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P3 VICINI DI CASA P4 QUARTIERI IN FESTA P6 GIOCARE P8 LA PENSIONE P11 BANCOMAT P12 CASTEL THUN P14 FITNESS P17 L’ORGANO DI SMARANO n. 9 FEBBRAIO 2010 Rivista trimestrale di Con.Solida. s.c.s. – Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1326 del 12/06/2007 – Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46 ) art. 1 comma 2 e 3 NE/TN – Costo singola copia: 3 € – Abbonamento annuale (4 numeri): 12 €

Tracce - feb 2010

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Tracce di ieri oggi e domani. rivista di con.solida dedicata alla terza età

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P3 vicini di casa P4 quartieri in festa P6 giocare P8 la pensione P11 bancomat P12 castel thun P14 fitness P17 l’organo di smarano

n. 9febbraio 2010

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editoriale

Torna Tracce, la rivista dedicata agli over 65 nata su iniziativa delle cooperative sociali trentine. Torna dopo un anno di silenzio solo apparente, perché ci siamo fermati dal pubblicare, ma non abbiamo mai smesso di ascoltare. Anzi, abbiamo raccolto suggerimenti, opinioni e critiche di molti lettori senior.Da questo ascolto siamo usciti rinforzati nell’idea che l’informazione sia un diritto di tutti, che non ha scadenza ed è spesso condizione per l’esercizio di altri diritti: se non conosco come posso accedere ai servizi, avere aiuto e agevolazioni?Dal dialogo con i lettori abbiamo anche raccolto stimoli ad ampliare lo sguardo e andare oltre le rappresentazioni sull’anziano: non solo persone che, dopo una vita di lavoro, dedicano il resto degli anni al riposo e rappresentano richieste di cura e assistenza. Indubbiamente i bisogni sono questi; coglierli e portare sostegno è sempre più complesso e difficile in una comunità dai legami deboli. E su questo le cooperative sociali sono impegnate ogni giorno.Ciò non toglie però che sia riduttivo rappresentare in questo modo un quarto della popolazione italiana. C’è chi è stanco, malato o solo, ma c’è chi, in buona o discreta salute, ha voglia di fare, divertirsi e partecipare, non rinunciando all’imprescindibile diritto di tutti di sentirsi utile. È a tutti che proviamo a rivolgerci con una rivista dalla grafica rinnovata e sopratutto arricchita nei contenuti con nuove rubriche su risparmio e luoghi della cultura trentina che si aggiungono a quelle sulla salute, i servizi sociali, il tempo libero, i consigli degli esperti e le storie di vita.In questa rinnovata avventura della cooperazione sociale, abbiamo trovato altri compagni di viaggio: le Casse Rurali Trentine che ci permettono di far arrivare Tracce ad un numero crescente di lettori.Buona lettura.

Silvano Deavipresidente con.solida. consorzio della cooperazione sociale

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servizi

È finito il latte che serve per ultimare la prepa-razione della torta. È domenica e i negozi sono chiusi, che fare? Un tempo era normale bussare alla porta del vicino e domandare un favore che sarebbe stato restituito il giorno dopo. Era una solidarietà quotidiana, fatta di gesti semplici che però avevano un significato di protezione, di fiducia. Era la “cultura del buon vicinato” che purtroppo stiamo perdendo. “La casa dovrebbe simboleggiare il luogo della sicurezza, ma oggi non è così perché non sappiamo nemmeno chi vive accanto a noi” spiega Francesca Bianchet-ti della cooperativa sociale Kaleidoscopio che insieme a Delfino e FAI, anch’esse cooperative sociali di Trento, sta coinvolgendo i ragazzi del servizio civile nella riscoperta di queste tradi-zioni. “L’obiettivo – spiega Bianchetti – è sensi-bilizzare le persone perché capiscano l’impor-tanza di aiutarsi tra vicini di casa nelle piccole cose per arrivare a contrastare la solitudine e a

trovare appoggio anche quando accade un fatto grave”. Saranno gli anziani, i maggiori portatori di que-sta cultura, ad aiutare i giovani a riscoprire quel-lo che può essere ripreso e adattato dal passato perché anche oggi si possa vivere lo stesso senso dell’abitare. Attraverso i ricordi e il loro punto di vista racconteranno quel patto di collabora-zione che alcune esperienze all’avanguardia in Europa e nel Nord-Italia stanno cercando di ri-creare con il cosiddetto “cohousing”, una forma di convivenza che punta a ricostruire situazioni non più spontanee. L’idea si basa su scelte edi-lizie, ma riguarda anche le modalità di accesso alle abitazioni riunendo in uno stesso condomi-nio famiglie con bambini piccoli, neo-pensio-nati e anziani che si aiutino reciprocamente nei momenti di difficoltà.

