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L'OLIMPIADE Dramma per musica. testi di Pietro Metastasio musiche di Antonio Caldara Prima esecuzione: 28 agosto 1733, Vienna. www.librettidopera.it 1 / 60

testi di Pietro Metastasio Antonio Caldara

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Page 1: testi di Pietro Metastasio Antonio Caldara

L'OLIMPIADE

Dramma per musica.

testi di

Pietro Metastasiomusiche di

Antonio Caldara

Prima esecuzione: 28 agosto 1733, Vienna.

www.librettidopera.it 1 / 60

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Informazioni L'olimpiade

Cara lettrice, caro lettore, il sito internet www.librettidopera.it è dedicato ai librettid'opera in lingua italiana. Non c'è un intento filologico, troppo complesso per essere

trattato con le mie risorse: vi è invece un intento divulgativo, la volontà di farconoscere i vari aspetti di una parte della nostra cultura.

Motivazioni per scrivere note di ringraziamento non mancano. Contributi esuggerimenti sono giunti da ogni dove, vien da dire «dagli Appennini alle Ande».

Tutto questo aiuto mi ha dato e mi sta dando entusiasmo per continuare a migliorare eampliare gli orizzonti di quest'impresa. Ringrazio quindi:

chi mi ha dato consigli su grafica e impostazione del sito, chi ha svolto le operazionidi aggiornamento sul portale, tutti coloro che mettono a disposizione testi e materialiche riguardano la lirica, chi ha donato tempo, chi mi ha prestato hardware, chi mette a

disposizione software di qualità a prezzi più che contenuti.Infine ringrazio la mia famiglia, per il tempo rubatole e dedicato a questa

attività.

I titoli vengono scelti in base a una serie di criteri: disponibilità del materiale, datadella prima rappresentazione, autori di testi e musiche, importanza del testo nella

storia della lirica, difficoltà di reperimento.A questo punto viene ampliata la varietà del materiale, e la sua affidabilità, tramite

acquisti, ricerche in biblioteca, su internet, donazione di materiali da parte diappassionati. Il materiale raccolto viene analizzato e messo a confronto: viene

eseguita una trascrizione in formato elettronico.Quindi viene eseguita una revisione del testo tramite rilettura, e con un sistema

automatico di rilevazione sia delle anomalie strutturali, sia della validità dei lemmi.Vengono integrati se disponibili i numeri musicali, e individuati i brani più

significativi secondo la critica.Viene quindi eseguita una conversione in formato stampabile, che state leggendo.

Grazie ancora.

Dario Zanotti

Libretto n. 4, prima stesura per www.librettidopera.it: marzo 2002.Ultimo aggiornamento: 22/10/2017.

In particolare per questo titolo si ringraziawww.liberliber.it

per la gentile collaborazione.

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P. Metastasio / A. Caldara, 1733 Attori

A T T O R I

CLISTENE, re di Sicione, padre d'Aristea .......... CONTRALTO

ARISTEA, figlia di Clistene, amante diMegacle .......... SOPRANO

ARGENE, dama cretense, in abito di pastorellasotto nome di Licori, amante di Licida .......... SOPRANO

LICIDA, creduto figlio del re di Creta, amanted'Aristea ed amico di Megacle .......... CONTRALTO

MEGACLE, amante d'Aristea ed amico diLicida .......... SOPRANO

AMINTA, aio di Licida .......... BASSO

ALCANDRO, confidente di Clistene .......... TENORE

Coro di Pastori e Ninfe, Atleti, Sacerdoti.

Comparse: Guardie greche con Clistene, Paggi e Cavalieri con Aristea, Ninfe ePastori con Argene, Sacerdoti con Licida, Atleti con Megacle.

La scena si finge nelle campagne d'Elide, vicino alla città d'Olimpia,alle sponde del fiume Alfeo.

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Argomento L'olimpiade

Argomento

Dramma   rappresentato   con   musica   del   Caldara,   la   prima   volta   nel   giardinodell'imperial favorita, alla presenza degli augusti regnanti, il dì 28 agosto 1733, perfesteggiare il giorno di nascita dell'imperatrice Elisabetta, d'ordine dell'imperatoreCarlo VI:

Nacquero  a  Clistene,   re  di  Sicione,  due   figliuoli  gemelli,  Filinto  ed  Aristea:  ma,avvertito dall'oracolo di Delfo del pericolo ch'ei correrebbe d'esser ucciso dal propriofiglio,   per   consiglio   del   medesimo   oracolo   fece   esporre   il   primo   e   conservò   laseconda.   Cresciuta   questa   in   età   ed   in   bellezza,   fu   amata   da   Megacle,   nobile   evaloroso   giovane   ateniese,   più   volte   vincitore   ne'   giuochi   olimpici.   Questi,   nonpotendo ottenerla dal padre, a cui era odioso il nome ateniese, va disperato in Creta.Quivi assalito, e quasi oppresso da masnadieri, è conservato in vita da Licida credutofiglio del re dell'isola; onde contrae tenera e indissolubile amistà col suo liberatore.Avea   Licida   lungamente   amata   Argene,   nobil   dama   cretense,   e   promessaleoccultamente   fede   di   sposo.   Ma,   scoperto   il   suo   amore,   il   re,   risoluto   di   nonpermettere queste nozze ineguali, perseguitò di tal sorte la sventurata Argene, che sivide   costretta   ad   abbandonar   la   patria   e   fuggirsene   sconosciuta   nelle   campagned'Elide,   dove   sotto   nome   di   Licori   ed   in   abito   di   pastorella   visse   nascosta   a'risentimenti   de'   suoi   congiunti   ed   alle   violenze   del   suo   sovrano.   Rimase   Licidainconsolabile per la fuga della sua Argene; e dopo qualche tempo, per distrarsi dallamestizia,   risolse  di  portarsi   in  Elide  e   trovarsi  presente   alla   solennità  de'  giuochiolimpici, ch'ivi, col concorso di tutta la Grecia, dopo ogni quarto anno si ripetevano.Andovvi lasciando Megacle in Creta, e trovò che il re Clistene, eletto a presiedere a'giuochi suddetti, e perciò condottosi da Sicione in Elide, proponeva la propria figliaAristea in premio al vincitore. La vide Licida, l'ammirò, ed, obliate le sventure de'suoi primi amori, ardentemente se n'invaghì; ma disperando di poter conquistarla, pernon esser egli punto addestrato agli atletici esercizi, di cui dovea farsi pruova ne' dettigiuochi,   immaginò   come   supplire   con   l'artificio   al   difetto   dell'esperienza.   Glisovvenne che  l'amico era stato più  volte  vincitore  in  somiglianti  contese;  e  (nullasapendo degli antichi amori di Megacle con Aristea) risolse di valersi di lui, facendolocombattere sotto il finto nome di Licida. Venne dunque anche Megacle in Elide alleviolenti istanze dell'amico; ma fu così tardo il suo arrivo, che già l'impaziente Licidane disperava. Da questo punto prende il suo principio la rappresentazione del presentedrammatico   componimento.   Il   termine   o   sia   la   principale   azione   di   esso   è   ilritrovamento di quel Filinto, per le minacce degli oracoli fatto esporre bambino dalproprio padre Clistene; ed a questo termine insensibilmente conducono le amorosesmanie di Aristea, l'eroica amicizia di Megacle, l'incostanza ed i furori di Licida e lagenerosa pietà della fedelissima Argene. HEROD. PAUS. NAT. COM. ec.

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P. Metastasio / A. Caldara, 1733 Licenza

Licenza

Ah no, l'augusto sguardonon rivolgere altrove, eccelsa Elisa.Ubbidirò. Tu ascolterai, se m'odi,(dura legge a compir!) voti e non lodi.Veggano ancor ben cento volte e centoi numerosi tuoi sudditi regnitornar sempre più chiaroquesto giorno per te: per te, che seila lor felicità, che nel tuo senole più belle virtù, come in lor trono,l'una all'altra congiunte... Ahimè! Perdono.Voti in mente io formai; ma dal mio labbroescon (per qual magia dir non saprei)trasformati in tua lode i voti miei.Errai: ma il mondo interoho complice nel fallo; e (non sdegnarti)mi par bello l'error. L'anime grandia vantaggio di tutti il ciel produce.Nasconderne la luceperché, se agli altri il buon cammino insegna?Le lodi di chi regnasono scuola a chi serve. Il grande esempioinnamora, corregge,persuade, ammaestra. Appresso al fontetutti non sono: è ben ragion che alcunodisseti anche i lontani. Ah, non è reochi, celebrando i pregidell'anime reali,ubbidisce agli dèi, giova a' mortali.Nube così profondanon può formarsi mai,che le tue glorie asconda,che ne trattenga il vol.Saria difficil menotorre alle stelle i rai,a' fulmini il baleno,la chiara luce al sol.

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Atto primo L'olimpiade

A T T O   P R I M O

Scena primaFondo selvoso di cupa ed angusta valle, adombrata dall'alto da grandialberi, che giungono ad intrecciare i rami dall'uno all'altro colle, fra'

quali è chiusa.

Licida e Aminta.

LICIDA Ho risoluto, Aminta;più consiglio non vuò.

AMINTA Licida, ascolta.Deh modera una voltaquesto tuo violentospirito intollerante.

LICIDA E in chi poss'iofuor che in me più sperar? Megacle istesso,Megacle m'abbandonanel bisogno maggiore. Or va', riposasu la fé d'un amico.

AMINTA Ancor non déicondannarlo però. Breve camminonon è quel che divideElide, in cui noi siamo,da Creta ov'ei restò. L'ali alle piantenon ha Megacle al fin. Forse il tuo servosubito no 'l rinvenne. Il mar frappostoforse ritarda il suo venir. T'accheta:in tempo giungerà. Prescritta è l'oraagli olimpici giuochioltre il meriggio, ed or non è l'aurora.

LICIDA Sai pur che ognun, che aspiriall'olimpica palma, or sul mattinodée presentarsi al tempio; il grado, il nome,la patria palesar; di Giove all'aragiurar di non valersidi frode nel cimento.

AMINTA Il so.

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P. Metastasio / A. Caldara, 1733 Atto primo

LICIDA T'è notoch'escluso è dalla pugnachi quest'atto solennegiunge tardi a compir? Vedi la schierade' concorrenti atleti? Odi il festivotumulto pastoral? Dunque che deggioattender più, che più sperar?

AMINTA Ma qualesarebbe il tuo disegno?

LICIDA All'ara innanzipresentarmi con gli altri.

AMINTA E poi?

LICIDA Con gli altria suo tempo pugnar.

AMINTA Tu!

