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TRADIZIONE E INNOVAZIONE, TERRITORIO E SALUTE STUDI

TRADIZIONE E INNOVAZIONE, TERRITORIO E SALUTE ...Cingolani – Colapinto, Le Farmacopee in Italia, in « Medicina nei Secoli », vol. iv, n. 1, Roma 1992. Introduzione 17 (a) Pagina

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TRADIZIONE E INNOVAZIONE, TERRITORIO E SALUTE STUDI

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Direttore

Chiara Beatrice VUniversità degli Studi di Ferrara

Comitato scientifico

Donatella MUniversità degli Studi di Ferrara

Filippo PUniversità degli Studi di Ferrara

Stefano MUniversità degli Studi di Ferrara

Silvia VUniversità degli Studi di Ferrara

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TRADIZIONE E INNOVAZIONE, TERRITORIO E SALUTE STUDI

Intento della collana è accogliere temi di ricerca che coniughino tradi-zione e innovazione, territorio e salute. Lo studio sull’utilizzo tradizio-nale di piante autoctone e delle antiche “ricette” presenti nelle farma-copee, trattati medici e resoconti del passato può offrire interessantisviluppi sia in campo farmaceutico che cosmetico e nutrizionale.

La rivisitazione di “preparazioni” a scopo terapeutico ottenute me-diante metodologie tradizionali è uno dei filoni più seguiti nel mondoanglosassone per sostenere economicamente chi si occupa del recu-pero delle tradizioni in questo settore. Queste preparazioni (herbaldrugs) hanno una loro collocazione accanto ai più potenti rimedifarmaceutici nel trattamento di patologie minori.

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Ernesto Riva

Le prime farmacopee ufficiali europee

Dalle origini al XIX secolo

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Copyright © MMXVAracne editrice int.le S.r.l.

[email protected]

via Quarto Negroni, Ariccia (RM)

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I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: maggio

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Indice

Introduzione

Capitolo IFirenze, : Il Ricettario Fiorentino

Capitolo IIBarcellona, : Concordia Pharmacopoeia Barcinoniensium

Capitolo IIINorimberga, : Dispensatorium Pharmacorum Omnium. . .

Capitolo IVFirenze, : Il Ricettario Fiorentino, Seconda Edizione

Capitolo VMantova, : Antidotario Mantovano

Capitolo VIAugusta, : Pharmacopoeia Augustiana

Capitolo VIIBologna, : Antidotario Bolognese

Capitolo VIIIBergamo, : Farmacopea Bergamasca

Capitolo IXRoma, : Antidotario Romano

Capitolo XVenezia, : Pharmacopoeia, siue de vera pharmacia conficiendi

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Indice

Capitolo XILondra, : Pharmacopoeia Londinensis

Capitolo XIILione, : Pharmacopoeia Lugdunensis

Capitolo XIIIMessina, : Pharmacopoeia seu Antidotarium Messanense

Capitolo XIVAmsterdam, : Pharmacopoeia Amsterdamensis

Capitolo XVParigi, : Pharmacopoeia Parisiensis

Capitolo XVIBruxelles, : Pharmacopoeia Bruxellensis

Capitolo XVIINapoli, : Antidotario Napolitano

Capitolo XVIIITolosa, : Pharmacopoeia Tolosana

Capitolo XIXVienna, : Pharmacopoeia Regia

Capitolo XXUtrecht, : Pharmacopoeia Ultrajectina

Capitolo XXIAnversa, : Pharmacia Antverpiensis

Capitolo XXIIGand, : Antidotarium Gandavanense

Capitolo XXIIICatania, : Antidotario Catanese

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Indice

Capitolo XXIVMilano, : Antidotario Milanese

Capitolo XXVPalermo, : Antidotarium Panormitanum

Capitolo XXVIAugusta, : Pharmacopoeia Augustiana Renovata

Capitolo XXVIIBarcellona, : Pharmacopoeia Catalana

Capitolo XXVIIIBruges, : Pharmacopoeia Brugensis

Capitolo XXIXEdimburgo, : Pharmacopoeia Edimburgensis

Capitolo XXXRotterdam, : Pharmacopoeia Roterodamensis

Capitolo XXXITorino, : Pharmacopoeia Taurinensis

Capitolo XXXIIMadrid, : Pharmacopoeia Matritensis

Capitolo XXXIIIStoccarda, : Pharmacopoeia Wirtenbergica

Capitolo XXXIVLeida, : Pharmacopoeia Leidensis

Capitolo XXXVBasilea, : Pharmacopoeia Helvetica

Capitolo XXXVICopenaghen, : Pharmacopoeia Danica Regia Auctoritate

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Indice

Capitolo XXXVIICagliari, : Pharmacopoeia Sardoa

Capitolo XXXVIIISiena, : Ricettario Sanese

Capitolo XXXIXSan Pietroburgo, : Pharmacopoeia Rossica

Capitolo XLPadova, : Codice Farmaceutico per lo Stato della SerenissimaRepubblica di Venezia

