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Amici di Brugg punta forte su alta definizione e 3D Rimini, la tecnologia al servizio della formazione: così prende forma una nuova esperienza congressuale Anno VIII Numero 6/2013 NICOLA PERRINI Poste Italiane Spa - Sped. in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. I comma I, DCB Milano Taxe Perçue ISSN 1970-7428 GRIFFIN EDITORE www.griffineditore.it VIENI A TROVARCI IN FIERA (Amici di Brugg, Rimini, 23-25 maggio) Padiglione C5 - Stand 16 Ricerca&Sviluppo Sanità e politica Fotografia digitale Dental Market

su alta definizione e 3D - DentalAcademy...del paziente. Da questo punto di vista, il suo lavoro è oggi praticamente uguale a quello di venti o trent’anni fa. Quello che disgraziatamente

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Page 1: su alta definizione e 3D - DentalAcademy...del paziente. Da questo punto di vista, il suo lavoro è oggi praticamente uguale a quello di venti o trent’anni fa. Quello che disgraziatamente

Amici di Brugg punta fortesu alta definizione e 3DRimini, la tecnologia al servizio della formazione:

così prende forma una nuova esperienza congressuale

A n n o V I I I N u m e r o 6 / 2 0 1 3

NICOLA PERRINI

Poste Italiane Spa - Sped. in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. I comma I, DCB Milano Taxe Perçue

ISSN 1970-7428GRIFFIN EDITORE

www.griffineditore.it

VIENI A TROVARCI IN FIERA (Amici di Brugg, Rimini, 23-25 maggio)

Padiglione C5 - Stand 16

Ricerca&Sviluppo

Sanità e politica

Fotografia digitale

Dental Market

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<<3 << << PRIMA PAGINA

Rilasciare le tensioni

fa bene alla clinica

EDITORIALE

Paolo [email protected]

Maggio per i dentisti italiani è il mese di Rimini e del

suo storico congresso. Anche quest’anno Amici di

Brugg apre la bella stagione con l’appuntamento più

tradizionale per gli odontoiatri, anzi per tutto il team.

Una consuetudine fortunata e imperdibile: per chi ha

una certa abitudine a frequentare il congresso rimine-

se inevitabilmente scattano meccanismi mnestici – un

neurologo parlerebbe di memoria limbica, la più antica

ed emozionale – fatti di odori (il mare, la spiaggia di

mattina, le fragranze dei primi solari), di sapori (la cu-

cina romagnola, di terra e di mare) e di suoni (le risate

e il suono aperto della bella parlata locale, così come

le musiche stordenti la sera, il vociare allegro nelle trat-

torie, e poi la mattina i più quieti trilli delle biciclette di-

rette al mare).

In un clima del genere, dedicare la giornata all’aggior-

namento professionale – che poi a Rimini è quello ve-

ro e di base – diventa un compito per nulla gravoso. E

quanti giovani ogni anno: studenti ancora o freschi di

laurea, affollano a migliaia i saloni della fiera per poi ri-

versarsi al congresso per imparare.

I giovani: non se ne è mai parlato tanto come in questi

anni di crisi. Esiste davvero un conflitto tra generazio-

ni? I giovani troveranno un lavoro soddisfacente o sa-

ranno costretti ad anni ed anni di “sala d’attesa” prima

che i colleghi più anziani, in molti casi a loro volta in dif-

ficoltà, cedano le armi per ritirarsi in pensione?

Occorre dire che recenti indagini riportano come tra

una decina d’anni sia previsto il progressivo pensiona-

mento di un numero molto importante di odontoiatri, in

particolare laureati in medicina e chirurgia, specialisti

e non, per arrivare a quello che può definirsi un anno

di svolta, il 2025, in cui addirittura è previsto il dimez-

zamento del numero dei dentisti in Italia. Ma siccome

la crisi è oggi, ed è oggi e non domani che occorre

mangiare, forse dovremo offrire ai più giovani parole

che non siano soltanto di speranza o di magra conso-

lazione. Senza colpevolizzarli troppo se si danno da fa-

re nei centri low cost: che c’è di male?, e tutto somma-

to perfino se cedono alla tentazione di laurearsi all’e-

stero per dribblare il numero chiuso. Sul quale ho sem-

pre nutrito qualche dubbio: la selezione la dovrebbero

fare non i quiz d’ingresso ma esami seri e indigesti, co-

me si usava un tempo.

È il corso di studi che seleziona, e deve farlo senza

pietà non tanto per un malinteso spirito protezionistico

nei confronti degli iscritti all’ordine, quanto piuttosto

per il paziente. Il quale di questi tempi è l’anello fragile

della catena: si cura meno d’un tempo e quindi fa me-

no prevenzione (con un certo cinismo si potrebbe dire

che “investe” sull’odontoiatra che lo curerà domani), è

frastornato da proposte di viaggi all’estero-vacanze-e-

cure-comprese, dalle allettanti profferte dei centri di-

scount (che a volte non sono neppure malaccio in

realtà), dalle minacciose prospettive di disastri oro-

buccali qualora scelga di curarsi in altri lidi. E poi l’o-

dontoiatria pubblica che un giorno sembra risorgere e

l’altro no, e le terapie che si fanno più sofisticate ma più

complesse, man mano che il conto corrente alza più in

alto il suo lamento accorato.

Che dire quindi ai neolaureati? Sono certamente l’ulti-

mo a poter avanzare proposte o profilare soluzioni.

Lascio all’Andi le indagini sul futuro occupazionale e

confido nella stoffa dei giovani: in questo dissento un

poco da quello che dice l’amico Andrea Russo, stori-

co presidente Aiso, il quale dichiara (nell’intervista di

pag. 10) che le esigenze degli studenti sono le stesse

di un tempo: io credo che siano invece più elevate e

forse, a causa dell’ansia, più impellenti e precise. E al-

lora consiglio agli studenti di tirare un respiro profondo

e di venire a Rimini, abbandonando i patemi e la crisi

e abbracciando piuttosto il sole, la spiaggia e l’aggior-

namento sicuro di Amici di Brugg.

Dottor Perrini, cosa si propo-

ne il cinquantaseiesimo con-

gresso degli Amici di Brugg?

La nostra intenzione, consi-

derando anche il momento

particolare dell’economia del

Paese e del mondo odontoia-

trico, è quella di presentare un

congresso che venga più in-

contro alle esigenze quotidia-

ne dello studio, senza per

questo allontanarsi dall’eccel-

lenza del lavoro: l’eccellenza

va bene, l’estetica va bene, ma

tutto fino a un certo punto.

È giunto il momento di spo-

starsi verso un approccio più

pratico ed eventualmente più

economico, senza per questo

abbassare il livello delle pre-

stazioni offerte. In questi ulti-

mi anni, in tutti i congressi, si

è parlato quasi sempre di este-

tica, mentre la protesi sociale

praticamente è scomparsa,

quando invece nei nostri stu-

di osserviamo come la sua ri-

chiesta stia notevolmente au-

mentando.

Non si intravede una ripresa

nei prossimi anni, sarà molto

difficile ed estremamente len-

ta. Oggi, sia nella richiesta di

prestazioni, che nel consumo

di materiale, che nella spesa

siamo in una fase di contra-

zione, di riduzione dramma-

tica. D’altra parte sarebbe as-

surdo che solo il comparto

odontoiatrico tirasse rispetto

a tutti gli altri; ha effettiva-

mente resistito fino allo scor-

so anno per poi entrare in cri-

si notevole quest’anno.

Quindi il vostro interlocuto-

re principale è il dentista ge-

nerico?

Sì, è a questa figura che essen-

zialmente ci indirizziamo,

non al superspecialista.

È una figura che non è cam-

biata negli anni. Il dentista ge-

nerico, eccettuate alcune

branche dell’odontostomato-

logia quali ad esempio l’orto-

donzia o la chirurgia più

complessa, svolge un po’ tutte

le branche, dall’endodonzia,

alla parodontologia alla pro-

tesica fissa e mobile. Ha una

preparazione di base per veni-

re incontro in toto ai desideri

del paziente. Da questo punto

di vista, il suo lavoro è oggi

praticamente uguale a quello

di venti o trent’anni fa.

Quello che disgraziatamente

è cambiata in questi ultimi

tempi è la richiesta, che è me-

no sofisticata, più economica

ed efficiente.

In secondo luogo è cambiato

il numero delle prestazioni:

siamo passati nel giro di un

paio di decenni da 15.000

dentisti a 60.000. Il rapporto

tra popolazione e dentisti è di

circa uno a mille e i più giova-

ni hanno enormi difficoltà a

inserirsi. Anzi, non si inseri-

scono proprio: stiamo crean-

do una classe di disoccupati

in odontoiatria. Assistiamo a

odontoiatri laureati che si of-

frono agli studi per eseguire

prestazioni di igiene orale, co-

me igienisti dentali.

Come deve essere affrontata

questa difficoltà?

Non si tratta di un problema

di tecniche o di applicazioni,

ma è essenzialmente politico,

perché fino a che non si ri-

durranno i 900 studenti che

ogni anno si iscrivono in una

delle 35 università italiane – si

tratta di un record mondiale

– le cose non potranno mi-

gliorare.

È necessario che il numero di

ammessi alle facoltà di odon-

toiatria sia più ristretto, alme-

no per un certo numero di

anni. Basti pensare alla mia

regione, la Toscana, che è già

satura di dentisti e dove ogni

anno escono dalle università

più di cento dentisti.

Quindi, nella situazione in cui

versa l’odontoiatria, a modo

di vedere mio e della società

che rappresento, non è più

tanto importante puntare al-

l’eccellenza e alla modellazio-

ne michelangiolesca, ma è

importante rivolgersi, soprat-

tutto ai giovani, in termini

pratici. Cerchiamo di metterli

nelle condizioni di poter al-

meno fare qualcosa visto che,

proprio per l’enorme pletora

di iscritti, la preparazione con

cui escono i ragazzi dall’uni-

versità non è assolutamente

sufficiente per affrontare la

professione.

L’associazione Amici di

Brugg ha avviato un’iniziati-

va specifica per i giovani, di

cosa si tratta?

Abbiamo un progetto giova-

ni, lanciato quest’anno a

Santa Margherita Ligure.

Stiamo creando, intorno alle

figure presenti da anni nella

nostra associazione, un grup-

Ricercare la performanceo fornire cure sostenibili?La crisi ha investito anche il mondo odontoiatrico. «È il momento di spostarsiverso un approccio più pratico ed eventualmente più economico» dichiaraNicola Perrini. Protesi sociale e cure standard diventano le parole chiave

IL CAMBIO DI PROSPETTIVANEI CONTENUTI DEL CONGRESSO

«Non possiamo passare bruscamente da trattazioni di ar-

gomenti di altissimo livello alla protesi sociale, ma dobbia-

mo andare in quella direzione», ci dice il presidente degli

Amici di Brugg NNiiccoollaa PPeerrrriinnii.

Il corso precongressuale, che riguarda le componenti este-

tiche e funzionali in protesi fissa, è emblematico di questo

approccio: la componente estetica e quella funzionale so-

no abbinate. Non si parla più di estetica fine a se stessa,

ma di estetica funzionale: «possiamo chiamarla mimetizza-

zione del lavoro – spiega Perrini –, funzionale alle esigenze

della masticazione e alle esigenze economiche del pazien-

te. Il tutto è applicato alla protesica, che è una delle bran-

che privilegiate dal dentista generico; quella da cui tradizio-

nalmente arriva il maggior utile ed era considerata un po’ il

cavallo di battaglia del dentista».

Un altro esempio del cambio di prospettiva è costituito da

una relazione di anatomia in rapporto alla chirurgia: quali

sono le strutture presenti nella zona in cui il dentista opera,

ciò che il dentista deve sapere nel momento in cui effettua

un atto chirurgico «e che spesso non sa – puntualizza il

presidente degli Amici di Brugg – come dimostra il conten-

zioso legale che sta aumentando, soprattutto a carico del-

l’implantologia». Già questo rappresenta una sterzata dal-

l’ambito delle considerazioni di estetica. Un’altra relazione

tratta la detersione del canale radicolare con un sistema

particolare: anche in questo caso si tratta di una tecnica

piuttosto economica e alla portata del dentista generico.

RR.. TT..

Torna il convegno odontoiatrico più affollato d’Italia. Gli Amici

di Brugg si riuniscono a RRiimmiinnii in questi giorni (ddaall 2233 aall 2255

mmaaggggiioo) per l’edizione 56 del loro congresso. In contempora-

nea, proprio in occasione del congresso, esce questo nume-

ro di Italian Dental Journal.

Il congresso degli Amici di Brugg quest’anno ha saputo dav-

vero rinnovarsi, almeno dal punto di vista organizzativo, pun-

tando sulle nuove tecnologie: dall’intervento chirurgico in 3D

alla proiezione di immagini in alta definizione si sperimenta

una nuova esperienza congressuale.

Dal punto di vista dei contenuti scientifici, dopo tre anni dedi-

cati principalmente all’estetica, il nuovo presidente dell’asso-

ciazione, NNiiccoollaa PPeerrrriinnii, si trova a svolgere il proprio mandato

in una situazione economica molto difficile, che impone agli

odontoiatri una profonda riflessione e un ripensamento della

propria attività professionale. Perrini ce ne ha parlato in una

lunga e schietta intervista che abbiamo realizzato proprio alla

vigilia del congresso.

> Nicola Perrini,

presidente Amici di Brugg

Page 3: su alta definizione e 3D - DentalAcademy...del paziente. Da questo punto di vista, il suo lavoro è oggi praticamente uguale a quello di venti o trent’anni fa. Quello che disgraziatamente

4<<DENTAL PRESS <<

po di giovani che cerchiamo

di rendere di volta in volta più

numeroso, soprattutto moti-

vandoli scientificamente e

dando loro uno spazio per

presentare piccole relazioni

nell’ambito delle nostre ma-

nifestazioni. Cerchiamo in

questo modo di creare un ri-

cambio anche nella società.

Il progetto è iniziato bene,

anche se è ancora troppo

presto per poterne valutare i

risultati.

Dal punto di vista clinico, al

di fuori dei settori di punta,

ci sono novità?

In questo momento ce ne so-

no poche, sono tutte rivisita-

zioni di cose che utilizziamo

già da diversi anni. Più che al-

tro si tratta di puntualizzazio-

ni. Qualche novità la possia-

mo trovare a livello radiologi-

co, con i nuovi sistemi per la

radiologia a basso dosaggio.

L’odontoiatria specialistica si

è arricchita negli ultimi anni

di nuove tecnologie, sofistica-

te ma costose: qual è stato il

loro impatto sull’attività del

dentista generico?

Nel piccolo studio monopro-

fessionale, che rappresenta i

quattro quinti di quelli esi-

stenti in Italia, di tutte queste

tecnologie che vengono pre-

sentate ai congressi non ne è

entrata neanche una.

Nessuno, per esempio, può

permettersi una tac per im-

plantologia. Le più economi-

che si aggirano intorno ai cin-

quanta, sessantamila euro, fi-

no ad arrivare a duecentocin-

quantamila. Ne consegue che

questo tipo di analisi è alla

portata solo di grosse struttu-

re o di professionisti molto

affermati da anni.

Dei progressi molto belli, di

cui ci riempiamo la bocca, al

dentista generico non viene

nulla. Per potersi servire di

queste attrezzature è costretto

a rivolgersi o a istituti radio-

logici o a centri specializzati,

quindi sottoponendo il pa-

ziente a ulteriori costi.

Come si riflettono le diffi-

coltà economiche su quella

formazione continua che do-

vrebbe caratterizzare l’atti-

vità di qualunque professio-

nista?

La criticità della situazione

attuale si traduce anche in

una caduta delle richieste di

aggiornamento, non perché

il dentista non voglia aggior-

narsi, ma perché non ha la

possibilità materiale di per-

mettersi i corsi di formazio-

ne. Spostarsi in un’altra

città, pernottare due o tre

notti e pagare il costo di un

congresso: il dentista che la-

vora poco è costretto a ta-

gliare anche sul proprio ag-

giornamento. Questo è il

problema di base. Tanti con-

gressi e decine di corsi ven-

gono annunciati e poi an-

nullati per mancanza di

iscrizioni. La realtà è dun-

que un po’ diversa da come

potrebbe apparire.

Come ne risente il rapporto

tra dentista e paziente?

Anche l’approccio del pa-

ziente verso il dentista è

cambiato. Abbiamo pazienti

fidelizzati da anni a cui è

possibile offrire un tratta-

mento di qualità. Ma oggi si

sta creando una nuova tipo-

logia di pazienti: sempre più

spesso c’è chi gira anche una

decina di studi per trovare

quello dove a parità di pre-

stazioni (ma non si parla di

qualità della prestazione)

viene fatto un preventivo

minore.

Questo è il genere di pazien-

ti che alimenta il turismo

odontoiatrico o addirittura

finisce nelle mani degli abu-

sivi.

Non dimentichiamo che, se-

condo certe inchieste, in

Italia esistono ancora circa

15.000 abusivi e il problema

non appare di prossima so-

luzione.

Se un capomastro si mette a

fare l’ingegnere e progetta

un palazzo che poi crolla,

viene arrestato; se invece

l’impiegato delle poste si

mette a fare il dentista e vie-

ne scoperto, prende una

multa di poche migliaia di

euro, gli viene chiuso lo stu-

dio, che poi riapre qualche

metro più in là come se non

fosse successo nulla.

Il prestanomismo sta lenta-

mente calando, perché va

contro non tanto alle leggi

dello stato quanto alle nor-

me dell’ordine dei medici e

quindi comporta una so-

spensione. Ma purtroppo

esiste proprio una carenza

legislativa rispetto all’abuso

della professione odontoia-

trica. Sembra che non im-

porti a nessuno, altrimenti si

sarebbe provveduto… È

strano che non si corra ai ri-

pari per risolvere una situa-

zione che la stessa Andi de-

nuncia da decenni.

In questi ultimi anni sono

entrati sul mercato italiano

competitor multinazionali e

centri odontoiatrici aperti

in franchising. Qual è l’im-

patto sull’attività del denti-

sta generico?

Sono centri in fortissima

espansione. È il mercato che

detta le regole ed è pratica-

mente impossibile porre un

freno; sono studi legalmente

costituiti in cui lavorano

odontoiatri regolarmente

laureati. Molti dei ragazzi

che non trovano un’occupa-

zione decente si rivolgono

proprio a questi centri per

ottenere un impiego. Ma se

si considera che si tratta di

giovani con poca esperienza

e scarsa manualità, si può ca-

pire qual è il prodotto fini-

to...

E poi ci sono casi ancora più

gravi: non di rado capita di

sentire che uno di questi

centri viene chiuso; per

esempio è recente una chiu-

sura disposta perché un igie-

nista svolgeva la pratica

odontoiatrica.

Un altro fenomeno – terrifi-

cante per la classe medica –

sono gli studi che acquistano

pagine intere sulle riviste per

proporre sconti del 50% su

ipotetiche tariffe nazionali,

che in realtà non esistono. Le

associazioni nazionali reagi-

scono ma non hanno alcun

potere di interferire con le

scelte economiche del singo-

lo dentista. L’Andi può fare

un richiamo, che però il den-

tista generalmente ignora.

Cosa può fare il dentista ge-

nerico per non essere schiac-

ciato da questa situazione?

L’unica possibilità è aumenta-

re il livello di qualità della sua

attività quotidiana, ma questo

significa fare un investimento

sulla professione e oggi è ab-

bastanza complesso, per le ra-

gioni di cui abbiamo parlato.

Anche chi organizza congressi

deve tenere conto della realtà;

puntare a ottenere un’ampia

partecipazione è importante

ma non sufficiente.

A volte, all’uscita della sala il

commento è: «sì, cose bellis-

sime, ma al di là delle nostre

possibilità…». In questi casi,

anche un congresso può esse-

re fonte di grande frustrazio-

ne.

“Tutto ciò che non è alla por-

tata di tutti non è scienza”, si

diceva una volta. Oggi assi-

stiamo invece a una spaccatu-

ra molto netta tra la gran par-

te dei dentisti e i cosiddetti

opinion leader – e anche tra

questi bisogna distinguere chi

lo è davvero e chi è sponsoriz-

zato dalle aziende, perché il

commercio è l’anima di tutto

al giorno d’oggi e questo è un

grave problema. Questi due

gruppi si suddividono la

clientela. I pazienti benestanti

si rivolgono ai superspeciali-

sti, i poco abbienti hanno un

altro canale, che è ormai satu-

ro. Quindi la grande maggio-

ranza dei cittadini si trova di

fronte a una situazione diver-

sificata e sceglie su una scala di

professionisti che, dal dentista

generico affidabile e prepara-

to, scende fino agli abusivi.

Il dentista generico deve pun-

tare sul radicamento sul terri-

torio e su una qualità che sia

accessibile e non necessaria-

mente di livello eccelso.

Prendiamo l’esempio di una

otturazione estetica, ci sono

colleghi che per farla impiega-

no due ore; un dentista nor-

male non ha la tecnica e nep-

pure le due ore: è sulla base

della propria clientela che

mette in atto le proprie tera-

pie.

È a questo dentista che si ri-

volge la nostra associazione.

Quindi l’impronta che cer-

cherò di dare, a partire da

questo congresso e nell’atti-

vità del prossimo triennio, è

nel segno di un’odontoiatria

economicamente sostenibile,

semplice ma corretta perché

rispettosa dei principi biologi-

ci. Nessuno disconosce l’im-

portanza dell’estetica, ma non

bisogna diventarne schiavi.

Già i nostri fondatori Augusto

Biaggi e Luigi Castagnola ri-

petevano sempre che il nostro

congresso si deve differenzia-

re da tutti gli altri perché chi

vi partecipa, quando torna in

studio il lunedì successivo, de-

ve essere in grado di applicare

buona parte di quel che è sta-

to presentato.

Renato Torlaschi

<< DENTAL PRESS5 <<

Italian Network of Dental Researchper la ricerca scientifica e tecnologicaLa clinica odontoiatrica universitaria diretta da Roberto Weinstein presso l’Irccs Galeazzi di Milano è il motore di una rete di collaborazione con altre realtà di ricerca impegnate nella cosiddetta medicinatraslazionale. Questa «rete» di laboratori può essere utilizzata dall’industria per studiare nuovi prodotti

Una delle grandi difficoltà dei

ricercatori italiani, sia di pro-

venienza biomedica che

scientifica o umanistica, è

quella di uscire dai laboratori

universitari per far fruttare le

loro idee con brevetti, spin-

off e progetti di collaborazio-

ne con il mondo imprendito-

riale. Eppure sembra evidente

che il contatto tra il mondo

accademico e quello del busi-

ness contribuisca in modo ri-

levante a generare anche nuo-

ve idee e progetti di ricerca,

più vicini alle esigenze del

mercato e quindi con mag-

giori probabilità di sopravvi-

venza. Basti pensare a quanto

succede oltreoceano: l’investi-

mento di 300 miliardi in ri-

cerca e sviluppo da parte del-

le imprese americane nel

2012 rappresenta il 2% del

prodotto interno lordo degli

Stati Uniti. Molti economisti

ritengono che un paese rag-

giunge un optimum nella ca-

pacità di innovare se investe

almeno il 3% della ricchezza

prodotta in R&S se questo 3%

è rappresentato da almeno il

2% di investimenti in svilup-

po tecnologico delle imprese

e da almeno l’1% di investi-

menti in ricerca scientifica da

parte dello stato. L’industria

americana ha raggiunto, dun-

que, questo obiettivo conside-

rato desiderabile. E la perfor-

mance è tanto più significati-

va se si tiene conto che le im-

prese americane finanziano

direttamente la maggior parte

della spesa in R&S: su 303 mi-

liardi di dollari spesi, infatti,

ben 270 risultano di fonte

propria e solo 33 miliardi di

origine pubblica.

L’università ha come mission

quella di produrre didattica e

ricerca: ma la ricerca scienti-

fica è indispensabile sia come

palestra dove sviluppare ed

esercitare la capacità di adot-

tare sempre nuove soluzioni

basate su un nuovo sapere,

sull'innovazione, sulla cultu-

ra durante la formazione, sia

come sorgente di idee, meto-

di e concetti per il progresso

della società. Alle università

spetta perciò non solo l'inse-

gnamento delle conoscenze

già raggiunte, dello stato del-

l'arte insomma, ma anche del

metodo per affrontare le sfide

e i problemi del futuro.

Oggi la ricerca, da sempre un

investimento di medio e lun-

go periodo, ha assunto anche

una funzione di breve perio-

do: i risultati ricadono sul

mercato e la ricerca diventa

non solo un investimento

pubblico, ma un servizio che i

privati possono acquistare. In

altre parole l’università può

avere dall’industria, in paral-

lelo e in direzione opposta,

input di sperimentazione, ve-

rifica e controllo sui quali

prestare l’opera dei giovani ri-

cercatori: molto spesso, infat-

ti, le aziende che producono

materiali hanno bisogno di

test e sperimentazioni che i

centri universitari sono in

grado di produrre e organiz-

zare.

È possibile che aziende e labo-

ratori di ricerca universitari

sviluppino insieme progetti di

ricerca clinica per ottimizzare

alcune metodiche, dal punto

di vista biologico, dei tempi,

della semplificazione delle

procedure cliniche e anche

dei costi economici da soste-

nere. I laboratori imparano a

confrontarsi con i reparti di

ricerca e sviluppo delle azien-

de facendo un po’ come se le

istituzioni universitarie fosse-

ro, per alcuni aspetti, degli

outsourcing.

La medicina traslazionale

e l’Italian Network

of Dental Research

Stanno nascendo in Italia al-

cune realtà universitarie d’ec-

cellenza che iniziano a offrire

un'ampia gamma di servizi di

ricerca analitica, consulenza e

test a supporto delle industrie

farmaceutiche e biotecnolo-

giche che sviluppano e pro-

ducono nuovi farmaci, di-

spositivi medicali e prodotti

per la salute. Questo accade

anche in area odontostoma-

tologica, in realtà specifiche

di alto livello dove è possibile

contare sulle conoscenze tec-

niche adeguate, su test affida-

bili, sui migliori strumenti

per soddisfare i più severi re-

quisiti scientifici e tecnici e

sulla disponibilità di profes-

sionisti ricercatori che cono-

scono molto bene i materiali

e la tecnica, in molti casi il

prodotto che verrà commer-

cializzato.

Proprio su questo tema abbia-

mo incontrato il professor

Roberto Weinstein, direttore

del Servizio di odontostoma-

tologia dell’Istituto ortopedico

Galeazzi di Milano. Già presi-

dente del corso di laurea in

odontoiatria e protesi dentaria

e direttore del Centro interu-

niversitario di medicina e

bioingegneria, il professor

Weinstein annuncia oggi a

Italian Dental Journal la nasci-

ta dell’Italian Network of

Dental Research.

«Un sogno si sta realizzando,

ed è quello di costruire e orga-

nizzare una rete di laboratori

di ricerca che noi coordiniamo

– soprattutto Massimo del

Fabbro che ne è il responsabi-

le – per poter fare ricerca da

offrire all’industria italiana in

qualsiasi ambito dell’odonto-

stomatologia» ci ha detto il

professor Weinstein.

«Penso che ci siano tantissime

aziende del settore dentale ita-

liano che non hanno dimen-

sioni tali da avere un reparto di

ricerca e sviluppo al loro inter-

no, per cui si trovano spesso

nella condizione di dover an-

dare ad appaltare a laboratori

esterni la verifica per esempio

della crescita di batteri su una

> Roberto Weinstein, direttore

del Servizio di odontostomatologia

dell’Irccs Istituto Ortopedico

Galeazzi di Milano

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6<<DENTAL PRESS <<

superficie, piuttosto che la spe-

rimentazione del grado di fles-

sione di un certo strumento e

così via».

Prosegue Weinstein: «Queste

aziende ovviamente devono

andare a reperire in tutto il

territorio nazionale le risorse

per soddisfare queste specifi-

che necessità. Noi oggi abbia-

mo costruito una rete che è

fatta dalla fondazione Filarete

di Milano, dal dipartimento

di medicina veterinaria, da

tutti i laboratori del Galeazzi

e ultimamente dalla nostra

acquisizione più importante,

che è l’Istituto sperimentale

Lazzaro Spallanzani di

Rivolta D’Adda (vedi box,

ndr). L’Istituto possiede tutta

la parte di chirurgia speri-

mentale nella quale si può fa-

re morfologia, genetica mole-

colare, microbiologia, tutto

quanto sta intorno alle pro-

blematiche biologiche e bio-

tecnologiche che possono in-

teressarci. In aggiunta a que-

ste risorse esterne abbiamo

ovviamente la nostra struttu-

ra universitaria».

Weinstein estende il discorso

alla cosiddetta medicina tra-

slazionale, che ha come

obiettivo la trasformazione

dei risultati ottenuti dalla ri-

cerca di base in applicazioni

cliniche (from bench to bed,

dal laboratorio al letto del pa-

ziente). La stessa Rita Levi

Montalcini sosteneva il valo-

re della interdisciplinarietà

delle scienze e della medicina

traslazionale per arrivare alla

scoperta di nuove cure e pas-

sare così in tempo reale dal

campo della ricerca di base a

quello della ricerca applicata,

con ricadute immediate in

campo clinico: un pensiero

che il Nobel ha sempre tra-

smesso ai giovani ricercatori.

«Quello che oggi passa sotto il

termine di medicina traslazio-

nale – vale a dire l’osservazione

clinica, il trasferimento in la-

boratorio, lo sviluppo dell’idea

e la realizzazione tecnica del

prodotto prodotto – è quello

che si chiama from bench to bed

e viceversa – ci dice infatti il

professore. Intorno alla Clinica

odontoiatrica che ha la sua se-

de presso l’Irccs Galeazzi di

Milano ci sono dei poli di ri-

cerca con i quali abbiamo

stretto delle forti collaborazio-

ni e avviato dei protocolli co-

muni. Con i fondi che ricevia-

mo dalle aziende e dalla

Comunità europea sviluppia-

mo le ricerche che interessano

a noi; poi, se le aziende ci offro-

no la possibilità di fare ricerche

su alcuni prodotti, abbiamo la

possibilità a 360° di mettere a

punto e sviluppare qualsiasi ti-

po di analisi o di sperimenta-

zione. Questo è il concetto di

rete che abbiamo messo in pie-

di: i fondi che se ne ricavano

non vengono utilizzati per ac-

quistare apparecchiature bensì

per pagare i ricercatori: inutile

immobilizzare risorse econo-

miche investendo in macchine

e attrezzature, meglio andare a

reperirle laddove ci sono già e

sono sempre aggiornate, utiliz-

zando il meglio che può offrire

il mercato».

L’attività del Network è già

partita.

Dice ancora Weinstein: «Ci so-

no dei nostri ricercatori che so-

no fisicamente presso lo

Spallanzani dall’inizio di aprile

e studiano le interazioni che gli

impianti hanno nei confronti

dei tessuti circostanti e degli

organismi. Stiamo program-

mando una serie di azioni nei

confronti delle aziende dell’a-

rea odontoiatrica, per farci co-

noscere meglio e per eviden-

ziare i vantaggi della rete e del-

le possibili interazioni. Stiamo

mettendo in piedi ora un labo-

ratorio di analisi di tutti i

software radiologici, analisi

delle tomografie computeriz-

zate che stanno prendendo

piede. Insomma siamo pronti

e cominciamo a pubblicare an-

che su argomenti molto com-

plessi. Siamo partiti dalla pub-

blicazione di case report, poi di

studi longitudinali a doppio

cieco; abbiamo pubblicato stu-

di di metanalisi, che sono il

primo gradino della piramide

dell’evidenza scientifica ma

sempre all’interno di studi cli-

nici. Per portare questo gruppo

a competere con i grandi grup-

pi internazionali il salto di qua-

lità è quello di entrare nell’am-

bito degli studi biologici, che ci

servono per approfondire le

nostre conoscenze e rappre-

sentano la base della medicina

traslazionale. Il nostro vuole

essere il primo centro di odon-

toiatria traslazionale, è questo

è il significato di questa opera-

zione. Massimo del Fabbro,

che dirige tutta la ricerca, è un

biologo che ha fatto il dottora-

to di ricerca in fisiologia e il

suo gruppo di lavoro è costi-

tuito da cinque biotecnologi.

Sono proprio i biotecnologi le

professionalità più adatte a col-

laborare all’interno di questa

struttura».

Grazie a quest’iniziativa l’uni-

versità di Milano si conferma

come elemento integrante del-

la filiera della produzione in

un’ottica di nuova struttura-

zione nel suo territorio, parte

integrante del motore econo-

mico della società e quindi va-

lutata come investimento real-

mente produttivo, un Ateneo

non più fonte di spesa bensì

centrale nella vita della comu-

nità nella quale è presente: l’o-

biettivo è quello di contribuire

a ridare competitività, attratti-

vità culturale e di investimenti,

benessere sociale e crescita al

Paese. Un’operazione indi-

spensabile perché, per dirla

con le parole di Weinstein, «il

progresso scientifico è un indi-

catore di democrazia».

Paolo Pegoraro

L’ISTITUTO LAZZARO SPALLANZANI

L’Istituto Lazzaro Spallanzani nasce nel 1935 come

centro di ricerca per la fecondazione artificiale degli

animali. Nel 1999 l'Istituto viene riconosciuto come en-

te di rilevante interesse pubblico nel campo della ricer-

ca sulla riproduzione e selezione animale e afferisce

stabilmente al Consiglio della ricerca e sperimentazio-

ne agricola.

