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POLITECNICO DI TORINO Corso di laurea in Ingegneria Aerospaziale Tesi di Laurea di primo livello Analisi dinamica delle vibrazioni indotte dall'elica in velivoli multirotore Relatori: Candidato: Prof. Ing. Maggiore Paolo Umberto Morelli Dott. Ing. Grassi Roberto A.A. 2013/2014

Tesi Morelli

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POLITECNICO DI TORINO

Corso di laurea in Ingegneria Aerospaziale

Tesi di Laurea di primo livello

Analisi dinamica delle vibrazioni indotte

dall'elica in velivoli multirotore

Relatori: Candidato:

Prof. Ing. Maggiore Paolo Umberto Morelli

Dott. Ing. Grassi Roberto

A.A. 2013/2014

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Sommario

L'oggetto della presente tesi è uno studio, prima analitico e successivamente

tramite simulazioni, delle vibrazioni presenti sul braccio di un multirotore

ottocottero la cui struttura è già stata definita in fase di avanprogetto.

A un riassunto del lungo lavoro di ricerca bibliografica svolto segue il corpo

centrale della tesi contenente gli studi vibrazionali effettuati. In questa parte gli

effetti delle varie cause di vibrazione vengono studiati separatamente, essi sono:

il flusso aerodinamico causato dalla rotazione del rotore, la rotazione stessa del

rotore e un presunto sbilanciamento di massa sullo stesso.

Vengono quindi presentate le conclusioni ottenute da ogni singola analisi e i

risultati delle simulazioni numeriche effettuate.

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Indice INTRODUZIONE ______________________________________________ 1

I multirotori _______________________________________________ 1

Il multirotore oggetto dello studio _____________________________ 3

1 RICHIAMI TEORICI ____________________________________________ 11

1.1 Il modello massa-molla-smorzatore ___________________________ 11

2 RICERCA BIBLIOGRAFICA ______________________________________ 17

2.1 Il confronto eolico _________________________________________ 17

2.2 Studi su UAV ____________________________________________ 20

3 ANALISI SUL MODELLO DI RIFERIMENTO __________________________ 21

3.1 Calcolo del punto di funzionamento ___________________________ 21

3.2 Stima degli effetti aerodinamici ______________________________ 23

3.3 Analisi relative al pericolo di risonanza ________________________ 28

3.3.1 Calcolo della frequenza propria del sistema _________________ 28

3.3.2 Analisi numerica ______________________________________ 35

3.4 Eccentricità di massa sul rotore ______________________________ 39

4 CONCLUSIONI E SVILUPPI FUTURI ________________________________ 44

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Introduzione

I multirotori

Il multirotore oggetto di questo lavoro di Tesi è un velivolo ad ala rotante sul

quale vengono per di più utilizzati rotori a pala fissa nei quali il pitch del

rotore non varia durante la rotazione della pala. Il controllo del moto del

velivolo viene effettuato variando la velocità di rotazione dei singoli rotori.

I multirotori rientrano, in generale, nella categoria di velivoli che non

necessitano di un controllo diretto da parte dell'uomo a bordo del velivolo

cioè negli UAV (Unmanned Aerial Vehicle) e, al pari degli elicotteri,

permettono il decollo e l'atterraggio verticale e il volo a punto fisso. Questa

caratteristica, unita ad una eccellente manovrabilità, permette il loro utilizzo

in ambienti in cui gli spazi di manovra sono ristretti e in zone impervie; il

comando in remoto inoltre permette a questi velivoli di effettuare missioni ad

altro rischio evitando l'esposizione allo stesso da parte del pilota. Queste

caratteristiche li rendono perfetti per missioni di sorveglianza e monitoraggio.

Sono infine anche utilizzati per la realizzazione del volo autonomo cioè senza

l’intervento diretto del pilota.

La tipologia di multirotore più diffusa è certamente il quadrirotore il quale è

oramai oggetto comune alla vista data soprattutto la sua utilità nell'effettuare

Figura 0.1 Esempio di quadrirotore: un DJI NAZA F450

Figura 0.0.2. Esempio di quadrirotore: un DJI NAZA F450

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riprese e fotografie che, in assenza di questo mezzo, sarebbero fattibili

esclusivamente mobilitando un elicottero, cosa che creerebbe notevoli e ovvie

complicazioni non solo economiche.

L'argomento in questione è particolarmente attuale, infatti nel dicembre 2013

l'ENAC ha approvato un nuova normativa che regola l'esercizio degli UAV al

di sotto dei 25 kg. I velivoli con peso superiore erano già regolamentati e

prevedono l'obbligo di licenza di volo civile o sportivo e approvazione da

parte dell’ENAC, quelli di peso inferiore sono ora soggetti ad obbligo di

licenza e se si effettuano operazioni critiche, ossia in vicinanza di persone,

anche ad approvazione ENAC. Sono esentati da quest'ultima a patto che

conducano operazioni non critiche ed è sufficiente l'autocertificazione

dell'operatore. Il velivolo in oggetto è stimato avere un peso massimo al

decollo di 28 kg superiore quindi ai 25 kg indicati dall'ENAC, però è stato

leggermente sovrastimato il peso per poter avere un surplus di spinta per

decollo e salita [1, 2].

L'obbiettivo di questo studio è di andare a effettuare un'analisi delle

vibrazioni che hanno luogo su un singolo braccio del multirotore quando

questo è in una situazione di hovering, cioè di volo a punto fisso, in aria

calma; si suppongono quindi nulli gli effetti dovuti a fenomeni giroscopici, a

manovre e a raffiche.

A seguito di una lunga ricerca si sono studiate nello specifico le vibrazioni

dovute al flusso d'aria generato dal rotore, alla rotazione del rotore e, infine, a

uno squilibrio di massa presente sul rotore. A ognuno di questi casi è dedicata

una sezione della presente Tesi.

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Il multirotore oggetto dello studio

Nello specifico l'oggetto sul quale si è svolta la presente tesi è un ottocottero

la cui struttura è stata già studiata in fase di avanprogetto da G. Cerqua [3] il

quale ha valutato e ottimizzato due tipologie di ottocottero attraverso l'analisi

ad elementi finiti (FEM), utilizzando un'estensione del software Solidworks®

per la simulazione: SimulationXpress (in Figura 0.2 un esempio).

Figura 0.2 Una delle analisi della sollecitazione nodale effettuate sulla struttura

Figura 0.3 Le due strutture prese in esame originariamente

La scelta effettuata di progettare un velivolo con otto rotori è dovuta al fatto

che per questi velivoli una situazione tragica è quella in cui a causa di un

guasto si perde la spinta di uno dei rotori; in questa situazione su un

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quadricottero, ad esempio, si ha una coppia impossibile da contrastare dovuta

alla risultante della spinta complessiva dei tre rotori ancora in funzione che

porta inevitabilmente all'incontrollabilità del velivolo. Si è quindi pensato di

utilizzare otto rotori di modo che in caso di avaria di un motore si possa

tramite il controllo togliere spinta dal rotore opposto di modo da bilanciare la

trazione e permettere quanto meno l'atterraggio in sicurezza del velivolo.

Per quanto riguarda la struttura sono state valutate varie alternative sia dal

punto di vista geometrico, è stata studiata una struttura radiale ma anche una

reticolata (Figura 0.3), sia per quanto riguarda i materiali dove la scelta è

stata tra carbonio e lega di alluminio. In seguito al processo di ottimizzazione

l'alternativa più performante è risultata essere quella della struttura radiale

costruita in fibra di carbonio che, pur pesando di più, offre maggiori

sicurezze, per cui nella presente tesi è stata utilizzata questa struttura.

