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j )Qjr3 SUL FEUDO NORMANNO I più insigni storici del diritto italiano hanno espresso sul feudo normanno opinioni e teoriche che avrebbero, a parer nostro, bisogno di una pilì sicura documentazione. Essi sostengono quasi tutti che il feudo normanno si tra- smetteva secondo 1' ordine di primogenitura. Noi ci propo- niamo di portare qui alcune prove che ci sembra possano modificare alquanto tale opinione, e dimostrare che la suc- cessione normanna nei feudi manteiuie gli stessi caratteri della longobarda. Ciò appare subito per lo meno verosimile, se ripen- siamo che i sovrahi normanni ebbero sempre ben chiara la necessità di deprimere quanto era possibile la forza dei- ]' indocile feudalità: la successione dividua, coli' inevitabile frazionarsi dei grandi feudi, doveva rappresentare per essi quasi una necessità di governo. Ma prima di addentrarci nella discussione è necessario riassumere, più brevemente che potremo, il pensiero di chi ci ha preceduto. Il Pertile, da cui pur sempre conviene incominciare ogni volta che ci accingiamo allo studio di un argomento qualsiasi interessante la storia del diritto, dopo aver osservato che in Thghilterra e in Francia, contro le regole del diritto comune longobardico , il feudo tenevasi unito in una sola Document O liii I il Iii OD I 111111 IO 11 0000005530816

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j )Qjr3

SUL FEUDO NORMANNO

I più insigni storici del diritto italiano hanno espressosul feudo normanno opinioni e teoriche che avrebbero, aparer nostro, bisogno di una pilì sicura documentazione.Essi sostengono quasi tutti che il feudo normanno si tra-smetteva secondo 1' ordine di primogenitura. Noi ci propo-niamo di portare qui alcune prove che ci sembra possanomodificare alquanto tale opinione, e dimostrare che la suc-cessione normanna nei feudi manteiuie gli stessi caratteridella longobarda.

Ciò appare subito per lo meno verosimile, se ripen-siamo che i sovrahi normanni ebbero sempre ben chiarala necessità di deprimere quanto era possibile la forza dei-]' indocile feudalità: la successione dividua, coli' inevitabilefrazionarsi dei grandi feudi, doveva rappresentare per essiquasi una necessità di governo.

Ma prima di addentrarci nella discussione è necessarioriassumere, più brevemente che potremo, il pensiero di chici ha preceduto.

Il Pertile, da cui pur sempre conviene incominciareogni volta che ci accingiamo allo studio di un argomentoqualsiasi interessante la storia del diritto, dopo aver osservatoche in Thghilterra e in Francia, contro le regole del dirittocomune longobardico , il feudo tenevasi unito in una sola

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O liii I il Iii OD I 111111 IO 110000005530816

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mano e trasinettevasi di grado in grado per ordine di pri-mogenitura, dichiara che " tale sistema venne dai Nor-manni portato di Francia a Napoli e in Sicilia, onde si di-stinse anche nel regime dei feudi di colà il diritto francoed il longobardico (i). A prima vista questa frase parche risolva il problema: il fendo normanno non sarebbenè esclusivarnente franco nè esclusivamente longobardo, e siavrebbe la coesistenza delle due forme nello stesso tempoe nelle stesse regioni. Ma le parole dèl Fertile sembranorisolvere, in modo affermativo se pure indiretto , un' altraquestione gravissima (tale da non potersi trattare per in-cidenza) : se cioè il feudalismo nell' Italia meridionale pre-esistesse all' invasione norinanna. L'insigne storico del di-ritto, per l'indole stessa dell' opera sua, non volle o nonpotò fermarsi sulla maggiore o minore intensità dell' unoo dei l'altro fenomeno, e non delirnitò neppure approssima-tivamente le rispettive zone d'infinenza, come pur sembraconsigliare la ben nota profonda disparità cli condizioni, ditendenze, di destini ra la Sicilia e il Napoletano.

Lo Sahnpfer (2) rileva la confusione delle leggi cheregnava ancora nella bassa Italia durante la dominazionenormanna, confusione che Ruggiero tentò di eliminarecolle Assise, dove si ispirò qua e là al &ritto longobar-dico, ma più specialmente al diritto romano; dichiÀrache CL nella bassa italia è il diritto Franco che si af-ferma e diffonde anche più con la conquista Normanna ,,e prosegue: ,, non deve recar meraviglia, perché la Nor-mandia in questi tempi vive'sra in grandissima parte col

(') P,LRTILE, Storia dcl Dir. li., uuova ed, 1892. VoI. IV, p. 145e segg.

(2) 8eFuJp.FElt,Storia del Dir. IL., J.,c fonti, quarta ed., 1908, v- 341.

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diritto franco: certo il diritto dei nobili era franco, manon vorremmo affermare che si diffondesse proprio dappertutto. Abbiamo esempi di Normanni che si adattarono al]alegge longobarda, quando avevano rapporti diretti coi Lon-gobardi e anche indipendentemente da ciò, specie quandosi trovarono come isolati di fronte alla popolazione delluogo. Per converso dove si presentarono in massa manten-nero il carattere nazionale nella lingua, liturgia, e anchenel diritto ,,. Ciò si verifica in istituzioni politiche: la divi-sione in dodici contee, l'istituzione della dohana de secretis,l'introduzione dei grandi ufficiali della corona, e nel sistemafeudale franco " trapiantato senza più nel Regno .Lo stessonel diritto privato e nel sistema processuale. Ma per quelche riguarda la successione. Io Schupfer si limita a rilevarei principii sanciti in proposito dal diritto franco e a notarecome la successione di Roberto Guiscardo si sia affermatain tal senso. Ora questo esempio non ha un assolutovalore probatorio, per due ragioni : prima di tutto è notocome anche nel diritto longobardo i feudi principeschi fos-sero indivisibili e inoltre che la successione d.i un con-dottiero normanno, anzi dei più potente di Lutti, sia avve-nuta secondo la legge del suo paese d'origine non dimostrapunto che i sudditi fossero tutti, o per la maggior parte,astretti all'osservanza dello stesso principio.

Il Calisse (1) è più reciso : secondo lui il fendo iui-efi-anoorum fu di uso universale nel mezzogiorno d'Italia,e ciò per esclusivo merito dei Normanni che ce io porta-rono. Parlando della successione per primogenitura egliscrive: Tale principio si fè da prima generale nel Napo-letano e in Sicilia in conseguenza della conquista normanna,

(') CALTSSE, Stcria del dir. IL voi. m, p. 159.

