20
SulMonte CAI - SEZIONE “MARIO FANTIN” BOLOGNA - NOTIZIARIO AI SOCI n° 2/2010 La grande conquista del lungo e paziente lavoro di molti SENTIERO 902 Intervista a 4 donne di montagna RACCONTI AL FEMMINILE DONNE e montagna Esiste un modo femminile di vivere la montagna? Alla ricerca di possibili risposte al riparo dai luoghi comuni Tariffa R.O.C.: Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1, DCB - Bologna. Quota di abbonamento della pubblicazione euro 1,00 corrisposta dai destinatari con il rinnovo all’Associazione per l’anno in corso.

SulMonte - Bologna 2010.pdf · SULLE TRACCE DELLA SIBILLA Giovanni Mazzanti PIOVE, ANDIAMO! Davide, Federica 20Un passo dopo l’altro NELLA TERRA DEI CAVALLI, TRA NATURA E STORIA

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: SulMonte - Bologna 2010.pdf · SULLE TRACCE DELLA SIBILLA Giovanni Mazzanti PIOVE, ANDIAMO! Davide, Federica 20Un passo dopo l’altro NELLA TERRA DEI CAVALLI, TRA NATURA E STORIA

SulMonteCAI - SEZIONE “MARIO FANTIN” BOLOGNA - NOTIZIARIO AI SOCI n° 2/2010

La grande conquistadel lungo e paziente

lavoro di molti

SENTIERO 902

Intervista a 4 donnedi montagna

RACCONTIAL FEMMINILE

DONNEe montagna

Esiste un modo femminile

di vivere la montagna?

Alla ricerca di possibili risposte

al riparo dai luoghi comuni

Tari

ffa

R.O.

C.: P

oste

Ita

liane

S.p

.A. S

pedi

zion

e in

Abb

onam

ento

Pos

tale

- D

.L. 3

53/2

003

(con

v. in

L. 2

7/02

/200

4 n.

46)

art

. 1 c

omm

a 1,

DCB

- B

olog

na.

Quot

a di

abb

onam

ento

del

la p

ubbl

icaz

ione

eur

o 1,

00 c

orris

post

a da

i des

tina

tari

con

il rin

novo

all’

Asso

ciaz

ione

per

l’an

no in

cor

so.

Page 2: SulMonte - Bologna 2010.pdf · SULLE TRACCE DELLA SIBILLA Giovanni Mazzanti PIOVE, ANDIAMO! Davide, Federica 20Un passo dopo l’altro NELLA TERRA DEI CAVALLI, TRA NATURA E STORIA

SUL MONTENotiziario ai soci n. 2/2010 Club Alpino ItalianoSez. Mario Fantin, Bologna

Direttore ResponsabileLuca Calzolari

In redazionevia Cesare Battisti, 11/atel. 051 234856

Ezio AlbertazziStefania CaputoClara CassanelliStefano ChiorriLorenza RossiEva TrombettiElena Vincenzi

Progetto grafico e impaginazioneClara CassanelliElena Vincenzi

Foto di copertina:Alberto Malusardi

Per articoli, foto, segnalazioni:[email protected]

StampaGrafiche A&BVia del Paleotto 9/a - [email protected]. 051 471666

Registrazionec/o Tribunale di Bolognan° 4227 del 1972

CLUB ALPINO ITALIANOSezione Mario Fantin - BolognaVia Cesare Battisti, 11/atel/fax: 051 234856e-mail: [email protected]/fax: 051 234856Mercoledì, Giovedì, Venerdìore 16-19

Chiuso in redazioneil 23/6/2010

RELAZIONE MORALE 2010Del PresidenteVinicio Ruggeri

Come un anno fa, vorrei evitare di dare i numeri sull’attività della sezione. L’unico numero che mi preme dare riguarda l’andamento del TESSERAMENTO: 1.695 soci nel �009, contro i 1.654 del �008, quindi un saldo positivo di 41 unità. Andamento positivo che rischia però di invertirsi nel �010, infatti, il dato aggiornato ad oggi sul tesseramento �010, confrontato con lo stesso dato del �009, dà un saldo negativo molto forte. Spero che questo deficit si recuperi nei prossimi giorni. In ogni caso, faremo una analisi della sua composizione per capire quali provvedimenti adottare.Al momento dell’insediamento il Consiglio Direttivo si è posto l’obiettivo di migliorare il clima interno alla sezione, uniformando le regole e favorendo i momenti collettivi. Primo strumento individuato: un nuovo regolamento unificato dei gruppi.Il NUOVO REGOLAMENTO fatica ad attuarsi. Ci sono state difficoltà con le tessere postali che dovevano servire a gestire i fondi. Ora forse stiamo riuscendo ad andare a regime. I gruppi, non sollecitati, non hanno inviato al C.D. i programmi �010 entro i termini stabiliti dal regolamento (fine ottobre) né, tantomeno, hanno inviato i bilanci preliminari delle attività, mettendo in difficoltà il tesoriere ed il C.D., che non hanno potuto preparare per tempo e con le necessarie informazioni il bilancio �010. Anche qui : “vogliamo svegliarci o abbiamo sempre bisogno di qualcuno che ci tiri per la giacchetta? “Inoltre, per rafforzare le relazioni interne, oltre che per ragionare sull’andamento della sezione, abbiamo riconvocato, in novembre, la CONFERENZA DI ORGANIZZAZIONE, con all’o.d.g. lo stato di attuazione del nuovo regolamento.

COMUNICAZIONI AI SOCI

PUNTI RINNOVO TESSERA ANNUALE

Prosegue alla III e IV delle pagine centrali

FIOCCO ROSA IN REDAZIONE!La notte di sabato 1� giugno �010 è nata Federica, una bellissima bambina di �.950 grammi. Tanti auguri e felicitazioni a mamma Clara e alla sua famiglia da parte di tutti noi!

Page 3: SulMonte - Bologna 2010.pdf · SULLE TRACCE DELLA SIBILLA Giovanni Mazzanti PIOVE, ANDIAMO! Davide, Federica 20Un passo dopo l’altro NELLA TERRA DEI CAVALLI, TRA NATURA E STORIA

Il presidente del nostro gruppo regionale, Paolo Borciani, tra i nuovi vertici del CAICare Socie, Cari Soci,come sapete in questi mesi vi è stato il rinnovo dei vertici del Sodalizio. All’Assemblea dai Delegati di Riva del Garda del �� maggio u.s., ottimamente organizzata dalla Sezione locale della SAT, Umberto Martini, veneto, già Consigliere Centrale dal 1994 al �000 e Vice Presidente Generale dal �00� al �009 ha raccolto il testimone da Annibale Salsa, che dopo due mandati ha concluso la sua esperienza di Presidente generale. Vice Presidente generale è il piemontese Ettore Borsetti, che succede all’ottimo Valeriano Bistoletti. Sono stati eletti anche sei membri del Comitato di Indirizzo e Controllo. Il processo di rinnovamento è terminato qualche settima fa con la nomina dei nuovi componenti del CDC, tra loro anche il nostro presidente regionale Paolo Borciani. Perdonate quello che puo sembrare un po’ di campanile, ma mi fa particolarmente piacere sottolineare l’ingresso nel Comitato Direttivo Centrale (CDC), organo con funzioni di indirizzo politico e amministrativo, di Paolo Borciani, persona che apprezzo e stimo da tempo e con il quale ho avuto modo collaborare e confrontarmi durante gli anni della mia presidenza del Soccorso Alpino e Spelologico dell’Emilia Romagna. Reggiano, al CAI dal 1980, Borciani ha ricoperto più volte il ruolo di Consigliere, Vicepresidente, Presidente di Commissione. è presidente del Gruppo Regionale Emilia-Romagna dal dicembre �007. “La nomina in CDC - dice l’amico Borciani - è il riconoscimento del buon lavoro svolto sia con le istituzioni che nel coordinamento tra le Sezioni. Non posso far altro che ringraziare e rimboccarmi le maniche per rappresentare al meglio in CDC le istanze del territorio da cui provengo”. I nuovi componenti del CDC oltre a Paolo Borciani sono Luca Frezzini (milanese, nato nel 1956 e già componente del CC, socio dal 197�) e Sergio Viatori (triestino, nato nel 1941, già coordinatore del CC, socio dal 198�). In conclusione, mi sembra doveroso citare alcune parole del saluto finale di Salsa e le prime del nuovo Presidente, che rendono conto del passaggio del testimone. “Ho aperto alla società civile - dice Salsa - in un’opera di rinnovamento gravosa, ma non avara di soddisfazioni. Spero che si continuerà sulla stessa direttrice”. Il neo Presidente Umberto Martini si rivolge così all’Assemblea e a tutti i Soci “Lavorerò con il mio stile in continuità con la Presidenza che oggi termina il suo mandato. Consulterò chi ha lavorato prima di me perché ogni competenza è per me un valore aggiunto. Spero di contribuire con la mia visione a proseguire la missione del Sodalizio e alla promozione dei valori che lo sottendono nella sua opera di sentinella della montagna.” Ad Annibale Salsa va il mio più sincero ringraziamento per il lavoro svolto, a Umberto Martini, un grande in bocca al lupo, a tutti i nuovi entrati un augurio di buon lavoro!