A causa di esigenze di reperibilità, di costi e di lavorabilità dei componenti la

composizione finale (Figura 0.4) risulta essere costituita non interamente in

carbonio ma come segue:

8 tubi in fibra di carbonio vetronite G11 di lunghezza 62,5 cm;

diametro esterno 18 mm e diametro interno 14 mm; peso 101 grammi

l'uno.

8 attacchi di base in lega d'alluminio 6061; peso 35 grammi.

8 giunture di collegamento braccio-struttura in lega d'alluminio 6061;

peso 89 grammi.

8 basi per il gruppo propulsivo in lega d'alluminio 6061; peso 68

grammi.

1 base ottagonale inferiore in lega d'alluminio 6061; peso 222 grammi.

1 base ottagonale superiore in lega d'alluminio 6061; peso 862

grammi.

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Complessivamente lo scheletro siffatto arriva a pesare circa 3,4 kg.

Figura 0.4 Viste della struttura scelta

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Figura 0.5 Vista con quote del braccio di sostegno con elica e motore

Le proprietà meccaniche dei materiali sono riportate in Tabella 0.1 e sono

basate sulle indicazioni fornite nella tesi sopracitata [3].

Un'elica adatta al multicottero in esame deve avere un dimensione di 18 o 19

pollici, si è scelta un'elica del noto produttore americano APC da 19x11 [4] di

cui si riportano le caratteristiche generiche fornite in Tabella 0.2.

Tabella 0.1 Proprietà meccaniche dei materiali utilizzati

Lega di alluminio 6061 Fibra di carbonio

Proprietà Valore Valore Unità di misura

Modulo elastico 69 70 GPa

Rapporto di Poisson

0.33 0.1 N/A

Modulo di taglio 26 5 GPa

Resistenza alla trazione

124 600 MPa

Snervamento 55,2 510 MPa

Densità 2700 1600 Kg/m3

Inoltre, di ogni elica viene fornito uno specifico tabellario di prestazioni al

variare del numero di giri e della velocità di traslazione, che unitamente ai

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dati generici sopra riportati verranno utilizzati per la determinazione del punto

di funzionamento, delle forze centrifughe e per la simulazione su software.

Tabella 0.2 Proprietà dell'elica APC LP19011

Product

code

Product

name

Hub

diameter

Hub

thickness

Through

hole

diameter

Material Weight Color Description

LP19011 19x11 1,25 in. 0,80 in. 5/16 in Glass

Fiber

Composite

4,66

oz.

GREY 170 Pattern

Infine il motore: è stato consigliato un dispositivo dell'azienda tedesca

Aerolab. Poiché il tipo di applicazione richiede alimentazione a batterie,

quindi a corrente continua, lo standard più consolidato porta all'adozione di

un motore brushless DC. La casa tedesca indicata offre un’ampia gamma di

prodotti che soddisfa anche le necessità del presente ottocottero, infatti si è

potuto trovare un motore che garantisce 6000-5800 RPM a massima potenza

equipaggiando eliche 18x6 e 20x6 rispettivamente.

Oltretutto, come si mostrerà in seguito, adottando eliche da 19” la frequenza

di rotazione necessaria nella condizione di hovering si attesta sui 4300 RPM,

questa si stima di poterla ottenere con un valore di manetta pari all'incirca al

65% permettendo quindi buoni margini per la manovrabilità del velivolo.

Figura 0.6 Elica APC LP19011

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Il motore scelto è quindi un T-Motor U8 KV170 [5] del quale sono fornite le

caratteristiche generiche geometriche e di funzionamento in Figura 0.8 e in

Tabella 0.3.

Tabella 0.3 Prestazioni del motore

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Figura 0.7 Motore T-Motor U8 KV170

Figura 0.8 Geometrie del T-Motor U8 KV170

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Software utilizzati

E’ stata usata l'applicazione SolidWorks® sviluppata dall'azienda francese

Dassault Systèmes è un software di genere Computer Aided Design, pensato

per le applicazioni meccaniche e basato sull'interfaccia utente grafica di

Microsoft Windows®.

E' uno strumento semplice da usare, in grado di facilitare il compito dei

progettisti; inoltre consente di compiere delle operazioni come l'abbozzo di

idee, la sperimentazione con le funzioni e le quote e la generazione di modelli

e disegni di dettaglio.

SolidWorks® integra tra le sue funzioni una sezione dedicata alla

simulazione e quindi analisi meccaniche e termiche di vario genere. E'

possibile calcolare gli spostamenti, le deformazioni e le sollecitazioni di un

modello sulla base del materiale di cui è composto e dei vincoli e carichi che

vi sono applicati. Questo programma utilizza l'analisi lineare statica per

calcolare la sollecitazione, basandosi sul metodo degli elementi finiti (FEM)

che prevede il comportamento del modello abbinando le informazioni

ottenute da tutti gli elementi che lo compongono.

L'analisi agli elementi finiti (FEA) è una tecnica numerica affidabile per

analizzare progetti di natura tecnica e rappresenta uno standard ormai

consolidato.

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1 Richiami teorici

Nella presente sezione vengono illustrate le basi teoriche utilizzate nello

svolgimento della tesi.

1.1 Il modello massa-molla-smorzatore

Si richiamano ora in breve alcuni concetti chiave nello studio delle

vibrazioni.

Figura 1.1.1 Oscillatore armonico

Per lo studio analitico delle vibrazioni presenti nel nostro sistema si è

deciso di considerarlo un sistema ad un grado di libertà, quello flessionale.

Lo studio di un sistema di questo tipo è sempre riconducibile a quello del

modello composto dal trittico massa-molla-smorzatore (CMK) [6], nel

quale ognuno di questi componenti quando sulla massa agisce una forza

reagisce con una forza resistente proporzionale rispettivamente

all'accelerazione, allo spostamento e alla velocità della massa.

Se si considera nullo l'effetto dello smorzatore, questo è il caso che si

prende in considerazione per il calcolo della frequenza di risonanza di un

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sistema in quanto il valore di questa frequenza non è condizionato dalla

presenza dello smorzamento, si ottiene un sistema come in Figura 1.1.1

nella quale l’allungamento Δ della molla lineare è dato da

cioè l’allungamento è direttamente proporzionale alla forza F applicata. In

questo caso al sistema è applicata la forza peso mg, perciò l’allungamento

in condizioni statiche è

La linea tratteggiata in Figura 1.1.1 indica la posizione di equilibrio

statico del sistema, in tale posizione il sistema permane indefinitamente se

non è perturbato. Se si perturba la massa m spostandola di una quantità x, il

sistema sarà soggetto, oltre all’azione della molla:

,

anche alle forze di inerzia:

.

L’equazione del moto diventa:

Considerato che Δ=mg/k, l'equazione del moto diviene:

questa è una equazione differenziale ordinaria del secondo ordine. Per

definire il problema di Cauchy, cioè poter ottenere la soluzione, il problema

va completato con opportune condizioni iniziali:

cioè devono essere note la posizione e la velocità iniziali.

Δ=F

k

Δ=mgk

F k=−k x

F i=−m x

−m x−k (x+Δ)+mg=0

m x+kx=0

x(0)=x0 , x(0)=x0

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L'equazione del moto può essere riscritta come:

dove

è detta pulsazione naturale del sistema.

La soluzione generale è quindi:

con

Questa legge oraria è armonica con periodo: T=2π/ωn=1/ fn dove fn [Hz] è

la frequenza naturale del sistema.

La legge oraria è anche riscrivibile come segue:

Dove X è l'ampiezza di oscillazione e φ è la fase.

Se viene invece considerato uno smorzamento non nullo la

schematizzazione di tale sistema come modello matematico porta

all'espressione della condizione di equilibrio dinamico nella seguente

forma:

dove M è la massa, c il coefficiente di smorzamento e K la costante elastica.

