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Territori 26

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Periodico dell'Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Frosinone. ISSN 2284-0540. Magazine of the Architects in the Province of Frosinone (Italy) directed by Giovanni Fontana. In this issue, contributions by Giovanni Fontana, Paolo Culla, Daniele Baldassarre, Felice D'Amico, Gaetano De Persiis, Marcello Carlino, Mario Lunetta. Graphic design: D'Amico Graphic Studio.

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F A C C I A T E C O N T I N U E V E T R A T E

F A C C I A T E V E N T I L A T E R I V E S T I M E N T I

S T R U T T U R E M E T A L L I C H E

l’esperienza al servizio dell’innovazione

via Pietralara, 53 - 03013 Ferentino (FR) - telefono 0775.246092 - fax 0775.244541www.mascometal.it - e-mail: [email protected]

S O M M A R I O

EDITORIALE

Una piramide per il rito della luce Giovanni Fontana pag. 2

SPAZIO E PROGETTO

Progetto di recupero dell’antico sagrato della chiesa di Santa Lucia a Ferentino Paolo Culla pag. 7

GRAFICA

Architetture Un omaggio a Sergio Toppi e Guido Moretti Daniele Baldassarre pag. 18

Le ragioni di queste immagini Giovanni Fontana pag. 18

L’ARCHITETTURA E LA STORIA

Architettura olistica = vivere naturalmenteItinerario orientale nel Feng Shui per l’architettura sostenibile Felice D’Amico pag. 26

NATURA

Specie floristiche in pericoloDecoro del paesaggio a rischio di estinzione Gaetano De Persiis pag. 36

ALTRI LINGUAGGI

Il segno della festa Marcello Carlino pag. 42

Epica senza enfasi, raffinatezza senza narcisismiIn memoria di Italo Scelza Mario Lunetta pag. 43

Quadrimestrale dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Frosinone Reg. Tribunale di Viterbo n. 408 del 31/05/1994 dicembre 2012 - anno XIX - n. 26

In copertina: Paolo Culla, sagrato della chiesa di Santa Lucia a FerentinoDirettore responsabileGiovanni FontanaComitato Scientifico RedazionaleDaniele BaldassarreLuigi BevacquaFrancesco Maria De AngelisAlessandra DigoniGiovanni FontanaWilma LaurellaStefano Manlio ManciniGiorgios PapaevangeliuMaurizio PofiAlessandro M. TarquiniMassimo TerziniResponsabile DipartimentoInformazione e ComunicazioneFrancesco Maria De AngelisSegreteria di redazioneAntonietta DrogheiSandro LombardiImpaginazione e graficaGiovanni D’AmicoCoordinamento pubblicitàD’Amico Graphic Studio03100 Frosinone - via Marittima, 225tel. e fax 0775.202221e-mail: [email protected] StampaTipografia Editrice Frusinate03100 Frosinone - via Tiburtina, 123

ORDINE DEGLI ARCHITETTI, PIANIFICATORI, PAESAGGISTIE CONSERVATORI DELLA PROVINCIADI FROSINONE

Presidente: Bruno Marzilli Vice Presidente: Alessandro Tarquini Vice Presidente: Giulio Mastronardi Segretario: Francesco Maria De Angelis Tesoriere: Laura CoppiConsiglieri: Lucilla Casinelli

Maurizio Ciotoli Felice D'Amico Roberto De DonatisDario Giovini

Consigliere Junior: Adamo Farletti

Segreteria dell’Ordine03100 Frosinone - piazzale De Matthaeis, 41Grattacielo L’Edera 14o pianotel. 0775.270995 - 0775.873517fax 0775.873517sito Internet: www.fr.archiworld.ite-mail: [email protected]

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di Giovanni Fontana

ntonio Presti è una straordinaria figura dicollezionista, promotore di iniziative cultu-rali di primo ordine che ha fatto spesso par-

lare di sé in occasione dei suoi singolari gesti dimecenatismo. Per anni ha finanziato la realizzazionedi opere d’arte disseminate sul territorio siciliano,lungo la costa tra Sant’Angelo di Camastra e Casteldi Tusa, verso l’interno, a Motta d’Affermo, a Pet-tineo e, risalendo il corso del fiume Tusa, su per iNebrodi, fino a Castel di Lucio. Opere offerte allacollettività nel quadro di un intrigante e coraggiosoprogetto interdisciplinare che tocca arti visive,architettura, poesia, musica, spettacolo. L’idea nasce nel 1982, quando Antonio Presti perdesuo padre, proprietario di un grande cementificio.Presti decide di coinvolgere Pietro Consagra peruna grande scultura in cemento armato alla memo-ria paterna, da realizzare proprio alla foce della “fiu-mara”. È il primo passo di quella che si chiamerà“Fiumara d’Arte”, una sorta di parco monumentaletra site-specific art e land art. Siamo nel 1986.L’opera è intitolata “La materia poteva non esserci”.In contrasto con la logica diffusa dello sfruttamentoindiscriminato del territorio, quel cemento utilizzatoa fini estetici, e non per un intervento speculativo,suona come un segno di sfida. Dice Presti che inSicilia donare alla cultura e alla “bellezza” senzachiedere niente in cambio è un gesto sovversivo; maegli già pensa ad un enorme parco territoriale a cieloaperto che possa coniugare arte e paesaggio,offrendo alla sua gente importanti segni tangibili dilibertà espressiva e, nello stesso tempo, occasionidi dibattito e di crescita culturale, all’insegna delrispetto del territorio e della riappropriazione del-l’identità sociale, che non può prescindere dai lega-mi con l’ambiente. Commissiona altre sculture. Coinvolge artisti di ri-lievo come Tano Festa, Hidetoshi Nagasawa, PieroDorazio, Italo Lanfredini, ecc.

Ma l’istituzione del museo out door coin-cide con il suo arresto e con una pioggiadi denunce. Il giorno stesso dell’inaugura-zione viene sequestrata “Stanza di barcad’oro” di Nagasawa, un’opera scavata inuna parete rocciosa all’interno del fiumeRomei. Si tratta di un lavoro molto parti-colare, costituito da un vano ipogeo alquale si accede tramite un corridoio sot-terraneo di trentacinque metri rivestito di lastre me-talliche. All’interno, sospesa al centro, una barcacapovolta ricoperta di foglie d’oro trafigge la terra conil suo albero maestro di marmo rosa. Il clima è resomagico dal silenzio straordinario interrotto dagli esilie rarefatti suoni della natura. Un’operazione alla qualel’artista assegna una forte valenza concettuale stabi-lendo che l’ipogeo fosse chiuso per cento anni!L’opera è stata sigillata con una porta destinandola aduna vita legata alla sola “energia mentale della memo-ria”. Una barca per un viaggio rovesciato che parten-do dai concetti di immobilità, impossibilità, oscurità,silenzio si libra lungo gli infiniti fili dell’immaginazio-ne, un viaggio spirituale che inizia quando il viaggiomateriale si conclude: il viaggio del corpo si inter-

In questa pagina, la piramide d'acciaio di Mauro Staccioli. Nella pagina precedente,in alto, una lama di luceabbagliante penetraall'interno dellapiramide; in basso, il cunicolo sotterraneo di accesso.

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rompe di fronte alla porta che serra, nelle visceredella terra, l’oggetto che catalizza “in absentia” il no-stro processo mentale.Negli stessi giorni viene notificato un provvedimen-to per abuso edilizio, inosservanza della legge Ga-lasso e occupazione di demanio marittimo contro la“Finestra sul mare” di Tano Festa, una scultura altaventi metri che inquadra mare e cielo, aprendosi suun infinito azzurro spezzato da un monolite nero chesegna il limite della nostra esistenza. Contro le ope-re della Fiumara vengono intrapresi cinque procedi-menti giudiziari. Si innesca una faticosa vicendaprocessuale che durerà anni e che impedirà la rea-lizzazione di altre opere già previste in progetto, dacommissionare ad artisti come Fausto Melotti eArnaldo Pomodoro. Un segnale positivo è lanciato nel 1990 dal pretore diMistretta, Nicolò Fazio, che assolve Presti per l’ope-ra di Nagasawa con una coraggiosa sentenza: il fattonon costituisce reato, poiché l’ipogeo non altera lostato dei luoghi inteso come identità; è escluso ildanno alle bellezze paesistiche essendo il concetto dibellezza un dato metafisico difficilmente definibile;non è applicabile la legge Galasso in quanto laFiumara d’Arte “si propone la qualificazione artisticae non già la trasformazione urbanistico-edilizia delloscabro comprensorio dei Nebrodi”. Ma contro lasentenza ricorre in appello la Procura di Messina,che riunifica i vari procedimenti in atto contro Presti,il quale continua la sua avventura d’arte con il pro-getto dell’hotel “Atelier sul mare”, un albergo aCastel di Tusa. Questa volta si tratta di una costruzio-ne, con tanto di autorizzazioni, posta di fronte ad unapiccola spiaggia ciottolosa, che dispone di “stanzed’artista”. Lì l’ospite può abitare dentro l’opera d’ar-te. Ecco allora “La Stanza del Mare negato” (1992) diFabrizio Plessi, dove il letto è una zattera e sei scher-mi ti inondano di spruzzi elettronici; ecco “Misteroper la Luna” (1991) di Nagasawa, una stanza senza

luce elettrica, illuminata solo da candele; ecco la“Trinacria” (1993) dove Mauro Staccioli chiude lesue geometrie dietro la porta-macigno di Ali Baba.Seguiranno “stanze d’artista” di Luigi Mainolfi, di

Nella pagina precedente,Giovanni Fontana eMauro Staccioli a Mottad'Affermo.Sullo sfondo, la piramidedove nel giorno delsolstizio d'estate si svolgeil "Rito della luce",istituito, animato edorganizzato da AntonioPresti.La piramide è rivestitacon lastre di acciaiocorten.Nella pagina seguente,alcuni momenti dellacelebrazione del "rito".La figura vestita dibianco è l'attrice Patrizia D'Antona. La maschera che indossa è dell'artista cilena Fleur Marie Fuentes.La D'Antona èintervenuta anche allamanifestazione del 21dicembre a Librino, dovereading, performance,musica e danza hannocoinvolto centinaia di artisti e migliaia di studenti. Tra ipartecipanti i poetiAntonella Anedda, Maria Attanasio,Mariangela Gualtieri,Evelina Schatz, BiagioGuerrera, Cinzia Accetta e il musicista iranianoKarim Alishahi.Tutte le fotografie sonodi Giovanni Fontana.

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Piero Dorazio, Maria Lai e tante altre, ognuna concaratteristiche sorprendenti. Ovviamente non c’è daaspettarsi televisori e frigo-bar, ma nemmeno como-dini e appendiabiti. I letti possono avere le forme piùstrane, come nel “Nido” di Paolo Icaro, in “Lunaria”di Vincenzo Consolo, Ute Pika e Umberto Leone, in“Hamman” di Sislej Xhafa o nella “Stanza del Profeta– Omaggio a Pier Paolo Pasolini” di Dario Bellezza,Adele Cambria e lo stesso Presti, dove il letto ricor-da la deposizione di Cristo di Andrea Mantegna. Lestanze sono oggi quaranta, ma continuamente se neaggiungono di nuove. Sembra che la più ambita siala “Torre” di Raoul Ruiz, dove il soffitto si spalancasul letto nelle notti di plenilunio.Antonio Presti moltiplica i suoi obiettivi con deter-minazione. Non accetta compromessi e rifiuta dipiegarsi alla mafia, di cui in più occasioni è vittima.Intanto i processi continuano. Del1993 è la senten-za della Corte di Appello di Messina. Viene emessol’ordine di demolizione della “Finestra sul mare” cheè considerata edifìcio abusivo, proprio mentre unalegge regionale tentava la sanatoria di 15.000costruzioni non autorizzate. C’è cemento e cemen-to! Presti viene condannato per “Una curva gettataalle spalle del tempo” realizzata nel 1990 daSchiavocampo. Viene arrestato. Si fa quindici gior-ni di prigione. Paga 15 milioni di lire di ammenda e30 milioni di multa, mentre la maggior parte dellaspeculazione edilizia abusiva fiorisce nella indiffe-renza dei più e, salvo rare eccezioni, resta impunita.Poi, finalmente, le vicende giudiziarie entrano infase discendente. I procedimenti contro “La Stanzadi Barca d’Oro”, “Energia Mediterranea” (di AntonioDi Palma) e “Arianna” (il labirinto di Italo Lanfre-dini) sono dichiarati estinti per prescrizione e nel1994 la Corte di Cassazione annulla l’ordine di de-molizione della “Finestra sul Mare”. Ma a questopunto Antonio Presti è lasciato solo da Comuni,Provincia e Regione. Gli enti non accettano le dona-

zioni delle opere e ne rifiutano la tutela e la manu-tenzione. Presti non si perde d’animo e inizia allorauna battaglia etica fatta di gesti tanto creativi quan-to eclatanti. Decide di spostare l’attenzione suCatania; in particolare sul quartiere Librino, uno deipiù degradati della città, con 90.000 abitanti e unelevato tasso di criminalità giovanile. Lì concentra ilsuo impegno civile con l’intento di ridisegnare lafisionomia del quartiere, offrendo ai suoi abitantimezzi ed opportunità di crescita culturale per riscat-tare il diritto alla cittadinanza e affermare l’orgogliodella propria identità. Invita artisti a dipingere legrandi pareti cieche dei palazzi e organizza numero-sissime manifestazioni che coinvolgono poeti,scrittori, registi, fotografi, video maker per alimen-tare il percorso di rinascita del quartiere. Un proget-to culturale permanente che è sotteso da un lucidis-simo disegno etico.Finalmente, dopo venticinque anni di battaglie,anche grazie all’intervento del Presidente Ciampi,viene riconosciuto ufficialmente il Parco di Fiumarad’Arte, con apposita legge regionale. Succes-sivamente, per l’impegno etico sul fronte di Librino(sono ormai trascorsi una decina anni di attività)arrivano i messaggi di gratitudine del PresidenteNapolitano e del Papa.Oggi, a testimoniare l’importanza del Parco, un im-ponente segnale si staglia contro il cielo e l’orizzontedel mare: la piramide di Mauro Staccioli, posta suun’altura nel comune di Motta d’Affermo, esattamen-te collocata sul 38° parallelo. Si tratta di un tetraedrocavo con struttura metallica, rivestito con lastre diacciaio corten. Lo spigolo orientato ad ovest ha unafessura attraverso la quale passa una lama di luce,che taglia una spirale composta a terra con pietrecorrose dal mare, ma rinvenute sull’altura negli scavidi fondazione, testimonianza della millenaria età dellaterra e della complessità dei movimenti tellurici. Nelleintenzioni di Staccioli: la sintesi tra immanenza e tra-

