR e il Programma Stralcio di Interventi di Area Vasta

Tabella 2.3 Risorse PO FESR destinate all’avvio del Programma Stralcio di Interventi di Area Vasta

Fonte: Elaborazione CERTeT su D.G.R. 26 maggio 2009, n. 917

Cap

ito

lo 3

: La p

rog

ram

mazi

on

e t

err

ito

riale

…segue – il PO FESR e il Programma Stralcio di Interventi di Area Vasta Sulla base della disponibilità finanziaria sopra indicata, è stata definita la ripartizione territoriale delle risorse, calcolata sulla base di una quota fissa per ogni Area Vasta (pari a 20 mln di euro) e di una quota variabile, ponderata sulla popolazione (60%) e sulla superficie dell’Area Vasta (40%). Questa l’ipotesi di ripartizione delle risorse per Area Vasta:

L’avvio del Programma Stralcio di Interventi di Area Vasta con risorse contenute nel PO FESR conferma che questi documenti di pianificazione hanno una portata multisettoriale e che essi verranno finanziati da tutti gli Assi del PO. Allo stato attuale, non si hanno ancora informazioni sui contenuti del Programma Stralcio e non si può quindi analizzare se in esso siano contenuti progetti potenzialmente “JESSICAbili”. Le linee di intervento dalle quali verranno attinte le risorse, tuttavia, fanno parte - ad eccezione della linea 2.3 – di quelle linee che sono state considerate dallo stesso PO FESR come potenzialmente rilevanti ai fini dello sviluppo urbano (cfr. tab.4.2, pag.28), quindi non è escluso che nel Programma Stralcio possano essere inclusi interventi attinenti con lo sviluppo urbano. Non è noto, tuttavia, se le risorse attribuite ad ogni Area Vasta saranno destinate ad un numero limitato di progetti – nel qual caso potrebbe essere valutata la possibilità di trovare un progetto pilota in grado di lanciare un FSU – o se esse saranno piuttosto utilizzate per sostenere un numero più ampio di progetti di dimensioni minori – in questo caso bisognerebbe riuscire ad aggregare diversi progetti e confezionare un portafoglio nel suo insieme “JESSICAbile”.

Area Vasta  Abitanti residenti (2007)  Estensione (Kmq)  Dotazione di base comune  Risorse FESR destinate all’Area Vasta (€) 

Metropoli Terra di Bari 2015  969.696  2.270  20.000.000 53.248.941 

Capitanata 2020 ‐ Foggia  543.194  4.692  20.000.000  38.703.093 

Taranto  531.047  2.133  20.000.000 38.228.850 

Lecce  419.726  1.365  20.000.000 34.400.306 

Salento 2020 ‐ Casarano  391.504  1.396  20.000.000 33.434.827 

Brindisi  391.034  1.786  20.000.000 33.427.640 

Vision 2020 ‐ Barletta  390.010  1.539  20.000.000 33.386.946 

Valle d’Itria  202.170  910  20.000.000 26.941.963 

Città Murgiana  140.587  996  20.000.000 24.835.660 

Monti Dauni  97.558  2.275  20.000.000 23.391.775 

TOTALE  4.076.526  19.360  200.000.000  340.000.000 

Tabella 3.3 Ripartizione per Area Vasta delle risorse del PO FESR destinate all’avvio del Programma Stralcio

Fonte: Elaborazione CERTeT su D.G.R. 26 maggio 2009, n. 917

Cap

ito

lo 3

: La p

rog

ram

mazi

on

e t

err

ito

riale

Sulla base dell’analisi complessivamente condotta in questo capitolo è possibile sintetizzare che molti Piani Integrati promossi dalla Regione Puglia potrebbero essere riconosciuti come “Piani Integrati per lo sviluppo urbano sostenibile” e, di conseguenza, contenere progetti “JESSICAbili”:

DOCUMENTI  Riferimenti  Destinatari e Interventi  Risorse  Coerenza con JESSICA  Principali criticità 

Piani Integrati di sviluppo urbano 

PO FESR 2007‐2013  [Asse VII] 

Città Medio‐grandi Rigenerazione ecologica/tutela, valorizzazione e fruizione degli insediamenti storici. 

€ 97.555.554 PO FESR Asse VII, Linea di intervento 7.1 

JESSICA è citato tra gli strumenti di ingegneria finanziaria a valere sull’Asse 

‐ costruire un portafoglio “JESSICAbile” 

Piani Integrati di sviluppo territoriale 

PO FESR 2007‐2013  [Asse VII] 

Sistemi di centri urbani minori Potenziamento delle reti infrastrutturali, valorizzazione di spazi aperti in abbandono. 

€ 83.774.460 PO FESR Asse VII, 7.2 

JESSICA è citato tra gli strumenti di ingegneria finanziaria a valere sull’Asse 

‐ costruire un portafoglio “JESSICAbile” 

Programmi Integrati di rigenerazione urbana 

L. R. n.21/2008,  “Norme per la rigenerazione urbana” 

Comuni della Regione, singoli o associati. Risanamento edilizio e spazi pubblici, interventi integrati contro degrado fisico e sociale. 

€ 273.000.000  [risorse destinate anche 

ai PIRP] PAR FAS Asse VII, 7.1  

‐ Focus urbano  ‐ integrazione degli interventi ‐ approccio partecipato  

‐ stadio di attuazione meno avanzato dei PIRP ‐ individuare progetti rimborsabili 

Programmi Integrati di riqualificazione delle periferie (PIRP) 

D.G.R.n.870/2006 L.R. n.4/2008 D.G.R. n.1510 D.G.R. n.2192/2008 D.G.R. n.463  D.G.R. n.641/2009 

Comuni della Regione  (122 hanno risposto al bando di gara) 

Realizzazione/Riqualificazione di infrastrutture ed interventi di Edilizia Residenziale Pubblica (ERP). 

€ 92.639.712,43 ‐ PO FESR Asse VII ( 32 mln cofin. regionale) per interventi infrastrutturali; ‐ PAR FAS Asse VII, 7.1 per Edil. Resid. Pubblica 

‐ Focus sulle periferie ‐ integrazione degli interventi  ‐ finanziamenti dal PO FESR 

‐ valutare la rimborsabilità o meno dei progetti; ‐ attenzione alla tipologia di spesa ammissibile/non ammissibile. 

Piani Sociali di Zona 

L.R. n.328/2000 D.G.R. n.1104/2004 D.G.R. n.249/2008 D.G.R. n.168/2009 

Comuni della Regione, singoli o associati. Interventi integrati relativi a servizi sociali e sociosanitari. 

€ 200.000.000 c.ca ‐ PO FESR Asse III, 3.2 ‐ Fondi Nazionali 

‐ Potenziali impatti sullo sviluppo urbano ‐ finanziamenti dal PO FESR 

‐ costruire un eventuale Piano Integrato ‐ individuare progetti rimborsabili 

Piani Strategici di Area Vasta 

D.G.R. n.1072/2007 D.G.R. n.1617/2007 D.G.R. n.917/2009 

Dieci Aree Vaste della Regione. Piani multisettoriali 

€ 340.000.000 PO FESR Assi da I a VII  

€ 82.000.000 c.ca PAR FAS Asse VII, 7.2 per progetti pilota 

‐ Interventi multisettoriali molti dei quali “JESSICAbili” se opportunamente costruiti [mobilità sostenibile‐innovazione‐efficienza energetica…] ‐ approccio partecipato e concertato alla stesura dei Piani ‐ finanziamenti dal PO FESR. 

‐ costruire portafogli di progetti JESSICAbili 

3.7 Una visione d’insieme

Tabella 4.3 Visione d’insieme dei principali Piani/Programmi Integrati promossi dalla Regione Puglia

Cap

ito

lo 3

: La p

rog

ram

mazi

on

e t

err

ito

riale

…segue – una visione d’insieme In particolare, se i Piani Integrati sopra riportati rappresentano potenziali serbatoi di progetti a cui attingere per lanciare l’Iniziativa JESSICA, è utile precisare che:

1. Tale ammissibilità deriva sia dalla dimensione integrata riconosciuta da questi Piani al tema dello sviluppo urbano sia dal fatto che gli interventi in essi contenuti, in molti casi, siano finanziati dal PO FESR. Ciò significa, infatti, che i servizi della Regione hanno già verificato l’ammissibilità delle spese ai sensi della normativa comunitaria e nazionale relativa ai Fondi strutturali. Resta quindi da verificare la capacità dei progetti di essere rimborsabili o comunque la necessità di costruire un portafoglio di progetti nel suo insieme in grado di remunerare gli investitori del Fondo di sviluppo urbano.

2. Resta salva la possibilità per la Regione di individuare/costruire altri Piani Integrati oltre a quelli indicati in questo capitolo per finanziare interventi di tipo JESSICA. I documenti di programmazione considerati in questo studio, infatti, devono essere considerati a titolo puramente indicativo e sono stati individuati perché promossi a livello regionale. La programmazione comunale/locale potrebbe contenere altri Programmi/Piani definibili “Piani integrati per lo sviluppo urbano sostenibile” ai sensi dei Reg. (CE), eventualmente anche sotto forma di accordo di programma con altri soggetti pubblici/privati.

3. I vantaggi di erogare i Fondi strutturali destinati ai progetti tramite gli strumenti finanziari di tipo JESSICA anziché attraverso le normali sovvenzioni a fondo perduto verranno meglio esplicitati all’interno del capitolo 5 [cfr. in particolare par. 5.5]. Si intende qui anticipare tuttavia che, lanciando l’Iniziativa JESSICA, la Regione avrebbe modo di finanziare gli stessi progetti recuperando al termine dell’investimento le risorse investite.

Tale ritorno potrebbe essere così utilizzato per finanziare nuovi progetti di sviluppo urbano, trasformando potenzialmente i fondi attuali in una fonte permanente di risorse. Inoltre, le risorse del PO FESR utilizzate a valere su JESSICA sarebbero concretamente erogate alla Regione in tempi più rapidi rispetto alle normali procedure di erogazione dei Fondi strutturali (cfr. par.5.5, pag. 95).

Cap

ito

lo 3

: La p

rog

ram

mazi

on

e t

err

ito

riale

In sintesi Alla luce dell’analisi svolta, si può concludere che: - Il Documento Strategico Regionale ed il Programma Operativo FESR 2007-2013 riconoscono al tema dello sviluppo urbano e a quello della pianificazione territoriale un’importanza chiave nel perseguire la competitività e l’attrattività della Regione Puglia nell’attuale periodo di programmazione. - All’interno di questi due documenti si trovano alcuni importanti riferimenti a piani e programmi di sviluppo urbano/territoriale che, promossi dalla Regione, potrebbero essere considerati “Piani Integrati per lo sviluppo urbano sostenibile” alla luce della normativa comunitaria e/o potrebbero contenere progetti potenzialmente “JESSICAbili”. - I “Piani Integrati di sviluppo urbano” e i “Piani Integrati di sviluppo territoriale”, ad esempio, costituiscono le due linee di intervento dell’Asse VII del PO (“Competitività e Attrattività delle città e dei sistemi urbani”). I primi sono rivolti alle città medio-grandi e prevedono premialità per i progetti che includano il riuso di aree dismesse (militari, industriali…), la bonifica di siti inquinati, iniziative a forte contenuto innovativo e con significative ricadute occupazionali, o ancora sviluppino sistemi di mobilità sostenibile o l’occupazione giovanile. I secondi, invece, sono rivolti ai sistemi di centri minori e sono incentrati sul potenziamento di reti infrastrutturali in grado di connettere significativamente questi sistemi rendendoli più equilibrati e policentrici. - Altri esempi di Programmi Integrati promossi dalla Regione Puglia sono costituiti dai “Programmi Integrati di rigenerazione urbana” (L. R. 21/2008), che prevedono interventi di riqualificazione dell’ambiente costruito ed il risanamento dell’ambiente urbano, dai “Programmi Integrati di riqualificazione delle periferie” (PIRP), focalizzati sulla riqualificazione di quartieri in condizioni di degrado fisico e disagio sociale ed economico, e, infine, dai “Piani Sociali di Zona”, che, nonostante siano incentrati sui servizi sociali e sociosanitari, potrebbero contenere portafogli di progetti potenzialmente “JESSICAbili”. - Gli strumenti di pianificazione territoriale ed urbana più innovativi e strategici attualmente in fase di elaborazione, tuttavia, sono certamente i “Piani Strategici di Area Vasta”. Essi costituiscono un ottimo esempio di pianificazione integrata e condivisa e grandi opportunità di applicazione dell’Iniziativa Comunitaria JESSICA potrebbero scaturire dall’approvazione di questi dieci documenti e del loro prossimo Programma Stralcio. - Esaminando il lavoro finora svolto dall’Area Vasta “Metropoli Terra di Bari 2015” e da quella di Taranto, ad esempio, emergono progetti strategici particolarmente coerenti con l’Iniziativa JESSICA, legati non solo al settore dei trasporti o dell’ambiente, ma anche a quello dell’energia o della ricerca e sviluppo. L’approccio integrato, infatti, è alla base non solo della pianificazione strategica avviata dalla Regione, ma anche dell’utilizzo dei Fondi strutturali utilizzati tramite JESSICA. - I documenti di pianificazione territoriale sopra riportati sono quelli che, alla luce delle finalità e dei meccanismi di funzionamento dell’Iniziativa JESSICA, sembrano offrire le più ampie potenzialità di applicazione dello strumento ma non è escluso che ulteriori piani o Accordi di Programma potrebbero esistere o essere costruiti ad hoc qualora la Regione lo ritenesse opportuno. - L’Iniziativa Comunitaria JESSICA, in sintesi, potrebbe aiutare la Regione Puglia a perseguire i propri obiettivi di sviluppo territoriale ed urbano strategici. La pianificazione in corso offre ottime possibilità di applicazione dello strumento e, in base alle indicazioni dei Servizi della Regione, sarebbe possibile individuare facilmente un “Piano integrato per lo sviluppo urbano sostenibile” e costruire così un portafoglio di progetti – eventualmente includendo anche opere “fredde” – nel suo insieme “JESSICAbile”.

Cap

ito

lo 4

: I

Pro

gra

mm

i U

rban

4. I Programmi Urban

Cosa è stato finanziato in passato dai Programmi Urban?

- I PIC Urban e il Programma Urban Italia in Puglia - Bari (Urban I) - Foggia (Urban I) - Lecce (Urban I) - Mola di Bari (Urban II) - Taranto (Urban II) - Bitonto (Urban Italia) - Brindisi (Urban Italia) - In Sintesi

Taranto

Lecce

Brindisi

Mola di BariBARI

Bitonto

Foggia

Cap

ito

lo 4

: I

Pro

gra

mm

i U

rban

L’attenzione nei confronti delle città ed il desiderio di risolvere i gravi problemi economici, ambientali e sociali che lì vi si concentrano non è una novità dell’attuale periodo di programmazione dei Fondi strutturali. Già negli anni Novanta la Commissione Europea, sulla scia dei risultati incoraggianti registrati da alcuni progetti pilota, lanciò i Programmi di Iniziativa Comunitaria URBAN I (1994-1999) e URBAN II (2000-2006), focalizzati sulla rivitalizzazione economica e sociale dei quartieri degradati, di cui hanno beneficiato complessivamente ventisei città italiane. La volontà di estendere alle prime venti città italiane che seguivano nella graduatoria di selezione del PIC Urban II la possibilità di implementare i propri programmi di rigenerazione urbana ha portato a lanciare, a livello nazionale, il Programma Urban Italia (Legge n.388/2000). Complessivamente, sette Comuni della Regione Puglia hanno beneficiato di questi Programmi: cinque capoluoghi di Provincia (Bari, Brindisi, Lecce, Foggia e Taranto) e due comuni della Provincia di Bari (Mola di Bari e Bitonto).

Questa la localizzazione ed il tipo di Programma delle città beneficiarie:

URBAN I (1994-1999) URBAN II (2000-2006) URBAN ITALIA (2000-2006)

Bari Carrara Aversa

Cagliari Caserta Bagheria

Catania Crotone Bitonto

Catanzaro Genova Brindisi

Cosenza Milano Caltagirone

Foggia Misterbianco Catanzaro

Genova Mola di Bari Campobasso

Lecce Pescara Cava de’ Tirreni

Napoli Taranto Cinisello Balsamo

Palermo Torino Ercolano

Reggio Calabria Livorno

Roma Messina

Salerno Rovigo

Siracusa Savona

Trieste Seregno

Venezia Settimo Torinese

Trapani

Trieste

Venaria Reale

Venezia

4.1 I PIC Urban e il Programma Urban Italia in Puglia

Fonte: www.urbanitalia.it

Figura 1.4 La rete delle città Urban

Cap

ito

lo 4

: I

Pro

gra

mm

i U

rban

4.2 scheda 1 - Il PIC URBAN I: Bari (1994-99)

AREA TARGET

“Borgo Antico” – Centro Storico. Area ad alta densità abitativa che aveva perso nel periodo 1974-1994 oltre 5.000 abitanti. Percentuale di popolazione ultrasessantenne concentrata nell’area superiore al valore medio comunale.

CARATTERISTICHE SOCIO-ECONOMICHE

Area soggetta a declino urbano e affetta da gravi problemi di natura sociale ed economica. In particolare:

- Elevata percentuale di giovani considerati a rischio; - Tasso di abbandono scolastico dei ragazzi tra i 18-29 anni superiore al 37%; - Criminalità diffusa, non solo tra i ragazzi della fascia 14-18 anni ma anche di quella 8-14 anni.

ABITANTI DELL’AREA 8.000: il 2,3% della popolazione comunale.

TASSO DISOCCUPAZIONE 25%

SPESA TOT PROGRAMMMA 20,988 milioni ECU

FONTI DI FINANZIAMENTO: Fondi Strutturali, Stato, Comune, Privati:

FESR e FSE 8,188 milioni ECU e 1,000 milioni ECU

Stato 6,030 milioni ECU

Comune 2,970 milioni ECU

Privati 2,800 milioni ECU

OBIETTIVI STRATEGICI: • Riscoprire le interconnessioni che l’area dovrebbe avere, grazie alla sua posizione centrale; • Fermare ed invertire i trend in atto relativi alla scomparsa di attività economiche e servizi; • Affrontare i principali problemi sociali – giovani a rischio, disoccupazione, invecchiamento.

Nuove attività economiche Supporto allo sviluppo di nuove attività artigianali; sviluppo del settore turistico; restauro di immobili finalizzati ad ospitare questi nuovi servizi.

Occupazione Attività di formazione ad hoc destinate a specifici gruppi sociali. In particolare, progetto di formazione per operatori da impegnare nei servizi sociali e socio-educativi destinati a bambini e adolescenti.

Servizi pubblici e infrastrutture sociali

Miglioramento dei servizi sociali, localizzati in due edifici pubblici da ristrutturare; lotta al crimine e sicurezza; miglioramento dell’illuminazione pubblica e creazione di tre osservatori “24 ore” gestiti da volontari.

Ambiente Rinnovo di spazi pubblici e di piazze di interesse architettonico. Restauro di edifici pubblici e creazione di aree verdi.

Altro Rinnovo del Palazzo del Sedile per l’organizzazione di eventi culturali e di intrattenimento. Creazione di un sistema informativo territoriale per controllare e gestire i dati relativi al territorio pubblico e privato.

Cap

ito

lo 4

: I

Pro

gra

mm

i U

rban

4.3 scheda 2 - Il PIC URBAN I: Foggia (1994-99)

AREA TARGET Parte Nord della città. Area caratterizzata da declino industriale e degrado ambientale. Pochi collegamenti con il centro della città.

CARATTERISTICHE SOCIO-ECONOMICHE

Area affetta da gravi problemi sociali ed economici. In particolare: - Mancanza di servizi sociali; - Elevata percentuale di giovani considerati a rischio; - Povera base economica, con oltre 2.000 persone analfabete.

ABITANTI DELL’AREA 46.300: il 29,6% della popolazione comunale.

TASSO DISOCCUPAZIONE 20%

SPESA TOT PROGRAMMA 18,410 milioni ECU

FONTI DI FINANZIAMENTO: Fondi Strutturali, Stato, Comune:

FESR e FSE 7,359 milioni ECU e 1,829 milioni ECU

Stato 6,303 milioni ECU

Comune 2,919 milioni ECU

Privati 0

OBIETTIVI STRATEGICI:

• Migliorare l’ambiente fisico al fine di attrarre nuove attività economiche e aumentare il senso di appartenenza della comunità;

• Promuovere le iniziative private; • Sostenere attività di formazione a favore della popolazione disoccupata.

Nuove attività economiche Supporto alle imprese, sia in campo industriale che artigianale; sviluppo di spazi pubblici.

Occupazione Attività di formazione ad hoc, anche sulle nuove tecnologie. Creazione di servizi di utilità sociale per la manutenzione di spazi pubblici ed immobili. Attività di formazione per immigrati.

Servizi pubblici e infrastrutture sociali

Restauro di edifici pubblici per ospitare nuove attività sociali. Connessioni telematiche per sviluppare i servizi del comune.

Ambiente Miglioramento delle aree verdi, arredo urbano e mobilità pedonale. Restauro di una chiesa da adibire ad archivio storico.

Cap

ito

lo 4

: I

Pro

gra

mm

i U

rban

4.4 scheda 3 - Il PIC URBAN I: Lecce (1994-99)

4.5 scheda 4 - Il PIC URBAN II: Mola di Bari (2000-06)

AREA TARGET “Quartiere Centro” – Centro Storico. Territorio compreso all’interno delle mura quattrocentesche.

CARATTERISTICHE SOCIO-ECONOMICHE

Area che aveva perso nel periodo 1974-1994 il 30% della propria popolazione. Area affetta da seri problemi sociali ed economici. In particolare:

- Analfabetismo e tossicodipendenza; - Elevata percentuale di giovani considerati a rischio e alta incidenza di popolazione immigrata; - Mancanza di infrastrutture pubbliche e basso livello qualitativo del patrimonio abitativo.

ABITANTI DELL’AREA 6.236: il 6,2% della popolazione comunale.

TASSO DISOCCUPAZIONE 27,9%

SPESA TOT PROGRAMMA 13,186 milioni ECU

FONTI DI FINANZIAMENTO: Fondi Strutturali, Stato, Comune, Privati:

FESR e FSE 5,099 milioni ECU e 0,753 milioni ECU

Stato 4,149 milioni ECU

Comune 1,885 milioni ECU

Privati 1,300 milioni ECU

OBIETTIVI STRATEGICI:

• Promuovere le attività economiche; • Creare opportunità di impiego; • Sostenere la parità di genere, l’integrazione sociale, il miglioramento ambientale ed

infrastrutturale.

Nuove attività economiche Supporto alle PMI e alle attività artistiche e artigianali, inclusi incentivi e servizi di consulenza.

Occupazione Attività di formazione ad hoc, per donne, immigrati, disoccupati e giovani in cerca di prima occupazione. Corsi specifici volti a sostenere la creazione di PMI legate al settore dell’intrattenimento culturale e al turismo. Creazione di servizi di utilità sociale per la manutenzione di spazi pubblici e immobili.

Servizi pubblici e infrastrutture sociali

Creazione di un centro di informazione per donne e di uno per immigrati da parte di un’organizzazione non profit.

Ambiente Rinnovo di edifici storici volti ad accogliere alcune delle attività precedenti. Attività di riqualificazione nell’area Giravolte e misure di gestione del traffico.

Altro Creazione di un ufficio URBAN responsabile dell’implementazione, monitoraggio e valutazione del Programma, nonché della diffusione dei suoi risultati.