Si è soliti riscrivere l’equilibrio in una forma standard dividendo per la

massa, così si ottiene

con

x+ωn2 x=0

ωn=√k /m [rad / s ]

x=Asinωnt+Bcosωn t

A= x0/ωn , B=x0

x=X cos(ωnt+ϕ)

F (t)=M y(t)+c y(t)+Ky(t)

y (t)+2ζωn y ( t)+ωn

2y(t )=

F (t )

M

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che indicano rispettivamente la pulsazione naturale e lo smorzamento.

Una volta che il sistema viene sollecitato da una forzante armonica nel

tempo, la risposta è fortemente influenzata non solo dal modulo di

quest'ultima ma anche dalla sua frequenza. Di conseguenza è possibile

individuare tre comportamenti differenti:

Quasi statico

Risonanza

Inerziale

Laddove la frequenza di eccitamento sia ben al di sotto della frequenza

propria, ovvero di risonanza, il comportamento del sistema sarà quasi

statico (Figura 1.1.2) ossia la posizione della massa seguirà in modo

pressoché istantaneo l'andamento della forzante esterna con un piccolo

ritardo di fase.

Figura 1.1.2 Risposta quasi-statica

ωn=√K

M; ζ=

c

2√K M

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In prossimità della frequenza di risonanza invece le forze di inerzia ed

elastiche si compensano e l'unica componente in grado di equilibrare la

forzante esterna è lo smorzamento, producendo una risposta del sistema

svariate volte maggiore di quella statica e potenzialmente distruttiva.

Figura 1.1.3 Risonanza

Infine per frequenze superiori la componente dominante è quella inerziale

per cui lo spostamento del sistema si riduce in ampiezza e tende a non

seguire l'andamento della forza esterna bensì ad essere in opposizione di

fase.

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Figura 1.1.4 Risposta inerziale

Da questo richiamo di meccanica delle vibrazioni si può subito

evidenziare come lo smorzamento giochi un ruolo determinante, infatti,

essendo il fattore di fondo che determina l'ampiezza di picco del sistema

studiato, può essere controllato in modo da contrastare gli effetti negativi

per la struttura che potrebbero aver luogo in prossimità della frequenza

propria [7].

La risonanza può indurre effetti critici sia nel breve periodo sia nel lungo,

deteriorando gravemente le prestazioni del sistema e la sua vita a fatica, per

cui, nelle applicazioni in cui la dinamica è significativa, è basilare lo studio

delle frequenze di esercizio e naturali.

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2 Ricerca bibliografica

Lo scopo di questa sezione è illustrare le cause che possono dar vita a

fenomeni di vibrazioni e fornire anche alcuni esempi di tecniche di analisi che

sono state trovate nel corso della fase di ricerca.

Nello specifico la ricerca bibliografica ha seguito due strade distinte: una è

stata quella di trovare un paragone tra le vibrazioni presenti nel nostro sistema

e quelle caratteristiche, invece, di generatori eolici ad asse orizzontale

(HAWT), l'altra è stata quella di cercare studi effettuati su velivoli UAV.

2.1 Il confronto eolico

Figura 2.1.1 Esempio di turbina eolica, visualizzazione dei principali componenti

Nelle fasi iniziali della nostra analisi si è proceduto ad una ricerca

bibliografica di pubblicazioni che potessero fornirci utili spunti per

impostare il lavoro, la prima analogia che è stata esplorata è stata quella

relativa alle turbine eoliche. Difatti il modello più diffuso, quello ad asse

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orizzontale (HAWT), presenta notevoli somiglianze con il sistema il

oggetto: entrambe le strutture presentano, infatti, un lungo supporto sottile

all'estremità del quale si trova il gruppo motore, nel caso dei velivoli

multirotore, o la navicella contenente generatore e riduttore, nelle turbine

eoliche, e l'elica. La principale differenza consiste invece nel fatto che

l'elica svolge la funzione di propulsore in una configurazione e di motore

nell'altra, questo, oltre a imporre differenze di progettazione, implica anche

una dinamica di interferenza di diverso tipo fra l'elica e il braccio.

Nelle turbine eoliche la prima fonte di eccitamento è il rotore ovviamente,

considerando la velocità di rotazione costante la prima frequenza di

eccitazione corrisponde alla velocità di rotazione mentre la successiva è

calcolabile come multiplo intero della prima, dove il fattore moltiplicativo

corrisponde al numero di pale [7]. Questo approccio permette di individuare

tre bande di frequenze divise dalle due frequenze sopracitate nelle quali si

può far ricadere la frequenza propria dell’intera struttura. Si individuano

così tre possibili fasce di rigidezza per le torri di sostegno: morbida, semi-

rigida e rigida. La scelta più logica per evitare un eccesso di materiale e

quindi un aumento dei costi è quella di scegliere una struttura morbida,

questa scelta risulta però rischiosa nella realizzazione di generatori eolici

offshore. Infatti gli impianti offshore sono eccitati sia dalla rotazione del

rotore che dall’impatto delle onde sulla struttura; le onde coprono un

intervallo di frequenze molto ampio e variabile durante le stagioni e una

turbina eolica progettata con una frequenza naturale inferiore alla frequenza

di rotazione per evitare risonanza ne potrebbe soffrire comunque a causa del

moto ondoso.

Altre cause di vibrazioni che possiamo ritrovare nelle turbine eoliche

sono la trasmissione meccanica del moto e il generatore stesso, difatti la

presenza di organi rotanti quali alberi e ruote dentate è fonte anch'essa di

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disturbi; ogni organo avrà la propria frequenza di lavoro ma la principale è

lecito supporre essere quella dovuta al riduttore e calcolabile come:

dove Z è il numero di denti dell'ingranaggio e Ngear la velocità di rotazione

in Hz.

Un metodo differente da quello analitico, sul quale ci concentreremo,

viene esposto da Abouhnik e Albarbar dell'università di Manchester [8]; la

loro proposta si basa su simulazione agli elementi finiti in ANSYS e

permette di scomporre la vibrazione nelle sue componenti fondamentali da

cui il nome “empirically decomposed feature intensity level” (EDFIL).

Il procedimento prevede appunto la scomposizione di un segnale non

stazionario in un numero finito di IMF (Intrinsic Mode Functions) ognuno

dei quali rappresenta una diversa fonte di vibrazioni a seconda della

posizione dei picchi lungo l'asse delle frequenze, è così possibile analizzare

quali componenti creano le maggiori problematiche ed effettuare anche

valutazioni di decadimento delle prestazioni in caso di fallimento

strutturale, ad esempio per cricche nelle pale.

Un'analisi più approfondita riguarda esclusivamente il moto vibrazionale

delle pale [9] la cui trattazione si differenzia da quelle precedentemente

illustrate perché la frequenza propria della pale diventa funzione della

velocità di rotazione dell'elica, infatti la pala è assimilabile ad una trave

incastrata e sottoposta a forza centrifuga la cui rigidezza varia a causa dello

stiramento che questa causa e di conseguenza anche la frequenza propria

cambia.

f =Z⋅N gear

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2.2 Studi sugli UAV

Gli studi riguardanti gli UAV sono in grande aumento sia per quanto

riguarda quelli ad ala fissa, G. Kontogiannis [10] ne dà un esempio di

progetto, che per quelli ad ala rotante tra i quali sono molto diffusi sono i

multicotteri, su questi si concentra il presente paragrafo.

I multirotori vengono catalogati solitamente in base al numero di rotori,

esistono infatti svariate soluzioni. Nella storia sono stati realizzati multicotteri

con un numero di rotori che va da tre finanche a dieci ma la configurazione

più gettonata risulta essere quella del quadrirotore che ha avuto anche un

ampia diffusione commerciale e per la quale esistono svariati esempi.