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scendenza. La spirale orizzontale segna l’eterno ciclodel divenire, la successione vita-morte; la verticalitàdella piramide, il cui asse unisce il centro della spira-le al vertice, è simbolo di trascendenza. È uno straor-dinario oggetto che emerge dalla terra e indica ilcielo. L’accesso è garantito da un cunicolo sotterra-neo lungo trenta metri. Vi si può entrare soltanto il 21giugno, giorno del solstizio d’estate, per celebrarequello che è stato denominato “il rito della luce”. Dalbuio più cupo, attraverso una ripida scala, si passanel ventre della struttura rituale dove si è abbagliatidalla lama di luce. Il rito è un percorso fisico che sitrasforma nella metafora di un percorso spirituale.Nel corpo della piramide, infatti, si è letteralmente emetaforicamente “illuminati”, purificati. Staccioli hascritto: “Mi interessava creare un luogo al tempostesso universale e particolare, dove l’uomo potessesoffermarsi a pensare sul senso dell’esistenza: quesi-to senza risposta, forse, ma tangibile. Un luogo laicodi riflessione sull’essere e lo stare nel mondo dioggi”. Antonio Presti ne sottolinea l’emergenza geo-metrica e semantica: “qui il termine emergenza ha undoppio valore simbolico. Emergenza in quantonecessità di restituire bellezza, ed emergenza comemetafora del nascere. Così la Piramide, in quantocima di una cima, si eleva dalla montagna. È in ferro,perché figlia delle pietre ferrose di cui si nutre eammonisce il potere che si è dato come livello lamediocrità, un potere che non progetta più il futuro.Infine è autorevole perché parla agli uomini contem-poranei, risvegliando le coscienze implose in statiemozionali”. Nel giorno più lungo dell’anno, quando ilsole è allo zenit, nella piramide inizia un rito collettivoche si protrae fino al tramonto, tra musica e danza,poesia e canto: “In una società che ha smarrito ognisenso di dignità e Bellezza, voglio restituire unmomento di ritualità, che nella sua semplicità siacapace di parlare, non solo ad artisti e intellettuali, maal cuore della gente”. A fare da contraltare al rito del

solstizio d’estate, c’è l’appuntamento nel difficile quar-tiere di Librino il 21 dicembre, giorno del solstiziod’inverno: piattaforma dalla quale spiccare un salto disperanza che possa procurare energia nuova e pura,linfa vitale per costruire un futuro di condivisione econoscenza. “Librino è esempio e simbolo di una cul-tura che non dà voce e volto a quelli che considera‘ultimi’, dimenticati e abbandonati al loro destino.Consapevole della distanza tra periferia e centralità,tra emarginazione e coinvolgimento, la FondazioneFiumara d’Arte vuole dialogare e tentare di riallacciareun legame, forse mai nato, tra mondi distanti”.

on gli interventi per la valorizzazione e la promozione dei GAC (Grandi Attrattori Culturali – DGRn. 149/2009 – DD n. 1053/2009) si perseguono obiettivi per il potenziamento ed ottimizzazione

di risorse e di servizi già esistenti sul territorio a sostegno della fruizione del patrimonio culturale epaesaggistico, ma anche per la crescita dell’attrattività turistica e per la costruzione e il rafforzamen-to della filiera produttiva collegata al settore culturale.Il progetto che pubblichiamo in queste pagine prevede il recupero dell’antico sagrato della chiesa diSanta Lucia (VIII sec.), liberando l’area dalla costruzione che ne preclude l’indispensabile integrazio-ne con la città. L’edificio da demolire, di nessun valore architettonico, ostruisce l’ingresso principaledella chiesa e impedisce l’accesso all’importantissima area del Teatro Romano.L’intervento s’inquadra in un più ampio progetto di valorizzazione del patrimonio culturale e storico-monumentale della città di Ferentino. Esso è parte sostanziale della programmazione urbanisticacomunale e si inserisce nella piattaforma tecnica adottata dall’ “Associazione delle città di Saturno”per il recupero, la valorizzazione e la fruibilità delle Cinte Murarie Poligonali, di cui fanno partel’Amministrazione Provinciale e i comuni di Alatri, Arpino, Atina, Anagni.Gli obiettivi per la valorizzazione e la promozione del GAC sono: la realizzazione di opere e infrastrut-

ture su via Antiche Terme (che consentirebbero la rimozione delle superfeazioni sulle mura ciclopi-che, la riqualificazione, il restauro e il recupero conservativo della cinta muraria tra Porta S. Agata ePorta Sanguinaria), la valorizzazione e l’integrazione con la città del Teatro Romano (tramite scavi,consolidamenti e restauri), il risanamento ambientale del verde pubblico nelle aree archeologiche emonumentali, la creazione di un Centro di Documentazione e di Accoglienza in armonia con gli inter-venti previsti per la realizzazione del Museo Civico e del Centro Culturale Polivalente presso lo stori-co Liceo Martino Filetico, opere a favore della fruibilità dei beni culturali e, infine, riqualificazione edi-lizia per gli edifici sovrastanti le mura.Si tratta, pertanto, di un programma di ampio respiro, che, oltre alla sua valenza culturale, possiedeuna notevole importanza sul piano economico, poiché, tra l’altro, prevede meccanismi di partenaria-to pubblico/privato per la bonifica del patrimonio edilizio finalizzato all’uso turistico (albergo diffuso,accoglienza, ristorazione, servizi turistici, ecc.).Il progetto per il recupero dell’antico sagrato di Santa Lucia, pur costituendo un semplice tassellonel quadro generale degli interventi, dimostra come, operando con metodo scientifico e con ocu-latezza, si possano ottenere risultati significativi sia pure con modestia di mezzi e semplicità diaccorgimenti. [G.F.]

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S P A Z I O E P R O G E T T O

CHIESA DI SANTA LUCIA

PROGETTO DI RECUPERO DELL’ANTICOSAGRATO DELLA

AFERENTINO

C di Paolo Culla

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In questa pagina, schizzo assonometrico.Nella pagina successiva:schizzi di studio dell'areadell'intervento nei qualisono visibili la chiesa e il teatro romano.

La chiesa di Santa Lucia nel contestostorico medioevaleNell’ultimo quarto del XII sec.le chiese locali, coinvolte inun movimento centrifugo,vivono un momento di affer-mazione delle loro particolari-tà culturali e delle usanzeliturgiche.La città di Roma in questofrangente vive un periodo dinotevole difficoltà nel gover-nare il mondo europeo. Leguerre continue nel conti-nente tra i Plantageneti e il redi Francia scoraggiano iviaggi verso Roma. In fun-zione di ciò, per riconferma-

re la sua importanza comecaput mundi, Roma cittàdegli apostoli Pietro e Paolo,procede alla rivalutazionedelle sue reliquie.La fine del secolo è caratte-rizzata da una vera e propriacompetizione tra i maggioricentri della curia papale perattrarre i pellegrini. San Gio-vanni in Laterano e SanPaolo fuori le mura vengonoabbellite con magnifici chio-stri, opera dell’officina deiCosmati.Verso la fine del XII secolo,molte città dell’Italia centraleacquistano un ruolo politico-religioso particolare, essendo

dominate dalla curia che con-solida il suo potere.È il periodo della ricostruzio-ne delle cattedrali di Feren-tino, di Anagni, di Viterbo, diCivita Castellana, dell’abbelli-mento delle abbazie di Su-biaco, di Farfa, di San Silve-stro presso Rieti, di Sasso-vino, delle chiese di San Pie-tro e Santa Maria Maggiore inTuscania, della diffusione e delrafforzamento delle fondazioniCistercensi [Si veda: XeniaMuratova, L’alto Medioevo. Ilsecolo XII. Roma e l’Italiacentrale, in “Storia universaledell’arte”, Torino, Utet, 2005,pp. 271-273].Nell’ambito di questo climaculturale ed artistico si collo-ca l’edificazione della chiesadi S. Lucia a Ferentino, chenasce dall’ampliamento diuna chiesa preesistente (VIIIsec.) diventatane poi la cripta.La navata principale è di m5,70 di larghezza per m 16,60di lunghezza ed ha una coper-tura in capriate lignee. In pas-sato era coperta con una voltaa botte scandita da archi ellit-tici che partivano dai peducciposti al di sotto del capitello.La navata secondaria è com-posta da quattro volte a cro-ciera allineate su pilastri rea-lizzati in blocchi di travertinolavorati a conci regolari esovrapposti. La disposizioneplanimetrica attuale è organi-ca e consequenziale ed è

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molto spingente a causa dellasua forma ellittica, e probabil-mente ha avuto problemi distabilità sin dalla sua costru-zione. Questa ipotesi è suffra-gata dal fatto che dai resocon-ti delle visite apostoliche dellafine del 1500 (vescovi Olivieri

quindi da presumere chepossa risalire nella sua totali-tà all’ultimo quarto del XIIsecolo.L’originaria volta a botte, checostituiva una delle innovazio-ni più ricche di sviluppi del-l’architettura romanica, era

e Galassi) e del 1707 (vesco-vo Coucci) risultano le pessi-me condizioni strutturali dellachiesa.Lo stile romanico va messo inrelazione con l’esplosionedemografica dell’XI sec., conl’innalzamento dei guadagni

economici, con la rapida dif-fusione dei commerci e con larinascita delle città; ma anchecon il clima religioso e politi-co: la pace di Dio, le riformemonastiche, la lotta per leinvestiture e le crociate.Prima del X-XI sec. non era in

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Nella pagina a fianco lo stato attuale, in questa pagina il progetto di recuperodell'antico sagrato della chiesa, che vienerestituito all'usocollettivo.

uso voltare le navate centrali elaterali di una basilica a colon-ne. Questi spazi erano dasempre coperti con capriate epresentavano numerosi pro-blemi. Le sottili pareti del cle-restorio avevano la tendenza apiegarsi verso l’esterno; se le

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fondazioni non erano partico-larmente resistenti, anche lecolonne potevano perderel’assetto ed inclinarsi; se i tettinon erano impermeabili, letravi marcivano e il legno,inoltre, era facile preda dellefiamme durante gli incendi.Essendo particolarmente dif-ficile realizzare le colonne e icapitelli, sia pure utilizzandospolia, si diffuse l’uso dei pi-

lastri, che cambiarono inmodo sostanziale il caratteredella basilica, avendo il van-taggio di essere molto stabili.Essi agivano sostanzialmentecome un muro e non doveva-no ad ogni costo esseremonolitici.L’esplosione demografica delX-XI secolo determinò l’incre-mento del numero delle chie-se e delle loro dimensioni. Per

ottenere maggiori ampiezze fudeterminante l’uso della co-pertura a volta, che rappre-sentò una rottura con la tradi-zione paleocristiana inaugura-ta da Costantino.L’introduzione delle voltecambiò innanzi tutto i rappor-ti di luce. Poiché le volterichiedevano pareti più spes-se, si aprirono finestre piùpiccole nel clerestorio. In

questo modo cambiarono gliequilibri statici; ma cambiòanche la lettura spaziale.Infatti, se la volta a botte dellanavata centrale prediligevauna lettura longitudinale, levolte a crociera delle navatelaterali suddividevano glispazi in campate. Il lungocammino verso la realizzazio-ne delle volte parte dalle spe-rimentazioni sulle navate

laterali per passare successi-vamente alla navata centralepiù ampia. [Si veda: BeatBrenk, Arti e storia nel Me-dioevo. Vol. I. Tempi SpaziIstituzioni, Originalità e Inno-vazione nell’arte medioevale.La volta come innovazioneestetica, Torino, Einaudi,2002, pp. 36-53].Il rifiuto di accettare la costru-zione a volta, e con essa la

concezione dell’opera archi-tettonica quale organico si-stema di strutture, primaancora che quale configura-zione ed immagine, è il trattodistintivo della cultura artisti-ca propria dell’Italia mediadopo l’anno Mille e fino allametà del Duecento; e questaposizione costituisce il princi-pale vincolo che da un latopone il maggior ostacolo al

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Nella pagina a fianco lostato attuale, in questapagina il progetto cheriapre l'accesso da ovestal teatro romano, comeera originariamente.

rinnovamento dei concetti edei metodi, e quindi delletipologie delle forme d’insie-me del complesso edilizio, edall’altro tende a mantenerel’adesione della committenzae dei costruttori alla formatradizionale dell’edificio chie-sastico: quello della basilicasu colonne o pilastri, copertaa tetto, che in queste regionisenza modificare la propriastruttura, adotta gli elementilinguistici minori dell’architet-tura lombarda. [Si veda Bo-nelli R., Bozzoni C. & Fran-

della muratura della chiesa dicirca cm 70) che aveva la fun-zione di controbilanciare laspinta orizzontale dell’arcodella prima crociera e dell’un-ghia risultante dall’incrociodello stesso con la volta abotte della navata principale;• sulla parete ovest, invece, lapresenza della parete tondadell’abside per forma determi-nava un contrafforte.Quindi il sistema delle volte abotte e a crociera scarica ilproprio peso su pareti peri-metrali e su pilastri interni,integrati dai due contrafforti,uno sulla parte sud e l’altrosulla parete est.Il comportamento statico del-le volte determina un caricoverticale che è ben sopportatodalla muratura e un caricoorizzontale che deve essereassorbito dai contrafforti.L’analisi dimensionale dei duecontrafforti ci fa comprenderecome sulla parete est l’azionecombinata delle volte fossepiù intensa.