LICIDA Sì. Non crediin me valor che basti?

AMINTA Eh qui non giova,prence, il saper come si tratti il brando.Altra specie di guerra, altr'armi ed altristudi son questi. Ignoti nomi a noicesto, disco, palestra, a' tuoi rivaliper lung'uso son tuttifamiliari esercizi. Al primo incontrodel giovanile ardireti potresti pentir.

LICIDA Se fosse a tempoMegacle giunto a tai contese esperto,pugnato avria per me: ma, s'ei non viene,che far degg'io? Non si contrasta, Aminta,oggi in Olimpia del selvaggio ulivola solita corona. Al vincitoresarà premio Aristea, figlia realedell'invitto Clistene, onor primierodelle greche sembianze; unica e bellafiamma di questo cor, benché novella.

AMINTA Ed Argene?

LICIDA Ed Argenepiù riveder non spero. Amor non vive,quando muor la speranza.

AMINTA E pur giurastitante volte...

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Atto primo L'olimpiade

LICIDA T'intendo. In queste fole,finché l'ora trascorra,trattener mi vorresti. Addio.

AMINTA Ma senti.

LICIDA No no.

AMINTA Vedi che giunge...

LICIDA Chi?

AMINTA Megacle.

LICIDA Dov'è?

AMINTA Fra quelle pianteparmi... No... non è desso.

LICIDA Ah mi deridi,e lo merito, Aminta. Io fui sì cieco,che in Megacle sperai.

(volendo partire)

Scena secondaMegacle e detti.

MEGACLE Megacle è teco.

LICIDA Giusti dèi!

MEGACLE Prence.

LICIDA Amico.Vieni, vieni al mio seno. Ecco risortala mia speme cadente.

MEGACLE E sarà veroche il ciel m'offra una voltala via d'esserti grato?

LICIDA E pace e vitatu puoi darmi, se vuoi.

MEGACLE Come?

LICIDA Pugnandonell'olimpico agoneper me, col nome mio.

MEGACLE Ma tu non seinoto in Elide ancor?

LICIDA No.

MEGACLE Quale oggettoha questa trama?

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P. Metastasio / A. Caldara, 1733 Atto primo

LICIDA Il mio riposo. Oh dio!non perdiamo i momenti. Appunto è l'orache de' rivali atletisi raccolgono i nomi. Ah vola al tempio;di' che Licida sei. La tua venutainutile sarà, se più soggiorni.Vanne. Tutto saprai quando ritorni.

MEGACLE

Superbo di me stessoandrò portando in frontequel caro nome impresso,come mi sta nel cor.

Dirà la Grecia poiche fur comuni a noil'opre, i pensier, gli affetti,e al fine i nomi ancor.

(parte)

Scena terzaLicida e Aminta.

LICIDA Oh generoso amico!Oh Megacle fedel!

AMINTA Così di luinon parlavi poc'anzi.

LICIDA Eccomi al finepossessor d'Aristea. Vanne, disponitutto, mio caro Aminta. Io con la sposa,prima che il sol tramonti,voglio quindi partir.

AMINTA Più lento, o prence,nel fingerti felice. Ancor vi restamolto di che temer. Potria l'ingannoesser scoperto: al paragon potrebbeMegacle soggiacer. So ch'altre voltefu vincitor; ma un impensato eventoso che talor confonde il vile e 'l forte;né sempre ha la virtù l'istessa sorte.

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Atto primo L'olimpiade

LICIDA Oh sei pure importunocon questo tuo noiosoperpetuo dubitar. Vicino al portovuoi ch'io tema il naufragio? A' dubbi tuoichi presta fede intera,non sa mai quando è l'alba o quando è sera.

LICIDA

Quel destrier, che all'albergo è vicino,più veloce s'affretta nel corso;non l'arresta l'angustia del morso,non la voce, che legge gli dà.

Tal quest'alma, che piena è di speme,nulla teme, consiglio non sente;e si forma una gioia presentedel pensiero che lieta sarà.

(partono)

Scena quartaVasta campagna alle falde d'un monte, sparsa di capanne pastorali.

Ponte rustico sul fiume Alfeo, composto di tronchi d'alberi rozzamentecommessi. Veduta della città d'Olimpia in lontano, interrotta da poche

piante, che adornano la pianura, ma non l'ingombrano.

Argene in abito di pastorella tessendo ghirlande. Coro di Ninfe ePastori tutti occupati in lavori pastorali. E poi Aristea con Séguito.

CORO Oh care selve, oh carafelice libertà!

ARGENE Qui se un piacer si gode,parte non v'ha la frodema lo condisce a garaamore e fedeltà.

CORO Oh care selve, oh carafelice libertà!

ARGENE Qui poco ognun possiede,e ricco ognun si crede:né, più bramando, imparache cosa è povertà.

CORO Oh care selve, oh carafelice libertà!

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P. Metastasio / A. Caldara, 1733 Atto primo

ARGENE Senza custodi o murala pace è qui sicura,ché l'altrui voglia avaraonde allettar non ha.

CORO Oh care selve, oh carafelice libertà!

ARGENE Qui gl'innocenti amoridi ninfe...

(s'alza da sedere)

Ecco Aristea.

ARISTEA Siegui, o Licori.

ARGENE Già il rozzo mio soggiornotorni a render felice, o principessa?

ARISTEA Ah fuggir da me stessapotessi ancor, come dagli altri! Amicatu non sai qual funestogiorno per me sia questo.

ARGENE È questo un giornoglorioso per te. Di tua bellezzaqual può l'età futuraprova aver più sicura? A conquistartinell'olimpico agonetutto il fior della Grecia oggi s'espone.

ARISTEA Ma chi bramo non v'è. Deh si propongamen funesta materiaal nostro ragionar. Siedi, Licori:

(siede Aristea)

gl'interrotti lavoririprendi, e parla. Incominciasti un giornoa narrarmi i tuoi casi. Il tempo è questodi proseguirli. Il mio dolor seduci;raddolcisci, se puoi,i miei tormenti in rammentando i tuoi.

ARGENE Se avran tanta virtù, senza mercedenon va la mia costanza.

(siede)

A te già dissiche Argene è il nome mio; che in Creta io nacquid'illustre sangue, e che gli affetti mieifur più nobili ancor de' miei natali.

ARISTEA So fin qui.

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Atto primo L'olimpiade

ARGENE De' miei maliecco il principio. Del cretense soglioLicida il regio eredefu la mia fiamma, ed io la sua. Celammoprudenti un tempo il nostro amor; ma poil'amor s'accrebbe, e, come in tutti avviene,la prudenza scemò. Comprese alcunoil favellar de' nostri sguardi: ad altrii sensi ne spiegò. Di voce in vocetanto in breve si steseil maligno romor, che 'l re l'intese:se ne sdegnò, sgridonne il figlio; a luivietò di più vedermi, e col divietoglien'accrebbe il desio; che aggiunge il ventofiamme alle fiamme, e più superbo un fiumefanno gli argini opposti. Ebro d'amorefreme Licida, e pensadi rapirmi e fuggir. Tutto il disegnospiega in un foglio: a me l'invia. Tradiscela fede il messo, e al re lo reca. È chiusoin custodito albergoil mio povero amante. A me s'imponeche a straniero consorteporga la destra. Io lo ricuso. Ognunocontro me si dichiara. Il re minaccia;mi condannan gli amici: il padre miovuol che al nodo acconsenta. Altro riparoche la fuga o la morteal mio caso non trovo. Il men funestocredo il più saggio, e l'eseguisco. Ignotain Elide pervenni. In queste selvemi proposi abitar. Qui fra pastoripastorella mi finsi, e or son Licori:ma serbo al caro benefido in sen di Licori il cor d'Argene.

ARISTEA In ver mi fai pietà. Ma la tua fuganon approvo però. Donzella e solacercar contrade ignote,abbandonar...

ARGENE Dunque dovea la manoa Megacle donar?

ARISTEA Megacle? (Oh nome!)Di qual Megacle parli?

ARGENE Era lo sposoquesti, che il re mi destinò. Doveadunque obliar...

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Page 13: testi di Pietro Metastasio Antonio Caldara

P. Metastasio / A. Caldara, 1733 Atto primo

ARISTEA Ne sai la patria?

ARGENE Atene.

ARISTEA Come in Creta pervenne?

ARGENE Amor ve 'l trasse,com'ei stesso dicea, ramingo, afflitto.Nel giungervi fu coltoda stuol di masnadieri; e oppresso ormaila vita vi perdea. Licida a sortevi si avvenne, e il salvò. Quindi fra lorofidi amici fur sempre. Amico al figlio,fu noto al padre; e dal reale imperodestinato mi fu, perché straniero.

ARISTEA Ma ti ricordi ancorale sue sembianze?

ARGENE Io l'ho presente. Aveabionde le chiome, oscuro il ciglio, i labbrivermigli sì, ma tumidetti, e forseoltre il dover; gli sguardilenti e pietosi: un arrossir frequente,un soave parlar... Ma... principessa,tu cambi di color! Che avvenne?

ARISTEA Oh dio!Quel Megacle, che pingi, è l'idol mio.

ARGENE Che dici!

ARISTEA Il vero. A lui,lunga stagion già mio segreto amante,perché nato in Atene,negommi il padre mio, né volle maiconoscerlo, vederlo,ascoltarlo una volta. Ei disperatoda me partì; più no 'l rividi: e in questopunto da te so de' suoi casi il resto.

ARGENE In ver sembrano i nostrifavolosi accidenti.

ARISTEA Ah s'ei sapessech'oggi per me qui si combatte!

ARGENE In Cretaa lui voli un tuo servo; e tu procurala pugna differir.

ARISTEA Come?

ARGENE Clisteneè pur tuo padre: ei qui presiede elettoarbitro delle cose; ei può, se vuole...

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Atto primo L'olimpiade

ARISTEA Ma non vorrà.

ARGENE Che nuoce,principessa, il tentarlo?

ARISTEA E ben, Clistenevadasi a ritrovar.

(s'alzano)

ARGENE Fermati: ei viene.

Scena quintaClistene con Séguito e dette.

CLISTENE Figlia, tutto è compìto. I nomi accolti,le vittime svenate, al gran cimentol'ora è prescritta; e più la pugna ormai,senza offesa de' numi,della pubblica fé, dell'onor mio,differir non si può.

ARISTEA (Speranze, addio.)

CLISTENE Ragion d'esser superbaio ti darei, se ti dicessi tuttiquei, che a pugnar per te vengono a gara.V'è Olinto di Megara,v'è Clearco di Sparta, Ati di Tebe,Erilo di Corinto, e fin di CretaLicida venne.

