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90 linguisticamente (casi a e h), o non (casi c e d); funzione lessicalizzata (caso a) o non (casi h, c e d). Della possibilità di comparsa parallela di piu funzioni, anche contraddittorie fra loro, in medesimi messaggi, ab- biamo già parlato (dr. pp. 63-64). Sia per le varietà che per le funzioni della lingua, la difficoltà maggiore è quella di elaborare una 'lista' chiu- sa: le une e le altre sono infinite, nel senso che è possibi- le usare la lingua in infiniti modi diversi e con infiniti scopi diversi. Tuttavia, poiché è necessario per impostare un'attività didattica coerente un quadro teorico di riferi- mento, e poiché esistono diversi tentativi di elaborare modelli nell'uno e nell'altro settore (alcuni dei quali già iniziano a influenzare l'insegnamento, per es. attraverso i libri di testo), ci soffermeremo a spiegare e discutere al- cune teorie e alcuni concetti che sono stati elaborati nel tentativo di dare sistematizzazione all'uno o all'altro pro- blema. Per entrambi gli argomenti cercheremo anche di dare qualche spunto per le applicazioni didattiche, senza trascurare cenni di analisi critica di alcuni tentativi già attuati. CAPITOLO TERZO VARIETÀ E FUNZIONI DELLA LINGUA 9I te che i parlanti di oggi non usano piu l'italiano di Dante, di Boccaccio, e neppure del Manzoni; si tratta certa- mente sempre della medesima lingua, poiché noi siamo in genere in grado di capire testi anche lontani da noi di parecchi secoli: ma le differenze sono grandi - tenden- zialmente tanto piu grandi quanto maggiore è la distanza nel tempo - e riguardano tutti i livelli della lingua: fono- logia, morfosintassi, lessico. Tutte le lingue cambiano attraverso il tempo, in modo piu o meno accentuato (o, se si vuole, il fattore 'tempo' dell'atto di comunicazione determina usi diversi delle lin- gue da parte degli utenti). È ovvio che ciò vale per le lingue cosiddette 'vive'; le cosiddette lingue 'morte', che conosciamo attraverso documenti scritti, sono ormai im- mobili, pur essendo state nella loro epoca soggette, come tutte, ad evoluzione. Le varietà della lingua attraverso il tempo sono dette diacroniche: l'italiano del Cinquecento, o dell'Otto- cento, o del momento stesso in cui scriviamo, sono varie- tà diacroniche della lingua italiana. 2. Varietà della lingua. Prescindendo dalla dimensione 'tempo', e consideran- do le lingue quali sono usate ad un dato momento della storia, individueremo alloro interno le varietà sincro- niche, legate a diverse variabili. Anzitutto, altrettanto evidente quanto la variazione nel tempo è il fatto che l'uso della lingua varia a seconda della provenienza geografica dei parlanti: lo spazio è ap- punto un'altra delle dimensioni attraverso cui la lingua cambia. Il diverso uso dei tempi del verbo, passato prossimo e passato remoto, è un esempio fra i piu noti; per altri nu- merosi esempi, soprattutto a livello lessicale, si leggano per es. i seguenti brani (esempi di utilizzazione di varian- ti geografiche dell'italiano in testi letterari): a) Me ne uscii dalla casa di mio padre dopo tre anni, per- ché c'era una sorella vacantfae lei e mia mogliecomin- ciarono a far chiacchiere,si mettevano in gelosia tra lo. ro [...] lo, per non vedere, quando mi ritiravo dalla campagna,che si guardavanostorto, trovai mezzodi an- Alcune variabili che condizionano l'uso della lingua. Un primo e piu semplice tentativo di classificazione delle varietà della lingua può basarsi sulle variabili che, intervenendo negli atti di co.municazione,influenzano l'u- so che i parlanti fanno della lingua stessa. Alcuni dei fat- tori cui sono connessi gli atti di comunicazione, infatti, risultano particolarmente importanti per far variare la lingua, o, meglio, l'uso della lingua fatto dagli interlocu- '11 ton . La constatazione piu immediata che si può fare è quel- la del variare della lingua attraverso il tempo. È eviden-

