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1. INTRODUZIONE 2. NOR MA TIVA 3. RI FI UTI ZERO 4. OLTRE RIFIUTI ZERO: QUATTRO ST ARTEG IE PER LA RIDUZIONE DEI RIFIUTI 5. LA GESTIONE DEI RIFIUTI NELL'OTTICA DELLA RIDUZIONE. LA PROSPETTIVA DELLA DECRESCITA 6. RACCOLTA DIFFERENZIAT A PORT A A PORT A: LA STRA TEGIA VINCENTE 7. ESEMPI 8. MODALITÀ DI ATTUAZIONE - UN ESEMPIO LA SOCIETÀ PER AZIONI PUBBLICO-PRIVATA DEL COMINE DI RIVOLI 1. Introduzione In occasione della notizia relativa alla probabile riapertura nalla città di Potenza del vetusto impianto di incenerimento, è stato pubblicato sul Quotidiano "La Nuova del Sud" 1 , un mio intervento teso a sensib ilizzare ed a contribuire a chiarire i temini del p roblema. Fine del contributo era quello di chiarire per quanto possibile i rischi ed i benefici connessi ad una gestione del ciclo dei rifiuti urbani in base allo stato dell'arte in materia oltre alle basilari regole fisiche e naturali che normalmente ne regolano il processo. (...) E' bene innanzitutto ricordare che, in sostituzione dell'incenerimento o "temovalorizzazione", l'Unione Europea ha consigliato l'utilizzo di tecnologie che, limitino le conseguenze negative per la slaute umana e l'ambiente, nel rispetto del principio di precauzione e di azione preventiva sancito all'art 174 co. 2 del T rattato CEE. Ciò ha fatto con la Direttiva 2006/12/CE in materia di rifiuti, con la quale ha inteso favorire la prevenzione, la riduzione dei rifiuti, il recupero ed il riutilizzzo dei materiali residui come materie prime, preservando le risorse naturali ribadendo il concetto nella nuova Direttiva, la 2008/98/CE che, i singoli Stati membri dovranno recepire entro il 12 dicembre 2010. Ha istruito una serie di procedimenti di infrazione nei confronti dell'Italia, per la violazione della normativa ambientale comunitaria, uno dei quali è sfociato ultimamente nell'emanazione di una sentenza di condanna, della Corte di Giustizia del 04 Marzo 2010, nella causa C297/08. L'incenerimento invece, procede in direzione opposta, favorendo lo sfruttamento più intenso delle risorse. Per comprendere l'erroneità di tale strategia è necessario tenere presente l'estraneità del concetto di rifiuto alla natura che, reimpiega e ricicla tutto, seguendo processi ciclici; l'esempio, a noi più noto, è la fotosintersi clorofiliana. I vegetali scartano l'ossigeno, vitale per gli esseri viventi i quali eliminano anidride carbonica ricombinata dalle piante con l'acqua attinta dal suolo, ricavandone amidi indispensabili per il loro sostentameno. Ciclo naturale che si compie in un equilibrio perpetuo; l'uomo ha inteso invece operare, contro natura, in modo lineare. Ciò gli è stato consentito con la scoperta del fuoco, utilizzato per scaldarsi, illuminarsi; poi p er produrre beni utilizzati, solo in un primo momento, fino al limite estremo delle possibilità, ma quando il processo si è evoluto, con la scoperta del carbone  prima e del petrolio poi, una fonte energetica a buon mercato, ha reso possibile la diffusione di oggetti, in fasce sempre più vaste di popolazione. Si è sviluppata la filosofia dell'usa e getta e la  perdita progressiva del valore della durata delle cose che, avrebbe rallentato la corsa di un sistema, nei suoi intenti produttore di "benessere". Il pianeta ha cominciato a soffrire e, quel segno di modernità ed opulenza ha distratto dall'evidenza che il circuito virtuoso della natura era stato ormai 1 La Nuova del Sud 28 Aprile 2010

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Come si dovrebbe ro gestire i rifiuti. Con un occhio particolare al come si fanno le cose. Nell'ottica della Decrescita.

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1. INTRODUZIONE2. NORMATIVA3. RIFIUTI ZERO4. OLTRE RIFIUTI ZERO: QUATTRO STARTEGIE PER LA

RIDUZIONE DEI RIFIUTI5. LA GESTIONE DEI RIFIUTI NELL'OTTICA DELLA

RIDUZIONE. LA PROSPETTIVA DELLA DECRESCITA6. RACCOLTA DIFFERENZIATA PORTA A PORTA: LA

STRATEGIA VINCENTE7. ESEMPI8. MODALITÀ DI ATTUAZIONE - UN ESEMPIO LA SOCIETÀ

PER AZIONI PUBBLICO-PRIVATA DEL COMINE DI

RIVOLI1. IntroduzioneIn occasione della notizia relativa alla probabile riapertura nalla città di Potenza del vetusto

impianto di incenerimento, è stato pubblicato sul Quotidiano "La Nuova del Sud"1, un mio

intervento teso a sensibilizzare ed a contribuire a chiarire i temini del problema. Fine del contributo

era quello di chiarire per quanto possibile i rischi ed i benefici connessi ad una gestione del ciclo dei

rifiuti urbani in base allo stato dell'arte in materia oltre alle basilari regole fisiche e naturali che

normalmente ne regolano il processo.

(...) E' bene innanzitutto ricordare che, in sostituzione dell'incenerimento o "temovalorizzazione",

l'Unione Europea ha consigliato l'utilizzo di tecnologie che, limitino le conseguenze negative per la

slaute umana e l'ambiente, nel rispetto del principio di precauzione e di azione preventiva sancitoall'art 174 co. 2 del Trattato CEE. Ciò ha fatto con la Direttiva 2006/12/CE in materia di rifiuti, con

la quale ha inteso favorire la prevenzione, la riduzione dei rifiuti, il recupero ed il riutilizzzo dei

materiali residui come materie prime, preservando le risorse naturali ribadendo il concetto nella

nuova Direttiva, la 2008/98/CE che, i singoli Stati membri dovranno recepire entro il 12 dicembre

2010. Ha istruito una serie di procedimenti di infrazione nei confronti dell'Italia, per la violazione

della normativa ambientale comunitaria, uno dei quali è sfociato ultimamente nell'emanazione di

una sentenza di condanna, della Corte di Giustizia del 04 Marzo 2010, nella causa C297/08.

L'incenerimento invece, procede in direzione opposta, favorendo lo sfruttamento più intenso delle

risorse. Per comprendere l'erroneità di tale strategia è necessario tenere presente l'estraneità del

concetto di rifiuto alla natura che, reimpiega e ricicla tutto, seguendo processi ciclici; l'esempio, a

noi più noto, è la fotosintersi clorofiliana.

I vegetali scartano l'ossigeno, vitale per gli esseri viventi i quali eliminano anidride carbonica

ricombinata dalle piante con l'acqua attinta dal suolo, ricavandone amidi indispensabili per il loro

sostentameno. Ciclo naturale che si compie in un equilibrio perpetuo; l'uomo ha inteso invece

operare, contro natura, in modo lineare. Ciò gli è stato consentito con la scoperta del fuoco,

utilizzato per scaldarsi, illuminarsi; poi per produrre beni utilizzati, solo in un primo momento, fino

al limite estremo delle possibilità, ma quando il processo si è evoluto, con la scoperta del carbone

 prima e del petrolio poi, una fonte energetica a buon mercato, ha reso possibile la diffusione di

oggetti, in fasce sempre più vaste di popolazione. Si è sviluppata la filosofia dell'usa e getta e la

 perdita progressiva del valore della durata delle cose che, avrebbe rallentato la corsa di un sistema,

nei suoi intenti produttore di "benessere". Il pianeta ha cominciato a soffrire e, quel segno dimodernità ed opulenza ha distratto dall'evidenza che il circuito virtuoso della natura era stato ormai

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spezzato. Il presente assiste all'incapacità, dell'uomo, "animale inquinante", di trovare soluzioni, in

un panorama nel quale non è concepibile la rinuncia a quanto erroneamente appare una conquista

del progresso. Tali, in sisntesi, le cause di un problema, la cui soluzione è più nociva.

E' lo smaltimento dei rifiuti che richiede una profonda riappropriazione del modus operandi della

natura, per evitare ulteriori peggioramenti. La natura infatti è retta da leggi fisiche universali, come

quella: "Di conservazione della massa", alla quale non si sfugge, in base alla quale il peso (la

massa) della materia non cambia. Essendo, i rifiuti composti da elementi chimici, quanto introdottoin un inceneritore fuoriuscirà tal quale, (a livello chimico si intende) ricombinato in modo diverso,

mantenedo però inalterata la massa.

L'aumento della tossicità di quanto bruciato e delle sostanze tossiche in uscita è dovuto all'aggiunta,

di ulteriori composti nel procedimeto di incenerimento. Si aggiunga, alla tossicità chimica delle

sostanze prodotte (la più nota è la diossina), quella delle polveri generate. Tanto più aggressive e

 pericolose, quanto più sono piccole, quanto più alta è la temperatura, (per evitare che si formi

diossina), alla quale si formano, tanto da riuscire facilmente a penetrare nell'organismo.

