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Amici di Brugg punta fortesu alta definizione e 3DRimini, la tecnologia al servizio della formazione:
così prende forma una nuova esperienza congressuale
A n n o V I I I N u m e r o 6 / 2 0 1 3
NICOLA PERRINI
Poste Italiane Spa - Sped. in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. I comma I, DCB Milano Taxe Perçue
ISSN 1970-7428GRIFFIN EDITORE
www.griffineditore.it
VIENI A TROVARCI IN FIERA (Amici di Brugg, Rimini, 23-25 maggio)
Padiglione C5 - Stand 16
Ricerca&Sviluppo
Sanità e politica
Fotografia digitale
Dental Market
<<3 << << PRIMA PAGINA
Rilasciare le tensioni
fa bene alla clinica
EDITORIALE
Paolo [email protected]
Maggio per i dentisti italiani è il mese di Rimini e del
suo storico congresso. Anche quest’anno Amici di
Brugg apre la bella stagione con l’appuntamento più
tradizionale per gli odontoiatri, anzi per tutto il team.
Una consuetudine fortunata e imperdibile: per chi ha
una certa abitudine a frequentare il congresso rimine-
se inevitabilmente scattano meccanismi mnestici – un
neurologo parlerebbe di memoria limbica, la più antica
ed emozionale – fatti di odori (il mare, la spiaggia di
mattina, le fragranze dei primi solari), di sapori (la cu-
cina romagnola, di terra e di mare) e di suoni (le risate
e il suono aperto della bella parlata locale, così come
le musiche stordenti la sera, il vociare allegro nelle trat-
torie, e poi la mattina i più quieti trilli delle biciclette di-
rette al mare).
In un clima del genere, dedicare la giornata all’aggior-
namento professionale – che poi a Rimini è quello ve-
ro e di base – diventa un compito per nulla gravoso. E
quanti giovani ogni anno: studenti ancora o freschi di
laurea, affollano a migliaia i saloni della fiera per poi ri-
versarsi al congresso per imparare.
I giovani: non se ne è mai parlato tanto come in questi
anni di crisi. Esiste davvero un conflitto tra generazio-
ni? I giovani troveranno un lavoro soddisfacente o sa-
ranno costretti ad anni ed anni di “sala d’attesa” prima
che i colleghi più anziani, in molti casi a loro volta in dif-
ficoltà, cedano le armi per ritirarsi in pensione?
Occorre dire che recenti indagini riportano come tra
una decina d’anni sia previsto il progressivo pensiona-
mento di un numero molto importante di odontoiatri, in
particolare laureati in medicina e chirurgia, specialisti
e non, per arrivare a quello che può definirsi un anno
di svolta, il 2025, in cui addirittura è previsto il dimez-
zamento del numero dei dentisti in Italia. Ma siccome
la crisi è oggi, ed è oggi e non domani che occorre
mangiare, forse dovremo offrire ai più giovani parole
che non siano soltanto di speranza o di magra conso-
lazione. Senza colpevolizzarli troppo se si danno da fa-
re nei centri low cost: che c’è di male?, e tutto somma-
to perfino se cedono alla tentazione di laurearsi all’e-
stero per dribblare il numero chiuso. Sul quale ho sem-
pre nutrito qualche dubbio: la selezione la dovrebbero
fare non i quiz d’ingresso ma esami seri e indigesti, co-
me si usava un tempo.
È il corso di studi che seleziona, e deve farlo senza
pietà non tanto per un malinteso spirito protezionistico
nei confronti degli iscritti all’ordine, quanto piuttosto
per il paziente. Il quale di questi tempi è l’anello fragile
della catena: si cura meno d’un tempo e quindi fa me-
no prevenzione (con un certo cinismo si potrebbe dire
che “investe” sull’odontoiatra che lo curerà domani), è
frastornato da proposte di viaggi all’estero-vacanze-e-
cure-comprese, dalle allettanti profferte dei centri di-
scount (che a volte non sono neppure malaccio in
realtà), dalle minacciose prospettive di disastri oro-
buccali qualora scelga di curarsi in altri lidi. E poi l’o-
dontoiatria pubblica che un giorno sembra risorgere e
l’altro no, e le terapie che si fanno più sofisticate ma più
complesse, man mano che il conto corrente alza più in
alto il suo lamento accorato.
Che dire quindi ai neolaureati? Sono certamente l’ulti-
mo a poter avanzare proposte o profilare soluzioni.
Lascio all’Andi le indagini sul futuro occupazionale e
confido nella stoffa dei giovani: in questo dissento un
poco da quello che dice l’amico Andrea Russo, stori-
co presidente Aiso, il quale dichiara (nell’intervista di
pag. 10) che le esigenze degli studenti sono le stesse
di un tempo: io credo che siano invece più elevate e
forse, a causa dell’ansia, più impellenti e precise. E al-
lora consiglio agli studenti di tirare un respiro profondo
e di venire a Rimini, abbandonando i patemi e la crisi
e abbracciando piuttosto il sole, la spiaggia e l’aggior-
namento sicuro di Amici di Brugg.
Dottor Perrini, cosa si propo-
ne il cinquantaseiesimo con-
gresso degli Amici di Brugg?
La nostra intenzione, consi-
derando anche il momento
particolare dell’economia del
Paese e del mondo odontoia-
trico, è quella di presentare un
congresso che venga più in-
contro alle esigenze quotidia-
ne dello studio, senza per
questo allontanarsi dall’eccel-
lenza del lavoro: l’eccellenza
va bene, l’estetica va bene, ma
tutto fino a un certo punto.
È giunto il momento di spo-
starsi verso un approccio più
pratico ed eventualmente più
economico, senza per questo
abbassare il livello delle pre-
stazioni offerte. In questi ulti-
mi anni, in tutti i congressi, si
è parlato quasi sempre di este-
tica, mentre la protesi sociale
praticamente è scomparsa,
quando invece nei nostri stu-
di osserviamo come la sua ri-
chiesta stia notevolmente au-
mentando.
Non si intravede una ripresa
nei prossimi anni, sarà molto
difficile ed estremamente len-
ta. Oggi, sia nella richiesta di
prestazioni, che nel consumo
di materiale, che nella spesa
siamo in una fase di contra-
zione, di riduzione dramma-
tica. D’altra parte sarebbe as-
surdo che solo il comparto
odontoiatrico tirasse rispetto
a tutti gli altri; ha effettiva-
mente resistito fino allo scor-
so anno per poi entrare in cri-
si notevole quest’anno.
Quindi il vostro interlocuto-
re principale è il dentista ge-
nerico?
Sì, è a questa figura che essen-
zialmente ci indirizziamo,
non al superspecialista.
È una figura che non è cam-
biata negli anni. Il dentista ge-
nerico, eccettuate alcune
branche dell’odontostomato-
logia quali ad esempio l’orto-
donzia o la chirurgia più
complessa, svolge un po’ tutte
le branche, dall’endodonzia,
alla parodontologia alla pro-
tesica fissa e mobile. Ha una
preparazione di base per veni-
re incontro in toto ai desideri
del paziente. Da questo punto
di vista, il suo lavoro è oggi
praticamente uguale a quello
di venti o trent’anni fa.
Quello che disgraziatamente
è cambiata in questi ultimi
tempi è la richiesta, che è me-
no sofisticata, più economica
ed efficiente.
In secondo luogo è cambiato
il numero delle prestazioni:
siamo passati nel giro di un
paio di decenni da 15.000
dentisti a 60.000. Il rapporto
tra popolazione e dentisti è di
circa uno a mille e i più giova-
ni hanno enormi difficoltà a
inserirsi. Anzi, non si inseri-
scono proprio: stiamo crean-
do una classe di disoccupati
in odontoiatria. Assistiamo a
odontoiatri laureati che si of-
frono agli studi per eseguire
prestazioni di igiene orale, co-
me igienisti dentali.
Come deve essere affrontata
questa difficoltà?
Non si tratta di un problema
di tecniche o di applicazioni,
ma è essenzialmente politico,
perché fino a che non si ri-
durranno i 900 studenti che
ogni anno si iscrivono in una
delle 35 università italiane – si
tratta di un record mondiale
– le cose non potranno mi-
gliorare.
È necessario che il numero di
ammessi alle facoltà di odon-
toiatria sia più ristretto, alme-
no per un certo numero di
anni. Basti pensare alla mia
regione, la Toscana, che è già
satura di dentisti e dove ogni
anno escono dalle università
più di cento dentisti.
Quindi, nella situazione in cui
versa l’odontoiatria, a modo
di vedere mio e della società
che rappresento, non è più
tanto importante puntare al-
l’eccellenza e alla modellazio-
ne michelangiolesca, ma è
importante rivolgersi, soprat-
tutto ai giovani, in termini
pratici. Cerchiamo di metterli
nelle condizioni di poter al-
meno fare qualcosa visto che,
proprio per l’enorme pletora
di iscritti, la preparazione con
cui escono i ragazzi dall’uni-
versità non è assolutamente
sufficiente per affrontare la
professione.
L’associazione Amici di
Brugg ha avviato un’iniziati-
va specifica per i giovani, di
cosa si tratta?
Abbiamo un progetto giova-
ni, lanciato quest’anno a
Santa Margherita Ligure.
Stiamo creando, intorno alle
figure presenti da anni nella
nostra associazione, un grup-
Ricercare la performanceo fornire cure sostenibili?La crisi ha investito anche il mondo odontoiatrico. «È il momento di spostarsiverso un approccio più pratico ed eventualmente più economico» dichiaraNicola Perrini. Protesi sociale e cure standard diventano le parole chiave
IL CAMBIO DI PROSPETTIVANEI CONTENUTI DEL CONGRESSO
«Non possiamo passare bruscamente da trattazioni di ar-
gomenti di altissimo livello alla protesi sociale, ma dobbia-
mo andare in quella direzione», ci dice il presidente degli
Amici di Brugg NNiiccoollaa PPeerrrriinnii.
Il corso precongressuale, che riguarda le componenti este-
tiche e funzionali in protesi fissa, è emblematico di questo
approccio: la componente estetica e quella funzionale so-
no abbinate. Non si parla più di estetica fine a se stessa,
ma di estetica funzionale: «possiamo chiamarla mimetizza-
zione del lavoro – spiega Perrini –, funzionale alle esigenze
della masticazione e alle esigenze economiche del pazien-
te. Il tutto è applicato alla protesica, che è una delle bran-
che privilegiate dal dentista generico; quella da cui tradizio-
nalmente arriva il maggior utile ed era considerata un po’ il
cavallo di battaglia del dentista».
Un altro esempio del cambio di prospettiva è costituito da
una relazione di anatomia in rapporto alla chirurgia: quali
sono le strutture presenti nella zona in cui il dentista opera,
ciò che il dentista deve sapere nel momento in cui effettua
un atto chirurgico «e che spesso non sa – puntualizza il
presidente degli Amici di Brugg – come dimostra il conten-
zioso legale che sta aumentando, soprattutto a carico del-
l’implantologia». Già questo rappresenta una sterzata dal-
l’ambito delle considerazioni di estetica. Un’altra relazione
tratta la detersione del canale radicolare con un sistema
particolare: anche in questo caso si tratta di una tecnica
piuttosto economica e alla portata del dentista generico.
RR.. TT..
Torna il convegno odontoiatrico più affollato d’Italia. Gli Amici
di Brugg si riuniscono a RRiimmiinnii in questi giorni (ddaall 2233 aall 2255
mmaaggggiioo) per l’edizione 56 del loro congresso. In contempora-
nea, proprio in occasione del congresso, esce questo nume-
ro di Italian Dental Journal.
Il congresso degli Amici di Brugg quest’anno ha saputo dav-
vero rinnovarsi, almeno dal punto di vista organizzativo, pun-
tando sulle nuove tecnologie: dall’intervento chirurgico in 3D
alla proiezione di immagini in alta definizione si sperimenta
una nuova esperienza congressuale.
Dal punto di vista dei contenuti scientifici, dopo tre anni dedi-
cati principalmente all’estetica, il nuovo presidente dell’asso-
ciazione, NNiiccoollaa PPeerrrriinnii, si trova a svolgere il proprio mandato
in una situazione economica molto difficile, che impone agli
odontoiatri una profonda riflessione e un ripensamento della
propria attività professionale. Perrini ce ne ha parlato in una
lunga e schietta intervista che abbiamo realizzato proprio alla
vigilia del congresso.
> Nicola Perrini,
presidente Amici di Brugg
4<<DENTAL PRESS <<
po di giovani che cerchiamo
di rendere di volta in volta più
numeroso, soprattutto moti-
vandoli scientificamente e
dando loro uno spazio per
presentare piccole relazioni
nell’ambito delle nostre ma-
nifestazioni. Cerchiamo in
questo modo di creare un ri-
cambio anche nella società.
Il progetto è iniziato bene,
anche se è ancora troppo
presto per poterne valutare i
risultati.
Dal punto di vista clinico, al
di fuori dei settori di punta,
ci sono novità?
In questo momento ce ne so-
no poche, sono tutte rivisita-
zioni di cose che utilizziamo
già da diversi anni. Più che al-
tro si tratta di puntualizzazio-
ni. Qualche novità la possia-
mo trovare a livello radiologi-
co, con i nuovi sistemi per la
radiologia a basso dosaggio.
L’odontoiatria specialistica si
è arricchita negli ultimi anni
di nuove tecnologie, sofistica-
te ma costose: qual è stato il
loro impatto sull’attività del
dentista generico?
Nel piccolo studio monopro-
fessionale, che rappresenta i
quattro quinti di quelli esi-
stenti in Italia, di tutte queste
tecnologie che vengono pre-
sentate ai congressi non ne è
entrata neanche una.
Nessuno, per esempio, può
permettersi una tac per im-
plantologia. Le più economi-
che si aggirano intorno ai cin-
quanta, sessantamila euro, fi-
no ad arrivare a duecentocin-
quantamila. Ne consegue che
questo tipo di analisi è alla
portata solo di grosse struttu-
re o di professionisti molto
affermati da anni.
Dei progressi molto belli, di
cui ci riempiamo la bocca, al
dentista generico non viene
nulla. Per potersi servire di
queste attrezzature è costretto
a rivolgersi o a istituti radio-
logici o a centri specializzati,
quindi sottoponendo il pa-
ziente a ulteriori costi.
Come si riflettono le diffi-
coltà economiche su quella
formazione continua che do-
vrebbe caratterizzare l’atti-
vità di qualunque professio-
nista?
La criticità della situazione
attuale si traduce anche in
una caduta delle richieste di
aggiornamento, non perché
il dentista non voglia aggior-
narsi, ma perché non ha la
possibilità materiale di per-
mettersi i corsi di formazio-
ne. Spostarsi in un’altra
città, pernottare due o tre
notti e pagare il costo di un
congresso: il dentista che la-
vora poco è costretto a ta-
gliare anche sul proprio ag-
giornamento. Questo è il
problema di base. Tanti con-
gressi e decine di corsi ven-
gono annunciati e poi an-
nullati per mancanza di
iscrizioni. La realtà è dun-
que un po’ diversa da come
potrebbe apparire.
Come ne risente il rapporto
tra dentista e paziente?
Anche l’approccio del pa-
ziente verso il dentista è
cambiato. Abbiamo pazienti
fidelizzati da anni a cui è
possibile offrire un tratta-
mento di qualità. Ma oggi si
sta creando una nuova tipo-
logia di pazienti: sempre più
spesso c’è chi gira anche una
decina di studi per trovare
quello dove a parità di pre-
stazioni (ma non si parla di
qualità della prestazione)
viene fatto un preventivo
minore.
Questo è il genere di pazien-
ti che alimenta il turismo
odontoiatrico o addirittura
finisce nelle mani degli abu-
sivi.
Non dimentichiamo che, se-
condo certe inchieste, in
Italia esistono ancora circa
15.000 abusivi e il problema
non appare di prossima so-
luzione.
Se un capomastro si mette a
fare l’ingegnere e progetta
un palazzo che poi crolla,
viene arrestato; se invece
l’impiegato delle poste si
mette a fare il dentista e vie-
ne scoperto, prende una
multa di poche migliaia di
euro, gli viene chiuso lo stu-
dio, che poi riapre qualche
metro più in là come se non
fosse successo nulla.
Il prestanomismo sta lenta-
mente calando, perché va
contro non tanto alle leggi
dello stato quanto alle nor-
me dell’ordine dei medici e
quindi comporta una so-
spensione. Ma purtroppo
esiste proprio una carenza
legislativa rispetto all’abuso
della professione odontoia-
trica. Sembra che non im-
porti a nessuno, altrimenti si
sarebbe provveduto… È
strano che non si corra ai ri-
pari per risolvere una situa-
zione che la stessa Andi de-
nuncia da decenni.
In questi ultimi anni sono
entrati sul mercato italiano
competitor multinazionali e
centri odontoiatrici aperti
in franchising. Qual è l’im-
patto sull’attività del denti-
sta generico?
Sono centri in fortissima
espansione. È il mercato che
detta le regole ed è pratica-
mente impossibile porre un
freno; sono studi legalmente
costituiti in cui lavorano
odontoiatri regolarmente
laureati. Molti dei ragazzi
che non trovano un’occupa-
zione decente si rivolgono
proprio a questi centri per
ottenere un impiego. Ma se
si considera che si tratta di
giovani con poca esperienza
e scarsa manualità, si può ca-
pire qual è il prodotto fini-
to...
E poi ci sono casi ancora più
gravi: non di rado capita di
sentire che uno di questi
centri viene chiuso; per
esempio è recente una chiu-
sura disposta perché un igie-
nista svolgeva la pratica
odontoiatrica.
Un altro fenomeno – terrifi-
cante per la classe medica –
sono gli studi che acquistano
pagine intere sulle riviste per
proporre sconti del 50% su
ipotetiche tariffe nazionali,
che in realtà non esistono. Le
associazioni nazionali reagi-
scono ma non hanno alcun
potere di interferire con le
scelte economiche del singo-
lo dentista. L’Andi può fare
un richiamo, che però il den-
tista generalmente ignora.
Cosa può fare il dentista ge-
nerico per non essere schiac-
ciato da questa situazione?
L’unica possibilità è aumenta-
re il livello di qualità della sua
attività quotidiana, ma questo
significa fare un investimento
sulla professione e oggi è ab-
bastanza complesso, per le ra-
gioni di cui abbiamo parlato.
Anche chi organizza congressi
deve tenere conto della realtà;
puntare a ottenere un’ampia
partecipazione è importante
ma non sufficiente.
A volte, all’uscita della sala il
commento è: «sì, cose bellis-
sime, ma al di là delle nostre
possibilità…». In questi casi,
anche un congresso può esse-
re fonte di grande frustrazio-
ne.
“Tutto ciò che non è alla por-
tata di tutti non è scienza”, si
diceva una volta. Oggi assi-
stiamo invece a una spaccatu-
ra molto netta tra la gran par-
te dei dentisti e i cosiddetti
opinion leader – e anche tra
questi bisogna distinguere chi
lo è davvero e chi è sponsoriz-
zato dalle aziende, perché il
commercio è l’anima di tutto
al giorno d’oggi e questo è un
grave problema. Questi due
gruppi si suddividono la
clientela. I pazienti benestanti
si rivolgono ai superspeciali-
sti, i poco abbienti hanno un
altro canale, che è ormai satu-
ro. Quindi la grande maggio-
ranza dei cittadini si trova di
fronte a una situazione diver-
sificata e sceglie su una scala di
professionisti che, dal dentista
generico affidabile e prepara-
to, scende fino agli abusivi.
Il dentista generico deve pun-
tare sul radicamento sul terri-
torio e su una qualità che sia
accessibile e non necessaria-
mente di livello eccelso.
Prendiamo l’esempio di una
otturazione estetica, ci sono
colleghi che per farla impiega-
no due ore; un dentista nor-
male non ha la tecnica e nep-
pure le due ore: è sulla base
della propria clientela che
mette in atto le proprie tera-
pie.
È a questo dentista che si ri-
volge la nostra associazione.
Quindi l’impronta che cer-
cherò di dare, a partire da
questo congresso e nell’atti-
vità del prossimo triennio, è
nel segno di un’odontoiatria
economicamente sostenibile,
semplice ma corretta perché
rispettosa dei principi biologi-
ci. Nessuno disconosce l’im-
portanza dell’estetica, ma non
bisogna diventarne schiavi.
Già i nostri fondatori Augusto
Biaggi e Luigi Castagnola ri-
petevano sempre che il nostro
congresso si deve differenzia-
re da tutti gli altri perché chi
vi partecipa, quando torna in
studio il lunedì successivo, de-
ve essere in grado di applicare
buona parte di quel che è sta-
to presentato.
Renato Torlaschi
<< DENTAL PRESS5 <<
Italian Network of Dental Researchper la ricerca scientifica e tecnologicaLa clinica odontoiatrica universitaria diretta da Roberto Weinstein presso l’Irccs Galeazzi di Milano è il motore di una rete di collaborazione con altre realtà di ricerca impegnate nella cosiddetta medicinatraslazionale. Questa «rete» di laboratori può essere utilizzata dall’industria per studiare nuovi prodotti
Una delle grandi difficoltà dei
ricercatori italiani, sia di pro-
venienza biomedica che
scientifica o umanistica, è
quella di uscire dai laboratori
universitari per far fruttare le
loro idee con brevetti, spin-
off e progetti di collaborazio-
ne con il mondo imprendito-
riale. Eppure sembra evidente
che il contatto tra il mondo
accademico e quello del busi-
ness contribuisca in modo ri-
levante a generare anche nuo-
ve idee e progetti di ricerca,
più vicini alle esigenze del
mercato e quindi con mag-
giori probabilità di sopravvi-
venza. Basti pensare a quanto
succede oltreoceano: l’investi-
mento di 300 miliardi in ri-
cerca e sviluppo da parte del-
le imprese americane nel
2012 rappresenta il 2% del
prodotto interno lordo degli
Stati Uniti. Molti economisti
ritengono che un paese rag-
giunge un optimum nella ca-
pacità di innovare se investe
almeno il 3% della ricchezza
prodotta in R&S se questo 3%
è rappresentato da almeno il
2% di investimenti in svilup-
po tecnologico delle imprese
e da almeno l’1% di investi-
menti in ricerca scientifica da
parte dello stato. L’industria
americana ha raggiunto, dun-
que, questo obiettivo conside-
rato desiderabile. E la perfor-
mance è tanto più significati-
va se si tiene conto che le im-
prese americane finanziano
direttamente la maggior parte
della spesa in R&S: su 303 mi-
liardi di dollari spesi, infatti,
ben 270 risultano di fonte
propria e solo 33 miliardi di
origine pubblica.
L’università ha come mission
quella di produrre didattica e
ricerca: ma la ricerca scienti-
fica è indispensabile sia come
palestra dove sviluppare ed
esercitare la capacità di adot-
tare sempre nuove soluzioni
basate su un nuovo sapere,
sull'innovazione, sulla cultu-
ra durante la formazione, sia
come sorgente di idee, meto-
di e concetti per il progresso
della società. Alle università
spetta perciò non solo l'inse-
gnamento delle conoscenze
già raggiunte, dello stato del-
l'arte insomma, ma anche del
metodo per affrontare le sfide
e i problemi del futuro.
Oggi la ricerca, da sempre un
investimento di medio e lun-
go periodo, ha assunto anche
una funzione di breve perio-
do: i risultati ricadono sul
mercato e la ricerca diventa
non solo un investimento
pubblico, ma un servizio che i
privati possono acquistare. In
altre parole l’università può
avere dall’industria, in paral-
lelo e in direzione opposta,
input di sperimentazione, ve-
rifica e controllo sui quali
prestare l’opera dei giovani ri-
cercatori: molto spesso, infat-
ti, le aziende che producono
materiali hanno bisogno di
test e sperimentazioni che i
centri universitari sono in
grado di produrre e organiz-
zare.
È possibile che aziende e labo-
ratori di ricerca universitari
sviluppino insieme progetti di
ricerca clinica per ottimizzare
alcune metodiche, dal punto
di vista biologico, dei tempi,
della semplificazione delle
procedure cliniche e anche
dei costi economici da soste-
nere. I laboratori imparano a
confrontarsi con i reparti di
ricerca e sviluppo delle azien-
de facendo un po’ come se le
istituzioni universitarie fosse-
ro, per alcuni aspetti, degli
outsourcing.
La medicina traslazionale
e l’Italian Network
of Dental Research
Stanno nascendo in Italia al-
cune realtà universitarie d’ec-
cellenza che iniziano a offrire
un'ampia gamma di servizi di
ricerca analitica, consulenza e
test a supporto delle industrie
farmaceutiche e biotecnolo-
giche che sviluppano e pro-
ducono nuovi farmaci, di-
spositivi medicali e prodotti
per la salute. Questo accade
anche in area odontostoma-
tologica, in realtà specifiche
di alto livello dove è possibile
contare sulle conoscenze tec-
niche adeguate, su test affida-
bili, sui migliori strumenti
per soddisfare i più severi re-
quisiti scientifici e tecnici e
sulla disponibilità di profes-
sionisti ricercatori che cono-
scono molto bene i materiali
e la tecnica, in molti casi il
prodotto che verrà commer-
cializzato.
Proprio su questo tema abbia-
mo incontrato il professor
Roberto Weinstein, direttore
del Servizio di odontostoma-
tologia dell’Istituto ortopedico
Galeazzi di Milano. Già presi-
dente del corso di laurea in
odontoiatria e protesi dentaria
e direttore del Centro interu-
niversitario di medicina e
bioingegneria, il professor
Weinstein annuncia oggi a
Italian Dental Journal la nasci-
ta dell’Italian Network of
Dental Research.
«Un sogno si sta realizzando,
ed è quello di costruire e orga-
nizzare una rete di laboratori
di ricerca che noi coordiniamo
– soprattutto Massimo del
Fabbro che ne è il responsabi-
le – per poter fare ricerca da
offrire all’industria italiana in
qualsiasi ambito dell’odonto-
stomatologia» ci ha detto il
professor Weinstein.
«Penso che ci siano tantissime
aziende del settore dentale ita-
liano che non hanno dimen-
sioni tali da avere un reparto di
ricerca e sviluppo al loro inter-
no, per cui si trovano spesso
nella condizione di dover an-
dare ad appaltare a laboratori
esterni la verifica per esempio
della crescita di batteri su una
> Roberto Weinstein, direttore
del Servizio di odontostomatologia
dell’Irccs Istituto Ortopedico
Galeazzi di Milano
6<<DENTAL PRESS <<
superficie, piuttosto che la spe-
rimentazione del grado di fles-
sione di un certo strumento e
così via».
Prosegue Weinstein: «Queste
aziende ovviamente devono
andare a reperire in tutto il
territorio nazionale le risorse
per soddisfare queste specifi-
che necessità. Noi oggi abbia-
mo costruito una rete che è
fatta dalla fondazione Filarete
di Milano, dal dipartimento
di medicina veterinaria, da
tutti i laboratori del Galeazzi
e ultimamente dalla nostra
acquisizione più importante,
che è l’Istituto sperimentale
Lazzaro Spallanzani di
Rivolta D’Adda (vedi box,
ndr). L’Istituto possiede tutta
la parte di chirurgia speri-
mentale nella quale si può fa-
re morfologia, genetica mole-
colare, microbiologia, tutto
quanto sta intorno alle pro-
blematiche biologiche e bio-
tecnologiche che possono in-
teressarci. In aggiunta a que-
ste risorse esterne abbiamo
ovviamente la nostra struttu-
ra universitaria».
Weinstein estende il discorso
alla cosiddetta medicina tra-
slazionale, che ha come
obiettivo la trasformazione
dei risultati ottenuti dalla ri-
cerca di base in applicazioni
cliniche (from bench to bed,
dal laboratorio al letto del pa-
ziente). La stessa Rita Levi
Montalcini sosteneva il valo-
re della interdisciplinarietà
delle scienze e della medicina
traslazionale per arrivare alla
scoperta di nuove cure e pas-
sare così in tempo reale dal
campo della ricerca di base a
quello della ricerca applicata,
con ricadute immediate in
campo clinico: un pensiero
che il Nobel ha sempre tra-
smesso ai giovani ricercatori.
«Quello che oggi passa sotto il
termine di medicina traslazio-
nale – vale a dire l’osservazione
clinica, il trasferimento in la-
boratorio, lo sviluppo dell’idea
e la realizzazione tecnica del
prodotto prodotto – è quello
che si chiama from bench to bed
e viceversa – ci dice infatti il
professore. Intorno alla Clinica
odontoiatrica che ha la sua se-
de presso l’Irccs Galeazzi di
Milano ci sono dei poli di ri-
cerca con i quali abbiamo
stretto delle forti collaborazio-
ni e avviato dei protocolli co-
muni. Con i fondi che ricevia-
mo dalle aziende e dalla
Comunità europea sviluppia-
mo le ricerche che interessano
a noi; poi, se le aziende ci offro-
no la possibilità di fare ricerche
su alcuni prodotti, abbiamo la
possibilità a 360° di mettere a
punto e sviluppare qualsiasi ti-
po di analisi o di sperimenta-
zione. Questo è il concetto di
rete che abbiamo messo in pie-
di: i fondi che se ne ricavano
non vengono utilizzati per ac-
quistare apparecchiature bensì
per pagare i ricercatori: inutile
immobilizzare risorse econo-
miche investendo in macchine
e attrezzature, meglio andare a
reperirle laddove ci sono già e
sono sempre aggiornate, utiliz-
zando il meglio che può offrire
il mercato».
L’attività del Network è già
partita.
Dice ancora Weinstein: «Ci so-
no dei nostri ricercatori che so-
no fisicamente presso lo
Spallanzani dall’inizio di aprile
e studiano le interazioni che gli
impianti hanno nei confronti
dei tessuti circostanti e degli
organismi. Stiamo program-
mando una serie di azioni nei
confronti delle aziende dell’a-
rea odontoiatrica, per farci co-
noscere meglio e per eviden-
ziare i vantaggi della rete e del-
le possibili interazioni. Stiamo
mettendo in piedi ora un labo-
ratorio di analisi di tutti i
software radiologici, analisi
delle tomografie computeriz-
zate che stanno prendendo
piede. Insomma siamo pronti
e cominciamo a pubblicare an-
che su argomenti molto com-
plessi. Siamo partiti dalla pub-
blicazione di case report, poi di
studi longitudinali a doppio
cieco; abbiamo pubblicato stu-
di di metanalisi, che sono il
primo gradino della piramide
dell’evidenza scientifica ma
sempre all’interno di studi cli-
nici. Per portare questo gruppo
a competere con i grandi grup-
pi internazionali il salto di qua-
lità è quello di entrare nell’am-
bito degli studi biologici, che ci
servono per approfondire le
nostre conoscenze e rappre-
sentano la base della medicina
traslazionale. Il nostro vuole
essere il primo centro di odon-
toiatria traslazionale, è questo
è il significato di questa opera-
zione. Massimo del Fabbro,
che dirige tutta la ricerca, è un
biologo che ha fatto il dottora-
to di ricerca in fisiologia e il
suo gruppo di lavoro è costi-
tuito da cinque biotecnologi.
Sono proprio i biotecnologi le
professionalità più adatte a col-
laborare all’interno di questa
struttura».
Grazie a quest’iniziativa l’uni-
versità di Milano si conferma
come elemento integrante del-
la filiera della produzione in
un’ottica di nuova struttura-
zione nel suo territorio, parte
integrante del motore econo-
mico della società e quindi va-
lutata come investimento real-
mente produttivo, un Ateneo
non più fonte di spesa bensì
centrale nella vita della comu-
nità nella quale è presente: l’o-
biettivo è quello di contribuire
a ridare competitività, attratti-
vità culturale e di investimenti,
benessere sociale e crescita al
Paese. Un’operazione indi-
spensabile perché, per dirla
con le parole di Weinstein, «il
progresso scientifico è un indi-
catore di democrazia».
Paolo Pegoraro
L’ISTITUTO LAZZARO SPALLANZANI
L’Istituto Lazzaro Spallanzani nasce nel 1935 come
centro di ricerca per la fecondazione artificiale degli
animali. Nel 1999 l'Istituto viene riconosciuto come en-
te di rilevante interesse pubblico nel campo della ricer-
ca sulla riproduzione e selezione animale e afferisce
stabilmente al Consiglio della ricerca e sperimentazio-
ne agricola.
Le finalità principali dell'Istituto Sperimentale Italiano
"Lazzaro Spallanzani" sono ancor oggi di ricerca scien-
tifica e di sperimentazione nel campo della riproduzio-
ne e selezione animale, specialmente incentrata nelle
tecniche di embriologia sperimentale, nella citofluori-
metra a flusso, nella genetica molecolare (con partico-
lare riferimento alla Real Time PCR) e nella criobiologia,
ma anche nel campo della tipizzazione e caratterizza-
zione genetica di specie diverse e della tracciabilità
degli alimenti di origine animale.