Luca Calzolari

IN QUESTO NUMERO5 In primo piano

RACCONTI AL FEMMINILEStefania Caputo, Stefano Chiorri

10 Check-up montagna IL CAI E I SENTIERI DELCONTRAFFORTEVinicio RuggeriIL SENTIERO CAI 902 Alessandro Geri, Jole Vecchi,Elena VincenziRIAPRE BADOLO! Vinicio Ruggeri

9 Libri&Co LETTO PER VOIGiorgio Bettini, Clara Cassanelli

15 TrekkingSULLE TRACCE DELLA SIBILLAGiovanni MazzantiPIOVE, ANDIAMO!Davide, Federica

20 Un passo dopo l’altro NELLA TERRA DEI CAVALLI, TRA NATURA E STORIAMarco Tamarri

19 Diario di viaggioAMBULATORIO POLISPECIALISTICO SEMPRE APERTOGiovanni Fabbri

16 Vita di sezione A SCUOLA DI INTESAAndrea Baschieri,Giorgio BenfenatiUNA NUOVA ESPERIENZARoberto Bertozzi,Elisa Pompilio

Page 4: SulMonte - Bologna 2010.pdf · SULLE TRACCE DELLA SIBILLA Giovanni Mazzanti PIOVE, ANDIAMO! Davide, Federica 20Un passo dopo l’altro NELLA TERRA DEI CAVALLI, TRA NATURA E STORIA

4

CORSO FERRATE 2010

A partire dal 30 agosto fino al 14 ottobre si terrà questo corso, rivolto a tutti i soci CAI che vogliono imparare a muoversi con sicurezza anche su sentieri più impegnativi ed esposti e/o a chi vuole imparare ad affrontare in sicurezza i sentieri attrezzati e le ferrate. Affrontare rocce e falesie, senza dover ricorrere alle tecniche della scalata, è il grande punto di forza delle Vie Ferrate. Grazie a scalette, cavi, sbarre e passerelle, si possono superare pareti inaccessibili a priori. Necessaria una buona condizione fisica ed assenza di vertigini. Per accedere al corso rimane necessario avere frequentato almeno un corso di escursionismo base. Il corso è strutturato in lezioni teoriche tenute in sede ed uscite in ambiente.

Direttore del Corso : (AE-AEI sez Bologna) Mauro Pini 339-1403847 [email protected]

Maggiori informazioni: presso la segreteria della sezione, nei giorni ed orari di apertura, oppure consultando il sito: www.caibo.it

CALENDARIO CORSI

FLASH NEWSPREMIATO MARCO PAOLINI“Premio Gianni Aimar: comunicare la montagna” a Marco Paolini. L’attore

bellunese , autore e registra, è conosciuto per i suoi spettacoli di teatro denuncia. Il premio è intitolato a Gianni Aimar, membro del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna, scomparso nel 2006

BLOG DAL K2L’alpinista bolognese Giuseppe Pompili si sta accingendo alla salita del K2. è partito il 7 giugno

con il compagno di avventure Adriano Dal Cin e l’amico Sergio Valentini. Ci tiene aggiornati quasi quotidianamente dal suo blog http://www.paesieimmagini.it/blog/k2blog.htm. Il racconto è piacevolmente cadenzato dai titoli delle canzoni che accompagnano risvegli e momenti della giornata. “La spedizione leggera non userà ossigeno: andremo avanti sin dove ci sarà possibile. Dopo l’acclimatazione sugli altipiani di Deosai raggiungeremo attraverso il passo di Gondoghoro il campo base del K2, da cui ai primi giorni di agosto avrà luogo il tentativo alla vetta”. Chi volesse può contattarlo lasciando un commento nel guest book.

INCONTRI NEI PARCHIProsegue per tutto agosto il programma Parchi da Vivere, promosso dalla

Provincia di Bologna. Escursioni, visite, laboratori, concerti nei 6 Parchi regionali e nelle due Riserve naturali. Il calendario è scaricabile dal sito della Provincia.

Page 5: SulMonte - Bologna 2010.pdf · SULLE TRACCE DELLA SIBILLA Giovanni Mazzanti PIOVE, ANDIAMO! Davide, Federica 20Un passo dopo l’altro NELLA TERRA DEI CAVALLI, TRA NATURA E STORIA

5

AL FEMMINILEElena, Isabella, Lorella, Lucia : quattro voci di donne in montagna. Valori, identità e pregiudizi intorno al modo femminile di vivere l’alpinismo.

RACCONTI

a cura di Stefania Caputo e Stefano Chiorri

La montagna è davvero maschilista? Le donne per vivere l’alpinismo devono negare parte

della loro femminilità? E la famiglia? Stiamo registrando dei cambiamenti? A fronte dei tanti contributi su donne alpiniste, anche professioniste, che a costo di grandi rinunce raggiungono ottimi e sorprendenti risultati, abbiamo voluto scoprire il punto di vista e il vissuto delle nostre socie, di donne normali accomunate da questa grande passione. Ci siamo chiesti ad esempio se le donne siano portatrici di valori particolari e se li riescano ad esprimere ‘in ambiente’ proprio in virtù di un

rapporto privilegiato con la natura che ancora, solitamente, le sintonizza sul sentire, circondare, amare, piuttosto che sul conoscere, dominare, vincere. Abbiamo coinvolto quattro donne che praticano attività diverse nell’ambito del CAI, da tempo e con impegno, raccogliendo punti di vista e molteplici spunti di riflessione, anche legati al ruolo delle donne nella diffusione della cultura della montagna. Ne esce un breve spaccato di vita al femminile per chi, tra noi, vive la montagna e, vuoi perchè coinvolta professionalmente, vuoi perchè appassionata, ne ha fatto un mezzo per misurarsi con se stessa ed i propri limiti.

Page 6: SulMonte - Bologna 2010.pdf · SULLE TRACCE DELLA SIBILLA Giovanni Mazzanti PIOVE, ANDIAMO! Davide, Federica 20Un passo dopo l’altro NELLA TERRA DEI CAVALLI, TRA NATURA E STORIA

6

Eccoci alle prese con questa intervista, che alla fine si rivelerà una bella occasione di confronto e discussione tra persone accomunate da una immensa passione. Per rompere il ghiaccio chiediamo: il vostro beautycase in montagna? Risposta unanime: “nessun beauty!” Lo zaino va ridotto al minimo. Addirittura si parla di salvia in foglie al posto del dentifricio. Però tutte ammettono che almeno la crema solare ci vuole, e che qualche volta non si disdegna di farsi prestare qualcosa dalle compagne. Elena aggiunge anche il guanto francese, utile in mancanza d’acqua insieme agli oli essenziali.Arriviamo al fulcro della questione, esiste un modo femminile di vivere la montagna? Isabella trova che in montagna ci sia meno differenza che nella vita di tutti i giorni. Quando si è sul posto, uomini e donne sono animati dalla stessa passione, sono uniti. Lucia invece vede come gli uomini restino in generale competitivi ad ogni età, mentre lei si è vista cambiare, diventare più ‘lenta’, più attenta ai particolari. Un cambiamento di ritmo non dovuto necessariamente all’attenuazione della forza fisica, ma al mutare del rapporto con il contorno. Anche secondo Elena le donne sono sicuramente più contemplative, meno competitive e più affidabili; c’è forte il gusto di fermarsi e guardarsi intorno. Gli uomini affrontano peggio il passare del tempo e il confronto sportivo con le generazioni seguenti.Lorella sottolinea l’aspetto negativo di donne che

vanno in montagna al traino dei compagni o come forma di ribellione, anche se ammette che quelle che proseguono sono motivate, prudenti, determinate; inoltre gli strumenti tecnici attuali consentono di superare la differenza di prestanza fisica, offrendo maggior spazio alle donne. Nelle ragazze in generale ha notato meno affidabilità pscicofisica, spesso sono seconde di cordata. Ai livelli alti invece registra un grandissimo livello tecnico ed una grande capacità di gestione delle situazioni di stress. L’influenza di società e famiglia? Secondo Lorella si colpevolizza in genere chi ha un comportamento autonomo e ‘originale’, andare in montagna diventa quasi un gesto suicida: è allora normale che la donna si senta responsabilizzata verso la famiglia e che la famiglia la ‘colpevolizzi’. Isabella e Lucia notano che anche gli uomini cambiano atteggiamento se hanno figli, sono più prudenti. Per tutte l’influenza sociale comunque c’è: perché gli uomini lasciano i figli alle mogli per andare in montagna, anche per lunghi periodi, mentre il contrario non è accettato? Dopo l’allattamento non ci dovrebbero essere differenze, ma non è così. Lucia ricorda le polemiche suscitate da Alison Hargreaves che ha affrontato con successo la salita in solitaria della Nord dell’Eiger incinta di 6 mesi (“ero incinta, non malata”). Elena ha un vissuto meno conflittuale, porta spesso i suoi nipotini con sè e trova che debba essere naturale.

Lucia Montagni, scialpinista, direttrice del Parco Regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa

Elena Quadri, speleologa, tecnico volontario e delegata della XII zona del CNSAS (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico)

Page 7: SulMonte - Bologna 2010.pdf · SULLE TRACCE DELLA SIBILLA Giovanni Mazzanti PIOVE, ANDIAMO! Davide, Federica 20Un passo dopo l’altro NELLA TERRA DEI CAVALLI, TRA NATURA E STORIA

7

IL K2 SI TINGE DI ROSA?

