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DOCUMENTI T. CHIAMBERLANDO, Lo specchio dei cieli © SEI 2011 On line p. 208, vol. unico Qui di seguito troverai alcune tradizioni popolari natalizie e la storia dell’origine dei canti di Natale. Tradizioni popolari natalizie Dai tempi antichi a oggi … Babbo Natale L’omone rosso e bianco, ridanciano e barbuto, è divenuto simbolo di un Natale giocoso e fiabesco, fatto di buoni sentimenti e belle sensazioni, ma può essere anche stru- mentalizzato (è beniamino degli spot pubblicitari e del Natale consumistico). In realtà, Babbo Natale era un San- to, san Nicola, intorno a cui circolano svariate leggende a volte contrastanti. Una tradizione lo vuole vescovo in Turchia; egli avrebbe atti- rato gli infreddoliti bambini di Myras ad andare alla Messa di mezzanotte offrendo loro piccoli doni, che li convincessero a sfidare il rigore del gelo. Un’altra leggenda, medievale (addi- rittura ricordata nel Purgatorio da Dante: canto XX, 31-33), narra che san Nicola di Bari (vissuto nel III-IV sec. d.C.), volle aiutare un nobiluomo che non aveva una dote sufficiente per far sposare le sue tre figlie. San Nicola, per tre notti consecutive, buttò dentro la fi- nestra del loro castello tre secchi pieni di monete d’oro. Nella terza notte queste monete vennero gettate giù dal camino e s’infilarono nelle calze delle tre ragazze, appese al camino ad asciugare. La leggenda di san Nicola, che in groppa a un asino andava per le case a portare doni ai bambini, veniva ricor- data il 6 dicembre, in occasione della festa del santo, soprattutto in Belgio e in Olanda (“Santa Klaus” deriva dall’olandese “Sinter Klaas”). Quando gruppi di immigrati olandesi si spostarono in America, a New York, porta- rono con loro anche questa tradizione. Nell’800, il personaggio cambiò “mezzo di trasporto”, passando dall’asi- no alle renne e venne “abbinato” alle feste natalizie… Nel 1931, una celebre bevanda, decise di usare Babbo Natale per la sua pubblicità natalizia: apparve un vecchietto con la barba bianca, vestito in bianco e rosso. Questa immagine è ormai diventata la raffigurazione “ufficiale” di Babbo Natale. La Befana La Befana porta doni ai bambini buoni il 6 gennaio, in oc- casione della festa dell’Epifania (giorno in cui la Chiesa celebra la manifestazione di Gesù come salvezza dei popo- li); viene rappresentata come una vecchia a cavalcioni di una scopa. Alcuni studiosi pensano che la Befana si possa collegare alla “vecchia fantoccio” che molto anticamente, in Europa, veniva bruciata in piazza per festeggiare la fine dell’anno; era un simbolo della ciclicità del tempo, del suo esaurirsi e riavviarsi. La simpatica vecchietta potrebbe rappresentare un rito augurale. Norman Rockwell, Santa Klaus (Babbo Natale). Una sfilata di Befane a Roma. 1 Unità 5 Il Vivente

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Qui di seguito troverai alcune tradizioni popolari natalizie e la storia dell’origine dei canti di Natale.