Per informazioni: Kaleidoscopio 0461 816036

VICINI DI CASAdai ricordi alle nuove forme di abitazionedi serena avancini

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Organizziamo una festa. Ci sono canti, balli e anche i passanti si fermano a prendere un dolce. I ragazzi delle scuole e le suore vengono a darci una mano. Insomma si creano amicizie e le persone che vivono il quartiere entrano nell’RSA, portano una ventata di vita.

patrick coserdirettore rsa “casa famiglia” (gruppo spes)

Ricordo una persona che seguivamo: il direttore della Famiglia Cooperativa di Cognola. Quando si è ammalato non usciva più anche se abitava in centro. Poi c’è stata la festa al circolo anziani in piazza. Lo abbiamo portato e lui si è messo a piangere perché poteva stare di nuovo nei posti che amava.

massimiliano variodirettore cooperativa sociale “delfino”

Una via del centro bloccata al traffico, la sede di un’associazione che diventa spazio di incon-tro per tutti, i bambini che giocano con i non-ni. L’animazione di quartiere è un momento di svago che coinvolge chi vive quotidianamente un determinato luogo, ma anche chi lo ha abi-tato in passato. Quest’attività, però, ha anche un’altra valenza. È il segnale evidente dell’evo-luzione che sta avvenendo nell’organizzazione ed erogazione dei servizi socio-assistenziali che puntano a coinvolgere l’intero territorio. Lo con-

ferma Massimiliano Vario: “L’obiettivo di realizzare un evento ricreativo è far dialogare diverse realtà e riunirle in una rete di protezione per permettere alle persone non completamente au-tosufficienti di restare a casa, nell’am-biente che conoscono e nel contempo non siano sole ed isolate”. Per questo la cooperativa sociale Delfino con il Polo sociale 5, i circoli anziani, la Circoscrizione dell’Argentario e l’as-

QuArTIerI IN feSTAuna via del centro bloccata al trafficoe i bambini che giocano insieme ai nonnidi serena avancini

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serviziQuArTIerI IN feSTA sociazione Telefono d’argento, è impegnata nel

progetto “Filò aperto”, che rievoca il “far filò” di un tempo, lo stare insieme per condividere e raccontarsi storie. Ogni anno questa rete orga-nizza diverse feste nelle sale dei circoli dell’Ar-gentario, sopra a Trento, come la cena di Nata-le, eventi culturali o la Castagnata. Un’altra ragione dell’animazione di quartiere è il desiderio di modificare lo stereotipo dei luo-ghi dove gli anziani sono costretti ad andare perché ammalati o perché la famiglia non riesce più a prendersi cura di loro, come le RSA. “Non devono essere considerate organizzazioni chiu-se, istituzionalizzate – spiega Patrick Coser – qui c’è vita e vogliamo dimostrarlo”. Così quattro giovedì tra maggio e giugno sono diventati l’ini-ziativa “Un pomeriggio d’estate per strada” in cui via Borsieri a Trento diventa teatro di musi-ca, canto, danza e altri spettacoli folcloristici. Con questa occasione l’RSA “Casa Famiglia” – sostenuta dalla circoscrizione, le scuole, suore e volontari – si apre a tutte le persone che deside-rano condividere con i suoi ospiti un momento di allegria nel primo caldo estivo.

Per informazioni: cooperativa sociale delfino: 0461 230000rsa casa famiglia: 0461 236566

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Una serie di risorse, rapporti che in passato si attivavano naturalmente grazie ai legami di parentela o di vicinato fan-no sempre più fatica a mani-festarsi in modo spontaneo e dipendono dalla misura in cui sono sostenuti e motivati. Cre-do poco al mito della comuni-tà in quanto tale, ma molto in una comunità costruita grazie al supporto e all’aiuto di diversi attori. bisogna creare le con-dizioni per l’autogestione. Non si può sperare che ci sia sem-pre il contributo di un soggetto esterno che costruisce e ali-

menta le attività. Per spiegar-mi meglio, le persone quando sono ammalate si rivolgono allo specialista per conoscere la cura adeguata, però esiste anche l’auto-medicazione. Questo servirebbe anche in al-cuni servizi alla persona: alme-no nei più semplici si dovrebbe aiutare le comunità ad auto-organizzarsi, auto-strutturarsi. Se e quando serviranno inter-venti più pesanti, allora si chia-merà lo specialista.

Il parere del sociologo flaviano Zandonai

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reSTAre GIOVANI: uN GIOCO DA rAGAZZIperché da grandi non si gioca più? eppure studi scientifici dimostrano che il gioco aiuta a restare in formadi miriam branz

Un pezzo di legno diventa una bambola e uno straccio il suo vestitino; due giornali accartoc-ciati si trasformano in un pallone. Erano questi i giochi di un tempo, inventati con fantasia in mancanza di giocattoli. A ripensarci suscitano emozioni intense e ricordi di interi pomeriggi trascorsi con gli amici. Il gioco, in realtà, accom-pagna l’uomo fin dall’antichità, quando la sua importanza non era solamente legata all’aspetto ludico, ma era un vero e proprio momento di socializzazione, di intrattenimento degli ospiti. Oggi si tende ad associare il gioco all’infanzia, e con il passare degli anni diventa sempre meno spontaneo non solo praticarlo, ma anche con-dividerlo. Ma chi dice che da grandi non si può più giocare? Il gioco può continuare a far parte della vita quotidiana anche e soprattutto degli adulti.

