126
NUMERO LUGLIO 2012 10 Il Nord dopo la Lega contributi di Marco Alfieri • Giuseppe Berta • Roberto Briorcio • Stefano Camatarri • Ferruccio Capelli • Mauro Ceruti Paolo Corsini • Aldo Cristadoro • Lorenzo Dellai • Guglielmo Epifani • Vasco Errani • Piero Fassino • Paolo Feltrin Giuseppe Galasso • Enrico Letta • Mauro Magatti • Maurizio Martina • Gianluca Passarelli • Graziella Priulla Debora Serracchiani • Leonida Tedoldi • Walter Tocci • Dario Tuorto

Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Numero 10 di TamTam Democratico

Citation preview

Page 1: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

NUMERO LUGLIO 201210

Il Nord dopo la Lega

contributi di Marco Alfieri • Giuseppe Berta • Roberto Briorcio • Stefano Camatarri • Ferruccio Capelli • Mauro CerutiPaolo Corsini • Aldo Cristadoro • Lorenzo Dellai • Guglielmo Epifani • Vasco Errani • Piero Fassino • Paolo Feltrin

Giuseppe Galasso • Enrico Letta • Mauro Magatti • Maurizio Martina • Gianluca Passarelli • Graziella PriullaDebora Serracchiani • Leonida Tedoldi • Walter Tocci • Dario Tuorto

Page 2: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega
Page 3: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

3

Stefano Di TragliaDirettore responsabile

Franco MonacoDirettore editoriale

Alfredo D’AttorreCoordinatore del Comitato editoriale

Valentina SantarelliSegretaria di redazione

COMITATO EDITORIALE

Massimo AdinolfiMauro CerutiPaolo CorsiniStefano FassinaChiara GeloniClaudio GiuntaMiguel GotorRoberto GualtieriMarcella MarcelliEugenio MazzarellaAnna Maria ParenteFrancesco RussoWalter TocciGiorgio Tonini

SITO INTERNETwww.tamtamdemocratico.it

[email protected]

Tam Tam Democraticospazio di approfondimentodel Partito Democratico

Proprietario ed editore Partito DemocraticoSede Legale - Direzione e RedazioneVIa Sant’Andrea delle Fratte n. 16, 00187 RomaTel. 06/695321Direttore Responsabile Stefano Di TragliaRegistrazione Tribunale di Roma n.270del 20/09/2011I testi e i contenuti sono tutelati da una licenza CreativeCommons 2.5 CC BY-NC-ND 2.5 Attribuzione - Noncommerciale - Non opere derivate

COMUNICAZIONEprogetto grafico/sito internetdol - www.dol.it

6 La questionesettentrionaledopo la crisidell’asse del nordRoberto Biorcio

10 Il voto al nord :tengono ancorai blocchi tradizionali?Aldo Cristadoro e Paolo Feltrin

20 La Lega oltre i clichèGianluca Passarelli e Dario Tuorto

25 Travaglioe prospettivedella LegaMarco Alfieri

31 L'Italia in sé e per sépassa per Milano e RomaWalter Tocci

37 Dove va il norddopo la LegaGiuseppe Galasso

41 Finalmenteun federalismoche unisceMauro Ceruti

45 Movimento 5 stelle,oltre l’antipoliticaStefano Camatarri

54 Beppe Grillo e i figlidelle stellePaolo Corsini

62 Parole tossicheGraziella Priulla

70 Missione EuropaEnrico Letta

75 Ora tocca a noiPiero Fassino

79 Il nostro federalismoVasco Errani

84 Zaino in spalla:il civismo delle Terre AlteLorenzo Dellai

89 Il nord e noiDebora Serracchiani

94 Patto sociale per crescitaed equitàGuglielmo Epifani

100 Una piattaforma perlo sviluppo del nordGiuseppe Berta

104 Una bussola umanisticaFerruccio Capelli

109 Documento: Per laricostruzione nazionaleMaurizio Martina

116 Lo Stato nellaglobalizzazioneLeonida Tedoldi

119 Seconda globalizzazione:un nuovo inizioMauro Magatti

ALTRI CONTRIBUTI

SOMMARIO

FOCUS_LA LETTURA FOCUS_LA RISPOSTA

Page 4: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega
Page 5: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

La lettura

Page 6: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS Il Nord dopo la Lega

6

risultati delle elezioni amministrative del 2012hanno segnato la fine del cosiddetto “asse delNord”: l’alleanza fra Belusconi e Bossi cheaveva condizionato la politica italiana negliultimi venti anni. La crisi della coalizione di

centrodestra ha permesso al centrosinistra di conquistaremolti comuni, soprattutto nelle regioni del Nord. Ma il forteaumento dell’astensione e i successi imprevisti delmovimento 5 stelle rendono più incerto e problematico ilquadro politico. Si aprono molti interrogativi su quale puòessere il futuro della questione settentrionale.

La sconfitta della Lega nelle ultime elezioni amministrativenon è solo l’effetto degli scandali provocati dagli affari deltesoriere Belsito. Le difficoltà della Lega erano già emersecon le elezioni amministrative dello scorso anno. È in crisi ilmodello di rappresentanza politica che il partito di Bossiaveva cercato di dare al Nord? La “questione settentrionale”era emersa nel dibattito pubblico venti anni fa.

Gli effetti dalla globalizzazione dell’economia, unapressione fiscale in aumento e l'inefficienza di molti servizipubblici creavano molte difficoltà per le possibilità disviluppo delle regioni del Nord. Questi problemi siintrecciavano con una forte insofferenza verso i partiti e lapolitica tradizionale. La Lega aveva proposto un nuovomodello di rappresentanza: da un lato si presentava comepartito regionalista, come portavoce di specifici interessilocali (il “sindacato del territorio”), dell’altra gestiva laprotesta populista contro “Roma ladrona”.

A questi contenuti, il Carroccio ha successivamenteaggiunto un forte impegno per contrastare l’immigrazione. Si

La questione settentrionale

dopo la fine dell’asse del Nord

Roberto Biorcio insegna Sociologia Politica all’Università di Milano Bicocca

I

La Lettura

Page 7: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

è così affermato un partito con una identità forte, radicatosul territorio, con un numero rilevante di attivisti e un vastoconsenso elettorale. La situazione è però notevolmentecambiata negli ultimi dieci anni. La Lega ha via viaridimensionato il ruolo dell'antipolitica nelle sue campagne,spostando l'attenzione su altre tematiche. Le pratiche semprepiù disinvolte degli amministratori leghisti nel gestire irapporti fra politica e affari vanificavano le differenzerispetto agli altri partiti.

Le accuse della magistratura a Bossi e ai suoi familiaricolpivano poi una componente fondamentale dell’identitàleghista, costringendo alle dimissioni lo stesso leadercarismatico. Maroni ha cercato di mobilitare l’antipolitica e larabbia su bersagli interni al movimento, riuscendo aconquistare la segreteria. Ma non è riuscito a rilanciare lamobilitazione e il consenso elettorale. E ha prodotto l'effettoindesiderato di accreditare l'idea che la Lega non sia diversada tutti gli altri partiti, e che i suoi dirigenti appartengano apieno titolo alla «casta».

In parallelo alla crisi della Lega si è sviluppata quella delPdl, con la sconfitta di un modello di rappresentanza che eraapparso vincente per molti anni. Berlusconi aveva inventatanel 1994 una proposta politica che riprendeva e superava lastesa formula del “partito personale”. Il nuovo leadermetteva in scena il progetto della conquista del potere politicoda parte di un soggetto forte della società civile, cherecuperava le idee diffuse fra gli imprenditori, i professionistie gli operatori economici delle regioni settentrionali: liberismo,antistatalismo, riduzione delle aree protette dal welfare state.

La retorica di Berlusconi riproponeva due elementiessenziali del populismo: l'appello diretto al popolo, comesede di virtù e valori autentici, e il legame diretto fra popoloe leadership. Non caso, il Cavaliere ha cercato di trasformaretutte le scadenze elettorali in un plebiscito sulla propriapersona.

La vittoria nelle elezioni poteva però essere garantita solocon la formazione del cosiddetto “asse del Nord” fra i duepopulismi, rappresentati da Berlusconi e dalla Lega. I duepartiti alleati offrivano una rappresentanza a diverse strutturesociali e alle differenti aree territoriali del Nord. Fra il due tipidi populismo si erano inizialmente prodotti conflitti econcorrenza, ma dal 2001 era stata soprattutto ricercata laconvergenza.

Gli scandali nella vita privata e le inchieste della magistratura

7

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 8: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

hanno progressivamente logorato l’immagine personale diBerlusconi. La crisi economica ha fatto poi emergere problemiancora più gravi. La crescita dei livelli di pressione fiscalesmentiva tutte le speranze di riduzione delle tasse. Non soloBerlusconi, ma anche i ministri leghisti sono stati consideratiresponsabili degli insuccessi rispetto alle attese suscitate.

Nelle elezioni amministrative del 2011 sia il Pdl e cheLega, ancora alleate, hanno subito una netta sconfittaelettorale. Falliva l’ultimo tentativo di Berlusconi ditrasformare (a Milano) le elezioni in un referendum sulla suapersona. Nelle elezioni amministrative del 2012 la sconfitta èstata ancora più marcata. Erano ormai gravemente incrinati ipunti di forza fondamentali dei due partiti: per la Lega,l’identità di soggetto politico diverso dagli altri partiti, per ilPdl la fiducia nelle qualità e nelle capacità del leader.

Restano però, e si aggravano, molti dei problemi cheavevano consentito alla Lega di affermarsi come portavocedella questione settentrionale. La situazione attuale è diversarispetto agli anni Novanta: più che sulla redistribuzione dellerisorse fra Nord e Sud, il malcontento e le proteste si orientanocontro le politiche di austerità imposte dalla Bce e dal Fmi.

Aumentano le difficoltà per le piccole e le medie impreseanche all'interno delle regioni dell'Italia settentrionale,mentre crescono sempre più la disoccupazione e laprecarietà. E d’altra parte è molto diffusa la sfiducia verso ipartiti e il ceto politico, che raggiunge livelli superiori a quellidi venti anni fa, al tempo delle inchieste di “mani pulite”.

Chi può oggirappresentare le proteste ele domande, più forti, maanche più frammentate,che emergono nelleregioni settentrionali? LaLega di Maroni cerca divalorizzare il ruolo di«sindacato del territorio»,ma si è fortementeindebolita le capacità delCarroccio di guidarel'opposizione alle politichedel governo Monti. Vieneproposto comeriferimento il modellodella Csu bavarese: una

8

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 9: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

formazione politica che si allea con un partito conservatorenazionale, per ottenere in cambio maggior potere e piùautonomia di gestione degli interessi regionali. In questaprospettiva, la Lega dovrebbe abbandonareprogressivamente l'identità di partito populista/regionalistaper assumere quella di partito regionalista/conservatore.

Questo progetto appare però molto problematico per la crisiprofonda che investe il Pdl, ed è difficile ricostruire un altro«asse del nord». La nuova “discesa in campo” di Berlusconi e itentati di riproporre l’alleanza con la Lega di Maroni nonsembrano in grado di invertire le tendenze in corso.

Il movimento di Grillo ha raddoppiato i consensi dopo leultime elezioni amministrative, grazie alla enormesovraesposizione mediatica del suo leader. Il comicogenovese da diversi anni si è impegnato come imprenditorepolitico del movimento, utilizzando soprattutto le possibilitàdi mobilitazione offerte dal web e le sue capacità di “grandecomunicatore”. Il movimento 5 stelle assume – come lo stessoGrillo sembra auspicare – una funzione analoga a quella svoltadella Lega rispetto ai partiti della Prima repubblica.

Il nuovo soggetto politico è però molto diverso dalCarroccio e presenta forti analogie con il partito dei Piratentedeschi, che cercano di offrire nuovi canali alla domanda dipartecipazione dei cittadini. Restano però molti dubbi sullecapacità del movimento di Grillo di assumere funzioni dirappresentanza e di governo a livello nazionale o almeno perampie comunità territoriali.

La crisi e la dissoluzione dell’asse del nord ha consentitoal centrosinistra di conquistare il governo di molteamministrazioni locali nell’Italia settentrionale: ma la suacapacità di intercettare, rappresentare e interpretare ladomanda di cambiamento è apparsa indebolita rispetto alleelezioni dell’anno scorso. Le vittorie spesso inattese nelleamministrative del 2011 erano state caratterizzate dal nuovomodo di presentarsi di molti candidati sindaci che riuscivano aintercettare le proteste e le richieste di cambiamento rispettoalle politiche del governo e degli amministratori locali.

Un diverso modo di rapportarsi ai cittadini, più attentoalle loro domande e a sollecitare la partecipazione, riusciva aridimensionare fortemente gli atteggiamenti antipolitici.Queste tendenze sono state meno evidenti nelle recentielezioni, anche se il centrosinistra nelle regioni del Nord hanettamente aumentato il numero dei sindaci e governa ormaitutte le città capoluogo di regione.

9

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 10: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS Il Nord dopo la Lega

10

remessaSecondo molti commentatori le ultime

elezioni amministrative costituiscono un puntodi svolta nei comportamenti di voto degli ultimianni, in particolare al Nord. E’ davvero così? In

soli due anni l’orientamento degli elettori, in particolarequelli del Nord, ha subito davvero mutamenti così profondida oscurare i protagonisti della vita politica italiana degliultimi 20 anni? Anche se le prime impressioni sembranoconfermare convincimenti di questo genere, un’analisiattenta dei risultati elettorali conduce a conclusioni menoscontate e lascia spazio a più di un interrogativo.

Il Nord e la frattura territoriale: una storia lunga 30 anniNegli ultimi lustri il dibattito pubblico è stato spesso

incentrato sulla “questione settentrionale”, in contrapposizionepolemica con la tradizionale “questione meridionale”, vale adire sulle conseguenze della frattura territoriale che fin dallanascita dello stato unitario caratterizza il nostro Paese.Specificità ed esigenze delle regioni settentrionali hannomodellato da un lato la domanda degli elettori, dall’altro latohanno contribuito in maniera sostanziale a definire l’offertapolitica che a essi veniva proposta.

Già a partire dai primi anni ’80, infatti, in molte realtàsettentrionali si afferma con forza questo tema, agli iniziattraverso organizzazioni regionaliste e/o localiste, poi conun movimento sempre più organizzato, facendo scoprire unapulsione latente nell’opinione pubblica settentrionale –l’antimeridionalismo – fino a quel momento tenuta a badadai partiti tradizionali. Di qui un’improvvisa frattura tra

Il voto al nord:tengono ancorai blocchi tradizionali?Aldo Cristadoro è direttore del Dipartimento politico elettorale di Tolomeo Studi e Ricerche

Paolo Feltrin insegna Scienza politica all’Università di Trieste

P

La Lettura

Page 11: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

politica tradizionale e territorio. Il protagonista principale diquesto processo, la Lega Nord, ha avuto la capacità di farsiinterprete (e imprenditore politico) di istanze che fino ad alloranessuno aveva raccolto: al conflitto redistributivo di tipoverticale, a base sociale, la propaganda del partito guidato daBossi ha avuto la capacità di dare voce ad un conflitto latente,redistributivo di tipo orizzontale, a base territoriale. Con in piùl’astuzia di rivestire la polemica antimeridionale delle millenobili sfumature dell’ideologia federalista.

Il Carroccio in primis e, in alcune fasi, la stessa ForzaItalia, hanno avuto la capacità di trasformare questerivendicazioni in consenso elettorale e di porre questi temi alcentro delle campagne elettorali e dell’agenda di governo.

I risultati delle recenti amministrative: il centrosinistra vince sulle ceneri del centro destra

Sono passati solo 4 anni dallo straripante successo delticket Bossi – Berlusconi alle ultime elezioni politiche eancor meno dalle regionali 2010 quando, fra gli altri, isuccessi di Zaia (in Veneto) e Cota (in Piemonte) hannoportato la Lega ai vertici di due importanti regioni e spostatoalmeno in maniera simbolica il baricentro del potere politicoitaliano al Nord e, in parte, sulla Lega.

Dal marzo del 2010, invece di stabilizzarsi, il quadro politicoè mutato repentinamente, in particolare per le conseguenzedella crisi economica e le difficoltà derivanti dal debitopubblico nazionale. A pagarne lo scotto sono statiinevitabilmente i partiti di centro destra al governo, e una primaavvisaglia dei malumori dell’elettorato moderato si era vista conla vittoria di Pisapia a Milano nel 2011. Il centro sinistra inquell’occasione aveva ottenuto un successo con unacaratterizzazione territoriale molto evidente: il maggior numerodi passaggi di amministrazioni da destra a sinistra si eranoverificati in Piemonte, Lombardia e Veneto, vale a dire nelleregioni settentrionali che fino ad allora erano sempre state ilserbatoio più sicuro di voti per la coalizione di centro destra.

A distanza di un anno i risultati delle recenti amministrativeindicano una notevole accelerazione delle tendenze alloraappena accennate, ma con alcune incognite nuove.

Se facciamo il conto aritmetico delle amministrazioniconquistate, il centro sinistra registra nel 2012 un successoben più ampio di quello ottenuto un anno prima: a livellonazionale conquista 103 amministrazioni comunali su 168(ne aveva 57), mentre il centro destra nel suo complesso ne

11

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 12: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

conquista 40 (2 monocolore leghista) a fronte dei 101comuni amministrati in precedenza. Il successo è stato moltoforte nelle regioni settentrionali e soprattutto nel Nord Ovest(Piemonte e Lombardia in particolare), dove sindaci delcentro sinistra sono stati eletti anche in alcune roccafortistoriche di Pdl e Lega. Alessandria, Asti, Como e Monzasono solo gli esempi più eclatanti di una tendenza diffusaanche nei comuni più piccoli e che porta il centro sinistra atriplicare il numero di sindaci.

Se si ragiona in termini di amministrazioni conquistatel’interpretazione è quindi univoca: il centro sinistra vince ePdl e Lega subiscono una pesante sconfitta; se invece sistudiano i flussi di voti il discorso cambia e, almeno in parte,si fa più complesso.

Il peso dei partiti al Nord: la vittoria di Grillo conun’eco leghista

Pur coscienti delle difficoltà che comporta cercare dicalcolare il bacino di voti di ciascun partito alle elezionicomunali e cercare di metterlo in relazione con le elezionipiù recenti, possiamo però delineare alcune tendenzesoprattutto per quanto concerne il Nord Italia.

In queste regioni il primo dato evidente è che i partiti delcentro sinistra vincono le amministrative pur non guadagnandovoti : in particolare Idv (3,7%) subisce un arretramentoconsistente (oltre la metà dei voti) rispetto alle regionali conflussi in uscita verso il Movimento 5 Stelle; Sinistra e Libertàaumenta il suo bacino complessivo recuperando al Nord(3,5%) ciò che perde nel resto del Paese; il Partito Democraticosi attesta al 20%, perdendo oltre 6 punti nel confronto con lerecenti regionali. Il trend negativo è solo in partecontrobilanciato dai voti recuperati da liste civiche direttamenteo indirettamente riconducibili al Pd.

Nelle regioni settentrionali stupisce però il risultatonegativo dei due protagonisti della vita politica locale. Il Pdlcon le proprie liste ufficiali ottiene circa il 13% dei voti, 15punti in meno rispetto alle regionali del 2010. Pur tenendoconto delle difficoltà di valutazione complessiva del bacino delPdl, simili a quelle del Pd, per la presenza di numerose listeciviche e di candidati di area che sottraggono voti alle listeufficiali, non possiamo che registrare un calo senza precedenti.

Discorso simile può essere fatto per la Lega Nordpresente, anche nei comuni più piccoli, con il propriosimbolo: il partito di Bossi ottiene un risicato 10,9%

12

Nelle regionisettentrionali

stupisce però ilrisultato negativo

dei due protagonistidella vita politica

locale. Il Pdl con leproprie liste ufficialiottiene circa il 13%dei voti, 15 punti in

meno rispetto alleregionali del 2010

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 13: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

riportando perdite di oltre 11 punti.Dove vanno i voti in uscita dai principali partiti tradizionali?

Non certamente verso il Terzo Polo e l’Udc, che non riesconoad attirare i consensi degli elettori delusi (di centro destra inprimis) e rimangono sostanzialmente sui livelli delle ultimeconsultazioni. L’unica formazione che sembra in grado dicatalizzare i flussi in uscita dai competitor è quella guidata daBeppe Grillo che oltre a conquistare Parma, Mira e Sarego,aumenta sensibilmente il proprio bacino elettorale.

Nei 101 comuni italiani in cui si è presentato, ilMovimento 5 Stelle ha conquistato complessivamente l’8,7%

13

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 14: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

con una forte caratterizzazione di tipo territoriale: all’11,7%ottenuto nel Nord, corrisponde una performance altrettantopositiva nelle cosiddette regioni rosse e un risultato moltopiù contenuto nel Sud.

L’analisi dei flussi elettorali, utilizzando il metodo diGoodman, rafforza l’idea del Movimento 5 Stelle come l’unicopartito in grado di intercettare gli elettori del Nord (e delleregioni rosse), delusi dai partiti tradizionali. Una formazione ingrado quindi di raccogliere da una parte il voto di protesta dicentro sinistra che si riconosceva non solo nell’Idv ma anche inun certo voto di appartenenza genericamente di sinistra (oUlivista), dall’altra il consenso di ampie fette dell’elettoratoleghista deluso dai propri rappresentanti.

La questione settentrionale: gli scenari e i possibiliinterpreti

Nell’interpretare i risultati delle recenti elezioni, molticommentatori spesso hanno fatto ricorso alla categoriadell’antipolitica, al distacco fra partiti e cittadini che hafavorito Grillo. Si tratta di una chiave di lettura condivisibilema, a nostro avviso, parziale.

I partiti politici infatti non godono di buona salute innessun grande Paese europeo. La politica viene guardata consospetto anche da gran parte degli elettori francesi, tedeschi,spagnoli e inglesi, con percentuali non dissimili da quelleitaliane, come testimoniano le ultime ricercheEurobarometro. Tuttavia, nelle grandi democrazie europee,la crisi delle forme tradizionali della politica, amplificata negliultimi anni dall’andamento negativo dell’economia,dall’aumento della disoccupazione e dalla riduzione dellepolitiche redistributive, ha sì provocato avvicendamenti allaguida dei governi, ma non ha comportato profonderistrutturazioni nell’offerta politica paragonabili a quelleavvenute in Italia dagli anni ’90 in poi.

Se la crisi dei partiti e la sfiducia nei politici sono unmale comune, la provvisorietà delle sigle politiche e ladebolezza del radicamento sociale e territorialecostituiscono un’anomalia. E da questa diversa sorte deipartiti politici tradizionali dipende la fragilità tutta italianadell’offerta politica e la conseguente volubilità degliorientamenti elettorali. Specie in elezioni ritenute non“decisive”, come sono quelle locali, partiti come quello diGrillo possono trarre vantaggio dal cavalcare il malesseredell’opinione pubblica.

14

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 15: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

Quali sono quindi gli scenari possibili? Come evolveranno lepreferenze partitiche degli elettori settentrionali?

Si potrebbe immaginare il ritorno in forza, per quantoimprobabile, dei vecchi protagonisti. Sulla falsa riga diquanto avvenuto nel 2006, Lega Nord e Pdl potrebberoriuscire a riattivare il proprio elettorato e riportarsi su unlivello di consensi simile a quello del passato più recente.Come già osservato, si tratta dello scenario meno realistico acausa, in particolare, della crisi economica che continua amettere in discussione la capacità di governo della coalizionedi centro destra. Si potrebbe immaginare la nascita di nuovisoggetti politici di centro destra capaci di riempire il vuotolasciato da Pdl e Lega Nord: si tratta però di uno scenarioche in questo momento sta affascinando troppi protagonisti,con un conseguente aumento dei rischi di insuccesso.

Secondo molti sondaggi le prossime elezioni politichedovrebbero incoronare il Movimento 5 Stelle, addiritturacon percentuali sopra il 20%, come nuovo interprete dellafrattura centro-periferia. Si tratta di uno scenario possibilema altamente improbabile, a causa della diversa“decisività” del voto nazionale e delle conseguenti diverselogiche che motivano le scelte di voto degli elettori.Quanto più la campagna elettorale si giocherà in termini didrammatizzazione della congiuntura economicainternazionale, tanto meno gli elettori saranno tentati dallacarta del voto di protesta.

Lo stesso clima di drammatizzazione, come avvenuto nel1948, 1976, 1994 e 2006, potrebbe avere conseguenzenegative anche sulla performance del centro sinistra. Dopole recenti amministrative, sono in molti a ipotizzare unrafforzamento della coalizione, in quanto capace dicatalizzare il consenso di elettori delusi e di attrarre votianche in regioni tradizionalmente avverse. A nostro avviso, sitratta di una convinzione, che per molti versi ricorda il climadi opinione che si respirava nell’estate del 1993, a pochi mesidall’esito infausto della “gioiosa macchina da guerra” guidatada Occhetto. Per una forza politica nazionale, che non puòfare leva sulla frattura territoriale per conquistare gli elettoridel Nord, la vera sfida sarà quindi riuscire a formulare unaproposta credibile per il Paese, offrendo garanzie sullacapacità di governo (anche alle aree più sviluppate) e sullatenuta della compagine stessa. Cosa fin qui non troppo benriuscita al centro sinistra anche quando la congiunturapolitica gli è stata favorevole.

15

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 16: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega
Page 17: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

17

Il Nord dopo la Lega FOCUS

17

a Lega Nord è morta, que viva la Lega Nord! Nonostante la politica, e i partiti, come

tutte le vicende sociali siano moltocomplesse, il partito di Bossi è stato soventeosservato e analizzato attraverso un

atteggiamento che definire schizofrenico appareeufemistico. Purtroppo gli abbagli, gli ammiccamenti e lecensure sono state sovente impressionistiche,congiunturali e non ben meditate né approfondite.

Le semplificazioni, le visioni olografiche e rassicurantisono durate quasi quanto l’esistenza del Carroccio econnesse, e si tratta di un’aggravante, alla cattivacomprensione di cosa fosse la «questione settentrionale»che della Lega è in qualche modo figlia.

Le recenti vicende giudiziarie e politiche hannopotentemente enfatizzato gli aspetti contradditori, ma nonhanno affatto scoraggiato affrettate analisi sulle sortifuture del partito ex bossiano. Il de profundis del Carroccioè stato immediatamente evocato, confondendo però lamesta, prevedibile e inevitabile, uscita di scena del Senaturcon la disgregazione, per ora presunta e rinviata, delpartito. La sovrapposizione concettuale ha raggiuntol’acme nelle considerazioni di chi fa risalire la crisi delmovimento con l’inizio della malattia di Bossi, cioè al 2004quando sarebbe terminata la spinta propulsiva leghista. Inrealtà proprio dal 2005, e fino al 2011, il costanteprogresso elettorale è stato celebrato ma a volteincompreso.

Qual è, dunque, alla luce degli eventi attuali, ilfuturo politico ed elettorale del partito nato ormaivent’anni fa? Partiamo da un dato, o meglio da unaconsiderazione, ossia la spesso evocata «diversità»leghista. Che cosa si intende con questo termine? Bisogna

La Lega oltre i cliché Gianluca Passarelli è ricercatore di ricerca presso la facoltà di Scienze Politiche, Università di Bologna

Dario Tuorto è ricercatore presso la facoltà di Scienze della Formazione, Università di Bologna

L

La Lettura

Page 18: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

distinguere vari aspetti: quello elettorale, ideologico,organizzativo, etico. La commistione tra le variedimensioni analitiche ha generato sovente confusione, finoa creare dei veri e propri ossimori concettuali. Il rischio èche il disordine si ripresenti, sotto le mentite spoglie dellavicenda giudiziaria e umana della famiglia Bossi, e chesfugga perciò il cuore dell’analisi.

Del resto la distorsione ottica su «cosa fosse laLega» si ebbe già nel 2008, quando si teorizzò chel’exploit leghista alle elezioni politiche fosse dovuto alflusso di voti da sinistra solo perché qualche giornalistadella porta accanto si affrettò a sentenziare che «siccome»il calo della sinistra era percentualmente pari alla crescitadelle camicie verdi, «allora» non poteva che esserci stato untravaso di voti.

E via tutti a declamare le virtù del leghismo di lotta cheriesce a insediarsi nelle fabbriche mentre la sinistra sarebbeormai solo presente nei salotti, il vetero padanismo allaconquista dei sindacati e della Cgil, degli operai orfani dellarappresentanza storica dei movimenti progressisti. Quandosi provava ad argomentare, magari con l’ausilio dei dati,che tale collasso di movimento da «sinistra verso la LegaNord» in realtà non c’era stato o comunque non condimensioni titaniche, anche i politici più accortiammettevano una maggiore complessità della questionerimanendo intimamente convinti del contrario perché –come ammiccavano al collega politico seduto accantodandogli di gomito – «conosco uno che è iscritto alla Fiome ha votato Ln …».

