52

Toponomastica popolare di Soleto

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Quando non erano diffusi libri e carte geografiche il popolo organizzava un sistema di conoscenze orali che passavano da una generazione all’altra e permettevano la sopravvivenza. In questo ambito rientrano anche le conoscenze geografiche e toponomastiche legate ai singoli centri abitativi. Ognuno di questi ha sviluppato nel corso del tempo una vasta ed intricata rete di denominazioni geografiche che individuano ampie contrade abitative o piccole porzioni di paese, vaste aree rurali o singoli appezzamenti di terreno. Nell’era di internet, sotto l’influenza di Google maps, non si ha purtroppo la necessità di apprendere la toponomastica antica, ovvero quel complesso sistema di indicazioni toponimiche che pure in parte interessarono i cartografi dell’Istituto geografico militare. Il lavoro qui svolto, intende porre le basi per uno studio più ampio e sistematico della totoponomastica del Comune di Soleto.

Citation preview

“Dove è andato papà?”“Scíu a’ Chiazza Cani!”

Questo mi rispondeva da bambino mia madre. Signifi-cava che mio padre, come tanti altri, era andato a cercare la-voro.I toponimi urbani elencati e spiegati in questo volume

altro non sono che ricordi persi nel tempo, luoghi che ri-specchiano abitudini di vita perdute, abitudini che indicanomomenti di vita, cultura, costumi e usi rituali.Chi si addentrerà nella lettura riscoprirà o conoscerà

qualcosa di ancora vivo, seppur immerso e nascosto nellanostra memoria. I toponimi, oltre ad indicare un luogo benpreciso, racchiudono detti, fatti o leggende di un mondo di-menticato dai più.Ricordare serve a non dimenticare mai da dove si pro-

viene ed a capire meglio dove siamo destinati ad andare. Ringrazio sentitamente il prof. Francesco G. Giannachi

che ha curato questo volumetto con passione, con lo scopodi recuperare e diffondere una parte del bagaglio culturaledi tradizione orale proprio della nostra Soleto.

Graziano VantaggiatoSindaco del Comune di Soleto

Soleto, Porta San Vito, resti del cammi-namento di ronda sulle mura medievali.

Non si può dimenticare che un Paese è composto principal-mente da persone, dalle loro voci, dalla loro memoria. Proprio lamemoria collettiva, che raccoglie i ricordi e le conoscenze comunilegati al nostro luogo d’origine, costituisce un legame indissolubileche deve contribuire ad unirci ed a far sentire ognuno di noimembro di una comunità che collabora costantemente per il benedi Soleto.Il lavoro di ricerca dei toponimi urbani utilizzati da tutti i con-

cittadini nel lessico quotidiano è un primo passo che l’Assessoratoalla cultura ha voluto promuovere per valorizzare la complessarete di conoscenze popolari legate al nostro Paese. Le piazze, lestrade, i luoghi che tutti i giorni frequentiamo e che chiamiamocon nomi appresi dai nostri padri fanno parte della nostra iden-tità e della nostra più intima quotidianità. Questo lavoro di ri-cerca, realizzato attraverso il contatto diretto con la gente ed ilreperimento di fonti d’archivio, ha una valenza importante pernoi tutti. Esso ci aiuta a comprendere meglio il modo in cui par-liamo e le ragioni storiche che stanno alla base dei toponimi cheutilizziamo ogni giorno nel lessico familiare. Sarà compito di que-sto Assessorato impegnarsi a promuovere la ricerca sulla topono-mastica del nostro Paese in modo che si possa realizzare unamappa completa che comprenda non solo il centro abitato maanche le zone rurali.

Davide CafaroAssessore alla Cultura del Comune di Soleto

3

Soleto, piazza Vittorio Emanuele II, l’antico palazzo rinascimentalee la torre dell’orologio abbattuti per costruire l’attuale municipio.