un giro di briscolaLa ricetta, o meglio la regola, per restare in forma sembra essere semplice e la conoscono bene i “giovani anziani” della comunità di Laguna Wo-ods Village, in California. Sono loro infatti, gli anziani più attivi del mondo, ad essere al cen-tro di una ricerca che dura ormai da molti anni e che ha coinvolto centinaia di persone dai 65 anni in su. Osservando gli ospiti di questa co-munità i ricercatori dell’Università dell’Irvine, in California, hanno scoperto che svolgere ogni

giorno attività che richiedono uno sforzo menta-le può ritardare l’insorgere della demenza senile o di altre malattie i cui effetti provocano perdita di memoria. Giochi di logica o parole crociate sono fra queste. Non bisogna, tuttavia, trascura-re il divertimento, ingrediente fondamentale per la salute dell’anima. E che cosa c’è di più di-vertente di una partita a carte fra amici? Questa sembra in effetti essere la chiave per mantenere il cervello in forma. Alcuni ricercatori hanno in-fatti notato che il bridge (un gioco a carte con 4 giocatori a coppie contrapposte) è un ottimo stimolatore della memoria perché richiede una

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tempo libero

buona dose di attenzione e l’utilizzo di strate-gia, favorendo le relazioni umane. Insomma le chiacchiere fra amici, ma anche con chi non si conosce, rivestono un ruolo importante per sta-re bene. Dedicare quindi qualche ora della gior-nata al gioco non è affatto una perdita di tempo, ma anzi diventa un’opportunità da cogliere. In famiglia, fra amici, al circolo pensionati o nei centri diurni del proprio paese il gioco riattiva le relazioni fra le persone ed è un buon metodo per favorire nuove conoscenze, fa venire il buo-numore e allena la mente.

bloccato al tavolo verde del casi-nò a sperperare la sua ricchezza. È così che di solito si tende ad im-maginare il giocatore d’azzardo, una persona lontana dal nostro mondo. Ma non è così. oggi le tentazioni sono tante, i “vinci faci-le” risuonano attraenti nelle orec-chie dell’operaio, della casalinga, del pensionato. Secondo la dottoressa elvira Prete, psicologa e psicoterapeu-ta referente di SIIPaC (Società Italiana Intervento Patolo-gie Compulsive) per la sede di Trento, pensionati ed anziani sono fra i più vulnerabili al GAP (Gioco d’Azzardo Patologico), ormai riconosciuto come disturbo psi-chiatrico. Una ricerca condotta dall’universi-tà del Queensland in Austra-lia sostiene addirittura che più gli anni aumentano più sale il rischio di cadere nel circolo del gioco compulsivo. In effetti, secondo SIIPaC, il 45% delle persone che tentano la fortuna ai tre giochi principali, cioè Lotto, Superena-lotto e Gratta e Vinci, supera i 50 anni di età. Ma perché sono gli an-ziani i più vulnerabili? “Un tempo il

gioco era un vizio, qualcosa di so-cialmente riprovevole che portava allo sfascio della famiglia”, afferma la dottorssa Prete. “oggi il pen-sionato-giocatore si trova invece catapultato in un contesto diverso da quello di un tempo, circoscritto ai casinò o alla bisca clandestina, perché il gioco è ovunque”. Video-poker, lotterie, slot machines sono ormai nelle edicole, sono online e nei bar. Il gioco da attività ricrea-tiva diventa patologico quando per una serie complessa di cau-se si arriva ad averne un bisogno crescente, quando si iniziano ad escogitare modi per poter giocare e le somme di denaro crescono sempre più. Le conseguenze sono psicologi-che, ma anche fisiche e portano allo sconvolgimento dei rappor-ti sociali, famigliari e finanziari. Smettere non è facile e quando si tenta provoca irritabilità e irrequie-tezza. Ma quali sono i principali fattori di rischio? “La scarsa tol-leranza alla noia, alle frustrazioni, alla quotidianità spinge spesso a ricercare sensazioni più forti”, af-ferma Elvira Prete. “Impulsività e depressione sono altri fattori che

incrociati con la facile accessibi-lità alle più svariate forme di gio-co, alla sua pubblicità, alla sua legalizzazione (le principali lotterie sono statali) e alla velocità della giocata, ben fanno capire i motivi dell’impennata dei GAP nell’ulti-mo decennio”. oggi circa l’80% della popolazio-ne è coinvolta nel gioco ed il 3% soffre di dipendenza da gioco d’azzardo. Ecco quindi che, se non controllato, il gioco perde le sue caratteristiche di socializza-zione, provocando un progres-sivo isolamento dagli altri e dalla famiglia stessa.

