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“Forche Caudine” dal 1989 è il punto di riferimento dei Romani d’origine molisana. Apartitici, trasversali, miriamo ad aggregare e a far emergere “il Molise migliore”… NEWSLETTER di MAGGIO 2012 – Diffusione gratuita TASSE, L’ASSALTO ALLA “CASA DEL PAESE” di Pierino Vago_ Inasprimento fiscale, nuove rendite catastali, tasse per i servizi. Le conseguenze? Salassi e svendite… Segnali inequivocabili sono apparsi da anni nelle grandi città come Roma: ogni chiusura di negozio, casomai una longeva rivendita di alimentari o un’antica libreria, viene sistematicamente rimpiazzata da sportelli bancari, società fiduciarie e agenzie immobiliari. Mentre la moltiplicazione dei centri commerciali, anche nelle località più piccole, sta determinando la morte economica e sociale di molti centri storici. Indicazioni chiare dei crescenti poteri economici (e politici) dei nostri tempi. E, di conseguenza, dello stravolgimento dei radicati stili di vita della maggior parte dei cittadini. Perché, al di degli elementi monetari di un’economia sempre più tossica (intrecci tra mercato, amministrazione pubblica e criminalità, balzelli da usurai, ripulitura di denaro “sporco”, esportazione di capitali, evasione, sommerso, ecc.), ci sono aspetti del degrado economico che investono integralmente la sfera individuale e sociale delle persone: l’assalto ai risparmi e alla casa da parte dei “poteri forti” è un fattore sempre più evidente di queste impietose strategie ormai globali. Anche nei paesetti molisani si assiste ad un fenomeno crescente e sempre più preoccupante: la svendita di quel patrimonio, spesso maggioritario, costituito dalle “seconde case”. Abitazioni dai costi di gestione sempre più onerosi, causa proprio le tasse: a chi “rientra” raramente, non conviene più affrontare costi e grattacapi crescenti. Fenomeno che, ne siamo certi, s’accentuerà con l’aumento della tassazione sugli immobili, in particolare con la rivalutazione degli estimi catastali. Certo, il mercato immobiliare molisano, specie nei piccoli centri di montagna, resta marginale. E in fondo il passaggio delle proprietà non altera più di tanto l’assetto economico o urbanistico di un comune. Ma questo “disfarsi della zavorra” implica la scomparsa di elementi identitari e sentimentali che, seppur in un’economia senza più etica, non possiamo tralasciare. Senza memoria non c’è futuro, recita un antico adagio. E il Molise più autentico, quello dell’entroterra più interno, rischia di essere anche moralmente devastato. Annullare case significa cancellare storie, memorie, trasmissione di saperi, competenze. Equivale a trasformare borghi storici alla stregua di nuovi centri residenziali per uso unicamente turistico. Con “nuovi abitanti” a tempo, completamente estranei alla “comunità”. Significa svalutare il patrimonio edilizio e culturale. Una serie di tasse inique, insomma, non incarnano solo un assalto economico ai risparmi degli italiani. Ma anche l’ennesima profanazione della realtà. BOX / E C’E’ “IL PROBLEMA” DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO di FC_ Amato Berardi (Pdl) e Franco Narducci (Pd), i due parlamentari molisani eletti all’estero. Approvando il decreto fiscale (16/2012), che include la regolamentazione dell’Imu, sono stati azzerati gli emendamenti presentati in aula da alcuni parlamentari affinché si considerasse “prima casa” quella posseduta nel territorio italiano dai nostri connazionali all'estero. Il rischio evidente è l’allentamento dei legami affettivi e culturali, con la svendita delle case di famiglia. Il problema è che per i piccoli Comuni del Sud, che tra l'altro devono devolvere in favore dello Stato il 50% del gettito Imu, aspettano “come il pane” i proventi della tassa, considerata la penuria finanziaria che li opprime. FORCHE CAUDINE Newsletter – pagina 1

TASSE, L’ASSALTO ALLA “CASA DEL PAESE” - Forche Caudineforchecaudine.com/documenti/FCMaggio2012.pdf · Gli spifferi dei maligni: una consegnata prima delle elezioni, l’altra

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“Forche Caudine” dal 1989 è il punto di riferimento dei Romani d’origine molisana.

Apartitici, trasversali, miriamo ad aggregare e a far emergere “il Molise migliore”…

NEWSLETTER di MAGGIO 2012 – Diffusione gratuita

► TASSE, L’ASSALTO ALLA “CASA DEL PAESE” di Pierino Vago_

Inasprimento fiscale, nuove rendite catastali, tasse per i servizi. Le conseguenze? Salassi e svendite…

Segnali inequivocabili sono apparsi da anni nelle grandi città come Roma: ogni chiusura di negozio, casomai una longeva rivendita di alimentari o un’antica libreria, viene sistematicamente rimpiazzata da sportelli bancari, società fiduciarie e agenzie immobiliari. Mentre la moltiplicazione dei centri commerciali, anche nelle località più piccole, sta determinando la morte economica e sociale di molti centri storici. Indicazioni chiare dei crescenti poteri economici (e politici) dei nostri tempi. E, di conseguenza, dello stravolgimento dei radicati stili di vita della maggior parte dei cittadini. Perché, al di là degli elementi monetari di un’economia sempre più tossica (intrecci tra mercato, amministrazione pubblica e criminalità, balzelli da usurai, ripulitura di denaro “sporco”, esportazione di capitali, evasione, sommerso, ecc.), ci sono aspetti del degrado economico che investono integralmente la sfera individuale e sociale delle persone: l’assalto ai risparmi e alla casa da parte dei “poteri forti” è un fattore sempre più evidente di queste impietose strategie ormai globali. Anche nei paesetti molisani si assiste ad un fenomeno crescente e sempre più preoccupante: la svendita di quel patrimonio, spesso maggioritario, costituito dalle “seconde case”. Abitazioni dai costi di gestione sempre più onerosi, causa proprio le tasse: a chi “rientra” raramente, non conviene più affrontare costi e grattacapi crescenti. Fenomeno che, ne siamo certi, s’accentuerà con l’aumento della tassazione sugli immobili, in particolare con la rivalutazione degli estimi catastali.

Certo, il mercato immobiliare molisano, specie nei piccoli centri di montagna, resta marginale. E in fondo il passaggio delle proprietà non altera più di tanto l’assetto economico o urbanistico di un comune. Ma questo “disfarsi della zavorra” implica la scomparsa di elementi identitari e sentimentali che, seppur in un’economia senza più etica, non possiamo tralasciare. Senza memoria non c’è futuro, recita un antico adagio. E il Molise più autentico, quello dell’entroterra più interno, rischia di essere anche moralmente devastato. Annullare case significa cancellare storie, memorie, trasmissione di saperi, competenze. Equivale a trasformare borghi storici alla stregua di nuovi centri residenziali per uso unicamente turistico. Con “nuovi abitanti” a tempo, completamente estranei alla “comunità”. Significa svalutare il patrimonio edilizio e culturale. Una serie di tasse inique, insomma, non incarnano solo un assalto economico ai risparmi degli italiani. Ma anche l’ennesima profanazione della realtà.

►BOX / E C’E’ “IL PROBLEMA” DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO di FC_

▲Amato Berardi (Pdl) e Franco Narducci (Pd),

i due parlamentari molisani eletti all’estero.

Approvando il decreto fiscale (16/2012), che include la regolamentazione dell’Imu, sono stati azzerati gli emendamenti presentati in aula da alcuni parlamentari affinché si considerasse “prima casa” quella posseduta nel territorio italiano dai nostri connazionali all'estero. Il rischio evidente è l’allentamento dei legami affettivi e culturali, con la svendita delle case di famiglia. Il problema è che per i piccoli Comuni del Sud, che tra l'altro devono devolvere in favore dello Stato il 50% del gettito Imu, aspettano “come il pane” i proventi della tassa, considerata la penuria finanziaria che li opprime.

FORCHE CAUDINE Newslet ter – pagina 1

►ABC / IL LEGHISTA MANGIA (anche) MOLISANO di Giampiero Castellotti_

Il candidato di Verona che promuove la Lega con pasta “padana”. Prodotta a Campobasso…

Di Achille Lauro, l’animoso primo cittadino monarchico della Napoli anni Cinquanta (con appendice nel 1961), si ricordano in particolare i gadget pre-elettorali. Prevalentemente le scarpe. Gli spifferi dei maligni: una consegnata prima delle elezioni, l’altra dopo. Un paio di mocassini “temporalmente differenziato”. Nella padanissima Verona, città dove proprio i tifosi napoletani hanno scritto il più geniale striscione calcistico della storia (“Giulietta è ‘na zoccola”), la vigilia della tornata amministrativa rischia di suggellare le singolari “aperture” padane all’erudizione meridionale. Paradossalmente nella squadra di Flavio Tosi, sindaco leghista dal 2007 e “promessa” della nazionale in camicia verde - grazie anche alla decimazione in corso nella casamadre, tra strane collezioni di motori & mattoni, ori, & diamanti - le buone abitudini “made in Sud” trovano sponde impreviste. Siamo certi che i “duri e puri” di Radio Padana stanno già schiarendo la propria voce di fronte al “nuovo corso”. Sotto osservazione, ad esempio, c’è un anziano ma fido battagliero del Tosi, il consigliere comunale Enzo Flego. Veronese doc, licenza media, sposato, due figli, Flego parrebbe l’emblema della dedizione assoluta alla stirpe artica, essendo stato per una legislatura parlamentare della Lega Nord della prima ora, agli inizi degli anni Novanta. Eppure, certe sue iniziative avrebbero dovuto aprire gli occhi: ad esempio, una sua proposta di legge, presentata il 4 agosto 1993, partendo dalla premessa “si è scoperto un po’ di tutto, dai prevedibili corruttori e concessori, ai ricettatori, ai collusi con mafiosi”, chiede per i colleghi parlamentari rinviati a giudizio la sospensione immediata dell’indennità mensile. Vent’anni dopo, come nel romanzo di Dumas (tempi non molto lontani nel Belpaese, in fondo) sappiamo com’è andata a finire: lui, ormai lontano dalla Roma ladrona, s’è trovato i mariuoli anche vicino casa. E nello stesso partito “di lotta e di governo”. Pericoloso asse padano-romano. Profetico, però, anche nel 1994. Quando, forse intuendo reflussi goderecci in salsa socialista, ha chiesto l’istituzione di una casa da gioco a Guiglia, in provincia di Modena. Beatitudini padane tra tortellini e culatelli. Altro insolito asse, stavolta veneto-emiliano.

