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Ipnosi x mentalisti
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manchurian the
approach
Anthony Jacquin
Ipnosi per Maghi e Mentalisti
DIALOGIKA E-BOOKwww.dialogika.it
(SUPPLEMENTO)
© 2010 Edizioni Dialogika - Diritti di riproduzione riservati 1Dialogika Network s.r.l | Tel 02 87365520 | [email protected] | C.so XXII Marzo, 24 - 20135 Milano
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DIALOGIKA E-BOOK
Anthony Jacquin THE MANCHURIAN APPROACH - SUPPLEMENTO
DIALOGIKA E-BOOK
Questo libro digitale fa parte del catalogo Edizioni Dialogika.
Contiene risorse essenziali per migliorare le proprie compe-
tenze in ipnosi, counseling e altri ambiti della comunicazione
efficace.
Puoi acquistare altri titoli su www.dialogika.it.
Buona lettura!
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Anthony Jacquin THE MANCHURIAN APPROACH - SUPPLEMENTO
INDICE
INTRODUZIONE ............................................................................... 4
CAPITOLO 1
IL SET UP
1.1) CREARE IL CONTESTO PER L’IPNOSI ............................. 6
1.2) IPNOSI PRE-SHOW ......................................................... 16
CAPITOLO 2
IL SET PIECE
2.1) USARE IL MENTALISMO ................................................. 31
2.2) DITA INCOLLATE SULLO STILE DI FREDDY JACQUIN . 32
CAPITOLO 3
INDUZIONI
3.1) PALPEBRE INCOLLATE ................................................... 40
3.2) L’INDUZIONE INVISIBILE ................................................. 47
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CAPITOLO 4
TECNICHE
4.1) PEEK DI PERCEZIONE .................................................... 54
CAPITOLO 5
EFFETTI
5.1) IL VEGGENTE .................................................................. 60
5.2) REVERSE MIND READING ............................................. 80
PER APPROFONDIRE ................................................................... 90
ESTRATTO DA L’IPNOTISTA ......................................................... 92
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Anthony Jacquin THE MANCHURIAN APPROACH - SUPPLEMENTO
Questo è il supplemento per chi ha acquistato il Box DVD
The Manchurian Approach. Ipnosi per maghi e mentalisti.
Voglio cogliere quest’occasione per ringraziarvi di aver acqui-
stato il mio prodotto, per rispondere ad alcune delle domande
più frequenti che mi vengono poste riguardo a esso e per ap-
profondire vari aspetti dell’approccio, oltre che delineare altre
tecniche e routine che potrebbero esservi d’aiuto.
In questo volume (e uso questo termine con una certa “leg-
gerezza”) ho voluto trattare dei concetti con cui avranno fa-
miliarità molti maghi e mentalisti, e magari anche qualche
ipnotista.
Uno dei concetti che approfondirò sarà il lavoro di pre-show.
Ovviamente esistono molti metodi diversi che possono es-
sere impiegati per svolgere questo tipo di lavoro. In questo
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caso, il metodo di pre-show a cui mi riferisco è l’ipnosi. Que-
sto supplemento non è certo un trattato completo sull’argo-
mento; se il pre-show rientra nei vostri interessi, ho inserito
alcuni testi di riferimento che vi offriranno una maggiore e più
approfondita comprensione.
Ho anche incluso due miei effetti di mentalismo, Il Veggen-
te e il Reverse Mind Reading, che mettono insieme alcune
delle idee illustrate in questo supplemento. Mi rendo conto
che questi effetti potrebbero non adattarsi al vostro gusto o al
vostro stile di performance, ma se invece desiderate usarli,
allora avete il mio permesso. Se non li userete, spero che co-
munque vi diano degli spunti su cui riflettere.
Il testo e le istruzioni che descrivono le induzioni e gli effetti
sono scritti in questo carattere semplice.
Ogni parola o istruzione da comunicare ai vostri volontari o
spettatori appare come testo in corsivo e neretto.
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1.1) CREARE IL CONTESTO PER L’IPNOSI
Molte persone che hanno acquistato The Manchurian Ap-
proach con poche o senza alcuna base d’ipnosi hanno sem-
plicemente imparato alcune delle tecniche e messo in pratica
l’approccio di base ottenendo risultati strabilianti. Il successo
genera sicurezza di sé e la sicurezza di sé è fondamentale
quando si ipnotizza. Adoro ricevere testimonianze sui pro-
gressi di ipnotisti in tutto il mondo. Continuate a farmele arri-
vare.
Tuttavia, ho ricevuto anche alcune e-mail da altri che non
sono affatto riusciti a trovare un numero sufficiente di persone
su cui fare pratica e che quindi difficilmente useranno l’ipnosi
in contesti improvvisati. Se per fare le prove dovete costringe-
re un parente o un amico che non sono disponibili né interes-
sati, allora spesso la situazione ipnotica che cercate di crea-
CAPITOLO 1
IL SET UP
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re può crollare ancor prima di iniziare, visto che l’atmosfera è
del tutto sbagliata. Sarà molto meno probabile che riusciate a
ipnotizzare. In quanto ipnotista alle prime armi, quando l’uni-
ca cosa che vi interessa è provare le vostre tecniche, questo
è difficile da accettare. Ci sono passato anch’io.
Ero all’università quando ho cominciato a studiare l’ipnosi.
Pur avendo imparato una sola induzione, dicevo alla gente
che sapevo ipnotizzare e i dubbi me li tenevo per me. Facevo
solo cose terapeutiche allora, e cercavo semplicemente di
prepararmi a ogni evenienza – nel senso che all’inizio avevo
tutto scritto su carta, fino a poco oltre il punto in cui facevo
chiudere gli occhi al soggetto. Ho avuto la fortuna che i miei
primi tentativi sono andati a buon fine. In modo quasi inquie-
tante, a dire il vero, visto che la mia prima cavia in assoluto
è poi diventata mia moglie! Tuttavia, una volta uscito dall’uni-
versità è diventato più difficile trovare dei soggetti. È facile
perdere la mano e perdere fiducia nelle proprie abilità. Ed è
anche frustrante quando ci si vuole esercitare in qualcosa di
nuovo. Mi sono reso conto che, se volevo migliorare, dovevo
crearmi delle opportunità per ipnotizzare.
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L’unica soluzione era uscire a scovare delle persone da ipno-
tizzare. Per far questo, dovete essere voi a creare un conte-
sto per l’ipnosi. In altre parole, creare la ragione o l’occasione
per cui possa succedere. Ovviamente non c’è bisogno che
il soggetto sappia che state provando il vostro Set Piece, la
vostra induzione o la vostra routine più recenti.
Avete alcune scelte su come creare un contesto per l’ipnosi,
soprattutto quando siete solo a livello di provare le tecniche.
Se già fate performance di qualche tipo, allora avete ancora
più opportunità rispetto a molti, perché probabilmente siete
abituati a trovare delle persone su cui sperimentare le vostre
ultime routine. Vorrei condividere con voi un paio di idee, spe-
ro che questo stimolerà le vostre.
L’approccio più facile è semplicemente dire alle persone che
avete imparato a ipnotizzare o, meglio ancora, che sape-
te ipnotizzare o, meglio ancora, che siete un ipnotista e di
conseguenza adescarle. L’argomento “ipnosi” è già di per sé
un’esca piuttosto allettante, ma può darsi che dobbiate sfor-
zarvi un po’ di più. Quindi trovate un motivo. Se il soggetto
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potenziale è teso, ditegli che gli mostrerete una tecnica di
rilassamento. Se ha un lavoro monotono e noioso ditegli che
gli potete mostrare come far volare il tempo; se ha bisogno di
creatività in uno studio musicale, ditegli che siete in grado di
mostrargli un modo per accedere al suo stato più creativo; se
ha mal di denti…
Sono sicuro che avete capito. Allineate le vostre abilità ai suoi
bisogni. Questa non è una terapia profonda, anche se ov-
viamente questo genere di cosa è terapeutica. Come dice
sempre mio padre, l’ipnotista Freddy Jacquin: “Non sprecare
mai uno stato di trance, buttaci sempre dentro qualcosa di
positivo.” Avete la possibilità di fare qualcosa che, potenzial-
mente, per qualcuno ha valore mentre perfezionate il vostro
approccio. Fate il vostro Set Piece, fate la vostra induzione,
mandate il soggetto in profondità e dategli delle belle sugge-
stioni su come sarà/si sentirà/agirà e ovviamente dategli la
suggestione post-ipnotica che siete in grado di ipnotizzarli.
Questo facilita le successive reinduzioni. Come ho suggerito
nel DVD de L’Ipnotista, una reinduzione con un soggetto già
un po’ riscaldato è un’ottima occasione per provare una tec-
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nica su cui avete bisogno di lavorare. In questo modo, guada-
gnerete velocemente sicurezza in essa.
Cominciare con l’ipnosi è un po’ come cominciare con la ma-
gia. Quando siete alle prime armi, dovete semplicemente tirar
fuori il vostro mazzo di carte e provare, se volete far pratica.
Nessuno vi chiederà di farlo, soprattutto se non c’è nessu-
no che sa che le avete in tasca. Quindi, tirate fuori le vostre
abilità ipnotiche. Cogliete la palla al balzo se vi si presenta
l’opportunità di ipnotizzare o createvela voi.
Se volete usare l’ipnosi all’interno di una performance, potete
semplicemente introdurla dopo aver fatto un po’ di mentali-
smo. Visto che l’approccio è improvvisato, non servono spie-
gazioni di dieci minuti su quel che avverrà. Il fatto che avete
già fatto cose incredibili con i vostri effetti di mentalismo as-
sicura che l’affermazione di saper ipnotizzare abbia la stes-
sa credibilità e che venga accettata altrettanto prontamente.
Siate concisi e divertenti, ma assicuratevi di esser presi sul
serio. Quando avete davanti un gruppo di persone ricettive e
ben disposte che attendono la vostra prossima mossa, molto
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probabilmente saranno ancora più affascinate da voi quando
butterete in mezzo anche l’ipnosi.
Un’altra possibilità è semplicemente di inserire l’ipnosi nella
vostra spiegazione o nel patter1 sul mentalismo. Se già fate
degli effetti che danno l’impressione di basarsi su delle sug-
gestioni o si basano sulla pseudo-ipnosi o la trance, allora
usateli. La mia idea è che in qualità di mago o di mentalista
abbiate carta bianca per usare qualsiasi trucco a disposizio-
ne, se ciò vi è d’aiuto nel far scivolare qualcuno in ipnosi.
La pseudo-ipnosi è di grande aiuto nel facilitare quella vera.
Troppi ipnotisti non lo capiscono. Gli pseudo-effetti vi permet-
tono di introdurre l’argomento dell’ipnosi e di stabilire subito
chi mostra più interesse. Probabilmente, la persona più inte-
ressata costituirà il vostro miglior soggetto. Gli pseudo-effetti
vi danno un’opportunità spontanea di chiedere se qualcu-
no dei presenti è stato ipnotizzato o sa qualcosa sull’ipnosi.
1 “Patter” è un termine che deriva dall’ambito delle vendite e si riferisce alla “parlantina” del venditore per portare il cliente all’acquisto. Molto usato nell’am-bito dell’ipnosi, indica tutto quello che l’ipnotista o il mentalista dice prima dell’induzione vera e propria o dell’effetto per “convincere” il soggetto.
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Questa è una ricognizione utile se intendete usare l’ipnosi
più avanti. Se non siete certi, allora eseguite il vostro Set
Piece su un gruppo di persone e usatelo come procedura
di selezione. Spesso dico “Non ti sto ipnotizzando,” e chiedo
semplicemente alle persone “Chiudi gli occhi e immagina…”
e “Voglio solo che ti concentri/ti faccia un’immagine menta-
le/ti faccia una piccola divagazione.” Spesso le persone che
sono soggetti ipnotici naturali si tradiscono subito mostrando
i segnali dell’ipnosi. Assicuratevi di osservare le loro palpebre
per vedere se gli occhi tremano o hanno movimenti REM e
controllate se si verifica qualsiasi altro segnale dell’ipnosi. Se
qualcuno ne mostra, allora tenete a mente chi è a farlo. Più
avanti, quando deciderete di ipnotizzare qualcuno, sceglie-
rete proprio loro; potrete lavorare su quei segni di ipnosi che
mostrano.
Un approccio semplice ma efficace che costituisce un ottimo
esempio di come introdurre queste tecniche in modo velato
all’interno della vostra performance mi è stato dato dal per-per-
former Nick Belleas di New York. Nel bel mezzo di una rou- Nick Belleas di New York. Nel bel mezzo di una rou-rou-
tine di mentalismo, fate una previsione scritta, poi fate le Dita
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Magnetiche come induzione e apertura dell’effetto. Quando
il soggetto si trova con gli occhi chiusi e le dita che si sono
unite, Nick lo manda in viaggio in un posto dove può contare
un certo numero di persone o di oggetti. Poi lo risvegliate e
svelate l’informazione alla quale sta pensando usando il vo-
stro modus operandi di scelta. Anche se l’ipnosi è superflua
per l’effetto in sé, vi dà l’opportunità di vedere se avete un
buon soggetto. Se non lo è, allora sì, si tratta semplicemente
di pseudo-ipnosi e normale mentalismo, ma questo non lo sa
nessuno. A quel punto il Set Piece serve solo come modo di
creare un’atmosfera e dà significato a quello che state facen-
do. Se invece sono ipnotizzati, potreste far seguire a questo
effetto qualcosa che si basa davvero sull’ipnosi.
Affascinate le persone con l’ipnosi mostrandovi voi stessi af-
fascinati e ben presto comincerete a riconoscere l’aria tipica
che hanno quelle persone che sono davvero interessate e di-
sponibili a diventare soggetti. È difficile descrivere quest’aria,
ma quando la vedrete, la riconoscerete – la miglior descri-
zione che possa darvi è quella di un’aria rapita, gli occhi che
brillano, un leggero sorriso e la sua completa attenzione su
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di voi. Sono certo di aver visto la stessa aria in qualcuno che
viene totalmente abbagliato dal mentalismo, uno che “ci cre-
de” subito. È quella sensazione che avete quando sapete per
certo che qualsiasi cosa direte, lui ci crederà.
Una volta che siete davvero diventati maestri nell’eseguire il
vostro Set Piece, avete un punto di partenza per l’ipnosi in
qualsiasi situazione, come spiegato nel mio libro L’Ipnotista.
Non potete fallire, perché se il soggetto non si mostra abba-
stanza capace in quel momento, allora non arriverete mai al
punto di dover menzionare l’ipnosi.
Quando avete fiducia in un soggetto ipnotico – ad esempio
qualcuno che siete già riusciti a ipnotizzare, o qualcuno che
vi ha detto di esser stato il soggetto di una routine ipnotica
da palcoscenico – e vi trovate con lui in un contesto pubblico
o sociale, allora usateli. Col massimo rispetto, mi riferisco a
queste persone come “ipnocavie”. Ho ipnocavie sparse ovun-
que e per ognuna ho un’idea di quale routine usare. Mettersi
in questa posizione non è certo più subdolo che fare un po’
di Set Up o di pre-show per la magia. Non dovete per forza
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usare soggetti del tutto “a freddo” ogni volta che ipnotizzate.
Lavorare con soggetti a freddo va benissimo e dovreste es-
ser pronti a farlo – provateci sempre. Tuttavia sono preferibili
soggetti “un po’ riscaldati”. Soggetti “già caldi” sono ancora
meglio. A meno che non usiate l’ipnosi per umiliare questa
persona, attirerete altri che effettivamente vorranno sapere
come sia farsi ipnotizzare. Altra pratica per voi. Mentalmente
sono già preparati, una volta che hanno assistito a una dimo-
strazione riuscita e verificato che voi siete uno dei buoni, uno
di quelli che fa star bene le persone. Un altro suggerimento è
di assicurarvi che il vostro buon soggetto vi faccia pubblicità,
dandogli la suggestione di dire a tutti quanto sia stato strabi-
liante, quanto si sente bene e di fare il vostro nome agli altri.
Non c’è dubbio che l’“ipnomarketing” sia una delle arti oscu-
re, ma ogni tanto è necessario usarla.
Divertitevi. Assicuratevi che i vostri soggetti stiano bene. Mo-
strate loro il rispetto che meritano, si può fare facilmente. Usa-
te il vostro risveglio per dire loro come si sentiranno.
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1.2) IPNOSI PRE-SHOW
Per “pre-show” si intende qualsiasi tecnica o intervento at-
tuati prima dell’inizio ufficiale della performance e che pos-
sono essere impiegati come modus operandi per la riuscita
di un effetto durante lo show o come parte di esso.
Solitamente tutto questo viene fatto con una persona o un
gruppo di persone che più tardi faranno parte del pubblico
e, in seguito, saranno direttamente coinvolti nello show. Il
pre-show normalmente si esegue soltanto con la persona in
questione, senza che il resto del pubblico ne venga a cono-
scenza. Si può ottenere, tuttavia, apertamente o in segreto: è
possibile renderlo così nascosto o mascherato che lo spetta-
tore che fa esperienza del pre-show non ha idea di aver fatto
parte di qualcosa. Allo stesso modo, la persona può sapere
con assoluta certezza di essere diventata in qualche modo
complice e non sperimentare niente, oppure una parte o la
totalità degli effetti nonostante questa consapevolezza.
“L’ipnosi pre-show” si riferisce all’uso delle tecniche ipnoti-
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che prima dell’inizio ufficiale della performance, i cui risultati
possono essere impiegati come parte del modus operandi
per la riuscita di un effetto durante lo show.
Come spero di dimostrare, l’ipnosi pre-show può essere im-
piegata per ottenere gli stessi risultati di qualsiasi altro me-
todo tradizionale di pre-show, se non qualcosa in più. Non vi
sto certo dicendo di usare l’ipnosi solo per il gusto di usarla,
specie quando vi basta usare come pre-show un semplice
effetto di forzatura, di sbirciata o di ricerca. Tuttavia, in alcuni
casi può essere usata raggiungendo ottimi risultati. Se siete
in grado di ipnotizzare e state usando la magia, questo è uno
strumento importante da aggiungere al vostro arsenale pre-
show. Come vedrete, ipnotizzare persone al di fuori del palco
può essere estremamente utile per un mago: è altrettanto
semplice da usare in una situazione improvvisata come in un
pub, a una festa o a un matrimonio, come lo è sul palcosce-
nico. Si può impiegare mentre siete fuori onda alla radio e in
TV. Usando il pre-show potete architettare trame miracolose,
misteriose, ridicole e impossibili da scoprire, semplicemente
comunicando poche, semplici idee al vostro soggetto.
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Esistono pochi libri o altri mezzi d’informazione dedicati al
pre-show, sebbene ci siano molti esempi, nascosti come pic-
cole pietre preziose, all’interno della letteratura legata alla
magia e al mentalismo. Due delle migliori fonti su questo ar-
gomento sono Before the Curtain Rises di Mark Strivings e,
più recentemente, The Gift. The 14th Step to Mentalism di Paul
Brook.
Questi libri spiegano molto in dettaglio il come e il perché del
pre-show e si soffermano sulle preoccupazioni più comuni
dei performer nell’usarlo come metodo, così come sulle nu-
merose sottigliezze di controllo linguistico e gestione del pub-
blico che permettono di mantenere segreto il metodo. Vi con-
siglio vivamente di cercare questi testi se usate il pre-show
o pensate di usarlo. Al momento questi testi sono entrambi
disponibili contattando direttamente i rispettivi autori.