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e poi si diffuse anche altrove ,,. Come si vede, anche ilCalisse dinme con un €aglio netto la questione dellapreesistenza del feudalismo nel Sud d'Italia, e fa supporreun quasi improvviso generale sconvolgimento nei trapassidella proprietà, senza pensare se una così violenta trasfor-inazione non avrebbe dovuto produrre più o meno imme-diatamente gravissinie crisi economiche.

Tale idea, dal Calisse affermata in modo così assoluto,ritorna con qualche sfumatura nel Solmi ('). Questi dicemolte cose giuste quando rileva che il feudo franco fu" introdotto dai Franchi e diffuso dai Normanni nella bassaItalia ,, , quando nota come la conquista normanna con-dusse anche il mezzogiorno al sistema dei diritti personali,quando finalmente descrive il ritardato processo di fnsionedelle popolazioni siciliane. Ma quando dafie affermazionigeneriche passa alla trattazione particolare egli scrive" mentre il feudo longobardo si svolge nell' Italia setten-trionale e centrale, invece nell'Italia meridionab, in Siciliae in Sardegna, per virtù delle conquiste dei Normanni edegli Aragonesi prevale il sistema del feudo franco cheforma la base delle costituzioni monarchiche trapiantatein quei paesi ,,. E in altra parte del volume: " ma la con-quista Normanna nel secolo XI sovrapone alla legge ro-nana o alla legge longobarda il nuovo diritto franco-nor-

anno.....,,. Il Solmi pertanto non ricerca in che modo eper quali trapassi .e a prezo di quali crisi e di quali scon-volgimenti (inevitabili in simili casi) al prevalere del dirittolongobardo - pensiamo in modo speciale alle successioni -succeda il predominio del sistema franco- Nè ci dice l'illustrescrittore se i Normanni imposero colla forza o persuasero

(l) SOLMi, Storia de dii-. IL 1908, p. 236-37.

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coll'esempio l'accettazione di questa loro merce importata,se le genti italiche l'accolsero di buon grado o recalcitranti,se il periodo di transizione fu lungo e quanto.

Uno solo fra gli storici del diritto non accetta quellache chiameremo ]a teoria tradizionale il Salvioli (5 . Maquantunque egli affiirmi che i Normanni non mutarono ildiritto che trovarono ,, non si può dire che neppur luiabbia interamente chiara l'idea della questione non lieveche gli si presentava difatti si limita ad aggiungere che iNormanni " ai loro sudditi d' Italia riconobbero .......lapersonalità del diritto e l'uso delle proprie leggi ,,. Cosìla questione giuridica allontana lo scrittore da un esamerealistico dell'intima connessione che avvince il fatto giu-ridico al fatto economico e neppure dal passo sopracitatoricaviamo come e quando avvenne una fusione dei duesistemi feudali, e se i Normanni invasori furono tanti daprodurre una prevalenza del diritto franco nel mezzogiornod'Italia. E tanto più ci viene il dubbio che il Salvioli nonabbia veduto che 1' esteriorità del problema, quando leg-giamo che i Normanni " invece di attenersi per quantoriguardava se stessi al sistema della personalità delle leggie seguire il loro diritto di origine o di adozione tennerosoltanto ad alcune loro istituzioni politiche (ftudi , parla-menti) ,,. Bisognerebbe intendersi ben chiaro sul valore diquesta parola feudi.

Passando da queste trattazioni sintetiche a lavori mo-nografici sulle istituzioni feudali dobbiamo tener conto an-zitutto del lungo articolo scritto dal Ciccaglione per l'En-ciclopedia giuridica (2). 11 puuto particolare di cui ci oc-

(o SALVIOLI, Storia del dir. It. quarta ed., 1903, p. 74.(2) Alla voce, Feudalità, feudo.

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cupiamo non ha-colpito l'attenzione dello scrittore. Il qualesi limita a notare la differenza fra i feudi iure fvancorurne quelli iure langobavdorum e non si occupa , o si oc-cupa ben poco, di quello che fu il diritto successorio neirrimi decenni del dominio normanno. Egli dice soltantoche questo principio (il criterio franco della primogeni-tura) fi accolto dal diritto del reguo di Sicilia ,, e cita inproposito le Gonstilutiones regni Siciliae (III, 26, 57). Nonsi capis Qe bene se lo scrittore dicendo " fu acco].to ,, vogliaintendere " fu ammesso, accanto al criterio longobardo ,, oinvece significare un nuovo principio fondamentale dellalegislazione. Comunque , anche anunettendo che la giustainterpretazione sia la prima, è certo ch'egli si è affrettatoa passar oltre, lasciando subito i Normanni per gli Svevie gli Aragonesi.

Sa questo punto anche la bella trattazione del De]Giudice nel Digesto (') appare un po' troppò succinta. Moltogiustamente egli mette in rilievo come i fattori del feu-dalismo esistevano nel mezzogiorno già prima della con-quista, come i Normanni nelle provincie del Napoletanorispetto a siratte istituzioni furono soltanto continuatori eperfezionatori di quanto operarono i Longobardi dai se-colo IX in poi ,, ; ma non precisa i limiti e i caratteri diuna tale continuazione e di un tale perfezionamento.

Dagli scrittori d'oggi risaliaino ora a quelli della primametà del secolo scorso. Il Dragonetti , che a lungo siindugia a sostenere una teoyia del tutto infondata, secondola quale il feudalisma esisteva nell' Italia meridionale giàparecchio tempo prima dell' invasione (si appoggia ad unpasso di Malaterra, a uno di Abulfeda, ed ai falsi del

(') Dig. IL, alla voce Feudo.

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Vella), che ritiene i fondi siciliani elargiti da Ruggieroai suoi baroni per puro spirito di munificenza. regaleafferma che ìl diritto franco era stato introdotto nel Sudci' Italia, in qualche maniera, dai molti connazionali lascia-tivi da Oarlo Magno e che i Normanni non ve lo porta-rono subito; ma veiiue in vigore circa un secolo dopo laconquista " in occasione di pochi Franchi venutivi a' tempidel re Ruggiero ,,. Secondo il Dragonetti il fatto che al-lora i viventi iure fi-ancorum ouo molti prova che ciòè dovuto ai Normanni. I quali ci' altra parte , sempre se-concio lo scrittore, permisero " ai popoli vinti di seguirele loro leggi e particolarmente le Longobarde, delle qualiessi Normanni tennero sommo conto e le preposero a tuttele altre. Da ciò avvenne che in queste nostre contrade leleggi Longobarde passassero per dritto comune, e dopo laconquista della Sicilia s' introducessero anche iii quel-

l'isola , ( I)

Sembra che il Dragonetti abbia veduto giusto per quelche riguarda l'idea- generica della persistenza delle istitu-zioni longobarde ; ma la ma teoria è nei particolari pienadi coiìtradizioni e di errori.