Tradizioni popolari natalizieDai tempi antichi a oggi … Babbo NataleL’omone rosso e bianco, ridanciano e barbuto, è divenuto simbolo di un Natale giocoso e fiabesco, fatto di buoni sentimenti e belle sensazioni, ma può essere anche stru-mentalizzato (è beniamino degli spot pubblicitari e del Natale consumistico). In realtà, Babbo Natale era un San-to, san Nicola, intorno a cui circolano svariate leggende a volte contrastanti.Una tradizione lo vuole vescovo in Turchia; egli avrebbe atti-rato gli infreddoliti bambini di Myras ad andare alla Messa di mezzanotte offrendo loro piccoli doni, che li convincessero a sfidare il rigore del gelo. Un’altra leggenda, medievale (addi-rittura ricordata nel Purgatorio da Dante: canto xx, 31-33), narra che san Nicola di Bari (vissuto nel iii-iv sec. d.C.), volle aiutare un nobiluomo che non aveva una dote sufficiente per far sposare le sue tre figlie.San Nicola, per tre notti consecutive, buttò dentro la fi-nestra del loro castello tre secchi pieni di monete d’oro. Nella terza notte queste monete vennero gettate giù dal camino e s’infilarono nelle calze delle tre ragazze, appese al camino ad asciugare.La leggenda di san Nicola, che in groppa a un asino andava per le case a portare doni ai bambini, veniva ricor-data il 6 dicembre, in occasione della festa del santo, soprattutto in Belgio e in Olanda (“Santa Klaus” deriva dall’olandese “Sinter Klaas”). Quando gruppi di immigrati olandesi si spostarono in America, a New York, porta-rono con loro anche questa tradizione. Nell’800, il personaggio cambiò “mezzo di trasporto”, passando dall’asi-no alle renne e venne “abbinato” alle feste natalizie… Nel 1931, una celebre bevanda, decise di usare Babbo Natale per la sua pubblicità natalizia: apparve un vecchietto con la barba bianca, vestito in bianco e rosso. Questa immagine è ormai diventata la raffigurazione “ufficiale” di Babbo Natale.

La BefanaLa Befana porta doni ai bambini buoni il 6 gennaio, in oc-casione della festa dell’Epifania (giorno in cui la Chiesa celebra la manifestazione di Gesù come salvezza dei popo-li); viene rappresentata come una vecchia a cavalcioni di una scopa. Alcuni studiosi pensano che la Befana si possa collegare alla “vecchia fantoccio” che molto anticamente, in Europa, veniva bruciata in piazza per festeggiare la fine dell’anno; era un simbolo della ciclicità del tempo, del suo esaurirsi e riavviarsi.La simpatica vecchietta potrebbe rappresentare un rito augurale.

Norman Rockwell, Santa Klaus (Babbo Natale).

Una sfilata di Befane a Roma.

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Pordenone, Madonna e Santi,

particolare dell’Angelo con

strumento musicale, 1515 ca. (Susegana,

Parrocchiale).

Un presepio vivente.

Il panettone: quando il cibo è simbolo di unione e caloreLe regioni italiane brillano per la creatività dei dolci na-talizi… quasi perché sia possibile ritrovare, in sapori speciali, il gusto dei valori autentici.In particolare, il panettone sembra non poter mancare. Questo dolce tradizionale nacque da una ricetta della cucina medioevale lombarda. In Lombardia vigeva un’usanza molto diffusa: prima del pranzo natalizio il padre divideva tra i familiari riuniti un “grande pane” (da cui l’appellativo, forse, di “panettone”), segno dei profondi vincoli esistenti tra i vari componenti della fa-miglia… Il pane diventò ben presto un dolce, la cui preparazione si è mantenuta nel solco della tradizione: è fatto scrupolosamente secondo l’antica ricetta ambrosiana, che prevede “l’impiego di burro naturale di panna, uova fresche, fior di farina, cedro candito, uva sultanina, zucchero bianco” (Cibus n. 8 del 1987).Oggi questo dolce ha subito numerose variazioni; è prodotto ormai da grandi industrie (specialmente in Lombardia, Piemonte e Veneto), che l’hanno esportato diffondendone la tradizione ben oltre i confini del nostro paese.

I magici canti di NataleIl termine inglese carol significa ballo o canto di lode ed evoca la gioia dei canti natalizi; in realtà, noti canti derivano da tradizioni europee antichissime e popolari.Già nel 129 d.C. si ha notizia di un “Inno agli angeli”, inserito nelle celebrazioni liturgiche del Natale da un vescovo romano; nel Medioevo, l’uso del latino, lingua in cui vennero composti nuovi inni e tradotti antichis-simi canti, fece perdere a molti tra questi ultimi le caratteristiche di spontanea espressione popolare. Sacre rappresentazioni ispirate al presepio di Greccio di San Francesco d’Assisi hanno, nel xiii secolo, riportato i canti di gioia natalizi tra la gente, nelle piazze e per lo più nelle lingue nazionali, inizialmente in Italia e poi in Francia, Spagna, Germania.In Inghilterra, nel periodo elisabettiano, nacquero carols “narrativi”, il cui testo racconta storie ispirate a personaggi ed eventi della Natività, diffuse da cantastorie e modificate a seconda di luoghi e pubblico.In epoca vittoriana, William Sandys e Davis Gilbert realizzarono una raccolta sistematica di antichi carols; sem-pre in Inghilterra si affermarono i “cori della vigilia”, i gruppi musicali che eseguivano i canti all’aperto, nella notte di Natale, a volte coordinati dai leader delle comunità, persone importanti a livello culturale o politico.La tradizione dei canti di Natale fu sviluppata in Europa, nei seco-li, da compositori più o meno noti; Tu scendi dalle stelle ha musica e versi di sant’Alfonso Maria De’ Liguori (1696-1787), un santo na-poletano, teologo e amico dei poveri. Stille Nacht, Heilige Nacht di Franz Gruber è un canto nato in Austria all’inizio dell’800.