Il dott. Stefano Montanari (Direttore Scientifico Laboratorio Nanodiagnostics di Modena) ritiene

gli inceneritori quanto di più inutie e dannoso, perchè in contrasto con qualsiasi principio

scientifico, come quello pocanzi indicato, scoperto già nel V secolo a.c. Nei "termovalorizzatori",

(sostantivo utilizzato per far credere che dal calore si acquisisca qualche valore) per bruciare irifiuti è necessario ossigeno, sottratto all'atmosfera, avente una massa, vi si aggiungono calce,

acqua, amoniaca, bicarbonato, giungendo alla combustione di una quantità doppia di quella

iniziale che, ricombinata chimicamente è più tossica di quanto non lo sia sata in principio.

Ciò in base ad un principio scoperto già nel 1786 da uno scienziato di nome Antoine Lavoisier.

In estrema sintesi un inceneritore raddoppia massa e tossicità dei rifiuti.

Il dott. Montanari studioso delle nanopolveri, emanate dagli inceneritori, al pari di tutte le

combustioni, sostiene l'inefficacia dei sistemi convenzionali di filtraggio delle polveri, in grado di

 bloccarne solo una piccolissima parte, le cosidette primarie filtrabili, non le primarie condensabili

tanto meno quelle secondarie.

Il dott. Roberto Topino (specialista in Medicina del lavoro, malattie professionali e della tutela

della salute nei luoghi di lavoro, dal 1992 medico dell'INAIL addetto agli accertamenti di malattie

 professionali) conferma l'incapacità dei filtri di fermare proprio le polveri inferiori a PM 2,5 in

grado di penetrare nell'organismo. Non filtrabili nemmeno dai bronchi, tramite gli alveoli

 polmonari arrivano nel circolo sanguigno dove formano trombi, causa di infarti; raggiungono le

cellule dei singoli ogani, vi si depositano provocando tumori, non essendo biocompatibili o

 biodegradabili. Essendovi scientificamente provata la presenza di residui di cromo, cadmio, nichel,

arsenico, amianto, mercurio, notoriamente tossici e cancerogeni, cadrà anche l'assunto che non

 provochino tumori. Concorde sul punto l'oncologa Patrizia Gentilini, (Associazione Medici per 

l'Ambiente) che sottolinea come i risultati di studi condotti in prossimità di inceneritori, (si

confronti quello condotto nei pressi dell'inceneritore di Coriano a Forlì) confermino l'aumento

della mortalità per cancro in funzione dell'esposizione a tali agenti. I filtri, una volta saturi, sonofonte di ulteriori problemi, comportando la reimmissione delle polveri nell'ambiente. Numerose

ricerche a livello internazionale, condotte della Commissione Europea (progetto ExternE), dal

Politecnico di Torino, Dipartimento Georisorse e Territorio (sul costruendo inceneritore del

Gerbido (TO)), evidenziano i costi e i danni per l'ambiente e la salute (bronchiti croniche, infarti,

tumori), risultati confermati anche dall'ISDE (Internatiional Society of Doctors for the

Environment). 

A cò si aggiunga il bilancio economico in perdita, dell'intera operazione (sostenuto solo tramite

fianziamenti pubblici, CIP 6), dato che bruciando materia sarà necessario produrne altra,

sostenendo costi fino a 26 volte superiori.

E' errato pensare che questi impianti siano alternativi alle discariche, anche il moderno impianto di

Brescia ne ha bisogno di una di servizio, (visibile atterrando al locale aereoporto di MontichiariBS) per i residui (circa un terzo dei rifiuti bruciati), ceneri altamente tossiche, smaltite in

discariche, per rifiuti pericolosi. Una scelta, economicamente e non solo, più conveniente esite, la

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raccolta differenzaita spinta, con il metodo porta a porta, volta al riciclo, una tecnologia poco

costosa e collaudata che permette il riutilizzo pressocchè totale, con una reale "Valorizzazione".

Il dott. Paul Connet, professore di chimica presso la St. Lawrence University (Canton New York),

candidato al premio nobel per la chimica 2008, è fautore della strategia Rifiuti Zero, i cui principi

 base sono: la ferma convinzione dell'insostenibilità di un modello socio-economico indirizzato

verso una crescita infinita in un mondo finito, con materie prime esauribili, dove non è più

 procastinabile uno stile di vita improntato all'usa e getta. Il primo passo è opporsi al consumismo, perseguendo modelli basati sulla Decrescita, come sostiene Maurizio Pallante, (fonadatore e

 presidente del Movimento per la Decrescita Felice), riducendo il consumo e la produzione di merci

non considerabili beni, in quanto non effettivamente utili.

E' necessario fare di "rifiuti zero" la meta, improntando la produzione industriale al riutilizzo di

materiali, da condividere con il futuro, eliminando dai processi produttivi l'uso di composti

velenosi, chiudendo il cerchio con normative tese ad una responsabilità estesa del produttore. La

comunità avrà anch'ella le sue responsabilità, nel perseguire sistemi di raccolta porta a porta spinta,

tesa a dividere in primis l'umido, dal quale ricavare compost di qualità da destinare a scopi agricoli;

ne sono un esempio, non esaustivo, la città di Zurigo, in Italia i "Comuni Virtuosi", coordinati a

livello nazionale dall'assessore Marco Boschini, quali Vedelago (TV), Mercato S. Severino (SA),

Capannori (LU) primo in Italia ad aver adottato, nel 2007 con una adelibera comunale, la strategiaRifiuti Zero, riusciendo ad abbattere così i costi relativi alla gestione rifiuti da 2.515.680,00 euro a

167.678,00 euro, con un il risparmio nel conferimento agli impianti pari a 2.348.000,00 euro nel

solo 2007 (dati verificabili sul sito del Comune di Capannori).

I riciclabili, destinati agli "Impianti di Recupero dei materiali" con separerazione di carta, vetro,

 palastica e così via, saranno preparati per il riutilizzo. L'indifferenziato sarà avviato ad impianti di

Trattamento Meccanico Biologico a freddo (TMB), recuperando ulteriori elementi da riutilizzare,

stabilizzando i residui da avviare ai centri di ricerca, situati possibilmente presso le università

locali, dove studiare ed eliminre gli errori di progettazione industriale. Interessante, nell'ambito

della startegia, è la pratca della decostruzione in luogo della demolizione degli edifici dalla quale

ottenere materiali di valore, da riutilizzare anche tal quali. Il prof. Connet è solito conclude i suoi

interventi consigliando ai cittadini di usare il buon senso; ai politici di aver fiducia in chi

amministrano; sviluppino programmi basati su diminuzione e suddivisione dei rifiuti alla fonte, una

raccolta porta a porta, e non rimarranno delusi; infine fantasia e divertimento per chi si impegna nel

campo. Anche se le alternative comportano tutte dei problemi, Rifiuti Zero risulta la più

ragionevole da perseguire perchè, nel lungo periodo è l'unica, con capacità di futuro e realmente

sostenibile.

2. Normativa

Nuovi profili giuridici della direttiva 2008/982

La tutela dell’ambiente costituisce oggetto di interventi normativi a vari livelli: internazionale,

comunitario, nazionale, regionale e locale. Ciò vale anche in materia di gestione dei rifiuti, settore

nel quale la disciplina giuridica interna trova la sua origine in numerosi atti di legislazione

comunitaria, in particolare direttive, che hanno richiesto un faticoso processo di adattamento

dell’ordinamento interno. Si tratta di una catena normativa che ha imposto interventi di

conformazione nel corso di vari decenni, le cui tappe salienti sono state il D. Lgs. n. 22 del 1997,

c.d. Decreto Ronchi, e, più recentemente, il D. Lgs. n. 152/2006, modificato nel 2008. Il panorama

normativo è quindi particolarmente complesso: ci troviamo di fronte, da un lato, a norme quadro

 poste ai vari livelli che contengono i principi generali e dalle quali discendono le norme attuative; e,

dall’altro lato, a regimi giuridici generali cui si affiancano regimi speciali e derogatori. Talecontesto legislativo pone all’interprete e all’operatore problemi di coordinamento fra norme di

2 Di Sergio Marchisio Istituto di Studi Giuridici Internazionali CNR, Roma - [email protected]

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diversa natura, in sede di individuazione della normativa applicabile. Un efficace e valido

contributo per agevolare la lettura del complesso sistema delle fonti in materia è dato dal recente

volume di Maurizio Pernice e Giuseppe Mininni, Il sistema normativo e tecnico di gestione dei

rifiuti, La nuova disciplina dopo il D.Lgs. 152/2006 e la sua riforma, edito nel 20083

La disciplina giuridica della gestione dei rifiuti è contenuta, come è noto, nella Parte IV del DS.

Lgs. 152/2006, il quale stabilisce i principi, le finalità, i criteri di priorità e i requisiti minimi, gli

adempimenti e gli obblighi dei produttori di rifiuti e le funzioni dell’amministrazione pubblica per la prevenzione e la gestione in sicurezza dei rifiuti prodotti. Particolare importanza rivestono la

definizione di “rifiuto” e il significato del verbo “disfarsi”. Tale normativa lasciava aperta la

questione dei limiti alla nozione di rifiuto, specie con riferimento ai sottoprodotti e alle materie

 prime secondarie. In particolare, si rilevava la difformità tra la normativa italiana e la ricostruzione

della nozione giuridica di sottoprodotto elaborata, da un lato, dalla Commissione europea nella

Comunicazione al Consiglio e al Parlamento europeo del 21 febbraio 20074 e, dall’altro lato, dalla

giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea.

