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La “Trata” di Viserbella - Mensile della Parrocchia “S. Maria Assunta” - Distribuzione Gratuita - Gennaio - Febbraio 2000 Autorizzazione Curia Vescovile di Rimini n. CA 97/15 del 1/4/97 - Direttore Responsabile Montemaggi don Benito Redazione e Amministrazione Viale Porto Palos, 102 - Viserbella - Tel. e Fax 0541-720896 di Elena Guiducci Continua a pag. 4 Continua a pag. 4 di Cristina Bottini Continua a pag. 4 ...la voce del “Don” Finalmente è arrivato questo fatidico e benedetto anno 2000, dopo tanta attesa, trepidazione, ansia e forse anche una leg- gera, sana paura. In realtà, allo scoccare della mezzanotte, non è che sia succes- so poi niente di così straordinario e, pro- babilmente, qualcu- no sarà rimasto an- che un po’ deluso di questo. Certo, per- ché già da tempo era- vamo stati avvisati della possibilità che qualche strano feno- meno potesse acca- dere nel passaggio del Millennio, nella no- stra era tecnologica quando “Ba- chi”, non meglio definiti, avreb- bero potuto sconvolgere la memo- ria dei nostri computer e mandare in tilt l’intero sistema operativo. Per fortuna, o purtroppo, dipende dai punti di vista, tutto questo non si è avverato, anche se, negli Sta- ti Uniti, la popolazione si era per sicurezza attrezzata per gli eventuali disagi, con candele, viveri e ap- provvigionamenti degni di una cata- strofe mondiale; ma si sa, gli Americani sono abituati a pen- sare alla grande!! Comunque sia, anche nella nostra piccola Viserbella c’è stato un particolare che po- teva far presagire al peggio e mi riferisco al momento in cui è venuta a meno l’illu- minazione stradale. La cosa strana è che è accaduto prima di mezzanotte, forse si trattava di prove generali dell’Enel. In ogni L’ultimo tormentone del millen- nio è stato la moda dei calendari. La moda è la moda, fa tendenza, però forse si esagera perché fino a qualche settimana fa era l’argo- mento più gettonato dalla televi- sione, giornali, e non solo. Che cosa non si farebbe per arricchirsi e per la notorietà? Quanto scalpo- re per così poco: occorre tener conto infatti che le bellissime don- ne che appaiono su questi calen- dari sono molto valorizzate da trucchi, pose e tecniche fotografi- che e soprattutto sono disposte a mostrarsi senza veli. Nella quotidianità si incontrano ragazze stupende che non sento- no affatto la necessità di promuo- versi in questa maniera per sen- tirsi valorizzate. Forse questo modo di pubblicizzarsi, un po’ esibizionistico e molto vantaggio- so economicamente, crea aspetta- tive false nelle persone, come se la donna dovesse essere sempre così perfetta, in ogni giorno della sua vita, come appare in quelle foto. Nella realtà qualche volta si può apparire anche meno splen- didi perché dentro di noi c’è qual- cosa che poi così bello non è. Quando si osserva con attenzione e si accoglie in sé una persona sen- za riserve si riesce a cogliere tutta la sua bellezza interiore e indivi- duale. Una persona “bella”, secon- do le norme estetiche vigenti, può LA CLESSIDRA DEL TEMPO C’era... e ora c’è! C’era solo una semente, or c’è un albero imponente. Sopra un ramo un fiore c’era, ma or matura c’è una pera. C’era un uovo in un nidetto, or c’è, invece, un uccelletto. C’era pure un bel pupetto, or c’è, invece, un bravo omet- to. (di Ada A. Bassani - selezio- ne di D.Lazzarini) * * * Questa poesia evidenzia lo scorrere inesorabile del tempo e degli anni. Il tempo è la sostanza di cui sono fatto, è un fiume che mi trascina, ma io sono il fiume. Nella clessidra del tempo ab- biamo assistito allo scivolare via degli ultimi granelli del 1999, di questo secolo e del millennio. Il tempo, “quel vile avversario”, come lo chiama- va il poeta francese Paul Valéry, è la realtà più decisi- va, per definire il nostro esse- re ed esistere, e la sostanza di cui siamo fatti.Il tempo è sì fiu- me, ma non è un nemico ester- no a me: è in me, nel mio es- sere creatura fragile e finita. Gramsci nelle “lettere dal car- cere” lo definiva “un sempli- ce pseudonimo della vita”; è l’essenza dell’esistenza, “il divoratore delle cose” (Ovi- dio), ma è sempre in noi e qualcosa di noi. Anche l’elen- co dei nostri cari che hanno chiuso la loro parentesi terre- na, insieme ai bimbi nati, che sono entrati a far parte della Chiesa con il battesimo, sono LaTratadi Viserbella - Anno IV - Numero 1 - Gennaio - Febbraio 2000 50° 50° 50° 50° 50°della fondazione della Parrocchia

Trata-V1 - giovannibenaglia.it | ovvero diario resistente, di un ... · Il tempo è la sostanza di cui sono fatto, è un fiume che mi trascina, ma io sono il fiume. Nella clessidra

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La “Trata” di Viserbella - Mensile della Parrocchia “S. Maria Assunta” - Distribuzione Gratuita - Gennaio - Febbraio 2000

Autorizzazione Curia Vescovile di Rimini n. CA 97/15 del 1/4/97 - Direttore Responsabile Montemaggi don BenitoRedazione e Amministrazione Viale Porto Palos, 102 - Viserbella - Tel. e Fax 0541-720896

di Elena Guiducci

Continua a pag. 4

Continua a pag. 4

di Cristina Bottini

Continua a pag. 4

...la voce del “Don”

Finalmente è arrivato questofatidico e benedetto anno 2000,dopo tanta attesa,trepidazione, ansia eforse anche una leg-gera, sana paura. Inrealtà, allo scoccaredella mezzanotte,non è che sia succes-so poi niente di cosìstraordinario e, pro-babilmente, qualcu-no sarà rimasto an-che un po’ deluso diquesto. Certo, per-ché già da tempo era-vamo stati avvisatidella possibilità chequalche strano feno-meno potesse acca-dere nel passaggiodel Millennio, nella no-stra era tecnologica quando “Ba-chi”, non meglio definiti, avreb-bero potuto sconvolgere la memo-ria dei nostri computer e mandarein tilt l’intero sistema operativo.

Per fortuna, o purtroppo, dipendedai punti di vista, tutto questo nonsi è avverato, anche se, negli Sta-ti Uniti, la popolazione si era persicurezza attrezzata per gli

eventuali disagi, concandele, viveri e ap-provvigionamentidegni di una cata-strofe mondiale; masi sa, gli Americanisono abituati a pen-sare alla grande!!Comunque sia, anchenella nostra piccolaViserbella c’è statoun particolare che po-teva far presagire alpeggio e mi riferiscoal momento in cui èvenuta a meno l’illu-minazione stradale.La cosa strana è che èaccaduto prima di

mezzanotte, forse si trattava diprove generali dell’Enel. In ogni

L’ultimo tormentone del millen-nio è stato la moda dei calendari.La moda è la moda, fa tendenza,però forse si esagera perché finoa qualche settimana fa era l’argo-mento più gettonato dalla televi-sione, giornali, e non solo. Checosa non si farebbe per arricchirsie per la notorietà? Quanto scalpo-re per così poco: occorre tenerconto infatti che le bellissime don-ne che appaiono su questi calen-dari sono molto valorizzate da

trucchi, pose e tecniche fotografi-che e soprattutto sono disposte amostrarsi senza veli.Nella quotidianità si incontranoragazze stupende che non sento-no affatto la necessità di promuo-versi in questa maniera per sen-tirsi valorizzate. Forse questomodo di pubblicizzarsi, un po’esibizionistico e molto vantaggio-so economicamente, crea aspetta-tive false nelle persone, come sela donna dovesse essere sempre

così perfetta, in ogni giorno dellasua vita, come appare in quellefoto. Nella realtà qualche volta sipuò apparire anche meno splen-didi perché dentro di noi c’è qual-cosa che poi così bello non è.Quando si osserva con attenzionee si accoglie in sé una persona sen-za riserve si riesce a cogliere tuttala sua bellezza interiore e indivi-duale. Una persona “bella”, secon-do le norme estetiche vigenti, può

LA CLESSIDRA DEL TEMPOC’era... e ora c’è!C’era solo una semente,or c’è un albero imponente.Sopra un ramo un fiore c’era,ma or matura c’è una pera.C’era un uovo in un nidetto,or c’è, invece, un uccelletto.C’era pure un bel pupetto,or c’è, invece, un bravo omet-to.(di Ada A. Bassani - selezio-ne di D.Lazzarini)

* * *Questa poesia evidenzia loscorrere inesorabile del tempoe degli anni.Il tempo è la sostanza di cuisono fatto, è un fiume che mitrascina, ma io sono il fiume.Nella clessidra del tempo ab-biamo assistito allo scivolarevia degli ultimi granelli del1999, di questo secolo e delmillennio. Il tempo, “quel vileavversario”, come lo chiama-va il poeta francese PaulValéry, è la realtà più decisi-va, per definire il nostro esse-re ed esistere, e la sostanza dicui siamo fatti.Il tempo è sì fiu-me, ma non è un nemico ester-no a me: è in me, nel mio es-sere creatura fragile e finita.Gramsci nelle “lettere dal car-cere” lo definiva “un sempli-ce pseudonimo della vita”; èl’essenza dell’esistenza, “ildivoratore delle cose” (Ovi-dio), ma è sempre in noi equalcosa di noi. Anche l’elen-co dei nostri cari che hannochiuso la loro parentesi terre-na, insieme ai bimbi nati, chesono entrati a far parte dellaChiesa con il battesimo, sono

La�Trata�di Viserbella - Anno IV - Numero 1 - Gennaio - Febbraio 2000

50°50°50°50°50°della fondazionedella Parrocchia

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La�Trata�di Viserbella - Anno IV - Numero 1 - Gennaio - Febbraio 2000

CAMPAGNA PER LA RIDUZIONE DEL DEBITOa cura del Gruppo Caritas Parrocchiale di Viserbella

Ultime notizie sulla Campagna Ecclesiale perla Riduzione del Debito.La vigilia di Natale, come voi ben saprete, haavuto inizio, anche presso la nostra parrocchia,la raccolta di fondi destinati ad aiutare alcunipaesi del Terzo Mondo per liberarsi dal giogodel debito estero. Una condizione fondamen-tale per permettere a tali governi di avviarefinalmente politiche di sviluppo e risanamentoeconomico- sociale a favore delle loro popo-lazioni giunte ormai ai limiti del-la sopravvivenza.Ricordiamo, infatti, che circa 30anni fa questi Paesi accettaronoingenti prestiti dai Paesi ricchi,spinti sì da reale bisogno, ma so-prattutto da tassi di interesse ir-risori.In molti casi addirittura diventa-va più “economico” indebitarsicon l’estero che investire nellosviluppo della produzione loca-le. Ciò ha generato, anno dopo anno, quellaarretratezza economica e professionale cheoggi contribuisce a condannare alla fame queipopoli, ora che, col mutare degli eventi eco-nomici mondiali, quei tassi si sono in brevetrasformati in percentuali da usuraio.Per uscire da questo circolo vizioso il SantoPadre ha sollecitato la creazione di un Comi-tato di vescovi, cui scopo è farsi da mediatorifra lo Stato italiano e alcuni Paesi debitori neisuoi confronti. Tale comitato si prefigge treobiettivi:- mobilitare le diocesi e le parrocchie affinché

tutti siano informati su questa situazione diingiustizia che priva milioni di fratelli di unavita dignitosa;- sollecitare il mondo politico e finanziarioaffinché si comprenda che non sarà mai possi-bile sconfiggere fame, mortalità infantile, epi-demie, arretratezza economica se non si can-cella in modo consistente tale debito, permet-tendo a tali Paesi di ricominciare “da zero”;- dar vita ad una raccolta di fondi presso tutte

le diocesi. Grazie al denaro raccolto, il comi-tato provvederà ad “acquistare” il debito resi-duo nei confronti dell’Italia, che verrà cosìdefinitivamente cancellato. Per assicurarsi poil’impegno dei Paesi “graziati” a non ricaderein simili trappole, questi dovranno accantona-re la stessa somma che verrà gestita in colla-borazione con le Chiese italiana e locale perl’avvio di progetti di sviluppo. Un aiuto con-creto, mirato e dal forte valore educativo.Apprendiamo da un articolo redatto da Patri-zia Caiffa sul settimanale Il Ponte (19/12/99),che i Paesi destinatari di tale iniziativa sono

Zambia e Guinea: il primo sarà privato di undebito di circa 120 milioni di dollari, il secon-do di soli 57 milioni di dollari. Tra i fattori chehanno determinato la scelta di tali Stati avràsicuramente influito il fatto che, in Zambia, ladurata della vita media è di appena 40 anni el’85% della popolazione vive con meno di undollaro al giorno, mentre in Guinea il 12% deibimbi nati non arriva al 1° anno di vita ed il20% non arriva al 5°.