Le finalità principali dell'Istituto Sperimentale Italiano

"Lazzaro Spallanzani" sono ancor oggi di ricerca scien-

tifica e di sperimentazione nel campo della riproduzio-

ne e selezione animale, specialmente incentrata nelle

tecniche di embriologia sperimentale, nella citofluori-

metra a flusso, nella genetica molecolare (con partico-

lare riferimento alla Real Time PCR) e nella criobiologia,

ma anche nel campo della tipizzazione e caratterizza-

zione genetica di specie diverse e della tracciabilità

degli alimenti di origine animale.

L'Istituto è titolare di contratti di ricerca finanziati dal

MiPaf, dal Miur, dall'Unione Europea e dalle Regioni su

tecniche di riproduzione animale e di genetica, finaliz-

zata all'applicazione nei programmi di selezione.

Oggi l’Istituto Spallanzani si avvale della collaborazione

di università e centri di ricerca italiani e stranieri per lo

sviluppo delle attività di servizio e di ricerca simili a quel-

le di cui ci ha parlato il professor RRoobbeerrttoo WWeeiinnsstteeiinn e ri-

guardanti l’Italian Network of Dental Research afferente al

Servizio universitario di odontostomatologia del Galeazzi.

Attualmente presso l'Istituto operano oltre 60 persone fra

ricercatori, tecnici, borsisti italiani e stranieri.

LA FONDAZIONE FILARETE

Al fine di sfruttare le straordinarie risorse intellettuali e finan-

ziarie presenti in Lombardia, l'Università di Milano,

Fondazione Cariplo, Banca Intesa Sanpaolo e la Camera di

Commercio di Milano si sono unite per dare vita a

Fondazione Filarete, la cui missione è creare, ospitare e fa-

vorire iniziative imprenditoriali hi-tech nel settore delle biotec-

nologie e della medicina. Fondazione Filarete gestisce un

Acceleratore di Impresa, strategicamente posizionato nella

zona sud di Milano in prossimità e stretta connessione con

università, facoltà di medicina, istituzioni di ricerca pubbliche

e private leader nella ricerca biotecnologica e medica.

Fondazione Filarete ospita e supporta un insieme di piat-

taforme tecnologiche e aziende che forniscono servizi di

supporto scientifico, tecnologico, finanziario e di gestione.

Attraverso questa sinergia Fondazione Filarete valuta, assi-

ste e accelera nuove iniziative imprenditoriali nei settori del-

la biotecnologia, della medicina, dei materiali avanzati.

Il centro nevralgico di Fondazione Filarete sono le nove piat-

taforme tecnologiche gestite da gruppi di ricerca d'avan-

guardia dell'Università di Milano. Creando una rete stretta-

mente interconnessa di competenze scientifiche comple-

mentari, le piattaforme tecnologiche forniscono il substrato

ottimale per la traslazione della ricerca di base in innovazio-

ne. Le piattaforme forniscono servizi per sviluppare, testare

e valutare la fattibilità applicativa di soluzioni tecnologiche

nel campo delle scienze della vita, sotto la direzione di un

team scientifico che garantirà sinergie con programmi di ri-

cerca accademica di livello internazionale e promuove col-

laborazioni e alleanze strategiche con le imprese.

BEATRICE LORENZINAL MINISTERO DELLA SALUTE

BBeeaattrriiccee LLoorreennzziinn, romana, classe 1971, esponente del Pdl,

è il ministro della Salute del governo guidato da EEnnrriiccoo LLeettttaa.

Per il mondo odontoiatrico non è un volto nuovo: lo scorso

febbraio Beatrice Lorenzin è stata una delle poche figure

della politica a rispondere all’invito del Tavolo del Dentale

– organismo che riunisce le principali sigle sindacali in rap-

presentanza dell’intera filiera del settore odontoiatrico –

che aveva organizzato un incontro presso l’Hotel

Nazionale di Roma, che non a caso si affaccia su Piazza

Montecitorio, sede del Parlamento.

In quell’occasione il neo ministro aveva dimostrato di cono-

scere le peculiarità e le criticità del settore odontoiatrico.

«Il problema principale della vostra categoria è che venite

considerati e trattati dall'opinione pubblica non come me-

dici ma come professionisti» aveva dichiarato Beatrice

Lorenzin, secondo la quale il primo passo da fare sarebbe

stato quello di «riportare tutto all'interno della sfera medi-

ca» nonostante la forte resistenza culturale che va nel sen-

so opposto. Cure dentali come atto medico, quindi.

Il neo ministro della Salute, sul fronte degli interventi realiz-

zabili nel breve periodo, aveva individuato con sicurezza la

strada da percorrere: «Credo che il sistema della deduci-

bilità sia il migliore. Il vantaggio è per tutti: voi incentivate

l'offerta, lo stato fa emergere il "nero"» aveva spiegato

Beatrice Lorenzin, aggiungendo poi che sarebbe stato ne-

cessario rivedere il meccanismo degli studi di settore.

«In quell’occasione – ricorda PPiieerrlluuiiggii DDeelloogguu, presidente

Aio – in alcuni momenti Lorenzin parlò con singolare com-

petenza, discutendo con Aio e con il resto della filiera del

dentale da una parte il ruolo chiave della prevenzione nel-

la salute orale e dall’altra la possibilità che, a certe condi-

zioni e limitatamente a certe fasce meno abbienti, anche

gli interventi di prevenzione che effettuiamo nei nostri stu-

di possano essere presi in carico dal Servizio sanitario

pubblico. Eravamo coscienti allora di trovarci di fronte a un

interlocutore preparato e siamo compiaciuti oggi di aver

“portato fortuna” a Lorenzin».

Soddisfazione per l’incarico a Beatrice Lorenzin arriva an-

che da GGiiaannffrraannccoo PPrraaddaa, presidente Andi: «Una scelta

che saprà garantire quelle risposte che i cittadini e gli ope-

ratori del settore odontoiatrico stanno aspettando – ha

commentato –. Durante l’incontro a Roma – ricorda Prada

– ho particolarmente apprezzato la sua visione dell’odon-

toiatria come branca della medicina da sostenere per la tu-

tela della salute generale dell’individuo e la consapevolez-

za che questa debba passare dalla prevenzione e dal so-

stengo degli operatori che da sempre la garantiscono con

competenza. Come presidente Andi ho immediatamente

comunicato al neo ministro la piena disponibilità ad intra-

prendere un percorso di dialogo condiviso e continuo in

merito a qualsiasi tematica riguardante il mondo odontoia-

trico» ha dichiarato Prada.

AA.. PP..

Page 5: su alta definizione e 3D - DentalAcademy...del paziente. Da questo punto di vista, il suo lavoro è oggi praticamente uguale a quello di venti o trent’anni fa. Quello che disgraziatamente

<< DENTAL PRESS9 <<

Aprire ai giovaniper rilanciare la professioneLa ricetta di Aio per rilanciare la professione mette al centro dell’attenzione la prevenzione e il ruolo dei giovani. Per i neolaureati si pensa a «corsie preferenziali» di ingresso negli studi privati

Presidente Delogu, la situazio-

ne è sempre più difficile. Ma

anche per i pazienti…

Esatto. In questo periodo diffi-

cile per tutti, Aio ha deciso di

impostare la sua formazione

sulla prevenzione e come for-

matori sceglie i giovani.

L’odontoiatra risolve problemi

di salute, e non deve affrontare

solo interventi che richiedono

tecniche e materiali costosi e

danno ritorni economici im-

mediati ed evidenti, come l’im-

plantologia, ma anche l’“altro”

che ci chiede il paziente: evitare

le patologie orali. Un bene che

non si vede ma pesa negli anni

e produce qualità di vita, e in

ultima analisi risparmi.

Ho trovato entusiasmo nei

giovani che a Fiumicino hanno

affrontato con noi la formazio-

ne sulle Linee guida di preven-

zione da poco emanate dal mi-

nistero della Salute; saranno

loro gli animatori dell’aggior-

namento che Aio darà nel resto

dell’anno in sede locale. Le lo-

ro energie non vanno disperse;

penso che i neolaureati vadano

coinvolti come collaboratori e

noi associati Aio dovremmo

creare corsie preferenziali per

loro nei nostri studi, anche al

fine di evitarne il reclutamento

nei centri low cost.

Questi centri però stanno ri-

solvendo i problemi dentali di

molta gente con pochi soldi.

Cosa ne pensa?

Però in genere non danno un

dentista di fiducia, che segue i

pazienti nel tempo, e ciò crea

minori premesse di qualità,

manca la continuità tra gli in-

terventi successivi. E poi, sia-

mo sicuri che fanno risparmia-

re? Alcune riviste di consuma-

tori hanno evidenziato che la

rx o l’ablazione del tartaro of-

ferte gratis, dopo il primo con-

tatto vengono recuperate con-

teggiando un nugolo di piccole

prestazioni di contorno e suc-

cessive che un professionista di

fiducia non mette a carico del

suo paziente. Alla fine si spen-

de anche di più.

Per non parlare dei materiali

utilizzati. Quando uno studio

odontoiatrico ha un nome e

un cognome, vuol dire che un

professionista si fa garante dei

prodotti che acquista con an-

nessi test e letteratura sulla lo-

ro efficacia. È vero, propone

l’impianto di prima fascia, ma

perché non se la sente di offri-

re a un paziente che magari è

un suo amico un impianto clo-

ne di cui non si fida.

Però che cosa propone Aio di

veramente diverso, nuovo?

Direi un’odontoiatria etica, so-

stenibile, al passo con i tempi

di crisi. Evitare di far concor-

renza al low cost con le loro

stesse armi, la pubblicità per

strada, gli “effetti speciali”, ma

costruire anche con le istitu-

zioni un modello differente di

organizzazione dello studio,

disegnato dai professionisti.

Le società di professionisti di-

segnate dal dl sviluppo sono la

risposta?

Dall’analisi dei modelli gestio-

nali dello studio viene fuori

che l’odontoiatria quando è di-

segnata dal professionista offre

maggiore compatibilità tra

qualità della prestazione e so-

pravvivenza del dentista.

Bisogna rendere più accessibile

la qualità. La società di profes-

sionisti potrebbe offrire più ri-

sparmi e chance di competiti-

vità. Ma come far capire che la

categoria è attenta alla sosteni-

bilità delle spese del paziente

quanto alla sua salute? A no-

stro avviso, non basta lo sforzo

fatto qualche anno fa a livello

nazionale da ministero, Andi e

Medici Cattolici con l’introdu-

zione delle tariffe sociali, ribas-

sate, per alcune prestazioni, es-

sendo su base volontaria.

Almeno sulla prevenzione –

cioè visita, ablazione del tarta-

ro, sigillatura dei solchi e fluo-

ro profilassi –Aio propone un

intervento del servizio sanita-

rio nazionale che copra il costo

di tali prestazioni per i redditi

più bassi, quelle stesse persone

che oggi dal dentista non ci

vanno e domani ritroveremo

nei nostri studi disperate, con

grossi problemi, o più proba-

bilmente perderemo. Le pre-

stazioni in questione sono già

coperte dai livelli essenziali di

assistenza della sanità pubbli-

ca. Aio ha proposto un vou-

cher, un contributo; una co-

pertura integrale sarebbe me-

glio di un concorso spese.

Misurando i ritorni nel tempo

credo avremmo risultati sor-

prendenti.

Qual è la situazione dei giova-

ni neolaureati?

Da quest’anno in poi i neolau-

reati si confronteranno con i

laureati di ritorno dalle facoltà

romene, spagnole, portoghesi

che sono numericamente una

volta e mezza in più, hanno

lauree riconosciute nei paesi

dell’Unione Europea, vengono

da facoltà competitive. Il feno-

meno è così grave che, attra-

verso l’analisi generale del si-

stema formativo, ci stiamo

convincendo sia preferibile, al

numero chiuso, che pure

l’Unione Europea ha recente-

mente ammesso negli stati

membri, una selezione per me-

rito e – perché no – per au-

mento delle tasse d’iscrizione,

fatta eccezione per i più meri-

tevoli, e soprattutto una sele-

zione dei corsi di laurea italia-

ni. Alcune novità, come l’e-

stensione delle scuole di spe-

cializzazione, vanno nella dire-

zione da noi indicata: chi tanto

spende per maturare una pro-

fessionalità specialistica poi

per impostazione non va a far-

si pagare 15 euro lordi all’ora.

Ma per favorire l’inserimento

di neolaureati di valore la rete

odontoiatrica del servizio pub-

blico non basta, ci vuole il co-

raggio di una categoria intera e

dei nostri associati.

M. M.

> Pierluigi Delogu,

presidente Aio

Ben entrino nell’odontoiatria le società di professionisti introdot-

te dal decreto sviluppo ma non devono scimmiottare gli attuali

centri low cost, dove non è del tutto automatico che nascano

rapporti di cura davvero benefici per il paziente, e dove non è

così sicuro sia tutelata la crescita professionale del dentista. È il

messaggio dell’Associazione italiana odontoiatri a un mese dal

congresso politico del 13 giugno di Alghero.

Aio, che da tempo indaga sulle nuove condizioni di lavoro in

odontoiatria, nel Lazio ha messo in rete un questionario

(www.aioroma.it) dove si censiscono i dentisti dei centri multi

professionali e se ne valutano le condizioni di lavoro. PPiieerrlluuiiggii

DDeelloogguu, presidente nazionale Aio, parla di un modello alternati-

vo di “responsabilità sociale” e di sviluppo sostenibile per lo stu-

dio dentistico del futuro. Una strada ristretta, che passa dal ri-

spetto del codice deontologico e dell’articolo 32 della

Costituzione (diritto di cura per tutti e libertà di scelta del luogo).

«Alcuni aspetti dello studio monoprofessionale attuale sembra-

no superati per un eccesso di oneri fiscali e organizzativi», am-

mette Delogu. «I giovani sono chiamati a ridisegnare con noi la

professione. È una nuova generazione brillante, abituata a lotta-

re. Per questi colleghi ci sono poco più di 800 posti all’anno nei

corsi universitari. Ogni anno se ne laureano 800, e stentano a in-

serirsi in un contesto pletorico (in Italia c’è un dentista ogni 1.000

abitanti e non ogni 2.000 come suggerirebbe l’Organizzazione

mondiale della sanità, ndr). Ma c’è di peggio: da quest’anno

rientreranno i loro coetanei dai corsi di studi frequentati in atenei

di Spagna e Romania, paesi dove – a differenza del nostro – il

numero chiuso all’ingresso del corso di laurea non c’è».

PREVENZIONE AL CENTRODEL CONGRESSO AIO DI ALGHERO

Sarà la prevenzione il tema al centro del congresso

dell’Associazione italiana odontoiatri in programma ad

AAllgghheerroo ddaall 1133 aall 1155 ggiiuuggnnoo dal titolo “La salute dei denti fa

sorridere il tuo cuore”.

Il congresso si prefigge di mettere a fuoco come gestire la

prevenzione delle patologie dentali, orali e/o correlate a un

cattivo stato di salute orale, di divulgare le linee guida mini-

steriali, di esplorare aspetti come l’utilizzo della terapia del

dolore in odontoiatria. La chiave di lettura: si indaga il nesso

tra patologie orali e malattie sistemiche puntando l’attenzione

sulla prevenzione e sulle corrette abitudini alimentari, di igie-

ne e di eliminazione dei fattori di rischio.

PREVENZIONE: VALUTARE DAL DENTISTA IL RISCHIODI ICTUS E INFARTO

Anche dal dentista i pazienti potranno ricevere una car-

ta da compilare che quantifica il rischio di ammalarsi di

cuore o di diabete, o di un ictus, rischio oggi valutato

negli studi dei medici di famiglia.

La “Carta per migliorare la salute” è stata presentata al

recente congresso di Potsdam della Fédération Dentaire

Internationale (Fdi), associazione mondiale degli odon-

toiatri (1,5 milioni di iscritti e 140 nazioni aderenti) guida-

ta dal portoghese Orlando Monteiro da Silva. Ma ha un

cuore italiano, anzi italo-tedesco. L’ha ideata, incrocian-

do le statistiche sulla compresenza paradentosi-diabete

e paradentosi-cardiopatie, un pool di odontoiatri di ca-

ratura internazionale guidato dal dottor GGeerrhhaarrdd

SSeeeebbeerrggeerr, già presidente dell’Associazione italiana

odontoiatri (Aio).

«È un questionario che ci consente di monitorare nel pa-

ziente la presenza di patologie che possono essere con-

cause di affezioni odontoiatriche o possono a loro volta

esserne peggiorate per via dei fattori infiammatori rila-

sciati, ad esempio, da placca e gengiviti – spiega

Seeberger –. Con una semplice schedina è possibile

conoscere età, sesso, misure del paziente, indice di

massa corporea ed eventuali scostamenti dai parametri

normali. E ci è possibile condividere con i nostri utenti e

i loro medici curanti i valori di fattori di rischio come obe-

sità, pressione arteriosa, glicemia, colesterolo, oltre che

lo stato delle patologie odontoiatriche».

La scheda, che ogni dentista terrà come cartella clinica

informatizzata da aggiornare nel tempo, sarà distribuita

su carta in Italia – primo paese a diffonderla – già da

maggio; se ne occuperanno per ora gli oltre 7.000 den-

tisti associati ad Aio. L’obiettivo è condividerla tra 50-60

mila dentisti sparsi sul territorio, «affinché siano al cor-

rente di importanti co-morbilità che oggi hanno le com-

petenze per scoprire, segnalare, valutare e – per la loro

parte di competenza – prendere in cura» dice

Seeberger. Sul retro, il mini-questionario va nel dettaglio

degli stili di vita, valutando con domande a triplice rispo-

sta eventuali punti deboli del paziente (poco sport, fu-

mo, alcol, dieta erronea) e chiedendogli, come si fa già

in alcune sperimentazioni di medicina generale (Chronic

related groups in Lombardia), un piano per migliorarsi

entro un tempo-target.

«La carta di Seeberger, che è anche presidente uscen-

te dell’Ero, organizzazione regionale europea dell’Fdi, è

insieme alle linee guida ministeriali sulla prevenzione

una delle gambe su cui poggia il programma di comuni-

cazione Aio con i pazienti di quest’anno. Solo facendo

prevenzione a tutto tondo i pazienti odontoiatrici hanno

la garanzia di curarsi meglio» dice il presidente Aio

PPiieerrlluuiiggii DDeelloogguu che presenterà la carta ufficialmente

per il suo sindacato al congresso di Alghero (11-15 giu-

gno).

Seeberger apre a una futura collaborazione con i medi-

ci di famiglia. «La salute è obiettivo di tutti, medici e

dentisti, e spero in tempi brevi svilupperemo un rappor-

to che dimostrerà in primis la responsabilità della cate-

goria. Lo vuole il nostro paziente».

MM.. MM..

Page 6: su alta definizione e 3D - DentalAcademy...del paziente. Da questo punto di vista, il suo lavoro è oggi praticamente uguale a quello di venti o trent’anni fa. Quello che disgraziatamente

<< DENTAL PRESS11 <<10<<DENTAL PRESS <<

Le basi clinichedell’implantologiaPresentando il Compendio di implantologia base, Andrea Russo, past president dell’associazione degli studenti di odontoiatria, confermacome sia cambiato davvero poco negli atenei negli ultimi dieci anni

Dottor Russo, lei è stato pre-

sidente dell’Associazione

italiana studenti di odon-

toiatria (Aiso) tra il 2006 e il

2007. Cosa è cambiato da

quel periodo a oggi nella vi-

ta universitaria degli stu-

denti di odontoiatria?

Credo che non sia cambiato

molto da allora.

Le esigenze degli studenti so-

no sempre le stesse: valoriz-

zare la parte clinica oltre a

quella teorica, già ben ese-

guita negli atenei. La parte di

pratica clinica, salvo rare ec-

cezioni, che si svolge nelle

sedi universitarie italiane,

non sempre è sufficiente a

garantire una preparazione

adeguata ad affrontare il

mondo della professione con

serenità.

Dottor Russo, può darci

qualche indicazione sui con-

tenuti dell’opera?

L'opera racchiude tutte le

informazioni necessarie per

approcciare l'implantologia

in modo chiaro e veloce.

Dopo una breve presentazio-

ne storica molto interessante

del Professor Panzoni, circa

l'evoluzione nel tempo del

ripristino della dentatura

mancante, si passa poi a

un'analisi della biologia, del-

l'istologia e della radiologia.

Si giunge così alla parte più

"clinica" del compendio, do-

ve si affronta l'argomento

dell'implantologia: selezione

del paziente, materiali utiliz-

zati, forme e dimensioni im-

plantari e loro utilizzo. E an-

cora, connessioni protesiche,

componenti protesiche e lo-

ro utilizzo, casi clinici sem-

plici e complessi, implanto-

logia tradizionale e a carico

immediato, implantologia

computer assistita. Questi gli

interessanti contenuti pre-

senti nell'opera.

Quali sono gli obiettivi del

Compendio? A chi si rivol-

ge?

L'obiettivo è certamente

quello di fornire al lettore

uno strumento utile per af-

frontare i primi passi nel-

l'implantologia, ma anche

per i più esperti per avere a

portata di mano un'opera

che racchiuda tutte le infor-

mazioni necessarie ad af-

frontare l'implantologia con

una buona conoscenza della

stessa.

Si rivolge dunque al neofita

o allo studente che inizia a

coltivare la passione per

l'implantologia e ai profes-

sionisti che amano avere le

informazioni necessarie e

importanti in un solo volu-

me.

Quali sono i passi necessari

da compiere per iniziare a

praticare l'implantologia?

Sicuramente studiare, cono-

scere bene l'anatomia dei

mascellari e dei tessuti che li

circondano. Ci vuole poi una

buona pratica chirurgica di

base: la difficoltà non è tanto

l'inserimento impiantare, in-

teso come atto fisico, bensì la

programmazione e la gestio-

ne dei tessuti duri e molli

che faranno parte del siste-

ma implanto-protesico.

Rachele Villa

> Andrea Russo

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Per la Corte europeanumero chiuso è legittimoLa Corte europea dei diritti dell’uomo ha di fatto riconosciuto la legalità del numero chiuso previsto dalle università italiane per poter accedere ai corsi di laurea in odontoiatria

Il numero chiuso che limita

l’accesso alle università non

costituisce una violazione al

diritto allo studio. Lo afferma

una sentenza della Corte euro-

pea dei diritti umani di

Strasburgo emessa lo scorso 2

aprile, che rappresenta una

vittoria importante dell’Andi,

della Commissione albo

odontoiatri nazionale e del

Collegio dei docenti di odon-

toiatria.

La controversia era scaturita

dall’iniziativa di una studen-

tessa siciliana, Claudia

Tarantino, che in tre occa-

sioni consecutive, nel 2007,

2008 e 2009, aveva affronta-

to gli esami di ammissione

per accedere alla facoltà di

medicina dell’università di

Palermo. Avendo fallito le

prove, la ragazza palermita-

na aveva depositato per due

volte un ricorso al

Presidente della Repubblica

italiana.

Si erano poi accodate alla ri-

chiesta altre sette persone,

nate tra il 1966 e il 1988, che

hanno lavorato per diversi

anni o tuttora lavorano come

odontotecnici o igienisti

dentali. Nonostante la loro

esperienza professionale, il

tentativo di sei di loro di ac-

cedere al corso di laurea in

odontoiatria fallì. Un po’ di-

versa la storia di un settimo

ricorrente, che aveva supera-

to la prova di accesso nell’an-

no accademico 1999/2000; a

causa di gravi problemi fami-

liari non aveva potuto soste-

nere esami per otto anni con-

secutivi e, come previsto dai

regolamenti universitari, sia

l’iscrizione al corso di laurea

che gli esami già superati

persero validità.

Secondo gli studenti, i crite-

ri vincolanti usati dal mini-

stero per determinare il nu-

mero degli studenti che po-

tevano essere ammessi ai di-

versi corsi di laurea di ogni

ateneo erano incompatibili

con una serie di norme eu-

ropee, tra cui l’articolo del

Trattato che istituisce la

Comunità economica euro-

pea, la Direttiva 2005/36/CE

relativa al riconoscimento

delle qualifiche professiona-

li, l’articolo 15 della Carta

dei diritti fondamentali

dell'Unione europea e l’arti-

colo del Trattato sull'Unione

europea che si riferisce al

principio di uguaglianza. La

studentessa palermitana ri-

teneva inoltre illegittima la

decisione dello Stato italia-

no di imporre le stesse limi-

tazioni agli atenei privati e

lamentava l’inadeguatezza

dei test di accesso.

Tuttavia, la Corte di giustizia

europea ha respinto le ri-

chieste, ribadendo in questo

modo la legittimità del nu-

mero programmato per l’ac-

cesso al corso di laurea in

odontoiatria e protesi denta-

le.

Il Codacons, che aveva soste-

nuto il ricorso, ha dichiarato

che la sentenza è frutto di una

cantonata: «il fatto che secon-

do i giudici il numero chiuso

non sia incompatibile con la

Convenzione europea dei di-

ritti umani non significa che i

test d’ingresso rispettino la

normativa italiana, a comin-

ciare dalla Costituzione». E

chi è contrario al numero

chiuso ricorda il pronuncia-

mento dell’Antitrust; nel

2009 era presieduto da

Antonio Catricalà, che di-

chiarava: «l’artificiosa prede-

terminazione del numero dei

potenziali professionisti de-

termina, dal punto di vista

economico, un ingiustificato

irrigidimento dell’offerta di

prestazioni odontoiatriche,

con l’effetto di restringere ar-

tificiosamente il numero dei

potenziali professionisti e in-

nalzare il prezzo delle relative

prestazioni».

Al contrario l’Associazione

nazionale dei dentisti italiani

(Andi) ha accolto la decisio-

ne della Cge con particolare

soddisfazione e l’ha definita

“storica”. La speranza del sin-

dacato è che in questo modo

si ponga fine ai tanti ricorsi

che ogni anno vengono pre-

sentati dagli studenti che non

riescono a superare i test di

ammissione e cercano di

iscriversi ugualmente ai corsi

di laurea, appellandosi alla

magistratura.

«È bene ricordare – precisa

l’Andi – che il corso di lau-

rea in odontoiatria e protesi

dentaria prevede una forma-

zione non solo teorica ma

principalmente pratica e

questo necessita di strutture

formative universitarie at-

trezzate e proporzionali al

numero di studenti iscritti,

per garantire un percorso

formativo adeguato. Quindi

il determinare a priori il nu-

mero di iscritti che quel de-

terminato ateneo potrà for-

mare è un vantaggio non so-

lo per gli studenti stessi, che

in questo modo ricevono

una preparazione di qualità,

ma anche per i cittadini che

avranno la garanzia di tro-

vare poi dentisti preparati».

Insomma, il numero pro-

grammato non è finalizzato

alla limitazione dell’accesso

alla professione di odontoia-

tra o di medico ma alla pos-

sibilità di garantire che il

numero di studenti ammessi

ai corsi di laurea sia idoneo

alle capacità formative del-

l’ateneo.

La principale associazione di

odontoiatri del nostro Paese

collega questa vicenda a

un’altra battaglia giudiziaria

vinta, in nome della tutela

della salute della popolazio-

ne, quella contro l’Università

portoghese Ferdinando

Pessoa che avrebbe voluto

aprire una succursale del pro-

prio corso di laurea in odon-

toiatria in Italia, facendo così

saltare il numero program-

mato italiano.

Sono molte le università pri-

vate straniere che tentano di

aprire succursali nei diversi

Paesi europei, seguendo

spesso interessi commerciali.

È vero che il numero chiuso

costringe molti studenti ita-

liani a recarsi all’estero per

laurearsi in odontoiatria,

evitando i selettivi test di

ammissione ai nostri atenei

e scegliendo percorsi più fa-

cili. Se questo è reso possibi-

le dalle norme che regola-

mentano la libera circolazio-

ne in Europa, l’Andi ritiene

che la mercificazione della

formazione porti con sé il

rischio che vengano legitti-

mati all’esercizio della pro-

fessione di odontoiatra sog-

getti con una preparazione

non garantita.

Renato Torlaschi

Il Compendio di implantologia base, edito da Griffin, è un’o-

pera innovativa, nata dal contributo di autorevoli opinion

leader che hanno collaborato con l’intento di raccogliere in

un unico progetto editoriale – con gli attributi della sintesi,

della chiarezza e dell’aggiornamento – le nozioni più attua-

li, complete ed esaustive sull’implantologia, espresse nella

maniera più semplice e chiara.

Il libro si propone come uno strumento utile, particolarmen-

te indicato per coloro che si avviano alla pratica dell’im-

plantologia, per gli studenti, per i neofiti e per quanti voglio-

no trovare in un unico testo informazioni pratiche e d’imme-

diato utilizzo clinico, che spesso sono disperse e frammen-

tate nella letteratura scientifica.

Anche coloro che, pur eseguendo l’implantologia da anni,

desiderano revisionare il proprio protocollo chirurgico alla

luce delle più moderne ricerche scientifiche, trovano nelle

188 pagine del Compendio di implantologia base una serie

di validi suggerimenti per incrementare le possibilità di suc-

cesso dei propri interventi implantari. Le informazioni e le

spiegazioni cliniche sono corredate da fotografie a colori e

disegni esemplificativi.

Italian Dental Journal ha intervistato AAnnddrreeaa RRuussssoo, che in

qualità di curatore del progetto ci ha illustrato i contenuti

dell’opera.

Page 7: su alta definizione e 3D - DentalAcademy...del paziente. Da questo punto di vista, il suo lavoro è oggi praticamente uguale a quello di venti o trent’anni fa. Quello che disgraziatamente

<< FOCUS ON13 <<FOCUS ON << 12<<

Come riportato dall’Ansa e dai maggiori quotidiani italiani, i

professori universitari dal congresso del Collegio dei docenti

di odontoiatria hanno lanciato un allarme sulla tendenza degli

italiani a rimandare o addirittura rinunciare alle cure dentisti-

che. L’allarme rosso riguarda i bambini: una famiglia su tre or-

mai non porta più i figli dal dentista a causa delle difficoltà

economiche legate alla crisi. Secondo i dati a disposizione

dei docenti universitari, nel 2012 le richieste di apparecchi per

correggere i denti sono crollate del 40% e circa due milioni di

bimbi rischiano danni ai denti. Le stime parlano di circa 5 mi-

lioni di bambini fra i 5 e i 14 anni che avrebbero bisogno di un

apparecchio ortodontico.

Nel nostro Paese, dove il 90-95% dell'assistenza odontoiatri-

ca è privata, i genitori portano i bambini dal dentista per la pri-

ma visita, ma poi sempre di più rinunciano alle cure perché

non sono in grado di sostenerne i costi. Si rivolgono allora al

servizio pubblico: è così che le prestazioni e le visite in regi-

me di Servizio sanitario nazionale sono aumentate del 20%.

Gli odontoiatri nei centri pubblici però sono solo 3.500, appe-

na 140 gli igienisti dentali, per più di 4 milioni di prestazioni

ambulatoriali erogate ogni anno nei 367 ambulatori delle strut-

ture universitarie e delle Asl, nei 146 centri attrezzati in struttu-

re ospedaliere e nei 224 ambulatori dei Distretti Socio Sanitari.

«I riuniti nel Ssn sono meno di 2.800 e l'alto costo delle pre-

stazioni odontoiatriche rispetto ad altre branche della medici-

na rende problematico offrire un servizio pubblico adeguato»

ha spiegato AAnnttoonneellllaa PPoolliimmeennii, presidente del Collegio dei

docenti di odontoiatria, denunciando come le strutture siano

ormai al collasso. «Peraltro – osserva Polimeni – nonostante i

Livelli essenziali di assistenza prevedano in teoria cure denti-

stiche in età evolutiva e un'assistenza a tutti i cittadini in con-

dizione di particolare vulnerabilità sociale ed economica, nel-

le diverse Regioni si hanno modalità e criteri di assistenza

molto variegati».

La proposta dei professori universitari, delle associazioni di

categoria e delle imprese del settore è quella di consentire

alle famiglie di detrarre dalle imposte le spese dentistiche e

di offrire benefici fiscali agli studi che investono in innova-

zioni tecnologiche. Gli effetti positivi si vedrebbero anche

nella lotta all’evasione fiscale e all’abusivismo. Si pensa an-

che sia possibile contrastare il turismo odontoiatrico e man-

tenere all’interno del Paese quel miliardo di euro che, se-

condo recenti stime, finisce dall'Italia nelle casse dei denti-

sti stranieri.

Turismo odontoiatrico tra stereotipi e realtàMettere in dubbio a priori professionalità, competenza ed etica dei colleghistranieri non porta a nulla. Resta comunque l’impossibilità per chi si cura all’estero di ricevere gli indispensabili controlli che seguono qualsiasi terapia

Decine di testimonianze di

pazienti immancabilmente

soddisfatti; fotografie di

volti sorridenti e rassicu-

ranti. Prendiamo www.den-

tistiinalbania.com. Su un si-

to internet ben curato si

può leggere: «questo proget-

to vuole indicarci una solu-

zione che coniuga risparmio

e qualità, partendo dalle

piccole cose, come un sorri-

so»... Vi si propongono un

soggiorno gratis per due

persone, tariffe estrema-

mente vantaggiose, una ga-

ranzia fino a cinque anni e

la massima trasparenza e si-

curezza per il paziente.