Capitolo XLIGenova, : Formolario Farmaceutico

Capitolo XLIILisbona, : Pharmacopoeia General

Capitolo XLIIIMadrid, : Pharmacopoeia Hispana

Capitolo XLIVAmsterdam, : Pharmacopoeia Batava

Capitolo XLVDublino, : The Pharmacopoeia of the King and the Queen’sCollegie of Phisicians in Ireland

Capitolo XLVINorimberga, : Pharmacopoeia Borussica

Capitolo XLVIIVienna, : Pharmacopoeia Austriaca

Capitolo XLVIIIMonaco, : Pharmacopoeia Bavarica

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Indice

Capitolo XLIXL’Aia, : Pharmacopoeia Belgica

Capitolo LModena, : Farmacopea per gli Stati Estensi

Capitolo LIParma, : Codice Farmaceutico per gli Stati Parmensi

Capitolo LIILondra, : British Pharmacopoeia

Capitolo LIIIMagdeburgo, : Pharmacopoeia Germaniae

Capitolo LIVRoma, : Farmacopea Ufficiale del Regno d’Italia

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Introduzione

Fino agli inizi del secolo la tecnica farmaceutica, ancora priva dinuovi e moderni orientamenti, era costretta a far proprie le fonti arabeallora considerate classiche. Non si può certo negare l’influenza cheebbe la medicina araba. Essa si manifestò con tutto il suo linguaggioimmaginoso e figurato, con i suoi rimedi strani e meravigliosi daiprofumi esotici e dai colori smaglianti.

Occorre anche tenere presente quanto era già stato realizzato daimonaci nel campo della terapia grazie ad un monumentale progettoda loro stessi attuato: la creazione degli scriptoria con gli amanuensiaddetti alla trascrizione e quindi alla conservazione non solo dei te-sti di cultura classica ma anche degli antichi erbari. Questo pazientelavoro degli amanuensi fu un tenue filo che stabilì un rapporto di con-tinuità tra quella produzione medica ellenistico–romana di caratterepratico che altrimenti sarebbe andata persa nel disastroso naufragiodell’Impero il quale, si sa, era costellato di innumerevoli biblioteche.È probabile che la conoscenza delle erbe e quindi dei medicamentisemplici e composti venisse per lo più trasmessa oralmente e acquisitacon la pratica, ma tale conoscenza fu poi fortemente agevolata dallagrande attività di copiatura e di conservazione di codici antichi tra iquali non mancavano opere di monumentale importanza quali quelledi Galeno, Plinio e Dioscoride. Sembra inoltre che le prime copiedel celeberrimo De Materia Medica di Dioscoride, ad esempio, fosserocompletamente prive di illustrazioni, con evidente difficoltà per gliutilizzatori, tuttavia il primo esemplare a noi noto fu copiato nel secolo presso il convento Prodromo di Costantinopoli e costituisceuno splendido esemplare illustrato; si tratta del Codex Vindobonensische rappresenta ovviamente il punto di partenza della scuola medico–pratica dei monaci. Non a caso poi, il secondo per importanza tra imolti manoscritti illustrati di Dioscoride, fu il cosiddetto Codex Neapo-

. D, De Materia Medica, (Codex Vindobonensis), Costantinopoli, C., X, ff., Vienna, Österreichische Nationalbibliothek.

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Introduzione

Figura . Pagina del Codex Vindoboniensis

litanus trascritto nel secolo e per lungo tempo di proprietà di unmonastero di Napoli. L’Italia meridionale, si sa, fu durante tutto ilMedioevo un importante centro di diffusione della cultura botanicae proprio lì, precisamente in due monasteri calabresi fondati da Cas-siodoro, si diceva fosse conservata e trascritta una traduzione latina diDioscoride con figure attribuite nientemeno che al celebre Crateva,medico di Mitridate. Cassiodoro fu indubbiamente uno dei primifautori del risveglio dell’arte medica; egli fu ministro di ben quattro

. D, De Materia Medica, (Codex Neapolitanus), secolo, , × , , ff.,Napoli, Biblioteca Nazionale, Ms, Gr, .