Dalla stessa fonte leggiamo cheil Governo italiano ha assicura-to di voler condonare entro il2000, tramite apposito disegnodi legge ed accordi internaziona-li, debiti per circa 5000/6000miliardi di lire. Ci auguriamo chel’impegno venga rispettato ediniziamo noi stessi a dare il no-stro contributo perché il nuovomillennio sia veramente per tut-ti un tempo di progresso e fra-

tellanza.P.S.: Appello a tutti i Viserbellesi! Il Centrodi raccolta e distribuzione abiti presso Colo-nia Albertina, a causa delle notevoli richiestepervenute in questi ultimi, freddissimi tempi,si trova sprovvisto del seguente materiale:biancheria intima uomo, biancheria per la casa,giacconi sportivi uomo, pantaloni uomo tagliamedia, scarpe uomo 41-42-43.Chiunque si trovasse con “esuberi”di tali arti-coli, può portarli ai responsabili della distri-buzione ogni mercoledì e venerdì (14.30/15.30) presso Colonia Albertina (lato ferrovia).

di Giovanni Benaglia

MA, SCUSI, LA FINE DEL MONDO?DISCUSSIONE PRIVA DI SENSO CON LA PROPRIA COSCIENZA

Venerdì 31 dicembre 1999. Ore 23:56 e trentasecondi. Trentuno. Trentadue. Ah, Ah, battutavecchia, caro amico. Siamo alle soglie del ter-zo millennio. Frase ormai sentita e risentita.Allora, siamo alle porte del nuovo millennio.Già detto. Anche che sta per finire il millen-nio? Indovinato. Allora sono proprio a cortodi fantasia. Credo proprio di si. Potrei tirarmi

su con qualche cosa. Lascia perdere, con tuttoquello che hanno detto, anche uno che prendele pastine per il diabete è un drogato. Eh, già,come se la droga l’avessero inventata neglianni 90. E’ più facile criticare che trovare unasoluzione. Piuttosto, ricordati del computer.Che cosa mi devo ricordare? Il computer, dai,per via di quell’animale. Animale? Che ani-male? Dai, il bagarozzo del millennio. Ma chebagarozzo, il baco del millennio. Ma comun-que ho già risolto. Stiamo a posto, non succe-de niente?. Tranquillo, tutto in ordine. Certoche i programmatori di una volta erano pro-prio furbi. Non hanno voluto spendere duesoldi in più per la memoria, e si sono ritrovatia spenderne centinaia di miliardi per mettere aposto tutto. Non sono mica tutti degli affaristicome te. Ci siamo quasi. Meno due minuti.Hai comprato il calendario? Certo che l’hocomprato. Fammi pensare, ho quello dellaFerrilli, gran donna, intelligente.... Campa ca-

vallo che l’erba cresce. Si, intelligente, noncapisci niente pensi solo lì. Perché, c’èqualcos’altro a cui pensare? Poi ho il calenda-rio della Merz, della Barale....Ma ce l’hai ilposto dove attaccarli? Lo trovo non ti preoc-cupare. Lo sai che non siamo poi nel terzomillennio? Ancora con questa storia. C’è gen-te che perde tempo a calcolare se siamo nelterzo millennio o no, e intanto altri muoionodi fame. Un’altra bella dose di retorica. Nonva bene? Retorica o no è la verità. Certo,certo...E’ meglio cancellare? Si. Va bene.Quanto manca. Dieci secondi. Lo spumante cel’hai pronto? No. E con cosa brindiamo? Conniente, tanto bere fa male. Dieci, nove, otto,sette, sei, cinque, quattro, tre, due, uno.... Sia-mo nel Duemila. Auguri. Grazie, Auguri an-che a te. Ma dove vai? A letto, tanto questoDuemila mi sembra uguale al 1999. Allora,buonanotte. Buonanotte. Ci vediamo domani.Speriamo. Click.

Anniversari di MatrimonioViserbella - Novembre 99

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La�Trata�di Viserbella - Anno IV - Numero 1 - Gennaio - Febbraio 2000

Andrea MontemaggiVORREI ESSERE PITTORE

Vorrei essere pittore per tingere di verde leautostrade di catrame;per ridare l’azzurro ai fiumi inquinati; per riem-pire di fiori i giganteschi palazzi di cemento;per pitturare di rosa l’abito delle suore.Vorrei essere pittore per tingere di amore lamiseria nera del Sud del mondo; per togliere ilgrigio dai capelli delle mamme; per spianarele rughe di dolore dei vecchi e dei malati; percancellare la voglia di morire da tante giovanivite e per illuminare il sorriso dei bambini.Vorrei dipingere sui frontali delle case, dellescuole, delle chiese, delle officine e dei metròi colori della fraternità.

Il Comitato per gli Affari Economici (riunio-ne del 12/01/2000) evidenzia che, la Diocesiha dato un contributo di 30 milioni derivatodai redditi dell’otto per mille (mod.740) maper necessità dei lavori eseguiti si è chiestoalla Diocesi anche un prestito per 70 milioni econtratto un debito che graverà sugli interessipassivi. Inoltre, ricorrendo quest’anno il 50°anniversario della fondazione della Parrocchia(1950), si prevede di ritinteggiare la chiesa erivedere i legni delle capriate. Se qualche fa-miglia, poi, volesse contribuire in modo parti-colare, si potrebbero decorare anche le fine-stre in alto, rendendole apribili per l’estate.

Avviso Importante

BILANCIO CONSUNTIVOECONOMICO ANNO 1999ENTRATE

Offerte domenicali -sacramenti e funerali 30.474.000

Benedizioni Pasquali ecandele 16.997.000

Da attività pastorali ecaritative 5.442.000

Offerte straordinarie 6.500.000

Contributo dal FondoDiocesano derivato dall'ottoper mille mod. 740 30.000.000

TOTALE ENTRATE 89.413.000

PARTITE DI GIRO

Promozione umana e Miss.,Carità del Papa e Seminario 1.200.000

USCITE

Manutenzione ordinaria,straordinaria e arredamento 124.473.000

Imposte, Assicurazionie eCulto 8.028.000

Utenze e Varie 13.437.000

Attività pastorali e caritative 10.604.620

Colonia Albertina 2.450.000

TOTALE USCITE 158.992.620

PASSIVO ANNO 1999 69.579.620

ATTIVO AL 31/12/1998 16.529.356

RESIDUO PASSIVO AL31/12/1999 53.050.264

Rubrichetta periodica a cura di Salvatore Avantaggiato

Il Sangiovese di RomagnaSulle origini della denominazione, che in dia-letto è “Sanzvès”, sono state formulate diver-se ipotesi. La più accreditata è quella delglottologo F. Schurr secondo cui e secondo unaleggenda popolare, la denominazione delvitigno deriverebbe da Monte Giove, collinaposta nei pressi di Sant’Angelo di Romagna.Qui i frati Cappuccini, che tra le altre cosecoltivavano anche la vite, ospitarono nel loroconvento, che sorgeva come ancor oggi su diun colle denominato Collis Jovise, un perso-naggio illustre.L’ospite gradì moltissimo il vino offertogli daifrati e ne chiese il nome mettendoli in imba-razzo in quanto mai avevano pensato di dareun nome al loro vino. Uno di loro, con farepronto, coniò quello di Sanguis di Jovis dalquale derivò la dizione di Sangue di Giove edin seguito ad una spontanea contrazione sievolse definitivamente in Sangiovese.Le prime notizie storiche sul vitignoSangiovese risalgono al 1600.Verso la fine del diciottesimo secolo il “vino

rosso di Romagna”, così veniva chiamato, sirese popolare come Sangiovese per merito dialcuni poemetti scritti, in occasione di pranzidi nozze, da Pier Maria De’ Minimi e da JacopoBandoni.La zona di produzione del Sangiovese diRomagna comprende oltre che le colline piùorientali della provincia di Bologna anche partedell’Appennino in provincia di Rimini, Forlìe Ravenna che appartiene nel suo insieme allaRomagna. E’ ottenuto dal vitigno omonimocon l’eventuale lieve aggiunta di altri vitigni abacca rossa.Con una gradazione minima di dodici gradipuò essere qualificato “superiore”, mentre la“riserva” ha un invecchiamento di almeno dueanni.Di colore rosso rubino talvolta con orli violaceiè ottimo vino da pasto con profumo delicato,sapore secco, armonico e retrogusto gradevol-mente amarognolo, particolarmente indicatocon pastasciutte e salumi.Cin, Cin!

L’ARTE DEL BERE

Vita Parrocchiale

Lunedì 7 Febbraio inizio corso prematrimonialeinterparrocchiale a Viserba a monte.Domenica 13 Febbraio presentazione del grup-po dei cresimandi.Domenica 20 Febbraio presentazione del grup-po dei comunicandi.Domenica pomeriggio 27 Febbraio festa di Car-nevale a Villa Albertina.Mercoledì 8 Marzo (le Sacre Ceneri, digiuno eastinenza) ore 20.30 funzione e Santa Messa.Giovedì 9 e Venerdì 10 Marzo inizio Benedi-zioni Pasquali: sarà reso pubblico l’itinerario.Venerdì 17 Marzo ripresa dei “Centri di ascol-to” in tre zone: Orti Nord e Sud (17/3 - 31/3 -14/4).Domenica 19 Marzo dalle ore 14.00 alle ore17.00 pellegrinaggio parrocchiale per l’Indul-genza giubilare al Santuario di Casale (a piediper chi può).Domenica pomeriggio 26 Marzo pellegrinaggiogiubilare zonale a LORETO. Prenotazioni en-tro il 5 Marzo.Martedì 17 e Mercoledì 18 Ottobre pellegrinag-gio giubilare a ROMA. Prenotazioni entro il 31Maggio.Domenica 9 Aprile festa delle Elementari in Se-minario.Domenica 7 Maggio Santa Messa di Prima Co-munione.Sabato 13 Maggio Santa Cresima zonale aViserba.Mercoledì 31 Maggio chiusura del mese di Mag-gio con pellegrinaggio giubilare zonale aMontefiore (tardo pomeriggio e sera).

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...la voce del “Don”Continua da pag. 1

La�Trata�di Viserbella - Anno IV - Numero 1 - Gennaio - Febbraio 2000

...E SIAMO NEL 2000Continua da pag. 1

Viale Porto Palos, 76/C - Tel. 721308VISERBELLA

———————————BELLARIA

Via P. Guidi, 19 - Tel. 349620

modo, è stato uno spettacolo molto suggesti-vo che ci ha regalato un’atmosfera quasi ma-gica: in Piazza, infatti, la luce della fontanabrillava più intensamente nella notte stellata ele luminarie facevano da cornice a questo qua-dro notturno. Poi, nel giro di poco tempo, tut-to è tornato alla normalità, forse con un po’ didelusione per chi si aspettava qualcosa di di-verso o di speciale, che non è accaduto.Comunque, nonostante presagi, discorsi, pre-parativi, bachi, trepidazioni, ansie da fine mil-lennio, questo 2000 è qui e ha un po’ il saporedei 18 anni appena compiuti, quando sembrache tutto debba cambiare all’improvviso e,invece, rimane esattamente come prima. Al-meno, però, smetteremo di parlarne, discuter-ne, fare sondaggi e abusare di quel tormentoneche ci ha accompagnati negli ultimi tempi:“l’ultimo ... del Millennio”. Abbiamo avuto,infatti, l’ultimo derby del millennio, l’ultimaeclissi del millennio, l’ultimo plenilunio conluna più grande del millennio, l’ultimo cam-bio di governo del millennio... e questo soloper citarne alcuni. Certo, anche le esperienzepiù banali potevano acquistare una fascino tut-to particolare sotto questa luce e una nostrasemplice influenza poteva diventare...l’ultimainfluenza del millennio!A parte tutto, mi auguro di cuore che questanuova era supertecnologica che si sta apren-do, abbia sempre uno sguardo attento su tutti iproblemi più evidenti che il progresso portainevitabilmente con sé e, in ogni caso, BUON2000 A TUTTI!

la dimostrazione di questo “divenire conti-nuo” e del bisogno di seminare e piantare,altrimenti nulla si raccoglie.ANDAMENTO DEMOGRAFICO PARROCCHIALE 1999Sono sbocciati alla vita e Battezzati:Gioela Lucia Casadei - Francesco Ridolfi -Matteo Gozzi - Monica Donati - MarcoVittori - Nicholas Giustizieri - CarlottaMazzotti - Sofia Palasciano - Viola Gabrielli- Matteo Podestà.Sono tornati alla casa del Padre:Clara Biagini Neri (a.85) - Mario Negrini(a. 86) - Vincenzo Mango (a. 48) - Giovan-na Grossi Neri (a. 84) - Maria BartolucciBiagini (a. 83) - Ottavio Borghetti (a. 54) -Cesarina Sarti Lappi (a. 91) - Pasquale Gal-lo (a. 78) - Valerio Innocenti (a. 75) - Rena-to Mignani (a. 57) - Libera Donati Mietti(a. 74) - Teresa Trevisani Sammaritani (a.90) - Lazzaro Manfroni (a. 77) - Margheri-ta Sturani Morolli (a. 77) - GiuseppeMussoni (a. 60) - Urbano De Luigi (a. 78) -Guido Anderlini (a. 75) - GiacomoAmaducci (a. 71) - Edmondina CeccariniMacrelli (a. 91) - Andrea Montemaggi (a.88) - Anna Maria Belletti (a. 75) - France-sca Meo Profeta (a. 90).