Cap

ito

lo 4

: I

Pro

gra

mm

i U

rban

Partendo da un’attenta valutazione di quanto era già stato realizzato o era in corso di realizzazione in termini di riqualificazione urbana sul proprio territorio, il Comune di Mola di Bari ha individuato gli interventi del proprio PIC Urban II in stretta sinergia e integrazione con: - La programmazione comunitaria in atto e, in particolare, il POR 2000-2006. La complementarietà degli interventi contenuti nel PIC Urban II con quelli inseriti nel POR 2000-2006 è stata garantita, in particolare, da una stretta connessione tra gli Assi Prioritari dei due Programmi. - I PRUSST (Programmi di Riqualificazione Urbana e di Sviluppo Sostenibile del Territorio) Nell’ambito del PRUSST, promosso e cofinanziato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nel territorio del sud-est barese e della Valle d’Itria, è stato progettato un intervento di recupero urbano avente ad oggetto il Porto di Mola di Bari. - I PRU (Programmi di Recupero Urbano) Un’area periferica molto degradata della città – il quartiere residenziale di contrada Cozzetto – è stata oggetto di interventi di potenziamento della dotazione infrastrutturale primaria e secondaria. Il raccordo di questo intervento con la riqualificazione urbana del fronte a mare e degli altri spazi urbani selezionati è stata riconosciuta come una priorità per il PIC Urban II.

- Due studi di fattibilità finanziati dal CIPE Il CIPE ha cofinanziato – con la partecipazione del Comune - due studi di fattibilità: il primo focalizzato sull’intera fascia costiera di Mola di Bari, il secondo sul suo centro storico. Entrambi sono stati considerati strategici per disegnare possibili interventi di recupero urbano e sviluppare ulteriori progetti di valorizzazione della città.

L’area bersaglio del PIC Urban di Mola di Bari ha coinciso con l’intero territorio comunale, includendo sia il centro urbano consolidato che le periferie di espansione abitativa e produttiva; di esso ha beneficiato, dunque, la popolazione di tutto il territorio comunale (26.486 abitanti). Le azioni promosse dal Programma si sono concentrate soprattutto lungo tre direttrici fondamentali: - la fascia costiera urbana, per la creazione del lungomare urbano e la riqualificazione del fronte a mare; - le aree urbane attigue ad immobili pubblici, per la valorizzazione di restauri già effettuati o da realizzare (Castello Svevo, Teatro, Palazzo Roberti, Ex Municipio, Monastero di Santa Chiara); - gli edifici esistenti, per la promozione del loro recupero funzionale e quindi l’insediamento di nuove attività di natura pubblica o privata. Questa la dotazione di risorse ripartita per Asse:

Di cui:

…segue – il PIC Urban II: Mola di Bari (2000-2006) Queste le principali opere pubbliche finanziate:

ASSI  FESR  STATO  REGIONE  COMUNE PRIVATI 

Asse 1   5.124.400 2.028.784 2.891.768 3.318.455 ‐

Asse 2   2.098.500 1.333.558 ‐ 32.000 2.720.000

Asse 3   334.857 135.140 ‐ ‐ 110.000

Asse 4    389.024 242.495 ‐ 27.915 ‐

Asse 5   673.219 307.938 ‐ 113.444 ‐

TOTALE  8.620.000 4.020.000 2.891.768 3.491.814 2.830.000

ASSI  Costo tot.  % sul tot. 

Asse 1 Riqualificazione spazi urbani  13.363.407 61,1% 

Asse 2 Imprenditorialità e Occupazione 6.184.058 28,3% 

Asse 3 Integrazione e capitale umano  579.997 2,7% 

Asse 4  Società dell’Informazione  631.519 2,9% 

Asse 5 Assistenza Tecnica  1.094.601 5% 

TOTALE  21.853.582 100% 

Risistemazione del Lungomare Istituto di formazione per le attività del mare “Radar” – il piano intermedio ospita la sede pubblica dell’ufficio speciale Urban. Riqualificazione dell’edificio,

Cap

ito

lo 4

: I

Pro

gra

mm

i U

rban

Giardini “don Pedro” – quartiere periferico della “S. S. Trinità”, privo di gran parte dei servizi necessari a garantire un’adeguata integrazione sociale della popolazione residente. Intervento adiacente a fabbricati di Edilizia Residenziale Pubblica, a una scuola materna, ad un centro famiglia e ad un asilo nido. Progetto intrapreso negli anni ’80, per lungo tempo sospeso, finalizzato al recupero del quartiere.

Ex Convento di S. Domenico – utilizzato come Municipio fino al 1993, ora in disuso, situato nel centro urbano, adiacente alla Chiesa di S. Domenico. Insediamento della biblioteca comunale e di servizi e attività culturali. Complementare agli altri interventi che interessano Piazza degli Eroi.

Giardini Piazza degli Eroi – adiacenti al convento di S. Domenico. Ripavimentazione delle aree pedonali, integrazione vegetale, rifacimento dell’impianto di illuminazione e rinnovo degli arredi urbani, con l’inserimento di una vasca ornamentale.

Ex Monastero di S.ta Chiara – oggi sede dell’Accademia di Belle Arti. Restauro conservativo e manutenzione straordinaria dell’immobile, conservazione e valorizzazione migliorandone l’accessibilità.

Parco rurale extraurbano attrezzato con rifugio per cani. Il progetto complessivo ha una duplice funzione: - sanitaria (canile, servizi veterinari) - ricreativo-sportivo-paesaggistica (area di fitodepurazione, zona d’addestramento, percorso mountain bike, parcheggi).

Fonte: www.urban2mola.it

Campo Sportivo Potenziamento e messa a norma degli impianti. Realizzazione di altri campetti di calcetto e sistemazione del verde circostante.

Cap

ito

lo 4

: I

Pro

gra

mm

i U

rban

4.6 scheda 5 - Il PIC URBAN II: Taranto (2000-06) La struttura degli assi e delle misure contenuti nel PIC Urban II del Comune di Taranto rivela che, come nel caso di Mola di Bari, questo Programma è stato concepito alla luce di altri interventi di sviluppo urbano già implementati o in via di attuazione sul territorio comunale. In particolare: - Il POR 2000-2006. Nell’ambito della misura 5.1 dell’Asse V - Recupero e riqualificazione dei sistemi urbani - circa 41.800 euro erano state destinate alla città di Taranto. La coerenza dei due Programmi - POR 2000-2006 e Urban II - ha cercato di creare una forte sinergia e complementarietà tra gli interventi di sviluppo urbano promossi dall’uno e dall’altro, escludendo però la possibilità di una loro sovrapposizione. La misura 5.1 del POR, ad esempio, escludeva la possibilità di finanziare progetti nel quartiere del Borgo che invece rappresentava una delle aree bersaglio del PIC Urban II. - Un Contratto di Quartiere, finalizzato al recupero urbanistico e sociale di un’area periferica della città; - Tre Patti Territoriali, focalizzati soprattutto sui settori turistico e tessile della città di Taranto, sulla fascia orientale della Provincia di Taranto e su quella murgiana della stessa; - Il Progetto P.R.O.T.E.C.T. - Progetto per il Recupero Organico dei Territori Costieri in Cooperazione Transnazionale - lanciato dal Comune di Taranto insieme ad altri partner italiani e stranieri nell’ambito del Programma pilota Terra dell’Unione Europea; - La Sovvenzione Globale – Piccoli Sussidi, destinata al Consorzio Taranto Sviluppo e prevista dalla Misura 5.3 del POR Puglia 2000-2006, conformemente al Reg. 1260/99 relativo al Fondo Sociale Europeo; - Iniziative di riassetto per le aree di crisi, approvate dal CIPE il 23.XII.2000 ed utilizzate per finanziare il “Polo Universitario” nella Città

Vecchia e il “Terminal bus urbani ed extra urbani” nell’area di Porta Napoli. L’analisi di contesto contenuta nel PIC Urban II rivela che le principali criticità presenti nella città sono legate all’accessibilità infrastrutturale, alle condizioni della rete idrica e fognaria ma, soprattutto, alle forme di degrado e di squilibrio – ambientale, sociale ed economico – causate dai forti condizionamenti che i grandi gruppi industriali (ILVA, Belleli, AGIP, Fincantieri in primis) hanno esercitato sulla città. Il passaggio dalle attività legate al mare alle attività di tipo industriale (soprattutto nel settore siderurgico, meccanico, navale e di trasformazione del petrolio) hanno causato gravi problemi di inquinamento, comportando il degrado socio-ambientale di molte aree della città, modificando anche la distribuzione della sua popolazione e le condizioni dello stock di immobili presenti sul territorio. Questa l’articolazione delle risorse del Programma per Asse:

ASSI  Costo tot.  % sul tot. 

Asse 1 Riqualificazione spazi urbani  17.977.000 46,4% 

Asse 2 Imprenditorialità e Occupazione 13.217.000 34,1% 

Asse 3 Mobilità  3.814.000 9,8% 

Asse 4 Ambiente  2.006.000 5,2% 

Asse 5 Assistenza Tecnica  1.736.000 4,5% 

TOTALE  38.750.000 100% 

Di cui:

ASSI  FESR  STATO  REGIONE  COMUNE PRIVATI 

Asse 1   8.151.000 4.046.000 ‐ 5.780.000 ‐

Asse 2  4.009.000 1.269.000 95.000 873.000 6.971.000

Asse 3   1.040.000 477.000 1.076.000 1.221.000 ‐

Asse 4  949.000 739.000 ‐ 318.000 ‐

Asse 5  981.000 581.000 ‐ 237.000 ‐

TOTALE 15.130.000 7.049.000 1.171.000 8.429.000 6.971.000

Cap

ito

lo 4

: I

Pro

gra

mm

i U

rban

…segue – il PIC Urban II: Taranto (2000-2006) Le aree target del PIC Urban II sono state tre: il quartiere Tamburi, il Borgo e la Città Vecchia. Quest’ultima, in seguito al processo di industrializzazione, ha conosciuto un processo di lento abbandono delle sue attività economiche e del suo patrimonio edilizio, mentre si è andata affermando un’espansione urbana indifferenziata che ha portato a concentrare i ceti meno abbienti e gli immigrati nella Città Vecchia e nel quartiere Tamburi, mentre i ceti relativamente più benestanti si trovano nel Borgo. Queste, in sintesi, le specificità delle tre aree bersaglio e le principali attività in esse finanziate:

Quartiere Tamburi - Porta Napoli (18.482 abitanti). - Sorto a ridosso del complesso siderurgico dell’ILVA come quartiere tipicamente operaio; - Gravi problemi di collegamento con la città nuova, elevati tassi di inquinamento e di criminalità, elevata disoccupazione adulta e giovanile; - Spopolamento da parte dei ceti medi verso altri quartieri della città. Il rilancio dell’area potrebbe avvenire trasformandola in porta di accesso alla città, con l’insediamento di funzioni qualificate e di servizi e potrebbe essere catalizzata con lo sviluppo del molo polisettoriale e turistico.

La Città Vecchia – Isola (4.378 abitanti). - Antico centro della città segnato dalla progressiva scomparsa delle attività economiche tradizionali (pesca, artigianato e piccolo commercio); - Molti immobili dismessi donati dai privati all’Amministrazione Comunale che ha cercato di avviare un’azione di risanamento immobiliare. La riqualificazione dell’area attraverso lo sviluppo di sedi di pubblici uffici, Università e turismo.

E’ stata così finanziata la ristrutturazione ed il recupero di immobili di proprietà comunale, la riqualificazione di percorsi pedonali, la sistemazione del lungomare sul mar Piccolo, l’acquisto di immobili da destinare all’insediamento di attività socio-economiche, l’installazione di pensiline d’attesa per favorire l’utilizzo dei mezzi pubblici di trasporto ed il rifacimento della pubblica illuminazione.

Il Borgo (24.541 abitanti). - Realizzato a partire dalla fine dell’Ottocento come ampliamento della città; - Segnali diffusi di degrado degli edifici; - Elevata presenza di anziani bisognosi di assistenza primaria; - Crisi del commercio e inquinamento, gravi tassi di criminalità e di tossicodipendenza. Sono stati finanziati la ristrutturazione ed il recupero di immobili e spazi pubblici da destinare ad uffici ed attività formative e culturali, la sostituzione delle pavimentazioni e l’abbattimento delle barriere architettoniche, il rifacimento dell’impianto di pubblica illuminazione, l’installazione di pensiline d’attesa per favorire l’utilizzo dei mezzi pubblici di trasporto e la ristrutturazione del lungomare sul mar Grande.

Fonte: www.re-set.it

Mar Piccolo

Mar Grande

Cap

ito

lo 4

: I

Pro

gra

mm

i U

rban

4.7 scheda 6 - Il Programma URBAN Italia: Bitonto Il Programma Urban Italia implementato nel comune di Bitonto - “La forza della marginalità” - è stato utilizzato dall’Amministrazione locale soprattutto per promuovere soluzioni alle marginalità sociali presenti nel contesto urbano: strutture e servizi per anziani e malati in primis, ma anche la creazione della Città della cultura nel centro antico, con il recupero di contenitori storico-artistici e l’attivazione del Polo delle Solidarietà per servizi alla comunità. Questa l’articolazione delle risorse complessive del Programma:

ASSI  Costo tot.  % sul tot. 

Asse 1 Soluzioni delle marginalità sociali  10.554.019 41,4% 

Asse 2 Potenziamento dei valori territoriali  14.545.287 57% 

Asse 3 Comunicazione, pubblicità e diffusione del Programma  36.490 0,2% 

Asse 4 Miglioramento della gestione  361.428 1,4% 

TOTALE  25.497.226 100% 

In particolare: - L’Asse I è stato dedicato al potenziamento dell’offerta di assistenza, formazione e servizi alla città (costituzione, ad esempio, del “Polo delle Solidarietà” che comprende l’Hospice per malati terminali ed il Centro per malati di Alzheimer). - L’Asse II, finalizzato a contrastare il degrado fisico del centro storico e dei quartieri periferici, nonché il disagio sociale ed economico che lì vi si concentra, ha previsto interventi di riurbanizzazione plurifunzionale degli spazi urbani, riqualificando l’edilizia pubblica in degrado, dotando la città di aree verdi e favorendo lo sviluppo e la rilocalizzazione delle imprese. La realizzazione di nuove strutture sportive, inoltre, è stata utilizzata quale strumento di integrazione e rafforzamento delle politiche giovanili e di inclusione sociale. - L’Asse III ha cercato di sperimentare un modello di programmazione partecipata delle azioni di sviluppo urbano. - L’Asse IV ha promosso l’attuazione efficace ed efficiente del Programma, finanziando le sue attività di sorveglianza, valutazione e controllo. Nel suo complesso, il programma Urban Italia ha cercato di attivare un processo di rigenerazione urbana nel quale assumesse un ruolo essenziale il governo della sicurezza della città, accompagnato da un parallelo desiderio di migliorarla dal punto di vista fisico ed ambientale. I progetti finanziati nel centro antico, inoltre, sono stati programmati in stretta sinergia con altri interventi sostenuti dal POR 2000-2006, dai Fondi CIPE e dai Fondi dei Beni culturali, oltre che dal PIC Interreg III A Italia-Albania.

Cap

ito

lo 4

: I

Pro

gra

mm

i U

rban

…segue – il Programma Urban Italia: Bitonto Questi gli interventi infrastrutturali che, in particolare, sono stati realizzati su impulso del Programma Urban Italia:

A nord della città, lungo via G. Dossetti:

Realizzazione della “Casa e centro polivalente dell’anziano” – Villa Giovanni XXIII, centro di eccellenza per l’assistenza e la cura di pazienti affetti da Alzheimer. La ASL di Bari ha conferito alla struttura la funzione di sperimentazione e specializzazione.

A sud della città, nella frazione di Palo del Colle:

Recupero funzionale dell’Istituto Maria Cristina di Savoia – una struttura educativo-residenziale finalizzata all’accoglienza di minori, donne e nuclei familiari disagiati.

Miglioramento della qualità dei servizi socio-sanitari e socio-assistenziali in un’ ottica di integrazione con la dimensione dello sviluppo urbano.

A nord della città:

Realizzazione del “Centro Residenziale per cure palliative globali” – Hospice per malati terminali con 30 posti letto promossa dalla Fondazione “Opera Santi Medici Cosma e Damiano” di Bitonto.

Struttura nata per rispondere ai bisogni clinici, assistenziali, psicologici e spirituali del paziente in fase avanzata della malattia.

Inoltre:

Centro sportivo di Palombaio – la realizzazione di nuove infrastrutture sportive è stata vista come uno strumento per l’integrazione ed il rafforzamento delle politiche giovanili.

Riapertura del Teatro Umberto I – Teatro Comunale di origini ottocentesche, strumento di rilancio socio-culturale della città.

Recupero del Torrione Angioino – antica torre difensiva della città, cuore del rinnovato centro antico.

Fonte: http://maps.google.it

Cap

ito

lo 4

: I

Pro

gra

mm

i U

rban

4.8 scheda 7 - Il Programma URBAN Italia: Brindisi

Il Programma Urban Italia “Da città sul mare a città di mare” è stato utilizzato dal Comune di Brindisi come strumento programmatico-operativo di medio termine per riqualificare importanti aree della città - soprattutto di quelle prospicienti il porto - inserendosi nella più ampia strategia di riqualificazione sostenibile avviata sul territorio cittadino.

La strategia di sviluppo perseguita si è fondata su un complesso di interventi di recupero urbano in grado di promuovere la rivitalizzazione economica e sociale della città, intervenendo sul profilo ambientale e paesaggistico ma anche sull’efficienza dei servizi socio-sanitari e sulla competitività delle imprese.

Le iniziative promosse sono state concepite in maniera complementare rispetto al POR 2000-2006 e, più precisamente, all’Asse I (Risorse Naturali), all’Asse II (Risorse Culturali) e alla già citata Misura 5.1.

Urban Italia non è stato il primo Programma di riqualificazione urbana di cui la città di Brindisi abbia beneficiato: nel corso degli ultimi Periodi di Programmazione, infatti, Brindisi era stata selezionata dalla Commissione Europea per:

- Il Programma P.R.O.T.A.G.O.N.I.S.T. – Pilot for the Recovery of Old Town Areas to Generate Occupation and New Initiatives in the Social and Tourist Sectors – teso al recupero del Centro storico della città, con particolare attenzione alle aree del waterfront, soprattutto a fini turistici. Brindisi, quindi, è stato uno dei 26 Progetti Pilota Urbani lanciati nell’Unione Europea nel 1995 e cofinanziati dal FESR;

- L’Iniziativa Interreg II Italia – Grecia, lanciata nel 1994, le cui misure 1.1 e 3.2 promuovevano interventi miranti allo sviluppo sostenibile - in particolare nell’area del porto.

Il Programma Urban Italia rivela che sul territorio brindisino convivono due diversi tipi di imprese: da un lato, poche grandi imprese a capitale non locale e ad elevato fatturato (soprattutto nel settore energetico, petrolchimico, aeronautico); dall’altro, un gran numero di microimprese, spesso sottocapitalizzate e scarsamente competitive, prevalentemente a capitale locale e finalizzate per lo più alle lavorazioni per conto terzi.

La politica dei poli industriali attuata negli anni Sessanta-Settanta ha inciso profondamente non solo sul sistema economico, ma anche sullo

sviluppo urbano, determinando gravi problemi sociali e ambientali nelle periferie, nei nuovi quartieri e nella zona industriale.

I principali fenomeni di disagio presenti all’interno del comune riguardano infatti la situazione ambientale – che determina, tra l’altro, un’elevata incidenza di tumori – l’assistenza sanitaria e sociale di bassa qualità e caratterizzata da scarsa prevenzione, l’illegalità e la disoccupazione diffuse.

Questa la ripartizione delle risorse:

ASSI  Costo tot. % sul tot.  

Asse 1 Riurbanizzazione plurifunzionale  3.527.401 42,9% 

Asse 2 Incentivi alle PMI  3.098.742 37,7% 

Asse 3 Integrazione soggetti di esclusione sociale 1.446.080 17,6% 

Asse 4 Miglioramento della gestione  154.937 1,9% 

TOTALE  8.227.160 100% 

Di cui: ASSI  STATO  REGIONE COMUNE PRIVATI 

Asse 1   2.943.805 ‐ 583.596 ‐

Asse 2  1.549.371 ‐ ‐ 1.549.371

Asse 3   413.166 ‐ 1.032.914 ‐

Asse 4   154.937 ‐ ‐ ‐

TOTALE 5.061.279 ‐ 1.616.510 1.549.371

L’Asse I, in particolare, si è posto come obiettivo la valorizzazione del patrimonio architettonico-culturale ed il risanamento degli spazi pubblici collocati sia nel centro storico che nei quartieri Paradiso e Perrino.

L’Asse II è stato destinato agli interventi a sostegno delle PMI, concedendo agevolazioni alle imprese turistiche, artigiane, commerciali e dei servizi localizzate nell’area di intervento.

L’Asse III, infine, ha promosso investimenti nelle strutture socio-sanitarie per il miglioramento ed il completamento dei servizi offerti, combattendo quindi l’esclusione sociale.

Cap

ito

lo 4

: I

Pro

gra

mm

i U

rban

…segue – il Programma Urban Italia: BrindisiLe aree target del Programma sono stati principalmente i quartieri che si affacciano sul porto interno, il centro storico e le aree periferiche attigue:

La maggior parte degli interventi infrastrutturali realizzati è localizzata all’interno del centro storico, caratterizzato da un gran numero di immobili di proprietà pubblica degradati o non utilizzati. La consistenza del patrimonio immobiliare pone il problema della sua gestione da parte dell’Amministrazione comunale che, per questo, ha cercato di favorirne la piena fruizione anche attraverso la concessione in uso, per attività sociali e culturali, a soggetti privati.

Tra gli interventi realizzati, priorità è stata riconosciuta anche all’aumento della quantità e della fruibilità degli spazi verdi urbani, nonché agli investimenti nelle strutture socio-sanitarie volte a promuovere l’assistenza e l’integrazione sociale.

Porto medio: attività commerciali

Porto interno

Fonte: www.waterfrontbrindisi.it

Centro Storico: Recupero e riqualificazione del Lungomare Regina Margherita –sistemazione della Piazzetta San Dionisio. Completamento del restauro Corte D’Assise da destinare a contenitore culturale (auditorium, mostre, convegni). Completamento del restauro dell’ex Convento delle Scuole Pie da destinare a botteghe dell’artigianato tipico. Ristrutturazione della Palestra Galiano.

Quartiere Perrino: Riqualificazione dello spazio via Cellie angolo via Aniene – sistemazione dell’area, piantumazione e arredo urbano.

Rione Paradiso: Riqualificazione di Piazza Pirandello – sistemazione dell’area, piantumazione e arredo urbano.

Rione Casale: Realizzazione di una piscina terapeutica per artolesi.

Seno di Ponente, occupato dalla Marina militare che ha trasformato il castello svevo-angioino in propria installazione.

Seno di Levante, destinato principalmente a varco doganale per le merci scaricate nel porto esterno, sede delle principali attività della città.

Porto esterno: attività industriali

Cap

ito

lo 4

: I

Pro

gra

mm

i U

rban

In sintesi Alla luce dell’analisi svolta, si può concludere che: - La Regione Puglia è stata interessata da tutte le generazioni di Programmi Urban proposte, sia a livello comunitario che a livello nazionale: il PIC Urban I nel periodo di programmazione 1994-1999 (di cui hanno beneficiato Bari, Foggia e Lecce), il PIC Urban II nel ciclo di programmazione seguente 2000-2006 (a cui sono state ammesse Taranto e Mola di Bari) ed il Programma Urban Italia (del cui finanziamento hanno goduto i comuni di Bitonto e Brindisi).