L'Istituto è titolare di contratti di ricerca finanziati dal
MiPaf, dal Miur, dall'Unione Europea e dalle Regioni su
tecniche di riproduzione animale e di genetica, finaliz-
zata all'applicazione nei programmi di selezione.
Oggi l’Istituto Spallanzani si avvale della collaborazione
di università e centri di ricerca italiani e stranieri per lo
sviluppo delle attività di servizio e di ricerca simili a quel-
le di cui ci ha parlato il professor RRoobbeerrttoo WWeeiinnsstteeiinn e ri-
guardanti l’Italian Network of Dental Research afferente al
Servizio universitario di odontostomatologia del Galeazzi.
Attualmente presso l'Istituto operano oltre 60 persone fra
ricercatori, tecnici, borsisti italiani e stranieri.
LA FONDAZIONE FILARETE
Al fine di sfruttare le straordinarie risorse intellettuali e finan-
ziarie presenti in Lombardia, l'Università di Milano,
Fondazione Cariplo, Banca Intesa Sanpaolo e la Camera di
Commercio di Milano si sono unite per dare vita a
Fondazione Filarete, la cui missione è creare, ospitare e fa-
vorire iniziative imprenditoriali hi-tech nel settore delle biotec-
nologie e della medicina. Fondazione Filarete gestisce un
Acceleratore di Impresa, strategicamente posizionato nella
zona sud di Milano in prossimità e stretta connessione con
università, facoltà di medicina, istituzioni di ricerca pubbliche
e private leader nella ricerca biotecnologica e medica.
Fondazione Filarete ospita e supporta un insieme di piat-
taforme tecnologiche e aziende che forniscono servizi di
supporto scientifico, tecnologico, finanziario e di gestione.
Attraverso questa sinergia Fondazione Filarete valuta, assi-
ste e accelera nuove iniziative imprenditoriali nei settori del-
la biotecnologia, della medicina, dei materiali avanzati.
Il centro nevralgico di Fondazione Filarete sono le nove piat-
taforme tecnologiche gestite da gruppi di ricerca d'avan-
guardia dell'Università di Milano. Creando una rete stretta-
mente interconnessa di competenze scientifiche comple-
mentari, le piattaforme tecnologiche forniscono il substrato
ottimale per la traslazione della ricerca di base in innovazio-
ne. Le piattaforme forniscono servizi per sviluppare, testare
e valutare la fattibilità applicativa di soluzioni tecnologiche
nel campo delle scienze della vita, sotto la direzione di un
team scientifico che garantirà sinergie con programmi di ri-
cerca accademica di livello internazionale e promuove col-
laborazioni e alleanze strategiche con le imprese.
BEATRICE LORENZINAL MINISTERO DELLA SALUTE
BBeeaattrriiccee LLoorreennzziinn, romana, classe 1971, esponente del Pdl,
è il ministro della Salute del governo guidato da EEnnrriiccoo LLeettttaa.
Per il mondo odontoiatrico non è un volto nuovo: lo scorso
febbraio Beatrice Lorenzin è stata una delle poche figure
della politica a rispondere all’invito del Tavolo del Dentale
– organismo che riunisce le principali sigle sindacali in rap-
presentanza dell’intera filiera del settore odontoiatrico –
che aveva organizzato un incontro presso l’Hotel
Nazionale di Roma, che non a caso si affaccia su Piazza
Montecitorio, sede del Parlamento.
In quell’occasione il neo ministro aveva dimostrato di cono-
scere le peculiarità e le criticità del settore odontoiatrico.
«Il problema principale della vostra categoria è che venite
considerati e trattati dall'opinione pubblica non come me-
dici ma come professionisti» aveva dichiarato Beatrice
Lorenzin, secondo la quale il primo passo da fare sarebbe
stato quello di «riportare tutto all'interno della sfera medi-
ca» nonostante la forte resistenza culturale che va nel sen-
so opposto. Cure dentali come atto medico, quindi.
Il neo ministro della Salute, sul fronte degli interventi realiz-
zabili nel breve periodo, aveva individuato con sicurezza la
strada da percorrere: «Credo che il sistema della deduci-
bilità sia il migliore. Il vantaggio è per tutti: voi incentivate
l'offerta, lo stato fa emergere il "nero"» aveva spiegato
Beatrice Lorenzin, aggiungendo poi che sarebbe stato ne-
cessario rivedere il meccanismo degli studi di settore.
«In quell’occasione – ricorda PPiieerrlluuiiggii DDeelloogguu, presidente
Aio – in alcuni momenti Lorenzin parlò con singolare com-
petenza, discutendo con Aio e con il resto della filiera del
dentale da una parte il ruolo chiave della prevenzione nel-
la salute orale e dall’altra la possibilità che, a certe condi-
zioni e limitatamente a certe fasce meno abbienti, anche
gli interventi di prevenzione che effettuiamo nei nostri stu-
di possano essere presi in carico dal Servizio sanitario
pubblico. Eravamo coscienti allora di trovarci di fronte a un
interlocutore preparato e siamo compiaciuti oggi di aver
“portato fortuna” a Lorenzin».
Soddisfazione per l’incarico a Beatrice Lorenzin arriva an-
che da GGiiaannffrraannccoo PPrraaddaa, presidente Andi: «Una scelta
che saprà garantire quelle risposte che i cittadini e gli ope-
ratori del settore odontoiatrico stanno aspettando – ha
commentato –. Durante l’incontro a Roma – ricorda Prada
– ho particolarmente apprezzato la sua visione dell’odon-
toiatria come branca della medicina da sostenere per la tu-
tela della salute generale dell’individuo e la consapevolez-
za che questa debba passare dalla prevenzione e dal so-
stengo degli operatori che da sempre la garantiscono con
competenza. Come presidente Andi ho immediatamente
comunicato al neo ministro la piena disponibilità ad intra-
prendere un percorso di dialogo condiviso e continuo in
merito a qualsiasi tematica riguardante il mondo odontoia-
trico» ha dichiarato Prada.
AA.. PP..
<< DENTAL PRESS9 <<
Aprire ai giovaniper rilanciare la professioneLa ricetta di Aio per rilanciare la professione mette al centro dell’attenzione la prevenzione e il ruolo dei giovani. Per i neolaureati si pensa a «corsie preferenziali» di ingresso negli studi privati
Presidente Delogu, la situazio-
ne è sempre più difficile. Ma
anche per i pazienti…
Esatto. In questo periodo diffi-
cile per tutti, Aio ha deciso di
impostare la sua formazione
sulla prevenzione e come for-
matori sceglie i giovani.
L’odontoiatra risolve problemi
di salute, e non deve affrontare
solo interventi che richiedono
tecniche e materiali costosi e
danno ritorni economici im-
mediati ed evidenti, come l’im-
plantologia, ma anche l’“altro”
che ci chiede il paziente: evitare
le patologie orali. Un bene che
non si vede ma pesa negli anni
e produce qualità di vita, e in
ultima analisi risparmi.
Ho trovato entusiasmo nei
giovani che a Fiumicino hanno
affrontato con noi la formazio-
ne sulle Linee guida di preven-
zione da poco emanate dal mi-
nistero della Salute; saranno
loro gli animatori dell’aggior-
namento che Aio darà nel resto
dell’anno in sede locale. Le lo-
ro energie non vanno disperse;
penso che i neolaureati vadano
coinvolti come collaboratori e
noi associati Aio dovremmo
creare corsie preferenziali per
loro nei nostri studi, anche al
fine di evitarne il reclutamento
nei centri low cost.
Questi centri però stanno ri-
solvendo i problemi dentali di
molta gente con pochi soldi.
Cosa ne pensa?
Però in genere non danno un
dentista di fiducia, che segue i
pazienti nel tempo, e ciò crea
minori premesse di qualità,
manca la continuità tra gli in-
terventi successivi. E poi, sia-
mo sicuri che fanno risparmia-
re? Alcune riviste di consuma-
tori hanno evidenziato che la
rx o l’ablazione del tartaro of-
ferte gratis, dopo il primo con-
tatto vengono recuperate con-
teggiando un nugolo di piccole
prestazioni di contorno e suc-
cessive che un professionista di
fiducia non mette a carico del
suo paziente. Alla fine si spen-
de anche di più.
Per non parlare dei materiali
utilizzati. Quando uno studio
odontoiatrico ha un nome e
un cognome, vuol dire che un
professionista si fa garante dei
prodotti che acquista con an-
nessi test e letteratura sulla lo-
ro efficacia. È vero, propone
l’impianto di prima fascia, ma
perché non se la sente di offri-
re a un paziente che magari è
un suo amico un impianto clo-
ne di cui non si fida.
Però che cosa propone Aio di
veramente diverso, nuovo?
Direi un’odontoiatria etica, so-
stenibile, al passo con i tempi
di crisi. Evitare di far concor-
renza al low cost con le loro
stesse armi, la pubblicità per
strada, gli “effetti speciali”, ma
costruire anche con le istitu-
zioni un modello differente di
organizzazione dello studio,
disegnato dai professionisti.
Le società di professionisti di-
segnate dal dl sviluppo sono la
risposta?
Dall’analisi dei modelli gestio-
nali dello studio viene fuori
che l’odontoiatria quando è di-
segnata dal professionista offre
maggiore compatibilità tra
qualità della prestazione e so-
pravvivenza del dentista.
Bisogna rendere più accessibile
la qualità. La società di profes-
sionisti potrebbe offrire più ri-
sparmi e chance di competiti-
vità. Ma come far capire che la
categoria è attenta alla sosteni-
bilità delle spese del paziente
quanto alla sua salute? A no-
stro avviso, non basta lo sforzo
fatto qualche anno fa a livello
nazionale da ministero, Andi e
Medici Cattolici con l’introdu-
zione delle tariffe sociali, ribas-
sate, per alcune prestazioni, es-
sendo su base volontaria.
Almeno sulla prevenzione –
cioè visita, ablazione del tarta-
ro, sigillatura dei solchi e fluo-
ro profilassi –Aio propone un
intervento del servizio sanita-
rio nazionale che copra il costo
di tali prestazioni per i redditi
più bassi, quelle stesse persone
che oggi dal dentista non ci
vanno e domani ritroveremo
nei nostri studi disperate, con
grossi problemi, o più proba-
bilmente perderemo. Le pre-
stazioni in questione sono già
coperte dai livelli essenziali di
assistenza della sanità pubbli-
ca. Aio ha proposto un vou-
cher, un contributo; una co-
pertura integrale sarebbe me-
glio di un concorso spese.
Misurando i ritorni nel tempo
credo avremmo risultati sor-
prendenti.
Qual è la situazione dei giova-
ni neolaureati?
Da quest’anno in poi i neolau-
reati si confronteranno con i
laureati di ritorno dalle facoltà
romene, spagnole, portoghesi
che sono numericamente una
volta e mezza in più, hanno
lauree riconosciute nei paesi
dell’Unione Europea, vengono
da facoltà competitive. Il feno-
meno è così grave che, attra-
verso l’analisi generale del si-
stema formativo, ci stiamo
convincendo sia preferibile, al
numero chiuso, che pure
l’Unione Europea ha recente-
mente ammesso negli stati
membri, una selezione per me-
rito e – perché no – per au-
mento delle tasse d’iscrizione,
fatta eccezione per i più meri-
tevoli, e soprattutto una sele-
zione dei corsi di laurea italia-
ni. Alcune novità, come l’e-
stensione delle scuole di spe-
cializzazione, vanno nella dire-
zione da noi indicata: chi tanto
spende per maturare una pro-
fessionalità specialistica poi
per impostazione non va a far-
si pagare 15 euro lordi all’ora.
Ma per favorire l’inserimento
di neolaureati di valore la rete
odontoiatrica del servizio pub-
blico non basta, ci vuole il co-
raggio di una categoria intera e
dei nostri associati.
M. M.
> Pierluigi Delogu,
presidente Aio
Ben entrino nell’odontoiatria le società di professionisti introdot-
te dal decreto sviluppo ma non devono scimmiottare gli attuali
centri low cost, dove non è del tutto automatico che nascano
rapporti di cura davvero benefici per il paziente, e dove non è
così sicuro sia tutelata la crescita professionale del dentista. È il
messaggio dell’Associazione italiana odontoiatri a un mese dal
congresso politico del 13 giugno di Alghero.
Aio, che da tempo indaga sulle nuove condizioni di lavoro in
odontoiatria, nel Lazio ha messo in rete un questionario
(www.aioroma.it) dove si censiscono i dentisti dei centri multi
professionali e se ne valutano le condizioni di lavoro. PPiieerrlluuiiggii
DDeelloogguu, presidente nazionale Aio, parla di un modello alternati-
vo di “responsabilità sociale” e di sviluppo sostenibile per lo stu-
dio dentistico del futuro. Una strada ristretta, che passa dal ri-
spetto del codice deontologico e dell’articolo 32 della
Costituzione (diritto di cura per tutti e libertà di scelta del luogo).
«Alcuni aspetti dello studio monoprofessionale attuale sembra-
no superati per un eccesso di oneri fiscali e organizzativi», am-
mette Delogu. «I giovani sono chiamati a ridisegnare con noi la
professione. È una nuova generazione brillante, abituata a lotta-
re. Per questi colleghi ci sono poco più di 800 posti all’anno nei
corsi universitari. Ogni anno se ne laureano 800, e stentano a in-
serirsi in un contesto pletorico (in Italia c’è un dentista ogni 1.000
abitanti e non ogni 2.000 come suggerirebbe l’Organizzazione
mondiale della sanità, ndr). Ma c’è di peggio: da quest’anno
rientreranno i loro coetanei dai corsi di studi frequentati in atenei
di Spagna e Romania, paesi dove – a differenza del nostro – il
numero chiuso all’ingresso del corso di laurea non c’è».
PREVENZIONE AL CENTRODEL CONGRESSO AIO DI ALGHERO
Sarà la prevenzione il tema al centro del congresso
dell’Associazione italiana odontoiatri in programma ad
AAllgghheerroo ddaall 1133 aall 1155 ggiiuuggnnoo dal titolo “La salute dei denti fa
sorridere il tuo cuore”.
Il congresso si prefigge di mettere a fuoco come gestire la
prevenzione delle patologie dentali, orali e/o correlate a un
cattivo stato di salute orale, di divulgare le linee guida mini-
steriali, di esplorare aspetti come l’utilizzo della terapia del
dolore in odontoiatria. La chiave di lettura: si indaga il nesso
tra patologie orali e malattie sistemiche puntando l’attenzione
sulla prevenzione e sulle corrette abitudini alimentari, di igie-
ne e di eliminazione dei fattori di rischio.
PREVENZIONE: VALUTARE DAL DENTISTA IL RISCHIODI ICTUS E INFARTO
Anche dal dentista i pazienti potranno ricevere una car-
ta da compilare che quantifica il rischio di ammalarsi di
cuore o di diabete, o di un ictus, rischio oggi valutato
negli studi dei medici di famiglia.
La “Carta per migliorare la salute” è stata presentata al
recente congresso di Potsdam della Fédération Dentaire
Internationale (Fdi), associazione mondiale degli odon-
toiatri (1,5 milioni di iscritti e 140 nazioni aderenti) guida-
ta dal portoghese Orlando Monteiro da Silva. Ma ha un
cuore italiano, anzi italo-tedesco. L’ha ideata, incrocian-
do le statistiche sulla compresenza paradentosi-diabete
e paradentosi-cardiopatie, un pool di odontoiatri di ca-
ratura internazionale guidato dal dottor GGeerrhhaarrdd
SSeeeebbeerrggeerr, già presidente dell’Associazione italiana
odontoiatri (Aio).
«È un questionario che ci consente di monitorare nel pa-
ziente la presenza di patologie che possono essere con-
cause di affezioni odontoiatriche o possono a loro volta
esserne peggiorate per via dei fattori infiammatori rila-
sciati, ad esempio, da placca e gengiviti – spiega
Seeberger –. Con una semplice schedina è possibile
conoscere età, sesso, misure del paziente, indice di
massa corporea ed eventuali scostamenti dai parametri
normali. E ci è possibile condividere con i nostri utenti e
i loro medici curanti i valori di fattori di rischio come obe-
sità, pressione arteriosa, glicemia, colesterolo, oltre che
lo stato delle patologie odontoiatriche».
La scheda, che ogni dentista terrà come cartella clinica
informatizzata da aggiornare nel tempo, sarà distribuita
su carta in Italia – primo paese a diffonderla – già da
maggio; se ne occuperanno per ora gli oltre 7.000 den-
tisti associati ad Aio. L’obiettivo è condividerla tra 50-60
mila dentisti sparsi sul territorio, «affinché siano al cor-
rente di importanti co-morbilità che oggi hanno le com-
petenze per scoprire, segnalare, valutare e – per la loro
parte di competenza – prendere in cura» dice
Seeberger. Sul retro, il mini-questionario va nel dettaglio
degli stili di vita, valutando con domande a triplice rispo-
sta eventuali punti deboli del paziente (poco sport, fu-
mo, alcol, dieta erronea) e chiedendogli, come si fa già
in alcune sperimentazioni di medicina generale (Chronic
related groups in Lombardia), un piano per migliorarsi
entro un tempo-target.
«La carta di Seeberger, che è anche presidente uscen-
te dell’Ero, organizzazione regionale europea dell’Fdi, è
insieme alle linee guida ministeriali sulla prevenzione
una delle gambe su cui poggia il programma di comuni-
cazione Aio con i pazienti di quest’anno. Solo facendo
prevenzione a tutto tondo i pazienti odontoiatrici hanno
la garanzia di curarsi meglio» dice il presidente Aio
PPiieerrlluuiiggii DDeelloogguu che presenterà la carta ufficialmente
per il suo sindacato al congresso di Alghero (11-15 giu-
gno).
Seeberger apre a una futura collaborazione con i medi-
ci di famiglia. «La salute è obiettivo di tutti, medici e
dentisti, e spero in tempi brevi svilupperemo un rappor-
to che dimostrerà in primis la responsabilità della cate-
goria. Lo vuole il nostro paziente».
MM.. MM..
<< DENTAL PRESS11 <<10<<DENTAL PRESS <<
Le basi clinichedell’implantologiaPresentando il Compendio di implantologia base, Andrea Russo, past president dell’associazione degli studenti di odontoiatria, confermacome sia cambiato davvero poco negli atenei negli ultimi dieci anni
Dottor Russo, lei è stato pre-
sidente dell’Associazione
italiana studenti di odon-
toiatria (Aiso) tra il 2006 e il
2007. Cosa è cambiato da
quel periodo a oggi nella vi-
ta universitaria degli stu-
denti di odontoiatria?
Credo che non sia cambiato
molto da allora.
Le esigenze degli studenti so-
no sempre le stesse: valoriz-
zare la parte clinica oltre a
quella teorica, già ben ese-
guita negli atenei. La parte di
pratica clinica, salvo rare ec-
cezioni, che si svolge nelle
sedi universitarie italiane,
non sempre è sufficiente a
garantire una preparazione
adeguata ad affrontare il
mondo della professione con
serenità.
Dottor Russo, può darci
qualche indicazione sui con-
tenuti dell’opera?
L'opera racchiude tutte le
informazioni necessarie per
approcciare l'implantologia
in modo chiaro e veloce.
Dopo una breve presentazio-
ne storica molto interessante
del Professor Panzoni, circa
l'evoluzione nel tempo del
ripristino della dentatura
mancante, si passa poi a
un'analisi della biologia, del-
l'istologia e della radiologia.
Si giunge così alla parte più
"clinica" del compendio, do-
ve si affronta l'argomento
dell'implantologia: selezione
del paziente, materiali utiliz-
zati, forme e dimensioni im-
plantari e loro utilizzo. E an-
cora, connessioni protesiche,
componenti protesiche e lo-
ro utilizzo, casi clinici sem-
plici e complessi, implanto-
logia tradizionale e a carico
immediato, implantologia
computer assistita. Questi gli
interessanti contenuti pre-
senti nell'opera.
Quali sono gli obiettivi del
Compendio? A chi si rivol-
ge?
L'obiettivo è certamente
quello di fornire al lettore
uno strumento utile per af-
frontare i primi passi nel-
l'implantologia, ma anche
per i più esperti per avere a
portata di mano un'opera
che racchiuda tutte le infor-
mazioni necessarie ad af-
frontare l'implantologia con
una buona conoscenza della
stessa.
Si rivolge dunque al neofita
o allo studente che inizia a
coltivare la passione per
l'implantologia e ai profes-
sionisti che amano avere le
informazioni necessarie e
importanti in un solo volu-
me.
Quali sono i passi necessari
da compiere per iniziare a
praticare l'implantologia?
Sicuramente studiare, cono-
scere bene l'anatomia dei
mascellari e dei tessuti che li
circondano. Ci vuole poi una
buona pratica chirurgica di
base: la difficoltà non è tanto
l'inserimento impiantare, in-
teso come atto fisico, bensì la
programmazione e la gestio-
ne dei tessuti duri e molli
che faranno parte del siste-
ma implanto-protesico.
Rachele Villa
> Andrea Russo
LLEE BBAASSII DDEELLLL’’IIMMPPLLAANN--
TTOOLLOOGGIIAA DDEENNTTAALLEE EE
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CCHHEE CCHHIIRRUURRGGIICCHHEE IILL--
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Per la Corte europeanumero chiuso è legittimoLa Corte europea dei diritti dell’uomo ha di fatto riconosciuto la legalità del numero chiuso previsto dalle università italiane per poter accedere ai corsi di laurea in odontoiatria
Il numero chiuso che limita
l’accesso alle università non
costituisce una violazione al
diritto allo studio. Lo afferma
una sentenza della Corte euro-
pea dei diritti umani di
Strasburgo emessa lo scorso 2
aprile, che rappresenta una
vittoria importante dell’Andi,
della Commissione albo
odontoiatri nazionale e del
Collegio dei docenti di odon-
toiatria.
La controversia era scaturita
dall’iniziativa di una studen-
tessa siciliana, Claudia
Tarantino, che in tre occa-
sioni consecutive, nel 2007,
2008 e 2009, aveva affronta-
to gli esami di ammissione
per accedere alla facoltà di
medicina dell’università di
Palermo. Avendo fallito le
prove, la ragazza palermita-
na aveva depositato per due
volte un ricorso al
Presidente della Repubblica
italiana.
Si erano poi accodate alla ri-
chiesta altre sette persone,
nate tra il 1966 e il 1988, che
hanno lavorato per diversi
anni o tuttora lavorano come
odontotecnici o igienisti
dentali. Nonostante la loro
esperienza professionale, il
tentativo di sei di loro di ac-
cedere al corso di laurea in
odontoiatria fallì. Un po’ di-
versa la storia di un settimo
ricorrente, che aveva supera-
to la prova di accesso nell’an-
no accademico 1999/2000; a
causa di gravi problemi fami-
liari non aveva potuto soste-
nere esami per otto anni con-
secutivi e, come previsto dai
regolamenti universitari, sia
l’iscrizione al corso di laurea
che gli esami già superati
persero validità.
Secondo gli studenti, i crite-
ri vincolanti usati dal mini-
stero per determinare il nu-
mero degli studenti che po-
tevano essere ammessi ai di-
versi corsi di laurea di ogni
ateneo erano incompatibili
con una serie di norme eu-
ropee, tra cui l’articolo del
Trattato che istituisce la
Comunità economica euro-
pea, la Direttiva 2005/36/CE
relativa al riconoscimento
delle qualifiche professiona-
li, l’articolo 15 della Carta
dei diritti fondamentali
dell'Unione europea e l’arti-
colo del Trattato sull'Unione
europea che si riferisce al
principio di uguaglianza. La
studentessa palermitana ri-
teneva inoltre illegittima la
decisione dello Stato italia-
no di imporre le stesse limi-
tazioni agli atenei privati e
lamentava l’inadeguatezza
dei test di accesso.
Tuttavia, la Corte di giustizia
europea ha respinto le ri-
chieste, ribadendo in questo
modo la legittimità del nu-
mero programmato per l’ac-
cesso al corso di laurea in
odontoiatria e protesi denta-
le.
Il Codacons, che aveva soste-
nuto il ricorso, ha dichiarato
che la sentenza è frutto di una
cantonata: «il fatto che secon-
do i giudici il numero chiuso
non sia incompatibile con la
Convenzione europea dei di-
ritti umani non significa che i
test d’ingresso rispettino la
normativa italiana, a comin-
ciare dalla Costituzione». E
chi è contrario al numero
chiuso ricorda il pronuncia-
mento dell’Antitrust; nel
2009 era presieduto da
Antonio Catricalà, che di-
chiarava: «l’artificiosa prede-
terminazione del numero dei
potenziali professionisti de-
termina, dal punto di vista
economico, un ingiustificato
irrigidimento dell’offerta di
prestazioni odontoiatriche,
con l’effetto di restringere ar-
tificiosamente il numero dei
potenziali professionisti e in-
nalzare il prezzo delle relative
prestazioni».
Al contrario l’Associazione
nazionale dei dentisti italiani
(Andi) ha accolto la decisio-
ne della Cge con particolare
soddisfazione e l’ha definita
“storica”. La speranza del sin-
dacato è che in questo modo
si ponga fine ai tanti ricorsi
che ogni anno vengono pre-
sentati dagli studenti che non
riescono a superare i test di
ammissione e cercano di
iscriversi ugualmente ai corsi
di laurea, appellandosi alla
magistratura.
«È bene ricordare – precisa
l’Andi – che il corso di lau-
rea in odontoiatria e protesi
dentaria prevede una forma-
zione non solo teorica ma
principalmente pratica e
questo necessita di strutture
formative universitarie at-
trezzate e proporzionali al
numero di studenti iscritti,
per garantire un percorso
formativo adeguato. Quindi
il determinare a priori il nu-
mero di iscritti che quel de-
terminato ateneo potrà for-
mare è un vantaggio non so-
lo per gli studenti stessi, che
in questo modo ricevono
una preparazione di qualità,
ma anche per i cittadini che
avranno la garanzia di tro-
vare poi dentisti preparati».
Insomma, il numero pro-
grammato non è finalizzato
alla limitazione dell’accesso
alla professione di odontoia-
tra o di medico ma alla pos-
sibilità di garantire che il
numero di studenti ammessi
ai corsi di laurea sia idoneo
alle capacità formative del-
l’ateneo.
La principale associazione di
odontoiatri del nostro Paese
collega questa vicenda a
un’altra battaglia giudiziaria
vinta, in nome della tutela
della salute della popolazio-
ne, quella contro l’Università
portoghese Ferdinando
Pessoa che avrebbe voluto
aprire una succursale del pro-
prio corso di laurea in odon-
toiatria in Italia, facendo così
saltare il numero program-
mato italiano.
Sono molte le università pri-
vate straniere che tentano di
aprire succursali nei diversi
Paesi europei, seguendo
spesso interessi commerciali.
È vero che il numero chiuso
costringe molti studenti ita-
liani a recarsi all’estero per
laurearsi in odontoiatria,
evitando i selettivi test di
ammissione ai nostri atenei
e scegliendo percorsi più fa-
cili. Se questo è reso possibi-
le dalle norme che regola-
mentano la libera circolazio-
ne in Europa, l’Andi ritiene
che la mercificazione della
formazione porti con sé il
rischio che vengano legitti-
mati all’esercizio della pro-
fessione di odontoiatra sog-
getti con una preparazione
non garantita.
Renato Torlaschi
Il Compendio di implantologia base, edito da Griffin, è un’o-
pera innovativa, nata dal contributo di autorevoli opinion
leader che hanno collaborato con l’intento di raccogliere in
un unico progetto editoriale – con gli attributi della sintesi,
della chiarezza e dell’aggiornamento – le nozioni più attua-
li, complete ed esaustive sull’implantologia, espresse nella
maniera più semplice e chiara.
Il libro si propone come uno strumento utile, particolarmen-
te indicato per coloro che si avviano alla pratica dell’im-
plantologia, per gli studenti, per i neofiti e per quanti voglio-
no trovare in un unico testo informazioni pratiche e d’imme-
diato utilizzo clinico, che spesso sono disperse e frammen-
tate nella letteratura scientifica.
Anche coloro che, pur eseguendo l’implantologia da anni,
desiderano revisionare il proprio protocollo chirurgico alla
luce delle più moderne ricerche scientifiche, trovano nelle
188 pagine del Compendio di implantologia base una serie
di validi suggerimenti per incrementare le possibilità di suc-
cesso dei propri interventi implantari. Le informazioni e le
spiegazioni cliniche sono corredate da fotografie a colori e
disegni esemplificativi.
Italian Dental Journal ha intervistato AAnnddrreeaa RRuussssoo, che in
qualità di curatore del progetto ci ha illustrato i contenuti
dell’opera.
<< FOCUS ON13 <<FOCUS ON << 12<<
Come riportato dall’Ansa e dai maggiori quotidiani italiani, i
professori universitari dal congresso del Collegio dei docenti
di odontoiatria hanno lanciato un allarme sulla tendenza degli
italiani a rimandare o addirittura rinunciare alle cure dentisti-
che. L’allarme rosso riguarda i bambini: una famiglia su tre or-
mai non porta più i figli dal dentista a causa delle difficoltà
economiche legate alla crisi. Secondo i dati a disposizione
dei docenti universitari, nel 2012 le richieste di apparecchi per
correggere i denti sono crollate del 40% e circa due milioni di
bimbi rischiano danni ai denti. Le stime parlano di circa 5 mi-
lioni di bambini fra i 5 e i 14 anni che avrebbero bisogno di un
apparecchio ortodontico.
Nel nostro Paese, dove il 90-95% dell'assistenza odontoiatri-
ca è privata, i genitori portano i bambini dal dentista per la pri-
ma visita, ma poi sempre di più rinunciano alle cure perché
non sono in grado di sostenerne i costi. Si rivolgono allora al
servizio pubblico: è così che le prestazioni e le visite in regi-
me di Servizio sanitario nazionale sono aumentate del 20%.
Gli odontoiatri nei centri pubblici però sono solo 3.500, appe-
na 140 gli igienisti dentali, per più di 4 milioni di prestazioni
ambulatoriali erogate ogni anno nei 367 ambulatori delle strut-
ture universitarie e delle Asl, nei 146 centri attrezzati in struttu-
re ospedaliere e nei 224 ambulatori dei Distretti Socio Sanitari.
«I riuniti nel Ssn sono meno di 2.800 e l'alto costo delle pre-
stazioni odontoiatriche rispetto ad altre branche della medici-
na rende problematico offrire un servizio pubblico adeguato»
ha spiegato AAnnttoonneellllaa PPoolliimmeennii, presidente del Collegio dei
docenti di odontoiatria, denunciando come le strutture siano
ormai al collasso. «Peraltro – osserva Polimeni – nonostante i
Livelli essenziali di assistenza prevedano in teoria cure denti-
stiche in età evolutiva e un'assistenza a tutti i cittadini in con-
dizione di particolare vulnerabilità sociale ed economica, nel-
le diverse Regioni si hanno modalità e criteri di assistenza
molto variegati».
La proposta dei professori universitari, delle associazioni di
categoria e delle imprese del settore è quella di consentire
alle famiglie di detrarre dalle imposte le spese dentistiche e
di offrire benefici fiscali agli studi che investono in innova-
zioni tecnologiche. Gli effetti positivi si vedrebbero anche
nella lotta all’evasione fiscale e all’abusivismo. Si pensa an-
che sia possibile contrastare il turismo odontoiatrico e man-
tenere all’interno del Paese quel miliardo di euro che, se-
condo recenti stime, finisce dall'Italia nelle casse dei denti-
sti stranieri.
Turismo odontoiatrico tra stereotipi e realtàMettere in dubbio a priori professionalità, competenza ed etica dei colleghistranieri non porta a nulla. Resta comunque l’impossibilità per chi si cura all’estero di ricevere gli indispensabili controlli che seguono qualsiasi terapia
Decine di testimonianze di
pazienti immancabilmente
soddisfatti; fotografie di
volti sorridenti e rassicu-
ranti. Prendiamo www.den-
tistiinalbania.com. Su un si-
to internet ben curato si
può leggere: «questo proget-
to vuole indicarci una solu-
zione che coniuga risparmio
e qualità, partendo dalle
piccole cose, come un sorri-
so»... Vi si propongono un
soggiorno gratis per due
persone, tariffe estrema-
mente vantaggiose, una ga-
ranzia fino a cinque anni e
la massima trasparenza e si-
curezza per il paziente.
È solo un esempio tra tanti.
Il turismo odontoiatrico
non è un fenomeno nuovo.