L’abbattimento dellavolta ellitticaNel tempo la volta ellitticadella navata centrale dà segnidi cedimento. La situazione siaggrava nell’Ottocento, fin-ché nel 1862 l’ing. AntonioMartinelli, autore tra l’altrodel restauro della porta Ce-rere ad Anagni (1841), inter-viene demolendola e sosti-

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chetti Pardo V., Storia dell’ar-chitettura medioevale. L’etàromanica. L’Italia centrale emeridionale, Bari, Laterza,2002, pp. 128].

Analisi della struttura verticale e delle volteDal punto di vista strutturale,in base alle ultime rilevazionie ai sondaggi, il comporta-mento delle strutture dellachiesa di Santa Lucia è ilseguente:• sulla parete meridionale c’èla presenza di un contrafforte

quadrato di circa m 1,35 dilato (oltre lo spessore dellamuratura della chiesa, circa80 cm) che aveva il compitodi contrastare la spinta oriz-zontale della volta verso valle;• a nord c’è la navata lateralerealizzata con volte a crocierache contrastava la spinta dellavolta a botte della navata prin-cipale;• sulla parete est, in corri-spondenza dell’allineamentodei pilastri, è presente un con-trafforte delle dimensioni di m1,20 x 2,70 (oltre lo spessore

In alto, particolaredell’ingresso della chiesadi Santa Lucia; a fianco,prospetto del fabbricatoantistante alla chiesa.Nella pagina seguente,disegno del sagrato dellachiesa di Santa Lucia.

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el Medioevo il sagrato era parte integrante della chiesa, infatti “Conven-tus ante ecclesiam” stava a significare che esso era il punto di “incontro”

della comunità cittadina, sia religiosa che civile.Al quartiere sarà restituito questo antico spazio: una cerniera che verrà riconse-gnata alla sua funzione pubblica, nella speranza che possa innescare un proces-so virtuoso di risanamento urbano.Il sagrato tornerà ad essere luogo degli scambi e della socializzazione. Il pianodi calpestìo avrà una leggera pendenza (8%) e condurrà il visitatore nella partealta, verso il teatro romano. Per il momento non si procederà alla riapertura delportale, tuttavia l’ingresso alla chiesa sarà dotato di una corta gradinata che sifonderà naturalmente con il sagrato in pendenza. I gradini saranno realizzati intravertino, tipo “cappellaccio”, usando materiale rinvenuto durante gli scavi e ledemolizioni.La pavimentazione verrà realizzata in pietra calcarea locale planare recuperatadopo la demolizione del fabbricato. La cordonata inizierà dal margine destro delsagrato e sarà delimitata a valle da un muro di contenimento realizzato in c.a.rivestito completamente in pietra calcarea. Tutti i gradini e i muretti saranno rea-lizzati in pietra calcarea locale. Nelle aree verdi sono previsti interventi di ingegneria naturalistica. Lungo il ver-

tuendola con una nuova in“camera a canne”. Inoltrecrea un’intercapedine sullaparete nord, per contenere laterra e le infiltrazioni d’acquada monte, e mura il portale diingresso a est. In questomodo la porta a sud divental’ingresso principale. Il pavi-mento viene rialzato di 40cm, così che la base dei primidue pilastri verrà a trovarsisotto il piano di calpestio [Siveda: Benedetta Durandini,Restauro della chiesa diSanta Lucia a Ferentino -Assistente Andrea Marcucci,pubblicato sui quaderni dellaScuola di specializzazione inrestauro dei monumenti, Ro-ma, Valle Giulia].L’ing. Antonio Martinelli pre-sumibilmente ricostruì ancheparte dell’angolo nord estdella facciata principale. In-fatti, si nota il mantenimentodella muratura originariasmussata sino a circa m 1,60e la successiva ripresa a sbal-zo della muratura.Un restauro del 1965 videl’abbattimento della volta, ri-costruita nel 1926, e la suasostituzione con capriate li-gnee. L’ultimo restauro, nel1991, ha portato all’abbatti-mento della sagrestia, allarealizzazione di un cordolo dic.a. sul lato nord, visibile dal-l’interno della muratura nelsottotetto, e alla pulizia di tuttigli affreschi della chiesa.

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sante verde degradante si posizioneranno due ordini di tronchi scortecciati dicastagno di circa 30 cm di diametro, sorretti a valle da paletti di castagno di cm15 di diametro infissi per circa la metà nel terreno.Dietro al tronco si realizzeranno delle anse di alloggiamento per talee di salice.Nell’ambito delle tecniche di ingegneria naturalistica impiegate nella sistemazio-ne dei versanti, assumono primaria importanza le palificate vive di sostegno adoppia parete.La palificata è detta “viva” in quanto la presenza di materiale vegetale (talee disalice e piantine radicate) al suo interno garantisce una maggiore stabilità delpendio, anche in epoche successive , quando il legname col tempo perderà leproprie caratteristiche meccaniche di resistenza, assicurando altresì la compa-tibilità ambientale dell’intervento. Impiegando tondame di larice, la durata dellastruttura può raggiungere i 20-40 anni. Se il legname utilizzato è di castagno ladurata aumenta a 50-60 anni.La palificata di sostegno è progettata come un manufatto a gravità soggetto allaspinta del terreno retrostante. I fenomeni di interazione terreno-palificata assu-mono, infatti, un ruolo fondamentale, in quanto il terreno rappresenta sia il siste-ma di forze agenti sulla struttura, sia il sistema di reazioni che lo vincolano. L’illuminazione della chiesa avverrà attraverso lampade collocate ad incassosotto la facciata che consentiranno un lavaggio di luce sulla superficie muraria,evidenziandone la struttura ed i particolari.L’illuminazione della cordonata sarà del tipo ad incasso con luce schermata ecollocata in basso lungo i muretti in calcare. Una serie di fari a picchetto ver-ranno collocati per illuminare la parete tonda del teatro.

16 TERRITORI

Descrizione del contesto urbano nei primi dell’ottocentoDalla rappresentazione urbananel catasto Gregoriano, risa-lente al 1819, si evince che aquella data la città aveva rag-

giunto una sua conformazionestabile e che la Chiesa di S.Lucia costituiva un passaggionodale. Infatti, dalla verificadell’elaborato grafico risultal’individuazione di un Piazzaleantistante alla chiesa. Ma suc-

cessivamente, anche in relazio-ne alle precarie condizioni del-l'edificio, nasce la necessità diimpegnare il sagrato con lacostruzione di “case d’affitto”,come risulta anche dal bro-gliardo. In sostanza, si vollesaturare il piazzale con un edi-ficato a basso costo perché lachiesa, a quel tempo, non erapiù agibile; quindi la funzionedi sagrato come spazio di rac-colta dei fedeli non era più indi-spensabile. La realizzazione

In alto, particolare della pavimentazione del sagrato della chiesadi Santa Lucia eparticolari dellacordonata di accesso al teatro romano.In basso, particolaredella palificata inlegname e talee.Nella pagina seguente,studi per l'illuminazione.

delle nuove case determinòl’occultamento visuale del-l’adiacente area del teatroromano.

Il progettoL’intervento di riqualificazioneurbana avrà il molteplice sco-po di:• far riacquistare alla città unapiazza-sagrato occupata at-tualmente da un edificato fati-scente;• riaprire una visuale verso ilteatro romano;• dare nuovamente un accessoal teatro da ovest, come era ori-ginariamente, attraverso unacordonata pubblica;• creare una “promenade ar-chitectural” che, dopo la ria-pertura del sagrato (da quota328,54 s.l.m. a quota 329,54s.l.m.), conduca alla cordona-ta valorizzando prima unavisione sequenziale della fac-ciata della chiesa di SantaLucia e successivamente, sulpianerottolo a quota 330.54s.l.m., girando di 90°, possaoffrire una nuova avventuravisiva verso la parete tondadei resti archeologici del tea-tro romano.Ulteriori visioni della chiesa,con ampio scorcio sul quartie-re, si avranno da quota 335,65s.l.m., fino alla conclusione delpercorso, che accoglie il visita-tore sul margine più elevato deiruderi del teatro romano aquota 338,11 s.l.m.

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U

G R A F I C A

to particolare della sua ster-minata produzione, che or-mai conta migliaia di opere incirca sessanta anni; di mette-re in evidenza cioè le sue“architetture di carta”: le fan-tastiche invenzioni costrutti-ve o le reinterpretazioni dimonumenti ed ambienti urba-ni, che fanno da sfondo alleavventure dei suoi personag-

gi “a fumetti” o alle eccezio-nali, isolate figure delle tavo-le illustrate.

La cartellaMa quel giorno Sergio mi haaccolto e… colto di sorpresa!Non appena entrato nella suacasa-studio, ha subito mo-strato un dono preparato perme. Una cartella di stampe daltitolo quanto mai significativo:ARCHITETTURE, pubblicatagiusto negli ultimi mesi.Dieci soggetti, concertati in-sieme a Guido Moretti, inge-gnere-direttore editoriale bo-lognese che ha pensato ad un«incontro tra la linearità e pre-cisione dell’ingegnere e lacreatività dell’artista incapacedi disegnare con righe dritte».Dieci storiche opere di dieci

na premessa…Era il primo giorno di prima-vera (la settantanovesimaprimavera di Sergio Toppi);un viaggio a Milano proprioper incontrare il grande illu-stratore e Maestro del fumet-to italiano. Da tempo avevoun’idea, pienamente condivi-

sa da Giovanni Fontana: dedi-care a Toppi un articolo suTERRITORI - di cui è attentolettore - in occasione del suoottantesimo compleanno, checade appunto in questo 2012,l’11 ottobre.Avevo pensato di incentrarela mia attenzione su un aspet-

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di Daniele Baldassarre

ARCHITETTUREUN OMAGGIO A SERGIO TOPPI

E GUIDO MORETTIon so precisamente quando Daniele Baldassarre ab-bia conosciuto Sergio Toppi, ma so che lo legava a

lui un profondo sentimento di stima. Affascinato dalla suastraordinaria capacità inventiva e dal suo segno incon-fondibile, Daniele gli aveva chiesto l’immagine del guer-riero ernico che avrebbe utilizzato a corredo delle suepubblicazioni sulle mura poligonali (e che questa rivi-

sta ha pubblicatonel n. 24). Toppi ri-spose prontamen-te con un magnifi-co disegno, caricodi energia, che riu-

sciva a trasmettere tutto il fascino del mistero ancestraleche avvolge l’antica popolazione del Lazio, associata, trastoria e mito, alle mura ciclopiche di città come Alatri oVeroli. Dall’incontro scaturì una bella amicizia, cheDaniele ha coltivato nel tempo con cordialità. Alcuni mesifa gli venne l’idea di festeggiare l’ottantesimo complean-no del maestro (che cadeva l’11 ottobre) consegnandogliuna copia della nostra rivista con un servizio dedicato allesue architetture disegnate. Purtroppo il 21 agosto di que-st’anno Sergio Toppi se n’è andato, lasciando nello scon-forto i suoi ammiratori, che lo consideravano un autenti-

LE RAGIONI DI QUESTE IMMAGINIdi Giovanni Fontana

N

Lo Stadio OlimpicoCoperto di Kenzo Tange(Tokyo, 1964)nell'interpretazione di Sergio Toppi e Guido Moretti.