Fatica sprecata, il pregiudizio è più solido di un atomo,come direbbe Einstein. In realtà, a volere essere spietati,la Lega Nord aveva conquistato il cuore e il consenso dimolti operai già prima del 2008, e poi non era piùscontato (se mai lo fosse stato) che la classe operaia perandare in paradiso preferisse il traghetto delcentrosinistra. By the way difendere gli operai dellefabbriche minacciati (si può scrivere?) dalla proterviapatronale di Marchionne, che incidentalmente viola l’art.3 della Costituzione escludendo lavoratori iscritti a uncerto sindacato, NON implica condividere le posizionidella FIOM, ma avrebbe consentito di ri-avvicinare,almeno idealmente, la politica riformista alla societàitaliana.

18

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 19: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

La miopia sulla Lega cela in realtà un tabù ben piùsaldo e un velo di ipocrisia che avvolge da anni ilCarroccio e che è difficile da squarciare. Solo alcuniautorevoli commentatori e qualche politico, ma senzacontinuità, hanno segnalato quanto però non è mai(ancora) diventato pensiero diffuso: la Lega Nord è unpartito di estrema destra, xenofobo e razzista. Da qui ladomanda che, forse, il Paese non vorrebbe porsi perchénon pronto alla risposta sottesa: Come è stato possibile che laLega Nord abbia governato l’Italia per quasi dieci anni negli ultimidiciotto?

Il razzismo rubricato a boutade, la trasversaleammirazione per la franca (e sgrammaticata) vis verbalefinanche a trattiinvidiata. Il biasimo per i modi grevi e leprovocazioni salutate come folclore, mentre in molti casi sitrattava di (incitazione alla) violenza, e in Francia oGermania molti esponenti leghisti sarebbero stati giàcondannati e/o arrestati proprio per le loro dichiarazionien plein air.

La Lega è stata al governo grazie a Berlusconi certo (eviceversa!), ma non solo. Oltre a una pudica paura diconfessare che «questo è stato», e al martellante refrain deimedia allineati, la favola della Lega quale movimento solo«sopra le righe» è stata reiterata e sbandierata in ragionedella malcelata condiscendenza di parte dell’opposizione,della strumentale alleanza del centrodestra e delladebolezza del ceto intellettuale e della borghesia. Nonchéalimentata da una subdola e forse inconscia ammirazioneper alcuni suoi tratti peculiari.

Non ultimo l’assioma, e come tale mai dimostrato, chela Lega Nord altro non fosse che una costola della sinistra:una provocazione mai confermata, quasi una profezia euno sconcio pio desiderio. Detto altrimenti, è statosacrificato sull’altare della ragion di Stato di partiti,coalizioni e carriere personali, il livello di decenza che inaltri contesti (vedi Chirac vs Le Pen) non è mai stato inpericolo, mentre anche le forze progressiste e riformiste inItalia hanno manifestato debolezza culturale e politica,altro che egemonia!

Sul versante delle politiche l’innovazione apportatadalla Lega e da Bossi è stata certamente efficace.Praticamente tutti i partiti ripetono oggi come un mantrala necessità di riforme federaliste, salutate da strali e

19

La favola dellaLega qualemovimento solo«sopra le righe» èstata reiterata esbandierata inragione dellamalcelatacondiscendenza dipartedell’opposizione

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 20: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

accuse quando a teorizzarle era Gianfranco Miglio. LaLega è riuscita a mettere in agenda la «questionesettentrionale» superando e sparigliando anni di politichebasate su un concetto accompagnato da riflessioniopposte: la questione meridionale. Alla scontata uscita discena del partito diversi commentatori hanno pertantoaccompagnato un’altrettanto ineludibile «rappresentanzaNord» orfana del suo primo imprenditore politico.Addirittura Luca Ricolfi ha ipotizzato un legame tra la«fine» della Lega Nord e l’abbandono delle posizionioltranziste sul tema del federalismo, anche se così non sispiega la sopravvivenza di Forza Italia alle mancateliberalizzazioni o del Pci all’abbandono della via verso il«sol dell’avvenire». In ogni caso essere riuscita a inserire untema, il federalismo, nell’agenda delle riforme, è un meritoda ascrivere principalmente al lavorìo della classe dirigenteleghista.

Anche la «questione settentrionale» è stataun’occasione persa, per la politica italiana e anche peril PD, si parva licet. La politica riformista si è attestata suposizioni difensive, conformiste e timide. Viceversasarebbe stato opportuno e meritevole rilanciare laquestione «nazionale», avendo in mente il Paese comecomplesso sociale da sanare e salvare. Purtroppo antiche emai sopite antipatie per il concetto di nazione e il timore diessere non à la page con lo spirito del tempo, hanno resomarginale e residuale l’attenzione per la vera tematicanazionale, la «questione meridionale».

Se l’azione fosse stata costante ed empatical’anniversario del 150° dell’Unità d’Italia sarebbe statal’occasione per proporre il PD come vero e unico partitonazionale (alle politiche del 2008 il PD è risultato primopartito in molti centri medio-grandi del Nord-Est efinanche nel Veneto era dietro al Pdl di soli 25.000 voti,ma oggi del partito sul «territorio» si ha poca o puntotraccia e si intravede un difficile dialogo non solo con i«ceti produttivi» ma addirittura con i pendolari dei treni...),mentre le «celebrazioni» – ipso facto – hanno lasciato inbocca un sapore da naftalina risorgimentale senzacondivisione popolare, ma anzi acuito tanti localismi anord e a sud.

Rimanendo sul versante leghista, emerge

20

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 21: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

chiaramente quanto sia utile tenere distinti i variaspetti della vita del partito. Solo così è possibileprovare a (intra) vedere meglio quali siano le plausibiliprospettive del partito fondato da Umberto Bossi.Ideologia, politiche, organizzazione e raccolta delconsenso possono, come accennato, far riferimento aschemi e codici diversificati e persino contradditori senzache questo però rappresenti per forza un ibrido. A volte loè solo nel pre-concetto di chi analizza. Un partito diestrema destra, può avere un’organizzazione solida,diffusa, personale spesso competente e militanti attivi elegati all’organizzazione da vincoli volontaristici e incentivicollettivi. I due aspetti non sono mutuamente esclusivianche se la predilezione per le dicotomie, a volte truci, el’ostilità per gli approfondimenti è un segno dei tempi.Grami.

La giusta attenzione alle squallide vicende di usodel denaro pubblico a fini personali da parte di alcuniesponenti leghisti rischia di oscurare le potenzialità delpartito. Che serba molte risorse. Non solo per lapersistente «questione settentrionale» – o meglio per lasperequazione tra Nord e Sud –, che si ri-candida arappresentare, ma anche per le caratteristiche politiche eorganizzative. Iscritti altamente fidelizzati, organizzazioneefficiente e rilancio di tematiche quanto mai attuali:immigrazione, sicurezza e soprattutto lavoro.

A una prima lettura, il terremoto che ha investito lacerchia di Bossi e lo stesso capo non sembra derivaredirettamente da un indebolimento della presenza leghistasul territorio, da un appannamento delle ragioni che nehanno promosso la ripresa durante gli ultimi anni. Perquanto dirompente, lo scandalo interno al partito si ponesu un piano squisitamente politico, è destinato sicuramentea scompaginare la configurazione del suo apparato e aprovocare più di un mal di pancia a iscritti e fedelissimi,turbati nel ritrovarsi a combattere contro la casta di casaloro. Non s’intravedono invece, con la stessa nettezza,ragioni oggettive tali da mettere in discussione la funzionesociale sin qui esercitata dalla Lega, riflesso o conseguenzadi questa crisi politica.

Si potrebbe osservare come lo spostamento

21

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 22: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

all’opposizione seguito all’insediamento del governoMonti abbia consentito al partito di riposizionarsi comeattore politico in grado di interpretare in modoradicalmente altro le istanze dei ceti sociali investiti dallacrisi. Lontano dai banchi del governo non è stato difficileper la Lega ritrovare il monopolio (certo politico, nonsociale) della contestazione alle riforme economiche. Fuoridalle secche del governo Berlusconi e contro la «soluzionedall’alto» prospettata dal governo dei tecnici. Neo-laburismo e preferenza per i lavoratori nazionali, difesa deidiritti acquisiti e lotta contro le nuove tasse, contro unriformismo iniquo. Questo repertorio, vecchio ma efficace,non viene scalfito dalla crisi interna alla classe dirigenteleghista. E non è da escludere che la stessa dissonanzacognitiva, potenzialmente lacerante per i militanti divisi trauna rappresentazione gloriosa e una assai meno nobile delloro partito, venga sorprendentemente digerita.

I militanti, la cerchia più solida e originale delpartito. Più che manifestare spinte centrifughe, nei primigiorni successivi allo scandalo si sono mossi come uncorpo unico, compattamente fedele, pronti a sostenere ilpartito, innanzitutto e nonostante tutto. Scossidall’appannamento del loro leader, ma anche determinatinel chiedere pulizia e rinnovamento. D’altro canto, ildisvelamento del mito del capo non è più un tabù ancheper la Lega. Basti ricordare che, solo qualche mese fa, laretromarcia clamorosa sul caso Maroni aveva già fattointravedere elementi di laicismo, corredo indispensabileper la sopravvivenza nell’era del dopo Bossi.

Lo stesso banco di prova delle elezioniamministrative ha riservato in questo senso alcunesorprese. Il risultato negativo è stato certamente il cuoredella prestazione leghista. Ma la vicenda di Verona, conl’abile azione di Tosi, e l’analisi del voto a livelloterritoriale forniscono informazioni interessanti. A frontedi una perdita di circa 2/3 del proprio elettorato (in valoreassoluto!) degli anni 2007, 2008, 2009 e 2010, la Legaperde solo il 25% nei centri con meno di 15.000 abitanti.Questa fase potrebbe cioè rappresentare un momento diarroccamento per ripartire proprio dai luoghi di storicoinsediamento. Nonché l’orgoglio dell’altra Lega che siautorappresenta diversa dal suo apparato centrale. Una

22

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 23: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

prova di autonomia e protagonismo degli amministratorilocali che rispondono con la politica dei fatti alla crisimorale della loro classe dirigente.

Il PD può insinuarsi in questa frattura, una vera epropria faglia tellurica, ma è necessaria un’azione al tempostesso rapida, per rispondere a eventi congiunturali, maanche di lungo periodo per recuperare credibilità. Anzichéritrarsi e aspettare un’alleanza “centrista” elettoralmenteincompresa. Il Nord è oggi una prateria elettorale, con ilPdL in rotta, la Lega in fase di ri-organizzazione e lamontante protesta. O meglio richiesta di nuova politica. IlPD può ripartire da Milano, Genova, Bologna, ma devefronteggiare anche le sacrosante richieste provenienti daicittadini impegnati in politica, come nel caso delMovimento 5 stelle. Troppo frettolosamente derubricatoad antipolitica demagogica, come avvenne nel caso delCarroccio nel 1992. Meditiamo.

Intanto il futuro della Lega Nord appare dunquelapalissianamente connesso alla sua natura che neinfluenza vizi e virtù, potenzialità e limiti. Evitare ledicotomie, gli assiomi, non mitizzare il partito «sulterritorio», «vicino ai cittadini» e il giorno dopo denigrarlo,saltando a piè pari l’esperienza di governo. Si tratta di unpartito carismatico (non anche patrimoniale o personalecome Forza Italia) ed era difficile che una forza politicatale riuscisse a istituzionalizzarsi, a succedere cioè alproprio fondatore/padre nobile/capo. In realtà nella LegaNord il processo di transizione della classe dirigente erainiziato da tempo.

L’affaire Belsito lo ha fatto esplodere. La presenza difratture, fazioni e correnti ci ricorda che la politica non èun «beauty contest». È crudele. Uno scontro di personeche lottano per il potere. Forse non è stato sottolineatoabbastanza quanto rilevante sia quello che è accaduto nellaLN in quanto organizzazione: il partito, di naturacarismatica, come Forza Italia-PDL, ma senza aggravantepadronale, si è istituzionalizzato. E i casi del genere sonoal mondo poche unità. È stato cioè in grado, grazieall’abilità di Maroni (e alla debolezza fisica e politica diBossi), a condurre in porto una transizione «democratica»,a sostituire la leadership, a rinnovare i quadri dirigenti e,per ora il messaggio. Ma anche a condizionare, come conla «Bicamerale D’Alema» il dibattito sulle riforme

23

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 24: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

istituzionali.La Lega sta cambiando pelle, ma la sua azione nel

sistema politico potrebbe ancora essere rilevante se ilnuovo imprenditore politico, Maroni, ne raccogliesse erilanciasse in tempi brevi le molte potenzialità. Del resto lospazio per una Lega Nord stile neo-DC del Nord che nerappresenti le istanze è ancora disponibile, anche sepermangono rischi di divisioni, di fratture promosse dagruppi ortodossi e oltranzisti. Vedremo.

24

Forse non è statosottolineato

abbastanza quantorilevante sia quello

che è accaduto nellaLN in quanto

organizzazione: ilpartito, di naturacarismatica, come

Forza Italia-PDL,ma senza aggravante

padronale, si èistituzionalizzato

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 25: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

25

‘ è un futuro per la Lega Nord? DopoUmberto Bossi ci può essere una secondastagione padana? Con tutto l’impegno che cimette l’ex delfino Roberto Maroni ci sonoalmeno due fattori che remano contro: uno è

di sistema e investe il nord Italia; l’altro è interno a quel cheresta del Carroccio.

In termini “macro” siamo alcapolinea di un lungo ciclo politico:quello del forzaleghismo. Bossi piùBerlusconi e l’egemonia del nord.Una stagione politica che hamonopolizzato la parola“territorio”, calamitando a destraimprenditori e lavoratori insieme. Epoi agricoltori, artigiani, operai,pensionati.

Un movimento interclassista cheper anni ha maneggiato senza rivalile parole della politica: sicurezza,impresa, infrastrutture,immigrazione, crisi, tasse,federalismo. Dopo il bienniotragico di Mani Pulite lo sviluppolocale è stata la via italiana allamodernizzazione del Paese.

Anche se il mitico “territorio”,dopo vent’anni di boom mediatico,deve fare i conti con un bilanciopiuttosto scarno. Il piatto piange. Apagare il conto sono anzitutto gliattori politici che ne hanno fattouna bandiera: in primis la Lega che

Travaglio e prospettivedella Lega Marco Alfieri è giornalista della Stampa

C

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 26: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

nel 1992 aveva certificato la morte della Prima Repubblica.Spostando il baricentro del Paese dal centro alla periferia.

Per capire la zeppa che ha davanti Maroni occorre fare unpasso indietro. In principio fu il triangolo industrialeMilano-Torino-Genova. Per quasi trent’anni teatro delmiracolo economico italiano. Vi emigrava chi volevalavorare in fabbrica, alla catena di montaggio Fiat e Pirellima anche negli uffici della Olivetti. Nord Ovest e grandeimpresa manifatturiera, sindacati e partiti di massa,paesaggio urbano fordista e le grandi famiglie delcapitalismo raccolte nel salotto della Mediobanca di EnricoCuccia.

Con la fine degli anni Settanta e la crisi/ristrutturazionedelle grandi imprese private e pubbliche il paese “scopre” laTerza Italia dell’impresa diffusa lungo la dorsale nordestina-emiliana-adriatica. Inizia il ciclo dei distretti industriali a cuisi deve la gran parte della presenza italiana sui mercatiinternazionali.

Poi, dopo Tangentopoli, i sistemi di sviluppo locale siriattiveranno in chiave localista accompagnando l’esplosioneelettorale della Lega di Bossi. Nasce mediaticamente laPadania a trazione lombardoveneta. Passa ancora qualcheanno e il forzaleghismo diventa talmente egemone daesondare dalla Pedemontana al Piemonte e alla bassaLombarda, veicolando la lettura di un unico grande Nordintegrato politicamente a destra e, sul terreno economico,egemonizzato dal modello della piccola media impresa, dalprotagonismo delle fondazioni di territorio e dalla rete delleCamere di commercio.

Dopo il 2007 il vento del Nord scende addirittura sullavia Emilia, fino ad allora espulsa dal perimetro padano. Glianalisti parleranno di “leghizzazione” del centro Italia.Sembra l’abbrivio di una egemonia destinata a pesare sugliassetti di potere della galassia del Nord. Penetrando dietro lebaionette leghiste i consigli di amministrazione di banche efondazioni, fiere, aeroporti e assicurazioni che contano conuna nuova classe dirigente diffusa, pescata dal territorio edecisa a prendersi il suo spazio.

Bene, con la crisi mondiale tutto cambia alla radice conuna velocità mai vista prima. Il paradigma del “Piccolo ebello” mostra la corda nella nuova economia globale. Alnord prima ancora che al sud. Al pari di una stagioneforzaleghista che per anni è parsa essere la casa politica e ilmodello di un intero territorio che andava a letto la sera

26

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 27: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

sognando il federalismo. Insieme alla risacca arrivano i nodi al pettine: bassa

crescita e non riforme che oggi ci espongono allaspeculazione sono infatti il riflesso del fallimento dellaSeconda Repubblica, morta delle troppe promesse mancatedi chi ha preso in mano un paese uscito dall’abisso del 92-93, doveva riformarlo per tenerlo al passo dellaglobalizzazione, invece lo ha ricacciato nel baratro,costringendo i tecnici a tornare in campo. Un’altra volta. Lodicono i numeri.

Se compariamo 20 anni dopo i principali indicatori delsistema paese (debito, spesa pubblica, Pil, redditi, evasione,pressione fiscale, produttività, Borsa, dualismo nord-sud ecommercio mondiale) scopriamo che l’Italia del 2011ereditata dal governo Monti è messa uguale, se non peggio,al terribile 1993, quando nasce in emergenza la SecondaRepubblica e, da Maastricht, comincia il lungo viaggio versola moneta unica.

È di questo che è morto il forzaleghismo: delle troppepromesse mancate. Gli scandali del premier, il Rubygate, lamalattia di Bossi, il familismo di Gemonio e gli intrallazzi diBelsito sono solo il degno corollario.

I primi a saperlo sono gli elettori del nord. La mitica basedei produttori non la beve più. Quando si governano duegrandi regioni come la Lega, quasi 400 comuni e unadozzina di province, sbraitare contro Monti può servire arifarsi una verginità ma non risolve la vera urgenza:traghettare il sistema produttivo, il cuore dell’elettoratopadano, fuori della crisi. La gente vuole risposte concretesui ritardi di pagamento, le banche che non danno fidi, ladisoccupazione, le crisi industriali, i tagli ai comuni.

E che fa il Carroccio? Organizza manifestazioni No Imuma il giorno dopo, archiviata la propaganda, i suoi sindacialzano come tutti le addizionali. Il focus è l’economia, nonla demagogia.

Vale lo stesso per il federalismo, la specialità della casa:oggi si assiste ad una potente ri-centralizzazione delle scelte.Purtroppo l’autonomia e il decentramento non sembrano incima alle priorità dei tecnici alle prese con lo spread.

Ma le colpe non nascono con Monti. Ad una discretalegge delega sul federalismo varata dal governo Berlusconinel 2009 ha fatto seguito una serie di misure di attuazionepilotate dal tandem Tremonti-Calderoli francamentedeludenti. Il senso del federalismo fiscale consiste nella

27

Il Nord dopo la Lega

Insieme alla risaccaarrivano i nodi alpettine: bassacrescita e nonriforme che oggi ciespongono allaspeculazione sonoinfatti il riflesso delfallimento dellaSeconda Repubblica

La Lettura

Page 28: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

trasformazione delle risorse trasferite agli enti locali in unacompartecipazione ai tributi e in autonomia impositiva.

Peccato che i tagli delle ultime due finanziarie delcentrodestra a valere sul 2011-2014, pari al 40% delle risorse2010, abbiano prosciugato il “tesoretto” dei trasferimentifiscalizzabili. Peggio. Secondo i calcoli dell’Anci, dal 2001 al2011 la spesa dello Stato è addirittura aumentata di 300miliardi mentre se ne sono spostati 100 dai territori versoRoma. Dov’era in quei mesi la Lega, al netto di unfederalismo a parole?

La caduta del consenso, ma soprattutto l’ipoteca su unpossibile rilancio futuro, si spiega anche così. Qualcuno inquesti mesi già lo chiama “grilleghismo”: il travaso dall’expartito sindacato di territorio, infarinatosi al mulino romano,al M5S. A fidarsi del movimento di Grillo, secondo isondaggi, sarebbero soprattutto “uomini di età 25-44 anni,di professione impiegati, imprenditori, liberi professionisti edisoccupati”, insomma tipico ceto medio leghista.

Quanto ai temi, sarebbe proprio la protesta “anti casta” e“anti partiti” il segreto del successo a 5 Stelle. Paroled’ordine simili a quando il Carroccio nacque 25 anni fa. Soloche nel mazzo da scartare questa volta è finita anche la Legain discredito.

Il mutato contesto di sistema al nord sotto la sferza dellacrisi, ossia il primo ostacolo che gioca contro al rilanciomaroniano, si abbina poi ad un secondo nodo, quellointerno al partito. Riassumibile in una domanda: ci puòessere un leader unitario dopo Bossi, dentro un movimentonato come formazione tribale, con uno sciamano alla guida,protagonista di un’ascesa formidabile grazie a questo tratto?

In realtà, dopo la malattia del Senatùr, sembrava che ilCarroccio stesse evolvendo in qualcosa di più tradizionale.Si pensava avesse raggiunto una sua governance corale, unconsiglio di tribù capace di affiancarsi allo sciamano malato.Con un primus inter pares, Maroni, a cui spettavanaturalmente il passaggio del testimone.

Era il profilo adatto: neutrale, leghista dialogante, buonamministratore. Maroni incarna la continuità dei valorileghisti da istituzionalizzare in partito, grazie al passaggio diconsegne con il capo tribù. Questo schema si è peròcomplicato con gli scandali, che hanno lesionato fortementel’identità e il marchio del Carroccio: fine della diversitàantropologica del partito dalle “mani pulite”.

Il cuore coraggioso, mitologico, del leghismo, si è

28

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 29: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

smarrito definitivamente, bruciando la naturale staffettaBossi-Maroni. A questo punto il neo segretario potràdavvero diventare il leader autentico della Lega solocambiando schema di gioco, differenziandosi fortemente dalpresepe esistente.

Non potrà più tenere unita la Lega nella continuità conBossi, dovrà entrarci in collisione. Meno democristiano epiù rivoluzionario, per rigenerare il partito e dargli unaseconda identità, tanto più quanto il Senatùr gli farà lafronda. Ne avrà il coraggio? Difficile. L’alternativa, nelmedio termine, è di ereditare solo un feudo post leghista,con il partito che si frammenta in lighe, leghe, ex bossianidissidenti e territori in conflitto.

In molti gioiscono della rotta leghista. Ma il problemavero è che “il declino del territorio come base del governo,della rappresentanza e dell’identità politica”, si staconsumando senza che emergano altre soluzioni.

Altri riferimenti. Senza che lo Stato e la politica“nazionale” abbiano assunto maggiore autorevolezza, al dilà della tecnocrazia indispensabile ma emergenzialeincarnata da Mario Monti. Di più. “Senza che l’opacità delprogetto federalista sia compensata da un progettoabbozzato, se non definito, di riforma dello Stato e delgoverno.”

Il risultato è che un’intera agenda resta inevasa, vent’annidopo. Per dire: lo spaesamento dei piccoli della vallatepedemontane che la Lega degli inizi quotò al mercato dellapolitica, riecheggiano nella crisi dei piccoli comuni di oggi;gli orfani del fordismo di allora, artigiani e Pmi vessati dafisco e burocrazia, in questi mesi si sono trasformati neidrammatici suicidi di imprenditori e nella crisi delcapitalismo molecolare.

E ancora. Il debito pubblico abnorme causato nellavulgata leghista da “Roma ladrona”, richiama da vicino ilquasi default di oggi, senza che il federalismo sia arrivato abersaglio. In una parola: la questione settentrionalemonopolizzata dal leghismo, certo mutata di segno (dalleoriginarie pulsioni anti stataliste dei ceti del nord fino al piùrecente spaesamento per la modernizzazione incompiuta, lapaura dell’invasione cinese e la protezione della “roba”),resta sul tavolo.

Anzi con la crisi riemergono profili e interessi diversi. Ildebito pubblico, la globalizzazione, la trasformazione deidistretti produttivi, per anni sigillati sotto il manto Lega-Pdl,

29

Il debito pubblicoabnorme causatonella vulgata leghistada “Romaladrona”, richiamada vicino il quasidefault di oggi

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 30: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

stanno stressando i territori. Anche il dualismo nord-sudrischia di esplodere. Paradossalmente Bossi e Berlusconi,certo in un mix simbolico di populismo e liberismo, hannotenuto insieme il quadro.

Per anni hanno ottenuto consensi oceanici sopra il Po, equando i rapporti di forza si spostavano, avveniva solodentro al centrodestra. Ora quello schema è finito. Sia cheMaroni corra da solo con la sua Lega sia che nel 2013 torniall’ovile del centrodestra, la stagione d’oro non tornerà.Domanda fatidica: chi sarà in grado di sostituirsi e di darerappresentanza al nord?

30

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 31: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUSIl Nord dopo la Lega

31

sempre utile tornare a riflettere sulla relazionetra Roma e Milano per comprendere presentee futuro del nostro paese. La globalizzazionenon solo non archivia il vecchio dualismonazionale, ma per certi versi ne illumina

aspetti prima nascosti. Le due città, diceva Prezzolini, sono come due

annotazioni sul passaporto spirituale degli italiani, duecaratteri irriducibili e non di meno entrambi indispensabiliper definire la fisionomia italiana.

Tutto ciò è la conseguenza dell'eccentricità o meglio dellamancata centralità di Roma, una capitale anomala che non èmai riuscita a rappresentare da sola l'intero carattere nazionale,come invece hanno saputo fare, ad esempio, Londra o Parigi.Dopo aver accolto gli immigrati meridionali per oltre un secoloè riuscita almeno a rappresentare l'Italia del centro-sud, senzamai introiettare però la mentalità lombarda.

Questa, d'altro canto, si è fatta rappresentare per l'interaSeconda Repubblica dall'unilateralità leghista, rinunciandoall'ambizione del primato morale sulla sensibilità nazionale,come invece ha avuto dalla fine dell'Ottocento, quando, inseguito alle delusioni del mito risorgimentale per la Terza Romae alla rivoluzione industriale settentrionale, comincia ildualismo spirituale tra le due città.

Questa abdicazione milanese nel passaggio di secolo halasciato a Roma per la prima volta la possibilità di rappresentarelo spirito di coesione nazionale. Le amministrazioni capitolinedi centro-sinistra riuscirono a cogliere l'occasione dandol'impressione che davvero potesse diventare la vera capitale peri meriti contemporanei e non solo in virtù delle glorie antiche.

Il successo del Grande Giubileo costruì un'immagine

L'Italia in sé e per sépassa per Milano e Roma

Walter Tocci è deputato del Pd

è

La Lettura

Page 32: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

inedita, riconquistò la fiducia degli italiani e il prestigiointernazionale. La grande narrazione veltroniana propose alPaese un Modello Roma di governo mite e solidale chesembrò un buon ritiro di serenità rispetto alle spacconateleghiste e forzaitaliote.

Poi la sconfitta del 2008 rivelò la fragilità dell'illusione eimprovvisamente emersero gli istinti del vecchio plebeismoromano che trovarono immediata rappresentazione nelladestra postfascista. L'inadeguatezza del sindaco Alemannoha riportato indietro le lancette verso la città burocratica eclientelare.

Oltre tutto per pagare i debiti delle sue follie, come unquestuante ha ottenuto da Tremonti finanziamenti speciali allespalle degli altri comuni, riaprendo così un conflitto tra gliinteressi romani e quelli del paese. Il centro-sinistra che vinceràle prossime elezioni avrà non solo da risanarel'amministrazione cittadina ma dovrà ricostituire una credibilitànazionale della capitale.

Con la fine del leghismo è possibile aprire un discorso nuovotra il settentrione e il paese. Le parole “lombardo” e“ambrosiano” perdono il significato aggressivo di questi anniper tornare ad indicare risorse preziose dell'italianità. Di colpo ècambiato anche lo stile dei politici lombardi: da Bossi eBerlusconi a Pisapia e Monti la sobrietà e la responsabilità sonotornate come virtù che parlano al Paese.

È possibile che Roma e Milano convergano nell'interessenazionale. I loro caratteri irriducibili potranno ancoradistinguere il passaporto italiano se non saranno rivolti alpassato e, anzi, se verranno rielaborati nel nuovo mondo.

Da sempre essi sono rappresentati da paradigmi opposti,uno orizzontale e l'altro verticale. Mediolanum è la città di mezzo,anche etimologicamente, che mette in relazione i territori, leculture e le economie. Non ha mai comandato sul contado, maha saputo alimentarsi della sua linfa restituendo i frutti dellaciviltà urbana. Non è mai rimasta chiusa nei confini nazionali,ma ha sempre cercato le strade del mondo.

Al contrario, la Città Eterna ha rappresentato sempre ilpotere che agisce dall'alto e in virtù di questa memoria storicaha realizzato la centralizzazione statale, lasciando ai suoi codicisimbolici di mantenere i rapporti col mondo. Intorno a sé hacreato il vuoto, prima con l'inerzia dello Stato pontificio e poicon lo sprawl immobiliare.