Dall’Ungheria all’India, dal
Sud Africa alla Croazia, i pa-
zienti spostano le proprie
attenzioni di volta in volta
ai Paesi che offrono i prezzi
migliori. Hanno iniziato gli
americani, forse più spre-
giudicati nel considerare
l’offerta di cure odontoiatri-
che proposta lontano da ca-
sa e supportati da agenzie
specializzate in grado di as-
sisterli nel corso del viaggio.
Problemi di salute e il tenta-
tivo di risolverli con quello
che appare, dopo tutto, co-
me una vacanza: se queste
erano le motivazioni origi-
nali che spingevano pazienti
del Midwest ad attraversare
mezzo mondo per farsi cu-
rare da dentisti sconosciuti,
ora le motivazioni sono so-
prattutto economiche.
Gli italiani, abituati a un
elevato livello di cure odon-
toiatriche, affezionati e ras-
sicurati dal dentista di fami-
glia, sono rimasti finora re-
lativamente immuni dal tu-
rismo odontoiatrico.
Un sondaggio dello scorso
maggio, condotto dall’isti-
tuto di ricerca Ispo di
Renato Mannheimer per
conto di Andi, ha mostrato
una sostanziale diffidenza
degli italiani nei confronti
del turismo odontoiatrico:
appena il 4% dei cittadini si
è rivolto all’estero per effet-
tuare cure dentistiche; inol-
tre, una metà di questi si è
poi pentita e non ripetereb-
be l’esperienza. Il restante
96% non l’ha mai fatto e, in
particolare, l’81% degli ita-
liani è decisamente contra-
rio, mentre il 15%, pur non
avendolo mai fatto, è dispo-
sto a prendere in considera-
zione questa possibilità.
Dati per certi versi inattesi e
sorprendenti, ma a cambia-
re le cose potrebbe essere la
crisi.
Il mio grande maestro diceva sempre: «non criticare la
camminata di chi ti precede se prima non hai indossato
le sue scarpe». Poco tempo dopo avrei scoperto che si
trattava di un noto aforisma Indiano conosciuto da tutti e
non da me.
Da quando ho appreso tale proverbio, mi sono sforzato
di applicarlo non solo per tutta la mia vita professionale,
ma ho predicato il verbo nei confronti di chi, con estre-
ma leggerezza, aveva il “vizietto” di giudicare il lavoro al-
trui, cercando sempre l’albero senza vedere la foresta e,
spesso, davanti all’ignaro paziente.
Chiarito questo, non posso difendere l’indifendibile: di-
ciamo che da una località qualsiasi mi è arrivata questa
radiografia appartenente a un paziente qualsiasi che
esprime le terapie di un collega qualsiasi.
Mi è venuto in mente l’aforisma “qquuaattttrroo ssuu qquuaattttrroo”,
esprimendo così il semplice concetto d’insuccesso tota-
le, paragonandolo ai giocatori incalliti alla ricerca del fa-
moso 13 al totocalcio che invece riescono a fare zero.
La cosa che più mi disturba, di là da ogni concetto di
amore per la professione (e per l’endodonzia) è l’aver
costruito la casa dopo averne minate le fondamenta.
Questo aspetto meramente merceologico è difficilmente
difendibile ed è esattamente quello che mi ha spinto a
propagandare questa radiografia come monito per ciò
che tutti noi (ad esclusione dell’esecutore o forse neppu-
re lui) non vorremmo mai vedere.
Anche questa volta sono riuscito a non fare commenti
davanti al paziente, sarebbe servito solo a farlo sentire
iinnaaddeegguuaattoo. Ciò che mi interessa molto di più è risanare,
nel modo più conservativo possibile, quel quadrante tan-
to compromesso.
DDootttt.. AAllddoo CCrreessppii
CASO DI MALPRACTICE IN ODONTOIATRIA:
TUTTA L’EVIDENZA DI UNA RADIOGRAFIA ENDORALE
Nicola Perrini, presidente
dell’associazione Amici di
Brugg, non ha pregiudizi:
«non è detto che tutti quelli
che operano al di fuori dei
nostri confini siano dei ciar-
latani, ci sono anche profes-
sionisti che conoscono il
proprio lavoro e, operando
in una situazione economi-
ca diversa, possono venire
incontro alle esigenze di ri-
sparmio del paziente».
Una diversa struttura dei
costi di questi studi permet-
te infatti ai dentisti stranieri
di alcuni Paesi di essere
estremamente competitivi
sulle tariffe delle prestazioni
da offrire su un mercato
globalizzato, ormai anche
sul fronte delle cure medi-
che.
Tutto bene dunque? Non
proprio: «il problema – con-
tinua il dottor Perrini – è
che qualsiasi lavoro necessi-
ta di controlli successivi: il
cosiddetto tagliando che va
effettuato periodicamente;
un intervento isolato, senza
i controlli e la manutenzio-
ne è destinato a fallire».
Se non fallisce prima, per-
ché è stato fatto male... «Ho
visto alcuni lavori fatti all’e-
stero, ad esempio in
Slovenia, realizzati in modo
abbastanza corretto; altri,
nelle stesse zone, che erano
invece terrificanti: da smon-
tare e ricominciare da capo,
quindi con danni notevoli a
carico dei pazienti. Ma il
guaio è che il paziente di-
spone difficilmente di stru-
menti per conoscere in anti-
cipo l’affidabilità dell’odon-
toiatra che opera all’estero».
Renato Torlaschi
FRECCE ROSSE A DESTRA:
1) rammollimento smalto dentinale intorno al perno
2) analoga area di radiotrasparenza circostante al perno
3) strumento separato nella radice mesiale
4) mancanza di riempimento nel terzo medio e apicale
5) sovra strumentazione con over-stripping
6) difetto di chiusura protesica
7) estrusione di materiale radiopaco nel parodonto
8) riassorbimento della cresta ossea interprossimale
9) mancanza di riempimento nel terzo medio e apicale
10) mancanza di riempimento apicale
11) perforazione del pavimento camerale con estrusione
12) scelta inadeguata nel posizionamento del perno
13) mancanza di riempimento nel terzo medio e apicale
14) iniziale ispessimento del legamento parodontale
Anche di fronte a errori gravi
e macroscopici, denunciare
l’operato degli altri stranamente
può avere l’effetto di far sentire
inadeguato il paziente
(“ho sbagliato dottore”)
CRISI ECONOMICA: MENO CURE PRIVATE, IN DIFFICOLTÀ IL SSN
<< DENTAL PRESS15 <<14<<DENTAL PRESS <<
Sbiancamento: trattamentoestetico, non terapia medicaRecepita la normativa europea sullo sbiancamento dentale. La legge italianalascia però margini di interpretazione che modificherebbero in modo importante l’applicabilità pratica: prodotti cosmetici o dispositivi medici?
Il decreto ministeriale del 5
novembre 2012, pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale del 26
gennaio 2013 (nr. 22), con-
tiene il regolamento attuati-
vo della direttiva del
Consiglio 2011/84/UE del 20
settembre 2011, che modifica
la direttiva 76/768/CEE rela-
tiva ai prodotti cosmetici.
Tale normativa disciplina an-
che l’utilizzo dei prodotti co-
smetici sbiancanti per uso
odontoiatrico.
Esaminiamola punto per
punto.
Dal 31 ottobre dello scorso
anno i prodotti cosmetici
non conformi alle disposi-
zioni del decreto non posso-
no essere immessi sul mer-
cato e non possono essere
venduti al consumatore fi-
nale dell’Unione Europea.
Per essere considerati sicuri,
gli sbiancanti cosmetici “free
use”, inclusi collutori e den-
tifrici liberamente acquista-
bili dal consumatore, non
dovranno superare lo 0,1%
di concentrazione di peros-
sido di idrogeno (punto 2
della direttiva UE).
Sbiancanti cosmetici con
concentrazioni dallo 0,1%
fino e non oltre il 6% di pe-
rossido di idrogeno o altri
composti o miscele che libe-
rano perossido di idrogeno a
concentrazione equivalente,
fra cui il perossido di carba-
mide dal 10 al 15/16%, sono
considerati sicuri se vengo-
no rispettate due condizio-
ni: viene effettuata da parte
dell’odontoiatra un’accurata
valutazione diagnostica di
salute e di idoneità del pa-
ziente al trattamento, per
escludere che esistano fatto-
ri di rischio o patologie ora-
li; ci si assicura che l’esposi-
zione a questi prodotti sia li-
mitata in termini di fre-
quenza e di durata di ogni
applicazione.
Queste disposizioni tutelano
la sicurezza del consumato-
re, limitandone finalmente il
libero e incontrollato utiliz-
zo che spesso portava ad
abuso o uso improprio degli
agenti sbiancanti. Non si
può che condividerla!
La vendita di tali prodotti
con concentrazione compre-
sa tra lo 0,1 % e il 6% – che
vanno chiaramente indicate
sulle confezioni –, deve esse-
re limitata ai “dental practi-
tioners”. Questo per garanti-
re che non siano più diretta-
mente accessibili al consu-
matore (vendite via inter-
net) e per escluderne la di-
stribuzione ad altre catego-
rie professionali come far-
macisti ed estetisti (punto 4
della direttiva).
Il ruolo dell’igienista
La Direttiva però non forni-
sce una definizione “stricto
sensu” del termine “dental
pratictioners”, ma rimanda
alla direttiva 2005/36/CE re-
lativa al riconoscimento della
loro qualifica professionale,
che ne contempla «l’abilità di
incrementare e perseguire at-
tività di prevenzione, diagno-
si e trattamento delle anoma-
lie (quindi è inclusa la discro-
mia) e le malattie di denti,
bocca, guance, tessuti», da cui
si evince che il profilo dell’i-
gienista dentale rientri a tutto
campo in questa categoria.
Conseguentemente, fatto
salvo che per procedere ne-
cessita sempre dell’indica-
zione dell’odontoiatra, si sa-
rebbe potuto ritenere che
anche l’igienista, in quanto
“dental practitioner”, possa
acquistare gli sbiancanti co-
smetici. Purtroppo nel de-
creto di recepimento in
Italia il termine “dental
practitioners” è stato tradot-
to con "dentista", limitativo
rispetto al testo originale
della direttiva europea.
Secondo la normativa euro-
pea per ciascun ciclo di uti-
lizzo di questi prodotti, la
prima utilizzazione deve av-
venire in studio ed è riserva-
ta ai dentisti, oppure può es-
sere affidata ad altri opera-
tori, ma sotto la sua diretta
supervisione, se si garantisce
un livello di sicurezza equi-
valente. Si può dunque rite-
nere autorizzato a tutto
campo anche l’igienista, in
quanto lo sbiancamento
rientra nelle prestazioni da
esercitare su indicazione
dell’odontoiatra, contem-
plate nello stesso profilo
professionale dell’igienista
(DM n.137/99).
Resta da stabilire la durata
di questa prima applicazio-
ne in studio, dato per scon-
tato che non si può ragione-
volmente rispettare il tempo
dettato dalla concentrazione
del prodotto (un perossido
di carbammide al 10%, in-
fatti, necessita dalle 8 alle 10
ore al giorno, al 16% dalle 4
alle 6 ore e infine un peros-
sido di idrogeno al 6% dalle
3 alle 4 ore).
La nuova normativa prevede
anche che per completare il
ciclo di utilizzo e raggiunge-
re lo sbiancamento deside-
rato il prodotto deve essere
fornito al paziente media-
mente per 8/10 giorni o più,
a seconda del grado di di-
scromia, e che egli venga
monitorato per tutto il trat-
tamento dal “dental practi-
tioner”.
Infine il trattamento sbian-
cante con questi prodotti
cosmetici non può essere
fatto su pazienti di età infe-
riore a 18 anni.
Cosa è cambiato?
Le nuove regole possono so-
lo essere condivise con soddi-
sfazione e applicate con estre-
ma facilità. Appare evidente
che l’abolizione del fai-da-te
costituisca un’ulteriore gran-
de opportunità per lo studio
odontoiatrico, a cui dovran-
no ricorrere obbligatoria-
mente i pazienti desiderosi di
sbiancare i loro denti.
Dal punto di vista del risulta-
to la limitazione delle con-
centrazioni di perossido al
6% non rappresenta un osta-
colo alle procedure domici-
liari e al raggiungimento de-
gli obiettivi: i risultati dello
sbiancamento sono comun-
que molto soddisfacenti e co-
munque sovrapponibili a
quelli ottenibili con le prece-
denti concentrazioni più alte:
semplicemente la bassa con-
centrazione richiede di incre-
mentare non il tempo di posa
di ogni singola applicazione
ma, al bisogno, il numero
delle applicazioni.
Scompaiono dal mercato gli
sbiancanti domiciliari al
20/21% di perossido di car-
bamide (in quanto sviluppa
perossido di idrogeno al 7%
circa), al 45% e perossido di
idrogeno al 7,5%, 9,5% e
14% in quanto non confor-
mi alla normativa. In propo-
sito le aziende distributrici e
produttrici si sono già alli-
neate, limitando le concen-
trazioni dei prodotti sbian-
canti conformemente alle
disposizioni.
Ma nella pratica clinica qua-
li sono le ripercussioni della
normativa sugli sbianca-
menti professionali?
Odontoiatri e igienisti fino
al 31 ottobre 2012 potevano
scegliere se ricorrere allo
sbiancamento domiciliare o
allo sbiancamento profes-
sionale alla poltrona, muo-
vendosi a ragion veduta e li-
beramente tra i prodotti
sbiancanti classificati come
dispositivi medici, senza li-
mitazione di concentrazione
di perossido di idrogeno,
che era disponibile in un
ampio range compreso tra il
25% e il 40%, o ricorrendo
al perossido di carbammide
al 45%.
Se dobbiamo attenerci alla
direttiva recepita sin qui de-
scritta, che prevede l’utilizzo
di sbiancanti cosmetici con
concentrazione massima di
perossido di idrogeno al 6%,
ciò non sarà più possibile.
In realtà i sostenitori degli
sbiancanti ad alta concen-
trazione affermano che que-
sti prodotti, classificati come
dispositivi medici, sono di-
sciplinati da un’altra diretti-
va: la 93/42/CEE del 14 giu-
gno 1993. Nulla a che vede-
re, quindi, con la normativa
sui cosmetici.
I dispositivi medici, per poter
riportare la marcatura CE, a
differenza dei cosmetici, de-
vono rispondere a requisiti
“essenziali” per garantire l’ef-
ficacia, la sicurezza e la salute
del paziente, degli utilizzatori
e di eventuali terzi. I disposi-
tivi medici sono raggruppati
in funzione della loro com-
plessità e del potenziale ri-
schio per il paziente in quat-
tro classi. L’appartenenza di
un prodotto a una classe su-
periore è garanzia di maggior
documentazione tecnica del
prodotto. La maggior parte
degli sbiancanti rientra nella
classe IIa ed è di tipo invasivo,
in quanto penetra attraverso
un orifizio del corpo, con du-
rata temporanea, e svolge l’u-
nica funzione di rimuovere le
discromie dentali.
Se vogliamo riferirci a que-
sta direttiva 93/42 che at-
tualmente disciplina i pro-
dotti sbiancanti come dispo-
sitivi medici, continueremo
a sbiancare professional-
mente “alla poltrona” i no-
stri pazienti con concentra-
zioni di perossido di idroge-
no fino al 40%, con o senza
attivazione. Ma – e qui sta il
punto del contendere –,
l’art.1 di questa direttiva de-
finisce che il dispositivo me-
dico ha una finalità d’uso
sugli essere umani per dia-
gnosi, prevenzione, monito-
raggio, cura o riduzione del-
la malattia. Viene da chie-
dersi come possano essere
stati registrati come tali da
un ente certificatore, in
quanto lo sbiancamento di
per sè non è un trattamento
terapeutico, ma cosmetico,
estetico e che deve pertanto
essere disciplinato dalla di-
rettiva recentemente modi-
ficata 76/78/CEE, perfetta-
mente allineata con la posi-
zione della Commissione
europea, per la quale i pro-
dotti per lo sbiancamento
dei denti sono sempre stati
considerati prodotti cosme-
tici regolamentati dalla di-
rettiva 76/768/EU.
Qual è l’attuale posizione
delle aziende produttrici e
distributrici dei prodotti
sbiancanti?
Come detto sopra, si sono al-
lineate alla attuale direttiva
sugli sbiancanti cosmetici,
ma pare che abbiano deciso
di mantenere la netta distin-
zione tra cosmetici e disposi-
tivi medici sulla base di indi-
cazioni d’uso non esclusiva-
mente estetiche, ma anche te-
rapeutiche, forse appellando-
si al fatto che alcune discro-
mie (da fluorosi o da tetraci-
clina, per fare un esempio)
sono un esito di patologie.
Si può anche aggiungere che
oggi sempre più spesso gli
sbiancamenti vengono inse-
riti come trattamento in un
piano globale di riabilitazio-
ne protesica del cavo orale
che, oltre alla funzione
(ponti, ponti su impianti,
protesi parziali, faccette),
mira al miglioramento del-
l’estetica generale.
Cosa cambia quindi in tema
di sbiancamento professio-
nale?
Se dobbiamo attenerci alla
direttiva recepita in Italia
con il decreto ministeriale
del 5 novembre 2012 pubbli-
cato sulla Gazzetta Ufficiale
del 26 gennaio 2013, anche
gli sbiancamenti professio-
nali ad alta concentrazione
cesseranno di esistere.
Si rientra quindi nella logica
descritta dello sbiancamen-
to con prima applicazione
professionale in studio, per-
ché no, anche di 4 spot da
15 minuti con o senza atti-
vazione e successivo prose-
guimento domiciliare. I ri-
sultati sono comunque ec-
cellenti e assolutamente so-
vrapponibili a quelli fino ad
ora ottenibili con le tradi-
zionali elevate concentra-
zioni. Sono solo più lenti
ma, a onor del vero, anche
più economici e forse più
appetibili per i pazienti.
Quali sono invece i punti di
criticità di questa metodica?
Sicuramente la rinuncia ai
trattamenti veloci in studio
per i pazienti che “vogliono
tutto e subito”, con perdita
di una fetta di mercato; c’è
poi l’impossibilità di sbian-
care pazienti con recessioni
gengivali e va messa in con-
to anche la rinuncia al trat-
tamento da parte dei pa-
zienti che non tollerano le
mascherine, o che non of-
frono garanzie di complian-
ce domiciliare.
A questo punto restiamo in
attesa di conoscere quale sia
in merito la posizione uffi-
ciale delle associazioni pro-
fessionali, a cui si riconosco-
no l’autorità e la competen-
za di un parere definitivo
per redimire dubbi, incer-
tezze e interpretazioni sog-
gettive.
Infine, non è da escludere che
la Commissione Europea
possa intervenire in proposito
e decidere di varare procedu-
re contro gli Stati membri che
non applicano la direttiva
76/768/CEE e di essere più se-
vera riguardo all’applicazione
della direttiva 2011/84/EU.
Viviana Cortesi Ardizzone
La Direttiva europea sui cosmetici (e gli sbiancanti
per l’Europa possono essere solo dei cosmetici)
impone che gli sbiancamenti professionali
possano essere eseguiti con concentrazioni di
perossido d’idrogeno non superiori al 6%.
in Italia gli sbiancanti sono però registrati come
dispositivi medici, e come tali utilizzabili a
concentrazioni più alte.
Ma la domanda è: perchè sono stati certificati come
dispositivi medici se la fiinalità dello sbiancamento
è puramente cosmetica?
> La dottoressa Viviana Cortesi
Ardizzone, igienista dentale, è
docente all’Università di Milano
<< FOCUS ON17 <<
Web, consulti online, email:attenzione alla deontologiaLe linee guida della Fnomceo regolamentano la correttezza deontologicadei messaggi pubblicati e sottolineano la necessità di garantire trasparenzae correttezza dei contenuti diffusi su internet dalla classe medica
La diffusione su larga scala
dei nuovi media sta rapida-
mente cambiando il modo di
comunicare, anche in ambito
sanitario, e il web è diventato
sempre più un luogo di inte-
razione fra pubblico ed
esperti e, come tale, deve for-
nire contenuti appropriati. Il
compito di vigilare sull’a-
spetto deontologico in rete,
sia che si tratti di siti web sia
che si parli di posta elettroni-
ca, spetta alla Federazione
nazionale degli ordini dei
medici chirurghi e degli
odontoiatri (Fnomceo).
Il boom dei siti web
in ambito sanitario
Nell’ultimo decennio il web
ha acquisito un ruolo fonda-
mentale nel panorama infor-
mativo mondiale, offrendo
libero accesso a costo zero a
una vastissima quantità di
dati, con la conseguente pos-
sibilità di confrontare tra lo-
ro le diverse fonti in tempo
reale. Restringendo il campo
all’informazione in ambito
sanitario, si è assistito a un
vero e proprio boom che ha
visto la nascita di moltissimi
siti web, gestiti da strutture
sanitarie o da singoli medici,
che si presentano come utili
strumenti di informazione
per aiutare il paziente a
orientarsi tra le varie specia-
lizzazioni e prestazioni ero-
gate o per fornire elementi di
approfondimento in materia
sanitaria, con un livello di ac-
curatezza tuttavia molto
spesso limitato.
Se da un lato questa mole di
dati può rappresentare uno
strumento conoscitivo di
grande utilità che l’utente
può gestire in completa auto-
nomia, dall’altro il rischio è
che il paziente di ritrovi som-
merso da queste notizie e
possa deviare dalle terapie
corrette.
«Il tema della correttezza
deontologica del messaggio
pubblicato – spiega Giuseppe
Renzo, presidente della
Commissione albo odontoia-
tri nazionale (Cao) – è parti-
colarmente delicato in quan-
to, da una recente ricerca in-
ternazionale resa pubblica
dalla London School of
Economics risulta che in
Italia l’81% dei navigatori ac-
quisisce informazioni sanita-
rie su internet e che, in una
media oscillante tra il 4 e il
10%, ricorre alla rete per l’au-
todiagnosi. È facile compren-
dere le preoccupazioni che
possono derivare da simili
comportamenti per la tutela
della salute, anche in relazio-
ne alla difficoltà di individua-
re in modo incontrovertibile
la serietà scientifica degli in-
numerevoli siti che si occupa-
no di problematiche sanita-
rie. A questo proposito, la
Fnomceo ha prodotto una re-
visione del codice deontolo-
gico che, nell’allegato relativo
alla pubblicità dell’informa-
zione sanitaria, contiene delle
linee guida inerenti le appli-
cazioni degli artt. 55-56-57
del codice di deontologia me-
dica. In caso di utilizzo di
strumenti web – sottolinea
Renzo – è raccomandata la
conformità dell’informazio-
ne ai principi dell’HONCode
(www.hon.ch), ossia ai criteri
di qualità dell’informazione
sanitaria in rete (vedi box a
pagina 18, ndr). Inoltre, la
Fnomceo ritiene utile ricor-
dare l’importanza dell’acces-
sibilità per i siti web (legge
Stanca), al fine di consentire a
tutte le tipologie di pazienti la
fruizione dei siti di medici e
odontoiatri. È opportuno
sottolineare come gli stru-
menti di programmazione
più evoluti e scenografici non
sempre consentano la miglior
accessibilità, ragion per cui è
bene affidarsi a realtà che ab-
biano esperienza nello svi-
luppo di siti web in ambito
sanitario» ha suggerito il pre-
sidente Cao.
Linee guida
per i medici sul web
Per l’apertura di un sito web
non è richiesta alcuna pre-
ventiva autorizzazione o nul-
la osta da parte dell’ordine di
appartenenza, che tuttavia si
riserva di svolgere controlli
per verificare il contenuto del
messaggio diffuso, come
chiarisce Giuseppe Renzo: «Il
professionista dovrà comu-
nicare all’ordine provinciale
di iscrizione (in caso di strut-
ture sanitarie tale onere com-
pete al direttore sanitario) di
aver messo in rete il sito, di-
chiarando la conformità
deontologica alle linea guida.
Particolare attenzione deve
essere dedicata alla produ-
zione dei contenuti e alla lo-
ro conformità con i principi
ispirati dal codice deontolo-
gico e alle linee guida – con-
tinua Renzo –. Nella produ-
zione di contenuti è inteso
che non è ammessa la pub-
blicità ingannevole né la
pubblicazione di notizie che
rivestano carattere di pubbli-
cità personale surrettizia o
che siano lesive della dignità
e del decoro della categoria.
Inoltre il sito non può ospi-
tare spazi pubblicitari né link
riferibili ad attività pubblici-
taria di aziende farmaceuti-
che o tecnologiche operanti
in campo sanitario e non è
ammessa la pubblicizzazione
o la vendita di prodotti o ser-
vizi; è invece consentito
diffondere messaggi infor-
mativi contenenti le tariffe
delle prestazioni erogate».
Il sito può contenere pagine
dedicate all’educazione sani-
taria, anche corredate di im-
magini in relazione alla spe-
cifica professionalità del me-
dico o dell’odontoiatra, e
possono essere presenti link
a siti di informazione medica
o scientifica. Inoltre, il sito
può prevedere una zona ri-
servata per informative de-
stinate unicamente ai profes-
sionisti, a cui è possibile ac-
cedere tramite password.
Il medico può pubblicare il
proprio curriculum profes-
sionale, corredato da even-
tuali titoli di specializzazio-
ne, di libera docenza, master
universitari, dottorati di ri-
> Giuseppe Renzo, presidente Cao
MEDICO E PAZIENTE NELLA NUOVA SANITÀ
Gli intervistati nel corso dell’indagine condotta dal Censis e
dal Forum per la Ricerca biomedica, pubblicati nell’ottobre
2012 nel rapporto dal titolo “Quale futuro per il rapporto me-
dico-paziente nella nuova sanità?”, alla domanda che li inter-
rogava in merito alle ragioni che li spingono all’utilizzo dei
nuovi media in campo sanitario, hanno dichiarato di fare ri-
corso a internet principalmente per i seguenti motivi: per cer-
care informazioni che li possano aiutare a capire meglio le
indicazioni del medico (66,6%), per verificare la diagnosi del
medico (51,9%), per discutere con il medico dei risultati del-
le sue ricerche su internet (33%), per prenotare una presta-
zione o ottenere un servizio amministrativo online (19,3%),
per ricevere attraverso i social network informazioni utili sul-
la salute, senza averle cercate (14,2%), per comunicare con
il medico di medicina generale via e-mail (12,4%).
Questa trasformazione in senso digitale dei servizi sanitari,
di cui il paziente è artefice e promotore, è responsabile del-
la creazione di nuovi tipi di comunicazione e di un diverso
rapporto tra medico e paziente. Nella pratica quotidiana in
effetti un’e-mail può ormai sostituire una telefonata e risulta
un mezzo molto utile, per esempio, per fornire ai proprio pa-
zienti indirizzi o numeri di telefono delle strutture sanitarie al-
le quali si consiglia di rivolgersi, o per fornire consigli e istru-
zioni su come assumere farmaci. Inoltre, a differenza delle
conversazioni telefoniche, i messaggi di posta elettronica
sono documentazione vera e propria che può essere stam-
pata e inserita nella cartella sanitaria, consentendo così una
migliore gestione dell’assistenza al proprio paziente.
FOCUS ON << 18<<
cerca, titoli accademici ed
eventuali altri titoli, che de-
vono essere tutti verificabili.
A tal fine è obbligatorio indi-
care le autorità che li hanno
rilasciati e/o i soggetti presso
i quali ottenerne conferma.
Anche le esperienze lavorati-
ve possono essere oggetto di
pubblicazione: l’iter profes-
sionale, così come quello for-
mativo, deve tuttavia essere
obiettivo e verificabile.
Per offrire agli utenti infor-
mazioni pratiche ed esaustive
relative all’attività professio-
nale, il sito può contenere in-
dicazione sugli orari di ac-
cesso allo studio, sulle moda-
lità di prenotazione delle vi-
site o informazioni relative
all’eventuale presenza di per-
sonale ausiliario.
In considerazione dell’im-
portanza del rapporto clini-
co diretto, le linee guida de-
gli ordini sconsigliano ai
medici di fornire ai pazienti
tramite il sito web informa-
zioni che possano esporre a
critiche o a errori, quando
non si è a conoscenza della
situazione clinico-anamne-
stica di chi scrive.
È naturalmente possibile, per
i medici o gli odontoiatri,
partecipare via internet a fo-
rum di discussione su argo-
menti sanitari che si svolga-
no fra i medici. Se invece il
forum è libero (accessibile da
chiunque), il medico che vi
partecipa in qualità di relato-
re deve pretendere che il sog-
getto che ospita il forum ab-
bia cura di avvertire l’utenza
che la consulenza telematica
non sostituisce la tradiziona-
le visita medica.
La diffusione dell’e-mail
Una delle applicazioni che
ha contribuito maggior-
mente alla diffusione di in-
ternet è la posta elettronica,
strumento che consente di
comunicare rapidamente in
forma privata e a costi ridot-
ti. «L’e-mail è un efficace
strumento di comunicazio-
ne – prosegue Giuseppe
Renzo – specialmente per
quanto concerne gli aspetti
organizzativi, forse meno ef-
ficace per aspetti di anamne-
si e cura; come tale, deve es-
sere utilizzato con cautela
quando ci sono informazio-
ni e diagnosi, in quanto es-
sendo uno strumento di co-
municazione asincrono non
può tenere conto dello mo-
mento emotivo ed emozio-
nale del soggetto che riceve
la comunicazione. Nel caso
l’e-mail contenga informa-
zioni sanitarie, la gestione,
l’archiviazione, la sicurezza
e il backup devono prevede-
re aderenza alla normativa
sulla privacy, in quanto si
tratta di dati sanitari sensi-
bili».
La facilità con cui i pazien-
ti/utenti possono reperire in-
dirizzi di posta elettronica di
specialisti di qualsiasi disci-
plina e la mole delle infor-
mazioni disponibili in rete
sono fattori che hanno in-
fluenzato nel corso degli ulti-
mi anni il panorama della
comunicazione in sanità, che
si è evoluto con grande velo-
cità. Ne sono derivate una se-
rie di trasformazioni che so-
no inevitabilmente destinate
a modificare il modo in cui i
cittadini si rivolgono ai servi-
zi sanitari.
La posta elettronica
nel rapporto medico-paziente
Anche in questo ambito, l’u-
tilizzo della posta elettronica
per motivi clinici è regola-
mentato dalle linee guida
pubblicate dalla Fnomceo:
«Partendo dal presupposto
che nulla sostituisce il rap-
porto diretto con il paziente,
la possibilità di visita, cura e
la relazione interpersonale,
l’utilizzo della posta elettro-
nica nei rapporti con i pa-
zienti è consentito – chiarisce
Renzo – purché vengano ri-
spettati tutti i criteri di riser-
vatezza dei dati e dei pazienti
cui si riferiscono e in partico-
lare alle seguenti condizioni:
ogni messaggio deve conte-
nere l’avvertimento che la vi-
sita medica rappresenta il so-
lo strumento diagnostico per
un efficace trattamento tera-
peutico e che i consigli forni-
ti via e-mail vanno intesi co-
me meri suggerimenti di
comportamento; va altresì
riportato che trattasi di cor-
rispondenza aperta; inoltre è
rigorosamente vietato invia-
re messaggi contenenti dati
sanitari di un paziente a un
altro paziente o a terzi o
diffondere l’indirizzo di po-
sta elettronica dei pazienti, in
particolare per usi pubblici-
tari o per piani di marketing.
Qualora il medico predi-
sponga un elenco di pazienti
suddivisi per patologia, può
inviare messaggi agli appar-
tenenti alla lista, evitando
che ciascun destinatario pos-
sa visualizzare dati relativi
agli altri appartenenti alla
stessa lista».
Il presidente Cao ci aiuta a
far luce anche sul corretto
utilizzo dei dati dei pazienti
in caso di consulto ad altro
specialista. «L’utilizzo della
posta elettronica nei rapporti
fra colleghi ai fini di consulto
è consentito purché non ven-
ga fornito il nominativo del
paziente interessato, né il suo
indirizzo, né altra informa-
zione che lo renda riconosci-
bile, se non per quanto stret-
tamente necessario per le fi-
nalità diagnostiche e tera-
peutiche – afferma Renzo –.
La disponibilità di sistemi di
posta elettronica sicurizzati
equiparati alla corrisponden-
za chiusa, può consentire la
trasmissione di dati sensibili
per quanto previsto dalla
normativa sulla tutela dei da-
ti personali. Infine il medico
deve tutelare in maniera ade-
guata l’accesso alla propria
casella e-mail, in quanto con-
tiene dati sensibili alla pri-
vacy, e pertanto avere una
corretta gestione della sicu-
rezza sotto tutti gli aspetti».