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co artista. In effetti, il suo tratto originale e la sua abilitànel comporre l’immagine, la singolare architettura dellesue pagine, i tagli geniali delle inquadrature, le atmosferemagiche degli ambienti, le luci, i volti, la cura nei dettaglidimostrano che si è di fronte ad un talento creativo chesfugge alla classificazione di illustratore o di fumettista.Toppi ha sempre rifiutato la classica scansione della pagi-na in vignette più o meno regolari. Il flusso delle sueimmagini attraversa lo spazio con estrema libertà, confe-rendo alle sue storie un carattere peculiare. Il suo occhiodi disegnatore sa guidare lo sguardo del lettore in un pro-cesso dinamico di zoomate a sorpresa. In continuo movi-mento, si passa da grandi orizzonti a particolari minimiincastonati tra di loro, per poi tornare a spaziare su ampipaesaggi, con rilanci improvvisi mediati da sequenze cheinnervano l’incanto della narrazione con sorprendenteefficacia. La festa purtroppo non c’è stata, ma vogliamougualmente mettere a frutto l’iniziativa per rendere omag-gio alla sua genialità attraverso le sue architetture dicarta, talvolta semplicemente legate alle forme del pae-saggio, che egli sa trasformare prodigiosamente in siste-mi fortemente strutturati; ma, nello stesso tempo, voglia-mo ricordare quelle invenzioni architettoniche che realiz-zò nel 2011 in collaborazione con Guido Moretti. Si trat-ta di tavole nate quasi per caso grazie alla sollecitazionedi Moretti stesso, ingegnere da sempre affascinato dallagrafica di Toppi. L’occasione fu colta nel 2009 nel MuseoCivico Archeologico di Bologna, dove era stata allestitauna grande mostra sull’opera del disegnatore. QuandoMoretti avanzò la proposta di progettare un portfoliodedicato ai grandi maestri dell’architettura, Toppi replicòcandidamente di non saper disegnare “con righe dritte”.In realtà, credo che non volesse sentirsi legato alla merarappresentazione dell’oggetto, essendo abituato a spazia-re sul bianco della pagina con estrema libertà inventiva.Ne scaturì, comunque, un compromesso che ha datoragguardevoli frutti. Moretti si sarebbe dedicato alla rap-presentazione delle architetture e Toppi avrebbe aggiuntoa mo’ di commento le sue libere figurazioni, il tutto indieci pregevoli tavole. Scegliere tra queste quali pubblica-re non è affatto facile. Le Corbusier o Wright? Calatravao Meyer? Ad una prima occhiata, comunque, la nostraattenzione si è soffermata su Gehry, Tange e Piano. Il Mu-seo Guggenheim di Frank Gehry a Bilbao, è un edificiospettacolare che nella completa assenza di superficipiane si pone in perfetta sintonia con Toppi, che non ama“le righe dritte”. Simbolo della città portuale, offre dalfiume l’immagine di un fantastico vascello, mentre lelastre metalliche dei rivestimenti assecondano la plastici-tà delle curve brillando sotto la luce come squame orga-niche. Ed ecco allora che Toppi accosta all’edificio figuredi strani pesci. La sagoma dello Stadio Olimpico di Tokyoprogettato da Kenzo Tange, è ripresa nel movimentodelle gambe di un samurai che effettua un acrobaticobalzo marziale; mentre sul Centro Culturale Jean-MarieTjibaou di Renzo Piano, in nuova Caledonia, le cui forme

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grandi architetti - qui perso-nalmente delineate da Moretti- si accompagnano alle incon-fondibili figure di Toppi, certoispirate dai luoghi dove si tro-vano questi capolavori, ormaiuniversalmente conosciuti.In due fogli della cartella Gui-do Moretti ha anche appron-tato le schede di presentazio-ne degli edifici, dove alla fotodi ognuno viene aggiunto untesto sintetico ma molto benesplicativo. In ordine cronolo-gico troviamo:- l’Empire State Building diShreve, Lamb & Harmon (NewYork, 1930-31)- la Casa sulla Cascata diFrank Lloyd Wright (Bear Run,Pennsylvania, 1936-39)- la Cappella di Notre-Damedu Haut di Le Corbusier (Ron-champ, 1950-55)- il Teatro dell’Opera di JørnUtzon (Sidney, 1959-73)- il Congresso Nazionale diOscar Niemeyer (Brasilia, 1960)- lo Stadio Olimpico Copertodi Kenzo Tange (Tokyo, 1964)- la Torre per Telecomunica-zioni di Santiago Calatrava(Barcellona, 1989-91)- il Museo Guggenheim diFrank Gehry (Bilbao, 1990-97)- il Centro Culturale Jean-Marie Tjibaou di Renzo Piano(Nouméa, Nuova Caledonia,1995-98)- la Chiesa di Dio Padre Mise-ricordioso di Richard Meier(Roma, 1998-2003)

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In questa pagina, il Centro Culturale Jean-Marie Tjibaou di RenzoPiano (Nouméa, NuovaCaledonia, 1995-98)nell'interpretazionegrafica di Sergio Toppi e Guido Moretti.Nella pagina accanto,"Quei giorni" di SergioToppi e due pagine conarchitetture fantastichetratte da "L'arte diSergio Toppi" (gruppoEditoriale l'Espresso,Roma 2004).

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Una presentazione E così l’omaggio al Maestro sideve trasformare: non più unclassico articolo, non più unaricerca di immagini significati-ve dal passato, ma la semplicepresentazione di tale recente“fatica” in queste pagine delnostro periodico; all’insegnadi Le Corbusier, Niemeyer,Tange, Wright… Affiancati pe-rò, in chiusura, quantomenoda un suo disegno “architetto-nico”; comunque sufficiente amostrarne la grandezza creati-va e l’attenzione all’aspettoestetico ma anche alle proble-matiche socio-culturali insitenegli edifici e nelle città cuidanno vita.Grazie e… Buon Compleanno,Toppi!

Sergio ToppiNato a Milano l’11 ottobre del1932, fin dai primi anni Cin-quanta si è dedicato al dise-gno, abbandonando gli studidi medicina. Gli inizi lo hannovisto disegnatore con laMondadori per l’Enciclopediadei Ragazzi ed “intercalatore”per cartoni animati e spotpubblicitari con lo StudioPagot. Poi la collaborazionecon il Corriere dei Piccoli,prima di una lunga serie chelo porterà a pubblicare le suestorie anche su Alter Alter,Comic Art, Corto Maltese, ilGiornalino, L’Eternauta, ilMessaggero dei Ragazzi, sen-

sono state suggerite dalle capanne della tradizione indi-gena, si erge, costruita con un tratto tagliente, la figuradi un aborigeno, sovrastata da una maschera tribale.Elementi congeniali alla sensibilità di Toppi, che da quel-le culture ha tratto profonde ispirazioni. Basti pensare alsuo libro “Isola gentile” (2010), ambientato nelle isolesperdute del Pacifico, dove l’avventura scorre tra genti dicultura maori.Altre suggestioni abbiamo tratto da altri lavori di Toppi,dove l’architettura è protagonista, come in “Città sirena”,catalogo dell’omonima mostra tenuta nel 2008 a Roma,presso la “Tricromia International Illustrator’s Gallery”.“Attesa” è il ritratto di chi attende davanti alla porta di unacittà megalitica. “Per anni ho sperato che da quel rettan-golo oscuro uscisse una voce che mi spiegasse il segre-to di queste mura. Nulla è uscito e le rughe sul mio voltosi fanno sempre più profonde”, scrive Toppi. Sembra unafrase pronunciata da Daniele Baldassarre, che ormai daanni insegue i segreti delle mura poligonali! “Anomalia”dà il segno delle contraddizioni della città contempora-nea, “Scavi” ne sottolinea il clima di inquietudine, mentre“Memento” ne contrassegna allegoricamente lo stato dicrisi. C’è poi una tavola, che con il suo librante surrealeglobo roccioso, ci riporta al “Castello dei Pirenei” di RenéMagritte, evocando immediatamente le città invisibili cal-viniane. Si tratta di “Quei giorni”, la cui didascalia recita:“La città è viva, laboriosa, densa di rumori e vibrazioni,un alveare, ma ci sono giorni in cui dalle colline si leva unvento lieve, poco più che primaverile. Allora la cittàammutolisce, si immobilizza, un cucchiaino che cade dalcassetto provoca attimi di terrore. Poi il vento cala e conlui questo orribile oscillare, presagio di catastrofe. Dicolpo riprende frenetica la vita”.

Schott, Einaudi, Garzanti, La-rousse, Mosquito, Piemme,Planeta, San Paolo, Utet…Toppi ha vinto lo Yellow Kidnel 1975, il Caran D’Ache ed ilPremio A.N.A.F.I. nel 1992 edè stato premiato con il Ro-mics d’oro nel 2006.

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za dimenticare opere per laSergio Bonelli Editore.Come illustratore ha tra l’altrolavorato per il Corriere dellaSera, Famiglia Cristiana, LeFigaro, Selezione dal Reader’sDigest, Times… e con editoriitaliani ed europei quali Eckart

La sua fama però è arrivataanche oltreoceano, dove harealizzato alcune copertineper la Marvel, e dove vantatra gli ammiratori grandinomi del fumetto americano:basti citare Frank Miller eWalter Simonson!

In questa pagina, il Museo Guggenheim di Frank Gehry (Bilbao,1990-97)nell'interpretazionegrafica di Moretti e Toppi.Nella pagina precedente,"Anomalia" e "Scavi" di Sergio Toppi, dalcatalogo della mostra"Città sirena", TricromiaInternational Illustrator'sGallery, Roma 2008.

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Nella pagina accanto,"Gemellaggio" di Sergio Toppi.In questa pagina, a destra, il CongressoNazionale di OscarNiemeyer (Brasilia,1960) in un disegno diMoretti e Toppi; in alto,"Attesa" di Sergio Toppi.

Guido MorettiIl coautore ed ideatore di que-sto prezioso portfolio è origi-nario di Castel S. Pietro Termee ha studio a Bologna, in Viadegli Orefici 4.Fino al novembre 2010 docen-te di Progettazione Urbani-stica presso il Dipartimento diArchitettura e PianificazioneTerritoriale dell’Università diBologna; docente del MasterUniversitario di II livello in“Architettura Ecosostenibile”,con contributi riguardanti l’ar-chitettura rurale e l’uso dellerisorse ambientali nella tradi-zione abitativa mediterranea;dal 2003 al 2005 è stato anchepresidente della Commissioneper la Qualità Architettonica eil Paesaggio del Comune diBologna.Moretti si occupa dunque dipaesaggi culturali, di architet-tura ambientale e, più in gene-rale, di temi relativi ai sapericostruttivi della tradizione, suiquali ha pubblicato numerosilavori con Edizioni Tipoarte, dicui è appunto direttore edito-riale. Tra le sue pubblicazioniin particolare segnaliamo: LaCasa di Hatra (2006), Deserti

e Segni (2007) ed Abitare ildeserto (2008), che formanola “trilogia del deserto”, unostudio dedicato alle tecnologiedella terra cruda ed al raffre-scamento passivo degli edificiin zone aride.Ha materialmente operato sianell’ambiente dei Parchi Alpinisia in diversi paesi del MedioOriente e dell’Africa, con inter-venti sul territorio e con pro-getti architettonici: da nonmolto ha ultimato, con azionedi carattere umanitario, il cen-tro polifunzionale in terra cru-da per le donne Saharawi “LaCasa de la Mujer”, a Rabouni(Tindouf) in Algeria.

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I l termine olistico, dalgreco holon/holos, tutto, èlegato all’idea che le proprietàdi un sistema, in questo casodi un edificio o di un territorioo di un oggetto architettonico,non possano essere spiegatetramite l’analisi delle singolecomponenti, bensì nella totali-tà e unitarietà dell’organismo.

È facile intuire, pertanto, chel’architettura vada consideratanel suo significato globale,fatto di funzioni, forma, rap-porto con i fruitori, utilità enecessità di soddisfare i biso-gni ed ancor più gli aspettipercettivi, sensuali e spirituali. Nei confronti dei luoghi da abi-tare, questo tipo di approccioè significativamente conside-rato nella cultura orientale, dicui il Feng Shui è un esempio. Feng Shui significa Vento eAcqua, e sono proprio il ventoe l’acqua che, generando ener-gia, influenzano i comporta-menti dell’uomo. Si tratta didue elementi naturali che ar-monizzano e modificano ilpaesaggio. Il vento trasportal’energia e l’acqua ha il compi-to di trattenerla.Il Feng Shui analizza le varieenergie che circolano all’in-terno dei luoghi abitati.

Queste energie si chiamano“Qi” o “Ch’i”.La combinazione del “Qi” deiluoghi abitati e dell’Uomo de-terminano reazioni che talvoltapossono nuocere a livello psi-cofisico.Studiando il vento e l’acquanoi possiamo capire la natura,tutelare gli ecosistemi natura-

li e, pertanto, collocare cor-rettamente edifici e impianti.L’uomo, anche quando modifi-ca il territorio per renderloaccogliente e piacevole, inter-viene con progetti che preve-dono la loro realizzazionecome se si dovesse interagiresu una cosa inerte, inanimata;ciò porta a risultati conflittuali,non organici all’habitat. Questo modo di agire, comegià si è potuto notare nellanostra era, conduce inesora-bilmente al malessere psicofi-sico delle persone e al disastroecologico.È importante compenetrarsinella cultura orientale percomprendere come il concet-to di spazio assuma lì altrisignificati rispetto a quellooccidentale. L’energia modellale forme che si originano dalvuoto. Il vuoto diventa moltopiù importante del costruito.