- Gli interventi finanziati a valere su questi Programmi sono stati focalizzati soprattutto sulla rigenerazione fisica e sociale delle città coinvolte e, in particolare, dei loro centri storici e dei quartieri periferici, con enfasi di volta in volta diversa rivolta a progetti di natura socio-assistenziale, di sostegno alla rilocalizzazione e allo sviluppo di PMI o di riqualificazione e recupero di edifici pubblici. Molteplici sono stati i progetti finanziati, grazie al supporto di attori pubblici ma anche, in alcuni casi, di contributi privati.

- Gli interventi finanziati con i Programmi Urban spesso sono andati ad inserirsi in strategie di sviluppo urbano più ampie, in un’ottica di complementarietà con altri Programmi, comunitari o nazionali, di cui le città pugliesi sono risultate beneficiare: non solo diverse misure contenute nel POR, ma anche i PRUSST (Programmi di Riqualificazione Urbana e di Sviluppo Sostenibile del Territorio), i PRU (Programmi di Recupero Urbano), i Contratti di quartiere, i Patti territoriali ed i PIC Interreg, per citarne solo i principali.

- Questi Programmi, considerati complessivamente, hanno avuto il grande merito di aver diffuso nelle città pugliesi un approccio alla programmazione degli interventi in ambito urbano che può definirsi integrato e strategico, attento alle ricadute territoriali che gli interventi possono avere, in termini ambientali, sociali ed economici, sulle aree oggetto di intervento. - Per questo motivo, le città pugliesi - ed in particolare quelle che hanno beneficiato negli ultimi anni di questi Programmi - saprebbero distinguersi per capacità di ragionare in maniera strutturata sulle strategie urbane da adottare e potrebbero essere le più interessate a sperimentare ed adottare strumenti innovativi per finanziare le proprie priorità di sviluppo urbano. - Nell’attuale periodo di programmazione (2007-2013), infatti, la scelta della Commissione Europea è stata quella di non riproporre una nuova generazione di Programmi Urban, ma di lanciare degli strumenti di ingegneria finanziaria innovativi che segnassero un momento di grande discontinuità rispetto agli strumenti di programmazione promossi in passato, pur inserendosi in una logica di grande continuità rispetto agli obiettivi di sviluppo urbano già da tempo perseguiti. - Gli strumenti finanziari di tipo JESSICA rispondono esattamente a questo disegno comunitario e, rappresentando un’evoluzione dei Programmi Urban, costituiscono degli strumenti innovativi a cui le città possono ricorrere per utilizzare la trasformazione urbana come chiave per migliorare la competitività dei propri territori, moltiplicando e ricostituendo le risorse oggi disponibili con i Fondi strutturali. - Forti delle esperienze maturate in passato, le città sono così chiamate a passare dalla logica tipica della “tradizione Urban” (recupero fisico e rigenerazione socio-economica) alla promozione della competitività dei sistemi urbani e territoriali, fondata sulla sostenibilità ambientale e sulla riduzione dei consumi energetici, sullo sviluppo di nuove funzioni legate all’economia della conoscenza, al sostegno all’occupazione, alla coesione socio-economica ed al miglioramento della qualità della vita, attraverso strumenti finanziari rotativi. - Grande flessibilità è offerta dagli strumenti di tipo JESSICA e molteplici sono i loro possibili campi di applicazione. Su richiesta della Regione Puglia, si procede ad individuare quale potrebbe essere lo scopo, l’utilità e la modalità di funzionamento di un Fondo per lo sviluppo urbano focalizzato su interventi relativi al settore sanitario in Puglia.

Cap

ito

lo 5

: JE

SS

ICA

e l

a s

ua a

pp

lica

zio

ne i

n P

ug

lia

5. JESSICA e la sua applicazione in Puglia

Quale potrebbe essere il primo FSU di tipo JESSICA?

- Gli elementi chiave dell’Iniziativa JESSICA - I possibili modelli di applicazione - I vantaggi degli strumenti JESSICA - Ipotesi di FSU nella Regione Puglia - Le criticità della rete ospedaliera pugliese - Le risorse disponibili per razionalizzare la rete ospedaliera - I vantaggi di un FSU destinato alla razionalizzazione dei servizi sanitari e socio-assistenziali - I meccanismi di funzionamento del FSU - L’architettura dell’Iniziativa JESSICA in Puglia - In sintesi

Cap

ito

lo 5

: JE

SS

ICA

e l

a s

ua a

pp

lica

zio

ne i

n P

ug

lia

Nel capitolo 2 si era proceduto ad individuare, in maniera ancora generale, lo schema di funzionamento dell’Iniziativa JESSICA (cfr. in particolare, par. 2.5, 2.6 e 2.7) e si era analizzato il PO FESR 2007-2013 al fine di individuare quali linee di intervento potessero presentare le maggiori potenzialità di applicazione dello strumento nel caso della Regione Puglia. A questo punto, appare opportuno scendere più nel dettaglio, individuando quali siano gli elementi chiave di questa Iniziativa e quali le loro caratteristiche, al fine di meglio comprendere quali siano i vantaggi di ricorrere agli strumenti di tipo JESSICA e quale potrebbe essere la loro applicazione nel contesto della Regione Puglia. Riprendendo lo schema riportato a pag. 25, nel capitolo 2 si era affermato che:

L’obiettivo ultimo dell’Iniziativa è quello di promuovere investimenti ed attrarre risorse verso quella tipologia di progetti per cui le possibilità del settore pubblico di intervenire secondo le tradizionali forme di finanziamento – ad esempio a fondo perduto – sono limitate ma, allo stesso tempo, esiste il potenziale per attrarre risorse dal settore privato. Grazie al rendimento offerto dagli strumenti di tipo JESSICA, infatti, anche gli investitori privati, guidati dall’obiettivo di diversificare il proprio portafoglio di progetti e di ottenere un livello di remunerazione adeguato, potrebbero essere attratti dall’investire in aree e progetti di sviluppo urbano a cui tradizionalmente ed autonomamente non sarebbero stati interessati. E’ ragionevole attendersi, infatti, che i progetti target dell’Iniziativa presentino un Tasso interno di rendimento (TIR) finanziario positivo - ma non così elevato da motivare l’autonomo intervento del settore privato - ed un TIR economico elevato, indice del notevole e positivo impatto che l’investimento genera in termini di benefici sulla collettività e di sviluppo sul territorio. Combinando incentivi e risorse provenienti dal settore pubblico con altre risorse ed expertise proprie del settore privato, dunque, l’Iniziativa JESSICA

potrebbe giocare un ruolo potenzialmente chiave nel colmare quel fallimento di mercato che caratterizza molte aree urbane dell’Unione, oggetto di scarsi investimenti per mancanza di informazioni qualificate e strumenti di investimento ad hoc. Da qui l’importanza di plasmare al meglio l’architettura finanziaria dell’Iniziativa in modo da renderla aderente alle esigenze e alle priorità strategiche dei diversi territori considerati.

5.1 Gli elementi chiave dell’Iniziativa JESSICA

Fonte: Banca Europea degli Investimenti

Secondo i nuovi Regolamenti relativi ai Fondi strutturali, gli Stati membri – e, nel caso italiano, anche le regioni, in quanto AdG - hanno la facoltà di: - destinare una parte dei propri Fondi strutturali - alla costituzione di Fondi di Partecipazione (facoltativi) e - Fondi per lo Sviluppo Urbano che, generando un effetto leva, - effettuino investimenti rimborsabili a favore di - partenariati tra il settore pubblico e quello privato (PPP) o di altri progetti - inseriti in un Piano Integrato per lo sviluppo urbano sostenibile.

Figura 6.1 Schema dell’Iniziativa JESSICA

Cap

ito

lo 5

: JE

SS

ICA

e l

a s

ua a

pp

lica

zio

ne i

n P

ug

lia

5.1.1. Il Fondo di Partecipazione Concepito dai Regolamenti Comunitari come uno strumento di ingegneria finanziaria finalizzato ad investire in uno o più Fondi di Sviluppo Urbano, l’obiettivo chiave del Fondo di Partecipazione (FP) - in fase di lancio dell’Iniziativa - è quello di guidare ed assistere le AdG nell’implementazione dell’Iniziativa stessa. La sua costituzione non è obbligatoria ma esso opera al servizio dell’AdG.

Attività principali In conformità con i contenuti dell’Accordo di Finanziamento [cfr. art. 44 del Reg. Com. 1828/2006] firmato tra AdG e FP, le principali attività che un FP è chiamato a svolgere sono riconducibili a:

Prima della costituzione del FSU

- Marketing dell’Iniziativa; - preparazione degli inviti a manifestare interesse rivolti a intermediari finanziari e FSU; - valutazione e selezione degli FSU; - preparazione del business plan dell’FSU; - negoziazione della struttura contrattuale FP-FSU.

Dopo la costituzione del FSU

- Supporto alla definizione dei criteri per la selezione degli investimenti operati dall’FSU; - assistenza nella strutturazione di progetti “JESSICAbili”; - assistenza all’FSU su tematiche specifiche (ad es. aiuti di stato) e Regolamenti (CE); - sorveglianza dell’ammissibilità degli investimenti; - reporting a AdG e Comitato degli Investitori; - predisposizione di sistemi di rendicontazione e contabilizzazione in linea anche con i Regolamenti (CE); - attuazione della politica di disinvestimento concordata nell’Accordo di Finanziamento firmato con l’AdG.

Qualora l’AdG decida di non costituire un FP, le attività sopra riportate dovrebbero essere sostenute direttamente da FSU e AdG, pur restando salva la possibilità di ricevere assistenza tecnica da parte della BEI.

Vantaggi e benefici del FP I motivi principali che rendono vantaggioso ricorrere ad un FP sono: - la maturazione di interessi attivi sulle somme ad essi destinate. In particolare, poiché i Fondi strutturali vengono erogati

in tempi molto brevi dopo la costituzione del FP, queste risorse generano interessi attivi ancora prima che i FSU e i progetti finali siano stati individuati e selezionati; - l’assistenza tecnica ed il supporto fornito all’AdG e all’FSU;

- la promozione dello strumento presso gli investitori e la sollecitazione di investimenti privati (effetto leva);

- il coordinamento tra FSU qualora questi fossero molteplici.

Costi del FP Secondo la normativa comunitaria, i costi di gestione non possono superare il 2% del contributo del PO al FP, “a meno che in seguito a gara d’appalto non si riveli necessaria una percentuale più elevata” [cfr. art. 43 (4) del Reg. (CE) 1828/2006]. Prima di lanciare lo strumento, quindi, un’analisi costi-benefici dovrebbe essere realizzata al fine di individuare l’opportunità di un FP nel caso concreto considerato.

Selezione e natura del FP Secondo la normativa comunitaria, il FP può essere costituito: - come entità giuridica indipendente oppure - come capitale separato all’interno di un istituto finanziario. L’unico caso in cui non è necessario espletare una gara ad evidenza pubblica per selezionarlo è il caso in cui il ruolo di FP venga affidato direttamente alla BEI – con risparmi in termini di tempi e procedure. ll FP deve essere inteso come uno strumento tendenzialmente temporaneo a servizio dell’AdG e, anche qualora il suo ruolo fosse affidato alla BEI, la tendenza sarebbe quella di trasferire progressivamente la responsabilità diretta dello strumento a livello locale, una volta trasferitevi le competenze e conoscenze necessarie per gestire i Fondi di Sviluppo Urbano (FSU) ed i relativi progetti. Non è escluso, infatti, che la presenza di un FP possa essere ritenuta strategica dall’AdG anche dopo la fase di lancio dell’Iniziativa – ad es. per coordinare molteplici FSU tematici o territoriali.

Cap

ito

lo 5

: JE

SS

ICA

e l

a s

ua a

pp

lica

zio

ne i

n P

ug

lia

5.1.2. Il Fondo di Sviluppo UrbanoIl Fondo di Sviluppo Urbano (FSU) è definito dai Regolamenti Comunitari come uno strumento di ingegneria finanziaria che investe in partenariati pubblico privati (PPP) ed in altri progetti inseriti in un Piano Integrato per lo sviluppo urbano sostenibile. La normativa comunitaria non specifica la forma giuridica di questi Fondi (Fondo Immobiliare/Società di Capitali/Trust/Strutture in house dell’AdG), lasciando quindi alla stessa Autorità di Gestione l’autonomia - e allo stesso tempo la responsabilità - di individuarla nel concreto.

Selezione e natura dell’FSU Rispondendo alla necessità di applicare i Regolamenti (CE) nei 27 Paesi dell’Unione - ognuno con il proprio sistema giuridico ed il proprio livello di maturità dei mercati finanziari - la normativa fornisce due previsioni: - la costituzione del FSU come entità giuridica indipendente, - oppure come capitale separato all’interno di un istituto finanziario. In quest’ultimo caso, un sistema di contabilità separata deve essere mantenuta tra capitale dell’istituto e FSU, in modo da poter sempre distinguere e verificare le spese realizzate a valere sui Fondi strutturali. Un Fondo, inoltre, per poter essere selezionato come FSU deve dimostrare di essere dotato di sufficiente competenza ed autonomia di gestione, avere un business plan adeguato per le attività che devono essere finanziate, bilanci in linea con l’attuazione dei progetti ammissibili ed adeguata solidità finanziaria. Secondo i Regolamenti, i suoi costi di gestione non potranno superare il 3% del contributo del PO al FSU, a meno che in seguito a gara d’appalto non si riveli necessaria una percentuale più elevata.

Tipologie di FSU I FSU possono essere, tendenzialmente, di due tipologie: - “tematici”: investono soprattutto in interventi afferenti ad uno specifico settore [ad es. fondo per il risparmio energetico negli edifici pubblici, fondo per l’alta tecnologia e l’attrazione di capitale umano]; - “territoriali”: investono su un’area specifica, promuovendo progetti integrati di sviluppo urbano afferenti a diversi settori di intervento [ad es. FSU per una città o un suo quartiere]. Essi possono essere costituiti sia a livello nazionale che regionale o locale/urbano, in funzione dei piani di sviluppo urbano esistenti, di un insieme di progetti specifici o anche in risposta all’interesse di un gruppo di investitori [logica dell’FSU come sportello, cfr pag. 78].

Caratteristiche principali dell’FSU

Il FSU è chiamato ad essere uno “strumento rotativo”, in grado, cioè, di ricostituire il proprio capitale e di remunerare i propri investitori – pubblici ma anche privati – grazie agli investimenti e/o ai finanziamenti intrapresi. Questo obiettivo è perseguito investendo in “progetti rimborsabili” (come già illustrato nel par. 2.5) che, pur avendo diversi profili di ritorno, permettono all’FSU nel suo complesso di autoalimentarsi, remunerando gli investitori. I profili di rendimento possono variare a seconda degli investitori considerati. L’AdG, infatti, al fine di attrarre capitali privati, potrebbe decidere di riconoscere a questi ultimi un tasso di ritorno in linea – o quasi - con quello di mercato, accontentandosi, invece, di recuperare per sé solo i Fondi strutturali o i capitali pubblici investiti. Le risorse così liberate dagli investimenti portati a termine potranno essere utilizzate dall’AdG per promuovere nuovi progetti di sviluppo urbano, sia avviando un nuovo ciclo di investimenti di tipo JESSICA, sia - sembrerebbe – erogando le risorse generate dal primo ciclo sotto forma di sovvenzioni a fondo perduto tradizionali.

Spese ammissibili Esse corrispondono alle spese ammissibili individuate dai Regolamenti (CE) nell’ambito dei Fondi strutturali. In uno Stato membro come l’Italia che ha aderito all’UE prima del 1° maggio 2004, ad es., non possono essere finanziati interventi relativi all’edilizia residenziale [cfr. art. 7 del Reg. (CE) 1080/2006] e tale inammissibilità vale per tutte le risorse contenute nel PO, anche quelle destinate all’FSU. Tuttavia, qualora risorse diverse dai Fondi strutturali fossero presenti nell’FSU, queste potrebbero finanziare le spese o le componenti di spesa non ammissibili, quindi anche gli interventi di edilizia residenziale. E’ essenziale, a questo scopo, mantenere un sistema di contabilità separata in modo da poter sempre distinguere le spese a valere sul PO.

Cap

ito

lo 5

: JE

SS

ICA

e l

a s

ua a

pp

lica

zio

ne i

n P

ug

lia

5.1.3. PPP e progetti “JESSICAbili” Come già ricordato più volte, per essere considerati “JESSICAbili”, i progetti in cui i FSU investono, oltre ad essere rimborsabili, devono essere inseriti in un “Piano Integrato per lo sviluppo urbano sostenibile”. Nel par. 2.5 si era data la definizione generale di questi Piani [“sistema di interventi tra loro interconnessi finalizzati a migliorare stabilmente le condizioni economiche, fisiche, sociali e/o ambientali di una città e/o di un quartiere”] e si era provveduto ad individuarne i principali esempi rintracciabili nella programmazione territoriale delle AdG [Piani di sviluppo di una città, Programmi di quartiere, Programmi destinati al rinnovo e alla ristrutturazione di aree dismesse, Piani di settore con forte componente territoriale urbana]. Obiettivo del presente paragrafo è quello di individuare, in via del tutto indicativa, le tipologie di progetti che potrebbero essere più facilmente inserite in un Piano Integrato per lo sviluppo urbano sostenibile e, in secondo luogo, quali sono le modalità secondo le quali i progetti finali potrebbero essere selezionati.

Tipologie di progetti potenzialmente “JESSICAbili” A titolo illustrativo e non esaustivo, potrebbero contribuire allo sviluppo sostenibile delle città ed essere inseriti in un Piano Integrato per lo sviluppo urbano sostenibile le seguenti tipologie di intervento:

- Infrastrutture di base urbane – spazi pubblici, arredo urbano, viabilità, trasporti pubblici, risorse idriche/trattamento acque reflue, energia, rifiuti – e di quartiere;

- Elementi del patrimonio storico o culturale, per finalità produttive, turistiche o altri usi compatibili con la loro vocazione, inclusi complessi e poli di attrazione culturale;

- Riconversione ad usi produttivi e/o collettivi di aree dismesse, siti e strutture industriali abbandonati o sottoutilizzati, comprese le opere di bonifica e decontaminazione;

- Spazi e strutture ad usi commerciali e produttivi e per l’attrazione di funzioni direzionali, inclusi spazi per fiere, parchi d’attività industriale, di ricerca, ad alta tecnologia;

- Spazi e strutture per le piccole e medie imprese (PMI) e per aziende di settori ad alta tecnologia (informatica, Ricerca e Sviluppo);

- Infrastrutture sociali – sanità / istruzione, incluse strutture per l’istruzione e formazione a tutti i livelli, comprese le strutture mediche, biotecnologie e di altri ambiti specialistici;

- Complessi multi-funzionali (attività commerciali, tempo libero, uffici);

- Interventi per il miglioramento dell’efficienza energetica.

Selezione dei progetti

La normativa comunitaria non contiene particolari previsioni in merito alle modalità di selezione dei PPP e degli altri progetti in cui investono gli strumenti finanziari di tipo JESSICA. Pur dovendo inserirsi in una pianificazione urbana di tipo integrato e sostenibile, infatti, ampia autonomia viene riconosciuta alle Autorità di gestione. Tre, quindi, sono i modelli che si sono venuti a delineare all’interno dell’Unione Europea: - Approccio concorsuale: viene espletata una procedura ad evidenza pubblica a seguito della quale vengono selezionati i progetti. Alcune AdG, ad esempio, hanno invitato, mediante la pubblicazione di un bando, gli Enti Locali rispondenti a determinati requisiti ad elaborare dei Piani Integrati e, sulla base di requisiti pre-determinati e noti ai candidati, hanno selezionato i beneficiari finali; - Approccio a segnalazione diretta: è possibile che le AdG individuino direttamente uno o più progetti che potrebbero rispondere ai criteri di “JESSICAbilità” e quindi, in tempi più rapidi, danno avvio all’Iniziativa su impulso di progetti pilota; - Approccio a sportello: in questo caso, il FSU - sul modello di quanto già avviene a servizio delle imprese - viene concepito come uno sportello permanente all’interno dell’AdG, in grado di promuovere la trasformazione e la riqualificazione urbana. Strutturato come interfaccia fisica diretta al servizio di promotori di progetti o di piani integrati, esso potrebbe fornire servizi di assistenza e di informazione rivolti a investitori interessati a finanziare progetti, Enti Locali, FP e cittadini.

Cap

ito

lo 5

: JE

SS

ICA

e l

a s

ua a

pp

lica

zio

ne i

n P

ug

lia

Esaminati brevemente natura e caratteristiche degli elementi chiave dell’Iniziativa, resta da illustrare, in sintesi, quali sono le possibili modalità di finanziamento che FP e FSU possono adottare al fine di investire in PPP e in altri progetti inclusi in un Piano Integrato per lo sviluppo urbano sostenibile. I Regolamenti Comunitari, a questo proposito, individuano tre specifiche forme di investimento [cfr. art 46 del Reg. 1828/2006]:

(i) FSU investe tramite strumenti di capitale Nel primo caso, il FSU fornisce equity - cioè capitale di rischio – ai progetti selezionati come “JESSICAbili”. Ciò potrebbe avvenire, ad esempio, tramite l’acquisto da parte dell’FSU di quote di partecipazione nella società di progetto (SPV) che concretamente realizzerà gli interventi di trasformazione urbana in oggetto. La remunerazione finale dell’FSU, in questo caso, potrebbe essere ottenuta sia tramite una partecipazione periodica agli utili della società, sia tramite la cessione delle quote di partecipazione al termine del progetto, beneficiando dell’incremento di valore registrato dalle stesse rispetto al momento della loro acquisizione Fase 1 Fase 2 Questo schema [c.d. “modello equity”] sembrerebbe portare il maggior valore aggiunto qualora le tipologie di progetti o le aree urbane in cui essi si inseriscono siano considerate troppo rischiose dagli investitori privati e quindi il lancio dell’Iniziativa potrebbe contribuire a ridurre il rischio percepito dell’investimento (grazie alla presenza di capitali e soggetti pubblici), attrarre i capitali privati e colmare, così, un evidente fallimento di mercato.

(ii) FSU investe tramite prestiti Nel secondo caso, il FSU fornisce prestiti – cioè capitale di debito – ai progetti selezionati come “JESSICAbili”. In pratica, un FSU potrebbe erogare un prestito direttamente ad un PPP o ad una SPV [Alternativa 1], oppure ad un istituto finanziario che a sua volta lo erogherebbe al PPP o alla SPV [Alternativa 2]. Il vantaggio di chiedere l’erogazione di un prestito ad uno strumento finanziario di tipo JESSICA per un PPP/SPV potrebbe consistere nell’accensione di un prestito ad un tasso agevolato rispetto a quello di mercato e potrebbe comunque accompagnarsi all’accensione di linee tradizionali di finanziamento presso banche commerciali. La normativa comunitaria non dettaglia una soglia o la modalità di calcolo del tasso di interesse che deve essere applicato dall’FSU, quindi grande autonomia è lasciata all’AdG e agli strumenti di tipo JESSICA di strutturare l’erogazione del prestito secondo le condizioni che sembrano più opportune al fine, da un lato, di promuovere progetti di interesse pubblico, ma dall’altro di garantire la ricostituzione del capitale inizialmente versato nell’FSU. Alternativa 1 Alternativa 2

Questa seconda strada [c.d. “modello non equity”] sembrerebbe percorribile soprattutto qualora la natura dei progetti finanziati permetta loro di generare periodici flussi di cassa (canoni di concessione/locazione, bollette) perché in questo modo sarebbe facilitato il rimborso della quota capitale e degli interessi passivi che PPP/SPV devono corrispondere periodicamente all’FSU o all’istituto finanziario.