Si confrontano due modelli: la relazione regione-mondo e il

32

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 33: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

potere città-Stato. La rete e l'obelisco ne costituiscono i simbolie lasciano tracce peculiari nelle rispettive immagini urbane.Non a caso il monumento di Milano è la fabbrica del Duomocome frutto di una comunità operosa. Mentre Roma, solonell'unica riforma urbanistica della sua storia è stata pensatacome una rete, ma delimitando i grandi assi sistini conl'obelisco per indicare ai pellegrini la direzione del cammino el'innalzamento del potere.

Tutto ciò appartiene ai geni delle due città, ma in futurodovranno imparare qualcosa l'una dall'altra. Milano devediventare un po' obelisco per aiutare l'economia dei distretti apercorrere le vie del mondo, perché essi non ce la fanno piùsolo con le proprie gambe e hanno bisogno di una leadershipche li sostenga con i servizi del terziario avanzato e con isaperi contemporanei.

E poi è anche nel suo interesse porsi di nuovo il problemadell'unità nazionale, in modo diverso dal passato, collocando laquestione meridionale all'interno della politicaeuromediterranea.

Molto può fare il rigore ambrosiano per convincere itedeschi che al sud non ci sono solo dei perdigiorno, maesistono le potenzialità per una nuova fase di crescita civile edeconomica, come ha già capito la Camera di Commercio. Se lapolitica europea sarà generosa con le nuove democrazienordafricane, più di quanto sia stata con i tiranni, raccoglieràmolti frutti della cooperazione mediterranea.

Se l'Expo risolvesse i problemi gestionali e si dedicassedavvero al tema del Nutrire il pianeta sarebbe la grandeoccasione di Milano per affermarsi come capitale dellacooperazione internazionale, proprio come riuscì con legrandi Esposizioni di fine Ottocento a creare il mito dellacapitale morale.

La vera discontinuità è da individuare nella politicaterritoriale. Non è più solo una città, ma una veramacroregione che distende le sue funzioni in un territorioamorfo, diradato e non strutturato. La città infinita, come è statachiamata dai suoi apologeti, è una galassia di villette,capannoni e svincoli stradali che costituisce oggi uno dei piùpreoccupanti casi di sprawl in Europa.

Le classi dirigenti si sono consolate descrivendo comesindrome di Nimby gli ostacoli insormontabili che si pongonoalla realizzazione di qualsiasi nuova opera, ma la causa è invecenella sciagurata saturazione a bassa densità che hacompromesso troppo territorio rispetto a quanto sarebbe stato

33

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 34: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

necessario per le funzioni insediate. Si sarebbe dovuto condensare e strutturare questa

conurbazione e invece l'establishment ambrosiano ha mancatole occasioni più importanti degli ultimi trenta anni.L'aeroporto di Malpensa non è degno di una grande capitaleeuropea; l'alta velocità ha rincorso i deboli flussi del corridoioLisbona-Kiev, trascurando le strategiche connessioni dellalogistica nella direzione del Sempione e del Gottardo versol'area tedesca e l'asse verticale europeo molto più utile perl'Italia, come risulta anche da uno sguardo superficiale allacarta geografica; la nuova Fiera è un'astronave chiusa, mentredoveva essere un nodo strutturante del territorio e un verogate-way dell'economia dei distretti.

Nel cattivo rapporto con lo spazio si è consumata la piùgrave perdita dell'antropologia ambrosiana. La comunità operosaconosceva il lavoro che riverbera il bello, la produzione chemigliora l'habitat, l'attività che prepara il benessere sociale. Diqueste antiche virtù Milano avrebbe ancora più bisogno di ieriper competere nell'economia immateriale. Dovrebbericonciliare innanzitutto la funzione con il senso, senza che laforza della prima finisca per oscurare il secondo.

La capitale morale oggi è in sé, ma non per sé. Alla suapotenza di trasformazione non corrisponde un potere capacedi regolare gli esiti del cambiamento. Se ne hanno tanteconferme: con la privatizzazione gli istituti di credito hannoraccolto la sfida del modello anglosassone, smarrendo però laspecializzazione e il radicamento territoriale che oggi sarebberoutili per uscire dalla crisi; il sistema universitario costituisceormai un pivot delle reti lunghe della conoscenza, ma è moltodifficile trasferire i suoi risultati di ricerca alle piccole imprese; latrasformazione dall'industria al terziario avanzato è ormaicompiuta, ma è diventata la città più diseguale nelladistribuzione della ricchezza, perdendo la capacità diibridazione sociale che ha saputo esprimere per secoli e daultimo mirabilmente col miracolo economico.

Nella vittoria di Pisapia un anno fa, oltre alle contingenzepolitiche, si era forse fatta sentire per la prima volta questavolontà di tornare a curare il per sé della città, dopo il lungosoliloquio dell'in sé.

Il problema di Roma è opposto. Il suo per sé è fin tropposviluppato e in alcuni momenti della storia oltre tutto èdegenerato nelle difese corporative, nella dissipazione di risorsee nel centralismo burocratico. Manca invece l'in sé comecapacità del contemporaneo di produrre un senso all'altezza del

34

Il Nord dopo la Lega

L'aeroporto diMalpensa non è

degno di una grandecapitale europea;l'alta velocità harincorso i deboli

flussi del corridoioLisbona-Kiev,trascurando le

strategicheconnessioni della

logistica nelladirezione del

Sempione e delGottardo

La Lettura

Page 35: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

patrimonio ricevuto in eredità e anzi, in senso davvero latino, diaccrescerlo per i posteri.

A tale scopo, il percorso che deve compiere la capitale vaproprio nella direzione contraria di quello indicato sopra perMilano. Deve cioè allontanarsi sempre più dall'obelisco perdirigersi verso le reti locali e globali, deve pensarsi sempremeno nell'angusto binomio città-Stato e aprirsi alla relazioneregione-mondo.

Anche il buongoverno del centro-sinistra ha avutol'illusione di governare la città entro il raccordo anulare,senza porsi il problema di rafforzare e qualificare l'arearegionale e di allargare le reti funzionali all'intera Italiacentrale, come hanno saputo fare Monaco con la Baviera eBarcellona con la Catalogna. Nel contempo la relazione colmondo non può più essere affidata solo ai simboli dellastoria, ma deve trovare alimento nel moderno saper fare deicittadini, delle imprese e delle istituzioni. Si tratta di direincarnare i simboli nell'in sé del contemporaneo.

Se nel compiere questi due cammini opposti Roma e Milanosi incontreranno in una terra di mezzo ne verrà un grandebeneficio all'intero paese. Dalla dialettica in sé e per sé, anche sela sintesi hegeliana non è mai definitiva, può almeno emergereun'Italia più consapevole del proprio destino.

35

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 36: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS Il Nord dopo la Lega

36

a domanda che subito, in maniera moltosintetica, ma anche sostanziale ed esauriente, èpiù o meno questa: la Lega Nord è finita? Ècessata per essa la possibilità di avere nel giocopolitico italiano la parte, così rilevante che ha

avuto negli ultimi venti o venticinque anni?È quel che sembrano credere in molti. E lo pensano,

naturalmente, nella scia degli scandali che hanno posto finaalla monarchia di Umberto Bossi sulla stessa Lega, e nellascia, altresì, dei risultati delle ultime elezioni amministrative,che ne hanno visto talora più che dimezzarsi le percentualiche la Lega costantemente confermava, frazioni in più,frazioni in meno, a ogni turno elettorale.

Se è così, bisognerebbe ampiamente tornare e ritornare suquesto giudizio negativo. Un tale giudizio comporta, infatti,a nostro avviso, una frettolosa sottovalutazione sia delradicamento territoriale della Lega, sia delle ragioni di fondoche nel corso degli anni ne hanno determinato o favorito ilsuccesso, sia, infine, della reale condizione morale e materialedel Nord. Un triplice errore, dunque, di cui il terzo appare anoi ancora più grave dei primi due. Ma andiamo con ordine.

Innanzitutto, la Lega conserva integro tutto il suoapparato territoriale di organizzazione politica: associazioni,sezioni, federazioni, direzioni, segreterie e quant’altro.Conserva tutte le organizzazioni e presenze collaterali di cuinel corso degli anni si è dotata, anche finanziariamente nondeve essere affatto in difficoltà o in affanno, visto econsiderato che si è proclamata pronta offrire un milione dieuro per le popolazioni emiliane colpite dal recente sisma.Non ha intorno a sé – è vero, ed è evidente – un alone o una

Dove va il norddopo la LegaGiuseppe Galasso è professore emerito di Storia Medievale e Moderna all’Università Federico II di Napoli

L

La Lettura

Page 37: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

corona di presenze e proiezioni culturali di qualche rilievo, eciò induce legittimamente a ritenere che quando i capileghisti parlano di progetti politici, istituzionali, economici,sociali, lo facciano, come accadeva con Bossi, soprattuttosulla base delle loro intuizioni, visioni e finalità politiche. Unlimite, certamente, ma già per la Lega è stato sempre così, e,poi, questo non ha mai impedito a nessuno di organizzare erealizzare azioni politiche anche di forte rilievo, especialmente quando lo si è fatto sulla base di intuizionipolitiche particolarmente fondate, quali sono state quelle diBossi all’inizio della sua attività.

In secondo luogo, sempre a provare di guardare un po’più a fondo delle impressioni e delle emozioni del giorno,nulla ci autorizza a credere che mentalità, interessi,pregiudizi, esigenze, orientamenti morali e basi mater alidell’elettorato che finora ha dato il suo sostegno alla Legasiano spenti radicalmente mutati. Certo, la sorpresa per gliscandali intorno a Bossi e per altri vistosi fenomeni analoghia varii livelli del mondo leghista, ivi compreso il vertice delleistituzioni lombarde, c’è stata, ed è stata tanto più profondaquanto meno prevista. E altrettanto certo appare che glieffetti negativi non siano destinati a spegnersene facilmentee rapidamente, e, tanto meno, totalmente. Tuttavia, già ilprocesso di riorganizzazione avviato con Maroni, ilcompleto cambio della maggiore dirigenza interna che visembra associato, e una serie di altri elementi, fra i qualiprimeggia la sostanziale compattezza mostrato dal maggiorenotabilato leghista intorno al nuovo segretario, sembranoindicare che aspettarsi un crollo, per dir così strutturale dellabase del patrimonio politico accumulato dalla Lega in tantianni è alquanto irrealistico.

In terzo luogo, come sta oggi il Nord? Fino a ieri, losfondo sul quale si muoveva la Lega era quello di un Nordbaldanzoso e fiducioso nella sua profonda convinzione dicostituire un’area avanzata d’Italia e d’Europa, in buone opiù che tollerabili condizioni di salute economica e sociale,vanto del paese e sua punta di lancia oltre le Alpi, anche seafflitto da un supposto, pesante taglieggiamento del mondopolitico romano, ossia dal governo e dell’amministrazionecentrale dello Stato, sia a vantaggio di un Mezzogiorno inettoe parassitario, ancor più corrotto del mondo romano, siavantaggio di questo mondo. Oggi non è più così. Il morsodella crisi globale e gli effetti della politica di risanamento e diriforma che essa ha reso necessaria si sono fatti pesantemente

37

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 38: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

sentire e hanno alquanto spento o attutito orgogli e certezze,senza, però, far venire meno né il risentimento antiromano eantimeridionale, né la convinzione di essere diversi e miglioririspetto alla restante Italia e di ritrovarsi troppo sacrificati estretti nel quadro italiano.

Da quanto precede sono possibili alcune deduzioni. Laprima è che è presto per cantare con sufficiente probabilitàdi non sbagliare clamorosamente il De profundis per la Lega. Ameno che non si verifichino eventi oggi poco verosimili(come, ad esempio, una scissione del genere di quella chealcuni ipotizzano da parte di Bossi, che respingerebbe cosìnel modo più evidente una reale accettazione del suopassaggio nelle seconde o terze file del partito da lui creatodal nulla), la Lega rimarrà sulla scena come una espressioneper nulla trascurabile del mondo politico e sociale delleregioni in cui ha avuto maggiore fortuna (e c’è perfino chipensa che una scissione ne faciliterebbe il mantenimentocomplessivo dei suffragi, benché in ordine più sparso.Un’altra deduzione è, però, subito che fino ad oggi tutti i

38

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 39: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

discorsi politici sul Nord facevano perno sulla Lega e nevedevano in essa il punto di riferimento centrale, ma oggiquesto punto di riferimento va cercato altrove.

Dove? La risposta non è facile. Anzi, non è neppuresicura. Un punto di riferimento centrale c’è? A parere dimolti, proprio l’area più avanzata del paese ne sarebbe oggila meno strutturata e strutturabile dal punto di vista della suareale fisionomia politica. non senza qualche ragione, se nevede un indizio sicuro nel successo che proprio in gran partedel Nord ha conseguito il movimento di Grillo, che al Sud siè, invece, rivelato finora alquanto meno dinamico eproiettivo. Questo successo – si dice – è il segno evidenteche siamo di fronte a un disorientamento profondo, allamanifestazione dell’esigenza profonda di individuare eseguire una strada diversa da quelle del passato. Ènell’intercettare questo disorientamento che consiste il primoe maggiore compito e problema di chi deve affrontare iproblemi di orientamento e di guida politica nel Nord.

Svanito o attenuato, in materia, il riferimento alla Lega, ègiudizio generale che un ben più grave problema, anzi ilproblema dei problemi sia costituito dalla crisi economica inatto, nonché nella sola Italia, a livello globale. E qui,certamente, da sbagliare c’è ben poco. Il morso della crisicresce in intensità e in profondità di mese in mese, conripercussioni evidenti e via via più corpose su tutta la scenasociale – dall’occupazione ai consumi, dal peso crescente eormai quasi paralizzante del fisco alla riduzione di attività einiziative economiche, dalla granitica pertinacia del debitopubblico e delle sue conseguenze sui mercati finanziari allaparallela e costante diminuzione del PLI – e con un ovvio,parallelo aggravamento della tenuta politica e sociale delsistema. E, perciò, dopo che lo sforzo massiccio degli ultimianni ha fatto registrare un’assoluta scarsezza dei risultatiottenuti, e dopo la tanta fiducia e le tante aspettative ripostesul governo Monti, ci si comincia ormai a chiedere se, primaancora che del problema del governo, non ci si debba porrequello della governabilità del paese.

Indicando in quelli economici e sociali il punto critico deiproblemi da affrontare, in particolare, al Nord, si è, quindi,sicuramente su un terreno affidabile e si centra una realtà,purtroppo, indiscutibile. Ma basta questo per porre sulle piùsolide fondamenta possibili il problema politico del Nord nelprossimo futuro? Ne dubitiamo fortemente. Ci sembra,infatti, che la crisi politica italiana abbia trovato nel Nord

39

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 40: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

l’amplissima manifestazione e ripercussione che tutti sannonon solo e non tanto in relazione alla crisi economica e allesue conseguenze sociali, bensì soprattutto per ragioni interneal mondo politico italiano precedenti alla crisi economica e,in non trascurabile misura, indipendenti da tale crisi. Ilsuccesso del Movimento 5 Stelle è stato preceduto – non losi dimentichi – da vari episodi indicativi di insoddisfazioni edi tensioni forti e crescenti nel rapporto fra la società e ipartiti in tutta l’area settentrionale, da Milano a Firenze e aBologna, dal Piemonte al Veneto; e, questo, su tutto l’arcodello schieramento politico, ossia da destra a sinistra.

È facile dedurne una sostanziale inadeguatezza, unanotevole incapacità delle forze politiche e dell’intero sistemapolitico nel rendersi conto del grave processo diindebolimento della loro capacità di ascolto e di espressionedelle esigenze e del sentire in maturazione nell’areasettentrionale negli ultimi anni. La crisi economica haindubbiamente aggravato e ha reso esplosiva questasituazione, ma non è stata il punto di partenza, il luogogenetico della odierna condizione politica del Nord, che,molto a ragione, si vede preoccupare un po’ tutti gli ambientipolitici italiani. Bisogna, insomma, andare più a fondo, eattingere livelli più profondi e, anche, più duraturi dell’attuale“questione settentrionale”. E se si nota che questaespressione ha conquistato un forte e inedito rilievo in tuttigli ultimi anni, a partire da quando di crisi economica non siparlava ancora, o almeno non se ne parlava affatto neitermini in cui se ne parla, all’incirca, da tre anni, si capisceancora meglio la problematica in questione, e la conseguenterilevanza e difficoltà dello sforzo di intelligenza e di creativitàpolitica necessario per affrontare una tale problematica,nonché la necessità di non continuare a proseguire criteri ecomportamenti più che esauriti per orientarsi e agire alriguardo.

40

Il successo delMovimento 5 Stelleè stato preceduto –

non lo si dimentichi– da vari episodi

indicativi diinsoddisfazioni e di

tensioni forti ecrescenti nel rapporto

fra la società e ipartiti in tutta

l’area settentrionale

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 41: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

41

La Lega non è stata un partito federalista, bensìun partito nazionalista. Il federalismo unisce; ilnazionalismo divide. La Lega non ha maiaffrontato seriamente la questione dellariforma federale dello stato nazionale italiano:

questa impone una prospettiva unitaria e solidale di tutte leregioni e di tutte le aree del paese, per far sì che le diversitàstoriche, sociali, culturali, economiche di cui l’Italia è intessuta

Finalmente un federalismoche unisceMauro Ceruti è senatore del Pd

L

Soldi e democrazia

La Lettura

Page 42: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

diventino risorse per la comunità nazionale. Al contrario, la Lega ha proposto la costituzione di una

nuova nazione, isolata dal resto del paese: un “grande Nord” lacui presunta identità è stata alimentata dalla mitologiaunilaterale di un’area di eccellenza e di efficienza che avrebbedovuto integrarsi in un Nord d’Europa altrettanto mitizzato.

E forse la maggiore carenza di visione della Lega è stataproprio quella di proporre una vieta e perniciosacontrapposizione fra un’Europa nordica e un’Europamediterranea, proprio quando l’Italia tutta intera (e anche esoprattutto l’Italia settentrionale) è chiamata a svolgere il ruolodi cerniera fra le molte aree d’Europa: non solo quella centro-settentrionale e quella mediterranea, ma anche quellaoccidentale e quella centro-orientale.

Non solo. Il nord è tutt’altro che omogeneo: è differenziatoper economie, modi di vita, anche all’interno di una stessaregione. L’Italia è policentrica, per nulla separabile in modosemplice fra un nord e un sud: se il nord è assai diversificato, ilsud appare addirittura frammentato.

La Lega ha scorporato la questione del Nord dalla questioneineludibile della sistematica riforma delle autonomie e delleistituzioni locali. L’invenzione di un’identità nordista haoccultato, nel discorso politico, la diversità delle esigenzeconcrete delle singole regioni e delle singole aree dello stessonord. Se si fosse concretizzata l’opzione leghista di una radicaleautonomia (o di una secessione) del “grande Nord”, avremmoavuto non un mosaico di identità federate, ma una sorta dinuovo stato centralistico.

Storicamente, le difficoltà dello sviluppo istituzionale dellostato nazionale italiano hanno prodotto problemi e squilibri intutte le aree del paese. Se c’è stato un vizio di fondo nellastruttura del nostro stato, questo è consistito nell’adozioneirriflessa del modello centralistico francese nel momento stessodella sua costituzione, e con ciò nella rimozione di ognipossibile alternativa federalista.

L’Italia è nata come adesione incondizionata dei suoi antichistati ad uno solo di essi: la monarchia sabauda. I plebisciti cheregolarono tale adesione furono appunto definiti di annessione,per cui gli ordinamenti giuridici degli antichi stati cessarono,sostituiti in toto dall’ordinamento giuridico dello statopiemontese. Inoltre, agli albori della vita del nuovo stato nonebbero seguito neppure le proposte di regionalizzazione: leregioni, come è noto, furono istituite solo con la Costituzionedel 1947 e, per quanto riguarda le regioni a statuto ordinario,

42

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 43: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

iniziarono a esistere effettivamente solo nel 1970.Oggi, le questioni che devono essere affrontate da una

riforma che voglia accelerare i processi della decisionepolitica e avvicinare maggiormente i cittadini alle istituzionilocali sono molteplici.

Si impone anzitutto di scegliere fra due modelli: un modellofederale in senso proprio, in cui tutte le unità istituzionaliabbiano in linea di principio le medesime attribuzioni; oppureun modello a geometria variabile (è il caso delle comunitàautonome spagnole), in cui differenti unità istituzionaliposseggano attribuzioni differenti.

Si deve poi affrontare la questione di quali possano essere leunità federali dello Stato italiano. Non è scontato che debbanoessere le attuali regioni. Opportuni accorpamenti vengonospesso prospettati nella convinzione che le future unità federalidebbano essere anzitutto economicamente solide: ma questalogica va nella direzione opposta al senso di identità locale assaiforte in molte aree del nostro paese (e che talvolta porta aprefigurare, al contrario, nuove regioni). La questione degliaccorpamenti viene oggi posta anche in Germania, per ovviarea taluni squilibri economici e progettuali: si prospetta adesempio la creazione di un grande Nord-Land attraverso lafusione di quattro o cinque degli attuali Länder.

Alcuni anni fa, la fondazione Agnelli aveva proposto unasemplificazione del mosaico regionale italiano sulla base di unadozzina di nuove unità federali, suscitando la reazione di alcuneregioni (Umbria, Basilicata) che si vedevano abolite e divise.Peraltro, in nome della vivibilità economica, la propostatrascurava le esigenze delle regioni a statuto speciale del nord(Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia), allequali sarebbe spettato il ruolo incerto di province autonomenell’ambito di unità federali più ampie.

Il conflitto fra esigenze economiche ed esigenze identitarielocali non è meccanicamente risolvibile, ma deve dare il via aun processo decisionale multipolare. E’ evidente, ad esempio,che la Lombardia e il Molise non sono collocate sullo stessopiano. E’ troppo popolosa la Lombardia, e troppo pocopopoloso il Molise? Eventuali smontaggi e rimontaggi sonopossibili, ma come parti integranti di una visione più ampia.

Bisogna poi tener conto della creazione imminente didieci nuove province metropolitane nelle aree più popolatedel paese.

Per due o tre di esse (Roma, Milano e anche Napoli) sarebbeplausibile – a motivo del loro popolamento e della loro

43

Il Nord dopo la Lega

Il conflitto fraesigenze economicheed esigenzeidentitarie locali nonè meccanicamenterisolvibile, ma devedare il via a unprocesso decisionalemultipolare

La Lettura

Page 44: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

importanza - una parificazione alle altre unità federali dellanazione, come già avviene in taluni casi europei. Ma,soprattutto, una riforma in senso federale non potrà che esserefondata su una riforma del quadro generale delle istituzionilocali. Gli accorpamenti delle province attualmente propostinon possono che essere una misura transitoria: è difficileseparare un’effettiva riforma delle province dalla riforma delmosaico regionale di cui fanno parte.

E poi non si può oggi eludere una corrispettiva riforma delleistituzioni comunali. Novemila e più comuni sul territorioitaliano sono controfunzionali, ostano a ogni progettualità avasto raggio e a ogni esigenza di governo del territorio. Anchein questo caso non è facile sciogliere il conflitto fra esigenzefunzionali, che imporrebbero radicali accorpamenti, edesigenze identitarie, che alimentano l’attuale polverizzazione.Sono necessarie soluzioni di adeguata complessità: per esempio,l'introduzione dei due livelli sussidiari di “comune” e”distretto”, già embrionalmente operanti nelle grandi città.

Soprattutto, al di là delle scelte specifiche, è decisivo far sìche le riforme istituzionali dello stato italiano debbano esseredefinite da una nuova visione delle identità storiche e culturali,delle relazioni fra locale e globale, del ruolo costruttivo dellediversità in una comunità politica, del valore e dei limiti deglistati nazionali, del loro significato nell’Europa dei nostri giorni.E questo significa: delineare un paese non duale, mapolicentrico; concepire le nuove unità federali non cometerritori chiusi e autosufficienti, ma come nodi di molteplici retifunzionali e progettuali a seconda degli obiettivi in gioco;favorire le relazioni fra le regioni d’Italia e le analoghe regionid’Europa; valorizzare, nell’opzione federale, la flessibilità, larapidità e l’agilità delle decisioni politiche; attuare meccanismi diconsultazione permanente fra i cittadini e la classe politica;ricostruire l’antica coesione della polis su scala più ampia(metropolitana, appunto, e regionale).

Al fondo si impone una risposta innovativa, ecompletamente opposta a quella della Lega, alla domandatradizionale di cosa siano le identità statali, nazionali, regionali,locali, culturali: cessare di pensare in termini di identità rigide,statiche e contrapposte e adottare una prospettiva di identitàmultiple, flessibili, in continua interazione reciproca.

44

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 45: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

45

l di là del drammatico crollo del PDL e dellasostanziale tenuta del PD, non c’è ombra didubbio che il Movimento 5 Stelle sia la verasorpresa di queste ultime elezioni amministrative.L’inatteso successo di questa nuova formazione

politica, di gran lunga superiore a quello della maggior partedegli analisti, ha infatti provocato ampie discussioni traprofessionisti della politica e non, tutti costantemente allaricerca di un “perché”.

Grazie alle conoscenze elaborate dagli analisti nel corso dellesettimane successive al voto oggi sappiamo che il “non-partito”di Beppe Grillo ha saputo basare il proprio successo sulconsenso proveniente da una quota non indifferente di cittadiniscontenti dalle forze politiche tradizionali e dei recenti scandaliche hanno interessato alcune forze della ex-maggioranza diGoverno (vedi Lega Nord). Eppure esiste un ulteriore dato, amio parere ancor più decisivo di qualunque osservazione legataall’analisi dei flussi elettorali, in grado di problematizzare ilposizionamento complessivo del Movimento 5 Stelleall’interno del panorama politico contemporaneo. Si tratta delladistribuzione territoriale dei suoi consensi.

A ben vedere, infatti, la potenza elettorale dei grillini siconcentra soprattutto nelle regioni centro-settentrionali delPaese, dove oltre ai quattro Sindaci complessivamente eletti, leliste riconducibili al Movimento 5 Stelle si sono assestate supercentuali comprese tra l'8 e il 12%. Nel Sud, invece, lasituazione è completamente diversa. Qui, infatti, i consensiraccolti dai grillini non vanno oltre la media del 3,6%, unapercentuale che, tradotta in termini di rappresentanzapolitica, equivale a un solo consigliere comunale eletto al disotto di Roma (il candidato sindaco di San Giorgio aCremano, in provincia di Napoli), il cui 6,59% è certo un

Movimento 5 stelle,oltre l’antipolitica

Stefano Camatarri è ricercatore presso facoltà di Scienze Politiche, Università di Milano

A

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 46: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

risultato interessante, ma non esageratamente positivorispetto ai consensi ottenuti dalla stessa forza politica nelCentro-Nord del Paese.

Ora, di fronte a questo evidente gap territoriale in termini diconsensi raccolti, mi sembra doveroso compiere alcuneconsiderazioni. Da un lato, infatti, il dato che viene quipresentato non costituisce certo una novità, dacché già nelleprecedenti amministrative del 2011, e prima ancora nelleregionali del 2010, la distribuzione territoriale dei voti raccoltidal Movimento presentava grosso modo le medesimecaratteristiche; dall’altro, però, pone all’ordine del giornoimportanti questioni riguardanti la morfologia socioculturaledell’elettorato grillino.

In questo senso, logiche di spiegazione come quella cheindica il vero motore del “boom” a due velocità del Movimentonelle differenti opportunità di accesso a Internet e ai socialnetwork esistenti sul territorio nazionale o quella che neindividua le cause in un voto di protesta contro una classepolitica ingessata di fronte alla crisi e sempre più lontana dallereali esigenze dei cittadini, rischiano di rivelarsi eccessivamentesemplicistiche e parziali.

Non si capisce, infatti, per quale motivo questo ipoteticovoto punitivo non si sia espresso nelle dovute proporzioni alNord come al Sud, ma soprattutto al Sud, dove clientele esprechi hanno da sempre fatto scempio dei conti pubblicidando vita a un malgoverno diffuso e dove, proprio per questomotivo, maggiore dovrebbe essere l'istanza di rinnovamento dipersone e di programmi. Altre cause, evidentementericonducibili a una sfera più profonda, avente a che fare conspecifiche caratteristiche socio-culturali dell’elettorato,devono quindi aver favorito l’affermazione del Movimento 5Stelle all’ultima tornata amministrativa, e per individuarlecredo sia necessario partire non tanto dagli esiti dellacompetizione politica, quanto dai suoi input, ovvero dai suoicontenuti programmatici.

Mi spiego meglio. Ciò a cui si perviene attraverso la lettura diun programma politico è la ricostruzione non solo dell’offertapolitica complessiva di un partito, ma anche, più indirettamente,del tipo di domanda sociale (e quindi di elettore) di cui essointende, non sempre volontariamente, farsi promotore nella suaopera di posizionamento strategico. Per questo un’analisiapprofondita del programma politico grillino assume un ruolofondamentale all’interno di questa discussione.