L’inosservanza da parte di un
medico di quanto previsto
dalle linee guida della
Fnomceo nell’utilizzo del
web e della posta elettronica,
conclude Giuseppe Renzo
«può comportare l’interven-
to anche disciplinare dell’or-
dine che, ai sensi della nor-
mativa di legge vigente, è
chiamato a valutare la veridi-
cità e la trasparenza di qual-
siasi messaggio, anche tra-
smesso con mezzi elettronici.
Non si tratta di creare osta-
coli all’utilizzo delle nuove
tecnologie, ma di porre estre-
ma attenzione affinché venga
tutelato il cittadino e pazien-
te che spesso, a causa di un’e-
vidente “asimmetria infor-
mativa”, non è in grado di va-
lutare le informazioni di ca-
rattere tecnico-scientifico in
campo medico».
Rachele Villa
GLI 8 PRINCIPI DELL’HONCODE
La certificazione HONcode è un attestato di qualità rilascia-
to a livello mondiale dalla Health On The Net Foundation,
un’organizzazione non governativa operante dal 1995, nota
per aver elaborato le prime linee guida per la redazione e la
pubblicazione di informazioni mediche online.
I siti web certificati possono esporre il bollino HONcode e di-
chiarare che l’informazione sanitaria presente sul sito in que-
stione rispetta le seguenti regole etiche stabilite dalla Hon.
11.. Ogni informazione medica fornita e ospitata dal sito sarà
scritta unicamente da esperti dell'area medica e da profes-
sionisti qualificati, a meno che un'esplicita dichiarazione non
precisi che qualche informazione provenga da persone o or-
ganizzazioni non mediche.
22.. Le informazioni diffuse dal sito sono destinate a incorag-
giare, e non a sostituire, le relazioni esistenti tra paziente e
medico.
33.. Le informazioni personali riguardanti i pazienti e i visitato-
ri di un sito medico, compresa l'identità, sono confidenziali.
Il responsabile del sito s'impegna sull'onore a rispettare le
condizioni legali di confidenzialità delle informazioni medi-
che in rispetto delle leggi del paese dove il server e i mirror-
site sono situati.
44.. La provenienza delle informazioni diffuse devono essere
accompagnate da referenze esplicite e, se possibile, da link
verso questi dati. La data dell'ultimo aggiornamento deve
apparire chiaramente sulla pagina (ad esempio in basso a
ogni pagina).
55.. Ogni affermazione relativa al beneficio o ai miglioramenti
indotti da un trattamento, da un prodotto o da un servizio
commerciale, sarà supportata da prove adeguate e ponde-
rate secondo il precedente Principio 4.
66.. Gli ideatori del sito si sforzeranno di fornire informazioni
nella maniera più chiara possibile e forniranno un indirizzo al
quale gli utilizzatori possono chiedere ulteriori dettagli o sup-
porto. Questo indirizzo e-mail deve essere chiaramente visi-
bile sulle pagine del sito.
77.. Il patrocinio del sito deve essere chiaramente identificato
compresa l’identità delle organizzazioni commerciali e non-
commerciali che contribuiscono al finanziamento, ai servizi o
al materiale del sito.
88.. Se la pubblicità è una fonte di sovvenzione del sito deve
essere chiaramente indicato. I responsabili del sito forniran-
no una breve descrizione dell'accordo pubblicitario adotta-
to. Ogni apporto promozionale ed eventuale materiale pub-
blicitario sarà presentato all'utente in modo chiaro per diffe-
renziarlo dal materiale originale prodotto dall'istituzione che
gestisce il sito.
<< FOCUS ON21 <<FOCUS ON << 20<<
Il colore e la luce nello studio odontoiatricoIn fase di progettazione sono importanti le scelte sulle sorgenti luminose e sui colori degli ambienti. L’obiettivo è rendere più efficiente l’ambiente lavorativo per gli operatori e più gradevole e accogliente per i pazienti
Nella progettazione di uno
studio uno degli argomenti
frequentemente trascurati è
quello relativo alla luce.
Troppo spesso infatti viene
sottovalutato che l’impatto
visivo delle luci e dei colori
all’interno di un ambiente
determinano l’impressione
complessiva che il paziente
percepisce dello studio stes-
so: questi due fattori devono
quindi essere progettati alla
perfezione per non inficiare
l’effetto finale.
Nel momento in cui ci si ac-
cinge a progettare le funzio-
ni e l’illuminazione dello
studio, è una buona regola
caratterizzare le varie aree in
maniera differente, per ac-
centuare la diversità degli
ambienti in relazione alla
funzione che dovranno svol-
gere.
Il sistema di illuminazione
d’ambiente della parte d’ac-
coglienza (sala d’attesa e re-
ception) potrà essere per-
tanto caratterizzato da
un’atmosfera rilassante, co-
struita anche con degli ac-
corgimenti scenografici per
personalizzare gli ambienti
(sfondati di luce a soffitto,
lame di luce alle pareti, inse-
rimento di lampadari di de-
sign).
Per l’area clinica potrà inve-
ce essere più idonea l’ado-
zione di lampade più tecni-
che, in grado di garantire i
valori di intensità luminosa
e di colore della luce (tem-
peratura cromatica) richie-
sti dalle norme di legge.
Nei restanti ambienti, inve-
ce, si potranno utilizzare
delle luci tecniche per i cor-
ridoi, la sterilizzazione e il
locale ritocchi; delle lampa-
de più di arredo per le scri-
vanie degli uffici privati,
eventualmente con un dop-
pio fascio luminoso, uno
verso l’alto per la luce am-
bientale, uno verso il basso
per la luce operativa da
scrittura, fino a sbizzarrirsi
nei bagni, passando dalle
classiche applique a soluzio-
ni più scenografiche se si
preferisce creare ambienta-
zioni più “di moda”.
Le sorgenti luminose
Esistono in commercio dif-
ferenti tipologie di sorgenti
luminose: proviamo ad ana-
lizzare i principali pregi e di-
fetti dei tre modelli mag-
giormente utilizzati oggi.
Le lampade alogene sono
delle lampadine simili alle
vecchie lampadine a incan-
descenza, la cui caratteristi-
ca principale è quella di ave-
re una forte resa luminosa,
associata a un colore grade-
vole e caldo della luce emes-
sa. Il difetto di queste sor-
genti luminose è però quello
di scaldare molto e di consu-
mare molta corrente in rap-
porto al flusso luminoso re-
so.
Le lampade a fluorescenza,
quali ad esempio i neon, so-
no caratterizzate da un bas-
so consumo, scaldano poco
e sono quindi facilmente
utilizzabili in ambienti nei
quali i fattori consumo elet-
trico e calore devono essere
contenuti. Per contro, le
lampade a fluorescenza sono
soggette a un calo della po-
tenza luminosa col passare
del tempo: tale diminuzione
può arrivare anche al 20% in
un solo anno.
Da qualche tempo sono en-
trate in commercio le lam-
pade a led, che hanno in bre-
ve rivoluzionato il mercato
dell’illuminazione. Si tratta
di lampade la cui sorgente
luminosa è costituita da una
serie di diodi ad altissima re-
sa, le cui principali caratteri-
stiche sono quelle di non
scaldare e di consumare po-
chissimo. Inoltre la durata
della lampada è enorme-
mente maggiore rispetto alle
sorgenti luminose sopracita-
te, con il conseguente rispar-
mio anche sui costi di manu-
tenzione. Gli ultimi modelli,
ormai paragonabili alle lam-
pade alogene a fluorescenza
per quanto riguarda il colore
della luce, ne stanno sop-
piantando in modo sempre
maggiore l’utilizzo.
Il colore della luce
Abbiamo accennato prima
al colore della luce, che co-
stituisce uno degli elementi
fondamentali da tenere in
considerazione quando si
scelgono le lampade per uno
studio odontoiatrico. La lu-
ce, come si sa, è formata da
un insieme di radiazioni lu-
minose il cui spettro visibile
passa dai colori più caldi a
quelli più freddi; la sorgente
luminosa, a seconda del
flusso che emette, influisce
pertanto sulla percezione
dei colori degli oggetti da
parte del nostro occhio.
Questa cromaticità condi-
ziona pertanto la percezione
psicologica degli ambienti,
influendo sulla sensazione
di benessere e comfort che
l’ambiente stesso ci trasmet-
te, facendo optare, per i lo-
cali di attesa e ricevimento,
per l’impiego di lampade
dalla tonalità più calda al fi-
ne di ottenere un effetto ri-
lassante.
Al contrario nelle sale ope-
rative, al fine di non alterare
la percezione dei colori ri-
spetto alla luce naturale, si
sarà obbligati a scegliere del-
le lampade il cui spettro di
emissione sia il più vicino
possibile a quello della luce
esterna, corrispondente a
5400 gradi Kelvin.
Diversamente, la scelta di un
provvisorio potrebbe rive-
larsi disastrosa appena usciti
dallo studio.
Il livello di illuminazione
La quantità di luce rappre-
senta un altro fattore molto
importante nella scelta del-
l’illuminazione di un am-
biente. Esistono infatti mol-
tissime lampade, sicuramen-
te belle e di forte impatto
estetico, ma che, alla luce dei
fatti, si rivelano spesso dei
meravigliosi oggetti lumino-
si che non fanno sufficiente
luce. È quindi importante
farsi consigliare da un esper-
to per scegliere il corpo illu-
minante che corrisponda al-
l’effetto luminoso che si
vuole ottenere, confrontan-
do le curve fotometriche e le
caratteristiche della sorgente
luminosa prima di operare
una scelta.
Nella sala operativa, ad
esempio, l’intensità della lu-
ce nella zona della poltrona
dovrebbe essere di cica 800
lux, mentre il resto della
stanza non dovrebbe essere
lasciato in penombra. Se co-
sì si facesse (area perimetra-
le in penombra), si otterreb-
be un effetto sicuramente
scenografico, ma si obbli-
gherebbero gli occhi a fre-
quentissimi cambi di conte-
sto, facendo dilatare e re-
stringere la pupilla troppo
spesso, con un conseguente
affaticamento precoce. È in-
vece consigliabile inserire
dei dimmer o sdoppiare
l’accensione nei locali ove vi
sono tanti corpi illuminanti
(ad esempio la stessa sala
operativa o i corridoi): nei
momenti della giornata in
cui non è necessaria l’illumi-
nazione artificiale totale,
possono essere accese solo
metà lampade, per poi pas-
sare all’accensione della to-
talità nelle ore più buie della
giornata.
Luci accessorie
La luce, oltre ad illuminare,
svolge anche una funzione
di guida e di sicurezza all’in-
terno degli ambienti dello
studio: se lungo i percorsi,
ad esempio, vi sono dei gra-
dini, è bene evidenziarli con
dei segnapasso o con delle
strisce di led.
Non bisogna inoltre trala-
sciare le luci d’emergenza,
obbligatorie per legge nelle
aree frequentate dai pazienti.
Molti modelli di corpi illu-
minanti contemplano anche
la versione con emergenza
incorporata. Tale scelta con-
sente di non affiancare al
corpo illuminante prescelto
un secondo oggetto tecnico,
mantenendo quindi un’u-
niformità e un’omogeneità
visiva. Altri modelli invece
non sono creati anche con la
versione in emergenza (o
quest’ultima è sovente ecces-
sivamente costosa): in questo
caso bisogna quindi installa-
re ulteriori corpi illuminanti,
del tipo in emergenza; fortu-
natamente esistono ora in
commercio modelli discreti e
facilmente “mimetizzabili”, e
non più solo le lampade in-
vadenti tipo uscita di sicu-
rezza da cinema.
La segnaletica d’emergenza
può essere a sua volta illu-
minata: in commercio vi so-
no diverse tipologie e mar-
che, anche con linee moder-
ne e di design.
Progettare il colore
L’atmosfera degli ambienti
viene creata, oltre che con
l’impiego delle luci, anche
con il colore: da quello delle
pareti, a quello dei pavimen-
ti, degli arredi, degli imbot-
titi, dei marchi e di tutti gli
altri accessori che contribui-
scono a creare l’immagine
coordinata dello studio.
Per quanto riguarda le pare-
ti delle sale operative, è
sconsigliabile utilizzare co-
lori troppo differenti dal
bianco, onde evitare interfe-
renze con la percezione del
colore dei denti (discorso
che si ricollega alla tempera-
tura di colore delle lampade
affrontato in precedenza).
In tutti gli altri ambienti, in-
vece, ci si può sbizzarrire co-
me si vuole, a seconda degli
effetti visivi che si vogliono
ottenere: ad esempio, in un
corridoio molto lungo si po-
tranno dipingere una parete
ed il soffitto con un colore
deciso, differente dall’altra
parete e dal pavimento, otte-
nendo in questo modo l’ef-
fetto di alterare la percezio-
ne degli spazi e di smorzare
l’effettiva lunghezza reale
del locale. In sala d’attesa si
può caratterizzare una pare-
te con un colore definito, la-
sciando le altre più neutre,
per creare effetti di maggior
ampiezza e profondità, o an-
che semplicemente per mo-
vimentare l’ambiente.
Per quanto riguarda il colore
dei pavimenti, si può optare
per una differenziazione tra
la zona extraclinica e quella
clinica, anche usando sem-
pre la stessa tipologia di pa-
vimento: non è necessario
cambiare materiale, ma è
consigliabile cambiare il co-
lore tra le due aree, per se-
gnare uno stacco tra le due
zone (una più accogliente ed
una più clinica-asettica).
Analogamente è una buona
regola quella di differenziare
il colore della pavimentazio-
ne tra la sala d’attesa o il cor-
ridoio e il bagno, anche in
questo caso per distinguere
visivamente le funzioni e il
concetto di non frammistio-
ne dei livelli di igiene e puli-
zia tra ambienti differenti.
Il colore degli arredi (mobili
e imbottiti) contribuisce a
caratterizzare notevolmente
gli ambienti dello studio: ad
esempio, si può scegliere un
unico colore, tutto uguale,
per gli elementi all’interno
dell’area clinica (la selleria
dei riuniti, gli sgabellini
operativi, le ante dei mobili
odontoiatrici) e un colore
diverso per gli imbottiti del-
le sedute in sala d’attesa e
per le poltroncine dei pa-
zienti e degli operatori negli
uffici per i pagamenti, in
amministrazione ecc.
Si può scegliere se puntare
sull’uniformità, caratteriz-
zando lo studio con un colo-
re “aziendale” coordinato,
che può riprendere quello
dominante del marchio/logo
per riprodursi poi sul colore
dei camici, della selleria dei
riuniti, dei frontali dei mo-
biletti odontoiatrici, dell’o-
rologio appeso alle pareti,
ecc. Oppure si può puntare
su un effetto più movimen-
tato, caratterizzando ogni
sala operativa con un colore
differente, lasciando per
esempio tutto l’involucro
neutro, bianco (mobili bian-
chi) e lasciando scoppi di
colore sui riuniti, ognuno di
colore diverso, abbinato al
colore delle porte.
Infine una raccomandazio-
ne: non esagerare con troppi
colori diversi in un ambien-
te. Una vecchia regola, ma
sempre attuale, suggerisce di
usare in uno stesso locale
non più di tre colori, al fine
di non creare caos visivo ec-
cessivo.
Francesco Frova
> Libero professionista con stu-
dio in Milano, Francesco Frova
dal 1988 si occupa di progetta-
zione tecnica specializzata per
ambienti medici
FOCUS ON << 22<<
La gestione del colore è un’at-
tività decisamente complicata
ed è ancora oggi una materia
misteriosa anche per molti
fotografi professionisti.
Per introdurre l’argomento
vorrei rivolgere la vostra at-
tenzione al passato, sulle or-
mai superate ma meravigliose
pellicole fotografiche. Chi co-
me me che da più di trent’an-
ni si occupa di fotografia pro-
fessionale sa molto bene che
ogni pellicola aveva una sua
particolare caratteristica: per
esempio le pellicole Fuji ave-
vano un eccezionale risultato
cromatico e/o dominante sul
colore verde, mentre le pelli-
cole Kodak riportavano fan-
tastici colori caldi quali gialli
e marroni. Oggi ogni appa-
recchio fotografico digitale ri-
produce i colori alla sua ma-
niera, quindi se il sensore del-
la mia fotocamera ha una de-
terminata dominante, così è e
così rimane visto che, per
adesso, è impossibile sostitui-
re il sensore di una fotocame-
ra con un altro (salvo attrez-
zature eccezionali). Uno scan-
ner può produrre un rosso
leggermente più saturo di un
altro; allo stesso modo una
stampante può mostrare un
blu più profondo di un’altra,
un monitor può avere colori
più brillanti di altri o un con-
trasto maggiore di altri o an-
cora peggio un bilanciamento
diverso del colore, come spes-
so accade. Un’immagine
scansionata potrà dare colori
diversi dall’originale quando
andremo a visionarla su di un
monitor.
Insomma il risultato cromati-
co di un’immagine ha nume-
rose varianti, quindi sarà una
vera impresa riuscire a ripor-
tare i colori naturali. Dopo
questa premessa catastrofica
dobbiamo però affermare che
si può fare molto sulle pro-
prietà del colore caratteristico
degli apparecchi utilizzati, in-
tervenendo su quello che vie-
ne definito come “profilo co-
lore”. La professionalità di un
fotografo, ieri stabilita dalla
scelta del materiale sensibile
più idoneo per ottenere risul-
tati migliori in uno specifico
lavoro, si esprime oggi con la
corretta regolazione e scelta
della calibrazione e del profilo
della fotocamera e degli altri
strumenti hardware. I profili
standard delle fotocamere di-
gitali sono di due tipi: Adobe
RGB e sRGB, definito que-
st’ultimo come “small RGB”,
quindi un profilo colore ri-
dotto se confrontato col mag-
giore e più ampio RGB, che
non sarà in grado inoltre di
riprodurre alcune tonalità di
giallo, verde e ciano così bene
come l’Adobe RGB. Qual è il
migliore?
Per riuscire a rispondere a
questa domanda dobbiamo
comprendere un altro concet-
to della gestione del colore, il
cosiddetto “spazio colore”.
Semplicemente lo “spazio co-
lore” è la gamma di colori che
un apparecchio, in questo ca-
so un monitor, è in grado di
trasmettere ed è rappresenta-
to da un diagramma con la
forma di un ferro di cavallo e
un piccolo triangolo all’inter-
no. Il triangolo all’interno
mostra la gamma dei colori
che quello stesso monitor sarà
in grado di trasmettere. La di-
mensione dello spazio colore
di un apparecchio è anche
chiamata “Gamut”. I profili
colore prendono in conside-
razione le differenze di misu-
razione fra gli spazi colore di
diversi apparecchi nel mo-
mento in cui applicano le loro
correzioni. Ciò significa che
se la fotocamera cattura
un’immagine che contiene il
rosso più saturo dello spazio
colore RGB, questo rosso può
apparire meno saturo al mo-
mento della visualizzazione
su un monitor che ha un
Gamut di risposta meno ele-
vato sul colore rosso. Ma il
problema maggiore si presen-
ta quando si devono trasferire
delle immagini dalla fotoca-
mera al monitor e dal moni-
tor alla stampante. Ciascun
supporto riproduce i colori
dell’immagine originale in
modo diverso a causa della
peculiarità dei propri spazi
colore. Applicazioni come
Photoshop hanno un proprio
spazio colore su cui lavorare,
definito anche “spazio colore
teorico”, che consente alle ap-
plicazioni di disporre di un
consistente spazio di lavoro
per le immagini da ritoccare e
modificare. Come già detto i
due spazi di colore più usati
sono sRGB e Adobe RGB e
sono usati dai fotografi pro-
fessionisti durante il flusso di
lavoro digitale per mantenere
la consistenza del colore teo-
rico. Usando gli spazi colore
di lavoro tutti i nostri suppor-
ti digitali (fotocamera, moni-
tor, scanner e stampante)
suonano la stessa sinfonia, ma
non necessariamente con lo
stesso ritmo. Per riordinare ed
abbinare sinfonia e ritmo ab-
biamo una sola possibilità:
creare il profilo per ogni sin-
golo apparecchio digitale,
quindi calibrare e creare il
profilo alla fotocamera, creare
un’idonea calibratura al no-
stro monitor e, qualora vi sia
la necessità di produrre stam-
pe, creare e profilare anche la
stampante.
Per complicarvi ulteriormen-
te l’argomento vorrei farvi co-
noscere un altro spazio colo-
re, denominato Pro Photo
RGB, usato quasi esclusiva-
mente in ambito professiona-
le. Pro Photo RGB è uno spa-
zio colore significativamente
più grande di sRGB e di
Adobe RGB ed è stato proget-
tato per comprendere l’intera
gamma di materiali fotografi-
ci, rendendolo perfetto per la
riproduzione delle immagini
su stampanti fotografiche a
getto di inchiostro e su stam-
panti digitali a sottrazione di
colore. Pro Photo RGB è par-
ticolarmente adatto a chi la-
vora con immagini a 16 bit e
quindi a chi fotografa in mo-
dalità RAW.
Questo complesso argomento
e anche molti altri elementi
che fanno parte della fotogra-
fia digitale, vengono sempre
esposti e ampiamente illu-
strati nei miei corsi base e
master di fotografia profes-
sionale e comunicazione digi-
tale dedicati esclusivamente
agli specifici ambiti dell’o-
dontoiatria e dell’odontotec-
nica e presentati, insieme a
molte altre news su tecniche e
nuove attrezzature, sul mio si-
to web: www.giorgioperini.eu
Giorgio Perini
La gestione del colorein fotografia digitaleIl bilanciamento del colore è decisivo nella buona riuscita di una fotografiaprofessionale. Ogni dispositivo ha una “resa” particolare del colore e la bravura dell’operatore sarà quella di calibrare al meglio lo spazio colore
> Giorgio Perini, fotografo pro-
fessionista, è un esperto di foto-
grafia clinica in ambito odon-
toiatrico e odontotecnico
<< FOCUS ON25 <<FOCUS ON << 24<<
Professor Checchi, che tipo di
rifiuti si producono negli studi
odontoiatrici?
Sono nella maggioranza dei ca-
si inquadrabili tra i pericolosi a
rischio infettivo, cioè rifiuti
contaminati da sangue e fluidi
biologici (denti, siringhe, lame
di bisturi, frese, garze, cotone,
guanti, mascherine chirurgi-
che, film plastici di copertura
del riunito, salviette monouso).
Vi sono però anche rifiuti peri-
colosi a rischio chimico, come
farmaci scaduti, amalgama di
mercurio, disinfettanti esausti
o scaduti e, nonostante sia sem-
pre più diffusa la digitalizzazio-
ne delle immagini radiografi-
che, i liquidi per lo sviluppo e il
fissaggio delle radiografie.
Quali sono i principali accorgi-
menti che devono essere presi
dai componenti dello staff
odontoiatrico?
Per la prevenzione dei danni al-
la salute derivanti dalla mani-
polazione dei rifiuti è fonda-
mentale fornire a tutti i com-
ponenti dello staff le informa-
zioni complete relative alle mo-
dalità di raccolta e di conferi-
mento dei rifiuti prodotti.
Questi dovranno essere raccol-
ti e depositati negli appositi
contenitori dei rifiuti speciali e
mantenuti in deposito tempo-
raneo sino al conferimento al-
l’azienda autorizzata alla loro
raccolta.
A tal proposito è utile ricordare
il decreto del ministero della
Sanità dell’8 settembre 1990:
“norme di protezione dal con-
tagio professionale da Hiv nelle
strutture assistenziali pubbli-
che e private”. L’articolo 2 così
recita: «l’eliminazione degli
aghi e degli altri oggetti taglien-
ti utilizzati nei confronti di
qualsiasi paziente deve avvenire
con cautele idonee a evitare
punture e tagli accidentali. In
particolare gli aghi, le lame di
bisturi e gli altri strumenti acu-
minati o taglienti monouso
non debbono essere rimossi
dalle siringhe o da altri suppor-
ti né in alcun modo manipola-
ti o incappucciati, ma riposti,
per eliminazione, in appositi
contenitori resistenti alla pun-
tura». I presidi riutilizzabili de-
vono, dopo l’uso, essere imme-
diatamente immersi in un di-
sinfettante chimico di ricono-
sciuta efficacia all’Hiv, prima
delle operazioni di smontaggio
o pulizia, da effettuare come
preparazione per la sterilizza-
zione.
Che fare di bottiglie e flaconi
vuoti?
L’attività odontoiatrica produ-
ce, come rifiuti, varie tipologie
di contenitori come taniche,
bottiglie, flaconi che possono
aver contenuto sostanze peri-
colose. In caso contrario, una
volta eventualmente ridotto di
volume, possono essere ridotti
nei normali cassonetti per la
raccolta differenziata.
Qualora contaminato da so-
stanze contaminati è buona
norma procedere a un accura-
to lavaggio così da non costi-
tuire pericolo per gli operato-
ri, quindi smaltito nei casso-
netti predisposti per il riciclag-
gio. Il liquido di lavaggio viene
poi gestito in relazione alla sua
specifica tipologia di apparte-
nenza.
Regole di smaltimentoper i rifiuti sanitariLa normativa è poco conosciuta dagli odontoiatri e le sue prescrizioni vengono trascurate. Oltre che per evitare le sanzioni, queste norme vannoseguite con scrupolosità per garantire la sicurezza di pazienti e operatori > Luigi Checchi
L’attività odontoiatrica produce rifiuti di diverso tipo e alcuni di
questi sono pericolosi per le persone e per l’ambiente; le nor-
mative esistono ma forse non sono conosciute da tutti.
Italian Dental Journal ha intervistato sul tema LLuuiiggii CChheecccchhii,
ordinario di parodontologia e implantologia presso l’università
di Bologna, dove presiede il corso di laurea in igiene dentale.
Il professor Checchi ha avuto modo di occuparsi anche di ri-
fiuti odontoiatrici. «Data la complessità della materia e del
quadro normativo – in continua evoluzione – che la regola-
menta, reputo non ci sia adeguata e sufficiente preparazione
al riguardo, nonostante i continui aggiornamenti effettuati da-
gli odontoiatri» sottolinea l’esperto.
Nel caso in cui occorra smaltire
il complesso contenitore-con-
tenuto, il rifiuto viene classifi-
cato e smaltito come rifiuto
speciale.
Dove devono essere conservati
i contenitori dei rifiuti in attesa
dello smaltimento?
Il deposito temporaneo dei
contenitori di rifiuti sanitari,
effettuato in uno spazio dedi-
cato e accessibile solo al perso-
nale autorizzato, deve prevede-
re condizioni di mantenimento
tali da non causare danni ai
contenitori che comportino ri-
schi per la salute degli operato-
ri (vedi box a lato, ndr).
Per i rifiuti a rischio infettivo il
Dpr 254/2003 stabilisce una
durata massima di stoccaggio
di 5 giorni dal momento della
chiusura del contenitore quan-
do i volumi stoccati superano
nel complesso i 200 litri.
Tuttavia, nel rispetto dei requi-
siti di igiene e sicurezza e sotto
la responsabilità del produtto-
re, tale termine è esteso a 30
giorni per quantitativi inferiori
a 200 litri.
Un evento negativo associato
alla conservazione troppo pro-
lungata dei rifiuti contenenti
materiali organici putrescibili è
il rischio di produzione di cat-
tivi odori e di richiamo di in-
setti. Pertanto anche le condi-
zioni microclimatiche ambien-
tali potranno influenzare il pe-
riodo di deposito temporaneo.
Relativamente ai rifiuti sanitari
pericolosi non a rischio infetti-
vo, tipo amalgama di mercurio
o liquidi radiografici esausti, il
deposito temporaneo può esse-
re di un anno (Dpr 254/2003).
Come devono essere traspor-
tati?
Durante il trasporto verso lo
smaltimento finale i rifiuti
speciali devono essere accom-
pagnati da un Formulario di
identificazione rifiuti (Fir), re-
datto in quattro esemplari, da-
tato e firmato dall’odontoiatra
titolare (produttore/detentore
dei rifiuti) e controfirmato dal
trasportatore al momento del
ritiro presso lo studio odon-
toiatrico. Una copia di questo
documento rimane in posses-
so dell’odontoiatra; le altre tre
copie saranno datate e contro-
firmate dal destinatario all’ar-
rivo presso l’impianto di ter-
modistruzione. Queste tre co-
pie vengono così assegnate:
una al destinatario stesso e due
al trasportatore che provve-
derà a trasmetterne una all’o-
dontoiatra, a testimonianza
dell’avvenuto smaltimento
presso il centro autorizzato. Se
entro 90 giorni dalla data di
conferimento dei rifiuti al tra-
sportatore l’odontoiatra non
riceve la copia firmata dal de-
stinatario deve segnalare il
non rispetto della procedura
alla Provincia competente.
Sul formulario devono risul-
tare i seguenti dati: nome e
indirizzo del produttore e del
detentore (titolare dello stu-
dio odontoiatrico), tipologia,
quantità (Kg o litri) del rifiu-
to smaltito, impianto di
smaltimento, data e percorso
seguito dal trasportatore, no-
me e indirizzo del destinata-
rio. L’odontoiatra deve con-
servare per almeno cinque
anni la prima e la quarta co-
pia del formulario in suo
possesso.
Quali conseguenze potrebbe-
ro esserci qualora i rifiuti
non fossero smaltiti in modo
corretto?
Per le eventuali violazioni
della normativa riguardante
la gestione e lo smaltimento
dei rifiuti sono previste san-
zioni amministrative (di tipo
pecuniario) e penali, gradua-
te a seconda della gravità del-
la violazione.
La problematica è estrema-
mente complessa e necessi-
terebbe di un discorso am-
pio e approfondito. È di po-
che settimane fa, ad esem-
pio, una sentenza della
Corte di Cassazione (Sent. n.
2340/2013) che assimilereb-
be gli scarichi dei dentisti a
quelli industriali sul presup-
posto che in essi siano pre-
senti sostanze estranee alla
vita domestica quali farmaci
e anestetici.
Renato Torlaschi
CONSIGLI PER ALLESTIREI CONTENITORI DEI RIFIUTI
I contenitori per la raccolta dei rifiuti a rischio infettivo devono essere collocati nelle im-
mediate vicinanze dell’operatore, in una posizione comoda per l’eliminazione del rifiu-
to e tale da non ostacolare l’attività dello staff.
Questi contenitori devono essere facilmente identificabili in base al colore, di norma gial-
lo, tali da renderli distinguibili dal contenitore per la raccolta dei rifiuti solidi urbani.
La loro forma e volume devono consentire di contenere qualsiasi rifiuto prodotto nello
studio odontoiatrico.
Ogni contenitore deve riportare un’etichetta di pericolo riportante il pittogramma rela-
tivo ai materiali infettanti, posizionata in modo da essere facilmente visibile e leggibile
e anche un’etichetta su cui scrivere la data di chiusura del contenitore e il nome dello
studio odontoiatrico produttore del rifiuto.
I sacchi di plastica “gialli”, all’interno dei relativi contenitori rigidi di cartone o di mate-
riale plastico, non devono essere riempiti completamente per consentirne la chiusura
senza dover comprimere il contenuto ed evitare qualsiasi rischio di infortunio.
Stessa precauzione deve essere riservata anche per i contenitori rigidi dei taglienti e pun-
genti. A questo proposito è importante assemblare correttamente le due parti che di nor-
ma costituiscono i contenitori rigidi dei taglienti al fine di evitare l’apertura accidentale del
contenitore durante l’uso con il rischio di pungersi o di tagliarsi con strumenti capaci di
inoculare in profondità materiali biologici potenzialmente infetti.
PPrrooff.. LLuuiiggii CChheecccchhii
CLASSIFICAZIONE E PERCORSODEI RIFIUTI SANITARI
Il D.lgs. 152/2006 classifica i rifiuti in base alla loro origine (urba-
ni e speciali) e alle caratteristiche di pericolosità (pericolosi e
non pericolosi). I rifiuti che provengono dalle attività sanitarie,
compresa quella odontoiatrica, per la loro eterogeneità compo-
sizionale e di origine, sono inclusi tra i rifiuti speciali.
I rifiuti speciali, al fine di raggrupparli per analoghe tipologie di
rischio (chimico-fisico) e per gestire in modo facilitato la raccol-
ta e lo smaltimento finale, sono distinti in cinque tipologie: non
pericolosi, assimilati agli urbani, pericolosi non a rischio infettivo
(rischio chimico-fisico), pericolosi a rischio infettivo, che richie-
dono particolari modalità di smaltimento.
CCoommee ssii iiddeennttiiffiiccaannoo
I rifiuti sono identificati da un codice identificativo a sei cifre (Cer:
Codice europeo rifiuti) che viene assegnato a ogni tipologia di
rifiuto in base alla composizione e al processo di provenienza, il
cui elenco è allegato alla parte quarta del D.lgs. 152/06.