Foto L’Arena

Ora, pur radicato nella morigerata città di Giulietta e Romeo come consigliere comunale, continua a profanare il limite dei monti Lessini. Con ambigui segnali premonitori. Come quella mozione firmata a ricordo di Michele Sanmicheli. Chi? Ma sì, l’architetto del Quattrocento “batesado con l’acqua dell’Adese”, cioè battezzato con l’acqua dell’Adige, come il testo specifica onde evitare tentennamenti nell’identificazione da parte degli stessi compatrioti. Peccato che non ricordi, però, la formazione ultraventennale dell’esimio architetto tra Roma, Orvieto, Rieti e persino Montefiascone. Non proprio influssi celtici. Asse burino padano-sabino ? La coscienza irredentista messa a dura prova, sembra vacillare del tutto davanti alle prossime e difficili elezioni amministrative. Il pragmatismo nordico si sposa con il realismo sudico. Ed ecco gli “accessori” da album di Lauro, lungo una direttrice padano-partenopea: il pacco di pasta quale gadget elettorale. Un mezzo chilo di vermicelli con su scritto “per Tosi sindaco” e la firma di Enzo Flego. Duemila pacchi, si dice, acquistati “a buon prezzo”, su cui incollare l’adesivo elettorale. Ma l’asse “spaghettaro”, stavolta, è palese: padano-sannita. I cartoni, anzi “gli scatoli” di pasta arrivano da due stabilimenti di Campobasso della Indalco spa. Sottomarca della Colavita. Si chiamano Millespighe. Quelle, si presuppone, del granaio d’Italia. “Made in Sud”. L’azienda molisana fa capo a Carlo Scasserra. E siccome in Molise gira e rigira i più hanno un ruolo politico, Scasserra ha quello di aver messo al mondo l’attuale assessore regionale alle Attività produttive Michele. Anomalie economiche: il Molise produce per il Nord. Anzi, per la Lega magnona. ■

FORCHE CAUDINE Newslet ter – pagina 2

►COVER / DIEGO FLORIO, CHE BRAVO QUELL’ATTORE di Alex Neumann_

Reduce dal successo teatrale a Roma, ecco chi è l’astro nascente campobassano

Ha confermato tutta la sua bravura anche a Roma. A metà aprile è stato il protagonista (assoluto) dello spettacolo "L'autodafè del camminante", omaggio al sindacalista molisano Arturo Giovannitti, per la regia di Stefano Sabelli. Diego Florio è tra gli attori più preparati e promettenti della nuova generazione molisana. Al teatro “Lo Spazio” di San Giovanni, in via Locri, traversa di via Sannio, molti molisani sono accorsi per applaudirlo. Lo spettacolo ha guadagnato positive segnalazioni anche sui quotidiani “Il Messaggero” e “Il Manifesto”. “Da quando è partito questo progetto, ho sentito l'esigenza di farlo andare oltre i confini regionali, per un semplice fatto: la storia di Giovannitti è vero che la storia di un molisano, ma sarebbe riduttivo circoscriverlo a questo - racconta Florio che interpreta il sindacalista di Ripabottoni, che negli Usa ha rischiato di finire ingiustamente sulla sedia elettrica, salvato grazie alla sua colta autodifesa in lingua inglese. “La storia di Giovannitti è la storia di un grande uomo, di un grande italiano – continua Florio. “La sua vicenda è la vicenda di tutta l'umanità, di tutte le persone che credono in valori importanti che oggi nel nostro tempo sono venuti meno. Dall'inizio sapevo che questo spettacolo avrebbe dovuto fare della strada”. Florio, campobassano, si è laureato nel 2004 presso l'Accademia nazionale d'arte drammatica di Roma. Ha interpretato ruoli da giovane protagonista, diretto da registi come Lorenzo Salveti, Luca Ronconi, Walter Pagliaro, Walter Manfrè, Mario Missiroli, in opere di Euripide, Sara Kane, A. Schnitzler, Sofocle, Racine, Aristofane, Plauto, Gombrowitz. Ha lavorato nella soap “Un posto al sole”, passaggi quasi obbligati per giovani attori, mentre al cinema ha recitato in “Vallanzasca, gli angeli del male” con Kim Rossi Stuart per la regia di Michele Placido, “Cado dalle nubi” di Gennaro Nunziante con Checco Zalone, “Sexum superando” di Marta Bifano con Micaela Ramazzotti sulla storia di Isabella Morra, poetessa lucana del XVI secolo. Ora è nel cast di “Romanzo di una strage”, l’ultimo film di Marco Tullio Giordana, con Valerio Mastandrea, Pierfrancesco Favino, Michela Cescon, Laura Chiatti e Fabrizio Gifuni, che racconta la vicenda di Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico milanese, e del commissario Luigi Calabresi. Diego Florio interpreta un giovane celerino in lacrime. È l'agente che riferisce al commissario Calabresi della morte del suo collega, Antonio Annarumma, ucciso a sprangate in uno scontro tra forze dell'ordine e manifestanti. La sua scena è all’inizio del film.

Il regista milanese, autore di capolavori del nostro cinema come “Maledetti, vi amerò” (1980), “Pasolini, un delitto italiano” (1995) e “I cento passi” (2000), ha avuto parole di elogio per l’attore campobassano. “La sera in albergo, mentre chiacchieravo con parte della troupe, è arrivato Marco Tullio che mi ha spiazzato – racconta Florio. “Ha detto una cosa che non mi aspettavo: ‘Questo ragazzo è veramente molto bravo, eh! Sei molto bravo’”. Una carriera destinata a successi sempre più esaltanti. Del resto i molisani sul grande schermo non mancano, tra le ultime generazioni basta ricordare Elio Germano, genitori di Duronia, o Alessandra Mastronardi, padre nato ad Agnone e cresciuto a Napoli, prima di trasferirsi a Roma. Ma anche Sergio Castellitto ha padre campobassano. Florio deve molto ad un altro molisano, Stefano Sabelli, l’attore e regista che ha aperto il Teatro del Loro a Ferrazzano. “Lui ha creduto in me dagli esordi e non mi ha mai negato uno spazio in cui poter lavorare – racconta Diego. “In Molise abbiamo un forte ritardo culturale in questo senso. Mentre i teatri chiudono, Stefano ha avuto il coraggio di aprirne uno”. Diego Florio ha recitato nella versione itinerante di “Romeo e Giulietta”, con la regia dello stesso Sabelli, e in “Tamburi di guerra” del 2011, che – anticipa Sabelli al nostro giornale – l’anno prossimo potrebbe approdare a Roma. ■

FORCHE CAUDINE Newslet ter – pagina 3

►IL PERSONAGGIO / I 90 ANNI DI UMBERTO TACCOLA di Antonella Cifelli_

I suoi quadri sono tra i più diffusi nelle case dei molisani. Ha ritratto tutti i paesi della provincia di Isernia

Nel 1982, a sessant’anni, ha compiuto un viaggio straordinario: 540 chilometri a piedi per visitare e disegnare i cinquantadue paesi della provincia di Isernia. Un’impresa unica, a suo modo. Umberto Taccola, pittore livornese vissuto per quasi trent’anni - fino al 2009 - ad Isernia, ha compiuto novant’anni nei giorni scorsi a Posada, in Sardegna, dove oggi vive nel suo eterno peregrinare. Nato a Livorno l’8 aprile 1922, “poco prima della rivoluzione fascista che non sono riuscito ad impedire”, sottolinea con ironia toscana, è fuggito dalla città natale per non entrare in seminario. E’ finito a Fucecchio, la patria di Indro Montanelli, dove ha vissuto gli anni giovanili per poi, da viaggiatore instancabile, finire anche in Canada, dopo essere stato prigioniero di guerra per tre anni in Tunisia e in Algeria. Nel Nord America, grazie ad un’amicizia, s’incuriosì del Molise, fino a trasferirsi ad Isernia e a viverci per quasi tre decenni. Racconta: “In Canada ebbi a che fare con un molisano. Con lui collaborai a giornali di lingua italiana. Quando rientrai in Italia, con cittadinanza canadese, fu lui a farmi conoscere il Molise. Nel momento della decisione di rimanere, io (toscano) e mia moglie (abruzzese) cercammo un territorio neutrale per vivere. Decidemmo così per il Molise”. Apprezzato disegnatore e poeta, le sue opere, anche in forma di stampa, finiscono in tantissime case molisane. Tanti emigrati non rinunciano a quei quadri che immortalano il paese d’origine. Ma nel suo curriculum non mancano le caricature, che includono anche personaggi molisani, nonché gli acquerelli prodotti per illustrare volumi di fiabe pubblicati dall’editore Cosmo Iannone di Isernia. Ed ancora le illustrazioni per l’Homo aesernensis, alla base di un celebre calendario. Il tour compiuto nel 1982 nei cinquantadue centri della provincia, raffigurato in suggestivi pannelli a china, rimane però il fiore all’occhiello. “Era un anno particolare – racconta - era l’anno internazionale dell'anziano e io compivo sessant’anni. Era l’ottavo centenario della nascita di Francesco d'Assisi. Inoltre, ero diventato nonno. Così decisi che bisognava fare qualcosa di eccezionale in mezzo a tutte quelle eccezionalità. Percorsi circa 540 chilometri per visitare e disegnare i paesi della provincia di Isernia. I disegni furono poi esposti al Palazzo della Provincia in una mostra che riepilogò l’impresa”. Oltre ad aver raffigurato il Molise, ha inventato la “Filatemia”, un’originale filatelia, nonché l’Italianico, idioma di supporto in difesa della lingua italiana.

“Sono sempre stato uno spirito nomade – disse in occasione della cerimonia pubblica d’addio al Molise. “Il luogo in cui mi sono fermato più a lungo è stato Isernia. Quando sono giunto in questa terra, nel 1980, l’ho subito amata e ho deciso di restarvi. Vado via solo perché a ciò mi costringono gli accadimenti della vita. Ma conto di tornare ogni tanto”. ■

▲Un calendario per la pro loco di Isernia.