A questo proposito mi piaceriferirmi a un concetto espres-so dall’architetto HowardChoy: “È interessante la meta-fora sulla ritmica e la musica-lità per spiegare la differenzatra lo spazio vuoto per i cine-si e il concetto occidentaleche invece privilegia il conte-nitore: la musica occidentale

è una sequenza di note stac-cate, quella orientale è datadalla vibrazione che unisce idiversi toni”.Il principio del Feng Shui sibasa essenzialmente nel com-prendere la funzione e l’intera-zione dell’habitat con l’indivi-duo attraverso il controllo del-l’energia “Qi” o “Ch’i” e l’ar-monia dei cinque elementinaturali: Acqua, Legno, Fuoco,Terra e Metallo.Gli elementi interagiscono traloro in un ciclo generativo edegenerativo dell’energia dan-do vita ad ambienti e territoriche si pongono in manieraarmonica o conflittuale. Inquest’ultimo caso la funzionedel Feng Shui è quella di rie-quilibrare il tutto. Così agendoanche all’interno del principiodel Tao, sintetizzato nei fattoriYin e Yang, si percorre la stra-da dell’armonia dei luoghi e

di Felice D’Amico

L ’ A R C H I T E T T U R A E L A S T O R I A

ARCHITETTURA OLISTICA

27TERRITORITERRITORI

delle persone. Come lo yogacoltiva la forza vitale dell’uo-mo, sia in Oriente che inOccidente, così il Feng Shuipuò coltivare la forza vitale, o“Ch’i” della terra, anche inoccidente. Il “Ch’i” scorre nellaterra come flusso sotterraneoche cambia il suo corso se-condo i mutamenti operatidalla natura o dall’uomo. Per riassumere i principi delFeng Shui si prende in prestitouna frase di Thung ChungShu, vissuto nel II secolo a.C.“Le forze vitali del Cielo e dellaTerra si congiungono per for-mare un’unità, si dividono perdiventare Yin e Yang, si sepa-

rano nelle quattro stagioni(identificate dai quattro anima-li: tigre, tartaruga, drago efenice) e si articolano nei Cin-que elementi naturali”.È evidente che il Feng Shuirappresenta un modo diversoma naturale di porsi e basa isuoi principi sulla contempo-ranea sinergia dell’anima e delcorpo, delle cose tangibili eintangibili, delle sensazioni edelle emozioni. Stephan Feuchtwang scrive:“Essere nel posto giusto, rivol-ti verso la giusta direzione,facendo la cosa giusta almomento giusto, è un punto diincrocio tra l’essere pratica-

mente efficaci e ritualmentecorretti. Significa essere inaccordo con l’universo”.Stephen Skinner in uno deisuoi saggi afferma: “Il fengshui combina gli assi dientrambe le ricerche, dichia-rando che ciò che ognuno fadella propria posizione e delproprio ambiente sulla terra siriflette anche sulla propriapace interiore. Questa formulasi basa sulla localizzazione el’imbrigliamento delle linee deldrago, linee di energia, chepercorrono le vene della terrae influenzano in varia misura laqualità della vita sulla suasuperficie. La religione popo-lare cinese, che nasce in tempipre-confuciani e pre-taoisti,era centrata sul culto degliantenati e sulla venerazione divari spiriti locali, in modo nondissimile dalle prime credenzegreche. A queste credenze sisovrapposero poi in Cina altrefilosofie più astratte, mentre lecredenze originali conservaro-no la loro forza tra i contadinie tra chi si trovava in stretto

contatto con la terra.In Grecia le primecredenze animistecontribuirono a gene-rare le complessemitologie che furonola base e la radiceclassica della culturaeuropea”.L’antica arte del FengShui, proprio per iconcetti accennati,interagendo con ilcosmo e lo spirito,nacque intorno al6000 a.C. per studia-re la giusta colloca-zione delle tombe. Inalcune di queste antichissimesepolture sono state ritrovatesimbologie del drago verde edella tigre bianca ovvero duedei quattro animali su cui inseguito si è basato il FengShui nella scuola della“forma”. In origine questadisciplina nacque per analizza-re e scegliere il sito sul qualesarebbero dovute essere rea-lizzate tombe per famiglieimportanti. Tumulare i membri

itinerario orientale nel Feng Shui per l’architettura sostenibile

= VIVERENATURALMENTE

1. Il ciclo dei cinqueelementi naturali delFeng Shui che combinatiin modo armonicocreano la giusta energianegli spazi e negliambienti che viviamo.2. La genesi deglistrumenti di misurazioneda una pubblicazione in lingua cinese.3. La simbologia deiquattro animali qualicaratteristiche specifichedell’ambiente e delterritorio che cicirconda.4. Il bagua, base terra,per orientarsi nellaprogettazione di ambientimediante la scuola dellaforma (S. Parancola).

ormai studiati da millenni,sono disseminate numeroselapidi significative. Lo studiodei luoghi ideali ha fatto sì chei maestri, analizzando i territo-ri cinesi da molti millenni,abbiano sperimentato e appro-fondito concetti geografici,filosofici e metafisici radicatinel territorio assimilandovalenze simboliche dal pae-saggio. Difatti, scrive StephenSkinner, “il drago cinese puòessere inteso co-me contorsionidel paesaggio eforma delle catenemontuose. Le ca-tene e le linee delpaesaggio forma-no il corpo, le

vene e le pulsazioni del drago,mentre i corsi d’acqua, glispecchi d’acqua e le acquesotterranee formano il sanguedel drago. Le vene e i corsid’acqua trasportano il Ch’i, laforza vitale della terra. Natural-mente le linee di alberi, le stra-de e anche le ferrovie traspor-

tano o disperdono il Ch’i nelpaesaggio. La geometria delflusso del Ch’i può essere sor-prendentemente complessa,formando una grata o una retetra le principali vene del drago,perché nessuna parte dellaterra è morta”. In pratica, gra-zie a questi concetti ordinati inuna marcata simbologia, si èconsolidato in tutte le epocheimperiali uno spiccato rispettoper la natura, anticipando tutti

di una famiglia in luo-ghi ideali significavaemanare energie po-sitive per le genera-zioni future e mante-nere un legame posi-tivo con i successori.D’altronde possiamoritrovare tali concettiin quasi tutte le piùimportanti culturesuccedutesi nel cor-so di questi millenni(Egizi, Greci, Etru-schi, Romani, India-ni, Maya, ecc.). Du-rante un mio recenteviaggio in Cina hopotuto rilevare cheancora oggi moltepersone fanno stu-diare da esperti Feng

Shui i luoghi ideali di sepoltu-ra, tanto è vero che nei siti piùimportanti in aperto territorio,

quei principi che oggi ritrovia-mo all’interno della modernabioarchitettura.Lo studio del sito idoneo per lasepoltura si basa anche sul-l’analisi della persona in fun-zione dell’energia cosmica aseguito della quale si defini-scono periodi idonei per ese-

guire l’atto dellasepoltura. Si at-tende cioè chel’energia sia quellagiusta. È impor-tante la posizionedella salma rispet-to al territorio cir-costante, come èimportante la rela-zione del defuntocon i cinque ele-menti. Si appro-fondisce il tuttocon uno studiochiamato ba zi.“Il defunto […]dovrebbe prende-re vantaggio dalsheng Qi (Energiavitale). Il Vento di-

sperderà il Qi e l’acqua lo con-terrà. Gli antichi dicevano cheuno dovrebbe provare a racco-gliere il Qi così da non disper-derlo. Lo scopo è farlo fluirema al tempo stesso contener-lo. Perciò esso è chiamatoFeng Shui” (Guo Pu, Jin Dy-nasty 265/420 d.C.). Comedescrive l’architetto HowardChoy, esponente mondiale delFeng Shui moderno, questaantica disciplina era seguita damaestri cinesi anche per lascelta del sito (la nostra geo-biologia) e successivamenteper la realizzazione di città,monumenti e giardini, oltreche per la realizzazione ditombe. Sinteticamente si agivanel seguente modo: una prima

28 TERRITORI

5. Howard Choy, uno dei più autorevoliarchitetti Feng Shui.6. Disegno dell’edificiodella banca Honk KongShanghai Bank (HSBC).Arch. N. Foster.7. Hong Kong, gli edificidi Pei a sinistra e Fostera destra realizzatisecondo i classiciprincipi del Feng Shui.Sull’edificio di Foster si possono notare “i cannoni” direzionativerso l’edificio di Pei.8. Il Bagua essenzialecon trigrammi posizionatinelle direzioni cardinali.Un anello rappresenta il cielo anteriore (per larealizzazione di tombe) e l’altro quello posteriore(per la realizzazione di luoghi abitativi). Ogni Trigramma ha unsignificato specifico.

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analisi morfologica e ambien-tale del paesaggio individuavala migliore esposizione al sole,la protezione dai venti freddi,la vicinanza a corsi d’acqua osorgenti naturali e a zone colli-nari e montuose. Quando ilsito migliore era stato indivi-duato l’imperatore cinese

chiedeva al maestro di fareuna divinazione del sito con ilcarapace di una tartaruga ocon dei bastoncini di achillea.Pertanto, fin dagli albori delFeng Shui, il sito migliore deri-vava da due processi di sele-zione: fisico (studio dei model-li del paesaggio) e metafisico(utilizzo delle arti divinatorie).È l’architetto che cementa lecomunità umane costruendo-ne le sedi, che ne orienta gliedifici secondo astrologia, chene scandisce il tempo con gliorologi, che ne struttura le isti-tuzioni dei palazzi e dei templi,che regola le acque e apre lestrade. Nel “De re edificatoria”anche Leon Battista Albertifaceva riferimento a metodolo-

gie naturali affidate alle perce-zioni e ad energie intangibiliumane ed animali per la sceltadel terreno edificabile in cui gliabitati potessero trovare sicu-rezza e massimo confort.“L’abitazione […] avrà cioètutti i vantaggi e le piacevolez-ze per quanto riguarda la ven-

tilazione, l’esposizione al sole,il panorama [aspectus]”; e, aproposito della disposizioni diportici e finestre, deve esserepossibile guardare con piacere[spectandi cum voluptate]”.Altro concetto del Feng Shuiche ritroviamo nell’Alberti èquello della necessità di farfluire l’energia lentamenteall’interno dei luoghi abitati alfine di non disturbare l’armo-nia dei luoghi e delle persone.“Nelle città piccole, le stradesaranno tortuose prima dellaporta d’ingresso e ondulateanche all’interno”.Oltre all’applicazione per ledimore celesti il FengShui si è sviluppatonei millenni pas-

sati per realizzare luoghi abita-tivi in cui l’energia assumesseun’importanza diversa daquella che circola nelle tombe.I riferimenti di studio ed anali-si, pur partendo dallo stessoprincipio di benessere, vengo-no sviluppati in modo concet-tualmente differente: le tombe

fanno riferimento al cosiddettosistema del cielo anteriore,struttura portante dell’univer-so, mentre gli edifici fannoriferimento al sistema del cieloposteriore, ovvero il modoconcreto di operare nel mondoaccessibile ai nostri sensi. Per l’analisi, la sistemazione el’orientamento degli edifici edei loro arredamenti è usatauna bussola detta Lo Pan for-mata da molteplici anelli, doveal centro c’è un piccolo agometallico che serve ad indicareil polo nord magnetico. Tutta lasuperficie del Lo Pan è divisada due fili che si intersecano:

ruotando gli anelliesterni dello stru-mento, essi fungo-

no da coordinate per l’orienta-mento della tavoletta in coinci-denza con la bussola che sitrova al centro. Dal centro siallargano gli anelli concentriciche contengono le informazio-ni di base sulle combinazionidi energia, sui movimenti pla-netari, sui rapporti magnetici e

su altre informazioni, chequando decifrate porterebberoall’armonia dei luoghi.Le dinastie Qin e Han comin-ciarono a fare uso del FengShui per controllare strategiemilitari, politiche e territoria-li per consolidare il potere. Iconcetti di base fanno riferi-mento a testi antichi del mon-do orientale come l’I ching e ilTao Te Ching. Il Feng Shuicominciò a radicarsi nel tem-po, fino a conoscere il periododi massima espansione nel1200 d.C. durante la dinastiaSong. Durante questo periodo,al Feng Shui è abbinato ilsistema astrologico del Ba Zi odei Quattro Pilastri del desti-no. Dopo alterni periodi di

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ampia diffusione e di de-clino, il Feng Shui, perovvie ragioni di controllototalitario, fu bandito du-rante l’epoca della Re-pubblica Popolare Cineseper cui le conoscenze furonotutte esportate nelle città diHong Kong e Singapore, neglistati di Taiwan, Corea del sude in altri paesi orientali limi-trofi. In India si è diffuso ilVastu che rappresenta unasorta di Feng Shui Indiano.

Oggi in questi paesi il FengShui è una pratica molto diffu-sa tra gli architetti, basta sof-fermarsi qualche giorno aHong Kong per renderseneconto. La città fermenta diarchitetture, piani ed eventicon forti influenze Feng Shui,

che sicuramente trova qui ter-reno fertile per la diffusione diprincipi olistici che si rifannoalla medicina orientale, al-l’agopuntura, alle arti marziali,alla religione e alla filosofia.Tutte queste discipline si riferi-scono al Tao ovvero al Prin-cipio, alle teorie Yin e Yang edei cinque elementi.Gli architetti contemporaneiIeoh Ming Pei e Norman Fostersono ancora oggi protagonistidi architetture significative allequali hanno applicato concettie principi Feng Shui. Il nuovo

edificio della Banca di Cinaprogettato da Pei emerge dalloskyline della città di HongKong come l’affilata lama diuna mannaia, segno di difesa edi contrapposizione con gliedifici circostanti ed in partico-lare nei confronti della concor-

rente Honk Kong ShanghaiBank (HSBC), prima nel mer-cato mondiale, progettata daFoster che ha realizzato unastruttura in perfetto stile FengShui nel 1985. Sulla sommitàdell’edificio, per contrastare laforma della lama affilata del-l’edificio di Pei, Foster ha fattopiazzare due cannoni simbolicidirezionati verso il vicino edifi-cio. I cannoni comunque han-no anche la funzione di conte-nere attrezzature per la manu-tenzione e la pulitura continuadelle facciate. In questa torre

la luce naturalecostituisce la fonteprimaria d’illumi-nazione. Specchicomputerizzati ri-flettono i raggi delsole dal soffittodell’enorme atrio incui la sensazione dipresenza di energiaè impressionante.Secondo le tecnichedi Feng Shui glispecchi hanno an-che la funzione diorientare le energieintangibili in de-terminate direzioni.Dal punto di vistabioedilizio la parti-colarità è che il si-stema di condizio-namento funzionacon l’acqua marina,eliminando sprecodi acqua potabile.Altri esempi di Pei e

Foster si possono vedere nel-l’aeroporto di Pechino, nel Su-zhou Museum, al Saint MaryAxe di Londra e in altre archi-tetture realizzate in occidentein epoche differenti.Nell’antica Roma ritroviamointeressanti corrispondenze

9. Felice D’Amico e Paul Hung durante unostudio dei luoghi disepoltura nei pressi diHong Kong 10. Il Grand Master Paul Hung durante unamisurazione di unatomba cinese.