ARISTEA Chi?

CLISTENE Licida, il figliodel re cretense.

ARISTEA Ei pur mi brama?

CLISTENE Ei vienecon gli altri a prova.

ARISTEA (Ah si scordò d'Argene!)

CLISTENE Sieguimi, figlia.

ARISTEA Ah questa pugna, o padre,si differisca.

CLISTENE Un impossibil chiedi:dissi perché. Ma la cagion non trovodi tal richiesta.

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P. Metastasio / A. Caldara, 1733 Atto primo

ARISTEA A divenir soggettesempre v'è tempo. È d'Imeneo per noipesante il giogo; e già senz'esso abbiamoche soffrire abbastanzanella nostra servil sorte infelice.

CLISTENE Dice ognuna così, ma il ver non dice.

CLISTENE

Del destin non vi lagnatese vi rese a noi soggette;siete serve, ma regnatenella vostra servitù.

Forti noi, voi belle siete,e vincete in ogn'impresa,quando vengono a contesala bellezza e la virtù.

(parte)

Scena sestaAristea ed Argene.

ARGENE Udisti, o principessa?

ARISTEA Amica, addio:convien ch'io siegua il padre. Ah tu, che puoi,del mio Megacle amato,se pietosa pur sei, come sei bella,cerca, recami, oh dio, qualche novella.

ARISTEA

Tu di saper procuradove il mio ben s'aggira,se più di me si cura,se parla più di me.

Chiedi se mai sospiraquando il mio nome ascolta;se 'l proferì tal voltanel ragionar fra sé.

(parte)

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Atto primo L'olimpiade

Scena settimaArgene sola.

ARGENE

Dunque Licida ingratogià di me si scordò! Povera Argene,a che mai ti serbar le stelle irate!Imparate, imparate,inesperte donzelle. Ecco lo stilede' lusinghieri amanti. Ognun vi chiamasuo ben, sua vita e suo tesoro: ognunogiura che, a voi pensando,vaneggia il dì, veglia le notti. Han l'artedi lagrimar, d'impallidir. Tal voltapar che su gli occhi vostrivoglian morir fra gli amorosi affanni:guardatevi da lor, son tutti inganni.

ARGENE

Più non si trovanofra mille amantisol due bell'anime,che sian costantie tutti parlanodi fedeltà.

E il reo costumetanto s'avanza,che la costanzadi chi ben amaormai si chiamasemplicità.

(parte)

Scena ottavaLicida e Megacle da diverse parti.

MEGACLE Licida.

LICIDA Amico.

MEGACLE Eccomi a te.

LICIDA Compisti...

MEGACLE Tutto, o signor. Già col tuo nome al tempioper te mi presentai. Per te fra pocovado al cimento. Or, fin che il noto segnodella pugna si dia, spiegar mi puoila cagion della trama.

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P. Metastasio / A. Caldara, 1733 Atto primo

LICIDA Oh, se tu vinci,non ha di me più fortunato amantetutto il regno d'Amor.

MEGACLE Perché?

LICIDA Promessain premio al vincitoreè una real beltà. La vidi appena,che n'arsi e la bramai. Ma poco espertonegli atletici studi...

MEGACLE Intendo. Io deggioconquistarla per te.

LICIDA Sì. Chiedi poila mia vita, il mio sangue, il regno mio;tutto, o Megacle amato, io t'offro, e tuttoscarso premio sarà.

MEGACLE Di tanti, o prence,stimoli non fa d'uopoal grato servo, al fido amico. Io sonomemore assai de' doni tuoi: rammentola vita che mi desti. Avrai la sposa;speralo pur. Nella palestra elèanon entro pellegrin. Bevve altre voltei miei sudori: ed il silvestre ulivonon è per la mia fronteun insolito fregio. Io più sicuromai di vincer non fui. Desio d'onore,stimoli d'amistà mi fan più forte.Anelo, anzi mi sembrad'esser già nell'agon. Gli emuli al fiancomi sento già; già li precorro: e, aspersodell'olimpica polve il crine, il volto,del volgo spettator gli applausi ascolto.

LICIDA Oh dolce amico! Oh carasospirata Aristea!

MEGACLE Che!

LICIDA Chiamo a nomeil mio tesoro.

MEGACLE Ed Aristea si chiama?

LICIDA Appunto.

MEGACLE Altro ne sai?

LICIDA Presso a Corintonacque in riva all'Asopo, al re Clisteneunica prole.

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Atto primo L'olimpiade

MEGACLE (Ahimè! Questa è il mio bene.)E per lei si combatte?

LICIDA Per lei.

MEGACLE Questa degg'ioconquistarti pugnando?

LICIDA Questa.

MEGACLE Ed è tua speranza e tuo confortosola Aristea?

LICIDA Sola Aristea.

MEGACLE (Son morto.)

LICIDA Non ti stupir. Quando vedrai quel volto,forse mi scuserai. D'esserne amantinon avrebbon rossore i numi istessi.

MEGACLE (Ah così no 'l sapessi!)

LICIDA Oh, se tu vinci,chi più lieto di me! Megacle istessoquanto mai ne godrà! Di'; non avraipiacer del piacer mio?

MEGACLE Grande.

LICIDA Il momento,che ad Aristea m'annodi,Megacle, di', non ti parrà felice?

MEGACLE Felicissimo. (Oh dèi!)

LICIDA Tu non vorraipronubo accompagnarmial talamo nuzial?

MEGACLE (Che pena!)

LICIDA Parla.

MEGACLE Sì; come vuoi. (Qual nuova specie è questadi martirio e d'inferno!)

LICIDA Oh quanto il giornolungo è per me! Che l'aspettare uccidanel caso, in cui mi vedo,tu non credi, o non sai.

MEGACLE Lo so, lo credo.

LICIDA Senti, amico. Io mi fingogià l'avvenir: già col desio possiedola dolce sposa.

MEGACLE (Ah questo è troppo!)

LICIDA E parmi...

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P. Metastasio / A. Caldara, 1733 Atto primo

MEGACLE Ma taci: assai dicesti. Amico io sono;il mio dover comprendo;ma poi...

LICIDA Perché ti sdegni? In che t'offendo?

MEGACLE (Imprudente, che feci!) Il mio trasportoè desio di servirti. Io stanco arrivoda cammin lungo; ho da pugnar: mi restapicciol tempo al riposo, e tu me 'l togli.

LICIDA E chi mai ti ritennedi spiegarti finora?

MEGACLE Il mio rispetto.

LICIDA Vuoi dunque riposar?

MEGACLE Sì.

LICIDA Brami altrovemeco venir?

MEGACLE No.

LICIDA Rimaner ti piacequi fra quest'ombre?

MEGACLE Sì.

LICIDA Restar degg'io?

MEGACLE No.(e si getta a sedere)

LICIDA (Strana voglia!) E ben, riposa: addio.

LICIDA

Mentre dormi, Amor fomentiil piacer de' sonni tuoicon l'idea del mio piacer.

Abbia il rio passi più lenti;e sospenda i moti suoiogni zeffiro leggier.

(parte)

Scena nonaMegacle solo.

MEGACLE

Che intesi, eterni dèi! Quale improvvisofulmine mi colpì! L'anima miadunque fia d'altri! E ho da condurla io stessoin braccio al mio rival! Ma quel rivaleè il caro amico. Ah quali nomi unisce

Continua nella pagina seguente.

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Atto primo L'olimpiade

MEGACLE per mio strazio la sorte! Eh che non sonorigide a questo segnole leggi d'amistà. Perdoni il prence,ancor io sono amante. Il domandarmich'io gli ceda Aristea non è diversodal chiedermi la vita. E questa vitadi Licida non è? Non fu suo dono?Non respiro per lui? Megacle ingrato,e dubitar potresti? Ah! se ti vedecon questa in volto infame macchia e rea,ha ragion d'aborrirti anche Aristea.No, tal non mi vedrà. Voi soli ascoltoobblighi d'amistà, pegni di fede,gratitudine, onore. Altro non temoche 'l volto del mio ben. Questo s'evìtiformidabile incontro. In faccia a lei,misero, che farei! Palpito e sudosolo in pensarlo, e parmiistupidir, gelarmi,confondermi, tremar... No, non potrei...

Scena decimaAristea e detto, poi Alcandro.

ARISTEA (senza vederlo in viso)

Stranier.

MEGACLE (rivoltandosi)

Chi mi sorprende?(riconoscendosi)

ARISTEA (Oh stelle!)

MEGACLE (Oh dèi!)

ARISTEA Megacle! mia speranza!Ah sei pur tu? Pur ti riveggo? Oh dio!di gioia io moro; ed il mio petto appenapuò alternare i respiri. Oh caro! Oh tantoe sospirato e piantoe richiamato invano! Udisti al finela povera Aristea. Tornasti: e comeopportuno tornasti! Oh Amor pietoso!Oh felici martìri!Oh ben sparsi fin or pianti e sospiri!

MEGACLE (Che fiero caso è il mio!)

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P. Metastasio / A. Caldara, 1733 Atto primo

ARISTEA Megacle amato,e tu nulla rispondi?E taci ancor? Che mai vuol dir quel tantocambiarti di color? Quel non mirarmiche timido e confuso? E quelle a forzalagrime trattenute? Ah! più non sonoforse la fiamma tua? Forse...

MEGACLE Che dici!Sempre... Sappi... Son io...Parlar non so. (Che fiero caso è il mio!)

ARISTEA Ma tu mi fai gelar. Dimmi: non saiche per me qui si pugna?

MEGACLE Il so.

ARISTEA Non vieniad esporti per me?

MEGACLE Sì.

ARISTEA Perché maidunque sei così mesto?

MEGACLE Perché... (Barbari dèi, che inferno è questo!)

ARISTEA Intendo: alcun ti fecedubitar di mia fé. Se ciò t'affanna,ingiusto sei. Da che partisti, o caro,non son rea d'un pensier. Sempre m'intesila tua voce nell'alma: ho sempre avutoil tuo nome fra' labbri,il tuo volto nel cor. Mai d'altri accesanon fui, non sono, e non sarò. Vorrei...

MEGACLE Basta: lo so.

ARISTEA Vorrei morir più tostoche mancarti di fede un sol momento.

MEGACLE (Oh tormento maggior d'ogni tormento!)

ARISTEA Ma guardami, ma parla,ma di'...

MEGACLE Che posso dir?

ALCANDRO (esce frettoloso)

Signor, t'affretta,se a combatter venisti. Il segno è dato,che al gran cimento i concorrenti invita.

(parte)

MEGACLE Assistetemi, o numi. Addio, mia vita.

