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EMERGENZA WAJIR La Camillian Task Force nel nordest del Kenya THE MISSION UOMINI E DONNE AL SERVIZIO DEGLI ULTIMI NEL MONDO 2

The Mission 2

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A photo story of the CTF mission in Wajir, N.E Kenya, shot and written by Guillermo Luna.

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EMERGENZA

WAJIRLa Camillian Task Force nel nordest del Kenya

THE

MISSIONUOMINI E DONNE

AL SERVIZIO DEGLI ULTIMI NEL MONDO

2

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Introduzione

È con piacere che presento il secondo numero di Mission, frutto della collaborazione con Guillermo Luna. Nello spirito che anima il photobook, testimonianza della attività di singoli religiosi e di comunità camilliane, il presente numero è un reportage della attività che Camillian Task Force, i Religiosi Camilliani della Delegazione del Kenya e le Ministre degli Infermi realizzano a favore delle popolazioni sfollate dalla Somalia. Wajir,alconfineconlaSomalia,endemicamentepiagatadaguerre e carestie, si offre come una prospettiva di rifugio a chi scappa da violenza e fame. Una crisi che in molti anni ha trovato risposta solo nell’impegno silenzioso di uomini e donne armati di tenacia, fantasia e coraggio. FRATEL LUCA PERLETTI

Segretario Generale dell’Ordine dei Ministri degli Infermi (Camilliani)

Piccolo villaggio divisto in due dalla Garisa Road.

Wajir, frontiera del dolore e della disperazione, aride come la terra sferzata dal sole, sembra celebrare la profezia del Salmo:

Ma poi cambiò il deserto in lago, e la terra arida in sorgenti d’acqua. Là fece dimorare gli affamati ed essi fondarono una città dove abitare. Seminarono campi e piantarono vigne, e ne raccolsero frutti abbondanti (107: 35 – 37).

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CAMIL L IAN TASK

FORCE

IN KENYA

Mandera Road. Fratel Joseph con un volontario, rimettono a posto la freccia sinistra dell’auto staccatasi a causa delle continue vibrazioni.

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Wajir

WAJIR, Kenya. Aprile 2012

Nairobi è il punto di partenza del mio viaggio che mi porterànelWajir,regioneanordestdelKenyaaiconfiniconla Somalia, con l’obbiettivo di documentare le attività della Camillian Task Force (CTF). Il mio contatto sul posto è Fratel Joseph, uno dei componenti della CTF locale che, con una macchina già carica di frutta, verdura, polli ma anche pneumatici per veicoli e beni di prima necessità, mi condurrà insieme a due suore ed un volontario lungo i 700 kilometri –dei quali 400 in pieno deserto– che separano Nairobi dal Wajir. Nell’allontanarci dalla capitale keniota, la frenesia deltrafficoeilbrulicaredellepersonelascianoilpostoasconfinatiorizzontiditerrarossasegnatadastradeinagibiliche obbligano ad una guida lenta, rendendo il viaggio non solo scomodo ma molto più lungo.

IduevoltideltrafficoaNairobi:incittà…

…efuoridellacittà.

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Il tramonto ci coglie sulla Garissa Road. La luce, calando lentamente con il sole quasi sulle nostre spalle, si fa piatta ed omogenea. Guardo davanti a noi, sulla mia sinistra vedo un gruppo di animali che camminano paralleli alla strada in senso opposto. Sono lontani .., grandi .., al principio non li distinguo bene, ma sicuramente non mi sembrano cavalli. Finalmente ne riconosco le sagome, sono cammelli, una cinquantina guidati solo da quattro persone. È uno spettacolo stupendo, dietro di loro lontano all’orizzonte, enormi nubi blu, rosse e bianche a forma di fungo scaricano lampi a terra. È notte inoltrata quando giungiamo, dopo dieci ore di viaggio, a Garissa la nostra prima tappa. È un villaggio non molto lontano dai grandi campi di rifugiati di Daddab e Ifo. Il buio è totale, la strada a doppio senso è stretta ed i fari delle macchine sono le uniche fonti di luce che, di tanto in tanto, illuminano sagome di persone a piedi, in bicicletta, in moto o dei tanti animali, capre, galline e canichecircolanoliberi.Anchesel’oscuritàrendedifficilel’orientamento in spazi così ampi, l’impressione che ricevo è quella di non trovarmi in un grande centro abitato.