(Miriam branz)

Per informazioni: siipac via solteri, 20 - trentocell. 347 0016011

Giocare sì, ma senza azzardare

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PeNSIONe O DePreSSIONe?conclusa l’attività lavorativa si apre una nuova fase della vita, con qualche rischio ma anche molte opportunitàdi cristian aiardi

I 65 anni rappresentano un momento simbolico: la maggior parte degli italiani chiude l’avventura lavorativa e inizia la fase della pensione. Un pas-saggio significativo che però non sempre, o non immediatamente, si traduce in un miglioramento della qualità della vita. Gli psicologi individua-no due contrapposti approcci al pensionamento: per alcuni si apre il periodo della liberazione e del tempo per sé, per i propri hobby e i propri affetti; per altri, invece, pensione fa rima con de-pressione, disagio, insicurezza e instabilità.

“Ho 81 anni – racconta Mario Battistata, del Circolo Anziani di Martignano – e sono in pen-sione da 30, perché ho cominciato a lavorare a 15 anni, e ne ho vista di gente che ha attra-versato questa fase. Secondo me si possono in-dividuare due categorie di pensionati. Ci sono

quelli che si sono dedicati all’associazionismo anche quando avevano un lavoro e che dunque, dopo i 65 anni, hanno semplicemente più tem-po da destinare a queste attività. Ma c’è anche chi, non avendolo mai fatto, una volta in pen-sione difficilmente entra in gruppi o circoli an-ziani, dedicandosi piuttosto a coltivare interessi personali. Spesso si tratta di persone con un alto livello culturale che faticano a stare con chi al-trettanto colto non è”. Il lavoro, quindi, viene percepito in maniera am-bivalente: per alcuni è un obbligo che si svolge per la necessità di avere un reddito e la pensio-ne, pertanto, rappresenta la liberazione; per altri invece il lavoro non è solo fonte economica, ma anche motivo di soddisfazione, di passione e il pensionamento, perciò, rischia di coincidere con la perdita di uno scopo della vita.

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salute

Cambia il ruolo Il momento del ritiro dall’attività professionale crea spesso dubbi e preoccupazioni. Sovente diminuiscono le possibilità economiche, ma quello che in genere pesa di più è la perdita del ruolo: non si è più lavoratori e non si hanno più gli strumenti e i momenti di partecipazione alla vita sociale cui si era abituati. Come scrive la dottoressa Mariarosa Dossi Schelfi in “Quando la pensione è una ghigliottina”, l’adulto anzia-no si vede via via escluso dai ruoli significativi (quello di lavoratore, quello di genitore allorché i figli adulti se ne vanno) e ciò lo priva dell’iden-tità sociale. La flessibilità dei nuovi ruoli, senza chiare aspettative da parte degli altri, richiede notevoli risorse ulteriori generando, per questo sforzo, frequente ansietà, instabilità psicologica e disorientamento, soprattutto in chi ha sempre

vissuto parti e compiti ben strutturati. Cambia il ruolo anche in famiglia: “i nonni – secondo Battistata – sono fondamentali per la cura dei ni-potini, ma serve equilibrio anche a loro: finché c’è salute va tutto bene, ma i figli non sempre riconoscono il calo delle condizioni fisiche dei propri genitori e finiscono per darli per scontati. Ho sentito tanti anziani raccontarmi che si met-tono a piangere quando sentono il campanello e ci sono i figli che lasciano loro i bambini: non è cattiva volontà, semplicemente sanno di non essere più in grado di accudirli”.

Molte opportunitàIl ritiro dalla vita lavorativa può generare tristez-za. L’intensità di questa sensazione è determinata dal temperamento e dal significato che una per-sona dava al proprio lavoro. Non bisogna sottova-

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lutare questi stati emotivi, né pensare di superarli sempre da soli. In casi di difficoltà acuta per un lungo periodo, è fondamentale rivolgersi ad uno specialista per avere una diagnosi corretta: è lo psichiatra che valuta l’esistenza o meno di una reale depressione e la sua gravità. Non bisogna, perciò, aver paura di interpellarlo. Tuttavia, è ne-cessario essere coscienti del fatto che invecchiare non è una malattia e che oggi l’aspettativa di vita che si ha davanti è lunga e molto spesso attiva.

Oggi gli anziani hanno voglia di rimettersi in gioco e grandi risorse da dedicare ad anni pieni e significativi. Così ad esempio, sono molti quel-li a frequentare, anche in Trentino, corsi presso le varie Università della Terza Età. Sono luoghi dove anche i neopensionati possono pensare a riorganizzare il proprio futuro, dove condividere la propria giornata con altre persone arricchen-dosi di conoscenze ed esperienze che aiutano a vivere meglio. Un altro esempio di come si possa davvero essere protagonisti della propria vita arriva da Padova: è la Cooperativa Cilpres (Cooperativa imprenditorialità longeva per le relazioni sociali). Scaturita proprio da un cor-so di formazione, è la prima in Italia ad essere costituita esclusivamente da persone over 65. Il trasporto degli anziani, di attrezzature e di pasti è una delle loro attività, ma grazie ad abili mani abituate al lavoro, questa cooperativa offre an-che riparazioni di carrozzine o altri ausili per anziani non autosufficienti.