Ciascuna coppia di numeri identifica la classe, ossia il settore di
attività da cui deriva il rifiuto; la sottoclasse, ovvero il processo
produttivo di provenienza; la categoria, che è il nome del rifiuto.
L’elenco dei codici identificativi è articolato in venti classi, ognu-
na delle quali raggruppa rifiuti che derivano da uno stesso ciclo
produttivo. Il codice Cer che inizia con 18 è identificativo dei ri-
fiuti prodotti dal settore sanitario e veterinario. I codici Cer appar-
tenenti a un rifiuto pericoloso riportano un asterisco “*” dopo le
sei cifre identificative. La classificazione del rifiuto e l’attribuzio-
ne del codice Cer spettano al produttore del rifiuto, vale a dire al
titolare dello studio dentistico, congruità comunque verificata
anche dalla ditta incaricata dello smaltimento.
QQuuaannddoo ii rriiffiiuuttii aarrrriivvaannoo aall cceennttrroo ddii ssmmaallttiimmeennttoo
«La materia dei rifiuti è complessa e comporta anche molti
adempimenti per i produttori di rifiuti con possibilità di san-
zioni sia amministrative che penali anche di entità rilevanti».
Le parole sono di quelle di DDiinnoo BBoollooggnniinnii, un esperto di Lasi
srl, ditta toscana che da anni si occupa di microraccolta,
raccolta e trasporto, smaltimento, intermediazione commer-
ciale, stoccaggio, analisi e classificazione dei rifiuti.
Ma le norme vengono generalmente rispettate? «La norma-
tiva di riferimento per i rifiuti in Italia – ricorda Bolognini – è il
Decreto legislativo 152/2006, mentre per i rifiuti sanitari la
normativa specifica è il Decreto del Presidente della
Repubblica 254/2003, con le successive modifiche e inte-
grazioni. Le due normative sono abbastanza conosciute an-
che se sicuramente non in maniera approfondita, general-
mente per quanto riguarda la nostra zona di attività le norme
sullo smaltimento dei rifiuti sanitari in genere sono rispettate
nel 90% circa dei casi».
Il dottor Bolognini ci spiega cosa succede quando il dentista
conferisce i rifiuti nell’apposito centro: «al produttore che con-
segna i propri rifiuti a una ditta autorizzata al trasporto e alla
gestione dei rifiuti viene consegnata una copia del formulario.
Il rifiuto deve essere consegnato al destinatario, che può esse-
re un impianto di stoccaggio o un impianto di trattamento/ince-
nerimento dei rifiuti stessi. L'impianto, quando riceve i rifiuti,
appone nel formulario la data, l'ora della consegna e il peso
del rifiuto conferimento, inoltre è tenuto a firmare il formulario
stesso quale presa in carico del rifiuto. Una copia del formula-
rio così compilato anche dal destinatario viene restituita al pro-
duttore entro 90 giorni da parte del trasportatore. Il destinata-
rio effettuerà infine le operazioni di trattamento/smaltimento per
le quali è autorizzato».
R e v i e w d e l l a l e t t e r a t u r a i n t e r n a z i o n a l e
DENTALevidence
A Ben Goldacre, medico in-
glese, epidemiologo, opinioni-
sta del Guardian e autore di
bestseller, avevamo già dedi-
cato questa rubrica qualche
anno fa, in occasione dell’edi-
zione italiana del suo primo
libro “La cattiva scienza”
(Bruno Mondadori Editore),
in cui parlando di pediluvi di-
sintossicanti, medicina omeo-
patica, naturopatia e altre si-
mili amenità (la cattiva scien-
za appunto), spiegava al letto-
re come riconoscere la buona
scienza, quella dei trial rando-
mizzati, della Cochrane
Collaboration e della evidence
based medicine.
Ed è dalla evidence based
medicine che l’autore riparte
nel suo nuovo lavoro “Effetti
collaterali. Come le case far-
maceutiche ingannano me-
dici e pazienti” (Mondadori).
Goldacre questa volta si con-
centra sulla difficoltà di eser-
citare una pratica medica ve-
ramente evidence based a
causa delle distorsioni e falsi-
ficazioni dei dati che le case
farmaceutiche mettono in at-
to per aumentare le prescri-
zioni dei loro prodotti.
Connivenza tra controllati
e controllori
Nonostante il tono talvolta
possa suonare apocalittico
(l’incipit dell’edizione inglese
è “medicine is broken”), la de-
nuncia di Ben Goldacre è mol-
to rigorosa, si basa su fatti tut-
ti più o meno facilmente veri-
ficabili e ha come obiettivi non
solo le case farmaceutiche, ma
anche (o soprattutto) le agen-
zie americane ed europee che
regolamentano i farmaci e che,
per lassismo o connivenza,
troppo spesso abdicano al
ruolo di controllori per dive-
nire invece complici.
Qualche “trucco”
per i trial clinici
Siamo subito avvertiti dall’au-
tore che l’industria farmaceu-
tica non è ingenua, come inve-
ce alcuni dei casi un po’ cial-
troneschi descritti nel libro
precedente. Anzi, da un punto
di vista formale gli studi clini-
ci condotti per conto dalle
aziende sono generalmente
migliori rispetto a quelli indi-
pendenti. E infatti le tecniche
adottate per far apparire un
farmaco migliore di quanto sia
veramente sono (un po’) più
sottili. Ecco quindi che per te-
stare una nuova molecola la si
confronta con un placebo in-
vece che con il farmaco nor-
malmente usato, dimostrando
così che questa è meglio di
niente, mentre al paziente e al
medico servirebbe sapere se è
più efficace delle cure già note.
Oppure il confronto viene fat-
to sì con trattamenti correnti,
ma a dosi troppo basse, così da
esaltare gli effetti del nuovo
farmaco, o troppo alte, per ri-
durne gli effetti indesiderati. O
ancora si interrompono gli
studi nel momento in cui i ri-
sultati prodotti sono più favo-
revoli e gli effetti indesiderati
minori, mentre altre volte li si
allunga oltre il necessario per
far sì che il farmaco venga re-
gistrato con l’indicazione di
una terapia più lunga (e quin-
di più redditizia).
In letteratura solo
i risultati positivi
Ma è un altro il problema che
nel libro viene indicato come il
più grave, quello che più degli
altri rende impossibile una
corretta valutazione dell’effi-
cacia dei farmaci: il problema
dei dati mancanti, quelli cioè
relativi a studi portati a termi-
ne, ma mai resi pubblici. Quasi
il 50%, secondo una revisione
sistematica del britannico
National Institute for Health
Research.
In parte la colpa è degli acca-
demici e delle riviste scientifi-
che, entrambi poco propensi a
pubblicare studi con risultati
negativi, ma è l’industria che
porta le responsabilità mag-
giori. Sono infatti le case far-
maceutiche a condurre la
grande maggioranza dei trial
clinici, ovvero degli studi che
servono per testare l’efficacia
delle nuove medicine, e a deci-
dere quali rendere pubblici e
quali no.
Scopriamo allora che solo la
metà degli studi sugli antide-
pressivi sono stati divulgati e
più precisamente, dei 38 studi
con risultati positivi, solo uno
non è stato pubblicato, mentre
dei 36 che non avevano mo-
strato benefici significativi, so-
lo tre sono stati messi a dispo-
sizione della comunità scienti-
fica: una selezione tutt’altro
che casuale e che priva medici
e pazienti di strumenti impor-
tanti per decidere.
Un po’ come è successo all’au-
tore, che si è sentito inganna-
to quando, avendo prescritto
a una paziente un antidepres-
sivo dopo aver letto uno stu-
dio che ne dimostrava l’effi-
cacia nei confronti del place-
bo, e altri tre in cui risultava
non peggiore dei farmaci del-
la stessa categoria, ha scoper-
to che erano stati condotti al-
tri sei studi, mai pubblicati, in
cui il farmaco non si era di-
mostrato migliore del place-
bo, ed esistevano dati su un
numero molto grande di pa-
zienti che mostravano che
quel farmaco era peggio degli
altri antidepressivi.
Un caso di occultamento
dei dati dei trial
L’occultamento dei dati ha ri-
cadute sul singolo paziente,
ma anche sui sistemi sanitari.
È il caso del Tamiflu, farmaco
antivirale per il quale paesi di
tutto il mondo hanno speso
milioni di euri e dollari per
prepararsi a una eventuale
pandemia di influenza aviaria.
Ebbene, nonostante un grup-
po di lavoro della Cochrane
Collaboration abbia chiesto da
anni i dati relativi a studi con-
dotti sul farmaco più di dieci
anni fa, e nonostante la Roche,
azienda produttrice del farma-
co, avesse promesso nel 2009
pieno accesso ai dati, questi
non sono ancora stati resi
pubblici (se volte saperne di
più visitate la pagina
www.bmj.com/tamiflu).
Ma se il farmaco è efficace co-
me sostiene la casa produttri-
ce, perché nascondere le prove
di tale efficacia?
Con queste premesse non ci
può sorprendere che, tra gli
studi pubblicati sulle riviste
accademiche, quelli finanziati
dall’industria abbiano una
maggiore probabilità, rispetto
a quelli indipendenti, di mo-
strare risultati positivi.
Sono ormai numerose le ana-
lisi come quella pubblicata nel
2010 dagli Annals of Internal
Medicine che, analizzando tut-
ti i trial riguardanti cinque
principali classi di farmaci
(antidepressivi, farmaci per il
colesterolo, antipsocitici, inibi-
tori della pompa protonica e
vasodilatatori) ha mostrato
che l’85% degli studi sostenuti
dall’industria presentavano ri-
sultati positivi, contro il 50%
di quelli finanziati da agenzie
governative. Una differenza
tutt’altro che piccola. E non
causale, come ci conferma una
revisione sistematica che senza
troppi giri di parole conclude-
va che «i risultati sono chiari:
la sponsorizzazione da parte
dell’industria farmaceutica è
fortemente associata a risultati
che favoriscono gli interessi
dello sponsor».
Dubbi anche sulla ricerca
in ambito odontoiatrico
Il problema non è limitato ai
farmaci e interessa tutta la ri-
cerca medica. Compresa
quella odontoiatrica, come ha
dimostrato una ricerca fran-
cese pubblicata sulla rivista
PlosOne che, analizzando 41
studi sul trattamento implan-
tare, ha mostrato che nella ri-
cerca odontoiatrica la dichia-
razione di conflitto d’interessi
è più l’eccezione che la nor-
ma, dal momento che due
terzi degli studi non riferiva-
no la fonte di finanziamento.
Una forte criticità è emersa
anche riguardo all’indicatore
primario dello studio: la so-
pravvivenza degli impianti.
Gli autori dell’inchiesta han-
no scoperto che anche in que-
sto campo la presenza del fi-
nanziamento da parte dell’in-
dustria è capace di determina-
re una performance migliore,
dal momento che l’indice di
fallimento annuale degli im-
pianti inseriti in studi sponso-
rizzati dalle aziende risultava
minore di quasi un terzo ri-
spetto a quello raggiunto negli
studi indipendenti.
Giovanni Lodi
Università di Milano
Conflitti d’interesse e trial clinici:quanto sono attendibili i risultati?
EVIDENCE BASED MEDICINE
> Oltre a denunciare il problema dei dati mancanti, Ben Goldacre propone una soluzione e insieme alla
rivista BMJ e a importanti organizzazioni come la Cochrane Collaboration e il Centre for Evidence Based
Medicine, ha lanciato una campagna per la registrazione di tutti i trial clinici e la pubblicazione di tutti
i risultati (per saperne di più e aderire alla petizione, consultate il sito www.alltrials.net)
> Ben Goldacre (foto in basso)
ha 38 anni, è medico e scrittore.
Il suo primo libro “La cattiva
scienza” è stato un successo in-
ternazionale tradotto in 25 paesi
<<
30DENTALevidence Review della letteratura internazionale31 << Review della letteratura internazionale DENTALevidence
La scelta e resa del colore
dentale (color matching) in
odontoiatria estetica rimane
uno degli aspetti più difficili
da affrontare per l’odontoia-
tra, punto sostanziale per il
successo clinico dei restauri
in composito nei settori an-
teriori.
La letteratura scientifica è da
tempo unanime nel sostene-
re come non vi sia un accor-
do reale tra le scale guida
proposte in commercio, de-
signate a identificare il colo-
re di un dato materiale com-
posito, e il materiale corri-
spondente impiegato sul pa-
ziente. Senza contare la
difformità riscontrabile tra
le diverse scale guida fornite
da differenti produttori. Tra
l’altro queste disuguaglianze
nella resa del colore sarebbe-
ro al di sopra della soglia
percettibile dall’occhio
umano, calcolata tramite
studi di fisica ottica.
Nel tempo sono stati svilup-
pati metodi e strumentazio-
ni ausiliari alla valutazione
del colore dentale, ad esem-
pio colorimetri e spettrofo-
tometri intra-orali, in grado
di identificare un determi-
nato colore in modo univo-
co e oggettivo. Questi stru-
menti analizzano lo spettro
luminoso riflesso da un og-
getto e ne calcolano le coor-
dinate colorimetriche. È al-
tresì possibile confrontare il
colore di due superfici diffe-
renti. Sebbene superino le
variabili soggettive legate al-
l’operatore, non sono esenti
da limitazioni, quali diffi-
coltà nella misurazione per
influenza delle condizioni
del campione (spessore, lu-
cidatura superficiale, grado
di polimerizzazione), carat-
teristiche dello strumento
(tipologia di fonte lumino-
sa, geometria di misurazione
impiegata), ulteriori pro-
prietà ottiche dell’oggetto
(opalescenza, fluorescenza)
e, non ultimo, la morfologia
di superficie, non essendo le
superfici dentali completa-
mente piatte.
Accanto alla difficoltà di una
corretta analisi del colore,
esistono problematiche in-
trinseche alle scale guida che
le rendono, di fatto, carenti
nel loro impiego clinico.
Una criticità che non va cer-
to trascurata.
La gamma di colori e la loro
distribuzione nelle shade
tabs sono significativamente
differenti da quelli degli ele-
menti dentali naturali e la
disposizione nello spazio co-
lorimetrico non è idealmen-
te logica. Inoltre, le scale
vengono generalmente pro-
dotte con materiale differen-
te da quello composito,usato
sul paziente, implicando un
divario percepibile tra colo-
re proposto dalle scale e
quello corrispondente dei
materiali in commercio.
Il primo passo per migliora-
re il color matching parte
proprio da qui, secondo una
recente revisione pubblicata
sulla rivista internazionale
Dental Materials. È auspica-
bile arrivare a identificare in
modo unanime, con un’uni-
ca e univoca codifica, i colo-
ri dei materiali in commer-
cio, i cui riferimenti dovreb-
bero risiedere, in modo affi-
dabile, riproducibile e atten-
dibile nella corrispondente
scala guida.
Le scale dovrebbero poi far
fronte a un aspetto ancora
non pienamente considera-
to: la resa di gradazioni,
molto lievi, di bianco e tra-
slucenza dei denti naturali,
nell’obiettivo finale di una
completa armonizzazione
del materiale composito con
il tessuto fisiologico.
Ad oggi viene raccomandato
di polimerizzare una piccola
quantità di composito pri-
ma della procedure restau-
rative per selezionare una
desiderata sfumatura, ma
questo metodo risulta trop-
po empirico e dispendioso,
soprattutto in termini di
tempo.
Un metodo affidabile per
migliorare l’accuratezza del
color matching deve ancora
essere sviluppato. Rimane
invece la necessità di ottene-
re scale che siano in grado di
accordarsi correttamente
con i materiali impiegati sui
pazienti, al di là della marca,
e che seguano una distribu-
zione logica, in termini di
tinta, valore e luminosità.
Elena Varoni
Lee YK, Yu B, Lee SH, Cho
MS, Lee CY, Lim HN. Shade
compatibility of esthetic re-
storative materials-A review.
Dent Mater 2010 Dec;
26(12):1119-26.
Scale guida nella scelta del coloreQuando l’aiuto diventa fuorviante
CONSERVATIVA
Buone notizie per gli Italiani,
da sempre amanti e tra i pri-
mi consumatori di caffè, no-
nostante la crisi, arrivano dal-
lo studio caso-controllo Icare
(investigation of occupational
and environmental causes of
respiratory cancers) condotto
in Francia con il fine di inda-
gare il ruolo di stili di vita,
ambiente e occupazione nello
sviluppo di tumori del pol-
mone e delle vie aero-digesti-
ve superiori. Un gruppo di ri-
cercatori francese, sfruttando
questo serbatoio di dati, si è
posto l’obiettivo di esaminare
il rischio di ammalarsi di car-
cinoma squamocellulare ora-
le in rapporto all’assunzione
di caffè e tè.
Vennero identificati 689 casi e
3481 controlli, intervistati
tramite questionari e doman-
de “faccia a faccia”. La mag-
gior parte dei casi e dei con-
trolli era bevitore di caffè,
mentre solo il 22% dei casi e il
38% dei controlli era bevitore
di tè.
Il rischio di cancro orale di-
minuiva con il consumo di
caffè, con associazione stati-
sticamente significativa solo
per un consumo di 2-4 tazze
al giorno, una durata di con-
sumo variabile tra i 20-40 an-
ni e un consumo cumulativo
tra le 62-186 tazze per anno
(Odds Ratios di circa 0.5).
Riguardo il consumo di tè, i
bevitori abituali mostravano
un rischio significativamente
ridotti rispetto i non bevitori
(Odds Ratios di 0.7). In parti-
colare, bevendo più di due
tazze al giorno, il rischio si ab-
bassava di ben tre volte. Non
solo. L’effetto protettivo si
esplicava, in modo statistica-
mente significativo, anche nei
soggetti fumatori e/o bevitori
di alcolici e, inoltre, l’azione
“congiunta” delle due bevan-
de pareva moltiplicativa.
Il razionale alla base di questi
riscontri risiede nell’effetto
locale e/o sistemico dei polife-
noli, ormai famosi in nutri-
zione, i quali posseggono atti-
vità antiossidante, antimuta-
genica e antitumorale, dimo-
strate con studi in vitro e in
vivo. Nel caffè, infatti, i re-
sponsabili sono stati identifi-
cati nei due composti, cafe-
stolo e kahweolo, mentre nel
tè nelle ben conosciute cate-
chine, soprattutto presenti nel
tè verde.
Questa ricerca, la prima a di-
mostrare una relazione inver-
sa tra carcinoma orale e dura-
ta/assunzione media giorna-
liera/consumo cumulativo di
tè e caffè, non è tuttavia esen-
te da limitazioni. È possibile
un bias di selezione legato ai
casi non inclusi perché il pa-
ziente era deceduto, troppo
malato per rispondere o si era
rifiutato di partecipare. Il
consumo delle due bevande,
poi, era “auto” riportato e,
quindi, non è possibile identi-
ficare con certezza, attendibi-
lità e veridicità delle risposte
e, inoltre, non tutti i soggetti
avevano compilato i dettagli
relativi al consumo di tè e
caffè. In ultimo, un dato non
raccolto, ma che potrebbe
rappresentare un fattore di
confondimento residuo, è
l’infezione da papilloma virus
umano (Hpv), che potrebbe
aver influenzato il rischio, in
particolare nei tumori alla ba-
se della lingua e al palato mol-
le. Escludendo però nell’ana-
lisi questi due siti le associa-
zioni si modificavano solo
marginalmente, suggerendo
come l’infezione da Hpv non
fosse in realtà un forte aspetto
confondente.
Elena Varoni
Radoï L, Paget-Bailly S, Menvielle
G, Cyr D, Schmaus A, Carton M,
Guida F, Cénée S, Sanchez M,
Guizard AV, Velten M, Stücker I,
Luce D. Tea and coffee consump-
tion and risk of oral cavity can-
cer: results of a large population-
based case-control study, the
ICARE study. Cancer Epidemiol
2013 Feb 27.
Tè e caffè proteggono il cavo oraleNuove evidenze da uno studio francese
PATOLOGIA ORALE
La network analysis è il frut-
to di uno sviluppo recente
della scienza della comples-
sità, che permette una mi-
gliore comprensione delle
proprietà dei processi biolo-
gici complessi, che si carat-
terizzano per l’interrelazio-
ne, il coordinamento e la re-
golazione adattativa di un
gran numero di componen-
ti.
Tre fisici (P. Auconi, G.
Caldarelli, A. Scala) e due
odontoiatri (G. Ierardo, A.
Polimeni) dell’Università
“La Sapienza” di Roma han-
no applicato la network
analysis all’ortodonzia per
individuare e visualizzare
l’interconnessione tra dati
clinici, radiografici e funzio-
nali relativi al sistema oro-
facciale. «Il nostro modello
– spiegano gli autori – pur
catturando solo una parte di
queste interazioni, permette
di formulare ipotesi predit-
tive riguardo agli effetti te-
rapeutici, alla robustezza e
alla stabilità del sistema».
Il campione utilizzato per
elaborare il modello è stato
costituito da 104 ragazzi dai 7
ai 13 anni in fase di dentizio-
ne mista che in precedenza
non avevano ricevuto tratta-
menti ortodontici. I soggetti
sono stati suddivisi in base al-
la classe scheletrica e le loro
caratteristiche cliniche, ra-
diografiche e funzionali sono
stati rappresentate come nodi
e collegamenti di una rete.
L’analisi ha mostrato che le
malocclusioni di classe II e III
(secondo la definizione di
Angle) sono caratterizzate da
proprietà chiaramente distin-
tive quando vengono rappre-
sentate in forma di network.
Le reti relative alle malocclu-
sioni di tipo III contengono
un maggior numero com-
plessivo di connessioni e una
minor distanza tra i nodi e
mostrano quindi architetture
più compatte rispetto a quel-
le di classe II. Questo implica
una maggior facilità di tra-
smissione di informazioni e
permette ai ricercatori di pre-
vedere che approcci terapeu-
tici simultanei che puntano a
fattori diversi hanno la pro-
babilità di interagire influen-
zando profondamente
morfologia, struttura e fun-
zione orofacciale.
La struttura delle reti corri-
spondenti alle malocclusioni
di classe II evidenzia un pic-
colo numero di fattori che
potrebbero rappresentare
punti critici per un approc-
cio terapeutico selettivo ed
efficace: l’ipotonicità della
muscolatura orofacciale, il
morso crociato laterale, la
difficoltà di fonazione, la
spinta linguale.
Si tratta solo di esempi del
modo con cui i network or-
todontici possono rappre-
sentare il sistema orofacciale
con schemi intuitivi; il loro
studio potrebbe aiutare a
elaborare un piano di tratta-
mento, evidenziando le con-
seguenze sulle altre compo-
nenti e sull’intero sistema.
Un punto di forza di queste
reti informative è la possibi-
lità di integrare i dati clinici
con quelli radiografici e fun-
zionali fornendo una mi-
gliore comprensione di ezio-
logia, occorrenza e progres-
sione di una malocclusione.
La struttura fornisce infor-
mazioni sulla forza delle in-
terazioni tra le diverse varia-
bili ortodontiche e del modo
in cui, agendo su un fattore,
si possono influenzare gli al-
tri: ne potrebbe derivare un
trattamento più breve o più
efficace.
Giampiero Pilat
Auconi P, Caldarelli G, Scala A,
Ierardo G, Polimeni A. A
network approach to ortho-
dontic diagnosis. Orthod
Craniofac Res 2011;14:189-197.
Modelli innovativi per l’ortodonziaORTODONZIA
<<
32DENTALevidence Review della letteratura internazionale33 << Review della letteratura internazionale DENTALevidence
potrebbero unire i suoi be-
nefici a quelli offerti da una
membrana tradizionale, an-
corché privo di permeabilità
selettiva. L’emostasi, la sta-
bilizzazione del coagulo, un
accettabile effetto tenda, la
capacità battericida sarebbe-
ro infatti prerogative di
grande utilità e che merita-
no sicuramente un impor-
tante approfondimento cli-
nico.
I vantaggi degli emostatici
di origine vegetale
Quindi, oltre che per un basi-
lare apporto della letteratura,
la quale evidenzia come non
sussistano significative diffe-
renze in rigenerazione ossea
guidata tra l'impiego di bio-
materiali eterologhi di origi-
ne animale e l'utilizzo di bio-
materiali di origine sintetica
(9-14), gli autori privilegiano
un'emostasi intra-chirurgica
mediante agenti emostatici
locali assorbibili di origine
vegetale e in particolare me-
diante quelli a base di cellulo-
sa ossidata come Tabotamp,
anche per le seguenti ragioni:
� facilità d'uso (flessibilità e
malleabilità);
� adattabilità a un'ampia
gamma di procedure chirur-
giche;
� semplificazione esecutiva
dell'atto chirurgico;
� rapido e completo rias-
sorbimento (entro 7-14
giorni);
� azione antibatterica locale;
� reazione infiammatoria
locale pressoché assente;
� possibilità di conserva-
zione prolungata a tempera-
tura ambiente;
� annullamento del rischio di
infezioni crociate (tipo la
Creutzfeldt-Jakob e la Bovine
Spongiform Encephalopathy);
� assenza di implicazione di
tipo etico, culturale e reli-
gioso.
Aspetto quest'ultimo tutt'al-
tro che secondario e da non
sottovalutare nell'epoca at-
tuale, caratterizzata da forti
flussi di migrazione con
conseguente ampia convi-
venza multietnica e multire-
ligiosa (7). Infatti, l’utilizzo
di materiali di origine suina
o bovina potrebbe risultare
non solo inaccettabile ma
anche fonte di grave conflit-
tualità con individui appar-
tenenti a confessioni religio-
se (indiani e musulmani ad
esempio) che non consenta-
no alcun tipo di contatto
con alcune specie animali.
Prospettive future:
i nuovi anticoagulanti
Va evidenziato che gli emo-
statici topici di origine vege-
tale possono essere abbinati
intraoperatoriamente a una
emostasi realizzata mediante
l'applicazione di concentrati
piastrinici, al fine di amplifi-
care l'emostasi intrachirur-
gica (10). I principali con-
centrati piastrinici infatti
sono già da tempo utilizzati
in differenti branche specia-
listiche chirurgiche princi-
palmente a fini rigenerativi,
ma anche al fine di perfezio-
nare l'emostasi e stabilizzare
la guarigione (10).
L'abbinamento tra concen-
trati piastrinici e agenti
emostatici potenzierebbe le
funzioni biologiche indivi-
duali sotto i seguenti profili:
aggregazione piastrinica,
produzione di grow factor
(citochine), azione diretta
sulla cascata coagulativa,
prevenzione o riduzione
delle complicanze settiche.
Nel caso, infine, di pazienti
sottoposti a terapia antiag-
gregante, un valido e ulte-
riore contributo alla preven-
zione del sanguinamento in
chirurgia orale deriverà nel
futuro prossimo dall'immis-
sione sul mercato dei nuovi
anticoagulanti per via orale
(NOACs), in alternativa al
trattamento antiaggregante
tradizionale con warfarin
sodico (6, 10, 11). I NOACs
(dabigatran, rivaroxaban
ecc.), infatti, rappresentano
un nuovo gruppo di mole-
cole che agiscono diretta-
mente sulla cascata coagula-
tiva quali inibitori di trom-
bina (DTI) e fibrinogeno (6,
11, 12). In particolare una
vasta letteratura evidenzia
come l'uso di tali molecole,
che trovano principale indi-
cazione nella prevenzione
dell'ictus e degli eventi
tromboembolici in genere,
abbia ridotto in modo signi-
ficativo il tasso di mortalità
per complicanze di tipo
emorragico nei pazienti
scoagulati (6-11).
Per quanto concerne la chi-
rurgia in genere – e quella
orale in particolare – il van-
taggio fondamentale di que-
sti nuovi farmaci è costituito
da tre fattori: un’emivita
breve (dalle 7 alle 17 ore, ri-
spetto alle circa 40 ore del
warfarin sodico), l’assenza
di interazioni con sostanze
alimentari e l’assenza di in-
terazioni con altri farmaci.
Perciò, grazie soprattutto al-
la loro breve emivita, la so-
spensione del trattamento
con i NOACs a fini chirurgi-
ci sarebbe sufficiente da soli
2 giorni prima a soli 2 gior-
ni dopo la chirurgia, a diffe-
renza del warfarin, che deve
essere necessariamente so-
speso da circa 10 giorni pri-
ma a circa 10 giorni dopo
l'intervento, onde scongiu-
rare il probabile rischio di
sanguinamenti difficilmente
controllabili (6-12).
Grazie a questi vantaggi cli-
nici e superate le difficoltà di
carattere economico di im-
missione sul mercato nazio-
nale da parte dell'Agenzia
italiana del farmaco, i
NOACs sono inevitabilmen-
te destinati a divenire un au-
silio insostituibile per la pre-
venzione e cura dell'ictus e
della fibrillazione atriale
non valvolare e, per l’aspetto
che ci interessa in questo ar-
ticolo, potranno rappresen-
tare un considerevole van-
taggio nella prevenzione del
sanguinamento in tutti gli
ambiti chirurgici, compreso
quello odontostomatologico
(6-13).
Conclusioni
La comprensione delle pos-
sibili cause di sanguinamen-
to e la loro corretta gestione
in forma preventiva o tera-
peutica costituisce un ele-
mento fondamentale e im-
prescindibile della chirurgia
in generale. Quella odon-
toiatrica non fa certo ecce-
zione.
È quindi fondamentale co-
noscere le tecniche emosta-
tiche e tutti i mezzi che si
hanno attualmente a dispo-
sizione per un controllo più
completo e sicuro di questa
complicanza, che se ben ge-
stita e controllata può risul-
tare solo fastidiosa, mentre
se trascurata o affrontata
con sufficienza può portare
a situazioni gravi o addirit-
tura letali.
La chirurgia orale è branca
specialistica dell'odontosto-
matologia, cruenta per defi-
nizione, nella quale le com-
plicanze emorragiche – con
le settiche – sono tra le più
temute e frequenti, spesso in
grado di ritardare se non di
impedire l'esito della riabili-
tazione (1, 2).
In determinate situazioni
cliniche, infatti, anche la ba-
nale avulsione di un elemen-
to dentario può indurre un
sanguinamento difficilmen-
te gestibile e potenzialmente
pericoloso per il paziente (2,
3). Nei casi più importanti,
poi, tale complicanza – oltre
a interferire in modo signifi-
cativo con i processi di resti-
tutio ad integrum – può de-
terminare gravi conseguenze
di carattere generale (4).
In letteratura, tuttavia, sono
segnalate in prevalenza
emorragie contenute con
prognosi favorevole e sono
considerate estremamente
rare le deplezioni volemiche
massive (superiori ai 2 litri),
tali da determinare shock
ipovolemico (4).
Classificazioni
Eziopatogeneticamente le
differenti cause di sanguina-
mento possono essere di-
stinte in traumatiche, iatro-
gene e sistemiche.
Tra le cause iatrogene, oltre
alle varianti indotte da trat-
tamenti farmacologici anti-
coagulanti, riconosciamo
proprio quelle pre e post-
operatorie, cioè correlate ad
atto chirurgico.
Per quanto riguarda il san-
guinamento riconducibile a
cause sistemiche, invece,
dalla letteratura si evincono
frequenti emorragie secon-
darie a turbe coagulative,
ovvero a ipertensione arte-
riosa sistemica senza ade-
guato compenso farmacolo-
gico (1, 2).
Sulla base di un criterio clas-
sificativo anatomo-patologi-
co, inoltre, riconosciamo
differenti tipologie di san-
guinamento: arterioso, ve-
noso, capillare, misto.
In base al tipo di evoluzione
fisiopatologica possiamo in-
vece parlare di emorragia
acuta oppure cronica per
stillicidio.
Valutare le indicazioni
al trattamento chirurgico
La prevenzione, attuata at-
traverso un'accurata anam-
nesi e uno scrupoloso esame
obiettivo locale e sistemico,
gioca un ruolo determinante
al fine di confermare la can-
didabilità del paziente a un
approccio di tipo chirurgico
(1-3).
Lo screening coagulativo di
laboratorio, poi, soprattutto
se abbinato a un corretto
imaging diagnostico, è di in-
sostituibile aiuto nel determi-
nare la possibilità di eventua-
li complicanze e in particola-
re di tipo emorragico.
Ad esempio, in presenza di
uno status caratterizzato da
parametri francamente alte-
rati dell'esame emocromoci-
tometrico, dell'INR (rappor-
to internazionale normaliz-
zato), del PT (tempo di
trombina), del PTT (tempo
di protrombina) e della con-
ta piastrinica (fisiologica-
mente si hanno piastrine in
numero di 200.000-500.000
per mm3) è opportuno pre-
diligere il trattamento
cruento esclusivamente in
ambiente protetto, quale la
Day Surgery (se con piastri-
ne non inferiori a 90.000 per
mm3), se non, addirittura, in
regime di ricovero ospeda-
liero tradizionale (se con
conta piastrinica inferiore a
60.000 per mm3) (5).