Entrambe le istituzioni menzionate hanno insistito nel limitare il reimpiego dei residui di

 produzione all’interno di un processo di produzione.

Per rimediare a tale disarmonia, il D. Lgs. 4/2008 ha modificato l’art. 183 del D. Lgs. 152/2006.

Il nuovo art. 183, comma 1, lett. p), definisce il sottoprodotto, fatte salve le ulteriori definizionicontenute nelle disposizioni speciali. Due sono i requisiti perché sostanze e materiali rientrino nella

nozione di “sottoprodotti”: anzitutto, è necessario che il produttore non intenda disfarsi di essi ai

sensi dell'art. 183, comma 1, lettera a); dall’altro lato, tali sottoprodotti devono soddisfare tutti i

seguenti criteri, requisiti e condizioni:

1) devono essere originati da un processo non direttamente destinato alla loro produzione;

2) il loro impiego deve essere certo, sin dalla fase della produzione, integrale e deve avvenire

direttamente nel corso del processo di produzione o di utilizzazione preventivamente individuato e

definito;

3) devono soddisfare requisiti merceologici e di qualità ambientale idonei a garantire che il loro

impiego non dia luogo ad emissioni e ad impatti ambientali qualitativamente e quantitativamente

diversi da quelli autorizzati per l'impianto dove sono destinati ad essere utilizzati;

4) non devono essere sottoposti a trattamenti preventivi o a trasformazioni preliminari per 

soddisfare i requisiti merceologici e di qualità ambientale di cui al punto 3), ma devono possedere

tali requisiti sin dalla fase della produzione;

5) devono avere un valore economico di mercato.

A modificare il quadro normativo comunitario di riferimento è intervenuta, il 22 novembre 2008, la

 pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea della nuova direttiva sui rifiuti

(2008/98/CE), che sostituirà, con effetto dal 12 dicembre 2010, le direttive 2006/12/CE del

Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 aprile 2006, (rifiuti), 91/689/CEE (rifiuti pericolosi) e

75/439/CEE (eliminazione degli oli usati).

Già la decisione n. 1600/2002/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 luglio 2002,relativa al Sesto programma comunitario di azione in materia di ambiente, aveva sollecitato la

revisione della normativa sui rifiuti, in particolare al fine di chiarire la distinzione tra ciò che è

rifiuto e ciò che non lo è.

Altri atti si erano poi succeduti, tra i quali, in particolare, la menzionata Comunicazione della

Commissione del 27 maggio 2003 intitolata «Verso una strategia tematica di prevenzione e riciclo

dei rifiuti».

Ancora, la risoluzione del 20 aprile 2004 del Parlamento europeo invitava la Commissione a

considerare la possibilità di estendere l’ambito di applicazione della direttiva 96/61/CE del

Consiglio, del 24 settembre 1996, sulla prevenzione e la riduzione integrate dell’inquinamento ,

all’intero settore dei rifiuti.

3M. Pernice, G. Mininni, Il sistema normativo e tecnico di gestione dei rifiuti. La nuova disciplinadopo il D.Lgs. 152/2006 e la sua riforma. Wolters Kluwer Italia, 2008.4COM (2007) 59 def.

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Lo stesso Consiglio, nelle conclusioni del 1° luglio 2004, invitava la Commissione ad esercitare il

 potere d’iniziativa del quale è titolare.

La revisione della direttiva 2006/12/CE è apparsa dunque necessaria al fine di precisare alcuni

concetti basilari, di introdurre un approccio che tenga conto dell’intero ciclo di vita dei prodotti, e di

concentrare l’attenzione sulla riduzione degli impatti ambientali connessi alla produzione e alla

gestione dei rifiuti, rafforzando in tal modo il loro valore economico.

La nuova direttiva quadro si propone di favorire l’avvicinamento dell’Unione europea a quella cheviene definita la “società del riciclaggio”, caratterizzata dalla limitazione della produzione di rifiuti

e dall’utilizzazione dei rifiuti come risorse; impostazione che, in linea con l’art. 174, par. 1, del

Trattato sulla Comunità europea, persegue l’obiettivo di ridurre al minimo le conseguenze negative

sulla salute umana e sull’ambiente. Rispetto alla direttiva sui rifiuti 2006/12/CE, si accentua quindi

un approccio basato sulla tracciabilità dell’intero ciclo di vita dei prodotti e dei materiali, anziché

incentrato unicamente sulla fase in cui essi diventano rifiuti.

La nuova direttiva pone l’obiettivo dell’incentivazione della raccolta differenziata dei rifiuti per 

aumentare di almeno il cinquanta per cento il riutilizzo e il riciclaggio; infatti, entro il 2015 gli Stati

dovranno istituire regimi di raccolta differenziata almeno per la carta, il metallo, la plastica e il

vetro.

Inoltre, dovranno adottare le misure necessarie affinché, entro il 2020, la preparazione per ilriutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti domestici di carta, metallo, plastica e vetro (e, possibilmente, di

altra origine) si accresca complessivamente almeno del cinquanta per cento in termini di peso.

Più in generale, gli Stati membri assumono l’obbligo di adottare un piano nazionale per l’intero

sistema dei rifiuti, con la facoltà di emanare misure normative di accompagnamento per definire

una responsabilità estesa dei produttori e dei commercianti, compresa l’accettazione dei prodotti

restituiti e dei rifiuti che residuano dall’utilizzo dei prodotti.

In tale contesto, la direttiva 2008/98/CE introduce alcune rilevanti novità.

Essa stabilisce, anzitutto, che la politica ambientale in materia di rifiuti deve mirare alla riduzionedell’uso delle risorse e alla promozione dell’applicazione concreta della gerarchia dei rifiuti.Come sottolineano i considerando (31) e (35) del preambolo, la gerarchia dei rifiuti comporta una

duplice conseguenza.

In primo luogo, essa definisce ciò che deve considerarsi, in linea generale, la migliore opzione

ambientale nella normativa e politica dei rifiuti, anche se può essere necessario discostarsene in

relazione a flussi di rifiuti specifici, quando ciò sia giustificato, tra l’altro, da ragioni di fattibilità

tecnica, praticabilità economica e protezione dell’ambiente. In secondo luogo, in conformità alla

gerarchia dei rifiuti e ai fini della riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra provenienti dallo

smaltimento dei rifiuti nelle discariche, è importante facilitare la raccolta differenziata e l’idoneo

trattamento dei rifiuti organici, al fine di produrre composti e altri materiali basati su rifiuti organici

che non presentano rischi per l’ambiente.

Secondo l’art. 4 della nuova direttiva, la gerarchia dei rifiuti applicabile alla normativa e alla

 politica in materia di prevenzione e gestione dei rifiuti, pone al primo posto la prevenzione, alloscopo di ridurre la quantità dei rifiuti prodotti.Segue poi la preparazione per il riutilizzo, ovvero il complesso delle operazioni di controllo,

 pulizia e riparazione, attraverso cui i prodotti o componenti di prodotti diventati rifiuti sono

 predisposti in modo da poter essere reimpiegati senza ulteriore trattamento.

Al terzo posto è il riciclaggio, che comprende le operazioni di recupero attraverso cui i materiali di

rifiuto sono ritrattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione

originaria, o per altri fini; ciò comprende il ritrattamento di materiale organico, ma non il recupero

di energia, né il ritrattamento per ottenere materiali da utilizzare quali combustibili o in operazioni

di riempimento.

Al quarto posto l’art. 4 della direttiva contempla il recupero di altro tipo, ossia diverso dal

riciclaggio, come il recupero di energia o altre operazioni che abbiano come principale risultato diattribuire ai rifiuti un ruolo utile, in sostituzione di altri materiali.

In questo contesto va detto che gli impianti di incenerimento dei rifiuti solidi urbani possono essere

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intesi come attività di recupero unicamente se rispondono a determinati requisiti di efficienza

energetica, stabiliti dalla direttiva stessa.

Lo smaltimento è indicato come ultimo nella gerarchia dei rifiuti, in quanto consiste in qualsiasi

operazione diversa dal recupero, tra cui il deposito in discarica, la biodegradazione di rifiuti liquidi

o fanghi nei suoli, l’iniezione dei rifiuti pompabili in pozzi, in cupole saline o in faglie geologiche

naturali, l’incenerimento, il deposito permanente.

Lo stesso art. 4, al par. 2, assegna agli Stati membri, in sede di attuazione della direttiva, il compitodi adottare, nell’applicazione della gerarchia dei rifiuti, misure volte a incoraggiare le opzioni che

danno il miglior risultato ambientale complessivo. Ed è a tale riguardo che la direttiva legittima

l’eventuale circostanza che flussi di rifiuti specifici si discostino dalla gerarchia, se l’impostazione

in termini di ciclo di vita, in relazione agli impatti complessivi della loro produzione e gestione, lo

giustifichi. Questo principio introduce una certa discrezionalità degli Stati membri, i quali sono

tuttavia tenuti a garantire che l’elaborazione della normativa e della politica dei rifiuti avvenga in

modo pienamente trasparente, nel rispetto delle norme nazionali vigenti in merito alla consultazione

e partecipazione dei cittadini e dei soggetti interessati.