6

Il patrimonio orale è un possesso purtroppo effimero, perciòogni civiltà rischia di perdere inesorabilmente tutto ciò che tra-manda per via esclusivamente orale, senza affidarlo alla scrittura.La trasmissione da padre in figlio non è garanzia di conservazioneo almeno non lo è del tutto. Non lo è stato, infatti, nei tempi pas-sati, quando pure l’atteggiamento conservativo delle generazioniprecedenti alla nostra ha, comunque, assicurato la sopravvivenzasino a noi di una parte del sapere orale. Oggi, in una società chesembra aver perso la capacità di ascoltare e che raramente senteil bisogno di trasmettere anche i pochi scampoli di memoria ere-ditati dal passato, rischiamo di perdere del tutto il bagaglio di in-formazioni giunte sino a noi senza un supporto scritto e duraturo.Si compie così l’errore di considerare superflue le conoscenze e leabitudini dei nostri avi. Esse hanno costituito per molto tempouna forma di enciclopedia popolare affidata alla voce. Quandonon erano diffusi libri e carte geografiche il popolo organizzavaun sistema di conoscenze orali che passavano da una generazioneall’altra e permettevano la sopravvivenza.In questo ambito rientrano anche le conoscenze geografiche e

toponomastiche legate ai singoli centri abitativi. Ognuno di questiha sviluppato nel corso del tempo una vasta ed intricata rete didenominazioni geografiche che individuano ampie contrade abi-tative o piccole porzioni di paese, vaste aree rurali o singoli ap-pezzamenti di terreno. Nell’era di internet, sotto l’influenza diGoogle maps, non si ha purtroppo la necessità di apprendere la to-ponomastica antica, ovvero quel complesso sistema di indicazionitoponimiche che pure in parte interessarono i cartografi dell’Isti-tuto geografico militare. Essi non mancarono di riportarle, al-meno parzialmente e per le sole aree rurali, nelle prime edizionidelle tavole IGM. Il modesto lavoro che è stato svolto grazie al progetto “Topono-

mastica volgare del centro abitato di Soleto” intende porre le basiper uno studio più ampio e sistematico della toponomastica del

nostro Comune. Con l’intento di raccogliere e preservare una por-zione della nostra cultura orale si è cercato di reperire, trascriveree, laddove possibile, spiegare le denominazioni di alcune sezionidel centro abitato. Si è optato per un taglio giornalistico e divul-gativo delle brevi note di commento che accompagnano ciascuntoponimo, proprio perchè questo strumento sia un veicolo di in-formazioni utilizzabile da tutti e principalmente dai nostri ra-gazzi. Le fasce d’età più giovani, infatti, più di tutte hanno bisognodi apprendere un bagaglio di informazioni relative al luogo in cuivivono, con la speranza che questo possa essere un primo passoverso una conoscenza sempre più approfondita della nostra re-altà locale ed aiuti tutti, giovani e meno giovani, a sviluppare sem-pre più un amore radicale e profondo per il nostro Paese.

Francesco G. GiannachiCuratore scientifico del progetto

7

TOPONIMI NELCENTRO STORICO

CUPONE

“Vai allu Cupone?”. Con tono scherzoso coloro che abitano nei paesi limitrofisono soliti ripetere frasi del genere quando si trovano a par-lare con un soletano, e sembra quasi che la parola “Cupone”identifichi Soleto ed anche, potremmo dire, il modo di esseresoletano. Ritrovarsi a qualsiasi ora “allu Cupone” vuol dire,infatti, socializzare, essere partecipe di ogni momento e fattoche riguardi il paese, ascoltare, discutere, confrontarsi, avolte scontrarsi. Luogo d’incontro per eccellenza di tutte lefasce d’età, l’attuale Largo Osanna non è sempre stato il parcocomunale che le ultime tre/quattro generazioni hanno co-nosciuto. Ancora agli inizi del Novecento esso era, in effetti,un ampio spazio pubblico appena fuori le mura, una radurabrulla incastrata tra porta San Vito, uno degli accessi all’areaurbana, e le vie che conducevano a Martano e Sternatia. Unluogo, dunque, importante per la sua collocazione, ma allostesso tempo fuori dal circuito murario e distante dai ritmidi una vita ancora antica, i cui centri nevralgici erano le af-follate vie del centro e le strette piazze, i cortili dei palazzi si-gnorili e le case a corte. Proprio la collocazione strategica dellargo “Cupone” spingerebbe a far derivare questo nome dallatino “caupona”, ovvero “locanda, osteria”, ed a pensare cheproprio in quel crocevia di strade si sia potuta trovare untempo una locanda fuori dalle mura. Essa forse offriva ospi-talità e ristoro ai viandanti, soprattutto nelle ore serali e not-turne, dopo la chiusura delle porte che proteggevano ilcentro abitato. Sappiamo per certo, comunque, che sino aglianni venti del XX s. la parte a Nord-Est del “Cupone”, attual-mente prospiciente l’edificio che ospita la scuola elementare,era una zona in cui si fermava l’acqua piovana e si creavad’inverno un acquitrino. Ricaviamo la notizia dalla pratica