FORCHE CAUDINE Newslet ter – pagina 4

OPPORTUNITA’

►BANDI 1 / MOLISE, FONDI PER SCELTE “VERDI” di FC_

La Regione Molise supporta progetti per l'uso di tecnologie pulite nelle piccole e medie imprese. Il bando è per aziende iscritte alle Camere di commercio molisane nonché a chi si impegna, in sede di presentazione della domanda, ad attivare un’unità stabile nel Molise entro la data prevista nel provvedimento, mantenendola attiva non meno di 5 anni. Il bando sostiene investimenti in tecnologie pulite supportate anche da servizi di “life cycle assessment” (analisi del ciclo di vita), sistemi, tecnologie e impianti (esclusi quelli per produrre energia) per la riduzione di inquinamento acustico, emissioni inquinanti in atmosfera e in acqua, carichi massimi ai sistemi di scarico degli impianti, modifiche tecnologiche al ciclo produttivo con riduzione della produzione dei rifiuti e per introduzione, implementazione, certificazione e/o registrazione di qualità ambientale su prodotti e/o sistemi di gestione. Spese agevolabili "in equivalente sovvenzione lorda" o in regime "de minimis" o in "regime di esenzione" secondo i seguenti massimali di aiuto: - costi per acquisto di macchinari, impianti ed attrezzature; per l'acquisizione di licenze per brevetti e/o di software finalizzati a gestione e/o riduzione di impatti ambientali; per l'acquisto di servizi di "valutazione del ciclo di vita"; per introduzione, implementazione, certificazione e/o registrazione di qualità ambientale: in regime di esenzione con intensità di aiuto pari al 25% per media impresa in area 87.3.c, al 10 % se media impresa fuori dalle aree 87.3.c, al 35% se piccola impresa in area 87.3.c, al 20% se piccola impresa fuori dalle aree 87.3.c; in regime "de minimis'' con intensità di aiuto pari al 50%; costi di formazione del personale dipendente per il sostegno all'uso di tecnologie pulite: in regime "de minimis" con intensità di aiuto pari al 75%; in regime di esenzione con una intensità di aiuto pari al 75%. La soglia minima di spesa ammissibile deve essere di importo non inferiore a 40mila euro al netto di Iva. L'ammontare massimo delle agevolazioni concedibili non potrà superare 150mila euro. Domanda entro il 15 giugno 2012. Informazioni: www3.regione.molise.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/5611

►BANDI 2 / SOSTEGNO AL MONDO IMPRENDITORIALE di FC_

La Regione Molise ha varato un pacchetto per il sostegno agli imprenditori molisani. Le risorse, spiegano in Regione, ammontano a 28 milioni di euro. Il pacchetto prevede: “Incentivo alla capitalizzazione ‘Cinque per uno’”, fondo rotativo di 10 milioni di euro per l’accesso al credito; “Piccolo prestito ‘Mi fido di te’”, fondo rotativo di 3 milioni di euro per l’accesso al credito di micro imprese; “Iniziative per giovani aspiranti imprenditori” e piccole imprese. Tre filoni d’intervento: categoria A per micro, piccole e medie imprese esistenti. Programmi ammissibili: investimenti riconducibili all’innovazione di processo e/o organizzativa candidabile ad imprese esistenti; categoria B per giovani di 18-35 anni che intendono costituire una società. Programmi ammissibili: investimenti in innovazione di processo e/o organizzativa; categoria C per micro, piccole e medie imprese esistenti. Programmi ammissibili: sostegno all'uso di tecnologie pulite nelle imprese esistenti per il contenimento di impatti ambientali. Il fondo ha una dotazione di 15 milioni di euro. Informazioni: www3.regione.molise.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/5620.

►BANDI 3 / PIANO DI COMUNICAZIONE PER I POR di FC_

La Regione Molise indice una gara con procedura aperta per ideazione e realizzazione di un piano integrato di comunicazione relativo ai Progetti dell’Unione europea POR FESR e POR FSE, i finanziamenti comunitari di sostegno allo sviluppo dei territori. Per la campagna triennale sono stati stanziati 900mila euro come base d’asta (vincerà il progetto con l’offerta più bassa). Comprende tutti gli strumenti di comunicazione: web, media relation, campagna pubblicitaria e organizzazione di eventi. Il target di riferimento è costituito dai potenziali beneficiari dei fondi: operatori economici, enti locali, associazioni di cittadini, associazioni socio-culturali, donne, giovani immigrati, gruppi di interesse, scuole. Nel piano di comunicazione, tra l’altro, è previsto che l’agenzia affidataria provveda a organizzare quattro convegni e seminari, un evento di chiusura del programma (nel 2015) e almeno un evento annuale per rendere conto dell’avanzamento dell’attuazione del programma. Le offerte dovranno pervenire entro le ore 13 del 23 maggio 2012 a mezzo raccomandata. Info: www3.regione.molise.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/5602.

FORCHE CAUDINE Newslet ter – pagina 5

►ARTE / CASACALENDA, LE NOVITA’ “KALENARTE” di Giovanna Raspa_

Con il titolo “Il disegno del tempo” a Casacalenda in mostra le opere di Stefania Fabrizi e Susanne Kessle presso il museo all’aperto “Kalenarte”. A cura di Lorenzo Canova, Massimo Palumbo e Iole Ramaglia.

“Kalenarte”, museo all’aperto di Casacalenda, costituisce dal 1990 una meta immancabile per appassionati ed artisti. Un progetto, “Kalenarte”, che rilegge luoghi trascurati o anonimi del paese attraverso la lente del rapporto Arte-Architettura, facendo in modo che il territorio torni in questo modo a raccontare nuove storie, sprigionando la forza poetica, insita nei luoghi. Fortemente voluto dall’architetto Massimo Palumbo , promosso e sostenuto dall’associazione culturale “Kalenarte” e dal Comune di Casacalenda, il progetto “Kalenarte” recupera ed esalta spazi dimenticati, facendo sì che la scultura se ne riappropri e con leggerezza ed eleganza inglobi parte di essi esaltandoli ed armonizzandoli. Artisti emergenti di qualità e artisti già affermati, si sono lasciati emozionare ed ispirare dagli scorci di questo piccolo borgo, dai suoi boschi, dai suoi abitanti e hanno contribuito con le loro opere a fare di Casacalenda un centro qualificato di ricerca d’arte nel campo del linguaggio delle arti visive. Tra gli artisti presenti a “Kalenarte” spiccano Hidetoshi Nagasawa, Costas Varostos, Carlo Lorenzetti, Adrian Tranquilli, Fabrizio Fabbri e molti altri. Nel 1997, grazie all’esperienza di “Kalenarte”, viene anche inaugurata la galleria civica intitolata a Franco Libertucci, artista di Casacalenda, personaggio e figura significativa del panorama artistico nazionale. La galleria civica accoglie oggi le opere che provengono principalmente dalle donazioni degli artisti ospitati nel Museo all’Aperto, alle quali hanno poi fatto seguito altre provenienti da artisti che, venuti a conoscenza di questo ambiente culturale dinamico, ne desideravano far parte. Oggi a distanza di vent’anni “Kalenarte” e il suo progetto vanno oltre e nuove pagine, nuove storie, si vanno a scrivere. Ora nella linea della sua tradizione ormai ventennale, il progetto di arte contemporanea “Kalenarte” di questa edizione è dedicato a due artiste di provenienze e formazioni diverse: Stefania Fabrizi e Susanne Kessler che hanno concepito ciascuna un’opera site specific, due installazioni permanenti all’aperto che dialogheranno con il paesaggio e con il tessuto urbano di Casacalenda. Il titolo di questa edizione, “Il disegno del tempo”, vuole alludere al disegno come elemento che unisce il lavoro delle due artiste, sia nel senso della progettualità sia come forma di espressione autonoma per la creazione e la realizzazione delle opere.

L’idea del disegno del tempo vuole riferirsi anche a quell’idea di tracciato storico e antropologico e al senso di continuità tra passato e contemporaneità che stanno alla base del progetto “Kalenarte”: come se il tempo stesso avesse disegnato il territorio di Casacalenda e la sua memoria, la sua storia umana e sociale e come se le artiste avessero intuito le trame e gli orditi di quel disegno riscoprendole nel loro lavoro, disegnando il tempo e allacciandosi così alla storia del luogo per ritrovare frammenti della sua anima segreta. Stefania Fabrizi, che collabora con l’Università del Molise come docente di disegno e attività espressive, ha concepito un’opera dedicata al gioco e all’infanzia di Casacalenda, un mosaico a parete con una bambina che gioca a palla, disegnata sul muro come un’ombra vibrante e chiara del ricordo e del presente che trascorre, una presenza lieve fatta di tessere di pietra chiara e d’oro in dialogo con le case e i muri, con la storia e il futuro, con la luce e il passaggio delle stagioni nell’antico centro molisano. Per “Kalenarte” Susanne Kessler ha invece immaginato un’installazione vista come una sorta di affaccio che lega il territorio cittadino e la sua campagna circostante, un’opera dove una piramide leggera e quasi impalpabile vuole creare una nuova energia di sacralità che unisce il passato e il presente, una sorta di punto di raccordo tra il celeste e il terreno che si evidenzia anche nella pianta di Casacalenda impressa sulla ceramica, intreccio complesso di trame e di segni vibranti che svelano il respiro delle vite nascoste nei meandri delle vie e delle piazze in un’antica e intensa relazione con la natura del luogo. Informazioni: www.kalenarte.it, tel. 0874 841237 (Comune di Casacalenda).