Meglio di lui ha intravisto la veritk 1' Or]ando (2), ilquale tuttavia ha limitato le sue indagini alla Sicilia. Eglirileva la coesistenza dei due diritti franco e longobardodovuta al fatto che fra i primi concessionarii dei fendiSiculi furono e Franchi e Longobardi, e che il conte Rug-giero molto accortamente permise a ciascun individuo l'e-sercizio del proprio diritto nazionale, specialmente per quel

(') DaooNwrn. - Origine de' feudi ne' regni di Napoli e Sicilia,pag. 123.

(2) OluANno. - 11 feudalismc in Sicilia, pag. 105.

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che si riferiva alla successione. Quando petò 1' Orlandovuole spiegare le ragioni per le quali fra i nuovi signoridell'isola si trovarono Franchi e Longobardi , più non losoccorre un' esatta percezione della realtà, e si limita adosservare che il conte Ruggiero , in Sicilia " non solo tra-sferì i Normanni del suo paese, ma benanche un numerodi Longobardi riuniti dai dominii di Roberto ,,. E nientealtro. La proporzione fra i due gruppi e il modo con cuirealmente avvenne ]a conquista sfuggono del tutto alloscrittore. Ed è gran danno, perchò egli dimostra una acu-tezza di giudizio non comune quando con serrata argo-mentazione confuta gli eri-ori del Dragonetti e del De Gre-gorio sulla pfeeistenza del feudalismo, o quando difende,sempre contro il Dragonetti, 1' opinione di Carlo Napoli,che aveva veduto nelle prime infeudazioni concesse daEuggiero ai suoi compagni un succedaneo della paga chenella sua molta povert non era in grado di retribuire.

Ma quello che più di tutti si è avvicinato alla realtàè stato il Winspeare (i), del quale mi è grato rilevare an-cora una volta 1' ingegno acutissimo e profondo. Egli di-stingue nelle popolazioni del mezzogiorno, relativamentealla legge sotto la quale vivevano : Greci , Longobardi eFranchi ; intendendo con quest' ultimo nome coloro cheavevano già adottato le leggi e gli usi dei cbuquistatori." Alle provincie già possedute dai Greci, Ruggiero fece ildono della feudalità modelJandole sul rimanente del regno;lasciò sussistere le leggi longobarde e diede a tutti facoltàdi vivere secondo quel diritto che loro piacesse: rimise altempo ed alla naturale preponderanza che sempre prendonole leggi dei vincitori, che i.l diritto dei Franchi divenisse

(') Wiusi. Storia degli abusi feudali, p. 102 e sgg.

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il diritto comune della nazione. L'effetto di questa polilica,in quanto ai feudi, fu che i nuovi feudi e tutte le nuoveconcessioni si regolassero in qùanto al]a successione ed aglialtri diritti secondo la legge dei Franchi ,,. Il fenomenostorico è sagacemente notato dal Winspeare, e ciò appareanche più chiaro in una nota nella quale egli confuta l'opi-nione espressa dat 0-lannone circa un nuovo diritto francoche Ruggiero avrebbe introdotto nei feudi o meglio, lainterpreta come un diritto consuetudinario nato dallanatura de' nuovi feudi concednti da' principi normanni edall' esempio degli usi Franchi e Normanni che qui si ra-dicarono ,,. Tuttavia anche il Winspeare attribuendo aiprincipi normanni l'intenzione che il diritto franco dive-nisse comune a tutto lo Stato e ritrovandone i caratterinei nuovi feudi , viene ad ammettere indirettamente lapreesistenza e la prevalenza di un feudalismo longobardonell' Italia meridionale. Sebbene questo errore storico viziiprofondamente tutta la sua trattazione, questa è pur semprela migliore di quante abbiamo esposto fin qui.

***

Perciò sia possibile un tentativo di soluzione del com-plesso problema è necessario prima di tutto sgombrareil terreno da tutti gli inciampi, togliendo via senzaesitanza quanto si oppone al nostro diritto procedere.Bisogna, in una parola, delimitare nettamente la nostraindagine.

Che i Normanni abbiano portato dalla loro patria diadozione molti istituti politici non può far meraviglia nèche questi istituti abbiano in prevalenza carattere franco(sebbene, come vedremo fra poco, fra Normanni e . Franchianche oltr'Alpi non fosse assoluta la comunanza delle con-suetudini e la concordia delle tendenze.

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Così lo Schnpfer, quando enùmera le molte deriva-zioni normanne dal diritto pubblico dei Franchi, ha per-fettamente ragione. Ma non so s' egli ne abbia alh'ettantaquando cerca di dedurre da un tale fenomeno una per-fetta rispondenza fra i due sistemi ni rapporti di dirittoprivato.

Occorre quindi limitarci rigorosamente alla distinzionetra feudi iuve francorum e feudi iuve langobardorunz,che è quanto dire allo studio del diritto successorio C) neiprimi tempi della dominazione nprmanna.

E siccom si potrebbe osservare che i Normanni deb-bmw necessariamente aver portato di Francia il loro ba-gaglio giuridico, sarà opportuno un rapido esime della lorocondizione in Fraucia e dello stato d'Italia prima dell' in-vasione. E non sark inutile fermarsi alcun poco sul modocome avvenne la conquista.

Molte e complesse furono le cause che spinsero i Nor-manni a muoversi, dalle loro terre scandinave (specialmentedanesi) e a cercar fortuna nel continente. Senza tener contodi quelle puramente occasionali, notiamo subito come unadelle ragioni prime delle emigrazioiii armate fa 1' aumento

(1) 11 SOLML sostiene, che caratteri peculiari del feudo normannoossia jure fraacoriem sono oltre che la successione qndiv;dva, l'omaggiocolla stretta delle mani, e 1' inalienabilità. Non l'o creduto opportunofermarmi su questi due punti perchè il primo non ha un' iinportanvatassativa; e il secondo si trasforma conti uuament.e nel tempo, in modoche non si può delimitare con sicurezza quando il feudo franco di-'venta alienabile e quando il longobardo incomincia a subire aliena-zioni parziali o totali. Va anche osservato, per quel che riguarda lastretta delle mani, che difficilmente la troviamo nelle investiture " or-'canne dei primi tempi. V. ad es. il diploma di conferma ottenuto nel1109 da Guglielmo Carbone (in R. Neap. arch. mon. 531).