Entrambi i modelli garantiscono comunque all’FSU di poter recuperare il capitale investito, generando un rendimento da distribuire ai propri investitori.

5.2 I possibili modelli di applicazione

I fondi per lo sviluppo urbano investono attraverso:

(i) strumenti di capitale, (ii) prestiti, (iii) garanzie

Cap

ito

lo 5

: JE

SS

ICA

e l

a s

ua a

pp

lica

zio

ne i

n P

ug

lia

…segue – i possibili modelli di applicazione(iii) FSU investe tramite garanzie

La terza opzione – in realtà quella con l’applicazione, presumibilmente, minore – è la possibilità dell’FSU di rilasciare garanzie. Un PPP o una SPV, ad esempio, potrebbero richiedere ad un istituto finanziario un prestito e, per poterlo ottenere, potrebbero chiedere all’FSU di garantire una quota del prestito stesso, in cambio del pagamento di un premio assicurativo periodico – che si aggiunge, quindi, all’ammontare di interessi passivi e alla quota capitale che il PPP/SPV dovrebbe corrispondere periodicamente all’istituto finanziario. L’ammontare del premio di garanzia verrebbe determinato, in particolare, sulla base di tre variabili: l’ammontare del prestito garantito, la lunghezza del periodo di garanzia e l’entità del rischio emerso in fase di analisi del business plan del progetto da parte dell’FSU. In caso di default, ovviamente, l’FSU sarebbe chiamato a rimborsare all’istituto finanziario l’ammontare del prestito garantito. In questo caso, come in quello precedente, il vantaggio per il PPP/SPV di ricorrere alle garanzie rilasciate da un FSU di tipo JESSICA sarebbe riconducibile al possibile pagamento di un premio di garanzia ad un tasso inferiore rispetto a quello offerto sul mercato. In casi di progetti particolarmente rischiosi, inoltre, il settore privato potrebbe addirittura non essere disposto a concedere garanzie e quindi l’FSU-JESSICA svolgerebbe un ruolo chiave nel colmare un fallimento di mercato.

Oltre ai Fondi di Sviluppo Urbano, anche i Fondi di Partecipazione investono sotto forma di equity o di prestiti in uno o più FSU. Ciò significa che il FP può: - acquisire partecipazioni in uno o più FSU, ricevendo in cambio una partecipazione agli utili o all’incremento di valore generato dall’FSU stesso [Opzione 1]; - erogare prestiti all’FSU che a sua volta li utilizzerà per investire in progetti integrati/PPP/SPV [Opzione 2].

Opzione 1 Opzione 2

Da ciò emerge:

1) LA GRANDE FLESSIBILITÀ OFFERTA DAGLI STRUMENTI DI TIPO

JESSICA – SIA IN TERMINI DI ARCHITETTURA FINANZIARIA

COMPLESSIVA (CON O SENZA FP) SIA DI MODALITÀ DI FINANZIAMENTO

DEL FSU (TRAMITE EQUITY, PRESTITI O GARANZIE); 2) LA GRANDE AUTONOMIA CHE È LASCIATA ALLE AdG DI INDIVIDUARE, TRA LE DIVERSE COMBINAZIONI POSSIBILI, QUELLA PIÙ OPPORTUNA AL

PROPRIO CONTESTO E AI PROGETTI CHE SI INTENDONO FINANZIARE.

Cap

ito

lo 5

: JE

SS

ICA

e l

a s

ua a

pp

lica

zio

ne i

n P

ug

lia

Da quanto fin qui esplicitato, è chiaro che l’Iniziativa JESSICA non costituisce un’ulteriore fonte di finanziamenti europei per le Autorità di Gestione, perché non modifica le risorse contenute nel piano finanziario del PO. Tuttavia, le disposizioni contenute nei Regolamenti comunitari relativi ai Fondi strutturali rendono particolarmente vantaggioso attivare questi strumenti. Queste le ragioni principali:

Le risorse comunitarie contenute nei PO ed utilizzate a valere su JESSICA vengono accreditate immediatamente – o comunque in tempi molto rapidi – dalla Commissione Europea all’Autorità di Gestione. L’impiego di una parte delle risorse finanziarie del PO per costituire un FSU o un FP viene considerata, infatti, come un “pagamento intermedio” e, come tale, i Fondi strutturali vengono accreditati contestualmente.

Poiché queste risorse vengono erogate in anticipo rispetto all’identificazione e alla realizzazione dei progetti, interessi attivi vengono generati dal FP e dal FSU fin dal momento della loro costituzione, quindi prima ancora che i progetti da finanziare siano stati concretamente individuati e selezionati.

Dal momento che gli investimenti realizzati da FP e FSU devono essere rimborsabili (i progetti non sono finanziati “a fondo perduto” ma devono essere in grado, in qualche modo di rimborsare gli investitori), il ritorno o gli utili generati - trattenuti dall’FSU o restituiti all’Autorità di Gestione – potranno essere utilizzati per finanziare nuovi progetti di riqualificazione urbana. Il ritorno sull’investimento, in particolare, dovrà consentire all’FSU di ricostituire il proprio capitale almeno una volta ma, rimborsati gli investitori – con profili di ritorno che potranno essere diversi per i diversi attori pubblici e/o privati coinvolti – l’Autorità di Gestione sarà libera di riutilizzare le risorse liberate a favore di nuovi interventi per lo sviluppo urbano, eventualmente sotto forma di sovvenzioni tradizionali – se così sarà confermato dai servizi della Commissione Europea.

Le Autorità di Gestione, in questo modo, hanno l’opportunità di trasformare i Fondi strutturali attuali in una fonte permanente di risorse e di avere a disposizione

degli strumenti ad hoc a servizio della trasformazione urbana. Questi strumenti, infatti, da un lato, agiscono come strumenti finanziari, dall’altro come potenziali strumenti di governance in grado di gestire la trasformazione e la rigenerazione delle aree urbane.

La quota di Fondi strutturali destinata ad un FSU/FP non deve

essere spesa necessariamente entro i due anni successivi all’iscrizione delle risorse nel Piano finanziario. E’ sufficiente, infatti, che le risorse vengano impiegate – cioè assegnate a progetti ben identificati, anche se non ancora conclusi - entro il 31 dicembre 2015. Viene a decadere, così, la tradizionale regola del disimpegno automatico – o dell’ “n+2” [cfr. art. 93 del Reg. 1083/2006].

Nel caso in cui un FSU/FP investa in un “progetto generatore

di entrate”, la spesa ammissibile non è limitata, come accade secondo le tradizionali procedure di spesa dei Fondi strutturali, alla differenza tra il valore attuale del costo dell’investimento ed il valore attuale dei proventi netti derivanti dallo stesso [cfr. art. 55 del Reg. 1083/2006]. Se così fosse, infatti, sarebbe limitata la capacità di rotazione delle risorse dell’FSU stesso.

L’Iniziativa JESSICA, quindi, non costituisce un’ulteriore fonte di finanziamenti europei per le AdG ma potrebbe consentire loro di ottenere risorse aggiuntive al di fuori di esso. Uno dei principali obiettivi di JESSICA, infatti, è quello di attirare altri investitori - pubblici ma anche privati - ad investire a livello di FSU/FP e/o di progetto, generando un effetto leva in grado di apportare non solo risorse finanziarie aggiuntive rispetto ai Fondi strutturali, ma anche prezioso know-how tecnico e finanziario da parte di istituzioni finanziarie internazionali ed operatori specializzati.

5.3 I vantaggi degli strumenti JESSICA

Cap

ito

lo 5

: JE

SS

ICA

e l

a s

ua a

pp

lica

zio

ne i

n P

ug

lia

…segue – i vantaggi degli strumenti JESSICA

Vantaggi per le Autorità di Gestione

€ subito: La costituzione di un FSU/FP equivale, per la C.E., ad un “pagamento intermedio”. Di conseguenza, la C. E. procede all’erogazione immediata – o comunque in tempi molto brevi – dei Fondi strutturali destinati all’FSU/FP; è lecito attendersi che altrettanto accadrebbe per la parte di cofinanziamento nazionale. € senza disimpegno automatico:

Non si applica alla quota di Fondi strutturali destinati all’FSU/FP la regola dell’”n+2” – o disimpegno automatico. Il vincolo è che le somme devono essere concretamente impiegate entro il 31.12.2015. € anche per il costo totale di “progetti generatori di entrate”:

Non si applicano ai progetti finanziati dal FSU/FP le tradizionali limitazioni di spesa relative ai “progetti generatori di entrate” [art. 55 del Reg. 1083/2006]. € anche domani:

Dal momento che il FSU/FP deve essere uno strumento rotativo, le risorse generate – trattenute dall’FSU o restituite all’AdG – possono essere utilizzate per finanziare nuovi progetti di sviluppo urbano, sotto forma di sovvenzioni tradizionali o di nuovi investimenti rotativi. I Fondi strutturali attuali diventano, così, potenzialmente una fonte permanente di risorse. € e know how anche dai privati:

Grazie all’effetto leva che, sia a livello di progetto sia a livello di FSU/FP, si intende perseguire, l’AdG ha la possibilità di attrarre nuove risorse ed acquisire competenze da parte di investitori e professionisti privati operanti a livello locale e internazionale.

Vantaggi per le città

€ per progetti integrati: Possibilità di finanziare PPP e progetti urbani integrati, incentivo forte ad elaborare Piani integrati e disponibilità di strumenti ad hoc in grado di finanziarli. UDF strumento di finanziamento ma anche di governance:

Gli strumenti di ingegneria finanziaria di tipo JESSICA mirano non solo a fornire risorse finanziare, ma possono rivelarsi potenziali strumenti di governance con cui gli Enti Locali possono gestire la trasformazione e la rigenerazione urbana, ripensando e reinventando in chiave strategica lo sviluppo del proprio territorio. L’UDF è uno strumento al loro servizio. € e know how anche dai privati:

Grazie alla redditività dei progetti e del FSU, i privati possono essere attratti dall’investire in aree e settori che sono di interesse per l’amministrazione pubblica ma in cui i privati autonomamente non sarebbero intervenuti. € dell’FSU anche per spese non ammissibili:

Progetti o componenti progettuali non ammissibili alla spesa dei Fondi strutturali possono essere finanziati dall’FSU, purchè con risorse diverse dai FS stessi (mantenere contabilità separata). Le città, a partire dalle risorse comunitarie del PO e moltiplicandole attraendo altre risorse pubbliche e private, possono così finanziare ulteriori investimenti urbani.

Vantaggi per i privati

Nuove possibilità di investimento: Possibilità di differenziare i propri investimenti ed il proprio rischio, ottenendo un ritorno sull’investimento. Framework con il settore pubblico già disponibile:

L’Iniziativa JESSICA mette a disposizione di soggetti pubblici e privati un framework di riferimento entro il quale essi possono agire.

Cap

ito

lo 5

: JE

SS

ICA

e l

a s

ua a

pp

lica

zio

ne i

n P

ug

lia

Chiarito il meccanismo di funzionamento dell’Iniziativa ed i principali vantaggi offerti dagli strumenti di tipo JESSICA, appare opportuno calare l’Iniziativa all’interno del contesto della Regione Puglia, evidenziando le principali opportunità di applicazione in esso contenute. L’analisi del PO FESR presentata nel cap.2 e l’analisi dei principali documenti di programmazione illustrata nel cap. 3 avevano messo in luce (i) la dimensione urbana molto forte del PO che rende molteplici linee di intervento attivabili per costituire gli strumenti finanziari di tipo JESSICA e (ii) l’ampio serbatoio di progetti contenuti nei Piani e Programmi integrati promossi dalla Regione a cui si potrebbe attingere per lanciare l’Iniziativa. Se molteplici appaiono le possibilità di implementazione, tra i FSU più facilmente attivabili nella Regione Puglia emergono, in particolare:  

 

L’individuazione di questi FSU, realizzata a titolo puramente indicativo e non esaustivo, deriva dall’analisi delle tipologie di progetti promosse dai Piani/Programmi integrati esaminati nel cap. 3 e dall’analisi degli Assi prioritari contenuti nel PO FESR, alla luce delle finalità e dei requisiti di ammissibilità propri degli strumenti di tipo JESSICA. Resta salva, tuttavia, la possibilità per la Regione Puglia di individuare altri FSU tematici/territoriali che potrebbero essere in linea con altre priorità di investimento individuate dalla Regione. L’indicazione delle risorse FESR attivabili ai fini della costituzione di ciascun FSU, invece, pur essendo indicativa, è finalizzata a mostrare che i Fondi strutturali contenuti nell’Asse VII del PO – quello, cioè, più coerente con interventi relativi allo sviluppo urbano - non sono i soli attivabili per lanciare l’Iniziativa JESSICA. A seconda della tipologia dei progetti da finanziare, infatti, si potrebbe attingere anche alle risorse contenute in altri Assi Prioritari.

Finalità dell’FSU Progetto/i pilota per il suo lancio Risorse FESR attivabili (indicative)

Fondo destinato alla

RAZIONALIZZAZIONE DEI SERVIZI

SANITARI E SOCIO-ASSISTENZIALI OSPEDALE SAN RAFFAELE DEL MEDITERRANEO a Taranto

Asse III “Inclusione sociale e servizi per la qualità della vita e l’attrattività territoriale”

Fondo destinato alla

RIQUALIFICAZIONE DELLE PERIFERIE PIPELINE DI PROGETTI CONTENUTI NEI PIRP [Programmi Integrati di Riqualificazione delle Periferie]

Asse VII “Competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani”

Fondo destinato alla

REALIZZAZIONE DI CENTRI AVANZATI DI

RICERCA E POLI SCIENTIFICI-TECNOLOGICI

POLO SCIENTIFICO-TECNOLOGICO “MAGNA GRECIA” a Taranto, ma anche i Campus Universitari e i Centri di Ricerca del Piano Strategico di Area Vasta di Metropoli Terra di Bari

Asse I “Promozione, valorizzazione e diffusione della ricerca e dell’innovazione per la competitività”

Fondo destinato al

RISPARMIO ENERGETICO NEGLI EDIFICI

PUBBLICI

PIPELINE DI PROGETTI CONTENUTI NEL PIANO STRATEGICO DI AREA VASTA Metropoli Terra di Bari [ad es. installazione di impianti fotovoltaici sugli edifici pubblici]

Asse II “Uso sostenibile ed efficiente delle risorse ambientali ed energetiche per lo sviluppo”

Fondo destinato agli

INTERVENTI DI MOBILITÀ SOSTENIBILE

PIPELINE DI PROGETTI CONTENUTI NEI PIANI STRATEGICI DI AREA VASTA di Taranto [ad es. metropolitana leggera] e di Bari [tram del mare e tram-treno]

Asse V “Reti e collegamenti per la mobilità”

5.4 Ipotesi di FSU nella Regione Puglia

Tabella 2.5 Proposte di FSU applicabili al contesto della Regione Puglia

Cap

ito

lo 5

: JE

SS

ICA

e l

a s

ua a

pp

lica

zio

ne i

n P

ug

lia

…segue – ipotesi di FSU nella Regione Puglia

Ai fini del presente studio, specifico interesse è stato espresso dalla Regione Puglia nel verificare la possibilità di utilizzare gli strumenti JESSICA a sostegno del progetto “Ospedale San Raffaele del Mediterraneo” di Taranto. Di conseguenza, quest’ultimo è stato analizzato come progetto pilota e l’attenzione è stata focalizzata sulla proposta di un fondo di sviluppo urbano dedicato alla razionalizzazione dei servizi sanitari e socio-assistenziali presenti nelle aree urbane della Regione. Tale fondo presenta elementi di coerenza sia con le previsioni dell’Asse III del PO FESR, sia con i contenuti del Piano Regionale di Salute:

Coerenza con l’Asse III del PO FESR 2007-2013 Secondo le previsioni del PO FESR 2007-2013, il mix di obiettivi perseguiti dall’Asse III - “Inclusione sociale e servizi per la qualità della vita e l’attrattività territoriale” - “deve essere costruito assumendo come riferimento l’integrazione delle politiche di inclusione e di tutela della salute con le politiche di sviluppo e riqualificazione urbana, finalizzata a realizzare l’intera filiera dell’integrazione: economica, sociale e politica mediante politiche di inclusione”. In particolare, l’obiettivo 1 b) – “Sostenere una politica di innalzamento dei livelli di benessere e della salute dei cittadini pugliesi” - prevede che “La nuova infrastrutturazione sarà promossa, oltre che con la realizzazione di nuovi manufatti deputati ad accogliere i servizi sociosanitari essenziali […], prioritariamente attraverso la ristrutturazione ed il recupero funzionale o l’adeguamento strutturale di immobili già esistenti secondo criteri di sostenibilità, con specifico riferimento al caso in cui la scelta del recupero consente l’integrazione della struttura sociale o sociosanitaria nel contesto urbano”. Alla luce di queste previsioni, dunque, nonostante l’Asse III non preveda l’utilizzo di strumenti di ingegneria finanziaria di tipo JESSICA per finanziare i propri interventi, l’integrazione degli interventi promossi in ambito sanitario con la dimensione dello sviluppo urbano potrebbe facilmente giustificare la costituzione di un FSU di tipo JESSICA a partire dalle risorse contenute in questo Asse – compiendo, eventualmente, i passi procedurali necessari in accordo con i servizi della Commissione.

Coerenza con il Piano Regionale di Salute Il Piano Regionale di Salute fa diretto riferimento al PO FESR 2007-2013 della Regione Puglia e, in particolare, alle risorse contenute nel suo Asse III. Facendo riferimento alle risorse della linea 3.1 del PO FESR, infatti, il Piano Regionale di Salute afferma che la finalizzazione di queste risorse avverrà attraverso procedure negoziali ed accordi di programma con le ASL pugliesi. Tra le tipologie di interventi considerate prioritarie figurano:

Miglioramento strutturale e della dotazione tecnologica delle strutture poliambulatoriali e consultoriali, nonché completamento delle reti con la realizzazione di nuove strutture;

Potenziamento della rete delle Case della Salute; Adeguamento funzionale rispetto agli standard previsti dalla

normativa regionale delle strutture residenziali e semiresidenziali sanitarie e sociosanitarie;

Potenziamento e nuove sperimentazioni di servizi per utenze fragili e potenziamento della rete dei servizi sanitari del pronto intervento.

In merito alla linea 3.2 del PO FESR, il Piano afferma che si intende migliorare l’efficienza tecnica e la capacità di risposta del SSR.

IL FATTO CHE IL PO FESR PROMUOVA L’INTEGRAZIONE DEGLI

INTERVENTI RELATIVI ALLA SANITÀ CON LA DIMENSIONE DELLO SVILUPPO

URBANO ED IL PIANO REGIONALE DI SALUTE FACCIA RIFERIMENTO

ALL’ASSE III DEL PO PER FINANZIARE I PROPRI INTERVENTI RENDE LA

COSTITUZIONE DI UN FSU DESTINATO A FINANZIARE INTERVENTI

RELATIVI AL SETTORE SANITARIO COERENTE CON LE PREVISIONI DI

ENTRAMBI I DOCUMENTI.

Cap

ito

lo 5

: JE

SS

ICA

e l

a s

ua a

pp

lica

zio

ne i

n P

ug

lia

Un FSU dedicato alla razionalizzazione dei servizi sanitari e socio-assistenziali presenti nelle aree urbane appare uno strumento innovativo chiave in grado di affrontare le criticità presenti nel Sistema sanitario regionale, finanziando gli investimenti prioritari individuati dalla Regione. Il Piano Regionale di Salute 2008-2010, in particolare, esaminando la rete ospedaliera presente in Puglia, ha evidenziato l’esistenza delle seguenti criticità:

• La Regione presenta un elevato numero di stabilimenti

ospedalieri (68 strutture, senza contare le case di cura, gli ambulatori e le altre strutture territoriali residenziali);

• Molti ospedali sono di piccole dimensioni e/o sfuggono all’inquadramento in una precisa tipologia di ospedale (4 strutture ospedaliere hanno meno di 50 posti letto per pazienti non acuti e 23 strutture non hanno attive due o più discipline di base);

• Un notevole numero di strutture è considerato inadeguato, non conforme ai requisiti per l’accreditamento istituzionale e difficilmente ristrutturabile;

• Alcune strutture sono localizzate all’interno dei centri storici o in aree a queste confinanti, con pesanti ripercussioni in termini di accessibilità;

• La frammentazione in piccoli stabilimenti non permette di garantire assistenza adeguata ed assorbe preziose risorse.

Da questa analisi il Piano Regionale di Salute ricava due obiettivi strategici fondamentali: - realizzare un’adeguata redistribuzione degli ospedali sul territorio “sulla base di criteri quali: intensità di cure e gradiente da garantire per area territoriale; difficoltà territoriali nelle aree disagiate; appropriatezza dei ricoveri”; - dall’altro, prevede il collegamento delle strutture ospedaliere ai servizi presenti sul territorio. L’integrazione tra strutture sanitarie e territorio viene ritenuta, infatti, essenziale per assicurare percorsi assistenziali efficaci ed efficienti, sia nella fase di accesso che di dimissione dalle strutture sanitarie.

La dismissione di ospedali in condizioni di degrado fisico e la loro delocalizzazione in aree urbane più facilmente accessibili non può che essere in linea con le finalità dell’Iniziativa JESSICA, soprattutto se:

5.5 Le criticità della rete ospedaliera pugliese

Inoltre, poiché “la rete attualmente esistente presenta una frammentazione in piccoli stabilimenti che da un lato non garantiscono assistenza adeguata e dall’altra assorbono preziose risorse” […] “si impongono una serie di interventi radicali finalizzati - all’accorpamento dei piccoli ospedali e - alla eventuale delocalizzazione degli ospedali situati all’interno dei centri storici, - con la realizzazione di nuove strutture ospedaliere di tipo intermedio o di riferimento - collocate in sedi facilmente accessibili a più comunità locali. Tale iniziativa, oltre che a realizzare strutture moderne, efficienti e conformi ai requisiti strutturali impiantistici e tecnologici previsti in materia di accreditamento, in sostituzione di strutture piccole e inadeguate, libererebbe risorse da utilizzare per le nuove realizzazioni”. (Piano Regionale di Salute 2008-2010)

- LE STRUTTURE LIBERATE [SPESSO LOCALIZZATE NEI CENTRI STORICI]

VENGONO RECUPERATE E RIVALORIZZATE; - LE NUOVE STRUTTURE, INSERITE IN AREE O QUARTIERI

PERIFERICI/DEGRADATI/ABBANDONATI/SOGGETTI A DECLINO, PROMUOVONO LA RIQUALIFICAZIONE DI QUESTE AREE DISAGIATE, SVILUPPANDO SERVIZI, MIGLIORANDO L’ACCESSIBILITÀ E ATTIRANDO

ANCHE L’ATTENZIONE E GLI INVESTIMENTI DEL SETTORE PRIVATO.