FORCHE CAUDINE Newslet ter – pagina 6

►NOTE / PIACERE, MICHELA DI CIOCCO (“FRIDA NERI”) di Alex Neumann_

E’ originaria di Vastogirardi, in provincia di Isernia, anche se è nata a Formia (il 29 settembre 1981), cresciuta nell’alto Molise e ora stabilitasi nelle Marche, dopo aver fatto l’università ad Urbino. Michela Di Ciocco, cognome molisano doc, cantautrice emergente dopo aver vinto il concorso nazionale “Augusto Daolio” a Sulmona (l’Aquila) poco più di un anno fa e aperto un concerto dei Nomadi nella loro Novellara, ha scelto il nome d’arte Frida Neri affinché il suo progetto professionale possa decollare definitivamente. Una gavetta lunga, fatta di esibizioni dal vivo e dei generi musicali più diversi dal reggae al grunge, dal rock femminile anni ’90 al blues, dalla musica cantautorale italiana fino al jazz. Differenti, di volta in volta, anche le formazioni (chitarra acustica, chitarra elettrica, basso e batteria), dal duo acustico di due chitarre e voce a quello formato da chitarra e contrabbasso, fino al quartetto di due chitarre, vibrafono e basso acustico. Cantautrice, autodidatta per quanto riguarda il canto (ma da un anno e mezzo studia canto lirico con l’insegnante e cantante d’opera Letizia Sciuto), è cresciuta di esperienza in esperienza: nel 2007 il “premio della critica” nell’ambito del festival “Fuoritempo” di Fabriano; l’anno dopo il quarto posto nel concorso “Sanremo rock” a Roma, stesso piazzamento al concorso “Territorio musicale” ad Urbino e secondo posto nel contesto di “Musicando”, manifestazione a favore della musica emergente locale. Sempre nel 2008 interpreta brani nella colonna sonora di Mario Mariani per il film “L’ultima stella”. Nel 2009 l’esibizione allo storico “Velvet” di Rimini e la partecipazione ad “Imola in musica”, l’anno seguente il capodanno in piazza a Fano, ora l’uscita del primo Ep, composto da cinque brani:

dalle ambientazioni visionarie di "Alle Soglie dell’aurora" alla drammaticità di "Sara Sottile", dall’analisi dell'amore in tutte le sue sfumature di "Al matrimonio" alla più introspettiva "In trasparenza" fino al viaggio e alla continua ricerca di "Siberiana". Lo scorso 17 aprile si è esibita al "The Place" di Roma, alternandosi con la cantautrice italo-inglese Rosita Kèss, riscuotendo grandi consensi. Il 21 aprile è stata la volta dell’Hotch Potch di Isernia, in duo con Antonio Nasone.

►GLI AMICI DI “FORCHE CAUDINE” / VALENTINA DI PAOLA di FC_

Sta lavorando con Luca Argentero in un film di Marco Risi che si dovrebbe chiamare "Cha cha cha", l’attrice Valentina Di Paola, alla ribalta nell’ultima edizione di Miss Italia nel mondo quando, rappresentando gli italiani d’Argentina, è giunta seconda. Nata a Mendoza nel 1989, proviene da una famiglia con origini molisane di Agnone (Isernia). Valentina sarà in Italia per almeno due anni, impegnata come attrice e modella. Ha conosciuto “Forche Caudine” grazie al dinamico segretario dell'associazione, Gabriele Di Nucci, romano con origini capracottesi. I due non hanno rinunciato alla foto di rito.

FORCHE CAUDINE Newslet ter – pagina 7

FLASH

►ROMA / PRESENTATO “PERCORSO SICUREZZA” MOLISANO di FC_

Presso il Centro Tecnopolo Tiburtino è stato illustrato a Roma il progetto che mira a mettere in sicurezza un’area molisana mediante “safety control”, “safety way”, “safety air” ed “energy saving”. Attraverso nuove tecnologie (telecamere, totem, centraline) si rafforzerà il controllo per prevenire incidenti, furti, inquinamento, ma anche abuso di alcool da parte dei ragazzi. Quattro le amministrazioni coinvolte, rappresentate a Roma dai sindaci Renata Cicerone (Sesto Campano), Nicolina Del Bianco (Macchia d’Isernia), Luciano Perna (Pettoranello) e Giuseppe Vecchiarino (San Pietro Infine). Presente l’assessore Di Sandro.

►CHIAUCI / DIGA, DAL 2013 IL SECONDO INVASO di FC_

Sono partiti lo scorso 26 marzo i lavori per il secondo invaso (per 9,4 milioni di metri cubi, pari ai due/terzi del totale) della diga di Chiauci. Il primo invaso ha portato, nel luglio 2011, ad un accumulo di 4,7 milioni di metri cubi, pari ad un/terzo dell'invaso totale di 14 milioni di metri cubi. L’accumulo viene utilizzato per l'emergenza idrica estiva.

►SCAPOLI / VIA A PROGETTO SULLA ZAMPOGNA di FC_

Il Comune di Scapoli (Isernia) sta per affidare il servizio di ricerca etnocoreografica sulla zampogna molisana. Obiettivo: salvaguardare il patrimonio immateriale cercando da una parte di collegare la zampogna all’ambiente esterno, dall’altra di approfondire le conoscenze sull’uso della zampogna nelle danze tradizionali molisane e analizzare le intercommissioni con i cambiamenti socio-economici-culturali avvenuti nel mondo contadino pastorale.

►RICCIA / I PROSSIMI APPUNTAMENTI DI GIUSEPPE MOFFA di FC_

Continua il tour “Non investo in beni immobili” di Giuseppe Moffa. I prossimi appuntamenti: domenica 29 aprile a San Vito dei Normanni (Brindisi); 30 aprile a Jelsi (Campobasso) alle ore 22.30 presso il bar D'elizia”; 1 maggio a Campobasso, a piazzetta Palombo alle ore 21. Con lui: Primiano di Biase al piano, Domenico Mancini al violino, Vincenzo Gagliani al tamburello.

►AGNONE / TRANSUMANZA, EMOZIONE MILLENARIA di FC_

Dal Parco nazionale del Gargano all´Alto Molise per rivivere il ritorno dei pastori dalla Puglia al Molise e all´Abruzzo. A proporre la straordinaria emozione è l´associazione “Terra Osca” di Agnone guidata da Nicola Mastronardi e Danilo Di Nucci. Il viaggio si svolgerà dal 19 al 26 maggio 2012 lungo il grande tratturo Celano-Foggia, Per maggiori informazioni sull’itinerario: www.terraosca.it.

►RIPALIMOSANI / MOLISANA AI VERTICI CdC ITALO-AMERICANA di FC_

Raffaella Granitto, originaria di Ripalimosani, è stata nominata nel consiglio di amministrazione della Camera di commercio italo-americana degli Usa. Sarà tra le organizzatrici del 125mo Gala che si terrà a New York il 16 novembre 2012.

►FROSOLONE / POESIE IN RICORDO DI ROMEO LESTI di FC_

►Frosolone, largo Vittoria

L’associazione “Amici di Romeo” promuove la XIV rassegna di poesia in ricordo del medico Romeo Lesti. L’evento avrà luogo l’11 agosto 2012 a Frosolone (Isernia). Il concorso, a tema libero, è articolato in quattro sezioni: la “A” è riservata agli alunni delle scuole elementari e materne , la “B” agli alunni delle medie, la “C” delle superiori (partecipazione gratuita). La “D”, riservata ad appassionati di ogni età, richiede una quota di partecipazione di 10 euro. Il termine per l’invio degli elaborati è il 15 giugno 2012. Sono previsti premi in denaro. Informazioni: tel. 0874-899845, [email protected].

FORCHE CAUDINE Newslet ter – pagina 8

EVENTI

►ROMA / GIORNATA CULTURALE CON IL MONTENEGRO di FC_

Una giornata romana all’insegna del Montenegro, lo Stato balcanico che è quasi di fronte al Molise. Con una presenza prestigiosa: il primo ministro montenegrino Igor Lukšić. L’occasione è la presentazione del suo libro di poesie intitolato “Il libro della paura”, edito dalla romana Qulture Edizioni. L’appuntamento è fissato a Roma per giovedì 10 maggio 2012, dalle ore 19. Ancora non definita l’ubicazione, per cui gli iscritti di “Forche Caudine” riceveranno apposita comunicazione. Saranno presenti: Sergio Barbanti (ambasciatore d’Italia in Montenegro), Vojin Vlahović (ambasciatore del Montenegro in Italia), Franco Frattini (già ministro degli Affari esteri e presidente della Fondazione Alcide De Gasperi), Gianni Pittella (vicepresidente vicario del Parlamento europeo e presidente della Fondazione Meseuro), Giuseppe Papaleo (presidente dell’Istituto alti studi euro mediterranei), Teresa Albano (docente di lingua e letteratura italiana presso l’Università del Montenegro), Pierpaolo Grezzi (Qulture Edizioni), Valen-

▲ Igor Lukšić, primo ministro del Montenegro.

tino Zeichen (letterato). Modera Giampiero Castellotti (giornalista e presidente dell’associazione “Forche Caudine”).

►ROMA / IN PREPARAZIONE L’INCONTRO “ARGENTINO” di FC_

Torcuato Di Tella, l’ambasciatore argentino in Italia dal 17 settembre 2010, è originario di Capracotta (Isernia), come si evince del resto dal suo cognome. Nato a Buenos Aires il 29 dicembre 1929, ha studiato ingegneria industriale a Buenos Aires e sociologia all’Università di Columbia (New York) e di Londra. È professore emerito all'Università di Buenos Aires. Specializzato nello studio comparativo dei sistemi sociali e politici dell’America Latina, ha pubblicato numerosi testi su tale tematica (tra cui “Historia de los partidos políticos en América Latina”, “Historia argentina”, “Política nacional y popular en México, 1820-1847”, “Los partidos políticos”. La sua “Sociología de los procesos políticos” è stata tradotta anche in italiano da Feltrinelli. Con suo fratello Guido, industriale e ministro degli Esteri per otto anni sotto il presidente Menem (1991-1999), ha fondato l'Istituto Torquato Di Tella, onorando il padre (nato a Capracotta nel 1892), uno dei più noti industriali argentini, inventore di una macchina impastatrice di grande successo. La sua scheda biografica dettagliata è anche su Wikipedia. La famiglia più recente ebbe origine da Tommaso Di Tella, suo bisnonno, anch’esso di Capracotta (morto nel 1860), con tre figli: Amatonicola, Salvatore e Cesare, che emigrarono in Argentina nel 1894, dove c’era il cugino, Carmine Di Tella, gioiellere, benestante, che li aiutò. Cesare, nonno di Torcuato e padre di Torquato, rimase in Argentina, gli altri due ritornarono in Italia nel 1900. Amatonicola ebbe cinque figli. Il primo, Giuseppe, fu professore universitario a Firenze. Il minore è stato appunto Torquato (suo padre).

▲ Torcuato Di Tella, originario di Capracotta, ambasciatore

d’Argentina in Italia.