- tenden-C2%A0_della_lingua.pdf · VARIETÀ E FUNZIONI DELLA LINGUA 93 Tra le varietà sincroniche delle lingue, oltre alle varie-tà geografiche, sono particolarmente importanti

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linguisticamente (casi a e h), o non (casi c e d); funzionelessicalizzata (caso a) o non (casi h, c e d).

Della possibilità di comparsa parallela di piu funzioni,anche contraddittorie fra loro, in medesimi messaggi, ab-biamo già parlato (dr. pp. 63-64).

Sia per le varietà che per le funzioni della lingua, ladifficoltà maggiore è quella di elaborare una 'lista' chiu-sa: le une e le altre sono infinite, nel senso che è possibi-le usare la lingua in infiniti modi diversi e con infinitiscopi diversi. Tuttavia, poiché è necessario per impostareun'attività didattica coerente un quadro teorico di riferi-mento, e poiché esistono diversi tentativi di elaboraremodelli nell'uno e nell'altro settore (alcuni dei quali giàiniziano a influenzare l'insegnamento, per es. attraverso ilibri di testo), ci soffermeremo a spiegare e discutere al-cune teorie e alcuni concetti che sono stati elaborati neltentativo di dare sistematizzazione all'uno o all'altro pro-blema. Per entrambi gli argomenti cercheremo anche didare qualche spunto per le applicazioni didattiche, senzatrascurare cenni di analisi critica di alcuni tentativi giàattuati.

CAPITOLO TERZO VARIETÀ E FUNZIONI DELLA LINGUA 9I

te che i parlanti di oggi non usano piu l'italiano di Dante,di Boccaccio, e neppure del Manzoni; si tratta certa-mente sempre della medesima lingua, poiché noi siamoin genere in grado di capire testi anche lontani da noi diparecchi secoli: ma le differenze sono grandi - tenden-zialmente tanto piu grandi quanto maggiore è la distanzanel tempo- e riguardano tutti i livelli della lingua: fono-logia, morfosintassi, lessico.

Tutte le lingue cambiano attraverso il tempo, in modopiu o meno accentuato (o, se si vuole, il fattore 'tempo'dell'atto di comunicazione determina usi diversi delle lin-gue da parte degli utenti). È ovvio che ciò vale per lelingue cosiddette 'vive'; le cosiddette lingue 'morte', checonosciamo attraverso documenti scritti, sono ormai im-mobili, pur essendo state nella loro epoca soggette, cometutte, ad evoluzione.

Le varietà della lingua attraverso il tempo sono dettediacroniche: l'italiano del Cinquecento, o dell'Otto-cento, o del momento stesso in cui scriviamo, sono varie-tà diacroniche della lingua italiana.

2. Varietà della lingua.

Prescindendo dalla dimensione 'tempo', e consideran-do le lingue quali sono usate ad un dato momento dellastoria, individueremo alloro interno le varietà sincro-niche, legate a diverse variabili.

Anzitutto, altrettanto evidente quanto la variazionenel tempo è il fatto che l'uso della lingua varia a secondadella provenienza geografica dei parlanti: lo spazio è ap-punto un'altra delle dimensioni attraverso cui la linguacambia.

Il diverso uso dei tempi del verbo, passato prossimo epassato remoto, è un esempio fra i piu noti; per altri nu-merosi esempi, soprattutto a livello lessicale, si legganoper es. i seguenti brani (esempi di utilizzazione di varian-ti geografiche dell'italiano in testi letterari):

a) Me ne uscii dalla casa di mio padre dopo tre anni, per-ché c'era una sorella vacantfae lei e mia mogliecomin-ciarono a far chiacchiere,si mettevanoin gelosiatra lo.ro [...] lo, per non vedere, quando mi ritiravo dallacampagna,che si guardavanostorto, trovai mezzodi an-

Alcune variabili che condizionano l'uso dellalingua.