Cap

ito

lo 5

: JE

SS

ICA

e l

a s

ua a

pp

lica

zio

ne i

n P

ug

lia

…segue – le criticità della rete ospedaliera pugliese Sulla base dei dati resi disponibili dalle 6 ASL pugliesi e dai database del Ministero della Sanità, si ricava che le strutture ospedaliere attualmente in funzione nella Regione Puglia sono 68, così ripartite:

ASL N. strutture ospedaliere 

Tipologia strutture* Tipo IRCCS / A.O. Univ. e 

Policlinico 

Posti letto  (1) (2) 

Totale  posti letto 

(1) 

Popolaz. residente  

(3) N. Comuni 

9 Ospedali a gestione diretta  ‐  1.296 BRINDISI  10 

IRCSS "E. Medea" di Ostuni  Privato  23 1.319  402.985  20 

TARANTO  7  7 Ospedali a gestione diretta  ‐  1.265  1.265  580.497  29 

BAT  7  7 Ospedali a gestione diretta  ‐  721  721  390.010  10 

17 Ospedali a gestione diretta  ‐  2.027 

Azienda Ospedaliera “Policlinico di Bari”  Integrata con l'università  1.331 

Ente Eccl. Osp. Gen. Reg. "Miulli" di Acquaviva delle Fonti 

Ospedale classificato o assimilato ex L.132/68 art.1 

546 

IRCSS "Istituto Tumori Giovanni Paolo II" di Bari  Pubblico  117 

IRCSS "Saverio De Bellis" di Castellana Grotte  Pubblico  95 

BARI  22 

IRCSS "Fondazione Salvatore Maugeri" di Cassano delle Murge 

Privato  212 

4.328  1.251.072  41 

7 Ospedali a gestione diretta  ‐  823 

Azienda Ospedaliera “Ospedali Riuniti di Foggia”  Integrata con l'università  820 FOGGIA  9 IRCSS "Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza" di S. Giovanni Rotondo 

Fondazione  992 

2.635  640.752  61 

12 Ospedali a gestione diretta  ‐  1.950 LECCE  13 

Ospedale Gen. Prov. Card. G. Panico di Tricase Ospedale classificato o assimilato ex L.132/68 art.1 

390 2.340  811.230  97 

TOTALE  68  ‐  ‐  12.608  12.608  4.076.546  258 

Fonte: Elaborazione CERTeT su database Min. della Sanità - i dati relativi alle 12 ASL esistenti nel 2005 sono stati adattati alle 6 ASL attuali.

* Vengono omesse dall’analisi le case di cura esistenti – 36, tutte di natura privata – gli ambulatori e le altre strutture territoriali residenziali presenti sul territorio. (1) Posti letto “effettivamente utilizzati”, come da database Ministero della Sanità aggiornato al 2005; potrebbero non coincidere con i posti letto disponibili nelle strutture considerate, ma includere i posti letto eventualmente acquisiti dal privato per soddisfare le richieste di ricovero e cura emerse sul territorio. (2) I dati relativi all’ex Presidio Ospedaliero Bisceglie-Molfetta dell’ex ASL BA 2 sono stati attribuiti alla sola ASL di Bari; i dati relativi all’ex Presidio Ospedaliero S. Paolo-Bitonto dell’ex ASL BA 4 sono stati attribuiti al nuovo Presidio Ospedaliero Terlizzi-Bitonto dell’ASL di Bari. (3) Dati ISTAT 2008.

Tabella 3.5 Tipologia di strutture ospedaliere presenti nella Regione Puglia

Cap

ito

lo 5

: JE

SS

ICA

e l

a s

ua a

pp

lica

zio

ne i

n P

ug

lia

…segue – le criticità della rete ospedaliera pugliese La lettura disaggregata dei dati conferma le criticità evidenziate dal Piano Sanitario di Salute: molti presidi ospedalieri sono di piccole dimensioni e molte strutture sono obsolete, strutturalmente inadeguate e con problemi di accessibilità.

Strutture di piccole dimensioni Dei sessantotto presidi attivi nella Regione Puglia, tredici risultano con meno di duecento posti letto e tale numero sarebbe sicuramente superiore se si considerassero le singole strutture in cui si articola ciascun presidio. Il Piano Regionale di Salute 2008-2010, per far fronte a questa criticità, ha disposto che: - gli stabilimenti con dotazione inferiore ai 70 posti letto “dovranno essere riconvertiti, nel triennio, in più utili strutture sanitarie territoriali: ospedale di comunità, RSA [Residenze Sanitarie Assistenziali], distretti, poliambulatori, casa della salute, UTAP [Unità Territoriali per l’Assistenza Primaria]; - interventi di accorpamento dovranno interessare i piccoli ospedali. Nelle dichiarazioni programmatiche del governo regionale, inoltre, il sistema sanitario andrebbe rimodulato “con l’obiettivo di realizzare una rete ospedaliera tecnologicamente avanzata, costituita da una serie di ospedali classificati in relazione ai livelli di complessità e alle funzioni assistenziali”.

Strutture obsolete Una delle maggiori cause di obsolescenza ed inadeguatezza delle strutture sanitarie è sicuramente legata all’età delle infrastrutture stesse. Come è emerso dalla ricerca nazionale commissionata dal Ministero della Salute nel 2001, infatti, la Puglia rappresenta una delle Regioni italiane con le strutture ospedaliere più obsolete. Cinque strutture sono state costruite prima del 1800 e undici tra il 1800 e il 1900 – il dato maggiore di tutte le regioni italiane. Analogamente al dato nazionale aggregato, la maggior parte degli ospedali pugliesi è stato costruito tra il 1940 e il 1970 – ben trentadue, corrispondenti al 47% di tutti gli ospedali della regione - mentre nessuna nuova costruzione risale agli ultimi vent’anni (dati 2001).

In aggiunta a ciò, nel rapporto presentato dalla Protezione Civile al Senato nel Luglio 2009 in merito alle condizioni delle strutture sanitarie presenti nelle zone ad alto rischio sismico, emerge che venti strutture della Regione Puglia potrebbero collassare in caso di eventi sismici di elevata intensità e, tra le trentotto strutture censite a livello nazionale come altamente a rischio, una posizione di primo piano è occupata dall’Azienda Ospedaliera “Ospedali Riuniti di Foggia”.

Fonte: Rapporto Commissione U. Veronesi, Min. della Salute (2001)

Tabella 4.5 Periodo di costruzione dei nosocomi italiani

Cap

ito

lo 5

: JE

SS

ICA

e l

a s

ua a

pp

lica

zio

ne i

n P

ug

lia

…segue – le criticità della rete ospedaliera puglieseLa realizzazione delle strutture previste dal Programma di edilizia ospedaliera della Regione Puglia e l’attivazione di altre strutture costituenti centri di alta specializzazione permetterebbe di ammodernare e riordinare la rete ospedaliera pugliese e di combattere, allo stesso tempo, l’elevata mobilità passiva registrata dalla Regione

Debole indice di attrazione La percentuale dei ricoveri di pazienti di altre Regioni sul totale dei ricoveri registrati dalla Puglia è pari a circa il 4% (dati 2004) e, a livello nazionale la Puglia precede solo Sardegna, Campania, Sicilia e Calabria, con tassi in discesa dal 2002 al 2004.

Le strutture a valenza regionale ed extraregionale in grado di attrarre pazienti dall’esterno sono concentrate soprattutto nella provincia di Foggia e di Bari. Nella prima, emergono l’AO Ospedale Riuniti di Foggia e l’IRCSS Casa Sollievo della Sofferenza di S. Giovanni Rotondo che impegnano la propria attività per cittadini di altre province nella misura del 13% e dell’11% per cittadini di altre Regioni. Nella seconda, invece, l’AO Policlinico di Bari, l’Ente Ecclesiastico Miulli di Acquaviva delle Fonti e i tre IRCSS presenti sul suo territorio, svolgono attività per cittadini di

altre province nella misura del 23% e del 6% per cittadini di altre Regioni.

Elevata mobilità passiva

Già nel Piano di riordino della rete ospedaliera avviato nel 2002 risultava che il ricorso a strutture di altre Regioni nel caso della Puglia era considerevole, “sia per discipline e prestazioni di alta complessità, la cui offerta è carente in Puglia, sia per discipline e prestazione di media e bassa complessità, o comunque garantibili dal Sistema Sanitario Regionale”.

Nel corso dell’anno 2000, ad esempio, il 5,6% dei ricoveri complessivi – oltre 59.000 persone – era avvenuto al di fuori del territorio pugliese e tale indice è progressivamente peggiorato, raggiungendo l’8% nel 2004 (dati Ministero della Salute, 2004).

Gli interventi che registrano i più significativi indici di fuga sono relativi alle specialità della cardiologia, cardiochirurgia, ematologia, neurochirurgia ed oncologia e, nel 2000, hanno comportato un trasferimento complessivo di risorse ad altre regioni pari a circa 173 milioni di euro.

Programma di edilizia ospedaliera

Il Programma di edilizia ospedaliera predisposto dalla Regione e relativo al periodo 2008-2013 prevede la realizzazione di dieci nuove strutture ospedaliere “nelle quali far confluire ospedali già attivi da dismettere, in una logica di garanzia della qualità delle prestazioni e nel contempo di ottimizzazione delle risorse umane e tecnologiche con conseguente riduzione dei costi di gestione” (Piano Regionale di Salute). Essi sono:

Fonte: Ministero della Salute (2004)

Andria-Canosa-Minervino, Bisceglie-Trani, Comprensorio nord ASL/BA, Comprensorio sud ASL/BA, Cisternino-Fasano-Ostuni, Maglie-Poggiardo-Scorrano, Copertino-Galatina-Nardò, Ospedale nuovo di Taranto, Ospedale nuovo di Martina Franca, Grottaglie-Manduria.

Tabella 5.5 Indice di attrazione delle Regioni italiane (in %)

Cap

ito

lo 5

: JE

SS

ICA

e l

a s

ua a

pp

lica

zio

ne i

n P

ug

lia

Secondo le previsioni del Piano Regionale di Salute, “il fabbisogno di risorse necessarie per creare in Puglia una dorsale di ospedali di alta complessità e di eccellenza, dismettere alcune strutture vetuste, […] creare una rete di servizi territoriali indispensabile per la deospedalizzazione, è stimato all’incirca in 1,7 miliardi di euro”. “I relativi interventi consentiranno di superare le notevoli criticità di un sistema ospedaliero vetusto e fatiscente nonché di un sistema territoriale assolutamente carente”.

Le fonti di finanziamento disponibili a tal fine sono principalmente tre: 1. I finanziamenti nazionali riguardanti il programma di edilizia sanitaria [art.20 della L. 67/88]

PROGRAMMA DI EDILIZIA SANITARIA

L. 67/88, art. 20: “E' autorizzata l'esecuzione di un programma pluriennale di interventi in materia di ristrutturazione edilizia e di ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario pubblico e di realizzazione di residenze per anziani e soggetti non autosufficienti”. Programma articolato in trienni finanziari, poi trasformati in due fasi a causa dei lunghi tempi impiegati per l’avvio del programma finanziario Prima fase: 1994-1999, ammissione dei progetti al finanziamento affidata al CIPE. Costi coperti con mutui a carico dello Stato stipulati dai soggetti beneficiari. Seconda fase: 1999-tutt’oggi, ammissione al finanziamento trasferito al Ministero della Salute. Copertura finanziaria contenuta nelle Leggi Finanziarie dal 1998 in poi. Il 95% dei costi ammissibili è coperto con fondi a carico dello Stato e il rimanente con autofinanziamento dei soggetti beneficiari.

Importi disponibili a livello nazionale

- Importi stanziati dalle Leggi Finanziarie. Il finanziamento statale avviene con l’emissione di mandati di pagamento per importi pari agli stati di avanzamento presentati dal soggetto beneficiario.

Importi assegnati alla Regione Puglia

Prima fase conclusa (prevedeva approvazione dei progetti da parte della Regione, autorizzazione del CIPE e del Ministero del Tesoro per contrarre il mutuo, aggiudicazione dei lavori e loro consegna). Seconda fase conclusa: Predisposizione del Piano Sanitario Regionale; Primo Accordo di Programma Stralcio (2004):

- 238 mln euro destinati alla Regione con delibere CIPE - quota regionale e finanziamenti statali - per un totale di 287 mln euro disponibili per 122 interventi.

Secondo Accordo di Programma Stralcio (2007): - 416 mln euro da parte dello Stato - quota regionale e cofinanziamenti statali - per un totale di 459 mln euro.

L. Finanziaria 2007: 186 mln euro. L. Finanziaria 2008: 220 mln euro attesi (Piano Regionale di Salute).

Totale disponibile Al 31.12.2007: 343 milioni di euro +220 milioni attesi dalla L. Finanziaria 2008

5.6 Le risorse disponibili per razionalizzare la rete ospedaliera

Cap

ito

lo 5

: JE

SS

ICA

e l

a s

ua a

pp

lica

zio

ne i

n P

ug

lia

…segue – le risorse disponibili per razionalizzare la rete ospedaliera

2. Le risorse del Fondo Aree Sottoutilizzate (FAS)

FONDO AREE SOTTOUTILIZZATE (FAS)

Legge Finanziaria 2003: “A decorrere dall'anno 2003 è istituito il Fondo per le aree sottoutilizzate, coincidenti con l'ambito territoriale delle aree depresse […] al quale confluiscono le risorse disponibili autorizzate dalle disposizioni legislative […] con finalità di riequilibrio economico e sociale”. Con queste risorse aggiuntive possono essere finanziati investimenti pubblici – infrastrutturazione materiale ed immateriale – e forniti incentivi a soggetti privati. Legge Finanziaria 2007: • I Fondi FAS e i Fondi Comunitari hanno una programmazione unitaria, contenuta nel QSN; • Per rendere omogenei gli orizzonti temporali, la dotazione finanziaria del Fondo è prevista per un settennio; • L’assegnazione delle risorse avviene per “Programmi” e non più per interventi specifici (Del. CIPE 166/07).

Importi disponibili a livello nazionale

- Leggi Finanziarie dal 2003 in poi. Per il Periodo 2007-2013 erano stati stanziati originariamente 63.273 mln euro: - 9.491 per il Nord (15%) - 53.782 per il Mezzogiorno (85%):

37.647 per attuare il QSN (attraverso PON, POR e POI) 16.134 per destinazioni particolari, di cui 1.500 per il “Progetto Salute, sicurezza e sviluppo nel Mezzogiorno”, poi

utilizzato per alimentare il “Fondo Infrastrutture Strategiche”. La L. 2/2009 ha poi riprogrammato tali risorse prevedendo l’istituzione, a partire dal 2009, di un fondo per il finanziamento di interventi per il potenziamento delle reti infrastrutturali nazionali a valenza strategica (c.d.“Fondo Infrastrutture Strategiche”)

Importi assegnati alla Regione Puglia

Nell’ambito dei Programmi di interesse strategico regionale, alla Puglia sono stati attribuiti 3.271 mln euro. Di questi, nel Programma Attuativo del FAS (linea d’azione 3.1), la Regione ha destinato: - 310 mln a un “Programma di interventi per l’infrastrutturazione della sanità territoriale nei distretti socio-sanitari e per l’edilizia ospedaliera”, finalizzato a finanziare:

Potenziamento rete Case della salute e dotazioni strumentali delle strutture ospedaliere Grande Progetto Polo Materno-Infantile per il Mezzogiorno Grande Progetto Ospedale “San Raffaele del Mediterraneo” Edilizia ospedaliera nell’ASL di Brindisi e BAT.

Totale disponibile Somme destinate dal PAR [Piano di Attuazione Regionale] FAS all’infrastrutturazione sanitaria: 310 mln euro, non ancora approvati dal CIPE.

Cap

ito

lo 5

: JE

SS

ICA

e l

a s

ua a

pp

lica

zio

ne i

n P

ug

lia

…segue – le risorse disponibili per razionalizzare la rete ospedaliera 3. Le risorse del PO FESR – Asse III “Inclusione sociale e servizi per la qualità della vita e l’attrattività territoriale”

FONDO EUROPEO PER LO SVILUPPO REGIONALE (FESR)

Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale, finalizzato a promuovere la coesione economica e sociale degli Stati membri, riducendo le disparità regionali. I principali campi di applicazione riguardano investimenti in infrastrutture, misure di sostegno allo sviluppo regionale e locale, compresa l’assistenza e i servizi alle imprese, e la creazione di posti di lavoro durevoli. Reg. CE. n. 1080/2006, Reg. CE. n. 1083/2006, Reg. CE. n. 1828/2006, Reg. CE n. 284/2009.

Importi disponibili a livello nazionale

Per Periodo 2007-2013 sono stati attribuiti all’Italia 21.027 mln euro di contributi comunitari FESR: - 17.882 mln destinati alle regioni dell’Obiettivo Convergenza (attraverso POR, PON e POI); - 3.144 mln destinati alle regioni dell’Obiettivo Competitività regionale e occupazione (attraverso POR).

Importi assegnati alla Regione Puglia

Nell’ambito delle regioni dell’Obiettivo Convergenza, 5.238 mln euro sono stati attribuiti al POR Puglia: - 2.619 mln contributo comunitario; - 1.833 mln cofinanziamento statale; - 0.785 mln cofinanziamento regionale. Di questi, nell’Asse III del PO “Inclusione sociale e servizi per la qualità della vita e l’attrattività territoriale”, la Regione ha destinato (quota UE+Stato+Regione): - 225 mln a un “Programma di interventi per l’infrastrutturazione della sanità territoriale nei distretti socio-sanitari” (linea 3.1), finalizzato a finanziare:

Innovazione e potenziamento tecnologico nelle strutture ambulatoriali Potenziamento di centri di eccellenza per persone disabili Potenziamento rete consultoriale e diagnostica.

- 260,5 mln a un “Programma di interventi per l’infrastrutturazione sociale e sociosanitaria territoriale” (linea 3.2), finalizzato a finanziare:

Strutture comunitarie a ciclo diurno per minori, adulti in difficoltà, disabili e anziani Strutture comunitarie a ciclo continuativo per immigrati Strutture per la prima infanzia, asili nido Pronto intervento sociale e welfare d’emergenza.

“La nuova infrastrutturazione sarà promossa, oltre che con la realizzazione di nuovi manufatti […] prioritariamente attraverso la ristrutturazione e il recupero funzionale o l’adeguamento strutturale di immobili già esistenti secondo criteri di sostenibilità, con specifico riferimento al caso in cui la scelta del recupero consente l’integrazione della struttura sociale o sociosanitaria nel contesto urbano”.

Totale disponibile Somme destinate ad interventi nel settore sanitario (UE+Stato+Regione): 485.5 mln euro, di cui 130 mln (UE+Stato) stanziati nel bilancio di previsione regionale 2008 ma non ancora impegnati.

Cap

ito

lo 5

: JE

SS

ICA

e l

a s

ua a

pp

lica

zio

ne i

n P

ug

lia

Dall’esame delle principali fonti di finanziamento sopra riportate (L.67/88, art 20, PO FESR e FAS), emerge che le risorse attualmente disponibili potrebbero non essere sufficienti, da sole, a sostenere il Programma di edilizia ospedaliera e di riordino del sistema sanitario che la Regione Puglia intende realizzare. L’attivazione di un FSU di tipo JESSICA dedicato alla razionalizzazione dei servizi sanitari e socio-assistenziali presenti sul territorio potrebbe rivelarsi un utile strumento al servizio dell’Amministrazione regionale, in grado di assisterla, da un lato, nel processo di dismissione e valorizzazione delle infrastrutture obsolete esistenti e, dall’altro, nell’avvio del programma di edilizia ospedaliera previsto, difendendo, allo stesso tempo, competitività e attrattività del territorio. Rispetto alle modalità di finanziamento tradizionali, il lancio di un FSU di tipo JESSICA permetterebbe di:

Utilizzare risorse oggi determinate e certe: le risorse contenute nel PO FESR, una parte delle quali andrebbe a costituire il nascente FSU, sono note oggi per l’intero periodo di programmazione 2007-2013 - a differenza del Programma di Edilizia Sanitaria i cui importi sono stabiliti annualmente all’interno della Legge Finanziaria - e saranno certamente erogate in base alle somme che la Regione rendiconterà alla Commissione Europea – a differenza dei Fondi FAS che devono ancora ricevere l’approvazione del CIPE;

Avere disponibilità delle risorse in tempi molto brevi: contrariamente alle tradizionali procedure di rendicontazione, le somme che la Regione decidesse di destinare all’FSU sarebbero accreditate immediatamente – o comunque in tempi molto brevi - da parte della Commissione Europea all’AdG – ed è ragionevole attendersi altrettanto da parte dello Stato per quanto riguarda il cofinanziamento nazionale. L’impiego di una parte delle risorse finanziarie del PO per costituire un FSU o un FP viene considerata, infatti, come un “pagamento intermedio” e, come tale, i Fondi strutturali vengono accreditati contestualmente.

Versare – in tutto o in parte - la quota di cofinanziamento nazionale (statale e regionale) del PO FESR sotto forma di conferimento in natura (immobili e terreni): recenti modifiche intervenute nella regolamentazione comunitaria hanno introdotto la possibilità di utilizzare conferimenti in natura per coprire la quota di cofinanziamento nazionale del PO; tali

conferimenti potrebbero essere destinati anche agli strumenti finanziari di tipo JESSICA. In particolare, dal momento che lo stesso Piano Regionale di Salute prevede di dismettere alcune strutture ospedaliere obsolete, ad esempio localizzate nei centri di storici, e di costruirne di nuove in aree maggiormente accessibili, la Regione potrebbe valutare di conferire le strutture ospedaliere da dismettere direttamente all’FSU, utilizzandole – in tutto o in parte - come cofinanziamento regionale al PO FESR;

Destinare alla sanità diverse risorse contenute nel PO FESR: l’Asse III - “Inclusione sociale e servizi per la qualità della vita e l’attrattività territoriale” - appare il più coerente a finanziare interventi relativi al settore sanitario. Tuttavia, qualora la costruzione o la valorizzazione di una struttura ospedaliera intervenisse in aree urbane soggette a declino e bisognose di interventi di riqualificazione, l’FSU potrebbe essere alimentato anche con risorse provenienti dall’Asse VII - “Competitività e attrattività dei sistemi urbani” – perché, pur essendo un intervento relativo al settore sanitario, esso contribuisce a promuovere uno sviluppo urbano sostenibile ed integrato;

Trasformare le risorse oggi disponibili in fonte di nuove risorse: le risorse destinate dalla Regione all’FSU per realizzare un primo numero di interventi genererebbero un ritorno sull’investimento che potrebbe alimentare nuovi investimenti, consentendo di portare avanti l’ambizioso progetto di riordino ed

5.7 I vantaggi di un FSU dedicato alla razionalizzazione dei servizi sanitari e socio-assistenziali

Cap

ito

lo 5

: JE

SS

ICA

e l

a s

ua a

pp

lica

zio

ne i

n P

ug

lia

…segue – i vantaggi di un FSU dedicato alla razionalizzazione dei servizi sanitari e socio-assistenziali

ampliamento della rete ospedaliera esistente. Qualora gli stessi interventi fossero finanziati solo tramite risorse a fondo perduto (ad es. FAS o Programma di Edilizia Sanitaria), al termine della costruzione di queste opere nessuna risorsa sarebbe disponibile per nuovi investimenti;

Utilizzare in maniera sinergica diverse fonti di finanziamento: sarebbe possibile per la Regione far confluire nell’FSU anche altre risorse pubbliche, oltre a quelle del PO FESR, coerenti con investimenti nel settore sanitario; in questo modo, maggiori sarebbero le disponibilità finanziarie dell’FSU ed è lecito attendersi che migliori sarebbero le sue potenzialità di esercitare leva finanziaria, attrarre investitori privati, accedere al mercato e generare ritorni sugli investimenti;

Riservare le risorse a fondo perduto disponibili (ad es FAS) a quegli interventi che non sarebbero in grado di generare ritorni sull’investimento, ricorrendo al FSU di tipo JESSICA nel caso di progetti che possono remunerare gli investitori, generando nuove risorse: dall’analisi del Programma Regionale di Salute e del PO FESR emerge che il Sistema Sanitario Regionale necessita di molteplici interventi. Una visione strategica di lungo periodo potrebbe suggerire di riservare gran parte delle risorse a fondo perduto disponibili (ad es. Fondo Aree Sottoutilizzate) a quegli interventi prioritari che non sono in grado di generare ritorni e difficilmente potrebbero far parte di un portafoglio di progetti “JESSICAbile”, finanziando invece le grandi opere (ad esempio l’Ospedale San Raffaele del Mediterraneo) e gli altri interventi che potrebbero costituire un portafoglio “JESSICAbile” attraverso un FSU che sarebbe in grado di rialimentare le proprie risorse, liberandole a vantaggio di nuovi progetti. Ciò consentirebbe, da un lato, di destinare più risorse ad interventi “freddi” e di generare, grazie all’investimento dell’FSU in opere “calde”, nuove risorse in grado di finanziare in futuro altre opere, “fredde” o “calde”;

Mantenere in capo alla Regione la responsabilità ma

anche l’autonomia nell’utilizzo delle risorse: l’FSU è uno strumento finanziario al servizio della Regione e, anche qualora dovesse essere attribuito alla BEI il ruolo di Fondo di Partecipazione, quest’ultimo opererebbe per conto della Regione, responsabile ultima di definire gli obiettivi e le caratteristiche degli investimenti realizzati dall’FSU.