È solo un esempio tra tanti.

Il turismo odontoiatrico

non è un fenomeno nuovo.

Dall’Ungheria all’India, dal

Sud Africa alla Croazia, i pa-

zienti spostano le proprie

attenzioni di volta in volta

ai Paesi che offrono i prezzi

migliori. Hanno iniziato gli

americani, forse più spre-

giudicati nel considerare

l’offerta di cure odontoiatri-

che proposta lontano da ca-

sa e supportati da agenzie

specializzate in grado di as-

sisterli nel corso del viaggio.

Problemi di salute e il tenta-

tivo di risolverli con quello

che appare, dopo tutto, co-

me una vacanza: se queste

erano le motivazioni origi-

nali che spingevano pazienti

del Midwest ad attraversare

mezzo mondo per farsi cu-

rare da dentisti sconosciuti,

ora le motivazioni sono so-

prattutto economiche.

Gli italiani, abituati a un

elevato livello di cure odon-

toiatriche, affezionati e ras-

sicurati dal dentista di fami-

glia, sono rimasti finora re-

lativamente immuni dal tu-

rismo odontoiatrico.

Un sondaggio dello scorso

maggio, condotto dall’isti-

tuto di ricerca Ispo di

Renato Mannheimer per

conto di Andi, ha mostrato

una sostanziale diffidenza

degli italiani nei confronti

del turismo odontoiatrico:

appena il 4% dei cittadini si

è rivolto all’estero per effet-

tuare cure dentistiche; inol-

tre, una metà di questi si è

poi pentita e non ripetereb-

be l’esperienza. Il restante

96% non l’ha mai fatto e, in

particolare, l’81% degli ita-

liani è decisamente contra-

rio, mentre il 15%, pur non

avendolo mai fatto, è dispo-

sto a prendere in considera-

zione questa possibilità.

Dati per certi versi inattesi e

sorprendenti, ma a cambia-

re le cose potrebbe essere la

crisi.

Il mio grande maestro diceva sempre: «non criticare la

camminata di chi ti precede se prima non hai indossato

le sue scarpe». Poco tempo dopo avrei scoperto che si

trattava di un noto aforisma Indiano conosciuto da tutti e

non da me.

Da quando ho appreso tale proverbio, mi sono sforzato

di applicarlo non solo per tutta la mia vita professionale,

ma ho predicato il verbo nei confronti di chi, con estre-

ma leggerezza, aveva il “vizietto” di giudicare il lavoro al-

trui, cercando sempre l’albero senza vedere la foresta e,

spesso, davanti all’ignaro paziente.

Chiarito questo, non posso difendere l’indifendibile: di-

ciamo che da una località qualsiasi mi è arrivata questa

radiografia appartenente a un paziente qualsiasi che

esprime le terapie di un collega qualsiasi.

Mi è venuto in mente l’aforisma “qquuaattttrroo ssuu qquuaattttrroo”,

esprimendo così il semplice concetto d’insuccesso tota-

le, paragonandolo ai giocatori incalliti alla ricerca del fa-

moso 13 al totocalcio che invece riescono a fare zero.

La cosa che più mi disturba, di là da ogni concetto di

amore per la professione (e per l’endodonzia) è l’aver

costruito la casa dopo averne minate le fondamenta.

Questo aspetto meramente merceologico è difficilmente

difendibile ed è esattamente quello che mi ha spinto a

propagandare questa radiografia come monito per ciò

che tutti noi (ad esclusione dell’esecutore o forse neppu-

re lui) non vorremmo mai vedere.

Anche questa volta sono riuscito a non fare commenti

davanti al paziente, sarebbe servito solo a farlo sentire

iinnaaddeegguuaattoo. Ciò che mi interessa molto di più è risanare,

nel modo più conservativo possibile, quel quadrante tan-

to compromesso.

DDootttt.. AAllddoo CCrreessppii

CASO DI MALPRACTICE IN ODONTOIATRIA:

TUTTA L’EVIDENZA DI UNA RADIOGRAFIA ENDORALE

Nicola Perrini, presidente

dell’associazione Amici di

Brugg, non ha pregiudizi:

«non è detto che tutti quelli

che operano al di fuori dei

nostri confini siano dei ciar-

latani, ci sono anche profes-

sionisti che conoscono il

proprio lavoro e, operando

in una situazione economi-

ca diversa, possono venire

incontro alle esigenze di ri-

sparmio del paziente».

Una diversa struttura dei

costi di questi studi permet-

te infatti ai dentisti stranieri

di alcuni Paesi di essere

estremamente competitivi

sulle tariffe delle prestazioni

da offrire su un mercato

globalizzato, ormai anche

sul fronte delle cure medi-

che.

Tutto bene dunque? Non

proprio: «il problema – con-

tinua il dottor Perrini – è

che qualsiasi lavoro necessi-

ta di controlli successivi: il

cosiddetto tagliando che va

effettuato periodicamente;

un intervento isolato, senza

i controlli e la manutenzio-

ne è destinato a fallire».

Se non fallisce prima, per-

ché è stato fatto male... «Ho

visto alcuni lavori fatti all’e-

stero, ad esempio in

Slovenia, realizzati in modo

abbastanza corretto; altri,

nelle stesse zone, che erano

invece terrificanti: da smon-

tare e ricominciare da capo,

quindi con danni notevoli a

carico dei pazienti. Ma il

guaio è che il paziente di-

spone difficilmente di stru-

menti per conoscere in anti-

cipo l’affidabilità dell’odon-

toiatra che opera all’estero».

Renato Torlaschi

FRECCE ROSSE A DESTRA:

1) rammollimento smalto dentinale intorno al perno

2) analoga area di radiotrasparenza circostante al perno

3) strumento separato nella radice mesiale

4) mancanza di riempimento nel terzo medio e apicale

5) sovra strumentazione con over-stripping

6) difetto di chiusura protesica

7) estrusione di materiale radiopaco nel parodonto

8) riassorbimento della cresta ossea interprossimale

9) mancanza di riempimento nel terzo medio e apicale

10) mancanza di riempimento apicale

11) perforazione del pavimento camerale con estrusione

12) scelta inadeguata nel posizionamento del perno

13) mancanza di riempimento nel terzo medio e apicale

14) iniziale ispessimento del legamento parodontale

Anche di fronte a errori gravi

e macroscopici, denunciare

l’operato degli altri stranamente

può avere l’effetto di far sentire

inadeguato il paziente

(“ho sbagliato dottore”)

CRISI ECONOMICA: MENO CURE PRIVATE, IN DIFFICOLTÀ IL SSN

Page 8: su alta definizione e 3D - DentalAcademy...del paziente. Da questo punto di vista, il suo lavoro è oggi praticamente uguale a quello di venti o trent’anni fa. Quello che disgraziatamente

<< DENTAL PRESS15 <<14<<DENTAL PRESS <<

Sbiancamento: trattamentoestetico, non terapia medicaRecepita la normativa europea sullo sbiancamento dentale. La legge italianalascia però margini di interpretazione che modificherebbero in modo importante l’applicabilità pratica: prodotti cosmetici o dispositivi medici?

Il decreto ministeriale del 5

novembre 2012, pubblicato

sulla Gazzetta Ufficiale del 26

gennaio 2013 (nr. 22), con-

tiene il regolamento attuati-

vo della direttiva del

Consiglio 2011/84/UE del 20

settembre 2011, che modifica

la direttiva 76/768/CEE rela-

tiva ai prodotti cosmetici.

Tale normativa disciplina an-

che l’utilizzo dei prodotti co-

smetici sbiancanti per uso

odontoiatrico.

Esaminiamola punto per

punto.

Dal 31 ottobre dello scorso

anno i prodotti cosmetici

non conformi alle disposi-

zioni del decreto non posso-

no essere immessi sul mer-

cato e non possono essere

venduti al consumatore fi-

nale dell’Unione Europea.

Per essere considerati sicuri,

gli sbiancanti cosmetici “free

use”, inclusi collutori e den-

tifrici liberamente acquista-

bili dal consumatore, non

dovranno superare lo 0,1%

di concentrazione di peros-

sido di idrogeno (punto 2

della direttiva UE).

Sbiancanti cosmetici con

concentrazioni dallo 0,1%

fino e non oltre il 6% di pe-

rossido di idrogeno o altri

composti o miscele che libe-

rano perossido di idrogeno a

concentrazione equivalente,

fra cui il perossido di carba-

mide dal 10 al 15/16%, sono

considerati sicuri se vengo-

no rispettate due condizio-

ni: viene effettuata da parte

dell’odontoiatra un’accurata

valutazione diagnostica di

salute e di idoneità del pa-

ziente al trattamento, per

escludere che esistano fatto-

ri di rischio o patologie ora-

li; ci si assicura che l’esposi-

zione a questi prodotti sia li-

mitata in termini di fre-

quenza e di durata di ogni

applicazione.

Queste disposizioni tutelano

la sicurezza del consumato-

re, limitandone finalmente il

libero e incontrollato utiliz-

zo che spesso portava ad

abuso o uso improprio degli

agenti sbiancanti. Non si

può che condividerla!

La vendita di tali prodotti

con concentrazione compre-

sa tra lo 0,1 % e il 6% – che

vanno chiaramente indicate

sulle confezioni –, deve esse-

re limitata ai “dental practi-

tioners”. Questo per garanti-

re che non siano più diretta-

mente accessibili al consu-

matore (vendite via inter-

net) e per escluderne la di-

stribuzione ad altre catego-

rie professionali come far-

macisti ed estetisti (punto 4

della direttiva).

Il ruolo dell’igienista

La Direttiva però non forni-

sce una definizione “stricto

sensu” del termine “dental

pratictioners”, ma rimanda

alla direttiva 2005/36/CE re-

lativa al riconoscimento della

loro qualifica professionale,

che ne contempla «l’abilità di

incrementare e perseguire at-

tività di prevenzione, diagno-

si e trattamento delle anoma-

lie (quindi è inclusa la discro-

mia) e le malattie di denti,

bocca, guance, tessuti», da cui

si evince che il profilo dell’i-

gienista dentale rientri a tutto

campo in questa categoria.

Conseguentemente, fatto

salvo che per procedere ne-

cessita sempre dell’indica-

zione dell’odontoiatra, si sa-

rebbe potuto ritenere che

anche l’igienista, in quanto

“dental practitioner”, possa

acquistare gli sbiancanti co-

smetici. Purtroppo nel de-

creto di recepimento in

Italia il termine “dental

practitioners” è stato tradot-

to con "dentista", limitativo

rispetto al testo originale

della direttiva europea.

Secondo la normativa euro-

pea per ciascun ciclo di uti-

lizzo di questi prodotti, la

prima utilizzazione deve av-

venire in studio ed è riserva-

ta ai dentisti, oppure può es-

sere affidata ad altri opera-

tori, ma sotto la sua diretta

supervisione, se si garantisce

un livello di sicurezza equi-

valente. Si può dunque rite-

nere autorizzato a tutto

campo anche l’igienista, in

quanto lo sbiancamento

rientra nelle prestazioni da

esercitare su indicazione

dell’odontoiatra, contem-

plate nello stesso profilo

professionale dell’igienista

(DM n.137/99).

Resta da stabilire la durata

di questa prima applicazio-

ne in studio, dato per scon-

tato che non si può ragione-

volmente rispettare il tempo

dettato dalla concentrazione

del prodotto (un perossido

di carbammide al 10%, in-

fatti, necessita dalle 8 alle 10

ore al giorno, al 16% dalle 4

alle 6 ore e infine un peros-

sido di idrogeno al 6% dalle

3 alle 4 ore).

La nuova normativa prevede

anche che per completare il

ciclo di utilizzo e raggiunge-

re lo sbiancamento deside-

rato il prodotto deve essere

fornito al paziente media-

mente per 8/10 giorni o più,

a seconda del grado di di-

scromia, e che egli venga

monitorato per tutto il trat-

tamento dal “dental practi-

tioner”.

Infine il trattamento sbian-

cante con questi prodotti

cosmetici non può essere

fatto su pazienti di età infe-

riore a 18 anni.

Cosa è cambiato?

Le nuove regole possono so-

lo essere condivise con soddi-

sfazione e applicate con estre-

ma facilità. Appare evidente

che l’abolizione del fai-da-te

costituisca un’ulteriore gran-

de opportunità per lo studio

odontoiatrico, a cui dovran-

no ricorrere obbligatoria-

mente i pazienti desiderosi di

sbiancare i loro denti.

Dal punto di vista del risulta-

to la limitazione delle con-

centrazioni di perossido al

6% non rappresenta un osta-

colo alle procedure domici-

liari e al raggiungimento de-

gli obiettivi: i risultati dello

sbiancamento sono comun-

que molto soddisfacenti e co-

munque sovrapponibili a

quelli ottenibili con le prece-

denti concentrazioni più alte:

semplicemente la bassa con-

centrazione richiede di incre-

mentare non il tempo di posa

di ogni singola applicazione

ma, al bisogno, il numero

delle applicazioni.

Scompaiono dal mercato gli

sbiancanti domiciliari al

20/21% di perossido di car-

bamide (in quanto sviluppa

perossido di idrogeno al 7%

circa), al 45% e perossido di

idrogeno al 7,5%, 9,5% e

14% in quanto non confor-

mi alla normativa. In propo-

sito le aziende distributrici e

produttrici si sono già alli-

neate, limitando le concen-

trazioni dei prodotti sbian-

canti conformemente alle

disposizioni.

Ma nella pratica clinica qua-

li sono le ripercussioni della

normativa sugli sbianca-

menti professionali?

Odontoiatri e igienisti fino

al 31 ottobre 2012 potevano

scegliere se ricorrere allo

sbiancamento domiciliare o

allo sbiancamento profes-

sionale alla poltrona, muo-

vendosi a ragion veduta e li-

beramente tra i prodotti

sbiancanti classificati come

dispositivi medici, senza li-

mitazione di concentrazione

di perossido di idrogeno,

che era disponibile in un

ampio range compreso tra il

25% e il 40%, o ricorrendo

al perossido di carbammide

al 45%.

Se dobbiamo attenerci alla

direttiva recepita sin qui de-

scritta, che prevede l’utilizzo

di sbiancanti cosmetici con

concentrazione massima di

perossido di idrogeno al 6%,

ciò non sarà più possibile.

In realtà i sostenitori degli

sbiancanti ad alta concen-

trazione affermano che que-

sti prodotti, classificati come

dispositivi medici, sono di-

sciplinati da un’altra diretti-

va: la 93/42/CEE del 14 giu-

gno 1993. Nulla a che vede-

re, quindi, con la normativa

sui cosmetici.

I dispositivi medici, per poter

riportare la marcatura CE, a

differenza dei cosmetici, de-

vono rispondere a requisiti

“essenziali” per garantire l’ef-

ficacia, la sicurezza e la salute

del paziente, degli utilizzatori

e di eventuali terzi. I disposi-

tivi medici sono raggruppati

in funzione della loro com-

plessità e del potenziale ri-

schio per il paziente in quat-

tro classi. L’appartenenza di

un prodotto a una classe su-

periore è garanzia di maggior

documentazione tecnica del

prodotto. La maggior parte

degli sbiancanti rientra nella

classe IIa ed è di tipo invasivo,

in quanto penetra attraverso

un orifizio del corpo, con du-

rata temporanea, e svolge l’u-

nica funzione di rimuovere le

discromie dentali.

Se vogliamo riferirci a que-

sta direttiva 93/42 che at-

tualmente disciplina i pro-

dotti sbiancanti come dispo-

sitivi medici, continueremo

a sbiancare professional-

mente “alla poltrona” i no-

stri pazienti con concentra-

zioni di perossido di idroge-

no fino al 40%, con o senza

attivazione. Ma – e qui sta il

punto del contendere –,

l’art.1 di questa direttiva de-

finisce che il dispositivo me-

dico ha una finalità d’uso

sugli essere umani per dia-

gnosi, prevenzione, monito-

raggio, cura o riduzione del-

la malattia. Viene da chie-

dersi come possano essere

stati registrati come tali da

un ente certificatore, in

quanto lo sbiancamento di

per sè non è un trattamento

terapeutico, ma cosmetico,

estetico e che deve pertanto

essere disciplinato dalla di-

rettiva recentemente modi-

ficata 76/78/CEE, perfetta-

mente allineata con la posi-

zione della Commissione

europea, per la quale i pro-

dotti per lo sbiancamento

dei denti sono sempre stati

considerati prodotti cosme-

tici regolamentati dalla di-

rettiva 76/768/EU.

Qual è l’attuale posizione

delle aziende produttrici e

distributrici dei prodotti

sbiancanti?

Come detto sopra, si sono al-

lineate alla attuale direttiva

sugli sbiancanti cosmetici,

ma pare che abbiano deciso

di mantenere la netta distin-

zione tra cosmetici e disposi-

tivi medici sulla base di indi-

cazioni d’uso non esclusiva-

mente estetiche, ma anche te-

rapeutiche, forse appellando-

si al fatto che alcune discro-

mie (da fluorosi o da tetraci-

clina, per fare un esempio)

sono un esito di patologie.

Si può anche aggiungere che

oggi sempre più spesso gli

sbiancamenti vengono inse-

riti come trattamento in un

piano globale di riabilitazio-

ne protesica del cavo orale

che, oltre alla funzione

(ponti, ponti su impianti,

protesi parziali, faccette),

mira al miglioramento del-

l’estetica generale.

Cosa cambia quindi in tema

di sbiancamento professio-

nale?

Se dobbiamo attenerci alla

direttiva recepita in Italia

con il decreto ministeriale

del 5 novembre 2012 pubbli-

cato sulla Gazzetta Ufficiale

del 26 gennaio 2013, anche

gli sbiancamenti professio-

nali ad alta concentrazione

cesseranno di esistere.

Si rientra quindi nella logica

descritta dello sbiancamen-

to con prima applicazione

professionale in studio, per-

ché no, anche di 4 spot da

15 minuti con o senza atti-

vazione e successivo prose-

guimento domiciliare. I ri-

sultati sono comunque ec-

cellenti e assolutamente so-

vrapponibili a quelli fino ad

ora ottenibili con le tradi-

zionali elevate concentra-

zioni. Sono solo più lenti

ma, a onor del vero, anche

più economici e forse più

appetibili per i pazienti.

Quali sono invece i punti di

criticità di questa metodica?

Sicuramente la rinuncia ai

trattamenti veloci in studio

per i pazienti che “vogliono

tutto e subito”, con perdita

di una fetta di mercato; c’è

poi l’impossibilità di sbian-

care pazienti con recessioni

gengivali e va messa in con-

to anche la rinuncia al trat-

tamento da parte dei pa-

zienti che non tollerano le

mascherine, o che non of-

frono garanzie di complian-

ce domiciliare.

A questo punto restiamo in

attesa di conoscere quale sia

in merito la posizione uffi-

ciale delle associazioni pro-

fessionali, a cui si riconosco-

no l’autorità e la competen-

za di un parere definitivo

per redimire dubbi, incer-

tezze e interpretazioni sog-

gettive.

Infine, non è da escludere che

la Commissione Europea

possa intervenire in proposito

e decidere di varare procedu-

re contro gli Stati membri che

non applicano la direttiva

76/768/CEE e di essere più se-

vera riguardo all’applicazione

della direttiva 2011/84/EU.

Viviana Cortesi Ardizzone

La Direttiva europea sui cosmetici (e gli sbiancanti

per l’Europa possono essere solo dei cosmetici)

impone che gli sbiancamenti professionali

possano essere eseguiti con concentrazioni di

perossido d’idrogeno non superiori al 6%.

in Italia gli sbiancanti sono però registrati come

dispositivi medici, e come tali utilizzabili a

concentrazioni più alte.

Ma la domanda è: perchè sono stati certificati come

dispositivi medici se la fiinalità dello sbiancamento

è puramente cosmetica?

> La dottoressa Viviana Cortesi

Ardizzone, igienista dentale, è

docente all’Università di Milano

Page 9: su alta definizione e 3D - DentalAcademy...del paziente. Da questo punto di vista, il suo lavoro è oggi praticamente uguale a quello di venti o trent’anni fa. Quello che disgraziatamente

<< FOCUS ON17 <<

Web, consulti online, email:attenzione alla deontologiaLe linee guida della Fnomceo regolamentano la correttezza deontologicadei messaggi pubblicati e sottolineano la necessità di garantire trasparenzae correttezza dei contenuti diffusi su internet dalla classe medica

La diffusione su larga scala

dei nuovi media sta rapida-

mente cambiando il modo di

comunicare, anche in ambito

sanitario, e il web è diventato

sempre più un luogo di inte-

razione fra pubblico ed

esperti e, come tale, deve for-

nire contenuti appropriati. Il

compito di vigilare sull’a-

spetto deontologico in rete,

sia che si tratti di siti web sia

che si parli di posta elettroni-

ca, spetta alla Federazione

nazionale degli ordini dei

medici chirurghi e degli

odontoiatri (Fnomceo).

Il boom dei siti web

in ambito sanitario

Nell’ultimo decennio il web

ha acquisito un ruolo fonda-

mentale nel panorama infor-

mativo mondiale, offrendo

libero accesso a costo zero a

una vastissima quantità di

dati, con la conseguente pos-

sibilità di confrontare tra lo-

ro le diverse fonti in tempo

reale. Restringendo il campo

all’informazione in ambito

sanitario, si è assistito a un

vero e proprio boom che ha

visto la nascita di moltissimi

siti web, gestiti da strutture

sanitarie o da singoli medici,

che si presentano come utili

strumenti di informazione

per aiutare il paziente a

orientarsi tra le varie specia-

lizzazioni e prestazioni ero-

gate o per fornire elementi di

approfondimento in materia

sanitaria, con un livello di ac-

curatezza tuttavia molto

spesso limitato.

Se da un lato questa mole di

dati può rappresentare uno

strumento conoscitivo di

grande utilità che l’utente

può gestire in completa auto-

nomia, dall’altro il rischio è

che il paziente di ritrovi som-

merso da queste notizie e

possa deviare dalle terapie

corrette.

«Il tema della correttezza

deontologica del messaggio

pubblicato – spiega Giuseppe

Renzo, presidente della

Commissione albo odontoia-

tri nazionale (Cao) – è parti-

colarmente delicato in quan-

to, da una recente ricerca in-

ternazionale resa pubblica

dalla London School of

Economics risulta che in

Italia l’81% dei navigatori ac-

quisisce informazioni sanita-

rie su internet e che, in una

media oscillante tra il 4 e il

10%, ricorre alla rete per l’au-

todiagnosi. È facile compren-

dere le preoccupazioni che

possono derivare da simili

comportamenti per la tutela

della salute, anche in relazio-

ne alla difficoltà di individua-

re in modo incontrovertibile

la serietà scientifica degli in-

numerevoli siti che si occupa-

no di problematiche sanita-

rie. A questo proposito, la

Fnomceo ha prodotto una re-

visione del codice deontolo-

gico che, nell’allegato relativo

alla pubblicità dell’informa-

zione sanitaria, contiene delle

linee guida inerenti le appli-

cazioni degli artt. 55-56-57

del codice di deontologia me-

dica. In caso di utilizzo di

strumenti web – sottolinea

Renzo – è raccomandata la

conformità dell’informazio-

ne ai principi dell’HONCode

(www.hon.ch), ossia ai criteri

di qualità dell’informazione

sanitaria in rete (vedi box a

pagina 18, ndr). Inoltre, la

Fnomceo ritiene utile ricor-

dare l’importanza dell’acces-

sibilità per i siti web (legge

Stanca), al fine di consentire a

tutte le tipologie di pazienti la

fruizione dei siti di medici e

odontoiatri. È opportuno

sottolineare come gli stru-

menti di programmazione

più evoluti e scenografici non

sempre consentano la miglior

accessibilità, ragion per cui è

bene affidarsi a realtà che ab-

biano esperienza nello svi-

luppo di siti web in ambito

sanitario» ha suggerito il pre-

sidente Cao.

Linee guida

per i medici sul web

Per l’apertura di un sito web

non è richiesta alcuna pre-

ventiva autorizzazione o nul-

la osta da parte dell’ordine di

appartenenza, che tuttavia si

riserva di svolgere controlli

per verificare il contenuto del

messaggio diffuso, come

chiarisce Giuseppe Renzo: «Il

professionista dovrà comu-

nicare all’ordine provinciale

di iscrizione (in caso di strut-

ture sanitarie tale onere com-

pete al direttore sanitario) di

aver messo in rete il sito, di-

chiarando la conformità

deontologica alle linea guida.

Particolare attenzione deve

essere dedicata alla produ-

zione dei contenuti e alla lo-

ro conformità con i principi

ispirati dal codice deontolo-

gico e alle linee guida – con-

tinua Renzo –. Nella produ-

zione di contenuti è inteso

che non è ammessa la pub-

blicità ingannevole né la

pubblicazione di notizie che

rivestano carattere di pubbli-

cità personale surrettizia o

che siano lesive della dignità

e del decoro della categoria.

Inoltre il sito non può ospi-

tare spazi pubblicitari né link

riferibili ad attività pubblici-

taria di aziende farmaceuti-

che o tecnologiche operanti

in campo sanitario e non è

ammessa la pubblicizzazione

o la vendita di prodotti o ser-

vizi; è invece consentito

diffondere messaggi infor-

mativi contenenti le tariffe

delle prestazioni erogate».

Il sito può contenere pagine

dedicate all’educazione sani-

taria, anche corredate di im-

magini in relazione alla spe-

cifica professionalità del me-

dico o dell’odontoiatra, e

possono essere presenti link

a siti di informazione medica

o scientifica. Inoltre, il sito

può prevedere una zona ri-

servata per informative de-

stinate unicamente ai profes-

sionisti, a cui è possibile ac-

cedere tramite password.

Il medico può pubblicare il

proprio curriculum profes-

sionale, corredato da even-

tuali titoli di specializzazio-

ne, di libera docenza, master

universitari, dottorati di ri-

> Giuseppe Renzo, presidente Cao

MEDICO E PAZIENTE NELLA NUOVA SANITÀ

Gli intervistati nel corso dell’indagine condotta dal Censis e

dal Forum per la Ricerca biomedica, pubblicati nell’ottobre

2012 nel rapporto dal titolo “Quale futuro per il rapporto me-

dico-paziente nella nuova sanità?”, alla domanda che li inter-

rogava in merito alle ragioni che li spingono all’utilizzo dei

nuovi media in campo sanitario, hanno dichiarato di fare ri-

corso a internet principalmente per i seguenti motivi: per cer-

care informazioni che li possano aiutare a capire meglio le

indicazioni del medico (66,6%), per verificare la diagnosi del

medico (51,9%), per discutere con il medico dei risultati del-

le sue ricerche su internet (33%), per prenotare una presta-

zione o ottenere un servizio amministrativo online (19,3%),

per ricevere attraverso i social network informazioni utili sul-

la salute, senza averle cercate (14,2%), per comunicare con

il medico di medicina generale via e-mail (12,4%).

Questa trasformazione in senso digitale dei servizi sanitari,

di cui il paziente è artefice e promotore, è responsabile del-

la creazione di nuovi tipi di comunicazione e di un diverso

rapporto tra medico e paziente. Nella pratica quotidiana in

effetti un’e-mail può ormai sostituire una telefonata e risulta

un mezzo molto utile, per esempio, per fornire ai proprio pa-

zienti indirizzi o numeri di telefono delle strutture sanitarie al-

le quali si consiglia di rivolgersi, o per fornire consigli e istru-

zioni su come assumere farmaci. Inoltre, a differenza delle

conversazioni telefoniche, i messaggi di posta elettronica

sono documentazione vera e propria che può essere stam-

pata e inserita nella cartella sanitaria, consentendo così una

migliore gestione dell’assistenza al proprio paziente.

Page 10: su alta definizione e 3D - DentalAcademy...del paziente. Da questo punto di vista, il suo lavoro è oggi praticamente uguale a quello di venti o trent’anni fa. Quello che disgraziatamente

FOCUS ON << 18<<

cerca, titoli accademici ed

eventuali altri titoli, che de-

vono essere tutti verificabili.

A tal fine è obbligatorio indi-

care le autorità che li hanno

rilasciati e/o i soggetti presso

i quali ottenerne conferma.

Anche le esperienze lavorati-

ve possono essere oggetto di

pubblicazione: l’iter profes-

sionale, così come quello for-

mativo, deve tuttavia essere

obiettivo e verificabile.

Per offrire agli utenti infor-

mazioni pratiche ed esaustive

relative all’attività professio-

nale, il sito può contenere in-

dicazione sugli orari di ac-

cesso allo studio, sulle moda-

lità di prenotazione delle vi-

site o informazioni relative

all’eventuale presenza di per-

sonale ausiliario.

In considerazione dell’im-

portanza del rapporto clini-

co diretto, le linee guida de-

gli ordini sconsigliano ai

medici di fornire ai pazienti

tramite il sito web informa-

zioni che possano esporre a

critiche o a errori, quando

non si è a conoscenza della

situazione clinico-anamne-

stica di chi scrive.

È naturalmente possibile, per

i medici o gli odontoiatri,

partecipare via internet a fo-

rum di discussione su argo-

menti sanitari che si svolga-

no fra i medici. Se invece il

forum è libero (accessibile da

chiunque), il medico che vi

partecipa in qualità di relato-

re deve pretendere che il sog-

getto che ospita il forum ab-

bia cura di avvertire l’utenza

che la consulenza telematica

non sostituisce la tradiziona-

le visita medica.

La diffusione dell’e-mail

Una delle applicazioni che

ha contribuito maggior-

mente alla diffusione di in-

ternet è la posta elettronica,

strumento che consente di

comunicare rapidamente in

forma privata e a costi ridot-

ti. «L’e-mail è un efficace

strumento di comunicazio-

ne – prosegue Giuseppe

Renzo – specialmente per

quanto concerne gli aspetti

organizzativi, forse meno ef-

ficace per aspetti di anamne-

si e cura; come tale, deve es-

sere utilizzato con cautela

quando ci sono informazio-

ni e diagnosi, in quanto es-

sendo uno strumento di co-

municazione asincrono non

può tenere conto dello mo-

mento emotivo ed emozio-

nale del soggetto che riceve

la comunicazione. Nel caso

l’e-mail contenga informa-

zioni sanitarie, la gestione,

l’archiviazione, la sicurezza

e il backup devono prevede-

re aderenza alla normativa

sulla privacy, in quanto si

tratta di dati sanitari sensi-

bili».

La facilità con cui i pazien-

ti/utenti possono reperire in-

dirizzi di posta elettronica di

specialisti di qualsiasi disci-

plina e la mole delle infor-

mazioni disponibili in rete

sono fattori che hanno in-

fluenzato nel corso degli ulti-

mi anni il panorama della

comunicazione in sanità, che

si è evoluto con grande velo-

cità. Ne sono derivate una se-

rie di trasformazioni che so-

no inevitabilmente destinate

a modificare il modo in cui i

cittadini si rivolgono ai servi-

zi sanitari.

La posta elettronica

nel rapporto medico-paziente

Anche in questo ambito, l’u-

tilizzo della posta elettronica

per motivi clinici è regola-

mentato dalle linee guida

pubblicate dalla Fnomceo:

«Partendo dal presupposto

che nulla sostituisce il rap-

porto diretto con il paziente,

la possibilità di visita, cura e

la relazione interpersonale,

l’utilizzo della posta elettro-

nica nei rapporti con i pa-

zienti è consentito – chiarisce

Renzo – purché vengano ri-

spettati tutti i criteri di riser-

vatezza dei dati e dei pazienti

cui si riferiscono e in partico-

lare alle seguenti condizioni:

ogni messaggio deve conte-

nere l’avvertimento che la vi-

sita medica rappresenta il so-

lo strumento diagnostico per

un efficace trattamento tera-

peutico e che i consigli forni-

ti via e-mail vanno intesi co-

me meri suggerimenti di

comportamento; va altresì

riportato che trattasi di cor-

rispondenza aperta; inoltre è

rigorosamente vietato invia-

re messaggi contenenti dati

sanitari di un paziente a un

altro paziente o a terzi o

diffondere l’indirizzo di po-

sta elettronica dei pazienti, in

particolare per usi pubblici-

tari o per piani di marketing.

Qualora il medico predi-

sponga un elenco di pazienti

suddivisi per patologia, può

inviare messaggi agli appar-

tenenti alla lista, evitando

che ciascun destinatario pos-

sa visualizzare dati relativi

agli altri appartenenti alla

stessa lista».

Il presidente Cao ci aiuta a

far luce anche sul corretto

utilizzo dei dati dei pazienti

in caso di consulto ad altro

specialista. «L’utilizzo della

posta elettronica nei rapporti

fra colleghi ai fini di consulto

è consentito purché non ven-

ga fornito il nominativo del

paziente interessato, né il suo

indirizzo, né altra informa-

zione che lo renda riconosci-

bile, se non per quanto stret-

tamente necessario per le fi-

nalità diagnostiche e tera-

peutiche – afferma Renzo –.

La disponibilità di sistemi di

posta elettronica sicurizzati

equiparati alla corrisponden-

za chiusa, può consentire la

trasmissione di dati sensibili

per quanto previsto dalla

normativa sulla tutela dei da-

ti personali. Infine il medico

deve tutelare in maniera ade-

guata l’accesso alla propria

casella e-mail, in quanto con-

tiene dati sensibili alla pri-

vacy, e pertanto avere una

corretta gestione della sicu-

rezza sotto tutti gli aspetti».