Sebbene il pre-show sia in giro da decenni, sia ampiamente
usato e stia diventando sempre più popolare, rimane motivo
di dibattito fra i performer. Molti non lo usano affatto, una scel-
ta perfettamente valida anche se derivata da diverse motiva-
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zioni: potrebbe essere per i possibili problemi che si creano
con il pre-show (persone che parlano fra loro dopo lo show,
per esempio: “Sì, me l’ero scritto prima di iniziare.”) Alcuni pu-
risti considerano l’uso del pre-show come barare. Altri sem-
plicemente non lo ritengono necessario.
In base al mio punto di vista e alla mia esperienza il pre-
show, se usato moderatamente e intelligentemente con uno
script molto rigido e una forte supervisione e gestione degli
spettatori, può agire come metodo per ottenere delle routine
estremamente potenti. Queste possono essere routine sul
palco, di micromagia o effetti apparentemente improvvisati.
Alcuni performer sono riusciti a spostare il grosso del lavoro
della loro performance nel pre-show.
Dato che il lavoro sporco viene fatto prima che l’effetto, per
come lo percepisce il pubblico, effettivamente inizi, il perfor-
mer può e anzi deve dare il massimo nella sua presenta-
zione. Il pre-show deve essere usato con cura e attenzione,
considerando i vostri obiettivi tanto quanto il contesto e l’am-
biente della vostra performance. Senza tali considerazioni,
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c’è la possibilità che qualsiasi tipo di pre-show prenda una
brutta strada. Lo stesso si può comunque dire di quasi tutti
i metodi usati in magia. Concedete al pre-show l’attenzione
che merita; usatelo nel momento e nel modo giusto e fate
l’impossibile. Fate qualcosa che non può venire scoperto.
Tradizionalmente, l’uso più comune del pre-show da parte di
mentalisti è stato o per forzare delle informazioni o per otte-
nerne altre da una persona, usando poi queste informazio-
ni in un secondo momento per creare un particolare effetto.
Ecco un paio di semplici esempi.
Effetto: il performer sale sul palco e chiede a tutti di pensare
a una carta. Indica alcuni individui e dice a quale carta stan-
no pensando.
Metodo: prima dello spettacolo, si chiede a una persona di
scegliere una carta che, durante lo show, il performer dovrà
indovinare. Viene forzata una carta oppure si indovina la loro
libera scelta con altri mezzi. Il resto del mazzo viene dato loro.
Più avanti, il performer può chiedere alla persona di pensare
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a una carta in modo tale che il pubblico creda che il soggetto
lo abbia effettivamente appena fatto. Tuttavia, la persona sa
che il performer si riferisce alla carta che ha scelto prima.
Questo è un esempio nel quale il performer crea una situa-
zione di doppia realtà. Sia la persona che il pubblico fanno
esperienza di un effetto. Tuttavia, il pubblico percepisce una
cosa, mentre la persona scelta dall’ipnotista ne prova un’al-
tra.
Effetto: si chiede a qualcuno di nominare qualcosa che per
loro è significativo, ad esempio un oggetto o qualcosa di pro-
prio, di cui il performer non potrebbe essere a conoscenza.
Il performer prende un foglio di carta e ci scrive o ci disegna
qualcosa. Allo spettatore viene chiesto di disegnare o scri-
vere il nome della cosa alla quale sta pensando. I disegni/le
parole coincidono.
Metodo: prima dello spettacolo, si chiede a una persona di
scrivere su un foglio tre parole che riguardano oggetti di una
certa importanza per lei, e poi di tenersi il foglio. Si chiede
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alla persona di guardare il foglio di nuovo prima dello show
per assicurarsi che se le ricordi. Usando un effetto adatto il
performer chiaramente può sapere di quali parole si tratta.
Più avanti nello spettacolo si può chiedere alla persona di
pensare “liberamente” a varie cose che sono significative per
loro e di sceglierne mentalmente una. Lo spettatore confer-
merà che non c’è modo che il performer possa essere a co-
noscenza di quello che sta pensando. Il resto del pubblico
sarà lasciato totalmente ignaro che sia mai stato scritto o di-
segnato qualcosa in un momento precedente. Alla persona
viene semplicemente chiesto di crearsi un’immagine mentale
di quello a cui sta pensando. Con un’altra semplice doman-
da, il performer può indovinare l’oggetto. Si chiede al parte-
cipante di disegnare qualcosa a cui sta pensando. I disegni,
ovviamente, sono molto simili.
Anche qui, si tratta di una situazione di doppia realtà. Il pub-
blico percepisce che l’individuo potrebbe pensare a qualsiasi
cosa e che il performer prevede o “legge” quello che la per-
sona ha scelto. La persona rimane strabiliata che il perfor-
mer scelga correttamente una delle tre parole scritte prima.
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Ancora di più quando l’immagine mentale quasi coincide col
disegno del performer.
Per i dettagli più sottili di come creare questa situazione di
doppia realtà, devo di nuovo fare riferimento a The Gift di
Paul Brook. Spiega nel dettaglio esattamente come farlo e
propone molte idee per routine che sono molto più divertenti
dell’ormai vecchio esempio “pensa a una carta” illustrato so-
pra. Come sottolinea Paul Brook, l’uso di questo approccio
non è affatto simile all’usare un complice. Si tratta dell’arte
di controllare qualcuno usando la psicologia e la padronan-
za del linguaggio. C’è differenza tra questo e impiegare un
complice. Brook rende assolutamente chiaro come usare il
modo di formulare le frasi per creare una situazione che as-
sicura che la doppia realtà regga e che il lavoro di pre-show
non venga svelato. Cosa ancora più importante, spiega come
impiantare l’idea di quello che volete che faccia e poi attivarla
più avanti. Non scenderò in questi dettagli qui. Comprate il
suo libro. Anzi, comprate tutti i suoi libri! Sono certo che ne
varrà la pena, proprio come è stato per me.
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Con una buona comprensione del pre-show, potete creare
effetti incredibili. Buttateci dentro anche l’ipnosi e porterete le
cose un passo più in là.
L’ipnosi pre-show può essere usata per molte cose. Le appli-
cazioni più comuni sono:
• Hypno Force: forzare delle informazioni o forzare qualcu-
no a una particolare scelta.
• Hypno Peek: ottenere informazioni delle quali il perfor-
mer non potrebbe altrimenti essere a conoscenza.
• Reinduzione: preparare la persona a essere ipnotizzata
istantaneamente sul palco.
• Amnesia: far dimenticare il lavoro di pre-show o qualsiasi
altra cosa.
• Atti post-ipnotici: stabilire un innesco che solleciti una de-
terminata reazione da parte dello spettatore.
Se torniamo all’esempio dato sopra di pensare a una carta,
spero che sia chiaro come poter impiegare l’ipnosi e la sug-
gestione per una certa reazione. A un livello di base, sempli-
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cemente ipnotizzate lo spettatore e ditegli in modo preciso
e diretto a cosa penserà quando più avanti gli chiederete di
pensare a una carta e date l’amnesia per quella suggestione.
Potete rendere la cosa più elaborata dicendogli a cosa pen-
serà, come reagirà e dargli l’amnesia per la suggestione e,
se volete, addirittura per il fatto che gli avete parlato. Durante
lo spettacolo chiedetegli di pensare a una carta. Gli potete
anche chiedere di confermare che voi non gli avete chiesto di
pensare a qualcosa in precedenza. Lo spettatore darà anche
la conferma che è la prima volta che vi incontrate. Nominerà
la carta che avete suggerito voi e questa sembrerà una scel-
ta libera.
Potete fare la stessa cosa con una parola o un oggetto. Ad
esempio, in una situazione nella quale ci sono persone in
piedi che si spostano o passeggiano, scegliete qualcuno e
trovate una ragione per ipnotizzarlo. Ditegli che la prossima
volta in cui lo vedrete gli chiederete di pensare a una parola.
Quando schioccate le dita, lui sceglieranno la parola “fine-
stra”. Date la suggestione per la quale non sarà in grado di
ricordarsi che gli è stato detto di farlo, che gli sembrerà di
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fare una scelta libera e che sarà strabiliato quando indovi-
nate correttamente la parola alla quale pensava. Più avanti,
quando vi avvicinerete al suo tavolo, cominciate con le vostre
solite routine e poi dirigete l’attenzione sulla persona e chie-
detele di pensare a qualsiasi parola quando schioccherete
le dita. Fatele confermare che si tratta di una scelta libera.
Chiedetele di visualizzare la cosa alla quale sta pensando.
Dite la parola o disegnate l’oggetto in questione e attendete i
vostri applausi.
Qualche mese fa, Harry Lucas, un caro amico e un performer
acclamato di mentalismo di Vienna, ha usato questo approc-
cio per un meraviglioso effetto mostrato in uno show televisi-
vo chiamato Magic Mushrooms.
In pratica, aveva sei fotografie istantanee allineate e rivolte
a faccia in giù. Raccontava allo spettatore un aneddoto sui
Darwin Awards – un premio per la persona più stupida che
riesce a uccidersi per sbaglio nel modo più creativo. Viene
premiata per aver fatto a tutti noi il piacere di essersi elimi-
nata dal pool genetico. La storia parlava di una persona che
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voleva liberarsi di una talpa che le stava rovinando il giardino.
La sua brillante idea è stata di mettere delle barre di ferro nel
terreno e collegarle a una corrente elettrica ad alto voltaggio.
Quello che gli è sfuggito è che lui se ne stava tranquillamen-
te in piedi su quel terreno che sarebbe stato poi attraversato
dalla corrente elettrica, e che una volta azionato l’interruttore
non avrebbe avuto tempo di spostarsi. Quindi questo round
l’ha vinto la talpa – l’uomo ha preso la scossa ed è morto.
Una delle foto appoggiate a faccia in giù era chiaramente
collegata alla storia, le altre no.
Harry ha filmato questa routine in un museo di fotografie e ha
fatto un lavoro eccezionale nel creare lo stato d’animo e l’am-
biente giusto. Ha dato l’impressione che la spettatrice coin-
volta, una ragazza con l’hobby della fotografia, poteva avere
un sesto senso per il momento giusto, per la scelta della foto
corretta. Quindi con la mano, che tremava molto, è passata
sopra alle sei istantanee, e, sopra a una di esse, “ha sentito
qualcosa”. Ovviamente, era quella giusta. Quando in seguito
le è stato chiesto, ha confermato di aver provato una strana
sensazione nella mano.
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Potete vedere il filmato cercando “Magic Mushrooms ORF
– Maulwurf” su YouTube. Vorrei ringraziare Harry per avermi
dato il permesso di includere qui il suo effetto.
Questi tre esempi si basano su una Hypno Force. Forzerete
la scelta dello spettatore.
In alternativa, potete fare una Hypno Peek. Con questo, in-
tendo usare l’ipnosi per estrapolare delle informazioni prima
dell’effetto. Darete una sbirciata alla mente del vostro spetta-
tore.
Un esempio semplice sarebbe di ipnotizzare il soggetto e di
chiedergli di comunicarvi delle informazioni personali che voi
non potreste conoscere in nessun modo. Potete andare nello
specifico. Ad esempio, chiedetegli il cognome da ragazza di
sua madre o il PIN. Dategli l’amnesia di averveli mai detti e
risvegliateli. Potete poi chiedergli di pensare a qualcosa che
non potreste assolutamente sapere e chiedergli direttamente
di pensare al cognome da ragazza di sua madre o il PIN. In
alternativa, potete dargli la suggestione durante il pre-show
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per la quale, quando gli chiederete di pensare a qualcosa
che voi non potreste assolutamente sapere, penserà al co-
gnome da ragazza della madre. In questo modo prendete
due piccioni con una fava. Potete sia indovinare la domanda
alla quale pensa, sia dare la risposta.
Negli esempi di Hypno Force e di Hypno Peek sopra, la sug-
gestione post-ipnotica e l’innesco per quella suggestione
sono piuttosto chiari – penseranno a qualcosa in particolare
quando più avanti gli farete la domanda specifica.
Un’altra suggestione post-ipnotica che dovreste usare con
chiunque ipnotizzate è che, quando voi direte una certa cosa
“x” o farete quest’altra cosa “x”, il soggetto tornerà immedia-
tamente in ipnosi. Questa cosa “x” è semplicemente un se-
gnale per la reinduzione. Se poi volete ipnotizzare qualcuno
in modo manifesto sul palco, potete farlo velocemente e con
sicurezza, assicurandovi di infilare quella parola o cosa “x”. Il
pubblico sarà convinto di aver assistito a un’induzione istan-
tanea. Quello a cui hanno effettivamente assistito è una rein-
duzione. Potete ugualmente ipnotizzare senza un’induzione
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manifesta usando qualcuno con cui avete già lavorato prima,
rendendo questo segnale più sottile.
Nell’effetto illustrato più avanti, vedrete come ciò possa esse-
re portato ancora un passo più avanti, con quella che chiamo
un’induzione post-ipnotica generativa. Questa è semplice-
mente una suggestione che, quando viene seguita, vi per-
mette di ottenere un buon numero di risposte di vario genere
dal vostro soggetto. Questo vi permette di costruire routine
più elaborate.
Mentre usate questi semplici concetti, tenete anche presenti
alcuni degli effetti classici della magia e pensate a come po-
treste crearli usando l’ipnosi pre-show.
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2.1) USARE IL MENTALISMO
Sempre più spesso faccio del mentalismo come Set Piece
prima di indurre l’ipnosi. Con questo, intendo che ometto al-
cuni o tutti gli esercizi del mio Set Piece (vedete L’Ipnotista),
compresi le Dita Magnetiche, le Mani Magnetiche e il Brac-
cio Rigido, e invece uso un piccolo inganno, di solito un ef-
fetto basato su una suggestione. Come mi sono prodigato a
spiegare ne L’Ipnotista e ripeto costantemente nei miei cor-
si, il Set Piece è molto più di un test. In effetti, come test è
pessimo, perché il 99% delle persone lo passano. Tuttavia, è
un’opportunità per osservare, convincere, andare in guida e
dare suggestioni. State preparando la situazione e il sogget-
to prima dell’induzione. Visto che la sua funzione come test
è tra le sue caratteristiche più deboli, mi è venuta l’idea che
rimpiazzandolo con l’effetto appropriato di mentalismo potete
comunque raggiungere tutto il resto.
CAPITOLO 2
IL SET PIECE
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Gli effetti che uso per fare questo possono essere tutti pre-
sentati in modo piuttosto naturale come basati sull’ipnosi o
concentrati su essa. Mi permettono di creare un contesto per
l’ipnosi mentre osservo il mio soggetto. Non è necessario no-
minare l’ipnosi anche se normalmente lo faccio, fosse solo
per dire: “Questa ancora non è ipnosi.”
2.2) DITA INCOLLATE SULLO STILE DI FREDDY
JACQUIN
Ne L’Ipnotista ho accennato al fatto che gli esercizi del Set
Piece possono essere usati come induzioni. Vorrei soffermar-
mi un po’ su questo punto, facendo riferimento in particolare
alle Dita Magnetiche, e mostrarvi come poter usare questo
semplice esercizio per creare l’ipnosi senza pronunciare la
parola “Dormi” e senza alcun riferimento palese all’ipnosi.
L’ampliamento della tecnica che descriverò qui di seguito è
di mio padre, Freddy Jacquin. È stato lui a farmi conoscere il
mondo dell’ipnosi e rappresenta ancora oggi la mia fonte di
ispirazione, dato che è sempre pronto a mettere alla prova i
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limiti percepiti relativi al suo lavoro di ipnosi. Mio padre tiene
spesso sedute di gruppo di ipnosi con molti partecipanti, an-
che diverse centinaia alla volta, e usa questo esercizio all’ini-
zio della presentazione come semplice dimostrazione degli
effettivi poteri della mente. Non parla di ipnosi, anzi, solita-
mente dice al pubblico che non si tratta di ipnosi. Ho assistito
innumerevoli volte a dimostrazioni di questo esercizio anche
a livello individuale ed è altrettanto efficace. Uso spesso que-
sta tecnica anche nell’ipnosi da palcoscenico, come parte
della procedura per scegliere i partecipanti tra il pubblico. Nel
modo in cui la spiego qui è un esercizio per far star bene il
soggetto. È perfetto per il pre-show perché è rapido, efficace
e vi lascia la possibilità di non esporvi troppo con un’induzio-
ne vera e propria. Le Dita Incollate possono essere eseguite
sia su singoli che su gruppi. Dato che manca ogni riferimento
palese all’ipnosi, se il volontario che avete scelto non si mo-
stra abbastanza capace, potete passare a un’altra cavia.
Come accennato ne L’Ipnotista e mostrato nel suo DVD di
accompagnamento, un modo di usare il Set Piece come in-
duzione sta nell’usare gli esercizi per creare un momento di
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leva (quando le dita o le mani si toccano, quando il braccio
si blocca) e cogliere quest’occasione per portare il soggetto
in ipnosi col semplice comando: “Dormi!” Di solito lo faccio
se mi sembra che il soggetto stia andando particolarmen-
te bene, se sta opponendo resistenza ma la battaglia è già
persa o se sospetto che possa essere già in ipnosi. Quando
seguo questa procedura, generalmente abbasso le mani del
soggetto bruscamente mentre dico “Dormi!” procedendo poi
immediatamente a intensificare lo stato in cui si trova.
«Bene, e quando le dita si incollano puoi chiudere gli oc-
chi. Dormi.»
Questo approccio in parte è un’induzione basata sullo shock,
dato che il soggetto non si aspetta una mossa improvvisa da
parte mia. Il metodo che descrivo di seguito è più morbido e
velato.
Ormai conoscete bene le ragioni fisiche per le quali le Dita
Magnetiche funzionano. Il fatto è che c’è una ragione fisica
per cui gli indici si toccano nelle Dita Magnetiche. Tuttavia,
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non c’è una ragione fisica per cui dovrebbero continuare a
rimanere incollate – intendo difficili o impossibili da separare.
L’ampliamento di questa tecnica riesce proprio in questo. Tra-
sforma le Dita Magnetiche in Dita Incollate e, se lo desidera-
te, in Mani Incollate. Se siete riusciti a indurre questo blocco
delle dita, allora avete indotto uno stato ipnotico. La mente si
è fissata su almeno un’idea, l’idea che le dita o le mani sono
incollate.
Per presentare questa tecnica, dovete per prima cosa proce-
dere in modo identico alle Dita Magnetiche, fino al punto in
cui il soggetto chiude gli occhi. Poi cambiate rotta chiedendo-
gli di immaginare qualcosa. Nel far questo, state dissociando
il soggetto dal suo corpo mentre vi avvicinate furtivamente a
suggestioni sempre più dirette che le dita si stanno irrigiden-
do fino a quando, infine, sono bloccate. Solo allora comince-
rete a sfidarlo un po’ e a mettere alla prova il vostro lavoro.
«Bene, lascia che ti mostri qualcosa. Richiede che ti con-
centri e sfrutti la tua immaginazione. Per favore, segui le
mie semplici istruzioni e sono certo che farai un’espe-
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rienza piacevole. Potresti distendere le mani di fronte a
te, unirle ben strette e piegare i gomiti, un po’ come se
stessi pregando disperatamente? Ora alza gli indici e di-
stanziali di due centimetri circa. Bene, adesso osserva lo
spazio tra quelle due dita, non guardare me, ma solo le
dita, perché tra un attimo si avvicineranno e si tocche-
ranno proprio come se due potenti calamite le attraes-
sero una all’altra. Bene, così, cominciano già a muoversi,
come se le dita e le mani fossero calamite, e quando si
toccano puoi lasciare che i tuoi occhi si chiudano. Bene,
così, con gli occhi chiusi, le tue dita si incollano sempre
di più, proprio come se due calamite le tenessero unite.