“Dobbiamo avere paura della vec-chiaia?”. La risposta ovvia dovreb-be essere no, eppure il mondo che ci circonda ne rimanda un’immagi-ne disastrosa.La paura di invecchiare male, di ritrovarsi soli e poco amati, maga-ri dipendenti o dementi, in luoghi senza vita spesso impedisce di guardare i lati positivi del “diventa-re vecchi”: più tempo per se e per gli altri, più tranquillità e serenità, una maggiore maturità intellettuale e ricchezza interiore. Attraverso interviste e testimonian-

ze Marie de Hennezel traccia un nuovo ritratto della vecchiaia dove non si deve essere spaventati dalla perdita della giovinezza, accettan-do di invecchiare senza però mai diventare realmente “vecchi”.Nel libro non si negano i problemi concreti, ma si cerca di accompa-gnare il lettore in un cammino alla riscoperta di quello che l’autrice chiama “cuore”, inteso come ca-pacità di amare e desiderare.

(Soma Visintainer)

Il calore del cuore impedisce al corpo di invecchiare

Il calore del cuore impedisce al corpo di invecchiarede hennezel m., rizzoli, milano 2008costo: € 17,50

fatto in casa (di riposo)

Chi l’ha detto che sovvertire l’ordine è un’esclusi-va dei giovani? Il film “Viva la revoluciòn” mo-stra che il desiderio di ribellione non tramonta con l’avanzare dell’età. La pellicola, amatoriale e pro-dotta con costi ridotti nel 2009, è nata da un’idea del personale dell’Azienda Pubblica di Servi-zi alla Persona di Borgo Valsugana e rac-conta, con fantasia e ironia, la suggestiva rivolta degli anziani ospiti decisi a diventare protagonisti della vita in casa di riposo. Una sollevazione che ha origine dalle idee anticonformiste di una anzia-na signora, una nuova arrivata, che finiscono per contagiare i compagni spingendoli a vivere po-sitivamente e attivamente le giornate nella casa. Sceneggiatura originale il cui valore aggiunto è dato dagli attori: gli ospiti assistiti nella struttura che hanno partecipato entusiasti all’esperienza.

(Nicola Rizzi)

Per informazioni: apsp san lorenzo e santa maria della misericordiaborgo valsugana, via per telvetel. 0461 [email protected]

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servizibancari

L’innovazione semplifica e migliora la vita di ogni giorno, anche se all’inizio può sembrare complicata, soprattutto quando si basa su nuove tecnologie. Questo vale anche per i servizi ban-cari. Oggi, infatti, è possibile compiere molte operazioni in modo sicuro e semplice senza ne-cessariamente recarsi allo sportello. Ad esempio il prelievo di denaro contante.Le Casse Rurali Trentine e tutte le altre banche operanti sul territorio della nostra provincia, propongono ad esempio la Carta Bancomat. Uno strumento piccolo nelle dimensioni, ma dalle grande potenzialità, che consente di pre-levare denaro contante nell’intero arco delle 24 ore. Farlo è semplice: basta recarsi in uno dei tanti distributori automatici di denaro (contrad-distinti dalla scritta Bancomat) muniti della pro-pria carta. Si compone il codice personale e si accede ai servizi.

Perché è utile?Si evita di avere nel portafoglio o di custodire nella propria abitazione una quantità eccessi-va di denaro contante. Infatti, con il Bancomat, si preleva quanto serve e quando serve. Inoltre

può anche essere utilizzato per il pagamento degli acquisti.

Cosa bisogna evitare?Non bisogna compiere l’errore di custodire, nel proprio portafoglio, la carta bancomat e il nu-mero di codice segreto. In caso di furto, il mal-fattore potrebbe prelevare indisturbato denaro contante fino alla presentazione della denuncia di smarrimento e al conseguente blocco delle funzioni della carta.Sono inoltre attivi servizi aggiuntivi per contrap-porsi ad eventuali clonazioni o sottrazioni. Ad esempio, “Sms alert”: un messaggio inviato al telefono cellulare del cliente informa dell’avve-nuto prelievo o pagamento.

Cosa fare se si perde la tessera?Basta telefonare alla centrale di allarme e chie-dere il blocco della carta: dall’Italia 800 822056 e dall’estero +39 02 45403768. Dopo il bloc-co bisogna avvertire la propria banca; fare de-nuncia dell’avvenuto smarrimento all’autorità di polizia locale consegnandone una copia al proprio istituto di credito.