Trovate che il mondo della montagna e del CAI in particolare sia un mondo ancora al maschile o le cose stanno cambiando? Elena sbotta: il mondo è un mondo maschile! Arrivata alla dirigenza sta cercando di aprire più spazi per le donne, evitando però che debbano adattarsi alla mentalità maschile, ma portino e facciano valere il loro contributo essenzialmente femminile, con un forte emisfero emozionale, anche se non è sempre facile; sottolinea più volte il valore della specificità, della differenza. Anche Lorella, che ha anche esperienza ‘politica’ nel CAI ammette che è un mondo maschilista, in cui tutti vertici sono occupati da uomini. Lei, presidente delle scuole di alpinismo, è un’eccezione: questo ruolo se l’è dovuto guadagnare lavorando più degli uomini, come in ogni ambito del resto. Le altre concordano anche se si vede il cambiamento, il numero di donne aumenta (o forse diminuiscono gli uomini? - si chiede Isabella), soprattutto tra i

giovani praticanti e l’atteggiamento dei maschi nei loro confronti sta cambiando in meglio. Come vi siete avvicinate alla montagna? Per tutte è stata una sorta di istinto, quasi un richiamo. Isabella si è avvicinata al CAI portando a passeggio il suo cane: nei boschi apprezzava i sentieri segnati, così si è offerta volontaria per la loro manutenzione, partendo così per la sua avventura. Per Lorella l’aspirazione alla cima è stata innata e fino a quando, con la parrocchia, non è stata in Dolomiti, non si è sentita appagata. Per Lucia fino a 15 anni solo mare. Poi, la mattina di una vacanza in famiglia, dopo un diluvio, lo spigolo del Sass Pordoi bagnato contro un cielo blu cobalto l’ha stregata. Da lì prima con la parrocchia poi col CAI si è avvicinata all’alpinismo, e poi allo sci-alpinismo, l’amore principale. Elena frequenta la montagna sin da ragazzina; ha cominciato con la speleologia ‘per amore’, e non ha più smesso.

Isabella Calistri, alpinista della sottosezione di Castiglione dei Pepoli, istruttore provinciale di alpinismo ed istruttrice FASI

Lorella Franceschini, alpinista, istruttrice nazionale di alpinismo, presidente Commissione Interregionale Scuole Alpinismo e SciAlpinismo

Ci sono molte spedizioni in preparazione per tentare la salita alla vetta del K2 e tra esse molte vedono coinvolte donne. La ormai famosa Gerlinde Kaltenbrunner, appena tornata dall’Everest, si appresta al conquistare il suo quattordicesimo 8000 senza mai far uso di ossigeno supplementare. Se riuscirà nell’impresa, sarà la prima donna ad averla compiuta. C’è poi una spedizione polacca cui appartiene Kinga Baranowska, 7 ottomila

già saliti: vorrebbero affrontare la Via Cesen. Anche la canadese Meagan McGrath, celebre per le sue spedizioni polari, tenterà la salita senza ossigeno, ma prudentemente porterà con sé delle bombole per affrontare l’emergenza. La McGrath ha per ora affrontato un solo 8000, l’Everest, ma dichiara di averli in progetto tutti e 14. C’è anche l’iraniana Leila Esfandiari, che ha venduto la casa per potersi pagare la spedizione e che è in cerca di sponsor.

Page 8: SulMonte - Bologna 2010.pdf · SULLE TRACCE DELLA SIBILLA Giovanni Mazzanti PIOVE, ANDIAMO! Davide, Federica 20Un passo dopo l’altro NELLA TERRA DEI CAVALLI, TRA NATURA E STORIA

8

La cima è una visita breve: Nives Meroi, una delle più importanti alpiniste del nostro paese, da 20 anni in cordata con suo marito Romano Benet, ci offre una filosofia inusuale dell’incontro con la montagna. Non si definisce una conquistatrice di montagne: è convinta che, inversamente, siano le montagne a conquistare lei. Alle volte si lasciano conquistare, si lasciano salire fino a raggiungere la cima.Basterebbero queste poche, lievi parole, pronunciate con la sua voce piana e ferma; basterebbe farne davvero tesoro per offrire a tutte le persone che si avvicinano alla montagna, ai più giovani in particolare, un insegnamento prezioso e profondo.A proposito del rapporto femminile con la montagna Nives sottolinea come ciascuno viva l’alpinismo, come ogni altra attività umana, dall’interno del proprio orizzonte psicologico, emotivo, culturale. Allora le qualità di una donna nell’andare in montagna non sono né superiori né inferiori a quelle di un uomo, ma semplicemente diverse; l’errore talvolta è volersi adeguare al modello maschile, trascurando di coltivare le proprie qualità.Parla inoltre spesso dell ’importanza dell’alpinismo come una scuola utile per la crescita personale, e in quanto tale è convinta che se ne dovrebbe promuovere la diffusione, consolidando un vero atteggiamento culturale. A cominciare dai media, che dovrebbero smettere di descrivere e raccontare la montagna mediante banalità (vedi la “montagna assassina”), o di parlare dell’alpinista come di un eroe che va e sfida la montagna.L’alpinismo è anche fondamentale per aiutare le persone che vivono in montagna, favorendo la possibilità di sfruttare tutte le alternative che ogni località montana offre, passando anche per una corretta informazione.

LA CIMA è UNA VISITA BREVE QUALCHE PAROLA DI NIVES MEROI Il vissuto femminile della montagna può

far crescere e diffondere la cultura della montagna? Per Lorella il modo di andare in montagna è uno solo, cui chiunque si deve adattare. Però Isabella nota che la parte materna delle donne può aiutare a portare i giovani e i giovanissimi in montagna, anche se Lucia ha esperienza anche di uomini che riescono ad instaurare buoni rapporti coi giovani e quindi a trasmettere questa passione. Elena trova che l’educazione alla montagna debba portare a muoversi in modo sempre più responsabile. Importanza della prevenzione, di formare e informare: ammette come possa essere qui strategica la propensione educativa delle donne, che si prendono storicamente cura dei figli.Può essere fatto qualcosa in più per favorire le attività legate alla montagna? Lorella propone il confronto con l’approccio francese al turismo montano. Sottolinea come in Francia nelle scuole si pratichi arrampicata, i ragazzi vadano in falesia da soli e il turismo montano e alpinistico sia accettato e positivamente sfruttato. Inoltre i costi di campeggi e rifugi sono abbordabili, magari con servizi spartani. In Italia invece i costi sono triplicati e non c’è incentivo a far sì che la gente sia autonoma e risparmi anche nei rifugi. Lucia è preoccupata per i nuovi tagli alle infrastrutture in montagna: scuole e ospedali verranno chiusi, rendendo proibitivo a chi ha figli la vita nei paesi di montagna. Quei pochi che ce la faranno saranno costretti a confrontarsi con l’impatto ambientale della propria scelta, portando ad esempio i figli a scuola lontano. Isabella vede anche limiti legislativi in quanto, per esempio, gli istruttori FASI non possono portare le persone in falesia, solo stare in palestra, che dovrebbe essere invece considerata solo un luogo di allenamento. Per Elena in Italia ci sono troppi divieti (se chiudi neghi la fruizione, e con ciò la cura dei luoghi); occorre invece educare, una fatica enorme di cui dobbiamo invece farci carico, come l’unica strada possibile.

Page 9: SulMonte - Bologna 2010.pdf · SULLE TRACCE DELLA SIBILLA Giovanni Mazzanti PIOVE, ANDIAMO! Davide, Federica 20Un passo dopo l’altro NELLA TERRA DEI CAVALLI, TRA NATURA E STORIA

9

ERRI DE LUCA

Capita, a volte, nelle nostre letture, di imbatterci inaspettatamente in un libro in cui i percorsi si intrecciano sorprendentemente con i luoghi, e la scrittura, come il cammino, diventano metafora di vita. E’ il caso di “Il contrario di uno”, una raccolta di racconti che indagano sull’esperienza della solitudine e del suo contrario, il due, inteso come “alleanza, filo doppio che non si spezza”. Solo per il fatto di condividere un sentiero, quel pezzo di vita in cui casualmente si imbattono, si scopre il perchè di una solidarietà fra esseri umani, avvertendola come presenza immanente fra loro e per questo incontrastabile. Come in Aiuto, che narra di un incontro con una donna disperata, sul punto di farla finita, che, nella scelta di andar con lui per cime, decide in fondo di concedersi un’altra possibilità, scegliendo il domani come “giorno di precedenza alla vita”. E poi c’è l’essenza dell’andare in montagna bisbigliando passi (La congiunzione e), cercando di attutire il rumore il più possibile perchè “sono sulla parete un corpo estraneo alla materia” (Il pilastro di Rozes), nel rispetto persino dell’aria che respiriamo e dei suoi naviganti, gli uccelli, dei quali “ogni colpo d’ala ha più diritto ed eleganza del più esperto passo”. Emerge, tra le righe, la ricerca di un contatto intimo e familiare con la montagna, che si traduce in gesti

Due: il filo doppiodi un’alleanza che non si spezza

Per le vostre segnalazioni inviate una mail all’indirizzo: [email protected].

Libri&Co.

semplici e rituali, sottolineando istanti di quotidianità: “Infilo la camicia di lana a scacchi bianchi e blu”, nei quali ritrovare solidità e certezze: “In montagna porto sempre quella”. Un gesto che segna un cambio di scena, nell’ora muta dei monti, alle sette di sera, quando arriva il momento della mensa. Anche questo un rito, meglio se condiviso, ma non necessariamente, perchè in montagna - come al cinema - soli va bene. Ecco che torna il tema dell’uno, esperienza non vissuta nel vuoto della solitudine, bensì nella pienezza di una scelta. Una scelta che, spesso, anche quando si è in due, comporta un sacrificio. Come nel caso della ritirata, quando proprio non conviene proseguire per la cima, ma è preferibile tornare indietro e presto. Allora anche “la rinuncia, in montagna, è un atto di umiltà, perciò difficile”.