Adesso, mentre tieni gli occhi chiusi, voglio che pensi a
qualcosa che ti piacerebbe fare, a qualcosa che ti piace-
rebbe ottenere e che ora ti faccia un’immagine menta-
le di te stesso che hai già raggiunto quello scopo; nota
come ti muovi, come respiri. Se non lo hai ancora fatto,
voglio che entri in quell’esperienza, che la viva, che veda
quel che vedevi allora, che senta quel che sentivi allora e
che provi quel che provavi allora. Nota dove si collocano
queste sensazioni nel tuo corpo e rendile più intense. E
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mentre immagini tutto questo, provando quelle sensazio-
ni e ascoltando la mia voce, le tue dita diventano sempre
più incollate, sono incollate una all’altra, bloccate, appic-
cicate. Sempre di più, così. Goditi questa sensazione e,
mentre lo fai e ascolti la mia voce, le tue dita si irrigidi-
scono sempre di più, del tutto irrigidite, puoi provarci a
separarle ma noterai che sono sempre più incollate.»
Ci sono un paio di punti importanti da notare. Per prima cosa,
una volta che il soggetto chiude gli occhi, agite in fretta per
dargli qualcosa a cui pensare. Questo lo incoraggia a dimen-
ticare le proprie dita. Così lascia le dita intrecciate e più tem-
po rimangono così, più viene esasperato l’effetto fisico. Due
cose alle quali il soggetto può pensare, e che sono utili ai
nostri scopi, sono: o pensare a una persona cara/la persona
a cui tiene di più, o visualizzare un obiettivo che lo motiva e
lo ispira. Un’altra possibilità che uso è quella di fargli pen-
sare a un luogo che ha visitato e che gli è piaciuto molto,
dove si è sentito meravigliosamente bene. La ragione dietro
alla scelta di un argomento di questo tipo sta nel fatto che
risulta semplice quasi per tutti e, soprattutto, è un qualcosa
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che coinvolge le emozioni, le sensazioni e l’immaginazione.
Il passo successivo è notare che, da un certo punto in poi,
vi interessa che il soggetto entri in una prospettiva di prima
persona nell’esperienza rivisitata mentalmente. Questo esor-
ta il soggetto a dimenticarsi del proprio corpo e di ciò che lo
circonda e vi dà un’ulteriore opportunità per far scatenare la
sua immaginazione. Infine, riflettete sul linguaggio che asso-
cia quello che il soggetto sta facendo (immaginare una sce-
na mentale e ascoltare l’ipnotista) alle dita che si incollano.
Stabilire questo collegamento è di fondamentale importanza.
È una tecnica tipicamente ericksoniana. Naturalmente non
c’è una ragione particolare per cui immaginarsi qualcosa o
ascoltare qualcuno debbano legarsi alle dita che si incollano,
ma mentre pronunciate queste parole il collegamento diventa
reale.
Una volta che avete fatto incollare le dita e avete portato il
soggetto a mettere alla prova il vostro lavoro, di solito vedre-
te la stessa espressione sconcertata che si ottiene quando
si incollano gli occhi per farli rimanere chiusi. Potete dirgli
di smettere di opporre resistenza e che può semplicemente
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concentrarsi sulla propria interiorità e rilassarsi oppure dargli
il comando: “Dormi!” Potete spingere ancora, creando un col-
legamento tra le Dita Incollate e il fatto che anche le mani si
incolleranno una all’altra. Potete insistere ancora e incorag-
giarlo ad aprire gli occhi e a separarle.
Se tutto va secondo i piani, potete dire senza mezzi termini al
soggetto che adesso è ipnotizzato. Oppure potete tenere per
voi questo segreto e dargli il permesso di separare le mani
una dall’altra e proseguire con un’altra induzione.
Naturalmente, se le dita proprio non rimangono incollate, con
le Dita Magnetiche il soggetto ha comunque raggiunto un tra-
guardo. Non ci avete perso niente e potete semplicemente
procedere con l’effetto di sempre, oppure ringraziarli e pas-
sare a un’altra cavia.
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3.1) PALPEBRE INCOLLATE
Ne L’Ipnotista ho accennato un paio di volte al fatto che si
possono far incollare gli occhi del soggetto in modo che non
li possa aprire, ma non ho delineato un metodo specifico per
raggiungere questo scopo. Diverse persone mi hanno chie-
sto quale sia il modo migliore di farlo.
Questo effetto si può ottenere facilmente – una volta che il
soggetto è ipnotizzato, si intende. È sufficiente creare un mo-
mento di leva e dirgli che sarà impossibile aprire gli occhi.
«Adesso concentrati sui tuoi occhi e falli rilassare com-
pletamente. Tra un attimo schioccherò le dita e le palpe-
bre dei tuoi occhi saranno incollate, incollate una all’altra,
unite fin quando non dirò diversamente. Quando cerche-
rai di aprire gli occhi, le palpebre si incolleranno sempre
CAPITOLO 3
INDUZIONI
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di più, non riesci ad aprire gli occhi. Bene, così (schiocca-
te le dita), prova ad aprire gli occhi.»
Proseguite incoraggiando il soggetto a tentare di aprire gli oc-
chi. Generalmente questo fa sì che gli occhi rimangano chiu-
si ma che le sopracciglia si alzino. Ne troverete un esempio
sul DVD de L’Ipnotista a seguito dell’Induzione Istantanea.
Poi potete semplicemente chiedere al soggetto di smettere di
provare ad aprirli e passare ad altro.
L’ipnotista Dave Elman, il cui nome è legato a un’induzione
ipnotica molto conosciuta, l’Induzione di Elman, porta il sog-
getto a rimanere con le palpebre incollate già nella prima
fase dell’induzione, semplicemente chiedendo al soggetto di
chiudere e far rilassare gli occhi.
«Bene, diventa consapevole dei muscoli dei tuoi occhi, e
rilassa ogni muscolo e ogni nervo negli occhi e attorno a
essi, fingi e immagina che siano così rilassati, che sem-
plicemente non funzionano. Quando sei certo che sono
così rilassati, che fino a quando mantieni questo rilas-
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samento semplicemente non funzioneranno, voglio che
tu mantenga quel rilassamento e metta alla prova i tuoi
occhi, per assicurarti che non funzionano.»
«Ok, così va benissimo, adesso smetti di metterli alla pro-
va e rilassati ancora di più.»
Che ci crediate o meno, questo approccio sembra funziona-
re con la stragrande maggioranza delle persone. Il soggetto
alzerà le sopracciglia allo stesso modo di prima. Continuate
dicendo al soggetto di smettere di provare ad aprire gli occhi
e di mandare quella stessa sensazione di rilassamento a tut-
to il corpo. Alcuni potrebbero affermare che, in realtà, è l’uso
della parola “fingi” piuttosto che solo “immagina” a creare l’ef-
fetto. Altri potrebbero sostenere che è il doppio legame dato
dall’istruzione al soggetto di non provare ad aprire gli occhi
fino a che non è certo di non riuscirci a far funzionare la tec-
nica. Ad ogni modo, sembra essere piuttosto sconcertante
per il soggetto e porta a cose più grandi. Tenete a mente che
per Elman un effetto come questo non costituisce l’ipnosi,
ma solo il “primo passo”. Proprio come con le Mani o le Dita
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Magnetiche, incollare le palpebre crea un momento di leva
– un momento che non durerà in eterno, quindi createlo e
sfruttatelo per andare oltre. Potreste usare questo approccio
in un effetto di mentalismo quasi come un’aggiunta quando
chiedete a qualcuno di chiudere gli occhi e usare l’immagina-
zione. L’ipnosi non viene neppure nominata. Se volete sapere
di più sull’Induzione di Elman, allora fate una ricerca sul web,
la troverete trascritta per intero su molti siti. Leggete anche il
suo libro, è un classico.
Vorrei delineare un altro metodo che può esser utilizzato sia
come Set Piece che come induzione vera e propria. Que-
sto metodo è molto noto, facile da eseguire e, come molti
altri esercizi del Set Piece, dipende molto dalla meccanica
del corpo. Se i vostri occhi sono chiusi, ma comunque rote-
ati indietro come se steste guardando attraverso un punto
della vostra testa, è impossibile aprirli. Provateci, lo vedrete.
Chiudete gli occhi, fateli roteare indietro e guardate attraver-
so un punto della vostra testa, fissatevi su questo e cerca-
te di aprirli. Proprio come con le Dita Magnetiche, resistete
alla tentazione di ignorare questa tecnica come fosse solo
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un giochetto da ragazzi. Farete in modo che il soggetto non
riesca ad aprire gli occhi. Il momento di confusione che viene
generato può essere sfruttato per far scivolare il soggetto in
ipnosi o semplicemente per mostrargli che ha un’immagina-
zione potente.
Ecco lo script che seguo quando uso questa tecnica come
induzione.
«Bene, proviamo a fare una cosa. Voglio che usi la tua
immaginazione, quindi chiudi gli occhi. Metterò il mio
dito sopra la tua testa e, tenendo gli occhi chiusi, voglio
che guardi su verso quel punto sulla tua testa. Continua
a guardarlo e immagina che sia una finestra sopra la tua
testa e che tu ci possa guardare attraverso. Continua a
guardarci attraverso e, mentre lo fai e ascolti la mia voce,
le tue palpebre si stanno incollando, incollando sempre
più, e mentre ascolti la mia voce e guardi attraverso quel-
la finestra, puoi provare ad aprirle e vedrai che non ci ri-
esci, provaci e nota che sono completamente incollate.»
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«E adesso smettila di provarci, e dormi!»
Quindi per prima cosa eseguite normalmente il Set Up. Poi
chiedete al vostro soggetto se è pronto a essere ipnotizzato
e a chiudere gli occhi. Fatto questo, posizionate un vostro dito
sopra la sua testa, un paio di centimetri sopra l’attaccatura
dei capelli va bene. Chiedetegli di continuare a tenere gli oc-
chi chiusi e di alzare lo sguardo verso il punto in cui si trova
il vostro dito. Sarete in grado di vedere i bulbi oculari che ro-
teano all’indietro, quindi potete verificare se il soggetto segue
le vostre istruzioni. Se non lo fa, allora ripetetele. Posizionare
il vostro dito sulla sua testa offre una sorta di punto interno di
focalizzazione. Quando sono altri a eseguire questa tecnica
su di me, riesco perfino a vedere un punto arancione col mio
occhio mentale. Chiedete al soggetto di alzare lo sguardo ver-
so quel punto, e di continuare a guardarlo; ditegli che, mentre
lo guarda, le sue palpebre si stanno incollando una all’altra e
che non riesce ad aprire gli occhi. Potete approfondire que-
sto aspetto chiamando il punto finestra, schermo o lucerna-
rio. Se state facendo un effetto mentale, portate il soggetto a
“imprimerci” un’immagine. Dite al soggetto che non riuscirà
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ad aprire gli occhi. Chiedetegli di provarci e, se ha seguito le
istruzioni, non ce la farà. Ve ne renderete conto perché le sue
sopracciglia si alzeranno ma gli occhi non si apriranno. Arri-
vati a questo punto avete diverse scelte su come procedere.
Potete semplicemente usare questo esercizio come Set
Piece e dire al soggetto che quando schioccherete le dita,
sarà in grado di aprire gli occhi e sarà pronto per il prossimo
giro di istruzioni.
Potete usare questo metodo come induzione in puro stile El-
man, dicendo:
«Adesso smetti di provarci, rilassati, lascia che ogni mu-
scolo, nervo e fibra si rilassi e manda questo rilassamen-
to dalle palpebre attraverso tutto il tuo corpo e scivola in
un sonno profondo.»
L’approccio che preferisco per questa induzione, è di lasciare
che il soggetto opponga resistenza per un attimo e poi, nel
bel mezzo della battaglia, dire:
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«Adesso smetti di provarci e dormi.»
Spingete in avanti la testa del soggetto mentre dite: “Dormi!”
Intensificate immediatamente lo stato e vedete di dare inizio
a dei fenomeni ipnotici.
Spesso uso questo genere di cose con un effetto semplice e
di sicuro successo come il Kolossal Killer o altri tipi di effetti
con le carte. Mi dà la possibilità di valutare i miei potenziali
soggetti ipnotici senza nominare l’ipnosi.
3.2) L’INDUZIONE INVISIBILE
Molti maghi con cui ho parlato a proposito del potenziale le-
gato all’ipnosi nel pre-show sono un po’ confusi su come re-
agirà il soggetto, oltre che sui meccanismi legati al dare le
suggestioni nel pre-show e poi sfruttarne i risultati. Non sono
necessariamente intenzionati a fare l’induzione sul palco. Al-
cuni non vogliono farsi vedere mentre usano l’ipnosi nel loro
show perché magari non è compatibile col loro personaggio.
Non ce n’è bisogno. La ragione di fondo è implicita nel modo
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in cui si reagisce alle suggestioni post-ipnotiche. Definiamo
la reazione a una suggestione post-ipnotica un “atto post-
ipnotico”.
L’idea classica sul procedere degli eventi che ci viene dall’ip-
nosi da palcoscenico è che il performer ipnotizza il sogget-
to, gli dà una suggestione, lo risveglia e immediatamente il
soggetto esegue quello che gli è stato chiesto. La sequenza
viene poi ripetuta. Ma cosa succede se diamo a qualcuno
una suggestione post-ipnotica con un comando che verrà
eseguito solo in un secondo momento, a un’ora prestabilita o
a seguito di un certo segnale?
Milton Erickson ha notato che il soggetto ipnotizzato a cui si
dà l’istruzione di eseguire un atto post-ipnotico sviluppa inevi-
tabilmente e spontaneamente una trance ipnotica. La trance
è spesso di breve durata, avviene in stretta relazione all’ese-
cuzione dell’atto post-ipnotico e dunque è facile non notarla.
In altre parole, quando un soggetto esegue un atto post-ip-
notico, è ipnotizzato. E infatti, se decideste di interromperlo
nel bel mezzo dell’esecuzione di questo atto, potreste dargli
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un’altra suggestione che il soggetto seguirebbe con la stessa
prontezza che mostrerebbe se fosse in una trance regolar-
mente indotta. Svolgere un atto di questo tipo implica dunque
un’auto-induzione, da qui il nome di Induzione Invisibile. Si
tratta dell’induzione che mai nessuno potrà vedere. Durante
la performance non è richiesta nessuna suggestione o istru-
zione di entrare in trance.
Per rendere tutto un po’ più chiaro, tenete a mente questa
definizione dell’atto post-ipnotico data da Erickson stesso:
“Un atto post-ipnotico si è rivelato essere un atto eseguito dal
soggetto ipnotico dopo il risveglio dalla trance, in risposta a
suggestioni date durante lo stato di trance, e nel quale l’ese-
cuzione si distingue per l’assenza di qualsiasi consapevolez-
za cosciente dimostrabile da parte del soggetto per quanto
riguarda la causa soggiacente o la motivazione dell’atto.”
Se ha ipnotizzato il soggetto prima dello show e gli ha dato
una suggestione post-ipnotica, il performer non deve ripetere
il processo formale di induzione. Serve solo che la suggestio-
ne venga attivata. Questo si realizza stabilendo un innesco o
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un segnale chiaro che farà entrare in azione la suggestione
post-ipnotica. È fondamentale che questo punto sia chiaro.
Ad esempio, ipnotizzate qualcuno e ditegli:
«Più tardi nella serata, mi avvicinerò al tuo tavolo e ti chie-
derò di pensare a una parola qualsiasi. Quando schioc-
cherò le dita, la parola “finestra” ti verrà subito in mente.
Penserai alla parola “finestra” quando schiocco le dita.
Penserai che sia una scelta completamente giusta e li-
bera e sarai strabiliato quando indovinerò la parola alla
quale pensi. Tra un attimo ti risveglierò e non avrai alcun
ricordo di questa suggestione o, se è per questo, di es-
sere stato ipnotizzato. Continuerai semplicemente per la
tua strada e ti godrai la serata. Annuisci se hai capito.»
Più tardi nella serata, quando vi trovate al tavolo del sogget-
to, attivate la suggestione, pronunciando le stesse parole di
prima.
«Adesso vorrei provare una cosa nuova. Posso usarti per
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questo? Confermeresti agli altri che non abbiamo prepa-
rato niente? Ok, tra un attimo ti chiederò di pensare a una
parola qualsiasi. Adesso, per favore cambia idea. Tra un
attimo schioccherò le dita, e quando lo farò, cambia di
nuovo idea, ti verrà subito in mente una parola. Non dirla
a voce alta, per favore. Annuisci quando hai la parola. Hai
capito?»
Come indicato da Erickson nella definizione riportata sopra,
il bello sta nel fatto che le persone che eseguono un atto
post-ipnotico non hanno consapevolezza della motivazione
che li spinge ad agire. Questo significa che, se interrogato sul
perché ha pensato una certa cosa, ha fatto una determinata
scelta o ha tenuto un particolare comportamento, il soggetto
tende a giustificarlo, proprio come farebbe se non gli fosse
stata data alcuna suggestione. È come se stesse cercando di
far quadrare la sua nuova realtà. Il soggetto deve giustificare
coscientemente quello che ha fatto.
Un’altra domanda molto comune riguarda il comportamen-
to di coloro che stanno seguendo una suggestione post-
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ipnotica. Appariranno assonnati o svegli?
La risposta a questa domanda è dettata dall’effetto che state
cercando di raggiungere, piuttosto che da limiti imposti dall’ip-
nosi. Il soggetto è suggestionabile. Se volete che sia in grado
di muoversi e parlare normalmente sotto tutti gli aspetti, allora
diteglielo quando state facendo il lavoro di pre-show.
«Ritornerai a questo stato, ma i tuoi occhi saranno aperti,
sarai in grado di muoverti e di parlare normalmente sotto
tutti gli aspetti, seguendo alla perfezione la suggestione
che ti ho dato.»
Se volete che il soggetto sia fuori uso, come se stesse rice-
vendo dei segnali dall’etere, magari per un effetto da seduta
spiritica, assicuratevi che ce l’abbia ben chiaro.
«Sarai in grado di ricevere i segnali e richiamare le infor-
mazioni su questo ricordo, anche se ti sembrerà di far-
cela a malapena. Quando parlerai, lo farai con una voce
inquietante, da bambino.»
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Lasciare che la risposta del soggetto sia dettata dal caso vuol
dire affidarsi al suo modello di ipnosi. Non affidatevi al caso.
Siate voi a dare forma alla sua reazione con le vostre sugge-
stioni.
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4.1) PEEK DI PERCEZIONE
Il Peek di Percezione è un metodo usato per comunicare se-
gretamente il seme e il valore della carta a uno spettatore.
Viene anche usato come pseudo-induzione o induzione rea-
le di Fissazione Occhio-Mano.
Vi spiegherò come funziona e poi lo inserirò nel contesto di
un effetto di mentalismo. Per prima cosa i ringraziamenti. Il
Peek di Percezione è maggiormente ispirato all’effetto Shar-Shar-
pie Sense di Kenton Knepper, che mi ha davvero dato una
buona comprensione di quanto efficace e affidabile possa es-
sere un complice immediato. Per l’applicazione pratica devo
citare l’uso dell’effetto Peek del Partecipante nel libro The 8th
Maneuver, che è stato a sua volta ispirato dalla persona che
per prima ha coniato il termine Peek del Partecipante, Ri-
chard Busch, nel suo influente libro Peek Performances. Infi-
CAPITOLO 4
TECNICHE
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ne, grazie a Brent Walske per aver creato la Pyro Perception,
che è ciò che fa funzionare tutto questo.
Segue la definizione di Busch.
“[Un Peek del Partecipante] si riferisce a qualcosa che si
permette di vedere solo a un partecipante, un assistente o
anche un complice.”