I motivi di interesse nei confronti dei multicotteri sono la loro ampia capacità

di manovra, il costo contenuto e la possibilità di effettuare il decollo verticale

e il volo a punto fisso, per questo sono stati preda di coloro che cercano di

realizzare il volo autonomo [11] cioè del volo non direttamente comandato da

un pilota il quale si deve limitare ad affidare un obbiettivo al velivolo e questo

lo completerà autonomamente. Tale aspetto è di grande interesse anche per lo

studio, ad esempio, del volo in formazione degli uccelli quando si crea uno

stormo di droni capaci di volo autonomo e si fanno cooperare.

Molto interessanti sono anche i vari studi che vanno alla ricerca di un

modello matematico per la dinamica del quadrirotore [12] utili per

migliorarne la controllabilità, infatti il controllo di velivoli multirotore, data la

loro meccanica di volo, è molto complesso [13].

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3 Analisi sul modello di riferimento

La presente sezione è dedicata alla descrizione di tutti gli studi svolti e alle

conclusioni da questi tratte.

3.1 Punto di funzionamento dell’elica

Vengono ora illustrate le prestazioni delle eliche scelte al fine di individuare

la loro condizione di lavoro nella situazione di hovering, questa analisi viene

fatta attraverso stime derivanti dall'avanprogetto del già citato G. Cerqua [3].

Per valutare la trazione dell'elica scelta ci si è avvalsi della Tabella 3.1.1

fornita dal produttore delle stesse. In tale tabella vengono forniti i valori di

spinta, rapporto di funzionamento, efficienza, coefficienti di spinta e di

potenza al variare della velocità, parallela all'asse di rotazione del rotore, del

velivolo a numero di giri costante partendo da 1000 RPM e crescendo a salti

di 1000 RPM.

Avendo preso in considerazione un multirotore ottocottero, la spinta

complessiva fornita dai propulsori deve essere pari, per il volo a punto fisso,

al peso totale del velivolo che, in condizioni di massimo carico, viene

supposto essere di 28 kg. Quindi si avrà che ogni rotore dovrà fornire una

spinta pari a 3,5 kgf equivalenti a 7,72 lbf, dalla Tabella 4.1.1 è facile

riscontrare che per velocità del modello nulla questo valore è compreso fra

6.635 e 10.555 lbf che sono i valori di spinta corrispondenti rispettivamente a

4000 e 5000 RPM.

Si procede ora a cercare il numero di giri del rotore corrispondente alla

spinta richiesta. Il numero di giri è calcolabile come:

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Poiché la spinta richiesta ricade fra 6.635 e 10.555 lbf, il Ct sarà anch'esso

compreso fra i valori 0.0999 e 0,01017. Effettuando una rapida proporzione

si approssima un valore di 0,1004. Si ha, quindi

e, proseguendo con il calcolo,

Noto ora il punto di funzionamento dell'elica è possibile procedere con lo

studio delle vibrazioni che essa induce sulla struttura.

n=√T

ρC t D4

n=√34,335

1,225⋅0,1004⋅0,48264=71,74

giri

s≃4300 RPM

ω=2π

604300=450,29rad / s

====== PERFORMANCE DATA (versus advance ratio and MPH) ======

DEFINITIONS:

J=V/nD (advance ratio)

Ct=T/(rho * n**2 * D**4) (thrust coef.)

Cp=P/(rho * n**3 * D**5) (power coef.)

Pe=Ct*J/Cp (efficiency)

V (model speed in MPH)

PROP RPM= 1000

V J Pe Ct Cp PWR Torque Thrust

(mph) (Adv Ratio) (Hp) (In-Lbf) (Lbf)

0.0 0.00 0.0000 0.0973 0.0567 0.011 0.711 0.404

0.5 0.03 0.0490 0.0916 0.0542 0.011 0.681 0.380

1.0 0.06 0.0965 0.0861 0.0517 0.010 0.650 0.357

1.6 0.09 0.1423 0.0805 0.0492 0.010 0.618 0.334

2.1 0.12 0.1865 0.0751 0.0467 0.009 0.586 0.312

2.6 0.15 0.2289 0.0697 0.0441 0.009 0.554 0.289

PROP RPM=2000

V J Pe Ct Cp PWR Torque Thrust

(mph) (Adv Ratio) (Hp) (In-Lbf) (Lbf)

0.0 0.00 0.0000 0.0973 0.0557 0.089 2.797 1.616

1.0 0.03 0.0498 0.0917 0.0533 0.085 2.678 1.523

2.1 0.06 0.0981 0.0861 0.0509 0.081 2.556 1.430

3.1 0.09 0.1447 0.0806 0.0484 0.077 2.433 1.339

4.2 0.12 0.1896 0.0752 0.0459 0.073 2.307 1.248

5.2 0.14 0.2329 0.0698 0.0434 0.069 2.180 1.159

Tabella 3.1.1 Prestazioni per l'elica APC 19x11

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3.2 Stima degli effetti aerodinamici

Lo scopo di questa sezione è effettuare un'analisi preliminare in modo da

valutare l'ordine di grandezza dell'interferenza che si verifica tra il flusso

d'aria e il braccio che regge il gruppo propulsore.

Difatti la rotazione dell'elica induce un flusso che investe il braccio

provocando una forza aerodinamica in direzione trasversale a questo.

PROP RPM= 3000

V J Pe Ct Cp PWR Torque Thrust

(mph) (Adv Ratio) (Hp) (In-Lbf) (Lbf)

0.0 0.00 0.0000 0.0980 0.0565 0.304 6.389 3.661

1.6 0.03 0.0497 0.0923 0.0538 0.289 6.080 3.448

3.1 0.06 0.0983 0.0866 0.0511 0.275 5.772 3.237

4.7 0.09 0.1457 0.0810 0.0484 0.260 5.463 3.028

6.3 0.12 0.1918 0.0755 0.0456 0.245 5.154 2.821

7.8 0.14 0.2367 0.0700 0.0429 0.231 4.846 2.617

PROP RPM= 4000

V J Pe Ct Cp PWR Torque Thrust

(mph) (Adv Ratio) (Hp) (In-Lbf) (Lbf)

0.0 0.00 0.0000 0.0999 0.0614 0.783 12.341 6.635

2.1 0.03 0.0471 0.0940 0.0577 0.736 11.591 6.242

4.2 0.06 0.0942 0.0881 0.0541 0.690 10.866 5.852

6.2 0.09 0.1411 0.0823 0.0506 0.645 10.167 5.467

8.3 0.12 0.1875 0.0766 0.0473 0.602 9.491 5.087

10.4 0.14 0.2332 0.0709 0.0440 0.561 8.837 4.713

PROP RPM= 5000

V J Pe Ct Cp PWR Torque Thrust

(mph) (Adv Ratio) (Hp) (In-Lbf) (Lbf)

0.0 0.00 0.0000 0.1017 0.0657 1.636 20.627 10.555

2.6 0.03 0.0452 0.0956 0.0611 1.522 19.191 9.921

5.2 0.06 0.0912 0.0895 0.0568 1.415 17.830 9.293

7.8 0.09 0.1376 0.0836 0.0527 1.312 16.538 8.673

10.4 0.12 0.1841 0.0777 0.0488 1.215 15.316 8.060

13.0 0.14 0.2304 0.0719 0.0451 1.123 14.155 7.458

PROP RPM=6000

V J Pe Ct Cp PWR Torque Thrust

(mph) (Adv Ratio) (Hp) (In-Lbf) (Lbf)

0.0 0.00 0.0000 0.1018 0.0633 2.724 28.619 15.211

3.1 0.03 0.0468 0.0957 0.0593 2.552 26.807 14.307

6.3 0.06 0.0937 0.0897 0.0555 2.386 25.064 13.410

9.4 0.09 0.1407 0.0838 0.0518 2.227 23.391 12.524

12.5 0.12 0.1874 0.0779 0.0482 2.074 21.784 11.649

15.6 0.14 0.2335 0.0722 0.0448 1.927 20.240 10.788

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Si segnala che la procedura qui presentata è semplificata perché così come

l'elica influisce sul braccio viceversa il braccio modifica il campo di velocità,

e conseguentemente di pressioni, prodotto dall'elica esercitando una forza

sulla stessa. La situazione descritta richiederebbe analisi più approfondite,

tralasciamo questi aspetti limitandoci all'approccio elementare che prevede

l’azione sul braccio sollecitato della resistenza aerodinamica D e la rotazione

indisturbata del rotore.