Altri principi generali in materia di protezione dell’ambiente di cui gli Stati membri devono tenere

conto nell’esercizio delle loro competenze d’attuazione sono quelli di precauzione e sostenibilità,

della fattibilità tecnica e praticabilità economica, della protezione delle risorse, nonché degliimpatti complessivi sociali, economici, sanitari e ambientali.Come già previsto nelle precedenti direttive, gli Stati, al fine di garantire che la gestione dei rifiuti

sia effettuata senza danneggiare la salute umana e senza recare pregiudizio all’ambiente, dovranno

stabilire che gli enti e le imprese che intendono effettuare il trattamento dei rifiuti ottengano

un’autorizzazione dell’autorità competente. Tale autorizzazione deve precisare almeno i tipi e i

quantitativi di rifiuti che possono essere trattati, i requisiti tecnici e di altro tipo applicabili al sito

interessato, le misure precauzionali e di sicurezza da adottare, il metodo da utilizzare per ciascun

tipo di operazione, le misure di monitoraggio e di controllo che si rivelano necessarie e, infine, le

disposizioni relative alla chiusura e agli interventi ad essa successivi che si manifestano necessari.

La nuova direttiva conferma il tradizionale principio «chi inquina paga».

Si tratta, del resto, di un principio “costituzionale” del diritto dell’Unione europea essendo sancito,

insieme ai principi di precauzione, prevenzione e correzione del danno ambientale in via prioritaria

alla fonte, nell’art. 174, par. 2, del Trattato della Comunità europea. Esso è confermato dall’art. 191,

 par. 2, del Trattato di Lisbona5. Il produttore di rifiuti e il detentore di rifiuti devono quindi gestire i

rifiuti, secondo il diritto comunitario, in modo da garantire un livello elevato di protezione

dell’ambiente e della salute umana.

Conformemente, l’art. 14 della direttiva 2008/98/CE statuisce che i costi della gestione dei rifiuti

sono sostenuti dal produttore iniziale o dai detentori del momento o dai detentori precedenti dei

rifiuti. Si lascia peraltro agli Stati membri la facoltà di decidere, in sede di attuazione della direttiva,

se i costi della gestione dei rifiuti debbano essere sostenuti parzialmente o interamente dal

 produttore del prodotto che è causa dei rifiuti, e se i distributori di tale prodotto possano contribuirealla copertura degli stessi costi.

L’art. 36 si occupa invece delle sanzioni, imponendo agli Stati membri di adottare le misure

necessarie per vietare l’abbandono, lo scarico e la gestione incontrollata dei rifiuti e di emanare le

disposizioni relative alle sanzioni – efficaci, proporzionate e dissuasive – da irrogare in caso di

violazione delle disposizioni della direttiva, della quale gli Stati membri devono in ogni caso

assicurare la piena applicazione.

Un importante capitolo della direttiva riguarda le definizioni, contenute nell’art. 3. Tale norma

definisce meglio le nozioni di rifiuto, recupero e smaltimento, garantendo in particolare una netta

5“La politica dell'Unione in materia ambientale mira a un elevato livello di tutela, tenendoconto della diversità delle situazioni nelle varie regioni dell'Unione. Essa è fondata sui

principidella precauzione e dell'azione preventiva, sul principio della correzione, in via

prioritaria allafonte, dei danni causati all'ambiente, nonché sul principio «chi inquina paga»”.

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distinzione tra i due ultimi concetti, fondata sulla differenza in termini di impatto ambientale, e

riconoscendo i potenziali vantaggi per l’ambiente e la salute umana che derivano dall’utilizzo dei

rifiuti come risorse. Vengono altresì introdotte alcune nuove definizioni, in specifico quelle di

 prevenzione, riutilizzo, preparazione per il riutilizzo, trattamento e riciclaggio, nozioni giuridiche

delle quali è precisata la portata.

Anzitutto, con la nozione di «rifiuto», si intende qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si

disfi o abbia l’intenzione o l’obbligo di disfarsi, mentre è «rifiuto pericoloso» quello che presentauna o più caratteristiche pericolose di cui all’allegato III. Nella definizione di rifiuto non compare

 più il riferimento alle categorie previste in allegato, presente nella direttiva 2006/12/CE6.

Peraltro, l’art. 7 della nuova direttiva disciplina l’elenco dei rifiuti, che include i rifiuti pericolosi,

tenendo conto dell’origine e della composizione dei rifiuti e, ove necessario, dei valori limite di

concentrazione delle sostanze pericolose. Esso è vincolante per quanto concerne la determinazione

dei rifiuti da considerare pericolosi. Si conferma la regola secondo la quale l’inclusione di un

oggetto nell’elenco dei rifiuti istituito dalla decisione 2000/532/CE non implica che esso sia un

rifiuto in tutti i casi. Una sostanza o un oggetto è considerato un rifiuto solo se rientra nella

definizione di cui all’art. 3, punto 1, della direttiva 2008/98/CE.

Quanto ai soggetti coinvolti nella gestione dei rifiuti, la direttiva definisce il «produttore di rifiuti»come la persona la cui attività produce rifiuti (produttore iniziale di rifiuti) o chiunque effettuioperazioni di pretrattamento, miscelazione o altre operazioni che hanno modificato la natura o la

composizione di detti rifiuti. Il «detentore di rifiuti» è, a sua volta, il produttore dei rifiuti o la

 persona fisica o giuridica che ne è in possesso. Sono inoltre precisate le nozioni di

«commerciante» e «intermediario».

Le altre definizioni si incastrano l’una nell’altra, come in un gioco di scatole cinesi. La «gestione

dei rifiuti», nozione generale ed onnicomprensiva, include la raccolta, il trasporto, il recupero e lo

smaltimento dei rifiuti, compresi la supervisione di tali operazioni e gli interventi successivi alla

chiusura dei siti di smaltimento, nonché le operazioni effettuate in qualità di commercianti e

intermediari.

Le altre definizioni riguardano invece operazioni più specifiche, tutte comprese comunque nella

nozione generale di gestione. Per «raccolta» si intende il prelievo dei rifiuti, compresi la cernita

 preliminare e il deposito preliminare, ai fini del loro trasporto in un impianto di trattamento; per 

«raccolta differenziata» la raccolta in cui un flusso di rifiuti è tenuto separato in base altipo e alla

natura dei rifiuti, al fine di facilitarne il trattamento specifico.

Il «riutilizzo» viene identificato con qualsiasi operazione attraverso la quale prodotti o componenti

che non sono rifiuti sono reimpiegati per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti; mentre

rientrano nella nozione di «trattamento» le operazioni di recupero o smaltimento, inclusa la

 preparazione prima del recupero o dello smaltimento, e in quella di «recupero» qualsiasi

operazione il cui principale risultato sia di permettere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile sostituendo

altri materiali che sarebbero stati altrimenti utilizzati per assolvere una particolare funzione o di

 prepararli ad assolvere tale funzione, all’interno dell’impianto o nell’economia in generale.Il «riciclaggio» riguarda invece qualsiasi operazione di recupero attraverso cui i materiali di rifiuto

sono ritrattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione originaria

o per altri fini.

Da notare che il riciclaggio include il ritrattamento di materiale organico ma non il recupero di

energia, né il ritrattamento per ottenere materiali da utilizzare quali combustibili o in operazioni di

riempimento «Smaltimento», infine, denota qualsiasi operazione diversa dal recupero anche quando

l’operazione ha come conseguenza secondaria il recupero di sostanze o di energia.

In materia di definizioni, la nuova direttiva si presenta quindi molto più completa rispetto all’art. 1

della direttiva 2006/12/CE, che appare piuttosto basato sulla tecnica del rinvio agli allegati.

Se le menzionate definizioni servono a stabilire che cosa si intende giuridicamente per rifiuto, l’art.

6 Art. 1, par. 1, lettera a): “«Rifiuto»: qualsiasi sostanza od oggetto che rientri nelle categorieriportate nell'allegato I e di cui il detentore si disfi o abbia l'intenzione o l'obbligo di

disfarsi”.

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2 disciplina invece le esclusioni dall’ambito di applicazione della direttiva che, rispetto al passato,

sono oggetto di alcune modifiche. Infatti, alcune delle esclusioni già previste in precedenza non

sono più subordinate alla condizione dell’esistenza di altra normativa che contempli gli stessi

materiali, mentre altre esclusioni continuano ad operare nella misura in cui gli stessi rifiuti siano

contemplati da altra normativa comunitaria.

Rientrano nella prima categoria:

a) gli effluenti gassosi emessi in atmosfera; b) il terreno (in situ);

c) il suolo non contaminato e altro materiale allo stato naturale escavato nel corso di attività di

costruzione, ove sia certo che il materiale sarà utilizzato a fini di costruzione allo stato naturale

nello stesso sito in cui è stato escavato;

d) i rifiuti radioattivi;

e) i materiali esplosivi in disuso;

f) i materiali fecali.

Sono invece esclusi dall’ambito di applicazione della direttiva nella misura in cui sono contemplati

da altra normativa comunitaria:

a) le acque di scarico;

 b) i sottoprodotti di origine animale;c) le carcasse di animali morti per cause diverse dalla macellazione;

d) i rifiuti risultanti dalla prospezione, dall’estrazione, dal trattamento e dall’ammasso di risorse

minerali o dallo sfruttamento delle cave.