Don Benito

CALENDARIOMANIAContinua da pag. 1

RICORDANDO LUISA

Auguri per un duemila felice come mai!Dammi la mano per non sentirti solo./Scendi dal tuo orgoglio e sorridi./Lucida le scarpe per uscire in allegria/e compera un fiore per tua suocera./Gusta il tuo cioccolatino sino in fondo./Apri la finestra nel cuore della notte e guardale stelle./Fermati a parlare con la donna delle pulizie./Cerca il bocciolo nel vaso dei ciclamini./Fai una torta con le candeline perl’anniversario del matrimonio./Esci presto un mattino per vedere spegnersi leluci della città./Non dire :”soffro d’insonnia”, ma “come èpieno di Dio il silenzio della notte”./Guarda tuo marito negli occhi e digli “ti amoancora!”./Appoggia il capo sul seno di tua madre, comeun bambino./Scrivi un biglietto d’amore al tuo ragazzo./Mettiti un golf giallo e una gonna verde,/un foulard rosso e un cappello bleu,/un paio di guanti rosa e le calze rosse,/solo per il piacere dei colori./Accendi l’HI-FI per sentire una sonata diMozart./Vai al museo per guardarti un quadro./Scendi a piedi per l’ebbrezza di fare le scale./Non contare i tuoi malanni,/ma gli organi che funzionano ancora bene./Fai una corsa nel parco, fino a non avere piùfiato./Vestiti al massimo nel giorno minimo./Spendi un piccolo capitale per un regalo/a chi ami e fai una bella sorpresaa a chi nonami./Perdona a tutti, anche agli ingrati, aimeschini,/agli invidiosi, ai guastafeste e ai bugiardi,/a chi ti fa diventare matto; a chi fa baccano ea chi tace troppo./Perdona alla grande, sempre, da quiall’eternità e.../AVRAI UN DUEMILA FELICE COME MAI !

A cura di Licia Stolfi

diventare brutta se conosciuta veramente: sipuò riconoscere la sua superbia, la sua vanità,il suo odio e la sua aggressività. Allora la bel-lezza o la bruttezza non dipendono più da nor-me, ma sorgono invece da un’osservazioneprofonda.Forse i valori che sono più trainanti e che ciportiamo appresso nel nuovo millennio sonoquelli che fanno tanto scalpore, ma in fondoin fondo sono inconsistenti.“Il valore degli uomini è come quello dei dia-manti che, fino ad una certa misura di peso,di purezza e di perfezione, hanno un prezzocerto e determinato, ma che, al di là di quellamisura, restano senza prezzo, e non trovanocompratori” (N. de Chamfort).

I PSE DIXIT

ü Mi piaccio come sono. Tutta.Claudia Schiffer

ü Mi è capitato spesso di finire su un calenda-rio. Ma mai per una data precisa.

Marilyn Monroe

Riceviamo dal nostro compaesano PaoloBoninsegna, che attualmente sta lontano, unabreve memoria poetica della sua cara Luisae volentieri pubblichiamo:Conobbi una donna, lo dico con dolore,/sì dolce e bella che pareva un fiore,/il solo averla appresso al cor dava calore./Fatale fu quel dì che volsi a lei lo sguardo;/il core mi ferì colui che lancia il dardo/e l’orgoglio mio, per causa sua, si fècodardo./Grande fu la fiamma che m’avvolse perincanto/quando nell’alma mia sentii quel dolce canto/che era del cigno; io non sapea ch’essoprelude al pianto./Accanto a lei avrei voluto viver anni cento!/Ignaro, er’io però, ch’altri godea di quel belfiore il sentimento,/da allor, questo meschino mio cor, ridotto incenere s’è spento.

Paolo Boninsegna

Parrucchiera

Via Proteo, 5/a 0339 - 77.74.791Viserbella di Rimini 0333 - 21.30.550

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Gennaio - Febbraio 2000

Duemila, un appuntamento per tutti:l’Anno giubilare. Gli Ebrei, quando sentivano suonare il grosso cor-

no (Jobel) sapevano che stava per comin-ciare un anno importante e diverso daglialtri.E’ da duemila anni che un personaggiodi nome Gesù è entrato nella vita di tutti noi.Un grande evento davvero, tant’è che ha di-viso la storia in due: prima o dopo di lui.Durante il Giubileo il popolo ebraico lascia-va riposare la terra. Niente semina, mietitu-ra o vendemmia. Un modo perrispettarla, per ricordare che sia-mo “ospiti”, in una casa creatadal Signore.Così, per dodici mesi, la terradava cibo a tutti, senza distin-zione: poveri e stranieri poteva-no raccogliere frutta o verdure,ringraziando il Signore di po-tersi sfamare. In quell’anno poitutti gli schiavi venivano libe-rati e i debiti condonati, cioè di-menticati, come se fossero statipagati. Un anno, dunque, in cuifermarsi, pensare e pregare. Peri cristiani poi è diventato unmodo per festeggiare l’anniver-sario della nascita di Gesù.Da qui anche laparola “Giubilo”, cioè “festa”. Ricordiamoquanto sia stato rivoluzionario il messaggiodi Gesù e il suo esempio negli anni in cui èvissuto sulla terra: regalando il perdono, re-stando vicino ai poveri, cui ha sempre an-nunciato il Vangelo, una speranza, insom-ma per tutti coloro che sono prigionieri (nonsolo dei nemici, ma anche di abitudini sba-gliate), ciechi (dentro), perché non vedononulla oltre se stessi o ancora schiavi del pec-cato e del male. “Lo Spirito del Signore è sopra di me; perquesto mi ha consacrato con l’unzione, e miha mandato per annunziare ai poveri un lietomessaggio, per proclamare ai prigionieri laliberazione e ai ciechi la vista; per rimette-re in libertà gli oppressi, e proclamare unanno di grazia del Signore” (Lc. 4,18-19).Il Papa nello scorso Natale ha aperto la “por-ta santa” della basilica di S. Pietro, dandoinizio così al Grande Giubileo del 2000.Questo gesto simbolico rappresenta il Signo-

re che apre il suo cuore a tutti gli uomini.E’, infatti, un invito: ognuno di noi è chia-mato a oltrepassare la porta (varcare la so-glia), cioè scegliere Gesù e quanto propone.Varcare la porta santa significa che ogni cri-stiano è chiamato a compiere un passaggiodal peccato alla grazia. E’ quindi un passag-gio di conversione: personale e comunita-ria. Ci lasciamo alle spalle non solo un se-colo, ma un millennio, avvertendo l’esigen-

za di pentirci e purificarci da “errori, infe-deltà, incoerenze e ritardi”. C’è un solo ac-cesso che spalanca l’ingresso nella vita dicomunione con Dio: questo accesso è Gesù,unica e assoluta via di salvezza. L’indica-zione della porta richiama la responsabilitàdi ogni credente ad attraversare la porta, cioèincontrare Gesù. E’ una decisione che sup-pone libertà di scegliere ed il coraggio dilasciare qualcosa.Questa è l’ora di tornare a Gesù, conun’apertura totale alla luce, quella che sgor-ga dal Sole. Si tratta di un segno importanteper un festeggiato altrettanto importante,poiché Egli è la luce vera (Gv. 1,9).Ed è proprio ciò che preme al Papa Giovan-ni Paolo II: entrare nel nuovo millennio, sa-pendo mettere Cristo al centro.Nella lettera di indizione (all’arrivo del ter-zo millennio) ci chiede di avere attenzioneal passato, “i cristiani ritrovino le loro ra-dici e chiedano perdono per ciò che di malehanno commesso nei secoli; ma anche al

futuro, con una vicinanza seria a quantihanno bisogno”.Forse verremo distratti da molte cose nel-l’Anno santo. Sono in programma, infatti,tantissime iniziative: ma il Giubileo non èsolo questo, anche se per qualcuno si ridur-rà a un modo per fare buoni affari.Nel 2000 ci sarà una lunga serie di appunta-menti, per tutte le categorie di persone, conl’invito a recarsi a Roma dal Papa, oppure a

vivere una celebrazione nellapropria Diocesi.Le chiese “giubilari” nella no-stra Diocesi. Possono esseremeta di pellegri-naggio e luoghiper acquistare l’indulgenza, se-condo le condizioni stabilite:1) La chiesa cattedrale (Duo-mo); 2) Il santuario della Ma-donna di Bonora a Montefiore;3) Il santuario della Madonnadella misericordia a Rimini; 4)Il santuario Madonna delle gra-zie a Covignano; 5) Il santuariodella Visitazione a Casale; 6) Lachiesa del conventoFrancescano a Villa Verucchio.

Ma perché tutti questi incontri?Vogliono dire che il Giubileo è una fatto cosìimportante che interessa proprio tutti; per-ché Gesù, il festeggiato di quest’anno, hauna parola davvero speciale da dire a cia-scuno. Tra le diverse giornate, quella cheporterà a Roma più persone sarà il Giubileodei giovani: dal 15 al 20 Agosto. Anche ogniparrocchia potrà sentirsi partecipe offrendoospitalità dal 10 al 14 Agosto ai giovani ditutta Europa, che a tappe si avvicinano aRoma. Anche noi vogliamo offrire ospitali-tà a qualcuno!Con i Giubilei si sono mossi verso Roma,centro della cristianità, milioni di pellegri-ni. I “pellegrini” erano coloro che (per-ager= attraverso i campi) attraversavano i cam-pi. Per un lungo periodo lasciavano tutto pertornare alle origini della fede, proprio conlo spirito dell’antico Giubileo ebraico.Cos’è l’indulgenza? L’Indulgenza non èuna “sorta di sconto” all’impegno persona-

di Don Benito Montemaggi

La�Trata�di Viserbella - Anno IV - Numero 1 - Gennaio 2000 - Inserto

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le di conversione; non basta fumare una si-garetta in meno nel Giubileo per guadagnarsiil Paradiso. Contro certi “atteggiamentí su-perficiali” il Papa ha voluto ricordare l’inti-ma connessione tra indulgenza e sacramen-to della Penitenza. Un tema delicato sul qua-le, purtroppo, non sono mancateincomprensioni storiche. Il punto di parten-za è sempre l’abbondanza della misericor-dia di Dio, manifestata nella croce di Cri-sto: Gesù è la grande indulgenza che ilPadre ha offerto all’umanità, mediante ilperdono delle colpe. Dono che presupponela nostra accettazione e corrispondenza. L’in-dulgenza è dunque: la remissione dellapena temporale per i peccati commessi egià rimessi dalla confessione. Inoltre, lungidall’essere uno sconto all’impegno di con-versione, sono piuttosto un aiuto per un im-pegno più pronto, generoso e radicale. “Sba-glierebbe allora, dice il Papa, chi pensassedi poter ricevere questo dono con la sempli-ce attenuazione di alcuni adempimenti este-riori. Essi sono richiesti, al contrario, comeespressione e sostegno del cammino di con-versione”.Durante il Giubileo si chiede il perdono deipeccati, ma anche l’INDULGENZA, cioè di“essere sollevati e liberati da ogni castigomeritato per il male compiuto”. Secondo ladottrina cattolica, la Chiesa ha il potere diamministrare l’indulgenza, cioè di ottenereda Dio la piena remissione della pena tem-porale a causa dei peccati commessi. I pec-cati vengono cancellati con il sacramentodella Penitenza, ma lasciano in noi e attornoa noi delle conseguenze da riparare. La Chie-sa ci aiuta a riparare, ma ci chiede di accom-pagnare con l’impegno della preghiera, conla voglia di cambiare, con gesti di carità ver-

so le persone più bisognose, l’aiuto che cioffre.Come si ottiene l’indulgenza?Per ottenere l’indulgenza giubilare con la vi-sita ad una basilica o altra chiesa, indicatadal Vescovo, si richiede: a) Di aver celebra-to il sacramento della Penitenza almeno nei

giorni immediatamente precedenti, come se-gno di distacco dal peccato e volontà di vi-vere una vita nuova; b) Entrare per la portasanta e varcare la soglia pensando a Cristo,che è la Porta che ci introduce nella comu-

nione col Padre e con i fratelli; c) Partecipa-re all’Eucaristia nello stesso giorno o ad al-tra celebrazione o preghiera come Via cruciso Rosario, adorazione ecc.; d) Concluderecon il Padre nostro, la professione di fede,un’invocazione a Maria e la preghiera se-condo l’intenzione del Papa. L’indulgenzaplenaria potrà essere acquistata anche me-diante iniziative, che attuino in modo con-creto e generoso lo spirito penitenziale, adesempio: astenersi da consumi superflui, edevolvendo una proporzionata somma ai po-veri; sostenere con un significativo contri-buto opere di carattere religioso o sociale(infanzia abbandonata, gioventù e anziani indifficoltà, stranieri in ricerca di migliori con-dizioni di vita).I fedeli potranno acquistare l’indulgenza an-che recandosi a rendere visita per un congruotempo ai fratelli che si trovino in difficoltà(infermi -carcerati - handicappati - anziani)quasi compiendo un pellegrinaggio versoCristo, presente in loro (Mt.25,34-36); ce-lebrando il sacramento della Penitenza, par-tecipando in quel giorno all’Eucaristia e re-citando le preghiere prescritte. Occhi aperti, dunque! Tante volte ci preoc-cupiamo soltanto di noi stessi. Tenere gliocchi aperti vuol dire provare a guardareanche gli altri.Tentando di capire quel che pensano, qualisono le cose che li fanno sorridere e quelleper cui piangono.Significa ascoltare, rinunciare ad una nostrafrase, per sentire cos’ha da dire chi ci stadavanti. Spesso per cambiare le lacrime insorriso bastano piccoli gesti. Si tratta insom-ma di un anno di grazia, che, se visto nellagiusta luce, è un periodo di ristabilimentodella giustizia fra gli uomini, rileggendo la

La�Trata�di Viserbella - Anno IV - Numero 1 - Gennaio 2000 - Inserto

Inserto pag. 2

Continuazione

APRITE LE PORTEAL SALVATORE

Vorrei che ognuno di noi avesse quattrochiavi.Una chiave per la porta che dà sul retro; ilSignore viene, dove e come non lo sappiamo.Viene in coloro che non ardiscono accostarsialla grande porta maestra.Una chiave per la porta che dà versol’interno:il Signore ci è intimo nel più profondodell’anima.Da lì Egli entra nella casa della nostra vita.Una chiave per la porta della comunicazione,che è stata murata, ricoperta con l’intonaco,quella che dà su ciò che ci sta accanto:in coloro che ci sono più prossimi, o coloroche ci sono anche più estranei; il Signorebussa alla nostra porta.Una chiave per la porta principale, il portale:proprio su quella soglia Gesù con Maria eGiuseppe furono respinti.Non esitiamo a lasciarlo decisamente entrarenella nostra vita, nel mondo!Sapremo essere, oggi, la sua Betlemme?

propria storia ed i propri errori, per impe-gnare mente e cuore verso un positivo cam-biamento di vita.Il famoso predicatore domenicano franceseDominique Lacordaire diceva: “Volete es-sere felici per un istante? Vendicatevi! Vo-lete essere felici per sempre? Perdonate!”E’ una lezione semplice ed ardua al tempostesso, come insegna la storia. Essa per at-tecchire deve toccare non le menti ma i cuo-ri, deve cioè divenire una luce della coscien-za morale. Anche questo può essere “giubi-leo”.