Un primo e piu semplice tentativo di classificazionedelle varietà della lingua può basarsi sulle variabili che,intervenendo negli atti di co.municazione,influenzano l'u-so che i parlanti fanno della lingua stessa. Alcuni dei fat-tori cui sono connessi gli atti di comunicazione, infatti,risultano particolarmente importanti per far variare lalingua, o, meglio, l'uso della lingua fatto dagli interlocu-'11ton .

La constatazione piu immediata che si può fare è quel-la del variare della lingua attraverso il tempo. È eviden-

92 CAPITOLO TERZO VARIETÀ E FUNZIONI DELLA LINGUA 93

Tra le varietà sincroniche delle lingue, oltre alle varie-tà geografiche, sono particolarmente importanti quelle ilcui impiego dipende dalla situazione in cui la lingua vie-ne usata, dalla funzione per la quale viene usata, e dal-l'argomento di cui si parla. Situazione, funzione e argo-mento sono variabili a cui forse si fa di solito meno casoche alle precedenti (tempo e spazio), ma che sono vera-mente molto importanti, se badiamo al fatto che è per

queste varietà che si esercita soprattutto l'ampliamentodelle capacità linguistiche dei parlanti.

La pertinenza dell"argomento di cui si parla' per sele-zionare varietà diverse della lingua è facilmente dimo-strabile: discorsi su argomenti specifici richiedono di so-lito termini, appunto, 'specifici' di tali argomenti; per es.parlando di vini si useranno parole quali bouquet, abboc-cato, amabile, corposo, e cosi via; parlando di automobi-li, termini come differenziale, frizione, monoblocco, ecc.Ogni scienza, tecnica, mestiere, professione, ha una suaterminologia tipica: basta, per es., sfogliare un diziona-rio medico per trovare termini del tutto estranei alla lin-gua comune, quali glomerulonefrite, nefrosi, uremia, pie-lite, ecc. ecc.

Tuttavia l'argomento di cui si parla, di per sé, non èsufficiente a determinare la scelta dell'una o dell'altra va-rietà della lingua: avevamo già visto, infatti (cfr. 11.4),che in linea di principio qualsiasi significato può essereespresso, in lingua, in piu modi diversi. Cosi - tipicoesempio di applicazione di quel principio - è possibileparlare di argomenti tecnici anche senza ricorrere a ter-mini tecnici, ricorrendo a perifrasi per spiegare quantoaltrimenti poteva essere detto con un'unica parola. Peres., invece di dire, di un vino, che è abboccato, si può di-re che è lievemente tendente al dolce, o che è appena unpochino dolce, o che ha una puntina di dolce; invece diparlare di monoblocco di un'automobile, si può dire ilmotore della macchina, la parte dove stanno i cilindri (epoi magari bisognerà anche spiegare che cosa sono i ci-lindri...) Ciò che determina l'uso di termini tecnici o in-vece di meno comode perifrasi è, dato un medesimo ar-gomento, la situazione in cui si parla (o scrive). Per es.,un medico può dire ad un collega Il paziente è affetto dastenosi mitralica: ma s~ si rivolge ad una persona noncompetente in materia, per farsi capire, dovrà 'clirequal-cosa come Il malato ha una valvola nel cuore che si è ri-stretta, e non lascia piu passare bene il sangue: è la val-vola che sta nel lato sinistro del cuore, fra la parte piu al-ta e quella piu bassa... (anche questa spiegazione presup-pone naturalmente alcune conoscenze in chi ascolta: la

darmene. Presi una casa, una sola stanza [...] Poi mi or-dinai, sempre senza soldi, la mobilia: una cassa per te-nere farina e pane, il «quadro» per impastare, il «qua-dridddo» per portare il pane al forno, la «buffetta», untavolino per mangiare sopra, un attaccapanni, un appen-

o dirame [...] e la «piattara» per i piatti. (Raccontodiun contadino lucano, da R. SCOTELLARO,L'uva putta-nella. Contadini del Sud, Laterza, Bari 1972, p. 197).