Una delle novità più rilevanti della nuovo direttiva è quella di avere stabilito, all’art. 5, la

definizione di sottoprodotto. Si tratta di una nozione frutto dell’elaborazione ascrivibile soprattutto

agli interventi della Corte di giustizia.

La Corte infatti, in alcune importanti sentenze rese nell’ambito della sua competenza esclusiva ad

interpretare in via pregiudiziale il diritto comunitario su richiesta dei giudici nazionali, ha delineato

in via giurisprudenziale le condizioni che devono ricorrere per poter qualificare un residuo di

 produzione come sottoprodotto. Mi riferisco alle sentenze del 18 aprile 2002, in causa C 900 Palin

Granit e del 15 gennaio 2004, in causa C-235/02, Saetti e Frediani.

In tale giurisprudenza la Corte, nell’interpretare il significato del termine «disfarsi», ha

esplicitamente distinto tra i residui di produzione – che sono sostanze non cercate in quanto tali al

fine di un possibile riutilizzo ulteriore e quindi da considerare alla stregua di rifiuti – ed i

sottoprodotti, vale a dire sostanze che non costituiscono lo scopo primario della produzione, ma che

l’impresa intende sfruttare o commercializzare a condizioni per essa favorevoli, in un processo

successivo, senza operare trasformazioni preliminari 75.

La nuova direttiva consolida in via definitiva i contorni di questa nuova nozione giuridica. Essa

chiarisce infatti quando sostanze od oggetti derivanti da un processo di produzione che non ha come

obiettivo primario la loro produzione sono da considerare sottoprodotti e non rifiuti. La decisione

che una sostanza non è un rifiuto può essere presa solo sulla base di un approccio coordinato, daaggiornare regolarmente, e ove ciò sia coerente con la protezione dell’ambiente e della salute

umana. Se l’utilizzo di un sottoprodotto è consentito in base ad un’autorizzazione ambientale o a

norme generali di protezione dell’ambiente, ciò può essere usato dagli Stati membri quale

strumento per decidere che non devono prodursi impatti complessivi negativi sull’ambiente o sulla

salute umana; un oggetto o una sostanza devono essere considerati sottoprodotti solo quando si

verificano determinate condizioni. Secondo l’art. 5, una sostanza od oggetto derivante da un

 processo di produzione il cui scopo primario non è la produzione di tale articolo può essere

considerato sottoprodotto, e non rifiuto, qualora siano soddisfatte le seguenti condizioni:

a) è certo che la sostanza o l’oggetto sarà ulteriormente utilizzata/o;

 b) la sostanza o l’oggetto può essere utilizzata/o direttamente senza alcun ulteriore trattamento

diverso dalla normale pratica industriale;

7 Cfr. E. Pomini, Rifiuti, Residui di Produzione e Sottoprodotti, in Rivista Giuridica Dell'Ambiente ,2008, 360-361.

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c) la sostanza o l’oggetto è prodotta/o come parte integrante di un processo di produzione e

d) l’ulteriore utilizzo è legale, ossia la sostanza o l’oggetto soddisfa, per l’utilizzo specifico, tutti i

requisiti pertinenti riguardanti i prodotti e la protezione della salute e dell’ambiente e non porterà a

impatti complessivi negativi sull’ambiente o la salute umana.

Sulla base delle condizioni previste al par. 1 dell’art. 5, la Commissione europea può adottare

misure per stabilire i criteri da soddisfare affinché sostanze o oggetti specifici siano considerati

sottoprodotti e non rifiuti ai sensi dell’art. 3, punto 1. In particolare, la Commissione ha il potere distabilire criteri relativi alle condizioni alle quali un oggetto deve essere considerato un

sottoprodotto, la cessazione della qualifica di rifiuto e la determinazione dei rifiuti che sono

considerati come pericolosi, nonché di definire modalità dettagliate di attuazione e di calcolo per 

verificare la conformità con gli obiettivi di riciclaggio stabiliti nella direttiva.

Inoltre, la Commissione ha la competenza per adeguare gli allegati al progresso tecnico e

scientifico e per precisare l’applicazione della formula per gli impianti di incenerimento.

Tali regole sembrano rispondere alla considerazione secondo la quale siamo di fronte ad un

fenomeno in continua evoluzione, che, quindi, è restio ad essere cristallizzato in una definizione

normativa chiusa, come sembra essere quella introdotta nell’ordinamento italiano dal D. Lgs. 20088.

Inoltre l’art. 6 della direttiva stabilisce, in modo innovativo, quando i rifiuti cessano di essere tali. E’

 previsto che essi siano sottoposti ad un’operazione di recupero, incluso il riciclaggio, e chesoddisfino criteri specifici, da elaborare conformemente alle seguenti condizioni:

a) la sostanza o l’oggetto è comunemente utilizzata/o per scopi specifici;

 b) esiste un mercato o una domanda per tale sostanza od oggetto;

c) la sostanza o l’oggetto soddisfa i requisiti tecnici per gli scopi specifici e rispetta la normativa e

gli standard esistenti applicabili ai prodotti;

d) l’utilizzo della sostanza o dell’oggetto non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente o

sulla salute umana.

Ho evidenziato finora le principali novità della direttiva 2008/98/CE. E’ evidente che un ulteriore

esame sarà necessario per valutare in quale misura lo stato dell’ordinamento italiano, dopo le più

recenti modifiche, è da considerare conforme, ad esempio in materia di parametri alla cui luce

valutare la qualificazione dei residui come rifiuti o come sottoprodotti. Secondo la nuova direttiva,

condizione fondamentale per classificare come sottoprodotti i residui di produzione è che

l’operazione di trasformazione al fine di poterli reimpiegare avvenga nel corso del processo

 produttivo dal quale essi originano.

Al riguardo, le norme interne sembrano troppo generiche, ciò che potrebbe determinare una forte

limitazione della loro operatività.

Va altresì considerato che il principio del riutilizzo integrale non è contemplato dalla nuova

direttiva.

Entro il 12 dicembre 2010, l’Italia, al pari degli altri Stati dell’Unione, sarà tenuta ad adattare il suo

ordinamento interno in materia di rifiuti alla nuova normativa comunitaria. Ciò contribuirà a

rendere la legislazione italiana in materia di gestione dei rifiuti più coerente con i principi di tuteladella salute umana e dell’ambiente.

L’odierna iniziativa costituisce il primo passo di un cammino di approfondimento, ricerca e stimolo

che gli Istituti del CNR percorreranno nel prossimo futuro per concorrere alla realizzazione di tale

obiettivo.

3. Rifiuti Zero

Partiamo da un assunto: l'incenerimento non è sostenibile.

Ecco il punto di partenza che ci permette di riconoscere che ci sono due dinamiche importanti

connesse all'incenerimento.

Pur essendo giustificata la preoccupazione per la tossicità delle sostanze, di scarto prodotte da tali

  processi, occorre porre maggiore enfasi oltre che sull'aspetto della tossicità, su quello della

8Cfr. V. Paone, Novità dell'Unione Europea in materia di gestione dei rifiuti, in Foro It., 2008,403-405.

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sostenibilità.

Anche se l'incenerimento fosse reso sicuro, non sarebbe comunque ragionevolmente ma sopratturro

economicamente proponibile tale approccio perché, non avrebbe senso investire enormi capitali per 

distruggere delle risorse che invece dovrebbero essere condivise con le generazioni future.

Il potere economico, dei consumi ha un concetto "usa e getta" del pianeta influenzato da un modello

capitalistico dell'economia basato sull'iperconsumo9.

Secondo la filosofia americana esportata in tutto il mondo, anche il nosro paese non ne è immune,10 

 più si consuma, più si è felici. Viviamo come se avessimo a disposizione un altro pianeta su cui

trasferirci. Non ci rendimo conto che, non si può continuare a vivere secondo la filosofia usa e getta,

secondo la filosofia del fast food, su un pianeta che ha delle risorse finite. Continuando a percorrere

questa strada, alla fine le risorse si esauriranno. Ce ne siamo accorti con il petrolio, ma se

continueremo seguendo questa filosofia saranno tante le risorse delle quali non potremo più

usufruire.

Per risolvere il problema connesso alla gestione dei rifiuti non bisogna cercare modi alternativi per 

sbarazzarcene ma la sfida del 21 secolo consiste nello smettere di produrli.

Applicare la tecnologia migliore nel segno di soluzioni sempre più sofisticate applicate alla

risoluzione di problemi sbagliati è frustrante. L'obiettivo da perseguire non è quello di perfezionare

i metodi di distruzione ma piuttosto quelli di produzione.Abbiamo bisogno di migliorare la produzione industriale che, deve portare verso una società più

sostenibile.

LA STRATEGIA RIFIUTI ZERO PER L'ANNO 2020

Questa strategia dice

no all'incenerimento

no alle discariche

no alla società usa e getta

si a una società sostenibile.