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Il più bel canto di NataleNel piccolo paese di Obendorf, in Austria, un giovane sacerdote, padre Moor, stava dando le ultime istruzioni ai bimbi e ai piccoli pastori per provare il canto da eseguire nella notte di Natale.Tra le navate silenziose si spandeva l’eco di un vocìo allegro e di piccole risatine.«Buoni, silenzio! Incominciamo!».Ma come padre Moor appoggiò il dito sulla tastiera dall’interno dell’organo uscì uno strano rumore, poi un altro e un altro an-cora. «Strano», pensò il giovane prete. Aprì la porticina dietro l’organo e dieci, venti topi schizzarono fuori inseguiti da un gat-to. Povero padre Moor. Si voltò a guardare il mantice comple-tamente rosicchiato e fuori uso. «Pazienza», pensò, «faremo a meno dell’organo».Ma anche i piccoli cantori all’apparire dei topi e del gatto si erano scatenati in una furibonda caccia. Ed ora non c’era più nessuno. Con l’organo in quelle condizioni e il coro dileguato dietro ai topi, addio canto di Natale.Fu un momento di grande sconforto per padre Moor. Mentre, davanti all’altare maggiore si chinava nella ge-nuflessione gli venne in mente l’amico Franz Gruber, il maestro elementare che, oltre ad essere un discreto organista, se la cava bene nel pizzicare le corde della chitarra.Quando padre Moor giunse a casa sua, Gruber stava correggendo i compiti degli scolari al debole chiarore di una lucerna. «Bisogna inventare qualche cosa di nuovo per la Messa di mezzanotte, un canto semplice che ac-compagnerai con la chitarra. Qui ho scritto le parole: sta a te vestirle di musica… Ma in fretta mi raccomando!».Uscito padre Moor, Gruber prese subito in mano la chitarra e dopo aver scorso il testo lasciatogli dal prete cominciò a cercare tra le corde le note più semplici.Nella notte silenziosa i fiocchi di neve rimanevano sospesi ad ascoltare la dolce melodia che vagava nell’aria fredda.A mezzanotte in punto, del 24 dicembre 1818, la chiesa parrocchiale traboccava di fedeli. L’altare maggiore era tutto sfolgorante di lumi e di candele accese. Padre Moor celebrava la S. Messa. Dopo aver proclamato con il vangelo di Luca la nascita del Salvatore si avvicinò con il maestro Gruber al presepio e con la voce tremante intonarono: “Stille Nacht…”.Dalle navate si persero nel silenzio le ultime parole del canto. Un attimo dopo l’intero villaggio le ripeteva davanti a Gesù, come la schiera degli angeli del vangelo di Luca. E da allora non si è più smesso di cantarlo, non solo ad Obendorf, ma in tutto il mondo. È diventata una delle musiche più care del Natale.E di padre Moor e di Franz Gruber che ne è stato? Nessuno dei due ha avuto il tempo di rendersi conto di quanto ha donato al mondo senza aver avuto in cambio nulla.

(in Tutte storie, a cura di B. Ferrero, Elledici, Leumann)

La prima raffigurazione della natività di GesùIn questo dipinto, che si trova nella Catacomba di Priscil-la a Roma (sec. ii-iii), si vede Maria seduta, vestita di una stola, il capo coperto dal mantello reclinato verso il piccolo Gesù che, teso il braccio alla madre, si volge verso l’osser-vatore. Sulla sinistra una figura maschile che tiene in mano un rotolo, indica la stella. È la Stella-Cristo-Messia della profezia di Balaam: «Io lo vedo… una stella spunta da Gia-cobbe e uno scettro sorge da Israele» (Nm 24,17).