Garissa Road

Garissa Road

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La stanchezza per il viaggio è tanta e la temperatura, qui a Garissia, è molto più alta che a Nairobi. Il caldo secco, ma afoso, non ci impedisce di mangiare qualche cosa in un piccolo ristorante prima di andare a dormire. La sveglia, l’indomani, è molto presto, ci aspetta il deserto …,unadistesaditerrarossasabbiosaconvegetazionechelentamentedegradainaltezzafinoascomparireinghiottitadalla terra. Le due suore, prima della partenza recuperano quante più bottiglie di plastica possono e, riempite d’acqua, le caricano sull’auto. Su queste strade, la tenuta della macchina sulla terra sabbiosa, la monotonia della guida, il caldo, sono fattori che aumentano i rischi di incidenti …edanchenoinonnesiamoimmuni,rischiandounoscontrofrontale con un pullman. Dopo un sospiro di sollievo, e sempre immersi in un grande caldo, il viaggio prosegue ed il mio pensiero torna alletantebottiglied’acquache…scopro…nonsonopernoi. Dal nulla sbucano dalla secca vegetazione bambini, ragazzi, donne che, agitando le braccia, ci corrono incontro e le suore rispondono a modo loro, non potendosi fermare, lasciano cadere dalla macchina le bottiglie d’acqua. Eravamo entrati nel Wajir.

Guillermo Luna

Wajir

Wajir dispensary, base del C.T.F.

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I PERICOLI DEL DESERTO

Pensare che si è da soli, quando ci si trova nel deserto,èungrossoerrore… In pieno deserto, giunti ad una curva, ci siamo trovati nella stessa “pista” di un pullman che marciava a tutta velocità verso di noi. Nel tentativo di evitare lo scontro, Fratel Joseph sterza per uscire dalla pista mal’autosiinsabbia…ilpullmannonsiferma… Per alcuni interminabili secondi ho creduto che questo sarebbe stato il mio ultimo –e neanche iniziato!– reportage della mia vita. All’improvviso quando tutto il pullman era quasi sopra di noi, il conducente riesce a sterzare, senza mai toccare i freni, esce dalla pista, sfioralanostraautoeproseguelasuamarcia,impassibilecome se niente fosse successo.

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PER CHE IL WAJIR

Inizialmente la CTF è partita con l’idea di stabilirsi in uno dei grandi campi rifugiati di Daddab, Garissa o Ifo ma, visto l’elevato numero di associazioni e ONG già all’opera in questi luoghi, ha preferito proseguire per il Wajir, dove gli aiuti sono praticamente inesistenti e le persone bisognose sono moltissime. In questa regione, la maggior parte della popolazione è keniota ma giunta dalla Somalia per sfuggire a guerre e siccità.

Mandera Road, in cammino per la ricerca d’acqua con mezzi di fortuna. Quotidianamente una persona deve

percorre circa 8 km. per trovare un pozzo

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LA SITUAZIONE ATTUALE

Il personale della CTF, operativo nella regione del Wajir è composto da quattro persone: Padre Thomas, cappellano e store procurement; Fratel Joseph, coordinatore generale e medico distrettuale; e le suore Catherine e Janet, infermiere. Al gruppo si sono aggiunte Suor Jenipher, assistente psicoterapista e social worke e suor Teresia wcm rehabilitation and administrator. I volontari locali sono cinque, che fungono anche da interpreti, visto che molte persone parlano solo il somalo, né lo swahili e né l’inglese. L’inizio è stato tutt’altro che semplice. Sono trascorsi due lunghi mesi di dialoghi con i capi villaggio per raggiungere un’intesa. Un’importante aiuto è venuto dal personale della CARITAS, già presente sul luogo. Superate le primedifficoltàediffidenzedellapopolazione,èiniziatalacollaborazionecheègiuntaininterrottafinoadoggi. Nei primi sei mesi si sono portati avanti quattro grandi progetti:

1.Food and nutrition program

2.Mobile clinic / day ospital and dispensary

3.Green House

4.Bore hole-well

I programmi hanno coinvolto sette villaggi:Maalim; Salat; Barwago; Alimaow; Makoror; Hodhan; Jogoo; Wajir, per un totale di oltre 2700 persone, di cui 698 bambini.