BANCOMAT per contare sul contante. sempre.a cura delle casse rurali trentine

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ritratto di ercole thun, 1593, particolarea sinistra la “stanza del vescovo”in alto il castello visto da vigo di ton

uNA PASSeGGIATA A CASTel ThuN“certi luoghi, visti ogni giorno da lontano, diventano cartoline, senza spessore. esplorarne un’altra dimensione può allora diventare un vero e proprio viaggio”. (duccio canestrini)di miriam branz

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Sarà una distesa di meli in fiore a fare da sfondo all’apertura di Castel Thun, quando in primavera riaprirà le sue porte. Vigo di Ton, paesino della bassa Val di Non si raggiunge lasciando la strada principale e salendo verso Ton, dove, accerchia-to dal complesso sistema di fortificazioni sorge il castello. Il viale conduce all’ingresso delimi-tato dall’imponente Porta Spagnola su cui cam-peggia lo stemma dei Thun, un tempo simbolo di ricchezza e di potenza. Nel corso del XIII e XIV secolo i Tono – nome poi tedeschizzato in Thun – possedevano, infatti, numerose proprietà disseminate nelle valli del Noce, che in seguito si sono allargate anche in Boemia.

Oltrepassato il ponte levatoio ci si trova nell’am-pio cortile, dove l’occhio viene catturato dal lungo porticato. Proseguendo verso l’interno, il benvenuto viene dato dall’aquila, simbolo del principato vescovile di Trento e dallo stemma della famiglia Thun, datato 1585. Delle circa 150 sale del palazzo, al primo piano si trova-no quelle più signorili: il salotto, la stanza del gioco, la sala del camino; ma la curiosità sale all’avvicinarsi della camera abitata dal principe-vescovo Sigismondo Thun. Un letto a baldacchi-no rosso occupa il centro della stanza, le pareti sono rivestite di legno ed una stufa decorata sui toni del blu un tempo scaldava l’ambiente. Le migliaia di volumi della biblioteca, la pinaco-teca e l’archivio storico fanno del maniero una risorsa storica fondamentale.

Giulia Dalla Palma, direttrice di APT Val di Non, non ha dubbi: “Il lavoro di restauro che da anni si sta svolgendo, restituirà un castello meravi-glioso, riqualificando l’offerta culturale, artistica e storica della valle”. Visitarlo è quindi un’op-portunità, da condividere anche con i più pic-coli, per scoprire cinque secoli di storia di uno dei più importanti casati del Trentino.

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l’esperto

lO SPOrT NON hA eTàintervista a federico schena, docente universitario e direttore del laboratorio e dell’ambulatorio di medicina dello sport del cebismdi serena avancini

Muoversi, mantenersi attivi, praticare un eser-cizio fisico costante fa bene all’organismo: una verità che ci accompagna per tutta la vita fin da quando rincorriamo il pallone nel cortile del-la scuola insieme ai nostri compagni di classe. Con l’andare degli anni, però, aumentano gli impegni dovuti al lavoro o alla famiglia e dimi-nuisce, invece, il tempo da riservare al benes-sere del nostro corpo. Così arriva la pensione, i figli sono sposati ed è di nuovo il momento di dedicarsi al piacere della bicicletta, del nuo-to, del camminare in montagna, ma nascono dei dubbi: quale sport è più adatto alla mia età? Che movimenti è meglio prediligere o evita-

re? A quali controlli medici devo sottopormi? Ne abbiamo parlato con il Professore Federico Schena, Direttore del Centro Interuniversitario di Ricerca in Bioingegneria e Scienze Motorie (CeBISM) di Rovereto.

Innanzitutto, cosa si intende per “attività fisica”?L’attività fisica è una qualsiasi forma di movi-mento in cui i nostri muscoli utilizzano un po’ di energia, mentre noi perseguiamo diversi sco-pi. Ad esempio, può essere l’attività lavorativa, ricreativa e naturalmente anche quella sportiva. L’esercizio fisico da compiere per la salute, in-

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vece, ha una valenza più specifica: si tratta del-la quantità di movimento necessaria per mante-nere il nostro organismo ben funzionante, non solo per quanto riguarda il sistema muscolare e scheletrico, ma anche gli altri organi interni come il cuore o l’apparato digerente. In questo senso l’attività fisica è più che il semplice movi-mento, ma è meno dell’attività agonistica.

Come l’attività fisica migliora la salute e la qualità della vita?Il nostro organismo è fatto per lavorare a determi-nate intensità, sicuramente non per stare fermo. Per migliorare la nostra salute dobbiamo attivare tutte le funzioni che ci appartengono: sia quelle mentali, che servono per indirizzare i movimen-ti, sia quelle muscolari necessarie per attuarli. Le seconde, poi, coinvolgono diversi aspetti – sensoriale, metabolico, articolare – che vanno stimolati in continuazione; non c’è un’età per muoversi e una per il riposo. Il movimento è una caratteristica di tutte le età. Inoltre, l’attività fisica è utile quando viene fatta da soli, ma ha un valo-re aggiunto per la nostra vita se la pratichiamo in gruppo perché si arricchisce di un fattore ulterio-re: quello della condivisione, dello stare insieme.