ARISTEA E mi lasci così? Va'; ti perdono,pur che torni mio sposo.

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Atto primo L'olimpiade

MEGACLE (in atto di partire)

Ah sì gran sortenon è per me!

ARISTEA Senti. Tu m'ami ancora?

MEGACLE Quanto l'anima mia.

ARISTEA Fedel mi credi?

MEGACLE Sì, come bella.

ARISTEA A conquistar mi vai?

MEGACLE Lo bramo almeno.

ARISTEA Il tuo valor primierohai pur?

MEGACLE Lo credo.

ARISTEA E vincerai?

MEGACLE Lo spero.

ARISTEA Dunque allor non son io,caro, la sposa tua?

MEGACLE Mia vita... Addio.

MEGACLE Ne' giorni tuoi feliciricordati di me.

ARISTEA Perché così mi dici,anima mia, perché?

MEGACLE Taci, bell'idol mio.

ARISTEA Parla, mio dolce amor.Insieme

MEGACLE Ah che parlando, oh dio!tu mi trafiggi il cor.

ARISTEA Ah che tacendo, oh dio!tu mi trafiggi il cor.

ARISTEA (Veggio languir chi adoro,né intendo il suo languir.)

MEGACLE (Di gelosia mi moro,e non lo posso dir.)

ARISTEA E MEGACLE Chi mai provò di questoaffanno più funesto,più barbaro dolor!

Segue il ballo di Ninfe insidiate da Satiri e difese da Pastori.

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P. Metastasio / A. Caldara, 1733 Atto secondo

A T T O   S E C O N D O

Scena primaAristea ed Argene.

ARGENE Ed ancor della pugnal'esito non si sa?

ARISTEA No, bella Argene.È pur dura la legge, onde n'è toltod'esserne spettatrici!

ARGENE Ah! che sarebbeforse pena maggior veder chi s'amain cimento sì grande, e non potergliporger soccorso: esser presente...

ARISTEA Io sonopresente ancor lontana: anzi mi fingoforse quel che non è. Se tu vedessicome sta questo cor! Qui dentro, amica,qui dentro si combatte; e più che altrovequi la pugna è crudele. Ho innanzi agli occhiMegacle, la palestra,i giudici, i rivali. Io mi figuroquesti più forti e quei men giusti. Io provodoppiamente nell'almaciò che or soffre il mio ben, gli urti, le scosse,gl'insulti, le minacce. Ah! che presentesolo il ver temerei; ma il mio pensierofa ch'io tema lontana il falso e il vero.

ARGENE (guardando per la scena)

Né ancor si vede alcun.

ARISTEA

(turbata)Né alcuno... Oh dio!

ARGENE Che avvenne?

ARISTEA Oh come io tremo,come palpito adesso!

ARGENE E la cagione?

ARISTEA È deciso il mio fato:vedi Alcandro, che arriva.

ARGENE Alcandro, ah corri:consolane. Che rechi?

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Atto secondo L'olimpiade

Scena secondaAlcandro e dette.

ALCANDRO Fortunate novelle. Il re m'invianunzio felice, o principessa. Ed io...

ARISTEA La pugna terminò?

ALCANDRO Sì; ascolta. Intornogià impazienti...

ARGENE

(ad Alcandro)Il vincitor si chiede.

ALCANDRO Tutto dirò. Già impazienti intornole turbe spettatrici...

ARISTEA

(con impazienza)Eh ch'io non cerco

questo da te.

ALCANDRO Ma in ordine distinto...

ARISTEA

(con sdegno)Chi vinse dimmi sol.

ALCANDRO Licida ha vinto.

ARISTEA Licida!

ALCANDRO Appunto.

ARGENE Il principe di Creta!

ALCANDRO Sì, che giunse poc'anzi a queste arene.

ARISTEA (Sventurata Aristea!)

ARGENE (Povera Argene!)

ALCANDRO

(ad Aristea)Oh te felice! Oh qualesposo ti diè la sorte!

ARISTEA Alcandro, parti.

ALCANDRO T'attende il re.

ARISTEA Parti, verrò.

ALCANDRO T'attendenel gran tempio adunata...

ARISTEA

(con sdegno)Né parti ancor?

ALCANDRO (Che ricompensa ingrata!)(parte)

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P. Metastasio / A. Caldara, 1733 Atto secondo

Scena terzaAristea ed Argene.

ARGENE Ah dimmi, o principessa,v'è sotto il ciel chi possa dirsi, oh dio!più misera di me?

ARISTEA Sì, vi son io.

ARGENE Ah non ti faccia amoreprovar mai le mie pene! Ah tu non saiqual perdita è la mia! Quanto mi costaquel cor che tu m'involi!

ARISTEA E tu non senti,non comprendi abbastanza i miei tormenti.

ARISTEA

Grandi, è ver, son le tue pene:perdi, è ver, l'amato bene;ma sei tua, ma piangi intanto,ma domandi almen pietà.

Io dal fato, io sono oppressa:perdo altrui, perdo me stessa;né conservo almen del piantol'infelice libertà.

(parte)

Scena quartaArgene, e poi Aminta.

ARGENE E trovar non poss'ioné pietà né soccorso?

AMINTA Eterni dèi!parmi Argene colei.

(vuol partire)

ARGENE Vendetta almeno,vendetta si procuri.

AMINTA Argene, e cometu in Elide! Tu sola!Tu in sì ruvide spoglie!

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Atto secondo L'olimpiade

ARGENE I neri ingannia secondar del prencedunque ancor tu venisti? A saggio in veroregolator commise il re di Cretadi Licida la cura. Ecco i bei fruttidi tue dottrine. Hai gran ragione, Aminta,d'andarne altier. Chi vuol sapere appienose fu attento il cultor, guardi il terreno.

AMINTA (Tutto già sa.) Non da' consigli miei...

ARGENE Basta... Chi sa: nel cielov'è giustizia per tutti; e si ritrovatalvolta anche nel mondo. Io chiederollaagli uomini, agli dèi. S'ei non ha fede,ritegni io non avrò. Vuo' che Clistene,vuo' che la Grecia, il mondosappia ch'è un traditore, acciò per tuttoquesta infamia lo siegua; acciò che ognunol'aborrisca, l'evìti,e con orrore, a chi no 'l sa, l'additi.

AMINTA Non son questi pensieridegni d'Argene. Un consigliero infido,anche giusto, è lo sdegno. Io nel tuo casopiù dolci mezzi adoprerei. Procurach'ei ti rivegga; a lui favella; a luile promesse rammenta. È sempre meglioil racquistarlo amanteche opprimerlo nemico.

ARGENE E credi, Aminta,ch'ei tornerebbe a me?

AMINTA Lo spero. Al finefosti l'idolo suo. Per te languiva,delirava per te. Non ti sovvieneche cento volte e cento...

ARGENE Tutto, per pena mia, tutto rammento.

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Page 27: testi di Pietro Metastasio Antonio Caldara

P. Metastasio / A. Caldara, 1733 Atto secondo

ARGENE

Che non mi disse un dì!Quai numi non giurò!E come, oh dio, si può,come si può cosìmancar di fede!

Tutto per lui perdei;oggi lui perdo ancor.Poveri affetti miei!Questa mi rendi, amor,questa mercede?

(parte)

Scena quintaAminta solo.

AMINTA

Insana gioventù! Qualora espostati veggo tanto agl'impeti d'amore,di mia vecchiezza io mi consolo e rido.Dolce è il mirar dal lidochi sta per naufragar; non che ne allettiil danno altrui, ma sol perché l'aspettod'un mal, che non si soffre, è dolce oggetto.Ma che! l'età canutanon ha le sue tempeste? Ah che pur troppoha le sue proprie; e dal timor dell'altresciolta non è. Son le follie diverse,ma folle è ognuno: e a suo piacer ne aggiral'odio o l'amor, la cupidigia o l'ira.

AMINTA

Siam navi all'onde algentilasciate in abbandono:impetuosi ventii nostri affetti sono:ogni diletto è scoglio:tutta la vita è mar.

Ben, qual nocchiero, in noiveglia ragion; ma poipur dall'ondoso orgogliosi lascia trasportar.

(parte)

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Atto secondo L'olimpiade

Scena sestaClistene preceduto da Licida, Alcandro, Megacle coronato d'ulivo, Coro

d'Atleti, Guardie e Popolo.

CORO

Del forte Licidanome maggiored'Alfeo sul marginemai non sonò.

PARTE DEL CORO

Sudor più nobiledel suo sudorel'arena olimpicamai non bagnò.

ALTRA PARTE

L'arti ha di Pallade,l'ali ha d'Amore:d'Apollo e d'Ercolel'ardir mostrò.

CORO

No, tanto merito,tanto valorel'ombra de' secolicoprir non può.

CLISTENE Giovane valoroso,che in mezzo a tanta gloria umìl ti stai,quell'onorata frontelascia ch'io baci e che ti stringa al seno.Felice il re di Creta,che un tal figlio sortì!

(ad Alcandro)

Se avessi anch'ioserbato il mio Filinto,chi sa, sarebbe tal. Rammenti, Alcandro,con qual dolor te 'l consegnai? Ma pure...

ALCANDRO

(a Clistene)Tempo or non è di rammentar sventure.

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CLISTENE (È ver.)(ad Alcandro)

Premio Aristeasarà del tuo valor. S'altro donartiClistene può, chiedilo pur, che maiquanto dar ti vorrei non chiederai.

MEGACLE (Coraggio, o mia virtù.) Signor, son figlio,e di tenero padre. Ogni contento,che con lui non divido,è insipido per me. Di mie venturepria d'ogni altro io vorreigiungergli apportator: chieder l'assensoper queste nozze; e, lui presente, in Cretalegarmi ad Aristea.

CLISTENE Giusta è la brama.

MEGACLE Partirò, se il concedi,senz'altro indugio.

(presentando Licida)

In vece mia rimangaquesti, della mia sposaservo, compagno e condottier.

CLISTENE (Che voltoè questo mai! Nel rimirarlo il sanguemi si riscuote in ogni vena.) E questichi è? Come s'appella?

MEGACLE Egisto ha nome,Creta è sua patria. Egli deriva ancoradalla stirpe real: ma più che 'l sangue,l'amicizia ne stringe; e son fra noisì concordi i voleri,comuni a segno e l'allegrezza e 'l duolo,che Licida ed Egisto è un nome solo.

LICIDA (Ingegnosa amicizia!)

CLISTENE E ben, la curadi condurti la sposaEgisto avrà. Ma Licida non debbepartir senza vederla.

MEGACLE Ah no, sarebbepena maggior. Mi sentirei morirenell'atto di lasciarla. Ancor da lungetanta pena io ne provo...