10

01

che il Comune di Soleto portò avanti per l’esproprio alla fa-miglia Carrozzini del terreno su cui sorge appunto la scuolaelementare. I proprietari del suolo sostenevano che il luogonon poteva essere adatto ad ospitare un istituto scolastico,in quanto era malsano in alcuni periodi dell’anno. Per evi-tare il ristagno delle acque piovane furono create delle operedi canalizzazione che conducono ancora adesso le acque inuna enorme cisterna sotto Largo Osanna, posta di fronte ailocali dell’Opera Pia “Madonna delle Grazie”. Anche “la ci-sterna de lu Cupone” ha una storia a parte. La leggenda vuoleche l’enorme locale sia stato ricavato ampliando un’anticacripta. Si dice ancora adesso in paese che in quell’ipogeo cisarebbero degli antichi affreschi, ma è impossibile verificarequesta voce popolare dal momento che fino ad un’altezza dialcuni metri la cisterna è piena di fango, tanto da renderevana qualsiasi ispezione speleologica. Dei tempi antichi de “lu Cupone” rimangono, comunque, al-meno due vivide immagini che ci riconsegnano interessantimomenti di vita economica e sociale. La prima foto mostrala presenza nella piana “Cupone” di mucchi di lupini che inquest’area pubblica venivano ammassati e poi pestati inmodo da separare il seme dagli steli (vedi pp. 14-15). Fino al-l’inizio del Novecento, infatti, l’ampio spazio extraurbano fuutilizzato proprio per battere i lupini e pascolare armenti. Laseconda foto ci riconsegna, invece, uno scenario più mo-derno, risalente agli anni Quaranta-Cinquanta del XX s.,quando il Largo Osanna, già così chiamato per la presenzadella colonna votiva, era utilizzato anche come campo da cal-cio (vedi pp. 16-17). Una strada divideva in due l’ampio spazioaperto e collegava la via di Sternatia con quella di Martano.La porzione di suolo ad Est costituiva un campo di calcio na-turale, scenario di uno tra i pochi svaghi in un periodo so-cialmente ed economicamente difficile.

11

Soleto, foto d’epoca che immortala l’inaugurazione dell’acque-dotto, avvenuta il 28 novembre 1936 sul sito dell’attuale centroanziani (ex mercato coperto) in via Raimondello Orsini.

Soleto, foto risalente al 1910. Sull’attuale Largo Osannasi notano ancora i covoni dei lupini.

Soleto, una partita di calcio su Largo Osanna

CHIAZZA CANI

Le generazioni più mature a Soleto difficilmente sanno che lapiazza dalla forma all’incirca quadrata che si incastra tra viaUmberto I e via Ospedale M.G. Carrozzini nella toponomasticaufficiale risulta intitolata ad Aldo Moro. I più giovani, invece,attraversano sbadatamente la piazza, assolutamente ignari delfatto che questo luogo è stato sino a cinquanta anni fa uno deifulcri della vita sociale ed economica di Soleto. Fino a meno didieci anni fa, prima che i lavori di ristrutturazione la obliteras-sero, si leggeva ancora sul muro della canonica di Santo Stefanoche si affaccia su “Chiazza cani” la scritta rossa a caratteri cubi-tali “Umberto II ti vendicheremo”, retaggio di un periodo postbellico e di un’atmosfera ancora infuocata che faceva seguitoal referendum per la scelta tra monarchia o repubblica del seigiugno 1946. A quel referendum i soletani avevano votato inmassa a favore della monarchia e dalle urne erano usciti solouna decina di voti per la repubblica. Possiamo immaginarequante discussioni abbiano preceduto e seguito l’atteso re-sponso referendario e quanti soletani si siano incontrati pro-prio a “Chiazza cani” in quei giorni per commentare econfrontarsi. Ogni sera tutti gli uomini si vedevano lì, forma-vano capannelli, scambiavano idee, confrontavano e valuta-vano le proprie scelte di vita, ma soprattutto attendevano,aspettavano che qualcuno venisse a chiamarli per il lavoro delgiorno successivo. Se volessimo attribuire a questo luogo un ti-tolo pregnante, dovremmo definirlo “il mercato delle braccia”.Tutti i contadini braccianti quasi in vetrina, dal più robusto alpiù debole, erano lì ad attendere la chiamata del padrone perpoter svolgere nelle sue terre, con salario a giornata, i lavoriagricoli che la stagione richiedeva. La memoria popolare attri-buisce proprio a questo fatto la denominazione di “piazza deicani”. I braccianti, riuniti ed in continuo vociare, aspettavanoil padrone che permettesse loro di lavorare e sopravvivere.

