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Report Tornado in Italia 2014 - 2018 Elaborato da Rete Meteo Amatori - Tornado in Italia Federico Baggiani, Stefano Salvatore, Alessandro Piazza e Andrea Pardini. Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.

Tornado in Italia Report - Rete Meteo Amatori · Misurare con precisione “assoluta” la velocità del vento di un tornado è praticamente impossibile, bisognerebbe infatti lanciare

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Report  Tornado in Italia  

2014 - 2018

Elaborato da Rete Meteo Amatori - Tornado in Italia Federico Baggiani, Stefano Salvatore, Alessandro Piazza e Andrea Pardini.

Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione -

Non commerciale - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale . 

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52 TORNADO E 163 TROMBE MARINE NEL 2018  Sono passati oltre cinque anni dall'inizio del progetto "Tornado In Italia" e da allora il nostro archivio conta ben 157 eventi tornadici distinti. 36 sono i tornado registrati nel 2014, 20 nel 2015, 29 nel 2016, 20 nel 2017 e 52 nel 2018.   

 

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 Inoltre, da quest'anno, il nostro archivio si è ulteriormente ampliato con la registrazione di tutte le trombe marine avvenute nelle vicinanze delle coste italiane. Il numero complessivo è di ben 189 trombe marine, 26 delle quali hanno toccato terra e dunque sono state contate, per convenzione, come tornado.  Questo lavoro è stato possibile grazie alle numerose segnalazioni che sono arrivate sulle pagine Facebook “Tornado in Italia” e “Rete Meteo Amatori”, ognuna delle quali è stata verificata in modo da confermare o smentire l'evento. In questi cinque anni l'evento più significativo è stato il tornado ef3 che l'8 luglio 2015 ha colpito Pianiga, Dolo e Mira in Veneto.   Nel 2018 abbiamo registrato diversi eventi meteorologicamente interessanti, che purtroppo hanno prodotto anche diversi danni.   Il 25 novembre, 5 distinti tornado si sono abbattuti tra Calabria e Puglia nel giro di poche ore; dalle stime che abbiamo potuto fare, due di questi hannno probabilmente raggiunto il grado F2 della scala Fujita (velocità dei venti superiori a 180km/h). In particolare, uno di questi due tornado F2, ha toccato la costa pugliese dal lato del Mar Ionio e dopo circa 18km su terra ferma è rientrato in mare, ma sul lato Adriatico! Un evento più unico che raro.   In questo articolo utilizzerò indistintamente i termini "tornado" e "tromba d'aria", questo perchè sono sinonimi.   Purtroppo, negli ultimi anni, specie in ambito giornalistico, il termine tromba d'aria è stato spesso usato a sproposito associandolo ad ogni evento di vento intenso. Altra confusione è stata generata dal fatto che, in alcuni articoli scientifici molto datati e in qualche dizionario, si cita la distinzione secondo la quale una tromba sia una sorta di tornado meno intenso e piccolo.   Questo è errato per alcune semplici ragioni: l'intensità dei tornado è valutata sulla base della scala Fujita, esistono tornado con piccoli diametri (rope tornado) con velocità dei venti elevate, così come tornado piuttosto larghi ma poco intensi; è chiaro dunque come una distinzione di questo tipo non porti ad alcun chiarimento, anzi.   Le uniche distinzioni sono tra tromba d'aria (o tornado che dir si voglia) mesociclonica o tromba d'aria non mesociclonica.   Ognuno di questi - che sia piccolo, esteso, duraturo o no - valutato in base alla scala Fujita che ne stima l'intensità dei venti. Molto semplice!  

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(Famiglia di trombe marine, 22 luglio 2018, Arenzano. Fantastica foto di Matteo Danova)  Prima di entrare nello specifico, ecco alcune informazioni utili per chi si approccia per la prima volta a questi fenomeni. 

CI SONO TORNADO ITALIANI E TORNADO AMERICANI… E' VERO?  Come anticipato prima, assolutamente no, le leggi della fisica sono uguali in ogni parte del mondo! Vi sono due principali tipologie: i tornado mesociclonici e quelli non mesociclonici.   Un tornado si definisce mesociclonico quando la nube temporalesca o cumulonembo, da cui è originato, ha un mesociclone.  Ma cos’è un mesociclone? Ogni nube temporalesca possiede a grandi linee due correnti, una ascendente e una discendente.   Si parla di mesociclone quando la corrente ascendente ruota (di solito in senso antiorario nel nostro emisfero).   Il mesociclone non è altro che l’area in cui avviene la rotazione. Il cumulonembo viene in questo caso chiamato “supercella”. I tornado così formati sono di solito i più potenti ed intensi.   E i tornado non mesociclonici? Questi non hanno bisogno di una supercella, ma possono formarsi da un qualsivoglia cumulo congesto o cumulonembo. Un tornado non mesociclonico si chiama landspout. 