Tecniche e soluzioni
per l’emostasi
Preventivamente definita la
candidabilità del paziente
alla chirurgia, per limitare al
massimo il rischio di san-
guinamento intra e post-
operatorio è opportuno
adottare correttamente le
tecniche e i presidi disponi-
bili, al fine di realizzare
un'adeguata emostasi intra e
post-operatoria (3).
L'emostasi intra-chirurgica,
in particolare, si avvale di
metodiche tradizionali e
consolidate in letteratura
quali:
� la compressione diretta o
indiretta dei vasi;
� la legatura diretta o indi-
retta dei vasi;
� l’elettrocoagulazione;
� le suture;
� l’utilizzo di presidi chirur-
gici definiti “agenti emostati-
ci locali assorbibili”.
Nell’ambito della legatura
diretta o indiretta del vaso è
importante ricordare quan-
do questa scelta operatoria
risulti a volte unica e inso-
stituibile in caso di sangui-
namento arterioso di un va-
so di medio calibro (quale
ad esempio l’arteria oro-an-
trale e l’arteria sub-menta-
le). È pertanto opportuno
che non solo l’odontoiatra
ma anche il suo team siano
adeguatamente preparati a
questa evenienza e anche al-
la sua gestione, tenendo
pronto e a disposizione un
Klemer diritto per l’even-
tuale clampaggio del vaso e
un adeguato filo di sutura
per la sua legatura. In questa
situazione risulterà fonda-
mentale il ruolo dell’assi-
stente, che dovrà essere stata
educata a questa circostanza
ed essere in grado di gestire
nell’apertura e chiusura la
pinza emostatica.
Nell’ambito invece degli
emostatici per uso topico
abbiamo a disposizione due
fondamentali categorie di
emostatici locali assorbibili:
quelli di origine animale
(equina, bovina e suina) e
quelli di origine vegetale (6,
7). Nel box della pagina a
fianco sono elencati gli
emostatici commercialmen-
te più noti.
Gli emostatici di origine
animale sono a base di colla-
gene (struttura fibrillare a
tripla elica, o collagene de-
polimerizzato). Gli emosta-
tici di origine vegetale, inve-
ce, consistono prevalente-
mente in polisaccaridi, ov-
vero derivati dalla cellulosa.
Tra questi quello più noto è
Tabotamp, utilizzato da oltre
cinquant'anni in chirurgia
generale e in altre branche
specialistiche (neurochirur-
gia, ortopedia, otorinolarin-
goiatria, urologia, maxillo-
facciale).
Focus su un emostatico
di origine vegetale
Tabotamp, nelle sue quattro
differenti versioni attual-
mente disponibili (snow,
standard, nu-kit e fibrillare),
è ottenuto mediante un pro-
cesso di rigenerazione della
cellulosa con biossido di
azoto. Per l’utilizzo in ambi-
to odontoiatrico, la scelta si-
curamente più appropriata è
per la tipologia standard, le
cui caratteristiche (anche di
confezionamento) lo rendo-
no maggiormente adatto per
questo tipo di chirurgia.
L'azione emostatica di que-
sto presidio si esplica attra-
verso l'agevolazione mecca-
nica del processo di aggrega-
zione piastrinica e la vasoco-
strizione indotta da un ab-
bassamento del pH tissutale
locale. Entrando in contatto
col sangue, infatti, le fibre di
cellulosa formano una ma-
trice adesiva di colore rosso
scuro (per ossidazione del-
l'emoglobina), cui aderisco-
no le piastrine e il fibrinoge-
no: durante l'adesione le
piastrine liberano sostanze
attive nel promuovere l'e-
mostasi (5-idrossi-triptami-
na, trombossano-A2 e nu-
merose citochine) (6, 7).
Oltre alla rapida formazione
del tappo di fibrina, il con-
tatto tra sangue e cellulosa
ossidata produce acido cel-
lulosico, che determina un
drastico abbassamento del
pH locale (<4,4) e una signi-
ficativa conseguente vasoco-
strizione (6, 7).
Il pH acido, inoltre, determi-
na una spiccata azione batte-
ricida locale: numerosi tra i
batteri principalmente re-
sponsabili dell’infezione del
coagulo (Klebsiella pneumo-
niae, Staphylococcus aureus
ecc.), infatti, divengono inat-
tivi o non sopravvivono in
ambiente acido (pH<5,0)
(8).
L’utilizzo di questo prodotto
nella sua formulazione stan-
dard come “membrana” sta-
bilizzatrice del coagulo e
dell’eventuale innesto di
materiale, attualmente in
corso di valutazione da par-
te di un gruppo di studio
che coinvolge gli autori, po-
trebbe vedere l’applicazione
di Tabotamp in un contesto
totalmente nuovo, in cui si
CONTROLLO E GESTIONE DEL SANGUINAMENTONEGLI INTERVENTI DI CHIRURGIA ORALE
> Prof. Mauro Labanca
Prof. a C. di anatomia umana
Università degli Studi di Brescia
Indirizzo per corrispondenza:
> Prof. Paolo Brunamonti Binello
Docente di protesi all’Università
degli Studi di Genova
Dirigente medico presso
la struttura complessa
di odontostomatologia
dell'Ospedale Galliera di Genova
> Prof. Luigi F. Rodella
Professore associato di anatomia
umana
Università degli Studi di Brescia
> Fig. 1: sanguinamento dell’arteria oro-antrale > Fig. 2: Tabotamp standard preparato per posizionamento all’interno di
un alveolo postestrattivo
> Fig. 3: perfetto controllo dell’emostasi in paziente in terapia scoagulan-
te dopo posizionamento di Tabotamp nei difetti postestrattivi
> Fig. 4: posizionamento di impianti in paziente scoagulato e diabetico
> Fig. 5: Tabotamp ritagliato a forma di membrana
> Fig. 6: Tabotamp posizionato a cavaliere dell’area di intervento, con il du-
plice scopo di migliorare il controllo del sanguinamento e di avere protezio-
ne antibatterica
> Fig. 7: perfetta chiusura del lembo e controllo del sanguinamento
EMOSTATICI PER USO TOPICOI PIÙ NOTI SUL MERCATO
ddii oorriiggiinnee aanniimmaallee
� Congress (equino)
� Avitene (bovino)
� Collatamp (equino)
� Antema (equino)
� Spongostan (suino)
� Gingistat (equino)
� Hemocollagene (bovino)
� Cutanplast (suino)
ddii oorriiggiinnee vveeggeettaallee
� Tabotamp
� Equicel
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<< FOCUS ON35 <<
Erosione dei dentie disturbi alimentariDalle condizioni del cavo orale è possibile individuare la presenza di severidisturbi del comportamento alimentare nei pazienti, come anoressia e bulimia.In questi casi l’odontoiatra può essere il primo a intercettare il problema
Non di rado le condizioni del
cavo orale sono una spia di
condizioni patologiche che
vanno oltre la bocca. In alcu-
ni casi sono proprio le super-
fici degli elementi dentari a
segnalare al dentista che c’è
qualcosa che non va nel pa-
ziente: è il caso dei disturbi
del comportamento alimen-
tare (Dca), ovvero anoressia
(rifiuto di mantenere un peso
corporeo normale e quindi ri-
fiuto del cibo associato a co-
stante timore di aumentare di
peso), bulimia (episodi ricor-
renti di ingestione incontrol-
lata di cibo con comporta-
menti compensatori inappro-
priati quali ripetute scariche
di vomito per eliminare il ci-
bo appena ingerito), vigores-
sia (alterato rapporto cibo-vi-
gore del corpo) e ortoressia
(ossessione nei confronti di
un’alimentazione rigorosa),
tutte alterazioni severe del
comportamento con il cibo
che a volte possono portare a
conseguenze estreme.
Come per l’anoressia nervosa,
anche per la bulimia il genere
più colpito risulta essere quel-
lo femminile, soprattutto di
giovane età. Rispetto al primo
dei due disturbi, il secondo è
più “nascosto”, in quanto il
soggetto non perde necessa-
riamente peso corporeo e
l’habitus potrebbe sembrare
normale. La paziente bulimi-
ca può assumere quantità esa-
gerate di cibo (binge eating)
in un periodo limitato di
tempo, facendo seguito a epi-
sodi di vomito autoindotto.
Però come ci spiegano gli
esperti, per essere ritenuti ri-
levanti, tali episodi di binge
eating devono verificarsi co-
me minimo due volte a setti-
mana, per almeno tre mesi.
Denti erosi dall’acido
«Gli elementi dentali possono
essere una spia del problema
in atto in quanto, soprattutto
nel versante linguale, da dove
passa il vomito per essere ri-
messo, potranno mostrare se-
gni di erosione acida – spiega
Franco Brenna, docente all’u-
niversità dell’Insubria –. Gli
acidi, misti ai residui di cibo
presenti nel vomito che tran-
sitano nella bocca in senso in-
verso a quello dell’ingresso
naturale, possono nel tempo
consumare smalto e dentina».
È così che i denti dei giovani
pazienti che soffrono di buli-
mia nervosa spessissimo ap-
paiono usurati come quelli
delle persone anziane.
«La presenza frequente e pro-
tratta nel tempo di acidi al-
l’interno del cavo orale ha im-
portanti conseguenze sia sui
tessuti molli che sui tessuti
duri. In particolare il dente va
incontro ad aumento dell’in-
cidenza di carie ed erosione
chimica della sua superficie –
spiega Lidia Tordiglione, che
ha fatto ricerca sull’argomen-
to per la sua tesi di laurea –.
Lo smalto inizia ad assotti-
gliarsi, assumendo un aspetto
“vetrificato”. Nei denti ante-
riori l’indebolimento del tes-
suto può portare a frattura e
ad accorciamento del dente
stesso, e in alcuni casi alla per-
dita della vitalità».
La dottoressa Tordiglione ha
approfondito in questi anni le
manifestazioni odontoiatri-
che dei disordini alimentari,
una problematica che, in tan-
ti dei suoi aspetti, è ancora ta-
ciuta e disconosciuta. Grazie
al sostegno dell'ospedale di
Varese questa ricerca ha avuto
un seguito ed è stato istituito
un ambulatorio in cui le pa-
zienti con questi disordini ali-
mentari si possono rivolgere
per le problematiche oro-
dentali connesse alla loro
condizione.
La diagnosi è differenziale
Come spiegano i due esperti,
la diagnosi è tutt’altro che
semplice: nelle fasi iniziali i
sintomi sono assenti e le ma-
nifestazioni cliniche estrema-
mente lievi e non percepibili
da un occhio non particolar-
mente esperto. Il tutto compli-
cato notevolmente dall’avere a
che fare con un paziente che,
specialmente nelle fasi iniziali,
non vuole affrontare il proble-
ma e fa di tutto per occultarlo.
«L’erosione acida dello smalto
dentale nei disordini alimen-
tari deve essere posta in dia-
gnosi differenziale con le altre
cause di erosione: quelle in cui
l’origine dell’acido è estrinseca
(quando gli acidi arrivano dal-
l’esterno dell’organismo), co-
me accade nell’abuso di be-
vande acide (cole, energy
drink ecc.) e nei consumatori
di agrumi; e quelle in cui è in-
trinseca (gli acidi derivano
dell’organismo stesso) come
avviene, appunto, nei disordi-
ni alimentari e nel reflusso ga-
stroesofageo. Questo può
emergere solamente dopo un
attento colloquio e un’ap-
profondita anamnesi del pa-
ziente al fine di poter procede-
re per esclusione tra le diverse
cause» avvertono Brenna e
Tordiglione.
I denti più colpiti nelle com-
plicanze acide dei disordini
alimentari sono gli incisivi
superiori, specialmente nel
loro versante palatale, e que-
sto può aiutare a distinguere
le manifestazioni da quelle
imputabili ad attrito e ad
abrasione.
Il ruolo dell’odontoiatra
«Quando si trova di fronte a
queste manifestazioni clini-
che l’odontoiatra può so-
spettare che la paziente stia
attraversando un momento
difficile e con lei, o con i ge-
nitori, intavolare un discorso
che possa essere d’ausilio alla
sua precaria condizione psi-
co-fisica, indirizzandola al-
l’attenzione degli specialisti
del settore» fa notare Franco
Brenna, che da sempre è at-
tento ai temi della prevenzio-
ne. Il dentista infatti ha il do-
vere di instaurare un collo-
quio con il paziente e, quan-
do necessario, indirizzarlo a
cure specialistiche.
In campo strettamente odon-
toiatrico invece il suo compi-
to è quello di rallentare la
progressione delle manifesta-
zioni e, quando possibile, ar-
restarle. «Alcuni accorgimen-
ti come evitare di spazzolare i
denti nella mezz’ora successi-
va al vomito, l’utilizzo di gel e
collutori fluorati e l’applica-
zione di sostanze che tampo-
nino il pH salivare possono
aiutare nel prevenire il peg-
gioramento della situazione e
migliorare la qualità della vi-
ta di questi pazienti» spiega
Tordiglione.
Una volta risolto il grave pro-
blema di salute che sta alla ba-
se di queste erosioni dentali, si
potrà mettere a punto un pia-
no terapeutico di ripristino
estetico-funzionale grazie alle
tecniche e ai materiali di
odontoiatria adesiva e rico-
struttiva.
Andrea Peren
> Franco Brenna > Lidia Tordiglione
Disturbi alimentari: il “binge eating disorder” e la fame infinita
Circa il 2-5% della popolazione generale soffre di binge ea-
ting disorder (Bed), un disturbo caratterizzato dalla presenza
di “abbuffate” non accompagnate però da strategie per com-
pensare l’ingestione di cibo in eccesso. Le persone che ma-
nifestano questo disturbo assumono, in un tempo limitato,
quantità di cibo esagerate, con la sensazione di perdere il
controllo dell’atto del mangiare. Queste situazioni si ripetono
anche più volte la settimana anche in momenti in cui non si
ha una sensazione fisica di fame. A differenza della bulimia
non si riscontra il circolo vizioso tra i tentativi di restrizione,
l’abbuffata e i comportamenti eliminativi.
La prevalenza di Bed è più elevata in alcuni gruppi specifici,
come ad esempio per chi afferisce a trattamenti per il control-
lo del peso. Generalmente le persone che soffrono di distur-
bo di alimentazione incontrollata hanno problemi di soprappe-
so e obesità. Spesso la loro storia è caratterizzata da un alto
numero di diete, che non vengono mai portate a termine. Una
dieta eccessivamente ipocalorica può innescare con maggio-
re facilità l’abbuffata in queste persone.
Il disturbo colpisce maggiormente il sesso femminile, con
un rapporto di 3 a 2. L’insorgenza del comportamento in-
controllato avviene con maggior frequenza nella tarda ado-
lescenza mentre la diagnosi di Bed si ritrova più spesso in
soggetti adulti (30-40 anni) che mostrano un quadro anam-
nestico con disturbi della sfera alimentare intorno ai 20 an-
ni. La sindrome risulta presente in tutte le classi sociali, con
una leggera preponderanza percentuale nel livello socioe-
conomico più basso.
Sono soprattutto le donne a intraprendere trattamenti medi-
ci multidisciplinari, motivate inizialmente dalla preoccupa-
zione per il proprio aspetto fisico che le porta a richiedere
un trattamento dietologico per contenere il problema del so-
vrappeso.
AAssppeettttii ppssiiccoollooggiiccii
I binge eaters sono pazienti che quando riescono a rivolgersi ad
uno specialista si presentano autenticamente preoccupati per
l’aumento ponderale e solitamente motivati a recuperare lo sta-
to di salute. Molti di loro vivono nell’afflizione di non poter con-
trollare l’impulso a mangiare, l’assunzione di cibo avviene in ma-
niera ricorrente nell’arco della giornata, rapidamente e con fre-
quenza diversa a seconda della gravità del disturbo. Dapprima
le abbuffate iniziano in maniera saltuaria e, se il problema si ag-
grava, aumentano di frequenza. Dal punto di vista psicologico è
come se il cibo in questa fase diventasse una forma di autotera-
pia per curare una sgradevole attivazione emotiva che trova sol-
lievo nell’atto del mangiare.
Sono stati riconosciuti alcuni fattori di rischio associati allo svi-
luppo di tale patologia in età pediatrica: in particolare l’inizio pre-
coce di dieting, l’importanza familiare eccessiva data al peso e
alle forme corporee come punti fermi su cui è costruita l’autosti-
ma, l’esposizione precoce e duratura ai commenti negativi e al-
le beffe di compagni e familiari, esperienze traumatiche infantili,
storia di depressione nei genitori. Valutazione di sé negativa,
bassa autostima e senso di inadeguatezza sono stati ricono-
sciuti come fattori di rischio, assieme a impulsività e vulnerabilità
emotiva associata a un deficit della regolazione emozionale.
““EEmmoottiioonnaall EEaattiinngg””
La presenza di un deficit nelle abilità di riconoscimento, com-
prensione e gestione delle emozioni viene indicato come uno
dei possibili motivi per cui coloro che soffrono di Bed ricorrono
al cibo in risposta alle emozioni spiacevoli e valutano le situa-
zioni maggiormente stressanti di quanto non le ritengano gli al-
tri. Sembra proprio che nel Bed il blocco emozionale si manife-
sti secondo modalità peculiari che coinvolgono la difficoltà a
controllare gli impulsi e la presenza di una “finestra emozionale
stretta”: un’alta soglia di percezione e una bassa soglia di tolle-
ranza delle emozioni. Con questa definizione si fa riferimento al
fatto che i pazienti Bed riescono a percepire le emozioni solo
quando esse raggiungono una certa intensità, ma appena ini-
ziano a percepirle, altrettanto rapidamente non sono più in gra-
do di tollerarle e così reagiscono cercando conforto nel cibo.
La presenza di un’emozione troppo intensa induce all’utilizzo del
cibo come mezzo per bloccarla e non percepire più nulla.
L’abbuffata serve ad allontanare dalla coscienza le emozioni ne-
gative focalizzando il soggetto su quelle positive indotte dal ci-
bo. Per queste persone insomma l’emotional eating rappresen-
ta spesso l’unica modalità di risposta alle difficoltà della vita di
tutti i giorni.
CCuurraa ee ttrraattttaammeennttoo
Non è sufficiente seguire una dieta: risulta fondamentale intra-
prendere anche un lavoro di tipo psicologico che aiuti il sogget-
to ad individuare e comprendere cosa provoca questo compor-
tamento riconoscendo i pensieri e i vissuti emotivi collegati, tra i
quali spesso si riscontrano problemi di scarsa autostima, ansia
e depressione. Risulta, quindi, di fondamentale importanza rivol-
gersi a professionisti con una formazione specifica per disturbi
del comportamento alimentare.
Ciò che ad oggi risulta essere l’intervento ottimale è una terapia
multidisciplinare che tenga in considerazione sia l’approccio
dietologico che quello psicologico di tipo cognitivo comporta-
mentale. Quest’ultimo, originariamente studiato per la terapia
della bulimia nervosa, è focalizzato sull’interruzione delle abbuf-
fate e sulla risoluzione dei meccanismi che le sostengono.
RRoobbeerrttaa BBiiddoonnee1, HHeellllaass CCeennaa2
1Psicologa psicoterapeuta, Milano2Specialista in scienza dell’alimentazione, Università di Pavia
Sfruttare i vantaggidell’anestesia odontoiatricaGli interventi sotto anestesia offrono una serie di vantaggi a operatore e paziente: il primo può concentrarsi sull’elemento dentale o sulla tecnicaoperatoria, senza doversi curare delle reazioni del paziente al trattamento > Marco Ardigò
Dottor Ardigò, cominciamo
dai punti fermi dell’anestesia.
Quali sono i casi tipici, nei
quali non ci devono essere
dubbi sull'indicazione all'ane-
stesia?
Le indicazioni si sono modifi-
cate ed estese negli ultimi quat-
tro decenni. Ma è in particolare
negli ultimi 12 anni che i cam-
pi di applicazione dell’anestesia
in odontoiatria si sono estesi.
Per tre fattori: l’estensione e la
complessità delle procedure
odontoiatriche, l’affinamento
rivoluzionario della farmacolo-
gia e della tecnologia anestesio-
logiche, l’evoluzione culturale e
psicologica dei bisogni e delle
attese del paziente.
In linea generale, le indicazioni
all'intervento dell'anestesista
sono in relazione alla tipologia,
invasività, impegno e durata
della procedura; al tratto psi-
co-emotivo e alle necessità or-
ganizzative del paziente; alla
necessità e alle preferenze del-
l'operatore. Esistono inoltre
contesti clinici che non trova-
no altra soluzione, se non quel-
la di un trattamento anestetico:
tipicamente tutti i pazienti che
non sono in grado di assicura-
re un sufficiente grado di colla-
borazione come i bimbi al di
sotto dei 5/6 anni; i pazienti
psichiatrici affetti da schizofre-
nia, psicosi paranoide, sindro-
me bipolare, autismo; i pazien-
ti affetti da sindromi genetico-
cromosomiche (Down, ecc.).
Quali solo le principali tipolo-
gie di trattamenti anestesiolo-
gici e come avviene la loro
somministrazione?
La tipologia del trattamento si
divide in quattro grandi cate-
gorie: ansiolisi, analgo-seda-
zione controllata, sedazione
profonda, anestesia generale.
Ognuna di queste viene attua-
ta attraverso la somministra-
zione esclusivamente endove-
nosa di più farmaci, la cui asso-
ciazione quali-quantitativa
rappresenta il fulcro della tec-
nica stessa.
Qual è la procedura tipica del
trattamento dentistico con
anestesia, da quando il pazien-
te arriva in studio a quando
viene dimesso?
Il paziente incontra l'anestesi-
sta il giorno stesso della proce-
dura; si raccoglie l'anamnesi, si
esegue una visita semeiologica,
si spiegano al paziente i detta-
gli di suo interesse. Si fa acco-
modare in poltrona, si procede
a incannulamento venoso,
monitoraggio multiparametri-
co, collegamento degli infusori
alla cannula endovenosa, ap-
plicazione di naselli per som-
ministrazione O2 e si inizia
l’induzione farmacologica.
Questa porta il paziente alle
condizioni volute in alcuni mi-
nuti. Quindi si effettua l'infil-
trazione con anestetico locale e
si inizia l'intervento vero e pro-
prio.
Lo stato di sedazione viene
mantenuto attraverso un’infu-
sione continua di farmaci che
permette di prolungare e mo-
dificare la profondità e la qua-
lità del trattamento anestesio-
logico in base alla risposta del
paziente e alle necessità dell'o-
peratore. Alla fine della proce-
dura il paziente viene svegliato.
In pochi minuti riguadagna
piena coscienza e orientamen-
to spazio-temporale. In 10-15
minuti è in grado di deambu-
lare e di attuare autonoma-
mente ogni azione della vita
personale: vestizione, igiene
personale, deambulazione, ali-
mentazione, autonomia do-
mestica. Non può però guidare
un autoveicolo, anche per il di-
vieto prescritto dal codice della
strada dopo assunzione di so-
stanze sedative.
Durante il trattamento aneste-
siologico vengono sommini-
strati per via endovenosa e in-
tramuscolare farmaci di tipo
steroideo, antinfiammatorio,
analgesico. Questi trattamenti
adiuvanti consentono, nel pe-
riodo post-operativo, un mi-
gliore controllo del dolore e
dell'infiammazione, un ridotto
edema mucoso, una migliore
guarigione tissutale, una più
bassa incidenza di complican-
ze anche infettive. Il paziente
ritorna al proprio domicilio
accompagnato. Da questo mo-
mento non ha più bisogno di
assistenza, da parte di persona-
le sanitario e non.
Quali sono i vantaggi per l’o-
peratore?
Il trattamento anestesiologico
apporta diversi vantaggi anche
all'operatore: il paziente è col-
laborante ma indifferente,
quindi l'odontoiatra può con-
centrarsi sul dente senza do-
versi preoccupare di lui, di tut-
ti i suoi bisogni, insofferenze,
fastidi, obiettivi e soggettivi. Il
programma di trattamento
può accorpare in un'unica se-
duta ciò che normalmente si
effettua in più appuntamenti;
questo a seguito della migliore
tolleranza del paziente a proce-
dure di lunga durata.
Il dentista può trattare anche
quei pazienti che senza assi-
stenza anestesiologica non riu-
scirebbe a curare: bimbi picco-
li, disabili, psicopatici.
Queste possibilità determina-
no un significativo risparmio
di risorse: tempi, materiali,
procedure, personale; quindi
abbattimento di costi e offerta
di un servizio più efficiente,
moderno, flessibile. Inoltre, av-
valersi di queste metodiche
consente di offrire una tipolo-
gia di prestazione terapeutica
che ancora oggi si differenzia
dalla maggior parte degli studi
odontoiatrici: per questo può
contribuire a conquistare la
scelta dei pazienti.
Come dovrebbe essere il rap-
porto tra odontoiatra e aneste-
sista?
Il rapporto tra odontoiatra e
anestesista è improntato a
un’assoluta e continua collabo-
razione: a cominciare dalle
condizioni cliniche del pazien-
te, alla pianificazione del pro-
gramma terapeutico, al coordi-
namento spazio-temporale al-
la poltrona, al coordinamento
tra fasi procedurali e prepara-
zioni farmacologiche, alle pre-
scrizioni terapeutiche post-
operative.
Deve esserci sempre un aperto
colloquio a tre parti tra pazien-
te, dentista e anestesista, dal
primo contatto a tutta la fase
post-procedurale, al fine di ot-
timizzare l'intero atto terapeu-
tico e rispondere adeguata-
mente alle necessità biologiche
e psicologiche di ogni singolo
paziente.
Cosa è opportuno dire al pa-
ziente riguardo all’anestesia?
Deve essere informato preven-
tivamente del significato e del-
le motivazioni che inducono
alla proposta di un’assistenza
anestesiologica. Devono essere
spiegati in maniera chiara e
completa i vantaggi, le conse-
guenze, le caratteristiche e gli
eventuali rischi connessi alla
procedura. Il paziente deve ca-
pire il motivo di un esborso
addizionale, che peraltro spes-
so porta a una riduzione dei
costi complessivi. Deve cono-
scere preventivamente le in-
combenze e le prescrizioni che
dovrà eseguire, così come le
eventuali limitazioni.
È auspicabile che l'anestesista
sia facilmente rintracciabile
per qualsiasi necessità di chia-
rimento o conforto, anche se
non di natura strettamente
medica.
Dal lato dei pazienti, quanto è
frequente la richiesta di riceve-
re anestesie in studio?
Il ricorso da parte dei pazienti
a questo moderno approccio
di trattamento odontoiatrico è
ancora estremamente episodi-
co, spesso casuale, affidato al-
l'incontro di qualche odon-
toiatra illuminato o aggiornato
che si prende la briga di infor-
mare e condurre il paziente
verso un approccio di comple-
tezza e sicurezza. Il vero moti-
vo alla base di questa insuffi-
cienza informativa e applicati-
va è di ordine culturale.
Nei paesi avanzati esiste da
tempo la figura dell'anestesista
di studio che con una presenza
plurisettimanale effettua assi-
stenze di vario tipo, adeguando
le metodiche alle esigenze del
singolo paziente. Invece ancora
oggi in Italia queste scelte ven-
gono vissute come qualcosa di
eroico, o rischioso, o esornati-
vo! Non è ancora sufficiente-
mente diffusa la consapevolez-
za dei benefici che derivano
dall’associazione delle compe-
tenze: in termini di comfort e
sicurezza del paziente, efficien-
za procedurale, risparmio di
risorse, miglioramento del de-
corso post-operativo, espan-
sione dell'immagine professio-
nale, trattamento di categorie
"difficili", più ampie opportu-
nità operative.
Nel corso della sua attività ha
riscontrato qualche discrepan-
za tra le evidenze della lettera-
tura scientifica e le convinzio-
ni emerse dalla sua esperienza
clinica?
Il rapporto tra esperienza clini-
ca e letteratura specialistica è
sempre dinamico, così come
deve essere nei contesti caratte-
rizzati da traguardi sempre più
ambiziosi e obiettivi sempre
più ardui e complessi.
L'ambito dell’assistenza ane-
stesiologica in procedure
odontoiatriche è molto pecu-
liare, per vari motivi: è di re-
cente individuazione nosogra-
fica, essendo un settore di nic-
chia e richiedendo specificità
procedurali, farmacologiche,
strumentali e di contesto.
Inoltre si svolge di regola in
ambiti di solvenza, dove il rap-
porto medico-paziente è im-
prontato a una spiccata perso-
nalizzazione del trattamento, a
un’attesa di qualità legittima-
mente alta, e quindi a una ne-
cessaria attenzione alla qualità,
al risultato, al dialogo persona-
le. Tutto questo fa sì che l'espe-
rienza clinica di quei pochissi-
mi specialisti che se ne occupa-
no sia ampiamente più avan-
zata rispetto alle formule codi-
ficate in letteratura. Rimane
una realtà urgente: questo è un
contesto di nicchia, sostanzial-
mente extraospedaliero, che
attende di conquistare mag-
giore visibilità accademica.
Renato Torlaschi
FOCUS ON << 36<<
«Lo studio dentistico suscita da tempo immemorabile diffi-
denza, ansia o persino fobia. Le cause sono in parte contin-
genti, legate all’interazione tra paziente e ambiente; in parte
vengono da lontano, traggono origine da quell’inconscio col-
lettivo che storicamente si stratifica nel susseguirsi delle ge-
nerazioni, manifestandosi soggettivamente nelle forme più di-
verse, irrazionali e incontenibili». Le parole sono di MMaarrccoo
AArrddiiggòò, anestesista con una lunga esperienza in consulenze
anestesiologiche in odontostomatologia, secondo cui all’ane-
stesia nello studio odontoiatrico si ricorre ancora troppo poco,
perché se ne ignorano tutti i benefici che può apportare.
LE PRINCIPALI TECNICHEANESTESIOLOGICHE
LL''aannaallggoo--sseeddaazziioonnee ccoonnttrroollllaattaa è la tecnica di più frequente
applicazione in campo odontoiatrico. Si somministra per via
endovenosa, utilizzando in associazione più farmaci appar-
tenenti a diverse categorie farmacologiche: potenti ansioliti-
ci, ipnoinduttori, anestetici, morfinici. Lo scopo, e il risultato,
è quello di indurre nel paziente una condizione di profonda
liberazione da ansia e tensione emotiva, variabile stato di
sonnolenza, moderato effetto analgesico, con mantenimen-
to della coscienza al fine di poter garantire quel minimo di
collaborazione necessaria all'esecuzione dell'intervento. Le
indicazioni si pongono in tutti quei contesti caratterizzati da:
paziente adulto e intervento di durata prevedibilmente lunga
(oltre un'ora); paziente fobico, ansioso che tollera male per-
sino procedure routinarie e brevi; paziente che preferisce
accorpare in un'unica seduta più appuntamenti; contesti
complessi in cui si dubita di poter controllare soddisfacente-
mente il dolore procedurale con l'anestetico locale (ascessi,
infezioni, estesi scollamenti).
LL’’aanneesstteessiiaa ggeenneerraallee consiste nell’induzione farmacologica
endovenosa di quattro componenti funzionali: soppressione
della coscienza, analgesia profonda, rilasciamento musco-
lare profondo, protezione neurovegetativa. Queste quattro
componenti producono inevitabilmente l’arresto respiratorio:
per questo viene posizionato un tubo naso-tracheale attra-
verso il quale si somministra ossigeno e si sostituisce la fun-
zione respiratoria. Il paziente non è cosciente, e quindi nem-
meno collaborante. In compenso è totalmente areflessico,
quindi indifferente a qualsiasi manovra e procedura venga
eseguita. Questo garantisce condizioni ottimali di lavoro, so-
prattutto per procedure complesse, di lunga durata, invasi-
ve. Le indicazioni riguardano anche quelle tipologie di pa-
zienti che non sarebbero in grado di garantire una soddisfa-
cente collaborazione (bimbi, psicopatici, disabili).
FOCUS ON << 38<<
Epidemiologia e clinicadella sensibilità dentinaleAncora orfana di una spiegazione certa delle sue cause, la sensibilità dentinale è lamentata da 1 paziente su 8. Oltre a intervenire sulle tecnichedi igiene orale, sono al vaglio altre soluzioni. L’ultima è l’ossalato di potassio > Antonio Carrassi
Come noto, l’ipersensibilità
dentinale è una condizione
dolorosa cronica dovuta alla
perdita di smalto o di tessuto
che lascia scoperti i tubuli
dentinali causando episodi di
dolore acuto. Universalmente
molto diffusa, tale affezione
necessita di un’analisi ap-
profondita per essere diagno-
sticata e curata correttamen-
te.