Clara CassanelliErri De Luca Il contrario di uno Universale Economica Feltrinelli115 pp. 6,50 euro

56° TRENTO FILM FESTIVAL

Genziana d’oro del CAI al film francese “Au delà des cimes”

DAVIDE CHIESA

“Se ti accontenti di ‘fare’ la cima, non è per questo che conosci la montagna. Sei arrivato in vetta, ma sei passato via.” Con queste parole inizia la sua prefazione l’alpinista austriaco Kurt Diemberger al volume di Davide Chiesa. E prosegue, poco oltre “... mi sono reso conto che si sarebbe trattato di un libro insolito, una specie di diario molto originale scritto da un alpinista che non sogna e non parte per imprese spettacolari, ma è felice di scoprire l’ignoto anche sulle alture davanti alla porta di casa.” Due uomini, due lezioni di passione e insieme di cultura per la montagna. Kurt viene da Villach, in Austria. Davide è piacentino, è nato e vive in pianura. Due orizzonti diversi che non hanno impedito un dialogo intenso e un’intesa autentica sui valori che la montagna offre ed insegna a trasmettere. I luoghi raccontati spaziano dall’Appennino fino all’Adamello, Ortles, Dolomiti, Monte Bianco e Ande Boliviane, con un ricco corredo di immagini di alto livello. Un esempio di come si possano divulgare con efficacia le proprie esperienze, offrendo stimoli e suggerimenti anche a chi ancora non si è avvicinato alla montagna, aprendo la via a mondi inaspettati.

Davide Chiesa Montagne da raccontare Idea Montagna160 pp. 20 euro

Storie di ghiaccio, di avventure, di uomini

L’atteso film del regista francese Rémy Tezier “Au delà des cimes”, con, protagonista, l’alpinista Catherine Destivelle sulle cime del Monte Bianco, raccoglie innumerevoli premi e riconoscimenti, come la Genziana d’oro del CAI, non in virtù dell’impresa in sè, ma come esaltazione della bellezza dell’andare in montagna in compagnia di persone che condividono questa passione.

Page 10: SulMonte - Bologna 2010.pdf · SULLE TRACCE DELLA SIBILLA Giovanni Mazzanti PIOVE, ANDIAMO! Davide, Federica 20Un passo dopo l’altro NELLA TERRA DEI CAVALLI, TRA NATURA E STORIA

10

MASSIMO GHERARDI

La Fondazione per lo Sport Silvia Rinaldi Onlus (www.fondazioneperlosport.it) ha presentato la nuova guida ai percorsi in mountain bike nel Parco Regionale del Corno alle Scale, realizzata anche grazie al contributo della Fondazione Carisbo. Autore Massimo Gherardi.Si tratta di un prodotto editoriale multimediale, innovativo nella forma e nei contenuti, completi ed aggiornati in relazione alle moderne tecnologie di supporto all’escursionismo attivo (sistemi di posizionamento satellitare GPS e cartografia digitale). La guida contiene:- una carta topografica originale 1:�5.000 con indicazione e classificazione tecnica dei sentieri CAI consigliati per il MtBiking- la descrizione dettagliata di 50 itinerari e numerose varianti- le mappe digitali, le tracce e i waypoint da caricare sul GPS- un pacchetto informativo per Google Earth.Il progetto è stato realizzato tenendo conto anche delle esigenze delle persone con disabilità e classificando i percorsi in base alla possibilità di utilizzare mezzi diversi. La distribuzione della guida sostiene, attraverso donazioni liberali deducibili dal reddito di modica entità, i progetti della Fondazione. Per informazioni e per i dettagli del progetto:[email protected] contenuti del DVD sono visibili e utilizzabili sia con PC che con Macintosh.

Sui sentieri del Corno con un’attenzione alla disabilità

SERGIO GARDINI

“L’Appennino che divide e che unisce” è il titolo di una bella guida che descrive �9 itinerari fra Emilia Romagna e Toscana. La guida offre �9 proposte, certamente fra le più affascinanti, che abbracciano i due versanti del crinale: dai confini con le Marche a quelli con la Liguria. Abbraccia così i percorsi che entrano nei Parchi Nazionali delle Foreste Casentinesi e dell’Appennino Tosco-emiliano e nei numerosi Parchi Regionali che idealmente li uniscono. Straordinaria caratteristica: nasce dagli elaborati dei �9 partecipanti al Corso per Accompagnatori di Escursionismo CAI Toscana ed Emilia Romagna �009, ognuno dei quali ha affrontato il sentiero che più lo affascinava e meglio conosceva. La guida costituisce così l’esempio della più corretta applicazione delle norme CAI sulla rete dei sentieri, proponendo anche la cultura sul modo di fruirne, camminando in sicurezza, con le informazioni necessarie (tempi, dislivelli, difficoltà) e sopratutto con la conoscenza delle eccellenze ambientali e antropiche che si incontrano e della loro storia (geologica, politica, economica, religiosa). Col supporto di una giusta cartografia, di un’eccellente documentazione fotografica e di un corredo di disegni, gli autori dedicano una cura speciale ai percorsi storici che ricalcano le vie dell’antichità.

Giorgio Bettinia cura di Sergio Gardini L’Appennino che divide e unisce Tamari Montagna224 pp. 19 euro

Una nuova guida

L’APPENNINOche dividee unisce

L’A

PPEN

NIN

Och

edi

vide

eun

isce

A cura di Sergio Gardini

ITINERARI ALPINI

103

39 Itinerari a piedi tra Toscana ed Emilia RomagnaPiù 5 idee per Alte Vie Appenniniche

Dagli elaborati presentati al Corso per Accompagnatore di Escursionismo

CAI 2009 Toscana e Emilia Romagna

Bisogna usare i confinicome gli abbracci delle montagne:

Sentieri dove incontrare persone diversee condividere storie

Simona

103

Gruppo Regionale Emilia RomagnaCommissione Escursionistica Emilia romagna

Il grado di libertà di un uomo si misura dalla grandezza dei suoi sogni

Alda Merini

InumeridelSoccorsoAlpinoinEmilia-Romagnasono118e800 848088.InToscanailSoccorsoAlpinosicontattaattraversoilnumerounico

IN COLLABORAZIONE CON

4897000

4896000

4895000

4894000

4893000

4892000

4891000

4890000

4889000

4888000

4887000

4886000

4885000

642000

643000

644000

645000

646000

647000

648000

649000

650000

651000

652000

641000

642000

643000

644000

645000

646000

647000

648000

649000

650000

651000

652000

653000

IL CORNO ALLE SCALE IN MOUNTAIN BIKE

IL CORNO ALLE SCALE IN MOUNTAIN BIKE

Carta Topografica per EscursionistiCon indicazione e classificazione tecnica dei sentieri CAI consigliati per il MtBiking

Descrizione di 50 itinerari consigliati e numerose varianti

Mappe digitali, tracce e waypoint da caricare sul GPS

Pacchetto informativo per Google Earth*

IL CORNO

ALLE SCALE

IN MOUNTAIN

BIKE

MASSIMO GHERARDI

conilcontribu

todi

Sentiericiclab

ilirilevati

ecollaudatic

ontecnologia

GPS

DIREZIONEP

ROGETTO

ALBERTO BENCHIMOL

www.fondaz

ioneperlospo

rt.it

www.fondazioneperlosport.it

IN COLLABORAZIONE CON CON IL PATROCINIO DI SI RINGRAZIA

MASSIMO GHERARDI

*GoogleEarthèunmarchiodiGoogleInc.

Il mese scorso si è tenuto un incontro tra il funzionario della Provincia che si occupa della Riserva del Contrafforte Pliocenico, il responsabile della Riserva stessa e il nostro Presidente Vinicio Ruggeri. Tema dell’incontro la sistemazione della segnaletica verticale ed orizzontale dei sentieri che attraversano la Riserva. Per precisa volontà dei funzionari della Provincia e della Riserva e in attuazione del Piano Territoriale della Riserva e del suo Regolamento, tutta la segnaletica dovrà adottare i criteri, la simbologia ed i colori CAI. Ci pare che vada espresso un ringraziamento per questa scelta, che dimostra la sensibilità degli Enti Pubblici del nostro territorio verso un tema a noi caro: una fruizione corretta e sicura della montagna e della rete escursionistica dipendono anche da una segnaletica chiara, precisa ed unificata. E da questo punto di vista rileviamo con piacere che viene riconosciuto al CAI un ruolo cardine non più solo tra gli addetti ai lavori ma anche in ambienti istituzionali.Il Responsabile della Riserva Lorenzo Olmi ha predisposto una bozza della localizzazione dei segnali verticali e ci ha chiesto di verificarla e metterla a punto: il nostro gruppo “sentieristica” è già la lavoro!Vinicio Ruggeri

Il CAI e i sentieri del Contrafforte

Page 11: SulMonte - Bologna 2010.pdf · SULLE TRACCE DELLA SIBILLA Giovanni Mazzanti PIOVE, ANDIAMO! Davide, Federica 20Un passo dopo l’altro NELLA TERRA DEI CAVALLI, TRA NATURA E STORIA

11

Nasce per promuovere e sviluppare un’attività escursionistica compatibile con l’ambiente e coordina le associazioni aderenti su specifici progetti condivisi. Al progetto “apertura sentiero 902” hanno contribuito le seguenti associazioni (in ordine alfabetico): CAI Bologna - Gemini Scuola di Mountain Bike - Gruppo Escursionismo Ambientale Cral Poste - DLF Bologna, Gruppo Escursionismo - Gruppo Trekking Cral Poste - Percorsi di Pace - TCI - Trekking Italia di Bologna - Associazione Culturale Zeula. Tutte le associazioni sono impegnate nella manutenzione del percorso sotto le specifiche direttive tecniche del CAI.