Richard Busch, Peek Performance
Il prodotto Pyro Perception di Brent Walske vi permette di far-
vi quella che sembra una bruciatura su pollice e indice nella
forma del seme e del valore della carta – simile al segno
che rimane se si premono le dita sul buco rotondo in fondo
a una chiave di casa – e quindi Walske suggerisce di pas-
sare le dita sopra a delle fiamme, di usarle per spengere dei
fiammiferi e di tirare fuori la carta lampo. Quando ho fatto il
trucco della Pyro Perception, che so che funziona benissimo
nell’ambiente giusto, sono rimasto affascinato dalla facilità
con cui sparivano i segni, e ogni tanto lo facevo proprio da-
vanti a uno spettatore – dovete rimanere “freddi”. Per riuscire
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in questo effetto, nel momento di calo dopo aver svelato il
seme e il valore della carta, premo con forza il pollice e il pol-
pastrello dell’indice l’uno contro l’altro per eliminare i segni,
poi li avvicino allo spettatore come se ci fossero ancora e
soffio. La reazione è forte quanto quella di quando appaiono,
visto che sembra portare lo spettatore a chiedersi se abbia
mai effettivamente visto quei segni in partenza.
Mi sono reso conto che questo gadget è un modo eccezionale
per passare informazioni a qualcuno segretamente. Le mani,
chiaramente, rimangono vuote per tutta la durata dell’effetto.
I segni vengono cancellati in un istante, premendo insieme
le dita, e voi siete “puliti” dato che il prodotto Pyro Perception
rimane nella tasca dei vostri pantaloni.
Il mio primo pensiero è stato che potevo usarlo allo stesso
modo in cui userei lo Sharpie Sense di Kenton Kepper. Il pro-
blema che avevo era di far concentrare qualcuno sulla punta
delle dita per far sì che potesse vedere l’informazione senza
far sapere al pubblico cosa stesse succedendo. Perché chie-
dere a qualcuno di concentrarsi sulla punta del vostro pollice
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e del vostro indice?
La risposta è arrivata abbastanza velocemente. Ma certo, per
indurre una trance!
Il Peek di Percezione richiede di usare la punta delle dita per
concentrare l’attenzione dello spettatore mentre inducete la
trance – trance reale o pseudo-trance. Se il vostro scopo è
quello di indurre l’ipnosi allora questa è una fissazione ocu-
lare e procede in modo simile alla Fissazione Occhio-Mano
delineata ne L’Ipnotista. Se volete usarla per ipnotizzare qual-
cuno e vi trovate di fronte un buon soggetto, indurrete l’ipnosi,
oltre a trasmettere il valore della carta.
Per prima cosa dovete far apparire in modo nascosto i segni
della carta su pollice e indice. Poi, tenete la mano a circa 20
cm dagli occhi dello spettatore, col palmo rivolto in giù, così
che la punta del pollice e dell’indice risultino allineati al loro
sguardo. Quello che effettivamente dovete fare è attirare l’at-
tenzione sui segni con l’altra mano e con ciò che dite, perché
la punta delle dita è il punto focale nell’induzione della tran-
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ce. Vedranno il numero e il seme e, usando quello che dite,
potete far sì che ve lo confermino senza avvertire nessun’al-
tro. Mentre avvicinate il pollice e l’indice ai loro occhi, potete
indurre la trance o almeno creare l’apparenza di averlo fatto.
Di nuovo, pensate questo effetto proprio come la Fissazione
Occhio-Mano o la Stretta di Mano. Ricalcherete e guiderete.
«Mentre tieni gli occhi fermi lì, e vedi le dita che si avvi-
cinano al tuo viso, puoi notare che cambia la messa a
fuoco dei tuoi occhi e chiuderli e vedere nella tua mente
quella carta. Non dirla a nessuno.»
Potete poi continuare per assicurarvi di arrivare alle Palpebre
Incollate. Semplicemente posizionate le vostre dita sulla te-
sta del soggetto dopo che ha chiuso gli occhi e chiedetegli di
rivolgere lo sguardo in alto verso quel punto e di visualizzare
la carta su uno schermo. Se desiderate ripetere l’effetto, in-
ducete nuovamente la trance – comunicando valore e seme
di un’altra carta. Proprio come l’ipnosi vera e propria, ogni
volta diventa più veloce. Adesso, il soggetto sa cosa deve
fare. Poi può seguire un intervallo di tempo lungo quanto vo-
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lete fino al momento in cui chiederete di rivelare la carta a cui
sta pensando.
Quindi, in una situazione improvvisata, potete fare una previ-
sione di fronte a uno spettatore e acchiappare un passante e
forzare la carta usando il Peek di Percezione.
L’effetto illustrato di seguito fa uso del Peek di Percezione sia
come modo di comunicare un’informazione che come indu-
zione ipnotica.
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5.1) IL VEGGENTE
Date a una persona di un gruppo di spettatori un mazzo di
carte da esaminare e mescolare liberamente, la chiamere-
mo il “mazziere”. Mentre le carte vengono mescolate, chiede-
te a un’altra persona del gruppo di partecipare nel ruolo del
“veggente”, facendole presente che le indurrete uno stato di
trance nel quale sarà in grado di “immaginare” di avere abilità
mentali sovrannaturali. Dimostrate in che modo ipnotizzerete
il veggente. Il mazziere rimette le carte nella scatola e le tie-
ne. Ipnotizzate il veggente e chiedetegli di crearsi l’immagine
mentale di una carta. Dice che carta è. Il veggente viene ri-
svegliato. La vittima che regge la scatola tira fuori le carte e
gira la prima: è la stessa. Il veggente viene di nuovo portato
in trance. Il mazziere alza le carte per arrivare a una carta dal
mazzo mescolato e la appoggia sul tavolo, a faccia in giù. Il
veggente mette la mano sulla carta e dice qual è. Il veggen-
CAPITOLO 5
EFFETTI
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te viene risvegliato dalla trance. Il mazziere riconosce che
il veggente ha dato la risposta corretta. Infine, con la mano
ancora sulla carta, la vittima veggente viene di nuovo ipnotiz-
zata. Diventa incapace di aprire gli occhi, e poi di sollevare la
mano. Il veggente ha la visione di un’altra carta. Dice qual è
e poi la mano si solleva, non è più incollata al tavolo. La car-
ta sotto alla sua mano è quella nominata. Il veggente viene
risvegliato dalla trance e non è in grado di ricordare nessuna
delle carte nominate.
Metodo
Il Veggente deve molto all’effetto The 8th Maneuver di Luke
Jermay. Luke mi ha gentilmente dato il permesso di citare il
suo lavoro. Dalle recensioni vedo che The 8th Maneuver è un
effetto che o si odia o si ama. La prima persona che me lo ha
mostrato lo odiava e mi ha semplicemente illustrato il metodo
con disgusto. Io avevo appena iniziato col mentalismo e ne
ero affascinato, ma ormai il prodotto non veniva più venduto o
era esaurito. Sospetto che la persona che me lo ha mostrato
non abbia colto il punto e non lo abbia effettivamente provato.
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L’inganno immediato non faceva per lui.
Esatto. Questo effetto, come The 8th Maneuver, si basa sull’uti-
lizzo divertente di un complice immediato, che in questo effet-
to è affidabile. L’effetto non inizia fino a che non ne avete uno,
cosa che si realizza in modo semplice e invisibile. Se il com-
plice “non ci sta” potete fare qualsiasi altra cosa che potreste
fare con un mazzo ben mescolato di carte e lui non saprà mai
che gli avete chiesto di partecipare all’inganno.
Se il solo pensiero di mettere in atto un tale piano diabolico
vi riempie di paure, allora andate da un terapeuta e liberate-
vene – ce ne sono molti di terapeuti oggigiorno che vi garan-
tiscono dei risultati. Vedrete in questo effetto che il complice
può gustarsene una parte a ogni passo, e che al momento
culminante viene usato e lasciato un po’ in confusione, ma
poi sollevato da tutti gli altri che lo considerano con ammira-
zione. Ipnotizzandolo, potete mettere il complice tanto con le
spalle al muro che difficilmente svelerà qualsiasi aspetto del
metodo, e se anche lo facesse probabilmente nessuno gli
crederebbe.
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Quando ho creato il Peek di Percezione e ho riguardato al-
cune tecniche che facevano uso di complici immediati, come
Sharpie Sense e altri, il concetto di The 8th Maneuver sem-
brava calzare a pennello. Mi piaceva moltissimo il fatto che
c’era una rivelazione multipla. So che Luke Jermay usa del-
le variazioni di questo effetto sul palcoscenico, nelle quali si
svelano altre cose, oltre alle carte, che trae molto più in in-
ganno rispetto allo schema originario. C’erano un paio di ca-
ratteristiche di The 8th Maneuver che non erano adatte a me.
Una era il modo in sé di comunicare le carte. L’altro era il fatto
che il performer selezionasse le carte. Quello che ho fatto qui
è stato di cambiare il metodo per comunicare segretamente
le carte usando il Peek di Percezione, di inserire la doppia
realtà coinvolgendo altri spettatori nel gioco per selezionare
le carte e di aggiungere tecniche ipnotiche per completare
l’effetto.
Questa routine necessita di un pubblico. Funziona bene sul
palco o “in salotto”, sia in modo formale che improvvisato. Usa
un complice immediato, una doppia realtà, ipnosi e il Peek di
Percezione. Se il vostro complice immediato giunge a essere
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davvero ipnotizzato, allora incollerete la mano di uno spetta-
tore al tavolo e gli darete l’amnesia. Se usate la pseudo-ipnosi
allora non potete né sfidarlo direttamente a sollevare la mano
incollata o garantire l’amnesia, a meno che non siate in gra-
do di farlo usando tecniche di linguaggio sullo stile di Kenton
Knepper o Enrique Enriquez. Vi consiglio di dare un’occhiata
a Kentonism e Act of Imagination se non conoscete il loro la-
voro. Anche se non sfidate lo spettatore con la mano incollata
o l’amnesia, susciterete comunque un effetto forte. Spero che
facciate il salto nel vuoto e ipnotizziate lo spettatore. Davanti
a più gente lo eseguite ogni volta, tanto meglio, perché fa più
effetto sul complice immediato che usate come veggente.
Tutto quello che dovete dire lo trovate qui. Se non avete si-
curezza in voi o voglia di presentarvi come ipnotista, allora
avete due scelte: o fingete di essere un ipnotista o non men-
zionate affatto la trance e l’ipnosi. L’effetto è così convincente
che è ugualmente potente anche lasciando la spiegazione a
coloro che osservano la dimostrazione. Potete fare allusio-
ni all’ipnosi, senza dover dire di essere un ipnotista. Il Peek
di Percezione verrà usato come metodo di induzione della
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trance molto rapido e molto diretto. Fortunatamente, anche
se non riuscite a indurre l’ipnosi, gli effetti sembrano gli stes-
si, visto che la pseudo-ipnosi è molto simile alla cosa in sé.
Le carte
Le carte sono un mazzo normale mescolato liberamente da
uno spettatore – tutte tranne quattro. Queste dovrebbero es-
sere le quattro che sono contenute nel prodotto Pyro Percep-
tion. Giusto per rendere chiara la spiegazione, queste sono:
• 1 = 3 di fiori
• 2 = 4 di quadri
• 3 = 6 di picche
• 4 = Regina di cuori
Per prima cosa, dovete avere il controllo delle quattro carte in
cima al mazzo. Un altro punto importante è che siano queste
quattro in questo ordine (1, 3, 2, 4):
• 1 = 3 di fiori
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• 3 = 6 di picche
• 2 = 4 di quadri
• 4 = Regina di cuori
La ragione per questo verrà chiarita tra un attimo.
Potete impalmare le quattro carte, dare le altre a uno spet-
tatore perché le mescoli e poi posizionarle in cima al mazzo
dove le potete ritrovare e mettere nella scatola. Oppure pote-
te lasciare le quattro carte nella scatole e poi, quando le altre
carte mescolate vengono rimesse a posto ci finiscono sem-
plicemente sopra o scivolano sotto, secondo la vostra prefe-
renza. Questa semplice mossa costituisce il mio approccio
preferito. Vuol dire che non dovete toccare le carte, dato che
lo spettatore che le mescola le carica sopra quando mette
il mazzo nella scatola. Ho visto questa tecnica per la prima
volta nel trucco ShuffleCutDeal di Jay Sankey.
Per realizzare questo effetto tenete le quattro carte a faccia
in su nella scatola, sul lato della scatola che ha la linguetta,
in modo che la Regina di cuori sia rivolta verso di voi. Mettete
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la linguetta dentro alla scatola, in modo che vada a coprire la
Regina di cuori, e poi mettete il resto delle carte che erano a
faccia in su sopra alla linguetta. Potete poi rimuovere le altre
carte, potete anche farle cadere, cosa che dà davvero l’idea
che la scatola sia vuota, mentre il pacchettino di quattro carte
resta riposto al sicuro nella scatola. Potete poi eseguire qual-
siasi effetto vogliate col mazzo prima di darlo a uno spettato-
re per farglielo controllare e mescolare. Questo non è certo
un effetto con cui iniziare, quindi più cose riuscite a fare con
il mazzo pulito tanto meglio. Quando dite di voler rimettere le
carte nella scatola, spesso la persona semplicemente ve le
restituirà, se così fosse, ottimo. Potete incoraggiarli a metterle
nella scatola. Usate la linguetta per oscurare qualsiasi possi-
bile vista delle carte. Tiratela fuori all’ultimo secondo oppure
inserite la punta del pollice nella scatola, in modo che tocchi
la carta rivolta in su. Se è lo spettatore a posizionare le carte,
allora è piuttosto semplice tirare fuori la linguetta continuando
a mantenere le carte in posizione, mentre il resto del mazzo
scivola dentro. Le carte mescolate con le quattro carte da
forzare in cima sono adesso caricate e pronte, chiudete la
linguetta e date la scatola delle carte al mazziere perché la
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tenga.
In questa routine vi è sufficiente usare tre carte. Io ne carico
quattro solo nel caso in cui mi sentissi costretto a ripetere
l’effetto su richiesta. In quel caso, ho un’altra carta da poter
forzare.
Il veggente
Il complice immediato prende il ruolo del veggente. Agli occhi
del pubblico il veggente sta chiaramente ricevendo informa-
zioni da qualcuno. Non sanno esattamente come e quando.
Questo vuoto rende molto semplice la creazione di effetti di
multi-realtà. Quello più semplice da manipolare in questo ef-
fetto è il tempo. Una buona dose di ritardo crea una distorsio-
ne che mette il “come” e il “quando” in forte dubbio.
Il Peek di Percezione è il metodo usato per trasmettere il seme
e il valore di ciascuna carta. La prima carta che il veggente
nominerà sarà quella che si trova in cima al mazzo “libera-
mente” mescolato. In altre parole, la carta che si trova più in
alto delle quattro caricate nella scatola. Avete l’opportunità
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di comunicare queste informazioni al complice già nel mo-
mento in cui il mazzo viene mescolato dall’altro partecipan-
te. Lo script che segue nella prossima parte vi permette di
far acconsentire il complice e di assicurarvi che capisca che
ruolo deve svolgere, quasi come se poteste fare una prova
generale. Avrete l’opportunità di rafforzare tutto questo tra un
attimo, quando effettivamente gli farete fare quello che avete
appena provato. Da quel punto in poi, è tutto in discesa. Se il
complice immediato non acconsente, allora potreste passare
direttamente al trucco ShuffleCutDeal di Jay Sankey o a qual-
siasi altro effetto con le carte. Siete in una posizione di forza
perché sapete quali sono le quattro carte in cima al mazzo.
Tuttavia questa è una via di scampo della quale non ho mai
avuto bisogno. Se quello che segue viene eseguito corretta-
mente il complice immediato “ci sta” sempre.
La prima carta che vedrà il veggente è la carta forzata in
cima al mazzo – il 3 di fiori. La seconda carta che vedrà è
la terza carta dalla cima del mazzo – il 4 di quadri. Anche
questa verrà forzata. In questo approccio, ho suggerito una
forzatura cross cut o una doppia presa, ragione per la quale
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l’ordine delle carte era 1, 3, 2, 4. La terza carta che vedrà il
veggente si troverà sotto la sua mano. Questa inizialmente
era la seconda carta dalla cima – il 6 di picche.
Le parole e i fatti
Innanzitutto, posizionate il gadget Pyro Perception corretta-
mente nella tasca dei vostri pantaloni, ovvero in quella che,
se vi trovate in piedi di profilo rispetto al pubblico, non si vede.
Orientate il gadget in modo che possiate infilare la mano in
tasca e farvi facilmente il primo segno. Pyro Perception è pro-
gettato in modo che anche solo al tatto possiate capire come
è posizionato. Il segno Pyro dura un bel po’ sulle dita, quindi
potete tenere le mani ben lontane dalla tasca e comunque
stare tranquilli che il segno c’è.
Rivolgendovi al gruppo:
«C’è qualcuno che è già stato ipnotizzato?»
Tenete a mente le risposte e concentratevi sullo spettatore
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che sarà il veggente. Se sapete già che uno dei presenti è un
buon soggetto allora usate quella persona.
«C’è qualcuno che crede alle abilità paranormali o di te-
lepatia? Sapete a cosa mi riferisco, secondo voi è possi-
bile che qualcuno sia in grado di farsi un’idea su eventi
del passato o addirittura di fare previsioni sul futuro? Di
recepire delle “impressioni” semplicemente toccando gli
oggetti, questo genere di cose.»
Se qualcuno dice di sì:
«Ottimo, vorrei usarti per questo effetto. Se per te va bene,
quello che farò sarà indurti uno stato di trance leggera, di
modo che ti possa davvero concentrare e usare al meglio
la tua immaginazione. Voglio che tu recepisca l’idea che
hai un’abilità mentale sovrannaturale. Voglio solo che tu
mi segua, immaginando come ti sentiresti se davvero fos-
si un “veggente”.»
Se qualcuno dice di no:
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«Ottimo, neanch’io. Se per te va bene, quello che farò sarà
indurti uno stato di trance leggera, di modo che ti pos-
sa davvero concentrare e usare al meglio la tua immagi-
nazione. Voglio che tu recepisca l’idea che hai un’abilità
mentale sovrannaturale. Voglio solo che tu mi segua, im-
maginando come ti sentiresti se davvero fossi un “veg-
gente”.»
Poi imprimetevi sulla mano i segni della prima carta, mentre
dite al veggente:
«Se ti chiedo di immaginare qualcosa, voglio che tu fac-
cia del tuo meglio per immaginarlo; se ti chiedo di visua-
lizzare qualcosa, voglio che tu faccia del tuo meglio per
visualizzarlo e che ti impegni nel cercare di farti un’idea
di cos’è che ti voglio veramente mostrare. L’ipnosi si basa
sulla presentazione di alcune idee che poi tu puoi svilup-
pare. Quindi, vediamo se sei bravo. Tutto quello che farò
sarà di chiederti di concentrarti sulla punta delle mie dita,
così, e io le avvicinerò al tuo viso. Nella tua mente, visua-
lizza una carta bianca, senza né seme né valore. Voglio
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che cerchi di sviluppare l’immagine di quella carta par-
tendo solo da queste due cose, il seme e il valore, adesso
li vedi, non c’è bisogno di dire niente, semplicemente an-
nuisci se hai capito. Sviluppa l’immagine di quella carta e
quando lo hai fatto, annuisci di nuovo. Eccellente. Le mie
dita si avvicineranno e mentre cambia la messa a fuoco
dei tuoi occhi, i tuoi occhi si chiuderanno, e io ti chiederò
semplicemente di tenere quella immagine nella tua men-
te. Ok. Occhi aperti, completamente sveglio.»