CLISTENE Ecco che giunge.

MEGACLE (Oh me infelice!)

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Atto secondo L'olimpiade

Scena settimaAristea e detti.

ARISTEA (All'odiose nozzecome vittima io vengo all'ara avanti.)

LICIDA (Sarà mio quel bel volto in pochi istanti.)

CLISTENE (ha per mano Megacle)

Avvicinati, o figlia; ecco il tuo sposo.

MEGACLE (Ah! non è ver.)

ARISTEA (stupisce vedendo Megacle)

Lo sposo mio!

CLISTENE Sì. Vedise giammai più bel nodo in ciel si strinse.

ARISTEA (Ma se Licida vinse,come il mio bene?... il genitor m'inganna?)

LICIDA (Crede Megacle sposo e se ne affanna.)

ARISTEA (additando Megacle)

E questi, o padre, è il vincitor?

CLISTENE Me 'l chiedi?Non lo ravvisi al voltodi polve asperso? All'onorate stille,che gli rigan la fronte? A quelle foglie,che son di chi trionfal'ornamento primiero?

ARISTEA Ma che dicesti, Alcandro?

ALCANDRO Io dissi il vero.

CLISTENE Non più dubbiezze. Ecco il consorte, a cuiil ciel t'accoppia: e no 'l potea più degnoottener dagli dèi l'amor paterno.

ARISTEA (Che gioia!)

MEGACLE (Che martìr!)

LICIDA (Che giorno eterno!)

CLISTENE

(a Megacle ed Aristea)E voi tacete? Onde il silenzio?

MEGACLE (Oh dio!come comincierò?)

ARISTEA Parlar vorrei,ma...

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CLISTENE Intendo. Intempestivaè la presenza mia. Severo ciglio,rigida maestà, paterno imperoincomodi compagnisono agli amanti. Io mi sovvengo ancoraquanto increbbero a me. Restate. Io lodoquel modesto rossor, che vi trattiene.

MEGACLE (Sempre lo stato mio peggior diviene.)

CLISTENE

So ch'è fanciullo Amore,né conversar gli piacecon la canuta età.

Di scherzi ei si compiace;si stanca del rigore:e stan di rado in pacerispetto e libertà.

(parte)

Scena ottavaAristea, Megacle e Licida.

MEGACLE (Fra l'amico e l'amante,che farò sventurato!)

LICIDA

(piano a Megacle)All'idol mio

è tempo ch'io mi scopra.

MEGACLE (Aspetta.) Oh dio!

ARISTEA Sposo, alla tua consortenon celar che t'affligge.

MEGACLE (Oh pena! Oh morte!)

LICIDA

(a Megacle, comesopra)

L'amor mio, caro amico,non soffre indugio.

ARISTEA Il tuo silenzio, o caro,mi cruccia, mi dispera.

MEGACLE (Ardir mio core:finiamo di morir.)

(a parte a Licida)

Per pochi istantiallontanati, o prence.

ARISTEA E qual ragione?...

MEGACLE

(come sopra)Va': fidati di me. Tutto convienech'io spieghi ad Aristea.

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Atto secondo L'olimpiade

LICIDA Ma non poss'ioesser presente?

MEGACLE

(come sopra)No: più che non credi

delicato è l'impegno.

LICIDA E ben, tu 'l vuoi,io lo farò. Poco mi scosto: un cennobasterà perch'io torni. Ah! pensa, amico,di che parli, e per chi. Se nulla maifeci per te, se mi sei grato e m'ami,mostralo adesso. Alla tua fida aitala mia pace io commetto e la mia vita.

(parte)

Scena nonaMegacle ed Aristea.

MEGACLE (Oh ricordi crudeli!)

ARISTEA Al fin siam soli:potrò senza ritegniil mio contento esagerar; chiamartimia speme, mio diletto,luce degli occhi miei...

MEGACLE No, principessa,questi soavi nominon son per me. Serbali pure ad altropiù fortunato amante.

ARISTEA E il tempo è questodi parlarmi così? Giunto è quel giorno...Ma semplice ch'io son: tu scherzi, o caro,ed io stolta m'affanno.

MEGACLE Ah! non t'affannisenza ragion.

ARISTEA Spiegati dunque.

MEGACLE Ascolta:ma coraggio, Aristea. L'alma preparaa dar di tua virtù la prova estrema.

ARISTEA Parla. Ahimè! che vuoi dirmi? Il cor mi trema.

MEGACLE Odi. In me non dicestimille volte d'amar, più che 'l sembiante,il grato cor, l'alma sincera, e quella,che m'ardea nel pensier, fiamma d'onore?

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ARISTEA Lo dissi, è ver. Tal mi sembrasti, e taleti conosco, t'adoro.

MEGACLE E se diversofosse Megacle un dì da quel che dici;se infedele agli amici,se spergiuro agli dèi, se, fatto ingratoal suo benefattor, morte rendesseper la vita che n'ebbe; avresti ancoraamor per lui? Lo soffriresti amante?L'accetteresti sposo?

ARISTEA E come vuoich'io figurar mi possaMegacle mio sì scellerato?

MEGACLE Or sappiche per legge fatale,se tuo sposo divien, Megacle è tale.

ARISTEA Come!

MEGACLE Tutto l'arcanoecco ti svelo. Il principe di Cretalangue per te d'amor. Pietà mi chiede,e la vita mi diede. Ah principessa,se negarla poss'io, dillo tu stessa.

ARISTEA E pugnasti...

MEGACLE Per lui.

ARISTEA Perder mi vuoi...

MEGACLE Sì, per serbarmi sempredegno di te.

ARISTEA Dunque io dovrò...

MEGACLE Tu deicoronar l'opra mia. Sì, generosa,adorata Aristea, seconda i motid'un grato cor. Sia, qual io fui finora,Licida in avvenire. Amalo. È degnodi sì gran sorte il caro amico. Anch'iovivo di lui nel seno;e s'ei t'acquista, io non ti perdo appieno.

ARISTEA Ah qual passaggio è questo! Io dalle stelleprecipito agli abissi. Eh no: si cerchimiglior compenso. Ah! senza te la vitaper me vita non è.

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Atto secondo L'olimpiade

MEGACLE Bella Aristea,non congiurar tu ancoracontro la mia virtù. Mi costa assaiil prepararmi a sì gran passo. Un solodi quei teneri sensiquant'opera distrugge!

ARISTEA E di lasciarmi...

MEGACLE Ho risoluto.

ARISTEA Hai risoluto? E quando?

MEGACLE Questo (morir mi sento)questo è l'ultimo addio.

ARISTEA L'ultimo! Ingrato...(s'appoggia ad un tronco)

Soccorretemi, o numi! Il piè vacilla:freddo sudor mi bagna il volto; e parmich'una gelida man m'opprima il core!

MEGACLE Sento che il mio valoremancando va. Più che a partir dimoro,meno ne son capace.Ardir. Vado, Aristea: rimanti in pace.

ARISTEA Come! Già m'abbandoni?

MEGACLE È forza, o cara,separarsi una volta.

ARISTEA E parti...

MEGACLE (in atto di partire)

E partoper non tornar più mai.

ARISTEA Senti. Ah no... Dove vai?

MEGACLE A spirar, mio tesoro,(Megacle parte risoluto)

lungi dagli occhi tuoi.(in atto di partire, ma si ferma alla scena)

ARISTEA Soccorso... io... moro.(sviene sopra un sasso)

MEGACLE (rivolgendosi indietro)

Misero me, che veggo!(tornando)

Ah l'oppresse il dolor! Cara mia speme,bella Aristea, non avvilirti; ascolta:Megacle è qui. Non partirò. Sarai...Che parlo? Ella non m'ode. Avete, o stelle,più sventure per me? No, questa solami restava a provar. Chi mi consiglia?

Continua nella pagina seguente.

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MEGACLE Che risolvo? Che fo? Partir? Sarebbecrudeltà, tirannia. Restar? che giova?forse ad esserle sposo? E 'l re ingannato,e l'amico tradito, e la mia fede,e l'onor mio lo soffrirebbe? Almenopartiam più tardi. Ah che sarem di nuovoa quest'orrido passo! Ora è pietadel'esser crudele. Addio, mia vita: addio,mia perduta speranza.

(le prende la mano e la bacia)

Il ciel ti rendapiù felice di me. Deh, conservatequesta bell'opra vostra, eterni dèi;e i dì, ch'io perderò, donate a lei.Licida... Dov'è mai? Licida.

(verso la scena)

Scena decimaLicida e detti.

LICIDA Intesetutto Aristea?

MEGACLE (in atto di partire)

Tutto. T'affretta, o prence;soccorri la tua sposa.

LICIDA Ahimè, che miro!Che fu?

MEGACLE Doglia improvvisale oppresse i sensi.

LICIDA E tu mi lasci?

MEGACLE (partendo come sopra)

Io vado...(tornando indietro)

Deh pensa ad Aristea.(partendo)

(Che dirà maiquando in sé tornerà? Tutte ho presentitutte le smanie sue.)

(si ferma)

Licida, ah senti.

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Atto secondo L'olimpiade

MEGACLE

Se cerca, se dice:«L'amico dov'è?».«L'amico infelice»rispondi, «morì».

Ah no! sì gran duolonon darle per me:rispondi ma solo:«Piangendo partì».

Che abisso di penelasciare il suo bene,lasciarlo per sempre,lasciarlo così!

(parte)

Scena undicesimaLicida ed Aristea.

LICIDA Che laberinto è questo! Io non l'intendo.Semiviva Aristea... Megacle afflitto...

ARISTEA Oh dio!

LICIDA Ma già quell'almatorna agli usati uffizi. Apri i bei lumi,principessa, ben mio.

ARISTEA (senza vederlo)

Sposo infedele!

LICIDA Ah! non dirmi così. Di mia costanzaecco in pegno la destra.

(la prende per mano)

ARISTEA Almeno...(s'avvede non esser Megacle e ritira la mano)

Oh stelle!Megacle ov'è?

LICIDA Partì.

ARISTEA Partì l'ingrato?Ebbe cor di lasciarmi in questo stato?

LICIDA Il tuo sposo restò.

ARISTEA (s'alza con impeto)

Dunque è perdutal'umanità, la fede,l'amore, la pietà! Se questi iniquiincenerir non sanno,numi, i fulmini vostri in ciel che fanno?

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LICIDA Son fuor di me. Di', che t'offese, o cara?Parla; brami vendetta? Ecco il tuo sposo,ecco Licida...