Il 16 maggio si è svolta una vera festa: l’apertura alla città del nuovo sentiero CAI 90�, che da San Michele in Bosco

conduce a Forte Bandiera risalendo le prime pendici della collina cittadina. Si parla spesso del ruolo strategico delle “porte verso la collina”: questa è l’occasione di una porta che si prolunga in forma di via, pur breve ma importante per l’insieme delle vicende che ne hanno consentito l’apertura e per quello che di inedito ha portato in città. Vorremmo poterlo pensare come un sentiero scatenatore di nuovi equilibri e di nuove forze. Le forze dei luoghi attraversati, delle vedute che si dispiegano una dopo l’altra in una continua successione di sorprese, della complessità degli ambienti che fondono storia e natura raccontando il rapporto tra uomo e territorio. Sono anche quelle della moltitudine di persone enti e associazioni che con perseveranza hanno consentito questo primo risultato di un piano più ampio che ha mosso i suoi primi passi quasi �5 anni fa ed ancora è in corso di sviluppo. Non saranno mai troppe le parole a favore di questo lavoro, che forse al di là di qualsiasi aspettativa potrà generare affezione e rispetto verso luoghi che non sono una mera cornice della città, ma l’unica fonte della sua vita. Questi luoghi, sono un patrimonio di tutti che merita di essere vissuto e percorso, sempre di più e sempre più spesso, con rinnovata passione e curiosità.

LA CONSULTA PER L’ESCURSIONISMO

SentieroCAI 902

a cura di Elena Vincenzi

Page 12: SulMonte - Bologna 2010.pdf · SULLE TRACCE DELLA SIBILLA Giovanni Mazzanti PIOVE, ANDIAMO! Davide, Federica 20Un passo dopo l’altro NELLA TERRA DEI CAVALLI, TRA NATURA E STORIA

1�

Da San Michele in Bosco a Forte Bandiera

Sentiero CAI 902 Lunghezza 4 km Dislivello 250 mGrado di difficoltà facile Tempo di percorrenza 1.30 ore

L’itinerario si sviluppa su un tracciato di tipo escursionistico segnalato con i colori bianco rossi dei segnavia CAI. è nato in primo luogo dal desiderio di tanti cittadini bolognesi di poter percorrere a piedi il territorio collinare, che le associazioni escursionistiche hanno raccolto e concretizzato, con la collaborazione del Comune e della Fondazione Villa Ghigi e il contribuito della Fondazione Carsbo. La sua manutenzione è assicurata dalle associazioni escursionistiche bolognesi. In parte attraversa terreni privati, nei quali i proprietari hanno cortesemente concesso il passaggio sulla base di un’apposita convenzione con il Comune e il CAI, subordinata al rispetto di elementari norme di sicurezza e di comportamento. La possibilità di continuare a utilizzare i sentieri è dunque in primo luogo affidata allo spontaneo sviluppo di una consuetudine di rispetto, fiducia e collaborazione tra residenti ed escursionisti.

L’itinerario risale le valli del torrente Aposa e del rio Costarella, tagliando le pendici di Monte San Vittore e del colle di Barbiano. Collega il Parco di San Michele in Bosco con quello di Forte Bandiera. Dal Giardino Remo Scoto (55 m) si entra subito nel parco e si sale sino allo storico belvedere sulla città, da poco ripristinato. Attraverso l’area degli Istituti Ortopedici Rizzoli si sbocca in via San Vittore e si prosegue per un sentiero in proprietà privata, salendo poi per via della Fratta sino all’incrocio con via di Barbiano (con una breve deviazione si raggiunge l’antico cenobio di San Vittore). Proseguendo per un sentiero attraverso gli antichi possedimenti di Villa Guastavillani, si raggiunge via Santa Liberata, ormai a breve distanza dal Parco di Forte Bandiera (300 m).

Page 13: SulMonte - Bologna 2010.pdf · SULLE TRACCE DELLA SIBILLA Giovanni Mazzanti PIOVE, ANDIAMO! Davide, Federica 20Un passo dopo l’altro NELLA TERRA DEI CAVALLI, TRA NATURA E STORIA

1�

I protagonisti di questa vicenda erano tutti presenti, contribuendo insieme alle decine di intervenuti al primo, difficile collaudo (aveva piovuto generosamente fino a poche ore prima!). Il portavoce della Consulta delle Associazioni Escursionistiche (“potrei fare l’intervento più breve della storia: ce l’abbiamo fatta!”) racconta di come ci si è fatti carico di intercettare e raccogliere un’esigenza: camminare in pace, non inseguiti dai cani, per una fruizione responsabile. La Consulta, di cui il CAI Bologna è cofondatore, riunisce tante associazioni, grandi e piccole su obiettivi comuni, dimenticando, per una volta, il proprio orticello. La collina è popolata da una molteplicità di soggetti (proprietari, comuni, associazioni, cooperative) che, nello stesso modo, potrebbero trarre vantaggio da un lavoro comune creando un tavolo di intesa per risolvere anche problemi strutturali. Lino Forti, uno dei pilastri della sentieristica del CAI, ricorda l’ampiezza di un sogno: costruire insieme la continuità della Traversata Reno-Savena. Formiglio, vice commissario con delega all’ambiente, riporta l’entusiasmo della Cancellieri che ha subito detto “straordinario!”, indicando la piena volontà di avviare un programma di percorsi sperimentali con l’accordo di altri privati. Burgin, assessore provinciale all’ambiente, sottolinea ciò che fa da cornice al sentiero: la definizione qui di un’area protetta, secondo la legge regionale 6/�005. Primo elemento in questo nuovo quadro è proprio la fruizione, la provincia è pronta a fare la sua parte. Il lavoro è quella della definizione di regole condivise, affinchè questi sentieri possano inserirsi in un paesaggio che resterà tale in quanto protetto. Questo in un atteggiamento di grande fiducia al futuro.

Potersi immergere in un verde sentiero, senza fare chilometri di strada in auto, ciò che dal 16 maggio è diventato possibile ai bolognesi, con l’inaugurazione del sentiero con partenza in Codivilla, è quanto di più favorevole per il proprio benessere, non soltanto fisico, ma anche psichico. Un sentiero dove poter camminare, dove poter utilizzare anche piccoli ritagli di tempo, nella routine della propria vita quotidiana, è una grande risorsa per il mantenimento della propria armonia interiore. è la magia dei colori della natura, dei suoi profumi, del suo silenzio, che non è assenza di suoni, ma lontananza dal rumore disarmonico, ad agire come balsamico sulle ferite inferte dalla faticosa vita odierna sull’anima umana. La natura fa stare bene intanto che ci sei direttamente a contatto, ma il benessere che essa genera si dilata anche nel tempo. Lo “svuotamento” da tensioni, il rilassamento psico-fisico, la maggior chiarezza della mente, la presenza di uno stato emotivo positivo, continuano per un certo tempo, anche dopo aver terminato un bel trekking. L’immersione nel verde, insieme al movimento del camminare, ricentrano la persona, stemperano e neutralizzano un certo malessere causato dagli eventi dello scorrere della vita: la natura è terapeutica perché fa sentire, con la sua grandiosità e bellezza, che siamo suoi figli, annullando la pesante sensazione di solitudine di cui frequentemente l’uomo moderno soffre. Chi abita in città si “abitua” ad una vita senza movimento nel verde. Non è una sana abitudine: poterla modificare, avendo a disposizione un sentiero a pochi passi da casa, è una grande opportunità. Coglierla significa favorire la salute del proprio mondo interiore, che ha bisogno di restare in contatto con la sua origine (la natura), contribuendo così a migliorare la qualità della propria vita, individuale e sociale.

Jole Vecchipsicologa e psicoterapeuta

L’ARMONIA NELLA NATURA,A DUE PASSI DA CASA

IL VALORE DI UN SENTIERO IN CITTà

Page 14: SulMonte - Bologna 2010.pdf · SULLE TRACCE DELLA SIBILLA Giovanni Mazzanti PIOVE, ANDIAMO! Davide, Federica 20Un passo dopo l’altro NELLA TERRA DEI CAVALLI, TRA NATURA E STORIA

14

Professore, ci regala un commento a caldo dopo avere percorso con noi questo nuovo sentiero?Volentieri, come volentieri ho accolto l’invito a questa bella giornata. Mi sono commosso nel vedere sistemato questo sentiero. Trovo che sia folle che vicino a una grande città ci sia un tale patrimonio, come queste colline, rimasto intoccato, ma non fruibile. I boschi sono nascosti e inacessibili, si moltiplicano le recinzioni delle propietà private, ci si perde. Se questi luoghi fossero fruiti si porterebbe vantaggio a tutti, compreso a chi chiude! Fare posto ai sentieri è solo un vantaggio, l’avvio di un’evoluzione che con la prossima generazione potrà arrivare anche alla cura del bosco, che potrà tornare ad essere regolarmente coltivato. Sottolineo inoltre l’impegno dei volontari, nel riattivare cammini che da decenni non erano più percorsi. Questo ci da la dimensione del valore dell’impegno pubblico, quando affiancato al volontariato. Ci da anche il valore della cura.Tornerà a percorrere questo tracciato?Tornerò certamente. E consiglierò di venire. Mi auguro che questo giorno sia il seme di una collina che, fortunatamente fino ad ora così preservata, diventi infine la più grande risorsa per Bologna, fruita a piedi o in bicicletta. Da sempre vado in collina e ho sempre vissuto con infinito senso di rabbia il dovere andare per strada. Non ci sono sentieri, quando esistenti sono per lo più chiusi, inaccessibili. Intanto questo è stato fatto, ed è bellissimo, bisogna essere contenti! Non costa niente e da un importante senso di appartenenza. Spero di potere assistere a nuove inaugurazioni.Che impressione le ha fatto il sentiero? Se si è riusciti a venire qui in un giorno così umido, vuol dire che il percorso è PERFETTo. Un’ultima riflessione...Bisognerebbe farne altri 20!