L’inosservanza da parte di un

medico di quanto previsto

dalle linee guida della

Fnomceo nell’utilizzo del

web e della posta elettronica,

conclude Giuseppe Renzo

«può comportare l’interven-

to anche disciplinare dell’or-

dine che, ai sensi della nor-

mativa di legge vigente, è

chiamato a valutare la veridi-

cità e la trasparenza di qual-

siasi messaggio, anche tra-

smesso con mezzi elettronici.

Non si tratta di creare osta-

coli all’utilizzo delle nuove

tecnologie, ma di porre estre-

ma attenzione affinché venga

tutelato il cittadino e pazien-

te che spesso, a causa di un’e-

vidente “asimmetria infor-

mativa”, non è in grado di va-

lutare le informazioni di ca-

rattere tecnico-scientifico in

campo medico».

Rachele Villa

GLI 8 PRINCIPI DELL’HONCODE

La certificazione HONcode è un attestato di qualità rilascia-

to a livello mondiale dalla Health On The Net Foundation,

un’organizzazione non governativa operante dal 1995, nota

per aver elaborato le prime linee guida per la redazione e la

pubblicazione di informazioni mediche online.

I siti web certificati possono esporre il bollino HONcode e di-

chiarare che l’informazione sanitaria presente sul sito in que-

stione rispetta le seguenti regole etiche stabilite dalla Hon.

11.. Ogni informazione medica fornita e ospitata dal sito sarà

scritta unicamente da esperti dell'area medica e da profes-

sionisti qualificati, a meno che un'esplicita dichiarazione non

precisi che qualche informazione provenga da persone o or-

ganizzazioni non mediche.

22.. Le informazioni diffuse dal sito sono destinate a incorag-

giare, e non a sostituire, le relazioni esistenti tra paziente e

medico.

33.. Le informazioni personali riguardanti i pazienti e i visitato-

ri di un sito medico, compresa l'identità, sono confidenziali.

Il responsabile del sito s'impegna sull'onore a rispettare le

condizioni legali di confidenzialità delle informazioni medi-

che in rispetto delle leggi del paese dove il server e i mirror-

site sono situati.

44.. La provenienza delle informazioni diffuse devono essere

accompagnate da referenze esplicite e, se possibile, da link

verso questi dati. La data dell'ultimo aggiornamento deve

apparire chiaramente sulla pagina (ad esempio in basso a

ogni pagina).

55.. Ogni affermazione relativa al beneficio o ai miglioramenti

indotti da un trattamento, da un prodotto o da un servizio

commerciale, sarà supportata da prove adeguate e ponde-

rate secondo il precedente Principio 4.

66.. Gli ideatori del sito si sforzeranno di fornire informazioni

nella maniera più chiara possibile e forniranno un indirizzo al

quale gli utilizzatori possono chiedere ulteriori dettagli o sup-

porto. Questo indirizzo e-mail deve essere chiaramente visi-

bile sulle pagine del sito.

77.. Il patrocinio del sito deve essere chiaramente identificato

compresa l’identità delle organizzazioni commerciali e non-

commerciali che contribuiscono al finanziamento, ai servizi o

al materiale del sito.

88.. Se la pubblicità è una fonte di sovvenzione del sito deve

essere chiaramente indicato. I responsabili del sito forniran-

no una breve descrizione dell'accordo pubblicitario adotta-

to. Ogni apporto promozionale ed eventuale materiale pub-

blicitario sarà presentato all'utente in modo chiaro per diffe-

renziarlo dal materiale originale prodotto dall'istituzione che

gestisce il sito.

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<< FOCUS ON21 <<FOCUS ON << 20<<

Il colore e la luce nello studio odontoiatricoIn fase di progettazione sono importanti le scelte sulle sorgenti luminose e sui colori degli ambienti. L’obiettivo è rendere più efficiente l’ambiente lavorativo per gli operatori e più gradevole e accogliente per i pazienti

Nella progettazione di uno

studio uno degli argomenti

frequentemente trascurati è

quello relativo alla luce.

Troppo spesso infatti viene

sottovalutato che l’impatto

visivo delle luci e dei colori

all’interno di un ambiente

determinano l’impressione

complessiva che il paziente

percepisce dello studio stes-

so: questi due fattori devono

quindi essere progettati alla

perfezione per non inficiare

l’effetto finale.

Nel momento in cui ci si ac-

cinge a progettare le funzio-

ni e l’illuminazione dello

studio, è una buona regola

caratterizzare le varie aree in

maniera differente, per ac-

centuare la diversità degli

ambienti in relazione alla

funzione che dovranno svol-

gere.

Il sistema di illuminazione

d’ambiente della parte d’ac-

coglienza (sala d’attesa e re-

ception) potrà essere per-

tanto caratterizzato da

un’atmosfera rilassante, co-

struita anche con degli ac-

corgimenti scenografici per

personalizzare gli ambienti

(sfondati di luce a soffitto,

lame di luce alle pareti, inse-

rimento di lampadari di de-

sign).

Per l’area clinica potrà inve-

ce essere più idonea l’ado-

zione di lampade più tecni-

che, in grado di garantire i

valori di intensità luminosa

e di colore della luce (tem-

peratura cromatica) richie-

sti dalle norme di legge.

Nei restanti ambienti, inve-

ce, si potranno utilizzare

delle luci tecniche per i cor-

ridoi, la sterilizzazione e il

locale ritocchi; delle lampa-

de più di arredo per le scri-

vanie degli uffici privati,

eventualmente con un dop-

pio fascio luminoso, uno

verso l’alto per la luce am-

bientale, uno verso il basso

per la luce operativa da

scrittura, fino a sbizzarrirsi

nei bagni, passando dalle

classiche applique a soluzio-

ni più scenografiche se si

preferisce creare ambienta-

zioni più “di moda”.

Le sorgenti luminose

Esistono in commercio dif-

ferenti tipologie di sorgenti

luminose: proviamo ad ana-

lizzare i principali pregi e di-

fetti dei tre modelli mag-

giormente utilizzati oggi.

Le lampade alogene sono

delle lampadine simili alle

vecchie lampadine a incan-

descenza, la cui caratteristi-

ca principale è quella di ave-

re una forte resa luminosa,

associata a un colore grade-

vole e caldo della luce emes-

sa. Il difetto di queste sor-

genti luminose è però quello

di scaldare molto e di consu-

mare molta corrente in rap-

porto al flusso luminoso re-

so.

Le lampade a fluorescenza,

quali ad esempio i neon, so-

no caratterizzate da un bas-

so consumo, scaldano poco

e sono quindi facilmente

utilizzabili in ambienti nei

quali i fattori consumo elet-

trico e calore devono essere

contenuti. Per contro, le

lampade a fluorescenza sono

soggette a un calo della po-

tenza luminosa col passare

del tempo: tale diminuzione

può arrivare anche al 20% in

un solo anno.

Da qualche tempo sono en-

trate in commercio le lam-

pade a led, che hanno in bre-

ve rivoluzionato il mercato

dell’illuminazione. Si tratta

di lampade la cui sorgente

luminosa è costituita da una

serie di diodi ad altissima re-

sa, le cui principali caratteri-

stiche sono quelle di non

scaldare e di consumare po-

chissimo. Inoltre la durata

della lampada è enorme-

mente maggiore rispetto alle

sorgenti luminose sopracita-

te, con il conseguente rispar-

mio anche sui costi di manu-

tenzione. Gli ultimi modelli,

ormai paragonabili alle lam-

pade alogene a fluorescenza

per quanto riguarda il colore

della luce, ne stanno sop-

piantando in modo sempre

maggiore l’utilizzo.

Il colore della luce

Abbiamo accennato prima

al colore della luce, che co-

stituisce uno degli elementi

fondamentali da tenere in

considerazione quando si

scelgono le lampade per uno

studio odontoiatrico. La lu-

ce, come si sa, è formata da

un insieme di radiazioni lu-

minose il cui spettro visibile

passa dai colori più caldi a

quelli più freddi; la sorgente

luminosa, a seconda del

flusso che emette, influisce

pertanto sulla percezione

dei colori degli oggetti da

parte del nostro occhio.

Questa cromaticità condi-

ziona pertanto la percezione

psicologica degli ambienti,

influendo sulla sensazione

di benessere e comfort che

l’ambiente stesso ci trasmet-

te, facendo optare, per i lo-

cali di attesa e ricevimento,

per l’impiego di lampade

dalla tonalità più calda al fi-

ne di ottenere un effetto ri-

lassante.

Al contrario nelle sale ope-

rative, al fine di non alterare

la percezione dei colori ri-

spetto alla luce naturale, si

sarà obbligati a scegliere del-

le lampade il cui spettro di

emissione sia il più vicino

possibile a quello della luce

esterna, corrispondente a

5400 gradi Kelvin.

Diversamente, la scelta di un

provvisorio potrebbe rive-

larsi disastrosa appena usciti

dallo studio.

Il livello di illuminazione

La quantità di luce rappre-

senta un altro fattore molto

importante nella scelta del-

l’illuminazione di un am-

biente. Esistono infatti mol-

tissime lampade, sicuramen-

te belle e di forte impatto

estetico, ma che, alla luce dei

fatti, si rivelano spesso dei

meravigliosi oggetti lumino-

si che non fanno sufficiente

luce. È quindi importante

farsi consigliare da un esper-

to per scegliere il corpo illu-

minante che corrisponda al-

l’effetto luminoso che si

vuole ottenere, confrontan-

do le curve fotometriche e le

caratteristiche della sorgente

luminosa prima di operare

una scelta.

Nella sala operativa, ad

esempio, l’intensità della lu-

ce nella zona della poltrona

dovrebbe essere di cica 800

lux, mentre il resto della

stanza non dovrebbe essere

lasciato in penombra. Se co-

sì si facesse (area perimetra-

le in penombra), si otterreb-

be un effetto sicuramente

scenografico, ma si obbli-

gherebbero gli occhi a fre-

quentissimi cambi di conte-

sto, facendo dilatare e re-

stringere la pupilla troppo

spesso, con un conseguente

affaticamento precoce. È in-

vece consigliabile inserire

dei dimmer o sdoppiare

l’accensione nei locali ove vi

sono tanti corpi illuminanti

(ad esempio la stessa sala

operativa o i corridoi): nei

momenti della giornata in

cui non è necessaria l’illumi-

nazione artificiale totale,

possono essere accese solo

metà lampade, per poi pas-

sare all’accensione della to-

talità nelle ore più buie della

giornata.

Luci accessorie

La luce, oltre ad illuminare,

svolge anche una funzione

di guida e di sicurezza all’in-

terno degli ambienti dello

studio: se lungo i percorsi,

ad esempio, vi sono dei gra-

dini, è bene evidenziarli con

dei segnapasso o con delle

strisce di led.

Non bisogna inoltre trala-

sciare le luci d’emergenza,

obbligatorie per legge nelle

aree frequentate dai pazienti.

Molti modelli di corpi illu-

minanti contemplano anche

la versione con emergenza

incorporata. Tale scelta con-

sente di non affiancare al

corpo illuminante prescelto

un secondo oggetto tecnico,

mantenendo quindi un’u-

niformità e un’omogeneità

visiva. Altri modelli invece

non sono creati anche con la

versione in emergenza (o

quest’ultima è sovente ecces-

sivamente costosa): in questo

caso bisogna quindi installa-

re ulteriori corpi illuminanti,

del tipo in emergenza; fortu-

natamente esistono ora in

commercio modelli discreti e

facilmente “mimetizzabili”, e

non più solo le lampade in-

vadenti tipo uscita di sicu-

rezza da cinema.

La segnaletica d’emergenza

può essere a sua volta illu-

minata: in commercio vi so-

no diverse tipologie e mar-

che, anche con linee moder-

ne e di design.

Progettare il colore

L’atmosfera degli ambienti

viene creata, oltre che con

l’impiego delle luci, anche

con il colore: da quello delle

pareti, a quello dei pavimen-

ti, degli arredi, degli imbot-

titi, dei marchi e di tutti gli

altri accessori che contribui-

scono a creare l’immagine

coordinata dello studio.

Per quanto riguarda le pare-

ti delle sale operative, è

sconsigliabile utilizzare co-

lori troppo differenti dal

bianco, onde evitare interfe-

renze con la percezione del

colore dei denti (discorso

che si ricollega alla tempera-

tura di colore delle lampade

affrontato in precedenza).

In tutti gli altri ambienti, in-

vece, ci si può sbizzarrire co-

me si vuole, a seconda degli

effetti visivi che si vogliono

ottenere: ad esempio, in un

corridoio molto lungo si po-

tranno dipingere una parete

ed il soffitto con un colore

deciso, differente dall’altra

parete e dal pavimento, otte-

nendo in questo modo l’ef-

fetto di alterare la percezio-

ne degli spazi e di smorzare

l’effettiva lunghezza reale

del locale. In sala d’attesa si

può caratterizzare una pare-

te con un colore definito, la-

sciando le altre più neutre,

per creare effetti di maggior

ampiezza e profondità, o an-

che semplicemente per mo-

vimentare l’ambiente.

Per quanto riguarda il colore

dei pavimenti, si può optare

per una differenziazione tra

la zona extraclinica e quella

clinica, anche usando sem-

pre la stessa tipologia di pa-

vimento: non è necessario

cambiare materiale, ma è

consigliabile cambiare il co-

lore tra le due aree, per se-

gnare uno stacco tra le due

zone (una più accogliente ed

una più clinica-asettica).

Analogamente è una buona

regola quella di differenziare

il colore della pavimentazio-

ne tra la sala d’attesa o il cor-

ridoio e il bagno, anche in

questo caso per distinguere

visivamente le funzioni e il

concetto di non frammistio-

ne dei livelli di igiene e puli-

zia tra ambienti differenti.

Il colore degli arredi (mobili

e imbottiti) contribuisce a

caratterizzare notevolmente

gli ambienti dello studio: ad

esempio, si può scegliere un

unico colore, tutto uguale,

per gli elementi all’interno

dell’area clinica (la selleria

dei riuniti, gli sgabellini

operativi, le ante dei mobili

odontoiatrici) e un colore

diverso per gli imbottiti del-

le sedute in sala d’attesa e

per le poltroncine dei pa-

zienti e degli operatori negli

uffici per i pagamenti, in

amministrazione ecc.

Si può scegliere se puntare

sull’uniformità, caratteriz-

zando lo studio con un colo-

re “aziendale” coordinato,

che può riprendere quello

dominante del marchio/logo

per riprodursi poi sul colore

dei camici, della selleria dei

riuniti, dei frontali dei mo-

biletti odontoiatrici, dell’o-

rologio appeso alle pareti,

ecc. Oppure si può puntare

su un effetto più movimen-

tato, caratterizzando ogni

sala operativa con un colore

differente, lasciando per

esempio tutto l’involucro

neutro, bianco (mobili bian-

chi) e lasciando scoppi di

colore sui riuniti, ognuno di

colore diverso, abbinato al

colore delle porte.

Infine una raccomandazio-

ne: non esagerare con troppi

colori diversi in un ambien-

te. Una vecchia regola, ma

sempre attuale, suggerisce di

usare in uno stesso locale

non più di tre colori, al fine

di non creare caos visivo ec-

cessivo.

Francesco Frova

> Libero professionista con stu-

dio in Milano, Francesco Frova

dal 1988 si occupa di progetta-

zione tecnica specializzata per

ambienti medici

Page 12: su alta definizione e 3D - DentalAcademy...del paziente. Da questo punto di vista, il suo lavoro è oggi praticamente uguale a quello di venti o trent’anni fa. Quello che disgraziatamente

FOCUS ON << 22<<

La gestione del colore è un’at-

tività decisamente complicata

ed è ancora oggi una materia

misteriosa anche per molti

fotografi professionisti.

Per introdurre l’argomento

vorrei rivolgere la vostra at-

tenzione al passato, sulle or-

mai superate ma meravigliose

pellicole fotografiche. Chi co-

me me che da più di trent’an-

ni si occupa di fotografia pro-

fessionale sa molto bene che

ogni pellicola aveva una sua

particolare caratteristica: per

esempio le pellicole Fuji ave-

vano un eccezionale risultato

cromatico e/o dominante sul

colore verde, mentre le pelli-

cole Kodak riportavano fan-

tastici colori caldi quali gialli

e marroni. Oggi ogni appa-

recchio fotografico digitale ri-

produce i colori alla sua ma-

niera, quindi se il sensore del-

la mia fotocamera ha una de-

terminata dominante, così è e

così rimane visto che, per

adesso, è impossibile sostitui-

re il sensore di una fotocame-

ra con un altro (salvo attrez-

zature eccezionali). Uno scan-

ner può produrre un rosso

leggermente più saturo di un

altro; allo stesso modo una

stampante può mostrare un

blu più profondo di un’altra,

un monitor può avere colori

più brillanti di altri o un con-

trasto maggiore di altri o an-

cora peggio un bilanciamento

diverso del colore, come spes-

so accade. Un’immagine

scansionata potrà dare colori

diversi dall’originale quando

andremo a visionarla su di un

monitor.

Insomma il risultato cromati-

co di un’immagine ha nume-

rose varianti, quindi sarà una

vera impresa riuscire a ripor-

tare i colori naturali. Dopo

questa premessa catastrofica

dobbiamo però affermare che

si può fare molto sulle pro-

prietà del colore caratteristico

degli apparecchi utilizzati, in-

tervenendo su quello che vie-

ne definito come “profilo co-

lore”. La professionalità di un

fotografo, ieri stabilita dalla

scelta del materiale sensibile

più idoneo per ottenere risul-

tati migliori in uno specifico

lavoro, si esprime oggi con la

corretta regolazione e scelta

della calibrazione e del profilo

della fotocamera e degli altri

strumenti hardware. I profili

standard delle fotocamere di-

gitali sono di due tipi: Adobe

RGB e sRGB, definito que-

st’ultimo come “small RGB”,

quindi un profilo colore ri-

dotto se confrontato col mag-

giore e più ampio RGB, che

non sarà in grado inoltre di

riprodurre alcune tonalità di

giallo, verde e ciano così bene

come l’Adobe RGB. Qual è il

migliore?

Per riuscire a rispondere a

questa domanda dobbiamo

comprendere un altro concet-

to della gestione del colore, il

cosiddetto “spazio colore”.

Semplicemente lo “spazio co-

lore” è la gamma di colori che

un apparecchio, in questo ca-

so un monitor, è in grado di

trasmettere ed è rappresenta-

to da un diagramma con la

forma di un ferro di cavallo e

un piccolo triangolo all’inter-

no. Il triangolo all’interno

mostra la gamma dei colori

che quello stesso monitor sarà

in grado di trasmettere. La di-

mensione dello spazio colore

di un apparecchio è anche

chiamata “Gamut”. I profili

colore prendono in conside-

razione le differenze di misu-

razione fra gli spazi colore di

diversi apparecchi nel mo-

mento in cui applicano le loro

correzioni. Ciò significa che

se la fotocamera cattura

un’immagine che contiene il

rosso più saturo dello spazio

colore RGB, questo rosso può

apparire meno saturo al mo-

mento della visualizzazione

su un monitor che ha un

Gamut di risposta meno ele-

vato sul colore rosso. Ma il

problema maggiore si presen-

ta quando si devono trasferire

delle immagini dalla fotoca-

mera al monitor e dal moni-

tor alla stampante. Ciascun

supporto riproduce i colori

dell’immagine originale in

modo diverso a causa della

peculiarità dei propri spazi

colore. Applicazioni come

Photoshop hanno un proprio

spazio colore su cui lavorare,

definito anche “spazio colore

teorico”, che consente alle ap-

plicazioni di disporre di un

consistente spazio di lavoro

per le immagini da ritoccare e

modificare. Come già detto i

due spazi di colore più usati

sono sRGB e Adobe RGB e

sono usati dai fotografi pro-

fessionisti durante il flusso di

lavoro digitale per mantenere

la consistenza del colore teo-

rico. Usando gli spazi colore

di lavoro tutti i nostri suppor-

ti digitali (fotocamera, moni-

tor, scanner e stampante)

suonano la stessa sinfonia, ma

non necessariamente con lo

stesso ritmo. Per riordinare ed

abbinare sinfonia e ritmo ab-

biamo una sola possibilità:

creare il profilo per ogni sin-

golo apparecchio digitale,

quindi calibrare e creare il

profilo alla fotocamera, creare

un’idonea calibratura al no-

stro monitor e, qualora vi sia

la necessità di produrre stam-

pe, creare e profilare anche la

stampante.

Per complicarvi ulteriormen-

te l’argomento vorrei farvi co-

noscere un altro spazio colo-

re, denominato Pro Photo

RGB, usato quasi esclusiva-

mente in ambito professiona-

le. Pro Photo RGB è uno spa-

zio colore significativamente

più grande di sRGB e di

Adobe RGB ed è stato proget-

tato per comprendere l’intera

gamma di materiali fotografi-

ci, rendendolo perfetto per la

riproduzione delle immagini

su stampanti fotografiche a

getto di inchiostro e su stam-

panti digitali a sottrazione di

colore. Pro Photo RGB è par-

ticolarmente adatto a chi la-

vora con immagini a 16 bit e

quindi a chi fotografa in mo-

dalità RAW.

Questo complesso argomento

e anche molti altri elementi

che fanno parte della fotogra-

fia digitale, vengono sempre

esposti e ampiamente illu-

strati nei miei corsi base e

master di fotografia profes-

sionale e comunicazione digi-

tale dedicati esclusivamente

agli specifici ambiti dell’o-

dontoiatria e dell’odontotec-

nica e presentati, insieme a

molte altre news su tecniche e

nuove attrezzature, sul mio si-

to web: www.giorgioperini.eu

Giorgio Perini

La gestione del colorein fotografia digitaleIl bilanciamento del colore è decisivo nella buona riuscita di una fotografiaprofessionale. Ogni dispositivo ha una “resa” particolare del colore e la bravura dell’operatore sarà quella di calibrare al meglio lo spazio colore

> Giorgio Perini, fotografo pro-

fessionista, è un esperto di foto-

grafia clinica in ambito odon-

toiatrico e odontotecnico

Page 13: su alta definizione e 3D - DentalAcademy...del paziente. Da questo punto di vista, il suo lavoro è oggi praticamente uguale a quello di venti o trent’anni fa. Quello che disgraziatamente

<< FOCUS ON25 <<FOCUS ON << 24<<

Professor Checchi, che tipo di

rifiuti si producono negli studi

odontoiatrici?

Sono nella maggioranza dei ca-

si inquadrabili tra i pericolosi a

rischio infettivo, cioè rifiuti

contaminati da sangue e fluidi

biologici (denti, siringhe, lame

di bisturi, frese, garze, cotone,

guanti, mascherine chirurgi-

che, film plastici di copertura

del riunito, salviette monouso).

Vi sono però anche rifiuti peri-

colosi a rischio chimico, come

farmaci scaduti, amalgama di

mercurio, disinfettanti esausti

o scaduti e, nonostante sia sem-

pre più diffusa la digitalizzazio-

ne delle immagini radiografi-

che, i liquidi per lo sviluppo e il

fissaggio delle radiografie.

Quali sono i principali accorgi-

menti che devono essere presi

dai componenti dello staff

odontoiatrico?

Per la prevenzione dei danni al-

la salute derivanti dalla mani-

polazione dei rifiuti è fonda-

mentale fornire a tutti i com-

ponenti dello staff le informa-

zioni complete relative alle mo-

dalità di raccolta e di conferi-

mento dei rifiuti prodotti.

Questi dovranno essere raccol-

ti e depositati negli appositi

contenitori dei rifiuti speciali e

mantenuti in deposito tempo-

raneo sino al conferimento al-

l’azienda autorizzata alla loro

raccolta.

A tal proposito è utile ricordare

il decreto del ministero della

Sanità dell’8 settembre 1990:

“norme di protezione dal con-

tagio professionale da Hiv nelle

strutture assistenziali pubbli-

che e private”. L’articolo 2 così

recita: «l’eliminazione degli

aghi e degli altri oggetti taglien-

ti utilizzati nei confronti di

qualsiasi paziente deve avvenire

con cautele idonee a evitare

punture e tagli accidentali. In

particolare gli aghi, le lame di

bisturi e gli altri strumenti acu-

minati o taglienti monouso

non debbono essere rimossi

dalle siringhe o da altri suppor-

ti né in alcun modo manipola-

ti o incappucciati, ma riposti,

per eliminazione, in appositi

contenitori resistenti alla pun-

tura». I presidi riutilizzabili de-

vono, dopo l’uso, essere imme-

diatamente immersi in un di-

sinfettante chimico di ricono-

sciuta efficacia all’Hiv, prima

delle operazioni di smontaggio

o pulizia, da effettuare come

preparazione per la sterilizza-

zione.

Che fare di bottiglie e flaconi

vuoti?

L’attività odontoiatrica produ-

ce, come rifiuti, varie tipologie

di contenitori come taniche,

bottiglie, flaconi che possono

aver contenuto sostanze peri-

colose. In caso contrario, una

volta eventualmente ridotto di

volume, possono essere ridotti

nei normali cassonetti per la

raccolta differenziata.

Qualora contaminato da so-

stanze contaminati è buona

norma procedere a un accura-

to lavaggio così da non costi-

tuire pericolo per gli operato-

ri, quindi smaltito nei casso-

netti predisposti per il riciclag-

gio. Il liquido di lavaggio viene

poi gestito in relazione alla sua

specifica tipologia di apparte-

nenza.

Regole di smaltimentoper i rifiuti sanitariLa normativa è poco conosciuta dagli odontoiatri e le sue prescrizioni vengono trascurate. Oltre che per evitare le sanzioni, queste norme vannoseguite con scrupolosità per garantire la sicurezza di pazienti e operatori > Luigi Checchi

L’attività odontoiatrica produce rifiuti di diverso tipo e alcuni di

questi sono pericolosi per le persone e per l’ambiente; le nor-

mative esistono ma forse non sono conosciute da tutti.

Italian Dental Journal ha intervistato sul tema LLuuiiggii CChheecccchhii,

ordinario di parodontologia e implantologia presso l’università

di Bologna, dove presiede il corso di laurea in igiene dentale.

Il professor Checchi ha avuto modo di occuparsi anche di ri-

fiuti odontoiatrici. «Data la complessità della materia e del

quadro normativo – in continua evoluzione – che la regola-

menta, reputo non ci sia adeguata e sufficiente preparazione

al riguardo, nonostante i continui aggiornamenti effettuati da-

gli odontoiatri» sottolinea l’esperto.

Nel caso in cui occorra smaltire

il complesso contenitore-con-

tenuto, il rifiuto viene classifi-

cato e smaltito come rifiuto

speciale.

Dove devono essere conservati

i contenitori dei rifiuti in attesa

dello smaltimento?

Il deposito temporaneo dei

contenitori di rifiuti sanitari,

effettuato in uno spazio dedi-

cato e accessibile solo al perso-

nale autorizzato, deve prevede-

re condizioni di mantenimento

tali da non causare danni ai

contenitori che comportino ri-

schi per la salute degli operato-

ri (vedi box a lato, ndr).

Per i rifiuti a rischio infettivo il

Dpr 254/2003 stabilisce una

durata massima di stoccaggio

di 5 giorni dal momento della

chiusura del contenitore quan-

do i volumi stoccati superano

nel complesso i 200 litri.

Tuttavia, nel rispetto dei requi-

siti di igiene e sicurezza e sotto

la responsabilità del produtto-

re, tale termine è esteso a 30

giorni per quantitativi inferiori

a 200 litri.

Un evento negativo associato

alla conservazione troppo pro-

lungata dei rifiuti contenenti

materiali organici putrescibili è

il rischio di produzione di cat-

tivi odori e di richiamo di in-

setti. Pertanto anche le condi-

zioni microclimatiche ambien-

tali potranno influenzare il pe-

riodo di deposito temporaneo.

Relativamente ai rifiuti sanitari

pericolosi non a rischio infetti-

vo, tipo amalgama di mercurio

o liquidi radiografici esausti, il

deposito temporaneo può esse-

re di un anno (Dpr 254/2003).

Come devono essere traspor-

tati?

Durante il trasporto verso lo

smaltimento finale i rifiuti

speciali devono essere accom-

pagnati da un Formulario di

identificazione rifiuti (Fir), re-

datto in quattro esemplari, da-

tato e firmato dall’odontoiatra

titolare (produttore/detentore

dei rifiuti) e controfirmato dal

trasportatore al momento del

ritiro presso lo studio odon-

toiatrico. Una copia di questo

documento rimane in posses-

so dell’odontoiatra; le altre tre

copie saranno datate e contro-

firmate dal destinatario all’ar-

rivo presso l’impianto di ter-

modistruzione. Queste tre co-

pie vengono così assegnate:

una al destinatario stesso e due

al trasportatore che provve-

derà a trasmetterne una all’o-

dontoiatra, a testimonianza

dell’avvenuto smaltimento

presso il centro autorizzato. Se

entro 90 giorni dalla data di

conferimento dei rifiuti al tra-

sportatore l’odontoiatra non

riceve la copia firmata dal de-

stinatario deve segnalare il

non rispetto della procedura

alla Provincia competente.

Sul formulario devono risul-

tare i seguenti dati: nome e

indirizzo del produttore e del

detentore (titolare dello stu-

dio odontoiatrico), tipologia,

quantità (Kg o litri) del rifiu-

to smaltito, impianto di

smaltimento, data e percorso

seguito dal trasportatore, no-

me e indirizzo del destinata-

rio. L’odontoiatra deve con-

servare per almeno cinque

anni la prima e la quarta co-

pia del formulario in suo

possesso.

Quali conseguenze potrebbe-

ro esserci qualora i rifiuti

non fossero smaltiti in modo

corretto?

Per le eventuali violazioni

della normativa riguardante

la gestione e lo smaltimento

dei rifiuti sono previste san-

zioni amministrative (di tipo

pecuniario) e penali, gradua-

te a seconda della gravità del-

la violazione.

La problematica è estrema-

mente complessa e necessi-

terebbe di un discorso am-

pio e approfondito. È di po-

che settimane fa, ad esem-

pio, una sentenza della

Corte di Cassazione (Sent. n.

2340/2013) che assimilereb-

be gli scarichi dei dentisti a

quelli industriali sul presup-

posto che in essi siano pre-

senti sostanze estranee alla

vita domestica quali farmaci

e anestetici.

Renato Torlaschi

CONSIGLI PER ALLESTIREI CONTENITORI DEI RIFIUTI

I contenitori per la raccolta dei rifiuti a rischio infettivo devono essere collocati nelle im-

mediate vicinanze dell’operatore, in una posizione comoda per l’eliminazione del rifiu-

to e tale da non ostacolare l’attività dello staff.

Questi contenitori devono essere facilmente identificabili in base al colore, di norma gial-

lo, tali da renderli distinguibili dal contenitore per la raccolta dei rifiuti solidi urbani.

La loro forma e volume devono consentire di contenere qualsiasi rifiuto prodotto nello

studio odontoiatrico.

Ogni contenitore deve riportare un’etichetta di pericolo riportante il pittogramma rela-

tivo ai materiali infettanti, posizionata in modo da essere facilmente visibile e leggibile

e anche un’etichetta su cui scrivere la data di chiusura del contenitore e il nome dello

studio odontoiatrico produttore del rifiuto.

I sacchi di plastica “gialli”, all’interno dei relativi contenitori rigidi di cartone o di mate-

riale plastico, non devono essere riempiti completamente per consentirne la chiusura

senza dover comprimere il contenuto ed evitare qualsiasi rischio di infortunio.

Stessa precauzione deve essere riservata anche per i contenitori rigidi dei taglienti e pun-

genti. A questo proposito è importante assemblare correttamente le due parti che di nor-

ma costituiscono i contenitori rigidi dei taglienti al fine di evitare l’apertura accidentale del

contenitore durante l’uso con il rischio di pungersi o di tagliarsi con strumenti capaci di

inoculare in profondità materiali biologici potenzialmente infetti.

PPrrooff.. LLuuiiggii CChheecccchhii

CLASSIFICAZIONE E PERCORSODEI RIFIUTI SANITARI

Il D.lgs. 152/2006 classifica i rifiuti in base alla loro origine (urba-

ni e speciali) e alle caratteristiche di pericolosità (pericolosi e

non pericolosi). I rifiuti che provengono dalle attività sanitarie,

compresa quella odontoiatrica, per la loro eterogeneità compo-

sizionale e di origine, sono inclusi tra i rifiuti speciali.

I rifiuti speciali, al fine di raggrupparli per analoghe tipologie di

rischio (chimico-fisico) e per gestire in modo facilitato la raccol-

ta e lo smaltimento finale, sono distinti in cinque tipologie: non

pericolosi, assimilati agli urbani, pericolosi non a rischio infettivo

(rischio chimico-fisico), pericolosi a rischio infettivo, che richie-

dono particolari modalità di smaltimento.

CCoommee ssii iiddeennttiiffiiccaannoo

I rifiuti sono identificati da un codice identificativo a sei cifre (Cer:

Codice europeo rifiuti) che viene assegnato a ogni tipologia di

rifiuto in base alla composizione e al processo di provenienza, il

cui elenco è allegato alla parte quarta del D.lgs. 152/06.

Ciascuna coppia di numeri identifica la classe, ossia il settore di

attività da cui deriva il rifiuto; la sottoclasse, ovvero il processo

produttivo di provenienza; la categoria, che è il nome del rifiuto.