Lo staff completo dell C.T.F. Wajir.Suor Catherine in primo piano, di fronte a lei Padre Thomas. In Fondo

Fratel Joseph dialoga con Suor Janeth

Fratel Joseph, insieme a suor Catherine mi hanno spiegato come funziona ogni progetto e quello che rappresenta per la popolazione locale.

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FOOD AND NUTRI T IONPROGRAM

Appena partito il progetto, abbiamo fatto un “screening” generale della popolazione da assistere. Tutte le persone dei sette villaggi sono state iscrite nel registro dove, sin dall’inizio, abbiamo segnato il progredire della loro salute. Noi ci concentriamo sul singolo individuo, no nel gruppo, cosa che ci aiuta a valutare più precisamente i risultati dei programmi, e sopratutto ci permette di avere la certezza che nessuno di loro venga trascurato o dimenticato. Per avere i primi riscontri sulla condizioni generali di salute abbiamo controllato il peso delle persone, l’altezza e la “MUAC” (Mid-Upper Arm Circumference) misura degli avambracci, notando la grande quantità di persone malnutrite, in particolare tra i bambini e gli anziani.

Lamalnutrizionevieneclassificatatramiteilrapportotrapesoealtezza,dicuisivalutaladeviazionerispettoaunostandardmisuratoinunapopolazionediriferimento;attraversolamisurazionedellacirconferenzabrachialeoMUAC.

Makoror. Donne, attendono per ricevere i generi alimentari.

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Dopo la riunione delle donne del viallaggio sotto un’albero, si avvicinano al punto distribuzioni alimenti.

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Abbiamo constatato che queste società emarginavano fortemente le fasce più deboli, (anziani, bambini, donne), ed abbiamo insistito fortemente per eliminare questa abitudine, riuscendo, in più di un caso, a generare dei cambiamenti di pensiero dei capi villaggio. Questo, com’è abitudine da queste parti, è documentato nelle lettere che quelli stessi capi hanno scritto al CTF Wajir, chiedendo scusa dei passati comportamenti ed impegnandosi a realizzare cambiamenti nella loro leadership.

Diversi momenti dello “sreening” di bambini ed anziani. Nella foto 2 Fratel Joseph in primo piano, di schiena,

e Suor Janet controllano il peso dei bambini.

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Per il Food distribution (FDP), la nostra metodologia di lavoro e quella “capillare”. Non diamo alimenti ai Chief per la distribuzione, lodistribuiamonoistessi,conleliste…,ilnostrorapportoedirettocon le presone. Anche della loro soddisfazione abbiamo testimonianze scritte. Il nostro lavoro fa sentire alla gente che non e da sola, che c’è gente che si preoccupa per loro.Come primo passo nella giornata della FD, viene controllato il peso delle persone, fondamentalmente anziani e bambini, poi passano a raccogliere, le loro razione di risso, fagioli ed olio.

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Fratel Joseph e Padre Thomas distribuiendo riso.

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P. Raul svolge le sue due funzioni di medico-sacerdote, senza distin-zione.

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Fratel Joseph, Padre Thomas e Suor Janet, aiutati da un volontario-interprete, (a sinistra in camicia bianca a righe), coordinano la di-

struzione degli alimenti con due capi villaggio.

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Di ritorno a casa col loro carico di vita

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DAY HOSPI TAL AND D ISPENSARY

Dal 2007 questo dispensario, costruito più di vent’anni prima da Annalena Tonelli, misionaria laica italiana assasinata in Somalia nel 2003, viene gestito con grande sforzo dalle Suore Ministre degli Infermi. Questo luogo e il punto di riferimento della tutta la regione per chi soffre di qualsiasi malattia. Il dispensario e destinato in particolare alla cura di bambini edanziani,offrendoprogramminutrizionaliecurefisioterapicheperbambinicondisabilitàfisiceepsichiche. Questo centro è diventata la base logistica del CTF nella regione.

Suor Catherine, anche lei membro del C.T.F. Wajir, presta assistenza a un’anziana donna

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Suor Jenipher, incaricata insieme a Suor Teresia della fisioterapiafailgirodeivillaggiracogliendoiragazzi

che frequentano il centro di riabilitazione

SuorTeresia,incaricatadellafisioterapiaedellaamministrazione del dispensario.