Al mazziere:
«Per favore prendi le carte e esaminale, assicurati che sia
un normale mazzo di carte e dagli una bella mescolata.
Adesso rimettile nella scatola e tienile.»
Ovviamente, il mazziere ha appena caricato le carte che ave-
vate lasciato nella scatola sul mazzo mescolato.
Imprimetevi di nuovo i segni della prima carta sulle dita e dite
al veggente:
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«Adesso so che sei in grado di farlo, guarda di nuovo qui,
non c’è bisogno che guardi da qualsiasi altra parte o di
dire niente, concentrati solo di nuovo sulla punta delle
mie dita e di nuovo, quando si avvicineranno al tuo viso,
voglio che ti concentri sui dettagli, visualizza il seme e il
valore della carta nella tua mente e mentre le mie dita si
avvicinano, nota come cambia la messa a fuoco dei tuoi
occhi. Mentre noti questo, chiudi gli occhi. Adesso svi-
luppa quell’immagine della carta nella tua mente. Con gli
occhi chiusi, alza lo sguardo fino al punto in cui si trova-
no le mie dita e immagina quella carta su uno schermo
nella tua mente. Quando la riesci a vedere chiaramente
annuisci. Adesso, per favore, pronuncia a voce alta che
carta vedi su quello schermo. Ottimo, adesso smetti di
guardare lì; occhi aperti, completamente sveglio.»
Al mazziere:
«Per favore prendi le carte dalla scatola e sistemale sul
tavolo. Gira la prima.»
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Al veggente:
«Ottimo, sei stato eccezionale. Facciamolo di nuovo.»
Rimettete la prima carta nel mazzo e chiedete al mazziere
di tagliare il mazzo, in modo che sia pronto per una forzatura
cross cut di quella che adesso sarà la nuova carta in cima al
mazzo.
Al mazziere:
«Voglio che tagli il mazzo per arrivare a una carta nuova,
per favore alzale da un punto più o meno alla metà del
mazzo e mettile qui, così sappiamo da che punto le hai
alzate.»
Fatevi il segno della seconda carta e dite al veggente:
«Ti ripeto, sei stato bravissimo. Concentrati semplicemen-
te di nuovo sulla punta delle mie dita, vedrai che diventa
più semplice ogni volta. Anche questa volta, voglio che
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visualizzi un’altra carta nella tua mente. Non dire nulla,
concentrati semplicemente sui dettagli, prima il seme e
poi il valore, mentre le mie dita si avvicinano cambierà la
messa a fuoco dei tuoi occhi. Adesso chiudili e vai all’in-
terno, guarda in alto verso quello schermo nella tua men-
te. Voglio che lì ti faccia l’immagine di quella carta. Quan-
do la vedi annuisci.»
Al mazziere:
«Hai idea della carta alla quale sei arrivato tagliando il
mazzo? Per favore, guardala e ricordati qual è.»
Fate una doppia presa in modo che il mazziere la veda e gi-
rate e posizionate la carta in cima sul tavolo.
Al veggente:
«Occhi aperti, completamente sveglio. Appoggia la tua
mano sulla sua carta. Chiudi gli occhi e di’ che carta hai
visto nella mente.»
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Fatevi i segni della terza e ultima carta mentre dite al veggen-
te:
«Ottimo. Adesso continua a premere su quella carta, spin-
gila contro il tavolo. Faremo questo gioco un’ultima volta.
Guardami, e di nuovo guarda le mie dita, e anche stavolta
sai cosa devi fare, bene, così, sempre più vicine fino a che
gli occhi non si chiudono, bene, così. Sviluppa l’immagi-
ne di un’altra carta nella tua mente. Comincia dai detta-
gli, fino a che anche stavolta non vedi la carta su quello
schermo nella tua mente. Adesso, mentre guardi quella
carta e ascolti la mia voce, le tue palpebre si incollano,
continua a guardare quella carta sullo schermo mentre le
tue palpebre si incollano, non puoi aprire gli occhi, puoi
provarci ma non ci riuscirai. Adesso smetti di provarci e
immagina che la mano sia incollata al tavolo, proprio in-
chiodata, attaccata, incollata al tavolo. Non puoi sollevar-
la, provaci, non puoi sollevarla. Adesso smetti di provarci
e, sempre con gli occhi chiusi, di’ che carta hai in mente.»
«Tra un momento, toccherò il dorso della tua mano e tu
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sarai in grado di sollevarla, ma solo alla velocità alla quale
vengono cancellate dalla tua mente quelle carte che hai
visualizzato. Quello schermo è vuoto ora. Andate, dimen-
ticate del tutto. Se qualcuno ti chiederà se sei in grado
di ricordarti una di quelle carte, gli dirai di no. Annuisci
quando sono tutte sparite.»
Toccate la mano. Girate la carta sul tavolo in modo che tutti la
possano vedere e rimettetela nel mazzo.
«Ok, tra un attimo conterò fino a cinque, e al cinque tor-
nerai alla piena consapevolezza vigile. I tuoi occhi si apri-
ranno e tutti ti faranno un bell’applauso, ti sentirai benissi-
mo, come se ti fossi risvegliato dopo una dormita di 8 ore.
Ovviamente saprai che l’ipnosi non è sonno, ma la prossi-
ma volta che dormirai, dormirai benissimo. Non avrai del
tutto chiaro cosa sia successo qui, solo che sei andato
benissimo. Uno. Ti prepari. Due. Un’ondata di energia ti
attraversa le dita delle mani e dei piedi, attraverso le brac-
cia, le gambe, la spina dorsale fino alla cima della testa.
Tre. Fai un respiro profondo, il petto si riempie di energia
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ricca di ossigeno, che si diffonde a ogni muscolo, nervo e
fibra. Quattro. Dell’acqua fresca di fonte purifica la mente
e tutto il tuo corpo, sei rinfrescato e pieno di energia. Cin-
que. Occhi aperti, completamente sveglio. Sentiamo un
bell’applauso per il grande veggente, forza. Davvero, sei
stato eccezionale. Non sottovalutare i tuoi poteri. Ringra-
ziamo anche il mazziere. Ottimo.»
Questa ultima parte è ispirata dalle parole usate in Sharpie
Sense, per mettere a tacere il complice immediato alla fine
dell’effetto. Il complice ovviamente è stato “ingannato” e quin-
di non può spiegare niente. Questo vi dà anche l’opportunità
di chiedere un bello scroscio di applausi, che fa sentire bene
il complice e dà un buon intervallo di tempo in modo che, se
decidete di mettere alla prova l’amnesia, molto probabilmen-
te funzionerà. Se poi effettivamente decidete di testare l’am-
nesia o no sta a voi. Valuto la mia scelta in base al successo
con la mano incollata. Se la mano è rimasta ben incollata,
allora metto alla prova l’amnesia.
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5.2) REVERSE MIND READING
Si seleziona uno spettatore dal pubblico. Gli viene detto che il
mentalista gli leggerà la mente e lo si fa mettere a sedere. Gli
viene detto che ha una cicatrice sulla gamba e lui conferma.
Il mentalista dice su quale gamba e racconta molti dettagli sul
modo in cui si è procurato quella cicatrice. Il mentalista poi
gli chiede di pensare ad alcune informazioni personali, come
l’indirizzo di casa o una data significativa e, di nuovo, le dice
senza porre alcuna domanda. Gli chiede di pensare a un nu-
mero tra uno e mille e lo nomina correttamente. Poi gli chiede
di pensare a una parola qualsiasi. Il mentalista la indovina,
lasciando lo spettatore strabiliato.
Non c’è niente di scritto, non ci sono accessori di scena, non
c’è doppia realtà. Potete letteralmente fare qualsiasi doman-
da allo spettatore. Chiunque assista a questa dimostrazione
può chiedere allo spettatore di pensare alla risposta di una
domanda che gli pone e il mentalista ci azzecca ogni volta.
Se lo si desidera, allora il membro del pubblico può perfino
provare a indovinare la risposta e questa sarà corretta, senza
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che abbia la benché minima idea di come abbia fatto.
Metodo
Il concetto e il metodo alla base del Reverse Mind Reading
sono stati sviluppati con il mio caro amico e partner d’affari
Kev Sheldrake. Sono stati in parte ispirati dall’ammirazione
per una routine su uno degli show televisivi di Derren Brown,
che io chiamo “Leggi la Mente a 10 Centesimi”. Il resto è ve-
nuto da una delle nostre routine ipnotiche preferite, Impara
l’Ipnosi in 60 Secondi. Se non avete visto la routine di Derren
Brown, il performer fa radunare una folla e sceglie due vo-
lontari. Uno dei due cercherà di leggere la mente dell’altro.
Derren Brown poi prende da parte lo spettatore che farà il
veggente, dando l’impressione di dargli delle istruzioni sul
modo di procedere – non riuscite a sentire quello che vie-
ne effettivamente detto. I due spettatori vengono riuniti e lo
spettatore che fa il veggente riesce ad azzeccare con buona
approssimazione quello che l’altro pensa.
È un effetto fantastico. A lungo mi sono chiesto come venisse
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creato – e lo faccio tuttora! Osservando la routine di Brown ci
è venuto in mente che, forse, il lavoro fatto con lo spettatore
veggente serva effettivamente a creare confusione e che il
vero lavoro sia già stato svolto con la persona alla quale vie-
ne fatta la lettura della mente. Non so ancora se sia questo il
caso, ma a ogni modo volevo rendergli merito per l’ispirazio-
ne.
Mentre pensavamo a tutto questo, Kev e io stavamo lavoran-
do a un metodo improvvisato per trasformare una persona
qualsiasi in un ipnotista. Facciamo molta ipnosi da strada e
l’idea di trasformare qualcuno in un ipnotista e fargli ipnotiz-
zare qualcun altro ci piaceva.
Il nostro approccio era di fargli sapere che, per diventare L’Ip-
notista, per prima cosa doveva farsi ipnotizzare. Poi scegliete
tra le due persone il soggetto migliore per fare la parte di chi
viene ipnotizzato e l’altro per diventare l’ipnotista. Poi passa-
te 60 secondi col potenziale ipnotista, a una distanza dalla
quale anche chi verrà ipnotizzato possa sentire. Insegnategli
un’induzione per davvero, dandogli delle semplici istruzioni
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su come dare le suggestioni, quali fenomeni sollecitare e poi
sguinzagliatelo. In pratica, ci siamo accorti che non è effetti-
vamente necessario ipnotizzare i soggetti prima. Basta lavo-
rare di strategia nella scelta dei ruoli.
Comunque, sto divagando. Le due idee si sono fuse insieme
alla fine di una sessione di brainstorming ed è nato il Reverse
Mind Reading. Potete vedere dei filmati sia di Impara l’Ipnosi
in 60 Secondi che di Reverse Mind Reading sul mio canale
YouTube, “antonmes”.
Il metodo è semplice. Ipnotizzate qualcuno per credere che
voi, o qualcun altro, siete in grado di leggere la mente. Ditegli
a parole chiare che sarà convinto che tutto quello che il veg-
gente gli dirà sulla sua vita e su quello a cui sta pensando sia
vero. Ditegli che ogni volta confermerà che è vero con sba-
lordimento sempre maggiore a ogni rivelazione. Questo è un
esempio di una suggestione post-ipnotica generativa.
Devo alzare la mano e confessare che la presentazione illu-
strata sotto è stata progettata per fare il finto mentalista – l’idea
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era di alludere ai metodi tradizionali di lettura della mente,
come il cold reading, la ricerca pre-show, forzare e sbirciare,
senza effettivamente usare nessuna di queste tecniche. Ho
usato questo approccio spesso, sia in contesti improvvisati
che sul palco. A volte do la suggestione pre-show o semplice-
mente a microfono spento mentre succede qualcos’altro sul
palco. Questo approccio pre-show viene spiegato di seguito.
Le parole e i fatti
Ok, quindi prima di uno spettacolo o magari mentre le per-
sone sono in piedi e passeggiano, iniziate un Set Piece. La
scusa potrebbe essere quella di selezionare qualcuno per
un effetto. Potrebbe essere una dimostrazione di quello che
verrà più avanti. Identificate un buon soggetto. Ipnotizzatelo
e mettete alla prova il vostro lavoro. Se avete letto L’Ipnotista,
saprete che questo significa dare una suggestione e vedere
se il soggetto risponde. Per darvi l’assoluta tranquillità che
l’effetto funzioni, vi consiglio di fare la prova con l’amnesia.
Fate una reinduzione e date la suggestione post-ipnotica che
segue:
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«Sono un incredibile veggente. Tra un po’ di tempo, ti
chiederò di fare il volontario per un esperimento e io leg-
gerò la tua mente. Quando ti toccherò sulla spalla e ti
dirò che vorrei provare un po’ di lettura della mente con
te, crederai che sono un incredibile veggente. Da quel
momento in poi, tutto quello che ti dirò sulla tua vita e
su quello a cui stai pensando, lo prenderai per corretto
e vero. Confermerai che sia corretto. Nel momento in cui
dirò quello che io credo tu stia pensando, tu crederai al
100% che era quello che stavi pensando. Sarai strabiliato,
ti chiederai come faccia a sapere queste cose e sempre
più meravigliato a ogni rivelazione successiva. Annuisci
se hai capito. Tra un attimo ti risveglierò e avrai un’amne-
sia totale di questa suggestione. La prossima volta che
ci incontreremo sarà come se fosse la prima volta che ci
conosciamo. 1, 2, completamente sveglio.»
Distraete il soggetto immediatamente dopo averlo risvegliato
con un paio di domande sciocche. Questo incoraggia ancora
di più l’amnesia.
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Fase di Mind Reading
«Ok, adesso vorrei provare una cosa nuova. Ho bisogno
di un volontario. Andrai benissimo. Per favore, siediti qui.
(Toccate la spalla.) Vorrei provare a leggerti la mente. Pro-
metto di non rivelare niente di troppo personale e ti darò
semplicemente le mie prime impressioni. Per te va bene?»
«Ok, chiudi gli occhi. Vai all’interno e concentrati sul tuo
corpo per un attimo. Percepisco già che hai una cicatrice
su una delle gambe? Annuisci se è così. Eccellente. Si
trova sul ginocchio, non è vero? Il ginocchio sinistro.»
«Adesso apri gli occhi. Ovviamente, molti di noi hanno
delle cicatrici sulle gambe. Quindi per favore non dirmi
ancora come e dove te la sei procurata, ma puoi ricordarti
quando tu ti sei procurato la ferita che ha portato alla ci-
catrice? È stato quando eri bambino. C’era qualcun altro
lì con te. Qualcuno a te caro. Eccellente. Un amico. Non
te la sei mica fatta cadendo dalla bici?»
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Formulando l’ultima domanda in questo modo, a volte “sba-
gliate”. Il soggetto può interpretare la situazione come se gli
steste ponendo una domanda e non facendo un’affermazio-
ne. Potrebbe dire: “No, infatti. Me la sono fatta arrampicando-
mi su un muro.” Questo ovviamente potenzia l’effetto.
«Ok, adesso vorrei provare una cosa diversa. Vorrei che
pensassi ai tuoi amici. Lascia che ti passino nella mente
alcuni dei tuoi migliori amici. Fermati su quelli dei quali
conosci il numero telefonico. Ne hai trovato uno?»
«Si tratta di qualcuno che vedi regolarmente? Ok, con-
centrati sul suo nome. Stai pensando a un uomo, vero?
Non voglio che dici il suo cognome, concentrati solo sul
nome. Percepisco una A… No una O. Ecco, stai pensando
a Jon, vero? Sì, Jonathan, ma lo hai sempre chiamato Jon,
giusto?»
«Ottimo. Adesso cambiamo un po’ direzione. Ti ho chiesto
di pensare a delle cose del tuo passato e a persone che
conosci. Questo dà l’idea che io conosca il tuo passato.
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Vorrei sottolineare che non è così. Tutto quello che sto fa-
cendo è leggere la tua mente proprio adesso, percepen-
do delle cose, questo dà l’impressione che io sappia più
di quanto non sappia davvero. Per dimostrare che tutto
questo avviene in tempo reale, tra un istante schioccherò
le dita, e ti verrà in mente un numero tra uno e mille. Per
favore non pensarci prima, aspetta che schiocchi le dita.
Sei d’accordo, ti sembra ragionevole? Ottimo.»
Schioccate le dita.
«Ok. Stai pensando a un numero. C’è una ragione parti-
colare per cui lo hai scelto o ti è semplicemente apparso?
Ok, concentrati su di esso. Ho un po’ di difficoltà con una
delle cifre. No, aspetta. Quasi tutti scelgono un numero a
tre cifre, tu non lo hai fatto. Stai pensando a un numero a
due cifre, giusto? Vedo che stai provando a ingannarmi.
Adesso pensa a quel numero. 52!»
«Ottimo. Adesso libera di nuovo la tua mente. Anche que-
sta volta, per favore aspetta che schiocchi le dita. Quando
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lo faccio, vorrei che tu pensassi a una parola, a qualsiasi
parola della lingua italiana.»
Schioccate le dita.
«Ok, ne hai trovata una. Adesso, nell’occhio della tua men-
te voglio che veda questa parola, e immagini che sia scrit-
ta in una specie di cerchio. È una parole lunga. Guarda
tutte le lettere e scegline una importante.»
«S. E la lettera che viene dopo è una I. Percepisco anche
un’altra S, SIS… No, viene prima. Inizia con la P. Precipite-
volissimevolmente!»
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Testi di riferimento
Paul BROOK, The Gift. The 14th Step to Mentalism, Paul
Brook, 2007.
Richard BUSCH, Peek Performances, Magic Inspirations,
2001.
Dave ELMAN, Hypnotherapy, Westwood Publishing Compa-Compa-
ny, 1964.
Milton H. ERICKSON e Elizabeth M. ERICKSON, Concern-
ing the Nature and Character of Post-Hypnotic Behavior,
The Journal of General Psychology, Vol. 24, 1941.
Enrique ENRIQUEZ, Act of Imagination, Kenton Knepper,
2006.
Anthony JACQUIN, L’Ipnotista. Come ipnotizzare chiunque
subito, Edizioni Dialogika, 2010.
Luke JERMAY, The 8th Maneuver, Luke Jermay, 2003.
PER APPROFONDIRE
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Kenton KNEPPER, Kentonism, Kenton Knepper, 2003.
Kenton KNEPPER, Sharpie Sense, Kenton Knepper, 2007.
Jay SANKEY, 22 Blows to the Head, Sankey Magic, 2006.
Mark STRIVINGS, Before the Curtain Rises. A Treatise on
Pre-show Work, The Alpha Series, 2003.
Siti
http://richardbusch.com
www.freddyjacquin.net
www.hypnetise.com
www.lukejermay.com
www.wonderwizards.com
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ESTRATTO DA
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L’IPNOTISTACOME IPNOTIZZARE CHIUNQUE SUBITO
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Questo libro è una risorsa per quelli che dicono di essere de-
gli ipnotisti o che vorrebbero diventarlo. Esso non sostituisce
un training pratico con un ipnotista professionista abile nell’in-
segnamento. Tuttavia, se seguite le linee guida di questo libro
e avete il giusto atteggiamento e disposizione, e anche un bel
po’ di sfacciataggine, talento e sicurezza, riuscirete a ipnotiz-
zare gli altri.
Questa abilità si accompagna alla responsabilità. L’ipnosi può
essere usata per divertimento, per far ridere e per produrre
fantastiche trasformazioni terapeutiche nelle persone. Altret-
tanto facilmente può provocare confusione, paura e cambia-
menti inutili. Se sapete quello che state facendo, le probabili-
tà di provocare danni e disturbi, anche solo temporanei, sono
molto basse. Tenendo presente questo, il libro si chiude con
informazioni su come usare l’ipnosi in modo da assicurarsi
il benessere di tutti. Vi prego di leggere questo capitolo e di
PRESENTAZIONE
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usare il buon senso per quanto riguarda la salute, la sicurez-
za, la decenza morale e l’etica nel vostro utilizzo dell’ipnosi.