ARISTEA Oh dèi!Tu quel Licida sei! Fuggi, t'invola,nasconditi da me. Per tua cagione,perfido, mi ritrovo a questo passo.

LICIDA E qual colpa ho commessa? Io son di sasso.

ARISTEA

Tu me da me dividi;barbaro, tu m'uccidi:tutto il dolor, ch'io sento,tutto mi vien da te.

No, non sperar mai pace.Odio quel cor fallace:oggetto di spaventosempre sarai per me.

(parte)

Scena dodicesimaLicida e poi Argene.

LICIDA A me «barbaro»! Oh numi!«Perfido» a me! Voglio seguirla; e vogliosapere almen che strano enigma è questo.

ARGENE Fermati, traditor.

LICIDA (riconosce Argene)

Sogno o son desto!

ARGENE Non sogni no: son iol'abbandonata Argene. Anima ingrata,riconosci quel volto,che fu gran tempo il tuo piacer; se purein sorte sì funestadelle antiche sembianze orma vi resta.

LICIDA (Donde viene; in qual puntomi sorprende costei! Se più mi fermo,Aristea non raggiungo.) Io non intendobella ninfa, i tuoi detti. Un'altra voltapotrai meglio spiegarti.

(vuol partire)

ARGENE (trattenendolo)

Indegno, ascolta.

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Atto secondo L'olimpiade

LICIDA (Misero me!)

ARGENE Tu non m'intendi? Intendoben io la tua perfidia. I nuovi amori,le frodi tue tutte riseppi; e tuttosaprà da me Clisteneper tua vergogna.

(vuol partire)

LICIDA Ah no!(trattenendola)

Sentimi, Argene.Non sdegnarti: perdona,se tardi ti ravviso. Io mi rammentogli antichi affetti; e, se tacer saprai,forse... chi sa?

ARGENE Si può soffrir di questaingiuria più crudel! «Chi sa», mi dici?In vero io son la rea. Picciole provedi tua bontà non sonole vie che m'offri a meritar perdono.

LICIDA (vuol prenderla per mano)

Ascolta. Io volli dir...

ARGENE (lo rigetta)

Lasciami, ingrato:non ti voglio ascoltar.

LICIDA (Son disperato.)

ARGENE

No, la speranzapiù non m'alletta:voglio vendetta,non chiedo amor.

Pur che non godaquel cor spergiuro,nulla mi curodel mio dolor.

(parte)

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Scena tredicesimaLicida e poi Aminta.

LICIDA In angustia più fieraio non mi vidi mai. Tutto è in ruina,se parla Argene. È forzaraggiungerla, placarla... E chi trattienela principessa intanto? Il solo amicopotria... Ma dove andò? Si cerchi. Almenoe consiglio e confortoMegacle mi darà.

(vuol partire)

AMINTA Megacle è morto!

LICIDA Che dici, Aminta!

AMINTA Io dicopur troppo il ver.

LICIDA Come! Perché? Qual empiosì bei giorni troncò? Trovisi: io voglioch'esempio di vendetta altrui ne resti.

AMINTA Principe, no 'l cercar: tu l'uccidesti.

LICIDA Io! Deliri?

AMINTA Volesseil ciel ch'io delirassi. Odimi. In tracciamentre or di te venìa, fra quelle pianteun gemito improvvisosento; mi fermo: al suon mi volgo; e mirouom, che sul nudo acciaroprono già s'abbandona. Accorro. Al pettofo d'una man sostegno;con l'altra il ferro svio. Ma, quando al voltoMegacle ravvisai,pensa com'ei restò, com'io restai!Dopo un breve stupore: «Ah qual folliabramar ti fa la morte!»,io volea dirgli. Ei mi prevenne: «Aminta,ho vissuto abbastanza»,sospirando mi dissedal profondo del cor. «Senz'Aristeanon so viver, né voglio. Ah! son due lustriche non vivo che in lei. Licida, oh dio!m'uccide, e non lo sa; ma non m'offende:suo dono è questa vita; ei la riprende».

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Atto secondo L'olimpiade

LICIDA Oh amico! E poi?

AMINTA Fugge da me, ciò detto,come partico stral. Vedi quel sasso,signor, colà, che il sottoposto Alfeosignoreggia ed adombra? Egli v'ascendein men che non balena. In mezzo al fiumesi scaglia: io grido in van. L'onda percossabalzò, s'aperse; in frettolosi girisi riunì; l'ascose. Il colpo, i gridireplicaron le sponde; e più no 'l vidi.

LICIDA Ah qual orrida scenaor si scopre al mio sguardo!

(rimane stupido)

AMINTA Almen la spoglia,che albergò sì bell'alma,vadasi a ricercar. Da' mesti amiciquesti a lui son dovuti ultimi uffici.

(parte)

Scena quattordicesimaLicida e poi Alcandro.

LICIDA Dove son! Che m'avvenne! Ah dunque il cielotutte sopra il mio caporovesciò l'ire sue! Megacle, oh dio!Megacle, dove sei? Che fo nel mondosenza di te! Rendetemi l'amico,ingiustissimi dèi! Voi me 'l toglieste,lo rivoglio da voi. Se lo negate,barbari, a' voti miei, dovunque ei siaa viva forza il rapirò. Non temotutti i fulmini vostri: ho cor che bastaa ricalcar su l'ormed'Ercole e di Tesèo le vie di morte.

ALCANDRO Olà!(Licida non l'ode)

LICIDA Del guado estremo...

ALCANDRO Olà!

LICIDA Chi seitu, che audace interrompile smanie mie?

ALCANDRO Regio ministro io sono.

LICIDA Che vuole il re?

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ALCANDRO Che in vergognoso esiglioquindi lungi tu vada. Il sol cadentese in Elide ti lascia,sei reo di morte.

LICIDA A me tal cenno?

ALCANDRO Imparaa mentir nome, a violar la fede,a deludere i re.

LICIDA Come! Ed ardisci,temerario...

ALCANDRO Non più. Principe, è questomio dover; l'ho adempito: adempi il resto.

(parte)

Scena quindicesimaLicida solo.

LICIDA

(snuda la spada)

Con questo ferro, indegno,il sen ti passerò... Folle, che dico?che fo? Con chi mi sdegno? Il reo son io,io son lo scellerato. In queste venecon più ragion l'immergerò. Sì, mori,Licida sventurato... Ah perché tremi,timida man? Chi ti ritiene? Ah questaè ben miseria estrema! Odio la vita:m'atterrisce la morte; e sento intantostracciarmi a brano a branoin mille parti il cor. Rabbia, vendetta,tenerezza, amicizia,pentimento, pietà, vergogna, amoremi trafiggono a gara. Ah chi mai videanima laceratada tanti affetti e sì contrari! Io stessonon so come si possaminacciando tremare, arder gelando,piangere in mezzo all'ire,bramar la morte, e non saper morire.

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Atto secondo L'olimpiade

LICIDA

Gemo in un punto e fremo;fosco mi sembra il giorno:ho cento larve intorno;ho mille furie in sen.

Con la sanguigna facem'arde Megera il petto;m'empie ogni vena Alettodel freddo suo velen.

(parte)

Segue il ballo di Cacciatori e Cacciatrici.

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P. Metastasio / A. Caldara, 1733 Atto terzo

A T T O   T E R Z O

Scena primaBipartita, che si forma dalle rovine di un antico ippodromo, giàricoperte in gran parte d'edera, di spini e d'altre piante selvagge.

Megacle, trattenuto da Aminta per una parte, e dopo Aristea, trattenutada Argene per l'altra: ma quelli non veggon queste.

MEGACLE Lasciami. In van t'opponi.

AMINTA Ah torna, amico,una volta in te stesso. In tuo soccorsopronta sempre la manodel pescator, ch'or ti salvò dall'onde,credimi, non avrai. Si stanca il cielod'assister chi l'insulta.

MEGACLE Empio soccorso,inumana pietà! negar la mortea chi vive morendo. Aminta, oh dio!lasciami.

AMINTA Non fia ver.

ARISTEA Lasciami, Argene.

ARGENE Non lo sperar.

MEGACLE Senz'Aristea non posso,non deggio viver più.

ARISTEA Morir vogl'iodove Megacle è morto.

AMINTA

(a Megacle)Attendi.

ARGENE

(ad Aristea)Ascolta.

MEGACLE Che attender?

ARISTEA Che ascoltar?

MEGACLE Non si ritrovapiù conforto per me.

ARISTEA Per me nel mondonon v'è più che sperar.

MEGACLE Serbarmi in vita... ­

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Atto terzo L'olimpiade

ARISTEA Impedirmi la morte... ­

MEGACLE ­ ...indarno tu pretendi.

ARISTEA ­ ...in van presumi.

AMINTA (volendo trattener Megacle che gli fugge)

Ferma.

ARGENE (volendo trattener Aristea come sopra)

Senti, infelice.(incontrandosi a mezzo il teatro)

ARISTEA Oh stelle!

MEGACLE Oh numi!

ARISTEA Megacle!

MEGACLE Principessa!

ARISTEA Ingrato! E tantom'odii dunque e mi fuggi,che, per esserti unitas'io m'affretto a morir, tu torni in vita?

MEGACLE Vedi a qual segno è giunta,adorata Aristea, la mia sventura;io non posso morir: trovo impeditetutte le vie, per cui si passa a Dite.

ARISTEA Ma qual pietosa mano...

Scena secondaAlcandro e detti.

ALCANDRO Oh sacrilego! Oh insano!Oh scellerato ardir!

ARISTEA Vi sono ancoranuovi disastri, Alcandro?

ALCANDRO In questo istanterinasce il padre tuo.

ARISTEA Come!

ALCANDRO Che orrore,che ruina, che lutto,se 'l ciel non difendea, n'avrebbe involti!

ARISTEA Perché?

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P. Metastasio / A. Caldara, 1733 Atto terzo

ALCANDRO Già sai che per costume anticoquesto festivo dì con un solennesacrifizio si chiude. Or mentre al tempiovenìa fra' suoi custodila sacra pompa a celebrar Clistene,perché non so, né da qual parte uscito,Licida impetuosoci attraversa il cammin. Non vidi maipiù terribile aspetto. Armato il braccio,nuda la fronte avea, lacero il manto,scomposto il crin. Dalle pupille acceseuscia torbido il guardo; e per le gote,d'inaridite lagrime segnate,traspirava il furore. Urta, rovesciai sorpresi custodi; al re s'avventa:«Mori», grida fremendo, e gli alza in fronteil sacrilego ferro.

ARISTEA Oh dio!