La configurazione può essere schematizzata come segue:

Figura 3.2.1 Schematizzazione della dinamica di interferenza aerodinamica elica-braccio

Valutiamo la forza sul braccio come resistenza aerodinamica:

dove:

ρ è la densità dell'aria;

V la velocità del flusso;

S la superficie investita;

CD il coefficiente di resistenza.

Per il calcolo della velocità incidente sul braccio si è deciso di utilizzare la

Teoria del Disco Attuatore in cui il rotore è ridotto ad un disco che fornisce

D=1

2ρV

2S C D

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energia all'aria ricevendone per reazione una forza netta. Come si vedrà in

seguito questa teoria si avvale di numerose ipotesi semplificative, ma è stata

ugualmente utilizzata data la sua semplicità e il carattere qualitativo di questo

studio il cui obiettivo, infatti, è valutare l'ordine di grandezza della forza

agente sul braccio di sostegno dovuta al flusso aerodinamico generato dal

rotore.

Figura 3.2.2 Modello rappresentativo della Teoria del Disco Attuatore

Le ipotesi fondamentali di questa teoria sono le seguenti:

Si identifica un tubo di flusso costituito dal solo fluido che attraversa il

disco, separato dal fluido esterno.

Il rotore è composto da un numero infinito di pale

Il disco rotore ha spessore infinitesimo (si trascura la resistenza del

profilo)

La velocità verticale è continua attraverso il disco.

Il fluido è perfetto e incomprimibile.

Si trascurano vorticosità e perdite al disco.

La velocità indotta verso il basso a valle del disco è costante.

Da queste ipotesi risulta che:

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dove V∞ è la velocità a monte dell'elica che è nulla in caso di volo a punto

fisso, ρ è la densità dell'aria, A la superficie del disco d'elica e T(n) la spinta in

funzione del numero di giri.

Quindi otteniamo:

Il passo successivo richiede la valutazione del coefficiente di resistenza il

quale però è sua volta funzione del numero di Reynolds che distingue i casi di

flusso laminare da quello turbolento. Il numero di Reynolds è così definito:

con:

ν viscosità cinematica [m2/s];

u0 velocità del flusso all'impatto con la superficie;

d lunghezza di riferimento, in questo caso il diametro del braccio di

supporto.

Essendo la spinta pari a 3,5 kgf , abbiamo:

T= 3,5 kgf x 9,81 m/s2 = 34, 335 N e r = 19”/2 x 2,54 cm= 24,13 cm

si ottiene quindi

E' possibile ora calcolare il numero di Reynolds come segue

u0=−V

2+√

V∞

2

4+

T (n)

(2ρ A)

D=1

2ρS C D

T (n)

2 Aρ=

1

4

S

AC D T (n)

R e=u0 dν

u0=√T

2ρπ r2=√

34,335

2⋅1,225⋅π⋅0,24132=8,75m /s

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Quest'ultimo passaggio implica la supposizione che la velocità all'altezza

dell'asta di supporto abbia lo stesso valore di quella calcolata tramite il disco

attuatore all'altezza dell'elica, a rigore le due velocità sono diverse ma visti i

pochi centimetri di separazione fra le due superfici si tratta di

un'approssimazione legittima e per di più conservativa perché induce una

leggera sovrastima della velocità.

L'indicazione fornita dal numero di Reynolds ci conferma che operiamo in

campo laminare sub-critico (Re inferiore a 2∙105) e perciò il coefficiente di

resistenza può essere considerato pari a 1,2 come trovato sperimentalmente

[14].

La forza agente sul braccio vale:

Anche qui è necessaria una precisazione: la superficie S sulla quale agisce la

forza viene espressa come d diametro del braccio moltiplicato per il raggio r

dell’elica.

Da questo risultato, viste le forze in gioco, si può concludere che la forza

generata nel braccio di sostegno dal flusso del rotore è, ai fini di questa tesi,

trascurabile. Nell'ambito di studi più approfonditi su questo particolare

fenomeno è suggeribile per ottenere risultati più accurati un approccio non

analitico ma o sperimentale, come fatto da S. Chkir [15] attraverso il metodo

PIV (Particle Image Velocimetry) applicato alla valutazione del flusso a valle

di una turbina eolica ad asse orizzontale utilizzando poi un metodo FEM per

l'analisi strutturale, o numerico [16] con l'utilizzo di software CFD

(Computational Fluid Dynamics) per l'analisi del campo di moto.

R e=8,75⋅0,018

1,5⋅10−5

=10500

D=1

4

S

AC D T=

1

4

d r

π r2CD T =

1

4

d

π rC D T=

1

4

0,018

π⋅0,2413⋅1,2⋅34,335=0,245 N=0,0250 kg f

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3.3 Analisi relative al pericolo di risonanza

Nello studio delle vibrazioni di un sistema meccanico il fenomeno della

risonanza è certamente un problema fondamentale da considerare; ad esso

sono infatti imputabili vibrazioni con ampiezze molto maggiori rispetto a

quelle riscontrabili a frequenze lontane da quelle proprie di risonanza del

sistema che portano un notevole incremento degli sforzi nella struttura fin

anche la rottura. Il fenomeno della risonanza, inoltre, in un velivolo come

un multicottero, che richiede un preciso sistema di controllo, porterebbe

degli intollerabili disturbi nei sensori di misurazione con conseguente

ingovernabilità del velivolo.

La risonanza si verifica quando la frequenza eccitatrice è uguale alla

frequenza naturale (o frequenza propria) fn che è la frequenza con cui vibra

un sistema che ha soltanto caratteristiche elastiche e non è soggetto a forze

esterne attive variabili nel tempo.

Per quanto detto, ci si è dedicati nella presente sezione al calcolo della

frequenza naturale del sistema ed in seguito alla valutazione della

possibilità che in questo si possa verificare il fenomeno della risonanza a

causa della rotazione del rotore alle varie velocità angolari caratteristiche

dell'esercizio del multicottero.

3.3.1 Calcolo della frequenza propria del

sistema

Viene ora effettuata la ricerca della frequenza di risonanza della struttura.

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Per il calcolo della frequenza naturale del sistema ci si è avvalsi di un

modello semplificato: la struttura composta dal braccio, dal rotore e dal

motore è studiata come una trave sottile incastrata ad una estremità e con una

massa m concentrata sull'estremità libera di massa pari a quella del rotore più

quella del motore (Figura 3.3.1), la massa di estremità viene supposta molto

maggiore di quella della trave in modo che siano trascurabili le azioni di

inerzia distribuite sulla trave.