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Il landfall avviene quando una tromba marina (un tornado formatosi sul mare o su un lago) tocca la terraferma.  Per convenzione una tromba marina che tocca la costa (e dunque “fa landfall”) viene classificata come tornado.  

DOWNBURST O TORNADO? Spesso dopo violenti temporali caratterizzati da forti raffiche di vento si sente parlare di tromba d’aria o tornado (sono sinonimi!); in realtà il più delle volte, i danni causati dal forte vento sono da attribuire a quello che in gergo viene chiamato downburst, ovvero una forma particolarmente violenta di corrente discendente (downdraft) della nube temporalesca.   Nei temporali più violenti, come quelli a supercella, le raffiche di downburst possono raggiungere velocità anche superiori ai 100km/h, paragonabili a quelle di un tornado “debole”.   Vi è però una differenza fondamentale: le raffiche di downburst si propagano linearmente, i venti associati ad un tornado ruotano intorno ad un asse verticale.   Quello che contraddistingue un tornado (o una tromba d’aria) dalle raffiche di downburst, è il classico imbuto, che a seconda dei casi può essere più o meno condensato. Un’altra notevole differenza risiede nei danni che essi causano.   La traccia dei detriti da downburst (i rami spezzati, i pali, gli alberi ecc) ha un andamento che diverge a ventaglio a partire da una linea centrale nel core del downburst. I downbursts interessano un territorio avente diametro di qualche km.   L’area colpita da un tornado è in genere molto minore (dall’alto si può vedere la classica traccia lunga e stretta) e la traccia dei detriti è disposta in modo circolare.

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(La traccia lasciata dal violento tornado di Asuni (Sardegna), 29 ottobre 2018, F2 ) Si possono vedere tronchi di alberi spezzati o scorticati e pericolosissime schegge conficcate nei muri. Anche per questo è bene osservare questi affascinanti eventi da molto lontano!   In particolare durante gli eventi notturni, è possibile capire se si sia trattato di un evento tornadico analizzando attentamente la traccia dei danni. 

LA SCALA FUJITA

(Scala Enhanced Fujita, elaborazione grafica Meteo.it)  Misurare con precisione “assoluta” la velocità del vento di un tornado è praticamente impossibile, bisognerebbe infatti lanciare all’interno di esso un anemometro.   Così, nel 1971, il Prof. Fujita ha ideato una scala in base alla quale ad ogni tipologia di danno causato dal tornado veniva associata una velocità del vento.   Questa è la Scala Fujita. Studi successivi l’hanno poi migliorata e aggiornata finchè si è passati dapprima alla Scala Enhanced Fujita derivata (EF) ed in seguito, nel 2007, alla Scala Enhanced Fujita operativa .   Più complessa e precisa delle precedenti tiene conto di molte più tipologie di danni. I gradi della scala Enhanced Fujita operativa vanno da EF0 a EF5.    (Il nostro lavoro è principalmente una stima del numero di tornado che avvengono in Italia, dunque, il grado della scala Fujita (scala F) che attribuiamo a ciascun tornado è più che altro indicativo e non deve considerarsi come una certezza assoluta.) 