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E’ chiamata comunemente “Benedizio-ne della casa” per la Pasqua del Si-gnore. Non è un gesto magico dipropiziazione ma un incontro di pre-ghiera in cui la famiglia si riunisce perlodare ed invocare il Signore. Senza lafede rischia di rimanere un gesto vuo-to.E’ importante scoprire il significato pa-squale di questa benedizione destinatanon ai muri della casa ma alle personeche in essa vi abitano. L’acqua ricor-da al cristiano il mistero pasquale delbattesimo: “passaggio” dalla mortedel peccato alla vita nuova della gra-zia.Nei locali pubblici e nei negozi il sa-cerdote effettuerà la Benedizione solosu espressa richiesta del responsabileo del gestore, il quale, si impegnerà asospendere le attività dell’esercizio almomento della preghiera.Alcuni giorni, come indicato nel ca-lendario, saranno riservati ad even-tuali ricuperi.

BENEDIZIONE DELLA FAMIGLIA

L’itinerario delle Benedizioni, salvo impegni imprevisti, sarà quello stabilitocon inizio alle ore 14.45. Chi avesse difficoltà a ricevere la benedizione nelgiorno stabilito, potrà prendere accordi con il Parroco telefonando al n. 0541-720896 all’ora dei pasti.

La�Trata�di Viserbella

CALENDARIO DELLE BENEDIZIONI PASQUALI ANNO 2000

Parrocchia “Santa Maria Assunta” Viserbella di Rimini

Mese di Aprile

Mese di Marzo

9 Giovedì Via ANGELINI (numeri dispari)10 Venerdì Via ANGELINI (numeri pari)

13 Lunedì Via BARTOLI14 Martedì Via PAGLIERANI - Piazza DE CALBOLI15 Mercoledì Via CENCI - Via NAGLI16 Giovedì Via MEDICI - Via MINGUZZI17 Venerdì Via CAPRARA - Via PETROPOLI19 Domenica Pellegrinaggio Giubilare a CASALE

20 Lunedì Via BUSIGNANI - Via CANUTI - Via SPINA21 Martedì Viale PORTO PALOS (numeri pari)22 Mercoledì Viale PORTO PALOS (numeri dispari)23 Giovedì Libero per eventuali ricuperi24 Venerdì Via COLLI26 Domenica Pellegrinaggio Giubilare a LORETO

27 Lunedì Via NAIADI - Via MARCHETTI28 Martedì Via MARCACCINI - Via CURIEL - Via DONATI29 Mercoledì Via BRUNELLI30 Giovedì Via BRUSCHI (dal n. 1 al n. 27)31 Venerdì Via BRUSCHI (dal n. 28 al n. 46)

3 Lunedì Via ZAMBIAGHI (dal n. 2 al n. 38)4 Martedì Via ZAMBIAGHI (dal n. 40 al n. 50) - Via BORGHESI (n. 22)5 Mercoledì Via ARETUSA - Via DOMENICONI6 Giovedì Via PROTEO - Via SERPIERI7 Venerdì Via SERAFINI8 Sabato Libero per eventuali ricuperi (al mattino)

10 Lunedì Via BORGHESI (dal n. 2 al n. 21)11 Martedì Viale TRITONE12 Mercoledì Via FENICE13 Giovedì Via DURANTI (numeri pari)14 Venerdì Via DURANTI (numeri dispari)

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Benedizione: una parola, un gesto, un sentimento che esprimonola mano di Dio sull’uomo. Il verbo “benedire” esprime il rap-porto tra l’uomo e il soprannaturale.La benedizione costituisce un modo di procurare il bene, propriomediante la parola ed il gesto, che esprimono la trasmissionedella grazia e la mediazione della salvezza.La parola “Benedire” che deriva dal latino:”bene-dicere” puòavere due sfumature di significato:a) può significare: dire buone parole, parlare bene di qualcuno,lodarlo, esaltarlo; ringraziare per un bene ricevuto, manifestarela propria gratitudine;b) nel linguaggio tipico religioso significa augurare cose buonee favorevoli, porgere un saluto e invocare il favore di Dio. Di quil’invocazione dell’azione di Dio, che mostri il proprio favore,concedendo una speciale protezione.Dio manifesta il suo favore nei confronti di ogni realtà creata, inparticolare per l’uomo.L’uomo “benedice Dio”, cosciente che la sua vita è nelle mani diLui e quindi esprime la propria fede, gratitudine e speranza nelrendere lode e gloria a Dio.Il gesto del “benedire”riporta l’attenzione e la sensibilità del-l’uomo a benedire Dio, per ogni realtà creata, e lo orienta a vive-re in questa prospettiva di riconoscenza.Il saluto del Sacerdote, che passa nelle famiglie con il gesto el’augurio della benedizione pasquale vuole avere proprio questosignificato: pregare ed augurare che il Signore sia con loro, comeEgli stesso ha proclamato: “stabilirò la mia dimora in mezzo avoi” (Lev.26, 11) - “Ecco io sono con voi tutti i giorni...”(Mt.28,20).Da questo si comprende che non si tratta di un saluto entratonell’uso, ma è espressione del linguaggio sacro e della presenzadi Dio nella nostra vita. Anche il saluto:” la pace sia con voi!viene dalla sacra scrittura, quando l’Angelo disse a Daniele: “Nontemere, uomo predilet-to, pace a te, riprendiforza e rinfrancati!”(Dan.10, 19).Nel Nuovo Testamen-to si trova che il Signo-re salutò i suoi discepo-li dicendo: “pace avoi!” (Lc.24, 36) e rac-comandò loro di servir-si del medesimo salutodicendo: “Pace a questa casa!”. Così il saluto diviene augurio,perché la pace sia di giovamento a tutti: a chi saluta ed a chiviene salutato. Un saluto nella Chiesa non è mai senza risposta.Il saluto augurale del sacerdote, accolto con fede nella famiglia,diviene motivo di preghiera propiziatrice e di “benedizione”.Mentre il Sacerdote passa nelle famiglie per portare la benedi-zione di Dio, è anche fratello tra i fratelli, che condivide la sorte,le gioie e i dolori di ciascuno, credenti e non credenti. Egli è connoi e accanto a noi per seminare di eterno i nostri giorni, perincidere nella storia i sentimenti del cuore di Dio. Egli passaportando con sé il tempo e l’eternità, la fragilità e la potenza, ilfinito e l’infinito.Passa nelle famiglie per richiamarci che non possiamo fuggirel’eterno senza passare per il tempo, e che non possiamo vivere il

tempo presente, senza un riferimento all’eterno.Questo è il senso del gesto “benedicente e ben augurante” delSacerdote in occasione della Benedizione pasquale alle famiglie.Con viva cordialità auguro a tutti voi Buona Pasqua!

Il vostro ParrocoSac. Benito Montemaggi

qqqqq Giovedì 9 Marzo inizio Benedizioni pasquali (vedi program-ma).

iiiii Variazione orario S. Messe: Ricordo che da Lunedì 6 Mar-zo al 14 Aprile la S. Messa feriale sarà celebrata solo almattino alle ore 8.30.

iiiii Da Domenica 2 Aprile riprende la S. Messa vespertina fe-stiva alle ore 18.00.

ßßßßß Mercoledì 8 Marzo Le Sacre Ceneri (Inizio della Quaresi-ma) S. Messa alle ore 8.30. (Astinenza e digiuno: è tenutochi è dai 15 ai 65 anni). Liturgia penitenziale alle ore 20.30con Riflessione e catechesi sulla Penitenza.

BBBBB Centri di Ascolto alle ore 21.00 in tre luoghi:1) Via Proteo presso la famiglia Gatti - Profeta;2) Piazza De Calboli presso la famiglia Zamagni - Vandi;3) Via Bruschi 26 presso la famiglia Ceccarini;

nei giorni di Giovedì 16 Marzo, Giovedì 30 Marzo e Giovedì13 Aprile.

E Giovedì 6 Aprile - Incontro Catechesi (Penitenza) ore 21.00in Parrocchia.

ÔÔÔÔÔ Domenica 16 Aprile (delle palme), benedizione dei rami diulivo alle ore 10.45, processione e S. Messa.

9 Nei giorni di Lunedì 17 e Martedì 18 Aprile: AdorazioneEucaristica. Esposizione dopo la Messa delle ore 8.30 finoalle ore 12.00. Ripresa alle ore 14.30 fino alle ore 17.30,adorazione comune e S. Messa.

FFFFF Rammento il Pellegrinaggio Giubilare a Casale Domenica19 Marzo con partenza alle ore 14.00 (a piedi chi può),celebrazione della Penitenza (Confessioni), S. Messa ore16.00 - Acquisto dell’Indulgenza e ritorno con le macchi-ne.

bbbbb Pellegrinaggio Giubilare di zona a Loreto Domenica 26Marzo (NB. Orario legale). Sollecito le prenotazioni entroSabato 18 Marzo. Costo del Viaggio £.15.000. Partenzaalle ore 14.00 e ritorno verso le ore 20.00.

DIO VI BENEDICAE VI SIA PROPIZIO!

MOMENTI DI IMPEGNO CRISTIANO

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La “Trata” di Viserbella - Mensile della Parrocchia “S. Maria Assunta” - Distribuzione Gratuita - Marzo 2000

Autorizzazione Curia Vescovile di Rimini n. CA 97/15 del 1/4/97 - Direttore Responsabile Montemaggi don BenitoRedazione e Amministrazione Viale Porto Palos, 102 - Viserbella - Tel. e Fax 0541-720896

di Ferdinando Morigi

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di Giorgio Benaglia

Continua a pag. 4

����� ...la voce del “Don”

La�Trata�di Viserbella - Anno IV - Numero 2 - Marzo 2000

Don Guerrino Boschi

LE ILLUSIONI DI UN“BENPENSANTE”

Ho dato un pane ad un poveroe credevo di essere stato cari-tatevole. Invece era giustizia,perché io ho tanto pane e luino.Ho accompagnato un ragazzocieco per un pezzo di strada:mi sentivo “grande”. Inveceera giustizia, perché io ci vedoe lui no.Ho dato un vestito ad un po-vero gramo: credevo di esserestato “generoso”. Invece eragiustizia. Gliel’ho dato per di-sfarmene, perché non mi ser-viva più.Ho dato un po’ di soldi ad unmendicante. Mi sentivo “a po-sto”. Invece era giustizia, per-ché ne avanzo troppi e spessoli uso per cose superflue.Ho dato l’elemosina ad un taleche non se ne andava dallaporta. Finalmente se n’era an-dato e mi sentivo “a posto”.Invece era ingiustizia, perchéaveva bisogno anche di amo-re.Ho sgridato un ragazzo chechiedeva la carità: credevo di“avergli dato una lezione”. In-vece era ingiustizia, perchéaveva bisogno di rispetto e dilavoro. Dovevo aiutarlo.Questi poveri che incontro perstrada, che bussano alla miaporta, non sono fatti “per far-mi sentire a posto” quando doloro una moneta, un pane, unbicchiere d’acqua, un vestitousato, un piatto di minestra.Quando la finiremo di separa-re carità e giustizia? Noi sia-mo fatti per aiutarci l’un l’al-tro.Perdonami, fratello, se ti domille lire senza amore. Perdo-nami, sorella, se ti butto un

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Mi pare doveroso, davantialla salma di don GuerrinoBoschi, tributare un salutoaffettuoso ed un ringrazia-mento da parte di tutta lacomunità di Viserbella, quiriunita e raccolta in preghie-ra. Egli è stato il primo sa-cerdote e fondatore di que-sta Chiesa, intesa sia comeedificio materiale, che comecomunità di persone, pro-fessanti lo stesso credo.Ho conosciuto don Boschi,quando da appena un annoviveva in mezzo a noi, pri-vo ancora di casa e di chie-sa, entusiasta per le prospet-tive che sognava di realiz-zare, anche se gli obiettiviche aveva fissato comemeta, sembravano più gran-di di lui. La sua fiducia erafondata soprattutto, nel-l’aver trovato in mezzo allagente del luogo, una acco-

glienza ed uno slancio di ge-nerosità e di affetto. Tutticontribuirono in ogni modoal sorgere della nuova chie-sa, che venne inaugurata il 17dicembre 1950, sei mesidopo l’inizio dei lavori.Per 30 anni fu alla guida del-la Parrocchia. Si interessavasoprattutto dei giovani e deipiccoli, per i quali creò, siapure in spazi ridotti, un asi-lo. La sua casa era frequen-tata da giovani, cui dava aiu-to materiale e spirituale, ac-cogliendoli sempre gratuita-mente. Era ed è stato un sa-cerdote generoso. Molti dinoi sono legati al suo ricor-do, intrecciato da momentilieti e felici della nostra vita,ed altri più dolorosi.Fu amato e stimato da tutti,nonostante le difficoltà diquei tempi, quando la politi-