In questo libro, come negli altri miei prodotti e corsi, offro dei
suggerimenti proponendo parole, frasi e in alcuni casi inte-
ri script che vi saranno utili. A ogni modo, ciò su cui insisto
quando formo le persone è che, per essere un buon ipnoti-
sta, dovrete prima diventare L’Ipnotista e pensare a voi stessi
come L’Ipnotista. Il vostro atteggiamento, il vostro modo di
proporvi e la fiducia in voi stessi hanno più peso di qualsia-
si script o trucco linguistico. Dove fornisco suggerimenti su
cosa dire, tenete a mente che quelle sono le parole che uso
io – funzionano per me. Ho fiducia in queste parole. In mol-
ti casi le frasi possono sembrare brevi, ma vi assicuro che
niente è stato tralasciato. Niente di superfluo è stato aggiunto.
Quando ipnotizzo, utilizzo queste parole e queste tecniche
sistematicamente senza troppe variazioni, solo personaliz-
zando un po’ a seconda di chi mi trovo davanti. In questo
senso sono diventati i miei schemi e i miei canovacci. Non
pensate di doverli ripetere alla lettera – sebbene non siano
male per cominciare, se siete dei principianti assoluti. Usa-
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tele come punto di partenza. Le parole che pronunciate nel
ruolo de L’Ipnotista devono suonarvi bene. Devono essere fa-
cili da capire e suonare bene alla persona che avete davanti.
Le userete per focalizzare l’attenzione del vostro soggetto e
suggerirgli delle idee.
Prendete queste idee e poi usatele come punto di partenza.
Sviluppate il vostro stile personale nel parlare e sarete più
efficaci. Gli script non sono incantesimi e non dovrebbero es-
sere letti e basta. Non sono le parole che ipnotizzano, siete
voi. Anche se usate le parole che uso io esattamente come le
presento, assicuratevi prima di averle fatte vostre; provatele
e riprovatele fino a che non sono diventate una parte di voi.
Ho utilizzato alcune convenzioni per rendere più facile la
comprensione di ogni parte degli script di questo libro.
• Ci riferiremo all’ipnotista come “L’Ipnotista”.
• Ci riferiremo alla persona da ipnotizzare come “il sogget-
to”.
• Il testo e le istruzioni che descrivono le induzioni sono
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scritti in questo carattere semplice. Queste istruzioni
NON devono essere comunicate al soggetto.
• Ogni parola o istruzione da comunicare al soggetto ap-
pare come testo in corsivo e neretto.
Nell’ipnosi, userete principalmente le parole per influenzare
il vostro soggetto. Quindi sarà meglio che sappiate cosa dire.
Mirate a diventare maestri nella comunicazione. Riflettete
sulle parole che usate, sul loro significato e sulle loro asso-
ciazioni. Dovreste fare attenzione a come date le suggestioni
e a come istruire al meglio il vostro soggetto. Imparate a usa-
re il tono della voce e il ritmo per comunicare chiaramente le
vostre intenzioni e capite quando ricorrere al silenzio e all’en-
fasi. Tutto questo vi aiuterà a migliorare le vostre capacità di
comunicazione e a diventare ipnotisti eccellenti. In poco tem-
po comincerete a sviluppare le vostre suggestioni preferite e
il vostro stile personale.
Non c’è niente di sbagliato nell’imitare. È un modo per impa-
rare. Quindi, guardate spettacoli e filmati dei migliori ipnotisti
all’opera. Leggete sull’argomento. I migliori ipnotisti appaio-
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no totalmente sicuri di sé, aspettandosi niente di meno che
un successo assoluto. Sembrano sempre ben preparati e del
tutto sicuri di quello che stanno facendo. Infine, siate voi stes-
si – ma all’ennesima potenza.
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Questo libro tratta di ipnosi e di come usarla in modo efficace.
Vi insegnerà che cos’è l’ipnosi e come ipnotizzare sia indi-
vidualmente che a gruppi, in qualsiasi momento e luogo voi
scegliate.
Non è un libro sull’ipnosi da palcoscenico, né è un libro sull’ip-
noterapia, sull’autoipnosi o sul mentalismo. Non è un manua-
le sull’apprendimento accelerato, né sulle tecniche ipnotiche
di vendita, né tanto meno sull’arte di rimorchiare. E non tratta
della vecchia ipnosi delle origini, né di questa nuova ipnosi
che è sulla bocca di tutti. Si possono fare molte cose con l’ip-
nosi, ma queste ne sono il risultato – non l’ipnosi stessa.
L’ipnosi che imparerete in questo libro può essere applicata
a tutte le situazioni descritte sopra e a ogni altro ambito della
vostra vita.
CAPITOLO 1
CHE COS’È L’IPNOSI IMPROVVISATA
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Non è richiesta alcuna esperienza precedente per capire e
mettere in pratica le nozioni di questo libro. Le tecniche sono
semplici all’apparenza, ma sono incredibilmente potenti.
Sono del tutto pratiche e hanno superato la prova su strada
con migliaia di persone nel corso degli anni, nel mio lavoro di
terapia e d’intrattenimento. Quando padroneggerete queste
tecniche, potrete benissimo scoprire che sono tutto quello di
cui avete bisogno.
Detto questo, c’è sempre qualcosa in più da imparare. Fate
dell’ipnosi la vostra forma d’arte e siate pronti a investire il
tempo e le energie necessarie per diventare maestri.
Per portare in un contesto pratico questo approccio all’ipnosi,
il libro si concentra su come dare dimostrazioni improvvisa-
te di ipnosi che possono essere applicate a ogni situazione.
Può essere usata con lo scopo di divertire, intrattenere e far
ridere. Può essere un sollievo rapido da dolori fisici e mentali,
o per “l’ingegneria ipnotica”1. Sta a voi decidere come appli-
1 “Ingegneria ipnotica” è un termine coniato da un collega ipnotista, esperto di sicurezza ed amico Kevin Sheldrake. Deriva dalla “ingegneria sociale”, ovvero la
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carla.
Quando vi presentate come ipnotista, o se si sparge la voce
che sapete ipnotizzare, spesso le persone vi chiederanno
se potete ipnotizzare proprio loro. Quando risponderete “Sì”,
spesso vi chiederanno se potete farlo immediatamente. Que-
sto libro vi insegnerà a sfruttare al meglio queste opportunità.
Vi mostrerà anche come creare un contesto adatto per inse-
rire l’ipnosi in qualunque situazione desideriate.
Troppe persone che sostengono di essere brave a ipnotizza-
re, specialmente gli ipnoterapeuti, non si sentono a loro agio
nel dare una dimostrazione improvvisata di ipnosi e si inven-
tano delle scuse sul perché preferirebbero non ipnotizzare a
una festa o in un altro contesto sociale. Questo è tipico di un
gran numero di corsi di ipnoterapia, che sottolineano l’uso di
lunghe induzioni progressive, spesso con grande enfasi sul
tecnica, nel mondo degli hacker, di ottenere l’accesso fisico a luoghi o informa-zioni (ad esempio le password) dal “wetware” delle persone piuttosto che usando software o hardware. Il termine è qui usato in un contesto sociale più ampio e si applica all’acquisizione di beni materiali e servizi, oltre a informazioni – pro-grammando le persone a fare ciò che volete.
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rilassamento e poca o nessuna enfasi sui fenomeni ipnotici.
In parte ha a che fare con la paura – soprattutto la paura di
fallire e fare una figuraccia.
L’approccio progressivo funziona bene quando è fatto nel
modo giusto, tuttavia non è l’induzione più appropriata o la
più efficace per l’ipnosi improvvisata. Se tirarsi indietro da-
vanti all’opportunità di ipnotizzare qualcuno è una scelta det-
tata da motivi professionali, perché non volete passare per
una persona che prende l’ipnosi poco seriamente, allora ben
venga. Ma se il motivo è la mancanza di idee su come proce-
dere, allora questo libro vi aiuterà a colmare questa lacuna.
Ho iniziato a studiare l’ipnosi per scopi terapeutici e sono
diventato un ipnoterapeuta prima di iniziare a usarla per in-
trattenere. Passo buona parte della mia giornata lavorativa
di ipnoterapeuta a utilizzare l’ipnosi per aiutare le persone
a cambiare il modo in cui pensano, sentono e reagiscono
alle situazioni della loro vita. Sono specializzato nel tipo di
ipnoterapia che viene descritta a volte come breve, rapida o
focalizzata sulle soluzioni. Questo approccio al cambiamento
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non prevede il counseling o sedute d’analisi, ma piuttosto si
concentra sulla modifica degli schemi mentali o delle abitudi-
ni di una persona nella propria vita quotidiana. Adoro questo
lavoro.
E adoro anche divertirmi a usare l’ipnosi per intrattenere le
persone. Faccio ipnosi tradizionale da palcoscenico, ma mi
esibisco anche in prima persona, allo stesso modo di un
mago itinerante che diverte gli invitati a una festa. Le mie
performance possono essere descritte come un misto di Ip-
notismo e Mentalismo e danno l’impressione che io sia in
grado di spingere le persone a comportarsi in un certo modo,
interpretare il loro comportamento e predire le loro azioni. Ho
lavorato su diverse emittenti televisive che mi chiedevano di
usare l’ipnosi per strada con un pubblico ignaro e in vari luo-
ghi pubblici come negozi, ristoranti, locali o contesti di lavoro.
Utilizzo l’approccio descritto in questo libro in tutte queste si-
tuazioni. Funziona sia che mi trovi nello studio terapeutico
per mostrare a qualcuno come superare una fobia, sia che
mi trovi in un pub a “incollare” i piedi di un cliente al pavimen-
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to, o sul palco durante un’esibizione. L’ipnosi è sempre ipnosi,
sia che avvenga in uno studio, a una festa o su un campo
sportivo. Capire che non serve che il soggetto stia comodo
e rilassato su una sedia ad ascoltare musica new age nello
studio terapeutico, è già un primo passo avanti per riuscire
bene nell’ipnosi improvvisata.
In filosofia, una delle domande apparentemente senza rispo-
sta è: “Vediamo tutti il rosso allo stesso modo?”
Per fortuna non abbiamo bisogno di rispondere a questa do-
manda per riuscire a ipnotizzare. È comunque utile partire
dal presupposto che la nostra percezione personale della re-
altà è solo un punto di vista malleabile. Tutto ciò che esiste
sono pseudo-eventi e oggetti a cui ci adeguiamo con una
falsa consapevolezza abituata a vedere queste cose come
vere e reali. L’ipnosi cambia letteralmente la nostra percezio-
ne della realtà, dandoci un’altra falsa consapevolezza a cui ci
adattiamo e che prendiamo per vera e reale tanto quanto la
precedente – in questo senso la realtà è plastica.
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Alcune delle mie ricerche sperimentali e delle mie esibizioni
mi hanno portato a mettere alla prova alcune idee comuni
sul modo migliore di indurre l’ipnosi e su cosa poter fare con
le persone una volta ipnotizzate. Una parte di questo lavoro,
sebbene discutibile da un punto di vista etico, mi ha offerto la
possibilità di testare alcuni dei cosiddetti limiti dell’ipnosi. Pur
essendo un professionista esperto di ipnosi e ipnoterapia, mi
sono stupito nello scoprire quanto lontano si possa spingere
questa disciplina, solo in parte compresa, una volta portata
fuori dai confini dello studio terapeutico o del palcoscenico.
• È possibile entrare in un negozio/ufficio/supermercato,
parlare con un impiegato o con un commesso qualche
minuto e andarsene con una cosa qualsiasi senza paga-
re?
• È possibile pagare le persone con l’immondizia invece
che con il denaro/carta di credito?
• Potete fare in modo che le persone vi trattino come una
superstar?
• Potete far morire dal ridere le persone a comando?
• Si può diventare “invisibili”?
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La risposta a tutte queste domande e molte altre simili è “Sì”.
Le cose che si possono fare sono infinite.
Le tecniche contenute in questo libro sono semplici, dirette e
si possono imparare. Possono essere applicate efficacemen-
te in una situazione reale, ben fuori dalle confortevoli mura di
uno studio di ipnoterapia e senza il lusso di un palco pieno di
soggetti ipnotici in trepidazione. Possono essere impiegate in
qualsiasi posto il soggetto possa sentirvi e sono totalmente
improvvisate.
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Che uno creda o no nell’ipnosi, che ne abbia fatto esperienza
o meno, è probabile che abbia già un chiaro concetto perso-
nale di cosa sia e di come funzioni di solito. Questa idea può
essere basata su qualcosa che ha letto, o visto in un film e
in tv. Può averne avuto esperienza diretta come soggetto o
come spettatore, oppure può affidarsi al sentito dire e alle
leggende metropolitane. Persino la maggior parte dei bambi-
ni di sette/otto anni ha un’idea propria dell’ipnosi.
Quindi, prima di cominciare, potrebbe essere utile che vi po-
niate alcune domande e che vi annotiate cosa ne salta fuori.
Innanzitutto, cosa pensate che sia l’ipnosi? Che immagini vi
saltano in mente quando pensate all’ipnosi, agli ipnotisti e a
chi viene ipnotizzato? Quali parole e frasi utilizzerebbe più
comunemente un ipnotista? Come ci si sente a essere ipno-
tizzati? Come si comportano le persone quando sono sotto
CAPITOLO 2
IPNOSI: NON SERVE ALCUNAINTRODUZIONE
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ipnosi? Credete di poter essere ipnotizzati? Un ipnotista po-
trebbe farvi compiere qualcosa contro la vostra volontà?
Una volta che avrete imparato di più sull’ipnosi e vi sarete
accettati come “L’Ipnotista”, sarà molto probabile che le vostre
idee su cosa sia l’ipnosi e come possa essere usata siano
molto diverse da quelle comunemente condivise. È bene non
dimenticare quello che la maggior parte della gente crede
che sia. Sfruttare i loro modelli mentali di ipnosi va benissimo
– anche se non sono molto precisi – basta che il loro modello
non li lasci per qualche motivo spaventati dall’ipnosi. Se è
così, è bene allora eliminare le loro paure prima di ipnotizzar-
li, cosa molto semplice da fare.
Ho posto a centinaia di studenti di ipnosi, a migliaia di clienti
e a molti ipnotisti la domanda: “Cosa pensi che sia l’ipnosi?”
Le risposte sono state le più disparate, anche tra gli ipnotisti.
Esistono, però, diversi temi ricorrenti nella percezione comu-
ne di quest’arte.
Sonno, uno stato rilassato, orologi a pendolo, ipnosi da pal-
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coscenico, entrare in contatto con il subconscio, dire a qual-
cuno cosa deve fare, una poltrona comoda, una voce lenta,
soporifera e roca, lo schiocco delle dita e più recentemente
“Little Britain”2 e la parola “dormi” sono risposte comuni quan-
do la gente prova a darvi un senso di quello che crede sia
l’ipnosi.
Potrebbero venire alla mente immagini di persone accascia-
te su una sedia con gli occhi chiusi, sotto il comando e lo
sguardo incantatore dell’ipnotista. Sono idee piuttosto comu-
ni anche una fila di sedie vuote, dei soggetti “dormienti”, delle
persone che fanno cose ridicole o che si ritrovano con un’am-
nesia.
Anche nella nostra società moderna piuttosto scettica, le cre-
denze popolari attribuiscono un certo significato agli strumen-
ti e ai rituali dell’ipnosi, come i passaggi delle mani, orologi
2 “Little Britain” è uno show inglese scritto e interpretato da Matt Lucas e David Williams. Uno dei protagonisti è un personaggio chiamato Kenny Craig, una caricatura: è un ipnotista odioso e privo di fascino, che usa i suoi poteri per ottenere quello che vuole.
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ipnotici che ruotano, spirali, lo sguardo ipnotico e i comandi
perentori. Alcuni anni fa, mia moglie mi ha regalato un oro-
logio da taschino legato a una catenina. La prima volta che
l’ho mostrato a degli amici al pub, sono subito scappati tutti –
come se, semplicemente guardando quell’orologio, rischias-
sero di finire ipnotizzati.
Esistono decine di definizioni d’ipnosi – alcune più precise di
altre e la maggior parte decisamente insoddisfacenti. Quale
che sia la definizione in voga al momento, ciò non sembra
influenzare molto l’effettiva applicazione pratica dell’ipnosi o
i fenomeni generati.
Le definizioni descrivono spesso l’ipnosi come uno “stato” di
qualche tipo. Che tipo di stato sia è ancora oggetto di discus-
sione. “Uno stato come il sonno”, “uno stato unico o speciale”,
“uno stato di trance”, “ogni stato alterato” e, ovviamente, “uno
stato rilassato”. Tutte queste definizioni hanno un qualche pre-
gio, ma una volta esaminate risultano tutte ugualmente in-
soddisfacenti.
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Posto che siamo sempre in uno stato di qualche tipo e che
molti studi hanno trovato poca differenza significativa tra chi
è ipnotizzato e chi è in uno stato normale, i critici di queste
definizioni suggeriscono che l’ipnosi non possa essere defi-
nita in termini di stato. Alcuni arrivano addirittura a dire che,
dato che non si può dimostrare che l’ipnosi sia un particolare
stato, allora l’ipnosi non esiste. Detto questo, con gli sviluppi
recenti dei macchinari per monitorare l’attività cerebrale, ci
sono sempre più prove a sostegno della presenza di cambia-
menti significativi nelle funzioni cerebrali durante l’ipnosi.
Un altro modo per definire l’ipnosi è come un processo o
un’arte. È certamente possibile essere un eccellente ipno-
tista senza alcuna conoscenza di psicologia o della teoria
sulle funzioni e sullo stato cerebrale. Col talento, lo stile e la
pura forza della personalità farete molta strada come ipno-
tista. Così come con l’accettare che l’ipnosi è davvero solo
l’abile applicazione delle suggestioni a qualcuno che si trova
in uno stato focalizzato. Hippolyte Bernheim (1840 – 1919),
padre dell’Ipnosi del XX secolo, è noto per aver detto: “È la
suggestione che governa l’ipnotismo” (Bernheim, 1889). Egli
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credeva che l’ipnosi fosse sostanzialmente un processo ba-
sato sulla suggestione. È una supposizione utile, sebbene
difficile da affrontare scientificamente.
Nonostante la trance sia certamente stata usata per scopi
curativi e come supporto alla creatività per migliaia di anni, in
realtà riconduciamo il concetto di trance, intesa come ipnosi,
al lavoro del medico austriaco Franz Anton Mesmer (1734 –
1815). Mesmer elaborò una teoria e un modo per curare le
persone che aiutò molti a guarire. Le sue idee erano basate
quasi interamente su ipotesi non corroborate e su una scien-
za erronea, ma comunque portarono verso teorie più accura-
te sull’ipnosi nel secolo successivo.