18

02

LU CASTIEDDHU

Ancora sino ai primi anni Cinquanta del XX s. sorgeva nelcentro storico di Soleto tra le vie Perrino, Fossati e ReginaMargherita, un’imponente fortezza della quale non si con-serva oggi alcuna immagine. La furia iconoclasta degli annidel boom economico la fece abbattere per fare luogo a mo-derne e lineari abitazioni a travi di cemento armato. Eppurela piazza su cui la fortezza guardava è ancora chiamatanella memoria popolare “lu castieddhu”. Della vecchia for-tezza rimane soltanto una mappa con la pianta dei duepiani ed il ricordo dei più anziani che hanno ancora negliocchi l’ampia salita che conduceva al portone d’ingresso.

03

Soleto, via Fossati, parte del giardino dell’antico castello ormai distrutto.

20

24

A RRETU ALLU VASCIU

Via Fossati porta già nella toponomastica ufficiale il riferi-mento ai fossati della fortezza che fu distrutta nei primianni cinquanta del XX s. Rimane, però, nella memoria dellagente anche un modo popolare di denominare questa viache gira ad angolo retto da Piazza Castello e giunge in PiazzaCattedrale. “A rretu allu vasciu” significa letteralmente“nella zona bassa” e si riferisce alle numerose abitazioni cheun tempo erano, appunto, sottoposte rispetto al piano dicalpestio della strada. Pochi ricordano che questa via fu tea-tro nel 1904 di un efferato fatto di sangue che portò all’as-sassinio dell’ostetrica Genoveffa Di Perna, originaria diPalmerino di Isernia in provincia di Campobasso. La donna,richiesta in sposa dal ricco Pasquale Carrozzini, aveva rifiu-tato la proposta in quanto già promessa ad un altro soletanostudente di farmacia, del quale non conosciamo il nome.Condotta la notte del 22 giugno 1904 in questa strada conla scusa che una donna era in procinto di partorire, l’oste-trica subì un tentativo di violenza e poi l’uccisione da partedi un gruppo di tre giovani benestanti del paese tra i qualifigurava P. Carrozzini. Accortisi di quanto era accaduto, itre complici decisero di suicidarsi ciascuno per proprioconto. Solamente il Carrozzini, che era stato il reale autoredegli spari, mantenne fede al proposito. I nomi degli altrisuoi compagni, uno dei quali fu ferito alla spalla da un pro-iettile, non sono mai stati resi noti dalle cronache ufficiali.Soltanto la voce popolare ha tramandato possibili identifi-cazioni. Oltre che dai racconti popolari, abbiamo ricostruitola storia grazie ad un articolo apparso su La tribuna illu-strata del luglio 1904, gentilmente messoci a disposizionedal prof. Gino L. Di Mitri.

04

Ritaglio di giornale da «La tribuna illustrata» del luglio 1904 (pro-prieta del prof. Gino L. Di Mitri).È descritto l’efferato delitto dell’ostetrica Genoveffa Di Perna avve-nuto nella notte del 22 giugno 1904 in via Fossati (lu vasciu) a Soleto.

A RRETU A PAPA PEPPINU

La tortuosa via ReginaElena che dall’angolo diVia F. Arcudi porta versola circonvallazione in-terna (vedi la voce “stra-murale” o “muraia”)Raimondello Orsini, èspesso indicata come “arretu a Papa Peppinu” per-chè proprio qui sorgonoancora la casa ed il giar-dino dell’arciprete DonGiuseppe Stanca (1879-1959), che ancor primaerano stati proprietà dellafamiglia Carrozzini. L’ap-pellativo “papa” che il po-polo sino alla metà del XXs. ha assegnato agli arci-preti della collegiata di So-leto deriva dall’antico usodel rito bizantino nellachiesa matrice. I sacerdotidi rito greco, infatti, ven-gono chiamati “papàdes”(παπάδες).