Anche su giusta sollecitazione di numerosi nostri iscritti, tra cui alcuni suoi parenti, l’associazione “Forche Caudine” è in procinto di organizzare un incontro a Roma con l’ambasciatore. Vi faremo sapere presto

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►MOSTRE / L’ISERNINO LAURELLI ESPONE A MOLFETTA di FC_

Resterà aperta a Molfetta (Bari) fino al 28 aprile "Assolo2", l'ultima mostra personale di Antonio Laurelli. Nato a Isernia nel 1943, residente da anni a Bari dove ha insegnato presso il liceo artistico, espone una selezione delle sue migliori opere realizzate dal 2003 ad oggi. L'evento, inaugurato dal sindaco Azzollini, è promosso alla Sala dei Templari, in piazza Municipio. “Antonio Laurelli - riporta la recensione curata dall’artista Leonardo Basile - ha al suo attivo innumerevoli mostre e premi, tra cui significativo è il ‘Carlo Levi’, attribuitogli per la notevole professionalità artistica e per l'impegno civile nella società meridionale. La straordinaria simbiosi tra colore, forma, simbolismo, e comunicazione di Laurelli vivifica la scenografia concettuale di molte opere, creando un'atmosfera di brillante dinamismo e elevazione spirituale. La grande meraviglia nella pittura di Laurelli è nella sua "tecnica" volta alla comunicazione. Tecnica precisa, chiara, legata direttamente alle sue idee e alla rivelazione e rappresentazione dell’"oggetto", la nostra immaginazione si incammina per vie piuttosto impervie verso la ricostituzione di questo oggetto. Il viaggio dell’umana fantasia è ricco di inaspettati incontri e possibili approdi, ma inutilmente: l’approdo ci è vietato. L’accanimento e l’impegno per conquistare l’oggetto si ripetono fino all’inquietudine più si ripetono, più il desiderio aumenta tanto più l’oggetto si allontana. Una continua metamorfosi trasforma l’immagine che via via svanisce, che l’artista Laurelli ami l’oggetto-pittura lo si capisce dalla cura, dalla chiarezza tecnica che usa nel renderlo. L’oggetto rimane misterioso, imprendibile”.

▲Antonio Laurelli, artista isernino che vive a Bari. ▼Un’opera di Laurelli.

►LIBRI 1 / LA CUCINA MOLISANA DI NADIA VERDILE di FC_

Si chiama “Molise. Radici e sapori” il libro di Nadia Verdile, scrittrice di origini molisane che vive a Caserta. Il volume è uscito da qualche settimana con la casa editrice lucchese Maria Pacini Fazzi, collana “Mangiari”. Il libro, come racconta l’autrice, ha origine nel ritrovamento tra le carte di famiglia di alcuni quaderni di una sua prozia, nata nel 1880, con le ricette della tradizione, ma anche di sua sperimentazione. “Nato con l’intento di rendere omaggio ad una regione ai margini delle cronache quotidiane – si legge - preservata dagli abusi e ancora poco conosciuta, il volumetto contiene ricette dell’antica tradizione culinaria molisana”. Tra le chicche non mancano “scapece”, “scattone”, agnello, zuppe marinare della costa, marmellate di fichi e di more, sciroppi, liquori. Ancora una volta i contributi più significativi alla cultura regionale, compresa quella enogastronomia, partono da fuori regione. Confermando il Molise terra di emigrazione.

►LIBRI 2 / IL “TRESSETTE” DELLA SCUOLA DI BONEFRO (CB) di FC_

Nicola Vaccaro, di Bonefro (Cb), è uno dei massimi esperti di tressette, gioco tra i più creativi, educativi e socializzanti. Come abbiamo anticipato nello scorso numero della Newsletter, ha pubblicato il libro “Il Tressette”, concepito sia per insegnare il gioco ai neofiti sia per migliorare le abilità e sviluppare la passione di chi è già buon giocatore. Si può considerare un punto di riferimento e la base chiara ed essenziale che risponde alla finalità principale del gioco ossia quella di fare più punti per vincere, eliminando il pregiudizio che considera la fortuna prevalente sull'abilità. Il libro può essere visto, commentato e/o acquistato sul sito www.ilmiolibro.it (Vetrina) o ordinandolo nelle librerie Feltrinelli.

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►CARPINONE-SULMONA / IL TRENO DEI MONTI DEL SUD di Flavio Brunetti_

Riceviamo dal bel sito “Altritaliani”, prodotto da italiani a Parigi, uno scritto del molisano Flavio Brunetti. Ne pubblichiamo uno stralcio, rimandando al sito (www.altritaliani.net) per la lettura completa.

Dopo la cosiddetta “Unità d’Italia” le linee ferroviarie del Regno erano quelle che correvano lungo la costa tirrenica e la costa adriatica e i treni servivano solo per trasferire velocemente al Sud le truppe del Nord al fine di reprimere barbaramente in numerose, sanguinose e orrende stragi le popolazioni meridionali ribelli al nuovo Stato. Quelle genti, che, dal 1861, avevano visto le ricchezze finanziarie, culturali e sociali depredate con la forza dai vincitori e portate al Nord e che stavano subendo, giorno dopo giorno, la depauperazione della loro pur misera terra, tentavano di ribellarsi alle imposizioni ed alle vessazioni del potere piemontese. Così protestava il deputato Francesco Proto, duca di Maddaloni. « Intere famiglie veggonsi accattar l’elemosina;… annullato il commercio; serrati i privati opifici. E frattanto tutto si fa venir dal Piemonte, persino le cassette della posta, la carta per gli uffici e per le pubbliche amministrazioni. Non vi ha faccenda nella quale un onest’uomo possa buscarsi alcun ducato che non si chiami un piemontese a sbrigarla. … burocrati di Piemonte occupano tutti i pubblici uffizi, gente spesso ben più corrotta degli antichi burocrati napoletani. Anche a fabbricar le ferrovie si mandano operai piemontesi i quali oltraggiosamente pagansi il doppio che i napoletani … Questa è invasione non unione! Questo è voler sfruttare la nostra terra di conquista. Il governo di Piemonte vuol trattare le provincie meridionali come il Cortez ed il Pizarro facevano nel Perù e nel Messico… » E i treni, che, scendendo trasportavano i soldati Piemontesi affamati di sangue o salendo venivano riempiti di giovani deportati dal Sud, erano simboli di morte o di disgrazia. Ma nel 1897, nel tentativo di dare un impulso all’economia regionale e in quello di creare un collegamento ferrato tra l’Adriatico ed il Tirreno, venne inaugurata la ferrovia Carpinone – Sulmona, che univa L’Aquila, Isernia, Venafro e Napoli. L’avevano costruita, naturalmente, i Piemontesi. Un geografo, anch’egli piemontese, Gustavo Strafforello, di quella linea già allora scriveva: « … la vaporiera spanderà per ora con poco profitto le sue capricciose volute di fumo in quei solitari altipiani e soltanto l’avvenire potrà apportare attraverso quei monti una più intensa corrente di traffico…» Ed aveva ragione perché purtroppo quei treni, da vuoti, o quasi, che erano sempre stati, servirono, poi, soprattutto a trasportare le povere genti abruzzesi e molisane nel porto di Napoli dove imbarcarsi per terre straniere a cercare ancora un tozzo di pane. Poi, di nuovo, tornarono ad essere vuoti o quasi. Oggi quella ferrovia è stata completamente abbandonata e solo ogni tanto, lungo di essa, si sente il fischio di un treno che torna da un lontano passato.

►Il castello “Caldora” di Carpinone, sorto nel X secolo sul fiume Carpino, fu raso al suolo nel 1223 e ricostruito nel XIV secolo per volere della famiglia D’Evoli, ampliato ed arricchito dal condottiero Giacomo Caldora nel XV secolo. Le famiglie feudatarie che abitarono il castello Caldora furono i Pandone, i Carafa, i De Regina, i Ceva Grimaldi e i De Riso. Recentemente l’edificio è stato restaurato e modificato, soprattutto nella divisione degli spazi interni, dai privati che vi risiedono. (foto ministero per i Beni e le attività culturali)

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►MEMORIE / CASACALENDA, PAESE SERENO di Sergio Bucci_

Dall’importante libro di Sergio Bucci uno spaccato sul mondo agricolo e le abitazioni rurali

Le abitazioni rurali presenti nel territorio comunale sono d’aspetto semplice e lineare, caratteristica comune è la pietra; rispecchiano insomma la povertà della nostra economia rurale. Oggi, quasi tutte abbandonate e taciturne, disseminate in una campagna altrettanto desolata, sono li a testimoniare solo le radici della nostra antica civiltà contadina. Esse, fino alla seconda metà degli anni Quaranta e primi anni Cinquanta, palpitavano ancora di vita. Francesco Iovine, nell'articolo “Casacalenda, paese sereno”, scriveva: “Da Casacalenda al mattino una processione interminabile di asini e muli, bisacce a traverso, bidente infisso nelle costole del basto andava verso la campagna seguiti dalle donne, dagli uomini che fumano....; la sera al tramonto il rivolo di uomini e di animali tornava indietro, le cucine a terreno si illuminavano delle fiamme che ardevano sotto i paioli, gli uomini su gli usci in attesa della cena scambiavano rade parole coi vicini intorno al lavoro del giorno: arare, seminare, mietere, trebbiare”. Vittorio Romanelli, settant’anni prima, nella sua “Memoria su l’organismo agrario del circondario di Larino” descirveva così la stessa processione : (....) I coltivatori poi pel lungo andare e venire dai loro campi ritornano mezzo rovinati alle loro case, dove la maggior parte per unico conforto trovano una magro vitto consistente per lo più in erba ed in una torta o pizza di granturco.... ... Molte volte discorrendo di questi fatti, ho concluso che molti cafoni non avrebbero nemmeno il tempo di spogliarsi e vestirsi anzi che di riposarsi, se volessero trovarsi la mattina seguente sopra luogo ad un'ora propizia alle faccende di campagna”.

Scipione Di Blasio (foto libro Sergio Bucci)

▲ I maestri delle scuole elementari di Casacalenda e alcuni docenti della Fondazione Caradonio Di Blasio (nel 1940). In piedi da sinistra: Salerno-Di Lalla, Antillo-Fratianni, Evelina Maiorino-Cerri, Fedele Fonzo-Corsi, Angelo Montagano, Ettore Corsi, Antignani (direttore), Giovanni Cerri, Luciano Corsi, Elisa Martino-Scocchera, Maria De Lisio-D’Attilio. Seduti: Giuseppe De Marco, Tina Furlani-Bacchiocchi, Annina Maria Scocchera, Antonietta D’Attilio, Tripolina Maria Scassera, Michele Massarella (foto libro di Sergio Bucci “Casacalenda, paese sereno: storia, arte, documenti, immagini, Cromografica Dotoli, San Severo, 2001).