Diverse teorie sono state
proposte nel tempo per spie-
gare il motivo per cui l’espo-
sizione della dentina possa
associarsi a dolore; dolore
caratterizzato da un esordio
rapido, una breve durata e
una significativa intensità.
«Le pur recenti ricerche in
campo fisiopatologico non
sono state in grado di spie-
gare definitivamente il feno-
meno e ancora oggi la teoria
cosiddetta “idrodinamica”,
formulata lo scorso secolo
dal professor Brännström e
dai suoi collaboratori, risul-
ta la più accreditata – ha
spiegato il professor
Antonio Carrassi durante
l’ultimo congresso della
Società italiana di parodon-
tologia –. Alla base di questa
teoria – continua il direttore
dell’unità di odontostoma-
tologia II dell’Università di
Milano – sta la particolare
conformazione strutturale
della dentina, dei suoi tubu-
li e del fluido dentinale che
si ritiene li pervada».
Una ricerca negli Usa
Un gruppo di ricercatori ha
recentemente condotto uno
studio trasversale su 787 pa-
zienti adulti in 37 studi den-
tistici ubicati in cinque stati
nel nord-ovest degli Stati
Uniti per valutare la diffu-
sione di questo disturbo e
verificare i fattori di rischio
associati (Cunha-Cruz J et
al. The prevalence of dentin
hypersensitivity in general
dental practices in the
northwest United States. J
Am Dent Assoc 2013
Mar;144(3):288-96).
Il fenomeno è stato indagato
attraverso una domanda re-
lativa alla percezione di do-
lore o sensibilità a denti o
gengive. Successivamente i
dentisti hanno esaminato i
pazienti per assicurarsi che
il dolore non fosse dovuto a
un altro problema, come ad
esempio denti scheggiati o
gengive gonfie. Dei soggetti
visitati, il 12,3% ha manife-
stato dolore non collegato
ad altri problemi ed è quindi
stata posta diagnosi di sensi-
bilità dentinale.
Dai risultati dello studio pub-
blicati sul Journal of the
American Dental Association,
la diffusione dell’ipersensibi-
lità sarebbe maggiore tra i
soggetti con un’età compresa
tra i 18 e i 44 anni e minore
tra quelli di età superiore ai
65 anni; secondo gli autori,
questi dati sarebbero da asso-
ciare al fatto che con il passa-
re degli anni la dentina pre-
sente all'interno del dente si
ispessisce, fornendo più di
isolamento.
La ricerca americana ha poi
registrato una prevalenza
della condizione dolorosa
nei pazienti di sesso femmi-
nile, in quelli con recessione
gengivale e in quelli che si
erano sottoposti a tratta-
menti sbiancanti domicilia-
ri. L’ipersensibilità non ri-
sulterebbe invece associata a
evidenti traumi occlusali, le-
sioni cervicali non cariose o
comportamenti di igiene
orale troppo aggressivi.
La diffusione del disturbo
«È difficile generalizzare, ma
probabilmente tra i pazienti
che si recano dal dentista 1
su 8 soffre di denti sensibili»
ha affermato Joana Cunha-
Cruz, ricercatrice presso l’u-
niversità di Washington e
principale autrice dell’inda-
gine. «Tuttavia i partecipan-
ti allo studio erano preva-
lentemente bianchi, quasi
l’82%, ed è possibile che la
sensibilità dentinale sia più
o meno comune in altri
gruppi razziali» ha precisato
l’autrice. Come riporta il
professor Carrassi, secondo
altri esperti, fatta salva la re-
lativa scarsità dei dati epide-
miologici disponibili, l’iper-
sensibilità dentinale sarebbe
particolarmente frequente e
si ritiene che possa interes-
sare almeno il 25% della po-
polazione generale.
Prevenzione e terapia
Per cercare di prevenire fe-
nomeni di sensibilità, gli au-
tori dello studio americano
raccomandano di bere acqua
subito dopo aver assunto ci-
bi o bevande acide, come
frutta, succo di arancia, vino
o caffè e di evitare di spazzo-
lare i denti nei primi 10-15
minuti. Un aiuto può essere
rappresentato anche da den-
tifrici specifici per denti sen-
sibili e, se questi non sono
sufficienti, si può far ricorso
a trattamenti più invasivi.
«Il trattamento dell’ipersen-
sibilità dentinale si basa su
misure diverse – puntualizza
Antonio Carrassi, che è in-
tervenuto anche al recente
congresso nazionale del col-
legio dei docenti di odon-
toiatria con la relazione
“L'ipersensibilità dentinale:
dalla fisiopatologia alla cli-
nica”–. Esse possono essere
sia di tipo preventivo, legate
a correzioni dietetiche e del-
le tecniche di igiene orale,
sia di tipo clinico-operativo.
Le procedure operative han-
no come fondamentale
obiettivo la normalizzazione
della pervietà dei tubuli
dentinali; a tal fine possono
essere utilizzate metodiche
di odontoiatria conservati-
va, di chirurgia parodontale
e di terapia topica a base di
principi attivi. Tra i vari
principi attivi utilizzati, l’os-
salato di potassio sembre-
rebbe in grado di fornire ot-
timi risultati».
Rachele Villa
RICERCA & TECNOLOGIA
Blanx White Shock, dentifricio fotosensibile per lo sbiancamento dentale
Dalla ricerca Coswell nasce l’innovativa formula di Blanx
White Shock, la prima linea di prodotti di sbiancamento
dentale a base di ActiluX, un innovativo principio attivo fo-
tosensibile dall’azione sbiancante. Attivato dalla luce, di-
strugge tutte le molecole che causano l’ingiallimento dei
denti.
A condurre le ricerche che hanno portato alla creazione
della formulazione, oggi coperta da due brevetti, è stato il
professor NNoorrbbeerrttoo RRoovveerrii, direttore del Laboratory of
Environmental and Biological Structural Chemistry presso il
dipartimento di chimica “G. Ciamician” dell’università di
Bologna.
ActiluX, costituito da clusters di idrossiapatite biomimetica
funzionalizzata con ossidi inorganici fotocatalitici, è l’ingre-
diente principale della formula di Blanx White Shock. Come
tutti i materiali fotocatalitici, i cristalli di ActiluX si attivano
per azione della luce e agiscono proporzionalmente alla
quantità di luce che ricevono, producendo delle cariche
positive e negative che reagiscono a contatto con l'ossige-
no e l'acqua presente nell'ambiente orale circostante.
Questo processo provoca la formazione di specie radicali-
che che, rompendo le molecole organiche responsabili di
sporco e ingiallimento, sbiancano i denti senza danneggia-
re lo smalto, composto invece da materiale inorganico.
Grazie all’azione naturale della luce, ActiluX rimuove le
macchie già esistenti e impedisce che se ne creino altre;
forma una barriera protettiva sulla superficie dei denti;
sbianca le superfici ceramiche e polimeriche di protesi
dentarie e capsule; si deposita sulla superficie dentale e
continua la sua azione nell’arco della giornata: grazie alla
luce, continua a sbiancare anche dopo il lavaggio con lo
spazzolino. Blanx White
Shock produce anche un ef-
fetto superidrofilico, che lo
rende affine e capace di at-
trarre l'acqua. Le particelle
d'acqua presenti nell'atmo-
sfera si distribuiscono quin-
di sulla superficie del dente,
idratando le gengive.
Blanx White Shock, se usato
ogni giorno in sostituzione
al normale dentifricio, rap-
presenta un’alternativa alle
tecniche di sbiancamento
professionale.
> Norberto Roveri è professore ordinario di chimica generale e inor-
ganica presso il dipartimento di chimica “G. Ciamician” dell’univer-
sità di Bologna e direttore del Laboratory of Environmental and
Biological Structural Chemistry.
L'attività di ricerca del professor Roveri – che è un esperto dei proces-
si di biomineralizzazione ossea e dentale – verte principalmente sulla
progettazione, sintesi, caratterizzazione chimico-fisica e della reatti-
vità di biomateriali inorganici ed inorganici-polimerici aventi fun-
zionalità e potenzialità innovative, per applicazioni in ambito orto-
pedico, odontoiatrico, chirurgico maxillofacciale e cardiovascolare.
<<<<
Asio per un nuovo concetto di ortodonziaDal 1994 l’associazione si batte per rendere le scuole di specializzazione in ortodonzia un passaggio obbligato per poter esercitare questa disciplina.Da questa visione deriva una netta distinzione tra dentista e ortodontista
Dottor Greco, qual è il take
home message del congresso
nazionale che si è svolto in
marzo a Roma?
Il congresso nazionale Aidor-
Asio di marzo ha avuto come
tema lo sviluppo delle appa-
recchiature ortodontiche negli
ultimi anni, dall’iniziale utiliz-
zo dei primi brackets negli an-
ni ‘50 ai sistemi “invisibili” e
customizzati che sembrano
anticipare il futuro.
Il messaggio che i 350 parteci-
panti hanno potuto portare a
casa è certamente legato al
cambiamento che sta interes-
sando il modo di concepire
l’ortodonzia. Nel corso di que-
sti anni la nostra professione è
andata incontro a una pro-
gressiva digitalizzazione: le fo-
to, le radiografie, i modelli, og-
gi la digitalizzazione interessa
le impronte e domani proba-
bilmente interesserà non solo
la fase diagnostica, ma anche
tutta la programmazione tera-
peutica. Oggigiorno la tecno-
logia entra prepotentemente
nel mondo ortodontico, of-
frendo la possibilità di preve-
dere e visualizzare gli effetti del
trattamento ortodontico in
3D, cambiando l’approccio
dell’ortodontista, meno con-
centrato sul lavoro svolto alla
poltrona davanti al paziente,
cercando di muovere i denti e
immaginare la loro posizione
spaziale nel corso dei mesi, ma
più impegnato davanti allo
schermo di un computer per
determinare la diagnosi e so-
prattutto per decidere la pro-
grammazione terapeutica sul-
la base di un set-up virtuale at-
tendibile e completo.
Questo è il principale take ho-
me message del congresso:
dobbiamo prepararci a cam-
biare approccio impostando
ogni singolo aspetto del tratta-
mento dal primo giorno, ap-
plicando uno schema di cura
proattiva e non reattiva, che
vuole dire maggiore pianifica-
zione, minor numero di erro-
ri, minor tempo di cura e mi-
nor spesa per il paziente.
Come è cambiata l’associazio-
ne nell’ultimo anno e quali so-
no i progetti futuri?
L’Asio cambia presidente ogni
anno e ogni anno mostra un
atteggiamento influenzato
dalla personalità di chi la gui-
da, mantenendo un minimo
comun denominatore, che è la
mission dell’Asio: creare
un’associazione sindacale nel
quale riconoscersi e dalla qua-
le ricevere supporto legale, fi-
scale, assicurativo, culturale e
promuovere la figura dello
specialista in ortodonzia.
L’Italia è uno dei pochi paesi
della Comunità europea in
cui per esercitare l’ortodon-
zia non è necessario, per leg-
ge, aver completato una scuo-
la di specializzazione, ma ba-
sta semplicemente la laurea
in odontoiatria. L’ortodonzia
è una disciplina complessa
che si occupa dell’osservazio-
ne e della modificazione della
crescita del complesso cra-
nio-facciale, della sua funzio-
ne e del suo sviluppo, della
risoluzione delle malocclu-
sioni dentali e scheletriche da
un privilegiato punto di vista
funzionale; non è semplice-
mente una disciplina nata per
raddrizzare denti storti e
svolgere una funzione cosme-
tica. Questa è la motivazione
per cui l’ulteriore corso di ul-
tra formazione come la spe-
cializzazione in ortodonzia
diventa una necessità per po-
ter approcciare e gestire la va-
sta gamma di problematiche
che interessano i pazienti,
adulti e bambini.
Asio ha da sempre perseguito
questo obiettivo e continuerà
in questa direzione cercando
di motivare le professionalità
più vicine come pediatri, oto-
rini e logopedisti a far cono-
scere la differenza tra dentista
e ortodontista, ma comuni-
cando anche con il cittadino
comune attraverso campagne
pubblicitarie sul web e sulla
stampa.
I nostri prossimi passi sono
orientati a offrire supporto a
chi ha uno studio di ortodon-
zia, ma anche ai giovani che
offrono consulenza senza ave-
re uno studio proprio, a strin-
gere collaborazioni e scambi
con le associazioni di pediatri
e di logopedisti, a usare il web
per fare in modo che, in caso
di problematiche ortodonti-
che, il referente sia lo speciali-
sta in ortodonzia.
Quali saranno le finalità del
prossimo congresso Asio-
Aidor in programma in otto-
bre?
Il nostro prossimo incontro a
Bologna il 4 e 5 ottobre sarà
incentrato sugli incontri sin-
dacali con giornate dedicate
alla gestione della professione
per chi presta consulenze
presso diversi studi, come la
maggior parte dei giovani
specialisti in ortodonzia.
Dalla gestione fiscale agli ac-
cordi tra studio e consulente,
dalla responsabilità legale agli
obblighi di legge per chi ha
un’attività in movimento,
dalla gestione della privacy
alle coperture assicurative.
La gestione a 360 gradi della
professione verrà analizzata
da esperti in management e
in medicina legale, come il
dottor Gabriele Vassura e il
dottor Roberto Manca.
Un’occasione unica per offri-
re risposte a molte domande
che i giovani e adulti speciali-
sti in ortodonzia si trovano
quotidianamente a dover af-
frontare, senza la certezza
della risposta; un servizio uti-
le che indubbiamente richia-
merà un ampio numero di
colleghi.
Una parte preliminare del
congresso sarà invece dedica-
ta all’approfondimento cul-
turale attraverso un argo-
mento dibattuto e difficile da
trattare per tutti gli specialisti
in ortodonzia come l’artico-
lazione temporo-mandibola-
re e i suoi rapporti con l’oc-
clusione. Grazie alla parteci-
pazione del dottor Mario
Molina, massimo esperto sul-
l’argomento Atm, e al dottor
Redento Peretta, attuale pre-
sidente dell’Italian Board of
Orthodontics, avremo la pos-
sibilità di comprendere me-
glio come il trattamento or-
todontico può influenzare le
problematiche dell’articola-
zione temporo-mandibolare.
Speriamo vivamente l’evento
possa avere un alto numero di
partecipanti per l’elevato livel-
lo di informazioni utili e per
l’aggiornamento culturale di
notevole spessore.
Rachele Villa
<< EDUCATION & MEETING NEWS41 <<
> Alessandro Mario Greco
A pochi mesi dalla decima edizione del congresso nazionale
organizzato dall’Accademia italiana di ortodonzia e
dall’Associazione specialisti italiani di ortodonzia, che ha riba-
dito l’importanza delle moderne tecnologie digitali per la pra-
tica odontoiatrica attuale e futura, Italian Dental Journal ha in-
tervistato AAlleessssaannddrroo MMaarriioo GGrreeccoo, presidente Asio, che ha
voluto ribadire l’identità professionale ben distinta dello spe-
cialista in ortodonzia: «È fondamentale far conoscere al citta-
dino e agli operatori sanitari la differenza tra dentista e orto-
donzista, figura alla quale si affida la diagnosi, la prevenzione
e il trattamento delle irregolarità dentali e facciali e che trova
in Asio un’associazione sindacale in cui riconoscersi».
Infine, Alessandro Mario Greco ci ha dato un’anticipazione sui
temi del prossimo congresso, che si svolgerà aa BBoollooggnnaa iill 44 ee
55 oottttoobbrree, che focalizzeranno l’attenzione sulla gestione della
professione per chi presta consulenze presso vari studi.
<< EDUCATION & MEETING NEWS43 <<EDUCATION & MEETING NEWS << 42<<
Dental Daunia“Dental Daunia” è il conve-
gno gratuito organizzato
per sabato 8 giugno a
Manfredonia (Foggia) dal
dipartimento regionale
Andi Puglia.
Presso il Regio Hotel
Manfredi per tutto il giorno
i partecipanti assisteranno
a relazioni su argomenti
che toccano un po’ tutti i
campi dell’odontoiatria.
«Il tema portante dell’even-
to sarà l’aspetto interdisciplinare dell’odontoiatria» confer-
ma Giuseppe Fanelli, segretario culturale regionale, che ci
ha presentato i contenuti del convegno.
Il primo tema sarà il buon mantenimento dei tessuti duri e
molli intorno ai denti e intorno agli impianti come una
delle condizioni che il clinico deve contemplare nella ste-
sura del suo piano di trattamento. Si parlerà poi di orto-
donzia, che svolge un ruolo di supporto importante nei
trattamenti dei casi parodontali. «Verranno proposti dei
protocolli di intervento che permetteranno di risolvere
questi problemi terapeutici con un alto grado di successo –
ci ha anticipato Fanelli –. Questi aspetti clinici interessano
tutte le branche odontoiatriche e in particolare la parodon-
tologia, ma non si può non considerare l’implantologia
con i suoi ritrovati tecnologici forieri di soluzioni cliniche
accattivanti, finalizzati a mantenere la salute dei tessuti pe-
rimplantari. Tutti questi punti di vista verranno trattati dai
relatori, mantenendo il concetto di interdisciplinarietà.
Una menzione particolare merita la relazione sui bisfosfo-
nati, argomento di particolare attualità. Conoscere le varie
componenti chimiche della molecola dei bisfosfonati, e co-
me queste possono interferire o interagire nelle fasi di gua-
rigione tissutale, è una di quelle informazioni da “portare
a casa”, per farne buon uso già dal giorno successivo all’e-
vento culturale» ha sottolineato il segretario culturale.
Il convegno è stato pensato come un aggiornamento per l’atti-
vità clinica quotidiana e ospiterà interventi di relatori di alto
livello, provenienti sia dall’università che dalla libera profes-
sione. «Mantenere alta la qualità della nostra attività clinica
equivale a sostenere le nostre posizioni sul mercato odontoia-
trico, senza dover scendere a compromessi mercificanti la pro-
fessione» ha concluso Giuseppe Fanelli.
Meeting Planner srl
Tel. 080.9905360
Per informazioni
Premium Day Sweden & MartinaLa dodicesima edizione del Premium Day, approfondimento
scientifico in implantologia organizzato dall’azienda Sweden &
Martina, si terrà all’interno del Palazzo della Ragione di Padova
dal 6 all’8 giugno.
I lavori inizieranno nella giornata di giovedì 6 giugno con il cor-
so precongressuale affidato al professor Niklaus P. Lang e al dot-
tor Ignazio Loi, protagonisti rispettivamente delle relazioni dal
titolo “Treatment strategies for the mutilated dentition”(con tra-
duzione simultanea) e “Rapporto tra contorno protesico e tessu-
ti gengivali”, che occuperanno l’intera giornata.
Nelle due giornate successive il salone del Palazzo della Ragione
sarà teatro del programma scientifico per odontoiatri. Sul palco
allestito all’ombra del gigantesco cavallo ligneo, copia rinasci-
mentale di quello del monumento al Gattamelata di Donatello,
si alterneranno alcuni tra i più grandi esponenti del mondo
odontoiatrico internazionale, che offriranno un crescendo di in-
terventi di approfondimento e confronto suddivisi in cinque ses-
sioni: “Cosa abbiamo imparato in 30 anni di chirurgia implanta-
re” e “di protesi su impianti”, “Protesi. Nuovi orizzonti della pro-
tesi su impianti”, “Rigenerazione tissutale. Gestione dei tessuti
duri e molli” e infine “Le chiavi del successo implantoprotesico”.
Parallelamente, in altre sale del palazzo, saranno allestite le ses-
sioni specifiche per odontotecnici, per igienisti dentali e per assi-
stenti di studio.
Durante le giornate congressuali sarà possibile visitare tutte le sa-
le del Palazzo della Ragione e il Museo del Rinascimento. Come
già nelle precedenti edizioni del congresso Premium Day, anche
quest’anno sarà allestita una grande festa di gala presso il parco
dell’azienda, con musica dal vivo e open-bar, che rappresenterà
tra l’altro l’occasione per concludere i festeggiamenti per il 40°
anniversario di Sweden & Martina.
L’edizione spagnola del Premium Day
Intanto Sweden & Martina Mediterranea – base spagnola della
casa madre italiana – comunica di aver organizzato per il 7, 8 e 9
novembre di quest’anno l’atteso remake del congresso tenutosi
nel 2011, annunciando così la seconda edizione del Premium
Day in Spagna.
Sede dell’evento sarà ancora il centro congressi Eurobuilding
4 di Madrid, che ospiterà un cospicuo gruppo di eccellenti re-
latori già a partire dalla giornata dei corsi precongressuali.
Giovedì 7 novembre saranno infatti ben quattro i corsi teori-
co-pratici di approfondimento tenuti dai relatori Juan Faus
(corso di chirurgia con utilizzo delle suture), Marco Csonka
(corso molto atteso sulle tecniche di applicazione del rivolu-
zionario apparecchio Magnetic Mallet), Giuseppe Iaria (corso
sull’utilizzo dei laser), Giorgio Carusi (approfondimento del-
la tecnica Mise).
Il congresso scientifico, presieduto anche in questa seconda edi-
zione dal professor Mariano Sanz Alonso, decano della presti-
giosa Università Complutense di Madrid, e dal professor Ugo
Covani, da sempre referente scientifico di Sweden & Martina,
prevede la presenza di relatori delle più importanti università
spagnole – quali lo stesso Sanz ma anche i professori Juan
Manuel Aragoneses, Juan Carlos De Vicente, Maximino
Gonzalez, José Maroto, Miguel Penarrocha, Guillermo Pradies,
Eugenio Velasco – e moltissimi illustri nomi dell’odontoiatria
spagnola, tra i quali spiccano Fernando Bustillo, Calvo de Mora
e José Manuel Vásquez Moreno.
Gli argomenti trattati verteranno su estetica in implantologia,
carico immediato, protesi su impianti con tecnologia Cad-Cam,
oltre a una rassegna delle collaudate o nuovissime tecnologie ab-
bracciate e proposte dall’azienda: il dispositivo Magnetic Mallet,
la chirurgia guidata, la chirurgia piezoelettrica, il laser in chirur-
gia. Relatore italiano di eccellenza sarà il dottor Ignazio Loi, che
presenterà la sua tecnica Bopt (Biologically Oriented
Preparation Technique) per la preparazione a finire del monco-
ne naturale: questa tecnica, documentata dalla sua lunga espe-
rienza clinica, consente l’adattamento delle mucose ai profili
protesici determinati dalle corone e ha dimostrato di garantire la
stabilità dei tessuti a medio e lungo termine.
Sweden & Martina spa
Rossella Tosello - [email protected]
Tel. 049.9124300 - Fax 049.9124290
www.sweden-martina.com
Per informazioni
> Niklaus P. Lang > Ignazio Loi
> Ugo ovani > Mariano Sanz
> Giuseppe Fanelli
Dopo il successo riscontrato lo scorso anno, prosegue la pro-
grammazione dei “corsi dedicati” degli Amici di Brugg, nati
dalle richieste di approfondimento pervenute dai frequentato-
ri del corso di alta formazione.
Ciascun corso teorico-pratico è una “full immersion” di due
giorni su una tematica specifica, con circa 16 ore di lezione.
Riservati a odontoiatri e odontotecnici, questi incontri hanno
caratteristiche essenzialmente pratiche. Specifiche strutture,
atte all’esecuzione delle singole fasi di lavoro, saranno a com-
pleta disposizione dei partecipanti nelle varie sedi in cui ver-
ranno svolti i corsi. L’organizzazione, interamente garantita
dagli Amici di Brugg, non mancherà di coniugare le attività di
carattere scientifico-applicativo a momenti d’incontro convi-
viale, nell’atmosfera di amicizia che contraddistingue tutte le
iniziative dell’Associazione fin dalla sua nascita.
I prossimi corsi in programma (con date e sedi ancora da de-
finire) sono “Il digitale in odontoiatria: fotografia, Cad-Cam,
Smile Design”, “La programmazione della protesi estetica” e
“Occlusione nella pratica quotidiana. Preparazioni protesiche,
registrazioni endoextra orali, esecuzione di casi reali”.
Programmi completi, sedi e date vengono aggiornati sul sito
www.amicidibrugg.it
I corsi monotematicidegli Amici di Brugg
Venerdì 24 maggio, concluse le sessioni del congresso degli
Amici di Brugg di Rimini, si può continuare il percorso di ag-
giornamento scientifico e professionale spostandosi dalla Fiera
al Grand Hotel di Rimini per il Dentsply Dental Forum.
Tra le 18 e le 20 si terranno tre sessioni simultanee (endo-
conservativa, prevenzione e protesi) con la partecipazione di
relatori di rilievo nazionale e internazionale.
La sessione endo-conservativa si rivolge agli odontoiatri che
desiderano conoscere i protocolli operativi Dentsply per le
procedure endodontiche e di restauro post-endodontico. Ne
parleranno Vittorio Franco, Simone Grandini, Antonio
Cerutti e Camillo D’Arcangelo.
La sessione prevenzione, condotta da Antonia Abbinante,
Marisa Roncati Parma Benfenati e Annamaria Genovesi, è
aperta a odontoiatri e igienisti e si occuperà di esplorare i
più innovativi protocolli di trattamento della malattia paro-
dontale non chirurgica, tra cui l’utilizzo della terapia laser e
le procedure di controllo dell’ipersensibilità dentinale.
La sessione protesi si rivolge a odontotecnici e odontoiatri pro-
tesisti interessati ad approfondire la conoscenza dei materiali
innovativi che le moderne tecnologie mettono a disposizione
del laboratorio e dello studio. In questo caso i relatori saranno
gli odontotecnici Lanfranco Santocchi e Massimiliano
Petrullo, Griselda M. Guidoni e Giovanni Ceccato.
Alle conferenze, come ormai da
tradizione, seguirà un Dinner
Party offerto da Dentsply presso
il Coconuts, uno dei locali più
trendy della riviera romagnola.
L’evento è a numero chiuso con
partecipazione gratuita.
L’iscrizione è obbligatoria e può essere fatta direttamente al-
la fiera degli Amici di Brugg presso lo stand Dentsply (padi-
glione A7, corsia 2-3, stand 72-91).
Dentsply Dental ForumIN QUESTI GIORNI A RIMINI
ANAGRAFE PUBBLICAZIONI SCIENTIFICHE: AL VIA CONSULTAZIONI ONLINE
Sono aperte online le consultazioni pubbliche per individuare i
criteri che identificano il carattere scientifico delle pubblicazio-
ni e degli altri prodotti di ricerca. L'iniziativa del Consiglio uni-
versitario nazionale (Cun), in collaborazione con l'Agenzia
nazionale di valutazione del sistema universitario e della ri-
cerca (Anvur) durerà tre mesi e dovrà acquisire indicazioni e
osservazioni di quanti, per le loro competenze professionali e
le loro esperienze scientifiche, intendano dare il loro contribu-
to; in particolare: docenti e ricercatori anche a contratto, as-
segnisti di ricerca degli atenei, degli istituti speciali, delle
scuole superiori e degli istituti di alta formazione dottorale, ri-
cercatori degli enti pubblici nazionali, regionali e locali di ri-
cerca scientifica e degli enti privati di ricerca scientifica, dot-
torandi e dottori di ricerca, editori attivi nel settore dell'edito-
ria accademica e professionale.
La consultazione darà la possibilità di inviare proposte, osser-
vazioni, idee sui diversi profili che attengono al tema della
scientificità. «Le esamineremo considerando anche l’area
scientifica di riferimento di chi contribuisce, così da poter pe-
sare le osservazioni e non solo contarle – ha spiegato la pro-
fessoressa Carla Barbati, vicepresidente del Cun –. Daremo
conto, in forma aggregata, e dunque nel rispetto dell’anonima-
to, dei contributi che perverranno. Di tutti. Sia di quelli che ac-
coglieremo sia di quelli che non accoglieremo. In questo mo-
do, potremo rappresentare alla stessa comunità scientifica, al-
l’editoria accademica oltre che ai decisori politici quali siano le
opinioni espresse dagli attori della ricerca. Queste osservazio-
ni, in sostanza, saranno patrimonio di tutti, non solo del Cun».
Collegandosi ai siti www.cun.it e www.miur.it è possibile con-
sultare le istruzioni dettagliate e poi accedere e compilare il
questionario sui criteri generali per definire la scientificità di
una pubblicazione e sui requisiti minimi che qualificano le
principali tipologie di pubblicazioni scientifiche. Obiettivo di
questa raccolta è l'istituzione dell'Anagrafe nazionale nomi-
nativa dei professori e dei ricercatori e delle pubblicazioni
scientifiche (ANPRePS).
EDUCATION & MEETING NEWS << 44<<
Congresso internazionale di terapia implantare Biomet 3iA Verona, all’interno del Palazzo della Gran Guardia, dal 19
al 21 settembre si terrà il Congresso internazionale di tera-
pia implantare organizzato da Biomet 3i e giunto già alla sua
sedicesima edizione. Il tema scelto quest’anno è quello
dell’“Integrazione tra innovazione tecnologica, eccellenza
clinica e accessibilità sociale alla terapia implantare” con l’o-
biettivo di mostrare come l’innovazione tecnologica conti-
nui oggi a garantire l’eccellenza clinica del trattamento im-
plantare rendendola allo stesso tempo accessibile ad ampie
fasce sociali e applicabile in svariate indicazioni. «Nel corso
di soli tre decenni tutto è cambiato sul fronte implantare –
osservano gli organizzatori del congresso –. Le morfologie e
le superfici implantari sono cambiate per migliorare e acce-
lerare l’osteointegrazione. L’interfaccia dei pilastri è stata
completamente modificata per facilitare il restauro protesi-
co. Sono state sviluppate nuove tecniche e tecnologie rigene-
rative per aumentare i tessuti duri e i tessuti molli. L’era di-
gitale ci ha permesso di pianificare la chirurgia anticipando-
ne virtualmente il risultato finale e di guidare l’atto chirur-
gico con precisione e accuratezza. Trasformando totalmente
la terapia implantare, scienza e tecnologia l’hanno anche re-
sa socialmente molto più accessibile».
Sono cinque le sessioni scientifiche previste, che sono state af-
fidate a relatori di fama internazionale come Daniel Baumer,
Myron Nevins, Tiziano Testori, Harold Baumgarten, Xavier
Rodriguez e a odontoiatri della scuola italiana: Federico
Gualini, Mario Aimetti, Tiziano Tealdo, Daniele Cardaropoli,
Vittorio Ferri, Gioacchino Cannizzaro, Francesco Amato e al-
tri nomi di rilievo.
Accanto alle sessioni congressuali sono previsti una serie di
workshop su nuove tecniche e nuovi prodotti e, nella gior-
nata di sabato 21 settembre, i partecipanti potranno sceglie-
re tra quattro corsi monotematici su argomenti di chirurgia
e implantologia.
Questa edizione del congresso di Verona intende anche ren-
dere omaggio al dottor Giampaolo Vincenzi, scomparso lo
scorso anno, per ricordare il suo prezioso contributo alla
diffusione della terapia implantare. «Vincenzi sarà ricorda-
to come il grande maestro che misurava il proprio successo
da quello dei propri allievi e colleghi, l’amico schietto e pie-
no di vita che non si fermava mai, il professionista gioviale
e generoso, sempre pronto e disponibile ad aiutare tutti»
spiegano i suoi ex colleghi che fanno parte del comitato
scientifico del congresso.
Angela Negri
Tel. 0444.913410
Per informazioni
È un appuntamento dal successo ormai consolidato nel tempo
quello con i corsi teorico-pratici con dissezioni anatomiche or-
ganizzati presso l’Université “R. Descartes” di Parigi, in cui rela-
tori italiani guideranno i partecipanti dall’anatomia del cavo
orale alle tecniche di chirurgia avanzata in odontoiatria.
Per andare incontro alle necessità di tutti i chirurghi interessati,
nel secondo semestre del 2013 sono previsti ben due eventi for-
mativi, con relatori di altissimo livello e uno staff di docenti di
provata esperienza, che offrono l’opportunità unica di approfon-
dire la conoscenza dell’anatomia del cavo orale attraverso i pre-
parati umani.
Il numero chiuso di partecipanti e il contatto diretto con i rela-
tori sono tra i punti di forza di questi progetti educativi, che per-
mettono di acquisire una rigorosa preparazione teorica, di ap-
prendere utili suggerimenti sui moderni approcci terapeutici e
migliorare la proprie conoscenze pratiche per eseguire con mag-
giore sicurezza le più comuni tecniche di chirurgia avanzata.
Il primo appuntamento è dal 24 al 26 ottobre con il corso dal ti-
tolo “Dissezioni su cadavere e tecniche avanzate”, tenuto dai
professori Tiziano Testori, Pascal Valentini e Jean F. Gaudy.