Eccola! E’ tornata “Quaresima” :parola che in quest’epoca di faciliauto-assoluzioni non è più cosìdensa di significati penitenziali.I cattivi, anzi, i pessimi vengonoscoperti quotidianamente dallacronaca: sono i responsabili didelitti o rapine (vedi Cesena eBrindisi). Se i referenti del malesono questi deprecabili personag-gi, va da sé, che noi possiamo con-siderarci i “buoni”. L’equazionesembra giusta, ma proviamo adimpostarla in altro modo: se labontà è un valore senza alcuna li-mitazione, cosa facciamo per di-ventare migliori? Rabbrividiamo

di fronte a certi misfatti, depre-chiamo sui ritardi e sulle lacunedella giustizia, magari sprofonda-ti in poltrona o discorrendo con ilvicino di casa, oppure nella salad’attesa del dentista: esercizi cheservono ben poco per migliorar-ci. Viviamo in una società svilup-pata; le strutture sociali e i costu-mi sono mutati, maturano nuovecoscienze e, sebbene individual-mente, tutti ci sentiamo disponi-bili a fare del bene, restiamo fer-mi al palo delle buone intenzio-nicon le quali, come dice un vecchioadagio: “di buone intenzioni èpavimentata la strada dell’infer-

no” . Le premesse ci sono: dobbia-mo imboccare il percorso di un“nuovo umanesimo”, che non é ilmovimento culturale del XV° se-colo, con cui si rivalutava l’uomoattraverso analisi intellettuali, maun umanesimo pratico, più imme-diato, del quale come esempio, neé viva espressione il volontariato.Seguiamo nella “quaresima” ilmodello Gesù-Uomo dimentican-doci del Gesù-Dio. Per tutti noi ésin troppo facile entrare in sintoniacon Dio: raffigurato spesso comeentità immensamente astratta edilatata, grande come gli infiniti

Page 10: Trata-V1 - giovannibenaglia.it | ovvero diario resistente, di un ... · Il tempo è la sostanza di cui sono fatto, è un fiume che mi trascina, ma io sono il fiume. Nella clessidra

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La�Trata�di Viserbella - Anno IV - Numero 2 - Marzo 2000

UMILTÀ E TENACIA, FEDE E SPERANZA: QUE-di Don Alberto Bastoni

Mi accingo ad affidare alla carta sentimenti,pensieri, impressioni, memorie, suggerite dal-l’accorato addio al personaggio, il cui spicca-to valore, ha segnato la mia vita dal momentoin cui l’ho incontrato, cosciente di chi fosse, e

che ha lasciato un segno nel mio spirito, nellamia vita: don Guerrino. E’ mio intendimentoconservare la sua memoria così come l’ho co-nosciuto, così come mi è apparso fin da quellontano febbraio 1972, quando, insieme allaGrazia, vestiti da carnevale, lo trovammo inchiesa tutto intento a pulire: poche parole, uninvito... inizia la mia avventura di vita trascorsaaccanto ad un prete, meglio ad un uomo, cheha realizzato nel sacerdozio la sua non facilevita.Non vorrei dedicarmi alla descrizioneepisodica della sua lunga esistenza terrena;d’altra parte non sarà facile far risaltare la suaricchezza interiore, perché egli, più che parla-re, taceva e agiva, per cui la parsimonia dellasua parola è una barriera che si frappone tra lasua spiritualità e la nostra conoscenza di essa.Il Signore mi ha dato la grazia di vivere inti-mamente accanto a lui nel periodo segnato dadue eventi di notevole importanza per la suavita: la conclusione del suo ministero aViserbella e l’inizio di quello che per benventun anni lo ha visto consumarsi lentamen-te fino al giorno del suo incontro con il Cristoche ha servito, e non con indolenza, nei fratel-li, a Monteleone. Un periodo delicato, direi disvolta, poiché il cambiamento non fu soltantoquello residenziale o territoriale, ma si verifi-cò anche nel modus vivendi, nel suo carattere.Cercherò di far emergere tutto ciò indugiandopiuttosto nel ricordo degli anni vissuti aViserbella, di modo che chi lo ha conosciutosolo negli ultimi tempi, quando ormai la fibradel romagnolo verace era piuttosto logora, sipossa rendere conto di quale maestosa perso-nalità avesse questo minuto pretino, un po’incurvato per aver sostato a lungo, al lume diuna fioca candela, sui libri di teologia, quandofuori le bombe distruggevano e devastavanola serafica Assisi.Da dove cominciare? C’è un fatto della miainfanzia che scolpì in me la sua immagine. Aitempi dell’asilo parrocchiale, fu lui a liberar-mi da un ingiusto castigo che mi costò l’esse-

re chiuso a chiave, nel bagno, per qualche ora.Di allora ho chiaro il ricordo di lui come ilsacerdote che diceva la messa la domenica, allaquale partecipavo accompagnato dai miei ge-nitori, da mia sorella o da mia nonna. Carne-

vale 72, girando per le strade vestito damoschettiere capitai in chiesa. Mi com-mossi nel vederlo pulire da solo quel luo-go così freddo e solitario: ci fu uno slan-cio di generosità da parte mia nell’offrir-mi come aiutante; un delicato rifiuto daparte sua unito però ad un invito per i giornisuccessivi. E ci ritornai. L’approccio nonfu timido, tutt’altro, entrammo subito inconfidenza. Avevo sette anni, luicinquant’otto. Bastarono pochi giorni perconsumare i preliminari di una conoscen-za che sarebbe sfociata in familiare rap-porto. La sua divenne la mia seconda casa,complici i miei genitori che mai hanno im-pedito che convivessi con lui, né mai han-

no ostacolato la mia frequenza in parrocchia.Diventai ministrante ed entrai a far parte diquel folto gruppo di giovani che quotidiana-mente partecipavano alla messa vespertina. Siarrivava in sacrestia e nel silenzio assoluto siaspettava che Don Guerrino uscisse dal suostudio, la cui presenza all’interno era spiatadalla lampada accesa sulla scrivania. Il coro, avolte, non bastava a contenerci, mentre suibanchi, quattro o al massimo sei persone, as-sistevano. Emilia Mangianti, la Teresina, laRina, la Giuseppina, la Maria Ioli, l’Agnese,la nonna di Luca. Quelle pie donne che lui iro-nicamente chiamava la compagnia della buo-na morte ma che ogni giorno, fedeli comemaddalene, erano ai piedi del loro Signore.Abitualmente consumavo la cena con lui: sem-brava una tavola di altri tempi, per le raffinatesuppellettili, per la compostezza con cui ci sisedeva e a motivo dei buffi personaggi,allora così mi apparivano, che vi eranointorno: Roberto Vernocchi, detto“Caparela”, il fedele sacrestano ecofondatore della Chiesa, colui che nonsi stancava mai di raccontare le vicendelegate ai tempi della costruzione dell’aulaliturgica; la Caterina Babacci, che conamorevole cura veniva imboccata da donGuerrino stesso, Angelo, la Mina, i ca-narini, Ciccio il merlo e i cani: quattro ocinque, tanto da non poter mettere a pro-prio agio i piedi sotto il tavolo per il pe-ricolo di sentirne guaire uno. Verso lenove, se si addormentava a tavola lo sve-gliavo, mi accompagnava fin sul finiredel piazzale e con lo sguardo fino a casa,mentre io, un po’ impaurito dal buio gligridavo: “Mi guardi!!”. Apprezzavamolto il mio carattere, remissivo e pa-ziente, all’epoca: di tutti ero forse il più affet-tuoso e disponibile, ma anche quello che findai primi giorni gli aveva manifestato, con ilmio aggraziato modo di fare, il desiderio divolerlo imitare abbracciando il sacerdozio. Mitenne vicino ma non fece a me più di quanto

avesse già fatto ad altri o stesse ancora facen-do. Quanti ne erano passati prima di me findai tempi della Torretta? In quanti aveva ripo-sto la speranza di poterne ricavare un prete?In effetti non ero neanche il più intelligente,né il più estroverso. Anzi, avevo antagonistiche si volevano accaparrare tutta la sua sim-patia e considerazione.Quello che più mi affascinava, e che mi hasempre colpito, è stato il suo essere prete inuna forma aliena da ogni clericalismo, forsedovuto al suo ritardato ingresso in seminario,ormai già venticinquenne. Questo, tra l’altro,gli ha consentito di non essere mai un pretesolo. Era consapevole di essere prete con i lai-ci e per i laici, in particolare i giovani, nel-l’esercizio della sua paternità; pronto ad assu-mersi la responsabilità di pastore e guida, aprendere le decisioni dopo aver ascoltato tutti,ad offrire a chiunque lo richiedesse la caritàdell’ascolto o l’aiuto richiesto, anche materia-le.La sua diversità, rispetto agli altri, nell’essereprete, si manifestava per esempio nel tenerealla larga i superiori che rispettava ma di cuinon sempre condivideva le decisioni; nelprecorrere i tempi della riforma liturgica; nel-la raffinatezza e nella pulizia della sua perso-na, nella finezza di linguaggio che usava nelleomelie, nel credere nella amicizia profonda -ricordo l’immenso e sincero dolore per la mortedi don Napoleone Succi -, nella sua discrezio-ne nel chiedere offerte per la parrocchia, nelsuo pudore nel celebrare -non alzava mai gliocchi nè incrociava gli sguardi altrui-, nel suoamore per gli animali, non solo cani; nella suasensibilità e premura, nella sua straordinariagenerosità, nel suo carattere per niente facileo mite ma piuttosto scorbutico e a volte sgar-bato, con tutti. Quanti giorni passava senza ri-

volgere a nessuno la parola! Ma ancora, nellasua capacità di soffrire, anche fisicamente, inassoluto silenzio, nel continuo timore di poterimportunare il prossimo o essere di peso a qual-cuno; nella sua estrema riservatezza, tanto danon essersi mai fatto vedere senza veste (quan-

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La�Trata�di Viserbella - Anno IV - Numero 2 - Marzo 2000

do ancora la indossava) o di permettere a qual-cuno di entrare in camera sua quelle rare volteche l’influenza lo assaliva e lo costringeva aletto.Non dico di aver passato solo giorni felici conlui. Ammetto che vi sono stati anche momenticritici, ma non sono mai riuscito a staccarmida lui. I suoi sbalzi d’umore avrebbero potutofar allontanare chiunque. Io sono sempre riu-scito a sopportarli.Vorrei concludere questa prima parte dedicataal periodo viserbellese con un accen-no alla sua cultura e passione musi-cale. La prima era anche frutto diquella sua innata propensione allo stu-dio che lo aveva fra l’altro portato adiscriversi, prima ancora di entrare inseminario, alla facoltà di Magisteroin lettere dell’Università di Bologna.Don Guerrino ha insegnato di tutto:dalle lettere alla matematica, dal fran-cese alla filosofia, e se lo poteva per-mettere perché era sorprendentementepreparato. La sua passione per la mu-sica, soprattutto quella liturgica, glidiede modo di scoprire la mia voceche, non solo apprezzò, ma fece sì chediventasse mezzo per attirare la gen-te in chiesa. Lui mi insegnò i primicanti, mi affidò le parti solistiche, miincoraggiò allo studio dell’organo.E fu proprio a causa del mio cantare che co-minciammo a frequentare Monteleone. Si, per-ché Don Antonio Nini invitava don Guerrinoe me alle feste che si facevano in quello sper-duto paesino, almeno tre volte all’anno. Insie-me a Tonino Bucelli e Mario Venturelli, cheper me erano il non plus ultra nell’ambitomusicale, andavamo lassù a cantare la messae farci la tanto desiderata mangiata postmissam, insieme naturalmente agli amici pre-ti: don Dorino Celli e don Giuseppe Lattanzio.Don Guerrino viveva in un paese che nonamava: amava la gente, i suoi giovani, ma nonViserbella. Nonostante la lunga permanenzain questa località che ha goduto della primiziadel suo sacerdozio, non era mai riuscito a stac-care affettivamente il cuore dalla sua Faenza.A Viserbella ha consumato i giorni più intensidel suo lungo sacerdozio, dedicandole non solola vita ma l’offerta quotidiana di quel sacrifi-cio in cui lui era solito mettere tutti, amici enemici. Viserbella è stata la Sposa per cui luisi è dato da fare e che ha servito, come megliopoteva, fino al giorno del suo addio. La Vignaeletta che ha dissodato (anche nel senso mate-riale) e curato perché desse frutti degni di Chilo aveva inviato. Ha lavorato però con distac-co e, contrariamente a quanto fanno i preti, nelmomento in cui la sua attività divenneimproduttiva, decise di lasciare ad altri quellaambitissima porzione di Chiesa riminese.Quello per Monteleone fu un amore a primavista: ne era attirato per la pace profonda, perla quiete per il silenzio che in quel luogo soli-tario dominava, contrastato solo dal lontano