05

Soleto, via Regina Elena, icona votiva.

RUA CATALANA

Dopo che i re cattolici di Spagna Isabella di Castiglia e Fer-dinando d’Aragona emanarono il trentuno marzo 1492l’editto di espulsione dal proprio regno di tutti gli ebrei chenon volevano convertirsi al cristianesimo, i Sefarditi (ebreidi origine spagnola) migrarono in varie regioni del bacinodel Mediterraneo, tra cui il regno di Napoli. Ebrei di originecatalana molto probabilmente si stabilirono anche a Soleto.Rua Catalana, dunque, rappresentò il quartiere ebraico diSoleto dove i Sefarditi avevano le proprie attività e proba-bilmente la sinagoga per il culto. Sarebbe corretto modifi-care l’odierna toponomastca ufficiale che reca scritto: “ViaRua Catalana”. La ripetizione via/rua è del tutto superflua.

30

06

VICO INFERNO

A parte i suoi pochissimi abitanti, di certo nessuno saprebbedare a Soleto esatte indicazioni per raggiungere vico SilvioPellico. Il turista che proprio avesse bisogno di recarsi inquesto stretto vicolo che da piazza S. Antonio entra nellaparte più interna e nascosta del centro storico, potrebbechiedere di Vico Inferno e forse avrebbe corrette indica-zioni da qualche anziano. Benché possa sembrare strano, inquesto caso non si tratta di un modo popolare di indicareuna zona del paese, bensì di una denominazione ufficiale,poi rimossa, ma rimasta nella memoria dei cittadini. Fu ilpodestà Luigi Nuzzaci durate il ventennio fascista a stabi-lirne il nome, in virtù di alcune caratteristiche proprie delvicolo che appariva a coloro che guardavano dal’esterno unbudello stretto, buio e sovraffollato. La modernità ha por-tato evidenti miglioramenti a questa zona del centro storicoed ora vico S. Pellico si presenta come un angolo caratteri-stico e nascosto di Soleto, all’interno del quale non mancanoalcune vestigia del tempo passato (cornici, stemma gentili-zio). Una delle porte che si affacciano su di esso reca incisosulla sommità uno stemma ancora da identificare. Sul vico,inoltre, si trova l’accesso retrostante del giardino del cosid-detto palazzo Arcudi che ha la sua meravigliosa facciatasulla via omonima.

32

07

LA MURAIA | LA STRAMURALELA CIRCONVALLAZIONE

Potremmo dire che il susseguirsi di questi tre toponimi perindicare viale Raimondello Orsini rappresenta in senso sin-cronico il passare delle generazioni e degli usi linguisticipropri a ciascuna di esse. I due più antichi (muraia, stramu-rale), il primo dei quali è ormai quasi sparito nella parlatasoletana, fanno chiaramente riferimento alla presenza delcircuito murario medievale che cingeva e proteggeva il cen-tro abitato. Dobbiamo pensare che quanti nel passatohanno usato la parola “muraia” vedevano direttamente an-cora le mura, o parte di esse, in piedi e così alcune delleporte d’accesso al paese. Il toponimo “stramurale”, invece,contiene in sé il riferimento ad una strada, proprio l’arteriatondeggiante che circonda il centro storico di Soleto. Nel piùmoderno “circonvallazione” è sparito ogni riferimento al-l’antica cinta difensiva.

08

Soleto, piazza V. Emanuele II, un funeralecelebrato durante il periodo fascista.

TOPONIMI FUORI DALCENTRO STORICO

A RRETU ALLU TUTUZZA

Appena ci si incammina su via Sternatia, lasciando alle spalleLargo Osanna, si nota sulla sinistra, incuneato ormai tra le co-struzioni, uno stretto passaggio di circa due metri e mezzo cheora sfocia direttamente in un giardino privato. Sino ancora alsecondo conflitto mondiale questo passaggio era una vera epropria strada che congiungeva via Sternatia con l’attualerione alle spalle del Santuario Madonna delle Grazie. Il co-mune decise poi di chiudere la strada ed i proprietari dei ter-reni che si affacciavano si di essa ne divisero a metà il suolo,incorporandolo alle loro proprietà. Le ricerche fatte non sonoservite a spiegare il significato della parola “Tutuzza” che pro-babilmente può riferirsi al nome del terreno che la strada at-traversava o al soprannome di un antico proprietario.