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25 NOVEMBRE 2018: 5 TORNADO IN POCHE ORE, DUE DI QUESTI SONO F2!  Il 25 novembre si è verificato un outbreak tornadico tra Calabria Orientale e Puglia Meridionale, con almeno 4 supercelle che hanno generato 5 tornado.  Il primo tornado si è formato tra Catanzaro e Crotone, toccando terra intorno alle 11:20 nei pressi di Cropani Marina (CZ) e ha percorso circa 10 km verso Ovest fino a Steccato di Cutro (KR).   Durante il suo percorso al suolo ha distrutto diverse serre, danneggiato alcune strutture agricole e abbattuto numerosi alberi bloccando la strada statale Ionica. La stessa supercella ha dato vita a un secondo tornado circa 20 km più a Nord-Nord-Ovest, che intorno alle 11:50 ha danneggiato un caseificio nella periferia Nord di Rocca di Neto (KR).  Entrambi i tornado di questa prima supercella hanno assunto forma di “wedge”, caratterizzati quindi da una forma a tronco di cono con un diametro orizzontale quasi corrispondente all’altezza.  Il terzo tornado della giornata è stato generato da una seconda supercella. Questo tornado multivortex (la cui struttura è formata da più sottovortici che ruotano l’uno attorno all’altro dissolvendosi e riformandosi continuamente all’interno della circolazione principale) ha fatto touch-down poco a Ovest di Crotone e ha colpito la zona industriale della città, causando ingenti danni a un negozio Euronics (nel cui parcheggio sono anche state sollevate e spostate delle automobili) e ad alcuni capannoni la cui copertura è stata completamente distrutta.   Si conta anche un ferito. Sulla base dei dati parziali a disposizione questo tornado è stato classificato indicativamente come F2.  Il quarto tornado ha colpito la Puglia meridionale. Si è formato sul Mar Ionio alle 15:20 circa davanti alla costa di Marina San Gregorio (LE), probabilmente come waterspout misociclonica con tanto di vortice satellite.   Spostandosi verso Nord-Ovest ed entrando sulla terraferma il temporale è evoluto in una supercella e il tornado, ora mesociclonico, è rimasto al suolo, come multivortex wedge, fino a raggiungere la costa Adriatica a Porto Tricase (LE), a circa 18 km di distanza.  Durante il suo percorso ha interessato i comuni di Patù, Giuliano di Lecce, Corsano, Triggiano e Tricase Porto.   Proprio a Tricase Porto ha raggiunto la massima intensità abbattendo una parete della chiesa di San Nicola, danneggiando i tetti di numerose abitazioni e abbattendo o spezzando di netto diversi alberi.   Sulla base dei dati parziali a disposizione questo tornado è stato classificato come F2 (da 

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segnalare inoltre che una stazione meteo, colpita in pieno dal tornado ha registrato una raffica massima di 178km/h, in linea con quanto stimato). Possiamo considerare questo evento come uno dei più significativi dell'ultimo decennio.  

(Il tornado F2 multivortex che ha colpito il sud della Puglia il 25 novembre)  L’ultimo tornado di questo outbreak si è verificato intorno alle 16:15 a San Pancrazio Salentino (LE), colpendo una stazione di servizio e danneggiando alcuni alberi.   Di questo ultimo evento non ci sono immagini ma solamente le riprese della telecamera di sicurezza della stazione di servizio e fotografie dei danni.   Non vi è dunque certezza assoluta, ma è stato ritenuto piuttosto probabile e dunque classificato sulla base di quanto detto e grazie ad alcune segnalazioni dagli abitanti della zona. 

ANALISI DEI DATI Nonostante questo archivio sia il riassunto di soli cinque anni di lavoro, un periodo climaticamente parlando, troppo breve, si possono fare alcune considerazioni. Innanzitutto da questi dati, i tornado mesociclonici risultano essere il 25% del totale.    Le regioni più colpite sono Puglia e Veneto, rispettivamente con 20 e 19 tornado, ma mentre in Puglia solamente il 20% ha origine mesociclonica, in Veneto questi sono il 53%. Altre regioni interessate da molti tornado sono la Liguria (16) e Calabria (15).   Interessante notare che nessuno dei 16 tornado avvenuti in Liguria sia mesociclonico. L'elevato numero di questi tornado (tutti landfall) è imputabile al gran numero di trombe marine che avvengono davanti alle coste liguri; con un un numero così elevato di eventi è normale che alcune si infrangono sulla costa.  

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La percentuale di tornado mesociclonici in Calabria è il 27%. Per quanto riguarda il periodo dell'anno più interessato, incomincia a delinearsi la maggiore frequenza degli eventi in estate/autunno con picco tra luglio e settembre. Questo poichè durante l'estate vi è un maggior contributo dai tornado che si formano al nord sulla pianura padana.  

 

Nei mesi autunnali i tornado al nord calano drasticamente, mentre aumentano quelli al centro/sud, dove singoli peggioramenti riescono a produrre più di un evento.  

Come facilmente intuibile, sembra ormai chiaro che i mesi di minimo siano quelli più freddi, con solo sette fenomeni registrati tra dicembre e febbraio, a causa del minor numero di temporali che si formano in quel periodo; i temporali invernali in genere sono confinati alle zone in prossimità del mare e mediamente hanno a disposizione molta meno energia rispetto ai temporali che si formano nel resto dell'anno.  

Importante notare che in questi cinque anni, tra dicembre e marzo, sono stati registrati solo 2 eventi mesociclonici. 

A livello statistico cinque anni di dati e 157 eventi in archivio non sono abbastanza per calcolare una media attendibile e fare analisi più approfondite. 