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della popolazione, eccessivo rispetto alle condizioni non fe-lici del suolo e del clima. La causa di tale fenwneno demo-grafico è stata ricercata nell' istituto della poligamia. Mala spiegazione non è sufficiente. Non si può trascurare 1' au-mento naturale della popolazione (in generale la poligamiaera solo dei principi e dei ricchi) e sopratutto la triste sortedei figli illegittimi. Carlo von Ainira, in un lungo articolodi recensione al libro celebre dello Steenstrup, (') richiamala nostra attenzione sulle circostanze giuridiche che fa-vorirono 1' emigrazione armata. Iii base alle fonti normanne che affermano il movimento involontario e narra-no come una notevole parte della popolazione Josse cac-ciata dai padri di famiglia col procedimento del sorteggio,Io Steenstrup aveva sostenuto che presso i. Normanni siebbe fino dal tempo più antico grande repugnanza a fra-zionare la proprietà., •e che più tardi vi trionfò la succes-ione per primogenitura. Il v. Amira osserva molto giu-

stamente che quando abbiamo notizia che un padre tra-smise il suo patrimonio a taluni figli , privandone altrinon sappiamo se egli- con ciò volesse compiere una vra epropria diseredazione oppure escladerli - e ciò poteva av-venire anche sulla base di un mutuo consenso - dallacomunione dei beni paterni (2): Ma. non basta. La divisionedei beni è ammessa di diritto fin dai tempi. più antichidella legislazione Normanna. E la testimonianza delle fontia cui ci siamo riferiti poco innanzi , si spiega benissimo.Il cronista sapeva che alcuni capi , come Flasting e Rol-bue, furono effettivamente cacciati dalla Danimarca, co-

Q) C&nro v. LMILtA. Die Aufitage des norm. Recite, in lise.Zeitschrif't. Nette Folge. III, 1878.

(2) Mal si riferisce lo STEmN5TRUI' alla forma angio-sassone dellaforis farniliatio, la quale è tutt' altro che un arbitrario esercizio dellapatria potestas.

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nosceva l'infelice condizione 'dei nati da 'serve .o da con.,cubiie , e fu dall' insieme di queste circostanze tratto i:i:t

inganno. E in modo speciale dovè influire suUa sua opi-nione l'esempio di Tancredi di Altavilla che di dodicifigli uno solo tenne, con sè e gli altri spinse ii terra stra-niera, alla ventura. Sulla famiglia di Tancredi che più di-rettamente interessa le nostre ricerche , gioverà fermarsialquanto.

Premesso che tale fatto non è un argomento favore-vole alla tesi del cronista medievale , e dello Steenstrup,come si rileva, tra 1' altro, dalla testimonianza di OrdericoVitale , scondo il quale Tancredi admonuit (e non co-strinse) i figli a esulare, leggiamo quello che scrive inproposito Goffredo Malaterra, il cronista normanno venutod' oltralpe in Puglia e in Sicilia insieme cogli invasori:

Sed cum vidernut (i figli di Tancredi) vicinis senibusdeficientibus, heredes eornm pro hereditate inter se alter-cari, et sortem, quae uni cesserai, inter plures divisamsingulis minns sufficere , ne simile quid sibi iu posterumeveniret, consilium inter se habere coeperunt; sicque com-mnni consilio primo aetas, prae ceteris adhuc minoribusmagis roborata, prima patria digressi, per diversa loca mi-litariter lucrnm quaerentes, tandem apud Apuliam pene-nerunt ,, - -

Queste parole non solo dimostrano definitivamentecome nelle antiche usanze normanne non si possa pensaread una successione per primogenitura e tanto meno aduno sconfinato arbitrio dei padri di famiglia (i), ma anche

) fl v. .À.MJRA ha anche istituito una seri.e di interessanti raf-fronti col diritto Olaii4ese, Svedese, l'risono, Gotico, dai quali risultain tutti i figli legittimi uù inalienabile diritto di aspettativa riguardoall' eredità paterna.

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ci illuminano sulla condizione dei Normanni in Francia nelprimo secolo della conquista. Essi non pensarono mai, moven-dosi dalle loro terre di origine, di portare tutta un' interapopolazione immigraute nel paese che invadevano, e con ungrande senso di opportunità si lasciarono assorbire dai vinti,accettandone le istituzioni, le consuetudini e perfino la lin-gna. Ma certo (la principio dovè esservi uno di quei periodidi transizione, durante i quali le masse eterogene si urtanoe si mescolano convulse, come gli strati geologici che nonhanno ancora trovato il loro assetto definitivo.

Entrati nell' orbita dello stato franco, divenuti grandiproprietari e grandi feudatarii della corona, i Normanninon potevtno fare a meno di acconciarsi alle formò socialidel paese e di accettare anche la successione individua.Ma ciò non avvenne ad un tratto, nè senza riluttauze loprovano luminosamente quelle molte liti che i figli di Tan-credi. vedevano da ogni parte intorno a sè lo prova ilpatto ulteriore con cui essi evitarono di violare la legge(la violazione non era dunque impossibile). Ed è ben natu-rale. Dopo- una lunga ed aspra guerra di più che centoanni , il riconoscimento sovrano non poteva bastare a to-gliere d' un colpo tutte le dissensioni , ad appianare tuttigli ostacoli, a spegnere tutti i rancori. D' altra parte lospirito avventuroso dei Normanni aiutava le prevenzionidella popolazione indigena che se dapprima li aveva teinuticome pirati, adesso si sentiva tratta a disprezzarli come unamasuada di pitocchi ('). Era perciò impossibile che la fu-sione avvenisse rapidamente e senza difficoltà.

(O È noto il feroce calen,bour di cui ci dà notizia WAcn (Gestedos Nonnands o floman dii Rou):

Francheiji dient Ire Normandie90 est la geat de Nortii mendie.

Studi Storici, VoL XX. 25

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La reluttanza dei Normanni ad acconciarsj al feuda-lismo franco, ci spiega in parte le molte emigrazioni chesi notano anche in Normandia; in parte, perché quandoil maggiorascato ebbe vinto tutte le resistenze, la diversae misera posizione dei cadetti aiutò il risorgere dell'anticoe non mai spento desiderio di avventure, e spinse anche iNormanni alle imprese cavalleresche e nelle Crociate, alato dei feuclatarii franchi (4).