rumore di macchine agricole: cose queste chedopo anni di permanenza in una localitàfrastornata dal turbinio estivo, erano più chelegittime aspirazioni. Posso assicurare chel’opzione non avvenne all’improvviso o sen-za un lungo periodo di riflessione. Ne avevagià parlato a mons. Biancheri la cui rispostafu un incoraggiante invito a continuare lì dove,per vent’anni, aveva lavorato.Naturalmente la sua decisione, presa indipen-dentemente da quelli che qualcuno ha definito

i veri motivi della sua scelta, come il voler daresistemazioni di carattere economico a personea lui molto care e vicine, influì notevolmenteanche sulla progettazione del mio cammino diformazione sacerdotale. Da notare che, e losottolineo, mi fece proposte del tipo: vuoi di-ventare prete o vuoi entrare in seminario? DonGuerrino non era entusiasta dell’ambiente ec-clesiale riminese e voleva per me qualcosa dispeciale, qualcosa che soprattutto mi desse lapossibilità di continuare gli studi musicali. Fucosì che, tenuto conto del suo imminente tra-sferimento a Monteleone, decisi di entrare nelseminario della Consolata di Gambettola, einiziai a frequentare quel famoso Istituto Ma-gistrale di Forlimpopoli in cui lui si diplomòmaestro nel lontano 33/34. La cosa più belladi quel 1978 fu che per la seconda volta an-dammo a Lourdes e, immediatamente dopo,cominciò a realizzare il suo desiderio di anda-re a Monteleone. Dall’ottobre 78 all’aprile 79andavamo tutte le domeniche lassù. Passava aprendermi a Gambettola e insieme si raggiun-geva il piccolo paese dove celebrava la messadomenicale. Il primo maggio ci fu l’entratacome parroco. Non mi dimenticherò mai la suasgridata come arrivò in sacrestia, per essermidimenticato di portargli la stola all’ingressodel paese. Ero lì da due giorni, avevo lavoratotantissimo per preparare tutto: pulizie, canti.Mi venne incontro chiedendomi cosa ci stessia fare! Ormai lo conoscevo troppo bene:l’indomabile impulsività lo spingeva, a volte,a essere poco amabile e antipatico. Il bello erache subito, o quasi, se ne rendeva conto e siscusava non a parole ma con gesti di tenerez-

za, piena di forte imbarazzo.Cominciò così il secondo periodo del suo nonbreve ministero sacerdotale. Con lui salì aMonteleone chi, fino allora, aveva costituitola sua famiglia: il diletto Angelo, amato comeun figlio o forse più, dal giorno in cui la fedeleMina glielo portò perché, lei ricoverata allaVilla Salus, ne avesse cura.Anch’io, naturalmente, lo seguii. Trascorrevoda lui i fine settimana e l’estate intera. Dopola chiusura del seminario di Gambettola, deci-

so a non voler mettere piede nel se-minario di Rimini, mi trasferiidefinitivamente a Monteleone. Anchequi ci furono momenti di grande sod-disfazione alternati a dolorosissimeesperienze, culminate nella precocemorte di Angelo: che dura prova fuquella.Ormai non ero più il piccolo Baston-cino -soprannome che lui stesso ave-va coniato per me- ma Alberto. Dopola maturità, si trattò di decidere la miadestinazione per gli studi teologici.Nel frattempo c’era stata la conoscen-za del Santuario dell’Amore Miseri-cordioso e della Congregazione deiFigli dell’Amore Misericordioso diCollevalenza. Mi aiutò a decidere an-che in previsione di un nostro even-

tuale ritornare insieme dopo la mia ordinazio-ne presbiterale.Sebbene fossi il primo suo ragazzo a raggiun-gere la meta del sacerdozio, non mi diede lasoddisfazione di venire alla mia ordinazione.Non ebbi la gioia di abbracciare, con la fre-schezza dell’unzione appena ricevuta, coluiche mi aveva fatto amare questo stato di vitafin dalla mia infanzia. Andai io, e là, nella pa-cata atmosfera di quella mistica chiesetta, ce-lebrammo una messa con commozione e gra-titudine. In quella circostanza mi regalò, ser-bati da anni, i preziosi paramenti e il caliceche usò quel 24 settembre 1944, nella cappel-la dell’episcopio di Faenza, allorquando Mons.Battaglia lo ordinò, tra una bomba e l’altra,sacerdote di Cristo.Voglio concludere facendo un accenno alla suaspiritualità. L’amore per la liturgia, curata intutti i suoi dettagli, la fedeltà alla preghieraquotidiana - a Monteleone trascorreva quasil’intero pomeriggio in chiesa- uno stilecelebrativo sobrio, elegante e coinvolgente,hanno fatto di lui un vero modello di vita spi-rituale. Non amava forme troppo devozionalidi culto e, spesso, mi rimproverava per il mioattaccamento a stili che secondo lui erano sor-passati.Una volta mi disse una cosa che non dimenti-cherò: “Ricorda: umiltà e tenacia, fede e spe-ranza”. Queste erano le virtù su cui avrei do-vuto basare la mia vita. Ed è un invito più cheun insegnamento, che può essere rivolto a tut-ti, affinché la propria vita diventi più lumino-sa, proprio come la sua, sempre vicina allavolontà del Padre nostro.

-STI GLI INSEGNAMENTI DI DON GUERRINOdi Don Alberto Bastoni

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“FARE CIÒ CHE VOGLIO” SIGNIFICA LIBERTÀ?Spesso tra noi giovani e non solo, è assai dif-fusa l’idea che sia di primaria importanza es-sere totalmente liberi, in ogni senso, e che lalibertà consiste nel “fare ciò che si vuole”.Purtroppo si conosce la sorte di persone chehanno vissuto facendo tutto quello che hannosentito di volere in quel momento:tossicodipendenza, aggregazione a gruppi“non sani”, aborto, infedeltà coniugale, ecc..Intendere la libertà come “fare ciò che si vuo-le” ha validità se ci si riferisce alla semplice“capacità di scelta”: ad esempio, seguire certistudi invece che altri, sposare questa o quellapersona, compiere un furto o non farlo, com-piere un delitto o non farlo, fare il bene o fareil male.E’ fondamentale riconoscere l’esistenza diquesto tipo di libertà (che può essere però in-debolita da diversi condizionamenti) perché inquesto modo si rende ogni persona responsa-bile delle proprie azioni. C’è però un altromodo di intendere la libertà molto più com-pleto e profondo e di cui spesso si abusa e cioèintendendola “fare ciò che si vuole”, cioè agi-

re a proprio completo volere.In realtà per interpretare in modo completoquesta espressione, occorre tenere presente chenella mente umana ci sono tante forze negati-ve o malate che tendono ad impadronirsi dellanostra volontà per farci agire nel senso da essevoluto e di esse si potrebbe fare un lungo elen-co, come ad esempio i “complessi d’inferiori-tà”, che ci spingono ad ostentare chissà qualicose perché non ci sentiamo abbastanza “im-portanti e belli” così come noi siamo, l’egoi-smo, la tendenza alla ricerca smoderata delpiacere per il piacere, all’ambizione, alla pi-grizia, all’invidia, alla falsità, alla disonestà,.....Dunque, è chiaro che quando l’individuo cedealla passione di queste forze autonome, non èveramente libero, ma schiavo di esse; e quindinon fa ciò che vuole la sua autentica persona-lità. Esiste infatti nella psiche umana anchetutto un patrimonio di tendenze sane, le piùautenticamente umane, fatte di quei valori(come l’amore, la verità, l’onestà e ogni for-

spazi celesti, infinitamente buona tanto da ri-tenere impossibile che possa esserci un luogochiamato “inferno”. Questo Dio sempre dispo-sto a perdonarci! Ma il punto di fede, per ognicristiano é Gesù, é il Cristo. E’ Lui che ci halasciato quell’indirizzo originale e rivoluzio-nario, che compendia tutti i comandamenti eche é così difficile da seguire: “Ama il prossi-mo tuo come te stesso” e “Amatevi a vicendacome io ho amato voi!”.Di fronte alla traumatizzante esperienza delCristo, che nella settimana conclusiva dellaquaresima ci viene riproposta, dovremmo ri-flettere sulla nostra incapacità ad applicarequesto suo esplicito invito.Quante chiusure verso gli altri, quanto piacereproviamo per gli insuccessi di quelli che cisono antipatici, quelli che nei nostri sospetticonsideriamo “non amici”, forse solo perchéun giorno si sono dimenticati di sorriderci o disalutarci.Quante rispostacce, i molti sensi di invidia, ogli atteggiamenti ostentati di superbia, per ta-cere dei moti di astio palesato o meno versogli stessi parenti, che proprio loro, sono il no-stro prossimo. Mi ricordo la frase di un notocommentatore televisivo: “Una discreta dosedi odio può far bene alla salute”.

...”QUARESIMA”

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ca costituiva una barriera nei confronti dellareligione. Era tanto amico di tutti da parteci-pare, come semplice cittadino, anche ai fune-rali civili di Viserbellesi. Visse semplicemen-te sino alla fine.L’ultimo incontro che ebbi con lui, qualchemese fa a Monteleone, mi turbò profondamen-te: lo trovai seduto in una poltrona, davanti adun tavolo, che stava leggendo il breviario.Quella solitudine mi riempì il cuore di tristez-za, ma mi lasciò col sorriso fra le labbra, di-cendo di ricordare sempre i suoi vecchi par-rocchiani.La nostra preghiera riconoscente l’accompa-gni ora nell’ultimo viaggio, davanti al nostroDio, a ricevere la ricompensa dei giusti e de-gli operai del vangelo. Il suo ricordo resti vivoin noi, che l’abbiamo conosciuto nei giornidell’ardore giovanile e nei giorni ultimi dellasua sofferenza.Don Guerrino: un “grazie” a nome di tutti.

...DON GUERRINO...Continua da pag. 1

ma di bene) che, messe in pratica, danno al-l’umano la sensazione e la soddisfazione diessere veramente se stesso, di vivere nel modopiù sano e più elevato: cioè di agire come ve-ramente egli vuole.Ci sono individui che lottano per rompere ilegami che li ancorano alle tendenze negative,riconoscendo che il loro animo è fatto per queivalori superiori di cui già è stato detto e chepossono trovare serenità e armonia solo in essi.Purtroppo altri non trovano la volontà o la forzad’animo per mettere in pratica questo impe-gno di miglioramento, per giustificarsi non ri-conoscono la validità delle aspirazioni umanemigliori, appellandosi al falso concetto di li-bertà e così facendo nascondono a se stessi cheil loro essere non aspira certo alle degenera-zione delle forze distruttive e squilibrate, maall’emergere verso le zone più positive, piùluminose e più appaganti del loro spirito.“Per i mali che ci vengono dal Cielo, il rime-dio è la pazienza; per quelli che ci vengonodalla terra è la prudenza”. B. Gracian.

Non é solo una battuta; quanti di noi, purtrop-po, la mettono in pratica! Credenti e non, ri-troviamo la strada che ci ha indicato l’Uomo-Gesù e non cerchiamo di eludere gli impegniche la nostra coscienza, attraverso le infiniteastuzie messe in atto dalla nostra inerzia, vuo-le impedire. Per chi si ritiene cristiano direiche “l’umanità” dovrebbe essere una virtù ag-giunta, una ricchezza in più, che sconfigga lapovertà del cuore. Forse seguendo la via delduplice amore: a Dio e al prossimo, che Cristoperseguì “sino alla follia della croce”, potre-mo dire con Henri Bergson: “Ma l’amore di-vino non é qualcosa di Dio: é Dio stesso”.

Continua da pag. 1

����� ...la voce del “Don”Continua da pag. 1

vestito usato. Perdonami, fratello, se ti bron-tolo: “va a lavorare, sei giovane!”- Perdo-nami, sorella se ti ricordo che “io i miei sol-di li guadagno”. Perdonami, fratello, se tiaiuto per sentirmi “grande e generoso, buo-no e a posto”. Ho dimenticato, purtroppo,che tutto ciò che sono e possiedo non è permerito mio.

Don Benito

ü Quando una cultura sente di essere vicinaalla decadenza, necessita di un prete.

Karl Kra

I PSE DIXIT

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La “Trata” di Viserbella - Mensile della Parrocchia “S. Maria Assunta” - Distribuzione Gratuita - Aprile 2000

Autorizzazione Curia Vescovile di Rimini n. CA 97/15 del 1/4/97 - Direttore Responsabile Montemaggi don BenitoRedazione e Amministrazione Viale Porto Palos, 102 - Viserbella - Tel. e Fax 0541-720896

Continua a pag. 4

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����� ...la voce del “Don”

La�Trata�di Viserbella - Anno IV - Numero 3 - Aprile 2000

L’USO DEL TEMPO CONL’OCCHIO AL FUTURO

Con l’occasione delle “bene-dizioni” pasquali nelle fami-glie, rievocando avvenimentilieti e tristi, dell’equinozio diprimavera (21 marzo), chescandisce le stagioni e il tem-po, mi si offre l’opportunità diriflettere sul dono del tempoche ancora abbiamo e che ilSignore ci concede.E’ necessario acquisire una“seconda vista”: quella cheva oltre il contingente, ma cheal tempo stesso conserva lamemoria del passato.