b) La conoscan tutti. Si. La Marianna. [...] Mi rammentoche s'andava da lei a comperare il cado. Quand'era vivoancora il mi nonno e si fittava un quartierino al Nib.bio, d'estate: il cado e i raveggiòli, che per du soldi sen'aveva un monte. Le ho scritto, la un dubiti. Non m'harisposto perché un gli garba di scrivere. (La sposa dicampagna, in c. E. GADDA,I racconti, Garzanti, Milano1972, p. 260).

c) [...] il giorno dopo passammo dalla bottega per ritorna-re sul discorso. Pietro non si era mosso dal fornello e ddisse di non parargli la luce. Quel giorno d raccontòche da ragazzo aveva fatto il magnano [...]. (Il mare,in c. PAVESE,I racconti, Mondadori, Milano 1970, p.199 del voI. II).

Questi sono chiari esempi di varietà geografiche di-verse dell'italiano: meridionale-Iucana (a), toscana (b) epiemontese (c). Li caratterizzano numerosi termini edespressioni: me ne uscii «me ne andai», vacantia «nubi-le», ecc.; mi «mio», du «due», un «non», e cosi via. Al-cuni termini, notiamo, sono praticamente 'intraducibili',cioè non hanno un corrispondente nell'italiano (cosiddet-to) 'comune': cosi i nomi dei mobili in a), raveggiòli inb), magnano in c), tutti riferentisi a elementi (oggetti,prodotti, usanze) di cultura regionale.

94 CAPITOLO TERZO VARIETÀ E FUNZIONI DELLA LINGUA 95

scambi comunicativi (e rispondono quindi alla funzioneche chiameremo 'fàtica'): di', all'amico; mi scusi e perfavore al passante, perché il parlante, mentre fa la sua ri-chiesta, deve contemporaneamente o anticipatamente scu-sarsi del disturbo arrecato; solo per favore allo sportello,perché in questo caso, ovviamente, non sono necessariescuse. Similmente cambia la parte che risponde alla ri-chiesta d'informazione (funzione conativa): spiegami unpo', contro: vorrebbe essere cosi gentile da indicarmi, ein che via è.

Un altro esempio. Se un sindacalista, intervistato dal-la stampa all'uscita da un incontro per il rinnovo di uncontratto di lavoro, può dire:

a) Gli industriali hanno confermatola loro posizioneten-denté a conservareampie discrezionalitàe ampia liber-tà nelle aziende,non intendendo rinunciarealla loro au-tonomia nelle aziendené alla loro autonomia decisiona-le in materia di investimenti. (Da «La Stampa», 15novembre 1975).

la medesima persona, in una situazione meno formale,potrebbe dire, fermo restando l'argomento e la funzione'informativa' (referenziale), per es. approssimativamentecosi:

b) I padroni hanno detto di nuovo che voglionocontinua-re a comandareloro: non voglionoessereconsigliatidanessuno, quando decidono qualcosa nelle fabbriche, equando devonofare delle spese.

Abbiamo cosi sufficientemente sottolineato l'importan-za delle tre variabili 'argomento', 'funzione' e 'situazio-ne' a determinare l'uso che i parlanti fanno della lingua,ed abbIamo anche visto che i tre punti sono cosi stretta-mente connessi, nei messaggi reali, da non poter ricava-re liste o schemi di varietà della lingua legate a ciascunodi essi singolarmente: chiameremo funzionali-conte-stuali, nell'insieme, le varietà della lingua legate a que-sti fattori. È possibile però fare una distinzione - nonsenza importanza - tra sottocodici e registri. Il pri-mo termine indica le varietà della lingua legate al tratta.mento 'tecnico' di argomenti specifici, e quindi caratte-

funzione anatomica del cuore, il significato del terminevalvola, e cosi via; ma a noi qui non interessa la perfe-zione e la completezza delle spiegazioni, quanto l'esisten-za di modi diversi, tecnici e non tecnici - o meglio,piu omenp tecnici -, di parlare di medesimi argomenti).