Con buona probabilità, infatti, le issues di cui esso risulta

46

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 47: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

composto fanno tutte comune riferimento a un particolare tipodi elettore, dotato di specifiche caratteristiche socioculturali,che possono spiegarci tanto il perché di un vototerritorialmente così disomogeneo, quanto le logiche dirappresentanza su cui si costruisce il consenso verso ilMovimento 5 Stelle. Ad emergere dai testi, infatti, dovrebbeessere, una sorta di “altro generalizzato” a cui il Movimento 5Stelle rivolge in misura prevalente i propri messaggi neltentativo di intercettarne il consenso elettorale.

47

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 48: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

Ma che aspetto ha questo elettore “a 5 Stelle”? E fino ache punto conoscere tale informazione può aiutarci acomprendere le logiche di rappresentanza elaborate dabuona parte dell’elettorato grillino? Per scoprirlo, non ci restache immergerci nella Rete e iniziare a sfogliare il programmadel Movimento.

Il “prototipo” dell’elettore grillino: uno sguardo alprogramma politico del Movimento

Spesso accade che le conclusioni di un problema siano giàcontenute nelle sue premesse. E in questo senso, lo scarno maefficace programma della forza politica fondata da BeppeGrillo non fa eccezione. Basta infatti dare una prima e velocelettura all’indice dei capitoli per accorgersi di quanto la suaofferta politica di quest’ultima si ponga nettamente in linea conquella che i sociologi hanno definito la dimensione post-materialista dei valori, ovvero lo storico slittamento, avvenuto acavallo tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso,dell’asse di attenzione dell’opinione pubblica dai tradizionalitemi di natura economica e sociale a quelli inerenti l’ambiente,le questioni di genere e gli stili di vita.

A confermarcelo sono le sette aree di cui il documento sicompone (Stato e cittadini, Energia, Informazione, Economia,Trasporti, Salute, Istruzione), tutte incentrate sullasoddisfazione delle domande politiche più “immateriali” dellasocietà italiana, afferenti la sfera dei bisogni che RonaldInglehart ha definito di natura espressiva, comel’autorealizzazione privata, l’ecologismo e le nuove forme dipartecipazione politica, a discapito di temi, per così dire,tradizionali, e quindi legati alla sfera “materiale” come ilbenessere economico e la sicurezza personale e collettiva.

Ora, se ciò è quel che emerge dalla lettura dei puntiprogrammatici del Movimento 5 Stelle, dovremmo allorachiederci quale sia, ad oggi, l'insieme sociale che più di altripone al centro delle proprie richieste politiche questioni aventia che fare con la sfera immateriale della vita umana quali, adesempio, la sostenibilità socio-ambientale dello sviluppoeconomico e il miglioramento del legame rappresentativo tragovernanti e governati.

E visto che una nutrita serie di studi individua la risposta aquesta domanda nella cosiddetta classe media urbana, dasempre orientata verso nuovi stili di vita e concezioni del benepiù laiche, appare dunque sensato ipotizzare che il Movimento5 Stelle abbia saputo fungere da polo di attrazione di un

48

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 49: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

elettorato tendenzialmente metropolitano, istruito, insediato incontesti urbani relativamente floridi da un punto di vistasocioeconomico e in un mercato del lavoro ad elevata intensitàdi conoscenza.

Solo un gruppo di soggetti così caratterizzato appare infattidotato degli strumenti cognitivo - relazionali e dellemotivazioni necessarie a sostenere esigenze immateriali direalizzazione personale e di qualità della vita come quelle di cuisi occupa l’offerta politica grillina.

A sostegno di quest’ipotesi si pongono alcuni indicatori,tanto di tipo territoriale quanto socio-demografico. Uno diquesti è la percentuale di voti raccolti dal Movimento aggregatain base all’ampiezza demografica della società locale diriferimento, che ci descrive come sin dalle elezioni regionali del2010 i grillini presentino trend crescenti di consensi correlatiall'ampiezza demografica dei comuni.

L’altro, invece, è il potenziale elettorale del Movimento 5Stelle, incrociato con l’età. il titolo di studio e il settored’impiego di una serie di soggetti intervistati dal CentroItaliano di Studi Elettorali, da cui emerge come l’elettoratogrillino sia prevalentemente composto da individui giovani(soprattutto di età compresa tra i 26 e i 45 anni), istruiti (quelliprivi di ttitolo di studio e quelli con sola licenza elementare nonsuperano insieme il 13% del totale), e appartenenti aprofessioni per la maggior parte riconducibili al settoreterziario avanzato (la maggioranza relativa di essi è compostadall’aggregazione di impiegati pubblici e privati, seguiti da“borghesi” e solo dopo da disoccupati, operai e studenti).

È evidente, insomma, che il Movimento 5 Stelle abbiasaputo esercitare un notevole appeal politico nei confronti diampi segmenti della classe media urbana, tra cui certamentequello dei cosiddetti attivisti socioculturali, soggetti che, pervia delle loro competenze specifiche, sono impegnati neiservizi sociali e culturali e manifestano tendenze decisamenteliberali in ambito etico, e quello dei ceti professionalidirigenti, sempre più propensi a radicalizzare le proprieforme di partecipazione politica (si vedano, ad esempio, inoti “girotondi” di inizio anni Duemila).

La sua capacità è stata, infatti, quella di porsi come uncredibile interprete di un nuovo e complesso bagaglio didomande politiche ora in crescita all’interno ai segmenticulturalmente più vivaci dell’elettorato.

Ciò che invece non appare ancora chiaro è se in definitiva leinformazioni finora raccolte sulle caratteristiche socio-culturali

49

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 50: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

dell’elettorato grillino possano o meno rivelarsi utili al fine dispiegare la notevole disomogeneità territoriale dei consensiottenuti dal Movimento 5 Stelle alle ultime elezioniamministrative. E’ possibile, in altre parole, ricondurre le fortidisparità in termini di voti tra Nord e Sud del Paese a cause dinatura più socioculturale che, ad esempio, tecnologica,scandalistica o antipolitica?

Il Movimento 5 Stelle tra territori e fratture sociali.L’alba di una nuova politica?

Esiste una relazione tra “voto grillino”, territorio e cultura,più di quanto non esista, ad esempio, una relazione traMovimento 5 Stelle e antipolitica o tecnologia? Tale dubbioverrà presto risolto. Non vi è alcun dubbio, infatti, chepartendo dal presupposto secondo cui il Movimento 5 Stelleottiene ampi successi laddove esistono società localisufficientemente urbanizzate e dinamiche, ossia in grado dicomprendere ed apprezzare i tratti immateriali della sua offertapolitica, la forte disomogeneità territoriale dei suoi voti possaessere interpretata nei termini dello storico divario socio-economico esistente fra i grandi conglomerati urbani del Norde una realtà relativamente meno metropolitana e dinamicacome quella del Mezzogiorno.

Tale divario si trova, infatti, all’origine di una evidentedisparità nella diffusione delle risorse materiali e simbolichedi cui gli elettorati locali si servono per elaborare domandesociali sempre più immateriali, come quelle al centrodell’offerta politica grillina.

Quindi, mentre nelle regioni centro-settentrionali assistiamoal verificarsi di una crescente volontà partecipativadell’elettorato, nelle regioni del Sud un’iniqua distribuzione dellerisorse favorisce invece il consolidarsi di strutture di potereinformale verticalmente organizzate, che si impongono sulle giàdeboli comunità sociali, impedendo lo sviluppo di quelle retisociali che tanto sarebbero necessarie per alimentare nuoviprogetti politici come il Movimento 5 Stelle.

Non è un caso, in questo senso, che i grillini ottengano irisultati migliori proprio laddove già sussistono ampie econsolidate reti relazionali e fiduciarie tra individui e gruppisociali. Sembrerebbe, infatti, il Movimento 5 Stelle traggavantaggio dalla presenza, entro certi contesti territoriali, di queidispositivi culturali che pongono l’elemento immateriale del“civismo” al centro della lotta politica, incrementandol’efficienza nelle relazioni di una comunità.

50

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 51: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

Ciò è confermato, in buona parte, dal grande successoelettorale nella cosiddetta Zona Rossa, dove la formazionegrillina ottiene la sua percentuale più elevata di consensomedio, pari al 13%, un dato che certamente porta con séun’ulteriore serie di osservazioni. L’ improvvisa espansionedi consensi verso il Movimento 5 Stelle all’interno di zonealmeno un tempo connotate culturalmente, ossiatradizionalmente “rosse”, ci pone infatti di fronte a tutta unaserie di interrogativi riguardanti le possibili evoluzioni che ilnostro sistema politico potrebbe intraprendere nel corso deiprossimi anni.

È possibile, ad esempio, che la progressiva crescita diconsensi verso il Movimento 5 Stelle all’interno di areeterritoriali come la Zona Rossa possa costituire il segnale dialcuni profondi cambiamenti attualmente in corso all’internodella nostra cultura politica? Ed è possibile che le nuovedomande sociali di cui oggi il Movimento 5 Stelle si pone comerappresentante costituiscano l’alba di un nuovo paradigmapolitico, che trae legittimazione da nuove fratture sociali, menoideologiche rispetto a quelle del passato (capitale e lavoro) e piùorientate verso issues specifiche, concrete?

Per quanto riguarda il primo quesito, va detto che numerosistudi suggeriscono come, a fronte della modernizzazioneavvenuta in Italia negli ultimi decenni, specifici mutamenticulturali abbiano sempre fatto seguire particolaritrasformazioni nell’ambito delle preferenze e degli stili di voto.A titolo di esempio, si consideri la progressiva liberazione deicittadini da elementi culturali trasmessi per decenni come ilconformismo nei comportamenti elettorali e la reiterazione diritualità come l’affluenza alle urne.

Questa ha infatti provocato tanto la liberazione individualeda una serie di fedeltà storiche inamovibili, quanto un gradocrescente di autonomia nella scelta di voto. Aveva quindiragione Almond, uno dei padri della politologiacontemporanea, nel dire che le preferenze espresse in sedeelettorale non sono altro che l’epifenomeno di una complessa esottile rete di atteggiamenti, opinioni, comportamenti cheevolvono nel corso del tempo.

È infatti proprio questo tipo di evoluzioni a permettereoggi l'ascesa di soggetti politici inediti come il Movimento 5Stelle. Ciò apre la strada alla considerazione della secondadomanda, relativa a quelle che potrebbero essere le futureforme del sistema politico.

A tal proposito, una ristrutturazione progressiva dei temi,

51

Il Nord dopo la Lega

È possibile, adesempio, che laprogressiva crescitadi consensi verso ilMovimento 5 Stelleall’interno di areeterritoriali come laZona Rossa possacostituire il segnaledi alcuni profondicambiamentiattualmente in corsoall’interno dellanostra culturapolitica?

La Lettura

Page 52: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

degli aspetti comunicazione e delle infrastrutture organizzativenel senso indicato dal Movimento 5 Stelle sembra esserepreannunciata da alcuni indizi, tra cui la sempre più marcataimmaterialità delle issues al centro della competizione politica(moralità privata e etica pubblica, qualità e stili di vita, questioneambientale, differenze di genere ecc.), e la sempre minorecapacità dei partiti di interpretare domande, preferenze, bisognie identità di individui e gruppi sociali sempre più molteplici edifferenziati, nonché di indirizzare le loro richieste all’internodel circuito decisionale parlamento-governo-pubblicaamministrazione, per produrre risposte sostenute dal consenso.

Ovviamente, quanto sostenuto finora non vuoleassolutamente dire che le categorie di destra e sinistra noncontino più nulla. Queste ultime, infatti, nonostante leevidenti trasformazioni in corso, mantengono l’importanteruolo di riduttori della complessità che è intrinseca a qualsiasiambiente politico.

Eppure, nonostante questo importante accorgimento,rimane innegabile il progressivo spostamento del fuocod’interesse della competizione partitica dalla tradizionalecontrapposizione tra destra e sinistra verso una nuovadimensione dialettica, ancora nebulosa, ma quasicertamente di natura valoriale.

Il Movimento 5 Stelle, in questo senso, rappresenta oggiun caso di studio estremamente interessante, che ha saputoreagire in maniera originale a un sistema di domande socialisempre più complesse ricorrendo alla strategia, finoravincente, di introdurre nel sistema politico una serie dinovità programmatiche, comunicative e organizzative lequali, per quanto in parte discutibili e forse esageratamentesbilanciate verso la sfera “immateriale” della vita umana,sono state in grado di attrarre il consenso crescente di unbuon numero di elettori scontenti dei partiti tradizionali ein precedenza astensionisti.

È evidente, quindi, che all'origine del successo delMovimento 5 Stelle in occasione delle ultime elezioniamministrative non vi siano solo cause antipolitiche o diprotesta sociale, ma anche, se non soprattutto, elementi culturaliche oggi ci pongono al centro di un radicale mutamento nelladimensione valoriale della politica.

Per concludere, ci si potrebbe chiedere verso quali lidi cicondurranno le sorprendenti evoluzioni della politicacontemporanea, di cui il Movimento 5 Stelle è chiaramenteparte integrante. Da un certo punto di vista, la tendenza di

52

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 53: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

quest’ultimo a voler bypassare ogni possibile forma dimediazione per intervenire direttamente nelle decisionipolitiche potrebbe avere l’effetto di rivitalizzare la nostrademocrazia dall'interno, innescando magari particolarimeccanismi imitativi nei partiti politici tradizionali; dall'altra,potrebbe presto provocarne un ulteriore indebolimento, speciequalora venisse consentito a eventuali mobilitazioni su singolitemi di eludere o scavalcare i canali della politica ufficiale.

Di fronte a questo inquietante bivio, dunque, nulla sembraessere certo tranne una cosa: soggetti politici costruiti sullabase di offerte politiche post-materialistiche e dotati diinfrastrutture organizzative sempre più decentrate etecnologicizzate, sembrano godere di un riconoscimentosociale sempre maggiore. Ed è proprio sulla base di questocrescente riconoscimento, che essi riescono ogni giorno di piùa incanalare l’attenzione dell’opinione pubblica verso issues epratiche politiche sostanzialmente inedite.

Nel lungo periodo, ciò potrebbe costringere le forzepolitiche tradizionali ad affrontare un serio problema diridefinizione della propria funzione sociale, la cui risoluzionerichiederà ad esse tanto di assecondare la crescente domanda dipartecipazione elaborando strategie di consultazione direttasempre più innovative ed efficaci, quanto di mantenereposizioni nette e possibilmente avanzate su temi eticiriguardanti issues immateriali, il cui trattamento da parte dellasingola forza politica assume, come si è visto in precedenza,un’importanza decisiva ai fini del suo successo elettorale pressole categorie più avanzate e vivaci dell’elettorato.

53

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 54: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS Il Nord dopo la Lega

54

Il successo del Movimento 5 Stelle – ilriferimento è ad un orizzonte valoriale epolitico in cui campeggiano ambiente, acqua,sviluppo connettività e trasporti – alle recenticonsultazioni amministrative è stato indubbio,

al di là dell’impasse immediatamente vissuta a Parma, ilcaso più eclatante, sul piano della composizione dellaGiunta di governo e dell’assunzione di un’immediataoperatività amministrativa. Tuttavia proprio l’irrilevanzadelle contraddizioni emerse nella città emiliana quanto allemisurazioni del consenso registrato dai diversi rilevatori diopinione – un consenso in impetuosa espansione ed inrapida impennata, soprattutto al nord, da rapportare,peraltro, anche allo spazio concesso a Beppe Grillo daparte dei vari organi di informazione – depone per unalettura critica del fenomeno, per un’interpretazione nonbanale dei suoi tratti caratterizzanti, oltre la categoriaricorrente, quanto semplificatoria, di “antipolitica” con cui,nella vulgata, viene abitualmente decifrato sino, talora, alneoqualunquismo. Sullo sfondo vanno collocati fenomenidi recente emersione o di più lontana ascendenza:particolarmente la crisi di quella democrazia “identitaria”,retta sulla sovrapposizione fra l’”Eletto” (SilvioBerlusconi) e la totalità della Nazione, fra legge e volontàpopolare – il Capo addirittura come impersonificazione delnomos secondo il classico canone della teologia bizantina –cui tendenzialmente il sistema politico sembrava destinatograzie al supporto di fattori fra loro convergenti qualil’ideologia dell’antiStato sociale e quella localistica delle“piccole patrie”. E ancora: il progressivo degrado della

Beppe Grillo e i figli delle stellePaolo Corsini è senatore del Pd

1

La Lettura

Page 55: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

Beppe Grillo e i figli delle stelle

FOCUS

rappresentanza consegnata a “cartelli” ristretti edoligarchici, l’occupazione delle Istituzioni da parte della“repubblica dei partiti”, la crisi di rappresentatività degliorganismi legislativi, la sovrabbondanza di un populismoalimentato a piene mani da formazioni politiche“personali”, rette su di un centralismo carismatico teso adaffermare una “tirannide” di maggioranza, una sorta di“dispotismo” che si autolegittima in quanto direttaemanazione del popolo sovrano, della sua identità ed unitàpolitica. Fatte pure salve le debite differenze – differenzecertamente rilevanti fra i partiti, sia per quanto riguarda illoro funzionamento interno, sia circa il loroposizionamento rispetto alle Istituzioni –, resta un datopiù generale e pervasivo che chiama in causacomplessivamente la loro insostenibile leggerezza nellasocietà civile e la loro insopportabile pesantezza in ambitostatuale, sino al punto di una caduta verticale di consenso,di una perdita del loro ruolo di soggetti di diritto

55

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 56: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

costituzionale, luogo in cui i cittadini liberamente siassociano per concorrere con metodo democratico adeterminare la politica nazionale, come recita l’art. 49 dellanostra Costituzione. Ebbene è dentro la rottura della digacostituita dal sistema dei partiti verso la quale dovrebberoaffluire i molteplici alvei in cui si incanalano le energiepolitiche, dentro il varco ormai aperto sino a diventarevoragine, che si mobilita un attivismo civile, unprotagonismo civico che vede operanti molteplici attori eche viene assumendo declinazioni diverse ed obiettividiversificati a seconda dei soggetti promotori, delle finalitàdi ciascuno. Alla base sta ora un sentimento diinsoddisfazione e di frustrazione, ora una spinta fatta diinsofferenza e di indignazione, di ribellione e di protestaverso i riti standardizzati e le liturgie obsolete della societàpolitica, di “mobilitazione cognitiva”, di sindrome del“cittadino critico”, una spinta animata da volontà dipresenza e partecipazione, da esigenze di coinvolgimento,e insieme di autonomia, sostanzialmente inappagate, senon neglette da un sistema di rappresentanzaautoreferenziale, scarsamente accogliente, spesso sordo eindisponibile, repulsivo. Come scrive Edoardo Greblo ècome se la “società degli individui” stesse “iniziando aricomporsi in una società vera e propria, in nome di unbisogno di aggregazione, di solidarietà, di regole, dinormalità”, sulla base di bisogni quali il lavoro, laconoscenza, i beni comuni, i diritti fondamentali, la libertàdi tutti, l’ambiente, la dignità della persona, il rifiuto diuna pratica che riduce a merce e consumo l’essere el’esistenza. “Fuori dai partiti” non significanecessariamente “contro i partiti” in quanto tali. Qui sta ladiscriminante fondamentale. Una politica senza partiti, unademocrazia politica senza rappresentanza pluralistica degliinteressi e diversificazione degli ideali e riconoscimento deivalori è, infatti, populismo, è negazione della cittadinanzademocratica.

Beppe Grillo, il comico beffardo e irridente,moralista e fustigatore, il “grande vecchio” delMovimento 5 Stelle, che conosce e padroneggiai meccanismi propri dell’”egemoniasottoculturale” e della spettacolarizzazione, è

ormai dentro l’arena politica, la contesa fra i partiti; è oggi laforma più espressiva della postpolitica tipicamente

56

Il Nord dopo la Lega

Il comico beffardo eirridente, moralista e

fustigatore, il“grande vecchio” delMovimento 5 Stelle,

che conosce epadroneggia i

meccanismi propridell’”egemonia

sottoculturale” edella

spettacolarizzazione,è ormai dentrol’arena politica

2

La Lettura

Page 57: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

postmoderna e critica della rappresentanzaliberaldemocratica in nome dell’antipartitismo. Unpostmodernismo che, per parafrasare il più recente MaurizioFerraris del Manifesto del nuovo realismo, usa persinogestualmente l’ironizzazione, agitando l’indice e il mediodelle mani – il vaffanculo day – e abusa “della risata, dellafacezia, della farsa […], confermando l’ipotesi etologicasecondo cui la mimica del riso è un retaggio del mostrare identi che, nell’animale, precede l’aggressione”.Quell’aggressività con la quale Beppe Grillo utilizza il webcome medium-messaggio dell’ormai imminenteiperdemocrazia cybernetica e post-convenzionale. Unoscenario comunicativo che associa contatti personali diretti,quel bisbiglio che diventa passaparola ed include quantivivono emigrazione interiore e clandestinità politica, allenuove tecnologie della comunicazione rese praticabili dalladiffusione della Rete. Sino alla costruzione“scientificamente” organizzata di un modello reticolare chetrova nei Meetup degli Amici il proprio impianto connettivo enella capacità di generazione mediatica dello spin doctor GianRoberto Casaleggio – il sistema degli influencer – il proprioartefice più efficace. Un’esperienza, per altro, dai riferimenticontinentali, solo a pensare all’affermazione dei “Pirati” inSvezia o Germania, allo stesso movimento degli Indignados inSpagna e, seppur con connotazioni diverse, sperimentata nelcorso della primavera araba. Come ha osservatoMassimiliano Panarari, un modello, i nodi di una rete, anzi diun rizoma, che rimandano ad “una sorta di versionerealizzata in politica dell’idea di sapere teorizzata da GillesDeleuze e Felix Guattari nel loro libro del 1980 “Mille piani ”.Dunque non un partito leggero, vale a dire un partito spogliodi bardature burocratiche e privo di apparati, diffusi quantomacchinosi e ingessati, versione aggiornata delle vecchiestrutture novecentesche, ma un “partito” altro, etereo,regolamentato da un “non statuto”, che agisce uno scenariocomunicativo, interattivo, argomentativo-deliberativo, ingrado di suscitare mobilitazione, di attribuire visibilità allavolontà politica, di porre rimedio alla frammentazione, allapolverizzazione delle presenze, di dar voce ad un universoaltrimenti anonimo, desolidarizzato e desocializzato, quantoalla ricerca di riconoscibilità e di ruolo. Un cyberottimismodi fondo, pertanto, e insieme la proposta di una democraziacritica della tradizionale rappresentanza, della delega aglieletti, di un conferimento di potere senza controllo e senza

57

Il Nord dopo la Lega

Un “partito” altro,etereo, regolamentatoda un “nonstatuto”, che agisceuno scenariocomunicativo,interattivo,argomentativo-deliberativo, ingrado di suscitaremobilitazione, diattribuire visibilitàalla volontà politica

La Lettura

Page 58: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

revoca. Prima ancora del programma “non programma”,delle proposte politiche avanzate spesso in uscite sempreprovocatorie da parte di Beppe Grillo e di qualche raro altroesponente, si evidenziano qui nodi a dir poco problematici,non esenti da un elevato tasso di ambiguità. Qualeiperdemocrazia? Sono indubbie le risorse democratiche dellaRete, le sue possibilità di interazione orizzontale, diinfrastrutturazione cooperativa delle informazioni, discambio tra pari in termini flessibili. Così come non si puòsottovalutare il potenziale di creatività grassroots, dal basso,popolare della politica on-line con il suo accesso molecolareed il suo effetto moltiplicatore, ma, parimenti, valgono per lasocietà digitale i “vizi capitali” sottolineati da Stefano Rodotànel suo ormai classico Repertorio di fine secolo: “disuguaglianza;sfruttamento commerciale e abusi informativi; rischi per laprivacy; disintegrazione delle comunità; plebisciti istantanei edissoluzione della democrazia; tirannia di chi controlla gliaccessi; perdita del valore del servizio pubblico e dellaresponsabilità sociale”. E così pure resta irrisolto edequivoco il modello di democrazia che s’intende perseguire,un modello in continua oscillazione tra democrazia diretta edemocrazia partecipativa (che non sono propriamente lastessa cosa), al di là della loro concreta praticabilità, se haancora valore il giudizio di Norberto Bobbio secondo ilquale “nessun sistema complesso come quello di uno Statomoderno può funzionare” soltanto con l’assemblea deicittadini deliberanti senza intermediari e con l’istituto delreferendum. Un’oscillazione che – ed è questo un riscontrosul quale hanno già insistito alcuni osservatori – talora portaa considerare i diversi fori deliberativi come strumenti di“correzione democratica”, talora, invece, come occasioniconcorrenziali o sostitutive di una rappresentanza cheimplica di per sé rinuncia alla sovranità del cittadino nelmomento stesso in cui sceglie chi decide in vece sua.Insomma la predilezione per l’agorà virtuale come nuovafrontiera dell’autogoverno comunitario.

Non c’è solo un’esplicita volontà didisintermediazione e l’appello diretto alpopolo dei cittadini, la sostituzione del mezzotelevisivo – il veicolo principe del partitopubblicitario del presidente, il partito blob di

Berlusconi – con il blog e la Rete, anzi con il partito-Reteche catalizza quanti si ribellano al degrado della vita

58

Il Nord dopo la Lega

3

La Lettura

Page 59: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

pubblica, si propongono di sbaragliare il ceto dei“nominati“ che si è fatto Casta e vengono associandosi aldi fuori del riferimento ai partiti. Non c’è solo una sfiduciadiffusa verso la politica istituzionale spesso adulterata innome del consenso elettorale e ridotta a “malapolitica”,una sfiducia che si alimenta di un fiume carsico diindignazione e che mescola le denunce di Stella e Rizzocon il demagogico giustizialismo di trasmissioni televisivea grande seguito, una sfiducia che riflette esigenzeassolutamente veritiere e comprensibili di onestà,trasparenza, legalità, pulizia morale andate deluse, ripreseed issate sui loro vessilli da tantissimi elettori delMovimento 5 Stelle. C’è al fondo un pot-pourri magmatico,la condensazione di culture spesso contraddittorie cheaffastellano green-economy e ambientalismo radicale,neoromanticismo preindustriale e tecnoentusiasmo –qualcuno segnala persino una sorta di neoluddismo che untempo si manifestava contro i computers distrutti da Grillo aconclusione delle sue performances e che oggi sceglie aproprio bersaglio i termovalorizzatori e la Tav. E così purela sottovalutazione e la genericità sui temi più controversi -dalle questioni del lavoro alla giustizia distributiva -,nonché la teorizzazione della decrescita sino adapocalittiche profezie sull’imminente esaurimento delcapitalismo. Per essere postideologico, dichiarandosi né di Destra né diSinistra – categorie superate ed inservibili –, il Movimento5 Stelle annovera elettori, simpatizzanti, militanti diprovenienza politica e affiliazione culturale assaieterogenea, transfughi della Sinistra – il Sindaco di ParmaPizzarotti in passate elezioni ha votato anche perRifondazione comunista – e conservatori tradizionalisti,“laici furiosi” e cattolici integralisti, moderati delusi,integrati frustrati e apocalittici pentiti. Certo ridurre ilMovimento a semplice braccio operativo del suo leader, unleader che probabilmente non ha dimestichezza con l’anticadottrina della gnosi della quale, tuttavia, riprende laseparazione manichea tra “noi” e “loro”, tra il bene e ilmale, applicandola alla politica in un’indistinta eindifferenziata assimilazione al vizio per tutti i partiti edun’acritica esaltazione delle virtù di ogni sorta di attivismo,sarebbe forviante. Al di là della sua stessa predisposizionead emettere editti e lanciare fatwe, del suo indubbioascendente, dell’empatia che caratterizza Beppe Grillo in

59

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 60: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

quanto capace di forti pulsioni, di trasmettere un sentimentimmediatamente riconoscibile dalla platea–cerchia deglispettatori-sostenitori. Sarebbe forviante perché anche ilfenomeno 5 Stelle va ricondotto a più generali processi chehanno incoraggiato l’emergere dei populismicontemporanei: la globalizzazione con i suoi effettidestabilizzanti le forme tradizionali della politica, la crisi dilegittimazione delle democrazie e del potere decisionaledelle elites, le promesse abortite e le innovazioni nonmantenute dai riformismi nazionali, il dilagare dellacorruzione e dello spreco nei regimi politici occidentali.Resta, tuttavia, il fatto che Beppe Grillo costituisce unriferimento ineludibile e svolge una funzione catalizzatrice,oltre le stesse modalità di esercizio della propria leadership,fungendo da detonatore di messaggi che dalla sua figurahanno ricevuto amplificazione e tratto moltiplicata eco.Senza contare che gli articoli del “non statuto” fanno di luil’assoluto padre-padrone del Movimento 5 Stelle,incontrastabile e incontendibile quanto alla titolarità delsimbolo e della guida. Quel movimento che soprattutto alui, nella compresenza di attori di disparata provenienza eformazione – quindi anche i nativi – deve imprintingpolitico e reductio ad unum. Qui le esternazioni, le prese diposizione di Beppe Grillo, soprattutto le più recenti,dicono di un’ispirazione antipartitica ed antipartitocraticadi tipo selettivo quanto all’uso delle argomentazioni e allastessa individuazione dell’avversario politico, con unatorsione evidente contro il Pd dopo la disgregazione delforzaleghismo, nonché di una progressiva utilizzazione ditematiche volte alla precipitazione in chiave destabilizzantedella crisi: dall’attacco all’euro al ritorno alla lira, dallapolemica anti Europa, ben oltre le tendenze euroscettiche,alla santificazione della “democrazia” iraniana. Un battagepolemico teso all’acquisizione su base populistica di un piùlargo consenso – l’esacerbazione del circuito delle ostilitàin materia di immigrazione, il rifiuto dello ius soli per glistranieri nati in Italia, la celebrazione di una giustizia“rieducativa” di piazza –, sino alla valorizzazione delPorcellum come possibile remunerazione elettorale e cometornaconto presso un’opinione pubblica sempre piùindignata nel caso del suo mantenimento. Senza contarel’adozione di un machismo offensivo e degradante. Lineepolitiche, tendenze culturali, orientamenti che vannoapertamente contrastati nella loro portata illiberale e

60

Il Nord dopo la Lega

Per esserepostideologico,

dichiarandosi né diDestra né di

Sinistra – categoriesuperate ed

inservibili –, ilMovimento 5 Stelle

annovera elettori,simpatizzanti,

militanti diprovenienza politica

e affiliazioneculturale assai

eterogenea

La Lettura

Page 61: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

valenza regressiva, rispetto ai quali finiscono conl’opacizzarsi le legittime aspirazioni ad una democraziaattiva, ad una cittadinanza responsabile, ad unamodernizzazione riflessiva che certamente appartengono aelettori ed esponenti del Movimento 5 Stelle impegnati ariscattare il Paese dai ricorrenti pericoli costituiti dalpredominio di interessi particolari, dalla persistenza delleoligarchie, dalla scarsa visibilità del potere, dalla mancanzadi un’etica pubblica, dalla degenerazione partitocratica.Una sfida che il Pd deve raccogliere ed un cimento sulquale misurare la propria credibilità riformistica e leproprie aspirazioni di governo.