SOTTA ALLE CAVE

L’attuale via Madonna del Carmine, che da Largo Osannascende verso Nord-Est per congiungersi con Viale Italia, èchiamata dai Soletani “la via de le cave”. La spiegazione deltoponimo è abbastanza semplice dal momento che essostesso allude alla presenza di miniere e nel caso specifico diminiere di carbone. Le “cave” furno dismesse nel primoquarto del Novecento in seguito a dei crolli. Oltre alle mi-niere, però, la via ospitava anche altre attività tra cui so-prattutto i frantoi ipogei. Di essi rimangono ormai solo due,almeno in base a quanto appare in superficie. Uno di essi,con accesso direttamente dalla strada, ancora conserva leenormi macine ed i torchi in legno. Alla fine della strada,proprio nei pressi dell’attuale incrocio con viale Italia, vi era

40

09

10

uno dei tanti luoghi di approvvigionamento idrico di cui So-leto disponeva sino a pochi decenni fa. L’area delle pozzelleè stata poi lottizzata e venduta dal comune in suoli edifica-bili. La “via de le cave” è attualmente una strada moltoampia, frequentata ed abitata di Soleto, grazie anche allasua vicinanza con il centralissimo Largo Osanna. Sino adun cinquantennio fa, invece, questo toponimo indicava unluogo buio e distante dal centro abitato (ovvero l’attualecentro storico), una zona dalla fama sinistra in cui incon-trarsi per dirimere nel peggiore dei modi le tensioni ed i dis-sidi che potevano nascere tra i paesani. Di fronte all’attualepizzeria “Tozzi” sorgeva sino ai primi decenni del XX s., ben-chè ormai ridotta a pagliaio, la cappella di S. Lucia.

LA FUNTANEDDHA

Uno dei tanti luoghi pubblici deputati alla raccolta delleacque piovane ed all’approviggionamento idrico dei sole-tani si trova ancora oggi lungo viale Italia, a pochi passidall’incrocio semaforizzato che conduce a Sternatia. Il nome“funtaneddha”, ovvero “fontanella”, deriva dal fatto che ipozzi pubblici attingevano l’acqua anche da un’infiltrazionemolto superficiale della falda acquifera. Si racconta che,anche nei periodi di maggiore siccità, un rigagnolo d’acquasgorgasse dalla roccia nella camera ipogea di questi pozzi eche nei primi anni del XX s. si scendesse anche di notte condelle scale per attingere piccole ma assolutamente neces-sarie quantità d’acqua.

41

11

42

LA CATERINEDDHA

Alle spalle del Santuario Madonna delle Grazie, oltrepassatala rotatoria di Viale Italia, si giunge a via Pozzelli, strada che,costeggiando a sinistra il “giardino Mela” (antica proprietàdel capitolo della Collegiata di Soleto), conduce verso lacampagna e poi, proprio all’altezza delle pozzzelle, si diramain direzione delle contrade “Padulàci” e “Varavàttu”. Daviale Italia la strada digrada dolcemente ed il leggero pendiobasta per far indicare questa zona come “sotta alla Cateri-neddha”, ovvero “giù dalle parti della Caterineddha”. Laspiegazione del toponimo si perde nella notte dei tempi maè probabile che il nome debba riferirsi alla presenza di qual-che cappella dedicata a Santa Caterina. La Collegiata di So-leto tra le proprie pertinenze annoverava i benefici di SantaCaterina e Santa Caterinella. Rimane, comunque, una bellaedicola votiva dedicata alla Madonna.

SCIACÚ

A Nord Ovest del centro abitato, tra i quartieri “Catalogni”e “Quattr’are” si trova il rione “Sciacù” che trova il suo asseportante nella via Armando Diaz. Il nome richiama imme-diatamente il folletto dispettoso ed arrogante che la tradi-zione salentina, o meglio greco-salentina, conosce come“sciacuddhi” (altrove “lauru”, “laurieddhu”, “monaceddhu”,“scazzamurieddhu”), lo spiritello fastidioso che persegui-tava le sue vittime con trucchi ed inganni. A nostro avvisosolo l’etimo delle parole unisce il nome del rione con quellodel folletto dal cappello rosso. Quest’ultimo, infatti, derive-rebbe il nome da un termine proprio dell’idioma bizantino

42

12

13

Soleto, via Pozzelli, icona mariana.