Ilcentrodireabilitazioneefisioterapia

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Suor Catherine

Qualche paziente viene acompagnato da un parente.Altri invece, al momento del pick up,

si trovano da soli, seduti o sdraiati per terra. Non appena vedevano la macchina che veniva a prenderli cominciavano a strisciare

per terra verso di essa, col sorriso sulla faccia.

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Suor Jenipher al lavoro

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MOBILE C L IN IC

La Mobile Clinic (MC) è nata come un passo logico del nostro lavoro. Perché questa gente che veniva per mangiare era già malata, malnutrita, per cui la MC era fondamentale. Abbiamo creato un circuito che coinvolgesse tutti e 7 i villaggi del FDP, ma certamente vengono assistite tutte le persone che si avvicinano, siano o meno dentro il FDP. Nell’ultimo periodo le visite realizzate nella MC si sono ridotte sensibilmente, vale a dire che il migliorare della alimentazione ha ridotto il livello di malattie e malnutrizione.

Al riparo della stessa ombra. Suor Janet visita i pazienti mentre un’altra donna continua

a cucire indisturbata.

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Mobile Clinic

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Due bambini giocano con un “aquilone vivente”

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Suor Janet s’incarica anche delle visitie domiciliari per quanti non riescono a muoversi.

L’unico modo di arrivare in molti villagi è a piedi. A volte ci vuole anche un’ora o più di camminata sotto un sole impietoso.

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La gratitudine nel viso di questa anziana donna.

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GREEN HOUSE

Questo progetto (orti comunitari) è la nostra scommessa per il futuro. Lavoriamo insieme a due gruppi di agricoltori, a cui è stata data le serre e formazione tecnico-pratica impartita da esperti in terre semi - aride. Implementiamo il sistema esteso del gocciolamento. Il progetto si svolge a 10 km da Wajir. Nella zona abitano 400 famiglie.

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Suor Janet e Fratel Joseph,insieme ai due capi villaggio, che portano avanti il progetto delle greenhouse.

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GREENHOUSE & FOOD PRODUCTION (PRODUZIONE DI ALIMENTO)

Qui il pozzo e dentro del progetto BH. Il CTF si fa carico delle serre, pompa solare (per

riduzioni costi) e macchinari per l’avviamento della attività.

WELL = POZZO

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BORE HOLE

In questo progetto si collabora con altre associazioni, e a volte con il governo. Per esempio: il governo fa i pozzi, noi provvediamo all’equipaggiamento. Abbiamo puntato all’uso di pompe ad energia solare che è una tecnologia pulita, rinnovabile, e sopra tutto permette il massimo risparmio. Le pompe a gasolio che abbiamo trovato al nostro arrivo in diversi posti erano tutte inutilizzabili per mancanza di carburante. Questo pozzo che vedete nelle immagini è quello di Lakole North, e copre il fà bisogno di 10.000 persone e 50.000 animali.

Bore hole, Lakole North

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Lakole North, Fratel Joseph controlla la cisterna

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CONCLUSIONE

Dal tempo che abbiamo cominciato con le prime registrazioni di dati di peso e MUAC fino ad oggi, si è riscontrato un grandemiglioramento nelle condizioni generali delle persone che sono dentro il programma. Le persone che visitano la Mc sono diminuiti, cosa che e un buon segno. Siamo convinti che la buona alimentazione ha ridotto le quantità di malattie. Abbiamo anche potuto constattare l’aumento di peso nei bambini. IlbilancioallafinedellaprimatappadelprogettoWAJIRèaltamentesoddisfacente. Tanto da convincerci ad iniziare da maggio 2012 una seconda tappa, dove insisteremo sulla salute, alimentazione ed igiene, ma sopratutto con le greenhouse e la possibilità che provvedano attraverso la terra al loro bisogno alimentare.

CTF WAJIR

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MISSIONTHE

UOMINI E DONNE

AL SERVIZIO DEGLI ULTIMI NEL MONDO

Museo di Roma.Nel 400° anniversario della morte di San Camillo de Lellis

TestoefotografieGuillermoLunaRoma aprile 2012