L’elenco dei codici identificativi è articolato in venti classi, ognu-

na delle quali raggruppa rifiuti che derivano da uno stesso ciclo

produttivo. Il codice Cer che inizia con 18 è identificativo dei ri-

fiuti prodotti dal settore sanitario e veterinario. I codici Cer appar-

tenenti a un rifiuto pericoloso riportano un asterisco “*” dopo le

sei cifre identificative. La classificazione del rifiuto e l’attribuzio-

ne del codice Cer spettano al produttore del rifiuto, vale a dire al

titolare dello studio dentistico, congruità comunque verificata

anche dalla ditta incaricata dello smaltimento.

QQuuaannddoo ii rriiffiiuuttii aarrrriivvaannoo aall cceennttrroo ddii ssmmaallttiimmeennttoo

«La materia dei rifiuti è complessa e comporta anche molti

adempimenti per i produttori di rifiuti con possibilità di san-

zioni sia amministrative che penali anche di entità rilevanti».

Le parole sono di quelle di DDiinnoo BBoollooggnniinnii, un esperto di Lasi

srl, ditta toscana che da anni si occupa di microraccolta,

raccolta e trasporto, smaltimento, intermediazione commer-

ciale, stoccaggio, analisi e classificazione dei rifiuti.

Ma le norme vengono generalmente rispettate? «La norma-

tiva di riferimento per i rifiuti in Italia – ricorda Bolognini – è il

Decreto legislativo 152/2006, mentre per i rifiuti sanitari la

normativa specifica è il Decreto del Presidente della

Repubblica 254/2003, con le successive modifiche e inte-

grazioni. Le due normative sono abbastanza conosciute an-

che se sicuramente non in maniera approfondita, general-

mente per quanto riguarda la nostra zona di attività le norme

sullo smaltimento dei rifiuti sanitari in genere sono rispettate

nel 90% circa dei casi».

Il dottor Bolognini ci spiega cosa succede quando il dentista

conferisce i rifiuti nell’apposito centro: «al produttore che con-

segna i propri rifiuti a una ditta autorizzata al trasporto e alla

gestione dei rifiuti viene consegnata una copia del formulario.

Il rifiuto deve essere consegnato al destinatario, che può esse-

re un impianto di stoccaggio o un impianto di trattamento/ince-

nerimento dei rifiuti stessi. L'impianto, quando riceve i rifiuti,

appone nel formulario la data, l'ora della consegna e il peso

del rifiuto conferimento, inoltre è tenuto a firmare il formulario

stesso quale presa in carico del rifiuto. Una copia del formula-

rio così compilato anche dal destinatario viene restituita al pro-

duttore entro 90 giorni da parte del trasportatore. Il destinata-

rio effettuerà infine le operazioni di trattamento/smaltimento per

le quali è autorizzato».

Page 14: su alta definizione e 3D - DentalAcademy...del paziente. Da questo punto di vista, il suo lavoro è oggi praticamente uguale a quello di venti o trent’anni fa. Quello che disgraziatamente
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R e v i e w d e l l a l e t t e r a t u r a i n t e r n a z i o n a l e

DENTALevidence

A Ben Goldacre, medico in-

glese, epidemiologo, opinioni-

sta del Guardian e autore di

bestseller, avevamo già dedi-

cato questa rubrica qualche

anno fa, in occasione dell’edi-

zione italiana del suo primo

libro “La cattiva scienza”

(Bruno Mondadori Editore),

in cui parlando di pediluvi di-

sintossicanti, medicina omeo-

patica, naturopatia e altre si-

mili amenità (la cattiva scien-

za appunto), spiegava al letto-

re come riconoscere la buona

scienza, quella dei trial rando-

mizzati, della Cochrane

Collaboration e della evidence

based medicine.

Ed è dalla evidence based

medicine che l’autore riparte

nel suo nuovo lavoro “Effetti

collaterali. Come le case far-

maceutiche ingannano me-

dici e pazienti” (Mondadori).

Goldacre questa volta si con-

centra sulla difficoltà di eser-

citare una pratica medica ve-

ramente evidence based a

causa delle distorsioni e falsi-

ficazioni dei dati che le case

farmaceutiche mettono in at-

to per aumentare le prescri-

zioni dei loro prodotti.

Connivenza tra controllati

e controllori

Nonostante il tono talvolta

possa suonare apocalittico

(l’incipit dell’edizione inglese

è “medicine is broken”), la de-

nuncia di Ben Goldacre è mol-

to rigorosa, si basa su fatti tut-

ti più o meno facilmente veri-

ficabili e ha come obiettivi non

solo le case farmaceutiche, ma

anche (o soprattutto) le agen-

zie americane ed europee che

regolamentano i farmaci e che,

per lassismo o connivenza,

troppo spesso abdicano al

ruolo di controllori per dive-

nire invece complici.

Qualche “trucco”

per i trial clinici

Siamo subito avvertiti dall’au-

tore che l’industria farmaceu-

tica non è ingenua, come inve-

ce alcuni dei casi un po’ cial-

troneschi descritti nel libro

precedente. Anzi, da un punto

di vista formale gli studi clini-

ci condotti per conto dalle

aziende sono generalmente

migliori rispetto a quelli indi-

pendenti. E infatti le tecniche

adottate per far apparire un

farmaco migliore di quanto sia

veramente sono (un po’) più

sottili. Ecco quindi che per te-

stare una nuova molecola la si

confronta con un placebo in-

vece che con il farmaco nor-

malmente usato, dimostrando

così che questa è meglio di

niente, mentre al paziente e al

medico servirebbe sapere se è

più efficace delle cure già note.

Oppure il confronto viene fat-

to sì con trattamenti correnti,

ma a dosi troppo basse, così da

esaltare gli effetti del nuovo

farmaco, o troppo alte, per ri-

durne gli effetti indesiderati. O

ancora si interrompono gli

studi nel momento in cui i ri-

sultati prodotti sono più favo-

revoli e gli effetti indesiderati

minori, mentre altre volte li si

allunga oltre il necessario per

far sì che il farmaco venga re-

gistrato con l’indicazione di

una terapia più lunga (e quin-

di più redditizia).

In letteratura solo

i risultati positivi

Ma è un altro il problema che

nel libro viene indicato come il

più grave, quello che più degli

altri rende impossibile una

corretta valutazione dell’effi-

cacia dei farmaci: il problema

dei dati mancanti, quelli cioè

relativi a studi portati a termi-

ne, ma mai resi pubblici. Quasi

il 50%, secondo una revisione

sistematica del britannico

National Institute for Health

Research.

In parte la colpa è degli acca-

demici e delle riviste scientifi-

che, entrambi poco propensi a

pubblicare studi con risultati

negativi, ma è l’industria che

porta le responsabilità mag-

giori. Sono infatti le case far-

maceutiche a condurre la

grande maggioranza dei trial

clinici, ovvero degli studi che

servono per testare l’efficacia

delle nuove medicine, e a deci-

dere quali rendere pubblici e

quali no.

Scopriamo allora che solo la

metà degli studi sugli antide-

pressivi sono stati divulgati e

più precisamente, dei 38 studi

con risultati positivi, solo uno

non è stato pubblicato, mentre

dei 36 che non avevano mo-

strato benefici significativi, so-

lo tre sono stati messi a dispo-

sizione della comunità scienti-

fica: una selezione tutt’altro

che casuale e che priva medici

e pazienti di strumenti impor-

tanti per decidere.

Un po’ come è successo all’au-

tore, che si è sentito inganna-

to quando, avendo prescritto

a una paziente un antidepres-

sivo dopo aver letto uno stu-

dio che ne dimostrava l’effi-

cacia nei confronti del place-

bo, e altri tre in cui risultava

non peggiore dei farmaci del-

la stessa categoria, ha scoper-

to che erano stati condotti al-

tri sei studi, mai pubblicati, in

cui il farmaco non si era di-

mostrato migliore del place-

bo, ed esistevano dati su un

numero molto grande di pa-

zienti che mostravano che

quel farmaco era peggio degli

altri antidepressivi.

Un caso di occultamento

dei dati dei trial

L’occultamento dei dati ha ri-

cadute sul singolo paziente,

ma anche sui sistemi sanitari.

È il caso del Tamiflu, farmaco

antivirale per il quale paesi di

tutto il mondo hanno speso

milioni di euri e dollari per

prepararsi a una eventuale

pandemia di influenza aviaria.

Ebbene, nonostante un grup-

po di lavoro della Cochrane

Collaboration abbia chiesto da

anni i dati relativi a studi con-

dotti sul farmaco più di dieci

anni fa, e nonostante la Roche,

azienda produttrice del farma-

co, avesse promesso nel 2009

pieno accesso ai dati, questi

non sono ancora stati resi

pubblici (se volte saperne di

più visitate la pagina

www.bmj.com/tamiflu).

Ma se il farmaco è efficace co-

me sostiene la casa produttri-

ce, perché nascondere le prove

di tale efficacia?

Con queste premesse non ci

può sorprendere che, tra gli

studi pubblicati sulle riviste

accademiche, quelli finanziati

dall’industria abbiano una

maggiore probabilità, rispetto

a quelli indipendenti, di mo-

strare risultati positivi.

Sono ormai numerose le ana-

lisi come quella pubblicata nel

2010 dagli Annals of Internal

Medicine che, analizzando tut-

ti i trial riguardanti cinque

principali classi di farmaci

(antidepressivi, farmaci per il

colesterolo, antipsocitici, inibi-

tori della pompa protonica e

vasodilatatori) ha mostrato

che l’85% degli studi sostenuti

dall’industria presentavano ri-

sultati positivi, contro il 50%

di quelli finanziati da agenzie

governative. Una differenza

tutt’altro che piccola. E non

causale, come ci conferma una

revisione sistematica che senza

troppi giri di parole conclude-

va che «i risultati sono chiari:

la sponsorizzazione da parte

dell’industria farmaceutica è

fortemente associata a risultati

che favoriscono gli interessi

dello sponsor».

Dubbi anche sulla ricerca

in ambito odontoiatrico

Il problema non è limitato ai

farmaci e interessa tutta la ri-

cerca medica. Compresa

quella odontoiatrica, come ha

dimostrato una ricerca fran-

cese pubblicata sulla rivista

PlosOne che, analizzando 41

studi sul trattamento implan-

tare, ha mostrato che nella ri-

cerca odontoiatrica la dichia-

razione di conflitto d’interessi

è più l’eccezione che la nor-

ma, dal momento che due

terzi degli studi non riferiva-

no la fonte di finanziamento.

Una forte criticità è emersa

anche riguardo all’indicatore

primario dello studio: la so-

pravvivenza degli impianti.

Gli autori dell’inchiesta han-

no scoperto che anche in que-

sto campo la presenza del fi-

nanziamento da parte dell’in-

dustria è capace di determina-

re una performance migliore,

dal momento che l’indice di

fallimento annuale degli im-

pianti inseriti in studi sponso-

rizzati dalle aziende risultava

minore di quasi un terzo ri-

spetto a quello raggiunto negli

studi indipendenti.

Giovanni Lodi

Università di Milano

Conflitti d’interesse e trial clinici:quanto sono attendibili i risultati?

EVIDENCE BASED MEDICINE

> Oltre a denunciare il problema dei dati mancanti, Ben Goldacre propone una soluzione e insieme alla

rivista BMJ e a importanti organizzazioni come la Cochrane Collaboration e il Centre for Evidence Based

Medicine, ha lanciato una campagna per la registrazione di tutti i trial clinici e la pubblicazione di tutti

i risultati (per saperne di più e aderire alla petizione, consultate il sito www.alltrials.net)

> Ben Goldacre (foto in basso)

ha 38 anni, è medico e scrittore.

Il suo primo libro “La cattiva

scienza” è stato un successo in-

ternazionale tradotto in 25 paesi

Page 16: su alta definizione e 3D - DentalAcademy...del paziente. Da questo punto di vista, il suo lavoro è oggi praticamente uguale a quello di venti o trent’anni fa. Quello che disgraziatamente

<<

30DENTALevidence Review della letteratura internazionale31 << Review della letteratura internazionale DENTALevidence

La scelta e resa del colore

dentale (color matching) in

odontoiatria estetica rimane

uno degli aspetti più difficili

da affrontare per l’odontoia-

tra, punto sostanziale per il

successo clinico dei restauri

in composito nei settori an-

teriori.

La letteratura scientifica è da

tempo unanime nel sostene-

re come non vi sia un accor-

do reale tra le scale guida

proposte in commercio, de-

signate a identificare il colo-

re di un dato materiale com-

posito, e il materiale corri-

spondente impiegato sul pa-

ziente. Senza contare la

difformità riscontrabile tra

le diverse scale guida fornite

da differenti produttori. Tra

l’altro queste disuguaglianze

nella resa del colore sarebbe-

ro al di sopra della soglia

percettibile dall’occhio

umano, calcolata tramite

studi di fisica ottica.

Nel tempo sono stati svilup-

pati metodi e strumentazio-

ni ausiliari alla valutazione

del colore dentale, ad esem-

pio colorimetri e spettrofo-

tometri intra-orali, in grado

di identificare un determi-

nato colore in modo univo-

co e oggettivo. Questi stru-

menti analizzano lo spettro

luminoso riflesso da un og-

getto e ne calcolano le coor-

dinate colorimetriche. È al-

tresì possibile confrontare il

colore di due superfici diffe-

renti. Sebbene superino le

variabili soggettive legate al-

l’operatore, non sono esenti

da limitazioni, quali diffi-

coltà nella misurazione per

influenza delle condizioni

del campione (spessore, lu-

cidatura superficiale, grado

di polimerizzazione), carat-

teristiche dello strumento

(tipologia di fonte lumino-

sa, geometria di misurazione

impiegata), ulteriori pro-

prietà ottiche dell’oggetto

(opalescenza, fluorescenza)

e, non ultimo, la morfologia

di superficie, non essendo le

superfici dentali completa-

mente piatte.

Accanto alla difficoltà di una

corretta analisi del colore,

esistono problematiche in-

trinseche alle scale guida che

le rendono, di fatto, carenti

nel loro impiego clinico.

Una criticità che non va cer-

to trascurata.

La gamma di colori e la loro

distribuzione nelle shade

tabs sono significativamente

differenti da quelli degli ele-

menti dentali naturali e la

disposizione nello spazio co-

lorimetrico non è idealmen-

te logica. Inoltre, le scale

vengono generalmente pro-

dotte con materiale differen-

te da quello composito,usato

sul paziente, implicando un

divario percepibile tra colo-

re proposto dalle scale e

quello corrispondente dei

materiali in commercio.

Il primo passo per migliora-

re il color matching parte

proprio da qui, secondo una

recente revisione pubblicata

sulla rivista internazionale

Dental Materials. È auspica-

bile arrivare a identificare in

modo unanime, con un’uni-

ca e univoca codifica, i colo-

ri dei materiali in commer-

cio, i cui riferimenti dovreb-

bero risiedere, in modo affi-

dabile, riproducibile e atten-

dibile nella corrispondente

scala guida.

Le scale dovrebbero poi far

fronte a un aspetto ancora

non pienamente considera-

to: la resa di gradazioni,

molto lievi, di bianco e tra-

slucenza dei denti naturali,

nell’obiettivo finale di una

completa armonizzazione

del materiale composito con

il tessuto fisiologico.

Ad oggi viene raccomandato

di polimerizzare una piccola

quantità di composito pri-

ma della procedure restau-

rative per selezionare una

desiderata sfumatura, ma

questo metodo risulta trop-

po empirico e dispendioso,

soprattutto in termini di

tempo.

Un metodo affidabile per

migliorare l’accuratezza del

color matching deve ancora

essere sviluppato. Rimane

invece la necessità di ottene-

re scale che siano in grado di

accordarsi correttamente

con i materiali impiegati sui

pazienti, al di là della marca,

e che seguano una distribu-

zione logica, in termini di

tinta, valore e luminosità.

Elena Varoni

Lee YK, Yu B, Lee SH, Cho

MS, Lee CY, Lim HN. Shade

compatibility of esthetic re-

storative materials-A review.

Dent Mater 2010 Dec;

26(12):1119-26.

Scale guida nella scelta del coloreQuando l’aiuto diventa fuorviante

CONSERVATIVA

Buone notizie per gli Italiani,

da sempre amanti e tra i pri-

mi consumatori di caffè, no-

nostante la crisi, arrivano dal-

lo studio caso-controllo Icare

(investigation of occupational

and environmental causes of

respiratory cancers) condotto

in Francia con il fine di inda-

gare il ruolo di stili di vita,

ambiente e occupazione nello

sviluppo di tumori del pol-

mone e delle vie aero-digesti-

ve superiori. Un gruppo di ri-

cercatori francese, sfruttando

questo serbatoio di dati, si è

posto l’obiettivo di esaminare

il rischio di ammalarsi di car-

cinoma squamocellulare ora-

le in rapporto all’assunzione

di caffè e tè.

Vennero identificati 689 casi e

3481 controlli, intervistati

tramite questionari e doman-

de “faccia a faccia”. La mag-

gior parte dei casi e dei con-

trolli era bevitore di caffè,

mentre solo il 22% dei casi e il

38% dei controlli era bevitore

di tè.

Il rischio di cancro orale di-

minuiva con il consumo di

caffè, con associazione stati-

sticamente significativa solo

per un consumo di 2-4 tazze

al giorno, una durata di con-

sumo variabile tra i 20-40 an-

ni e un consumo cumulativo

tra le 62-186 tazze per anno

(Odds Ratios di circa 0.5).

Riguardo il consumo di tè, i

bevitori abituali mostravano

un rischio significativamente

ridotti rispetto i non bevitori

(Odds Ratios di 0.7). In parti-

colare, bevendo più di due

tazze al giorno, il rischio si ab-

bassava di ben tre volte. Non

solo. L’effetto protettivo si

esplicava, in modo statistica-

mente significativo, anche nei

soggetti fumatori e/o bevitori

di alcolici e, inoltre, l’azione

“congiunta” delle due bevan-

de pareva moltiplicativa.

Il razionale alla base di questi

riscontri risiede nell’effetto

locale e/o sistemico dei polife-

noli, ormai famosi in nutri-

zione, i quali posseggono atti-

vità antiossidante, antimuta-

genica e antitumorale, dimo-

strate con studi in vitro e in

vivo. Nel caffè, infatti, i re-

sponsabili sono stati identifi-

cati nei due composti, cafe-

stolo e kahweolo, mentre nel

tè nelle ben conosciute cate-

chine, soprattutto presenti nel

tè verde.

Questa ricerca, la prima a di-

mostrare una relazione inver-

sa tra carcinoma orale e dura-

ta/assunzione media giorna-

liera/consumo cumulativo di

tè e caffè, non è tuttavia esen-

te da limitazioni. È possibile

un bias di selezione legato ai

casi non inclusi perché il pa-

ziente era deceduto, troppo

malato per rispondere o si era

rifiutato di partecipare. Il

consumo delle due bevande,

poi, era “auto” riportato e,

quindi, non è possibile identi-

ficare con certezza, attendibi-

lità e veridicità delle risposte

e, inoltre, non tutti i soggetti

avevano compilato i dettagli

relativi al consumo di tè e

caffè. In ultimo, un dato non

raccolto, ma che potrebbe

rappresentare un fattore di

confondimento residuo, è

l’infezione da papilloma virus

umano (Hpv), che potrebbe

aver influenzato il rischio, in

particolare nei tumori alla ba-

se della lingua e al palato mol-

le. Escludendo però nell’ana-

lisi questi due siti le associa-

zioni si modificavano solo

marginalmente, suggerendo

come l’infezione da Hpv non

fosse in realtà un forte aspetto

confondente.

Elena Varoni

Radoï L, Paget-Bailly S, Menvielle

G, Cyr D, Schmaus A, Carton M,

Guida F, Cénée S, Sanchez M,

Guizard AV, Velten M, Stücker I,

Luce D. Tea and coffee consump-

tion and risk of oral cavity can-

cer: results of a large population-

based case-control study, the

ICARE study. Cancer Epidemiol

2013 Feb 27.

Tè e caffè proteggono il cavo oraleNuove evidenze da uno studio francese

PATOLOGIA ORALE

La network analysis è il frut-

to di uno sviluppo recente

della scienza della comples-

sità, che permette una mi-

gliore comprensione delle

proprietà dei processi biolo-

gici complessi, che si carat-

terizzano per l’interrelazio-

ne, il coordinamento e la re-

golazione adattativa di un

gran numero di componen-

ti.

Tre fisici (P. Auconi, G.

Caldarelli, A. Scala) e due

odontoiatri (G. Ierardo, A.

Polimeni) dell’Università

“La Sapienza” di Roma han-

no applicato la network

analysis all’ortodonzia per

individuare e visualizzare

l’interconnessione tra dati

clinici, radiografici e funzio-

nali relativi al sistema oro-

facciale. «Il nostro modello

– spiegano gli autori – pur

catturando solo una parte di

queste interazioni, permette

di formulare ipotesi predit-

tive riguardo agli effetti te-

rapeutici, alla robustezza e

alla stabilità del sistema».

Il campione utilizzato per

elaborare il modello è stato

costituito da 104 ragazzi dai 7

ai 13 anni in fase di dentizio-

ne mista che in precedenza

non avevano ricevuto tratta-

menti ortodontici. I soggetti

sono stati suddivisi in base al-

la classe scheletrica e le loro

caratteristiche cliniche, ra-

diografiche e funzionali sono

stati rappresentate come nodi

e collegamenti di una rete.

L’analisi ha mostrato che le

malocclusioni di classe II e III

(secondo la definizione di

Angle) sono caratterizzate da

proprietà chiaramente distin-

tive quando vengono rappre-

sentate in forma di network.

Le reti relative alle malocclu-

sioni di tipo III contengono

un maggior numero com-

plessivo di connessioni e una

minor distanza tra i nodi e

mostrano quindi architetture

più compatte rispetto a quel-

le di classe II. Questo implica

una maggior facilità di tra-

smissione di informazioni e

permette ai ricercatori di pre-

vedere che approcci terapeu-

tici simultanei che puntano a

fattori diversi hanno la pro-

babilità di interagire influen-

zando profondamente

morfologia, struttura e fun-

zione orofacciale.

La struttura delle reti corri-

spondenti alle malocclusioni

di classe II evidenzia un pic-

colo numero di fattori che

potrebbero rappresentare

punti critici per un approc-

cio terapeutico selettivo ed

efficace: l’ipotonicità della

muscolatura orofacciale, il

morso crociato laterale, la

difficoltà di fonazione, la

spinta linguale.

Si tratta solo di esempi del

modo con cui i network or-

todontici possono rappre-

sentare il sistema orofacciale

con schemi intuitivi; il loro

studio potrebbe aiutare a

elaborare un piano di tratta-

mento, evidenziando le con-

seguenze sulle altre compo-

nenti e sull’intero sistema.

Un punto di forza di queste

reti informative è la possibi-

lità di integrare i dati clinici

con quelli radiografici e fun-

zionali fornendo una mi-

gliore comprensione di ezio-

logia, occorrenza e progres-

sione di una malocclusione.

La struttura fornisce infor-

mazioni sulla forza delle in-

terazioni tra le diverse varia-

bili ortodontiche e del modo

in cui, agendo su un fattore,

si possono influenzare gli al-

tri: ne potrebbe derivare un

trattamento più breve o più

efficace.

Giampiero Pilat

Auconi P, Caldarelli G, Scala A,

Ierardo G, Polimeni A. A

network approach to ortho-

dontic diagnosis. Orthod

Craniofac Res 2011;14:189-197.

Modelli innovativi per l’ortodonziaORTODONZIA

Page 17: su alta definizione e 3D - DentalAcademy...del paziente. Da questo punto di vista, il suo lavoro è oggi praticamente uguale a quello di venti o trent’anni fa. Quello che disgraziatamente

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32DENTALevidence Review della letteratura internazionale33 << Review della letteratura internazionale DENTALevidence

potrebbero unire i suoi be-

nefici a quelli offerti da una

membrana tradizionale, an-

corché privo di permeabilità

selettiva. L’emostasi, la sta-

bilizzazione del coagulo, un

accettabile effetto tenda, la

capacità battericida sarebbe-

ro infatti prerogative di

grande utilità e che merita-

no sicuramente un impor-

tante approfondimento cli-

nico.

I vantaggi degli emostatici

di origine vegetale

Quindi, oltre che per un basi-

lare apporto della letteratura,

la quale evidenzia come non

sussistano significative diffe-

renze in rigenerazione ossea

guidata tra l'impiego di bio-

materiali eterologhi di origi-

ne animale e l'utilizzo di bio-

materiali di origine sintetica

(9-14), gli autori privilegiano

un'emostasi intra-chirurgica

mediante agenti emostatici

locali assorbibili di origine

vegetale e in particolare me-

diante quelli a base di cellulo-

sa ossidata come Tabotamp,

anche per le seguenti ragioni:

� facilità d'uso (flessibilità e

malleabilità);

� adattabilità a un'ampia

gamma di procedure chirur-

giche;

� semplificazione esecutiva

dell'atto chirurgico;

� rapido e completo rias-

sorbimento (entro 7-14

giorni);

� azione antibatterica locale;

� reazione infiammatoria

locale pressoché assente;

� possibilità di conserva-

zione prolungata a tempera-

tura ambiente;

� annullamento del rischio di

infezioni crociate (tipo la

Creutzfeldt-Jakob e la Bovine

Spongiform Encephalopathy);

� assenza di implicazione di

tipo etico, culturale e reli-

gioso.

Aspetto quest'ultimo tutt'al-

tro che secondario e da non

sottovalutare nell'epoca at-

tuale, caratterizzata da forti

flussi di migrazione con

conseguente ampia convi-

venza multietnica e multire-

ligiosa (7). Infatti, l’utilizzo

di materiali di origine suina

o bovina potrebbe risultare

non solo inaccettabile ma

anche fonte di grave conflit-

tualità con individui appar-

tenenti a confessioni religio-

se (indiani e musulmani ad

esempio) che non consenta-

no alcun tipo di contatto

con alcune specie animali.

Prospettive future:

i nuovi anticoagulanti

Va evidenziato che gli emo-

statici topici di origine vege-

tale possono essere abbinati

intraoperatoriamente a una

emostasi realizzata mediante

l'applicazione di concentrati

piastrinici, al fine di amplifi-

care l'emostasi intrachirur-

gica (10). I principali con-

centrati piastrinici infatti

sono già da tempo utilizzati

in differenti branche specia-

listiche chirurgiche princi-

palmente a fini rigenerativi,

ma anche al fine di perfezio-

nare l'emostasi e stabilizzare

la guarigione (10).

L'abbinamento tra concen-

trati piastrinici e agenti

emostatici potenzierebbe le

funzioni biologiche indivi-

duali sotto i seguenti profili:

aggregazione piastrinica,

produzione di grow factor

(citochine), azione diretta

sulla cascata coagulativa,

prevenzione o riduzione

delle complicanze settiche.

Nel caso, infine, di pazienti

sottoposti a terapia antiag-

gregante, un valido e ulte-

riore contributo alla preven-

zione del sanguinamento in

chirurgia orale deriverà nel

futuro prossimo dall'immis-

sione sul mercato dei nuovi

anticoagulanti per via orale

(NOACs), in alternativa al

trattamento antiaggregante

tradizionale con warfarin

sodico (6, 10, 11). I NOACs

(dabigatran, rivaroxaban

ecc.), infatti, rappresentano

un nuovo gruppo di mole-

cole che agiscono diretta-

mente sulla cascata coagula-

tiva quali inibitori di trom-

bina (DTI) e fibrinogeno (6,

11, 12). In particolare una

vasta letteratura evidenzia

come l'uso di tali molecole,

che trovano principale indi-

cazione nella prevenzione

dell'ictus e degli eventi

tromboembolici in genere,

abbia ridotto in modo signi-

ficativo il tasso di mortalità

per complicanze di tipo

emorragico nei pazienti

scoagulati (6-11).

Per quanto concerne la chi-

rurgia in genere – e quella

orale in particolare – il van-

taggio fondamentale di que-

sti nuovi farmaci è costituito

da tre fattori: un’emivita

breve (dalle 7 alle 17 ore, ri-

spetto alle circa 40 ore del

warfarin sodico), l’assenza

di interazioni con sostanze

alimentari e l’assenza di in-

terazioni con altri farmaci.

Perciò, grazie soprattutto al-

la loro breve emivita, la so-

spensione del trattamento

con i NOACs a fini chirurgi-

ci sarebbe sufficiente da soli

2 giorni prima a soli 2 gior-

ni dopo la chirurgia, a diffe-

renza del warfarin, che deve

essere necessariamente so-

speso da circa 10 giorni pri-

ma a circa 10 giorni dopo

l'intervento, onde scongiu-

rare il probabile rischio di

sanguinamenti difficilmente

controllabili (6-12).

Grazie a questi vantaggi cli-

nici e superate le difficoltà di

carattere economico di im-

missione sul mercato nazio-

nale da parte dell'Agenzia

italiana del farmaco, i

NOACs sono inevitabilmen-

te destinati a divenire un au-

silio insostituibile per la pre-

venzione e cura dell'ictus e

della fibrillazione atriale

non valvolare e, per l’aspetto

che ci interessa in questo ar-

ticolo, potranno rappresen-

tare un considerevole van-

taggio nella prevenzione del

sanguinamento in tutti gli

ambiti chirurgici, compreso

quello odontostomatologico

(6-13).

Conclusioni

La comprensione delle pos-

sibili cause di sanguinamen-

to e la loro corretta gestione

in forma preventiva o tera-

peutica costituisce un ele-

mento fondamentale e im-

prescindibile della chirurgia

in generale. Quella odon-

toiatrica non fa certo ecce-

zione.

È quindi fondamentale co-

noscere le tecniche emosta-

tiche e tutti i mezzi che si

hanno attualmente a dispo-

sizione per un controllo più

completo e sicuro di questa

complicanza, che se ben ge-

stita e controllata può risul-

tare solo fastidiosa, mentre

se trascurata o affrontata

con sufficienza può portare

a situazioni gravi o addirit-

tura letali.

La chirurgia orale è branca

specialistica dell'odontosto-

matologia, cruenta per defi-

nizione, nella quale le com-

plicanze emorragiche – con

le settiche – sono tra le più

temute e frequenti, spesso in

grado di ritardare se non di

impedire l'esito della riabili-

tazione (1, 2).

In determinate situazioni

cliniche, infatti, anche la ba-

nale avulsione di un elemen-

to dentario può indurre un

sanguinamento difficilmen-

te gestibile e potenzialmente

pericoloso per il paziente (2,

3). Nei casi più importanti,

poi, tale complicanza – oltre

a interferire in modo signifi-

cativo con i processi di resti-

tutio ad integrum – può de-

terminare gravi conseguenze

di carattere generale (4).

In letteratura, tuttavia, sono

segnalate in prevalenza

emorragie contenute con

prognosi favorevole e sono

considerate estremamente

rare le deplezioni volemiche

massive (superiori ai 2 litri),

tali da determinare shock

ipovolemico (4).

Classificazioni

Eziopatogeneticamente le

differenti cause di sanguina-

mento possono essere di-

stinte in traumatiche, iatro-

gene e sistemiche.

Tra le cause iatrogene, oltre

alle varianti indotte da trat-

tamenti farmacologici anti-

coagulanti, riconosciamo

proprio quelle pre e post-

operatorie, cioè correlate ad

atto chirurgico.

Per quanto riguarda il san-

guinamento riconducibile a

cause sistemiche, invece,

dalla letteratura si evincono

frequenti emorragie secon-

darie a turbe coagulative,

ovvero a ipertensione arte-

riosa sistemica senza ade-

guato compenso farmacolo-

gico (1, 2).

Sulla base di un criterio clas-

sificativo anatomo-patologi-

co, inoltre, riconosciamo

differenti tipologie di san-

guinamento: arterioso, ve-

noso, capillare, misto.

In base al tipo di evoluzione

fisiopatologica possiamo in-

vece parlare di emorragia

acuta oppure cronica per

stillicidio.

Valutare le indicazioni

al trattamento chirurgico

La prevenzione, attuata at-

traverso un'accurata anam-

nesi e uno scrupoloso esame

obiettivo locale e sistemico,

gioca un ruolo determinante

al fine di confermare la can-

didabilità del paziente a un

approccio di tipo chirurgico

(1-3).

Lo screening coagulativo di

laboratorio, poi, soprattutto

se abbinato a un corretto

imaging diagnostico, è di in-

sostituibile aiuto nel determi-

nare la possibilità di eventua-

li complicanze e in particola-

re di tipo emorragico.

Ad esempio, in presenza di

uno status caratterizzato da

parametri francamente alte-

rati dell'esame emocromoci-

tometrico, dell'INR (rappor-

to internazionale normaliz-

zato), del PT (tempo di

trombina), del PTT (tempo

di protrombina) e della con-

ta piastrinica (fisiologica-

mente si hanno piastrine in

numero di 200.000-500.000

per mm3) è opportuno pre-

diligere il trattamento

cruento esclusivamente in

ambiente protetto, quale la

Day Surgery (se con piastri-

ne non inferiori a 90.000 per

mm3), se non, addirittura, in

regime di ricovero ospeda-

liero tradizionale (se con

conta piastrinica inferiore a

60.000 per mm3) (5).