Mesmer credeva che fra tutti i campi già noti alla scienza
dell’epoca ne esistesse un altro, che poteva essere chiamato
“campo animato”, “fluido” o “forza vitale”. Egli definiva la buona
salute come il libero scorrere di questo campo o fluido attra-
verso migliaia di canali nel nostro corpo. Le malattie risultava-
no da un’ostruzione al libero fluire di questi canali. Eliminare
questi ostacoli e ripristinare il flusso riportava allo stato di
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salute. Quando la natura non riusciva a farlo spontaneamen-
te, il contatto con un conduttore di “magnetismo animale” era
un rimedio necessario e sufficiente. In altre parole, Mesmer
credeva di essere un conduttore di magnetismo animale e
che questo potesse influenzare lo scorrere della forza vitale
in forma di fluido. Mesmer mirava ad aiutare gli sforzi che la
Natura compiva per guarire. Trattava i pazienti sia individual-
mente che in gruppo. Individualmente, egli sedeva di fronte
al paziente con le ginocchia che toccavano quelle dell’altra
persona, stringendo i pollici del paziente nelle proprie mani e
guardandolo fisso negli occhi. Mesmer faceva passaggi con
le mani, spostandole dalle spalle lungo le braccia del pazien-
te. Prima di lui, era pratica comune farlo con dei magneti.
Molti pazienti provavano sensazioni particolari o avevano
convulsioni, considerate delle crisi che avrebbero spianato la
strada alla cura (Pattie, 1994).
Nel XIX secolo, l’idea che ci fosse un fluido o un’influenza in-
visibile che passava dall’ipnotista al soggetto crollò e l’ipnosi
iniziò infine a essere considerata da molti come qualcosa di
cui il soggetto è responsabile o, più correttamente, qualcosa
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di cui il soggetto è capace, una volta date le giuste istruzioni.
Questo portò qualcuno a concludere che tutta l’ipnosi fosse
autoipnosi. Più recentemente, l’ipnosi ha iniziato a essere vi-
sta da molti come una peculiarità della relazione sociale tra
l’ipnotista e il soggetto – l’ipnotista e il soggetto che recitano
le loro parti come credono di dover fare. In altre parole, si
tratta di social compliance3 o un gioco di ruoli.
Il dibattito si è protratto per decenni e probabilmente conti-
nuerà in futuro. Per i nostri scopi daremo un’occhiata alle de-
finizioni dei più importanti ipnotisti mai esistiti, James Braid,
Milton Erickson e Dave Elman.
James Braid (1795 – 1860) portò a un mutamento di paradig-
ma rispetto ai seguaci di Mesmer del XVIII e del primo XIX
secolo. Braid era un medico e, dopo aver assistito a una di-
mostrazione di mesmerismo, credette di aver capito perché le
persone entrassero in questo stato particolare, che secondo
lui non aveva niente a che fare con un fluido magnetico invisi-
3 Con “social compliance” si intende l’atto di conformarsi alle richieste socia-li.
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bile. Suggerì una base fisiologica per l’ipnosi. Generalmente
si ritiene che la sua visione perspicace ma inesatta fosse che
lo stato di mesmerizzazione (ipnosi) fosse causato dall’affa-
ticamento del nervo ottico (per via della fissazione oculare)
– da qui l’associazione col fissare un orologio che oscilla o,
nel suo caso, un portasigarette d’argento. Sembra però che
non avesse capito che fossero proprio le sue suggestioni ver-
bali ai soggetti, relative al fatto che i loro occhi si sarebbero
stancati, ad avere un effetto. Nei suoi scritti successivi, pur
non abbandonando del tutto l’idea della fissazione oculare,
sembra spostare l’enfasi sul fatto che non è solo lo sguardo
che si fissa, ma anche l’occhio della mente. In altre parole,
la mente, quando viene ipnotizzata, si blocca attorno a una
singola idea: “La vera origine ed essenza della condizione
ipnotica sta nell’induzione di un’abitudine all’astrazione o alla
concentrazione mentale, in cui, come nel sonno a occhi aper-
ti o nell’astrazione spontanea, i poteri della mente sono tanto
occupati da una singola idea o flusso di pensiero da rendere,
in quel momento, l’individuo incosciente o indifferentemente
cosciente verso tutte le altre idee, impressioni o flussi di pen-
siero” (Braid, 1852).
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Notate che Braid dice che l’ipnosi rende l’individuo incoscien-
te o indifferentemente cosciente verso tutte le altre idee. È
importante. Da ipnotizzati, si possono comunque avere espe-
rienze su cui riflettere mentre accadono e di cui si può essere
pienamente coscienti. Per esempio, se siete stati ipnotizzati
e portati a credere di non poter spostare la mano dalla faccia
perché è incollata, potete comunque riflettere sul fatto che
è incollata e persino chiedervi perché sia incollata. Tuttavia
l’unica realtà per voi è che la mano è incollata. Se siete stati
ipnotizzati e indotti a credere che i tappi delle bottiglie di bir-
ra siano monete, anche quando verrà sottolineato che sono
tappi di bottiglia, voi saprete senza ombra di dubbio che non
sono tappi di bottiglia, ma monete e le accetterete come tali.
Siete indifferenti a tutte le idee tranne a quella su cui la vostra
mente si è fissata come realtà. L’ipnotista guida la percezione
della realtà del soggetto fissando la sua mente su determina-
te idee.
Dal tempo di Braid fino al XX secolo, l’ipnosi era tipicamente
indotta con un approccio diretto e autoritario. Nel XX seco-
lo Milton Erickson (1901 – 1980) determinò una rivoluzione
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nella modalità di indurre l’ipnosi, elaborando un approccio
permissivo e indiretto divenuto poi molto popolare tra gli ip-
noterapeuti del XXI secolo. Alla fine della sua carriera, sem-
brava semplicemente che conversasse con i suoi pazienti,
che andavano in trance senza che la parola “ipnosi” fosse
mai menzionata. Ovviamente Erickson sapeva esattamente
ciò che stava dicendo, ciò che stava facendo e perché que-
sto causasse l’ipnosi. Le sue intuizioni sul cambiamento per-
sonale hanno rivoluzionato la terapia moderna. Vi consiglio
di leggere le sue opere: scoprirete molti incredibili modi per
usare l’ipnosi. Fece esperimenti con l’ipnosi praticamente
ogni giorno dal 1920 al 1980. Ottenne risultati significativi.
Poiché il suo approccio permissivo è così conosciuto, si sot-
tovaluta spesso il fatto che Erickson fosse anche un maestro
dell’induzione ipnotica rapida e improvvisata e che la usas-
se altrettanto volentieri del più elaborato approccio segreto o
indiretto. Pare che usasse l’induzione con la stretta di mano
così spesso che, alla fine della sua carriera, nessuno voles-
se più stringergli la mano. Molte delle sue affermazioni sono
state citate in qualità di sua definizione d’ipnosi – varrebbe la
pena leggerle tutte. Questa è solo una delle tante: “Uno stato
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speciale di consapevolezza caratterizzato dalla ricettività ver-
so le idee” (Erickson, 1987).
Possiamo notare alcune cose in questa breve definizione.
Essa sottolinea il fatto che la mente diventa ricettiva alle
idee che l’ipnotista presenta. Ciò può essere interpretato
nel senso di una persona che diventa più suggestionabile
o più aperta alle idee che le vengono presentate sotto ip-
nosi. È molto interessante anche notare l’enfasi che Erick-
son pone sulla “consapevolezza”, piuttosto che sull’essere
non coscienti, disattenti o inconsapevoli. È in linea con la sua
convinzione secondo la quale l’ipnosi ci permette di affron-
tare il demone più grande in tutti noi, la mente subconscia,
o quello che lui chiamò la mente inconscia. Da ipnotizzati,
l’inconscio sembra assumere più responsabilità o uscire allo
scoperto. Esso regola tutti i nostri processi corporei, conser-
va e gestisce i nostri ricordi, gli apprendimenti derivati da
ogni tipo di esperienza, oltre agli schemi e i modelli mentali
che ci permettono di funzionare. Questa parte della mente
è intuitiva. Può richiamare il vostro potenziale e modificare
all’istante il vostro modo di pensare, sentire e rispondere. Al
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contrario, la mente cosciente è limitata. Nel suo approccio
alla risoluzione dei problemi è logica e lineare. È qui e ora.
A Erickson non interessava dialogare con la mente conscia,
e non dovrebbe interessare nemmeno a voi quando state ip-
notizzando qualcuno. Mirate a comunicare direttamente con
l’inconscio.
Considerate, infine, una delle definizioni più famose e citate
di un moderno innovatore e forse l’ipnotista più influente di
tutti i tempi, Dave Elman (1900 – 1967): “L’ipnosi è uno stato
della mente in cui viene bypassata la facoltà critica dell’es-
sere umano e viene instaurato un pensiero selettivo” (Elman,
1964).
Elman si riferisce a uno stato in cui viene bypassata la facoltà
critica dell’essere umano. Quindi, che cos’è la facoltà critica?
Non sembra essere correlata a nessuna parte fisica del cer-
vello o a processi neurologici. È più concettuale – immagi-
natela come un filtro tra la mente conscia e quella inconscia.
Potete pensarla come la capacità di giudicare. Essa possie-
de determinate caratteristiche. È razionale, logica, limitata e
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caratterizzata dal pensiero induttivo – procede da certi fatti
verso la conclusione logica.
La facoltà critica è la parte di voi che pensa di sapere cosa
sia la realtà. Pensa di saper distinguere il caldo dal freddo.
Pensa di sapere che una scopa non è la persona di cui siete
innamorati. Pensa che pungersi il braccio con uno spillo farà
male. Pensa che, se solo lo volete, potete sollevare i piedi da
terra. Pensa di conoscere il vostro nome.
Bypassare la facoltà critica non costituisce l’ipnosi, ma ne
costituisce, con le parole di Elman, “il primo passo”.
Quando la facoltà critica viene bypassata, il vostro senso del
giudizio, il vostro ragionamento induttivo e le vostre facoltà lo-
giche rimangono in sospeso o sono distratte. Quanto distratte
o per quanto a lungo rimangano in sospeso, dipende dall’at-
teggiamento del soggetto e dall’abilità dell’ipnotista. Quando
l’atteggiamento e l’abilità conducono entrambi verso l’ipnosi,
la mente inconscia del soggetto assume il predominio e, con
un’ulteriore istruzione da parte dell’ipnotista, si può instaura-
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re rapidamente il pensiero selettivo. Secondo Elman, il pen-
siero selettivo è qualunque cosa a cui credete senza riserve.
Per “mente inconscia” intendo tutto ciò che non è la mente
critica cosciente – tutti i vostri ricordi, ogni apprendimento,
risorsa, schema e modello. Per “pensiero selettivo” intendo
un tipo di pensiero in cui il ragionamento induttivo viene so-
speso e la mente si fissa su un’idea. Quando avviene questo,
l’inconscio del soggetto dà ascolto acriticamente alle sugge-
stioni dell’Ipnotista, che verranno messe in pratica in modo
ugualmente acritico.
Non significa, tuttavia, che l’inconscio non possa rifiutarsi di
seguire le vostre istruzioni, né significa che la facoltà critica
continuerà a essere bypassata, dato che essa può sempre
tornare in gioco. A ogni modo, in quanto Ipnotisti dovrete com-
prendere e avere chiaro in mente che, a tutti gli effetti, ipno-
tizzare qualcuno porta la persona ad accettare ciecamente
idee, suggestioni e istruzioni date dall’Ipnotista.
Si può bypassare la facoltà critica piuttosto naturalmente, in
molti modi diversi e senza ricorrere all’ipnosi. Essere confusi,
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essere sotto shock, provare forti emozioni o un sovraccarico
d’informazioni, essere ubriachi o essere sballati, ridere, gio-
care o esibirsi, sono tutte situazioni comuni in cui il giudizio
e la logica possono essere sospesi temporaneamente. È il
momento in cui ci troviamo nella situazione del “coniglio ab-
bagliato dai fari”: ciò che segue è generalmente guidato dalla
nostra mente inconscia, istintiva e automatica. L’Ipnotista può
creare dei momenti del genere artificialmente e utilizzarne i
risultati per instaurare il pensiero selettivo. Le tecniche illu-
strate nel capitolo tre vi mostreranno come fare.
È utile notare che in nessuna di queste definizioni si nomina
mai il sonno o il rilassamento. La ragione è che l’ipnosi non
è sonno e non richiede neanche un pizzico di rilassamen-
to. Ciò che si sottolinea è che, sotto ipnosi, l’attenzione del
soggetto si restringe e si fissa su determinate idee o su una
singola idea. Gli stimoli ambientali più ampi vengono ignorati.
Di recente, Joe Griffin e Ivan Tyrrell, pionieri dello Human
Givens, hanno proposto una nuova teoria sull’ipnosi e sulla
mente in stato di trance (Griffin e Tyrrell, 2003). Griffin e Tyr-
rell sostengono che l’ipnosi sia il risultato dell’accesso allo
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stato REM. Nello stato REM entriamo in contatto con l’imma-
ginazione, quello che Griffin e Tyrrell chiamano “generatore
di realtà”, responsabile dei nostri sogni. Una delle funzioni del
sogno è quella di scaricare la tensione emotiva non risolta. In
altre parole, ci permette di completare l’elaborazione emotiva
del giorno attraverso connessioni e immagini metaforiche nel
sogno. Un’altra sua funzione chiave è quella di aggiornare i
nostri modelli istintivi o le reazioni comportamentali ed emo-
tive. Ciò significa che lo stato di apprendimento è anche uno
stato REM. Ogni volta che ci attiviamo senza sforzo coscien-
te, ci affidiamo a un processo di corrispondenza di schema,
ritornando a una risposta o a un comportamento precedente-
mente appresi durante lo stato REM. Perciò, quando agiamo
per istinto, in realtà lo stiamo facendo secondo una sugge-
stione post-ipnotica. Allo stesso modo, quando un soggetto
ipnotizzato agisce secondo una suggestione post-ipnotica
datagli dall’ipnotista, egli metterà in opera tale suggestione
con la stessa efficacia, immediatezza e istintività con cui atti-
va gli altri comportamenti inconsci.
Quindi, quando ipnotizziamo qualcuno, stiamo semplice-
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mente innescando lo stesso processo che il cervello attiva
durante il sogno, incluso il generatore di realtà – è questo che
rende l’ipnosi così efficace.
In quanto L’Ipnotista è utile per i vostri scopi tenere a mente
queste definizioni. Riguardatele alla luce delle vostre espe-
rienze. Leggete le opere di coloro che le hanno coniate. Non
c’è, comunque, alcun bisogno di scervellarsi troppo su cosa
sia esattamente l’ipnosi o perché avvenga. Non c’è ragione di
preoccuparsi se la “facoltà critica” sia qualcosa di fisicamente
individuabile o meno. Ha ancora meno senso tentare di dimo-
strare che l’ipnosi è reale.
La mente esiste come modello, l’ipnosi esiste come fenome-
no. Dobbiamo utilizzare un modello concettuale per descrive-
re come funziona. L’ipnosi magari non avrà la concretezza di
un mattone, ma questo per voi non deve avere importanza.
Il fatto è che potete abbracciare una qualsiasi delle opinioni
dominanti sull’ipnosi e rimanere lo stesso un buon ipnotista.
Per i vostri scopi pratici, in veste de L’Ipnotista, vedetela così:
l’ipnosi è l’arte di presentare idee direttamente alla mente in-
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conscia ricettiva.
Capite che, in quanto L’Ipnotista, state presentando idee e
dando istruzioni, e lo state facendo alla mente inconscia del
soggetto, ricettiva alle idee e alle istruzioni che presentate.
Dovete essere convinti, desiderare fermamente e aspettarvi
niente di meno del fatto che la mente le interpreti e le metta
in opera con una sincera risposta inconscia.
2.1) Essere L’Ipnotista
Per essere un grande ipnotista, è di fondamentale importan-
za che diventiate L’Ipnotista. Non un ipnotista. Non qualcuno
che sa qualcosa sull’ipnosi, ma L’Ipnotista. Dovete esprimere
assoluta fiducia in voi stessi, coerenza e competenza nelle
vostre capacità, conoscenze e abilità. All’inizio serve un bel
po’ di faccia tosta. Fingete di padroneggiare le tecniche. Do-
vete credere di essere i migliori, di avere un talento naturale
e comportarvi come se fosse così.
Dovete essere convinti che il vostro soggetto sia un soggetto
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ipnotico eccezionale. Dovete volere e aspettarvi che entri in
ipnosi e che faccia quello che gli dite di fare. Si dice spesso
che gli amici più cari e i familiari siano i peggiori soggetti per-
ché non riescono ad accettarvi come L’Ipnotista.
A volte fanno più fatica ad accettare una realtà del genere
piuttosto che le persone che non vi conoscono così bene.
Non agitatevi, provate semplicemente a ipnotizzare chiunque
vi sopporti, compresi gli amici stretti e i familiari. Un membro
della vostra famiglia o un amico potrebbero essere dei sog-
getti fantastici e voi avrete così la vostra personale scimmiet-
ta ammaestrata per tutta la vita.
2.2) Preparare gli strumenti
Una volta deciso di ipnotizzare qualcuno, o se qualcuno vi
chiede di ipnotizzarlo, ci sono cinque cose utili da fare:
• Eliminare la paura
• Eliminare le convinzioni sbagliate
• Aumentare le aspettative
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• Accendere l’immaginazione
• Prendere il controllo
Quando un ipnotista da palcoscenico è all’opera, se sa fare
bene il suo lavoro, già con la promozione dello show avrà
acceso l’immaginazione del pubblico e creato forti aspetta-
tive su quello che sta per accadere. Durante il monologo di
apertura, un ipnotista passa di solito alcuni minuti a spiegare
i motivi per cui tutti possono sentirsi al sicuro nelle mani di un
esperto e che hanno ragione di essere emozionati e di diver-
tirsi. Il pubblico deve sapere con certezza chi ha il controllo.
Nello studio terapeutico, ci si aiuta grazie alla pubblicità, ai
certificati esposti e sottolineando il fatto che il soggetto rima-
ne in controllo di sé e consapevole di tutto.
Nell’ipnosi improvvisata, la preparazione deve essere com-
pletata più velocemente – spesso in poche frasi, spesso in
pochi secondi.
L’approccio più semplice è quello di ignorare quanto detto
sopra e prendere il controllo. Ciò significa ipnotizzare rapida-
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mente il soggetto nel giro di pochi secondi, prima che abbia
il tempo di spaventarsi. Potete riu-scirci grazie a un’induzione
rapida, come l’Induzione Istantanea, la Jacquin Power Induc-
tion, o l’Induzione con la Stretta di Mano illustrate nel quarto
capitolo. Anche utilizzando un altro metodo, alcune semplici
parole vi saranno comunque d’aiuto.
È inutile perdersi in una spiegazione di trenta minuti su cosa
sia l’ipnosi. Poche frasi andranno bene. È il vostro elevator
pitch, ovvero ciò che direste a Bill Gates o Richard Branson
se vi trovaste con loro in ascensore, con solo pochi secondi
per vendere la vostra idea (Southon e West, 2002).
Con l’ipnosi, vendete l’idea di essere in grado di ipnotizza-
re, che il vostro soggetto può essere ipnotizzato e che non
c’è ragione di preoccuparsi, dato che sarete voi a prendervi
cura di lui. Perciò ditegli che siete un ipnotista: il soggetto si
chiederà subito se può essere ipnotizzato o se lo state già
ipnotizzando.
La paura dell’ipnosi assume forme diverse. Per prima cosa il
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soggetto può aver paura dell’ignoto: fategli capire che l’ipnosi
è semplicemente un bellissimo stato mentale. Fategli sape-
re che non si tratta di sonno e che sarà sempre in grado di
sentirvi. Potrebbe aver paura di rivelare alcune informazioni
segrete che lo potrebbero mettere in imbarazzo o rovinare.
Assicurategli che non accadrà. Potrebbe temere di rimanere
bloccato in uno stato di trance e non essere più lo stesso. As-
sicurategli che non può rimanere bloccato in trance e ditegli
che sarà un’esperienza piacevole. Fategli sapere che troverà
tutto interessante e che imparerà qualcosa su di sé. Potrebbe
aver paura di voi – non è l’ideale, salvo che non sia spaven-
tato dall’idea che lo ipnotizzerete in un attimo.