Da quanto abbiam detto risulta chiaro che almenofino a questo momento storico , e cioè finché i Normannirimasero in Francia, essi non si acconciarono con soddisfa-zione al -feudo iure francorum ]o acceLtarono perché nonne potevano fare a meno, ma non se lo assimilarono coxÉ-pletamente.. -

Se poi si paragona l'invasione d'Italia con quella del-l' Impero Franco, vediamo subito che i punti di contattoe le analogie abbondano. L'una e l'altra incominciano conincursioni brigantesche , senza scopo determinato ; e loscopo vien fuori a poco per volta collo svolgersi degli av-venimenti ; nell' una e nell'altra ]e primitive tendenze tor-bide e disordinate si fondono lentamente nello sforzo con-corde dei fondatori (i' un nuovo stato. Ma vi sono anchedifferenze profonde, e non poche. Le schiere che invaserola Neustria erano, in un certo senso, un esercito; obbedi-vano ai " re del mare a -figli degli antichi sovrani scandi-navi e forti perciò di un prestigio tradizionale. In Italia

) Not, è certo di poco significato la leggenda che i primi Nor-manni venuti in Italia fossero pelIegini ritoruanti dal sepolcro diCristo. Bene osservò 1 Aiuu (Storia dei Mussuhnani di Sicilia, 1868,1.11, 19) che questa gente, correndo il mondo in cerca di fortuna ecol pretesto della religione non chiuse gli occhi per istrada essen-doci (la buscare

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invece discesero dapprima pochi individui che per la pra-tica delle armi e il loro valore personale furono assoldatidai principi Longobardi; anche più tardi, quando la famadelle prime fortune chiamò nuove genti dalla Francia, nonsi formò mai un grande esercito e i Normanni si limitaronoad ineunearsi nelle milizie locali longobarde che servirono'mirabilmente ai loro interessi. Ben presto da tutte le partid' Italia dovettero affluire in gran numero nelle loro schiereavventurieri d' ogni specie e d' ogni razza, ma la prepon-derauza etnologica rimase indubbiamente ai Longobardi,mentre 1' unità per così dire, politica, era data dalla ferreavolontk dei duchi che venivano sempre scelti Normannied erano eletti dal libero suffragio dei compagni d' arme,fuori di qualunque considerazione gentilizia.

Tutto questo però non si può interamente comprenderese non ci riconduciaino alla memoria quello che era l'Italiameridionale ai primi albori del secolo XI.

Lo Ohalandon, facendo un quadro delle condizioni del-l'Italia prima dell' invasione normanua, rileva giustamentil criterio fondamentale della politica bizantina cile nonrinunziò mai ai suoi diritti , neppure quando questi erauoridotti nella realtk una parola vana. Ma non insiste abba-stanza sulla persistenza attraverso i secoli dell' elementolongobardo (i). Il quale, con una pieghevolezza pari aquella della diplomazia bizantina, ad ora ad ora accettandoil vassallaggio dei due imperi e perfino 1' alleanza musul-mana, riesci a mantenere vivo e saldo il sentimento dellasua razza.

(4) 0 almeno, se anche lo Chalandon l'a questa idea (e io prove-rebbe la sua teoria sulle milizie locali), egli noti ha pensato che adessa avrebbe potuto dare maggior forza e chiarezza, se avesse mo-strato come tale sentimento, elio può ben esser chiamato di nazio-nalità, visse e resistè dal secolo ottavo all' undeeimo.

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Fino dal tempo Carolingio , quando la sovranità deiFranchi si estese in tutto il settentrione della penisola, eArichi primo principe di Benevento non solo salvò lapropria indipendenza, ma riunì sotto il suo domiiio buonaparte dell' Italia meridionale , troviamo un indice chiarodella vitalità della tradizione longobarda nella politica del-l'abbazia di Montecassino. La quale rimane sempre fedelis-siina sostenitrice degli interessi dei s'noi primi fondatori ebenefattori, anche quando sotto i successori di Arichi launità politica si spezza, Salerno si stacca da Benevento,Capua rivendica la sua autonomia e i gastaldi si vanno cani-biando in conti, ad ogni propizia occasione affermando lapropria indipendenza..

Alla fine del secolo nono e al principio del decimo,Bisanzio, profittando delle rivalità dei signori longobardiinizia il suo tenace lavoro di riconquista, e nelle zone li-toranee di Puglia e di Calabria i conti e i gastaldi , per-duto ogni contatto coi loro sorani, non esitano a ricono-scere la supremazia di Costantinopoli ma gli ufficiali bi-zantini, qnanto più si sale verso il nord, tanto più diven-gono scarsi e la loro autorità puramente nominale. E di-cendo ufficiali bizantini non intendiamo soltanto greci, maanche numerosissimi longobardi passati temporaneamenteal nemico per ragioni di opportunità e d' interesse.

Per quanti sforzi facesse, noiiotante 1' aiuto dei monaciBasiliani, nonostante il denaro profuso in corruzioni diogni specie, Bisanzio non riuscì a colonizzare le regioniriconquistate: l'anima longobarda non si affievolì, il dirittolongobardo e la lingua latina non persero la loro preva-

lenza.Tanto più che in molti luoghi i funzionarii grci non

si sostituirono ma si aggiunsero a quelli longobardi, onde

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le popolazioni ebbero a subire un doppio sfruttamento. Ènotevole un diploma di immunità concesso dafle autoritàBizantine al monastero Cassinese nel quale si nominanocome possibili usurpatori o depredatori, Greci, Longobardie Armeni (i)

Non è possibile qui notare tutti gli avvenimenti dacui resulta la preponderanza non interrotta dell' elementoLongobardo, come la cacciata di Mansoue da Salerno nel983 e 1' elezione di Giovanni di Spoleto, Longobardo, insostituzione di quello, fedelissimo ai Bizantini; come il con-tinuo indebolimento di Amalfi, l'appoggio che le città lon-gobarde della Campania danno a Melo ribelle controGreci, il fatto che i monaci di Montecassino preferiscono diaccettare I' abate straniero, Richieri. imposto loro da Cor-rado lI , pur di togliersi di dosso I' abate reco creaturacli Panolfo III di Capua ; e così via: Posto ciò, non è dif-ficile spiegarsi come il diritto dominante nel sud d'Italia fosseil Longobardo, debolmente framhischiato di diritto romano-bizantino. Qua e là, residui trascurabili della potenza ca-rolingia, pochi ancora proressanti la legge franca.