L' anno 2020 è un obiettivo ideale volutamente inserito in un arco di tempo reale. Non sarebbe

auspicabile poter raggiungere l'obiettivo rifiuti zero a breve, è più verosimile raggiungerlo nell'anno

2020. A tal fine è necessario approfondire, per risolvere il problema a monte, alla radice, i metodi di

 produzione industriale. Ci sono tre obiettivi da perseguire per raggiungere quello finale della

riduzione dei rifiuti: 1) La responsabilità delle industrie, 2) la responsabilità della comunità, 3) una

 buona leadership per permettere un buon dialogo tra i due. E' necessario individuare buone pratiche

che permettono di arrivare alla produzione di zero rifiuti. Un esempio di responsabilità industriale

in azione può essere individuato nella politica seguita dalla multinazionale Xerox che, sta

recuperando tutte le vecchie fotocopiatrici da ben 16 paesi diversi per portarle in depositi in Olanda

dove le smonta in parti riutilizzabili raggiungendo ben il 95% del riciclaggio, risparmiando 76milioni di dollari all'anno. Questo metodo può essere applicato da qualsiasi industria che

risparmierà denaro ogni volta che cercherà di ridurre la produzione di rifiuti.

Alcune delle buone pratiche per la riduzione dei rifiuti avvengono proprio in Italia.

Prima di essere trasformati in rifiuti ci sono tantissimi oggetti che potrebbero essere riciclati, come

mobili ed elettrodomestici che, riparati potrebbero essere reinseriti sul mercato. Ogni volta che,

questo ciclo virtuoso viene creato, in giro per il mondo, genera un mercato, crea posti di lavoro

dove servono, negli ambiti urbani. La seconda cosa è la raccolta differenziata con il metodo Porta a

Porta. Naturalmente c'è bisogno di fare la raccolta differenziata del materiale organico pulito per 

9Si confronti McDonaldizzazione, carte di credito, luoghi del consumo e altri temi di George Ritzer, 2003, Franco

Angeli editore.10 E' il caso di ricordare un concetto di Pasoliniana memoria drammaticamente attuale. La società italiana come tutte

quelle occidentali è stata sottoposta ad una sorta di mutamento antropologico che per mano della civiltà dei consumi,

artatamente controllata da quello che l'illustre poeta descrive un potere occulto, quello dei consumi appunto, capace,

 più di ogni potere autoritario mai esistito, di condizionare profondamente l'esistenza delle sue vittime.

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fare il compostaggio e fare la raccolta dei rifiuti riciclabili. La terza azione consiste nel concentrarci

sui residui che sono il frutto di cattiva progettazione industriale. Un altro ambito molto interessante

è la decostruzione degli edifici invece di demolirli. E' possibile sviluppare un mercato al riguardo

con ottime ricadute occupazionali.

L'Italia dispone di uno dei migliori Istituti di ricerca al mondo per la progettazione della raccolta

differenziata Porta a Porta efficiente ed efficace. La Scuola agraria del parco di Monza.

Questo istituto ha progettato impianti e sistemi per tutta l'Italia. Alcune iniziative riguardano laregione Lazio. I comuni hanno raggiunto ben il 54% in più di raccolta differenziata in un anno.

Questo è il migliore risultato ottenuto rispetto a qualsiasi altro paese al mondo. A Sermoneta vicino

a Latina in un anno con la raccolta differenziata è stato riciclato oltre il 64%. Il Sindaco ha

sottolineato l'aspetto positivo di un approccio basato sul porta a porta basandosi su tali presupposti:

sono stati risparmiati soldi, sono stati creati il doppio dei posti di lavoro ed è stato reso il villaggio

 più pulito in seguito all'eliminazione dei cassonetti dalle strade.

La raccolta differenziata fa risparmiare e funziona non solo in piccoli comuni ma anche in grandi

città come San Francisco, con una popolazione di 850.000 abitanti, uno spazio ristretto e tre

differenti lingue parlate. Tutte le campagne di informazione devono essere realizzate in tre lingue.

 Nel 2000 è stato raggiunto il 50% di raccolta differenziata. Nel 2004 il 63%, l'obiettivo per il 2010 è

il 75% di raccolta differenziata mentre per il 2020 è zero rifiuti.Il metodo si basa sull'utilizzo di tre cassonetti: quello blu per i rifiuti riciclabili, quello verde per i

rifiuti organici e quello nero per i residui. All'iniziativa è data una adeguata pubblicità attraverso

manifesti pubblicitari. Ogni singola famiglia mette i tre contenitori davanti alla propria porta per 

dare la possibilità al personale addetto di raccoglie i rifiuti e portarli presso un impianto di

compostaggio a settanta miglia da San Francisco in una zona circondata da terreni agricoli.

Alla fine gli agricoltori sono contenti perché utilizzano il compost come fertilizzante per coltivare

frutta e verdura che ritorna a San Francisco.

Enzo Favorino della Scuola agraria di Monza afferma che anche se ogni famiglia in Italia fosse

impegnata totalmente nella raccolta differenziata dei rifiuti organici per fare il compost, questo

ancora non sarebbe sufficiente per fare fronte alle esigenze di compost nel nostro paese.

In Nuova Scozia, una delle province canadesi, in soli cinque anni la Provincia è riuscita a

raggiungere il 50% di differenziazione e la capitale Halifax ha raggiunto il 50%.

Ulteriore aspetto positivo è stata la creazione di mille posti di lavoro connessi alla gestione di

questo tipo di rifiuti. Altri 2000 posti sono stati creati nelle industrie che riutilizzano questi materiali

che, sono stati riparati e riciclati. Praticamente tutti i materiali così separati sono riutilizzati.

Una delle questioni chiave quando parliamo di rifiuti è cosa fare con la frazione residua. Quello che

l'incenerimento vuole fare lo sappiamo bene: semplicemente farla scomparire. In Nuova Scozia è in

funzione un impianto per la separazione della frazione residua che viene immessa sui nastri

trasportatori dove degli addetti separano quanto più rifiuti riciclabili possibili dalle sostanze

tossiche. Quindi gli imballaggi non tossici sono smaltiti in discarica mentre la frazione organica

sporca viene spezzettata e passa ad un altro impianto di compostaggio ma non per andare acostituire un prodotto da immettere sul mercato ma ai fini della stabilizzazione biologica. Quindi

una volta che viene smaltita in discarica questa frazione organica non sarà più tossica.

E' un impianto che funziona 24 ore al giorno dal 1985 ad oggi. E' stata la prima discarica al mondo

senza cattivi odori.

L'Italia da questo punto di vista può rappresentare un punto di eccellenza.

Fondamentale la creazione di centri di ricerca sulla separazione della frazione residua prima che

arrivi alla discarica, la creazione di reparti presso le università locali dove professori e studenti

 possano costituire un panel di ricerca dei residui per trovare degli utilizzi locali per alcuni di questi

materiali. In mancanza delle attrezzature e delle forze per farlo da sé, potrebbero fare consulenza

alle industrie perché ci siano dei cambiamenti nei processi di produzione in maniera tale da limitare

la produzione di materiali - rifiuto. Questa potrebbe essere un'idea da replicare su tutto il territorioitaliano. Ma ciò implica necessiterebbe a livello nazionale, la costituzione di un Istituto Nazionale

di Progettazione Industriale per una società sostenibile, in contatto con tutti i centri di ricerca, frutto

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di una consapevolezza, volta a prendere sul serio la questione trattamento dei rifiuti.

Tutti produciamo rifiuti e siamo tutti parte del problema ma se avessimo la leadership giusta noi

saremmo tutti parte della soluzione.

Un confronto veloce tra incenerimento e strategia Rifiuti Zero sottolinea che: L'incenerimento

converte tre tonnellate di spazzatura in una tonnellata di ceneri tossiche, mentre la strategia rifiuti

zero converte tre tonnellate di rifiuti in una tonnellata di risorse compostabili e una tonnellata di

educazione. Occorre educare la comunità ed anche l'industria. Essenziale è l'implementazione deldialogo fra università, imprese e società. Se non riusciamo a riciclare i rifiuti l'industria dovrebbe

semplicemente evitare di produrli. E' necessaria una progettazione industriale migliore per il 21

secolo e l'Italia in questo è favorita perché ha i migliori progettisti del mondo. E' necessaria tuttavia

una leadership politica e industriale dotata di una grande visione, di creatività.

Il metodo più efficiente per recuperare materia dai rifiuti è la raccolta differenziata porta a porta,

 previa suddivisione dei materiali post-consumo in categorie omogenee. Soluzione interessante tanto

dal punto di vista ambientale quanto da quello economico, dato che i costi di riciclo delle materie

 prime secondarie sono inferiori a quelli sostenuti per produrre materie prime vergini.

La buona riuscita del porta a porta necessita il passaggio dalla tassa (TARSU) all'applicazione della

tariffa puntuale, parametrata sulle quantità residue indifferenziate volta a premiare i comportamenti

virtuosi.Il tema più dibattuto è infine il recupero di energia e smaltimento.

L'Unione Europea ne sottolinea l'importanza in termini di recupero della frazione combustibile

residua, in sostituzione di combustibili fossili al servizio di processi industriali, e di produzione di

metano dalla disgregazione anaerobica dei reflui organici.

Lo smaltimento tramite incenerimento di rifiuti in impianti dedicati non è recupero d'energia11.

Per recuperare energia dai rifiuti la soluzione migliore consiste nel trattamento anaerobico della

frazione umida, raccolta in modo differenziato (da cui ricavare biogas e fertilizzanti); per lo

smaltimento del residuo è più indicato l'utilizzo di impianti di Trattamento Meccanico Biologico.