“I soldi che potrebbero salvarliserviranno per rimborsare il debi-to estero che i governi dei loroPaesi hanno contratto nei decennipassati”.Inizia così uno dei volantini predi-sposti dal Comitato ecclesiale perla riduzione del debito dei paesiPoveri ed il gruppo Caritas diViserbella volentieri accoglie l’in-vito dei Vescovi allasensibilizzazione e alla mobilitazio-ne di tutti i credenti. Già immagi-niamo qualche moto di insofferen-za tra i nostri fedelissimi lettori:sappiamo che è già il terzo artico-lo dedicato a questo argomento eche La Trata rischia, per colpanostra, di diventare troppo pedan-te e noioso. Il fatto è che abbiamol’impressione che la campagna perla riduzione del debito non sia sta-ta ancora compresa in tutta la suaportata rivoluzionaria. La propo-sta (il cui promotore è lo stessoSanto Padre) di aiutare paesi po-

- se quei popoli non hanno saputoamministrare il denaro pubblico ègiusto che ne paghino le conse-guenze;- pagare i debiti fino all’ultimo èuna pratica giusta, che fine farem-mo se nessuno li pagasse più?- anche noi abbiamo i nostri debiti,ma nessuno si offre di condonarli;- chi ci garantisce che i soldi delriscatto non vengano ulteriormen-te sperperati, anziché produrrenuovo sviluppo per quei paesi?- dopo Operazione Arcobaleno,sappiamo che la solidarietà inter-nazionale è una scusa per rubaresoldi ai soliti buoni cristiani che sicommuovono.Questi ed altri dubbi avremmoavuto il piacere di discuterli duran-te l’incontro tenutosi in parrocchiala sera del 23 marzo, incontro acui erano presenti un giovane

Non intendiamo fare accostamentiirriguardosi sulla Pasqua, ma ricor-dare, complice la luna, quantol’evento sia in simbiosi con quelmollusco bivalva che chiamiamovongola. I cicli astrali e astrono-mici del nostro satellite crescente,pieno o calante, creano sulla terrail fenomeno delle maree o, meglio,la “secca” come noi rivieraschiamiamo definirla. Dall’inizio del-l’anno duemila, la luna piena èapparsa in cielo tre volte e questoterzo plenilunio fissa la data dellaPasqua.

Nelle nostre divagazioni ricorde-remo che le basse maree, proprioper il ritirarsi delle acque, favori-scono, sulla fascia costiera, fra labattigia e le scogliere, la raccoltanon professionale delle vongole.La parte più settentrionale delmare Adriatico, con la sua parti-colare orografia, genera le più bas-se maree di ogni altro mare italia-no.Le mappe idriche marine indica-no la zona di Ravenna quale

epicentro del fenomeno e punto diriferimento nazionale. Più a norddi questa località, Trieste, Grado,Lignano, Venezia, Chioggia, le ac-que si muovono in anticipo, men-tre verso sud, Cesenatico, Rimini,Riccione, ecc., con ritardo. Neconsegue, per esempio, che la bas-sa marea iniziata a Ravenna arri-vi a Viserbella con un ritardo dicirca dieci minuti primi. Le mag-giori forze generatrici delle mareesono: la luna nelle varie fasievolutive, il sole, il vento dai diversi

Entro la fine del 2000,anno del Giubileo, 11milioni di bambini moriranno per fame e malattieverissimi a liberarsi di debiti che mai e poi mai riusciranno ad annullareda soli, lascia molti nell’indifferenza se non nell’aperto rifiuto, spessoper motivi del tutto rispettabili, del tipo:

Primo QuartoLuna Nuova

Luna Piena Ultimo Quarto

Temperatura

Viserbella Correnti Marine

Forze di Attrazione

Maree di Quadratura Maree di Sizigie

↓ ↓

Forze Generatrici delle Maree

Bruno Militi2000

Sole

a cura del Gruppo Caritas

di Bruno Militi

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La�Trata�di Viserbella - Anno IV - Numero 3 - Aprile 2000

UN MONDO SCONOSCIUTO

MATTINA DI GENNAIO

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Mattina di gennaio. Un freddo cane, con unsole incredibile. Mi sono svegliato presto. Vo-glio proprio assistere all’evento. Tiro fuori ilmotorino, bardato di maglia, maglione, cami-cia, cappotto, berretta, sciarpa. Non parte, ac-cidenti. Ci credo, con questo freddo non parti-rei neanche io. Due calci ben assestati risol-vono il problema. Mi avvio a ritmo di lumacaverso il luogo. Se sfruttassi al massimo la po-tenza del mio bolide rimarrei asside-rato. Arrivo sul luogo. La gru gialla sieleva fra le case. Attorno un nugolodi persone e una fila chilometrica dimacchine, domata da una vigilessache si perde nella sua divisa. Apprez-zo l’agilità del mio cavallo meccani-co, mi destreggio fra le auto in colon-na, facendo marameo agli automobi-listi chiusi nel loro antro, con il riscal-damento al massimo.Pur di evitare una fila va bene ancheprendere una polmonite.Accosto accanto al distributore e mimetto comodo. Sono le dieci. La cre-atura è lì sotto, incastrata fra tubi del-la luce e del telefono, sepolta dallaStoria. Un semovente alle porte di Rimini.Ha un sapore tutto particolare. Io, che non hoconosciuto guerra, davanti a un oggetto chedella guerra ne è stato artefice. Attorno le per-sone mormorano. Un signore che di primave-re e autunni ne ha visti parecchi, racconta diquando qui attorno c’erano i tedeschi. Altritempi. Un secondo, anche lui frutto del lavorodi molte stagioni sulle spalle, dice che ce n’èun altro sepolto più avanti.Cinquant’anni dopo. Tutto è cambiato da allo-ra. Computer, internet, la Luna, aereisupersonici. Chissà com’era quel giorno, quan-

do quel semovente terminò la sua guerra inquella buca? C’era il sole o era buio? C’eral’aria fresca di gennaio o il lezzo di morte edistruzione? Tutti si indaffaravano attorno,come oggi, o scappavano davanti a quel pre-sagio di morte?Circola la voce che dentro ci siano ancora icorpi di due soldati. Macabra idea. Quei gio-

vani di allora oggi sono vispi anziani che ricor-dano tutto e tutti, come se quel mezzo inca-strato là sotto fosse stato protagonista assolu-to della guerra. In verità, da quello che ho let-to, era un bidone semovente, fatto con pezzipresi da altre parti, ultimo anelito di un esercitoalla disfatta. Per fortuna.Uomini indaffarati stanno ripulendo la creatu-ra con i getti d’acqua per togliere la sabbiaaccumulata. Diventerà un monumento allapace. Che contraddizione fantastica, uno stru-mento di guerra che diventa simbolo di pace.E’ un’ora che aspetto, il vento e il freddo mi

stanno rallentando il metabolismo. Dueimprecazioni urlate. La gru che si solleva pia-no. Chissà che gioiello sta per venire fuori? Sistaglierà maestoso con la sua torretta e il suocannone? Farà ancora paura? Ci siamo Il gan-cio sta per estrarlo. Flash dipingono di luce illuogo. Eccolo. Che delusione! Sta insieme perla terra che ha addosso. Se si fa un movimen-to sbagliato si disintegra e lo portiamo via den-

tro una carriola. E questo è il porta-tore di morte e distruzione? E’ un ani-male morto e distrutto dal tempo,come i ricordi e la guerra che fu. Spe-ro di vederli ridotti così, i carri armati.Spero di non trovarmi in una situazio-ne del genere, un giorno, e di non do-ver ricordare anche io, quando uno diquesti, mi sparava addosso.Note tecniche: Il mezzo cingolatorinvenuto a Rimini è un semoventeANSALDO M42 -75/18.E’ importante precisare che si chia-ma semovente e non carro armato: ladifferenza è che il primo è caratteriz-zato dalla torretta, dove si trova il can-none, fissa, mentre il secondo ha la

torretta mobile.Scafo casamatta realizzato dall’Ansaldo su ri-chiesta dell’Ispettorato Tecnico di Artiglieria;il primo esemplare fu approntato a tempo direcord, e meno di un mese e mezzo dopo l’or-dine poteva effettuare le prove di tiro (10 feb-braio 1941). Complessivamente ne furono co-struiti oltre 200 esemplari. Il semovente fu usatodapprima dagli italiani nell’operazioni in Afri-ca settentrionale. Dopo l’armistizio dell’ottosettembre 1943 fu impiegato dai tedeschi.Quello ritrovato a Rimini fu impiegato dai paràtedeschi contro i canadesi.Il semovente ANSALDO fu l’unico veicolo co-razzato in grado di operare contro qualsiasicarro armato alleato. I risultati d’impiego fu-rono talmente buoni che si decise di dare pre-valenza alla produzione di semoventi su quelladei carri armati. La carenza di materie primee le distruzioni dell’apparato industriale italia-no non permisero di incrementare la produzio-ne di questi veicoli.Ricerca e fonti: Bruno Militi, Giorgio Giorgetti,Amedeo Montemaggi. E’ vietata qualsiasiriproduzione.

Quante volte siamo pas-sati con la macchina da-vanti a “Luce sul mare”,nella zona colonie di Igea Marina, senza ma-gari sapere quale realtà si cela all’interno. Ioho avuto modo di scoprirla in qualità di tiroci-nante Psicologa e vi svelerò il mistero. Si trat-ta di una struttura residenziale che ospita alsuo interno portatori di handicap (più o menogravi). Queste persone sono seguite costante-mente da operatori di diversa professionalità(infermieri, educatori, psicologi, assistenti so-ciali). Attenzione però: non si tratta di un sem-plice “assistenzialismo”. Gli “addetti ai lavori”non si sono limitati ad osservare la gravità deideficit o la diagnosi delle persone che vi risie-dono, ma hanno fatto leva su quelle che sonole loro potenzialità, hanno imparato a leggere iloro segni. La giornata è strutturata in modotale che “gli ospiti” siano coinvolti in tutta unaserie di attività volte a farli sentire “vivi”, “atti-

vi”. Sono stati così pre-disposti dei laboratori difalegnameria, di mani-

polazione, di attività domestica.. Queste per-sone hanno una voglia enorme di dare, parte-cipare, comunicare, ognuna secondo le propriemodalità, con le loro potenzialità e con i lorolimiti. Se pensate di non potervi aspettare nullada loro, ricredetevi e venite a vedere. L’occa-sione ideale è fissata per l’undici maggio pres-so il cinema Corso alle ore 10:00. Cosa succe-de? Alcuni dei ragazzi reciteranno “Alice nelpaese delle meraviglie”. Non potete immagi-nare quanto si impegnino nelle prove e quantoci tengano che tutto vada per il verso giusto.Sono attentissimi ai tempi, alle musiche e siarrabbiano quando i “tecnici” sbagliano qual-cosa! Sono contenta di poter conoscere que-sto mondo, che in realtà non è poi tanto cosìdiverso dal nostro se non nell’apparenza.

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di Laura Perazzini

di Giovanni Benaglia

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La�Trata�di Viserbella - Anno IV - Numero 3 - Aprile 2000

Ci stiamo avvicinando a grandi passi verso lanuova stagione e questa che sta per arrivaresarà l’estate 2000. Certo che di strada ne èstata fatta dai lontani anni Trenta, quando untimido turismo elitario ha cominciato a frequen-tare la nostra costa. I primi villeggianti, infatti,appartenevano alla classe borghese: erano ac-cademici, professori, avvocati, industriali che,nel lungo periodo estivo, abbandonavano le co-centi città settentrionali, per trovare refrigerioe riposo al mare.I “bagnanti”, come erano chiamati dalla gentedel luogo, godevano qui di un assoluto rispetto,innanzi tutto perché rappresentavano una fon-te di guadagno, in anni di profonda miseria e,inoltre, per l’elevato grado culturale e socialecui appartenevano.Spesso, queste famiglie giungevano aViserbella in lussuose automobili, accompagna-te dall’autista e questo era, senz’altro, un fattodel tutto nuovo ed eccezionale per quegli anni.Solitamente anche la servitù faceva da segui-to a questi signori che venivano guardati concuriosità, rispetto e con un certo imbarazzo dallagente del posto che, per la prima volta, si tro-vava a dover trattare con persone di tale leva-tura.Ai villeggianti era riservato, generalmente, l’ap-partamento che, durante l’inverno, era abitatodai proprietari i quali, a loro volta, giunta l’estate,si ritiravano in vere e proprie casupole o ca-panne, spesso prive di qualsiasi comodità, co-struite alla meglio sul retro del giardino. Sonostati certamente anni difficili, in cui tutti, daipiù grandi fino ai bambini, si sono sacrificati innome del turismo, ma che hanno dato vita aquello che è oggi Viserbella. Infatti, l’ospitalitàè sempre stata sacra per noi e totale la dedi-zione verso questi primi turisti.Certamente i rapporti erano basati sul più as-soluto rispetto, ai “signori” si parlava rigorosa-mente in italiano, anche se un po’ sganghera-to, cercando in tutti i modi di accontentarli eriverirli, con quella genuinità e giovialità che,comunque, hanno sempre contraddistinto iRomagnoli. Spesso si cucinava per loro, of-frendo le specialità della nostra zona, come ilpesce, le tagliatelle e la piadina che in queglianni cominciarono a riscuotere un enorme suc-cesso. Da parte loro, questi turisti hanno por-tato una certa dose di raffinatezza, di buon gu-sto, di signorilità che certamente ha contribui-to al progressivo mutamento e cambiamentodelle abitudini dei Viserbellesi.Sono stati anni di grandi storie d’amore, di se-grete passioni tra “bagnanti” e di autoctoni, cheduravano spesso il tempo di un’estate, ma chehanno colorato e infiammato quelle coloratestagioni, avvolgendole, spesso in un’atmosfe-ra quasi mitica.Col passare del tempo, poi, questi turisti si sonoaffezionati sempre più a Viserbella e molti diloro hanno comprato un lotto di terreno su cuihanno fabbricato deliziose villette che ancoraoggi fanno bella mostra di sé a Viserbella etestimoniano il passato “glorioso” della nostrapiccola frazione.