Qual fosse 1' organizzazione sociale e amministrativaLongobarda che precede il tempo dell' invasione, abbiamogià accennato ; e non è il caso di trattare per disteso. Igastaldi , in origine semplici funzionari governativi , ave-vano a poco a poco, profittando delle competizioni politi-tiche e dei continui generali rivolgimenti , preso il titolodi conti e vantavano la loro autonomia. I" osservaziono delPoupardin (2) che « non c' è feudalità ci sono dei fun-

(1) TIINCIFERA, Syflabus rne,n&r. Graec. n. 9,(2) Poui'ÀanIx - Institutioiis politiques et ad,niniHtratives des

prinoipautés ]ornljardes. Paris 1907.

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zionari che non obbediscono più, non dei vassal]i che sisottomettono più o meno alle obbligazioni che porta consè 1' omaggio prestato ,, , è giusta nella sostanza , .ma in-completa. Feudalismo vero non e' è prima dei Normanni;manca 1' omaggio, e il rapporto di vasallo a senior, maii--cano i diversi intermediarii fra i sovrani e i conti , fra iconti e il popolo; ma l'assetto sociale è pur sempre lamiglior base e la più adatta preparezione delle istituzionifeudali. Di guisa che i Normanni , sostituitisi a poco apoco ai conti e ai gasbaldi che, dopo un periodo di. fiori-dezza, erano rimasti fiaccati dalle continue lotte intestine,unendo alla forza militare una notevole astuzia diploma-tica, rifuggendo dalle crisi e dalle scosse violente , pote-rono, quando furon sicuri del Idro potei.e politico , appli-care quei principii che aveva]] portati di Francia , e conpoche modificazioni, riconducendo liti legame di organicitànelle sparse membra della società meridionale, imporre alloscheletro economico già esistente, la forma giuridica delfeudalismo.

In Sicilia le cose erano ben diverse, avendo la domi-nazione musulmana cancellato quasi ogni traccia dei prin-cipii e delle istituzioni bizautine e longobarde. Tuttaviail frazionamento politico ed economico e la crescentetonomia dei funzionari goveruativi preparavano anche inquesta regione 1' avvento del feudalismo. Troviamo poi,già Itei. primi diplomi nornianiìi, gran nnmero di cristianitenuti a servizi personali e ad altre prestazioni. Come nonè possibile che essi sieno stati ridotti in tale condizionedai liberatori Normanni, bisogna ammettere che già dap-prima si fossero stabiliti sulle terre assegnate ai musnl-lnani e che a questi (Stato o privati) facessero tali pre-stazioni.

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Così preparato, il feudalismo fu introdotto in Sicilia,con molta più rapiditk che nel continnte, ma colla mede-siina tranquil1itò Tanto più che mentre nell' Italia conti-nentale i conti normanni, fi.nchè non furono dalla forza delG-uiscardo soggiogati, agironò come tanti sovrani indipen-denti, quelli che conquistarono 1' isola riconobbero fin daprincipio il loro carattere di semplici feudatari, primo fratutti il conte Ruggiero che organizzò la spedizione in nomedel fratello Roberto.

E nonostante tutto ciò, anche in Sicilia, il diritto lon-gobardo ebbe nei primi tempi del nuovo regime un' asso-Iuta preponderanza. Questo che 1 nò sembrare strano, è in-vece spiegabilissinio. Le milizie del conte Ruggiero nonfurono formate che in piccolissima parte di Normanni (icapi sopratutto erano tali) il maggior contingente era datodall' esercito del G-uiscardo , esercito che sappiamo comefosse composto quasi esclusivamente di milizie longobarde.

Esposti così, con pochi tratti , i precedenti dell' iuva-sione e quei punti di essa che più giovano ad una chiaracomprensione della natura giuridica del feudo normannotorniamo al nostro argomento.

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A varie domande ci proponevamo di rispondere con que-ste note. - Ti feudo iure francorwn divenne, come alcuipretendono, di uso generale nell' Italia meridionale? o al-meno prevalse tanto sull' altro da non lasciar dubbio suicaratteri del sistema successorio in quel tempo e in quelleregioni ? - e data la coesistenza dell.' una e dell' altraforma, quale, almeno all'incirca, la proporzione? - final-mente, vi furono differenze, e come profonde, tra Sicilia eNapoletano, tri dominii longobardi e terre bizantine?

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Possiamo anzitutto eliminare quest' ultimo dubbio èperfettamente inutile una trattazione separata per le terresoggette ai Greci perché in esse si incontra promiscua-mente il diritto Giustinianeo e il diritto longobardo: e1' uno e 1' altro nella successione intestata ammettono ladi'isibilità dell'asse ereditario. E noù si deve neppur fra-scurare il fatto che Bisanzio non solo autorizzò i Suoisudditi italiani a servirsi nei loro rapporti giuridici do!diritto barbarico, ma fu perfino costretto ad accettareistituzioni strettamente longobarde come il gastaldato ri-conoscendo ai titolari autorità eguale a quella, dei com-ponenti la sua amministrazione ('). Molto giustamente haosservato lo Chalandon (2) che il fatto solo dell' entratadel gastaldo nella gerarchia bizantina è un alt,ra provadella vitalità dell' elemento longobardo , il quale, dopoaver imposto il suo diritto, riuscì ad imporre i suoi fan-zi onari.

Ma per farsi un' idea ben chiara dei nuovi rapportigiuridici ed economici che sorsero nell' Italia meridionalea tempo della conquista normanna niente val meglio cheripensare gli, usi., le tendenze, la concezione politica delpopolo conquistatore. Come abbiamo visto,, già nell' inva-sione della Neustria i pirati del Nord dettero mirabile provadi larghe vedute, di somma accortezza nelle, varie relazionicolla popolazione assoggettata, e sopratutto cli una straordi-naria facoltà di adattamento. Il loro sovraporsi alle gentidel luogo, passati i momenti dell'agitazione guerresca, non

(') Cfr. a. 954, Ohart. Cupersanense 1,41; a. 977, Chart. Oup. I, 54;a. 976, Ciod. dipi. Barese 1, 9; a. 992, Ohart. Cup. I, 60.

(2) GI-TALANDON, flistoire de la doÉination normande en Balie eten Sicile, I, 33.

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avviene attraverso una serie di violenze e non assume maiil carattere di un'imposizione chò anzi nella maggior partedei casi i Nonnanni non esitano ad accettare molte delleistihuzion dei vinti, ad assimilarsi di questi, la lingua, lacultui.'a, il diritto. È ben rnanffesto quindi che quando essivennero in Italia, e in pochi, coll'aiuto specialmente dellemilizie indigene longobatde, sottoinisero buona parte delleprovincie del mezzogiorno, non poterono assolutamente pro-porsi di abolire colla violenza di un rescritto autoritario,e neppure con una lunga e tenace opera dip]omatica, i mag-giori istituti giuridici delle popolazioni locali.