EV

IL VALORE DELLA CURA INTERVISTA A ROMANO PRODI

Il bisogno dei bolognesi di potere accedere alla propria collina a piedi non è nuovo. Se ne parla perlomeno dal 1982, quando fu redatto il piano collinare. Tanto se ne è parlato, ma i sentieri non sono mai stati realizzati, anzi recinzioni ed edificazioni ne hanno chiusi parecchi di quelli pre-esistenti e secolari. Il CAI di Bologna proprio in quegli anni dette inizio a una sistematica pianificazione della rete dei percorsi escursionistici della Provincia che ha poi realizzato nel ventennio successivo. Nel 2004 le ormai numerose Associazioni Escursionistiche Bolognesi fondarono la “Consulta per l’Escursionismo Ambientale e Naturalistico”, connotata tra l’altro da un forte impegno per la trasformazione in realtà delle indicazioni del PSC sulla rete di accesso pedonale dalla città alla collina, vista come area di connessione della città alla più vasta rete della Provincia di Bologna. La collaborazione con il Quartiere Santo Stefano è stata da subito produttiva e ha portato all’apertura di un dialogo concreto e costruttivo con le diverse proprietà e infine all’impensato successo di partecipazione dei cittadini. Da qui il progetto di realizzare un primo sentiero sperimentale attraverso una trattativa con i proprietari, trovando l’adesione convinta del Comune e della Fondazione Villa Ghigi e rivolgendosi per gli aspetti finanziari alla Fondazione Carisbo. In attesa di strumenti complessivi per la soluzione stabile di alcuni dei problemi incontrati, si è scelto di ricorrere alla trattativa privata con i proprietari, per garantire il passaggio libero sul percorso per un periodo di 3 anni in via sperimentale, definendo ruoli e responsabilità mediante le convenzioni sottoscritte. Si è creato un prezioso circolo virtuoso in cui si è risvegliato il senso civico degli attori senza che ciascuno di essi perdesse di vista il proprio interesse. Inaspettatamente l’iniziativa si è saldata con altre sempre centrate sulla collina, come quella dell’Associazione il Ventaglio di orav rivolta a persone con qualche handicap. Non voglio qui mettere l’accento sull’entità incredibile di questioni vere o immaginarie che si sono dovute affrontare, mi è sufficiente sapere che i cittadini ne abbiano coscienza e sappiano che questo risultato non è definitivo e sarà possibile conservarlo solo se loro, per primi, contribuiranno a farne un uso civile, nel rispetto delle proprietà circostanti, vigilando anche che altri non introducano forme di degrado, un po’ in contro corrente con i costumi dominanti del “usa, getta e pensa ai fatti tuoi”.

Alessandro Geri

UN LAVORO PAZIENTE E CONDIVISO

LE PARoLE DI GERI A NoME DELLA CoNSULTA PER L’ESCURSIoNISMo AMBIENTALE E NATURALISTICo

Page 15: SulMonte - Bologna 2010.pdf · SULLE TRACCE DELLA SIBILLA Giovanni Mazzanti PIOVE, ANDIAMO! Davide, Federica 20Un passo dopo l’altro NELLA TERRA DEI CAVALLI, TRA NATURA E STORIA

15

Dopo alcuni mesi possiamo rifare il punto sulla nostra falesia

RIAPRE BAdOLO! di Vinicio Ruggeri

Sono finalmente cominciati i lavori di sistemazione delle pareti di arenaria della Rocca di Badolo, tanto care agli arrampicatori locali ma molto conosciute anche fuori regione. Le falesie di Badolo e del vicino Fosso Raibano erano state interdette all’arrampicata da una ordinanza del Sindaco di Sasso Marconi del 19 giugno �009. L’ordinanza, che ha suscitato non poche polemiche, si basava sulla constatazione di pericolosità e sulla necessità di verificare lo stato delle pareti con analisi morfologica e geotecnica. In febbraio sono stati presentati in una assemblea pubblica i risultati del lavoro del geologo che, se hanno tolto le speranze di arrampicare a Fosso Raibano - a causa di ammassi rocciosi instabili troppo onerosi da disgaggiare o consolidare - hanno definito i lavori di piccoli disgaggi e pulizia delle pareti di Badolo che ne avrebbero consentito la riapertura. è seguita una fase di preparazione amministrativa: occorreva riscrivere la convenzione, perché intanto la Comunità Montana era stata soppressa ed i proprietari di Fosso Raibano non erano più interessati, occorreva poi che le Giunte Provinciale e Comunale la approvassero e che fosse di nuovo firmata, occorreva trasferire i finanziamenti dalla Provincia al Comune di Sasso, dare l’incarico ad una impresa per i lavori e ad un professionista per verificare e certificare la corretta posa in opera delle attrezzature delle vie di arrampicata soggette a manutenzione

straordinaria. La nostra sezione, come è noto, ha firmato la Convezione con Provincia e Comune e proprietari, assumendosi il compito di capofila all’interno della consulta di Badolo - che riunisce tutti le associazioni “badoliane” ed i liberi arrampicatori - e di eseguire i lavori. Per i lavori occorreva trovare una ditta di fiducia e chi meglio di Ermanno Morandi, nostro socio, alpinista, imprenditore edile avvezzo all’uso di corde e moschettoni sia per il tempo libero sia per lavori in fune, poteva assumersi l’incarico, insieme a Cino “Riccardo” Cavicchioli, socio e compagno di sempre, di sistemare le amate falesie? Così il �5 maggio, dopo aver studiato la relazione geologica, i nostri due hanno cominciato i lavori e, appesi come salami con il demolitore in mano, hanno “ripassato” i vari settori di Badolo, per migliorarne le condizioni di sicurezza e sostituire le attrezzature delle vie che, in alcuni casi, mostravano davvero di averne bisogno. Per certificare la corretta sistemazione delle vie di arrampicata il CAI si è invece rivolto a Lorenzo Finotti, Guida Alpina e profondo conoscitore di Badolo che da sempre segue questa vicenda confrontandosi anche con la Consulta. Ora la palla passa al Comune di Sasso Marconi che dovrà revocare l’ordinanza di divieto di arrampicata, considerato che ne sono venuti meno i presupposti. Contiamo che presto ci si possa di nuovo allenare su questa montagna di casa nostra.

Page 16: SulMonte - Bologna 2010.pdf · SULLE TRACCE DELLA SIBILLA Giovanni Mazzanti PIOVE, ANDIAMO! Davide, Federica 20Un passo dopo l’altro NELLA TERRA DEI CAVALLI, TRA NATURA E STORIA

16

Ma che bella giornata! E’ stato questo il nostro pensiero al ritorno da quest’ultima escursione. Queste ultime due domeniche mattina a Bologna è piovuto a dirotto e quando siamo arrivati all’autostazione, alle 7 e15, per partire con il gruppo ed andare in zona Giugnola non abbiamo trovato nessuno. Eravamo pronti a partire in auto, ma per fortuna sono arrivati Beppe e Michele ed abbiamo preferito la corriera che ci ha dato modo di socializzare. Arrivati al punto di ritrovo, dopo un’oretta di autobus, la pioggia è cessata e, nel proseguire la camminata esce addirittura uno splendido sole che ci riscalda. Non ci potevamo credere! Abbiamo così accettato di fare una piccola deviazione al percorso inserendo un po’ di avventura per raggiungere tra fango, rovi e ruscelli un vecchio mulino in disuso nascosto dal bosco ed arrivare, in cima ad una collinetta, ad un monumento in memoria dei Partigiani. Tutto molto toccante! Non oso immaginare quanto sarà emozionante la camminata del �4/�5 aprile. Abbiamo visto cosa significa la primavera in Appennino e non c’è fiore che Marinella non conosca, ma soprattutto abbiamo capito il significato del “condividere” che ci ripete sempre Sergio: siamo stati ospitati a pranzo da una famiglia di contadini del posto, e nel tempo che mangiavamo pane e salame, la padrona di casa sfornava per noi una buonissima crostata. Bisognava esserci! Basterebbe una sola prova per capire cosa intendo in queste poche righe. Noi abbiamo tentato e l’imprevedibilità dell’Appennino ci piace ancora di più.

di Federica e DavidePiove?Andiamo!

DAL CORSO DI ESCURSIONISMOBASE DI LOGHETTO DI MONTE S. PIETROSulle tracce della

SIBILLA ESCURSIONE IN APPENNINO

di Giovanni MazzantiNove intrepidi, guidati dal Mauro Pini, hanno sfidato le intemperie di maggio e si sono lanciati alla ricerca della mitica Sibilla. Partiti con il diluvio, pioggia per

tutto il viaggio che ci ha portato nei paraggi di Montemonaco (AP), al Rifugio Monte Sibilla (1540 m). Qui, sotto un cielo cupo ma parco di pioggia, abbiamo risalito il ripido pendio erboso fino al monte Zampa, abbiamo bordeggiato la lunga cresta che conduce al Monte Sibilla, affacciati sull’alto Piceno sui vertiginosi abissi dell’Infernaccio. Sotto le prime gocce di pioggia, abbiamo affrontato l’erta che doveva condurci in vetta alla Sibilla, avvolta in una nebbia fitta e misteriosa. E la pioggia si è fatta neve: in breve le roccette a guardia della sommità del monte si sono fatte insidiose, mettendo a prova la nostra resistenza e concentrazione. Tutto bene fino alla cima, ma da qui, dopo un prudente assaggio delle roccette che dovevano condurci alla vicina forcella, Mauro ha detto “stop” e ci ha fatto ritornare indietro. Una panoramica discesa a valle sotto una pioggerella insistente, poi pioggia torrenziale per tutta la notte. Ci siamo consolati con coratella di agnello, polenta e carne arrosto e un ineffabile liquore al nostro accogliente albergo “Taverna della Montagna”. Si è fatta sentire la voglia di stare insieme e di “fare gruppo”. Il giorno dopo, incuranti della pioggia, abbiamo risalito il vallone che dai 1000 m di Foce conduce al Lago di Pilato (1945 m): una successione di conche erbose e ripidi salti rocciosi. Usciti dagli alberi, a 1600 m di nuovo neve, fitta e abbondante e vento a raffiche. è riemersa la nostra capacità di resistere, di concentrarci sul cammino e di darci la carica. Abbiamo seguito le “dritte” di Mauro: valutando la consistenza e l’esposizione degli accumuli di neve invernali e di quelli freschi, abbiamo scelto il percorso più sicuro e - non senza fatica - abbiamo coperto i 1000 metri di dislivello. Sotto una nevicata invernale, in un ambiente “glaciale” e silenzioso, abbiamo compiuto il rito delle foto-ricordo sullo sfondo del lago. Poi via, verso valle, al riparo dalla furia della neve e del vento, bersagliati però dalla pioggia scrosciante. Finalmente un po’ di relax sui prati a monte di Foce. Ciliegina sulla torta: al ritorno siamo passati da Castelluccio di Norcia...