È necessario mantenersi allenati fin dalla giovane età o si può cominciare un’attività fisica anche dopo i 60 anni?Assolutamente la seconda possibilità. Il CeBISM ha condotto uno studio, nella zona di Rovereto, sull’importanza dell’attività fisica svolta negli ultimi cinque anni e grazie ai risultati ottenuti alla fine anche i miei colleghi che sostenevano una maggiore rilevanza della ginnastica in gio-vane età si sono dovuti ricredere. Naturalmente una persona che ha sempre praticato uno sport ha una capacità fisica maggiore, ma comunque chi non è mai stato sportivo può cominciare in età avanzata e stare meglio di uno sportivo di-ventato sedentario. È accertato che la capacità di allenarsi c’è in qualsiasi fase della vita, anche in età molto avanzata e in condizioni di salute non perfette.

Quale tipo di attività consiglia alle persone non più giovani? Esiste un’attività specifica per anziani utile, ma non sempre è sufficiente a mantenere l’orga-nismo in efficienza. L’attività fisica, infatti, ha 4 componenti irrinunciabili che devono essere sviluppate: la prima riguarda la resistenza, cioè la capacità di fare un certo sforzo prolungato che allena il cuore, il nostro sistema vascolare e alcune caratteristiche dei muscoli. Accanto a questa, esiste l’attività muscolare vera e pro-pria, di breve durata, ma di intensità più alta

l’esperto

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che va sviluppata per aumentare la sicurezza nei movimenti. La terza componente è l’equi-librio, particolarmente importante per l’uomo perché è un “bipede”, ovvero un essere un po’ strano che sta in piedi su una base mol-to piccola e quindi deve fare in modo di non cadere. Infine, la quarta componente riguarda la capacità di comandare bene il nostro corpo e quindi di essere in grado di compiere mo-vimenti complessi. Prendiamo ad esempio il semplice camminare, un’attività aerobica: per raggiungere risultati in tutte le componenti che ho descritto, si può praticare in modi diversi, andando un po’ in pianura e un po’ in salita oppure su terreni diversi.

Quali i controlli e a chi rivolgersi prima di iniziare l’attività?Un controllo è sempre opportuno, ma diventa es-senziale quando una persona non ha una salute particolarmente buona o vuole sottoporsi a sforzi elevati. La persona a cui rivolgersi prima di tutto è il medico di base, quello che conosce meglio lo stato di salute del paziente, e potrà così va-lutare la necessità di un controllo cardiologico, neurologico o di altro tipo. Ancora più importan-te del controllo di per sé, però, è che il giudizio del medico segua la predilezione della persona perché non esiste un livello certificato minimo di esercizio da compiere, ma esiste un’attività fisica appropriata per ogni stato di salute.

Ecco due esempi di esercizio fi-sico per la salute. È necessario ricordare, però, che praticare questi movimenti, anche quoti-dianamente, non è sufficiente per il benessere del nostro organi-smo che necessita di un’attività fisica completa e varia.

Per informazioni:cebismvia matteo del ben 5/b rovereto (tn)tel. 0464 808140 fax 0464 808141e-mail [email protected]

un paio di esempi

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Seduti su una sedia con mani alle spalle, se possibile davanti ad uno specchio, e con un peso in ciascuna mano (p. es. una botti-glia d’acqua), stendere in alto le braccia e tornare alla posizione di partenza con mani alle spalle.

Quantità:eseguire l’esercizio per 8 volte, riposare per 3 minuti, eseguire l’esercizio per altre 8 volte.

Suggerimenti:non effettuare movimenti com-pensatori con il busto e con le spalle.

respirazione:inspira quando abbassi le brac-cia, espira quando alzi le braccia.

Seduti su una sedia, sollevare le spalle e abbassare le spalle.

Quantità:eseguire l’esercizio per 8 volte, riposare per 1 minuto, eseguire l’esercizio per altre 8 volte.

Suggerimenti:non muovere il capo, non esegui-re in maniera brusca.

respirazione:inspira quando alzi le spalle, espi-ra quando abbassi le spalle.

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storie di vita

Il PAeSe DeGlI OrGANI

un ex dirigente industriale fa costruire un organo a smarano: oggi vengono anche dall’estero per poterlo suonare

di giacomo corràtestimonianza raccolta da silvia de vogli

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storie di vita

Nella vita ho avuto due grandi passioni: la mu-sica classica e Smarano, un piccolo paese della Val di Non. Avevo anche un sogno: farle vivere insieme e condividerle. Oggi, con l’aiuto di tan-ti, l’ho realizzato. A Smarano ci sono andato ad abitare con i miei genitori quando avevo due mesi. Da allora, in fondo, non l’ho mai lasciato anche se per 30 anni ho girato l’Italia per occuparmi di aziende in crisi. Ho vissuto a Milano, in Emilia e in molti altri posti, ma non ho mai cambiato la mia resi-denza ufficiale; ogni volta che potevo tornavo in Val di Non a vedere i colori e a sentire gli odori della mia terra per ricaricare le batterie. Anche l’amore per la musica, sopratutto quella antica, risale ai tempi della giovinezza. In particola-re mi è sempre piaciuto il suono dell’organo e ho tentato senza successo di convincere tutti i parroci che si sono succeduti a Smarano di far-ne costruire uno nella chiesa del paese. Poi un giorno è arrivato don Flavio che condivise que-sto desidero, ma, mi disse, “c’è un problema: i quattrini!”. Li troveremo, pensai.