Tanto più che, come abbiam visto, una delle cause cheli spinse fuor dei confini della 1cr patria di adozione acercare avventure e fortuna, fu quasi certo, tnsieme coll'ec-cessivo incremento della popolazione e col conseguente di-sagio economico, il triste stato dei cadetti esclusi dallesuccessioni. Qual meraviglia se i Normanni che in Franciasi erano di malavoglia e non del tutto pacificamente accon-ciati alla regola della primogenitura, venuti in Italia, doveper lunga tradizione vigevano principii assolutamente con-trari, non esitarono ad accomodarvisi e a farli proprii?Questo è il punto, su cui bisogna insistere.

E siccome tntto questo ragionamento, che pure hamolta importanza come ipotesi fondata e probabilissima,non ha tuttavia il valore di una dimostrazione rigorosa-mente accertata, noi dobbiamo vedere qui da ultimo senell'opera legislativa dei primi soviÀni del regno di Sicilianon ci sia concesso ritrovare qualche prova sicura dellanostra tesi.

Di quel che rimane delle Assise, se pure apparteigaveramente ai re normanni , pochissimo riguarda il dirittoprivato e niente quello successorio.

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Abbiamo invece su questo argomento una novella grecadi Ruggiero promulgata in Calabria nel 1150 (9

G-ioverk riportare i punti più importanti della parteaspositiva (secondo la versione latina. del Capasso)

- Mense iunio i. XIII, anno 6658. . . . edicitom.uihus iudicibus Calabriae et VaIlis Grathis de succes-sione liberorum quomodo videlicet debeant fui succedereeorum genitoribus tam masculi quam foominae. Igitur sigenitor in vita habuerit bres liberos, masculos scilicet duosaliam vero foeminam, ex omni - eius substantia ipsurn

atreni) obtinero duas partes, idest octo uncias, fihios autemcuin sorore eorum habere tertiam partem idest nncias qua-tuor moriente vero potre non habeat fflia potestatem re-quirendi a fratribus suis ex hereditate patris plus quamdeclaratam unciain unani et tertiarium reliqua omnis sub.stantia sive decem unciae et binae partes obveniant ftliisrnaseutis ,,. E su . questo concetto insiste ancora con unaformula alquanto strana, dicendo che se anche muoionoprima del padre questi figli maschi l'ereditk debba rimaneread essi e in loro mancanza esser devoluta al Fisco.

Come ognun vede, l'importanza di questo atto legi-slativo del primo re di Sicilia, è per la nostra questione,risolutiva. Poco importa se la novella si riferica ad unasola delle regioni che costituivano il regno il fatto cheRuggiero, gi verso il termine della sua vita, abbia potutostabilire regole successorie d'indole puramente longobarda,non soltanto basta ad ésclndere che nel tempo dei primiNormanni si sia avuto una prevalènza dei fetidi iure Fran-

(i) Qaesta Novella, conservataci nel codice marciano 172 e neivaticane 845, fu pubblicata dallo ZAOHARIAB VON LINGENTITAL, dal Ca-passo che ne discusse nel voi. IX (1867) degli Atti dell'AccademiaPontaniana. e finalmente da] flRÀNn,LEØNE nei Rendiconti dei LinceiLetter. 8. DI, 11, 8, 1886, pp. 260 e eegg.; 277 e segg.

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coruni, ma distrugge completamente l'ipotesi che i nuovisignori del Mezzogiorno abbiano, sia pure con moderazionee con accorta lentezza cercato di imporre alle terre con-quistate le consuetudini e le leggi franche..

Noi' abbiamo notizie particolari di 0-uglielmo I e diGuglielmo Il: la prima disposizione colla quale il sovranocerca di persuadere o d'imporre 1' uso del diritto franco

del tempo di Federico 11; questi , concedendo a Boni-facio di Cainerano il feudo di Militello in Val di Noto un-pone a liii e ai suoi successori quod siht iucole nostriregni et vivant iiire francorum ,,. Nou è possibile dareun giudizio sicuro circa il valore di questo decreto: cimancano notizie in proposito, nè ci resta altro documentosimile dello stesso sovrano. D' altra parte contro questasua apparente preferenza per la successione franca sta unapregiudiziale. [1 crescente prevalere del feudo individuocoincide nella storia del mezzogiorno coli' indebolimentodella monarchia e il corrispondente afforzarsi della fonda-]ità. Ora è noto a tutti come Federico lI seguisse, riguardoai baroni, gli stessi criteri di governo instaurati dai suoipredecessori normanni.

Vero è che la coesistenza dei due diritti è indiscuti-bile in questo tempo. Ciò resulta da ben tre costituzionidi Federico (i) nelle quali si fa distinzione fra i cittadiniviventi iure francor'um e quelli viventi iure langobai'-dorum, sempre per quel che riguarda • la successione. Maqual prova è questa contro il nostro asserto? E vero,vi erano nell' Italia meridionale parecchie persone che rego-lavano i loro atti giuridici secondo la legge franca ma

C) Co,,stitueiones regni Siciliae Iii, 24, 26 (bi aliqi,ibnsj, 27 (Ct desncccsxionibus), Qualcosa li simile è anche nella Prammatica dettaFilangiera, di Giovanna TI.

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questo è ari fatto che si ritrova anche prima d&1' invasionenorLnanna: fu dall' ottavo secolo si ha notizia di un par-tito franco e di un partito longobardo che si conteiide-vano per la supremazia nel monastero di 5. Vincenzo alVolturno; e il Poupardin (') ha ritrovato in un diplomadi Ludovico il Pio e in un capitolare di 'Pipino tracce disudditi dei sovrani carolingi rifugiatisi in quel di Be-nevento. Lo stesso scrittore cita altri casi isolati dei se.decimo e nndecimo, tolti dai cartolari Cassinesi e dal co-dice Oavense. -

Ora i Normanni, se non imposero ai loro nuovi sudditilongobardi 1' adozione dei diritto franco non pensaronocerto di obbligare i pochi viventi iure fvancorurn ad unaprofessione di legge barbarica. E così forse si spiega ladistinzione fatta nelle Costituzioni di Federico. Tanto piùche qaella stessa enorme sproporzione fra le due nazionalitàche resulta manifesta fino a tutta la prima metà del secoloXI, clovò persistere anche nel tempo normanno. E ciò èindirettamrnte provato dall' insistenza con cui i successoridi Federico cercano di estendere 1' uso del maggiorascato.Nel 1285, avendo Onorio TI nei suoi capitoli a favore diNapoli , imposto 1' uso del diritto franco, re Giacomo ripetèla stessa disposizione (cap. 33) per la Sicilia. Non è dub-bio che, conio accennammo, tutto ciò rappresenta una con-cessione dalla feudalit sempre più forte strappata ai so-vrani (2

Più tardi lo sforzo imposto dai baroni alla monarchiasi manifesta anche più chiaramente. A tempo di re Alfonso,

(I) Op. cit.(2) Cade così Pipotesi dell'Orlando che la successione per primo.

genitura fosse nell' interesse della regia Corte a cui rendeva piùfacile 1' esa'zione delle regalie.