Tecniche e soluzioni

per l’emostasi

Preventivamente definita la

candidabilità del paziente

alla chirurgia, per limitare al

massimo il rischio di san-

guinamento intra e post-

operatorio è opportuno

adottare correttamente le

tecniche e i presidi disponi-

bili, al fine di realizzare

un'adeguata emostasi intra e

post-operatoria (3).

L'emostasi intra-chirurgica,

in particolare, si avvale di

metodiche tradizionali e

consolidate in letteratura

quali:

� la compressione diretta o

indiretta dei vasi;

� la legatura diretta o indi-

retta dei vasi;

� l’elettrocoagulazione;

� le suture;

� l’utilizzo di presidi chirur-

gici definiti “agenti emostati-

ci locali assorbibili”.

Nell’ambito della legatura

diretta o indiretta del vaso è

importante ricordare quan-

do questa scelta operatoria

risulti a volte unica e inso-

stituibile in caso di sangui-

namento arterioso di un va-

so di medio calibro (quale

ad esempio l’arteria oro-an-

trale e l’arteria sub-menta-

le). È pertanto opportuno

che non solo l’odontoiatra

ma anche il suo team siano

adeguatamente preparati a

questa evenienza e anche al-

la sua gestione, tenendo

pronto e a disposizione un

Klemer diritto per l’even-

tuale clampaggio del vaso e

un adeguato filo di sutura

per la sua legatura. In questa

situazione risulterà fonda-

mentale il ruolo dell’assi-

stente, che dovrà essere stata

educata a questa circostanza

ed essere in grado di gestire

nell’apertura e chiusura la

pinza emostatica.

Nell’ambito invece degli

emostatici per uso topico

abbiamo a disposizione due

fondamentali categorie di

emostatici locali assorbibili:

quelli di origine animale

(equina, bovina e suina) e

quelli di origine vegetale (6,

7). Nel box della pagina a

fianco sono elencati gli

emostatici commercialmen-

te più noti.

Gli emostatici di origine

animale sono a base di colla-

gene (struttura fibrillare a

tripla elica, o collagene de-

polimerizzato). Gli emosta-

tici di origine vegetale, inve-

ce, consistono prevalente-

mente in polisaccaridi, ov-

vero derivati dalla cellulosa.

Tra questi quello più noto è

Tabotamp, utilizzato da oltre

cinquant'anni in chirurgia

generale e in altre branche

specialistiche (neurochirur-

gia, ortopedia, otorinolarin-

goiatria, urologia, maxillo-

facciale).

Focus su un emostatico

di origine vegetale

Tabotamp, nelle sue quattro

differenti versioni attual-

mente disponibili (snow,

standard, nu-kit e fibrillare),

è ottenuto mediante un pro-

cesso di rigenerazione della

cellulosa con biossido di

azoto. Per l’utilizzo in ambi-

to odontoiatrico, la scelta si-

curamente più appropriata è

per la tipologia standard, le

cui caratteristiche (anche di

confezionamento) lo rendo-

no maggiormente adatto per

questo tipo di chirurgia.

L'azione emostatica di que-

sto presidio si esplica attra-

verso l'agevolazione mecca-

nica del processo di aggrega-

zione piastrinica e la vasoco-

strizione indotta da un ab-

bassamento del pH tissutale

locale. Entrando in contatto

col sangue, infatti, le fibre di

cellulosa formano una ma-

trice adesiva di colore rosso

scuro (per ossidazione del-

l'emoglobina), cui aderisco-

no le piastrine e il fibrinoge-

no: durante l'adesione le

piastrine liberano sostanze

attive nel promuovere l'e-

mostasi (5-idrossi-triptami-

na, trombossano-A2 e nu-

merose citochine) (6, 7).

Oltre alla rapida formazione

del tappo di fibrina, il con-

tatto tra sangue e cellulosa

ossidata produce acido cel-

lulosico, che determina un

drastico abbassamento del

pH locale (<4,4) e una signi-

ficativa conseguente vasoco-

strizione (6, 7).

Il pH acido, inoltre, determi-

na una spiccata azione batte-

ricida locale: numerosi tra i

batteri principalmente re-

sponsabili dell’infezione del

coagulo (Klebsiella pneumo-

niae, Staphylococcus aureus

ecc.), infatti, divengono inat-

tivi o non sopravvivono in

ambiente acido (pH<5,0)

(8).

L’utilizzo di questo prodotto

nella sua formulazione stan-

dard come “membrana” sta-

bilizzatrice del coagulo e

dell’eventuale innesto di

materiale, attualmente in

corso di valutazione da par-

te di un gruppo di studio

che coinvolge gli autori, po-

trebbe vedere l’applicazione

di Tabotamp in un contesto

totalmente nuovo, in cui si

CONTROLLO E GESTIONE DEL SANGUINAMENTONEGLI INTERVENTI DI CHIRURGIA ORALE

> Prof. Mauro Labanca

Prof. a C. di anatomia umana

Università degli Studi di Brescia

Indirizzo per corrispondenza:

[email protected]

> Prof. Paolo Brunamonti Binello

Docente di protesi all’Università

degli Studi di Genova

Dirigente medico presso

la struttura complessa

di odontostomatologia

dell'Ospedale Galliera di Genova

> Prof. Luigi F. Rodella

Professore associato di anatomia

umana

Università degli Studi di Brescia

> Fig. 1: sanguinamento dell’arteria oro-antrale > Fig. 2: Tabotamp standard preparato per posizionamento all’interno di

un alveolo postestrattivo

> Fig. 3: perfetto controllo dell’emostasi in paziente in terapia scoagulan-

te dopo posizionamento di Tabotamp nei difetti postestrattivi

> Fig. 4: posizionamento di impianti in paziente scoagulato e diabetico

> Fig. 5: Tabotamp ritagliato a forma di membrana

> Fig. 6: Tabotamp posizionato a cavaliere dell’area di intervento, con il du-

plice scopo di migliorare il controllo del sanguinamento e di avere protezio-

ne antibatterica

> Fig. 7: perfetta chiusura del lembo e controllo del sanguinamento

EMOSTATICI PER USO TOPICOI PIÙ NOTI SUL MERCATO

ddii oorriiggiinnee aanniimmaallee

� Congress (equino)

� Avitene (bovino)

� Collatamp (equino)

� Antema (equino)

� Spongostan (suino)

� Gingistat (equino)

� Hemocollagene (bovino)

� Cutanplast (suino)

ddii oorriiggiinnee vveeggeettaallee

� Tabotamp

� Equicel

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Page 18: su alta definizione e 3D - DentalAcademy...del paziente. Da questo punto di vista, il suo lavoro è oggi praticamente uguale a quello di venti o trent’anni fa. Quello che disgraziatamente

<< FOCUS ON35 <<

Erosione dei dentie disturbi alimentariDalle condizioni del cavo orale è possibile individuare la presenza di severidisturbi del comportamento alimentare nei pazienti, come anoressia e bulimia.In questi casi l’odontoiatra può essere il primo a intercettare il problema

Non di rado le condizioni del

cavo orale sono una spia di

condizioni patologiche che

vanno oltre la bocca. In alcu-

ni casi sono proprio le super-

fici degli elementi dentari a

segnalare al dentista che c’è

qualcosa che non va nel pa-

ziente: è il caso dei disturbi

del comportamento alimen-

tare (Dca), ovvero anoressia

(rifiuto di mantenere un peso

corporeo normale e quindi ri-

fiuto del cibo associato a co-

stante timore di aumentare di

peso), bulimia (episodi ricor-

renti di ingestione incontrol-

lata di cibo con comporta-

menti compensatori inappro-

priati quali ripetute scariche

di vomito per eliminare il ci-

bo appena ingerito), vigores-

sia (alterato rapporto cibo-vi-

gore del corpo) e ortoressia

(ossessione nei confronti di

un’alimentazione rigorosa),

tutte alterazioni severe del

comportamento con il cibo

che a volte possono portare a

conseguenze estreme.

Come per l’anoressia nervosa,

anche per la bulimia il genere

più colpito risulta essere quel-

lo femminile, soprattutto di

giovane età. Rispetto al primo

dei due disturbi, il secondo è

più “nascosto”, in quanto il

soggetto non perde necessa-

riamente peso corporeo e

l’habitus potrebbe sembrare

normale. La paziente bulimi-

ca può assumere quantità esa-

gerate di cibo (binge eating)

in un periodo limitato di

tempo, facendo seguito a epi-

sodi di vomito autoindotto.

Però come ci spiegano gli

esperti, per essere ritenuti ri-

levanti, tali episodi di binge

eating devono verificarsi co-

me minimo due volte a setti-

mana, per almeno tre mesi.

Denti erosi dall’acido

«Gli elementi dentali possono

essere una spia del problema

in atto in quanto, soprattutto

nel versante linguale, da dove

passa il vomito per essere ri-

messo, potranno mostrare se-

gni di erosione acida – spiega

Franco Brenna, docente all’u-

niversità dell’Insubria –. Gli

acidi, misti ai residui di cibo

presenti nel vomito che tran-

sitano nella bocca in senso in-

verso a quello dell’ingresso

naturale, possono nel tempo

consumare smalto e dentina».

È così che i denti dei giovani

pazienti che soffrono di buli-

mia nervosa spessissimo ap-

paiono usurati come quelli

delle persone anziane.

«La presenza frequente e pro-

tratta nel tempo di acidi al-

l’interno del cavo orale ha im-

portanti conseguenze sia sui

tessuti molli che sui tessuti

duri. In particolare il dente va

incontro ad aumento dell’in-

cidenza di carie ed erosione

chimica della sua superficie –

spiega Lidia Tordiglione, che

ha fatto ricerca sull’argomen-

to per la sua tesi di laurea –.

Lo smalto inizia ad assotti-

gliarsi, assumendo un aspetto

“vetrificato”. Nei denti ante-

riori l’indebolimento del tes-

suto può portare a frattura e

ad accorciamento del dente

stesso, e in alcuni casi alla per-

dita della vitalità».

La dottoressa Tordiglione ha

approfondito in questi anni le

manifestazioni odontoiatri-

che dei disordini alimentari,

una problematica che, in tan-

ti dei suoi aspetti, è ancora ta-

ciuta e disconosciuta. Grazie

al sostegno dell'ospedale di

Varese questa ricerca ha avuto

un seguito ed è stato istituito

un ambulatorio in cui le pa-

zienti con questi disordini ali-

mentari si possono rivolgere

per le problematiche oro-

dentali connesse alla loro

condizione.

La diagnosi è differenziale

Come spiegano i due esperti,

la diagnosi è tutt’altro che

semplice: nelle fasi iniziali i

sintomi sono assenti e le ma-

nifestazioni cliniche estrema-

mente lievi e non percepibili

da un occhio non particolar-

mente esperto. Il tutto compli-

cato notevolmente dall’avere a

che fare con un paziente che,

specialmente nelle fasi iniziali,

non vuole affrontare il proble-

ma e fa di tutto per occultarlo.

«L’erosione acida dello smalto

dentale nei disordini alimen-

tari deve essere posta in dia-

gnosi differenziale con le altre

cause di erosione: quelle in cui

l’origine dell’acido è estrinseca

(quando gli acidi arrivano dal-

l’esterno dell’organismo), co-

me accade nell’abuso di be-

vande acide (cole, energy

drink ecc.) e nei consumatori

di agrumi; e quelle in cui è in-

trinseca (gli acidi derivano

dell’organismo stesso) come

avviene, appunto, nei disordi-

ni alimentari e nel reflusso ga-

stroesofageo. Questo può

emergere solamente dopo un

attento colloquio e un’ap-

profondita anamnesi del pa-

ziente al fine di poter procede-

re per esclusione tra le diverse

cause» avvertono Brenna e

Tordiglione.

I denti più colpiti nelle com-

plicanze acide dei disordini

alimentari sono gli incisivi

superiori, specialmente nel

loro versante palatale, e que-

sto può aiutare a distinguere

le manifestazioni da quelle

imputabili ad attrito e ad

abrasione.

Il ruolo dell’odontoiatra

«Quando si trova di fronte a

queste manifestazioni clini-

che l’odontoiatra può so-

spettare che la paziente stia

attraversando un momento

difficile e con lei, o con i ge-

nitori, intavolare un discorso

che possa essere d’ausilio alla

sua precaria condizione psi-

co-fisica, indirizzandola al-

l’attenzione degli specialisti

del settore» fa notare Franco

Brenna, che da sempre è at-

tento ai temi della prevenzio-

ne. Il dentista infatti ha il do-

vere di instaurare un collo-

quio con il paziente e, quan-

do necessario, indirizzarlo a

cure specialistiche.

In campo strettamente odon-

toiatrico invece il suo compi-

to è quello di rallentare la

progressione delle manifesta-

zioni e, quando possibile, ar-

restarle. «Alcuni accorgimen-

ti come evitare di spazzolare i

denti nella mezz’ora successi-

va al vomito, l’utilizzo di gel e

collutori fluorati e l’applica-

zione di sostanze che tampo-

nino il pH salivare possono

aiutare nel prevenire il peg-

gioramento della situazione e

migliorare la qualità della vi-

ta di questi pazienti» spiega

Tordiglione.

Una volta risolto il grave pro-

blema di salute che sta alla ba-

se di queste erosioni dentali, si

potrà mettere a punto un pia-

no terapeutico di ripristino

estetico-funzionale grazie alle

tecniche e ai materiali di

odontoiatria adesiva e rico-

struttiva.

Andrea Peren

> Franco Brenna > Lidia Tordiglione

Disturbi alimentari: il “binge eating disorder” e la fame infinita

Circa il 2-5% della popolazione generale soffre di binge ea-

ting disorder (Bed), un disturbo caratterizzato dalla presenza

di “abbuffate” non accompagnate però da strategie per com-

pensare l’ingestione di cibo in eccesso. Le persone che ma-

nifestano questo disturbo assumono, in un tempo limitato,

quantità di cibo esagerate, con la sensazione di perdere il

controllo dell’atto del mangiare. Queste situazioni si ripetono

anche più volte la settimana anche in momenti in cui non si

ha una sensazione fisica di fame. A differenza della bulimia

non si riscontra il circolo vizioso tra i tentativi di restrizione,

l’abbuffata e i comportamenti eliminativi.

La prevalenza di Bed è più elevata in alcuni gruppi specifici,

come ad esempio per chi afferisce a trattamenti per il control-

lo del peso. Generalmente le persone che soffrono di distur-

bo di alimentazione incontrollata hanno problemi di soprappe-

so e obesità. Spesso la loro storia è caratterizzata da un alto

numero di diete, che non vengono mai portate a termine. Una

dieta eccessivamente ipocalorica può innescare con maggio-

re facilità l’abbuffata in queste persone.

Il disturbo colpisce maggiormente il sesso femminile, con

un rapporto di 3 a 2. L’insorgenza del comportamento in-

controllato avviene con maggior frequenza nella tarda ado-

lescenza mentre la diagnosi di Bed si ritrova più spesso in

soggetti adulti (30-40 anni) che mostrano un quadro anam-

nestico con disturbi della sfera alimentare intorno ai 20 an-

ni. La sindrome risulta presente in tutte le classi sociali, con

una leggera preponderanza percentuale nel livello socioe-

conomico più basso.

Sono soprattutto le donne a intraprendere trattamenti medi-

ci multidisciplinari, motivate inizialmente dalla preoccupa-

zione per il proprio aspetto fisico che le porta a richiedere

un trattamento dietologico per contenere il problema del so-

vrappeso.

AAssppeettttii ppssiiccoollooggiiccii

I binge eaters sono pazienti che quando riescono a rivolgersi ad

uno specialista si presentano autenticamente preoccupati per

l’aumento ponderale e solitamente motivati a recuperare lo sta-

to di salute. Molti di loro vivono nell’afflizione di non poter con-

trollare l’impulso a mangiare, l’assunzione di cibo avviene in ma-

niera ricorrente nell’arco della giornata, rapidamente e con fre-

quenza diversa a seconda della gravità del disturbo. Dapprima

le abbuffate iniziano in maniera saltuaria e, se il problema si ag-

grava, aumentano di frequenza. Dal punto di vista psicologico è

come se il cibo in questa fase diventasse una forma di autotera-

pia per curare una sgradevole attivazione emotiva che trova sol-

lievo nell’atto del mangiare.

Sono stati riconosciuti alcuni fattori di rischio associati allo svi-

luppo di tale patologia in età pediatrica: in particolare l’inizio pre-

coce di dieting, l’importanza familiare eccessiva data al peso e

alle forme corporee come punti fermi su cui è costruita l’autosti-

ma, l’esposizione precoce e duratura ai commenti negativi e al-

le beffe di compagni e familiari, esperienze traumatiche infantili,

storia di depressione nei genitori. Valutazione di sé negativa,

bassa autostima e senso di inadeguatezza sono stati ricono-

sciuti come fattori di rischio, assieme a impulsività e vulnerabilità

emotiva associata a un deficit della regolazione emozionale.

““EEmmoottiioonnaall EEaattiinngg””

La presenza di un deficit nelle abilità di riconoscimento, com-

prensione e gestione delle emozioni viene indicato come uno

dei possibili motivi per cui coloro che soffrono di Bed ricorrono

al cibo in risposta alle emozioni spiacevoli e valutano le situa-

zioni maggiormente stressanti di quanto non le ritengano gli al-

tri. Sembra proprio che nel Bed il blocco emozionale si manife-

sti secondo modalità peculiari che coinvolgono la difficoltà a

controllare gli impulsi e la presenza di una “finestra emozionale

stretta”: un’alta soglia di percezione e una bassa soglia di tolle-

ranza delle emozioni. Con questa definizione si fa riferimento al

fatto che i pazienti Bed riescono a percepire le emozioni solo

quando esse raggiungono una certa intensità, ma appena ini-

ziano a percepirle, altrettanto rapidamente non sono più in gra-

do di tollerarle e così reagiscono cercando conforto nel cibo.

La presenza di un’emozione troppo intensa induce all’utilizzo del

cibo come mezzo per bloccarla e non percepire più nulla.

L’abbuffata serve ad allontanare dalla coscienza le emozioni ne-

gative focalizzando il soggetto su quelle positive indotte dal ci-

bo. Per queste persone insomma l’emotional eating rappresen-

ta spesso l’unica modalità di risposta alle difficoltà della vita di

tutti i giorni.

CCuurraa ee ttrraattttaammeennttoo

Non è sufficiente seguire una dieta: risulta fondamentale intra-

prendere anche un lavoro di tipo psicologico che aiuti il sogget-

to ad individuare e comprendere cosa provoca questo compor-

tamento riconoscendo i pensieri e i vissuti emotivi collegati, tra i

quali spesso si riscontrano problemi di scarsa autostima, ansia

e depressione. Risulta, quindi, di fondamentale importanza rivol-

gersi a professionisti con una formazione specifica per disturbi

del comportamento alimentare.

Ciò che ad oggi risulta essere l’intervento ottimale è una terapia

multidisciplinare che tenga in considerazione sia l’approccio

dietologico che quello psicologico di tipo cognitivo comporta-

mentale. Quest’ultimo, originariamente studiato per la terapia

della bulimia nervosa, è focalizzato sull’interruzione delle abbuf-

fate e sulla risoluzione dei meccanismi che le sostengono.

RRoobbeerrttaa BBiiddoonnee1, HHeellllaass CCeennaa2

1Psicologa psicoterapeuta, Milano2Specialista in scienza dell’alimentazione, Università di Pavia

Page 19: su alta definizione e 3D - DentalAcademy...del paziente. Da questo punto di vista, il suo lavoro è oggi praticamente uguale a quello di venti o trent’anni fa. Quello che disgraziatamente

Sfruttare i vantaggidell’anestesia odontoiatricaGli interventi sotto anestesia offrono una serie di vantaggi a operatore e paziente: il primo può concentrarsi sull’elemento dentale o sulla tecnicaoperatoria, senza doversi curare delle reazioni del paziente al trattamento > Marco Ardigò

Dottor Ardigò, cominciamo

dai punti fermi dell’anestesia.

Quali sono i casi tipici, nei

quali non ci devono essere

dubbi sull'indicazione all'ane-

stesia?

Le indicazioni si sono modifi-

cate ed estese negli ultimi quat-

tro decenni. Ma è in particolare

negli ultimi 12 anni che i cam-

pi di applicazione dell’anestesia

in odontoiatria si sono estesi.

Per tre fattori: l’estensione e la

complessità delle procedure

odontoiatriche, l’affinamento

rivoluzionario della farmacolo-

gia e della tecnologia anestesio-

logiche, l’evoluzione culturale e

psicologica dei bisogni e delle

attese del paziente.

In linea generale, le indicazioni

all'intervento dell'anestesista

sono in relazione alla tipologia,

invasività, impegno e durata

della procedura; al tratto psi-

co-emotivo e alle necessità or-

ganizzative del paziente; alla

necessità e alle preferenze del-

l'operatore. Esistono inoltre

contesti clinici che non trova-

no altra soluzione, se non quel-

la di un trattamento anestetico:

tipicamente tutti i pazienti che

non sono in grado di assicura-

re un sufficiente grado di colla-

borazione come i bimbi al di

sotto dei 5/6 anni; i pazienti

psichiatrici affetti da schizofre-

nia, psicosi paranoide, sindro-

me bipolare, autismo; i pazien-

ti affetti da sindromi genetico-

cromosomiche (Down, ecc.).

Quali solo le principali tipolo-

gie di trattamenti anestesiolo-

gici e come avviene la loro

somministrazione?

La tipologia del trattamento si

divide in quattro grandi cate-

gorie: ansiolisi, analgo-seda-

zione controllata, sedazione

profonda, anestesia generale.

Ognuna di queste viene attua-

ta attraverso la somministra-

zione esclusivamente endove-

nosa di più farmaci, la cui asso-

ciazione quali-quantitativa

rappresenta il fulcro della tec-

nica stessa.

Qual è la procedura tipica del

trattamento dentistico con

anestesia, da quando il pazien-

te arriva in studio a quando

viene dimesso?

Il paziente incontra l'anestesi-

sta il giorno stesso della proce-

dura; si raccoglie l'anamnesi, si

esegue una visita semeiologica,

si spiegano al paziente i detta-

gli di suo interesse. Si fa acco-

modare in poltrona, si procede

a incannulamento venoso,

monitoraggio multiparametri-

co, collegamento degli infusori

alla cannula endovenosa, ap-

plicazione di naselli per som-

ministrazione O2 e si inizia

l’induzione farmacologica.

Questa porta il paziente alle

condizioni volute in alcuni mi-

nuti. Quindi si effettua l'infil-

trazione con anestetico locale e

si inizia l'intervento vero e pro-

prio.

Lo stato di sedazione viene

mantenuto attraverso un’infu-

sione continua di farmaci che

permette di prolungare e mo-

dificare la profondità e la qua-

lità del trattamento anestesio-

logico in base alla risposta del

paziente e alle necessità dell'o-

peratore. Alla fine della proce-

dura il paziente viene svegliato.

In pochi minuti riguadagna

piena coscienza e orientamen-

to spazio-temporale. In 10-15

minuti è in grado di deambu-

lare e di attuare autonoma-

mente ogni azione della vita

personale: vestizione, igiene

personale, deambulazione, ali-

mentazione, autonomia do-

mestica. Non può però guidare

un autoveicolo, anche per il di-

vieto prescritto dal codice della

strada dopo assunzione di so-

stanze sedative.

Durante il trattamento aneste-

siologico vengono sommini-

strati per via endovenosa e in-

tramuscolare farmaci di tipo

steroideo, antinfiammatorio,

analgesico. Questi trattamenti

adiuvanti consentono, nel pe-

riodo post-operativo, un mi-

gliore controllo del dolore e

dell'infiammazione, un ridotto

edema mucoso, una migliore

guarigione tissutale, una più

bassa incidenza di complican-

ze anche infettive. Il paziente

ritorna al proprio domicilio

accompagnato. Da questo mo-

mento non ha più bisogno di

assistenza, da parte di persona-

le sanitario e non.

Quali sono i vantaggi per l’o-

peratore?

Il trattamento anestesiologico

apporta diversi vantaggi anche

all'operatore: il paziente è col-

laborante ma indifferente,

quindi l'odontoiatra può con-

centrarsi sul dente senza do-

versi preoccupare di lui, di tut-

ti i suoi bisogni, insofferenze,

fastidi, obiettivi e soggettivi. Il

programma di trattamento

può accorpare in un'unica se-

duta ciò che normalmente si

effettua in più appuntamenti;

questo a seguito della migliore

tolleranza del paziente a proce-

dure di lunga durata.

Il dentista può trattare anche

quei pazienti che senza assi-

stenza anestesiologica non riu-

scirebbe a curare: bimbi picco-

li, disabili, psicopatici.

Queste possibilità determina-

no un significativo risparmio

di risorse: tempi, materiali,

procedure, personale; quindi

abbattimento di costi e offerta

di un servizio più efficiente,

moderno, flessibile. Inoltre, av-

valersi di queste metodiche

consente di offrire una tipolo-

gia di prestazione terapeutica

che ancora oggi si differenzia

dalla maggior parte degli studi

odontoiatrici: per questo può

contribuire a conquistare la

scelta dei pazienti.

Come dovrebbe essere il rap-

porto tra odontoiatra e aneste-

sista?

Il rapporto tra odontoiatra e

anestesista è improntato a

un’assoluta e continua collabo-

razione: a cominciare dalle

condizioni cliniche del pazien-

te, alla pianificazione del pro-

gramma terapeutico, al coordi-

namento spazio-temporale al-

la poltrona, al coordinamento

tra fasi procedurali e prepara-

zioni farmacologiche, alle pre-

scrizioni terapeutiche post-

operative.

Deve esserci sempre un aperto

colloquio a tre parti tra pazien-

te, dentista e anestesista, dal

primo contatto a tutta la fase

post-procedurale, al fine di ot-

timizzare l'intero atto terapeu-

tico e rispondere adeguata-

mente alle necessità biologiche

e psicologiche di ogni singolo

paziente.

Cosa è opportuno dire al pa-

ziente riguardo all’anestesia?

Deve essere informato preven-

tivamente del significato e del-

le motivazioni che inducono

alla proposta di un’assistenza

anestesiologica. Devono essere

spiegati in maniera chiara e

completa i vantaggi, le conse-

guenze, le caratteristiche e gli

eventuali rischi connessi alla

procedura. Il paziente deve ca-

pire il motivo di un esborso

addizionale, che peraltro spes-

so porta a una riduzione dei

costi complessivi. Deve cono-

scere preventivamente le in-

combenze e le prescrizioni che

dovrà eseguire, così come le

eventuali limitazioni.

È auspicabile che l'anestesista

sia facilmente rintracciabile

per qualsiasi necessità di chia-

rimento o conforto, anche se

non di natura strettamente

medica.

Dal lato dei pazienti, quanto è

frequente la richiesta di riceve-

re anestesie in studio?

Il ricorso da parte dei pazienti

a questo moderno approccio

di trattamento odontoiatrico è

ancora estremamente episodi-

co, spesso casuale, affidato al-

l'incontro di qualche odon-

toiatra illuminato o aggiornato

che si prende la briga di infor-

mare e condurre il paziente

verso un approccio di comple-

tezza e sicurezza. Il vero moti-

vo alla base di questa insuffi-

cienza informativa e applicati-

va è di ordine culturale.

Nei paesi avanzati esiste da

tempo la figura dell'anestesista

di studio che con una presenza

plurisettimanale effettua assi-

stenze di vario tipo, adeguando

le metodiche alle esigenze del

singolo paziente. Invece ancora

oggi in Italia queste scelte ven-

gono vissute come qualcosa di

eroico, o rischioso, o esornati-

vo! Non è ancora sufficiente-

mente diffusa la consapevolez-

za dei benefici che derivano

dall’associazione delle compe-

tenze: in termini di comfort e

sicurezza del paziente, efficien-

za procedurale, risparmio di

risorse, miglioramento del de-

corso post-operativo, espan-

sione dell'immagine professio-

nale, trattamento di categorie

"difficili", più ampie opportu-

nità operative.

Nel corso della sua attività ha

riscontrato qualche discrepan-

za tra le evidenze della lettera-

tura scientifica e le convinzio-

ni emerse dalla sua esperienza

clinica?

Il rapporto tra esperienza clini-

ca e letteratura specialistica è

sempre dinamico, così come

deve essere nei contesti caratte-

rizzati da traguardi sempre più

ambiziosi e obiettivi sempre

più ardui e complessi.

L'ambito dell’assistenza ane-

stesiologica in procedure

odontoiatriche è molto pecu-

liare, per vari motivi: è di re-

cente individuazione nosogra-

fica, essendo un settore di nic-

chia e richiedendo specificità

procedurali, farmacologiche,

strumentali e di contesto.

Inoltre si svolge di regola in

ambiti di solvenza, dove il rap-

porto medico-paziente è im-

prontato a una spiccata perso-

nalizzazione del trattamento, a

un’attesa di qualità legittima-

mente alta, e quindi a una ne-

cessaria attenzione alla qualità,

al risultato, al dialogo persona-

le. Tutto questo fa sì che l'espe-

rienza clinica di quei pochissi-

mi specialisti che se ne occupa-

no sia ampiamente più avan-

zata rispetto alle formule codi-

ficate in letteratura. Rimane

una realtà urgente: questo è un

contesto di nicchia, sostanzial-

mente extraospedaliero, che

attende di conquistare mag-

giore visibilità accademica.

Renato Torlaschi

FOCUS ON << 36<<

«Lo studio dentistico suscita da tempo immemorabile diffi-

denza, ansia o persino fobia. Le cause sono in parte contin-

genti, legate all’interazione tra paziente e ambiente; in parte

vengono da lontano, traggono origine da quell’inconscio col-

lettivo che storicamente si stratifica nel susseguirsi delle ge-

nerazioni, manifestandosi soggettivamente nelle forme più di-

verse, irrazionali e incontenibili». Le parole sono di MMaarrccoo

AArrddiiggòò, anestesista con una lunga esperienza in consulenze

anestesiologiche in odontostomatologia, secondo cui all’ane-

stesia nello studio odontoiatrico si ricorre ancora troppo poco,

perché se ne ignorano tutti i benefici che può apportare.

LE PRINCIPALI TECNICHEANESTESIOLOGICHE

LL''aannaallggoo--sseeddaazziioonnee ccoonnttrroollllaattaa è la tecnica di più frequente

applicazione in campo odontoiatrico. Si somministra per via

endovenosa, utilizzando in associazione più farmaci appar-

tenenti a diverse categorie farmacologiche: potenti ansioliti-

ci, ipnoinduttori, anestetici, morfinici. Lo scopo, e il risultato,

è quello di indurre nel paziente una condizione di profonda

liberazione da ansia e tensione emotiva, variabile stato di

sonnolenza, moderato effetto analgesico, con mantenimen-

to della coscienza al fine di poter garantire quel minimo di

collaborazione necessaria all'esecuzione dell'intervento. Le

indicazioni si pongono in tutti quei contesti caratterizzati da:

paziente adulto e intervento di durata prevedibilmente lunga

(oltre un'ora); paziente fobico, ansioso che tollera male per-

sino procedure routinarie e brevi; paziente che preferisce

accorpare in un'unica seduta più appuntamenti; contesti

complessi in cui si dubita di poter controllare soddisfacente-

mente il dolore procedurale con l'anestetico locale (ascessi,

infezioni, estesi scollamenti).

LL’’aanneesstteessiiaa ggeenneerraallee consiste nell’induzione farmacologica

endovenosa di quattro componenti funzionali: soppressione

della coscienza, analgesia profonda, rilasciamento musco-

lare profondo, protezione neurovegetativa. Queste quattro

componenti producono inevitabilmente l’arresto respiratorio:

per questo viene posizionato un tubo naso-tracheale attra-

verso il quale si somministra ossigeno e si sostituisce la fun-

zione respiratoria. Il paziente non è cosciente, e quindi nem-

meno collaborante. In compenso è totalmente areflessico,

quindi indifferente a qualsiasi manovra e procedura venga

eseguita. Questo garantisce condizioni ottimali di lavoro, so-

prattutto per procedure complesse, di lunga durata, invasi-

ve. Le indicazioni riguardano anche quelle tipologie di pa-

zienti che non sarebbero in grado di garantire una soddisfa-

cente collaborazione (bimbi, psicopatici, disabili).

Page 20: su alta definizione e 3D - DentalAcademy...del paziente. Da questo punto di vista, il suo lavoro è oggi praticamente uguale a quello di venti o trent’anni fa. Quello che disgraziatamente

FOCUS ON << 38<<

Epidemiologia e clinicadella sensibilità dentinaleAncora orfana di una spiegazione certa delle sue cause, la sensibilità dentinale è lamentata da 1 paziente su 8. Oltre a intervenire sulle tecnichedi igiene orale, sono al vaglio altre soluzioni. L’ultima è l’ossalato di potassio > Antonio Carrassi

Come noto, l’ipersensibilità

dentinale è una condizione

dolorosa cronica dovuta alla

perdita di smalto o di tessuto

che lascia scoperti i tubuli

dentinali causando episodi di

dolore acuto. Universalmente

molto diffusa, tale affezione

necessita di un’analisi ap-

profondita per essere diagno-

sticata e curata correttamen-

te.

Diverse teorie sono state

proposte nel tempo per spie-

gare il motivo per cui l’espo-

sizione della dentina possa

associarsi a dolore; dolore

caratterizzato da un esordio

rapido, una breve durata e

una significativa intensità.