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I BAGNANTI

Il “Bosco Eliceo” è una zona di litoraleferrarese caratterizzata dalle fasce di dunemarittime che dal sud del Po di Volano si allun-gano fino alla provincia di Ravenna dove framare, pinete e valli, la maturazione delle uve èfavorita dalle brezze salmastre e il caldo dellespiagge.Tra i vitigni che concorrono alla produzione delvino D.O.C. Bosco Eliceo, il Fortana è quelloche vanta la più antica tradizione. Fu introdot-to nel ferrarese dalla Costa d’Oro da Renatadi Francia, duchessa di Ferrara, figlia di LuigiXII. Gli impianti sono stati favoriti dall’ottimaadattabilità alla particolare natura sabbiosa deiterreni.I vitigni Merlot e Sauvignon di recente intro-duzione, hanno anch’essi tratto beneficio dalleparticolari condizioni ambientali dando originea vini che si distinguono da quelli omonimi pro-dotti in altre zone per la loro personalità.Alle tre produzioni varietali si affianca il Bo-sco Eliceo Bianco, ottenuto da un uvaggio diTrebbiano, Malvasia e Sauvignon che sorpren-de costantemente all’assaggio per la sua ele-ganza ed il suo vigore.Il Fortana è indicato per i pasti a base di pesce

se secco, da fine pasto se amabile; il Merlot èvino da pasto; il Sauvignon è vino da pasto sesecco, da fine pasto se amabile; il Bianco èvino da pesce se secco, da fine pasto se ama-bile e viene prodotto anche nel tipo “frizzan-te”.Un altro vino che merita attenzione è ilPagadebit di Romagna. Deve il suo nome allecaratteristiche dell’uva omonima che concor-re per l’85% nella formazione del suo uvaggio.Si tratta di un vitigno estremamente fertile eproduttivo a tal punto da essere l’unico, in al-cune annate particolarmente sfortunate, a for-nire frutto nel vitigno e permettere al contadi-no di effettuare un seppur minimo raccolto e“pagare i debiti” contratti.Questo vitigno era raramente vinificato in pu-rezza per il fatto che il vino che ne risultavaera considerato pesante, quindi impiegato inuvaggio per accrescere la struttura ed il gradoalcolico del vino. Con la bravura di alcunivinificatori romagnoli il vino è stato impostoall’attenzione del mercato che li ha ripagati consuccesso fino a permettergli il riconoscimentodella Denominazione di Origine Controllata.Cincin!

Rubrichetta periodica a cura di Salvatore Avantaggiato

“Bosco Eliceo” e “Pagadebit di Romagna”

Cari signori a questomondo esistono terrelontane e realtà diversedi cui spesso si parla senza conoscerne le es-senze e gli odori, che ne cambiano letteralmentel’aspetto.Quando si parte per nuovi orizzonti quello chesi ha è l’entusiasmo della vacanza. Si spera ditrovare nuovi paesaggi, belli da vedere e daviverci per quel poco che ci è concesso. Si hala curiosità di scoprire, la voglia e il gusto didivertirsi spensieratamente.Vi voglio raccontare un’isola sperduta in mez-zo all’Oceano Indiano, “Le Mauritius”.Paradisiaca.Provate a immaginare, nel 1700, quando i pri-mi avventurosi pionieri, navigando su questimari alla scoperta di nuovi mondi, come perincanto si imbattevano nelle bianche e spugnoserive di questa isola. Che meraviglia!Il mare azzurro cristallino, dove ci si puòspecchiare e vedere i pesci che ti ballano in-torno, il cielo limpido che offre una sensazionedi freschezza e senso di libertà immenso, lepalme verdi dove rilassarsi all’ombra con unocchio sempre vigile alle noci di cocco, la spiag-gia che trasmette la sensazione di affondare ilpiede nella farina più bianca e morbida. Laquiete che odono le mie orecchie e il paesag-gio che si prostra ai miei occhi è soave.

Questa isola è così pri-mitiva che la sensazio-ne è quella di vivere in

una dimensione di antico quasi leggendario,come agli albori dell’umanità quando l’uomocorreva fra i canneti e scopriva giardini di im-menso verde.Avete mai sentito parlare delle sette terre co-lorate ?Per arrivarci si viaggia in auto immersi in can-neti e giardini di alberi, palme, fiori ruscelli poiad un certo punto, come d’incanto, scendi dal-la macchina e scorgi immerse nel verde unadistesa di dune colorate: verde, blu, giallo,arancione, marrone, viola, nero. Così, all’im-provviso, ti appare uno scenario che sembranon c’entrare nulla con il resto, ma posto lì èuna meraviglia nella meraviglia.Credo che Dio le abbia disegnate con le suemani, dipinte con le dite e, poi, ci abbia soffiatosopra per renderle così soavi e formose.Quale altra sensazione se non di adagiarsi so-pra e riposare. Sì, devono essere state createproprio a questo scopo!Cari lettori in questi luoghi il tempo sembraessersi fermato. Questo è un mondo a sé cir-condato dal mare e dalla barriera corallina chelo protegge dalle imponenti onde dell’oceanoche si vedono lontane, circondare l’isola e in-frangersi nella barriera.

LUNA DI MIELE ALLE MAURITIUSdi Stefania Mini

L’ARTE DEL BERE

di Elena Guiducci

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����� ...la voce del “Don”Continua da pag. 1

La�Trata�di Viserbella - Anno IV - Numero 3 - Aprile 2000

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MORIRANNO DI FAMEContinua da pag. 1

Date e ricorrenze sono spesso motivo divanto (ad es. la celebrazione dei 50 anni dellaParrocchia, gli anniversari di matrimonio)ma anche di una seria “purificazione del-la memoria”, che ci aiuti a valorizzare nelmiglior modo la nostra vita. Nella vita di cia-scuno avvengono fatti inaspettati, belli e brut-ti, buoni e cattivi. Vicende che ci fanno sof-frire, vittorie inaspettate che pensiamo di nonmeritare. Dolori che ci abbattono, ingiusti-zie che ci distruggono. Ci sono persone chefin da giovani vengono sottoposte al ventodelle tempeste esistenziali e altre, nella ma-turità, devono affrontare prove dolorose.Capita di lavorare a lungo e bene senza al-cun riconoscimento, poi cogliere allori im-provvisi. Facciamo incontri buoni che sva-niscono presto, ma lasciano un segno e in-contri cattivi che diventano occasione di cre-scita. E quando ad un certo punto della vitaci voltiamo indietro, vediamo come il trattoleggero della matita di Dio sia emerso e scor-giamo l’intero motivo del disegno. Questariflessione, posta così, potrebbe sembrare diesclusivo interesse per persone che ormaihanno poco tempo per progetti e speranze,donne e uomini che la vita “ha pensionato”.No, tutt’altro! Imparare a cogliere nei fattianche più disparati il filo conduttore è artedel “discernimento” da consigliarecaldamente soprattutto ai giovani. Durantela giovinezza è più facile sobbalzare per glientusiasmi e precipitare per le delusioni. Levicende della vita possono diventare i nostrimaestri o i nostri aguzzini. Maestri quandone sappiamo trarre insegnamento (esperien-za). Aguzzini quando permettiamo che citravolgano. Anche per me, che da quindicianni passo nelle vostre famiglie, condividendogioie e dolori, è grande motivo di riflessione.In questa “civiltà dei semafori”, come scri-ve Raoul Follereau, spesso diciamo che:“non c’è tempo!”Non c’è tempo d’amare, né d’allarmarsiper l’ingiusta sventura altrui.Non c’è tempo di occuparsi del moribondoche ti guarda, dell’affamato tremante, quandotu sei la sola sua speranza. E’ tardi, è giàbuio, bisogna che torni a casa in fretta. Epoi quell’uomo non è dei nostri!... (se ora sidovesse pensare a tutti questi stranieri!). Evia di corsa gridandogli: “non ho tempo,mi dispiace!”

Di fronte a scene ed immagini televisivesconvolgenti non sappiamo fare altro checambiare canale. Non c’è tempo d’aver pie-tà per quella gran parte del mondo che sof-fre e sanguina, nel terrore e l’orrore. Semilioni di piccoli innocenti tendono invano lebraccia verso di noi implorando qualcosa:spiacente, non ho tempo; non tocca a me!“Ci siamo incontrati,- era primavera - ci sia-mo rivisti; ci siamo amati di tanto in tanto.Ci siamo ricordati un po’: non molto, non neavevamo il tempo. Avremmo potuto percor-rere forse un lungo cammino insieme, conun po’ di fantasia, di poesia...tentare di sor-ridere insieme... avevamo vent’anni! Manon c’era tempo. Per guardare questo belpaesaggio si potrebbe rallentare un attimo;forse nella prossima svolta, la morte ci at-tende... Tanto peggio: non c’è tempo.Non c’è tempo nemmeno d’aver rimpianti,rimorsi, né di essere favorevoli o contrari...fino al giorno in cui, senza consultare il tuo

orologio da polso, sarai rapito nella notte deitempi...”Nella vita dovremmo essere come il conta-dino: preoccuparci della semina; di far cre-scere la stagione del futuro, come il conta-dino si occupa di far crescere il grano. Ilcontadino, invece di mangiare tutto il suograno, ne getta una parte nella terra. E’ unsacrificio, certo! ma torna anche a suo van-taggio: prepara così il suo futuro. Anche lasofferenza (come la morte di un neonato)ha un suo valore. C’è chi capisce questo efa scelte impegnative e difficili. Sono espe-rienze vissute, e noi di Viserbella ci possia-mo levare tanto di cappello e diciamo “gra-zie” per questa forte testimonianza.Voglio esprimere così il messaggio e l’au-gurio pasquale di questo anno giubilare: vi-vere il presente con l’attenzione al fu-turo.Dunque: Buona Pasqua 2000!

Don Benito

riminese preparato sull’argomento e delegatodalla caritas diocesana a questo tipo di anima-zione e ben sette persone tra cui un parroco edue extra-parrocchiani: un po’ pochini, non visembra? Credeteci, non è per gusto del rim-provero che scriviamo queste righe, né perchévengono snobbate le nostre iniziative, ma per-ché con amarezza constatiamo che siamo deipessimi predicatori, che si limitano a raccoglieree distribuire vestiti anziché riflettere e far ri-flettere su cosa è veramente CARITA’. Cari-tà è forse praticare la giustizia prima della be-neficenza (per ogni dollaro ricevuto quei Paesine hanno già restituiti 11!); è cercare di capirele ragioni dell’Altro anziché rintanarci nei no-stri pregiudizi; è avere il coraggio di mettersi indiscussione, cercando risposte ai nostri dubbi;è sapere che ognuno di noi ha il dovere di rea-

lizzare nel mondo il Regno di Dio, quindi pace,dignità e libertà per tutti; è imparare a pensarein grande, accettare le sfide di questo tempocosì confuso e spesso crudele.La sera del 23 marzo non avremmo voluto unafolla ossequiente, ma persone in grado di sen-tire la chiamata del Signore anche quando que-sta sembra oscura o ci chiede cose assurde(che doveva dire Abramo chiamato a pugna-lare il figlio?) provando a sperimentare un po’di fiducia in Lui.Tutti noi che siamo credenti e praticanti siamoora invitati a compiere uno sforzo ulteriore, aduscire dalle parrocchie testimoniando ai potenti,ai non credenti, che giustizia divina deve, gra-zie a noi, incominciare su questa terra: qualepratica migliore per guadagnarsi un’indulgen-za in questo Anno Santo?

quadranti, le correnti vorticose, determinatedalle caratteristiche dei fondali e dalla situa-zione termica più o meno favorevole alledinamicità delle acque.Proponiamo una semplice tavola esplicativa

PASQUA, LUNA PIENA E...Continua da pag. 1

delle maggiori forze generatrici di maree. L’al-tra illustrazione (a pag. 2) fornisce una impres-sione del piacere e serenità che genera la rac-colta delle vongole di cui è vivace interpreteanche l’estensore di queste note.

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Questo documento, LA TRATA VOLUME 4 in formato PDF, contiene tutti i numeri del Giornalino della Parrocchia“Santa Maria Assunta” di Viserbella, pubblicati nell’anno 2000 (anno quarto).Per sfogliare il volume è sufficiente posizionarsi sulla pagina del numero che interessa nell’indice sottostante oppureestendere il sommario dal menù segnalibri e scegliere la pagina.

SommarioN. 1 Gen. - Feb. 2000 .......................................................................................................................................................... 1 Pagina 2 ...................................................................................................................................................................................................................2 Pagina 3 ...................................................................................................................................................................................................................3 Pagina 4 ...................................................................................................................................................................................................................4Inserto .................................................................................................................................................................................. 1 Pagina 2 ...................................................................................................................................................................................................................2Benedizioni .......................................................................................................................................................................... 1 Pagina 2 ...................................................................................................................................................................................................................2N. 2 Marzo 2000 .................................................................................................................................................................. 1 Pagina 2 ...................................................................................................................................................................................................................2 Pagina 3 ...................................................................................................................................................................................................................3 Pagina 4 ...................................................................................................................................................................................................................4N. 3 Aprile 2000 .................................................................................................................................................................. 1 Pagina 2 ...................................................................................................................................................................................................................2 Pagina 3 ...................................................................................................................................................................................................................3 Pagina 4 ...................................................................................................................................................................................................................4