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nei fondamenti enunciati daMarco Vitruvio Pollione nellibro “De Architectura”. Passisignificativi sono trascritti nellibro nono allorché si studianoi pianeti e l’universo (in singo-lare assonanza con le motiva-zioni cosmiche del Feng Shui),nel libro secondo dove sonoapprofondite le teorie dei natu-ralisti sulla materia, nel libroprimo dove si tratta la sceltadei luoghi salubri. Nel capitolosettimo Vitruvio approfondi-sce inoltre l’uso dei materialinaturali, un principio che dopomillenni sarà giustamentericonsiderato nella bioarchitet-tura e per la sostenibilità am-bientale. Il Feng Shui mo-derno, in occidente, dovrebbericercare la personalizzazionedelle soluzioni all’interno delletradizioni e dei costumi deipaesi occidentali secondo iprincipi di sostenibilità. Lediscipline che meglio lo rap-presentano attual-mente sono la bioar-chitettura e la geo-biologia. Si legge sulsito www.geobiolo-gia.it: “la Geobio-logia è un vasto con-tenitore non ancoraformalizzato ufficial-mente in cui si trova-no varie branche distudi e di professio-nalità. Si va dallo studio del-l’interazione tra ambiente abio-tico e ambiente biotico nel-l’evoluzione della vita sul pia-neta, oggetto di corsi di laureain alcune università, alle inda-gini sugli effetti dell’acqua sot-terranea sulla salute. Per noiche ci occupiamo di analisigeobiofisica e rilevazioni geo-biologiche, la Geobiologia èun’arte applicata, codificata

dal dr. Ernst Hartmann e dalsuo Gruppo di Ricerca diWaldbrunn (Heidelberg), uti-lizzata per individuare le areein cui vi sono radiazioni natu-rali nocive alla salute di chi vi èesposto”.Vari sono gli indirizzi che l’ar-chitettura cerca di dare a que-sta antica disciplina facendoaffiorare una moltitudine diidee, alcune delle quali, molto

11. Lo Pan, bussola per la misurazionedell’orientamento dei sitie degli ambientinecessaria per ladecifrazione delle energieper la conseguenteprogettazione.12. 13. Paul Hung conallievi della scuola FengShui in una misurazioneenergetica del luogo disepoltura.14. Arch. Gino Valle,Udine, Monumento allaresistenza 1959, unmonumento in cui siracchiudono tutte leforme del Feng Shui inuna sorta di microcosmo.15. 16. F. Ll. Wright,Taliesin West. Opera delgrande architetto ispiratoalla disciplina orientaledurante il periodogiapponese.17. 18. 19. F. Ll. Wright,Sun Top, Pennsylvania1939, edifici che con la loro forma accentuanola simbologia dell’energiapositiva a forma disvastica, ripresa dalregime nazista cherovesciandola ne ha fattoun simbolo del male.

stravaganti ed esoteriche, chedovrebbero essere bandite inquanto fuorviano la veraessenza del Feng Shui. A talproposito in Italia è attivo unmovimento Feng Shui che siriconosce in varie scuole chedivulgano la disciplina secon-do concetti in armonia con lanostra epoca. Molti architettine approfondiscono gli aspettipiù importanti per l’applicazio-

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ne pratica nella progettazione.Feng Shui Italia, Greenambiente Creative Feng Shui stannocercando di diffondere il FengShui in modo corretto per l’at-tuazione di progetti interagenticon il nostro territorio e lanostra architettura.

L’obiettivo di queste “partico-lari discipline” del costruire èla progettazione di edifici chesoddisfino le esigenze fisiche,biologiche e spirituali di chi liabita. Di conseguenza la strut-tura, i servizi, i colori e gliodori devono interagire armo-

niosamente con l’uomo e conl’ambiente. Questo interscam-bio costante tra interno edesterno dipende da una buonatraspirazione: la casa, come lapelle, deve mantenere condi-zioni interne di vita tali da

garantire igiene e salute. “Oggi– dice Stefano Parancola, bio-architetto autore di molte pub-blicazione sull’argomento –molte abitazioni modernesono assimilabili ad involucrichiusi, senza contatti conl’esterno, fatte da sostanzeplastiche, dai pavimenti tratta-ti, da finestre e le porte chiuseermeticamente, da materialiisolanti chimici, dai vernici ecollanti sintetici che incentiva-no malesseri all’interno del-l’edificio e non lo lascianorespirare. Il Feng Shui, vuolemigliorare questo modo diabitare”. Molti sono gli archi-tetti che hanno sviluppato pro-getti contenenti concetti diFeng Shui e bioarchitettura e

molti oggi ne scrivono e neparlano (Wright, Abercrombie,Foster, Pei, Valle, Portoghesied altri ancora). Gli addetti ailavori conosceranno sicura-mente Taliesin West realizzatosu progetto di Frank Lloyd

20. 21. Edificioabitativo realizzatosecondo canoni FengShui. Arch. F. D’Amico.22. 23. Riferimentiessenziali delle scuoledella forma e dellabussola. S. Parancola.24. Studio Feng Shuisecondo la scuola della forma in unaprogettazione di un ecovillaggio nei pressi diRoma. Arch. F. D’Amico.25. Studio per lariqualificazione delleterme secondo il FengShui. Si nota il reticoloBagua.26. Studio energetico,Arch. F. D’Amico,secondo il principio deiquattro animali applicatoalla Fonte BonifacioVIII di Fiuggi realizzatadall’Arch. L. Moretti.27. Walter Burley Griffinallievo di F. Ll. Wrightprogetta nel 1913 lacittà di Camberra,Australia, secondo criteriFeng Shui. Si nota il corso d’acqua, flussodel “ch’i”, a forma didragone.

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importanza e collocazione inogni ambiente.L’acqua come elemento natu-rale, spirituale, rigenerante,purificatore e salutare, comesimbolo di vita e di scorrimen-to del tempo, di serenità e diarricchimento, come fonte di

relax e di crescita interiore,deve trovare oggetti, manufat-ti, attrezzature, spazi interni edesterni che le facciano espri-mere appieno il suo valoresimbolico. Anche il più sempli-ce rubinetto, o lavandino, pro-

gettati secondo una nuova filo-sofia, avranno la forza evocati-va di una fonte e si potrà par-lare non solo di uso dell’ac-qua, ma anche di linguaggio edi spettacolarità, di evocatività,di fascino, di potere comuni-cativo dell’acqua.

Si sta riportando l’attenzione,anche in campo scientifico, sulruolo decisivo che l’acquasvolge nello sviluppo della vitaumana sul pianeta e nel man-tenimento della salute di tuttigli esseri viventi. È un ruolo

Wright. Questo è uno degliesempi di architettura classicacontemporanea in cui si ritro-vano molteplici principi enun-ciati dal Feng Shui e dalla bio-architettura. Lo stesso Wrightdurante il periodo “giappone-se” acquisì concetti di filosofiaorientale per riversarli nelle sueopere: ad esempio il progettodelle cosiddette residenzeSunTop con forma planimetri-ca a croce uncinata, simbolo-gia energetica importante perla manipolazione del “Qi” posi-tivo. Il simbolo è stato ripresodurante il Nazismo, che lo hainvertito e rovesciato, trasfor-mandolo in una rappresenta-zione del male. La necessità di sostenibilitàscaturita nel XXI secolo fa delFeng Shui un alleato ideale.Sfruttare il Vento e l’Acqua,capire la natura, tutelare gliecosistemi naturali, collocarecorrettamente edifici e impian-ti, modificare il territorio al finedi renderlo accogliente e pia-cevole per l’uomo di oggi e perle generazioni future: questo èil Feng Shui oggi.Il Feng Shui oggi potrebbedare molte corrette indicazionianche per l’uso dell’acqua.L’acqua, come primo elementonaturale, assume all’internodel sistema vitale un ruolosempre più importante, siacome risorsa per l’approvvi-gionamento, sia come elemen-to estetico e di rigenerazioneenergetico-spirituale per lepersone e per gli spazi indoore outdoor. Il valore dell’acqua come risor-sa naturale, per nulla inesauri-bile, e come elemento simboli-co va attentamente considera-to per riassegnare a questoprezioso elemento la giusta

legato alle sue caratteristichechimico-fisiche ed alla suacapacità di trasportare energiaed informazioni; queste cono-scenze rendono fondamentalel’aspetto qualità, spesso tra-scurato nei trattamenti e neltrasporto dell’acqua stessa.

L’aumento dellepopolazioni e glisprechi domesticied industriali ciportano a doverconsiderare ancheil fattore quantità:oggi non c’è ac-qua a sufficienzaper tutti.L’importanza delrisparmio delle ri-sorse è motivata

dal ruolo rilevante che ricopro-no i consumi idrici del settoredell’edilizia civile rispetto aiconsumi globali.Altri aspetti importanti chedovrebbero coinvolgere il ruolodell’architetto sono quelli ri-

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della casa. Nel caso di energienon favorevoli per gli abitantisi porranno dei rimedi.Lo strumento di misurazionedel Feng Shui, come accen-nato precedentemente, è il“Lo Pan”, una bussola cheraccoglie molte informazioni,che danno la misura del-

l’energia dei luoghi, i signifi-cati numerologici più profon-di e l’interpretazione delleantiche scuole del passatoper capire l’importanza dialberi e acque. Dalla lettura

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guardanti le tipologie degliambienti che sostengono gliscopi della nostra vita. Se-condo la teoria Feng Shui, il“Qi” può influenzare la nostracarriera, il matrimonio, il nostrostile di vita in generale, lanostra salute, sia in positivo siain negativo. Una buona analisi

in chiave Feng Shui durante laprogettazione potrebbe appor-tare dei benefici, un valoreaggiunto alla vita che si svolge-rà all’interno degli ambientiprogettati.

Durante la fase iniziale, l’ar-chitetto e l’esperto Feng Shuidovrebbero conoscere alcuniparametri essenziali tra cui:l’orientamento magnetico,l’epoca di costruzione dellacasa, l’individuazione dei varicampi elettromagnetici e l’ap-plicazione dei livelli di studio

delle scuole Feng Shui perlocalizzare l’energia positivanei vari ambienti.Si conosceranno in tal modole vibrazioni sottili e la distri-buzione dell’energia all’interno

del Lo Pan, inoltre, è possibi-le capire non solo il tipo dicorrettivo da utilizzare, maanche il modo di progettareun edificio ex novo.Gli architetti che volesseroprodurre una buona analisiFeng Shui dovrebbero analiz-zare i luoghi attraverso i crite-ri della scuola della forma econtestualmente attraversoquelli della scuola della bus-sola. Per operare secondo icriteri (spaziali e temporali)fissati da quest’ultima, occor-rerà poi raccogliere, oltre allenormali documentazioni tec-niche, le notizie temporali:data di nascita degli abitanti, ese possibile anche l’ora, non-

ché l’anno di costruzione del-l’edificio. Ovviamente in se-guito si dovranno svolgeresopralluoghi di analisi e rile-vamento anche attraverso mi-surazioni con la bussola LoPan. È importante che tutti gliabitanti della casa partecipinoai sopralluoghi in modo che sipossano conoscere gli eventiaccaduti e la storia della casa.In seguito il professionistaeseguirà il progetto allegandoanche una mappa energeticae le informazioni specifichecon eventuali correzioni pergli interventi da effettuare inogni settore della costruzione.Il Bagua o Pakua è un altrostrumento di misurazione più

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per sostenere superficialmen-te il solo senso estetico ditendenza. Fortunatamente sista assistendo in questoperiodo, anche grazie al cre-scente interesse verso la bio-architettura, all’espansionemondiale di questa millenariadisciplina del costruire. In

quest’ottica sarebbe impor-tante approfondire la ricercadei parametri fondamentaliper renderli compatibili conl’architettura e la civiltà delterzo millennio.

Feng Shui, dunque, dovrebbeessere visto come luogointerdisciplinare dove archi-tettura, geologia, geobiologia,topografia, geomanzia, antro-pologia, filosofia, arte, geo-grafia, scienza e medicina sifondono in tutt’uno per porta-re benessere al genere umano

ed all’intero universo.È auspicabile che l’architettoabbia maggiore sensibilitàverso queste problematiche alfine di realizzare progetti diedifici a scala umana e non

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semplificatoche è utilizza-to come basedi analisi e pereventuali ri-medi proget-tuali secondoi principi chesi rifanno allascuola dellaforma. Esso èdi forma otta-gonale (ottosegni fonda-mentali) conincise lineecontinue e trat-teggiate cheprendono ilnome di tri-grammi. I tri-

grammi sono costituiti ognu-no da tre di queste linee,assemblate in otto diversecombinazioni. Ciascun tri-gramma può essere inoltrecombinato con ognuno deglialtri, dando origine a sessan-taquattro gruppi da sei linee, isessantaquattro esagrammi.Questi sessantaquattro esa-grammi costituiscono le basidel libro cinese dell’oracolo:rappresentano, infatti, tutte lepossibili condizioni della vitaumana.Per chi volesse accostarsi aquesta interessante disciplinache sicuramente contribuirà amigliorare la qualità delle pro-gettazioni, in Italia ci sonoottime scuole ed associazioniorganizzate per seminari,corsi e workshop che introdu-cono i fondamenti ed inse-gnano a progettare con il FengShui in maniera moderna edefficace anche in relazione aiconcetti della bioarchitettura edella sostenibilità ambientale.Alcune di queste scuole sono

costantemente in contattocon architetti e master di famainternazionale, che nel campoconducono studi, progetti econtinue ricerche. In Italia,grazie alla ricerca della scuolaFeng Shui Italia, si è sviluppa-ta una bibliografia specifica.Tra gli esponenti emergono gli

architetti Stefano Parancola ePier Francesco Ros, autori dinumerose pubblicazioni. L’architettura, mediante l’ap-profondimento di queste te-matiche, può essere conside-rata alla stregua della medici-na o complementare ad essain quanto utile per la vita, lasalute ed il benessere degliuomini, controllando e svilup-pando contestualmente pro-cessi di sostenibilità anchenei riguardi del territorio e delpaesaggio. Architettura vistain termini globali, dove in uno(olistica) si ritrova: architettu-ra, spirito, salute, sostenibilitàed equilibrio di tutti i processivitali presenti nell’universo. Il

28. Progettazioneurbana nel Parmensesecondo i canoni Feng Shui, Arch. S. Parancola.29. Feng Shui nel design, letto, Arch. S. Parancola.30. Fontana Feng Shuiall’ingresso di un edificioper abitazioni. L’acquain questo caso svolge la funzione energizzanteaccogliendo gli abitantiin un clima di benessere.31. Edificio in cui sonostati applicati principiFeng Shui.32. 33. Edificiocommerciale, Feng Shuiscuola della forma, in questo caso si sonostudiati forme materiali e colori secondo i criteridella scuola della forma e del ciclogenerativo degli elementi. Arch. F. D’Amico.