Possiamo, per ora, solo ipotizzare che il numero medio dei tornado che ogni anno si verificano sul suolo italiano andrà a situarsi in un range di 30/40 eventi.  

(Bisogna poi considerare che se per il centro e nord Italia è probabile che il numero degli eventi registrati sia piuttosto preciso ed al più leggermente sottostimato, in alcune zone del sud e specialmente delle isole, i dati sono incompleti a causa dalla maggiore estensione delle zone disabitate e della maggiore difficoltà nel reperire notizie.)  

Si possono inoltre abbozzare alcuni confronti con gli eventi americani. Secondo i dati NOAA per gli USA, dal 1950 al 2014, sono stati circa 58'000 i tornado ed il 25% di questi è stato classificato con un grado pari o superiore all'EF2 della scala Fujita.  

Facendo un paragone con i nostri dati a disposizione, scopriamo che solo 11 eventi su 157 hanno raggiunto o superato il grado F2, il 7%.  

Ora, premesso che questo dato debba essere utilizzato in modo indicativo, poiché affetto da un errore molto elevato, (serve infatti una serie storica ed un numero di eventi molto molto maggiore) è piuttosto probabile che il dato si mantenga ben al di sotto del 25% registrato in USA, soprattutto considerando il fatto che gli eventuali tornado mancanti nel nostro archivio (poichè non ci sono state segnalazioni o avvistamenti) sono molto probabilmente di bassa intensità.  

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MESE N° Gennaio 1 Febbraio 2 Marzo 7 Aprile 11 Maggio 15 Giugno 16 Luglio 25 Agosto 22 Settembre 21 Ottobre 14 Novembre 19 Dicembre 4 Totali 157 (Tabella "eventi al mese" dal 2014 al 2018)

REGIONE EVENTI TOT2014/2018 Puglia 20 Veneto 19 Liguria 16 Calabria 15 Sicilia 14 Campania 14 Toscana 11 Lazio 11 Lombardia 10 Emilia Romagna 7 Friuli 6 Piemonte 5 Sardegna 5 Marche 3 Abruzzo 1 Basilicata 1 Totali 158 (tabella "eventi per regione" dal 2014 al 2018. Il totale viene 158 perchè un evento ha attraversato due regioni)

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LE TROMBE MARINE 

(Heat-map delle 189 trombe marine del 2018) Come detto precedentemente, quest'anno abbiamo provato ad inserire nell'archivio anche le trombe marine.  

 

Il numero è notevole, ben 189 eventi, 26 delle quali hanno toccato terra; ed è ragionevole pensare che il valore reale sia molto maggiore poichè la maggior parte di esse sono state avvistate in orario diurno e a breve distanza dalla costa, ed in zone abbastanza popolate.  

Le trombe marine spesso si formano in "famiglie" lungo una linea di convergenza di venti nei bassi strati, per questo motivo non è raro vederne alcune in contemporanea.  

Tra gli eventi da segnalare quello avvenuto davanti alle coste di Rimini il 25 giugno con una dozzina di vortici segnalati, e quello davanti alle coste di Arenzano (GE) il 22 luglio; in questo caso sono state segnalate 15 trombe marine, 7 addirittura in contemporanea.  

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Delle 189 trombe marine, meno del 5% ha avuto origine dal mesociclone di una supercella. 

Come si può evincere dal nostro lavoro, le trombe marine e i tornado sono piuttosto comuni nei mari e sui suoli italiani e questo, probabilmente, "da sempre"- le prime notizie risalgono ad oltre duemila anni fa.  

E' quindi errato prenderli come esempio del cambiamento climatico in atto, cosa che troppo spesso viene fatta da alcuni giornalisti.  

Ad ora, soprattutto a causa dei pochi e parziali dati che abbiamo del passato, non è ancora chiaro se vi sia un aumento dei fenomeni tornadici o se essi abbiano avuto un aumento di intensità.  

Ovviamente, aumentando la temperatura media di terre e mari, l'energia a disposizione sarà maggiore, ma per quanto riguarda i tornado questo non è l'unico fattore determinante. 

Il riscaldamento globale e più in generale i cambiamenti climatici sono argomenti importanti, e il rischio di banalizzare utilizzando argomentazioni errate andrebbe evitato; per questo motivo, ci teniamo a specificare che il nostro lavoro non quantifica in alcun modo il cambiamento climatico. 

(La tromba marina che il 20 novembre si è abbattuta sul porto di Salerno)

Lavoro di Federico Baggiani, Stefanoo Salvatore, Alessandro Piazza e Andrea Pardini. 

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