La situazione in cui avviene lo scambio comunicativo,cioè il ruolo dell'emittente, quello del destinatario, le cir.costanze esterne, ecc., è dunque un elemento fondamen-tale nel determinare usi diversi della lingua.

La lingua cambia anche col variare della sua funzione(cfr. 11I.3), cioè dello scopo per cui è usata: il caporaleche dà ordini ai suoi soldati, la maestra che spiega unproblema ai bambini, l'innamorata che rivolge parole af.fettuose al suo uomo, il poliziotto che minaccia un mal-vivente, parlano in modo diverso. Questo può valere an-che se l'argomento rimane lo stesso: per es. si può scri-vere, su un medesimo fatto di cronaca, in modi diversi aseconda che si voglia semplicemente informare il lettore,o spaventarlo, o indurlo ad indignarsi, o rassicurarlo, ocommuoverlo...

Ancora una volta, però, possiamo constatare l'impor-tanza della situazione, nel senso che, dato un argomento,e data una funzione, anche se queste rimangono fisse, èsufficiente il variare della situazione perché cambi, di so-lito, l'uso della lingua. Per es., se dobbiamo chiedere unacerta informazione, il modo in cui ci rivolgeremo all'in-terlocutore sarà diverso a seconda della situazione, percui potremo dire: a) Di', spiegami un po' dov'è quel po-sto dove ti prendono il sangue per i malati, ad un amico;b) Mi scusi, vorrebbe essere cosi gentile, per favore, daindicarmi come raggiungere il centro di raccolta per do-natori di sangue?, ad un passante sconosciuto; c) Per fa-vore, in che via è il centro di raccoltadei donatori di san-gue?, allo sportello di un ufficio informazioni.

È chiaro che nel primo caso si tratta di una situazionedel tutto informale, in cui quindi si usa un tipo di linguache possiamo chiamare 'colloquiale'; negli altri due casisi tratta di situazioni piu 'formali', che richiedono paral-lelamente un tipo di lingua, appunto, piu 'formale'. No-tiamo, per es., le diverse parole che aprono i diversi

96 CAPITOLO TERZO VARIETÀ E FUNZIONI DELLA LINGUA 97

rizzate da un vocabolario specifico, diverso da quello del-la lingua comune (lingua della medicina, lingue deglisport, ecc.); il secondo indica le varietà legate soprattut-to alle situazioni, e caratterizzate da un uso diverso - piuo meno formale ed accurato - di elementi lessicali e diregole morfosintattiche della lingua comune. Ritornandosugli esempi fatti, collocheremo fra i 'sottocodici' le ter-minologie enologica, tecnico-automobilistica, medica; o,meglio, diremo che i messaggi in cui compaiono questeterminologie utilizzano tali sottocodici; rimanderemo avarietà definibili come 'registri' gli esempi relativi alla ri-chiesta di informazioni e alla 'cronaca' sindacale.

Nei casi specifici spesso non è facile fare distinzioninette, perché registri e sottocodici si mescolano fra loro;COSI,nell'esempio tratto da «La Stampa», si univanoquello che possiamo chiamare il registro 'lingua ufficiale'e il sottocodice economico-sindacale: erano caratteristicidel registro, per es., industriali (padroni nella 'traduzioneinformale'), hanno confermato (hanno detto di nuovo),loro posizione tendente a (che vogliono), ecc., mentreerano caratteristici del sottocodice ampie discrezionalità,autonomia decisionale, investimenti.