ALCANDRO Non cangiail re sito o color. Severo il guardogli ferma in faccia; e in grave suon gli dice:«Temerario, che fai?». (Vedi se il cieloveglia in cura de' re!) Gela a que' dettiil giovane feroce. Il braccio in altosospende a mezzo il colpo. Il regio aspettoattonito rimira: impallidisce;incomincia a tremar: gli cade il ferro;e dal ciglio, che tantominaccioso parea, prorompe il pianto.

ARISTEA Respiro.

ALCANDRO Oh folle!

AMINTA Oh sconsigliato!

ARISTEA Ed orail genitor che fa?

ALCANDRO Di lacci avvoltoha il colpevole innanzi.

AMINTA (Ah! si procuridi salvar l'infelice.)

(parte)

MEGACLE E Licida che dice?

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Atto terzo L'olimpiade

ALCANDRO Alle richiestenulla risponde. È reo di morte, e pareche no 'l sappia, o no 'l curi. Ognor piangendoil suo Megacle chiama: a tutti il chiede,lo vuol da tutti; e fra' suoi labbri, comealtro non sappia dir, sempre ha quel nome.

MEGACLE Più resister non posso. Al caro amicoper pietà chi mi guida?

ARISTEA Incauto! E qualesarebbe il tuo disegno? Il genitoresa che tu l'ingannasti;sa che Megacle sei. Perdi te stessopresentandoti al re; non salvi altrui.

MEGACLE Col mio principe insiemealmen mi perderò.

(vuol partire)

ARISTEA Senti. E non stimiconsiglio assai miglior, che il padre offesovada a placare io stessa?

MEGACLE Ah! che di tantolusingarmi non so.

ARISTEA Sì, questo ancoraper te si faccia.

MEGACLE Oh generosa, oh grande,oh pietosa Aristea! Facciano i numiquell'alma bella in questa bella spoglialungamente albergar. Ben lo diss'io,quando pria ti mirai, che tu non ericosa mortal. Va, mio conforto...

ARISTEA Ah basta;non fa d'uopo di tanto.Un sol de' guardi tuoimi costringe a voler ciò che tu vuoi.

ARISTEA

Caro, son tua così,che per virtù d'amori moti del tuo corrisento anch'io.

Mi dolgo al tuo dolor;gioisco al tuo gioir;ed ogni tuo desirdiventa il mio.

(parte)

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P. Metastasio / A. Caldara, 1733 Atto terzo

Scena terzaMegacle ed Argene.

MEGACLE Deh secondate, o numi,la pietà d'Aristea. Chi sa se il padreperò si placherà. Troppa ragioneha di punirlo, è ver; ma della figlialo vincerà l'amore. E se no 'l vince?Oh dio! Potessi almenoveder come l'ascolta. Argene, io voglioseguitarla da lungi.

ARGENE Ah tanta curanon prender di costui. Vedi che 'l cieloè stanco di soffrirlo. Al suo destinolascialo in abbandono.

MEGACLE Lasciar l'amico! Ah così vil non sono.

MEGACLE

Lo seguitai felicequand'era il ciel sereno,alle tempeste in senovoglio seguirlo ancor.

Come dell'oro il fuocoscopre le masse impure,scoprono le sventurede' falsi amici il cor.

(parte)

Scena quartaArgene, e poi Aminta.

ARGENE E pure a mio dispettosento pietade anch'io. Tento sdegnarmi,ne ho ragion, lo vorrei; ma in mezzo all'ira,mentre il labbro minaccia, il cor sospira.Sarai debole, Argene,dunque a tal segno? Ah no. Spergiuro! Ingrato!non sarà ver. Detestola mia pietà. Mai più mirar non voglioquel volto ingannator. L'odio: mi piacedi vederlo punir. Trafitto a mortese mi cadesse accanto,non verserei per lui stilla di pianto.

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Atto terzo L'olimpiade

AMINTA Misero dove fuggo? Oh dì funesto!Oh Licida infelice!

ARGENE È forse estintoquel traditor?

AMINTA No, ma il sarà fra poco.

ARGENE Non lo credere, Aminta. Hanno i malvagimolti compagni; onde giammai non sonopoveri di soccorso.

AMINTA Or ti lusinghi:non v'è più che sperar. Contro di luigridan le leggi, il popolo congiura,fremono i sacerdoti. Un sangue chiedel'offesa maestà. De' sacrifici,che una colpa interrompe, è il delinquentevittima necessaria. Ha già decisoil pubblico consenso. Egli svenatofia su l'ara di Giove. Esser vi devel'offeso re presente; e al sacerdoteporgere il sacro acciaro.

ARGENE E non potrebberivocarsi il decreto?

AMINTA E come? Il reogià in bianche spoglie è avvolto. Il crin di fioriio coronar gli vidi; e 'l vidi, oh dio!incamminarsi al tempio. Ah! fors'è giunto:ah! forse adesso, Argene,la bipenne fatal gli apre le vene.

ARGENE Ah no, povero prence!(piange)

AMINTA Che giova il pianto?

ARGENE Ed Aristea non giunse?

AMINTA Giunse; ma nulla ottenne. Il re non vuole,o non può compiacerla.

ARGENE E Megacle?

AMINTA Il meschinone' custodi s'avvenne,che ne andavano in traccia. Or l'ascoltaichieder fra le catenedi morir per l'amico: e, se non fosseancor ei delinquente,ottenuto l'avria. Ma un reo per l'altromorir non può.

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ARGENE L'ha procurato almeno.Oh forte! Oh generoso! Ed io l'ascoltosenza arrossir? Dunque ha più saldi nodil'amistà che l'amore? Ah quali io sentod'un'emula virtù stimoli al fianco!Sì, rendiamoci illustri. In fin che dura,parli il mondo di noi. Faccia il mio casomeraviglia e pietà: né si ritrovinell'universo tuttochi ripeta il mio nome a ciglio asciutto.

ARGENE

Fiamma ignota nell'alma mi scende:sento il nume; m'inspira, m'accende,di me stessa mi rende maggior.

Ferri, bende, bipenni, ritorte,pallid'ombre, compagne di morte,già vi guardo, ma senza terror.

(parte)

Scena quintaAminta solo.

AMINTA

Fuggi, salvati, Aminta. In queste spondetutto è orror, tutto è morte. E dove, oh dio!senza Licida io vado? Io l'educaicon sì lungo sudore: a regie fasceio l'innalzai da sconosciuta cuna;ed or potrei senz'essopartir così? No. Si ritorni al tempio:si vada incontro all'iradell'oltraggiato re. Licida involvame ancor ne falli sui:si mora di dolor, ma accanto a lui.

AMINTA

Son qual per mare ignotonaufrago passeggiero,già con la morte a nuotoridotto a contrastar.

Ora un sostegno ed oraperde una stella; al fineperde la speme ancorae s'abbandona al mar.

(parte)

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Atto terzo L'olimpiade

Scena sestaAspetto esteriore del gran tempio di Giove Olimpico, dal quale si scende

per lunga e magnifica scala divisa in vari piani. Piazza innanzi almedesimo con ara ardente nel mezzo. Bosco all'intorno de' sacri ulivi

silvestri, donde formavansi le corone per gli atleti vincitori.

Clistene che scende dal tempio, preceduto da un numeroso Popolo, da'suoi Custodi, da Licida in bianca veste coronato da fiori, da Alcandro edal Coro de' Sacerdoti, de' quali alcuni portano sopra bacili d'oro gli

stromenti del sacrificio.

CORO

I tuoi strali terror de' mortaliah! sospendi, gran padre de' numi,ah! deponi, gran nume de' re.

PARTE DEL CORO

Fumi il tempio del sangue d'un empio,che oltraggiò con insano furore,sommo Giove, un'immago di te.

CORO

I tuoi strali terror de' mortaliah! sospendi, gran padre de' numi,ah! deponi, gran nume de' re.

PARTE DEL CORO

L'onde chete del pallido Letel'empio varchi; ma il nostro timorema il suo fallo portando con sé.

CORO

I tuoi strali terror de' mortaliah! sospendi, gran padre de' numi,ah! deponi, gran nume de' re.

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CLISTENE Giovane sventurato, ecco vicinode' tuoi miseri dì l'ultimo istante.Tanta pietade (e mi punisca Giovese adombro il ver) tanta pietà mi fai,che non oso mirarti. Il ciel volesseche potess'io dissimular l'errore:ma non lo posso, o figlio. Io son custodedella ragion del trono. Al braccio mioillesa altri la diede;e renderla degg'ioillesa o vendicata a chi succede.Obbligo di chi regnanecessario è così, come penoso,il dover con misura esser pietoso.Pur se nulla ti restaa desiar, fuor che la vita, esponilibero il tuo desire. Esserne io giurofedele esecutor. Quanto ti piace,figlio, prescrivi; e chiudi i lumi in pace.

LICIDA Padre, che ben di padre,non di giudice e re, que' detti sono,non merito perdono,non lo spero, no 'l chiedo, e no 'l vorrei.Afflisse i giorni mieidi tal modo la sorte,ch'io la vita pavento, e non la morte.L'unico de' miei votiè il riveder l'amicopria di spirar. Già ch'ei rimase in vita,l'ultima grazia implorod'abbracciarlo una volta, e lieto io moro.

CLISTENE T'appagherò.(alle guardie)

Custodi,Megacle a me.

ALCANDRO Signor, tu piangi! E qualeeccessiva pietà l'alma t'ingombra?

CLISTENE Alcandro, lo confesso,stupisco di me stesso. Il volto, il ciglio,la voce di costui nel cor mi destaun palpito improvviso,che lo risente in ogni fibra il sangue.Fra tutti i miei pensierila cagion ne ricerco, e non la trovo.Che sarà, giusti dèi, questo ch'io provo?

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Atto terzo L'olimpiade

CLISTENE

Non so donde vienequel tenero affettoquel moto, che ignotomi nasce nel petto;quel gel, che le venescorrendo mi va.

Nel seno a destarmisì fieri contrastinon parmi che bastila sola pietà.

Scena settimaMegacle fra le Guardie e detti.

LICIDA Ah! vieni, illustre esempiodi verace amistà: Megacle amato,caro Megacle, vieni.

MEGACLE Ah qual ti trovo,povero prence!

LICIDA Il rivederti in vitami fa dolce la morte.

MEGACLE E che mi giovauna vita, che invanovoglio offrir per la tua? Ma molto innanzi,Licida, non andrai. Noi passeremoombre amiche indivise il guado estremo.