Figura 3.3.1 Modello per il calcolo della frequenza di risonanza

Il tutto si presenta quindi come un sistema ad un unico grado di libertà e si

riduce nello specifico in un oscillatore armonico cioè ad un sistema massa-

molla, come già illustrato precedentemente, avendo supposto nullo lo

smorzamento poiché lo scopo di questa sezione è esclusivamente il calcolo

della frequenza propria del sistema il cui valore non è influenzato dallo

smorzamento.

L'estremo libero oscillerà come una molla di rigidezza k, pari alla rigidezza

equivalente della trave, a cui è attaccata una massa m, la massa equivalente

ottenuta tramite la riduzione delle masse del sistema all'estremo libero della

trave. Le masse prese in considerazione sono: quella del motore (240 g),

dell'elica (132 g), del supporto del motore (68 g) e quella del braccio

concentrata nel suo baricentro geometrico e pari a

m s=ρ Al=π

d2−(d−2t)

2

4ρ l=76,8 g

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dove ρ=1600 kg/m3 è la densità del carbonio costituente il braccio, d il suo

diametro e l la sua lunghezza libera pari a 0,478 m.

La riduzione delle masse all'estremo libero si effettua sostituendo le stesse

con un’unica massa tale da non variare l'energia cinetica del sistema T

nell'intorno della configurazione considerata. Partendo dalla configurazione in

Figura 3.3.1.1 si ha

dove x1 e x2 sono gli spostamenti verticali rispettivamente del baricentro e

dell'estremità del braccio.

Si è quindi ottenuta la massa equivalente pari a

Ora per il calcolo della frequenza propria fn, data da

non resta che trovare l'espressione di k per il nostro sistema. Questo è

possibile utilizzando il modello di Timoshenko per la trave applicato allo

schema in Figura 3.3.2.

Figura 3.3.2 Modello per il calcolo della rigidezza equivalente della trave

Prendendo l’origine dell’asse x della trave in corrispondenza dell’incastro,

l’equazione di equilibrio in forma debole risulta essere

T=1

2ms x1

2+

1

2M x2

2=

1

2ms

˙(l

2sin θ)

2

+1

2M ˙

( l sin θ)2≃

1

2m s

˙(l

2θ)

2

+1

2M ˙

(l θ)2=

1

2(ms

4+M )( l θ)

2

m=ms

4+M =459,2 g

f n=ωn

2π=

1

2π √k

m

∫0

l

δ w(x)EI w(x )dx=∫0

l

δw (x )P δ(x−l)dx

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dove δ(x-l) è la delta di Dirac valutata in x=l e w(x) è lo spostamento

dell'estremo libero della trave.

Integrando per parti:

Dall’arbitrarietà della variazione virtuale δw(x) si ha l’equazione

differenziale di equilibrio:

detta equazione della linea elastica.

Le condizioni al contorno sono

Integrando più volte si ottiene:

e imponendo le condizioni al contorno si ricavano le costanti di integrazione.

Dalla prima si trova d=0, dalla seconda c=0, dalla terza a∙l=-b, dalla quarta

a=-P e quindi b=P∙l. Sostituendo si ottiene:

Valutando l'espressione appena ricavata in x=l si ottiene che la rigidezza

equivalente è:

[δ w( x)EI w( x)]0l+[δw (x)EI w (x)]0

l+∫0

l

δw (x)EI ˙w (x )dx=δw (l)P

EJ ˙w (x)=0

{w (0)=0

w (0)=0

EI w (l)=0

EI w (l)=−P

EI w (x)=ax

3

6+

bx2

2+cx+d

w (x )=Px

2

6EI(3l− x)

k=3EI

l3

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Nel caso della struttura da noi considerata si ha il modulo elastico E è pari a

70 GPa mentre il momento d'inerzia I, poiché i bracci hanno sezione come in

Figura 3.3.3, è dato da:

Dove:

d=18 mm

t=2 mm

Figura 3.3.3 Sezione dei bracci

Si ottiene quindi:

E' quindi ora possibile calcolare la frequenza naturale del sistema data da:

Si procede ora a comparare le possibili frequenze di rotazione del rotore

durante il volo con la frequenza naturale del sistema per determinare la

possibilità o meno che questo entri in risonanza.

Poiché la trave ha un'estremità libera e una incastrata i vari modi di

risonanza si presentano a frequenze che sono multipli dispari della

frequenza naturale [17] (Figura 3.3.4).

Per poter confrontare la frequenza fn [Hz] con la velocità di rotazione del

rotore [RPM] si pone:

I=π

64[d

4−(d−2t)

4]=3,267⋅10

−9m

4

k=6281,8N

m

f n=ωn

2π=

1

2π √k

m=18,61 Hz

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Figura 3.3.4 Raffigurazione del primi tre modi di risonanza della trave

Si può quindi ora redigere la Tabella 3.3.1.

In Tabella 3.3.1 nell'ultima colonna è calcolato il Fattore di sicurezza come

la differenza tra la velocità di rotazione del rotore e la frequenza di risonanza

più prossima. Sono stati inoltre evidenziate le condizioni per le quali il Fattore

di sicurezza presenta i valori più bassi, cioè quando è più probabile che si

verifichi la risonanza. Si può notare che questa situazione si presenta per il

rotore che gira a 1200 RPM, a 3400 RPM e a 5600 RPM.

Dall'analisi sopra svolta si ottiene che in fase di progetto va effettuato un

opportuno filtraggio in corrispondenza delle frequenze di rotazione del rotore

per le quali si hanno valori del Fattore di sicurezza relativamente bassi, cioè

per quelle frequenze per le quali è possibile che si verifichi risonanza nelle

struttura, soprattutto nella condizione di hovering o in condizioni, come quella

di volo rettilineo uniforme, che possono perdurare per lunghi periodi.

Rn= f n⋅60=1116 RPM

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Figura 3.3.5 Andamento del fattore di sicurezza al variare della velocità di rotazione del rotore

Per effettuare il filtraggio sopracitato si suggerisce, essendo il velivolo in

oggetto simmetrico, di far sì che se il multirotore perdura in una determinata

R1 R2 R3 R41000 1116 3348 5580 7812 -116

1200 1116 3348 5580 7812 84

1400 1116 3348 5580 7812 284

1600 1116 3348 5580 7812 484

1800 1116 3348 5580 7812 684

2000 1116 3348 5580 7812 884

2200 1116 3348 5580 7812 1084

2400 1116 3348 5580 7812 -948

2600 1116 3348 5580 7812 -748

2800 1116 3348 5580 7812 -548

3000 1116 3348 5580 7812 -348

3200 1116 3348 5580 7812 -148

3400 1116 3348 5580 7812 52

3600 1116 3348 5580 7812 252

3800 1116 3348 5580 7812 452

4000 1116 3348 5580 7812 652

4200 1116 3348 5580 7812 852

4400 1116 3348 5580 7812 -1180

4600 1116 3348 5580 7812 -980

4800 1116 3348 5580 7812 -780

5000 1116 3348 5580 7812 -580

5200 1116 3348 5580 7812 -380

5400 1116 3348 5580 7812 -180

5600 1116 3348 5580 7812 20

Tabella 3.3.1 Possibilità che si verifichi la risonanza al variare della velocità di rotazione del rotore

Rotore (RPM) Fattore di sicurezza

0 1000 2000 3000 4000 5000 6000

-1500

-1000

-500

0

500

1000

1500

Velocità di rotazione del rotore [RPM]

Fa

tto

re d

i ri

sch

io [R

PM

]

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fase di volo per un intervallo di tempo eccessivo su una frequenza a rischio

per quanto riguarda la risonanza, dovendo gli otto rotori complessivamente

dare una spinta verticale totale tale da compensare il peso del velivolo e

quindi costante in un moto non accelerato, si abbassi la velocità di rotazione

di quattro rotori a due a due geometricamente opposti rispetto al centro della

struttura, supposte coincidente col baricentro, e si alzi quella dei quattro

restanti di modo che complessivamente la risultante della spinta non cambi

ma su ogni braccio venga scongiurato il rischio di risonanza.