In sintesi, decidendo di finanziare questi interventi attraverso un FSU, la Regione potrebbe:

Qualora gli stessi interventi venissero finanziati solo da risorse a fondo perduto, invece, nessuna risorsa sarebbe disponibile al termine dell’investimento. A parità di altre condizioni, dunque, con l’attivazione di un FSU si alleggerisce il peso dell’investimento sul bilancio della Regione.

- RISERVARE LE LIMITATE RISORSE A FONDO PERDUTO (AD ES. FAS) PER

ALTRI PROGETTI/SETTORI DI INTERVENTO CHE NON SONO IN GRADO DI

GENERARE RITORNI E NON POTREBBERO FAR PARTE DI UN PORTAFOGLIO

DI PROGETTI “JESSICABILE”; - UTILIZZARE UNA PARTE DEI FONDI STRUTTURALI PER ATTRARRE

RISORSE FINANZIARIE AGGIUNTIVE, PUBBLICHE E PRIVATE, NELL’FSU, E, CON LE RISORSE DA QUEST’ULTIMO GENERATE, COMPLETARE IL

PROGRAMMA DI EDILIZIA SANITARIA PREVISTO O LA REALIZZAZIONE DI

NUOVI PROGETTI DI SVILUPPO URBANO.

Cap

ito

lo 5

: JE

SS

ICA

e l

a s

ua a

pp

lica

zio

ne i

n P

ug

lia

Il funzionamento di un Fondo di sviluppo urbano dedicato alla razionalizzazione dei servizi sanitari e socio-assistenziali presenti nelle aree urbane della Regione potrebbe seguire lo schema di funzionamento seguente:

Investitori:

1.

2. Ulteriori risorse pubbliche potrebbero confluire nel Fondo, sia da parte dell’Amministrazione Regionale – che potrebbe destinarvi, ad esempio, una quota delle risorse del Fondo Aree Sottoutilizzate e/o di quelle relative al Programma di edilizia sanitaria – sia da parte di Enti Locali o altri Enti Pubblici interessati o coinvolti nel progetto.

3. Investitori privati (istituti finanziari, investitori qualificati, ma anche costruttori/developers), interessati dal tipo di attività svolta e dalla prospettiva di ricevere una remunerazione in cambio del capitale investito, potrebbero essere ugualmente attratti dall’investimento.

4. L’eventuale dismissione delle strutture sanitarie apportate dalla Regione al FSU consentirebbe di ricavare risorse dal mercato immobiliare, anche se diverse sono le alternative possibili. L’obiettivo finale, infatti, dovrebbe essere quello di recuperare gli immobili da dismettere, riconvertendoli e valorizzandoli, e ciò potrebbe servire a promuovere un parallelo sviluppo e risanamento delle aree in cui queste strutture sono collocate – tipicamente centri storici. L’FSU, allora, anziché dismettere semplicemente le strutture esistenti cedendole al mercato potrebbe valutare, al servizio dell’Amministrazione regionale, la nuova destinazione d’uso da attribuire alle ex infrastrutture sanitarie, investendo anche nei relativi progetti di riconversione.

5.8 I meccanismi di funzionamento del FSU

Il FSU viene costituito su impulso dell’Amministrazione Regionale che vi destina una parte dei Fondi strutturali contenuti nel PO FESR 2007-2013 [gli Assi più coerenti, a questo scopo, sembrerebbero l’Asse III - Inclusione sociale e servizi per la qualità della vita e l’attrattività territoriale – e l’Asse VII - Competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani]. A differenza delle tradizionali modalità di erogazione delle risorse contenute nel PO, i Fondi strutturali che l’AdG decide di destinare all’FSU vengono erogati immediatamente - o comunque in tempi molto brevi - dalla Commissione Europea e si può ragionevolmente attendere che altrettanto accada per la quota di cofinanziamento nazionale (cfr. pag. 92). La Regione potrebbe coprire in tutto o in parte la propria quota di cofinanziamento, destinando all’FSU le strutture ospedaliere che intende dismettere; esse, infatti, potrebbero essere considerate “contributi in natura” ai sensi dei Regolamenti Comunitari [cfr art. 51 del Reg. (CE) 1828/2006].

Cap

ito

lo 5

: JE

SS

ICA

e l

a s

ua a

pp

lica

zio

ne i

n P

ug

lia

…segue – i meccanismi di funzionamento del FSU

Fondo di sviluppo urbano, SPV e costruttori

1.

2.

3. Il FSU potrebbe ricevere dalla SPV sia flussi di pagamento periodici - nel caso, tipicamente, di investimenti sotto forma di prestiti - sia una partecipazione agli utili/all’incremento di valore registrato dalle azioni della SPV stessa – caso, quest’ultimo, degli investimenti del FSU sotto forma di equity. I flussi monetari da SPV a FSU sarebbero generati dai ricavi che la SPV otterrebbe, ragionevolmente, dalla gestione della nuova infrastruttura – a cui si aggiungerebbero gli eventuali servizi accessori che potrebbero sorgere accanto all’infrastruttura principale – e ciò permetterebbe all’FSU di remunerare i propri investitori, con profili di rendimento che potranno variare a seconda dei diversi attori. Come già riportato nel par. 5.1.2, infatti, l’Autorità di Gestione, al fine di attrarre capitali privati nel progetto, potrebbe decidere di riconoscere a questi ultimi un tasso di ritorno in linea – o quasi - con quello di mercato, accontentandosi, invece, di recuperare per sé solo i Fondi strutturali o i capitali pubblici impiegati.

E’ evidente, quindi, che, al termine del primo ciclo di investimenti realizzati, le risorse rimaste nell’FSU saranno pari ad almeno l’ammontare di Fondi strutturali che l’Autorità di Gestione vi aveva destinato all’inizio del progetto. Queste risorse potrebbero essere utilizzate dall’Amministrazione regionale per promuovere la realizzazione di nuove strutture sanitarie o di altri progetti di sviluppo urbano sostenibile.

Il Fondo di sviluppo urbano, come noto, può assumere la forma sia di capitale separato all’interno di un istituto finanziario, sia quella di entità giuridica indipendente. Nel caso della Regione Puglia, poiché al momento non è presente una struttura in house o una Finanziaria regionale che potrebbe svolgere le attività di un FSU, sembrerebbe più probabile ipotizzare una scelta del secondo tipo – cioè la costituzione dell’FSU come entità giuridica indipendente – anche se non è esclusa a priori la possibilità di individuare un istituto finanziario in grado di svolgere le funzioni di un FSU. Costituito con le risorse pubbliche e private di cui sopra, il FSU investirebbe - sotto forma di equity o di prestiti - nella SPV destinata a finanziare la realizzazione delle nuove infrastrutture sanitarie. Secondo l’interpretazione dei Regolamenti (CE) che è stata fornita dalla Commissione Europea [cfr Guidance Note on financial engineering, COCOF 2, 12 settembre 2008], infatti, un FSU non può agire come un developer immobiliare – sostenendo direttamente le spese di progetto e quindi, di fatto, sostituendosi alla SPV del grafico – ma, quando investe tramite equity, è chiamato ad acquisire partecipazioni nel capitale della società di progetto (SPV).

Cap

ito

lo 5

: JE

SS

ICA

e l

a s

ua a

pp

lica

zio

ne i

n P

ug

lia

Sulla base di quanto illustrato nei paragrafi precedenti si potrebbe ipotizzare - a titolo puramente indicativo e teorico - l’architettura “ottimale” che l’Iniziativa JESSICA potrebbe assumere in un caso di applicazione concreta, considerando tre elementi fondamentali:

Elementi Alternative possibili Impatti sull’architettura

JESSICA Considerazioni

Si ed esistono Istituti finanziari che a livello locale hanno conoscenza ed esperienza in merito

FP come capitale separato all’interno di un Istituto finanziario

Necessità di espletare una gara ad evidenza pubblica

Si ma non esistono Istituti finanziari con esperienza a livello locale

BEI nel ruolo di FP

No gara - tempi più veloci e procedure già identificate. Progressivo trasferimento delle competenze, e poi dello strumento, a livello locale

1. NECESSITÀ DELL’ADG E

DELL’FSU DI RICEVERE

ASSISTENZA TECNICA E

FINANZIARIA, SOPRATTUTTO

IN FASE DI LANCIO

DELL’INIZIATIVA? No/Si ma l’analisi costi-benefici rivela che un FP non è opportuno (i costi di costituzione dello strumento sono superiori ai benefici generato dallo stesso)

No FP

Costituzione diretta dell’FSU, attività del FP espletate da AdG e FSU. Resta salva la possibilità di ricevere assistenza tecnica dalla BEI

E’ possibile individuare SPV o Fondi che potrebbero essere utilizzati come FSU

FSU costituito come entità giuridica indipendente

Necessità di espletare una gara 2. ESISTENZA DI

FINANZIARIE REGIONALI O DI

STRUMENTI/VEICOLI

FINANZIARI CHE POTREBBERO

SVOLGERE IL RUOLO DI FSU?

Esistono Finanziarie Regionali o strutture in house con adeguata conoscenza ed esperienza di Fondi strutturali e strumenti di ingegneria finanziaria

FSU costituito come capitale separato all’interno di un istituto finanziario locale

Necessità di espletare una gara, anche se per strutture in house è da verificare la possibilità di affidamento diretto

Sono in grado di generare flussi di cassa positivi e periodici

FSU può investire sotto forma di prestiti a favore di PPP/SPV

FSU come “cash-fund” – potrebbe essere costituito come capitale separato all’interno di un istituto finanziario, mantenendo un sistema adeguato di contabilità separata

3. TIPOLOGIA DI PROGETTI DA

FINANZIARE Hanno bisogno, piuttosto, di capitale “paziente”, in grado di ridurre il rischio percepito dal settore privato ed attrarlo, così, in aree o progetti in cui autonomamente non avrebbe investito

FSU fornisce capitale di rischio - equity

Maggiore potenzialità di attrarre investitori privati - meno aderente alle logiche di investimento tradizionali del settore pubblico e più opportuno dove il mercato degli strumenti finanziari è già sviluppato

5.9 L’architettura dell’Iniziativa JESSICA in Puglia

Tabella 1.5 Elementi rilevanti e possibile guida all’individuazione dell’architettura JESSICA ottimale

Cap

ito

lo 5

: JE

SS

ICA

e l

a s

ua a

pp

lica

zio

ne i

n P

ug

lia

…segue – l’architettura dell’Iniziativa JESSICA in Puglia

Alla luce delle informazioni a disposizione, nel caso della Regione Puglia:

- qualora l’AdG ritenesse utile ricevere assistenza tecnica e finanziaria, soprattutto in fase di lancio dell’Iniziativa, la Regione potrebbe ricorrere all’assistenza tecnica fornita dalla BEI.

Il lancio di un Fondo di Partecipazione, invece, dovrà essere valutata in relazione al numero e alla tipologia di FSU costituiti – nel caso di un solo progetto, come l’Ospedale San Raffaele del Mediterraneo, appare ragionevole ritenere che i costi di costituzione di un FP sarebbero superiori ai suoi benefici. Il suo eventuale lancio, quindi, dovrà essere rimandato al momento in cui il portafoglio di progetti o il numero di FSU sarà tale da richiedere il supporto di un FP.

- sembra essere esclusa la possibilità di costituire un FSU come capitale separato all’interno di una struttura in house della Regione poiché non è presente al momento una Finanziaria Regionale [Finpuglia è stata posta in liquidazione con L.R. 31 dicembre 2007, n. 40 “al fine di contenere i costi dell’azione amministrativa e di razionalizzare le partecipazioni societarie della Regione”]

- la modalità di investimento che l’FSU adotterà (tramite equity o prestiti) dovrà essere valutata in relazione alla tipologia di progetti che lo strumento JESSICA finanzierà.

SE DOVESSE APPARIRE NECESSARIO, TUTTAVIA, SEMBRA PIÙ

CONVENIENTE (IN TERMINI DI TEMPI E DI COMPETENZE) CHE IL

RUOLO DI FP VENGA ATTRIBUITO DIRETTAMENTE ALLA BEI, CHE

AGIREBBE NELL’INTERESSE DELL’ADG, CON L’OBIETTIVO DI

TRASFERIRE POI PROGRESSIVAMENTE COMPETENZE E STRUMENTI A

LIVELLO LOCALE.

RESTA APERTA DUNQUE LA POSSIBILITÀ DI INDIVIDUARE UN

VEICOLO O UN ISTITUTO FINANZIARIO CHE, A LIVELLO LOCALE, POTREBBERO SVOLGERE IL RUOLO DI FSU.

ESSO RAPPRESENTEREBBE UNA STRUTTURA AL SERVIZIO

DELL’AMMINISTRAZIONE REGIONALE, IN GRADO DI ASSISTERLA

NELL’INTERO PROCESSO DI TRASFORMAZIONE DEL SISTEMA

SANITARIO E SOCIO-ASSISTENZIALE REGIONALE E DI INTEGRARE

TALI INTERVENTI CON IL RIPENSAMENTO IN CHIAVE STRATEGICA E

SOSTENIBILE DELLE STESSE AREE URBANE.

NEL CASO DI UN FSU DESTINATO ALLA RAZIONALIZZAZIONE DEI

SERVIZI SANITARI E SOCIO-ASSISTENZIALI SEMBRA POSSIBILE

IPOTIZZARE L’ESISTENZA DI FLUSSI DI CASSA PERIODICI IN GRADO

DI ALIMENTARE IL FSU, QUINDI È POSSIBILE CHE QUEST’ULTIMO

INVESTA ANCHE SOTTO FORMA DI PRESTITI E NON SOLO DI

INVESTIMENTO IN EQUITY.

MAGGIOR DETTAGLIO IN MERITO SARÀ FORNITO DALLO STUDIO DEL

CASO PILOTA.

Cap

ito

lo 5

: JE

SS

ICA

e l

a s

ua a

pp

lica

zio

ne i

n P

ug

lia

…segue – l’architettura dell’Iniziativa JESSICA in Puglia

In conclusione, le risorse che il settore pubblico ha a disposizione per avviare il programma di edilizia sanitaria promosso dal Piano Regionale di Salute potrebbero non essere sufficienti, da sole, a portare a termine il programma di razionalizzazione dei servizi sanitari e sociosanitari presenti nelle aree urbane della Regione. L’utilizzo di strumenti di ingegneria finanziaria innovativi come quelli promossi dall’Iniziativa JESSICA servirebbe ad assistere l’Amministrazione Regionale nel complesso processo di dismissione delle strutture obsolete attualmente in funzione e nella realizzazione di nuove infrastrutture in aree urbane degradate o da riqualificare. A questo scopo, l’FSU potrebbe catalizzare le risorse e le competenze provenienti sia dal settore pubblico che da quello privato verso la realizzazione di un primo numero di interventi pilota - nell’interesse di entrambe le parti - e le risorse da questi generate potrebbero essere riutilizzate per avviare una seconda fase di investimenti. Secondo le previsioni comunitarie, infatti, l’AdG dovrebbe riutilizzare la quota di risorse generate dall’FSU che le spettano - almeno quelle liberate alla fine del primo ciclo di investimenti JESSICA - per finanziare nuovi progetti di sviluppo urbano sostenibile (potrebbero considerarsi ammissibili, dunque, anche nuovi progetti di infrastrutturazione e valorizzazione di strutture sanitarie da dismettere, ove ciò sia coerente con una pianificazione dello sviluppo urbano di tipo sostenibile ed integrato).

Nessun obbligo spetta invece al settore privato: com’è ragionevole che sia, quest’ultimo sarà libero di reimpiegare il rendimento ottenuto dall’FSU secondo le proprie logiche di investimento tradizionali, anche se il successo registrato dai progetti pilota potrebbe giustificare nuovi investimenti da parte di questi attori. Spetterebbe, quindi, all’Autorità di gestione la decisione di avviare nuovi schemi di tipo JESSICA, oppure – se così sarà confermato dai servizi della Commissione – di erogare le risorse liberate dal primo ciclo di investimenti sotto forma di tradizionali sovvenzioni a fondo perduto.

Nel primo caso, il FSU potrebbe trasformarsi in una struttura “permanente” al servizio della Regione, emergendo come un nuovo attore nel mercato della rigenerazione e della trasformazione urbana, in grado di guidare gli investimenti e di generare reddito operando nell’interesse e secondo le priorità strategiche individuate dall’Amministrazione regionale. Nel secondo caso, invece, il FSU agirebbe come uno strumento finanziario temporaneo ma consentirebbe, nonostante ciò, all’AdG di recuperare la quota di Fondi strutturali destinati al Fondo di Sviluppo Urbano, liberando risorse che, se fossero state erogate ai beneficiari secondo le tradizionali modalità di finanziamento a fondo perduto, non avrebbero avuto la possibilità di ricostituirsi.

IN QUESTO MODO, SI INTEGREREBBE IL DISEGNO DI RAZIONALIZZAZIONE

DEI SERVIZI SANITARI PREVISTO DALLO STESSO PIANO REGIONALE DI

SALUTE CON LA DIMENSIONE DELLO SVILUPPO URBANO SOSTENIBILE, METTENDO AL SERVIZIO DELL’AMMINISTRAZIONE REGIONALE UN FONDO

DI SVILUPPO URBANO CHE NON SOLO AGISCE COME UNO STRUMENTO

FINANZIARIO, MA ANCHE COME UNO STRUMENTO DI GOVERNANCE IN

GRADO DI RIPENSARE IN CHIAVE STRATEGICA ALLO SVILUPPO

COMPLESSIVO DEL TERRITORIO NELLE AREE URBANE DELLA REGIONE.

Cap

ito

lo 5

: JE

SS

ICA

e l

a s

ua a

pp

lica

zio

ne i

n P

ug

lia

In sintesi

Alla luce dell’analisi svolta, si può concludere che: - Il maggior valore aggiunto che gli strumenti di ingegneria finanziaria di tipo JESSICA possono portare nel mercato della rigenerazione e della trasformazione urbana consiste nell’attrarre investimenti verso quella tipologia di progetti per cui le possibilità del settore pubblico di intervenire secondo le tradizionali forme di finanziamento – ad esempio a fondo perduto – sono limitate ma, allo stesso tempo, esiste il potenziale per attrarre risorse dal settore privato. - Nel caso della Regione Puglia, molteplici sono i Fondi di Sviluppo Urbano che potrebbero essere costituiti per lanciare l’Iniziativa, grazie alla forte dimensione urbana contenuta nel PO FESR 2007-2013 e alla presenza di Piani e Programmi Integrati promossi a livello regionale che costituiscono veri e propri serbatoi di progetti a cui si potrebbe facilmente attingere per lanciare l’Iniziativa. - Tra i potenziali progetti “JESSICAbili”, specifico interesse è stato espresso dalla Regione Puglia nel verificare la possibilità di utilizzare gli strumenti JESSICA a sostegno del progetto “Ospedale San Raffaele del Mediterraneo” di Taranto. Di conseguenza, l’attenzione dello studio è stata concentrata sulla proposta di un FSU dedicato alle strutture sanitarie. - Il Piano Regionale di Salute 2008-2010 ha evidenziato la necessità di razionalizzare la rete ospedaliera esistente e di intraprendere un Programma di edilizia sanitaria finalizzato ad avviare un processo di dismissione delle strutture obsolete in funzione e di realizzazione di nuovi ospedali in sedi più facilmente accessibili. Qualora questi progetti fossero inseriti in un sistema di interventi finalizzati a migliorare stabilmente le condizioni delle aree in cui vanno ad inserirsi – e quindi fossero inseriti in un “Piano Integrato per lo sviluppo urbano sostenibile” – essi potrebbero facilmente essere considerati “JESSICAbili”. - La capacità di questi interventi di generare flussi di cassa positivi e periodici – anche grazie alla presenza di servizi accessori che potrebbero sorgere accanto alle infrastrutture principali – rende l’FSU uno strumento in cui anche il settore privato potrebbe essere interessato ad investire. D’altra parte, le risorse pubbliche disponibili [principalmente, art. 20 della L.67/88, risorse FAS e FESR] da sole potrebbero non essere sufficienti a finanziare il programma di razionalizzazione del settore sanitario che la Regione cerca di avviare da tempo. Per questo, un FSU destinato alle strutture sanitarie potrebbe portare un grande valore aggiunto nel contesto pugliese. - Tra i principali vantaggi di ricorrere a questa Iniziativa, secondo la normativa comunitaria, si distinguono: l’accreditamento immediato delle risorse dalla Commissione Europea all’Autorità di Gestione (la costituzione di un FSU/FP equivale ad un pagamento intermedio), la previsione che le risorse non debbano essere spese entro i due anni successivi alla loro iscrizione nel piano finanziario (no disimpegno automatico) e la disapplicazione dei limiti di spesa previsti in caso di “progetti generatori di entrate”. - Il beneficio maggiore, tuttavia, resta la possibilità per l’Autorità di Gestione di trasformare una parte dei Fondi strutturali attuali in una fonte permanente di risorse grazie alla rotatività degli strumenti di tipo JESSICA e alla possibilità di dotarsi di uno strumento ad hoc a servizio della trasformazione urbana, in grado di agire non solo come strumento finanziario ma anche come potenziale strumento di governance per gestire la trasformazione e la rigenerazione delle aree urbane.