Page 17: SulMonte - Bologna 2010.pdf · SULLE TRACCE DELLA SIBILLA Giovanni Mazzanti PIOVE, ANDIAMO! Davide, Federica 20Un passo dopo l’altro NELLA TERRA DEI CAVALLI, TRA NATURA E STORIA

17

Quest’anno il CAI di Bologna si è reso protagonista di un gemellaggio con la sezione di Castelfranco Emilia. L’occasione si è presentata quando si è dovuto decidere in merito all’organizzazione di un corso avanzato di sci-alpinismo. Dal momento che la sezione di Bologna non conta nel proprio organico un istruttore nazionale, si è pensato bene di appoggiarsi a Castelfranco per unire le forze e presentare ai soci un unico corso SA�. Alla fine gli allievi iscritti sono stati �0, metà da Bologna e metà da Castelfranco, per una “copertura geografica” che è andata da Marzabotto fino a Fabbrico, brumosa località nella pianura reggiana. Sembrava difficile riuscire ad amalgamare due gruppi già consolidati di persone ma l’atavica rivalità e diffidenza, che separa i gemignani dai petroni sin dall’epoca in cui il duca del Passerino riuscì a trafugare la famosa “secchia rapita” dal centro di Bologna, sono state disattese. Certo non è stato né facile né immediato, inizialmente anche durante le lezioni teoriche si notava una tendenza a mantenere una certa distanza tra i due gruppi. Il Reno pareva scorrere nel mezzo della sala. Poi qualcosa è cambiato. Complice è stata l’organizzazione del corso che ha volutamente puntato all’integrazione delle due sezioni cercando di mescolare con sapienza modenesi e bolognesi durante le uscite. Un grosso contributo lo hanno anche dato le immancabili merende post-gita che rappresentano un appuntamento imprescindibile delle uscite del CAI di Castelfranco, le serate passate a tavola ma anche, e sopra ogni cosa, la passione per la montagna che ci accomuna tutti. Le levatacce cui siamo stati tenuti per poter effettuare le escursioni, gli indescrivibili rumori e le fragranze che ci hanno fatto compagnia durante le notti trascorse in camerata, la fame con cui ci siamo avventati sui pasti in rifugio, la fatica delle risalite, la gioia per il raggiungimento delle vette, il timore con cui abbiamo affrontato certe discese… tutte esperienze che hanno fatto sì che ci avvicinassimo gli uni agli altri e che ora rappresentano dei ricordi che rimarranno indelebili nelle nostre menti. La morale rimane quella che ci ha trasmesso Beppe, il nostro direttore: “la neve è sempre bella”. Quando, però, la neve è protagonista di esperienze condivise è più bella ancora…

A scuolaDI INTESA

IL CORSO DI SCI ALPINISMO AVANZATO ORGANIZZATO INSIEME ALLA SCUOLA A. MONTANARI DI CASTELFRANCO

Un giorno di febbraio o marzo del 2009 mi sono trovato in macchina con Beppe Colombini, istruttore nazionale di scialpinismo della scuola Montanari di Castelfranco, e mio collega nella scuola Interregionale di scialpinismo. In quel viaggio è nata l’idea di un corso avanzato in collaborazione fra le due scuole: Montanari e Farina Stagni di Bologna. Quest’anno lo abbiamo infine realizzato, con notevole soddisfazione. Il numero degli allievi, il loro entusiasmo e la partecipazione hanno decretato un successo pieno. La passione degli aspiranti ci ha convinto ad allargare il numero degli aspiranti da 14 a 20. Il nostro impegno è stato maggiore, ma i ragazzi ci hanno ripagato generosamente con la costante presenza ed attenzione. è stato un esperimento veramente ricco anche per noi istruttori. Il confronto con un’altra scuola, stili, sistemi, abitudini diverse ha confermato quanto ci aspettavamo: un’esperienza che ci ha permesso di crescere. Come tale è senz’altro stata apprezzata da tutti gli istruttori, vista la partecipazione addirittura superiore alle necessità. Sull’onda del successo abbiamo, insieme alla scuola Montanari, deciso di riprovarci, forse addirittura tutti gli anni. Quindi state in attesa, voi che amate questa disciplina, probabilmente ci vedremo la prossima stagione. Per finire è necessario un ringraziamento di cuore a tutti, allievi ed istruttori. Ringraziamento per il grande impegno profuso nell’interesse del risultato generale, che, ribadisco, è stato veramente molto buono.

Giorgio Benfenati

La parola agli istruttori

(Quando anche le merende sono galeotte)di Andrea Baschieri

Mat

teo

Mon

ticel

li

Page 18: SulMonte - Bologna 2010.pdf · SULLE TRACCE DELLA SIBILLA Giovanni Mazzanti PIOVE, ANDIAMO! Davide, Federica 20Un passo dopo l’altro NELLA TERRA DEI CAVALLI, TRA NATURA E STORIA

18

Fine maggio: finalmente il tempo migliora. Arriva la telefonata di un amico con una proposta molto particolare: una fondazione ONLUS (la Fondazione

per lo Sport Silvia Rinaldi, vedi Sul Monte n° 1/2010) ha chiesto alla sezione di svolgere attività in falesia con un gruppo di ragazzi non vedenti. La sfida è interessante e, sebbene con alcune perplessità circa la nostra adeguatezza dal punto di vista didattico, accetto e inizio l’organizzazione… si riesce a creare un ottimo gruppo di istruttori, con la disponibilità di Nadia, Elisa e Gianluca. Siamo convinti che sia bello dedicare tempo e passione a chi ha qualche differenza rispetto a noi e ha diverse abilità sensoriali. La Fondazione, lavorando con istruttori FASI, ha in corso un progetto per non vedenti ed ipovedenti per accostarli all’arrampicata, insieme a bambini vedenti: da qualche mese alcuni ragazzi arrampicano in palestra. La scelta del luogo non è banale. Nei corsi, quando vuoi colpire e appassionare i partecipanti, ti giochi la carta del luogo incantevole, non noto, che ti fa innamorare anche solo per come si presenta. Ma ora è tutta un’altra storia. Elisa ha una illuminazione: da tempo frequenta San Marino, quello vero, la Repubblica sul Titano. La falesia non è distante, con facile accesso dove le vie, brevi e di arenaria ben compatta, sono protette, appoggiate, ben appigliate. I ragazzi frequentano la “resina” da 9 mesi, con gli appigli e appoggi che escono, ora si trovano a lavorare con conformazioni del terreno molto diverse. Ciò che vogliamo trasmettere è l’acquisizione ed una maggiore consapevolezza dell’equilibrio. Il tempo a disposizione è poco, ci giochiamo tutto in poche ore e se non piace è finita, sarebbe deludente se alla fine ci dicessero: è stato bello, ma in palestra è meglio! La giornata

inizia sotto i migliori auspici. Il gruppo “occupa” in breve tempo la falesia. Corde calate su tutte le vie ed i ragazzi pieni di entusiasmo salgono con la corda dall’alto… Non è semplice dare le indicazioni, ma dopo le prime incertezze tutto diventa più naturale. I ragazzi si fanno sicura da soli, noi sorvegliamo e diamo le indicazioni su come muoversi, dove trovare equilibrio e punti di riposo. La richiesta di Matteo, 17 anni, mi stupisce: chiede di poter tirare una via! La perplessità non è poca, però perché frenarlo? Anche lui frequenta la palestra, è un amico ed un esempio per i più piccoli; sale spesso da primo e porta la corda in catena. Quindi proviamo, forse avevo più io timore a fargli sicura che lui a salire. Senza esitazioni, inserendo le protezioni intermedie e passandoci la corda raggiunge la catena, che è priva del moschettone di calata: esegue in perfetta sicurezza la manovra di autoassicurazione e passaggio della corda nell’anello chiuso. Va detto che alla fine di un corso di arrampicata non tutti gli allievi si fidano ad eseguire autonomamente questa manovra appesi ad alcuni metri da terra. Lui è più che contento di quanto riesce a fare ed è tanta la felicità che trasmette. Tutti sono attivissimi. La coppia Giulio e Giulia, messi ad arrampicare insieme per non sbagliare i nomi, Camilla e Debby non si sono mai arresi come anche i più piccoli, due a fare sicura ed uno che arrampica. Le riflessioni che si fanno al termine di una giornata simile sono tutte piacevoli. Noi siamo felici di aver trascorso una giornata con questi piccoli arrampicatori, certi di aver lasciato qualcosa ma anche di aver avuto tanto. Una giornata è come una goccia nell’oceano di una vita, un oceano di piccole gocce!