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avendo i grandi riuniti in parlamento chiesta la remis-sione deue caducitk, i]. sovrano annuiva, ma con questipatti.:

"Remaneant Lainen sub forma earum concessionuin si deillis authentice constiterit : alioquin censeantur et intelle-gantur esse concessa sub forma iuris Franecrum (e. 464) (I).Non si capisce bene da quel decreto quali sieno i feudi chesi intendono concessi sub forma iuris /'rancorunl. Il capi-tolo dice : quelli di cui non coasti autenticamente ]a con-cessione sotto altra forma. Si tratta di poca chiarezza nellainvestitura originaria o semplicemente dello smarrimento di.un diploma? Un altro capitolo dello stesso sovrano parrebbepersuaderci di questa seconda ipotesi. Avendo i grandifeudatarii chiesto ad Alfonso ]a conferma di tutti i loropossedimenti e privilegi, il sovrano la concede, mantenendoal solito le forme dell' investitura primitIva , ma aggiun-gendo: (placet) .....non habentibus privilegia de novoconcedere... ita tainen quod vivant iure Francorum ...(e. 456) (2). .1 due decreti , se si intendono entrambi nelsenso che resulta chiaro in quest'ultimo, non hanno alcunaimportanza per noi. Ma la buona interpretazione da dareal primo vien fuori per analogia da un capitolo di Carlo Vche ha, proprio per la sua farda redazione, un valore retro-spettivo grandissimo (3). Eccone le parole precise

P]acet Cesareae et Catholicae Maiestati .quod feudataripossidentes quaecumque feuda in eorum. prima investituraeertam feudi formam non habentia, iure Francorum vivere

(') Tsm, Capitula regni Sioi]iae I, 381-2.(2) Id. id. 1, 382-3.(3) Id. id. 11, 209-10.

EI

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intelligantur ,, ('). Vi erano dunque, ancoi.'a ai tempi diCarlo V, dei feudi, non tanto pochi se l'imperatore credettenecessario dedicare ad essi un suo decreto, che nel diplomadi concessione non manifestavano ben chiaro il loro carat-tere giuridico o meglio era certo che nella consuetudinedovevano seguire la legge longobarda se fu necessariauna solenne deliberazione imperiale ad assicurare del con-trario. Niente di pifi probabile che tali fendi sieno gli nI-Mmi residui del tempo normanno ri 01) prima e non dopoinfatti vediamo possibili concessioni beneficiarie nelle quali,non precisandosi la legge della successione, si sottintendala longobarda.

E tutto questo ci appare tanto più evidente quandoesaminiamo i diplomi normanni che ci sono avanzati. Lecarte d'investitura per i laici (le sole che ci interessano inquesto momento) sono - specialmente nel secolo XTI -pochissime. Ma in esse non troviamo mai formule espliciteèhe attestino la volont& dei principi di estendere l'uso deldiritto franco. Come non riconoscere in questi diplomiquei tali privilegi certani feudi fonnanz non ltal'enlia, ossialongobardi a cui volle dare tanto tempo dopo un assettogiuridico definitivo, (ossia franco), l'imperatore Carlo V?

Concludendo, il feudo normanno è senza dubbio, perquel che riguarda la successione , iw'e langobardortnt.Bisogna però intendersi ben chiaramente sul valore delleparole. Non si tratta qui di una forma giuridica preesi-stente accettata dai conquistatori è stato gik dimostrato

• (') Lo stesso Carlo V (e. 118) e Filippo I (e. 18) resero anche piùsensibile ed ampio l'uso del diritto franco stabilendo rispettivamenteche il figlio del premorto dovesse esser preferito aL secondogeaito, eil figlio del secondogenito a1 terzogenito.

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come il feudalismo, prima dell'invasione, non esista nell'italiameridionale.

Esistono invece in questi paesi rapporti giuridici edeconomici che preparano le basi più solido del]e nuoveistituzioni, e la grande maggioranza degli abitanti vive adiritto longobardo, e secondo le sue norme regola le propriesuccessioni. Quando i Normanni si sovrappongono a questostato di cose, il feudalismo, di origine specialmente politicae militare, serve sopratutto a gai.'antir loro l'omaggio e leprestazioni gaerresche dei maggiori baroni. Dal diritto pri-vato del popolo vinto essi non rifuggono; anzi ne tengonoconto e ne adottano i principii nella loro legislazione eil perchò è evidente. Di fronte ai pochissimi Normanni oFranchi immigrati la grande massa degli abitanti era co-stituita da gli indigeni longobardi.

Così dalla fusione degli istituti politici normanni colgrande sistema giuridico che leggermente mescolato di di-ritto bizantino Giustinianeo , vigeva nell' italia del sudsorge il feudo normanno, che sostanzialmente non può dirsinè franco , nè longobardo, ma , per quei che riguarda lasuccessione, è regolato dal principio della divisibilità.

Pi tardi , nUovi immigrati d' Oltralpi esseùdosi ag-giunti verosimilinente ai pochi da prima viventi a dirittofranco nel mezzogiorno d'italia, forse già sotto Federico11, certamente a tempo degli Aragonesi, il fendo individuosi estese rapidamente , a danno dell' altra, forma , che tut-tavia non ceclè facilmente e non scomparve tanto presto,se, come abbiam visto , ancora nel secolo XVI contiuuavaad esistere e a resistere. La trasformazione fu facilitatae sanzionata dai decreti dei sovrani. Ma non è dubbio cheproprio per ragioni opposte a quelle che sembrano averconsigliato i primi i-e normanni a favorire il fraziona-

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mento dei feudi questa trasformazione fu sopratutto vo-luta dai grandi feudatarii : allo scopo cioè di non disper-dere le forze - delle loro casate nella lotta senza treguacontro il potere centrale. E la definitiva vittoria del feudoiure francorum rappresenta uno tra i più notevoli senon il maggiore nè l'ultimo, dei loro trionfi.

ROBERTO PALMAR000BI.

(Estratto dagli Studi Storici, VoL fl, Fase. 111—TV).