Cap

ito

lo 6

: Il

pro

gett

o p

ilo

ta

6. Il progetto pilota

Come potrebbe essere finanziato il nuovo HSRM di Taranto? - Il progetto “Ospedale San Raffaele del Mediterraneo” (HSRM) - Strumenti di realizzazione e fonti di finanziamento - L’appalto con JESSICA - Strutture alternative: leasing vs project financing - Costruzione e finanziamento dell’opera in leasing - Confronto appalto vs leasing - L’intervento di JESSICA nella struttura leasing - Analisi comparata degli strumenti di realizzazione - In sintesi

Ospedale San Raffaele

del Mediterraneo di Taranto

Cap

ito

lo 6

: Il

pro

gett

o p

ilo

ta

L’attivazione di un FSU dedicato alle strutture sanitarie nel caso della Regione Puglia potrebbe essere facilmente promosso dal lancio del progetto pilota “Ospedale San Raffaele del Mediterraneo” nella città di Taranto. L’idea del progetto “Ospedale San Raffaele del Mediterraneo” di Taranto risale al 2007 quando, a seguito di incontri intervenuti tra i rappresentanti istituzionali della Regione Puglia e la Fondazione “Centro San Raffaele del Monte Tabor” di Milano, quest’ultima ha trasmesso alla Regione un progetto di sperimentazione gestionale denominata “Nuovo Ospedale di Taranto”.

Obiettivi La realizzazione del nuovo Ospedale San Raffaele del Mediterraneo a Taranto risponde a tre esigenze fondamentali:

- sostituire il principale ospedale della ASL di Taranto (SS Annunziata) che risulta essere una struttura ormai obsoleta;

- riqualificare e potenziare l’attività ospedaliera erogata, promuovendo la ricerca scientifica e la formazione in ambito sanitario, raccordandosi con il sistema universitario pugliese;

- arginare il crescente flusso di mobilità passiva che ha raggiunto nel 2007 la cifra di 133 milioni di euro tra attività ospedaliera e prestazioni specialistiche di diagnosi e cura.

Si tratta, in sintesi, di un progetto che mira a realizzare una struttura ospedaliera in grado di garantire standard architettonici, gestionali ed organizzativi di eccellenza e di coniugare, allo stesso tempo, le attività di assistenza clinica, di ricerca scientifica e di formazione in ambito sanitario in un unico complesso infrastrutturale.

Attinenza con la dimensione dello sviluppo urbano Oltre a riqualificare e razionalizzare la rete ospedaliera della Regione Puglia, la realizzazione dell’Ospedale San Raffaele del Mediterraneo inciderebbe sullo sviluppo della città di Taranto sotto un duplice profilo:

- si liberebbero immobili oggi destinati ad ospitare i servizi ospedalieri - l’Ospedale SS Annunziata, localizzato nel centro storico (Quartiere Borgo) verrebbe dismesso e sarebbe da valutare la riqualificazione dello stesso presidio S. G. Moscati, secondo una logica integrata con il futuro polo di eccellenza;

- si realizzerebbe il nuovo complesso ospedaliero San Raffaele del Mediterraneo all’esterno della cinta urbana, in un’area compresa all’interno del Quartiere Paolo VI, noto per il suo attuale degrado.

Un FSU dedicato alle strutture sanitarie e lanciato per finanziare il progetto-pilota Ospedale San Raffaele del Mediterraneo potrebbe promuovere sia il risanamento di un quartiere periferico degradato come il Quartiere Paolo VI - promuovendo lo sviluppo di nuove attività e servizi nell’area - sia la riqualificazione del centro storico di Taranto - recuperando e valorizzando le strutture oggi occupate dall’Ospedale SS Annunziata.

Futuro Ospedale S. Raffaele del Mediterraneo

Attuale Ospedale SS Annunziata

Quartiere Paolo VI

Quartiere Borgo

Attuale presidio S. G. Moscati

Fonte: Elaborazione CERTeT su cartina www.re-set.it

6.1 Il progetto “Ospedale San Raffaele del Mediterraneo” (HSRM)

Cap

ito

lo 6

: Il

pro

gett

o p

ilo

ta

…continua – il progetto “Ospedale San Raffaele del Mediterraneo” La realizzazione del progetto, basato su una collaborazione pubblico-privata, vedrebbe coinvolte, in particolare, la Regione Puglia, la Fondazione “Centro San Raffaele del Monte Tabor” di Milano, l’ASL ed il Comune di Taranto.

Motivi della delocalizzazione La scelta di realizzare il nuovo presidio ospedaliero nel Quartiere Paolo VI, delocalizzandolo rispetto alla collocazione centrale attuale dell’Ospedale SS Annunziata risponde a diverse ragioni, tra cui:

- le criticità legate all’accessibilità e alla viabilità del centro della città di Taranto;

- le difficoltà di adattare il presidio ospedaliero esistente alle esigenze di un polo di eccellenza;

- i maggiori costi di ristrutturazione della struttura esistente rispetto alla costruzione ex novo;

- le difficoltà di provvedere alla ristrutturazione senza pregiudicare la continuità dell’assistenza;

- la necessità di progettare il complesso ospedaliero di eccellenza in conformità ai più aggiornati indirizzi di edilizia sanitaria.

La riqualificazione del Quartiere Paolo VI promossa dalla realizzazione del nuovo Ospedale, d’altra parte, potrebbe ricevere ulteriore impulso dallo sviluppo del Polo Scientifico Tecnologico “Magna Grecia” all’interno dello stesso quartiere di Taranto (cfr pag. 52). Il progetto del Polo Scientifico Tecnologico – che, pur esulando dalle finalità del presente studio, presenta elementi di JESSICAbilità – potrebbe sviluppare importanti sinergie con il complesso ospedaliero San Raffaele del Mediterraneo, rispondendo ad un ampio disegno di riqualificazione dell’area, in grado di migliorare accessibilità e condizioni ambientali/sociali, attirando il potenziale interesse di investitori privati.

Partner coinvolti nella realizzazione dell’opera Per la realizzazione del nuovo ospedale di Taranto è stato proposto uno schema di collaborazione pubblico-privato che, coerentemente con i dettami dell’art. 9 bis del D. Lgs. 502/92 e successive modifiche, prevederebbe la costituzione di una fondazione no profit di diritto privato a cui verrebbe dato il nome di “Fondazione Istituto S. Raffaele del Mediterraneo”.

A tale Fondazione sono chiamati a partecipare, in qualità di enti fondatori:

- La Regione Puglia che assolverà ai propri compiti di regolazione e programmazione con l’obiettivo di realizzare un polo ospedaliero di eccellenza, garantendo al nascente soggetto l’accesso agli eventuali programmi di finanziamento pubblico;

- L’ASL di Taranto che conferirà alla Fondazione le attività dei due presidi ospedalieri SS. Annunziata e S. G. Moscati - verranno valutate a tal fine le rispettive risorse (tecnologiche, umane, strutturali) ai fini di un loro conveniente utilizzo nel futuro nuovo presidio;

- Il partner privato – IRCSS “Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor” di Milano che metterà a disposizione le competenze gestionali e professionali già maturate in analoghi contesti, apportando il proprio know-how in ambito clinico-assistenziale, scientifico e manageriale.

Adeguato coinvolgimento nell’iniziativa, inoltre, dovrà essere garantito al Comune di Taranto, il cui contributo è irrinunciabile, anche in riferimento alle competenze in materia urbanistica.

Cap

ito

lo 6

: Il

pro

gett

o p

ilo

ta

La scelta della combinazione ottimale strumento contrattuale/fonti di finanziamento del progetto dovrà essere effettuata sulla base di un’analisi comparata costi/benefici delle possibili alternative, avuto riguardo delle fonti di finanziamento effettivamente disponibili, delle specificità del progetto e della scala delle priorità del committente. Il costo complessivo dell’investimento previsto per la realizzazione dell’Ospedale San Raffaele del Mediterraneo è stimato in 135/140 milioni di euro per le opere edili ed impiantistiche e in 25/30 milioni di euro per attrezzature ed arredi. Dal punto di vista del bilancio regionale, questa iniziativa non dovrà comportare oneri in conto capitale per il bilancio della Regione Puglia e le fonti di finanziamento a tal fine utilizzabili sono classificabili in: fonti di origine pubblica e fonti di origine privata. In linea di principio, gli strumenti contrattuali potenzialmente utilizzabili per la realizzazione della nuova struttura ospedaliera e in cui le risorse di origine sia pubblica che privata potrebbero confluire sono:

Il dettaglio della loro possibile applicazione al caso in oggetto è rimandato alle pagine seguenti. Si intende qui precisare, invece, che la scelta dello strumento finanziario da utilizzare dovrebbe essere guidato da principi quali:

il miglioramento quantitativo e qualitativo dei servizi erogati alla collettività in risposta ai bisogni pubblici espressi dalla stessa;

la minimizzazione dei costi complessivi (costi di realizzazione, costi per il reperimento della disponibilità finanziaria, costi di gestione della struttura, ecc.) che la collettività dovrà sostenere per la disponibilità della nuova struttura.

La scelta della struttura finanziaria dell’operazione dovrà tenere conto, quindi, di vincoli quali:

la limitata disponibilità di fonti di finanziamento pubbliche e, nell’attuale situazione di mercato, private;

le esigenze di bilancio della Pubblica Amministrazione (P.A.); talune considerazioni di carattere operativo connesse alle

caratteristiche industriali dello specifico progetto - sperimentazione PPP con Ospedale San Raffaele del Mediterraneo (HSRM);

gli altri vincoli rappresentati da tempistica di realizzazione, natura ed entità dei rischi che la P.A. è disponibile ad accollarsi ovvero intende trasferire.

Le principali variabili strutturali/strategiche da considerare saranno:

‐ la sperimentazione pubblico-privata: benefici e vincoli; ‐ quali rischi si vogliono trasferire o viceversa mantenere in capo

alla P.A.? ‐ quali sono i vincoli di tempistica? ‐ quale ordine di priorità è assegnato al progetto nel contesto degli

interventi regionali in campo sanitario? ‐ è interesse della P.A. dotarsi di strumenti permanenti per la

valorizzazione del patrimonio urbano?

Le principali variabili finanziarie da considerare, invece, saranno: ‐ entità delle sovvenzioni reperibili a finanziamento dell’opera; ‐ valore delle strutture ospedaliere da dismettere; ‐ reperibilità di altri fondi pubblici (FESR) da destinare a

finanziamento dell’opera; ‐ ammontare del canone annuo “sostenibile” dalla nuova struttura

ospedaliera; ‐ “recuperabilità di parte dei fondi pubblici da destinare a

finanziamento di altre opere.

Queste considerazioni dovranno, quindi, guidare la Regione Puglia a scegliere lo strumento finanziario che meglio si adatta a finanziare il progetto in oggetto.

6.2 Strumenti di realizzazione e fonti di finanziamento

- l’appalto - il project financing - il leasing

Cap

ito

lo 6

: Il

pro

gett

o p

ilo

ta

Assumendo che il finanziamento della costruzione della nuova struttura ospedaliera non debba generare nuovo debito in capo alla Regione, la struttura contrattuale dell’appalto sarebbe percorribile solamente nell’ipotesi in cui la realizzazione del progetto potesse essere integralmente finanziata attraverso fondi di origine pubblica. Qualora le risorse aventi natura di sovvenzione (di origine regionale o diversa) non fossero sufficienti a coprire l’intero fabbisogno, Jessica potrebbe essere lo strumento capace di “attivare” risorse comunitarie e governative addizionali che andrebbero ad incrementare la dotazione di fondi pubblici destinati a finanziare l’opera. Tali risorse addizionali destinate a finanziare il nuovo ospedale di Taranto verrebbero solo temporaneamente sottratte al finanziamento di altre opere, dato che lo strumento Jessica prevede un obbligo di restituzione dei fondi “prestati” al progetto. Completato il periodo di costruzione dell’ospedale, pertanto, le “risorse pubbliche Jessica” tornerebbero gradualmente nella disponibilità dell’Autorità di Gestione per essere utilizzate nuovamente (a titolo di prestito secondo lo schema Jessica o a fondo perduto) per finanziare nuovi interventi su infrastrutture ospedaliere e socio-assistenziali regionali.

Schema periodo di costruzione

Esemplificazione numerica

Durante il periodo di costruzione dell’opera, i fondi disponibili (sovvenzioni e fondi strutturali) verrebbero impiegati dalla Fondazione Istituto San Raffaele del Mediterraneo (HSRM) per corrispondere i SAL (Stato Avanzamento Lavori) al costruttore. Parte del costo di realizzazione dell’opera verrebbe coperta tramite la dismissione delle strutture ospedaliere esistenti una volta che la nuova struttura sarà entrata in funzione.

Costo di realizzazione dell’opera: € 187,3 mln, oltre IVA (12% aliquota media) Fabbisogno totale: € 209,8 mln Fabbisogno Residuo = Costo totale – Sovvenzioni Disponibili (fondi addizionali da attivare via Jessica per coprire integralmente il fabbisogno) Nel caso di implementazione di Jessica, la quota regionale dei fondi strutturali potrebbe essere sostituita dal “conferimento in natura” delle strutture ospedaliere esistenti (con conseguente risparmio di oneri finanziari per la Regione).

6.3 L’appalto con JESSICA

Cap

ito

lo 6

: Il

pro

gett

o p

ilo

ta

…continua – l’appalto con JESSICA

Esemplificazione numerica (segue)

L’ammontare delle sovvenzioni disponibili incide sul fabbisogno residuo di risorse necessarie a realizzare l’investimento e, di conseguenza, sulla quota di cofinanziamento che la Regione deve reperire (in rosso si indica l’esemplificazione numerica della pagina precedente):

Flussi di cassa post-costruzione dell’opera

- Qualora il valore di conferimento delle strutture ospedaliere esistenti non fosse sufficiente ad attivare risorse pari al fabbisogno residuo (= costo totale – sovvenzioni), la differenza dovrebbe essere coperta da altre fonti del bilancio regionale. - Qualora viceversa i fondi attivati via Jessica superassero il fabbisogno residuo, l’eccedenza sarebbe destinabile a finanziare altri progetti, sempre attraverso lo strumento Jessica.

Negli anni successivi il completamento dell’opera la Fondazione HSRM dovrebbe rimborsare al fondo di sviluppo urbano (FSU) il finanziamento (a tasso zero) ricevuto in quote annuali costanti su un orizzonte temporale da definire in funzione della capacità di generare cassa della nuova struttura ospedaliera. La tabella a lato illustra quale dovrebbe essere la “rata” annuale in funzione dell’ammontare dei fondi strutturali “attivati” con Jessica e della durata del periodo di rimborso.

Cap

ito

lo 6

: Il

pro

gett

o p

ilo

ta

…continua – l’appalto con JESSICA

Considerazioni conclusive

…è tuttavia necessario considerare che…

− La stazione appaltante ha l’onere di svolgere tutte le attività propedeutiche alla realizzazione dell’opera tramite più gare di appalto ex D.Lgs. 163/06 per l’attività di progettazione esecutiva, costruzione, fornitura attrezzature, manutenzione, ecc. con l’onere di gestire nel tempo i rapporti con i singoli fornitori;

− Lo strumento contrattuale dell’appalto fa si che ricadano sulla stazione appaltante tutti i rischi connessi all’esecuzione dell’opera (incrementi di costi, allungamento tempistiche, ecc.);

− Da un punto di vista fiscale, i servizi di assistenza e manutenzione sarebbero soggetti ad aliquota IVA del 20% anziché del 10%.

La struttura contrattuale dell’appalto è percorribile a condizione che vi sia integrale copertura del costo dell’opera con fondi pubblici, assumendo vincoli che impongano di non ricorrere a debito. JESSICA è lo strumento che può attivare le risorse pubbliche addizionali necessarie a colmare il “gap” fra costo totale dell’opera e contributi a fondo perduto disponibili. Il ricorso integrale a fondi pubblici contribuisce a contenere il costo complessivo dell’opera contenendo gli oneri finanziari (si manifestano nel solo periodo di costruzione).

Cap

ito

lo 6

: Il

pro

gett

o p

ilo

ta

Qualora i fondi pubblici disponibili per finanziare il progetto non fossero sufficienti o l’AdG ritenesse opportuno contenere entro un certo ammontare la quota di fondi pubblici destinati al nuovo ospedale, si renderebbe necessario ricorrere a strutture contrattuali diverse dall’appalto, in grado di “portare in dote” fondi privati. Queste strutture contrattuali sono, tipicamente, il leasing immobiliare in costruendo ed il project financing. In generale, il parziale ricorso a fonti di finanziamento private determina un incremento del costo complessivo dell’opera vista la necessità di remunerare i finanziatori e, nel caso del project financing (PF), gli investitori equity. D’altra parte, strutture contrattuali quali leasing e PF consentono di trasferire a soggetti terzi taluni rischi connessi alla realizzazione dell’opera che altrimenti ricadrebbero sulla stazione appaltante. Inoltre, come di seguito meglio esposto, l’implementazione di Jessica è compatibile anche con queste strutture contrattuali e potrebbe mitigare sensibilmente il maggiore costo derivante dal ricorso a fonti di finanziamento private.

Elementi di confronto

Leasing immobiliare in costruendo vs PF

Struttura contrattuale

Più complessa nel caso del PF perché essa deve coniugare le esigenze di una pluralità di soggetti - i cui interessi possono essere divergenti - e garantire una equa allocazione dei rischi fra gli stessi.

Procedura

I tempi di esperimento sono generalmente più lunghi nel caso del PF, con conseguente incremento dei costi diretti (costruzione/gestione nuova struttura) e indiretti (permanenza funzionamento vecchia struttura).

Comparabilità proposte

Le caratteristiche economico-finanziarie del PF rendono più complesso il confronto delle diverse proposte; nel leasing il principale parametro di riferimento è l’ammontare del canone di leasing, onnicomprensivo.

Costi I costi del PF sono generalmente superiori considerata

l’incidenza di taluni costi iniziali - quali i costi di costituzione e gestione della SPV, le commissioni di arrangement e advisory - e il rendimento atteso più elevato usualmente richiesto dagli investitori equity rispetto alla remunerazione della società di leasing.

Allocazione dei rischi

Se ben strutturato, il leasing consente un sostanziale trasferimento dei rischi di performance (costi e tempi di costruzione in primis) alla società di leasing che a sua volta li trasferirà al costruttore e agli altri fornitori di beni e servizi (ad es. assicurazioni) sia nel periodo di costruzione che nel periodo di locazione della struttura.

Orizzonte temporale

La concessione ha tipicamente una durata molto lunga (25/30 anni) non modificabile. L’instaurazione di rapporti contrattuali di lungo periodo comporta il rischio di creare rapporti sbilanciati vincolanti in favore del concessionario che trae una remunerazione elevata a fronte dell’assunzione di rischi limitati. Il leasing, invece, permette la possibilità di rifinanziamento durante la locazione, di rimborso parziale anticipato dei canoni e di riscatto anticipato dell’immobile.

Flussi di cassa

La società di leasing è potenzialmente in grado di finanziare integralmente l’opera nel periodo di costruzione: l’esborso da parte del locatario potrebbe avere luogo nel solo periodo di locazione. Il PF per opere “fredde” quali gli ospedali, invece, non può prescindere dalla corresponsione del contributo pubblico nel corso del periodo di costruzione.

Pubblico-privato

La pluralità di soggetti presenti nella sperimentazione pubblico-privato in oggetto potrebbe comportare difficoltà di “integrazione” nel PF, con allungamento di tempi, rischi di contenzioso e incremento dei costi.

Sulla base delle analisi condotte e avuto riguardo delle specificità del progetto, si ritiene che lo strumento del leasing immobiliare in costruendo possa essere preferibile al project financing:

6.4 Strutture alternative: leasing vs project financing

Cap

ito

lo 6

: Il

pro

gett

o p

ilo

ta

…continua – strutture alternative leasing vs project financing

Cap

ito

lo 6

: Il

pro

gett

o p

ilo

ta

Poiché l’opzione leasing è apparsa preferibile allo schema del project finance, si procede ad individuare ora quale sarebbe il meccanismo di funzionamento dello schema leasing in costruendo.

Struttura dell’operazione – fase 1

Struttura dell’operazione – fase 2

1 - Gara: viene bandita una gara sulla base di un progetto preliminare per la costruzione della nuova struttura ospedaliera da realizzare attraverso un leasing immobiliare in costruendo ex art. 160-bis del CCP; 2 – Diritto di superficie: : ai sensi dell’art. 160 bis, comma 4-quater “L’opera oggetto del contratto di locazione finanziaria (…) l’opera può essere realizzata su area nella disponibilità dell’aggiudicatario”. Alla società di leasing viene generalmente riconosciuto un diritto di superficie per la realizzazione dell’opera. La società di leasing diviene pertanto proprietaria dell’opera sino all’esercizio del diritto di riscatto da parte del locatario. 3 - Contratto di leasing: la fondazione HSRM sottoscrive il contratto di leasing con la società di leasing.

4 – Finanziamento attività di costruzione: nel corso del periodo di costruzione dell’opera la società di leasing finanzia l’attività di realizzazione tramite proprie risorse. 5 - Impiego fondi pubblici: le sovvenzioni disponibili e i proventi derivanti dalla dismissione delle strutture ospedaliere esistenti potranno essere utilizzati al termine del periodo di costruzione costituendo l’”anticipo” del contratto di leasing ed abbattendo così l’ammontare del canone periodico dovuto nel corso del periodo di locazione. 6 - Periodo di locazione: ai sensi del contratto di leasing, per l’intero periodo di locazione, HSRM corrisponderà alla società di leasing un canone di importo fisso. L’ammontare del canone di leasing sarà onnicomprensivo dei costi di gestione della struttura ospedaliera (manutenzione, assicurazione, ecc.) che saranno a carico della società di leasing proprietaria dell’immobile. 7 - Durata del contratto e riscatto: La durata del contratto sarà stabilita tenuto conto dell’obsolescenza tecnica del bene. Alla scadenza del contratto, il locatario acquisirà la proprietà dell’opera tramite l’esercizio del diritto di riscatto.

6.5 Costruzione e finanziamento dell’opera in leasing

Cap

ito

lo 6

: Il

pro

gett

o p

ilo

ta

…continua – costruzione e finanziamento dell’opera in leasing

Esemplificazione numerica

Costo di realizzazione dell’opera: € 187,3 mln, di cui: ‐ € 178,4 mln costo di costruzione “puro” ‐ € 8,9 mln oneri finanziari

[ipotizzando che la società di leasing si finanzi ad un tasso annuo del 3,5% per un importo medio di € 85 mln nel periodo di costruzione della struttura ospedaliera, 3 anni].

Gli oneri finanziari “impliciti” sostenuti nel periodo di costruzione sono stati separatamente evidenziati al fine di illustrare successivamente l’impatto che Jessica può avere sui medesimi. Fonti di finanziamento:

‐ Fondi pubblici disponibili nella forma di sovvenzioni e proventi derivanti dalla dismissione delle strutture ospedaliere esistenti: € 100 mln. [Questi fondi verrebbero impiegati quali “anticipo” del contratto di leasing, andando pertanto ad abbattere la quota del costo totale da finanziare tramite i canoni durante il periodo di locazione].

‐ La parte del costo di realizzazione dell’opera non coperta dalle due fonti di cui sopra sarà finanziata dal contratto di leasing, che avrà un valore nominale pari ad € 98 mln.

- Ipotesi condizioni contratto di leasing

- Analisi di sensitività

La tabella di seguito illustrata mostra come, a parità di altre condizioni, possa variare l’ammontare del canone di leasing in funzione di due parametri quali:

- l’ammontare dei contributi pubblici disponibili (sovvenzioni + proventi derivanti dalla dismissione delle strutture ospedaliere esistenti);

- la durata del periodo di locazione.

Valore nominale del contratto di leasing

€ 98 mln

Durata locazione 20 anni

Tasso di interesse contratto di leasing

6%, ipotizzando:

- tasso IRS 10 anni pari al 3,50%, maggiorato di

- spread di 1,30% costo della raccolta e altri costi della società di leasing, e

- 1,20% margine di interesse

Importo riscatto Zero, per semplicità

Importo annuo CANONE DI LEASING

€ 9,6 mln (pari a € 9,1 mln oltre IVA al 12%) con un esborso complessivo di € 191,5 mln in 20 anni suddivisi pertanto come:

- € 98 in linea capitale (€ 4,9 mln medi p.a.)