Prendere il controllo non vuol dire essere prepotenti o ag-
gressivi, ma richiede comunque che diveniate la parte domi-
nante. Potete riuscirci chiedendo al soggetto di fare qualcosa:
«Puoi spostare la sedia un pochino? Ora puoi mettere
i piedi a terra, appoggiare comodamente le mani sulle
gambe e guardarmi?»
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Se il soggetto è in piedi, correggete la sua posizione e chie-
detegli di unire i piedi.
Tutto questo serve a dimostrare chi ha il controllo e vi dà la
possibilità di capire quanto sia bravo il soggetto a seguire le
istruzioni. Alcune delle induzioni e dei Set Piece di questo
libro si eseguono meglio se il soggetto si trova inizialmente in
una posizione fisica e in uno stato mentale particolari, perciò
avvantaggiatevi facendo un po’ i bulli.
Tutto ciò che chiedete di fare al soggetto, per quanto l’istru-
zione o la richiesta possa sembrare piccola, deve essere
compiuto con uno scopo in mente – portare il soggetto a fare
ciò che volete che faccia. Ricordate che lui probabilmente
non sa come funziona l’ipnosi. Quindi dategli la tranquillità di
sapere chi ha il controllo della situazione. Non appena dite a
qualcuno che siete un ipnotista, subito comincia ad accen-
dersi la sua aspettativa sul fatto di poter essere ipnotizzato e
la sua immaginazione su cosa potrebbe accadere. Dovreste
sfruttare la situazione a vostro vantaggio.
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Liberatevi di tutte le paure di riuscire o meno a ipnotizzare
il soggetto o di apparire stupidi se non vi riuscite. Eliminate
le vostre idee errate sul tipo di soggetto che potrebbe o non
potrebbe essere. Guidate questi processi cercando di essere
davvero fantasiosi, vivaci ed entusiasti del vostro soggetto.
Fate in modo che resti affascinato da voi, dal processo d’ip-
nosi e dall’idea di essere ipnotizzato.
2.3) Come capire se una persona è ipnotizzata
Se vi limitate a dare al vostro soggetto delle suggestioni di
rilassamento, sarà molto probabile, allora, che nessuno dei
due poi possa capire se egli è effettivamente ipnotizzato o
no. Infatti, se in seguito glielo chiedete, probabilmente vi dirà
di essersi sentito solo rilassato, ma che non crede di essere
stato ipnotizzato. Questo può andare bene se il vostro obietti-
vo comune è insegnargli a rilassarsi. Spero, però, che miriate
a qualcosa di più. Anche se date suggestioni capaci di tirar
fuori dal soggetto ogni tipo di fenomeno ipnotico, con molta
probabilità egli continuerà a dire di non essere stato ipnotiz-
zato. Ricordate bene, il vostro soggetto metterà in pratica le
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vostre suggestioni inconsciamente. Quindi, per quanto lo ri-
guarda, il soggetto si sente perfettamente normale sotto ogni
aspetto. Quindi non ha senso contare su di lui per avere una
conferma che sia ipnotizzato o meno.
Allora, come si può capire se qualcuno è ipnotizzato? Il modo
di gran lunga più semplice consiste nel comunicare una sug-
gestione al soggetto e vedere se la segue. Subito e alla lettera
sarebbe grandioso. In altri termini, mettete alla prova il vostro
lavoro. Se il soggetto sembra reagire, allora dategli un’altra
suggestione, e così via. È utile anche sviluppare un “occhio”
capace di cogliere i segni dell’ipnosi, in modo che possiate
capire se una persona è ipnotizzata ancora prima di darle
delle suggestioni che richiedano risposte fisiche ed emotive
evidenti. Qualcuno potrebbe essere ipnotizzato e non mo-
strare nessuno dei seguenti segni, ma molti altri invece lo
faranno, quindi state attenti. Sono molto utili se volete sele-
zionare uno o due partecipanti da un gruppo, poiché potrete
subito intuire chi sono i soggetti migliori. Questi sono i segnali
da cercare:
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• Palpebre che tremano e sbattono – è lo stesso movimen-
to REM degli occhi che si osserva in qualcuno che dor-
me. Spesso è molto pronunciato nel soggetto ipnotizzato
e dovrebbe essere stimolato, dato che poi potrete sugge-
rire che si intensificherà, cosa che avverrà.
• Aumento della temperatura – un cambiamento nel flus-
so sanguigno è facilmente visibile in alcune persone, a
seconda della tonalità della pelle. È un segnale utile che
indica che il loro stato è cambiato.
• Occhi che ruotano all’indietro – anche se non lo notate
quando accade, potreste comunque vedere il bianco de-
gli occhi quando le palpebre tremano. Alcune induzioni
iniziano con gli occhi ruotati all’indietro. In questa posi-
zione è molto difficile per il soggetto aprire gli occhi.
• Cambiamento nel ritmo respiratorio – a volte accelera,
ma più spesso si fa più profondo e regolare, simile a quel-
lo di qualcuno che dorme tranquillamente.
• Aumento della lacrimazione – più umidità dentro e attor-
no agli occhi. Se sono aperti possono apparire vitrei.
• Testa pesante – con un leggero incoraggiamento, ad
esempio spingendo dolcemente la testa in avanti, il collo
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del soggetto si rilassa e diventa molto difficile alzare la
testa.
Oltre a cercare la presenza di questi segnali per capire se il
soggetto è ipnotizzato, è utile sfruttarli anche per intensificare
la trance. Si possono usare induzioni che creano artificial-
mente uno dei segni dell’ipnosi come metodo utilizzato per
ipnotizzare. Potreste ipnotizzare qualcuno facendolo inspira-
re, mentre voi contate fino a 7, e facendolo espirare, mentre
contate fino a 11, impiegando il loro conteggio o il ritmo del
loro respiro come centro dell’attenzione. Potreste spingere
in avanti la testa del soggetto mentre dite: “Dormi”. Potreste
prendere un punto all’interno della sua testa come punto fo-
cale di un’induzione di fissazione, con gli occhi chiusi e ruo-
tati all’indietro.
Potete anche collegare uno di questi segni con lo sviluppo di
un altro fenomeno ipnotico o con l’accelerazione dei fenome-
ni ipnotici. Se ad esempio notate che il soggetto sta esibendo
pronunciati movimenti REM, potete renderlo consapevole di
ciò e creare un collegamento tra il fenomeno e quello che
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volete che accada dopo.
«Mentre i tuoi occhi tremano, la tua mano sta diventando
sempre più leggera, leggera, e si solleva.»
Molti di questi segni rimarranno al di fuori della consapevo-
lezza cosciente del soggetto fino a quando non avrete richia-
mato la sua attenzione su di essi. Quindi, se li notate, potete
suggerire che stanno per verificarsi. Suggerite, ad esempio,
che il soggetto comincerà a sentire caldo, o che i suoi occhi
cominceranno a tremolare. Quando noterà che tali fenome-
ni stanno avendo luogo, il soggetto li attribuirà all’influenza
dell’Ipnotista e i fenomeni si intensificheranno. Questo acca-
de, probabilmente, perché il soggetto inizia ad autosugge-
stionarsi: “Ho sempre più caldo, sembro sempre più accal-
dato, come fa a sapere che ho sempre più caldo?” oppure “I
miei occhi tremolano. Non posso fermarli. Devo essere ipno-
tizzato”. Questo panico inconscio crea un feedback continuo
spinto dal suo stesso dialogo interno. Incoraggiate i segnali
naturali di ogni fenomeno ipnotico. Sfruttateli. Sviluppate un
occhio che sappia identificarli. Se vi trovate davanti un grup-
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po di persone e state cercando tra di loro qualcuno con cui la-
vorare, scegliete coloro che mostrano segni di ipnosi e quelli
che appaiono più affascinati ed entusiasti.
2.4) I fenomeni ipnotici
Una volta che avrete ipnotizzato il vostro soggetto, esistono
diversi fenomeni di cui può fare esperienza.Questi sono:
• Catalessia: perdita del controllo cosciente dell’abilità di
muovere parti del corpo; mancanza di reazione agli sti-
moli esterni e rigidità muscolare.
• Movimenti ideomotori: movimenti inconsci, come an-
nuire, dita che si contraggono e gambe che tremano.
• Amnesia: incapacità di richiamare informazioni o perdita
di memoria.
• Allucinazioni di tutti i sensi: avvertire qualcosa che non
c’è, o non percepire qualcosa che c’è.
• Dissociazione: separazione di mente e corpo.
• Ipermnesia: memoria potenziata.
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• Regressione: ritorno a schemi di comportamento e me-
moria precedenti o infantili.
• Rivivificazione: richiamare e rivivere un evento del pas-
sato.
• Analgesia: perdita sensoriale parziale.
• Anestesia: perdita sensoriale totale.
• Distorsione temporale: contrazione ed espansione nel-
la percezione del tempo.
La catalessia è uno dei principali esempi di fenomeno ipno-
tico, ben documentata e impiegata in molti modi – un classi-
co in questo campo. Descritta per la prima volta da Charcot
nel 1882, è uno strumento ipnotico utile e versatile (Charcot,
1882). Se avete messo qualcuno in trance e provate a solle-
vare il suo braccio, scoprirete probabilmente che è cataletti-
co e rimarrà a fluttuare a mezz’aria – rimarrà dove lo avete
messo invece di cadere come vi aspettereste. È combinata
spesso con induzioni di ipnosi a sorpresa o improvvisate ed
è quindi spettacolare. Molte delle induzioni in questo libro in-
coraggiano la catalessia. Il segreto sta nell’essere capaci di
bloccare l’attenzione di qualcuno in modo tale o abbastanza
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a lungo da fargli dimenticare quel braccio o quella mano. Il
soggetto dimentica il modo in cui li percepisce normalmen-
te e può iniziare ad autosuggestionarsi. È quanto meno un
segno utile che avete indotto la trance e un elemento utile
per convincere il soggetto che qualcosa è avvenuto. Oltre a
questo, la catalessia può essere sfruttata per passare ad al-
tri fenomeni ipnotici più avanzati e usata per incoraggiare la
comunicazione ideomotoria direttamente con la mente incon-
scia e con il corpo, senza bisogno di risposte verbali.
La catalessia è una condizione fisiologica in cui sussiste una
tensione equilibrata tra i muscoli agonisti e antagonisti. In
breve significa che una parte del corpo rimane in una certa
posizione. I muscoli usati per muovere una certa parte del
corpo hanno solitamente un muscolo “opposto” che permette
di tornare alla posizione di partenza. Prendiamo ad esem-
pio il bicipite e il tricipite del braccio. Quando questi muscoli
si bilanciano, la parte del corpo non si muove. Una coppia
di muscoli nel nostro corpo, che funziona sempre in questo
modo quando si è svegli, si trova nel collo e mantiene la testa
eretta.
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Quando in ipnosi viene indotta la catalessia e la si combina
con i movimenti ideomotori per far alzare il braccio a qualcu-
no, le sensazioni, le percezioni cinestesiche e propriocettive
sono piuttosto diverse da quelle che si provano alzando il
braccio volontariamente. Guardare il braccio di un soggetto
che si alza in modo catalettico è un po’ come vedere il movi-
mento di un posseduto in un film horror – come se un argano
lo sollevasse. “Malleabilità” è un ottimo termine per descrive-
re questa sensazione, molto noto in psichiatria per descrive-
re la catatonia (Overdurf, 1994). Questa è un’altra cosa che
potete portare all’attenzione del soggetto.
«Puoi notare il tuo braccio che si solleva e che si sta muo-
vendo in modo automatico e meccanico. Questo perché
è il tuo inconscio che solleva il braccio. Ciò permette alla
tua mente cosciente di sollevarlo con un movimento flui-
do, ma il tuo inconscio la muove a scatti, quasi per rifles-
so.»
“Catatonia” è un termine per i pazienti schizofrenici che vi-
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vono in un perenne stato di catalessia – potete posizionarli
come vi pare e loro rimangono nella posizione in cui li la-
sciate. Anni fa ho visto un artista di strada mimare questa
condizione. Stava in piedi su una scatola su cui c’era scritto
“Muovetemi”. Lasciando qualche moneta, i passanti potevano
spostarlo nella posizione che preferivano e in cui rimaneva
fino a che qualcun altro non arrivava e lo spostava. È molto
semplice provocare la catalessia nel vostro soggetto ipnotiz-
zato. Dovete capire che una mano appoggiata sul bracciolo
di una poltrona può essere catalettica: non c’è bisogno che
rimanga a mezz’aria, ma solo di essere fuori dal controllo
cosciente.
Nello studio terapeutico, la catalessia può essere usata come
una forma avanzata di segnalazione ideo-motoria – in altre
parole, sfruttare la catalessia e gli altri movimenti successivi
del corpo come linea di comunicazione. Un braccio può sol-
levarsi più in alto per dire “Sì”, magari un braccio per il “Sì” e
l’altro per il “No”.
Ernest Rossi usa la segnalazione ideomotoria per comuni-
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care con l’intelligenza inconscia profonda presente nel corpo
del soggetto (Rossi e Cheek, 1988).
Ai fini dell’ipnosi improvvisata, diventate esperti nel provoca-
re la catalessia nei vostri soggetti. È utile per molte cose, tra
cui:
• Convincere – dimostrate che l’inconscio è attivo, ovvero il
soggetto è ipnotizzato.
• Indurre la trance – usatela come Set Piece o come indu-
zione stessa.
• Come routine – trasformate il soggetto in un appendiabiti
o in una statua.
• Comunicare – segnali ideomotori.
• Leva – per saltare ad altri fenomeni ipnotici.
Con la catalessia, potete o indurre in primo luogo la trance
e suggerire poi la catalessia degli occhi, delle mani, delle
braccia o di tutto il corpo, oppure incorporare la catalessia
come parte dell’induzione vera e propria della trance. Tutti i
metodi illustrati nel capitolo tre che includono la catalessia
possono essere usati come induzione ipnotica piuttosto che
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semplicemente come Set Piece4. Una volta che ha raggiunto
la catalessia, il vostro soggetto è altamente suggestionabile.
Se avete reso impossibile per il vostro soggetto muovere il
braccio, incoraggiatelo a tentare di muoverlo. Incoraggiatelo
a provarci con tutte le sue forze. Ditegli che può provarci, ma
che il suo inconscio ha un potere superiore e che lavora al
posto suo. Realizzare di essere più di quanto pensasse prima
di incontrarvi è un’esperienza unica e bellissima che rimarrà
con lui per sempre. Per lo meno avrà qualcosa da raccontare
quando gli chiederanno cosa è successo quando è andato
dall’ipnotista. Per molti è un’esperienza sconvolgente. Se il
soggetto è davvero coinvolto, incoraggiatelo ad aprire gli oc-
chi e a osservare la parte del corpo che avete reso catalet-
tica. Chiedetegli se gli appartiene. Quando il soggetto ha gli
occhi aperti, una sfida come quella di muovere un braccio è
ancora più potente. Molte persone potrebbero agitarsi a que-
sto punto: fategli chiudere gli occhi, dite loro che potrebbero
sentirsi strani, ma che comunque si divertiranno, e cercate di
andare ancora più in profondità mentre li bombardate con ul-
4 Un Set Piece è una routine preliminare, elaborata per convincere le perso-ne dei vostri poteri ipnotici (NdT).
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teriori istruzioni. La loro mente, a questo punto, è apertissima
e ricettiva.
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DISCLAIMER: il presente ebook ha esclusivamente uno sco-
po formativo e rappresenta la libera opinione dell’autore. Le
strategie riportate in questo libro sono frutto di anni di studi
e specializzazioni. Il lettore si assume piena responsabilità
delle proprie scelte, consapevole dei rischi connessi a qual-
siasi forma di esercizio.
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resti leggerlo? Puoi trovarlo su http://www.dialogika.it/shop/
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e Improvvisata a moltissime persone, scoprirai le tecniche
essenziali e i trucchi del mestiere. Nel DVD di accompagna-
mento, avrai anche la possibilità di vedere Jacquin stesso
all’opera – nello studio e sulla strada. Impara come ipnotiz-
zare chiunque subito!
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LibroDIVENTA UN IPNOTISTA ORA!E CONQUISTA TUTTI CON L’IPNOSI
a cura di Igor Ledochowski
Diventa un ipnotista ora! è il testo di riferimento per quanto riguarda l’esplorazione dei fenomeni della trance profonda. E’ una risorsa ideale per ipnotisti, terapeuti, counselor e coach, utile per gestire al meglio gli incontri col cliente e massimizzarne l’efficacia sviluppando le proprie abilità ipnotiche. Per chi sa quanto può esser potente un uso sapiente del linguaggio e vuole esercitarsi in quest’arte, seguendo i commenti e gli esercizi messi a punto da un grande esperto d’ipnosi.
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di Charlie Fantechi
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LibroLA NUOVA ENCICLOPEDIA DELL’IPNOSI DA PALCOSCENICOdi Ormond McGill
La nuova enciclopedia dell’ipnosi da palcoscenico è un libro per tutti: sia per chi inizia a conoscere questa materia e vuole approfondirla sotto la guida di un grande maestro, sia per i più esperti. I contenuti pratici e teorici offrono molteplici spunti per praticanti di tutti i livelli, anche per chi è già ipnotista o per chi si dedica al mentalismo. Con spiegazioni dettagliate di oltre cento induzioni, estratti degli spettacoli d’ipnosi più elettrizzanti e un’intera sezione dedicata ad ogni aspetto pratico della progettazione e dello sviluppo dello show, apprenderai come spingerti ai confini del potere della suggestione per divertire, stupire e sconcertare i tuoi amici e il tuo pubblico.
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“Una puntuale e brillante analisi di come alcuni dei più famosi leader della storia hanno usato il potere del linguaggio per influenzare e dirigere gli eventi del mondo. Charlie Fantechi fornisce una visione significativa nella struttura della magia del linguaggio e nel potere che le parole hanno di toccare e ispirare le persone.”— Robert Dilts
Libro 155 pagine - € 16.00
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49 LEZIONI PER IMPARARE A NEGOZIARE, VINCERE, CONVINCERE
di Charlie Fantechi
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Manuale 150 pagine + 3 CD - € 119.00
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Il box contiene7 CD audio e il manuale con la trascrizione delle induzioni
Manuale + 7 CD Audio21 GIORNI DI IPNOSIPER CAMBIARE LA TUA VITA
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21 giorni per 21 induzioni durante le quali riuscirai a superare ogni tua preoccupazione, a risolvere conflitti interiori, a vedere il mondo e la vita in una luce nuova per realizzare i tuoi sogni e vivere serenamente. Con questa serie d’induzioni audio puoi fornire al tuo inconscio gli strumenti per liberare la mente e superare i limiti attraverso l’ipnosi, sviluppando la capacità di gestire le incongruenze e ottimizzare gli sforzi tesi al tuo benessere psicofisico. Le 21 induzioni sono trascritte in prima persona in modo che tu possa autoipnotizzarti leggendo. Ogni giorno avrai l’opportunità di ascoltare l’audio dell’ipnosi e poi, la sera, leggere la stessa induzione in modo da rafforzare e completare il lavoro e le suggestioni di quella giornata.
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DVDTHE MANCHURIAN APPROACHIPNOSI PER MAGHI E MENTALISTI
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CD1: Fissa gli obiettiviCD2: Migliora l’autostimaCD3: Supera la tristezzaCD4: Gestisci il dolore
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CD5: Calma la tua menteCD6: Difenditi dalle malattieCD7: Dormi tranquillamenteCD8: Cancella il mal di testa