61

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 62: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS Il Nord dopo la Lega

62

orse non sufficiente, certo necessaria, lacomunicazione è chiave della politica almenoper due motivi.

Il primo: discorsi diversi costruisconodiversamente il mondo. La lingua non ha solo

la funzione di rispecchiare i valori, ma anche quella diconcorrere a determinarli, organizzando le nostre menti.Parlare non è mai neutro.

Il secondo: se la democrazia è una convivenza umanabasata sul dialogo, il mezzo che permette il dialogo deveessere oggetto di una cura particolare.

Parole tossicheGraziella Priulla insegna Sociologia dei processi culturali all’Università di Catania

F

La Lettura

Page 63: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

Le parole sono fragili: possono essere tradite, violentate,storpiate, o ingozzate di significati perversi, o svuotatedall’assenza di pensiero. Possono diventare veleni,diffondere tossine man mano che i confini della decenza sispostano in avanti. Spetta ai cittadini sentirle proprie,difenderle come bene prezioso.

L’abitudine fa accettare l’inaccettabile. Mentre ciabituiamo allo stravolgimento del linguaggio il nostropalato si fa più rozzo, la nostra soglia di attenzione siabbassa. Alla fine, sopporteremo di tutto.

E’ quanto è accaduto in questi vent’anni? A forza didosi quotidiane, siamo già mitridatizzati?

Si è cominciato con lo stile, il gentese in canottierastudiato da linguisti e massmediologi: ha sdoganato in sediufficiali il dito medio alzato, la pernacchia, la sintassizoppicante, entro un arsenale di metafore bellicose.

La plurilodata rottura con i codici politici si è basata sulprimitivismo dei corpi e dei gesti (il cappio in Parlamento…) più che sulle argomentazioni. La tecnicadell’esaltazione della folla, purtroppo di antica memoria, siè attuata per mezzo di invettive e di provocazioni al soloscopo di eccitare il pubblico.

Tutti abbiamo convenuto: che bravi comunicatori!, e traun gestaccio, un rutto, un insulto ci siamo ridotti achiamare schiettezza la trivialità esibita come marchio difabbrica.

Il celodurismo è stato derubricato a spirito colorito,innocua sparata a salve. Per la gente del nord rude e virile,che lavora e va al sodo, decenni di femminismo sonopassati invano. “Io sono come voi!”: la politica tribunizia,talvolta anche entro i travagli identitari di una sinistraesangue, ha blandito “l’uomo della strada” immaginandolocome un gran cafone, di contro agli intellettuali snob eradical-chic.

Imbarazzante e grottesca, una classe dirigente che fasentire “non popolo” chi sia minimamente istruito ecostumato; l’antipatia per Monti, varesotto sì maprofessore british style, è antropologica prima d’esserepolitica.

Sono stati definiti “grandi leader” quelli che “parlavanoalla pancia”. Si è dimostrato fruttuoso blandire il vastoblocco sociale del risentimento e del mugugno, ilmalcontento generalizzato, i rancori inespressi non solodei padroncini brianzoli, ma dei cassintegrati piemontesi,

63

La plurilodatarottura con i codicipolitici si è basatasul primitivismo deicorpi e dei gesti (ilcappio inParlamento …) piùche sulleargomentazioni

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 64: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

dei pensionati veneti. La pancia di un Paese impoverito, invecchiato e

stagnante fabbrica spauracchi, rincorre e amplifica ansie epaure, stimola pulsioni razziste e xenofobe. E’ l’etnia piùpericolosa che esista, quella che ragiona con la pancia:parla il linguaggio dell’odio.

Nella desemantizzazione guidata dalle viscere le rondenon sono squadracce ma “volontari della sicurezza”, i lagersi presentano come “centri di accoglienza”, la violazionedeontologica dei medici nei confronti dei “clandestini”diventa dovere civico. Un consigliere leghista di Albengadichiarò che “per gli immigrati ci vogliono i forni”, e ilsindaco della graziosa cittadina ligure lo scusò dicendo:“sitratta di persona briosa e genuina”.

Quando li abbiamo sentiti inserire nella “coalizione deimoderati”, perché non siamo stati capaci di esprimerenessuna rivolta?

Uno degli araldi dei moderati era ed è Mario Borghezio,quello che vuol “ramazzar via” omosessuali, zingari eprostitute. Fu multato per aver picchiato un bambinomarocchino. Sul treno Milano-Torino disinfettò gliscompartimenti in cui erano sedute alcune nigeriane. Subìuna condanna a 5 mesi, assieme ad altri “volontari verdi”,per l’incendio di un ricovero di migranti. Ci rappresenta inEuropa.

I moderati coltivano l’igiene pubblica: un armamentario diviolenza non solo linguistica.

Gli uomini della Lega chiedono “controlli igienico-sanitari nelle residenze degli stranieri” e, invocando“maggior rigore di fronte al reato di immigrazioneclandestina”, invitano - parola di Davide Boni - i milanesi“doc” a trasformarsi in agenti della Stasi, “segnalando gliimmigrati irregolari”. “Dobbiamo armare la marina colbazooka e sparare ad altezza uomo”; “gli immigratibisognerebbe vestirli da leprotti per fare pim pim pim colfucile” (Gentilini, il sindaco-sceriffo figlio della Lega piùortodossa).

Intanto leggi crudeli trasformano il Mediterraneo incimitero, e noi ci stiamo disumanizzando. Perchél’abbiamo tollerato? Anzi, imitato?

Nella Toscana che fu rossa il tentativo di costruire unamoschea in un fazzoletto di terra fuori da un paese comeColle Val d’Elsa vide mobilitazioni simili a quelle deileghisti davanti a un campo rom. Nelle Case del popolo

64

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 65: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

65

FOCUS

serpeggiano strani discorsi, velate insofferenze, rabbioseinsicurezze.

Un altro tema caldo è l’omosessualità. “Invece di crearela Margherita, questi signori, visto che esaltano il gay-pride, utilizzino come simbolo il finocchio!” (Calderoli, ilministro, quello della maglietta anti-Islam del 2006). “Daròdisposizioni ai vigili urbani affinché facciano pulizia etnicadei culattoni” (Gentilini). “Qua rischiamo di diventare unpopolo di ricchioni”, “essere cullatoni è un peccatocapitale” (Calderoli). “Possiamo riconoscere le coppie gaysolo a patto che si facciano castrare come i capponi edonino i loro organi alla scienza” (Bertozzo, consiglierecomunale a Verona, 1995).

L’istigazione all’odio non è un reato? (“della condannaper razzismo vado fiero”: Flavio Tosi, sindaco di Verona,2007). E l’idea di pulizia etnica, non fa rabbrividire?

Diffidenze, confini, barriere, chiusure hanno costruitoun apartheid nostrano fuori del tempo (“Carrozze metrosolo per milanesi”, Salvini, eurodeputato), nel nome di unastravolta sicurezza che imbarbarisce le relazioni umane,poggia sulla ricerca del nemico e del capro espiatorio,radicalizza le polarizzazioni dei più rozzi pregiudizi,resuscita il concetto di etnia (dobbiamo dimenticarel’elogio al “patriota” Mladic?).

Sono stati in tanti, nel mondo accademico, in quellogiornalistico, in quello politico, a dargli credito, a sostenereche questo “grande partito” (a un certo punto - Dio ciguardi - perfino “costola della sinistra”) interpreta “laquestione settentrionale”, “il malessere del nord”, oppure“le vocazioni del territorio”. Un povero territorio cui è statastrappata ogni bellezza, uniformato dai capannoni esfregiato dagli scarichi industriali, ridiventa importante sesi fa sinonimo di bacino elettorale.

A proposito: l’incerto toponimo Padania è per ilvocabolario un bacino idrografico, per la SocietàGeografica Italiana (cfr. Bollettino 2010) un termine privodi fondamento storico-culturale. Figuriamoci il popolopadano, che difende la lingua autoctona ma non sa quale:la base linguistica dei vari dialetti settentrionali è diversa.

D’altronde non servono confini, non si cercanodefinizioni: la Padania è stata inventata per escludere (imeridionali, gli extracomunitari, Roma); importa non ciò cheè (la Lega sa benissimo che la secessione non si farà mai), maciò che non è (la preposizione più ricorrente è contro).

65

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 66: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

Alla base del rifiuto e della chiusura c’è una ragioneeconomica: temo che “l’altro” porti via la mia roba. Ciòche accomuna friulani, veneti, bergamaschi, milanesi,piemontesi, liguri - diversi per storia, cultura, tradizioni espesso, nei secoli, in conflitto fra loro - è oggi lacondizione relativamente più florida rispetto al restod’Italia. Insomma, i baiocchi come collante, un collanteche aiuta a decifrare il lungo sodalizio con mister B.,seppur definito da Bossi “mafioso di Arcore” (“laFininvest è nata da Cosa Nostra”, ne la Padania del 27ottobre 1998).

Strani cattolici, che adorano i dané e odiano gli stranieri.La Chiesa ha trovato a lungo in questa barbarie unreferente politico: com’è stato possibile? Forse perché laLega di governo faceva da stampella ai traffici di Cl?

Strano ministro dell’interno, quel Maroni cui sarebbespettato il compito istituzionale di reprimere i movimentisecessionisti in difesa della Repubblica una e indivisibile.

Strana, quest’Italia postmoderna: nelle regioni chefurono “bianche” un partito dalle sbavaturecaricaturalblasfeme al limite della goliardia, che tra Solidelle Alpi, cosmogonie celtiche, epopee druidiche e saghedi elmi vichinghi coltivava riti come l’ampolla dell’acquadel dio Po, ha mietuto consensi per vent’anni.

Solo ora - all’epilogo della mesta parabola biografica delleader maximo - i Bobo-boys tentano di procedere oltre ilsacro prato di Pontida, vedremo con quanta fortuna.Cercano un’implicita svolta in quel ‘Nord’, che hasostituito la ‘Padania’ nel nuovo claim maroniano.

Non c’è nulla di improvvisato. Dietro i miti c’èun’accorta regia, dietro l’apparente spontaneità si cela lapianificazione del marketing politico. Fu ad esempio graziea uno studio che già rivelava l’usura del modello bossiano,che la Lega nel 2008 raddoppiò i propri consensi. I tonivennero abbassati e venne proposto, accanto al solito stileurlato, un doppio regime più morbido, quello degliesponenti oggi “in”, da Cota a Zaia (non più lanciafiamme,ma: “È reato offrire anche solo un the caldo a unimmigrato clandestino”).

Purché gli italiani non si facciano incantare da questo oda altri restyling; purché la sinistra riesca a costruire unaltro tipo di rappresentanza.

Il futuro potremo inventarcelo più degno solo serifiuteremo di accettare i significati altrui; se riprenderemo

66

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 67: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

a rispettare le parole e a pretendere che vengano usate conattenzione e onestà, coraggio e coerenza.

Il linguaggio avvelena solo se glielo consentiamo.

67

Solo ora - all’epilogodella mesta parabolabiografica del leadermaximo - i Bobo-boys tentano diprocedere oltre ilsacro prato diPontida, vedremocon quanta fortuna

Il Nord dopo la Lega

La Lettura

Page 68: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega
Page 69: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

La risposta

Page 70: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS Il Nord dopo la Lega

70

olpiscono, nella stagione drammatica chel'Italia sta oggi attraversando, le tante analogiecon quanto avvenne nel Paese esattamentevent'anni fa, nel biennio '92-93. Allora comeoggi, un sistema politico e istituzionale in crisi

si trovò dinanzi all'imperativo di auto-riformare se stessoper reggere l'urto di trasformazioni tumultuose.

Allora come oggi, il Paese reagì con un'ondata diindignazione anti-politica agli errori commessi dal sistemamedesimo tanto in termini di etica pubblica quanto sulversante della capacità amministrativa e di governo. Alloracome oggi, il risentimento nei confronti dei partiti tradizionaliebbe effetti particolarmente pervasivi – e, col senno di poi,duraturi – nelle regioni produttive del Nord Italia.

Il Nord laborioso “tradito dal pentapartito”, costretto asostenere la zavorra dell'"assistenzialismo clientelare delMezzogiorno”, diffidente verso le forze di sinistra,spaventato al cospetto dei nuovi scenari e dalla nuovacompetizione economica che la fine della guerra freddastava già dischiudendo. Di istanze di questo tenore,complice anche l'approssimazione con le quali le sitratteggiò nel dibattito pubblico, la Lega Nord si fece,com'è noto, portavoce.

E sullo sfondo di Tangentopoli Umberto Bossi riuscì aemanciparsi dai ritratti caricaturali delle cronache locali perdivenire, nell’arco di pochi mesi, un personaggiod'interesse internazionale: il capo di uno dei primimovimenti dichiaratamente secessionisti in una democraziaavanzata dell'Europa post-bipolare.

Di quanto questa prospettiva secessionista fosse, nelbiennio '92-93, concreta e temuta si è forse appannata lamemoria nella ricognizione storica della parabola della

Missione EuropaEnrico Letta è deputato e vicesegretario del Pd

C

La rISPOSta

Page 71: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

Lega, nei decenni successivi associata prevalentemente alladeriva xenofoba, alla (presunta) grande capacità diradicamento sui territori, alle contraddizioni di un partitoper anni di lotta e di governo, all'abbraccio colberlusconismo.

Eppure, è proprio in quell'orizzonte, evocato, diseparazione del Nord dal resto del Paese che puòindividuarsi, ancora oggi a mio avviso, il cuore stesso dellaquestione settentrionale. Una questione che è con tuttaevidenza nazionale, per gli squilibri abnormi storicamentesedimentatisi con il Sud d'Italia, ma che, al contempo, hauna proiezione europea profonda e assai rilevante.

Nasce dalla vicinanza geografica e culturale con leregioni produttive più dinamiche del Vecchio Continente.Si nutre del contrasto tra i fattori di svantaggiocompetitivo che condizionano le performance degli attorieconomici e sociali nei diversi Paesi. Cresce in misuraproporzionale all'evocazione delle grandi opportunità dieccellenza che il Nord, da solo, potrebbe avere se messonelle condizioni di competere ad armi pari con gli altri.

È la carica politicamente esplosiva di questa evocazioneche Bossi – paradossalmente poi trasformatosi nel leaderpiù anti-europeista della seconda Repubblica – intuì perprimo nel '92. E lo fece proprio nel momento in cuil'Europa viveva, con Maastricht, uno degli snodi piùcruciali del percorso d'integrazione comunitaria e l'Italiamostrava il fianco delle sue molteplici fragilità di sistema,con l'uscita dallo SME e lo spettro di un'esclusione,apparentemente inevitabile, dalla prima fase del processodi unificazione monetaria.

Come andò in seguito è storia recente di questo Paese edell'Unione europea. Di certo c'è che alle pulsioniseparatiste, e al rischio effettivo che esse potesserodiventare qualcosa di più dello slogan di un movimentocomunque marginale nel panorama politico italiano,posero un argine invalicabile solo l'azione diplomatica, ilrisanamento economico e lo straordinario sforzo collettivoper portare l'Italia in Europa condotto negli annisuccessivi da Carlo Azeglio Ciampi e da Romano Prodi.

Dopo, i leghisti si accontentarono di sventolare la benpiù sbiadita bandiera del federalismo. Dopo, il furoresecessionista si smorzò nel folklore delle ampolle sul Po enelle provocazioni della Padania.

Fu con Ciampi e Prodi, dunque, che il Paese tutto

71

Il Nord dopo la Lega

Missione EuropaLa rISPOSta

Page 72: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

intero, non solo la sua parte più ricca e competitiva, riuscìa centrare l'obiettivo dell'ingresso nell'euro. E lo fece conlo spirito di una missione condivisa, realmente nazionale eunitaria.

Di quella missione siamo stati testimoni o protagonisti.Senz'altro ne siamo eredi e senz'altro dobbiamo esserneorgogliosi, perché si tratta della più qualificante esperienzadi governo del centrosinistra italiano. È un'eredità tantopiù onerosa e gravida di responsabilità in un momentocomplesso come quello attuale, nel quale alle scosse cheminano la tenuta delle istituzioni e della politica siaccompagna una crisi epocale, la peggiore che legenerazioni contemporanee abbiano mai conosciuto.

È crisi europea e globale: di senso e di valori, distrategie e di proposte. E il populismo, nelle sue differentie pericolosissime varianti italiane, se ne alimenta. Cosìcome si alimenta dei nostri limiti: del ritardo – ancora – diun'autoriforma rigorosa della rappresentanza politica e deicorpi intermedi, di una deviazione endemica dalle regolenella gestione della cosa pubblica, dell'incapacità di fornire,a livello nazionale ed europeo, risposte concrete emultidimensionali a problemi complessi e spesso inediti.

L'impatto, a ben vedere, è ben più corrosivo di quellodel leghismo. Non solo Nord contro Sud, ma tutti controtutti. Contro politici e governanti: parassiti, sciacalli,profittatori. Contro l'euro e l'Europa. Contro le istituzioniterze e garanti della tenuta della Repubblica.

Rispetto a questa offensiva senza precedenti una grandeforza come il Partito Democratico ha l'obbligo di parlare edi praticare il più possibile il linguaggio della verità edell'unità, abbandonando ogni tentazione malsana di unritorno alla logica del conflitto, dello scontro ideologico,degli elettorati di riferimento, degli interlocutoriprivilegiati.

E ha il dovere di farlo a partire dal Nord, dove la spintapopulista – dopo il tracollo della Lega e l'inizio della finedi Berlusconi – pare attecchire con più rapidità e intensità.Dove il lavoro, autonomo o dipendente, èprogressivamente eroso dalla crisi e le opportunità direalizzazione umana e professionale si restringono ognigiorno di più.

Dove il capitalismo sta cambiando pelle e da“molecolare” si fa “di coalizione”, con le imprese, quelleche resistono, che provano a mettersi insieme per

72

Fu con Ciampi eProdi, dunque, che il

Paese tutto intero,non solo la sua parte

più ricca ecompetitiva, riuscì a

centrare l'obiettivodell'ingresso nell'euro

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 73: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

competere meglio o tentare strategie di penetrazione suimercati esteri che nulla hanno a che vedere con ledelocalizzazioni vecchia maniera. Dove lo Stato vienepercepito come assente quando si tratta di erogare servizie prestazioni, o di pagare i propri debiti, e presentissimo,invece, quanto c'è da riscuotere le tasse.

Per arginare questo populismo e fornire risposteautorevoli a una trasformazione del genere, che del restoprocede a ritmi inarrestabili ovunque, è indispensabile,anche oggi, una missione alta e di prospettiva, che indichiuna luce in fondo al tunnel delle difficoltà e delladisperazione, che restituisca parzialmente un senso aisacrifici affrontati e a quelli da affrontare, che abbiadavvero il sapore della costruzione di futuro edell'interesse generale.

Questa missione, oggi come allora, si chiama Europa. Omeglio, si chiama Stati Uniti d'Europa. Ed è di gran lungapiù ambiziosa e più faticosa di quella degli anni Novanta.In discussione non ci sono, infatti, solo i tempi, variabili,dell'integrazione di questo o quel Paese, di questa o quellaregione, e neanche le pur rilevanti procedure dieuropeizzazione di questa o quella politica pubblica.

In gioco ci sono, piuttosto, la ridefinizione dei concetti

73

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 74: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

stessi di sovranità politica ed economica in Europa e lasopravvivenza di un modello di pace e di benessere, dicrescita e di protezione sociale, eretto lungo tutto ilNovecento ma oggi non più sostenibile così com'è.

È il futuro di questa e delle generazioni a venire che sideciderà nei prossimi mesi. E solo chiamando a raccolta lemigliori energie a disposizioni del Paese e riguadagnando ilsuo consenso – a maggior ragione al Nord, che troppo alungo non siamo stati in grado di capire e di guidare –potremo farci interpreti e sostenitori più convinti degliStati Uniti d'Europa, sventando quel rischio-conflitto chetutti i populismi e tutti i separatismi, per definizione,inevitabilmente riflettono e amplificano.

74

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 75: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUSIl Nord dopo la Lega

75

ra le molte manifestazioni della crisi che vivel’Italia vi è la caduta di consenso della destra, inparticolare nel nord del Paese.

L’esito fallimentare dell’azione di governo diBerlusconi prima e la crisi morale e politica che

ha investito la Lega nord poi hanno aperto infatti un vuoto dirappresentanza politica di quella parte di opinione pubblica chenel nord per quasi vent’anni ha scelto di affidarsi alla destra.

Sono ceti - in primo luogo professionali e produttivi, maanche popolari – che avevano creduto ad una destra capace dimodernizzare uno Stato burocratico e lento, di ridurre unapressione fiscale vissuta come vessatoria, di restituirecompetitività e mercati a imprese insidiate dallaglobalizzazione, di offrire a ciascuno più opportunità per lapropria vita.

Erano questi i messaggi forti lanciati dalla destra ad un nordche si sentiva mortificato nella sua capacità imprenditoriale,oppresso nel suo dinamismo sociale, frustrato nella sua ricercadi modernità. E che considerava lo Stato, i partiti, la politicaresponsabile di tutto ciò.

La crisi si è incaricata di dimostrare quanto fossero illusori,velleitari e propagandistici i messaggi della destra. E via via ècosì maturata una crisi di fiducia e di credibilità che ha incrinatoe poi infranto il rapporto tra destra e nord.

Una crisi peraltro resa manifesta dal profondo mutamentoconosciuto nell’ultimo anno dalla geografia politica eistituzionale del nord, che oggi vede tutti i capoluoghi diregione – Torino, Milano, Genova, Venezia, Bologna, Trieste,Trento e Bolzano – guidati da giunte di centro sinistra.

Così come di centro sinistra sono oggi la maggioranza deicapoluoghi di provincia del nord Italia. Tre regioni – Liguria,Emilia Romagna, Trentino – sono da sempre guidate dalcentro sinistra. E nelle quattro regioni governate dal centro

Ora tocca a noi Piero Fassino è sindaco di Torino

T

La rISPOSta

Page 76: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

destra sono evidenti i segni profondi di consenso in quei settoriche pure alla destra hanno dato i loro voti per anni. Al puntoche se si votasse oggi, almeno due di quelle quattro Regioniverrebbero perdute dal centro destra.

C’è, dunque, oggi un grande spazio al nord per chi vogliaascoltarne le ragioni, comprenderne le ansie, raccoglierne ledomande.

Ma per farlo occorre saper leggere la questionesettentrionale, riconoscerne i caratteri, coglierne la specificità,cosa che in questi anni spesso non è avvenuta, suscitando inuna vasta parte di opinione pubblica del nord un sentimento diestraneità - quando non di ostilità e di rancore - verso lo Stato,la politica, i partiti.

Cosa si intende, dunque, per “questione settentrionale”?

76

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 77: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

Ci si riferisce all’emergere di fenomeni e dinamiche che, purmanifestandosi in tutto il Paese, hanno nel nord una particolareintensità o criticità.

Alcune cifre spiegano più di ogni parola.Nel nord si concentra il 70% dei lavoratori dipendenti

privati e si manifestano con maggiore acutezza le tante criticitàche vive il mondo del lavoro, a partire dalla condizione diprecarietà occupazionale che insidia tanti giovani e inquieta leloro famiglie.

Nel nord si concentra il 65% del lavoro autonomo italiano,che vive con sofferenza il mancato riconoscimento delpatrimonio di sapere, saper fare, spirito imprenditoriale,capacità innovativa che migliaia di piccole e medie imprese evasti ceti esprimono.

Dal nord viene il 70% del gettito fiscale del Paese, il cherende manifesto perché qui il tema delle tasse sia così sentito daun’opinione pubblica che vive con fastidio un sistema fiscaleritenuto inquisitorio e punitivo, tanto più quando ampio è ildivario tra ciò che un cittadino allo Stato dà e ciò che riceve.

Dal nord partono l’85% delle esportazioni italiane,mettendo ogni giorno migliaia di imprenditori in direttarelazione con paesi e mercati nei quali ogni operatore puòcomparare ciò che trova lì e ciò che gli offre l’Italia. E quandola comparazione è sfavorevole al proprio Paese, ne discende ungiudizio severo e duro che si traduce in una critica aspra inprimo luogo alla politica, alle istituzioni, allo Stato.

A fronte di una presenza di cittadini stranieri che in Italia siattesta sull’8% della popolazione, nel nord quella quota è ormaiattestata al 15% (con aree che già sfiorano il 20%). Il che dà alfenomeno un impatto economico e un’incidenza sociale moltopiù alti e significativi.

Ciascuna di quelle cifre ci indica, dunque, criticità specificheche tutte corrono sotto la pelle della società settentrionale. Èquesto l’humus su cui è cresciuto a partire dagli anni ’90 ilfenomeno leghista, che non a caso ha raccolto e radicatoconsensi con parole d’ordine – Roma ladrona, padroni a casanostra, Padania libera, prima di tutto i figli di qui – che tuttedavano voce ad un sentimento di estraneità all’Italia e di ostilitàalle sue istituzioni.

La crisi economica e sociale – se per un verso hainizialmente radicato nel nord l’illusione di potersi salvare dasoli – ha ben presto reso manifesto quanto fosse velleitariocredere di evitare la bufera facendosi più piccoli e rifugiandosinel giardino di casa. Nel mondo grande della globalizzazione,

77

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 78: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

farsi piccoli rende solo ancora più piccoli e fragili. Quando si ha a che fare con Cina, India, Brasile, Indonesia e

tanti altri giganti economici, rinchiudersi nel Veneto o inLombardia o nella presunta Padania è illusione che conduceinesorabilmente in un vicolo cieco e senza uscita. Così come lacrisi ha reso evidente che l’Unione europea – per quantecriticità possa esprimere - è dimensione necessaria eineludibile per non essere travolti dalla crisi.

È in questo scenario che è maturata la crisi elettorale epolitica di Berlusconi e della Lega nord, che hanno pagato nonsolo la mediocrità di una classe dirigente che rapidamente si èomologata ai comportamenti della peggiore politica; masoprattutto hanno manifestato l’assenza di visione politica el’incapacità di leggere e comprendere le trasformazioni delmondo di oggi.

C’è dunque uno spazio grande, al nord, per chi vogliacapirne le domande, le ansie, le istanze e raccoglierletraducendole in azione politica e di governo. Una responsabilitàgrande che le forze democratiche, il centro sinistra e il PD nonpossono, non devono declinare.

Per dirla come Bersani, “tocca a noi”. Tocca a noi parlare alnord per dare risposte, offrire certezze, suscitare speranze. Ecosì liberare il nord dall’illusione della solitudine, dellaseparazione, del ripiegamento corporativo, per tornare a esserequell’area forte del Paese che traini l’Italia intera nella rinascita.

78

Quando si ha a chefare con Cina,India, Brasile,

Indonesia e tantialtri giganti

economici,rinchiudersi nel

Veneto o inLombardia o nellapresunta Padania èillusione che conduce

inesorabilmente inun vicolo cieco e

senza uscita

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 79: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUSIl Nord dopo la Lega

79

presto per fare un’analisi, a maggior ragionestorica, del fenomeno Lega. Tanto più ora, conla crisi del nuovo partito di Maroni e la nuovadiscesa in campo dell’ex alleato.