44

di Terra d’Otranto, ovvero *σκιακούλιον (skiakoùlion), parolamai attestata nel greco medievale ma derivante con cer-tezza da σκιά (skià), ovvero “ombra, fantasma”, per cui “scia-cuddhi” dovrebbe significare “fantasmino”. Il nostrotoponimo, invece, potrebbe derivare dall’aggettivo σκιακός

(skiakòs) che propriamente definisce un luogo posto all’om-bra, al riparo dal sole. Difficilmente ora possiamo spiegarel’origine di tale toponimo, che potrebbe affondare le radiciin un tempo molto antico quando ancora la zona poteva es-sere, ad esempio, coperta da vegetazione.

QUATTR’ARE

È facile capire che il toponimo si riferisce alle quattro “are”che erano presenti sul suolo in cui sorgono oggi le scuoledell’infanzia e secondaria di I grado di Soleto. Più difficile èche le nuove generazioni sappiano cosa vuol dire il terminedialettale “ara” che in italiano corrisponde ad “aia”. Un la-stricato di pietra dalla forma circolare o quadrata, circon-dato da un contorno di conci (“cijaru”) qualche decina dicentimetri più alti rispetto al piano di calpestio, contenevai cereali mietuti che venivano poi calpestati da cavalli obuoi. Gli animali trascinavano un masso di tufo piatto (“pi-sara”) che contribuiva a frantumare le spighe.

14

Esempio di aianell’area dellaGrecìa Salentina

45

16

CATALOGNI

Strettamente collegata con Rua Catalana è probabilmentela contrada Catalogni, situata ad Ovest verso Galatina. Sitratta in effetti di un’ampia zona anticamente appartenutaalla famiglia Manca e compresa tra le attuali vie Torino, Mi-lano, Venezia e Caduti soletani. Acquistata dopo il falli-mento Manca, l’area fu frazionata e venduta in lottiedificabili negli anni cinquanta del XX s. Ancora a metàdegli anni ottanta era visibile in via Milano l’edificio, quasiuna masseria, che fungeva da casa colonica per l’intero ap-pezzamento di terreno denominato “Catalogni”. C’è da pen-sare che la zona appartenesse o fosse gestita nell’antichitàda ebrei catalani.

VIA DE LA MACHINA

Un toponimo popolare ancora molto sentito è quello concui si indica la principale arteria via Duca degli Abruzzi. Adifferenza di quanto potrebbe sembrare a prima vista, la de-nominazione non ha nulla a che fare con gli autoveicoli,bensì con quella che tra la fine del XIX s. ed il primo ven-tennio del XX s. poteva essere la macchina per antonoma-sia, di certo l’unica che potesse trovarsi a Soleto. La famigliaLa Porta trasferitasi a Soleto durante gli ultimi decennidel’800 aveva impiantato nei locali di una masseria fuoridal centro abitato, proprio lungo l’attuale via Duca degliAbruzzi, un mulino per la macinazione dei cereali. Era re-almente l’unica macchina che si potesse vedere a Soleto esicuramente per allora la più imponente e rumorosa.

15

Soleto, piazza V. Emanuele II, un funerale dei primi annidel XX s. Si nota sullo sfondo a sinistra, la chiesa di SanNicola e il monastero delle suore clarisse.

Progetto realizzato dal Comune di Soleto con il contributodella Regione Puglia e della Grecìa Salentina.

Consulenza ScientificaFrancesco G. Giannachi

ProduzioneKurumuny

Coordinamento generale progettoClaudio Giovinazzo

Progetto graficoAlessandro Sicuro (Rebel)

Ufficio stampaLaura Casciotti

Fotografie e documenti di repertorioOriginal’s photo di Marco Montinaro; Gino L. Di Mitri

Fotografie Metropolitan ADV di Raffaella Calso & Valentina Chittano

ISBN: 978-88-98773-29-9

Stampato presso la Tipografia Panico – Galatina (Le), nel mese di

dicembre 2014.