Giuseppe Sammartino, Presepe,1780-1790 ca., terracotta colorata.

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Proponiamo la visione del film fantastico A Christmas Carol, di Robert Zemeckis, 2009, W. Disney Pictures. È un adattamento cinematografico del racconto Canto di Natale di C. Dickens.

A Christmas CarolLa tramaIl film, realizzato con la tecnica 3D, coinvolge lo spettatore nel clima natalizio della Londra vittoriana; molti noti carols sono alla base della colonna sonora.L’affarista Ebenezer Scrooge, detestato da tutti per la sua durezza di cuore e avarizia, sembra trovare in-sopportabile il Natale, un vero fastidio che lo costringe a concedere un giorno di ferie al suo sottopagato dipendente e a subire fastidiosi sentimentalismi, come l’invito del nipote Fred al cenone di famiglia… Una colletta per i poveri gli fa addirittura desiderare che ne muoiano molti di fame, per far diminuire la popo-lazione in eccesso. Tornato a casa, però, Scrooge riceve una visita inquietante: quella dello spirito del suo socio in affari Marley, condannato a portare pesanti catene, senza possibilità di trovare pace, a causa della sua vita arida e egoista e venuto ad avvertirlo per indurlo a cambiare. Il fantasma profetizza catene ancora più pesanti per Scrooge e gli dice che sarà visitato da tre spiriti: quello del Natale passato, quello del Natale

presente e quello del Natale futuro. Tutto si avvera durante la notte. Il primo spirito, sot-to forma di candela, mostra al vecchio avaro la sua infanzia in collegio, il suo bisogno di affetto, la sua trepidante attesa del Natale; poi la sua adolescenza piena di sogni e di amicizie, il suo amore per la dolce fidanzata Belle… fino al momento in cui comincia ad amare la ricchezza più di lei. I ricordi riemer-si sconvolgono l’uomo.Lo spirito del Natale presente mostra a Scroo-ge la povera famiglia del suo impiegato Bob, il cui figlio Timmy morirà per mancanza di cure se lo stipendio del padre non aumenterà; il terzo spirito, il più inquietante, è l’ombra del-la Morte: gli rivela un terribile Natale futuro, in cui morirà solo, disprezzato e depredato di ciò che unicamente lascia, i suoi beni. Caden-do nella propria tomba, l’uomo si ritrova nel-la propria stanza da letto, il giorno di Natale; comprende di avere un’ultima possibilità di redenzione e immediatamente modifica tutti i propri comportamenti, liberando sentimen-ti nuovi di solidarietà, compassione e simpa-tia; condivide i beni, aiuta il suo impiegato e diviene quasi un nonno adottivo per il piccolo Timmy… Scrooge diverrà un vecchietto ama-bile e arzillo, finalmente felice di vivere.

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Lavora sul film Inventa una breve storia natalizia in cui avvengono cambiamenti che ritieni positivi nella vita di una o più persone: leggi il raccontino ai compagni, con il sottofondo musicale di uno o più canti di Natale che ti sembrano adatti.

Il messaggioNel racconto, come nel film, il Natale è presen-tato come occasione di rinnovamento interio-re; la sua essenza è forza di Bene, misteriosa e soprannaturale; gli “spiriti del Natale” ne sono metafora.L’essere umano può soccombere al proprio lato oscuro, l’egocentrismo che narcotizza la coscienza, spinge alla ricerca insaziabile di successo e beni materiali, uccide la capacità di uscire da se stessi per poter amare e condanna a una tremenda solitudine che è già Inferno…

Per sconfiggerlo, occorre scoprire la verità su di sé, prenderne coscienza senza scuse; occorre umiltà per riconoscere gli errori e provare un salutare rimorso, il dolore “buono” provocato dal risveglio dei sentimenti; poi occorre far tesoro dell’esperienza ed evolversi… cambiare per poter lasciare nel mondo, alla fine della vita terrena, il retaggio dell’amore dato e ricevuto. Il duro percorso educativo imposto dai tre spiriti a Scroo- ge lo conduce alla conversione, a una vita nuova, una nuova giovinezza del cuore.

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