Nella parte teorica del corso verranno trattati l’imaging diagno-
stico correlato all'anatomia clinica e le procedure chirurgiche di
rialzo del seno mascellare. La parte pratica permetterà invece a
ogni partecipante di eseguire la completa dissezione e identifica-
zione delle strutture anatomiche mandibolari e mascellari.
Inoltre, ci sarà la possibilità di eseguire interventi utilizzando la
chirurgia piezoelettrica.
Il secondo corso si terrà dal 21 al 23 novembre e sarà tenuto dai
professori Matteo Chiapasco, Pascal Valentini e Jean F. Gaudy
sul tema “Tecniche chirurgiche preimplantari con dissezioni su
cadavere”. Durante il corso sarà cura dei docenti mostrare le
strutture anatomiche a rischio per ciascun settore di intervento e
insegnare come identificarle e proteggerle, presentando le tecni-
che chirurgiche step-by-step per ottimizzare il risultato e mini-
mizzare le complicanze. «Verrà inoltre discussa la scelta tra le va-
rie tecniche e i vari materiali, evidenziandone vantaggi e limiti»
sottolineano i docenti.
Nicola Maino
Tel. 0445.376266
Anatomia e chirurgia avanzataall’Università di Parigi
Per informazioni
<<<< << DENTAL MARKET45
I redazionali presentati in queste pagine rapprentano una libera scelta della Redazione di Italian Dental Journal tra i comunicati pervenuti
Igiene Orale
L’innovativa tecnologia diFluor Protector S nasce dal-l’esperienza ultradecennaledi Ivoclar Vivadent nello svi-luppo e nella produzione dilacche dentali nonché dallastretta collaborazione dell’a-zienda con i dentisti e i loroteam. Fluor Protector S è stato stu-diato per offrire una protezio-ne professionale mirata con-tro ipersensibilità, carie ederosione dentale. Il sistemadi lacca, grazie al fluoro in so-luzione omogenea, consentel’immediata disponibilità diquesto componente. La laccacopre direttamente ed effica-cemente lo smalto dentale erilascia il fluoro molto rapida-mente. Si crea inoltre un de-
posito a rilascio di calcio efluoro per un’azione protetti-va prolungata nel tempo.Fluor Protector S è di gustopiacevole ed è pertanto indi-cato nel trattamento di piccolipazienti e soggetti sensibili. L’innovativa confezione in tu-bo multidose consente di ero-gare Fluor Protector S nellaquantità desiderata veloce-mente, senza sprechi e conmassima igiene. Il prodotto sipresenta anche in singoleconfezioni monodose.
Per informazioni:
Ivoclar Vivadent srl
Tel. 051.6113555
Fax 051.6113565
www.ivoclarvivadent.it
FLUOR PROTECTOR S
Conservativa
SDI Limited ha annunciato illancio di Riva Bond LC, un si-stema adesivo di nona gene-razione, in grado di ridurrenotevolmente lo stress da po-limerizzazione causato dallacontrazione del composito.Un’adesione priva di stressinsomma, che si traduce inassenza di sensibilità per ilpaziente.Riva Bond LC è un adesivouniversale fotopolimerizzabi-le per restauri diretti. Fino adora il clinico ha utilizzato ilcomposito sapendo che nonè possibile evitare la contra-zione da polimerizzazione.Secondo SDI Limited grazie aquesto composito ora «è pos-sibile ottenere un restauroduraturo e in assenza di sen-sibilità, in quanto Riva BondLC non causa stress margi-
nale e, inoltre, riesce a com-pensare la contrazione da po-limerizzazione del composito.Nessun altro adesivo offreuna forza adesiva elevata,unita alla riduzione significati-va dello stress nell’interfac-cia». Grazie alla Stress ReductionTechnology brevettata dall’a-zienda, Riva Bond LC sfruttala tecnologia del riempitivovetroso bioattivo ionglass uni-ta a una tecnologia della resi-na che permette di ridurre lostress al minimo su tutte le in-terfacce di adesione.
Per informazioni:
SDI Limited
Numero verde: 800.780625
www.sdi.com.au
RIVA BOND LC
Conservativa
Nuovo nato di casa Bisco, All-Bond Universal raccoglie i frut-ti di oltre 30 anni di ricerca del-l’azienda americana nel cam-po dei protocolli adesivi per ilsettore dentale. All-Bond Universal presentauna formulazione monocom-ponente adatta sia per utiliz-zo in procedure adesive a
mordenzatura totale sia perutilizzo in modalità self-et-ching o in mordenzatura se-lettiva; in tutte queste proce-dure i valori di adesione risul-tano equivalenti. All-BondUniversal è indicato per tutti irestauri diretti e indiretti(spessore <10μ) con signifi-cativi valori di adesione a tut-
ti i substrati fungendo ancheda vernice protettiva. All-Bond Universal contiene ilmonomero MDP che aumen-ta significativamente la dura-ta del sigillo e l’adesione airestauri indiretti (zirconia, alu-mina e metalli) anche senzal’utilizzo di un primer specifi-co, creando allo stesso tem-po un doppio legame chimi-co-meccanico dopo la poli-merizzazione. Analogamenteagli altri sistemi adesiviBisco, anche questo presentauna formulazione leggermen-te acida (pH>3) che garanti-sce una completa compatibi-lità con compositi e cementiautopolimerizzabili e duali (inmodalità auto), senza neces-sitare di un ulteriore attivato-re. Terminata la polimerizza-
zione All-Bond Universal di-venta altamente idrofobicoper un sigillo resistente neltempo e non richiede unostrato aggiuntivo di resina. La speciale miscela azeotropi-ca di acqua ed etanolo, brevet-tata, favorisce una drastica ri-duzione di acqua dopo l’eva-porazione del solvente dimi-nuendo l’attività delle metallo-proteinasi (MMP) anche senzal’utilizzo di una soluzione igie-nizzante per cavità.All-Bond Universal si conservaa temperatura ambiente con lamassima stabilità nel tempo.
Per informazioni:
Sweden & Martina spa
Tel. 049.9124300
www.sweden-martina.com
ALL-BOND UNIVERSAL
<<<<DENTAL MARKET << 46
Endodonzia
Protaper Next è il successo-re del sistema DentsplyMaillefer Protaper Universal,da molti considerato il goldstandard in endodonzia. Protaper Next è un sistemaversatile e flessibile, in gra-do di trattare la maggior par-te dei canali radicolari conalcuni vantaggi: una sola se-quenza di file per tutti i casiclinici, conicità variabili peruna tecnica crown-down otti-mizzata e diametri di finituraapicale comunemente ap-provati. Grazie a queste ca-ratteristiche Protaper Nextrisolve i casi clinici più diffici-li, abbrevia i tempi della sa-gomatura e garantisce il ri-spetto dell’anatomia origina-le del canale radicolare.La nuova sezione rettango-lare eccentrica di ProtaperNext conferisce allo stru-mento un movimento “swag-gering” simile a quello tipica-mente ondulatorio del ser-pente, il quale genera unospazio più ampio per la rac-colta dei detriti. L’effetto“swaggering” permette an-che un’ottimale tracciaturadel canale. Il materiale NiTi M-Wire concui è prodotto il nuovo stru-
mento ne migliora la flessibi-lità pur mantenendo l’effi-cienza di taglio. Questo èpossibile grazie a un avan-zato processo di trattamentotermico esclusivo diDentsply. Il NiTi M-Wire as-sicura anche una maggiorresistenza al lavoro ciclico,causa principale della rottu-ra dello strumento.Gli strumenti sono disponibi-li in blister presterilizzati da6 files nelle misure singole(X1-X2-X3-X4-X5) oppureassortite (X1-X3), nelle lun-ghezze 21, 25 e 31 mm. Il sistema comprende anchepunte di carta, punte di gut-tapercha e otturatoriGuttaCore dedicati, cioècorrispondenti alla dimen-sione dei canali preparaticon gli strumenti ProtaperNext.
Per informazioni:
Distributore: Simit Dental srl
www.simitdental.it
PROTAPER NEXT
Endodonzia
Isasan presenta al mercatoodontoiatrico internazionaleuna gamma di cementi en-dodontici MTA dalla formula-zione particolarmente inno-vativa: Tech Biosealer.Questo prodotto nasce dauna collaborazione traIsasan e alcune universitàitaliane, che hanno condottoun’analisi dei cementi MTAcon metodiche chimico-fisi-
che per capire la complessacinetica di indurimento e levariabili in grado di garantirel’insensibilità all’umidità.Sulla base di un cementoPortland (noto come leganteidraulico) modificato sonostate realizzate quattro for-mulazioni differenti in funzio-ne dell’utilizzo clinico, checontengono silicati, cloruri dicalcio e fillosilicati brevettati,
con il risultato di tempi di la-vorabilità, indurimento, flui-dità, espansione e radiopa-cità differenti. I cementi TechBiosealer sono tetrasilicatiche rilasciano idrossido dicalcio già nella prima ora eper diversi giorni con au-mento del pH e con conse-guente attività antibatterica.I cementi Tech Biosealer in-duriscono anche in presen-
za di fluidi organici (sangue,plasma e fluidi dentinali) e ilcontatto con questi fluidiporta alla formazione sullasuperficie del cemento diuno strato di apatite osteo-simile definito biocoating sucui cellule staminali pulparipossono aderire, crescere edifferenziarsi in osteoblasti,per dare origine a tessutoosseo e dentinale. Questo a
conferma della biocompati-bilità e bioattività di TechBiosealer.La presenza di fillosilicatiassicura una notevole stabi-lità dimensionale e adatta-mento marginale.La gamma di cementi è com-posta da: Tech BiosealerEndo, Tech Biosealer RootEnd, Tech Biosealer Apex eTech Biosealer Capping.Tech Biosealer Endo, per ot-turazioni ortograde, induri-sce in canali umidi o bagna-ti con apici aperti, può esse-re usato in associazione aqualsiasi tecnica con gutta-perca ed è radiopaco. Tech Biosealer Root End,per otturazioni retrograde,ha un’elevata biocompati-biltà e bioattività, con induri-
mento e adattamento margi-nale rapidi. Tech Biosealer Apex, perapecificazioni, offre un ele-vato rilascio di idrossido dicalcio e induce la formazio-ne di apatite a livello apica-le. Tech Biosealer Capping, perincappucciamenti, induriscerapidamente in presenza disangue e umidità, stimolan-do la formazione di dentinasecondaria già in 3-4 setti-mane.
Per informazioni:
Isasan srl
Tel. 02.96754179
Fax 02.96754190
www.isasan.com
TECH BIOSEALER Seguire il progresso è una necessità: l’aggiornamento continuo con
lo stato della tecnica è vitale per qualsiasi azienda.
L’elettronica, come a suo tempo l’elettricità, ha migliorato la vita del-
l’uomo in generale: molti oggetti utili, aggiornati con l’aiuto dell’elet-
tronica, sono diventati più semplici, più leggeri, più completi e, in
molti casi, meno costosi. Al posto di un relé o di un teleruttore, c’è
un componente elettronico, all’apparenza statico, che ha le stesse
funzioni.
L’elettronica più l’informatica hanno creato l’intelligenza artificiale,
che ha dato luogo a una miriade di programmi e di software gestio-
nali, amministrativi, organizzativi, previsionali e di controllo; nella
pratica quotidiana, l’intelligenza artificiale è qualcosa della quale
non si può più fare a meno.
L’elettronica e l’informatica entrano in tutti i settori del lavoro e del-
la vita.
La meccanica ha sostituito i vecchi torni e le frese con le macchine
a controllo numerico, la precisione di queste ultime è centesimale,
mentre le macchine utensili tradizionali facevano fatica a rispettare
il decimo. La velocità del controllo numerico ha abbattuto i costi di
lavorazione; si può ben dire, senza tema di essere smentiti, che il
controllo numerico ha aumentato la precisione e ha reso più facile
l’intercambiabilità di tanti particolari.
IIll pprrooggrreessssoo nneell ccaammppoo ddeennttaallee
Se osserviamo la trasformazione della professione dentale degli ul-
timi anni, notiamo che si sono compiuti passi importanti: cure e pre-
venzione hanno sconfitto le malattie parodontali, l’implantologia ha
avuto successo, gli impianti consentono ormai ricostruzioni protesi-
che sempre più rispettose della dentatura residua e più confortevo-
li per il paziente.
I piani di cura per l’ortodonzia infantile e pre-protesica vengono or-
mai progettati al computer con software sempre più precisi e com-
pleti. Sembra che presto lo scanner e il Cad-Cam potranno sostitui-
re l’impronta e parte delle lavorazioni odontotecniche per la costru-
zione della protesi. Ovviamente per tali realizzazioni sono state pro-
gettate nuove attrezzature odontoiatriche e odontotecniche, e altre
verranno adeguate alle nuove necessità professionali.
Parimenti si è sentita la necessità di migliorare l’aspirazione chirurgi-
ca dentale: si è pensato di dare al professionista la possibilità di re-
golare la potenza di aspirazione, di controllare attraverso il piccolo vi-
deo dell’aspiratore le cause di eventuali anomalie di funzionamento,
di dotare l’aspiratore di sistemi di auto-protezione per piccoli distur-
bi ambientali o di alimentazione, onde evitare fastidiosi arresti mo-
mentanei. Questo e altro che abbiamo ritenuto utile e che esporremo
di seguito è stato fatto con l’aiuto delle moderne tecnologie.
LLee nnuuoovvee tteeccnnoollooggiiee:: ccoossttii ee vvaannttaaggggii
L’aggiornamento alle nuove tecnologie richiede tempi e costi eleva-
ti ma offre anche vantaggi d’immagine per l’azienda e vantaggi eco-
nomici e funzionali che riguardano la gestione degli aspiratori e dei
compressori in studio. Vantaggi, questi ultimi, che certamente non
sfuggono al professionista attento. Ci spieghiamo con qualche
esempio.
• L’uso dell’inverter, abbinato a un programma specifico, offre la
possibilità di regolare la prevalenza di aspirazione che consigliamo:
massima per gli interventi chirurgici, media durante gli interventi di
preparazioni protesiche e minima quando l’uso dell’aspirazione si ri-
duce all’aspira-saliva.
• Il programma regola in automatico la portata, aumentando o dimi-
nuendo la velocità di rotazione del gruppo aspirante in relazione al-
la richiesta.
• Durante gli interventi l’aspiratore potrebbe andare in sovra ampe-
raggio per l’arrivo improvviso di un eccessivo quantitativo di liquido,
o in surriscaldamento per una momentanea ostruzione della ventila-
zione; in entrambi i casi il software adegua il funzionamento dell’a-
spiratore all’emergenza, segnala l’anomalia sul video dell’aspirato-
re, o sul computer (se collegato); terminata l’emergenza l’aspiratore
riprenderà automaticamente il funzionamento normale.
Abbiamo fatto tre esempi, per non dilungaci troppo; invitiamo co-
munque il lettore che desidera informarsi meglio sulle caratteristiche
della nostra produzione a visitare il nostro sito internet www.cattani.it
LL’’eeccoossoosstteenniibbiilliittàà
Non completeremmo il nostro discorso se non accennassimo all’eco-
sostenibilità, cioè al risparmio di materie prime e al risparmio energe-
tico, risultati che si ottengono soltanto attraverso l’applicazione delle
moderne tecnologie. Ci spieghiamo con l’aiuto di tre nuovi esempi.
Studio con due poltrone
Turbo-Jet 2 modular è un aspiratore a velocità fissa per due poltro-
ne in aspirazione contemporanea, pesa 32 kg.
Micro-Smart è un aspiratore a velocità variabile per due poltrone in
aspirazione contemporanea, pesa 21,5 kg.
Il risparmio di materie prime che si ottiene con Micro-Smart nei con-
fronti di Turbo-Jet 2 modular è di 10,5 kg.
Il risparmio energetico è di circa il 30%*.
Tale risparmio si realizza principalmente quando l’aspiratore è sotto
utilizzato. Il primo aspiratore, a velocità fissa, consuma sempre il
massimo; il secondo, a velocità variabile, consuma il massimo
quando entrambi gli operatori usano l’aspirazione con cannule
grandi, consuma la metà quando un solo operatore usa l’aspirazio-
ne, il consumo si riduce anche con cannule di aspirazione di picco-
lo diametro. Il consumo dell’aspiratore a velocità variabile dipende
dalla richiesta.
Studio con quattro poltrone
Turbo HP quattro è un aspiratore a velocità fissa per quattro poltro-
ne in aspirazione contemporanea, pesa 58 kg e ha un consumo co-
stante da 8,7 A a 9,5 A = (2,09 kW/h).
Turbo-Smart è un aspiratore a velocità variabile per quattro poltrone
in aspirazione contemporanea, pesa 23 kg e ha un consumo da 5,8
A a 6,20 A = (1,4 kW/h).
Con Turbo-Smart si ha un risparmio di 11 kg di materie prime e un
risparmio di energia elettrica di 0,690 kW/h*.
Ripetiamo il confronto con aspiratori più grandi
Un gruppo aspirante Uni-Jet 1000 a velocità fissa per 32 poltrone in
aspirazione contemporanea pesa 155 kg, con consumo costante di
13,5 kW/h.
Un gruppo aspirante Uni-Jet 500 a velocità variabile per 32 poltro-
ne in aspirazione contemporanea pesa 88 kg, con consumo varia-
bile da 5,7 kW/h a 13,5 kW/h.
Con il gruppo aspirante a velocità variabile si ha un risparmio di ma-
terie prime di 67 kg e un risparmio presunto di energia elettrica di
9,6 kW/h*.
Le nuove tecnologie consentono sempre di fare lo stesso lavoro con
motori molto più piccoli e i motori più piccoli consumano meno: c’è
quindi un significativo risparmio di materie prime e di energia elet-
trica. Ovviamente il risparmio aumenta con macchine di dimensioni
maggiori. Inoltre il risparmio di energia riguarda la gestione e si pro-
lunga nel tempo.
Prescindendo comunque dagli interessi economici, ci siamo ormai
resi conto che la domanda umana delle risorse naturali è superiore
all’offerta. È perciò necessario ridurre i consumi. Diversamente, con-
sumando più di quanto la natura riesca a riprodurre, erodiamo
quanto dovremmo lasciare alle future generazioni.
La nostra aspirazione è sempre stata quella di rendere un servizio
alla professione dentale, per la quale lavoriamo ormai da mezzo se-
colo. Con la produzione in oggetto, sfruttando le moderne tecnolo-
gie, siamo andati molto oltre, nella direzione di rendere un servizio
all’umanità e alle generazioni future in particolare.
Se le produzioni in argomento hanno avuto successo, il merito è di
tutti i componenti dell’azienda, che assieme hanno reso possibili la
ricerca e la produzione. Un riconoscimento particolare è dovuto ai
componenti del gruppo di ricerca.
Solo per chiarezza d’informazione, si precisa che l’autore del pre-
sente lavoro è estraneo al gruppo ricerca.
AAuugguussttoo CCaattttaannii
*Il risparmio di energia elettrica è stato calcolato con precisione.
L’incertezza, e quindi l’uso dei termini “circa” e “risparmio presunto”,
derivano dalle probabilità di uso delle cannule di piccolo diametro;
pur pensando che il professionista usi per la maggior parte cannule
di piccolo diametro, abbiamo diviso il tempo al 50%.
L’evoluzione tecnologica per una professione ecosostenibile
<<<<DENTAL MARKET << 48
Diagnostica
Gima, azienda italia-na che commercializ-za apparecchi e di-spositivi medici, lan-cia iHealth, una lineadi prodotti tecnologiciper Apple e Android –tutti wireless Bluetooth – perrilevare e monitorare i para-metri biologici, conservarliautomaticamente in archivioe condividerli con semplicitàcon altri specialisti.iHealth di fatto trasformasmartphone e tablet in unastazione diagnostica avan-zata, economica e facile dausare. A disposizione di me-dici e pazienti c’è il misura-tore di pressione da braccioe da polso, il glucometro(che genera grafici persona-lizzati per il livello di gluco-
sio e insulina) e la bilanciawi-fi (oltre al peso rilevabody fat, massa muscolare,massa ossea, massa fibre,acqua nel corpo, caloriegiornaliere, Bmi e grasso vi-scerale).Tutti questi prodotti sonocertificati CE e FDA.
Per informazioni:
Gima spa
Tel 02.9538541
Fax 02.95381167
www.gimaitaly.com
Chirurgia
Ray Set è un sistema per laprogrammazione extraoraledel trattamento protesicoriabilitativo e della chirurgia.Il protocollo si avvale di unsoftware dedicato, il Ray SetImplant 3D, e di un hardwa-
re, il Ray Set Apparatus.Si inizia con la costruzionedi una dima radiologica ra-zionale per proseguire conlo sviluppo, sul modello delpaziente, del trattamentochirurgico virtuale, tramite
l’inserimento preventivo de-gli analoghi d’impianto, lacostruzione della dima chi-rurgica e del dispositivo pro-tesico che potrà essere ap-plicato per il carico immedia-to, nella stessa seduta chi-rurgica.Tra i vantaggi del sistema viè sicuramente la possibilitàdi costruire un dispositivodiagnostico, la dima radiolo-gica, che consente di valuta-re tridimensionalmente l’a-natomia del supporto osseo.Lo studio di fattibilità costi-tuisce infatti il primo obietti-vo diagnostico, che ci con-sentirà poi di scegliere la piùopportuna strategia chirurgi-ca per quel determinato pro-getto protesico.Grazie a Ray Set sarà poi
possibile procedere con unasimulazione informatica vir-tuale del trattamento chirur-gico in rapporto al progettoprotesico rappresentato dal-la ceratura diagnostica dallaquale origina la stessa dimaradiologica. Lo sviluppo pre-ventivo del progetto chirurgi-co sul modello con l’inseri-mento degli analoghi d’im-pianto e la costruzione delladima chirurgica completanola fase della programmazio-ne dell’intervento.
Per informazioni:
Biaggini Medical Devices srl
Tel. 0187.509575
Fax 0187.599076
www.biaggini.it
RAY SET
Italian Dental Journal Anno VIII - numero 6 - maggio 2013Mensile di attualità, informazione, cultura
Organo Ufficiale Smom onlus - Solidarietà Medico Odontoiatrica nel Mondo
Direttore responsabilePaolo Pegoraro [email protected]
RedazioneAndrea Peren [email protected] Villa [email protected]
Segreteria di redazione e trafficoMaria Camillo [email protected]. 031.789085 - Fax 031.6853110
Grafica e impaginazioneMarco Redaelli - www.creativastudio.eu
Hanno collaborato in questo numero: Paolo Brunamonti Binello,Viviana Cortesi Ardizzone, Aldo Crespi, Francesco Frova, MauroLabanca, Giovanni Lodi, Giorgio Perini, Giampiero Pilat, Luigi F.Rodella, Renato Torlaschi, Elena Varoni
PUBBLICITÀ
Direttore commercialeGiuseppe Roccucci [email protected]
Direttore venditeStefania Bianchi [email protected]
VenditeSergio Hefti (Agente) [email protected] Pavan (Agente) [email protected]
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Iris, seconda generazione dilampada a Led con caratteri-stiche multifunzionali, combi-na una tecnologia a luce Leddiretta con una videocameraad alta risoluzione (Full HD)per uso professionale. Lentispeciali, sviluppate e prodot-te da Gcomm, in combinazio-ne con 8 Led bianchi, caldi efreddi, garantiscono un pat-tern regolare e una distribu-zione uniforme dell’illumina-zione. Iris dispone di un’applicazio-ne per iPad (scaricabile daApp Store) per la completagestione Wi-FI di tutte le fun-zionalità della lampada; adesempio: la regolazione dellatemperatura colore (4.200 -6.000 K), la regolazione del-l’intensità luminosa (8.000 -35.000 lux) così come la pos-
sibilità di eseguire Zoom In eZoom Out (30x ottico). Tuttoquesto dal proprio iPad sem-plicemente scaricando l’ap-plicazione “My Light”. I particolari dell’intervento odel trattamento potranno es-sere seguiti su un MonitorFull HD.Infine l’ergonomia di Iris mi-gliora la postura dell’utilizza-tore evitando l’affaticamentovertebrale, a beneficio anchedell’attenzione e della con-centrazione del professioni-sta.
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deGotzen srl, azienda delgruppo Acteon e produttricedell’ormai apprezzatissimoradiografico X-Genus, ha svi-luppato X-Mind Unity, unnuovo radiografico intraoraleche si distingue, oltre che peril design, per le funzionalitàtecnologiche avanzate che
gli consentono di acquisireimmagini nitide e contrastategrazie a una macchia focaleda 0,4 mm e all’utilizzo di ge-neratori di raggi X di ultimagenerazione.X-Mind Unity è pre-cablatoper consentire l’integrazionedel sensore digitale Sopix.
Sarà così possibile connette-re il sensore all’X-Mind Unitydurante l’installazione oppu-re in un secondo momento.La modalità Sopix Insideconsente l’integrazione sen-za alcun cavo visibile: il sen-sore può essere connessoall’X-Mind Unity senza sforzi,senza assistenza tecnica e inmeno di un minuto, in moda-lità plug&play.Grazie alla tecnologia Ace, leimmagini sovraesposte ven-gono eliminate: il sensoreSopix utilizza solo la quantitàdi radiazioni ottimale e ne-cessaria per ottenere un’im-magine di qualità. In questomodo il paziente sarà sotto-posto alla sola dose neces-saria, valutata sulla base del-la sua morfologia dentale. La
dose ricevuta dal pazientedopo ogni singola esposizio-ne appare sul display del ti-mer e, con Sopix Inside, vie-ne inoltre registrata in un ap-posito file-paziente garanten-done la tracciabilità.Il nuovo X-Mind Unity vienepresentato in esclusiva inquesti giorni durante la56esima edizione del con-gresso degli Amici di Brugg(Rimini, 23-25 maggio). Lostand del gruppo Acteon è ilnumero 55 del padiglione A7,corsia 2.
Per informazioni:
Acteon-deGotzen
andrea.castellini@acteon-
group.com
Tel. 0331.376760
X-MIND UNITY
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Implantologia
La nuova linea implantare BT-Tite Active è l'ultima nata in ca-sa BTLock. Oltre a presentarel'originale e brevettata connes-sione triangolare che assicuradurata al manufatto e imper-meabilità a liquidi e batteri,questa nuova linea unisce eperfeziona le due migliori ca-ratteristiche delle linee CV2 eCV3: la parte terminale del col-letto, a taglio di macchina, ga-rantisce un perfetto serraggiotra impianto e moncone, men-tre il design aggressivo dellafixture, caratterizzata da sca-nalature longitudinali autofilet-tanti e antirotazionali e la su-
perficie altamente osteointe-grante, ottimizza la stabilità pri-maria, dando vita a un disposi-tivo preciso e performante,adatto in caso di osso debolesu mascellare superiore.La linea Active è disponibile inquattro diametri (3.30, 3.75,4.50, e 5.50 mm) e cinque lun-ghezze (8, 10, 11.5, 13 e 16mm) più le misure short (5.5mm e 6.5 mm) per i diametri3.75, 4.50 e 5.50 mm, per i ca-si di gravi atrofie ossee. Pertutti gli impianti è disponibile lacomponentistica protesica tra-dizionale completa di monconicalcinabili, in titanio, in zirco-nio, con Ucla in oro e passiviMua per la tecnica all on four eall on six.
Per informazioni:
BTLock International srl
Tel. 0444.492609
Fax 0444.497647
www.btlock.com
BT-TITE ACTIVE
IHEALTH
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Zero, la nuova collezione
Grande l'interesse per Zero, il gruppo igiene Dental Art di-
venuto ormai un'icona nel mondo del dentale e non solo.
Con il suo sorprendente design e l’originale concezione
dello spazio, Zero ha rivoluzionato il concetto di igiene, fin
dalla creazione. E da allora non smette più di stupire.
La nuova collezione, appena presentata alla fiera di
Colonia, permette di scegliere tra nuovi colori e decori che
rendono il gruppo igiene ancora più fashion e d'impatto.
Gli originali motivi a forma di curva della collezione
Curves, lo arricchiscono di un effetto piacevole e contem-
poraneo.
Ma non è tutto. Da oggi Zero strizza l'occhio anche al
mondo dei bambini con quattro nuove grafiche, colorate e
allegre, che vedono protagonisti simpatici animali e per-
sonaggi della fantasia. Il risultato è unico: piace agli adul-
ti e fa impazzire i più piccoli.
Zero, però, oltre ad essere un bell'oggetto, è testimonial
della qualità Dental Art, azienda vicentina che da qua-
rant'anni progetta e costruisce mobili e arredi per il setto-
re dentale, unendo design e qualità. La tecnologia touch
integrata, che consente di aprire e chiudere Zero con un
semplice tocco, ne è l'espressione.?L'innovativo sistema
di apertura a quarti e a mezzaluna e la chiusura temporiz-
zata dopo 10 secondi consentono di tenere lontana la pol-
vere e di avere tutto protetto e a portata di mano, assicu-
rando al contempo grande praticità e massima igiene.
Per informazioni:
www.dental-art.it/prodotti/zero
Igiene Professionale
CleanJoy è la nuova pasta dipulizia e lucidatura professio-nale per trattamenti di profilas-si. Questa pasta è indicata perla rimozione della placca e pereliminare le macchie estrinse-che causate per esempio datè, caffè o tabacco. CleanJoy sipuò utilizzare anche per la pu-lizia e lucidatura delle superficidei denti e dei restauri nel cor-so di una seduta di igiene pro-fessionale. Inoltre, CleanJoypuò essere utilizzata prima del-l’applicazione di gel sbiancanteo dopo la rimozione di disposi-tivi ortodontici. Prima della ce-mentazione definitiva di restau-ri indiretti, i residui di cementoprovvisorio possono essere ri-mossi efficacemente conCleanJoy. CleanJoy è disponibile in tre
gradi di pulizia, permettendocosì al dentista di scegliere laversione più adatta al singolocaso clinico, in base al grado dicontaminazione presente.Grazie al codice colore utilizza-to per identificare i tubetti, siassicura l’applicazione corret-ta, senza pericolo di confonde-re i prodotti (colore rosso = pu-lizia di grado elevato, coloregiallo = pulizia di grado medio,colore verde = pasta da lucida-tura). CleanJoy contiene 700 ppm difluoro e quindi aiuta a remine-ralizzare e rafforzare il tessutoduro dentale naturale.Il prodotto è facile da utilizzaree può essere applicata conqualunque coppetta o piccolospazzolino disponibile sul mer-cato. La quantità necessaria di
pasta viene dispensata su unblocco di miscelazione, prele-vata con lo strumento di puliziaprescelto e applicata sulla su-perficie dentale da trattare conuna velocità di rotazione cor-retta e una lieve pressione.Infine, le aree pulite vengonosciacquate accuratamente conacqua e il materiale in eccessoviene aspirato. Il trattamento con la pasta dipulizia rossa o gialla viene
sempre seguito dall’applicazio-ne finale di pasta da lucidaturaper lisciare le superfici pulite edevitare che le particelle aderi-scano nuovamente. Questaprocedura è raccomandata an-che dopo l’utilizzo di dispositividi pulizia ad aria.
Per informazioni:
Voco GmbH
www.voco.it
CLEANJOY
Terapia fotodinamica
Le infezioni batteriche del cavoorale rappresentano una dellemaggiori sfide per l’odontoia-tria. In particolare le malattieparodontali sono in forte asce-sa e recenti pubblicazioni affer-mano che queste colpisconooltre il 60% della popolazione.Contro malattie come la paro-dontite, la perimplantite, l’endo-dontite, la carie, la pulpite e lecomplicanze da guarigione(per esempio a seguito di inter-venti chirurgici), oltre ai metoditradizionali di trattamento, èpossibile affidarsi alla terapiafotodinamica antimicrobica.Questa terapia combatte i bat-teri patogeni, accelera il pro-cesso di guarigione delle ma-lattie e lenisce il dolore. La te-rapia fotodinamica trova inoltre
applicazione nell’implantologiapost-estrattiva e nella chirurgiaricostruttiva per la decontami-nazione dei siti riceventi.La terapia fotodinamica antimi-crobica è facilmente attuabilein studio con il sistema Helbo diBredent Medical.Molti studi e più di 50 pubblica-zioni scientifiche confermanol'efficacia di questa terapia, chesi basa sulla colorazione dellamembrana batterica per mez-zo di molecole coloranti foto-sensibili con il fotosensibilizza-tore HelboBlue. Le molecole si diffondono nelbiofilm e vengono successiva-mente attivate dalla luce del la-ser. Trasferiscono la loro ener-gia all’ossigeno presente a li-vello locale, producendo in talmodo ossigeno singoletto alta-mente aggressivo, che in unminuto distrugge il 99% deibatteri presenti nel biofilm.
Per informazioni:
Bredent srl - Tel. 0471.469576
www.helbo.de/it
www.bredent.it
SISTEMA HELBO