Tali impianti operano una fase di degradazione biologica che, può essere aerobica, con

trasformazione degli scarti putrescibili in anidride carbonica ed acqua o anaerobica, con

trasformazione degli scarti medesimi in anidride carbonica e metano.

Dopo questo trattamento della durata di circa 20 giorni residuano gli scarti non biodegradabili quali

le plastiche e quelli meno biodegradabili quali cellulosa e lignina.

In questa fase i sistemi meccanici separano gli scarti inerti quali metalli, vetro, ceramiche che, dopo

la ripulitura vengono avviati al riciclo o riuso.

Ulteriore riduzione di massa deriva dalla perdita di umidità in dipendenza della fase di ossidazione

 biologica con produzione di calore fino a 70 gradi, e conseguente evaporazione dell'acqua presente

nei materiali trattati con eliminazione delle cariche batteriche.

Gli scarti definitivamente inertizzati possono essere compressi e stoccati in sicurezza in quanto non

  producono eluato ed hanno una ridotta emissione di gas serra, con importante contributo al

raggiungimento degli obiettivi imposti dal protocollo di Kioto.Infine, caratteristica determinante degli impianti TMB è la ridotta sensibilità elle economie di scala,

 per cui per essere convenienti economicamente non necessitano grandi dimensioni.

L'impatto ambientale dei TMB non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello degli

inceneritori, nemmeno in confronto con i cosiddetti smoke less.

ESEMPI DI APPLICAZIONE

DELLA STRATEGIA RIFIUTI ZERO

E RIDUZIONE DEI RIFIUTI

11 Le lobby dell'incenerimento ne hanno enfatizzato le virtù anche grazie a spiacevoli elogi di una certa patre della

comunità scientifica, ma lungi dal considerare tali pratiche salubri, non sono nemmeno economicamente convenienti

se non fosse per il dirottamento dei contributi statali cip6 previsti per le fonti rinnovabili.

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La baia di Cole in Tasmania nel 2003 ha bandito i sacchetti di plastica. Da allora altre 80 città hanno

seguito l'esempio. Nel 2003 l'Irlanda ha introdotto una tassa di 15 centesimi sui sacchetti di plastica.

In un anno l'uso dei sacchetti di plastica è diminuito del 92%.

Ora in Irlanda nel 90% dei casi si utilizzano borse di plastica riutilizzabili. In Italia in alcuni

supermercati Coop vicino a Firenze i clienti possono riempire i propri contenitori di shampoo,

detergenti, utilizzando il proprio flacone per ricaricarlo. Altri supermarket permettono addirittura di

riempire le bottiglie d'acqua. In Germania si utilizzano bottiglie di plastica pesante ben 25 volte prima di essere riciclate.

Ad Ontario, Canada l'industria della birra riutilizza le bottiglie di vetro da oltre 50 anni,

recuperando ben il 98% di queste bottiglie. Questo ha permesso la creazione di 2000 posti di lavoro

nell'indotto a costo zero per le amministrazioni locali.

Hanno quasi raggiunto l'obiettivo di rifiuti zero e questo già da 50 anni.

Interessante è il programma europeo, lanciato da Acr+, l'associazione delle città e regioni per il

riciclaggio ed il management sostenibile, denominato – 100 Kg, teso a ridurre di 100 Kg pro capite

 per anno la produzione di rifiuti-materiali post consumo.

Le azioni suggerite tendono alla promozione di alcune pratiche: Compostaggio domestico e

controllo dello spreco di cibo; Utilizzazione di pannolini – sanitari riciclabili; Scoraggiare l'invio

dei volantini e giornali indesiderati e favorire la dematerializzaazione di scuola e uffici, discorsoattinente alla nostra regione e funzionale al progetto compiuter in ogni casa che, potrebbe essere

sfruttato nell'ottica di dematerializzare il rapporto utente-uffici; Scelta di prodotti con imballaggi a

rendere; Promozione dell'acqua del Sindaco, Utilizzo di borse multiuso per la spesa; Eliminare

 progressivamente i doppi e tripli imbalaggi; Promuovere il riutilizzo: di abiti, giocattoli, mobilio;

misure contro acquisti eccessivi12.

Per concludere: non c'è assolutamente bisogno di continuare ad esporre la popolazione ad ulteriori

dosi di diossina o altre sostanze tossiche provenienti dagli inceneritori o discariche perché esistono

alternative più sicure e migliori per l'economia e per il nostro pianeta.

Obiezioni principali e Deduzioni in merito alla strategia Rifiuti Zero

13

Mancanza di praticità della strategia Rifiuti Zero. Uno dei maggiori vantaggi di "Rifiuti Zero" e

 proprio la praticità. E' di gran lunga meno costosa degli inceneritori ed anche delle discariche più

moderne. Non richiede l'uso di macchinari complessi e problematici; le imprese edili locali possono

facilmente prendersi cura sia della rapida cotruzione, sia degli impianti di riciclaggio, sia delle

struttore di compostaggio. Strutture del genere innescano molta meno opposizione politica e

 possono diventare operative più in fretta.

 

Rifiuti zero può funzionare in comunità piccole, ma non in grandi città. Certo, occorrono più

sforzi, più creatività, più capacità di comando, ma ormai sono diverse le città che si sono imbarcate

nei programmi di Rifiuti Zero. Tra queste, Canberra in Australia, san Francisco e Siattle negli USAe Toronto in Canado. Volendo si può cominciare con alcuni quartieri che la grande area

metropolitana. Nell'ambito delle grandi città, di può fare come a S. Francisco dove si organizza una

raccolta separata per i rifiuti per i rifiuti puliti di cucine di alberghi e ristoranti. Inoltre, la grande

città dispode più facilmente di edifici grandi, in cui stoccare e lavorare i rifiuti e può essere attratta

dalla creazione di unovi posti di lavoro per i disoccupati. Per ciò che riguarda la problematicità

della raccolta effettuata in edifici a parecchi piani, vale abbondantemente la pena di pagare del

 personale che si occupi del lavoro. Da non dimenticare ciò che avviene a Zurigo, dove le aree di

compostaggio sono diventati punti di socializzazione. Dislocare, poi, in punti strategici della città

centri di riuso o di riparazione che creano lavoro, mpotrebbe portare a risultati analoghi,

migliorando anche il grado di cultura ambientale. Certo tutto questo richiede manager cittadini in

12 Fonte: Internal Working Group 2006 – ACR+ (www.acrplus/-kg)13 Paul Connett in: Rifiuto: Riduco e Riciclo per vivere meglio. Giuda alle buone pratiche. A cura di Stefano

Montanari. Ed. Arianna, 2009 pagg. 84-87.

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gamba e può non essere facile, ma chi può pensare che trattare die secoli di rifiuti non nsostenibili

so sarebbe stato?

Rifiuti Zero non sposta abbastanza in fretta il problema delle dicsariche. E' stata proprio

l'Italia, a dimostrare che la raccolta porta a porta di riciclabili separati e del cosiddetto umido

allontana le dscariche e lo fa in fretta. A Novara si è arrivati al 70% in 18 mesi. Però, se una città

costruisce un inceneritore, bisogna tener conto che occorrerà sempre la discarica per le sie ceneriresidue.

Rifiuti zero non ci libera dalle discariche. Vero, ma lo scopo è quello di ridurle quasi a zero per il

2020. E' l'incenerimento che non ci libera dalle discariche, a causa delle ceneri residue, che della

discarica non possono fare a meno.

Ammortizzare gli enormi costi di costruzione di un inceneritore richiede circo 25 anni e, per farlo,

 bisogna far funzionale al massimo l'impianto, per ottenere quanto più si può da chi paga per portarvi

l'immondizia e da chi compra elettricità. E' così che ogni tentativo per ridurre la dipendenza da un

inceneritore si risolve in una perdita di profitto. Ma nessuna perdita di profitto ci sarà, se riduciamo

la nostra dipendenza dalle discariche riducendo il rifiuto, riusando, riciclando e compostando.

"Rifiuti Zero" può andare, ma va combinato all'incenerimento dei residui. Questo si chiama

abitualmente "gestione integrata", un approccio a dir poco ingenuo, che combina un inceneritore

costosissimo con un programma di riciclaggio e compostaggio che costa ben poco. Dal momento

che sull'inceneritore sono state investite enormi risorse econimiche (e politiche), è inevitabile che

questo faccia la parte del leone nel trattamento dei materiali di scarto; poi, bruciando residui, gran

 parte degli imballi inutili e della cattiva progettazione diventerà invisibile, cosicchè i produttori non

sentiranno l'esigenza di migliorare. Non è questo il caso, se la discarica è preceduta da centri di

selezione e di ricerca, che studieranno e renderanno pubbliche le cattive abitudini di produzione e di

acquisto.

Ma, se la gente è attaccata al concetto di "integrazione", è più intelligente integrare nel tempo e non

nello spazio. In altre parole, si metta in attesa per un po' la decisione di costruire un inceneritore e si

 proceda con una massiccia operazione di riduzione, riuso, riciclaggio e compostaggio, aspettando,

diciamo, cinque anni per vedere gli effetti. Allora si deciderà se l'inceneritore è poi così attraente e

necessario.