Mentre è abbastanza facile notare, come abbiamo fattoqui, le differenze di lessico, caratteristiche soprattuttodei sottocodici (ma anche dei registri), possono saltaremeno all'occhio le differenze morfosintattiche, caratteri-stiche dei registri. Negli esempi dati sopra notiamo peres. quel posto dove per in cui, posizione tendente a inve-ce di che tende a, non intendendo invece di ...: non in-tendono (costruzione ipotattica implicita, invece di para-tattica esplicita), autonomia decisionale invece di autono-mia nelle decisioni (aggettivo invece di gruppo preposi-zionale).

gono spesso, sia nel senso che una data varietà può tal-volta assumere le funzioni di un'altra. Per esempio, nonè infrequente l'uso di un italiano piu o meno regionaliz-zato (varietà geografica) in tutta la gamma di situazioniche potremmo definire 'informali' (in famiglia, con ami-ci, ecc.), contrapposto a varietà non-regionalizzate in si-tuazioni formali (lingua scritta, ecc.): COSIuna varietàgeografica assume le funzioni di un registro (varietà fun-zionale-contestuale). Il medesimo passaggio di funzionesi ha nel caso in cui è la varietà regionale ad essere usatacome 'lingua formale', e il ruolo di 'registro informale' èassunto dal dialetto; usciamo però cosi dai confini di unsistema linguistico unico: il che è inevitabile, data lacomplessità del repertorio linguistico della comunità par-lante italiana.

Avremmo COSIindividuato quattro 'tipi' di varietà del-la lingua: le varietà nel tempo, o diacroniche, le varietànello spazio, o geografiche, e come varietà funzionali-contestuali, i registri e i sottocodici: ma tutti questi tipipossono esser~ntersezione tra loro, sia nel senso che,come abbiamo già visto, nei testi in realtà si sovrappon-

Un'ultima variabile importante che influisce sull'usodella lingua è la classe sociale di appartenenza dell'uten-te; vediamone subito un esempio abbastanza tipico, lalettera di un caduto o disperso nella seconda guerra mon-diale:

[Un brutto sogno]L'altra notte ò fatto un sognoche erostretto nelle tue braccia e ti coprivo di baci, e poi dopoguardache sognoche ò fatto ò sognatoche erano morti tut-ti due i nostri adorati bambini e poi piangevo,guarda misono svegliatodi soprassalto e poi stavo di un male nonpuoi farti un idea, dopo ò ripreso il mio servizioda mezza-notte al mattino e giravo da soloe pensavoa te e bimbi sea quellora eravate a dormire ed io mi trovo qui solo e tri-ste abbandonato,guarda ogni tanto mi fermavoe dicevoèimpossibile che sia cosi disgraziatoe casi lontano eppureè cosi: io ò solo piu questa speranzain Dio che mi aiuti dipoter sopportare tutto e di salvarmi. (Da N. REVELLI,L'ultimo fronte) ".

Questo brano non è collocabile fra le varietà già indi-viduate: indubbiamente è diverso dall'italiano 'normale',per molte caratteristiche evidenti a tutti i livelli (ortogra-fico, morfologico, lessicale, ma soprattutto sintattico ),ma non è né una varietà diacronica, né una varietà geo-grafica, né un sottocodice. Forse, potremmo etichettarlo