Affinché si possa effettuare quanto detto è necessario dotare il sistema di

controllo del velivolo della capacità di prevedere l'insorgenza della risonanza.

Questo può essere effettuato o fornendo un certo numero di bracci di un

accelerometro in modo che quando il sensore misura un livello di vibrazioni

superiore ad un valore limite, da stabilire, che indica l'approssimarsi della

risonanza il controllo procede all'azione precedentemente illustrata oppure

inserendo nel controllo un modello che fornisca in funzione della corrente

inviata al motore il numero di giri del rotore corrispondente così che quando

questo valore si avvicina a quelli a rischio di sopra calcolati il controllo

effettui autonomamente il bypass di queste frequenza nella maniera prima

consigliata.

3.3.2 Analisi numerica

Tramite l'utilizzo del software dedicato SolidWorks® abbiamo confrontato i

risultati ottenuti analiticamente nel paragrafo precedente, infatti la sezione

Simulation permette di eseguire una vasta serie di studi strutturali che

spaziano dall'analisi statica a quella dinamica, di caduta ma anche termica e di

altri generi.

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36

Per il nostro studio la tipologia più adatta ovviamente è quella denominata

semplicemente “Frequenza” la quale permette di individuare i modi propri di

oscillazione fornendone una descrizione grafica sulla geometria fornita e di

individuare le frequenze di eccitamento alla quale corrispondono.

Una volta realizzato in ambiente CAD il modello 3D da studiare gli step da

seguire sono i seguenti, pressoché standardizzati per tutte le analisi strutturali

e per tutti i software:

Definizione del materiale nel caso in cui non sia già stato inserito, è

fondamentale in tal senso la densità per calcolare massa e momento d'inerzia

nonché il modulo elastico.

Determinazione dei vincoli ovviamente il modo in cui la struttura è

vincolata influenzerà gli spostamenti possibili e quindi i modi propri.

Determinazione dei carichi agenti sulla struttura, questo step in particolare

non è obbligatorio perché è possibile calcolare i modi propri a prescindere

dalle forze applicate, qualora esse siano presenti però possono indurre piccole

variazioni nei risultati perché, come regola generale, i carichi a compressione

riducono le frequenze di risonanza mentre a trazione li aumentano.

Definizione della mesh, come per tutti i software basati sul FEM l'oggetto in

analisi viene scomposto in parti elementari 3D, di forma variabile a seconda

del solutore, delle quali si calcoleranno gli spostamenti dei singoli nodi per

giungere alla soluzione complessiva; è possibile scegliere il grado di finitura

della mesh ed altre caratteristiche.

Risoluzione, facendo partire l'analisi il software andrà a risolvere la matrice

di rigidezza del sistema e fornirà una soluzione grafica, discretizzando tramite

colorazione variabile le zone soggette agli spostamenti maggiori per ogni

frequenza di risonanza.

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Utilizzando come punto di partenza il prototipo Solidworks della struttura

modellato da G. Cerqua è stato completato e adattato isolando il braccio in

fibra di carbonio dal corpo centrale e aggiungendo, dopo averli modellati,

l'elica e il motore. Per quanto riguarda il motore è stato necessario per la sua

modellazione eseguire delle semplificazioni poiché non si era in possesso di

numerose informazioni, è stato quindi riprodotto come un semplice disco

forato di peso pari a quello indicato sul sito del produttore. Infine è stato

inserito un perno di supporto fra motore ed elica.

La definizione dei materiali in realtà non è stata veramente necessaria in

quanto conoscendo il peso delle singole componenti, elica e motore

(rispettivamente 132 e 240 grammi), si è potuta dedurre la densità.

I vincoli sono composti da un semplice incastro nella parte di braccio

bloccata dagli elementi di attacco alla base centrale come indicato nel

modello 3D di partenza.

Per quanto riguarda i carichi si è scelto di effettuare un'analisi in assenza di

qualsiasi tipo di sollecitazione ed una con tutti i carichi presenti, ossia

imponendo la spinta pari a 34,335 N sulla superficie superiore delle pale, la

velocità angolare dell'elica (450,29 rad/sec) e l’accelerazione di gravità per

valutare la differenza fra le due configurazioni.

Per la mesh si è scelta una qualità piuttosto alta che garantisca affidabilità nei

risultati vista anche la relativa semplicità del pezzo che ha permesso tempi di

calcolo sufficientemente brevi.

Come ci si aspettava le frequenze di risonanza subiscono un incremento che

risulta sempre più sostanzioso al crescere del modo (Tabella 3.3.2).

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Tabella 3.3.2 Modi di risonanza del sistema ottenuti tramite simulazione simulazione

Configurazione scarica Configurazione sollecitata

Num. di

modalità

Frequenza(Rad/sec) Frequenza(Hertz) Frequenza(Rad/sec) Frequenza(Hertz)

1 115,77 18,43 119,95 19,09

2 119,26 18,98 123,57 19,67

3 183,47 29,2 501,78 79,86

4 229,78 36,57 530,07 84,36

5 294,31 46,84 600,02 95,49

Figura 3.3.6 Secondo modo della configurazione carica: si notano le forze come vettori viola, velocità angolare e

accelerazione di gravità in rosso e il movimento traslativo orizzontale caratteristico di questo modo

I primi due modi sono quelli rilevanti ai fini dell'analisi, infatti, si tratta dei

modi traslativi dell'estremità del complesso rispetto alla base vincolata lungo

il piano verticale di simmetria per il modo 1 e lungo il piano orizzontale per il

modo 2.

In Figura 3.3.6 si mostra lo spostamento massimo del sistema rispetto alla

posizione neutra visibile in trasparenza relativo al secondo modo di risonanza

nella configurazione coi carichi applicati, i colori infatti simulano lo

spostamento reale dei vari elementi che viene però amplificato per essere

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apprezzabile visivamente, mentre in Figura 3.3.7 è mostrato quello relativo al

primo modo nella configurazione scarica.

Figura 3.3.7 Primo modo di vibrazione in configurazione scarica

I modi successivi sono inerenti alla vibrazione simmetrica o antisimmetrica

delle pale dell'elica, una sorta di “sfarfallio”, e alla vibrazione delle stesse nel

disco rotorico, questi non sono stati evidenziati perché non sono oggetto del

presente studio.

I risultati ottenuti sono in linea con quelli ottenuti analiticamente per cui si

può affermare che convalidino la procedura precedentemente seguita.

3.4 Eccentricità di massa sul rotore

Una ulteriore fonte di vibrazione può essere il bilanciamento non perfetto

della massa distribuita lungo le pale, ad entrare in gioco in questo caso è la

forza centrifuga risultante non nulla originata dalla mancata simmetria delle

masse.

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Gli effetti possono non essere trascurabili a livello strutturale ed è quindi

necessario valutarne l'effetto, per di più possono anche essere causa di

disturbi nei sensori di controllo tali da negare la controllabilità o addirittura

causare il ribaltamento del velivolo [18].

L'eccentricità di massa di un'elica è facilmente individuabile e risolvibile

ponendo l'elica libera di ruotare su un albero orizzontale di modo che

l'estremità più pesante ruoti verso il basso, a quel punto si può limare la massa

eccedente o aggiungerne dal lato leggero, nel concreto esistono mezzi più

raffinati per valutare lo sbilanciamento ma il principio è quello descritto.

La Figura 3.4.1 mostra la visualizzazione grafica della problematica.