Atti eterni di un immobile ciclo, regolato solo dall'alternarsi delle stagioni. Infatti contadini in inverno rimanevano oziosi, per cui si rintanavano “nei loro infelici tuguri, senza darsi a nessuna distrazione; il gioco della scopa ed il vino è l'unica loro ricreazione; girovagano per le strade, per le piazze per le cantine, aspettando generalmente che ritorni la primavera per darsi alle prime faccende di campagna...”. In passato i nostri contadini - cosi Iovine sempre nell’articolo – “hanno dissodato, costruito muri di sostegno, incanalato le acque, trasportato spesso a spalle, per interminabili giornate, la terra fertile su una porca scoscesa e sterile”. Dalle “Mascelle di terra”, nutrite con stenti e dolorose fatiche, essi riuscivano appena a ricavare l’indispensabile per sopravvivere. ... A fine Ottocento a Casacalenda i coloni costituivano circa il 60% della popolazione impiegata in agricoltura e lavoravano terreni presi in affitto con contratti stipulati quasi sempre solo verbalmente. I lavoratori della terra, così come gli altri operai che servivano ai proprietari sia essi galantuomini sia massari, si dividevano in bifolchi, garzoni, guardiani campestri e operai avventizi. A Casacalenda, come negli altri comuni del circondario di Larino, i primi guadagnavano in media 60 ducati l'anno, ossia 255 lire, ricevevano un tomolo di grano al mese, una caraffa di olio e un rotolo di sale; i garzoni, invece, un salario fisso tra i 20-25 ducati annui (tra 89 e 100 lire) e i generi di prima necessità come per i bifolchi; i guardiani campestri 4 ducati al mese (17 lire) ; gli operai avventizi dagli 8 ai 10 soldi al giorno ed un pasto con una pagnotta di pane di mezzo rotolo, ossia di 450 grammi.

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►SANITA’ / LINEE D’INDIRIZZO PER UN PIANO REGIONALE

►►►SEGUE Bucci

Casacalenda, paese sereno

di Umberto Berardo_

CAMPOBASSO - Nei giorni scorsi a Campobasso si è tenuto un incontro promosso dal coordinamento dei movimenti e delle associazioni sulla sanità nel Molise e sulle sue prospettive. Erano stati invitati i responsabili politici locali, gli amministratori, le organizzazioni sindacali ed il mondo associativo molisano, ma anche ovviamente i cittadini. Erano presenti dodici associazioni, un solo consigliere regionale, qualche medico ed infermiere, esponenti del sindacato e diversi organi d’informazione.

Ad essere sinceri all’appuntamento ci si aspettava una presenza ancora più numerosa di Molisani, considerato che l’organizzazione di un piano sanitario regionale interessa uno dei beni comuni più importanti di una comunità locale che è appunto la tutela della salute dei suoi abitanti. Quei cristiani, ad esempio, che sono scesi in piazza così numerosi a suo tempo per difendere l’esistenza della cosiddetta “Cattolica” nel Molise, oggi forse dovrebbero riflettere sulle modifiche di linea operativa che una struttura privata può assumere nel tempo e che quasi sempre sono dettate dalle logiche del mercato piuttosto che dai principi del bene comune; conseguentemente sarebbe auspicabile che in questo momento facessero sentire la loro voce in difesa di un pieno e reale diritto alla salute per tutti. Premesso che consideriamo la sanità pubblica come un’esigenza fondamentale per la garanzia di un pieno diritto alla salute per tutti, ci piacerebbe di conseguenza che l’intera cittadinanza si prendesse in carico la responsabilità di lavorare a tutti i livelli per difenderne l’organizzazione sul territorio della regione e per indicare le linee di indirizzo del piano sanitario. Se la via delle decisioni democratiche appartiene al popolo ed alle sue forme di rappresentanza, la prima cosa che non si può accettare è che una tale questione venga decisa da commissari che sono espressione oltretutto di poteri non eletti, ma di natura oligarchica e tecnocratica. ►►►

Vittorio Romanelli nella sua “Memoria” del 1879, sulle condizioni della classe agricola, precisa: “Il colono generalmente è solo a lavorare, mentre a mangiare concorrono i vecchi, spesso impotenti, la moglie e i figli che ancora non sono in istato da lavorare, per cui è ridotto sempre alle privazioni più forti con debiti che gli assorbono tutto il suo sudore. Se poi aggiungiamo le spese del vestire, della pigione di casa, del medico, del farmacista ed infine le usure, riducono il contadino, a fin d'anno, senza eccezione, debitore del proprietario, ragione per cui in certi paesi il cafone diviene gregge di pochi individui che se lo rigirano come vogliono nei loro bisogni e nei loro desideri, nelle loro volontà, molte volte assolutiste ed in non pochi paesi succede che il voto elettorale si dà a piacimento del proprietario da cui dipendono, o dai quali sono obbligati a ricorrere nelle loro emergenze, o consigli”. “Atti eterni di un immobile ciclo” che negli anni Cinquanta, nel bene e nel male, si sono fatalmente interrotti: l'emigrazione. il sogno americano, la certezza di un futuro migliore in terra straniera hanno depauperato la nostra campagna di forza-lavoro, mettendo in crisi secolari equilibri. Chi partiva finiva alla fine col chiamare anche la famiglia svendendo per pochi soldi anche la casa, facendo scempio del proprio brandello di terra... e non tornava più. Da qui il dissolvimento della proprietà, accentuato dal dilettantistico miraggio dell’industrializzazione degli anni Settanta. Oggi, nonostante si registri una certa ripresa con la modernizzazione delle poche aziende sopravvissute, il paesaggio agricolo locale rimane desolato; per questo le abitazioni rurali... (nei dintorni del paese Il Casino Vincelli,, il Casino Di Blasio, il Casinetto Vincenzo Marcogliese)... rappresentano l’unico filo della memoria con la realtà agricola del passato. Esse sono insomma il simbolo dell'identità culturale casacalendese e dell'origine terriera dei suoi signori che in età feudale hanno esercitato su queste terre, difficilmente accessibili, un dominio diretto finalizzato soltanto allo sfruttamento economico. La riscossa civile del Novantanove che segnò la prima grande svolta democratica della società locale, fu in realtà anche il primo forte scossone contro quell’assurdo relitto d'età barbarica che fu il feudalesimo. Un feudalesimo che per alcuni aspetti, purtroppo, si è mantenuto vivo per anni, sopratutto nella mentalità di alcuni amministratori i quali, imitando i don Eutichio di ioviniana memoria, pur alimentandosi col voto degli agricoltori non hanno impedito l'annientamento delle loro proprietà.

FORCHE CAUDINE Newsletter – pagina 13 ►►►SEGUE Berardo

►►►SEGUE Berardo

Il piano sanitario, allora, non può passare in Consiglio regionale solo per audizioni e pareri, ma di lì deve uscire con un confronto democratico e con un voto; diversamente sarebbe ancora una volta tollerata una sospensione grave della democrazia. È questo che dobbiamo sollecitare con una opposizione dura alla bozza di piano sanitario elaborata dai commissari e con l’indicazione di idee alternative alle quali per parte nostra proviamo a dare un contributo con le riflessioni di seguito schematizzate. Il fatto che in questi ultimi giorni circolino molti documenti di proposta dovrebbe far capire a tutti che il lavoro del coordinamento regionale, dei medici e dei cittadini non ha altro scopo se non quello di impedire che i servizi sanitari scivolino, come è già accaduto per altri, sulla china dell’inefficienza. La speranza, come abbiamo sollecitato nell’incontro di Campobasso, è che si costituisca un gruppo di studio capace di confrontare le idee all’orizzonte e di elaborare serie proposte alternative a quelle delineate nella bozza commissariale. Alcune linee di indirizzo auspicabili ci pare possano essere quelle di seguito elencate. Le rendiamo pubbliche solo per dare un modestissimo contributo alla riflessione, che ci auguriamo la più larga possibile. In sintesi si tratta di: 1. Caratterizzare una sanità equa ed indirizzata ai bisogni di tutti i cittadini. 2. Difendere e potenziare il servizio pubblico, ospedaliero e territoriale, qualificandolo e rendendolo pienamente efficiente. 3. Strutturare il piano sanitario in ragione delle reali necessità per la tutela della salute degli abitanti in relazione al contesto territoriale ed alle difficoltà dei movimenti logistici per il raggiungimento dei centri di soccorso immediato, diagnostici e di cura. 4. Organizzare conseguentemente i centri ospedalieri pubblici regionali, ridotti al momento nel numero, ma da attrezzare con personale e strutture capaci di garantire tutti i tipi di diagnosi e cura su un piano di eccellenza senza frammentare i servizi sul territorio e pensando a forme di ricovero più umane ad esempio con la possibilità di avere un familiare in camera degnamente allocato. 5. Pensare per il futuro ad una completa riorganizzazione territoriale della sanità nella regione con il rafforzamento del servizio di pronto intervento, di urgenza e di emergenza ed immaginando diagnosi e cura sul territorio per i problemi meno gravi e per quelli cronici e la presenza di un solo nosocomio pubblico di eccellenza nel capoluogo regionale per le acuzie, le diagnosi e le cure più complesse. 6. Procedere alle assunzioni del personale medico e paramedico nelle strutture sanitarie pubbliche unicamente per via concorsuale.