LICIDA O delle gioie mie, de' miei martiri,finché piacque al destin, dolce compagno,separarci convien. Poiché siam giuntiagli ultimi momenti,quella destra fedel porgimi, e senti.Sia preghiera, o comandovivi; io bramo così. Pietoso amicochiudimi tu di propria mano i lumi;ricordati di me. Ritorna in Cretaal padre mio... (Povero padre! A questopreparato non sei colpo crudele.)Deh tu l'istoria amararaddolcisci narrando. Il vecchio afflittoreggi, assisti, consola;lo raccomando a te. Se piange, il piantotu gli asciuga sul ciglio;e in te, se un figlio vuol, rendigli un figlio.

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MEGACLE Taci: mi fai morir.

CLISTENE Non posso, Alcandro,resister più. Guarda que' volti: osservaque' replicati amplessi,que' teneri sospiri e que' confusifra le lagrime alterne ultimi baci.Povera umanità!

ALCANDRO Signor, trascorrel'ora permessa al sacrifizio.

CLISTENE È vero.Olà, sacri ministri,la vittima prendete. E voi, custodi,dall'amico infelicedividete colui.

(son divisi da' sacerdoti e da' custodi)

MEGACLE Barbari! Ah voiavete dal mio sen svelto il cor mio!

LICIDA Ah dolce amico!

MEGACLE Ah caro prence!(guardandosi da lontano)

LICIDA E MEGACLE Addio!

CORO

I tuoi strali terror de' mortaliah! sospendi, gran padre de' numi,ah! deponi, gran nume de' re.

Nel tempo che si canta il coro, Licida va ad inginocchiarsi a' piè dell'araappresso al Sacerdote. Il Re prende la sacra scure, che gli vien

presentata sopra un bacile da un de' Ministri del tempio; e, nel porgerlaal Sacerdote canta i seguenti versi, accompagnati da grave sinfonia.

CLISTENE

O degli uomini padre e degli dèi,onnipotente Giove,al cui cenno si moveil mar, la terra, il ciel; di cui ripienoè l'universo, e dalla man di cuipende d'ogni cagione e d'ogni eventola connessa catena;questa, che a te si svena,sacra vittima accogli. Essa i funesti,che ti splendono in man, folgori arresti.

(nel porgere la scure al sacerdote viene interrotto da Argene)

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Atto terzo L'olimpiade

Scena ottavaArgene e detti.

ARGENE Fermati, o re. Fermate,sacri ministri.

CLISTENE Oh insano ardir! Non sai,ninfa, qual opra turbi?

ARGENE Anzi più gratavengo a renderla a Giove. Una io vi recovittima volontaria ed innocente,che ha valor, che ha desiodi morir per quel reo.

CLISTENE Qual è?

ARGENE Son io.

MEGACLE (Oh bella fede!)

LICIDA (Oh mio rossor!)

CLISTENE Dovrestisaper che al debil sessope 'l più forte morir non è permesso.

ARGENE Ma il morir non si vietaper lo sposo a una sposa. In questa guisaso che al tessalo Admetoserbò la vita Alceste; e so che poil'esempio suo divenne legge a noi.

CLISTENE Che perciò? Sei tu forsedi Licida consorte?

ARGENE Ei me ne diedein pegno la sua destra e la sua fede.

CLISTENE Licori, io, che t'ascolto,son più folle di te. D'un regio eredeuna vil pastorelladunque...

ARGENE Né vil son io,né son Licori. Argene ho nome: in Cretachiara è del sangue mio la gloria antica:e, se giurommi fé, Licida il dica.

CLISTENE Licida, parla.

LICIDA (È l'esser menzogneroquesta volta pietà.) No, non è vero.

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ARGENE Come! E negar lo puoi? Volgiti, ingrato;riconosci i tuoi doni,se me non vuoi. L'aureo monile è questo,che nel punto funestodi giurarmi tua sposaebbi da te. Ti risovvenga almenoche di tua man me ne adornasti il seno.

LICIDA (Pur troppo è ver.)

ARGENE Guardalo, o re.

CLISTENE (alle guardie che vogliono allontanarla a forza)

Dinanzimi si tolga costei.

ARGENE Popoli, amici,sacri ministri, eterni dèi, se puren'è alcun presente al sacrifizio ingiusto,protesto innanzi a voi; giuro ch'io sonosposa a Licida, e vogliomorir per lui: né... Principessa, ah! vieni;soccorrimi: non vuoleudirmi il padre tuo.

Scena nonaAristea e detti.

ARISTEA Credimi, o padre,è degna di pietà.

CLISTENE Dunque voletech'io mi riduca a delirar con voi?Parla; ma siano brevi i detti tuoi.

ARGENE Parlino queste gemme,(porge il monile a Clistene)

io tacerò. Van di tai fregi adornein Elide le ninfe?

CLISTENE (lo guarda e si turba)

Ahimè, che miro!Alcandro riconosciquesto monil?

ALCANDRO Se il riconosco? È quelloche al collo avea, quando l'esposi all'onde,il tuo figlio bambin.

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Atto terzo L'olimpiade

CLISTENE Licida (oh dio!tremo da capo a piè). Licida, sorgi,guarda: è ver che costeil'ebbe in dono da te?

LICIDA Però non debbemorir per me. Fu la promessa occulta,non ebbe effetto; e col solenne ritol'imeneo non si strinse.

CLISTENE Io chiedo solose il dono è tuo.

LICIDA Sì.

CLISTENE Da qual man ti venne?

LICIDA A me donollo Aminta.

CLISTENE E questo Amintachi è?

LICIDA Quello a cui diedeil genitor degli anni miei la cura.

CLISTENE Dove sta?

LICIDA Meco venne;meco in Elide è giunto.

CLISTENE Questo Aminta si cerchi.

ARGENE Eccolo appunto.

Scena decimaAminta e detti.

AMINTA (vuol abbracciarlo)

Ah, Licida...

CLISTENE T'accheta.Rispondi, e non mentir. Questo moniledonde avesti?

AMINTA Signor, da mano ignota,già scorse il quinto lustroch'io l'ebbi in don.

CLISTENE Dov'eri allor?

AMINTA Là, dovein mar presso a Corintosbocca il torbido Asopo.

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P. Metastasio / A. Caldara, 1733 Atto terzo

ALCANDRO (guardando attentamente Aminta)

(Ah! ch'io rinvengodelle note sembianzequalche traccia in quel volto. Io non m'inganno:certo egli è desso.)

(inginocchiandosi)

Ah! d'un antico erroremio re, son reo. Deh me 'l perdona: io tuttofedelmente dirò.

CLISTENE Sorgi, favella.

ALCANDRO Al mar, come imponesti,non esposi il bambin: pietà mi vinse.Costui straniero, ignotomi venne innanzi, e gliel donai, sperandoche in rimote contradetratto l'avrebbe.

CLISTENE E quel fanciullo, Aminta,dov'è? Che ne facesti?

AMINTA Io... (Quale arcanoho da scoprir!)

CLISTENE Tu impallidisci! Parla,empio; di', che ne fu? Tacendo aggiungiall'antico delitto error novello.

AMINTA L'hai presente, o signor: Licida è quello.

CLISTENE Come! non è di CretaLicida il prence?

AMINTA Il vero prence in fascefinì la vita. Io, ritornato appuntocon lui bambino in Creta, al re dolentel'offersi in dono: ei dell'estinto in veceal trono l'educò per mio consiglio.

CLISTENE (abbracciandolo)

Oh numi! ecco Filinto, ecco il mio figlio.

ARISTEA Stelle!

LICIDA Io tuo figlio?

CLISTENE Sì. Tu mi nascestigemello ad Aristea. Delfo m'imposed'esporti al mar bambino, un parricidaminacciandomi in te.

LICIDA Comprendo adessol'orror che mi gelò, quando la manosollevai per ferirti.

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Atto terzo L'olimpiade

CLISTENE Adesso intendol'eccessiva pietà, che nel mirartimi sentivo nel cor.

AMINTA Felice padre!

ALCANDRO Oggi molti in un puntopuoi render lieti.

CLISTENE E lo desio. D'ArgeneFilinto il figlio mio,Megacle d'Aristea vorrei consorte;ma Filinto, il mio figlio, è reo di morte.

MEGACLE Non è più reo, quando è tuo figlio.

CLISTENE È forsela libertà de' fallipermessa al sangue mio? Qui viene ogni altrovalore a dimostrar, l'unico esempioesser degg'io di debolezza? Ah questodi me non oda il mondo. Olà, ministri,risvegliate su l'ara il sacro fuoco.Va, figlio, e mori. Anch'io morrò fra poco.

AMINTA Che giustizia inumana!

ALCANDRO Che barbara virtù!

MEGACLE Signor, t'arresta.Tu non puoi condannarlo. In Sicionesei re, non in Olimpia. È scorso il giorno,a cui tu presiedesti. Il reo dipendedal pubblico giudizio.

CLISTENE E ben s'ascoltidunque il pubblico voto. A pro del reonon prego, non comando, e non consiglio.

CORO DI SACERDOTI E POPOLO

Viva il figlio delinquente,perché in lui non sia punitol'innocente genitor.

Né funesti il dì presente,né disturbi il sacro ritoun'idea di tanto orror.

Segue il ballo di Dame greche del Séguito d'Aristea e di Atleti olimpici.

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Page 59: testi di Pietro Metastasio Antonio Caldara

P. Metastasio / A. Caldara, 1733 Indice

I N D I C E

Attori.......................................................3

Argomento..............................................4

Licenza....................................................5

Atto primo...............................................6Scena prima........................................6Scena seconda....................................8Scena terza.........................................9Scena quarta.....................................10Scena quinta.....................................14Scena sesta.......................................15Scena settima....................................16Scena ottava.....................................16Scena nona.......................................19Scena decima....................................20

Atto secondo.........................................23Scena prima......................................23Scena seconda..................................24Scena terza.......................................25Scena quarta.....................................25Scena quinta.....................................27

Scena sesta.......................................28Scena settima....................................30Scena ottava.....................................31Scena nona.......................................32Scena decima....................................35Scena undicesima.............................36Scena dodicesima.............................37Scena tredicesima.............................39Scena quattordicesima......................40Scena quindicesima..........................41

Atto terzo..............................................43Scena prima......................................43Scena seconda..................................44Scena terza.......................................47Scena quarta.....................................47Scena quinta.....................................49Scena sesta.......................................50Scena settima....................................52Scena ottava.....................................54Scena nona.......................................55Scena decima....................................56

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Brani significativi L'olimpiade

B R A N I   S I G N I F I C A T I V I

Caro, son tua così (Aristea) ........................................................................................ 46

Quel destrier, che all'albergo è vicino (Licida) .......................................................... 10

Se cerca, se dice (Megacle) ........................................................................................ 36

Siam navi all'onde algenti (Aminta) ........................................................................... 27

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