«Le pur recenti ricerche in

campo fisiopatologico non

sono state in grado di spie-

gare definitivamente il feno-

meno e ancora oggi la teoria

cosiddetta “idrodinamica”,

formulata lo scorso secolo

dal professor Brännström e

dai suoi collaboratori, risul-

ta la più accreditata – ha

spiegato il professor

Antonio Carrassi durante

l’ultimo congresso della

Società italiana di parodon-

tologia –. Alla base di questa

teoria – continua il direttore

dell’unità di odontostoma-

tologia II dell’Università di

Milano – sta la particolare

conformazione strutturale

della dentina, dei suoi tubu-

li e del fluido dentinale che

si ritiene li pervada».

Una ricerca negli Usa

Un gruppo di ricercatori ha

recentemente condotto uno

studio trasversale su 787 pa-

zienti adulti in 37 studi den-

tistici ubicati in cinque stati

nel nord-ovest degli Stati

Uniti per valutare la diffu-

sione di questo disturbo e

verificare i fattori di rischio

associati (Cunha-Cruz J et

al. The prevalence of dentin

hypersensitivity in general

dental practices in the

northwest United States. J

Am Dent Assoc 2013

Mar;144(3):288-96).

Il fenomeno è stato indagato

attraverso una domanda re-

lativa alla percezione di do-

lore o sensibilità a denti o

gengive. Successivamente i

dentisti hanno esaminato i

pazienti per assicurarsi che

il dolore non fosse dovuto a

un altro problema, come ad

esempio denti scheggiati o

gengive gonfie. Dei soggetti

visitati, il 12,3% ha manife-

stato dolore non collegato

ad altri problemi ed è quindi

stata posta diagnosi di sensi-

bilità dentinale.

Dai risultati dello studio pub-

blicati sul Journal of the

American Dental Association,

la diffusione dell’ipersensibi-

lità sarebbe maggiore tra i

soggetti con un’età compresa

tra i 18 e i 44 anni e minore

tra quelli di età superiore ai

65 anni; secondo gli autori,

questi dati sarebbero da asso-

ciare al fatto che con il passa-

re degli anni la dentina pre-

sente all'interno del dente si

ispessisce, fornendo più di

isolamento.

La ricerca americana ha poi

registrato una prevalenza

della condizione dolorosa

nei pazienti di sesso femmi-

nile, in quelli con recessione

gengivale e in quelli che si

erano sottoposti a tratta-

menti sbiancanti domicilia-

ri. L’ipersensibilità non ri-

sulterebbe invece associata a

evidenti traumi occlusali, le-

sioni cervicali non cariose o

comportamenti di igiene

orale troppo aggressivi.

La diffusione del disturbo

«È difficile generalizzare, ma

probabilmente tra i pazienti

che si recano dal dentista 1

su 8 soffre di denti sensibili»

ha affermato Joana Cunha-

Cruz, ricercatrice presso l’u-

niversità di Washington e

principale autrice dell’inda-

gine. «Tuttavia i partecipan-

ti allo studio erano preva-

lentemente bianchi, quasi

l’82%, ed è possibile che la

sensibilità dentinale sia più

o meno comune in altri

gruppi razziali» ha precisato

l’autrice. Come riporta il

professor Carrassi, secondo

altri esperti, fatta salva la re-

lativa scarsità dei dati epide-

miologici disponibili, l’iper-

sensibilità dentinale sarebbe

particolarmente frequente e

si ritiene che possa interes-

sare almeno il 25% della po-

polazione generale.

Prevenzione e terapia

Per cercare di prevenire fe-

nomeni di sensibilità, gli au-

tori dello studio americano

raccomandano di bere acqua

subito dopo aver assunto ci-

bi o bevande acide, come

frutta, succo di arancia, vino

o caffè e di evitare di spazzo-

lare i denti nei primi 10-15

minuti. Un aiuto può essere

rappresentato anche da den-

tifrici specifici per denti sen-

sibili e, se questi non sono

sufficienti, si può far ricorso

a trattamenti più invasivi.

«Il trattamento dell’ipersen-

sibilità dentinale si basa su

misure diverse – puntualizza

Antonio Carrassi, che è in-

tervenuto anche al recente

congresso nazionale del col-

legio dei docenti di odon-

toiatria con la relazione

“L'ipersensibilità dentinale:

dalla fisiopatologia alla cli-

nica”–. Esse possono essere

sia di tipo preventivo, legate

a correzioni dietetiche e del-

le tecniche di igiene orale,

sia di tipo clinico-operativo.

Le procedure operative han-

no come fondamentale

obiettivo la normalizzazione

della pervietà dei tubuli

dentinali; a tal fine possono

essere utilizzate metodiche

di odontoiatria conservati-

va, di chirurgia parodontale

e di terapia topica a base di

principi attivi. Tra i vari

principi attivi utilizzati, l’os-

salato di potassio sembre-

rebbe in grado di fornire ot-

timi risultati».

Rachele Villa

RICERCA & TECNOLOGIA

Blanx White Shock, dentifricio fotosensibile per lo sbiancamento dentale

Dalla ricerca Coswell nasce l’innovativa formula di Blanx

White Shock, la prima linea di prodotti di sbiancamento

dentale a base di ActiluX, un innovativo principio attivo fo-

tosensibile dall’azione sbiancante. Attivato dalla luce, di-

strugge tutte le molecole che causano l’ingiallimento dei

denti.

A condurre le ricerche che hanno portato alla creazione

della formulazione, oggi coperta da due brevetti, è stato il

professor NNoorrbbeerrttoo RRoovveerrii, direttore del Laboratory of

Environmental and Biological Structural Chemistry presso il

dipartimento di chimica “G. Ciamician” dell’università di

Bologna.

ActiluX, costituito da clusters di idrossiapatite biomimetica

funzionalizzata con ossidi inorganici fotocatalitici, è l’ingre-

diente principale della formula di Blanx White Shock. Come

tutti i materiali fotocatalitici, i cristalli di ActiluX si attivano

per azione della luce e agiscono proporzionalmente alla

quantità di luce che ricevono, producendo delle cariche

positive e negative che reagiscono a contatto con l'ossige-

no e l'acqua presente nell'ambiente orale circostante.

Questo processo provoca la formazione di specie radicali-

che che, rompendo le molecole organiche responsabili di

sporco e ingiallimento, sbiancano i denti senza danneggia-

re lo smalto, composto invece da materiale inorganico.

Grazie all’azione naturale della luce, ActiluX rimuove le

macchie già esistenti e impedisce che se ne creino altre;

forma una barriera protettiva sulla superficie dei denti;

sbianca le superfici ceramiche e polimeriche di protesi

dentarie e capsule; si deposita sulla superficie dentale e

continua la sua azione nell’arco della giornata: grazie alla

luce, continua a sbiancare anche dopo il lavaggio con lo

spazzolino. Blanx White

Shock produce anche un ef-

fetto superidrofilico, che lo

rende affine e capace di at-

trarre l'acqua. Le particelle

d'acqua presenti nell'atmo-

sfera si distribuiscono quin-

di sulla superficie del dente,

idratando le gengive.

Blanx White Shock, se usato

ogni giorno in sostituzione

al normale dentifricio, rap-

presenta un’alternativa alle

tecniche di sbiancamento

professionale.

> Norberto Roveri è professore ordinario di chimica generale e inor-

ganica presso il dipartimento di chimica “G. Ciamician” dell’univer-

sità di Bologna e direttore del Laboratory of Environmental and

Biological Structural Chemistry.

L'attività di ricerca del professor Roveri – che è un esperto dei proces-

si di biomineralizzazione ossea e dentale – verte principalmente sulla

progettazione, sintesi, caratterizzazione chimico-fisica e della reatti-

vità di biomateriali inorganici ed inorganici-polimerici aventi fun-

zionalità e potenzialità innovative, per applicazioni in ambito orto-

pedico, odontoiatrico, chirurgico maxillofacciale e cardiovascolare.

Page 21: su alta definizione e 3D - DentalAcademy...del paziente. Da questo punto di vista, il suo lavoro è oggi praticamente uguale a quello di venti o trent’anni fa. Quello che disgraziatamente

<<<<

Asio per un nuovo concetto di ortodonziaDal 1994 l’associazione si batte per rendere le scuole di specializzazione in ortodonzia un passaggio obbligato per poter esercitare questa disciplina.Da questa visione deriva una netta distinzione tra dentista e ortodontista

Dottor Greco, qual è il take

home message del congresso

nazionale che si è svolto in

marzo a Roma?

Il congresso nazionale Aidor-

Asio di marzo ha avuto come

tema lo sviluppo delle appa-

recchiature ortodontiche negli

ultimi anni, dall’iniziale utiliz-

zo dei primi brackets negli an-

ni ‘50 ai sistemi “invisibili” e

customizzati che sembrano

anticipare il futuro.

Il messaggio che i 350 parteci-

panti hanno potuto portare a

casa è certamente legato al

cambiamento che sta interes-

sando il modo di concepire

l’ortodonzia. Nel corso di que-

sti anni la nostra professione è

andata incontro a una pro-

gressiva digitalizzazione: le fo-

to, le radiografie, i modelli, og-

gi la digitalizzazione interessa

le impronte e domani proba-

bilmente interesserà non solo

la fase diagnostica, ma anche

tutta la programmazione tera-

peutica. Oggigiorno la tecno-

logia entra prepotentemente

nel mondo ortodontico, of-

frendo la possibilità di preve-

dere e visualizzare gli effetti del

trattamento ortodontico in

3D, cambiando l’approccio

dell’ortodontista, meno con-

centrato sul lavoro svolto alla

poltrona davanti al paziente,

cercando di muovere i denti e

immaginare la loro posizione

spaziale nel corso dei mesi, ma

più impegnato davanti allo

schermo di un computer per

determinare la diagnosi e so-

prattutto per decidere la pro-

grammazione terapeutica sul-

la base di un set-up virtuale at-

tendibile e completo.

Questo è il principale take ho-

me message del congresso:

dobbiamo prepararci a cam-

biare approccio impostando

ogni singolo aspetto del tratta-

mento dal primo giorno, ap-

plicando uno schema di cura

proattiva e non reattiva, che

vuole dire maggiore pianifica-

zione, minor numero di erro-

ri, minor tempo di cura e mi-

nor spesa per il paziente.

Come è cambiata l’associazio-

ne nell’ultimo anno e quali so-

no i progetti futuri?

L’Asio cambia presidente ogni

anno e ogni anno mostra un

atteggiamento influenzato

dalla personalità di chi la gui-

da, mantenendo un minimo

comun denominatore, che è la

mission dell’Asio: creare

un’associazione sindacale nel

quale riconoscersi e dalla qua-

le ricevere supporto legale, fi-

scale, assicurativo, culturale e

promuovere la figura dello

specialista in ortodonzia.

L’Italia è uno dei pochi paesi

della Comunità europea in

cui per esercitare l’ortodon-

zia non è necessario, per leg-

ge, aver completato una scuo-

la di specializzazione, ma ba-

sta semplicemente la laurea

in odontoiatria. L’ortodonzia

è una disciplina complessa

che si occupa dell’osservazio-

ne e della modificazione della

crescita del complesso cra-

nio-facciale, della sua funzio-

ne e del suo sviluppo, della

risoluzione delle malocclu-

sioni dentali e scheletriche da

un privilegiato punto di vista

funzionale; non è semplice-

mente una disciplina nata per

raddrizzare denti storti e

svolgere una funzione cosme-

tica. Questa è la motivazione

per cui l’ulteriore corso di ul-

tra formazione come la spe-

cializzazione in ortodonzia

diventa una necessità per po-

ter approcciare e gestire la va-

sta gamma di problematiche

che interessano i pazienti,

adulti e bambini.

Asio ha da sempre perseguito

questo obiettivo e continuerà

in questa direzione cercando

di motivare le professionalità

più vicine come pediatri, oto-

rini e logopedisti a far cono-

scere la differenza tra dentista

e ortodontista, ma comuni-

cando anche con il cittadino

comune attraverso campagne

pubblicitarie sul web e sulla

stampa.

I nostri prossimi passi sono

orientati a offrire supporto a

chi ha uno studio di ortodon-

zia, ma anche ai giovani che

offrono consulenza senza ave-

re uno studio proprio, a strin-

gere collaborazioni e scambi

con le associazioni di pediatri

e di logopedisti, a usare il web

per fare in modo che, in caso

di problematiche ortodonti-

che, il referente sia lo speciali-

sta in ortodonzia.

Quali saranno le finalità del

prossimo congresso Asio-

Aidor in programma in otto-

bre?

Il nostro prossimo incontro a

Bologna il 4 e 5 ottobre sarà

incentrato sugli incontri sin-

dacali con giornate dedicate

alla gestione della professione

per chi presta consulenze

presso diversi studi, come la

maggior parte dei giovani

specialisti in ortodonzia.

Dalla gestione fiscale agli ac-

cordi tra studio e consulente,

dalla responsabilità legale agli

obblighi di legge per chi ha

un’attività in movimento,

dalla gestione della privacy

alle coperture assicurative.

La gestione a 360 gradi della

professione verrà analizzata

da esperti in management e

in medicina legale, come il

dottor Gabriele Vassura e il

dottor Roberto Manca.

Un’occasione unica per offri-

re risposte a molte domande

che i giovani e adulti speciali-

sti in ortodonzia si trovano

quotidianamente a dover af-

frontare, senza la certezza

della risposta; un servizio uti-

le che indubbiamente richia-

merà un ampio numero di

colleghi.

Una parte preliminare del

congresso sarà invece dedica-

ta all’approfondimento cul-

turale attraverso un argo-

mento dibattuto e difficile da

trattare per tutti gli specialisti

in ortodonzia come l’artico-

lazione temporo-mandibola-

re e i suoi rapporti con l’oc-

clusione. Grazie alla parteci-

pazione del dottor Mario

Molina, massimo esperto sul-

l’argomento Atm, e al dottor

Redento Peretta, attuale pre-

sidente dell’Italian Board of

Orthodontics, avremo la pos-

sibilità di comprendere me-

glio come il trattamento or-

todontico può influenzare le

problematiche dell’articola-

zione temporo-mandibolare.

Speriamo vivamente l’evento

possa avere un alto numero di

partecipanti per l’elevato livel-

lo di informazioni utili e per

l’aggiornamento culturale di

notevole spessore.

Rachele Villa

<< EDUCATION & MEETING NEWS41 <<

> Alessandro Mario Greco

A pochi mesi dalla decima edizione del congresso nazionale

organizzato dall’Accademia italiana di ortodonzia e

dall’Associazione specialisti italiani di ortodonzia, che ha riba-

dito l’importanza delle moderne tecnologie digitali per la pra-

tica odontoiatrica attuale e futura, Italian Dental Journal ha in-

tervistato AAlleessssaannddrroo MMaarriioo GGrreeccoo, presidente Asio, che ha

voluto ribadire l’identità professionale ben distinta dello spe-

cialista in ortodonzia: «È fondamentale far conoscere al citta-

dino e agli operatori sanitari la differenza tra dentista e orto-

donzista, figura alla quale si affida la diagnosi, la prevenzione

e il trattamento delle irregolarità dentali e facciali e che trova

in Asio un’associazione sindacale in cui riconoscersi».

Infine, Alessandro Mario Greco ci ha dato un’anticipazione sui

temi del prossimo congresso, che si svolgerà aa BBoollooggnnaa iill 44 ee

55 oottttoobbrree, che focalizzeranno l’attenzione sulla gestione della

professione per chi presta consulenze presso vari studi.

Page 22: su alta definizione e 3D - DentalAcademy...del paziente. Da questo punto di vista, il suo lavoro è oggi praticamente uguale a quello di venti o trent’anni fa. Quello che disgraziatamente

<< EDUCATION & MEETING NEWS43 <<EDUCATION & MEETING NEWS << 42<<

Dental Daunia“Dental Daunia” è il conve-

gno gratuito organizzato

per sabato 8 giugno a

Manfredonia (Foggia) dal

dipartimento regionale

Andi Puglia.

Presso il Regio Hotel

Manfredi per tutto il giorno

i partecipanti assisteranno

a relazioni su argomenti

che toccano un po’ tutti i

campi dell’odontoiatria.

«Il tema portante dell’even-

to sarà l’aspetto interdisciplinare dell’odontoiatria» confer-

ma Giuseppe Fanelli, segretario culturale regionale, che ci

ha presentato i contenuti del convegno.

Il primo tema sarà il buon mantenimento dei tessuti duri e

molli intorno ai denti e intorno agli impianti come una

delle condizioni che il clinico deve contemplare nella ste-

sura del suo piano di trattamento. Si parlerà poi di orto-

donzia, che svolge un ruolo di supporto importante nei

trattamenti dei casi parodontali. «Verranno proposti dei

protocolli di intervento che permetteranno di risolvere

questi problemi terapeutici con un alto grado di successo –

ci ha anticipato Fanelli –. Questi aspetti clinici interessano

tutte le branche odontoiatriche e in particolare la parodon-

tologia, ma non si può non considerare l’implantologia

con i suoi ritrovati tecnologici forieri di soluzioni cliniche

accattivanti, finalizzati a mantenere la salute dei tessuti pe-

rimplantari. Tutti questi punti di vista verranno trattati dai

relatori, mantenendo il concetto di interdisciplinarietà.

Una menzione particolare merita la relazione sui bisfosfo-

nati, argomento di particolare attualità. Conoscere le varie

componenti chimiche della molecola dei bisfosfonati, e co-

me queste possono interferire o interagire nelle fasi di gua-

rigione tissutale, è una di quelle informazioni da “portare

a casa”, per farne buon uso già dal giorno successivo all’e-

vento culturale» ha sottolineato il segretario culturale.

Il convegno è stato pensato come un aggiornamento per l’atti-

vità clinica quotidiana e ospiterà interventi di relatori di alto

livello, provenienti sia dall’università che dalla libera profes-

sione. «Mantenere alta la qualità della nostra attività clinica

equivale a sostenere le nostre posizioni sul mercato odontoia-

trico, senza dover scendere a compromessi mercificanti la pro-

fessione» ha concluso Giuseppe Fanelli.

Meeting Planner srl

Tel. 080.9905360

[email protected]

Per informazioni

Premium Day Sweden & MartinaLa dodicesima edizione del Premium Day, approfondimento

scientifico in implantologia organizzato dall’azienda Sweden &

Martina, si terrà all’interno del Palazzo della Ragione di Padova

dal 6 all’8 giugno.

I lavori inizieranno nella giornata di giovedì 6 giugno con il cor-

so precongressuale affidato al professor Niklaus P. Lang e al dot-

tor Ignazio Loi, protagonisti rispettivamente delle relazioni dal

titolo “Treatment strategies for the mutilated dentition”(con tra-

duzione simultanea) e “Rapporto tra contorno protesico e tessu-

ti gengivali”, che occuperanno l’intera giornata.

Nelle due giornate successive il salone del Palazzo della Ragione

sarà teatro del programma scientifico per odontoiatri. Sul palco

allestito all’ombra del gigantesco cavallo ligneo, copia rinasci-

mentale di quello del monumento al Gattamelata di Donatello,

si alterneranno alcuni tra i più grandi esponenti del mondo

odontoiatrico internazionale, che offriranno un crescendo di in-

terventi di approfondimento e confronto suddivisi in cinque ses-

sioni: “Cosa abbiamo imparato in 30 anni di chirurgia implanta-

re” e “di protesi su impianti”, “Protesi. Nuovi orizzonti della pro-

tesi su impianti”, “Rigenerazione tissutale. Gestione dei tessuti

duri e molli” e infine “Le chiavi del successo implantoprotesico”.

Parallelamente, in altre sale del palazzo, saranno allestite le ses-

sioni specifiche per odontotecnici, per igienisti dentali e per assi-

stenti di studio.

Durante le giornate congressuali sarà possibile visitare tutte le sa-

le del Palazzo della Ragione e il Museo del Rinascimento. Come

già nelle precedenti edizioni del congresso Premium Day, anche

quest’anno sarà allestita una grande festa di gala presso il parco

dell’azienda, con musica dal vivo e open-bar, che rappresenterà

tra l’altro l’occasione per concludere i festeggiamenti per il 40°

anniversario di Sweden & Martina.

L’edizione spagnola del Premium Day

Intanto Sweden & Martina Mediterranea – base spagnola della

casa madre italiana – comunica di aver organizzato per il 7, 8 e 9

novembre di quest’anno l’atteso remake del congresso tenutosi

nel 2011, annunciando così la seconda edizione del Premium

Day in Spagna.

Sede dell’evento sarà ancora il centro congressi Eurobuilding

4 di Madrid, che ospiterà un cospicuo gruppo di eccellenti re-

latori già a partire dalla giornata dei corsi precongressuali.

Giovedì 7 novembre saranno infatti ben quattro i corsi teori-

co-pratici di approfondimento tenuti dai relatori Juan Faus

(corso di chirurgia con utilizzo delle suture), Marco Csonka

(corso molto atteso sulle tecniche di applicazione del rivolu-

zionario apparecchio Magnetic Mallet), Giuseppe Iaria (corso

sull’utilizzo dei laser), Giorgio Carusi (approfondimento del-

la tecnica Mise).

Il congresso scientifico, presieduto anche in questa seconda edi-

zione dal professor Mariano Sanz Alonso, decano della presti-

giosa Università Complutense di Madrid, e dal professor Ugo

Covani, da sempre referente scientifico di Sweden & Martina,

prevede la presenza di relatori delle più importanti università

spagnole – quali lo stesso Sanz ma anche i professori Juan

Manuel Aragoneses, Juan Carlos De Vicente, Maximino

Gonzalez, José Maroto, Miguel Penarrocha, Guillermo Pradies,

Eugenio Velasco – e moltissimi illustri nomi dell’odontoiatria

spagnola, tra i quali spiccano Fernando Bustillo, Calvo de Mora

e José Manuel Vásquez Moreno.

Gli argomenti trattati verteranno su estetica in implantologia,

carico immediato, protesi su impianti con tecnologia Cad-Cam,

oltre a una rassegna delle collaudate o nuovissime tecnologie ab-

bracciate e proposte dall’azienda: il dispositivo Magnetic Mallet,

la chirurgia guidata, la chirurgia piezoelettrica, il laser in chirur-

gia. Relatore italiano di eccellenza sarà il dottor Ignazio Loi, che

presenterà la sua tecnica Bopt (Biologically Oriented

Preparation Technique) per la preparazione a finire del monco-

ne naturale: questa tecnica, documentata dalla sua lunga espe-

rienza clinica, consente l’adattamento delle mucose ai profili

protesici determinati dalle corone e ha dimostrato di garantire la

stabilità dei tessuti a medio e lungo termine.

Sweden & Martina spa

Rossella Tosello - [email protected]

Tel. 049.9124300 - Fax 049.9124290

www.sweden-martina.com

Per informazioni

> Niklaus P. Lang > Ignazio Loi

> Ugo ovani > Mariano Sanz

> Giuseppe Fanelli

Dopo il successo riscontrato lo scorso anno, prosegue la pro-

grammazione dei “corsi dedicati” degli Amici di Brugg, nati

dalle richieste di approfondimento pervenute dai frequentato-

ri del corso di alta formazione.

Ciascun corso teorico-pratico è una “full immersion” di due

giorni su una tematica specifica, con circa 16 ore di lezione.

Riservati a odontoiatri e odontotecnici, questi incontri hanno

caratteristiche essenzialmente pratiche. Specifiche strutture,

atte all’esecuzione delle singole fasi di lavoro, saranno a com-

pleta disposizione dei partecipanti nelle varie sedi in cui ver-

ranno svolti i corsi. L’organizzazione, interamente garantita

dagli Amici di Brugg, non mancherà di coniugare le attività di

carattere scientifico-applicativo a momenti d’incontro convi-

viale, nell’atmosfera di amicizia che contraddistingue tutte le

iniziative dell’Associazione fin dalla sua nascita.

I prossimi corsi in programma (con date e sedi ancora da de-

finire) sono “Il digitale in odontoiatria: fotografia, Cad-Cam,

Smile Design”, “La programmazione della protesi estetica” e

“Occlusione nella pratica quotidiana. Preparazioni protesiche,

registrazioni endoextra orali, esecuzione di casi reali”.

Programmi completi, sedi e date vengono aggiornati sul sito

www.amicidibrugg.it

I corsi monotematicidegli Amici di Brugg

Venerdì 24 maggio, concluse le sessioni del congresso degli

Amici di Brugg di Rimini, si può continuare il percorso di ag-

giornamento scientifico e professionale spostandosi dalla Fiera

al Grand Hotel di Rimini per il Dentsply Dental Forum.

Tra le 18 e le 20 si terranno tre sessioni simultanee (endo-

conservativa, prevenzione e protesi) con la partecipazione di

relatori di rilievo nazionale e internazionale.

La sessione endo-conservativa si rivolge agli odontoiatri che

desiderano conoscere i protocolli operativi Dentsply per le

procedure endodontiche e di restauro post-endodontico. Ne

parleranno Vittorio Franco, Simone Grandini, Antonio

Cerutti e Camillo D’Arcangelo.

La sessione prevenzione, condotta da Antonia Abbinante,

Marisa Roncati Parma Benfenati e Annamaria Genovesi, è

aperta a odontoiatri e igienisti e si occuperà di esplorare i

più innovativi protocolli di trattamento della malattia paro-

dontale non chirurgica, tra cui l’utilizzo della terapia laser e

le procedure di controllo dell’ipersensibilità dentinale.

La sessione protesi si rivolge a odontotecnici e odontoiatri pro-

tesisti interessati ad approfondire la conoscenza dei materiali

innovativi che le moderne tecnologie mettono a disposizione

del laboratorio e dello studio. In questo caso i relatori saranno

gli odontotecnici Lanfranco Santocchi e Massimiliano

Petrullo, Griselda M. Guidoni e Giovanni Ceccato.

Alle conferenze, come ormai da

tradizione, seguirà un Dinner

Party offerto da Dentsply presso

il Coconuts, uno dei locali più

trendy della riviera romagnola.

L’evento è a numero chiuso con

partecipazione gratuita.

L’iscrizione è obbligatoria e può essere fatta direttamente al-

la fiera degli Amici di Brugg presso lo stand Dentsply (padi-

glione A7, corsia 2-3, stand 72-91).

Dentsply Dental ForumIN QUESTI GIORNI A RIMINI

ANAGRAFE PUBBLICAZIONI SCIENTIFICHE: AL VIA CONSULTAZIONI ONLINE

Sono aperte online le consultazioni pubbliche per individuare i

criteri che identificano il carattere scientifico delle pubblicazio-

ni e degli altri prodotti di ricerca. L'iniziativa del Consiglio uni-

versitario nazionale (Cun), in collaborazione con l'Agenzia

nazionale di valutazione del sistema universitario e della ri-

cerca (Anvur) durerà tre mesi e dovrà acquisire indicazioni e

osservazioni di quanti, per le loro competenze professionali e

le loro esperienze scientifiche, intendano dare il loro contribu-

to; in particolare: docenti e ricercatori anche a contratto, as-

segnisti di ricerca degli atenei, degli istituti speciali, delle

scuole superiori e degli istituti di alta formazione dottorale, ri-

cercatori degli enti pubblici nazionali, regionali e locali di ri-

cerca scientifica e degli enti privati di ricerca scientifica, dot-

torandi e dottori di ricerca, editori attivi nel settore dell'edito-

ria accademica e professionale.

La consultazione darà la possibilità di inviare proposte, osser-

vazioni, idee sui diversi profili che attengono al tema della

scientificità. «Le esamineremo considerando anche l’area

scientifica di riferimento di chi contribuisce, così da poter pe-

sare le osservazioni e non solo contarle – ha spiegato la pro-

fessoressa Carla Barbati, vicepresidente del Cun –. Daremo

conto, in forma aggregata, e dunque nel rispetto dell’anonima-

to, dei contributi che perverranno. Di tutti. Sia di quelli che ac-

coglieremo sia di quelli che non accoglieremo. In questo mo-

do, potremo rappresentare alla stessa comunità scientifica, al-

l’editoria accademica oltre che ai decisori politici quali siano le

opinioni espresse dagli attori della ricerca. Queste osservazio-

ni, in sostanza, saranno patrimonio di tutti, non solo del Cun».

Collegandosi ai siti www.cun.it e www.miur.it è possibile con-

sultare le istruzioni dettagliate e poi accedere e compilare il

questionario sui criteri generali per definire la scientificità di

una pubblicazione e sui requisiti minimi che qualificano le

principali tipologie di pubblicazioni scientifiche. Obiettivo di

questa raccolta è l'istituzione dell'Anagrafe nazionale nomi-

nativa dei professori e dei ricercatori e delle pubblicazioni

scientifiche (ANPRePS).

Page 23: su alta definizione e 3D - DentalAcademy...del paziente. Da questo punto di vista, il suo lavoro è oggi praticamente uguale a quello di venti o trent’anni fa. Quello che disgraziatamente

EDUCATION & MEETING NEWS << 44<<

Congresso internazionale di terapia implantare Biomet 3iA Verona, all’interno del Palazzo della Gran Guardia, dal 19

al 21 settembre si terrà il Congresso internazionale di tera-

pia implantare organizzato da Biomet 3i e giunto già alla sua

sedicesima edizione. Il tema scelto quest’anno è quello

dell’“Integrazione tra innovazione tecnologica, eccellenza

clinica e accessibilità sociale alla terapia implantare” con l’o-

biettivo di mostrare come l’innovazione tecnologica conti-

nui oggi a garantire l’eccellenza clinica del trattamento im-

plantare rendendola allo stesso tempo accessibile ad ampie

fasce sociali e applicabile in svariate indicazioni. «Nel corso

di soli tre decenni tutto è cambiato sul fronte implantare –

osservano gli organizzatori del congresso –. Le morfologie e

le superfici implantari sono cambiate per migliorare e acce-

lerare l’osteointegrazione. L’interfaccia dei pilastri è stata

completamente modificata per facilitare il restauro protesi-

co. Sono state sviluppate nuove tecniche e tecnologie rigene-

rative per aumentare i tessuti duri e i tessuti molli. L’era di-

gitale ci ha permesso di pianificare la chirurgia anticipando-

ne virtualmente il risultato finale e di guidare l’atto chirur-

gico con precisione e accuratezza. Trasformando totalmente

la terapia implantare, scienza e tecnologia l’hanno anche re-

sa socialmente molto più accessibile».

Sono cinque le sessioni scientifiche previste, che sono state af-

fidate a relatori di fama internazionale come Daniel Baumer,

Myron Nevins, Tiziano Testori, Harold Baumgarten, Xavier

Rodriguez e a odontoiatri della scuola italiana: Federico

Gualini, Mario Aimetti, Tiziano Tealdo, Daniele Cardaropoli,

Vittorio Ferri, Gioacchino Cannizzaro, Francesco Amato e al-

tri nomi di rilievo.

Accanto alle sessioni congressuali sono previsti una serie di

workshop su nuove tecniche e nuovi prodotti e, nella gior-

nata di sabato 21 settembre, i partecipanti potranno sceglie-

re tra quattro corsi monotematici su argomenti di chirurgia

e implantologia.

Questa edizione del congresso di Verona intende anche ren-

dere omaggio al dottor Giampaolo Vincenzi, scomparso lo

scorso anno, per ricordare il suo prezioso contributo alla

diffusione della terapia implantare. «Vincenzi sarà ricorda-

to come il grande maestro che misurava il proprio successo

da quello dei propri allievi e colleghi, l’amico schietto e pie-

no di vita che non si fermava mai, il professionista gioviale

e generoso, sempre pronto e disponibile ad aiutare tutti»

spiegano i suoi ex colleghi che fanno parte del comitato

scientifico del congresso.

Angela Negri

Tel. 0444.913410

[email protected]

Per informazioni

È un appuntamento dal successo ormai consolidato nel tempo

quello con i corsi teorico-pratici con dissezioni anatomiche or-

ganizzati presso l’Université “R. Descartes” di Parigi, in cui rela-

tori italiani guideranno i partecipanti dall’anatomia del cavo

orale alle tecniche di chirurgia avanzata in odontoiatria.

Per andare incontro alle necessità di tutti i chirurghi interessati,

nel secondo semestre del 2013 sono previsti ben due eventi for-

mativi, con relatori di altissimo livello e uno staff di docenti di

provata esperienza, che offrono l’opportunità unica di approfon-

dire la conoscenza dell’anatomia del cavo orale attraverso i pre-

parati umani.

Il numero chiuso di partecipanti e il contatto diretto con i rela-

tori sono tra i punti di forza di questi progetti educativi, che per-

mettono di acquisire una rigorosa preparazione teorica, di ap-

prendere utili suggerimenti sui moderni approcci terapeutici e

migliorare la proprie conoscenze pratiche per eseguire con mag-

giore sicurezza le più comuni tecniche di chirurgia avanzata.

Il primo appuntamento è dal 24 al 26 ottobre con il corso dal ti-

tolo “Dissezioni su cadavere e tecniche avanzate”, tenuto dai

professori Tiziano Testori, Pascal Valentini e Jean F. Gaudy.

Nella parte teorica del corso verranno trattati l’imaging diagno-

stico correlato all'anatomia clinica e le procedure chirurgiche di

rialzo del seno mascellare. La parte pratica permetterà invece a

ogni partecipante di eseguire la completa dissezione e identifica-

zione delle strutture anatomiche mandibolari e mascellari.

Inoltre, ci sarà la possibilità di eseguire interventi utilizzando la

chirurgia piezoelettrica.