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da concimazioni smodate onuove strade. Sontuose enobili peonie sepolte daorrendi manufatti in cemento

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n quell’aprile dell’88ce n’erano tanti nella vecchiavigna alle porte di Alatri.Quelle luminose corolle sul-furee, prima di allora, leavevo viste soltanto sullealture di Falvaterra: spiccava-no, come piccole fiammelle,nel mezzo di un campo diverdi e brevi steli di grano. Erano tulipani selvatici e tro-varli anche ad Alatri mi avevariempito di lieto stuporeoltreché di ammirazione perla loro bellezza.Tre o quattro anni dopo, alposto della vecchia vigna, inluogo di quelle limpide corol-le c’erano villette a schiera!Quanti eventi simili potreiraccontare... orchidee, pulsa-tille e genziane distrutti inalta montagna dall’istallazio-ne di sconcertanti e orripilan-ti pseudo opere d’arte. Pan-crazi e altre preziose speciedelle dune scomparsi per laselvaggia invasione dei lito-rali. Rari anemoni rossi e vel-lutati ermodattili fatti sparire

testo e foto di Gaetano De Persiis

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quasi di irrilevante entità ecircoscritto nello spazio,quindi potrebbe essere giudi-cato insignificante; ma molti-

di più che dubbia utilità... evia elencando. Ma smetto percarità di Patria.Ognuno di questi eventi è

SPECIE FLORISTICHEIN PERICOLO

immiserimento qualitativo equantitativo della flora ingenerale e delle più rare spe-cie in particolare.

plicare ognuno di essi percento, mille luoghi diversi eper decine di anni diversi,determina un drammatico

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decoro del paesaggio a rischio

di estinzione

Ci si accorgerà del disastro,come sempre, all’improvvi-so, quando il guasto saràirreparabile e le responsabili-tà fumosamente indetermi-nabili. In quel momento ilpaesaggio sarà stato privatodei colori e delle forme che loavevano fin lì qualificato edarricchito; il nostro spiritoestetico sarà umiliato eimpoverito, con ciò assuefa-

umerose sono le specie floristiche

a rischio nei territori della Ciociaria.L’insediamento sparsosempre più denso, ilconseguente infittirsi dellereti infrastrutturali, maanche la scarsa attenzionealle prerogativenaturalistiche dei siti,hanno prodotto negli ultimi decenni profondicambiamenti nelpaesaggio. Scavi,

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1. Tulipa sylvestris.2. Paeonia mascula.3. Caltha palustris.4. Althaea officinalis.Vive nei prati umidi e il rischio, per questapianta, è costituito dalle opere di cosiddetta bonifica.5. Halimium halimifolium.Splendida cistacea messa in pericolo dagliincendi della macchiamediterranea dove vive.

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discutibili sbancamenti,tagli indiscriminati, taloraaddirittura immotivati, dialberature e arbusticontinuano ad offrire spazia cementificazioni volgari,che non fanno i conti conle preesistenze. Tuttiricordano la trave cheaggira un fusto a casaKaufmann. Sensibilità raradi un maestro d’altri tempi:F. Ll. Wright. Oggi, nonostante leprotezioni normative(talora esasperatamenteburocratizzate), leaggressioni sul territoriosono all’ordine del giorno.L’attenzione di un fotografonaturalista, lucido eaccorto come Nanni DePersiis, ci rivela in questoservizio rare isolefloristiche penalizzate daaggressioni diverse, come,per esempio, quelle chevedono in pericolol’Anemone coronaria(var. phoenicea), ancorapresente fra Pontecorvo e Coreno Ausonio,minacciato dallaconcimazione chimica edallo sfalcio meccanico deiterreni, l’Althaea officinalis,

6. 7. Anemone coronariavar. phoenicea.Splendido e raroanemone ancorapresente fra Pontecorvoe Coreno Ausonio:in pericolo a causa dellaconcimazione chimica edello sfalcio meccanicodei terreni.8. Anemone coronaria.9. Hermodactilustuberosus.Affascinante iridaceadall’aspetto vellutato,sempre più rara,minacciatadall’indiscriminato uso di prodotti chimici neicampi e negli oliveti.

cendo le future generazioni acrescere sempre più inassenza della bellezza e del-l’armonia naturale. Che cosasarà del genere umano!Sempre più dominato dasenso di onnipotenza nontemperato dalla piena co-scienza di appartenere ad ununico, indivisibile e vulnera-bile “systema naturae”! “Il rispetto per la vita è fon-dato sulla presa di coscienzadella sostanziale unità delfenomeno vitale: tutte le cel-lule viventi seguono le mede-sime leggi e costituiscono ununico sistema, del qualeanche noi facciamo parte,senza che questo, però, ciautorizzi a considerarci inalcun modo privilegiati ri-spetto al resto dei viventi.Come una parte di un organi-smo non può danneggiare ilresto di questo, senza dan-neggiare anche se stessa,così l’uomo che è parte delsistema vivente, non può

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distruggere altri esseri vi-venti senza distruggere con-temporaneamente una partedi se stesso”. È il pensierodi Sandro Pignatti, insignebotanico, nostro contempo-raneo. “Non uccidere. Prendiamocosì alla leggera questodivieto che ci troviamo acogliere un fiore senza pen-sarci, ...senza pensare, orri-bilmente ciechi, ...non preoc-

cupandoci della sofferenzadel nostro prossimo, chesacrifichiamo ai nostri me-schini obiettivi terreni”. Que-sto, invece, è quanto pensa-va e professava l’indimen-ticabile Albert Schweitzer(1875-1965), premio Nobelper la Pace e infaticabilemedico-missionario mortonovantenne nella foresta delGabon accanto ai suoi leb-brosi: il rispetto per la vita

(Ehrfurcht vor dem Leben),per qualsiasi forma di vita,come fondamento etico perl’umanità. Ed infine: “Laudato si’ mi’ Si-gnore, per sora nostra matreterra, / la quale ne sustentaet governa, / et produce di-versi fructi con coloriti floriet herba”, il mistico credo diFrancesco d’Assisi: il Santoche tutti dovremmo sforzarcidi meritare.

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a rischio per opere dibonifica, l’Halimiumhalimifolium, cistaceamessa in pericolo dagliincendi, l’Hermodactilustuberosus, minacciatodall’uso di prodotti chimicinei campi e negli oliveti, la Caltha palustris, trovatain provincia in un unico eristrettissimo luogo, sullerive di un lago, di cui DePersiis, come per altri siti,a garanzia di salvaguardiapreferisce non rivelare il nome. G.F.

10. 12. Paeoniaofficinalis.Questa peonia, cheevoca esotiche floreorientali, è presente sulladorsale simbruino-ernica.11. Nigritella widderiMinuscola e molto raraorchidea presente, inprovincia, nelle prateried’altitudine del MonteViglio, del Monte Meta e di Rocca Altiera. 13. Genziana dinarica.14. Narcissus poëticus.

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della vita. In bilico, sul crina-le tra le due frontiere.Sarebbe fuorviante, tuttavia,ricondurre puntualmente aicolpi feroci del vissuto que-st’ultima scelta, d’iconografiae di stile, di Italo Scelza. Cheabbia con essi rapporto, chesi professi come una rispostaad essi, essendone una rap-presentazione drammatica econfigurandosi pure comeuna attiva resistenza affidataall’energia espressiva e pro-iettiva della pittura, è fuori didubbio; ma altrettanto certo èche questo, di questo campod’espressione e di elaborazio-ne semantica bipolare (e poi-

ché bipolare subito plurima,polisensa), è fin dal principioun vero leitmotiv. Ne dannoconto, più da vicino, le “trasfi-gurazioni” di un antichissimorito religioso ferentinate, inuna notte screziata di luci

di trazione con riflessi metalli-ci su di un verde che scolora e“distrae” e dis-identifica (dico,tengo a precisarlo, avendo amente la tensione metaforicache accresce le suggestionied i valori di una raccolta diAmelia Rosselli ancora me-morabile, Serie ospedaliera; edico pure nella chiara consa-pevolezza che la macchinatorna qui da costante di unintero lavoro artistico, dovesvolge la funzione di nerbo,di chiave di lettura), le figuredei personaggi si mostranonel pieno di un controluceche ne abrade i contorni. Esono allora come ectoplasmi

provenienti dal mondo di unastraordinaria, incoercibile ne-cessità, come apparizioniche nessun ordine di tempoe di spazio può definire eattribuire ad una misura pos-sibile: labili e insieme dotatidi forza singolare e prorom-pente, corrosi come ciò chesi consuma e si perde malarvali e dunque incipienticome ciò che nasce e comin-cia a prendere corpo, appar-tenenti al dominio dellamorte e insieme a quello

’ultima sua mostra,tenutasi a Firenze, accende dibianco e al contempo fa lividi icolori sui fondali della tela.Frattanto in primo piano, traun lento agitarsi – come sottogli aliti di un vento improvvi-so, inspiegabile – di ampiesuperfici rettangolari che sentidella leggerezza e della traspa-renza di una bianca garza dicotone (sono le parti di unseparé arioso, non più tenutodal telaio, perciò fuori asse emobile del moto della risaccadel mare? sono le tende con-cave sotto il sole che immagi-ni per i nomadi di un deserto oin una spiaggia senza umane

presenze fatta incandescente,accecante, un luogo metafisi-co pensato per il “si gira”? eperò sono i veli a strati ondo-si, in sequenza, che potrebbe-ro stiparsi di immagini emagari le aspettano, le attrag-gono, come in un ritorno delrepresso e come nei film diFellini, poi citato da WoodyAllen in Stardust Memories?)e alcuni segni di arredi o sup-porti terapeutici per frammen-ti fattisi cangianti, e astratti, equalche reperto di macchine

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A L T R I L I N G U A G G I

di Marcello Carlino

IL SEGNO DELLA FESTA

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guizzanti, attraversata dallefiamme delle torce e di unfuoco di rigenerazione (lamorte e la rinascita come neigrandi appuntamenti di con-divisione collettiva del signifi-cato primario, archetipo dellavita); ne danno conto, più dalontano, le modalità svariatedi riconversione, da Géricault,della zattera e del naufragio,basate immancabilmente sul-l’intersezione del (sul con-trappunto dialettico fra il)piano orizzontale del navigliopericlitante squassato daimarosi e di quello verticaledei pali e degli alberi: lo slan-cio verso l’alto vi sta comecontrasto, come forza cheorienta altrimenti, in sensoopposto, transvalutandola, ladinamica discenditiva e tana-tologica della sconnessione,della frantumazione e dell’ina-bissamento.D’altro canto il tema della vitae della morte è una costanteantropologica, è un fonda-mento inscansabile di quellascienza e di quel discorsointorno all’uomo che così inprofondità hanno permeato lapiù avveduta cultura nove-centesca. Cosicché, quandodel percorso di ricerca artisti-ca di Scelza si tentasse unprimo solido consuntivo,sarebbe tutt’affatto improro-gabile evidenziare che unaspinta alla narrazione antro-pologicamente determinata è

’ultima volta che ho visto Italo Scelza è stato due estati fa, sullaterrazza ospitale della casa ostiense di Sergio Zuccaro. Mal-

grado il guado temibilissimo che aveva da poco attraversato, eraancora fortemente reattivo, e parlammo con naturalezza un po’ bal-lerina e reciproca partecipazione di un sacco di cose importanti o

futili, progetti magari dasviluppare in comune, co-me già era varie volte avve-nuto, quisquilie addiritturaallegre, battute ridanciane,e sempre soffuse di allusi-va ironia, di briosa legge-rezza. Già, perché con Italo

si rideva molto, il suo rapporto con le cose, i fatti e le persone cheamava era molto espansivo, molto generoso, molto aperto. Ci eravamo conosciuti nei primissimi Settanta del secolo scorso,ci eravamo capiti da subito e le nostre consonanze si trasformaro-no ben presto in grande, forte amicizia, cui contribuiva ovviamen-te, cemento saldissimo, la stima che io manifestavo in vari modiper la sua pittura. Credo, nella certezza di non sbagliarmi, che nellamia scrittura in versi e in prosa, come nei miei interventi critici,Italo trovasse qualcosa che era anche dentro la sua ricerca di rea-lista visionario, di espressionista continuamente aggredito dai fan-tasmi: la volontà di instaurare col mondo materiale, attraverso ilmondo delle forme, un rapporto di dialettica il più possibile strin-gente, mai evasiva, giocata sul rigore e l’azzardo stilistico.Sì, perché Italo, questo artista così intriso di vitalità e di finezzaespressiva, questo amico per abituarci all’assenza del quale nonbasteranno mesi né anni, era un grande pittore, uno che, senza alli-nearsi ai modi semplificatori in cui s’erano impelagati tanti colleghidella sua generazione, non aveva mai ceduto alle seduzioni di quel-la maniera denominata (in modi ormai perfino polverosi) postmo-derno: e lo aveva fatto con energia di linguaggio e sapienza di ese-cuzione, in un orizzonte da sfondare ogni volta per via di potenzasegnico-cromatica e per via di naturale eleganza, in un connubioche senza sforzo poneva questioni drammaticamente interrogative. Il lascito dell’artista Italo Scelza sarà riproponibile e fruibile permolta gente che non lo ha mai conosciuto di persona, e le mostreche si annunciano stanno a provarlo. Sarà impossibile, per chi hasensibilità e intimo calore, sottrarsi al fascino problematicamenteimmediato della sua pittura, perché la lingua iconografica delnostro amico scomparso è un crogiuolo fertilissimo in cui si fon-dono a temperatura elevatissime un’energia che mi piace definireepica senza enfasi e raffinatezza senza narcisismi: una raffinatezzache talvolta, quasi a dispetto della risolutezza del polso e dellaspinta pulsionale, somiglia a quella di un miniaturista d’altri tempi. Quello dell’uomo è riservato a chi gli ha voluto bene e ha passatocon lui momenti felici, vivendo rischiose passioni e lavorando coni mezzi del proprio specifico per un mondo in cui la convivenza fragli uomini non obbedisse più alla legge della giungla, e che parevaillusoriamente aperto a prospettive meno orribili di quelle cheabbiamo oggi davanti agli occhi, e che a fatica cerchiamo di deci-frare e di combattere, anche in suo nome.