98 CAPITOLO TERZO

come esempio di varietà funzionale-contestuale, come re-gistro estremamente 'basso' e colloquiaIe dell'italiano:tuttavia il suo impiego, nella situazione specifica- si trat-ta di lingua scritta, che normalmente presuppone un mi-nimo di attenzione alla 'forma' - non dipende da alcunadelle variabili individuate come pertinenti. Il suo uso, inrealtà, non pare potersi attribuire ad altro che alla classesociale di appartenenza dello scrivente: si tratta di unesempio di quello che viene detto 'italiano popolare', conciò intendendo l'italiano usato da persone che, abituatead esprimers~in dialetto, hanno SIimparato l'italiano (disolito a scuola), ma lo usano in modo diverso da quel cheè l'uso comune, con una 'grammatica' diversa - e piu'semplice' - dalla 'grammatica' che si insegna a scuola _per es. il che varrà come unica forma del pronome relati-vo, e insieme come congiunzione genericamente subor-dinante; alcune forme verbali saranno costruite per ana-logia: vadi per vada, presimo per prendemmo, e simili;la sintassi sarà paratattica, basata sul semplice accosta-mento, in sequenze aperte ad infinitum, di frasi; e cOSIvia-o

Piu in generale, è un fatto che la lingua cambia ancheattraverso le classi sociali e i gruppi sociali; un esempione è l"italiano popolare' or ora visto; un altro possonoessere i gerghi, cioè i sottocodiciU usati da particolarigruppi sociali e socioprofessionali (gergo studentesco,gerghi di mestieri particolari, ecc.) a fini,criptici e/o disottolinea tura della solidarietà interna al gruppo.

Aggiungendo alla lista delle varietà della lingua le va-rietà sociali, sottolineeremo però come molto spessosia un altro tipo di varietà (geografica o funzionale-conte-stuale) che per vari motivi viene a legarsi alla variabile'classe' o 'gruppo sociale' dell'utente. L'emigrazione in-terna, per es., è una delle cause piu tipiche che portano ariclassificare degli italiani regionali come varietà sociali;la connessione, poi, tra registri dell'italiano e classi socia-li degli utenti è evidentissima.

VARIETÀ E FUNZIONI DELLA LINGUA 99

Altre ipotesi sulle varietà della lingua.

Nelle pagine precedenti abbiamo esposto uno schemapossibile delle varietà della lingua, quello che ci sembrapiu semplice ed operativo dal punto di vista didattico; ri-feriremo ora, piuttosto sommariamente, di altre tipolo-gie reperibili nella letteratura sull'argomento, i cui crite-ri di base paiano avere qualche pertinenza per l'insegna-mento della lingua materna.

Il modello teorico piu famoso in questo campo è oggiprobabilmente quello di Basil Bernstein, basato sull'op-posizione tra i cosiddetti 'codice elaborato' e 'codice ri-stretto', o fra 'linguaggio formale' e 'linguaggio pubbli-co' (quest'ultima era la prima terminologia, poi abbando-nata, dell'autore) 14.

Tra i fattori di differenziazione che influiscono sulcomportamento linguistico degli individui (fattori fra iquali vanno ricordati, oltre a quelli citati qui sopra, an-che l'età, il sesso, il gruppo etnico, e il livello d'istruzio-ne), Bernstein ha sottolineato in modo particolare la va-riabile 'classe sociale', osservando una correlazione diret-ta fra il comportamento linguistico e il tipo di socializza-zione, e l'appartenenza da un Iato alla borghesia, dall'al.tro al proletariato e sottoproletariato. Secondo la suateoria, i membri della prima classe avrebbero a disposi-zione un 'codice elaborato' (o, meglio, sia un 'codice ri-stretto' che un 'codice elaborato'), i membri della secon-da classe solo un 'codice ristretto'.

Caratteri tipici fondamentali del codice elaborato sa-rebbero u: a) l'autonomia del parlante (<<minimapreve.dibilità degli elementi sintattici e semantici»), cioè la sualibertà nella produzione di enunciati, rispetto ai condi-zionamenti della situazione e dei ruoli; b) la complessitàe la coerenza dei contenuti e della costruzione sintattica;c) la tendenza al - o almeno la possibilità del - ragiona-mento astratto. La padronanza di questo 'codice' sarebbecollegata a strutture familiari di tipo 'personale' o 'orien-tate verso l'individuo': tali cioè che in. esse i ruoli reci-