Figura 3.4.1 Schematizzazione della configurazione sbilanciata

Dato il numero di giri n al quale ruota il rotore se ne ricava la velocità

angolare:

e la forza centrifuga:

ω=2π⋅n

60

F=m⋅r⋅ω2

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dove m è la massa sbilanciata e r è la distanza rispetto all'asse alla quale è

posta.

L'intento è quello di verificare in via teorica l'effetto di una problematica di

questo tipo sul nostro modello, provando a ipotizzare valori verosimili e

calcolando gli effetti risultanti.

Inizialmente svolgiamo i ragionamenti nella condizione di hovering come

fatto finora considerato finora e alla quale conosciamo la spinta e il numero di

giri.

Avendo scelto l'elica possiamo supporre la massa di sbilanciamento pari al

1‰ della massa del rotore

e la sua distanza dall'asse di rotazione dell'elica pari a metà del raggio della

pala:

La velocità angolare del rotore è già stata calcolata nel Paragrafo 3.1 e vale

ω=450,29 rad/s.

E' ora possibile calcolare la forza centrifuga agente sulla massa di

sbilanciamento

La forza risultante, pur avendo imposto uno sbilanciamento molto piccolo,

risulta non trascurabile infatti ammonta al 10 % circa della spinta erogata da

ogni rotore.

La componente di tale forza centrifuga ortogonale all'asse del braccio di

sostegno e responsabile di una sua vibrazione flessionale, avrà andamento

sinusoidale raggiungendo il massimo quando l'elica sarà orientata

M E=4,66⋅28,3495=132,11 g ; m=M E

1000=0,132 g

r=D

4=

19⋅2,54

4=12,07cm

F=0,000132⋅0,1207⋅450,292=3,23 N

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perpendicolarmente al braccio, ossia la configurazione mostrata in Figura

3.4.2.

Figura 3.4.2 Braccio di sostegno con elica e motore

Considerando la configurazione di partenza con l'estremità sbilanciata

sovrapposta al braccio l'andamento della componente della forza ortogonale

all'asse del braccio sarà:

Questa forza può raggiungere valori elevati a causa della alta velocità di

rotazione del rotore può quindi risultare che su una determinata elica il valore

del prodotto tra massa di sbilanciamento e distanza di questa dall'asse rotorico

non sia accettabile poiché andrebbe a sollecitare a fatica la struttura, in questo

caso si può riequilibrare il rotore, essendo questo simmetrico, in due modi:

eliminando, utilizzando panni o carte, materiale dalla pala sulla quale è

presente l'eccesso di massa o aggiungendo all'estremità della pala opposta una

quantità di materiale di massa tale che il rapporto massa raggio della pala sia

pari al rapporto tra la massa di sbilanciamento e la distanza di questa dall'asse

rotorico come si effettua per l’equilibratura degli pneumatici.

F y=F sin(ωt )

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Tra le due opzioni è caldamente consigliata la prima perché evita il rischio

che si verifichi il distacco del materiale aggiunto, l’asportazione deve

comunque essere effettuata meticolosamente per non degradare

eccessivamente il profilo delle pale.

Per avvalorare quanto appena assunto si calcola la sollecitazione massima

che può produrre sulla struttura lo sbilanciamento supposto, questo si

otterrebbe alla massima velocità di rotazione.

Per ottenere la massima velocità di rotazione ammissibile ci si basa

nuovamente sulle specifiche del produttore dei rotori che stabilisce i limiti di

utilizzo [4]. Nel caso in esame si ha:

La forza centrifuga massima risulterebbe, quindi, essere

La quale è estremamente elevata a sottolineare quanto sia fondamentale

procedere all’eliminazione della massa di sbilanciamento prima del

montaggio del rotore e del suo conseguente utilizzo.

RPM MAX =105,000

propeller diameter (inches)=

105000

19≃5500

F MAX =0,000132⋅0,1207⋅(5500⋅2 π

60)

2

=5,29 N

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4 Conclusioni e sviluppi futuri

Lo studio eseguito ha permesso l'analisi delle vibrazioni di un braccio di un

multirotore, nello specifico un ottocottero, utilizzando la struttura ideata da G.

Cerqua [3] in fase di avanprogetto, della quale egli ha studiato la

conformazione ottimale.

Dopo aver identificato i motori e le eliche consone al velivolo, è stata stimata

l'entità della forza indotta sul braccio di sostegno dal flusso d'aria generato dal

rotore; da questa stima si è potuto evincere che questo effetto è, in prima

approssimazione, trascurabile.

Sono state in seguito individuate analiticamente le frequenze di risonanza e i

corrispondenti valori di velocità di rotazione dell'elica in RPM,

successivamente i risultati ottenuti sono stati confermati tramite simulazioni

numeriche. Dai risultati ottenuti è stato possibile concludere che quando il

velivolo è in una situazione di volo a punto fisso, hovering, la frequenza alla

quale girano i rotori è sufficientemente distante da quelle proprie di risonanza

quindi in questa condizione non si presenta il rischio che si verifichi

risonanza.

Nel seguito viene consigliato un sistema di controllo per evitare che in tutte

le situazioni in cui sia richiesto per esigenze operative di stazionare per un

tempo non breve in prossimità delle velocità a rischio, ad esempio in volo

rettilineo uniforme, non insorga risonanza nei bracci dell'ottocottero. Questo

sistema si avvale della simmetria del velivolo ottenendo la trazione necessaria

nella condizione critica tramite spinte, e quindi velocità di rotazione dei

rotori, differenti a quattro a quattro, così facendo la risultante della trazione

complessiva non cambia, ma in ogni braccio è scongiurata la possibilità che si

verifichi risonanza. Lo studio di questo sistema e la sua implementazione

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possono essere oggetto di studi che dovranno essere effettuati

successivamente.

In merito alle analisi FEM sui modi di vibrazione della struttura, esse si sono

rivelate affidabili e hanno fornito risultati in linea con le valutazioni

precedenti pur avendo dovuto imporre delle semplificazioni per mancanza di

dati soprattutto per quanto riguarda il motore, in tal senso è possibile

sicuramente identificare dei margini di miglioramento nella modellazione

completa del motore e nella revisione dell'elica per adeguarla alla versione

reale.

Infine è stato valutato l'effetto di un ipotetico sbilanciamento sul rotore e si è

constatato che, seppur la massa di bilanciamento fosse piccola, è

fondamentale prima del montaggio del rotore procedere ad un suo

bilanciamento nelle modalità descritte nel paragrafo a questo dedicato.

Gli sviluppi futuri possono riguardare l'analisi fluidodinamica per lo studio

del campo di moto a valle dell'elica come già indicato nel Paragrafo 5.2

attraverso l'utilizzo di metodi sperimentali o numerici (CFD).

Infine sarebbe senza dubbio consigliabile la valutazione in merito

all'autonomia, ottimizzando la scelta e la distribuzione delle batterie, e alla

ripartizione tra le riserve di energia e il cosiddetto “carico pagante”, che può

essere rappresentato da strumenti di ripresa fotografici o video. In tal senso si

consiglia quindi l'elaborazione di un diagramma di utilizzo che mostri

l'andamento del momento di trasporto in funzione dello spazio percorso.

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Page 51: Tesi Morelli

Bibliografia [1] http://www.wired.it/gadget/accessori/2014/04/30/anche-droni-hanno-

il-loro-regolamento/

[2] http://www.quadricottero.com/2013/12/regolamento-enac-sui-droni-

esempio-di.html

[3] Cerqua G., Avanprogetto di multirotori avanzati ad elevato carico

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[4] http://www.apcprop.com/

[5] https://www.aerolab.de/brushless-motoren/t-motor-u-serie/t-motor-

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