EPICA SENZA ENFASI,RAFFINATEZZA SENZA NARCISISMIdi Mario Lunetta

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per lui irrinunciabi-le e lo porta ad in-contrare con fre-quenza battente iprincipi costituzio-nali, gli articoli pri-mi e mai abrogabi-li sanciti per noi,per tutti noi che

siamo della razza di chi rima-ne a terra, come scrivevaMontale facendosi interpretedella condizione universale dipovertà (la più vera, la piùumana) di una umanità do-lente, senza certezze: noi cheabbiamo appunto la venturadi abitare il mondo e di speri-mentare, su di noi e sullealtre esistenze, la regola fer-rea e la legge esecutiva (chenon ha bisogno di scritture)del principio e della fine, diciò che dilegua e di ciò cheresta o si dà in potenziale affi-

do come energia chenon smette, come ener-gia trasmessasi in me-moria, anche oltre ilcompimento del nor-male ciclo biologico.Se fra le sostanze del-l’antropologia v’è la do-manda intorno all’origi-ne, ecco che il terminea quo sulle tele scelzia-ne affiora dislocandosinelle scene del desertoe un suo riflesso rim-balza sulla bellezzastruggente, posta su diuna quinta in cui il blu e

il verde cupo sono le tinte delcrepuscolo (crepuscolo dellasera e crepuscolo del mattinocongiuntamente), dei Masai,delle donne Masai, simboloassoluto e originario del fem-minile, che è giusto il generedell’origine. E se tra i periodicireferti della cultura antropolo-gica annoveriamo d’obbligo lefeste, ci rendiamo persuasidel significato della loro domi-nanza tematica nell’itinerariopittorico di Scelza (che peraltro le amava di per sé, dalvivo e in diretta): dominanzatematica nell’itinerario pittori-co e nelle sue stesse installa-zioni, che non di rado si ispi-rano alle macchine svettanti(così i ceri) dei riti di una tra-dizione di straordinario fervo-re comunitario, nei quali lapiazza si rende un corpo solo.Del resto, come in specie è

richiesto alla scultura così chedovrebbe costituirne un pre-supposto, la pittura di Scelzacontiene una istanza relazio-nale e, “estroversa”, esprimeun bisogno stringente di par-

tecipazione, le cui valenze e lacui portata non sono conse-gnate tanto ai contenuti rac-colti al centro della tela, quan-to ad alcune “emergenze”anche marginali, anche fatte

1. "La donna di Arusha",2004.2. "I ponti sulla viaAppia", 2003.3. "Gli ornamenti delRe", 2004.4. "I monti Lepini",2010.5. "I merli", 2010.

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di dettagli minuti, che sonoripetute di periodo in periodomostrandosi così depositariedi un patrimonio semanticofocale, che volta per volta sidistribuisce e si dirama: sim-boli, dunque, nei quali ancoraparla la necessità di ritrovareun tempo e uno spazio dicompresenza, di apertura in-terumana, di vicendevole co-implicazione con gli altri.Ben più che a ragioni di com-mittenza, a questi fondamentidi poetica si devono traduzio-ne e messa in colore deglistucchi del barocco catanese(e il barocco, che per Scelza èuno stile ed un modo di rap-presentazione con i quali lapittura non può non confron-tarsi, ritorna tenace sulla dia-lettica e sulla corrispondenzadi vita e di morte). Ad essi, aldi là di quella specifica circo-

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stanza, va riferito il richiamopotente che gli elementi dicostruzione e gli oggetti diarchitettura, mai di contorno ogregari pur quando sparuti,lanciano insistentemente dalla

tela: indici e ricapitolazioni diun ruolo pubblico dell’arte(l’architettura lo dichiara e selo attribuisce esemplarmen-te), legato alla praticabilità eall’uso, alla disponibilità po-

Italo Scelza (1939-2012), pittore e docentedi pittura all’Accademiadi Belle Arti di Roma,dal 1962 è presentesenza interruzioni nellepiù importanti gallerieitaliane. Sempre attentonell’annotazione del momento socialedell’arte, è stato unprotagonista nelle mostredi forte tensione storica.Tra i suoi ultimi lavori, la rivisitazione dellaZattera della Medusa di Géricault, una ricercasu Leonardo incollaborazione con il Prof. Carlo Pedretti e un ciclo di opere sulpopolo Masai.

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già visto “incastonate” nelpavimento delle case del vec-chio sud, si squadernano su diun paesaggio che si imbeve distellate, profonde notti africa-ne (la quinta di un immagina-rio ricalcato sulle figure miti-che e simboliche dell’origine):così aprendosi, spalancatealla maniera delle pareti late-rali di una scatola prospettica,esse cercano per la pittural’incontro, il dialogo con l’altro(ricordano le finestre – di cui ilvento muove i teli delle tende– le stesse onde bianche diveli e di cotone lancinante diluce che nell’ultimo periodo diScelza bucano il fondale e

affacciano sull’indefinito,sull’altrove).

La festa, sempre la fe-sta se la festa in es-senza, sotto le sue

maschere fenomeniche, ha ilvolto dell’incontro rituale conl’altro per inscenare il ciclodella vita e parteciparlo escambiarlo (uno scambiosimbolico) in una dimensione

d’insieme, se la festa nella va-rietà delle sue forme comun-que racchiude e pone in ispic-co la transizione, la reversibili-tà ininterrotta tra ciò che ègiunto a compimento, e a ter-mine, e ciò che riprende e sirinnova: come ogni festa, an-tropologicamente colta nellaverità che reca, che tesse eche fila, che mostra, la pitturadi Scelza si fa racconto e tea-tro. In quanto racconto o, permeglio dire, in quanto grandenarrazione (narrazione inun’unica determinata sequen-za, narrazione per formelle aseguire), essa non può maicondividere le smemoratezzepostmoderne, i ripari autopro-tettivi dentro i confini diun’autoreferenzialità senzasussulti, senza resistenze,senza speranze di altro. Inquanto teatro, convoglia leparti del discorso, gli oggettidella rappresentazione in un“qui ed ora” che ha potenticaratteri di visibilità, in ununicum allestito per essereperspicuo e suggestivo: non èin ruoli di riserva, per impulsoe per progetto esecutivo diqueste tele, e non è quindisuccedanea la meraviglia (an-cora un lascito d’anima baroc-ca), quando la si intenda comeintensa sollecitazione emozio-nale e, di qui, come aperturaad una beanza percettiva, alpiacere della scoperta e dellaconoscenza.

tenziale per tutti, alla necessa-ria circuitazione. Architettonicisono molti allestimenti oambientazioni del raccontofigurale; architettoniche sonole ante (che suggeriscono peraltro l’orientamento versoun’arte di recupero, attentaalle preesistenze come ognivera architettura) che la pittu-ra scelziana ora cita ora con-verte dalla tradizione dei luo-ghi e dei corredi (anche sacri)dell’abitare, per riscriverne eripotenziarne i segni; architet-

toniche lefine-

strature, perché – e occorresottolinearlo dovutamente – lefinestre e le porte-finestrenelle rappresentazioni diScelza spesso, oltre la scac-chiera di mattoni che abbiamo

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E ancora, poiché rimesta ilracconto, dipingere per Scelzaè intreccio di elementi, sintas-si di scene variate, diramate,coordinate, concatenate; poi-ché è proiezione ortogonale econdensazione in quella sca-tola delle sorprese che è ilnucleo d’origine del teatro, lacostruzione figurale contem-poraneamente chiede soccor-so alle equivalenze, alle isoto-pie, al montaggio come di tro-fei e bussa al ritmo (al ritmodei movimenti, delle geome-trie, dei rapporti fra i perso-naggi del testo; e, attraverso ilritmo, alla musica che càpitasia materia nonché forma delcontenuto).Il racconto infine è intriso dimemoria, anzi non è, non puòessere senza memoria, comela pittura di Scelza, che perconcepire il futuro chiama inudienza il passato, che siintrattiene su di una culturaantichissima, rituale (la qualeessuda religiosità naturale) eche invita a convegno (inaltrettanti periodi, in altrettan-ti cicli) Géricault, GiordanoBruno, Leonardo, volendosilimitare a far menzione diquelli con i quali il dialogo èesplicito, il confronto proget-tuale serrato, puntuale, svoltoin una serie di opere dipinte.Leonardo inoltre è ideatore dicongegni e di macchine, sisa. E le macchine hanno perScelza un’accezione plurima.

6. "La zattera nellagrande lunetta", 1994.7. "La grande lunetta",1994.8. "La maschera blu",2003.9. "Il volto grigio", 2008.10. "Le croci", 2007.

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Sono fabbriche di meraviglie,strumenti ed emblemi, “mo-tori” teatrali per antonomasia,teatri in miniatura che con-centrano una teatralità densa,consistente, materica (la pit-tura scelziana è fatta di me-moria e di materia: materico ilcolore nel suo darsi alla vista

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espressionistico, materici lebasi e i supporti – spesso dapreesistenze – della figurazio-ne, materici i pezzi o le trou-vailles frammisti ai colori, inun collage ripreso e riorche-strato dal pennello). Ma lemacchine sono pure, leonar-descamente, prototipi di ri-

cerca, vettori – prim’ancora epiù ancora che di una tecno-logia in atto, realizzata, vitto-riosa – del sogno umano allalettera “surreale” di invenzio-ne, e cioè di una risposta piùarticolata e persuasiva aibisogni determinati dal conte-sto in cui viviamo, e cioè di

una cultura in chiave antropo-logica più matura e consape-vole (antropologicamente so-no pure vettori di differimen-to della fine, titoli risarcitoripertanto): lo slancio di alcuneleve e di alcune aste, di interisetti come in una città chesale (che è qui città del solepiù che città futurista) rias-sume in Scelza l’essenzadella macchina e la declinacome sperimentazione, comericerca mentre dichiara que-sta e quella quali risorse ina-lienabili, quali identificatoridella verità dell’uomo. Diròper giunta che siffatti segnalidi una volontà di ricerca chenon cede, che si sceglie anzidi proferire e comunicare(tant’è che li troviamo inparecchie occorrenze nell’ar-te di Scelza), si infittiscono es’assiepano di frequente suipraticabili della scena pittori-ca e tendono alla iconografiadella battaglia, specchiandosiidealmente in un modello dicui alcune mosse si colgono(per la cattura del Cristo dopoil tradimento di Giuda) neiriquadri patavini di Giotto egli sviluppi, ossia il dispiega-mento di lance e vessilli aforesta, si manifestano eletti-vamente in Paolo Uccello.Non ritengo davvero peregri-no considerare che un tale ledlinguistico-iconografico abbiavalore suggestivo di indica-zione semantica prioritaria:l’uomo ha da affrontare concoraggio, con combattivitàmai arresa la sorte che condi-vide con tutti gli altri uomini ela sua battaglia non può cheessere la ricerca, lo sperimen-tarsi. Che è quel che fa sem-pre Italo Scelza: la sua pitturasi pone costantemente in

gioco, si sorregge sulla suavocazione antropologica persperimentarsi passo dopopasso, per dar corpo alla suavitalità.Per questo anche i temi socia-li e politici, che l’orientamentopubblico e civile della suapoetica lo porta a frequentare(la città, lo sviluppo industria-le, la ricostruzione, i grandi etragici eventi che hanno co-stellato la storia italiana, lelotte per una democrazia dif-fusa e compiuta), in Scelzasono esenti da schematismiideologici e non corrono mai ilrischio di modularsi appiat-tendosi sul tono stucchevoledella predicazione: sono ricchial contrario di umanità, sonoriletti quadro dopo quadro daquella angolazione che incro-cia la cronaca di più breveperiodo con la vicenda meta-storica dell’uomo, del sensodel suo eterno percorso nelmondo. Per questo essi ac-quistano verità, mentre il se-gno pittorico riscrive di conti-nuo – la elabora appuntocome ricerca – e, fedele alnome, non smette di rinnova-re la “nuova figurazione” che èla sua istanza originaria, il suometodo di fondo.È un segno corposo, espressi-vi stivo, coinvolgente; è unsegno meravigliato fatto persuscitare meraviglia; è unsegno intinto nella realtà eprofondamente immerso nellacultura antropologica; è unsegno di festa, di racconto e diteatro; è un segno vitale,mobile nella sua vitalità, su cuisi riflettono i chiaroscuri piùprofondi e drammatici su cuisi bilica infinitamente la vita:quello di Scelza è un segnoche resta.

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11. "La danza deimerli", 2010.12. Ritratto fotograficodi Italo Scelza.13. "La casa dellestreghe", 2003.

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