. Si tratta del Rhizotomicon, di cui si conoscono oggi soltanto dei frammenti riportatiin opere di altri.

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Introduzione

re goti e contribuì enormemente al tentativo di riavvicinamento e difusione tra l’elemento barbarico e quello romano, ma rinunciandoa questo suo sogno di costituire una nuova società cristiana, si ritiròin Calabria nel abbandonando tutte le sue cariche e fondando unmonastero, nella sua villa Vivariense presso Squillace, dove i monacierano dediti soprattutto agli studi e a promuovere la cultura e dove,tra le altre cose, si ospitavano e si curavano i malati e i pellegrini inviaggio per la Terra Santa. Le sue Institutiones, in due libri, offrono aimonaci i criteri d’interpretazione delle scritture, esortano a leggere letraduzioni latine delle opere di Dioscoride, Ippocrate e Galeno da luiraccolte nella biblioteca del convento e contengono consigli sull’usodei semplici:

Apprenderete e distinguerete le piante e a mescolare ogni specie di droghe. . .se la lingua greca vi è poco familiare, studiate anzitutto il libro di Dioscoride,dove le piante medicinali sono descritte con meravigliosa esattezza, i libridi Ippocrate e Galeno tradotti in latino, quelli di Celio Aureliano ed altriche, grazie a Dio, vi lascio nella mia biblioteca.

Egli poteva tranquillamente asserire tutto ciò avendo a disposizio-ne numerosi esemplari di libri greci e un discreto numero di copistie traduttori. Importantissimo fu anche il contributo di CostantinoL’Africano, giunto nel a Salerno per rimanervi per qualche tempoe poi trasferirsi fino alla fine dei suoi giorni a Montecassino. Egli fu uninstancabile traduttore di opere greche e soprattutto arabe riuscendocosì a trasmettere all’Occidente un ingente corpus di opere medichein possesso del mondo arabo; opere che costituirono il fondamentodell’insegnamento dell’arte medica e farmaceutica. Seguirono poiopere di uso pratico, frutto dello stretto contatto con la cultura medicaaraba, note con il nome di Circa Instans e risalenti al celebre Liber deSimplici Medicina compilato a Salerno nel secolo da Matteo Platea-rio. Questo manoscritto fu copiato, ricopiato, ampliato e ampiamenteutilizzato nel corso dei secoli quale manuale per la cura delle malattiecon i semplici e per le pratiche igienico–corporali da seguire. I Cir-

. C, Opera Omnia quae existant Aureliae Allobrogum, Sumptibus P. et J., Chouet.

. O A., Cassiodore, conservateur des livres de l’antiquité latine, Paris, .. Liber de Simplici Medicina, Salerno, sec., ff, Londra, British Library, Ms.

Egerton .

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Introduzione

ca Instans rappresentavano un nuovo modo di accostarsi alle piantemedicinali che più ampiamente fu poi ripreso dai cosiddetti TaquinaSanitatis, manoscritti comparsi verso la fine del secolo, i quali, seb-bene possano essere definiti degli erbari, molto spazio davano all’artedi condurre una vita sana. I pericoli che minacciavano un’umanitàdevastata da malattie, fame e povertà imponevano a questi “ricettari”una stesura di preparati semplici e la divulgazione di norme, se pursobrie, di carattere igienico salutare secondo i dettami della Scuola Sa-lernitana: il celeberrimo Regimen Sanitatis era già cresciuto nei secoli ecircolava per tutta l’Europa del Medioevo con almeno una trentina diredazioni manoscritte. Un’altra opera famosa e molto divulgata nelMedioevo fu il Liber Pandectarum Medicinae, noto come le Pandectae, fuscritta ai primi del secolo dal medico salernitano Matteo Silvatico etratta delle osservazioni sul giardino dei semplici da lui stesso istituitoin quella città. È un’opera in cui compare in modo evidente il concet-to farmacologico della signatura che tanto eccitò la fantasia graficae pittorica degli amanuensi compilatori degli erbari. Tra il e il secolo erano poi già stati diffusi alcuni ricettari come quelli di MesuèIl Vecchio, Geber, Rhazes, Serapione il Vechio, Avicenna e Mesuè ilGiovane, mentre vedono la luce i primi ricettari veri e propri di usofarmaceutico pratico e cioè gli Antidotarii, gli Elettuari e i Dispensatori.Celebre fu l’Antidotarium di Nicolò Preposito, del secolo, perchétrattasi di una raccolta di ricette che furono il risultato di una cono-sciutissima pratica ospedaliera conseguita appunto a Salerno. Va poiricordato l’Antidotarium di Nicolò Alessandrino che raccoglieva ben preparazioni farmaceutiche e che costituì il Codex Pharmaceuticusdi molte scuole di medicina, tra cui quella di Parigi.