7. Assicurare l’integrazione con le strutture private solo per eventuali servizi di eccellenza non ancora presenti nei nosocomi pubblici. 8. Attuare campagne di informazione, di prevenzione e/o di educazione sugli stili di alimentazione e di vita più utili a conservare e recuperare la piena salute del corpo e della mente. 9. Creare in ogni comunità della Regione Molise la Porta Unica di Accesso ai servizi territoriali e quella di Unità di Valutazione Multidimensionale per prendere in carico i bisogni dei cittadini. 10. Far nascere i Presidi Territoriali di Assistenza facilmente raggiungibili da un gruppo di Comuni viciniori e che, oltre a garantire la diagnosi di base ed il primo soccorso, siano in grado di fornire team infermieristici su richiesta e visite specialistiche anche domiciliari, soprattutto a soggetti anziani o comunque non in grado di raggiungere le sedi dei Presidi stessi. 11. Assicurare a tutti i Comuni un servizio di guardia medica notturna ed uno diurno di almeno otto ore con team di medici ed infermieri operanti nelle diverse aree territoriali. 12. Diffondere sul territorio consultori e servizi pubblici di assistenza domiciliare e di riabilitazione. 13. Migliorare i servizi del 118 con l’utilizzo, rafforzando i sistemi di intervento anche con eliporti soprattutto nei casi gravi. 14. Ove la mancata presenza delle norme di sicurezza dell’edificio dovesse richiedere lo spostamento di reparti dal Cardarelli ad altre sedi, privilegiare strutture pubbliche anche presso altri nosocomi regionali o quelle private, ma sempre in via provvisoria, pensando al ritorno di tali reparti presso l’attuale sede del Cardarelli stesso ristrutturato secondo le necessità di un luogo di diagnosi e cura di elevata specializzazione.difenderne l’organizzazione sul territorio della regione e per indicare le linee di indirizzo del piano sanitario.

▲L’ospedale di Agnone (Isernia)

FORCHE CAUDINE Newslet ter – pagina 14

►LA STORIA / QUEL CONTADINO PER SCELTA di Giampiero Castellotti_

Un ragazzo friulano abbandona il lavoro d’ufficio e si dedica alla terra. L’abbiamo raggiunto per sapere…

Professione contadino. Oggi. Scelta ormai radicale. Controcorrente. Addirittura “coraggiosa”. Per tornare a vivere nella natura. Per stare meglio stando peggio. Per riscoprire il rapporto simbiotico tra uomo e ambiente. Per assaporare il sottile piacere della rinuncia. Fuori dal gruppo, dal consumismo, dalla frenesia, dall’intossicazione. E largo ad una forma di autosufficienza alimentare incentrata su uno stile di vita semplice, ai limiti del primordiale. E’ l’ardua strada scelta da un giovane friulano. All’anagrafe Devis Bonanni, classe 1984. Il fruttuoso ma liturgico lavoro di programmatore gli stava stretto. Così ha detto basta. Al bando la monotonia dei circuiti elettrici. Meglio l’impareggiabile spettacolo della terra. Con i semi che germinano e “i piedi nudi sul sentiero per parlare con gli antenati”, come racconta. Dapprima un orto di famiglia, rivitalizzato a vent’anni. Tre anni dopo la sfida totale, il varo di un’azienda agricola con un nome da monito: “Pecoranera”. Ovvero uscito dal gregge. Per una nuova e solitaria dimensione di vita. Eremitaggio, anarchia, ma anche ipersensibilità. Tutto su mille e cinquecento metri quadrati ereditati da nonno Lorenzo. Poi altri duemiladuecento acquistati per settemila euro. Più altri coltivati in concessione dai paesani. Sono trascorsi cinque anni da allora. Non senza difficoltà. Il freddo della Carnia, la moria degli animali, l’affronto del cervo. La calistegia e le altre piante infestanti. I capricci della serra, il cuore palpitante di un’esistenza speciale. Farina di mais, fagioli, patate, zucche, tutti prodotti da sudore vero. Le frittatone per cena, le patate bollite, l’insalata di radicchio. Ma anche pomodori, verdure, melanzane, uova offerte da cinque galline, preziosità biologiche vendute come eccedenze. La casetta di legno. Il pannello fotovoltaico. Solitudine, disavventure, incomprensioni. Vita non facile. Ma Devis non ha ceduto, ha ancora le mani sporche di terra. Anzi, le ha fatte imbrattare anche a qualche compagno d’avventura. E ha voglia di raccontare la sua esperienza. Prima in un blog (www.progettopecoranera.it). Poi in un libro di successo, “Pecoranera”, edito da Marsilio. “L’allevatore è da sempre un tipo strano – si legge a pagina 87 del libro. “Si possono notare certi personaggi che scorazzano per il contado a bordo dei propri trattori e affermare, con certezza matematica: quello ha delle vacche che lo aspettano da qualche parte. Non è una questione di silhouette, solitamente generosa, né dell’immancabile salopette verde marchiata mangificio tal dei tali. E’ piuttosto l’insieme di elementi invisibili a informarci che, senza ombra di dubbio, ci troviamo di fronte un allevatore. Nonostante ortolani e bovari calchino immancabilmente il medesimo territorio c’è una bella differenza tra le due categorie, e questi si fanno beffe delle storture degli

▲Devis Bonanni (foto Bosconauta)

altri, come gli altri delle loro. Io sono un contadino, nella figura – spero – così come sotto le unghie, dove potete trovare la terra sufficiente per crescere una pianta di pomodoro”. Devis si dice felice, racconta di aver trovato un equilibrio. Ricorda come, alzandosi ogni mattina, sa di essere libero di decidere cosa fare e cosa no. L’abbiamo raggiunto per saperne di più. Specie in un periodo ossessivamente contrassegnato dalla parola “crisi”. Dove la scelta di Devis è soprattutto un ammonimento. “Contadini di ritorno”. - Allora, giovane eroe, l’esilio può essere una risposta al momento che stiamo vivendo o è comunque una sconfitta? “L'esilio, più spirituale che sociale o fisico, è una conseguenza del navigare controcorrente – ci risponde il biondissimo friulano. “A modo mio sto interpretando necessità emergenti della nostra società, dal contatto con la Natura (scritta con la maiuscola) ad un benessere non più strettamente legato all'avere. La mia peculiarità sta nel fatto di aver messo insieme tanti aspetti del ‘cambiamento’ e di averlo vissuto in prima persona con una spolverata di poesia. Ma conosco molte altre persone che, come me, stanno apprezzando gli aspetti di un futuro che in questo presente ha il sapore di marginalità”. - E come ci si pone di fronte alla “decrescita felice”? In fondo il libro “Pecoranera” è un trattato sul piacere della rinuncia... “La rinuncia è stimolante nel senso che mi ha spinto a ristrutturare le mie abitudini. Un caso esemplificativo è stato l'abbandono all'auto in favore della bicicletta e dei mezzi pubblici. Senza un motore sotto il sedere si va più lenti e si arriva meno lontano ma questo ci permette di rivalutare ciò che sta vicino, di riflettere sulle mete e la loro importanza, di spostarci con maggiore intelligenza. Certo, se la rinuncia e la decrescita sono di pochi, si finirà per essere discriminati da una realtà che viaggia ad altre

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velocità, ma se abbiamo visto giusto sarà più facile cambiare per scelta che per necessità”. - E il futuro complessivo dell'agricoltura italiana? Quali dovrebbero essere le strade da percorrere? “La mia è una risposta da profano dell'agricoltura professionale. A mio parere, gran parte delle storture della nostra filiera alimentare sono conseguenza della distanza tra chi produce il cibo e chi lo consuma. In mezzo ci sta di tutto, dal lucro alla mistificazione alimentare. Dobbiamo riuscire ad accorciare la filiera, le persone devono sapere dove e come viene prodotto il cibo. Un ottimo esempio sono i Gas, i gruppi d’acquisto. Se ciò non è possibile nelle grandi città, realizziamolo almeno nei piccoli centri. Il secondo punto, strettamente correlato, è la tradizione alimentare che è sempre stata legata al mondo agricolo circostante. Se nessuno mangia più la polenta, se i giovani non sanno che si fa con la farina di mais e non con quella di frumento, come potrò pensare di coltivare un prodotto sano e legato al territorio? L'agricoltura non è un settore come gli altri e proteggerlo da contaminazioni internazionali non dev’essere un tabù. Il mio sogno è però un altro: che la gente scelga di mangiare locale per intelligenza, cultura e sensibilità”. -Per finire una simpatica tiratina di orecchie: quando racconta nel libro del viaggio in bici dal Friuli alla Sicilia, cita tutte le regioni “saltando” dall’Abruzzo alla Puglia. E quella manciata di chilometri molisani? Lo sa che forse il Molise è la regione italiana più simile alla sua Carnia, montuosa, un po’ dimenticata, terra con il primato d'emigrazione e soprattutto con gente dalle analoghe caratteristiche rispetto a quelle da lei descritte? “Accidenti, avete proprio ragione! Chiedo perdono, forse mi è sfuggito il riferimento al Molise perché non vi feci tappa, mi svegliai la mattina in Abruzzo per approdare poi a San Severo. Però tra le foto ne ho una molto bella della costa molisana da Termoli, giusto? Se ben ricordo! Accidenti, la memoria mi fa brutti scherzi ma vi posso assicurare che ho molto in simpatia i luoghi dimenticati da Dio, come la mia terra, la Carnia e come so essere appunto il Molise”. - La Carnia… “La mia terra, come la vostra, è stata vittima di una violenta crisi demografica. Mia nonna racconta che il suo paese natale contasse quasi mille anime mentre oggi vi restano solo centocinquanta persone, per lo più anziani. A fondovalle la situazione è migliore e alcuni comuni contengono le perdite. Ma su una regione che conta almeno sei vallate principali e decine di paesi rimangono solo 45mila abitanti, come una cittadina della pianura. Lo sviluppo è fatto a suon di contributi, superstrade ed elettrodotti. Tempo fa volevano costruirci una bella autostrada: per favorire l'arrivo dei turisti - dicevano loro, per farci arrivare più comodamente ai loro centri commerciali - penso io. Credo che un territorio perda la

sua gente nell'istante in cui la sua gente perde il significato di abitarlo. Dunque, oltre al cosiddetto sviluppo, dovremmo concentrarci su questa ricerca di significato, di un legame autentico che può esprimersi solo con attività economiche, ma anche di sussistenza, legate alle risorse proprie della montagna: agricoltura, piccolo allevamento e cura del bosco, anche la caccia se volete (se lo dice un vegetariano…). Lavori umili, ma che danno una risposta alla domanda fondamentale: che ci faccio qui? Cosa ho attorno a me? Cos’è questa Natura che mi circonda? E' solo un bel quadro o è qualcosa con cui posso interagire, che fa parte di me, di cui io stesso faccio parte? Ho riscoperto tutta questa poesia di abitare la mia terra quando per la prima volta mi curai di un orto e di un campo di patate e fagioli…”. La sfida di Devis: vivere altrimenti è possibile. ■

▲Devis Bonanni (a sinistra) con altri due amici nella foto di Bradipodiario. Il ragazzo friulano è stato definito “contadino di ritorno”. Lui ama citare una massima del filosofo H.D. Thoreau: “Un uomo è ricco in proporzione alle cose di cui può fare a meno”. Nella mia esperienza, dice, ho verificato la profonda verità contenuta in queste parole.