Un dato però è sotto gli occhi di tutti: l’ambizione –giusta o sbagliata che fosse – di rappresentare e fargovernare il Nord del Paese è fallita. Quell’idea ideologica eseparatista del Nord come eccellenza produttivacontrapposta all’arretratezza parassitaria della capitale esoprattutto del Sud non ha innovato le istituzioni, non haportato efficienza, non ha dato impulso all’economia e allavoro. E il blocco Lega-Forza Italia e destra che suquell’idea ha fondato la sua identità non ha fatto gliinteressi né del Nord né del nostra Paese..

Perché l’Italia, in questa complessa realtà non può (e nonpotrà) essere guidata facendo leva su un gruppo di regionisopra il Po animate da uno spirito di rivincita e di rivalsa neiconfronti di un apparato statale pesante e burocraticoidentificato con “Roma ladrona”.

È giunto il momento allora di affermare con nettezza checon l’armamentario ideologico molto mediatico messo incampo dalla Lega ad uso di Berlusconi, il centrodestra nonha saputo governare e riformare il Paese. Anzi, lo ha messoin crisi ulteriore, e fatto arretrare.

E in vent’anni non ha nemmeno saputo fare il federalismo,che è il core business della Lega, la sua ragione d’essere.

Quel po’ di federalismo che c’è è merito prima di tutto delgoverno di centrosinistra che, pur con maggioranze non ampie,ha comunque riformato il Titolo V della Costituzioneimboccando la strada giusta e, ricordiamolo, con un disegno

Il nostrofederalismoVasco Erraniè presidente della Regione Emilia Romagna

è

La rISPOSta

Page 80: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

bipartisan uscito da una commissione bicamerale e condivisocon le Autonomie locali. E poi dell’ostinata battaglia che hannocondotto in questi dieci anni le Regioni, i Comuni e le Province.

Il federalismo, come la questione del Nord produttivo, èstato dall’inizio sventolato dalla Lega in chiave separatista edemagogica. In questa stessa chiave, poi, è stato bocciatodagli italiani al referendum sulla devolution ed è naufragato:hanno capito che era uno strappo irresponsabile.

Bisogna ricordarsi quegli anni. Di fronte (e in opposizionepropagandistica) alla riforma del 2001, che fu invececonfermata da un referendum popolare, abbiamo speso annia rincorrere proclami, annunci e testi cosiddetti di riformanati di volta in volta sui campi di Pontida, declamati in Tv,scritti da quattro amici in una baita di Lorenzago. Ilfederalismo è stato per anni sequestrato dalla trattativainterna alla Casa delle libertà.

E in questo scambio di merce, ne abbiamo sentite di tutti icolori: dalla scuola in dialetto, alle ronde, al nuovo corpo dipolizia (il sesto) regionale che avrebbe garantito la sicurezzadei cittadini più degli altri cinque. Salvo poi vincere leelezioni con la promessa di abolire l’unica tassa federalistache era l’ICI, tagliare i soldi trasferiti e accentrare a Romafunzioni e poteri (hanno ricreato perfino un ministero, quellodel Turismo, con competenze esclusivamente regionali).

Rivendico il lavoro svolto dalle istituzioni locali perché nelsolco della riforma del 2001, le Regioni e le Autonomie localihanno continuato ad impegnarsi con una visione checoniugava responsabilità e solidarietà, poteri delegati e fortecoesione nazionale. Non è stato facile tenere insieme il Norde il Sud, le Regioni governate dai partiti di Governo e quelleguidate dai partiti di opposizione, le Regioni e i Comuni.

Voglio aprire qui una parentesi. In Emilia-Romagna,approvata la riforma costituzionale e fino al 2005, abbiamoattuato un processo di riorganizzazione federalista coerentecon il nuovo Titolo V, adeguando il “sistema Regione” allenuove competenze e stringendo con le istituzioni locali un“patto” per il federalismo che ha rafforzato un modo digovernare vicino alle realtà dei territori, capace di sollecitarela collaborazione e la partecipazione di tutti i soggettipubblici e privati.

Così è stato per la riforma dell’assistenza, per le leggi sullapolizia locale, sulla scuola, sull'immigrazione,sull’organizzazione della sanità, sulla difesa del suolo. La leggesul patto di stabilità regionale approvata alla fine dello scorso

80

Il federalismo, comela questione del

Nord produttivo, èstato dall’iniziosventolato dallaLega in chiave

separatista edemagogica

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 81: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

anno è l’ultima dimostrazione di come sia possibile governarecon la collaborazione di tutte le istituzioni e con atti disolidarietà, di sistema, frutto di una condivisione di obiettivi.

Per costruire uno Stato più semplice (non più ristretto) evicino ai cittadini, che chiede risorse in cambio di servizi e diopportunità, che garantisce uguali diritti a chi ha e a chi hameno, a chi abita nelle aree più avanzate e a chi no.

E non è che il centralismo regionale sia migliore di quellostatale! Ma noi lo abbiamo evitato. Perché resto convinto che ilcentralismo sia un modo vecchio e inadeguato per rispondereai problemi sociali, alle necessità dei territori e dellacompetitività del sistema produttivo, ai bisogni dei cittadini.Oggi, non sessant’anni fa. A Roma come a Bologna. E che –come dimostra anche il lavoro fatto in Emilia-Romagna – siapossibile costruire un federalismo solidale e cooperativo.

Accantonati i propositi di devolution che ci hanno fattoperdere un bel po’ di anni, possiamo dire che con la leggedelega sul federalismo fiscale del maggio 2009, la 42, siamoarrivati a scrivere un punto fermo e condiviso, grazie alcontributo sia della commissione parlamentare che delleRegioni. Quella legge presenta molti tratti positivi, chericordano – come ho avuto modo di sottolineare anche nellesedi ufficiali – il progetto del Governo Prodi. Penso adalcuni principi, di progressività fiscale, di equità ditrattamento tra Nord e Sud, tra piccole e grandi Regioni.

Su quella legge sarebbe stato possibile costruire un nuovopatto unitario per il Paese, superando il centralismo spreconee inefficiente. Ma di cosa parliamo se sono anni che, a frontedella legge e degli otto decreti che nel frattempo sono statiapprovati, si tagliano risorse? Risorse legate, beninteso, allestesse competenze che sono state trasferite alle Regioni!Anche con i decreti attuativi si è proceduto a strappi, senzauna visione d’insieme organica e con decisioni incoerentiperché di volta in volta centraliste.

Il federalismo fiscale è fermo. L’IMU è in gran partesequestrata dal bilancio dello Stato; della sanità si occupanole Regioni ma a tagliare i posti letto ci pensa il Governo e intre anni – mentre noi si discuteva di attuare il federalismofiscale – sono venuti meno 20 miliardi. Di cosa parliamo sedal 2012 al 2014 saranno tagliati quattro miliardi e mezzo insanità e un miliardo e settecento milioni ai trasporti? Duemesi fa ponemmo noi il problema della revisione della spesa,disponibili – Regioni e Autonomie locali – a fare uno sforzoper scegliere insieme dove contenere i costi senza però

81

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 82: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

colpire ancora una volta i servizi, la sanità, l’istruzione.E poi è arrivata la spending review. Va bene la

riorganizzazione della spesa, ma con questi tagli il serviziosanitario pubblico non regge. E lo dico anche per le regionidove quel servizio è efficiente e i conti sono in ordine.

Ma, allora, di che cosa parliamo? Federalismo demaniale (ilprimo decreto, mai attuato), fabbisogni e costi standard,autonomia tributaria, sanzioni e premi per Regioni ed Entilocali, perequazione e rimozione degli squilibri: basta leggerei titoli dei decreti per capire che oggi non c’è spazio perriprendere il cammino del federalismo fiscale con gli altridecreti ministeriali e regolamenti necessari.

La verità è che la costruzione di uno Stato federalista,fondato sul principio di responsabilità della spesa e sullasolidarietà nazionale, è un processo complesso e delicato chenon era nella volontà e nelle capacità dei Governi dicentrodestra, privi di una visione generale del bene delloStato e dell’interesse generale. Ma è un processo strettamentelegato alla riforma dello Stato (a cominciare dalla fine delbicameralismo perfetto) e ad un’idea di lungo respiro delleistituzioni e della società che non può essere attuato da unGoverno tecnico.

82

La costruzione diuno Stato

federalista, fondatosul principio di

responsabilità dellaspesa e sulla

solidarietànazionale, è un

processo complesso edelicato che non eranella volontà e nelle

capacità dei Governidi centrodestra

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 83: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega
Page 84: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS Il Nord dopo la Lega

84

iamo in un tempo nuovo, nella nostra Italia disempre.

Non è chiaro quale sarà la prossima realtàpolitica che il tempo ci riserva, ma le analisicatastrofiche sulla situazione italiana, quasi

fossimo, come paese, vicini alla fine, ci inducono a pensierineri. Poi però guardiamo a ciò che abbiamo, a quel che siamocapaci di fare e il futuro si rischiara e ci fa sentire un popoloche ha il benessere più a portata di mano di tanti altri. Citormenta il pensare ondivago, tra il pessimismo el’ottimismo, che ci ostacola a vedere le cose come sono e ciimpedisce di concentrarci sul fare, lasciandoci adagiare sullaschiuma delle nervature psicologiche medianiche. Quel che ècerto e che abbiamo bisogno di ritrovare il senso della nostramarcia. Non possiamo giocare in difesa.

La politica ha questo compito, non da sola, non la sola, diaiutare il paese a trovare la sua strada. Negli ultimi anni lapolitica è invece apparsa sostanzialmente l’ostacolo in questaricerca. Il governo Berlusconi, tanta è la distanza che avevacreato fra sé e il paese, sembra ormai appartenere a un’epocaremota. Il fallimento di Berlusconi è il fallimento dell’interoprogetto che aveva venduto al paese, ed è crollato sotto lemacerie della crisi finanziaria. Aveva promesso un liberalismodi massa, ma si sono viste solo tasse. Aveva esordito in politicasull’onda dell’emozione anti corruzione di Tangentopoli perportare pulizia, ma tutti abbiamo sotto gli occhi il profilo eticoofferto nella vita pubblica e anche in quella privata.

E che dire della Lega Nord, la più grande mistificazionedella politica italiana degli ultimi vent’anni? Dovevanospazzare via il malgoverno e gli sprechi, dare un ruolo nuovoal nord, di protagonista del cambiamento epocale. Dopo unalunga esperienza di governo, che vorrebbero far dimenticare

Zaino in spalla: il civismo delle Terre Alte

Lorenzo Dellai è presidente della Provincia Autonoma di Trento

S

La rISPOSta

Page 85: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

con questi ultimi mesi di opposizione, tornano a casa con lemani vuote. Non le loro, che magari saranno anche piene dinuovi sindaci, presidenti di provincia, di governatori, madella gente del nord, che si ritrova oggi più tasse di prima,servizi meno soddisfacenti e con l’impressione, profonda elacerante, di aver sprecato un’occasione, di aver giocato ilbuon nome del nord per nulla. Il tutto condito con loscandalo dei fondi pubblici destinati al partito e finiti inmaniera che forse è meglio definire rocambolesca, per nonusare espressioni più crude.

La Lega ha fallito nel suo compito di dare al nord piùautonomia, più libertà, più sicurezza. Un movimento politiconato come anti-sistema ha contribuito a sostenere il piùpersonale, il più accentrato, il più inefficiente dei governi.Lecolpe della Lega non solo d’inefficienza, ma sono più grandiancora. Ha speso tutto il credito del nord non per riformareil Paese, bensì più semplicemente per affermare un potere digruppo, di partito, in nome di un popolo che meritava benaltra rappresentanza.Oggi ahimè i problemi del nordrimangono intatti.

C’è un’autonomia da difendere da rigurgiti di neo-centralismo; c’è la sicurezza a cui tutti i cittadini hannodiritto e c’è una tradizione che deve essere difesa esviluppata; c’è una crisi economica che deve trovare migliorisoluzioni. Ma non può più essere la Lega Nord l’interpretedel riscatto e dell’orgoglio del nord.

Il nord ha fatto l’Italia; ha creato le maggiori imprese edispone del tessuto più ricco di piccole imprese di tuttaEuropa. Ha diritto a rivendicare la qualità della spesapubblica e ha diritto a reclamare le risorse per lo sviluppo.Ma deve cambiare l’approccio: meno folclore e più strategia.Più pensiero sulle cose di cui il nord ha bisogno e meno“masanielli”, sia pure con la parlata del nord.

La tradizione del nord non è fatta da “arruffapopoli”, mada gente concreta che ha ben presenti i problemi e lenecessità di un territorio, che sa vedere oltre il proprio naso esa guardare oltre i suoi confini. Questo nord aspetta nuoviinterpreti politici generali, che sappiano far pesare le nostreregioni sul piano delle scelte strategiche nazionali.

Abbiamo bisogno di mettere la responsabilità personale alcentro della politica, ma abbiamo anche bisogno di maggiorerelazionalità a tutti i livelli.

Abbiamo il nostro modo peculiare, italiano, di fare impresae di fare sociale, non è il decisionismo che ci manca (semmai

85

La Lega ha fallitonel suo compito didare al nord piùautonomia, piùlibertà, piùsicurezza

Il Nord dopo la Lega

Zaino in spalla: il civismo delle Terre Alte

La rISPOSta

Page 86: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

le decisioni), ma il crescere insieme, un darsi obiettivi collettivie condivisi. Dobbiamo riprendere il primato della comunità,che ha permesso a molti di avere una promozione economicae sociale senza penalizzare nessuno. Nel mio Trentinocomunità e cooperazione sono due tratti distintivi di cuisiamo molto orgogliosi. Coniugano il fare impresa con lasolidarietà e soprattutto con la libertà. Ognuno persegue ilproprio successo non prescindendo però dal resto del mondo,ma proprio grazie all’agire collettivo, di cui le Comunità divalle sono buona prova, ognuna rafforza l’altra.

Il mio invito è che la politica, che è collettiva perdefinizione, riprenda e sviluppi questa caratteristica peculiaredel nostro paese e l’accompagni con proposte, norme dilegge, contesti amministrativi che ne valorizzino l’operato. Laresponsabilità personale, il coraggio di metterci la faccia perle cose in cui si crede devono andare di pari passo con lariscoperta della politica come formazione della volontàcollettiva e nella liberta di scelta di ciascuno.

Su queste basi può essere costruito il futuro del nord e ilfuturo dell’Italia. Non si tratta di un’attitudine e neppure diformule schematiche, quanto di linee guida che aiutino lacreazione di una nuova fase del paese.

C’è, nel nord, un’area particolare, dove questi processiimpattano in maniera ancora forte: è l’area alpina, dellamontagna e delle valli.

Queste “Terre Alte” sono, oggi, insieme, luogoesponenziale di cambiamenti e di contraddizioni, ma ancheun grande giacimento di “risorse”. Sono territori nei quali siesprime il rischio di spaesamento, di fronte al venir menodelle forme tradizionali dei servizi, pubblici e privati – dagliuffici postali ai piccoli negozi; dalle piccole scuole ai parroci– del lavoro, della rete istituzionale.

Ma le “terre Alte” custodiscono anche risorse preziose pertutti. Risorse naturali, paesaggistiche, culturali e civili.Custodiscono una grande parte del patrimonio divolontariato, di mutuo aiuto, di autogoverno: insomma, diquei valori civili ai quali bisogna pur attingere per ritrovare lavia d’uscita dal labirinto dei falsi valori nel quale il paese si ècacciato dagli anni novanta in poi.

Le “Terre Alte” hanno custodito anche, in questi anni,un’altra risorsa preziosa: una cultura politica autonomistica,vera alternativa sia al neocentralismo sia al separatismo. Unacultura politica autonomistica che si esprime oggi attraversotante formazioni politiche territoriali che, lungo tutto l’arco

86

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 87: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

alpino, interpretano antichi valori e bisogni di modernità.Noi trentini siamo autonomisti da sempre. Lo eravamo

quando il Trentino era parte dell’Impero Austro-Ungarico; losiamo stati e lo siamo nell’ambito dell’Italia. Sappiamo, loabbiamo imparato sulla nostra pelle, che nazionalismi eseparatismi sono due facce della stessa medaglia. Unamedaglia che non ci piace. Abbiamo imparato da AlcideDegasperi e dagli altri padri fondatori del nostro assettoistituzionale che l’autonomia è prima di tutto responsabilità,è esercizio difficile di “appartenenze plurime”.

Queste espressioni politiche oggi sono molto marginalinella rappresentazione stereotipata ed artificiosa che lapolitica dà del nostro Paese e sono escluse dal circuitomediatico che mette in scena un racconto tutto ambientatonei paraggi dei palazzi del potere. In questo racconto la vocepolitica della montagna, delle sue città come delle sue valli,semplicemente non c’è. Ma c’è nella vita reale.

87

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 88: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

Per quanto mi riguarda, ho deciso di impegnarmi a fondo,affinché queste forze si mettano in rete, si faccianoconoscere, si rafforzino in modo federato, per offrire così ilproprio contributo ad una politica italiana che torni a esserepiù vera, meno artificiale, più capace non tanto di “parlare alPaese”, quando di abitarlo, di capirlo, di viverlo.

Ritornare al Paese è qualcosa che va oltre le sue esigenzeeconomiche, di sistema, ma è un profondo ripensare a ciòche fa di noi, del nostro paese, qualcosa di significativo, chemerita di essere amato, di crescere nei tempi nuovi, non solocome memoria del passato.

Ritornare al Paese è perciò un’operazione che richiedegrande creatività, perché il nostro passato rappresenta unvantaggio competitivo non da riservare allacontemplazione, ma per innovare, inventare il nuovo che siagganci al mondo che cambia.

E allora, “Zaino in spalla!”. Sono queste le parole cheprecedono la partenza di una comitiva in montagna, quando ungruppo di amici sta per cominciare il cammino oppure perriprenderlo, dopo una pausa.

Parole dai molti significati. Invitano a partire, a nonindugiare oltre nell’attesa, perché spesso il cammino non è nébreve né agevole.

Si intende che ognuno porta la sua parte, il peso che ègiusto: non di più, non di meno. Nel primo caso non sisupera la salita e si resta indietro; nel secondo si fa i furbi e siviaggia “a spalle degli altri”. E questo è contrario allo spiritodella montagna, che è spirito di condivisione.

Vuol dire stare insieme. In cordata. E davanti va chiconosce il sentiero. Il capo cordata, che tale è perché tuttihanno fiducia in lui, della sua capacità di leggere i segni e diportare gli amici fino al rifugio, anche se il tempo peggiora,anche nelle nebbie che talvolta nascondono le cime econfondono il paesaggio conosciuto.

Abbiamo bisogno anche noi italiani di dirci e sentirci dire:“zaino in spalla!”. Di riprendere il cammino, in cordata,dietro capi degni di fiducia e di rispetto, caricati di un pesogiusto e proporzionato alle capacità.

Abbiamo bisogno anche noi italiani di ripartire, di nonindugiare oltre, di ritrovare le tracce del sentiero. Perché lenebbie nascondono le cime e coprono la meta, ma non lecancellano. Basta ritrovare il sentiero, se per un attimo lo si èperso. Riprendere il cammino per ritrovare l’Italia.

E allora... “Zaino in spalla!”.

88

Abbiamo bisognoanche noi italiani di

ripartire, di nonindugiare oltre, di

ritrovare le tracce delsentiero

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 89: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUSIl Nord dopo la Lega

89

l 17 ottobre del 2009, intervenendo a Vicenzadavanti ad una platea di imprenditori delNordest, l'allora segretario del PartitoDemocratico Dario Franceschini fece un meaculpa che non mancò di suscitare polemiche:

“Abbiamo sbagliato a guardare con sospetto e diffidenza ilmondo dell'impresa, quelle migliaia e migliaia di piccole emedie imprese, di artigiani, di chi rischia di tasca sua.Abbiamo sbagliato a trattarvi come un popolo di potenzialievasori, interessati solo al profitto”. E per tutto questoconcludeva chiedendo scusa.

Dopo quasi tre anni il mondo è cambiato completamente,e noi dobbiamo tornare a parlare di Nord e del rapporto fraquesta parte vitale del Paese e il Partito Democratico,chiedendoci se in questo periodo siamo stati effettivamentein grado di colmare il gap politico indicato da Franceschini.

Si arriva alla nozione matura di nord attraverso una seriedi récits iniziati con il triangolo industriale e il Limonte, ilnord-est e la piattaforma alpina, con MiTo fino alla Padaniapassando per la ‘questione settentrionale’ a far da contraltarealla ‘questione meridionale’. Una parte delle classi dirigenti,più locali che nazionali, ha cercato di indicare unaprospettiva e, dentro di essa, di risolvere il tema dellarappresentanza politica e sociale.

Nel passato, questo sforzo è stato compiuto dai socialisti,che hanno cercato di dare voce ai ceti emergenti urbani; piùrecentemente la Lega ha fatto prevalere istanze conflittualicon il potere centrale individuando il fisco, la burocrazia,l'uso della spesa pubblica e la sicurezza, come questioni realisu cui ha trovato non solo consenso popolare ma purecredibilità e opportunità di governo. La spinta al federalismoincompiuto ha queste origini.

Le componenti cattolica e comunista per un lungo tempo

Il nord e noiDebora Serracchiani è europarlamentare del Pd

I

La rISPOSta

Page 90: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

hanno privilegiato il governo locale, riuscendo a presidiare ilterritorio anche nei momenti di debolezza elettorale, masenza diventare soggetti riconosciuti come capaci di unarappresentanza profonda del nord e delle sue aspettative.Neanche il partito dei sindaci è riuscito nell'intento di dareforma compiuta alle istanze del nord all'interno delfederalismo, del glocalismo, della globalizzazione edell'economia mondo. Quando qualcuno di essi, comeRiccardo Illy, ha trovato una sintesi efficace, ha affermatoche al nord si vince con "fisco e strade".

Anche nel Partito democratico abbiamo parlato molto di

90

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 91: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

Nord, declinandolo in vario modo. All’indomani dellafondazione, nel 2008, si è ad esempio acceso il dibattito sul‘Pd del Nord’, cui sono seguite iniziative come la riunionedel Cooordinamento del Nord a Genova nel 2009, passandoper convegni come quello di Torino su "Il Nord, l'Italia e losviluppo", fino alla convention “Da Nord” di pochi giorni orsono (da cui le regioni speciali sono stateincomprensibilmente escluse).

Nel tempo, non sono mancati i richiami a far assumere alPartito una forte impronta federale, nella convinzione cheessa potesse rappresentare un fattore di maggiore aderenzaalle esigenze dei territori produttivi e dei soggetti sociali.

Al di là di rilevanti gesti amministrativi locali, da Torino aPadova, le discussioni sono restate spesso teoriche e leriunioni non hanno generato decisioni e atti legislativi eprogrammatici, in ciò, paradossalmente, procedendo di paripasso con le velleità autonomiste vessillo della Lega e delGoverno Berlusconi.

Non siamo andati oltre le formule scaramantiche controle arretratezze della proposta leghista, e abbiamo mancatodi misurarci su questioni stringenti come l'economia e iflussi, le reti locali e globali tra l'Europa e il Mediterraneo,quali occasione di empatia tra Partito e nord. Nelfrattempo parte del vuoto politico ha attratto tentativi dispin off come “verso Nord”.

Sotto le increspature di superficie, nel pieno del travagliodella Lega e dell'esplodere dei populismi, l’affermazionediffusa del Pd nei governi locali è una delle condizioni per nonaccantonare nuovamente il tema del nord, inevitablmenteintrecciato con quello del Paese e il destino del Partito.

Se ci chiediamo perché finora si è andati in una direzioneopposta e, contemporaneamente, siamo disposti a darci unarisposta non ortodossa, potremmo sostenere in primabattuta che non ci siamo posti il problema in modo corretto.Il Pd ha affrontato la questione del Nord a partire dal Pd,piuttosto che porsi dal punto di vista dei bisogni e delleaspirazioni del Nord, delle sue città e dei soggettiprotagonisti del lavoro.

L'obiettivo della guida del Paese e la presenza radicatanei governi locali e regionali favoriscono l'inversione delprocesso e ci devono rendere maggiormente consapevoliche qualunque progetto nord e aspettativa di leadershipelettorale non possono eludere, ad esempio, le domandepreliminari su cosa serve all'Italia per raggiungere il

91

All’Italia, perdiventare virtuosa,serve meno fisco,meno burocrazia,più efficienza dellapubblicaamministrazione,più federalismo

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 92: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

gruppo di testa dei Paesi sviluppati. All’Italia, per diventare virtuosa, serve meno fisco, meno

burocrazia, più efficienza della pubblica amministrazione, piùfederalismo; per competere servono più investimenti,maggiore celerità dei procedimenti, reti ferroviarie e porti,integrazione di reti e logistica, medie imprese votateall'export, ricerca e sviluppo; e per avere un futuro bisognadare spazio ai giovani nei luoghi del lavoro e del governo,annullare le precarietà, credere nella ricerca delle eccellenzenei vari settori, città in rete, tutelare i patrimoni e l'autenticità.

E' più semplice a questo punto affrontare e risolvere ilproblema della soggettività che il Nord sta cercando o,faticosamente, acquisendo sia attraverso le affermazionipolitiche sia le relazioni costruite nel mondo.

Il Pd è chiamato a superare un tradizionale ruolo dirappresentanza, concentrato nella raccolta del pubblicoimpiego, dei lavoratori subordinati sindacalizzati e deipensionati.

Può riuscirci se è capace di fornire una risposta adomande come queste: "in che rapporto il nord intendeporsi con il contesto politico istituzionale e con le difficoltàdello Stato?"; "in che modo può praticare l'alleanza con altreregioni dell'Europa, dal momento che la globalizzazione el'UE sollecitano una diversa regionalizzazione?"; "come ilnord sta in Italia e nel mondo, qual è la sua missione e dov’èil suo futuro". Non sono riflessioni nuove: sono riflessioniche però non sono mai entrate nell’agenda politica del Pd alivello nazionale.

Dobbiamo far leva sui governi delle città e delle Regioni; edobbiamo recuperare un bagaglio di esperienze che paionodisperse e non avere prodotto effetti degni di nota.

Ad esempio, con la sottoscrizione nel 2007 della “Carta diVenezia” e poi degli “Impegni di Milano” si è formato ilTavolo interregionale per lo sviluppo territoriale sostenibiledella macro regione padana-alpina; l’Emilia Romagna, il FriuliVenezia Giulia, la Lombardia, la Liguria, il Piemonte, la Valled’Aosta e Veneto, e le Province Autonome di Bolzano e diTrento hanno cercato di confrontarsi al fine di rappresentare almeglio le esigenze della macro-regione, con un territorio di120.000 km quadrati e 27 milioni di abitanti, con oltre il 54%del Pil italiano, in grado di contribuire ulteriormente allaricchezza e all’innovazione in ambito nazionale.

Un’area che, va osservato, benché auto-riconosciutasiporta dell’Europa verso il Mediterraneo e i paesi

92

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 93: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

dell’economia emergente, non è stata capace di compiere atticoncreti; o meglio, le sue istituzioni e rappresentanzepolitiche non sono state capaci di ripensare alle esistentisingole strutture.

Con la Conferenza dell'ottobre 2010 a Genova, le Regionihanno riproposto gli intenti originari in un apposito Tavolochiamato ad affrontare e approfondire, tra gli altri, il nessotra sviluppo sostenibile e identità sovraregionale, glistrumenti di pianificazione e la condivisione delle buonepratiche, le possibili sinergie per progetti condivisi dicooperazione europea, le questioni delle risorse idriche, dellereti ecologiche e dei nodi infrastrutturali.

Il 27 gennaio 2012 si è tenuta a Bologna un’altra iniziativadel Tavolo interregionale per lo sviluppo territorialesostenibile dell’area Padano-Alpino-Marittima (MAP), cuihanno partecipato le stesse Regioni del nord, alla ricerca diun collaborazione interistituzionale per favorire la ricerca disoluzioni in vari campi; l'esito dell'incontro è dato dallasottoscrizione di una Agenda, battezzata “Agenda diBologna”, che indica gli impegni comuni per uno sviluppoterritoriale omogeneo dell’area riconducibile al minorconsumo del suolo, alla riduzione delle criticità ambientali ealla semplificazione delle procedure.

Non possiamo disperdere occasioni di questo tipo. Al Pddel Nord compete condividere esperienze e riflessioni,indicare questioni e percorsi concreti, da cui prenda formauna più elevata consistenza della nostra capacità dirappresentanza politica e sociale.

Un lavoro ancora più importante in un periodo politico incui l'harakiri della Lega Nord lascia prive di rappresentanzadiverse fasce di consenso.

Un vuoto politico che non rimarrà tale a lungo, perché ladisillusione e la rabbia hanno già trovato in Grillo il loroascoltato profeta. E la trasformazione della Lega Nord, damovimento che lascia dietro di sé il folklore padano a seriopartito territoriale sul modello della Cdu tedesca, è un opzioneche troppo spesso sottovalutiamo e che la figura di RobertoMaroni può in una qualche maniera facilitare.

Solo se sapremo raccogliere queste sfide e vincerlesaremo in grado di ridare attrattività al nostro territorio e ditornare dai nostri imprenditori, ma anche dai lavoratori,senza la cenere sul capo.