La prima giornata in falesia dei giovani arrampicatori vedenti e non vedenti che abbiamo conosciuto nel numero di marzo

Una nuova esperienza COLLABORAZIONE TRA IL GRUPPO DI ALPINISMO E LA FONDAZIONE SILVIA RINALDI ONLUS

di Roberto Bertozzi e Elisa Pompilio

shoo

tinst

itute

.it

elis

a po

mpi

lio

shoo

tinst

itute

.it

Page 19: SulMonte - Bologna 2010.pdf · SULLE TRACCE DELLA SIBILLA Giovanni Mazzanti PIOVE, ANDIAMO! Davide, Federica 20Un passo dopo l’altro NELLA TERRA DEI CAVALLI, TRA NATURA E STORIA

19

Ambulatorio polispecialistico sempre aperto UN MEDICO IN VIAGGIO SULL’ANNAPURNA

di Giovanni Fabbri

Pochi giorni dopo l’adesione al gruppo che aveva organizzato il trekking in Nepal ho guardato per curiosità un sito che trattava di medicina di alta quota (www.himalayanrescue). Solo poche settimane prima della partenza mi sono reso conto che come unico medico avrei comunque dovuto gestire tutti i piccoli contrattempi sanitari: facendo il neurologo questo tipo di pensieri non è mai particolarmente rassicurante… Immaginando che le problematiche dell’alta quota non ci avrebbero minimamente riguardato… ho cominciato, con una lieve apprensione, a studiare e a preparare il materiale che ritenevo sarebbe risultato utile. Naturalmente la voce che ci fosse “a doctor” si sarebbe sparsa veloce e speranzosa su e giù per le valli che si percorrono per fare il round dell’Annapurna. Fra di noi sono il secondo ad avere problemi fisici, a qualche giorno dall’arrivo e dopo avere fatto il “vissuto”a Katmandu. Mi tranquillizzo quando, appartato dagli altri accecato dalla luce e vomitando l’anima, mi rendo conto che ho avuto una crisi di emicrania, di cui non soffro affatto, invece che qualche strano virus che mi avrebbe riportato indietro. Siamo già oltre 4000 metri e stiamo risalendo la lunga valle che ci avrebbe portato, oltrepassando i 5�00, al Tilicho lake, e due notti dopo, insonne per il freddo (-�°C dentro la tenda tanto per intenderci !) e per la quota, avrei dovuto affrontare il mio primo e spero proprio unico caso di coma da ipotermia. I portatori non mi sembravano in gran forma, ma da quelle parti l’apparenza fisica inganna. Soprattutto non sembravano ben equipaggiati, e quando all’alba Marco mi chiede di andare con lui, nella loro tenda stanno sorvegliando silenziosi e spaventati un compagno privo di coscienza da diverse ore, con il polso appena percepibile ed una temperatura corporea di �5,�. Solo quando

si è lentamente ripreso mi sono accorto che il bordo inferiore della tenda era sollevato dieci centimetri dal pavimento, e, tra colpi di tosse in polifonia, ho provato a tutti la febbre, ho interrogato su chi lamentasse cefalea e quindi ho dovuto fare una rabbiosa quanto dolorosa selezione dei più deboli, tutti naturalmente bisognosi di guadagnare qualcosa, con la speranza di non dovermi più alzare la mattina di un giorno della mie vacanze e constatare il decesso di un ragazzo. Il mio piumino però l’ho ceduto lo stesso e per sempre. Rabbia, mista a compassione, che ho dovuto trattenere anche la mattina seguente alla lunga traversata sul lago, sulla neve, con una luce insopportabilmente accecante, quando ho visto i loro occhi chiusi da palpebre grosse come mandarini e congiuntive gocciolanti di colore viola. Che poi avessero gli occhiali ma non li avessero indossati resta uno di quei misteri che in certi posti del mondo sono irrisolvibili, così come il riuscire a camminare su sentieri impervi con la vista radar. In realtà non ho dovuto fare solamente il rianimatore e l’oculista ma anche il dentista ed il dermatologo, chi l’avrebbe mai detto, e spacciarmi per gioco anche come pneumologo. La voce del “doctor” aveva infatti raggiunto una coppia di giovani sposi israeliani con lei afflitta da un dolorosissimo mal di denti dovuto al “salto” di una otturazione per l’altitudine, con secondario ascesso. Aveva anche raggiunto un gruppo di simpatici spagnoli che non vedevano l’ora di isolare un loro compagno che da due giorni si grattava selvaggiamente, e che hanno perso l’allegria alla mia diagnosi di scabbia. Beh,ovviamente la mascherina sulla bocca a Katmandu la indossavano quelli affetti da TBC quindi potevi anche evitare tu, proprio tu, il più ipocondriaco del gruppo, di passargli di fianco mentre tossivano... ma stai tranquillo che ormai si cura bene! Ho distribuito pillole, sguardi seri e consigli, sorrisi incoraggianti e tranquillizzanti, ai miei compagni e agli altri viaggiatori, ai portatori ai quali ho lasciato gran parte del materiale perché possano guarire facilmente dai piccoli problemi che laggiù possono divenire grandi. Ho portato a casa la sensazione, profonda, che anche quel poco che si conosce e si può fare, da qualche parte nel mondo, molto semplicemente è l’aiuto migliore che si può donare.

Page 20: SulMonte - Bologna 2010.pdf · SULLE TRACCE DELLA SIBILLA Giovanni Mazzanti PIOVE, ANDIAMO! Davide, Federica 20Un passo dopo l’altro NELLA TERRA DEI CAVALLI, TRA NATURA E STORIA

�0

Nella terra dei cavalli,tra natura e storiaCon vero piacere voglio raccontarvi di un’altra scoperta fatta durante la scorsa Pasqua. Un territorio disabitato e selvaggio, popolato più che da uomini da una miriade di cavalli, veri e propri branchi, tanto da far sentire il viandante più che in Italia nelle sconfinate terre di frontiera, care alla cinematografia western: i monti della Tolfa nel viterbese. Anche per questo itinerario devo ribadire quanto è bello e incredibile il nostro paese; in particolare la provincia italiana, così semplice, ospitale, generosa, a misura d’uomo, luogo ideale per essere attraversato dai camminatori. La cosa incredibile dell’Italia ed in particolare di questo territorio, è che, dopo ore di cammino in spazi sconfinati, senza incontrare nessuno, fra fioriture meravigliose di ogni tipo, improvvisamente ci si trova nel bel mezzo di una civiltà fantastica, come quella degli etruschi. Si attraversano le incredibili via cave scavate nel tufo, si incontrano le tombe etrusche, si arriva in paesi pieni di testimonianze e di emergenze storiche e culturali: dagli Etruschi, al medioevo, ai fasti dello stato Pontificio, si attraversano cittadine meravigliose come Barbarano, Blera, Civitella Cesi, Canale Monterano, Bracciano. In quale altra parte del mondo esiste un equilibrio così incredibile fra natura e storia? Ma veniamo al nostro itinerario. Consiglio di arrivare a Viterbo e visitare questa bellissima città, ricchissima di monumenti e opere d’arte legate all’epoca dello Stato Pontificio, con un impianto urbanistico incredibilmente conservato; città dei Papi, ma anche città contadina, dove è ancora possibile vedere arrivare i birocci pieni dell’uva frutto

di Marco Tamarri

UN PASSo DoPo L’ALTRo

della vendemmia, mentre viene portata nelle cantine delle vecchie case poste entro le mura cittadine. La prima tappa, durata 6 /7 ore, va da Viterbo a Barbarano Romano, senza particolari dislivelli, come del resto tutto questo giro, privo di particolari asperità. La seconda tappa va da Barbarano a Blera, fino ad arrivare alla Farnesiana, 7 ore. Una delle cose che più mi ha colpito di questa tappa è il fatto che per gran parte il tragitto corre sul vecchio percorso della ferrovia, ora dismessa, che collegava un tempo queste località. Molto emozionante la parte percorsa nelle gallerie, circa due chilometri, completamente buie. I viandanti per questa parte del percorso dovranno dotarsi di pile. Terza tappa da Farnesiana a Civitella Cesi, 6 ore. Questa è la tappa che più mi ha ricordato le atmosfere della frontiera americana, qui abbiamo incontrato le grandi mandrie di cavalli, enormi latifondi attraversati da deliziose carrarecce e strade sterrate, lunghe ore di cammino senza incontrare anima viva, quanto di meglio per ritemprarsi, per rimanere soli con se stessi o per chiacchierare amabilmente con i compagni di viaggio. Quarta tappa da Civitella Cesi a Canale Monterano, 7 ore. Questa è la tappa nella quale abbiamo costeggiato un fiume bellissimo: il Mignone. Lo abbiamo attraversato più volte, ci siamo immersi nelle sue acque trasparenti, il tutto in mezzo a miriadi di bucaneve, peri selvatici, biancospini fioriti, prugnoli, primule, miriadi di ciclamini, rose canine. Arrivati nei pressi di Canale Monterano il miracolo: sopra un pianoro sorge quanto resta, dopo le incursioni napoleoniche, del Castello orsini, il cui primo nucleo risale al secolo VIII, con la splendida fontana del Leone, opera del Bernini (l’originale è conservato nel municipio di Canale Monterano). Un luogo magico, dove ancora una volta storia e natura si fondono in un perfetto equilibrio. Ultima tappa da Canale Monterano e Bracciano, 7 ore, imperdibile la visita alla bella cittadina laziale con il suo lago di origine vulcanica. Finisce qui il nostro viaggio nella terra dei cavalli, concludo con due annotazioni pratiche : i sentieri purtroppo in questo meraviglioso viaggio non sono ben segnati e più volte ci siamo trovati in difficoltà per capire quale fosse la strada da percorrere. Abbiamo speso per 5 pernottamenti in alberghini e pensioni con prima colazione, cinque cene in ristoranti e cinque pranzi al sacco, 250 euro a testa!!