Medici e Speziali si accordavano dunque, nella composizione deimedicamenti, ad attingere dal Liber Medicinalis Almansoris di Rhazes,da vecchie traduzioni del Canone di Avicenna e dagli Antidotarii diMesuè e di Nicolò Preposito; tutte opere che il più delle volte avevano

. Tradotto in tutte le lingue il Regimen fu anche tradotto in italiano da autori varie in varie epoche. A partire dal secolo se ne contano almeno una decina di edizioni,stampate per lo più a Venezia, poi a Perugia, Parma e Milano.

. C A., Origine delle Farmacopee ed evoluzione storica. . . , Atti e Memorie A.I.S.F.,Padova .

. C – C, Le Farmacopee in Italia, in « Medicina nei Secoli », vol. , n., Roma .

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Introduzione

(a) Pagina del Codice Egerton (b) Pagina dell’Antidotario di NicolòPreposito

Figura .

creato denominazioni alterate e deturpate per dare enfasi alla parola eper accrescere le speranze. Erano opere che in fondo riproponevanogli insegnamenti di Dioscoride e Galeno. Alcuni testi arabi, per giunta,erano talvolta adottati come codici ufficiali; un esempio è il Dinamerondi Nicolò Mirepso che fu adottato fin dal Trecento nella facoltà medi-ca dell’Università di Parigi o l’Antidotario Salernitano che fu “legge”per gli speziali di Heidelberg dopo la metà del Quattrocento.

Per lo studio e il riconoscimento delle droghe l’unico punto diriferimento rimaneva comunque l’opera di Dioscoride e i testi ad essaispirati; con i suoi più di semplici il Materia Medica di Dioscoridedettava legge sulla conoscenza delle piante medicinali e costituiva qua-si una Bibbia per medici e speziali. Il problema, come si è detto, erache questa enorme quantità di semplici fu poi divulgata da numerosi“ricettari” che avevano reso alquanto incerta e caotica la prescrizio-ne dei medicamenti, mentre la loro preparazione veniva lasciata a

. C R., L’arte dei Medici e Speziali nella storia e nel commercio fiorentino,Firenze , p. .

. F, Die Frankfurter Liste, Halle, , p. .

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Introduzione

totale discrezione dello speziale. Contemporaneamente circolavanoanche delle volgarizzazioni alquanto approssimative che avevano lapresunzione di rendere la scienza medico–farmaceutica accessibile abarbieri, erbolai e droghieri; gente con poca scienza alle spalle chenon aveva certo condotto studi regolari, che a mala pena conoscevail latino, e che fino allora fondava le proprie conoscenze su di un’e-sperienza fin troppo rudimentale derivata dalla consultazione di rozzierbari medievali. Questi riproponevano infatti un Dioscoride alquantoinselvatichito e una nomenclatura botanica caotica al punto da indurregli utilizzatori a clamorosi errori di interpretazione. Allora come oggil’arte farmaceutica rischiava forse di cadere in mano a chi, senza alcu-na cognizione teorica, l’avrebbe trasformata in una sorta di mestiereimprovvisato capace solo di sfornare fantasiosi e costosissimi rimedimiracolistici. Allora più di oggi si tendeva a considerare la figura dellospeziale alla stregua di poco più di un droghiere, privo quindi di fon-damenti teorici consolidati da studi regolari, al quale sarebbe bastatoun semplice elenco di droghe da riconoscere e da usare magari senzail rispetto di una benché minima norma comportamentale. Da qui lanecessità di stendere dei codici professionali che avevano il compitodi disciplinare la materia medica e di codificare l’uso dei medicamentiin modo che medici e speziali potessero esercitare le loro professionicon sicurezza e soprattutto con meno confusione.