Il secondo corso si terrà dal 21 al 23 novembre e sarà tenuto dai

professori Matteo Chiapasco, Pascal Valentini e Jean F. Gaudy

sul tema “Tecniche chirurgiche preimplantari con dissezioni su

cadavere”. Durante il corso sarà cura dei docenti mostrare le

strutture anatomiche a rischio per ciascun settore di intervento e

insegnare come identificarle e proteggerle, presentando le tecni-

che chirurgiche step-by-step per ottimizzare il risultato e mini-

mizzare le complicanze. «Verrà inoltre discussa la scelta tra le va-

rie tecniche e i vari materiali, evidenziandone vantaggi e limiti»

sottolineano i docenti.

Nicola Maino

Tel. 0445.376266

Anatomia e chirurgia avanzataall’Università di Parigi

Per informazioni

<<<< << DENTAL MARKET45

I redazionali presentati in queste pagine rapprentano una libera scelta della Redazione di Italian Dental Journal tra i comunicati pervenuti

Igiene Orale

L’innovativa tecnologia diFluor Protector S nasce dal-l’esperienza ultradecennaledi Ivoclar Vivadent nello svi-luppo e nella produzione dilacche dentali nonché dallastretta collaborazione dell’a-zienda con i dentisti e i loroteam. Fluor Protector S è stato stu-diato per offrire una protezio-ne professionale mirata con-tro ipersensibilità, carie ederosione dentale. Il sistemadi lacca, grazie al fluoro in so-luzione omogenea, consentel’immediata disponibilità diquesto componente. La laccacopre direttamente ed effica-cemente lo smalto dentale erilascia il fluoro molto rapida-mente. Si crea inoltre un de-

posito a rilascio di calcio efluoro per un’azione protetti-va prolungata nel tempo.Fluor Protector S è di gustopiacevole ed è pertanto indi-cato nel trattamento di piccolipazienti e soggetti sensibili. L’innovativa confezione in tu-bo multidose consente di ero-gare Fluor Protector S nellaquantità desiderata veloce-mente, senza sprechi e conmassima igiene. Il prodotto sipresenta anche in singoleconfezioni monodose.

Per informazioni:

Ivoclar Vivadent srl

Tel. 051.6113555

Fax 051.6113565

www.ivoclarvivadent.it

FLUOR PROTECTOR S

Conservativa

SDI Limited ha annunciato illancio di Riva Bond LC, un si-stema adesivo di nona gene-razione, in grado di ridurrenotevolmente lo stress da po-limerizzazione causato dallacontrazione del composito.Un’adesione priva di stressinsomma, che si traduce inassenza di sensibilità per ilpaziente.Riva Bond LC è un adesivouniversale fotopolimerizzabi-le per restauri diretti. Fino adora il clinico ha utilizzato ilcomposito sapendo che nonè possibile evitare la contra-zione da polimerizzazione.Secondo SDI Limited grazie aquesto composito ora «è pos-sibile ottenere un restauroduraturo e in assenza di sen-sibilità, in quanto Riva BondLC non causa stress margi-

nale e, inoltre, riesce a com-pensare la contrazione da po-limerizzazione del composito.Nessun altro adesivo offreuna forza adesiva elevata,unita alla riduzione significati-va dello stress nell’interfac-cia». Grazie alla Stress ReductionTechnology brevettata dall’a-zienda, Riva Bond LC sfruttala tecnologia del riempitivovetroso bioattivo ionglass uni-ta a una tecnologia della resi-na che permette di ridurre lostress al minimo su tutte le in-terfacce di adesione.

Per informazioni:

SDI Limited

[email protected]

Numero verde: 800.780625

www.sdi.com.au

RIVA BOND LC

Conservativa

Nuovo nato di casa Bisco, All-Bond Universal raccoglie i frut-ti di oltre 30 anni di ricerca del-l’azienda americana nel cam-po dei protocolli adesivi per ilsettore dentale. All-Bond Universal presentauna formulazione monocom-ponente adatta sia per utiliz-zo in procedure adesive a

mordenzatura totale sia perutilizzo in modalità self-et-ching o in mordenzatura se-lettiva; in tutte queste proce-dure i valori di adesione risul-tano equivalenti. All-BondUniversal è indicato per tutti irestauri diretti e indiretti(spessore <10μ) con signifi-cativi valori di adesione a tut-

ti i substrati fungendo ancheda vernice protettiva. All-Bond Universal contiene ilmonomero MDP che aumen-ta significativamente la dura-ta del sigillo e l’adesione airestauri indiretti (zirconia, alu-mina e metalli) anche senzal’utilizzo di un primer specifi-co, creando allo stesso tem-po un doppio legame chimi-co-meccanico dopo la poli-merizzazione. Analogamenteagli altri sistemi adesiviBisco, anche questo presentauna formulazione leggermen-te acida (pH>3) che garanti-sce una completa compatibi-lità con compositi e cementiautopolimerizzabili e duali (inmodalità auto), senza neces-sitare di un ulteriore attivato-re. Terminata la polimerizza-

zione All-Bond Universal di-venta altamente idrofobicoper un sigillo resistente neltempo e non richiede unostrato aggiuntivo di resina. La speciale miscela azeotropi-ca di acqua ed etanolo, brevet-tata, favorisce una drastica ri-duzione di acqua dopo l’eva-porazione del solvente dimi-nuendo l’attività delle metallo-proteinasi (MMP) anche senzal’utilizzo di una soluzione igie-nizzante per cavità.All-Bond Universal si conservaa temperatura ambiente con lamassima stabilità nel tempo.

Per informazioni:

Sweden & Martina spa

Tel. 049.9124300

www.sweden-martina.com

ALL-BOND UNIVERSAL

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<<<<DENTAL MARKET << 46

Endodonzia

Protaper Next è il successo-re del sistema DentsplyMaillefer Protaper Universal,da molti considerato il goldstandard in endodonzia. Protaper Next è un sistemaversatile e flessibile, in gra-do di trattare la maggior par-te dei canali radicolari conalcuni vantaggi: una sola se-quenza di file per tutti i casiclinici, conicità variabili peruna tecnica crown-down otti-mizzata e diametri di finituraapicale comunemente ap-provati. Grazie a queste ca-ratteristiche Protaper Nextrisolve i casi clinici più diffici-li, abbrevia i tempi della sa-gomatura e garantisce il ri-spetto dell’anatomia origina-le del canale radicolare.La nuova sezione rettango-lare eccentrica di ProtaperNext conferisce allo stru-mento un movimento “swag-gering” simile a quello tipica-mente ondulatorio del ser-pente, il quale genera unospazio più ampio per la rac-colta dei detriti. L’effetto“swaggering” permette an-che un’ottimale tracciaturadel canale. Il materiale NiTi M-Wire concui è prodotto il nuovo stru-

mento ne migliora la flessibi-lità pur mantenendo l’effi-cienza di taglio. Questo èpossibile grazie a un avan-zato processo di trattamentotermico esclusivo diDentsply. Il NiTi M-Wire as-sicura anche una maggiorresistenza al lavoro ciclico,causa principale della rottu-ra dello strumento.Gli strumenti sono disponibi-li in blister presterilizzati da6 files nelle misure singole(X1-X2-X3-X4-X5) oppureassortite (X1-X3), nelle lun-ghezze 21, 25 e 31 mm. Il sistema comprende anchepunte di carta, punte di gut-tapercha e otturatoriGuttaCore dedicati, cioècorrispondenti alla dimen-sione dei canali preparaticon gli strumenti ProtaperNext.

Per informazioni:

Distributore: Simit Dental srl

www.simitdental.it

PROTAPER NEXT

Endodonzia

Isasan presenta al mercatoodontoiatrico internazionaleuna gamma di cementi en-dodontici MTA dalla formula-zione particolarmente inno-vativa: Tech Biosealer.Questo prodotto nasce dauna collaborazione traIsasan e alcune universitàitaliane, che hanno condottoun’analisi dei cementi MTAcon metodiche chimico-fisi-

che per capire la complessacinetica di indurimento e levariabili in grado di garantirel’insensibilità all’umidità.Sulla base di un cementoPortland (noto come leganteidraulico) modificato sonostate realizzate quattro for-mulazioni differenti in funzio-ne dell’utilizzo clinico, checontengono silicati, cloruri dicalcio e fillosilicati brevettati,

con il risultato di tempi di la-vorabilità, indurimento, flui-dità, espansione e radiopa-cità differenti. I cementi TechBiosealer sono tetrasilicatiche rilasciano idrossido dicalcio già nella prima ora eper diversi giorni con au-mento del pH e con conse-guente attività antibatterica.I cementi Tech Biosealer in-duriscono anche in presen-

za di fluidi organici (sangue,plasma e fluidi dentinali) e ilcontatto con questi fluidiporta alla formazione sullasuperficie del cemento diuno strato di apatite osteo-simile definito biocoating sucui cellule staminali pulparipossono aderire, crescere edifferenziarsi in osteoblasti,per dare origine a tessutoosseo e dentinale. Questo a

conferma della biocompati-bilità e bioattività di TechBiosealer.La presenza di fillosilicatiassicura una notevole stabi-lità dimensionale e adatta-mento marginale.La gamma di cementi è com-posta da: Tech BiosealerEndo, Tech Biosealer RootEnd, Tech Biosealer Apex eTech Biosealer Capping.Tech Biosealer Endo, per ot-turazioni ortograde, induri-sce in canali umidi o bagna-ti con apici aperti, può esse-re usato in associazione aqualsiasi tecnica con gutta-perca ed è radiopaco. Tech Biosealer Root End,per otturazioni retrograde,ha un’elevata biocompati-biltà e bioattività, con induri-

mento e adattamento margi-nale rapidi. Tech Biosealer Apex, perapecificazioni, offre un ele-vato rilascio di idrossido dicalcio e induce la formazio-ne di apatite a livello apica-le. Tech Biosealer Capping, perincappucciamenti, induriscerapidamente in presenza disangue e umidità, stimolan-do la formazione di dentinasecondaria già in 3-4 setti-mane.

Per informazioni:

Isasan srl

Tel. 02.96754179

Fax 02.96754190

[email protected]

www.isasan.com

TECH BIOSEALER Seguire il progresso è una necessità: l’aggiornamento continuo con

lo stato della tecnica è vitale per qualsiasi azienda.

L’elettronica, come a suo tempo l’elettricità, ha migliorato la vita del-

l’uomo in generale: molti oggetti utili, aggiornati con l’aiuto dell’elet-

tronica, sono diventati più semplici, più leggeri, più completi e, in

molti casi, meno costosi. Al posto di un relé o di un teleruttore, c’è

un componente elettronico, all’apparenza statico, che ha le stesse

funzioni.

L’elettronica più l’informatica hanno creato l’intelligenza artificiale,

che ha dato luogo a una miriade di programmi e di software gestio-

nali, amministrativi, organizzativi, previsionali e di controllo; nella

pratica quotidiana, l’intelligenza artificiale è qualcosa della quale

non si può più fare a meno.

L’elettronica e l’informatica entrano in tutti i settori del lavoro e del-

la vita.

La meccanica ha sostituito i vecchi torni e le frese con le macchine

a controllo numerico, la precisione di queste ultime è centesimale,

mentre le macchine utensili tradizionali facevano fatica a rispettare

il decimo. La velocità del controllo numerico ha abbattuto i costi di

lavorazione; si può ben dire, senza tema di essere smentiti, che il

controllo numerico ha aumentato la precisione e ha reso più facile

l’intercambiabilità di tanti particolari.

IIll pprrooggrreessssoo nneell ccaammppoo ddeennttaallee

Se osserviamo la trasformazione della professione dentale degli ul-

timi anni, notiamo che si sono compiuti passi importanti: cure e pre-

venzione hanno sconfitto le malattie parodontali, l’implantologia ha

avuto successo, gli impianti consentono ormai ricostruzioni protesi-

che sempre più rispettose della dentatura residua e più confortevo-

li per il paziente.

I piani di cura per l’ortodonzia infantile e pre-protesica vengono or-

mai progettati al computer con software sempre più precisi e com-

pleti. Sembra che presto lo scanner e il Cad-Cam potranno sostitui-

re l’impronta e parte delle lavorazioni odontotecniche per la costru-

zione della protesi. Ovviamente per tali realizzazioni sono state pro-

gettate nuove attrezzature odontoiatriche e odontotecniche, e altre

verranno adeguate alle nuove necessità professionali.

Parimenti si è sentita la necessità di migliorare l’aspirazione chirurgi-

ca dentale: si è pensato di dare al professionista la possibilità di re-

golare la potenza di aspirazione, di controllare attraverso il piccolo vi-

deo dell’aspiratore le cause di eventuali anomalie di funzionamento,

di dotare l’aspiratore di sistemi di auto-protezione per piccoli distur-

bi ambientali o di alimentazione, onde evitare fastidiosi arresti mo-

mentanei. Questo e altro che abbiamo ritenuto utile e che esporremo

di seguito è stato fatto con l’aiuto delle moderne tecnologie.

LLee nnuuoovvee tteeccnnoollooggiiee:: ccoossttii ee vvaannttaaggggii

L’aggiornamento alle nuove tecnologie richiede tempi e costi eleva-

ti ma offre anche vantaggi d’immagine per l’azienda e vantaggi eco-

nomici e funzionali che riguardano la gestione degli aspiratori e dei

compressori in studio. Vantaggi, questi ultimi, che certamente non

sfuggono al professionista attento. Ci spieghiamo con qualche

esempio.

• L’uso dell’inverter, abbinato a un programma specifico, offre la

possibilità di regolare la prevalenza di aspirazione che consigliamo:

massima per gli interventi chirurgici, media durante gli interventi di

preparazioni protesiche e minima quando l’uso dell’aspirazione si ri-

duce all’aspira-saliva.

• Il programma regola in automatico la portata, aumentando o dimi-

nuendo la velocità di rotazione del gruppo aspirante in relazione al-

la richiesta.

• Durante gli interventi l’aspiratore potrebbe andare in sovra ampe-

raggio per l’arrivo improvviso di un eccessivo quantitativo di liquido,

o in surriscaldamento per una momentanea ostruzione della ventila-

zione; in entrambi i casi il software adegua il funzionamento dell’a-

spiratore all’emergenza, segnala l’anomalia sul video dell’aspirato-

re, o sul computer (se collegato); terminata l’emergenza l’aspiratore

riprenderà automaticamente il funzionamento normale.

Abbiamo fatto tre esempi, per non dilungaci troppo; invitiamo co-

munque il lettore che desidera informarsi meglio sulle caratteristiche

della nostra produzione a visitare il nostro sito internet www.cattani.it

LL’’eeccoossoosstteenniibbiilliittàà

Non completeremmo il nostro discorso se non accennassimo all’eco-

sostenibilità, cioè al risparmio di materie prime e al risparmio energe-

tico, risultati che si ottengono soltanto attraverso l’applicazione delle

moderne tecnologie. Ci spieghiamo con l’aiuto di tre nuovi esempi.

Studio con due poltrone

Turbo-Jet 2 modular è un aspiratore a velocità fissa per due poltro-

ne in aspirazione contemporanea, pesa 32 kg.

Micro-Smart è un aspiratore a velocità variabile per due poltrone in

aspirazione contemporanea, pesa 21,5 kg.

Il risparmio di materie prime che si ottiene con Micro-Smart nei con-

fronti di Turbo-Jet 2 modular è di 10,5 kg.

Il risparmio energetico è di circa il 30%*.

Tale risparmio si realizza principalmente quando l’aspiratore è sotto

utilizzato. Il primo aspiratore, a velocità fissa, consuma sempre il

massimo; il secondo, a velocità variabile, consuma il massimo

quando entrambi gli operatori usano l’aspirazione con cannule

grandi, consuma la metà quando un solo operatore usa l’aspirazio-

ne, il consumo si riduce anche con cannule di aspirazione di picco-

lo diametro. Il consumo dell’aspiratore a velocità variabile dipende

dalla richiesta.

Studio con quattro poltrone

Turbo HP quattro è un aspiratore a velocità fissa per quattro poltro-

ne in aspirazione contemporanea, pesa 58 kg e ha un consumo co-

stante da 8,7 A a 9,5 A = (2,09 kW/h).

Turbo-Smart è un aspiratore a velocità variabile per quattro poltrone

in aspirazione contemporanea, pesa 23 kg e ha un consumo da 5,8

A a 6,20 A = (1,4 kW/h).

Con Turbo-Smart si ha un risparmio di 11 kg di materie prime e un

risparmio di energia elettrica di 0,690 kW/h*.

Ripetiamo il confronto con aspiratori più grandi

Un gruppo aspirante Uni-Jet 1000 a velocità fissa per 32 poltrone in

aspirazione contemporanea pesa 155 kg, con consumo costante di

13,5 kW/h.

Un gruppo aspirante Uni-Jet 500 a velocità variabile per 32 poltro-

ne in aspirazione contemporanea pesa 88 kg, con consumo varia-

bile da 5,7 kW/h a 13,5 kW/h.

Con il gruppo aspirante a velocità variabile si ha un risparmio di ma-

terie prime di 67 kg e un risparmio presunto di energia elettrica di

9,6 kW/h*.

Le nuove tecnologie consentono sempre di fare lo stesso lavoro con

motori molto più piccoli e i motori più piccoli consumano meno: c’è

quindi un significativo risparmio di materie prime e di energia elet-

trica. Ovviamente il risparmio aumenta con macchine di dimensioni

maggiori. Inoltre il risparmio di energia riguarda la gestione e si pro-

lunga nel tempo.

Prescindendo comunque dagli interessi economici, ci siamo ormai

resi conto che la domanda umana delle risorse naturali è superiore

all’offerta. È perciò necessario ridurre i consumi. Diversamente, con-

sumando più di quanto la natura riesca a riprodurre, erodiamo

quanto dovremmo lasciare alle future generazioni.

La nostra aspirazione è sempre stata quella di rendere un servizio

alla professione dentale, per la quale lavoriamo ormai da mezzo se-

colo. Con la produzione in oggetto, sfruttando le moderne tecnolo-

gie, siamo andati molto oltre, nella direzione di rendere un servizio

all’umanità e alle generazioni future in particolare.

Se le produzioni in argomento hanno avuto successo, il merito è di

tutti i componenti dell’azienda, che assieme hanno reso possibili la

ricerca e la produzione. Un riconoscimento particolare è dovuto ai

componenti del gruppo di ricerca.

Solo per chiarezza d’informazione, si precisa che l’autore del pre-

sente lavoro è estraneo al gruppo ricerca.

AAuugguussttoo CCaattttaannii

*Il risparmio di energia elettrica è stato calcolato con precisione.

L’incertezza, e quindi l’uso dei termini “circa” e “risparmio presunto”,

derivano dalle probabilità di uso delle cannule di piccolo diametro;

pur pensando che il professionista usi per la maggior parte cannule

di piccolo diametro, abbiamo diviso il tempo al 50%.

L’evoluzione tecnologica per una professione ecosostenibile

Page 25: su alta definizione e 3D - DentalAcademy...del paziente. Da questo punto di vista, il suo lavoro è oggi praticamente uguale a quello di venti o trent’anni fa. Quello che disgraziatamente

<<<<DENTAL MARKET << 48

Diagnostica

Gima, azienda italia-na che commercializ-za apparecchi e di-spositivi medici, lan-cia iHealth, una lineadi prodotti tecnologiciper Apple e Android –tutti wireless Bluetooth – perrilevare e monitorare i para-metri biologici, conservarliautomaticamente in archivioe condividerli con semplicitàcon altri specialisti.iHealth di fatto trasformasmartphone e tablet in unastazione diagnostica avan-zata, economica e facile dausare. A disposizione di me-dici e pazienti c’è il misura-tore di pressione da braccioe da polso, il glucometro(che genera grafici persona-lizzati per il livello di gluco-

sio e insulina) e la bilanciawi-fi (oltre al peso rilevabody fat, massa muscolare,massa ossea, massa fibre,acqua nel corpo, caloriegiornaliere, Bmi e grasso vi-scerale).Tutti questi prodotti sonocertificati CE e FDA.

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Gima spa

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www.gimaitaly.com

Chirurgia

Ray Set è un sistema per laprogrammazione extraoraledel trattamento protesicoriabilitativo e della chirurgia.Il protocollo si avvale di unsoftware dedicato, il Ray SetImplant 3D, e di un hardwa-

re, il Ray Set Apparatus.Si inizia con la costruzionedi una dima radiologica ra-zionale per proseguire conlo sviluppo, sul modello delpaziente, del trattamentochirurgico virtuale, tramite

l’inserimento preventivo de-gli analoghi d’impianto, lacostruzione della dima chi-rurgica e del dispositivo pro-tesico che potrà essere ap-plicato per il carico immedia-to, nella stessa seduta chi-rurgica.Tra i vantaggi del sistema viè sicuramente la possibilitàdi costruire un dispositivodiagnostico, la dima radiolo-gica, che consente di valuta-re tridimensionalmente l’a-natomia del supporto osseo.Lo studio di fattibilità costi-tuisce infatti il primo obietti-vo diagnostico, che ci con-sentirà poi di scegliere la piùopportuna strategia chirurgi-ca per quel determinato pro-getto protesico.Grazie a Ray Set sarà poi

possibile procedere con unasimulazione informatica vir-tuale del trattamento chirur-gico in rapporto al progettoprotesico rappresentato dal-la ceratura diagnostica dallaquale origina la stessa dimaradiologica. Lo sviluppo pre-ventivo del progetto chirurgi-co sul modello con l’inseri-mento degli analoghi d’im-pianto e la costruzione delladima chirurgica completanola fase della programmazio-ne dell’intervento.

Per informazioni:

Biaggini Medical Devices srl

Tel. 0187.509575

Fax 0187.599076

[email protected]

www.biaggini.it

RAY SET

Italian Dental Journal Anno VIII - numero 6 - maggio 2013Mensile di attualità, informazione, cultura

Organo Ufficiale Smom onlus - Solidarietà Medico Odontoiatrica nel Mondo

Direttore responsabilePaolo Pegoraro [email protected]

RedazioneAndrea Peren [email protected] Villa [email protected]

Segreteria di redazione e trafficoMaria Camillo [email protected]. 031.789085 - Fax 031.6853110

Grafica e impaginazioneMarco Redaelli - www.creativastudio.eu

Hanno collaborato in questo numero: Paolo Brunamonti Binello,Viviana Cortesi Ardizzone, Aldo Crespi, Francesco Frova, MauroLabanca, Giovanni Lodi, Giorgio Perini, Giampiero Pilat, Luigi F.Rodella, Renato Torlaschi, Elena Varoni

PUBBLICITÀ

Direttore commercialeGiuseppe Roccucci [email protected]

Direttore venditeStefania Bianchi [email protected]

VenditeSergio Hefti (Agente) [email protected] Pavan (Agente) [email protected]

L’Editore dichiara di accettare, senza riserve, il Codicedi autodisciplina pubblicitaria. Dichiara altresì di ac-cettare la competenza e le decisioni del Comitato dicontrollo e del Giurì dell’autodisciplina pubblicitaria,anche in ordine alla loro eventuale pubblicazione.

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Periodicità: mensile

Tiratura media: 17.000 Diffusione media: 16.880

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EDITORE: Griffin srlP.zza Castello 5/E - 22060 Carimate (Co)Tel. 031.789085 - Fax 031.6853110www.griffineditore.it - [email protected] - [email protected]

TESTATA ASSOCIATA

Illuminazione

Iris, seconda generazione dilampada a Led con caratteri-stiche multifunzionali, combi-na una tecnologia a luce Leddiretta con una videocameraad alta risoluzione (Full HD)per uso professionale. Lentispeciali, sviluppate e prodot-te da Gcomm, in combinazio-ne con 8 Led bianchi, caldi efreddi, garantiscono un pat-tern regolare e una distribu-zione uniforme dell’illumina-zione. Iris dispone di un’applicazio-ne per iPad (scaricabile daApp Store) per la completagestione Wi-FI di tutte le fun-zionalità della lampada; adesempio: la regolazione dellatemperatura colore (4.200 -6.000 K), la regolazione del-l’intensità luminosa (8.000 -35.000 lux) così come la pos-

sibilità di eseguire Zoom In eZoom Out (30x ottico). Tuttoquesto dal proprio iPad sem-plicemente scaricando l’ap-plicazione “My Light”. I particolari dell’intervento odel trattamento potranno es-sere seguiti su un MonitorFull HD.Infine l’ergonomia di Iris mi-gliora la postura dell’utilizza-tore evitando l’affaticamentovertebrale, a beneficio anchedell’attenzione e della con-centrazione del professioni-sta.

Per informazioni:

G.Comm srl

Tel. 039.6060420

www.gcomm-online.com

[email protected]

www.facebook.com/gcommsrl

IRIS

Imaging

deGotzen srl, azienda delgruppo Acteon e produttricedell’ormai apprezzatissimoradiografico X-Genus, ha svi-luppato X-Mind Unity, unnuovo radiografico intraoraleche si distingue, oltre che peril design, per le funzionalitàtecnologiche avanzate che

gli consentono di acquisireimmagini nitide e contrastategrazie a una macchia focaleda 0,4 mm e all’utilizzo di ge-neratori di raggi X di ultimagenerazione.X-Mind Unity è pre-cablatoper consentire l’integrazionedel sensore digitale Sopix.

Sarà così possibile connette-re il sensore all’X-Mind Unitydurante l’installazione oppu-re in un secondo momento.La modalità Sopix Insideconsente l’integrazione sen-za alcun cavo visibile: il sen-sore può essere connessoall’X-Mind Unity senza sforzi,senza assistenza tecnica e inmeno di un minuto, in moda-lità plug&play.Grazie alla tecnologia Ace, leimmagini sovraesposte ven-gono eliminate: il sensoreSopix utilizza solo la quantitàdi radiazioni ottimale e ne-cessaria per ottenere un’im-magine di qualità. In questomodo il paziente sarà sotto-posto alla sola dose neces-saria, valutata sulla base del-la sua morfologia dentale. La

dose ricevuta dal pazientedopo ogni singola esposizio-ne appare sul display del ti-mer e, con Sopix Inside, vie-ne inoltre registrata in un ap-posito file-paziente garanten-done la tracciabilità.Il nuovo X-Mind Unity vienepresentato in esclusiva inquesti giorni durante la56esima edizione del con-gresso degli Amici di Brugg(Rimini, 23-25 maggio). Lostand del gruppo Acteon è ilnumero 55 del padiglione A7,corsia 2.

Per informazioni:

Acteon-deGotzen

andrea.castellini@acteon-

group.com

Tel. 0331.376760

X-MIND UNITY

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Implantologia

La nuova linea implantare BT-Tite Active è l'ultima nata in ca-sa BTLock. Oltre a presentarel'originale e brevettata connes-sione triangolare che assicuradurata al manufatto e imper-meabilità a liquidi e batteri,questa nuova linea unisce eperfeziona le due migliori ca-ratteristiche delle linee CV2 eCV3: la parte terminale del col-letto, a taglio di macchina, ga-rantisce un perfetto serraggiotra impianto e moncone, men-tre il design aggressivo dellafixture, caratterizzata da sca-nalature longitudinali autofilet-tanti e antirotazionali e la su-

perficie altamente osteointe-grante, ottimizza la stabilità pri-maria, dando vita a un disposi-tivo preciso e performante,adatto in caso di osso debolesu mascellare superiore.La linea Active è disponibile inquattro diametri (3.30, 3.75,4.50, e 5.50 mm) e cinque lun-ghezze (8, 10, 11.5, 13 e 16mm) più le misure short (5.5mm e 6.5 mm) per i diametri3.75, 4.50 e 5.50 mm, per i ca-si di gravi atrofie ossee. Pertutti gli impianti è disponibile lacomponentistica protesica tra-dizionale completa di monconicalcinabili, in titanio, in zirco-nio, con Ucla in oro e passiviMua per la tecnica all on four eall on six.

Per informazioni:

BTLock International srl

Tel. 0444.492609

Fax 0444.497647

www.btlock.com

[email protected]

BT-TITE ACTIVE

IHEALTH

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Zero, la nuova collezione

Grande l'interesse per Zero, il gruppo igiene Dental Art di-

venuto ormai un'icona nel mondo del dentale e non solo.

Con il suo sorprendente design e l’originale concezione

dello spazio, Zero ha rivoluzionato il concetto di igiene, fin

dalla creazione. E da allora non smette più di stupire.

La nuova collezione, appena presentata alla fiera di

Colonia, permette di scegliere tra nuovi colori e decori che

rendono il gruppo igiene ancora più fashion e d'impatto.

Gli originali motivi a forma di curva della collezione

Curves, lo arricchiscono di un effetto piacevole e contem-

poraneo.

Ma non è tutto. Da oggi Zero strizza l'occhio anche al

mondo dei bambini con quattro nuove grafiche, colorate e

allegre, che vedono protagonisti simpatici animali e per-

sonaggi della fantasia. Il risultato è unico: piace agli adul-

ti e fa impazzire i più piccoli.

Zero, però, oltre ad essere un bell'oggetto, è testimonial

della qualità Dental Art, azienda vicentina che da qua-

rant'anni progetta e costruisce mobili e arredi per il setto-

re dentale, unendo design e qualità. La tecnologia touch

integrata, che consente di aprire e chiudere Zero con un

semplice tocco, ne è l'espressione.?L'innovativo sistema

di apertura a quarti e a mezzaluna e la chiusura temporiz-

zata dopo 10 secondi consentono di tenere lontana la pol-

vere e di avere tutto protetto e a portata di mano, assicu-

rando al contempo grande praticità e massima igiene.

Per informazioni:

www.dental-art.it/prodotti/zero

Igiene Professionale

CleanJoy è la nuova pasta dipulizia e lucidatura professio-nale per trattamenti di profilas-si. Questa pasta è indicata perla rimozione della placca e pereliminare le macchie estrinse-che causate per esempio datè, caffè o tabacco. CleanJoy sipuò utilizzare anche per la pu-lizia e lucidatura delle superficidei denti e dei restauri nel cor-so di una seduta di igiene pro-fessionale. Inoltre, CleanJoypuò essere utilizzata prima del-l’applicazione di gel sbiancanteo dopo la rimozione di disposi-tivi ortodontici. Prima della ce-mentazione definitiva di restau-ri indiretti, i residui di cementoprovvisorio possono essere ri-mossi efficacemente conCleanJoy. CleanJoy è disponibile in tre

gradi di pulizia, permettendocosì al dentista di scegliere laversione più adatta al singolocaso clinico, in base al grado dicontaminazione presente.Grazie al codice colore utilizza-to per identificare i tubetti, siassicura l’applicazione corret-ta, senza pericolo di confonde-re i prodotti (colore rosso = pu-lizia di grado elevato, coloregiallo = pulizia di grado medio,colore verde = pasta da lucida-tura). CleanJoy contiene 700 ppm difluoro e quindi aiuta a remine-ralizzare e rafforzare il tessutoduro dentale naturale.Il prodotto è facile da utilizzaree può essere applicata conqualunque coppetta o piccolospazzolino disponibile sul mer-cato. La quantità necessaria di

pasta viene dispensata su unblocco di miscelazione, prele-vata con lo strumento di puliziaprescelto e applicata sulla su-perficie dentale da trattare conuna velocità di rotazione cor-retta e una lieve pressione.Infine, le aree pulite vengonosciacquate accuratamente conacqua e il materiale in eccessoviene aspirato. Il trattamento con la pasta dipulizia rossa o gialla viene

sempre seguito dall’applicazio-ne finale di pasta da lucidaturaper lisciare le superfici pulite edevitare che le particelle aderi-scano nuovamente. Questaprocedura è raccomandata an-che dopo l’utilizzo di dispositividi pulizia ad aria.

Per informazioni:

Voco GmbH

www.voco.it

CLEANJOY

Terapia fotodinamica

Le infezioni batteriche del cavoorale rappresentano una dellemaggiori sfide per l’odontoia-tria. In particolare le malattieparodontali sono in forte asce-sa e recenti pubblicazioni affer-mano che queste colpisconooltre il 60% della popolazione.Contro malattie come la paro-dontite, la perimplantite, l’endo-dontite, la carie, la pulpite e lecomplicanze da guarigione(per esempio a seguito di inter-venti chirurgici), oltre ai metoditradizionali di trattamento, èpossibile affidarsi alla terapiafotodinamica antimicrobica.Questa terapia combatte i bat-teri patogeni, accelera il pro-cesso di guarigione delle ma-lattie e lenisce il dolore. La te-rapia fotodinamica trova inoltre

applicazione nell’implantologiapost-estrattiva e nella chirurgiaricostruttiva per la decontami-nazione dei siti riceventi.La terapia fotodinamica antimi-crobica è facilmente attuabilein studio con il sistema Helbo diBredent Medical.Molti studi e più di 50 pubblica-zioni scientifiche confermanol'efficacia di questa terapia, chesi basa sulla colorazione dellamembrana batterica per mez-zo di molecole coloranti foto-sensibili con il fotosensibilizza-tore HelboBlue. Le molecole si diffondono nelbiofilm e vengono successiva-mente attivate dalla luce del la-ser. Trasferiscono la loro ener-gia all’ossigeno presente a li-vello locale, producendo in talmodo ossigeno singoletto alta-mente aggressivo, che in unminuto distrugge il 99% deibatteri presenti nel biofilm.

Per informazioni:

Bredent srl - Tel. 0471.469576

www.helbo.de/it

www.bredent.it

SISTEMA HELBO

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