Nel frattempo sono andato in pensione e come me un caro amico di Smarano insegnante a Bol-zano, anche lui con la malattia del campanile e della musica. Insieme abbiamo girato l’Italia alla ricerca di un organo. A Prato ne abbiamo visto uno magnifico di stile germanico. La musi-ca d’organo si è sviluppata nei secoli proprio nei

Lo strumento della chiesa di Santa Maria Assunta di Smarano è sta-to costruito dall’organaro Glauco Ghilardi di Lucca nel 1992. L’orga-no nelle sue caratteristiche foniche e tecniche si ispira a modelli fiam-minghi del secolo XVI, pur senza essere una copia.In occasione del recente restauro della chiesa Parrocchiale, l’organo è stato smontato per provvedere ad una accurata pulizia ed al ripri-stino di alcune parti danneggiate. Lo strumento rivisitato e comple-tato è stato collaudato da Edoardo bellotti in un concerto in cui il pub-blico ha potuto apprezzare l’immu-tata bellezza del colore del suono. Tutti i concerti sono registrati in digitale a cura dell’Associazione

culturale Monsignor Eccher, nata dal comitato fondato da Giacomo Corrà che ha promosso e raccolto i fondi per la costruzione dell’or-gano. L’associazione, oltre ad or-ganizzare stagioni concertistiche e l’Accademia per giovani talenti di tutto il mondo, ha prodotto cd musicali tra i quali una raccolta di brani di Georg böhm eseguiti da Hans Davidsson e una di inediti del tempo del Palestrina eseguiti da Edoardo bellotti.

Per avere una copia dei CDo ascoltare le registrazioni:associazione culturale monsignor celestino ecchervia alla torre, 838010 smarano (trento) e-mail: [email protected] sito web www.eccher.it

l’Organo Ghilardi

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paesi del Nord Europa. Quel giorno stesso sia-mo andati dall’organaro che lo aveva costruito: ci sarebbero voluti quattro anni per realizzarne uno per noi, e molti soldi. Non potevamo certo fare tutto da soli. Abbiamo elaborato un piano di accumulo pluriennale chiedendo a tutte le famiglie del paese di rinunciare ad un caffè al giorno. La grandezza dell’organo sarebbe dipesa dal grado di adesione. Beh, hanno partecipato in tanti con entusiasmo. C’è anche chi ha versato i soldi per un intero registro o una canna da dedi-care alla memoria di un caro defunto. La passione di Smarano per questo progetto è arrivata alle orecchie dell’Assessore provinciale e poi di altri rappresentanti di istituzioni locali che hanno contribuito alla nostra iniziativa. Alla fine ci siamo trovati con più soldi di quelli ne-cessari in quanto un organo più grande di così non si poteva proprio fare. Nel 1992, a settem-bre, lo abbiamo inaugurato e con i soldi avan-zati, l’anno successivo, abbiamo realizzato una piccola stagione di concerti. Quello che è successo dopo è stata fortuna, an-che se ha richiesto e richiede tutt’oggi molto im-pegno. Direi a tempo pieno. La fortuna è stata la particolarità del nostro organo: “un tedesco” trapiantato in un piccola comunità italiana. Nel 1993 i partecipanti di un convegno internaziona-

le sulla musica organistica che si teneva a Imo-la sono venuti a Smarano. C’erano americani, giapponesi, tedeschi. Tra loro anche il direttore dell’Accademia Italiana di Musica per Organo di Pistoia che ci ha invitato a dare vita ad un corso di formazione. La primavera successiva abbia-mo organizzato la prima “accademia”, che si è ripetuta poi ogni anno con maestri d’eccellen-za di livello internazionale e la collaborazione dell’università di Göteborg. Gli studenti arrivano da ogni parte del mondo. Noi al paese, con l’aiu-to delle istituzioni locali ed in particolare della Provincia Autonoma, abbiamo continuato ad in-vestire dando vita ad una Associazione culturale che oggi ha una quindicina di strumenti (di cui ben 5 organi), così ogni studente ha la possibi-lità di provare individualmente per alcune ore al giorno. La sera poi si tengono i concerti e ad ascoltarli non siamo più solo noi di Smarano. La gente arriva da tutta la valle, dalla provincia e anche da fuori. Abbiamo anche prodotto dei cd. Mi dà una grande soddisfazione aiutare giovani talenti a studiare e conoscere grandi musicisti. Ma la soddisfazione deriva anche dal fatto che non è più una passione individuale, ma che tut-ti contribuiscono e cercano di darle continuità perché le note seguitino anche in futuro a risuo-nare a Smarano.

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