93

Al Pd del Nordcompete condividereesperienze eriflessioni, indicarequestioni e percorsiconcreti, da cuiprenda forma unapiù elevataconsistenza dellanostra capacità dirappresentanzapolitica e sociale

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 94: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

94

uesti lunghi anni della crisi stanno cambiandoprofondamente assetti produttivi, condizioni sociali, interessi, aspettative edomande del nord del paese. Non servericorrere alle statistiche per comprendere che

dietro i numeri della crisi, il calo del prodotto industriale edei servizi, l'entità della disoccupazione, si cela lafotografia di quella parte storicamente più sviluppata e piùricca dell'Italia.

Il Mezzogiorno conserva ed esprime la realtà piùpesante, soprattutto in termini di in occupazione giovanilee ritardi nella infrastrutturazione civile; ma è evidente chela caduta del prodotto interno, quasi 8 punti fino ad oggidall'inizio della crisi, passa per il nord, per la condizionedelle sue imprese,dei suoi servizi,delle sue filiere. Fa partedi questa trasformazione una crescente divaricazione neirisultati e nelle prospettive interne al sistema produttivo.Quello che colpisce di più infatti in un quadro generale digrandissima e crescente difficoltà, è la contrappostasituazione in cui si trovano le aziende che hanno innovatoprocessi e prodotti, e si sono internazionalizzateinvestendo nei relativi nuovi mercati, e tutte le altre.

Le prime macinano utili e prospettive dicrescita,assumono anche in Italia, programmanoinvestimenti e acquisizioni. Le seconde arrancano,perdono quote di mercato, rinviano investimenti e piani disviluppo e in molti casi pagano con crisi e chiusure la loro

Patto socialeper crescitaed equitàGuglielmo Epifani è presidente dell’Associazione Bruno Trentin

Q

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 95: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

sottocapitalizzazione e gli errori fatti negli ultimi 10 anni.Le catene dell'indotto e delle subforniture e quelle deiservizi seguono la condizione dei mercati e dell'impresa diriferimento.

Più omogenea sembra la condizione dell'artigianato edelle piccole catene di consumo, dove però la scarsareperibilità di credito, il suo costo crescente e la crescentecontrazione della domanda mettono fuori dal mercato unnumero sempre più alto di aziende familiari. Infine la crisidi un settore tradizionalmente anticiclico come quellodelle costruzioni e dell'edilizia aggiunge, a differenza delpassato, problemi ai problemi e apporta un differenzialenegativo in termini di disoccupati e stasi degli investimentidavvero impressionante.

Tutto questo quadro ha delle conseguenze inevitabili sudifferenziali di produttività,

politiche della formazione e del lavoro, ricadute sullasituazione territoriale,anche all'interno delle stesseprovincie e delle stesse regioni. Prima del terremoto, adesempio, una zona come quella di Modena presentavapochissimi problemi di carattere produttivo. Nel Veneto,pur in presenza di una contrazione dei livelli dellaproduzione, si mantengono

punti di assoluta eccellenza e dinamismo e in tutta lafascia pedemontana in Lombardia la situazione sembraragionevolmente sotto controllo.

Un patto per la produttività e la crescita richiede quindi,tenendo presenti i bisogni vecchi e nuovi di questa partedel paese, più piani di intervento correlati e più ambiti di

lavoro. l primi riguardano il bisogno di attivare, dentrola crisi e dentro la ricerca di una politica di bilanciorigorosa, politiche mirate di sostegno alla innovazione, distimolo fiscale agli investimenti e di rilancio della domandanei settori anticiclici.

Non va bene una politica dei due tempi, prima i taglipoi la crescita, perché abbiamo bisogno oggi di uscire dallaspirale depressiva in cui siamo caduti, dove le inevitabiliscelte di rigore finiscono anche per ridurre ulteriormentedomanda, consumi ed occupazione, deflazionando salari einvestimenti.

E se una parte di questa domanda passa per la capacitàdi spesa dei comuni, ci vogliono scelte di bilancio che noncentralizzino di nuovo tutto svuotando di senso le linee e ibisogni dei fattori di sviluppo locale. Nel nord questo

95

Un patto per laproduttività e lacrescita richiedequindi, tenendopresenti i bisogni vecchi e nuovi diquesta parte delpaese, più piani diintervento correlati epiù ambiti di lavoro

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 96: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

sembra il primo problema da correggere, unitamenteall'esigenza di riaprire i flussi di credito verso imprese efamiglie, anche per evitare quel che si è verificato fino adoggi e che ha costretto alla chiusura tanti esercizi e tanteattività di piccolissime imprese spesso a carattereartigianale colpite, prima ancora che dalla crisi di domanda,dalle difficoltà di ordine finanziario.

Il secondo punto di un patto sociale deve muovere dallaripresa di una politica industriale fortemente legata aglistrumenti di programmazione regionale, fondata sulrapporto tra istituti di ricerca e innovazione, università epunti di formazione d'eccellenza, e il sistema delle imprese.

Come ha suggerito per ultimo anche il governatore dellaBanca d'Italia, il campo delle energie rinnovabili e dellereti, quello della messa in sicurezza del territorio e dellecittà, la frontiera del risparmio energetico e dellabioedilizia, rappresentano il cuore di una diversa e piùmoderna idea di politica industriale.

E proprio per questo la dimensione regionale è quellamaggiormente adatta ad un governo efficiente delle sceltee dell'allocazione territoriale. Naturalmente bisogna evitareche le modalità dei tagli lineari decisi dal governo abbianogli effetti negativi lamentati dagli enti locali e che sitengano assieme anche a questo livello le scelte del rigore equelle della crescita.

Il terzo punto di un lavoro condiviso tra le parti socialiriguarda il tema della produttività. Qui scontiamo comepaese il ritardo più pesante, soprattutto rispetto allasituazione tedesca nel corso del decennio che abbiamo allespalle. Occorre essere chiari: il nostro ritardo si giocasoprattutto su due fattori, gli investimenti in innovazione el'organizzazione della produzione, a partire dalla gestionedei tempi e della formazione del lavoro. Qualsiasi accordodeve quindi partire da questi terreni,come pure in molteaziende si è fatto e continua a fare. E bisogna rendere piùefficiente tutta l'infrastrutturazione, soprattutto quellaimmateriale.

Uno spazio che andrà affrontato in maniera totalmentenuova riguarda la gestione delle crisi e delle ristrutturazioniin relazione agli strumenti disponibili. Con la inopinatariforma del lavoro verranno infatti a mancare una partedegli ammortizzatori esistenti e questo, in rapporto allemodifiche introdotte nella età del pensionamento, renderàsuperato lo schema del passato, quando gli ammortizzatori

96

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 97: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

potevano accompagnare alla pensione i lavoratori coinvoltinelle crisi aziendali.

Dobbiamo prendere esempio dalla Germania, favorirepolitiche di solidarietà tra i lavoratori riducendo l'orario efavorendo percorsi di riqualificazione, con un diversovalore da attribuire all'esperienza, alla seniority, allacoesione sociale. Su questo aspetto faremo una delleverifiche dei mutamenti in corso.

Da molte parti si dice che con la crisi si supera quellacultura dell'individualismo proprietario, dell'identitàristretta e chiusa che ha contrassegnato l'ondata liberistaanche nel nostro paese.

Molti segnali ci dicono che qualcosa sta realmentecambiando e che si fa strada una idea più cooperativadell'agire e della responsabilità individuale e anche undiverso rapporto tra il ruolo del pubblico e le nuovedomande sociali prodotte dalla durezza della crisi. Se siguarda al terremoto e alle dinamiche sociali che hadeterminato, effettivamente si coglie lo spirito di unpossibile cambiamento. E la stessa maturità si coglie nelrapporto tra impresa e lavoro,con l'eccezione della Fiat, enella volontà di condividere un progetto di fuoriuscitadalla crisi, senza rassegnazione o reciproche subalternità.

La nuova Confindustria di Squinzi si vuole muovere inquesta direzione e tuttidovrebbero apprezzare questascelta e anche il linguaggio di verità e poco paludato checomporta. Ma ora, come pure Squinzi ci dice, tocca allapolitica tornare a guidare i processi sociali e culturalinecessari. Una politica di vera concertazione in Italiamanca da quasi 12 anni.

Con la concertazione si superò la gravissima crisi del'92, si stabilì il patto sulla politica dei redditi dell'annosuccessivo, si affrontò la prima riforma radicale, basata sulsistema contributivo, del sistema pensionistico, sicostruirono le condizioni per l'ingresso nell'Euro. Con igoverni di centrodestra si affermò un'altra strada, quelladegli accordi separati,delle trattative clandestine,delladivisione sindacale.

Gli anni del declino sono stati accompagnatidall'abbandono di una vera e trasparente concertazione.Per questo tocca alla politica decidere, e soprattutto alcentrosinistra. Un patto per la crescita nel mezzo di unacrisi come quella che viviamo sembra una sfida temeraria eai limiti del possibile. Ma non lo è certo tornare a

97

Dobbiamo prendereesempio dallaGermania, favorirepolitiche disolidarietà tra ilavoratori riducendol'orario e favorendopercorsi diriqualificazione

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 98: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

scommettere sulla coesione tra i soggetti dellarappresentanza sociale e a porsi, come paese, l'obiettivo diuna maggiore uguaglianza e giustizia sociale come fattoredi crescita e di sviluppo magari riprendendo,attualizzandola, la grande suggestione del piano del lavoro.

98

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 99: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

Nel 1949, nell'Italia di quel tempo, fu l'occasione peraffermare che ci voleva una diversa politica economica perl'occupazione. Oggi potrebbe essere l'occasione per ridaresperanza e fiducia ad un paese scosso e in profondadifficoltà.

99

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 100: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS Il Nord dopo la Lega

100

e aree metropolitane del Nord (Milano, Torino,Genova), hanno esercitato in passato un ruolodi guida e di traino dello sviluppo italiano, siaper la massa di risorse che hanno coagulato siaper la loro visibilità. È innegabile, tuttavia, che

da tempo hanno smesso di svolgere questa funzione.Più in generale, nel corso dell’ultimo anno si è fortemente

attenuata l’attenzione politica per i temi della societàsettentrionale. Sembra quasi che il declino della Lega Nord –il soggetto che aveva impresso valenza politica alla“questione settentrionale” e avanzato la proposta federalista -abbia sopito l’interesse per la specificità del Nord nell’ambitodi una visione della società italiana. In realtà, la questionesettentrionale è stata oscurata, in larga misura, per effettodelle politiche di riequilibrio finanziario, che posseggonoun’inevitabile caratterizzazione centralistica.

Ciò tuttavia ha prodotto la conseguenza di depotenziare lacapacità di elaborare una rappresentazione dello sviluppoitaliano, che non può evidentemente fare a meno di attribuireun risalto particolare alla funzione del Nord. Del resto, leelezioni amministrative che si sono svolte nella primavera diquest’anno non hanno condotto a una rivitalizzazione delletematiche dello sviluppo locale, le quali anzi hanno subìto aloro volta un ridimensionamento.

Pensiamo, per esempio, al caso di Genova, che ha assistitoa un cambiamento importante nella compagine cheamministra la città, senza peraltro che sia stato identificatoun nuovo asse di sviluppo per il capoluogo ligure e ilterritorio che influenza.

Anche Milano, del resto, la città del Nord che ha dasempre le maggiori dotazioni economiche e strutturali e la

Una piattaforma

per lo sviluppo del nord

Giuseppe Berta insegna Storia Contemporanea all’Università Bocconi di Milano

L

La rISPOSta

Page 101: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

rete più fitta di collegamenti internazionali, non è riuscita aesprimere una leadership del Nord Italia come nei suoimomenti migliori. Lo prova l’offuscamento di un’iniziativacome l’Expo 2015, via via svuotata non soltanto disignificato, ma anche di quel valore di riferimento cheall’inizio era parso dovesse avere.

Quanto a Torino, è forse l’area metropolitana che stapagando il prezzo più alto alla crisi, con una gelata che stafrenando la sua evoluzione in un sistema polisettorialecapace di operare una graduale diversificazione rispetto almonocromatismo industriale di un tempo.

Difficilmente i tre grandi poli urbani di Milano, Torino eGenova sapranno ritrovare il sentiero dello sviluppo seguarderanno soltanto all’interno dei propri confini.Nemmeno Milano, pur con la concentrazione di relazioni edi risorse che la contraddistingue, riuscirà a proporsi comeun vettore di crescita, se farà perno soltanto su di sé.

Nella realtà composita, policentrica e sempre più mobile checonnota la rete competitiva delle città contemporanee, i nostrisistemi metropolitani rischiano di perdere posizioni, se siilluderanno di poter muovere in primo luogo da se stessi, senzafar leva invece su un’interazione più ravvicinata e stringente.

Nello stesso tempo, non si può pensare a una riedizionedegli schemi di cooperazione fra le città evocati a partiredagli anni Ottanta del secolo scorso. Diciamo la verità: “Mi-To”, l’alleanza fra Milano e Torino, non ha dato fin quirisultati significativi. E il tentativo di integrare Genova inquesta forma di collaborazione si smonta già dall’acronimo:“Ge-Mi-To” suona francamente inquietante…

Non è questa, dunque, la strada maestra. Anche perchéesclude, piuttosto di includere: i territori provinciali,persino quelli dislocati nelle aree limitrofe, soffrono(spesso non a torto) del sospetto di essere tagliati fuori daun dialogo che li sorvola, accentrandosi soltanto sulle cittàdi dimensioni più estese.

È ora di alzare il tiro. Le aree metropolitane devonolavorare insieme a uno schema di cooperazione in grado diaffrontare alcuni nodi irrisolti del passato. Per fare questo,esse dovrebbero quanto meno porsi nella logica di costituireuna piattaforma per il Nord. Operare cioè nella logica di unafiliera d’integrazione che non può avere né limiti né confiniprestabiliti, ma che si proponga come una geografia incostruzione, un sistema territoriale aperto.

Occorre saper andare oltre la vecchia divisione fra Nord

101

Nella realtàcomposita,policentrica e semprepiù mobile checonnota la retecompetitiva dellecittà contemporanee,i nostri sistemimetropolitanirischiano di perdereposizioni

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 102: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

Ovest e Nord Est. Una distinzione che sta diventandoobsoleta perché questi due universi territoriali (una volta cosìben ravvisabili nei loro caratteri di fondo) da più di un decenniostanno subendo un processo di avvicinamento. Così, un nuovoragionamento sul Nord che parta dai poli urbani non può nonmisurarsi con Verona, oltre che con Brescia.

Si tratta di progettare una mappa in cui sia ridisegnatauna rete di interdipendenze funzionali. Che si proponga diaccelerare le tendenze all’integrazione con coerenti scelteamministrative. Che miri a mettere in rilievo quanto si puòmettere in comune con vantaggio reciproco, in modo dacostituire una massa critica di fattori per lo sviluppo taleda risultare di per sé un elemento incentivante, divantaggio competitivo.

È chiaro che un simile obiettivo richiede la capacità dicompiere uno scarto rispetto a una storia amministrativa chesollecita innovazioni risolute: non bastano più, infatti, le“narrazioni pubbliche locali” (come scrive acutamente ilsindaco di Forlì, Roberto Balzani, nel suo bel saggio Cinqueanni di solitudine. Memorie inutili di un sindaco, Il Mulino2012) a sorreggere piani di sviluppo locali che si sono fattitroppo esili, dopo lo sconquasso della crisi.

I sindaci dovrebbero assumere consapevolmente ilcompito di una nuova classe dirigente che guarda al Nordcome al principale motore di sviluppo dell’Italia. Dovrebberoraccogliere su di sé la missione incompiuta e tradita di unfederalismo che è stato solo ideologia e che oggi, con lapropria rimozione dal mercato della politica, rischia di vederrimosse anche le istanze migliori delle autonomie locali.

Esistono nodi e questioni che possono essere affrontatisoltanto in questo modo, con la lungimiranza di politicheorientate a creare opportunità di sistema.

Pensiamo per esempio alla logistica, su cui l’Italia registraun ritardo considerevole rispetto ai maggiori partner europei.L’agenda delle infrastrutture costituisce la cornice entro cuifar crescere capacità, qualità e livello degli operatori. In altritermini, va riattivata una logica di complementarietà fral’investimento infrastrutturale pubblico e l’iniziativaimprenditoriale privata, privilegiando le opere che tendono inquesta direzione e corrispondono a criteri di sistema pertutto il territorio settentrionale.

Il presente non permette più a ogni area di perseguireopere pubbliche che obbediscano in primo luogo asollecitazioni locali e non muovano invece

102

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 103: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

dall’identificazione di convenienze condivise. Inoltre, esistegià un primo traguardo a cui rapportarsi, il 2016, quandoentrerà in funzione il nuovo traforo del S. Gottardo.

Altrettanto strategico per il Nord è il versante delle publicutilities. Fin qui ci si è orientati sverso una strategia difusioni, puntando a elevare le dimensioni d’impresa, conl’ipotesi di qualche proiezione internazionale.

Il disegno di coesione territoriale che si è evocatosuggerisce di prendere in esame anche un’altra via, che miri auna politica di federazione e alleanze fra le società locali diservizio, senza sfociare necessariamente in vere e propriefusioni, ma considerandole piuttosto come un arcipelagounitario. Questo modello “alla tedesca” consentirebbe, da unlato, di mantenere il bacino territoriale da cui queste impresetraggono la loro specificità e, dall’altro, di sospingerle auscire dal loro alveo locale.

Il contributo che una piattaforma per lo sviluppo delNord, sostenuta dalla forza di autonomie locali rinnovate,potrebbe dare per il rilancio dell’Italia appare di primo piano.Non da ultimo perché, riattivando un circuito virtuoso trapolitica e amministrazione, restituirebbe smalto e valore allapartecipazione civile.

103

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 104: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS Il Nord dopo la Lega

104

È durata all’incirca un anno la lunga agonia deipopulismi leghista e berlusconiano, ovvero delledue formazioni che per vent’anni hanno dato ilsegno alla vita politica italiana: scalzate dalgoverno a seguito della drammatica crisi

finanziaria dell’agosto 2011, alcuni mesi dopo, alle elezioniamministrative della primavera 2012, hanno subito un autenticotracollo elettorale.

Entrambe non hanno retto all’inasprirsi della crisi. Neldrammatico passaggio dello scorso agosto Lega e Pdl sonostate paralizzate proprio dalle promesse cui erano soliteabbandonarsi. Il governo Berlusconi – Bossi è caduto perchéimpossibilitato a prendere misure urgenti di contenimento delbilancio pubblico: il rifiuto della Lega a ogni intervento sullepensioni e l’impossibilità del Pdl di ripristinare la tassazionesulla casa hanno reso inevitabile la caduta del governo.Contemporaneamente i due leader, padri padroni dei rispettivipartiti, indeboliti politicamente dalla crisi del governo, nonsono riusciti a reggere due bufere mediatico – giudiziarieparallele: Berlusconi ha pagato il prezzo del bunga – bunga edella sua corte dei miracoli mentre Bossi è stato travolto dalTrota, da Belsito e dalla Tanzania.

Leghismo e berlusconismo sono accomunati in unamedesima parabola politica. Essi si erano affacciati quasi inconcomitanza sulla scena politica italiana, assieme hanno poiraggiunto il massimo dell’influenza e del potere e, sempreassieme, hanno ora imboccato la strada del declino, per altroassai rapido. Emersi entrambi nella crisi politica dei primi anniNovanta toccarono l’apice della loro influenza il decenniosuccessivo quando, accantonata la competizione reciproca,siglarono un patto di ferro con il quale garantirono la lungadurata dei governi berlusconiani.

La loro ascesa vertiginosa e il loro lungo successo erano

Una bussola umanisticaFerruccio Capelli è direttore della Casa della Cultura di Milano

1

La rISPOSta

Page 105: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

dovuti all’abilità e alla determinazione con la quale hanno usatoalcuni cliché populisti: l’identificazione dell’elettorato con illeader, la contrapposizione tra il “loro” popolo e gli altricittadini, la critica aggressiva al resto del sistema politico.

Bossi e Berlusconi sono stati infatti due leader carismatici,padri - padroni dei rispettivi partiti; entrambi hanno agitato illoro elettorato contro altri cittadini, fossero essi i meridionali oi comunisti ed ambedue hanno cavalcato la critica contro ilvecchio sistema politico, contro Roma – ladrona e le estenuantimediazioni della politica.

Questi punti di forza durante l’ultimo anno, nella stretta dellacrisi, si sono trasformati in talloni di Achille. La demagogia si èrivelata un’arma spuntata dinnanzi all’aggressione speculativadei mercati: le promesse spudorate si sono sgonfiate tra le manie sono state loro rinfacciate dagli elettori. Nel contempo ancheil leaderismo, potente arma di semplificazione della lottapolitica, si è trasformato in una palla ai piedi: leader appannati eazzoppati sono diventati facile bersaglio del malumorepopolare. Insomma, le due formazioni populiste della destraitaliana, il populismo mediatico berlusconiano e il populismoetno-escludente bossiano, hanno imboccato la paraboladiscendente nella stretta della crisi economica.

Il governo formato dai due partiti della destrapopulista è stato dimissionato: al suo posto sonosubentrati Monti e i tecnici. Non per questo lapressione populista si è dissolta nell’aria. La Legae il Pdl restano ancora in campo, sia pure con

traiettorie politiche al momento differenziate: l’unaall’opposizione e l’altra in appoggio al governo Monti. Difficileoggi dire che esito avranno i tentativi dei due partiti diridefinire strategia e immagine politica.

Alle elezioni amministrative di primavera i consensi cheLega e Pdl hanno perso per strada sono finiti o nell’astensioneo hanno ingrossato le fila di un’altra formazione populista, ilMovimento Cinque Stelle guidato dal comico Beppe Grillo. Dicerto nella nostra opinione pubblica continuano a sedimentare,o forse perfino si stanno allargando, disaffezione e insofferenzaper il sistema politico e apprezzamento per scorciatoie esuggestioni demagogiche.

Le ragioni che alimentano questa persistente e inquietanteminaccia populista meritano di essere meditate attentamente. Ilfenomeno, notoriamente, non è solo italiano: nessun paeseeuropeo ne è immune. In Italia esso assume però una

105

Bossi e Berlusconisono stati infatti dueleader carismatici,padri - padroni deirispettivi partiti;entrambi hannoagitato il loroelettorato contro altricittadini, fossero essii meridionali o icomunisti

Il Nord dopo la Lega

2

La rISPOSta

Page 106: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

continuità e un’aggressività particolare. Con ogni probabilità al fondo di questo fenomeno

inquietante vi è proprio la povertà e la debolezza dellapolitica. Da tempo essa ha perso la capacità dirappresentanza e l’autorevolezza per indicare dove andare.Tutto ciò si è ulteriormente accentuato durante questi anni dicrisi: la politica “responsabile” sa dire solo che bisogna“rassicurare i mercati”. Si tratta di un mantra ripetutoossessivamente, cui devono corrispondere inesorabilmentetutte le essenziali scelte politiche.

Proposte e ricette politiche sono fissate dalla potentissimatecnostruttura globale. Essa non ha nessuna legittimazionedemocratica ed è composta, generalmente, dalle stesse personeche hanno portato il mondo verso la crisi. Eppure i governi e leforze politiche devono semplicemente applicare e adattare aivari contesti nazionali gli orientamenti e le decisioni fissate dagliorganismi che presiedono alla finanza e all’economia globale.

Essi parlano a un tempo il linguaggio della ragionevolezzae della inesorabilità: sono generosi di buoni consigli, maanche inflessibili, perfino spietati ( alla Grecia hanno perfinochiesto di abbattere il salario minimo! ). Essi indicano unasola strada possibile, non accettano oscillazioni e defezioni,ma lo dicono sempre con tatto e con garbo. Non ricorronomai a minacce: se qualcuno non segue i loro consigli incorrerà

106

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 107: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

- purtroppo, aggiungerebbero - nella punizione di unsoggetto impersonale, i “mercati”.

Questi nuovi signori del mondo sono affabili e sorridenti,vestono perfino in casual, come quelli che nei giorni scorsi,dopo aver parcheggiato i propri jet personali, si sono incontratiin una località di vacanza dell’Idaho per un seminario di lavoro.Semplicemente, essi ribadiscono a ogni passo che non ci sonomargini per sfuggire alla loro volontà.

E’ inesorabile che tutto ciò alimenti uno sconcerto e unfastidio diffuso e che a lungo andare provochi la ribellionedella “piccola gente”. Proprio come accadde nell’America acavallo tra Ottocento e Novecento quando l’arroganza e lostrapotere dei nuovi “baroni” provocò la rivolta populista deipiccoli proprietari agrari. Fu quella la prima protestapopulista nel mondo occidentale: essa ricorda e contienealcuni aspetti dell’ondata populista che si sta formando nelnuovo mondo globale.

La politica sembra stretta in una morsa tra laspietata ragionevolezza imposta della super - éliteglobale e la confusa e inconsulta protestapopulista. Lo scenario al momento sembraoccupato solo da due narrazioni, quella potente

dell’élite tecno – globale e quella arruffata e semplificatoria dellaprotesta populista. Il punto essenziale sta proprio qui, ovvero seè possibile allentare questa morsa paralizzante e soffocante.

Le forze “responsabili” sono schiacciate inun’identificazione innaturale con la super – élite globale:sembrano costrette ad accettare e applicare ogni suggerimentoe orientamento della tecnostruttura economico – finanziariaglobale. Ogni tanto qualche scatto di dignità come, qui in Italia,con una legge su lavoro meno indecente di quanto richiesto,ma il tutto sempre di rimbalzo, tra mille remore, incertezze epreoccupazioni. Nulla che lasci intravedere un’altra lettura dellacrisi, un’altra griglia di priorità, un altro discorso.

Serve qualcosa di più. Bisogna ritrovare la capacità dideclinare assieme responsabilità e cambiamento. In altre parole,è urgente mettere in campo un’altra narrazione, un altro logos,inteso - suggerisce Mauro Magatti nel suo ultimo saggio –come la “capacità di raccogliere ( e legare/ legein ) attorno a unfilo … la molteplicità delle esperienze”, di “trascendere eintegrare i frammenti in una direzione”. In poche parole,servirebbero forze responsabili, ovvero “non populiste”, capacidi indicare altri obiettivi e un altro percorso.

107

La politica sembrastretta in una morsatra la spietataragionevolezzaimposta della super -élite globale e laconfusa e inconsultaprotesta populista

Il Nord dopo la Lega

3

La rISPOSta

Page 108: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

Mentre l’élite globale ripete ossessivamente che bisogna“rassicurare i mercati” servirebbe uno scarto, a un temporadicale e ragionevole, per fissare altre finalità. E’ l’accavallarsistesso dei problemi ad indicarci le due idee centrali attorno a cuiricostruire un altro ragionamento: democrazia e bene comune.Esse appaiono come il nucleo di un’altra possibile narrazione, diun altro logos con cui costruire una griglia di scelte e di priorità.

“Democrazia”, innanzitutto. Essa subisce un grave vulnusquotidiano proprio in quell’Europa dove vengono prese ledecisioni più importanti in modo opaco, in organismi privi dilegittimazione democratica. Da qui una possibile stringenteconclusione operativa: accantonare le discussioni sulla riformadella Costituzione italiana che si trascinano in modoinconcludente da vent’anni e spostare tutta la discussionesull’impossibilità di continuare a operare in un’Europa dove c’èuna moneta senza uno stato e dove operano poteri ultrapotentisenza la cornice di una Costituzione democratica.

“Bene comune” è un concetto antico, tanto e forse perfinopiù di quello di democrazia. Anch’esso però sta tornando diprepotente attualità proprio perché minato nei suoi presupposti:esso è stato buttato fuori dal discorso pubblico nellaconvinzione che l’autoregolamentazione dei mercati rendessesuperfluo pensarlo e costruirlo. I mercati, si è argomentato conuna virulenza che non accettava obiezioni, sono in grado digarantire “naturalmente” le migliori soluzioni possibili.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Proprio per questo“bene comune” oggi è un obiettivo che ritorna, da ridefinire ericonquistare. Esso implica un’azione lunga e tenace perriportare sotto controllo quei “mercati” che sembrano essersiautonomizzati dalla volontà umana e fanno gravare sul nostroorizzonte una minaccia permanente di instabilità e insicurezza.Nel contempo esso richiede il coraggio di riproporre eripensare le questioni del legame sociale e del sistema diprotezione: isolamento e solitudine sono le minacce piùinquietanti che stanno corrodendo il nostro tessuto sociale.

Detto in altre parole, si tratta di optare per una “bussolaumanistica” con cui costruire giorno per giorno un’altranarrazione, con cui spezzare la falsa alternativa tra ilrazionalismo disumanizzante dell’élite globale e la pericolosa einconcludente reazione populista. Con la speranza che unnuovo discorso umanistico renda possibile anche riassorbire -almeno in parte - quegli umori populisti nei quali, in forme nondi rado perfino allarmanti e minacciose, si convogliano motivireali di inquietudine e di disagio.

108

“Bene comune” è unconcetto antico, tantoe forse perfino più di

quello didemocrazia.

Anch’esso però statornando di

prepotente attualità

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 109: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

109

Documento: Perla ricostruzionenazionaleMaurizio Martina è il segretario regionale del Pd Lombardia

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 110: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

siste ancora una questione settentrionale? E seesiste, come possiamo raccogliere la sfidamisurandoci con le novità che stannoemergendo?