FORCHE CAUDINE Newslet ter – pagina 16

►A PARER MIO / LA SOLUZIONE 33% di Fabio Scacciavillani_

Fabio Scacciavillani, nato a Campobasso, noto economista, lavora al fondo sovrano dell’Oman dopo pluriennali esperienze internazionali. E’ tra i fondatori di “Forche Caudine”. Collabora al Fatto Quotidiano. Sarà ospite del programma “Piazzapulita” (La 7) giovedì 10 maggio.

Milena Gabanelli, in una delle ultime puntate di “Report”, ha proposto di tassare il prelievo del contante al 33%. Proviamo ad immaginare cosa succederebbe se si decidesse di implementare una tale misura. Il giorno stesso che venisse presentato il disegno di legge (senza nemmeno aspettare la presentazione in Parlamento) milioni di risparmiatori si precipiterebbero a ritirare i tutti i risparmi dalla banca. Siccome non siamo in Inghilterra dove i depositanti facevano disciplinatamente le fila a Northern Rock, sapendo che il contante in cassaforte è limitato (nonché il capitale delle banche) ci sarebbero degli assalti come quelli ai forni di manzoniana memoria. Tutte le banche fallirebbero (anzi per meglio dire, ne sarebbe certificato lo stato di bancarotta in cui già molte di loro si trovano) e il sistema creditizio verrebbe assorbito dalle organizzazioni criminali a cui il contante non manca e che si accontenterebbero di un 15-20% sulle transazioni in contanti. Molte delle imprese legali chiuderebbero i battenti per mancanza di credito. Quelli che fossero stati più lesti (o più robusti) a ritirare i risparmi sarebbero costretti a rivolgersi alle uniche istituzioni finanziarie in piedi (per quanto illegali) gestite dagli uomini d'onore, mentre tutti gli altri (presumibilmente la maggioranza) i cui risparmi fossero rimasti nei bilanci, ormai virtuali, delle banche, si troverebbero nullatenenti. Per le varie mafie sarebbe un grandissimo impulso al giro d'affari e un magnifico colpo pubblicitario. Già immagino lo spot di Matteo Messina Denaro che recita lo slogan: "Siamo meno ladri dello Stato".

IL BUNGA BUNGA AI TEMPI DELLO SPREAD - Con le accuse del Premier alla stampa estera si compie un altro passo nell’omogeneizzazione del governo Monti-Fornero-Passera con quello Berlusconi-Tremonti-Scilipoti. Ormai mancano solo le accuse alla culona e i Bunga Bunga. Quest’ultimo rito però verrà adattato alla sobrietà che ispira l’azione dell’esecutivo. Pertanto le ragazze balleranno sulle note dei cori di montagna in un chiostro trecentesco, la pompetta avrà una capacità di soli 25 millilitri e invece delle farfalline verranno regalati diplomi dell' Executive Mba della Bocconi. Il lettone di Putin verrà sostituito da una branda usata dalle truppe in Afghanistan. La selezione non verrà effettuata da Fede e Mora, bensì da Martone e Catricalà. Per l'abbigliamento delle invitate si consigliano gonne vintage stile Camusso. Non graditi i riferimenti alla Passera.

TROTE DI PINNE MAR(R)ONI - I giornali sono pieni di editoriali costernati per la defenestrazione di un ceffo che ha tenuto in ostaggio l'Italia vendendo a Berlusconi l'appoggio parlamentare della Lega in cambio di soldi, poltrone immeritate e potere per i suoi mediocri famigli. Noi a differenza dei cosiddetti giornalisti che per sopravvivere devono servire uno o più padroni non ci uniamo al coro in gramaglie. Anzi speriamo che lo stesso destino sia riservato anche a quelli coinvolti nelle vicende dei vari Penati, Lusi e Verdini. Insomma non siamo costernati ma in piena estasi. Con la fine di Bossi e la sua corte dei miracoli di razzisti, profittatori e squinternati si sollevano le fette di prosciutto rancido sugli occhi di certa opinione pubblica abbindolata da questa feccia. Ma evidentemente ci sono ancora in giro apologeti del pataccaro che ha fatto tre feste di laurea (a detta della sorella) e raccontava alla moglie di essere medico (facendo pure finta di uscire di casa per andare al lavoro). Con lo stesso spirito e rigore morale ha promesso secessione, federalismo, devolution alle folle di bipedi raglianti, mentre intanscava i soldi di Roma Ladrona. Un politico vero lo definiscono i maitre a penser come se non lo avessero mai sentito parlare. Certo i rigurgiti di ignoranza emessi da un pancia intrisa di veleni e i gesti volgari attirano sempre una certa fetta di elettorato becero. E continueranno a farlo, purtroppo. Pare che un certo Maroni, sassofonista che ha retto la coda al capo in disgrazia si sia messo in testa di fare il capetto. Uno che pur essendo stato ministro dell'Interno insiste di non essersi accorto di quello che stava succedendo intorno a lui vorrebbe mostrare un imene politico intonso alle celtiche moltitudini. Io prevedo che fra sei mesi al massimo sarà fuori dai suoi quasi omonimi con due erre. ■

FORCHE CAUDINE Newslet ter – pagina 17

►DIRITTI / RIFIUTI, IL RIMBORSO DELL’IVA di Giovanni Scacciavillani_

Giovanni Scacciavillani, originario di Frosolone (Isernia) è funzionario di banca a Roma, sindacalista e responsabile dei problemi per l’handicap dell’associazione “Forche Caudine”.

Si torna a parlare del rimborso dell’Iva versata ingiustamente con la bolletta per i rifiuti. Un rimborso da chiedere ai gestori del servizio pubblico che ha applicato la tariffa e addebitato l'Iva o al Comune, qualora sia stato questo ad applicare la tariffa. Una polemica non nuova, che nasce dal fatto che la tariffa rifiuti non è assoggettabile all’Iva del 10% (sentenza 238 del 24 luglio 2009 della Corte costituzionale) in quanto costituisce “un’entrata tributaria” e non “un corrispettivo per il servizio reso”. Pertanto, secondo i promotori delle richieste di rimborso, è stato compiuto un abuso cui si deve porre rimedio con la restituzione delle somme versate ingiustamente. A sostegno di ciò c’è una recente sentenza della Cassazione, la 3756 del 9 marzo 2012, che ha confermato l’illegittimità dell’Iva sulla Tia (la Tariffa d’igiene ambientale), censurando il comportamento del governo precedente, che con la circolare n. 3/2010 del ministero dell’Economia e con un decreto interpretativo (Dl 78/2010) aveva provato ad aggirare l’ostacolo (rappresentato appunto dalla sentenza 238/2009) “cambiando” nome alla Tia, da Tariffa d’igiene ambientale (Tia 1) in Tariffa integrata ambientale (Tia 2), bollandola come prestazione di servizio assoggettabile all’Iva. Su internet sono rintracciabili modelli per le richieste di rimborso (www.impresalavoro.eu/moduli-download/RimborsoIvaTarsu.pdf). Tuttavia non è esclusa qualche contromossa.

►DULCIS IN FUNDO / IL PRETE CANDIDATO ALLE ELEZIONI di Erennio_

Lo scrivevamo nello scorso numero di questo bollettino che il Molise offre continuamente notizie curiose che spesso finiscono persino nelle pagine nazionali. Certo, preferiremmo che la più piccola regione del nostro Mezzogiorno si facesse conoscere per le tante virtù dei suoi luoghi e della sua gente (che non mancano di certo). Ma evidentemente le vecchie storie di provincia tirano sempre, specie se – come ricordavamo nel numero scorso della Newsletter – condite di spiritualità e misticismo. Non s’è spenta l’eco delle ostie allucinogene della chiesa di Santo Spirito a Campobasso (dovute, secondo la polizia scientifica, ad “ergotismo”, cioè intossicazione alimentare da farine di cereali), che l’altra provincia risponde con un colpo davvero proibito: l’anziano e conosciuto ex parroco del duomo, candidato alle elezioni comunali di Isernia. Il sacerdote, don Vincenzo Chiodi, 78 anni, ex rettore della cattedrale del capoluogo pentro, è a capo di una lista civica. Il suo proclama: “Con la mia candidatura voglio rendere la politica un servizio ai nostri fratelli”. Missionario di anime e di preferenze. Spiega: “Conosco le famiglie in vera difficoltà e imbrogliate dai politici al solo scopo di ottenere voti”. Sacrosanta verità. La diocesi di Isernia e Venafro è però inamovibile. Dopo diversi avvertimenti, ha emesso il verdetto: sospensione a divinis. “Per effetto di tale pena – si legge in una nota a firma di don Paolo Scarabeo, direttore dell’ufficio Comunicazioni sociali – sia nella diocesi di Isernia-Venafro che altrove, non potrà celebrare l’eucaristia, né i sacramenti e i sacramentali, non potrà predicare e porre in essere atto legato al Sacro Ministero”. Insomma, “disarmato” dei sacri strumenti. I bene informati aggiungono sale sulla ferita: tra la Curia e l’anziano sacerdote già non correva buon sangue. Sembra che la diocesi avesse già comminato un’altra sanzione a colui che è stato parroco del duomo di Isernia per ben trentotto anni. Motivo? Battibecchi con un altro sacerdote. E lui: “La Curia farebbe meglio a interessarsi dei poveri, dei disabili, di chi soffre” Quale la reazione finale di don Chiodi, cognome simbolo di sofferenze? “Non ritiro la mia candidatura perché è il Signore che me lo chiede – scrive in una lettera aperta. In missione per conto di Dio. Come i più celebri Blues Brothers.

La Newsletter di Forche Caudine raggiunge 4.241 persone (30% Roma, 30% Molise, 20% resto d’Italia, 20% estero). Per segnalazioni e cancellazioni, anche in riferimento alla legge sulla privacy: [email protected].

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