- € 20,5 mln a titolo di IVA (€ 1 mln medi p.a.)

- € 72,9 mln di oneri finanziari (€ 3,6 mln p.a.)

Cap

ito

lo 6

: Il

pro

gett

o p

ilo

ta

Dal momento che l’opzione del project financing appare, nel caso in oggetto, meno opportuna del leasing immobiliare – per le ragioni illustrate nel par. 6.2.2 – le alternative da considerare sembrano limitarsi alle opzioni appalto e leasing in costruendo.

Elementi di confronto Riepilogando le principali caratteristiche emerse nei paragrafi precedenti, in modo da mettere in luce le differenze esistenti nei diversi strumenti contrattuali e scegliere la modalità più opportuna per finanziare l’Ospedale San Raffaele del Mediterraneo, si può rilevare che:

6.6 Confronto appalto vs leasing

Cap

ito

lo 6

: Il

pro

gett

o p

ilo

ta

…continua - confronto: appalto vs leasing Confrontando, invece, i due schemi contrattuali sulla base delle esemplificazioni numeriche realizzate nelle pagine precedenti, emerge chiaramente che l’opzione dell’appalto appare molto più onerosa per la Regione Puglia rispetto allo schema del leasing “puro” – cioè senza JESSICA – nel periodo di costruzione dell’opera.

In fase di gestione, invece, il vantaggio di ricorrere all’appalto con JESSICA sarebbe legato all’assenza di costi di finanziamento [ipotizzando che le risorse pubbliche investite nell’FSU siano rimborsate a tasso zero], alla conseguente assenza di oneri finanziari e, soprattutto, al recupero delle risorse pubbliche investite nell’FSU a fine periodo. La strada dell’appalto con JESSICA, tuttavia, appare percorribile solo qualora i fondi pubblici disponibili coprano l’intero costo dell’opera – altrimenti la Regione dovrebbe ricorrere a nuovo indebitamento. E’ interessante, allora, esaminare come lo schema del leasing cambierebbe introducendovi l’elemento JESSICA, unendo, così, i vantaggi del primo (minore esborso di risorse pubbliche e, in particolare, in fase di costruzione) con quelli del secondo (finanziamento a tasso zero, recupero di risorse e abbattimento del canone).

Cap

ito

lo 6

: Il

pro

gett

o p

ilo

ta

Introducendo l’elemento JESSICA nello schema del leasing in costruendo, appare evidente che essa contribuirebbe a ridurre significativamente il costo complessivo dell’opera perché andrebbe a finanziare la società di leasing a tasso zero. La società di leasing, infatti, si qualificherebbe quale veicolo di progetto finanziabile dal Fondo di Sviluppo Urbano e sarebbe legata da un contratto di leasing immobiliare alla Fondazione “Istituto San Raffaele del Mediterraneo” (HSRM).

Fase di locazione Durante il periodo di locazione HSRM corrisponderebbe alla società di leasing il canone di locazione, mentre la società di leasing rimborserebbe al FSU il finanziamento ricevuto:

I vantaggi per il locatario si manifestano sotto due forme:

- Minore costo di realizzazione dell’opera perché la società di leasing può finanziare parte del proprio fabbisogno durante il periodo di costruzione con fonti a tasso zero:

6.7 L’intervento di JESSICA nella struttura leasing

- Minore canone di locazione (cfr. esemplificazione numerica nella pagina seguente); - Possibilità di recuperare alla fine del periodo di costruzione le risorse JESSICA destinate a finanziare la società di leasing andando a “scontare” il credito vantato dall’FSU nei confronti di quest’ultima, recuperando così ricorse da poter destinare al finanziamento di altri progetti.

Cap

ito

lo 6

: Il

pro

gett

o p

ilo

ta

…continua – l’intervento di JESSICA nella struttura leasing

Esemplificazione numerica

Costo totale di costruzione (IVA esclusa): € 183,9 mln (vs € 187,3 dell’appalto e del leasing “puro”)

Contratto di leasing - dati principali: Anticipo: € 100 mln (finanziato con le sovvenzioni ed i proventi dismissione strutture esistenti), copre € 89,3 mln + IVA del costo dell’opera.

Residuo da finanziare (valore nominale contratto di leasing): € 94,6 mln (vs € 98 mln del leasing “puro”)

Durata locazione: 20 anni, come negli esempi precedenti

Canone annuale: € 6,8 mln (vs € 9,6 mln del leasing “puro” ed € 5,5 mln dell’appalto), di cui € 3,4 mln rientrano annualmente nella disponibilità dell’AdG via rimborso finanziamento leasing (quindi l’esborso “netto” è di € (6,8 – 3,4) = € 3,4 mln).

Esborso totale durante periodo di locazione: € 136,6 mln (€ 6,8 mln x 20 anni) di cui:

• € 94,6 a titolo di capitale (€ 4,7 mln di per anno in media)

• € 14,6 mln a titolo di IVA (€ 0,7 mln di per anno in media)

• € 27,4 mln a titolo di oneri finanziari (€ 1,4 mln di per anno in media)

Alla luce di questa simulazione, appare evidente che l’introduzione di JESSICA comporterebbe per l’Amministrazione regionale una sensibile riduzione del canone di locazione da corrispondere alla società di leasing. L’opzione del leasing con JESSICA, quindi, sintetizza i vantaggi del leasing “puro” (minore esborso di risorse pubbliche in fase di costruzione rispetto all’appalto) con quelli portati dall’elemento JESSICA (finanziamento a tasso zero, recupero di risorse a fine periodo e abbattimento del canone di locazione).

Cap

ito

lo 6

: Il

pro

gett

o p

ilo

ta

Riepilogando le considerazioni svolte nel presente capitolo in merito ai possibili strumenti di realizzazione e alle relative fonti di finanziamento attivabili per il progetto Ospedale San Raffaele del Mediterraneo, è possibile effettuare le seguenti, puntuali, osservazioni:

La complessità rilevata nel caso dell’opzione project financing – soprattutto in termini di struttura contrattuale, tempi di esperimento, costi e allocazione dei rischi – ha portato a concentrare l’attenzione sugli altri due schemi: appalto e leasing. In entrambi i casi, l’attivazione di uno strumento JESSICA consentirebbe all’Amministrazione Regionale di ridurre i costi di realizzazione dell’opera e, soprattutto, di avere nuove risorse disponibili alla fine del periodo, utili per investire in nuovi progetti di sviluppo urbano.

6.8 Analisi comparata degli strumenti di realizzazione

Cap

ito

lo 6

: Il

pro

gett

o p

ilo

ta

…continua – analisi comparata degli strumenti di realizzazione Questi gli ulteriori elementi di confronto da valutare:

Lo schema del leasing in costruendo sembra essere l’opzione più adeguata alla luce delle esigenze della Regione (non genera ulteriore debito in capo all’Amministrazione, può consentire un sostanziale trasferimento dei rischi di performance alla società di leasing, non richiede tendenzialmente esborsi all’Amministrazione in fase di costruzione e il canone è onnicomprensivo).

Cap

ito

lo 6

: Il

pro

gett

o p

ilo

ta

…continua – analisi comparata degli strumenti di realizzazione Infine, dalle esemplificazioni numeriche elaborate nel corso del capitolo è emerso che:

La scelta finale dello schema contrattuale a cui ricorrere per realizzare il nuovo complesso ospedaliero spetterà certamente all’Amministrazione Regionale, ma è utile evidenziare che:

L’appalto è la soluzione percorribile assumendo che i fondi pubblici reperibili a finanziamento dell’opera coprano l’intero costo e che non vi sia possibilità/volontà di ricorrere all’indebitamento; L’implementazione di JESSICA potrebbe consentire di “attivare” fondi pubblici addizionali per colmare il “gap” fra costo totale dell’opera e sovvenzioni disponibili, evitando così il ricorso al funding privato oneroso;

Ragioni di necessità ovvero di opportunità potrebbero suggerire il ricorso parziale a fondi privati coniugando così lato “industriale” e “finanziario” del progetto: il leasing immobiliare in costruendo appare più adatto rispetto al project financing;

Il ricorso a finanziatori privati aumenta il costo complessivo dell’opera, tuttavia, l’adozione di JESSICA consentirebbe di ottenere notevoli risparmi in termini di oneri finanziari e la possibilità di recuperare anticipatamente fondi pubblici da destinare al finanziamento di altre opere.

Cap

ito

lo 6

: Il

pro

gett

o p

ilo

ta

In sintesi

Alla luce dell’analisi svolta, si può concludere che: - La realizzazione del nuovo ospedale di Taranto – Ospedale San Raffaele del Mediterraneo – potrebbe costituire, per importo del progetto ed attinenza con la dimensione dello sviluppo urbano, un progetto pilota chiave in grado di lanciare un Fondo di Sviluppo Urbano di tipo JESSICA nella Regione Puglia. - Tale progetto risulta essere “JESSICAbile” perché, oltre a poter generare periodici flussi di cassa in grado di rialimentare il FSU, esso inciderebbe sullo sviluppo urbano di Taranto sotto un duplice profilo: si liberebbero gli immobili oggi destinati ad ospitare i servizi ospedalieri (in particolare l’ospedale SS Annunziata, collocato nel quartiere centrale del Borgo di Taranto) e si realizzerebbe il nuovo complesso ospedaliero all’esterno della cinta urbana, in un’area compresa all’interno del Quartiere Paolo VI, noto per il suo attuale degrado. - Il progetto Ospedale San Raffaele del Mediterraneo, quindi, potrebbe essere facilmente inserito in un Piano Integrato per lo sviluppo urbano sostenibile, rispondendo ad un disegno più ampio di riqualificazione del Quartiere Paolo VI, in grado di migliorarne accessibilità e servizi, attraendo anche l’attenzione di investitori privati. Interessanti sinergie, inoltre, potrebbero essere sviluppate dalla realizzazione, nello stesso quartiere, del Polo Scientifico Tecnologico “Magna Grecia”, progetto anch’esso potenzialmente “JESSICAbile”. - Un FSU di tipo JESSICA, nell’ambito della città di Taranto, potrebbe essere dunque utilizzato sia per finanziare la realizzazione del nuovo ospedale, sia per valorizzare e riqualificare le strutture ospedaliere obsolete che saranno dismesse, sia per finanziare altri progetti coerenti con lo sviluppo urbano sostenibile che rispondano ai requisiti di ammissibilità JESSICA. - Come richiesto dai servizi dell’Amministrazione Regionale Pugliese, l’attenzione del presente studio è stata focalizzata sul solo progetto Ospedale San Raffaele del Mediterraneo e, alla luce delle caratteristiche del progetto e degli strumenti/fonti di finanziamento attualmente disponibili, è emerso che grande vantaggio potrebbe nascere dal ricorso a strumenti di tipo JESSICA. - I tre principali strumenti contrattuali che potrebbero essere utilizzati per la realizzazione del nuovo ospedale sono: l’appalto, il leasing immobiliare in costruendo ed il project financing. Avendo ritenuto quest’ultimo troppo complesso e oneroso, l’attenzione si è concentrata prima sull’appalto e poi sul leasing, entrambi compatibili con l’attivazione di un FSU di tipo JESSICA. - La prima opzione (l’appalto) è percorribile qualora i fondi pubblici reperibili siano sufficienti a coprire l’intero costo della struttura (l’Amministrazione Regionale, in caso contrario, dovrebbe ricorrere a nuovo indebitamento, con conseguente impatto sul bilancio). In questo schema, l’attivazione di un FSU consentirebbe alla Regione di avere risorse finanziarie disponibili al termine del periodo di investimento da utilizzare per promuovere nuovi progetti, grazie alle rate che la Fondazione Istituto San Raffaele del Mediterraneo corrisponderebbe annualmente all’FSU (su un orizzonte temporale da definire, ma che si può considerare di circa vent’anni). - La seconda opzione (il leasing) appare preferibile alla prima qualora si debba ricorrere al finanziamento privato perché consente un sostanziale trasferimento dei rischi di performance alla società di leasing, non genera ulteriore debito per la Regione (i canoni di leasing rientrano tra le spese correnti) ed il canone è onnicomprensivo. In questo schema, l’attivazione di JESSICA consentirebbe alla Regione di ottenere un canone di leasing più basso (rispetto all’opzione leasing senza JESSICA) e di recuperare, al termine del periodo, le risorse investite.

Cap

ito

lo 7

: P

rin

cip

ali

ris

ult

ati

e c

on

clu

sio

ni

7. Principali risultati e conclusioni

Cap

ito

lo 7

: P

rin

cip

ali

ris

ult

ati

e c

on

clu

sio

ni

Principali risultati emersi Lo studio preparatorio realizzato ha messo in luce che l’applicazione degli strumenti finanziari di tipo JESSICA al contesto della Regione Puglia appare particolarmente coerente e conveniente. Il PO FESR ha una dimensione urbana molto forte, trasversale a tutti gli Assi Prioritari, ed i principali Programmi/Piani Integrati promossi a livello regionale costituiscono un serbatoio di progetti a cui si potrebbe facilmente attingere per lanciare l’Iniziativa. In particolare, se molteplici appaiono le possibilità di implementazione dell’Iniziativa, specifico interesse è stato espresso dalla Regione Puglia nel verificare la possibilità di utilizzare gli strumenti JESSICA a sostegno del progetto “Ospedale San Raffaele del Mediterraneo” di Taranto. Di conseguenza, quest’ultimo è stato analizzato come progetto pilota e l’attenzione è stata focalizzata sulla proposta di un Fondo di sviluppo urbano dedicato alla razionalizzazione dei servizi sanitari e socio-assistenziali presenti nelle aree urbane della Regione. Riprendendo lo schema proposto nel capitolo 2, pag. 29, emerge che:

1. La costituzione di tale FSU potrebbe attingere alle risorse contenute nell’Asse III del PO FESR 2007-2013 che promuove l’integrazione delle politiche di inclusione e di tutela della salute con le politiche di sviluppo e riqualificazione urbana (cfr. pag. 84). In alternativa, potrebbe essere valutata la possibilità di attingere alle risorse contenute nell’Asse VII - “Competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani” - essendo questo l’Asse prioritario più coerente a finanziare progetti di sviluppo urbano, nonché quello in cui la Regione ha espresso l’intenzione di utilizzare JESSICA.

1 2

3

GLI INTERVENTI RELATIVI ALLA RAZIONALIZZAZIONE DEI

SERVIZI SANITARI E SOCIO-ASSISTENZIALI NELLA REGIONE

PUGLIA SONO POTENZIALMENTE “JESSICABILI”. UN FONDO DEDICATO A FINANZIARE QUESTI INTERVENTI PUO’ ASSUMERE LA FORMA DI FSU DI TIPO JESSICA.

2. Gli interventi di razionalizzazione dei servizi sanitari e socio-sanitari in oggetto potrebbero essere inseriti in un Piano Integrato per lo sviluppo urbano sostenibile. In particolare, il recupero e la valorizzazione delle strutture ospedaliere obsolete oggi in funzione [spesso localizzate nei centri storici] e la realizzazione di nuove strutture in aree o quartieri periferici/degradati/abbandonati/soggetti a declino, sono interventi coerenti con lo sviluppo urbano sostenibile ed integrato promosso dall’Iniziativa JESSICA.

3. Questi interventi, se opportunamente costruiti, possono essere “rimborsabili” Flussi di cassa positivi e periodici potrebbero essere generati dalla realizzazione e gestione di nuove strutture ospedaliere, anche grazie agli eventuali servizi accessori che potrebbero sorgere accanto all’infrastruttura principale.

Cap

ito

lo 7

: P

rin

cip

ali

ris

ult

ati

e c

on

clu

sio

ni

Principali risultati emersi La realizzazione del nuovo ospedale San Raffaele del Mediterraneo di Taranto potrebbe costituire, per importo del progetto ed attinenza con la dimensione dello sviluppo urbano, il progetto pilota in grado di lanciare un Fondo di Sviluppo Urbano di tipo JESSICA nella Regione Puglia. Tale progetto, infatti:

1. Potrebbe contribuire allo sviluppo urbano sostenibile ed integrato della città di Taranto, risanando un’area degradata come il Quartiere Paolo VI, migliorando accessibilità e servizi nell’area ed attraendo lo sviluppo di nuove attività. La realizzazione del nuovo ospedale appare coerente con la dimensione dello sviluppo urbano e, per il ruolo che esso potrebbe rivestire nel promuovere la riqualificazione ambientale e nel combattere l’esclusione sociale, potrebbe essere facilmente inserito in un Piano integrato per lo sviluppo urbano sostenibile. Lo stesso FSU destinato a finanziare la realizzazione del nuovo ospedale, d’altra parte, potrebbe assistere la Regione nel processo di dismissione e recupero delle strutture obsolete esistenti che attualmente ospitano i servizi ospedalieri e socio-assistenziali nella città. Ciò potrebbe contribuire a promuovere ulteriormente lo sviluppo urbano sostenibile, focalizzandosi su altre parti della città, distinte dal Quartiere Paolo VI e localizzate, tipicamente, nel centro storico.

2. Sarebbe in grado di generare periodici flussi di cassa e, se opportunamente strutturato, potrebbe ricostituire il capitale versato nel Fondo di Sviluppo Urbano. Escludendo il project financing - ritenuto troppo complesso e oneroso – i principali strumenti contrattuali che potrebbero essere utilizzati per finanziare la realizzazione del nuovo ospedale risultano essere l’appalto e il leasing immobiliare in costruendo. Entrambi gli schemi appaiono compatibili con l’attivazione di un FSU di tipo JESSICA e, in tutti e due i casi - rispetto allo scenario senza JESSICA - l’attivazione di un FSU consentirebbe alla Regione di ricostituire le risorse investite, liberando nuovi fondi da destinare a nuovi progetti al termine del periodo di investimento. L’ipotesi dell’appalto appare percorribile qualora l’Amministrazione Regionale disponga di tutte le risorse necessarie a coprire il costo dell’investimento – a meno di poter ricorrere a nuovo indebitamento. L’ipotesi del leasing, invece, appare opportuna qualora vi sia necessità di ricorrere, almeno in parte, a risorse private. In quest’ultimo caso - rispetto all’opzione senza JESSICA - l’Amministrazione potrebbe ottenere un canone di leasing più basso, contenendo l’ammontare degli oneri finanziari passivi da iscrivere a bilancio.

LA REALIZZAZIONE DEL NUOVO OSPEDALE SAN RAFFAELE DEL MEDITERRANEO DI TARANTO E’ UN PROGETTO

“JESSICABILE”. LA SCELTA DELLO SCHEMA CONTRATTUALE A CUI RICORRERE PER FINANZIARE IL PROGETTO SPETTA

ALL’AMMINISTRAZIONE REGIONALE. TUTTAVIA, QUALORA QUEST’ULTIMA NON AVESSE A DISPOSIZIONE TUTTE LE

RISORSE NECESSARIE PER FINANZIARE L’OPERA E NON POTESSE RICORRERE A NUOVO INDEBITAMENTO, L’OPZIONE MIGLIORE TRA QUELLE CONSIDERATE RISULTA ESSERE QUELLA DEL LEASING IMMOBILIARE IN

COSTRUENDO. IN TUTTE LE OPZIONI CONSIDERATE L’ATTIVAZIONE DI UN FSU DI TIPO JESSICA E’ IN GRADO DI APPORTARE

SIGNIFICATIVI VANTAGGI. IL PRINCIPALE - NONCHÉ QUELLO COMUNE A TUTTE LE OPZIONI CONSIDERATE - E’ LA

RICOSTITUZIONE DEL CAPITALE INVESTITO ALL’INTERNO DELL’FSU AL TERMINE DEL PERIODO DI INVESTIMENTO.

Cap

ito

lo 7

: P

rin

cip

ali

ris

ult

ati

e c

on

clu

sio

ni

Conclusioni Al fine di dare concreta attuazione all’Iniziativa JESSICA nella Regione Puglia e di costituire un FSU in grado di lanciare il progetto pilota Ospedale San Raffaele del Mediterraneo di Taranto è necessario che (i) alcuni chiarimenti/approfondimenti siano resi disponibili da parte dei servizi dell’Amministrazione Regionale e (ii) alcune scelte relative all’architettura dell’Iniziativa siano da essa esplicitate.

1. Richiesta di approfondimenti e chiarimenti da parte della Regione

- Ammontare di risorse disponibili nel PO FESR 2007-2013 che la Regione intende destinare alla costituzione degli strumenti finanziari di tipo JESSICA.

- Individuazione degli FSU che la Regione ritiene possano rispondere al perseguimento dei suoi obiettivi strategici e al finanziamento dei progetti che intende lanciare nel breve/medio periodo. In base alle preferenze iniziali della Regione, infatti, lo studio si è concentrato su un FSU dedicato alla razionalizzazione dei servizi sanitari e socio-assistenziali presenti sul territorio ma l’analisi complessivamente svolta ha messo in luce che altri FSU potrebbero essere costituiti per operare al servizio dell’Amministrazione (a titolo esemplificativo, cfr. pag. 82). Ulteriori analisi, dunque, potrebbero essere svolte in merito ad altri tipi di FSU.

- Eventuale indicazione di altri progetti potenzialmente “JESSICAbili” che potrebbero sorgere nelle vicinanze dell’Ospedale San Raffaele del Mediterraneo di Taranto (ad es. il Polo Scientifico-Tecnologico “Magna Grecia” nello stesso Quartiere Paolo VI della città, cfr. pag. 53) o in relazione ad altri programmi integrati promossi dalla Regione (ad es. contenuti nei Piani Strategici di Area Vasta, cfr. cap. 3).

- Indicazione dello schema contrattuale che la Regione ritiene più opportuno utilizzare per finanziare il progetto pilota (appalto/project financing/leasing immobiliare in costruendo), con l’indicazione del costo complessivo del progetto, delle risorse pubbliche disponibili e dei soggetti pubblici e privati che l’Amministrazione intende coinvolgere.

2. Scelte che dovranno essere compiute in merito all’architettura finanziaria dell’Iniziativa

- Eventuale esplicitazione del bisogno di ricorrere ad un Fondo di Partecipazione. Nel caso di un solo progetto – come esaminato in questo studio – non sembra necessario ricorrere a questo strumento poiché i costi sarebbero ragionevolmente superiori ai benefici derivanti dallo stesso. Tuttavia, qualora ulteriori progetti dovessero essere sviluppati nell’area di Taranto o a livello regionale, l’Amministrazione potrebbe valutare l’opportunità di lanciare un FP.

- Scelta del modello di applicazione dell’Iniziativa che si intende adottare in relazione all’individuazione del Fondo di Sviluppo Urbano. Come è emerso dallo studio non sembra essere presente al momento una Finanziaria Regionale che potrebbe svolgere “in house” il ruolo di FSU. Spetta dunque alla Regione scegliere se costituire il FSU come capitale separato all’interno di un Istituto Finanziario o come veicolo finanziario ad hoc. In entrambi i casi ulteriori approfondimenti potranno essere realizzati in merito ai requisiti che questi soggetti dovrebbero possedere e all’individuazione degli strumenti già presenti sul territorio o eventualmente costituiti ex novo che potrebbero svolgere la funzione di FSU. Il confronto con l’Amministrazione Regionale appare a questo punto essenziale per poter definire insieme i prossimi passi e per finalizzare al meglio il lavoro svolto fin qui.