La premessa che ci sentiamo di fare èsemplice ma essenziale: noi non possiamo più permetterci dioscillare tra la negazione del tema (com’è spesso avvenuto inquesti anni) e la sua esaltazione acritica.

Abbiamo bisogno di affermare un nostro punto di vistaautonomo perché solo così possiamo essere utili e credibili. Eabbiamo bisogno di collocare il senso di questo lavoro dentrola sfida della ricostruzione nazionale, nella crisi di sistemaradicale che l’Italia sta attraversando. Senza retorica e senzainutili conflittualità perché anche per il nord il tema cruciale èquale Italia in Europa nel tempo della globalizzazione.

Abbiamo sempre riconosciuto che non usciremo da questopassaggio storico come ci siamo entrati. Chiamiamola TerzaRepubblica o come altro vogliamo ma il nodo di fondo èchiaro: dobbiamo riorganizzare i tratti essenziali del nostrostare assieme perché la statualità che ci ha portato fino a qui,senza cambiamento e riforme, non è in grado di farci reggere lenovità che stanno emergendo.

E proprio il rinnovamento della statualità è una condizioneessenziale per rispondere alla questione sociale profonda cheabbiamo di fronte. Anche per questo, quando riflettiamo dellacrisi della nostra democrazia dobbiamo approfondire il temadelle fratture territoriali. Parliamo di questioni molto concrete:di modello di sviluppo, di sistemi economici, di reti diprotezione sociale, di rapporto pubblico/privato, di rapportocentro/periferia, di nuova composizione sociale e demografica.

La destra egemone per lunghi anni ha fallito questa sfida.L’individualismo proprietario di Berlusconi e l’ideologia dellocalismo di Bossi non hanno retto l’urto dei cambiamentiche la globalizzazione ha scaricato sui territori.L’investimento elettorale sulle paure ha avuto il fiato corto.Ha generato smarrimento, rabbia, solitudine. E’ vero che laspeculazione che i populismi hanno giocato sulle domande dicambiamento che il nord ha espresso è stata parte delcortocircuito che si è alimentato.

Ma piaccia o non piaccia, il forza-leghismo è stato anche unformidabile collante che ha unito mondi spesso assai diversi.Non si è trattato solo di marketing elettorale. E’ stata una vera epropria operazione culturale prima ancora che una spondapolitica. E va detto chiaro, con spirito autocritico, che troppo

110

L’individualismoproprietario di

Berlusconi el’ideologia del

localismo di Bossinon hanno retto

l’urto deicambiamenti che laglobalizzazione ha

scaricato sui territori

Il Nord dopo la Lega

ELa rISPOStaLa rISPOSta

Page 111: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

spesso la nostra iniziativa di fronte a questa avanzata è risultatasubalterna e debole.

Ora possiamo dire che si è aperto un vuoto dirappresentanza con molte incognite e che tocca a noi avanzareuna proposta all’altezza della situazione. Sapendo che abbiamodavanti gli stessi cittadini e che certe domande non sono andatein soffitta. Il capitalismo molecolare dell’impresa famiglia diquesti territori, ad esempio, c’è ancora: ieri magari chiedevasolo libertà, oggi domanda certamente più protezione. Leistanze di maggiore efficienza nel rapporto con la pubblicaamministrazione non sono più solo un fatto per le imprese,sono temi sempre più acuti anche per le famiglie e per icittadini. La richiesta di una maggiore giustizia fiscale e di unequilibrio nuovo tra ciò che dai e ciò che ricevi rimane uno deinodi decisivi.

Il punto è ancora accompagnare questi territori e questisoggetti sociali nella modernità. Offrire loro un’idea positivadello spazio pubblico ricordando a tutti innanzitutto cheproprio il nord, forse più di altri, è legato indissolubilmenteall’orizzonte europeo. Altro che le sparate folli sull’uscitadall’Euro. Sapendo che la crisi ha battuto e batte ancora forte,cambiando spesso radicalmente i comportamenti e laquotidianità. Basta guardare alle ultime ricerche sulle difficoltà ele trasformazioni del ceto medio nelle nostre regioni perrendersi conto della profondità di certe trasformazioni.

La crisi riporta la questione settentrionale nel suo alveooriginario: è innanzitutto questione sociale ed economica.Lo sviluppo spontaneo che ha accompagnato il nord peranni è finito, la crescita si è fermata. Nel frattempo, i livellidi tassazione di redditi e imprese e la ripartizione deicarichi fiscali è rimasta pesantemente squilibrata. La solafotografia dei cosiddetti “residui fiscali” e li a dimostrarciuna situazione disomogenea che non ha pari in Europa.Nell’idea della ricostruzione nazionale penso occorraaffrontare alcuni nodi di fondo.

Il primo è dato dalla qualità della macchina pubblica. Dallaburocrazia dell’amministrazione ai tempi della giustizia, dallaformazione all’efficienza e ai tempi delle decisioni della politica.Il secondo nodo è quello delle reti infrastrutturali. Dallamobilità di persone e merci, alla velocità delle informazioni, allereti dell’energia e della finanza.

Il terzo è la questione istituzionale e statuale. Al di là dellapropaganda di fine corsa di qualcuno a destra, il nodo delleriforme costituzionali, dalla fine del bicameralismo perfetto in

111

Il Nord dopo la Lega

La rISPOStaLa rISPOSta

Page 112: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

poi, è un tema che non possiamo sottovalutare. Così come ènostro dovere offrire una prospettiva diversa al sistema delleAutonomie Locali completamente sotto scacco e batterci finoall’ultimo minuto utile per una nuova legge elettorale che cambiil disastro prodotto dal Porcellum.

Sul versante delle proposte utili non siamo all’anno zero.Molti dei contenuti prodotti all’Assemblea nazionale Pd diVarese rimangono un punto di riferimento. Ora alcune sfidevanno assunte fino in fondo.

Penso alla questione produttiva. A impresa e lavoro. Alladrammatica urgenza di scelte incisive per il tessutomanifatturiero. A un modello di relazioni industriali nuove. Lanostra base produttiva si sta restringendo ed oggi vengonocolpite dalla crisi anche imprese forti e robuste. I dati di questigiorni sulla produzione industriale e sul Pil sono moltopreoccupanti. Se vogliamo raccogliere sul serio questa sfidadobbiamo ambire a rappresentare l’insieme del mondo deiproduttori: lavoro dipendente e lavoro autonomo. Perchécultura d’impresa e mondo del lavoro stanno insieme in questeterre, molto più di quello che si possa pensare.

Penso alla sussidiarietà. Non certo nella versione ideologica epelosa che la destra ci ha mostrato in questi anni, ma nell’ideadi un grande investimento sulle responsabilità diffuse e sulprotagonismo della società consapevole. A partire dallariorganizzazione del welfare e delle protezioni sociali.

Penso alla questione federalista. Cominciando dal temafiscale, per riannodare i fili tra chi incassa e chi spende e perpremiare gli innovatori piuttosto che gli speculatori.Declinando anche così un nuova idea di coesione dello stivale.

Quindi, riforma fiscale, semplificazione burocratica, accessoal credito, politiche industriali e del lavoro, reti infrastrutturali,capitale umano e internazionalizzazione: sono alcuni capitoliper un impegno serio al fianco di questi territori. Niente facilipromesse e niente slogan roboanti. Meno parole useremo, piùsaremo apprezzati e riconosciuti.

L’essenza della questione settentrionale oggi è una sfida chesi gioca anche su nuovo rapporto tra città e territorio, tracapitalismo delle reti e manifatturiero, tra crescita economica ecoesione sociale. Governare le grandi città del nord sull’asseTorino, Milano, Venezia, Trieste è una opportunità da mettere afrutto e le ultime vittorie anche nei centri di piccole e mediedimensioni ci aprono una prospettiva nuova visto che abbiamosempre faticato a radicarci in provincia e in periferia.

Ha ragione chi sostiene che oggi al nord, come all’Italia, non

112

L’essenza dellaquestione

settentrionale oggi èuna sfida che si gioca

anche su nuovorapporto tra città e

territorio, tracapitalismo delle retie manifatturiero, tracrescita economica e

coesione sociale

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 113: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

FOCUS

basta il mercato. Questa crisi ci insegna che non basta ilmercato e non si può crescere “nonostante” lo Stato e lapolitica. Per noi si apre l’opportunità di un passo avanti. Perchéoccorre una nuova cultura civica in grado di riorganizzare ilrapporto tra pubblico e privato, tra questione ambientale esviluppo, tra sicurezza e welfare. Perché occorre un progettoper la ricostruzione italiana che sia in grado di produrre unvero e proprio sforzo costituente per la prossima legislatura.Siamo consapevoli che in campo ci saranno ancora variantipopuliste pronte a far saltare il banco. Pronte a scommetteresul fallimento di una riscossa democratica. Ma tocca a noi, ora,avanzare un’idea di cambiamento. Misurando bene le parole,evitando la facile propaganda e investendo tutto nellaricostruzione della credibilità dello spazio pubblico.

(Introduzione al Forum delle Assemblee regionali Pd di Lombardia,Emilia Romagna, Liguria, Veneto e Piemonte tenutosi a Milano il 30Giugno scorso)

113

Il Nord dopo la Lega

La rISPOSta

Page 114: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega
Page 115: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

Altri Contributi

Page 116: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

ALTRI CONTENUTI

116

dalla complessità dei problemi, impostidalla crisi economica, i caratteri di questosupposto processo di «destatalizzazione»appaiono però segnati da un profondoripensamento; anzi, sebbene laglobalizzazione possa mettere indiscussione i fondamenti anche delcostituzionalismo occidentale, nonnecessariamente questa possibile evidenzaè destinata a portare alla fine dello Stato,o meglio del suo nucleo duro. A questo poi si aggiunge il processo diavvicinamento tra i due poli antagonisti,

egli ultimi decenni, ildibattito sullo Stato èstato spesso indirizzatoquasi esclusivamenteverso la constatazione diuna crisi irreversibiledella statualità nella

globalizzazione. Oggi, nel pieno dei mutamenticontraddittori delle democrazie, per dirlacon Marc Lazar, in cui gli Stati europeirisultano incapaci di rispondere inmaniera efficace alle sfide poste in essere

Lo Stato nellaglobalizzazioneLeonida Tedoldiinsegna Storia delle istituzioni politiche e storia delle istituzioni internazionali, Università di Verona

N

Page 117: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

ALTRI CONTENUTI

117

delle imprese e dello Stato, ormaiconsolidatosi durante la crisi economica,che ha determinato un rinsaldamento diquello State Capitalism analizzato conefficacia dall’Economist di qualche mese fa.Comunque, l’idea stessa della crisi, delsuperamento dell’esperienza statuale e«del suo narrarsi oltre la fine» - che hatenuto banco per gran parte delle ultimedecadi del Novecento - è ormai logora edimostra di non essere più in grado dicolmare il ritardo delle analisi storiche epolitologiche sullo sviluppo e suldistendersi complesso della cosiddetta eraglobale; inoltre il venir meno di un certo«fondamentalismo antistatale» - presentenella politologia - ha forse consentito laripresa del confronto sul ruolo dello Statoe della statualità.Già negli anni novanta, nel dibattitoanglosassone, si mostrava come fossefuorviante contrapporre in qualche modolo Stato alla globalizzazione, sostenendoche non solo quest’ultima non avrebbesmantellato definitivamente il suo ruolo,ma che piuttosto essa tendeva a includerele “forme della trasformazione” delloStato, anche perché non aveva (e non ha)prodotto actors più efficaci degli Stati. Del resto la visione di un mondo con ununico mercato in cui dominanoincontrastate le corporations transnazionaliè stata più volte contraddetta dalla forzasempre più rilevante delle istituzioninazionali nella regolazione del commercioe del trasporto dei prodotti; e su questo lariflessione della sinistra riformista italiana,ma anche europea, dovrebbemaggiormente concentrarsi. Non per nulla, negli ambienti della ricercapolitologica anglosassone di queldecennio si sosteneva che il ruolo delloStato nella governance della politicaeconomica era vitale e, per questo, i

processi di internazionalizzazionedell’economia non facevano cherafforzare la centralità dello Stato-nazione. Una centralità che derivava dalla fortecapacità, nonostante tutto, di integrare,secondo l’abbondante ricerca di queglianni, i poteri di governo (governing powers)e di controllarne il trasferimento al livellointernazionale - come ad esempioall’Unione europea - così come al livelloregionale e decentrato.Infatti, anche di recente, la riflessionepolitologica europea ha ormai respintol’idea dell’impotenza degli Stati neiconfronti degli imperativi dell’economiainternazionale, proprio perché hamostrato che la presenza di un settorepubblico solido, di un apparatoburocratico-amministrativo radicatosi neltempo, in sostanza di uno Stato forte,abbia costituito, e costituisca, unvantaggio nell’economia globalizzata. In ogni caso, la correlazione - messa inmostra in realtà ancora negli anni settanta- tra apertura economica e «dimensione»dei governi e dello Stato, si tiene ancoraoggi, tanto che diversi studiosi parlanoancora di crescita del «Leviatanoamministrativo»; allo stesso modo lo Statosociale risulta ad uno stadio di riduzione,ma non di conclamato declino. Anzi, ilsettore dei servizi sociali appare ancorastrategico e in grado di dare contenutoalla cittadinanza, di condizionare iprogressi della coesione sociale; rimane insostanza un pilastro dell’identità edell’appartenenza.Oltre a ciò, possiamo anche aggiungereche lo Stato costituzionale dei diritti staacquistando caratteri strutturali europei einternazionali, nonostante, certo, allostato attuale rimanga ancora un’«entitàporosa, “arena” di policy-making

Lo Stato nellaglobalizzazione

Page 118: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

ALTRI CONTENUTI

118

strutture domestiche dello Statonazionale; quindi, è, credo, preferibile,parlare di intreccio e rafforzamentostrutturale e politico, piuttosto che ditrasferimento del potere statale. In questo senso, lo Stato tende a rimanerel’attore principale dello sviluppoeconomico e sociale, anziché autoritàresiduale nel mondo globalizzato. Suquesto tema, forse, il nostro impegno diriflessione, anche a livello di incontri eseminari di partito, potrebbe essereproficuo ed importante.Nonostante tutto, però, sappiamo diessere sempre più indotti a pensare isingoli Stati solo all’interno dell’Europache, a sua volta, però, non può pensarsiUnione - disciplinata dal diritto - se nonpercependo il ruolo dei singoli stati comesuo fondamento. E la complessità attualedel contesto europeo, in cui si inserisconole aspirazioni di «egemonia» di Germaniae Francia, seppure da angolazioni diverse,è un riflesso della situazione descritta.Non so se i processi evolutivi dellaglobalizzazione conserveranno oridurranno il ruolo dello Stato ad «unitàelementare di un nuovo ordinamento

globale», credo piuttosto che sianecessario il superamento del legametroppo forte e comodo con lo schemadella crisi del sistema degli Stati nazionali,e confrontarsi con il paradigma dellatrasformazione, del mutamento, ma nonnel senso di preludio alla scomparsa.

frammentata e percorsa da forze chesottraggono poteri e competenze algoverno centrale».Oggi, agli inizi della seconda decade delnuovo secolo, si sta assistendo quindi adun cambio di paradigma; il dibattito volgeverso l’affermazione di una tenutacomplessiva, seppure faticosa, delsistema-Stato e quindi di un suo possibilepassaggio ad un’organizzazione forsediversa, ma certo ancora ben solida,rispetto alle analisi dei decenni precedenti,tanto che di recente da più parti si èsostenuto che lo schema della crisi degliStati nazionali sovrani e della cosiddettacessione di sovranità è ormai debole e, alcontrario, bisogna intravedere ericonoscere una rinnovata vitalità. Anche se risulta plausibile che la sintesimoderna Stato, diritto e costituzione siaormai incrinata, il tramonto dellacostruzione classica della sovranità nondetermina, nella situazione attuale, lafrantumazione definitiva della forma-Stato, sebbene ne vengano messi allaprova i fondamenti. Si tende, cioè, ad utilizzare meno ilconcetto di declino irreversibile, più

quello appunto di trasformazione, caro aMassimo Severo Giannini fin dagli anniOttanta. In diversi casi, la crescita dello Stato èandata di pari passo con l’ascesa dellemultinazionali e delle istituzionimultilaterali ed inoltre le reti globali sonoormai fortemente interconnesse con le

Già negli anni novanta, nel dibattito anglosassone, si mostrava

come fosse fuorviante contrapporre in qualche modo lo Stato

alla globalizzazione

Page 119: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

ALTRI CONTENUTI

119

iii) l'evoluzione del sistema monetariointernazionale da un modello in cui il dollaroera l'unica moneta di riferimento ad unregime dove, oltre al dollaro, avranno unruolo crescente l'euro e il renminbi.In sostanza, all'uscita dalla crisi, il mondo siritrova molto diverso da quello che eratrent'anni fa. La globalizzazione non èpassata invano. E, quello che più conta, leprospettive sono diverse per le varie aree delmondo.In effetti, la crisi finanziaria, cumulandosi conquanto già accaduto negli ultimi dieci anni,mette in luce un mondo a due velocità, con leeconomie avanzate in difficoltà (con tassi diaumento del PIL inferiori al 2% nel biennio2010-11 e il rischio di recessione per il 2012)e quelle emergenti che viaggiano ad un ritmosuperiore al 6%. Dalla relazione 2011 dellaBanca Mondiale (Global DevelopmentHorizons 2011), si evince che nel 2025 le seimaggiori economie emergenti - ovveroBrasile, Cina, India, Indonesia, Corea del Sude Russia - genereranno più della metà dellacrescita globale. Lo spostamento dei centri dicrescita economica dalle economie avanzate aquelle emergenti è considerato ormaiimminente. Sul piano geo-economico è ilPacifico l'area a cui tutti guardano per ilprossimo decennio.Il riequilibrio nella distribuzione dellaricchezza globale - in parte già avvenuto, se siconsidera che le economie emergenti

tre anni dalla crisi, ilmondo naviga in acquetempestose. Fermatol'infarto con interventid'urgenza - l'iniezione disoldi pubblici per ripianarei debiti privati -, i problemi

strutturali rimangono irrisolti e bussano allaporta dell'intero pianeta. Lasciato a se stesso,il procedere degli eventi scava in profonditànuovi solchi che pongono questioni moltodiverse da quelle che hanno caratterizzato gliultimi decenni.Nell'opinione pubblica occidentale continuaa prevalere l'idea di una crisi che si ostina atrascinarsi. Eppure, a dire il vero, dopo labattuta d'arresto del 2009, su scala globale laripresa si è già avviata, almeno secondo i datidel World Economic Outlook, del GlobalFinancial Stability Report e del FiscalMonitor, visto che, a partire dal 2011 il ritmodella crescita è tornato superiore al 4%annuo.Le ragioni di tale divergenza sono molteplici,ma fondamentalmente riconducibili a treordini di fattori:i) il formarsi di un gruppo di impresemultinazionali appartenenti ai paesiemergenti in grado di condizionare in modosostanziale i flussi degli investimenti globali;ii) l'allargamento dei mercati interni ai paesiemergenti dove per i prossimi anni sonoprevisti i tassi di crescita più significativi;

Seconda globalizzazione:

un nuovo inizioMauro Magattiinsegna Sociologia presso l'Università Cattolica di Milano

A

Page 120: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

ALTRI CONTENUTI

120

dei titoli di Stato americani e ne rimane ancheoggi il primo creditore - e, dall'altro, con unadifficoltà crescente a sostenere i costidell’unilateralismo - che comporta un livellodi spese militari pari al 50% del totale dellaspesa mondiale.Sull'altro versante, negli ultimi anni, leprevisioni ottimistiche sulla crescita dei paesiemergenti nascondono i tanti nodi cherimangono da sciogliere. Se è vero che losviluppo di questi paesi potrebbe indurreeffetti ridistributivi maggiori su scalaplanetaria e stravolgere la gerarchiageopolitica ed economica globale, resta davedere la loro capacità di tenuta del ritmo dicrescita, che appare minacciata innanzituttodall’instabilità politica derivante dall’aumentodelle disuguaglianze all’interno di questipaesi. La capacità di sostenereuno sviluppo

detengono il triplo di riserve internazionalirispetto alle economie avanzate - mettedunque sotto pressione gli equilibrieconomico-politici internazionali usciti dallaseconda guerra mondiale che, negli ultimi tredecenni, hanno consentito ai paesioccidentali, e in particolare a quellianglosassoni, di influenzare in modo moltoforte l'azione delle agenzie internazionali.Pur conservando un notevole vantaggio, ipaesi avanzati si dibattono in uno stato didifficoltà da cui stentano ad uscire. IlGiappone ha alle spalle oltre un decennio distagnazione che ha prodotto un enormedebito pubblico e si trova ora a dover gestireanche le conseguenze dello tsunami; l'Europaè alle prese con un passaggio difficilissimo,con bassissimi tassi di crescita e lo spettro deldefault che si aggira per il continente,minacciando la tenuta dell'euro; gli USAfanno i conti con le distorsioni profonde delloro modello di sviluppo: alto debitopubblico, bilancia dei pagamenti fortementenegativa, tassi di disoccupazione increscita, crisi del mercatoimmobiliare. La situazione èalquanto intricata dato che gliUSA si trovano, da un lato,con un alto grado diesposizione finanziariarispetto al resto delmondo - la solaCina al momentodella crisideteneva il 23%

Page 121: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

ALTRI CONTENUTI

121

accelerato dipende, infatti, non solo dallacreazione di un ampio mercato di consumointerno e di alleanze trasversali tra questipaesi, ma anche da riforme istituzionali afavore dello sviluppo sociale, umano eambientale, cioè, in ultima istanza, alprogresso della democratizzazione chepermetta di stabilire un nesso tra crescita egiustizia sociale. D'altro canto, ancora non èchiaro quale ruolo questi paesi vorrannogiocare sullo scenario internazionale, quantoadotteranno politiche di potenza o dicollaborazione, quanto chiederanno diassumersi responsabilità di governancemondiale, quanto saranno disposti adassumersene gli oneri.Dunque, la crisi finanziaria si inserisce ecomplica un quadro internazionale

profondamente mutato, rispettoa qualche anno fa,

in forte

movimento e privo di capisaldi sicuri e puntidi riferimento stabili. In questo senso la crisiscoppiata nel 2008 è ben lontana dall'avertrovato una soluzione. Le misure tempestiveche sono state prese nei primi mesi del 2009sono state efficaci nella gestionedell'emergenza, ma non hanno risolto iproblemi di fondo. Aver trasformatol’esposizione delle banche in debito pubblicoha finito per spostare pericolosamente ilproblema: per rimborsare i debiti occorrerisparmiare e crescere di più o, in alternativa,affrontare fallimenti e inflazione. Tutti sirendono conto che la scelta che si devecompiere è la prima. Ma il problema è chenon ci sono idee su come farlo. E, d'altraparte, il debito sovrano comporta il pienocoinvolgimento della politica nella gestionedella crisi. Cosa che può essere foriera dibuoni risultati - se servirà a ricostruire unequilibrio tra economia e società - ma anchedi grandi problemi, laddove la politica sifacesse attirare dall'idea di scaricare all'esterno

i costi dell'aggiustamento.Le difficoltà non sono, prima di tutto,

di ordine tecnico. È che ilcapitalismo tecno-nichilista ha

intossicato le società delNord al punto da

renderle incapaci ditornare a capire che

lo sviluppo èqualcosa cheprocedegradualmente e

Page 122: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

ALTRI CONTENUTI

122

manovre di consolidamento fiscale devonoessere portate avanti senza mai perdere divista crescita e occupazione: un passotroppo lento potrebbe uccidere lacredibilità, un passo troppo veloce potrebbeuccidere la crescita.È importante cogliere correttamente lanatura del problema che abbiamo di fronte: sitratta di smaltire un debito e, nello stessotempo, alimentare la crescita, di mantenereun equilibrio finanziario e di contenere letensioni sociali. Comunque la si metta, i paesiavanzati si trovano a gestire una fase - ciò unperiodo che non durerà mesi ma anni - che sipresenta sotto un segno completamentediverso rispetto al recente passato.Messe così le cose, non è fuori luogoaffermare che, per questi paesi si riproponeoggi la stessa domanda che segnò la crisidegli anni '70: nelle nuove condizioni(economiche, politiche, culturali, sociali), checos'è la crescita economica? E come siorigina, con quali modalità si sviluppa?Per impostare il problema occorreconsiderare la crisi del 2008 come unadiscontinuità storica che separa la faseprecedente da quella che stiamoattraversando in questi anni.

Con la prima globalizzazione, i Paesisviluppati hanno esportato lavoro e capitali inquelli emergenti, sfruttando la propriasuperiorità, economica, tecnologica, politica,culturale. Sarebbe ingeneroso, come ha fattoil movimento no-global parlare di

che, per essere solido, ha bisogno dicoinvolgere le tante fibre del tessuto sociale.È, più in profondità, come ha insegnato MaxWeber, lo sviluppo per potersi produrre deveessere sostenuto da uno "spirito", senza ilquale diventa impossibile riuscire ad attivarele energie migliori presenti nel tessuto sociale.La verità è che il modello di sviluppoadottato negli ultimi decenni non funzionapiù: sul lato interno, una crescita basata suiconsumi a debito non ha margini significativi.Sul lato esterno, le condizioni dellaconcorrenza appaiono ormai mutate: ilformarsi di nuove grandi economie aprenuove possibilità di crescita, ma in un quadroche sarà necessariamente più negoziato, conmolti attori in campo e con un sistema diinteressi multiplo, contraddittorio e incontinuo movimento.È l'era della "seconda globalizzazione", doveoltre all'economia tornerà a contare la politicae a fianco della tecnica riacquisterà peso lareligione e dove nessuno potrà più pensare dipoter agire senza tener conto del punto divista altrui. Per parafrasare Fukuyama, lastoria non è finita. Sta per ricominciare.Molti paesi occidentali si trovano stretti inuna morsa micidiale che nasce dalla

combinazione di diversi fattori tra cui:gestione complessa di un debito sovranomolto consistente; esigenze di rilancioeconomico; alti tassi di disoccupazione;risanamento delle banche e del sistemafinanziario. La difficoltà sta nel fatto che le

È importante cogliere correttamente la natura del problema

che abbiamo di fronte: si tratta di smaltire un debito e, nello stesso

tempo, alimentare la crescita, di mantenere un equilibrio finanziario

e di contenere le tensioni sociali

Page 123: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

ALTRI CONTENUTI

123

neocolonialismo. Infatti, se è evidente che gliultimi trent'anni sono incomprensibili se nonin rapporto al definitivo superamento dellaforma tradizionale di colonialismo, non sipuò negare che tra quel modello e quellodella prima globalizzazione c'è un'importantedifferenza che é poi la ragione che spiegaperché il mondo è cambiato tantovelocemente. E cioè, che i paesi terzi sonostati direttamente coinvolti nel nuovo sistemaeconomico, senza un dominio politicomilitare esplicito. Ciò, come si è visto, hapermesso di fare un balzo in avanti dal puntodi vista dello sviluppo economico globale.Per molti versi, l'operazione ha avuto unsuccesso tale da provocare, nel giro di unpaio di decenni, un cambiamento profondotanto al Nord quanto al Sud: i paesi ricchisono progressivamente diventati consumatoricon una crescita del PIL realizzata attraversoil debito finanziato anche dai paesi emergenti;questi ultimi hanno sfruttato l'occasione e,nel giro di pochi anni, hanno acquisito unacrescente autonomia produttiva, non solo neiprodotti a basso costo, ma anche nei

comparti ad alto contenuto tecnologico. Neiprossimi anni, questi paesi, che dispongonoancora di manodopera a basso costo,diventeranno anche forti consumatori,attraendo una quota crescente dei capitalicircolanti su scala globale, finora in largaparte appannaggio delle economieoccidentali. Il centro di gravità dell'economiarischia così di cambiare rapidamente,spostando i flussi dei nuovi investimentiverso i paesi emergenti e mettendo nei guai ipaesi del Nord, appesantiti da un PIL in calo,alto debito pubblico e invecchiamentodemografico.Per i paesi del Nord, si tratterà di imparare anavigare in questo nuovo mare, che lorostessi hanno creato e che adesso in buonamisura gli sfugge dalle mani.Una nuova stagione è cominciata. Per farvifronte, occorre un nuovo pensiero, unanuova cultura, una nuova politica

(da Mauro Magatti, La grande contrazione. Ifallimenti della libertà e le vie del suo riscatto,Feltrinelli, Milano 2012)

Page 124: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega
Page 125: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

NUMERI PRECEDENTI

125

NUMERO 2

OTTOBRE 2011

NUMERO 5

GENNAIO 2012

NUMERO 1

AGOSTO/SETTEMBRE 2011

NUMERO 4

DICEMBRE 2011

NUMERO 7

MARZO 2012

NUMERO 8

APRILE 2012

NUMERO 9

MAGGIO/GIUGNO 2012

NUMERO 0

LUGLIO 2011

NUMERO 3

NOVEMBRE 2011

NUMERO 6

FEBBRAIO 2012

Page 126: Tam Tam Democratico/Il Nord dopo la Lega

www.tamtamdemocratico.it