La situazione di Seattle negli USA, può essere indicativa. Gli abitanti non gradivano l'inceenritore e

 proposero al sindaco la raccolta differenziata. Questi accettò il volere dei cittadini a condizione che

 portasse vantaggio, altrimenti, si sarebbe costruito l'inceneritore. Ad oggi, Seattle differenzia al 50%

e nessuno pensa più a bruciare.

"Rifiuti Zero" può funzionale altrove, ma non da noi. Questo è quanto si dice dappertutto;

tuttavia, se il programma è ben fatto, funziona sempre con soddisfazione. Il problema non è lagente: il problema è la mancanza di capacità di condurre la cosa pubblica, di volontà politica.

Se prendiamo la provincia di Pordenone, questo presunto mancato funzionamento, presso certe

culture, si mostra in tutta la sua inconsistenza. Là esistono comuni, magari confinanti, che

differenziano uno il 16% e uno oltre il 70%. E Aviano è passato alla risoluzione "Rifiuti Zero".

Dunque, spesso sono i leader a mancare, non la cultura.

Componente chiave di "Rifiuti Zero" è la responsabilità industriale. Come può, la gente,

influenzare l'industria? La pressione diventa vistosa e pesante quando le comunità che praticano

 bene la raccolta differenziata o adottano la strategia "Rifiuti Zero" diventano numerose. Dopo lo

sforzo fatto, queste comunità non gradiscono prodotti impossibili da riusare, riciclare o compostare.

Così, nei loro supermercati vogliono sistemi di vendita alla spina del latte, detersivi, shampo ecc., evogliono vuoti a rendere. I produttori più grando non possono restare indifferenti, soprattutto quelli

che spendono delle fortune per farsi passare per "amici dell'ambiente" e non possono permettersi

l'imbarazzo di clienti che rifiutano le merci perchè non ecologiche. L'atteggiamento si diffonde ed il

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gioco è fatto: se non si vuole perdere business, il cliente va accontentato. Il buon politico, poi, tassa

gli imballi non sostenibili, come ad esempio, si fa in Irlanda con i sacchetti di palstica.

4. Oltre rifiuti Zero: Quattro Startegie per la riduzione dei rifiuti.14

Ogni attività produttiva e di consumo, crea rifiuti, tali processi, tra loro interconnessi, trasformano

elementi in ingresso in altrettanti in uscita. In base al primo principio della termodinamica nessunadelle risorse utilizzate come input si perde, durante un processo produttivo ma, si tramuta in formr 

sempre meno disponibili, in base al secondo principio della termodinamica. Questo fenomeno viene

inidcato con il termine "entropia" vale a dire la misura del disordine dell'ordine naturale che avviene

a causa di ogni processo di trasformazione e che si manifesta come calore degradato, rifiuti,

inquinamento. Una reale riduzione di tale fenomeno si può, quindi, ottenere, tramite una riduzione

degli input, cioè delle materie utilizzate nei processi produttivi e massimizzando le quantità in

output tramite un'efficientramento dei processi di trasformazione.

L'auspicio, per giungere ad una società sostenibile è l'uso razionale e sobrio delle riorse, con

accorgimenti quotidani volti alla riduzione del fenomeno dell'usa e getta in vista dello sviluppo di

nuovi prodotto ecocompatibili, nel rispetto di vincoli e limiti ambientali più stretti e pressanti.

Gli imballaggi, pur utili, sono devastanti per l'ambiente, responsabili del 40% del peso e del 55%del volume. Devono essere ripensati, per essere utilizzati solo quando strettamente necessari e

ripensati nella loro riusabilità e decompostabilità secondo paradigmi ecologici.

Le strategie innovative in tal senso utilizzabili per la loro riduzione sono:

−  bere l'acqua del rubinetto;

− vendita diretta alla spina dei liquidi;

− uso di borse di tela riusabili;

− reitroduzione del vuoto a rendere;

− introduzione di imballaggi standardizzati in materiali derivanti da biomasse per i prodotti

solidi.

Acqua del rubinettoI motivi che indirizzano allo sviluppo di tale strategia sono precipuamente che:

− il risparmio economico dato che l'acqua del rubinetto costa dalle 100 alle 1000 volte meno

dell'acuq in bottiglia;

− elimina i costi ambientali dipendenti da trasporti e smaltimento delle bottiglie;

− comportano una implementazione della cura delle sorgebti e e degli acquedotti locali da

 parte delle istituzioni.

L'Italia detiene il record mondiale di produzione e consumo di acqua in bottiglia. Il prezzo dei

combustibili fossili che sono la materia prim per produrre la plastica delle bottiglie, incide sul

 prezzo dei contenitori che, si trasformano in 150000 t/a di rifiuti urbani da smaltire, con un costoaggiuntivo che comporta aumenti del prodotto daalle 500 alle 1000 voltr in più ripetto all'acqua del

rubinetto: da 0,20 1 Euro a bottiglia rispetto ad 1 Euro per 1000 L di acqua del rubinetto. Fatto

cento il prezzo medio della bottiglia, solo l'1% rappresenta il costo dell'acqua contenuta.

Liquidi alla SpinaPratica che comporta una diretta riduzione degli imballaggi è la vendita di liquidi di largo conssumo

come latte, vino, olio, detersivi ecc., sfusi ed imbottigliati in contenitori che il cliente porta con sè e

riempie di volta in volta. Ipotizzando la vendita con tali modalità di 300/400 litri di detersivi la

settimana, si otterrebbe la riduzione complessiva di alcuni miolioni di contenitori usa e getta.

L'incentovo allo sviluppo di tali modalità di somministrazione deriva da incentivi e sgravi fiscali

 per chi contribuisce allo sviluppo di tali prtiche.

14 Gian Luigi Salvador in: Rifiuto: Riduco e Riciclo per vivere meglio. Giuda alle buone pratiche. A cura di Stefano

Montanari. Ed. Arianna, 2009 pagg. 91-99.

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Borse di tela riutilizzabiliQueste dovrebbero sostituire gli shoppers di plastica. La finanziaria 2006 ne ha decretato il bando

 per il 2010. In Bangladesh il provvedimento è stato varato nel 2002 quando si è scoperta la

responsabilità dei sacchetti di plastica per l'ntasanmento dei sistemi di deflusso delle acque con

aggravio delle alluvioni. Le borse riusabili sono preferibili anche ai sacchetti biodegradabili che

sono comunque degli imballaggi usa e getta, prodotti da biomasse prevalentemente farine di cerealioppure oli vegetali che vanno a competere con la produzione di cibo. Discorso estensibile anche ai

sacchetti bio per usi specifici oppure alle stoviglie in mater-bi.

Vuoto a RendereTale startegia eliminerebbe i corrispondenti rifiuti da raccogliere anche in maniera differenziata,

dato che, ogli bottiglia con VAR (Vuoto a Rendere) può essere riutilizzata più volte. Ciò

compotterebbe un a riduzione della quantità di rifiuti raccolta con il metodo PaP e lasciati nelle

campane e conseguente semplificazione del processo di raccolta comunale con possibile

eliminazione delle campane stradali. I risparmi economici deriverebbero dalla riduzione dei viaggi

di raccolta e dei costi di riciclo e smaltimento che sarebbero a carico di produttori e distributori.Il sistema VAR con cauzione rispetta il principio chi inquina paga, mentre il sistema degli

imballaggi usa e getta ne distribuisce su tutti i cittadini, anche di coloro che non ne producono.

Imballaggi in biomassaQuesta strategia comporterebbe la produzione in biomassa, cioè in materiale derivante dalle piante,

di tutti gli imbaallaaggi, con il vantaggio oltre alla riduzione anche alla prenzione dei rifiuti, anche

delle emissioni di anidridde carbonica. La frazione secca residua rappresenta il 20% dei rifiuti solidi

urbani ed è la più difficile da gestire a causa della disomogeneità delle sue componenti

 prevelentemente prodotti usa e getta: piccoli imballaggi di plastica (sacchetti, vassoi), atricoli(rasoi,

tappi, coperchi), prodotti poliaccoppiati(terapak, pannolini). Gli imbali din plastica, prevalgono su

tutte le componeti, possono essere progettati utilizzando materiali derivanti dalle biomasse.

Imponendo ecotasse ed incentivi è possibile indirizzare all'acquisto conssapevole e la ricerca

industriale nell'ottica della graduale sostituzione di tutti gli imballaggi, seguendo l'ottica del

risparmio energetico, delle risorsse e dell'inquinamento.

Critiche e riflessioni.

Un'appunto del sottoscritto a questa iniziativa è che la sostituzione con materiali in biomasse come

 prospettato, non sposta completamente dal paradigma dell'usa e getta, per transitare verso il

definitivo usa e riusa. I materiali in biomasse sono infatti, comunque, dei prodotti usa e getta, che

utilizzano, come materia prima farine di cereali o oli vegetali, che otratte alla produzione alimentare

entrerebbero in competizione con la produzione di cibo, con conseguenze tanto sui prezzi quantosul soddisfacimento delle esigenze alimentari della popolazione. Preferibile sarebbe la sostituzione,

 per quanto e dove possibile con il vuoto a rendere, opportunamente incentivato, con l'impiego, in

vece dei sacchetti biodegradabili riservati ad usi specifici come ad esempio i film di contenuìimento

di determinati prodotti con sacchetti in carta riciclata. Discorso estendibile anche a tutti i prodotti

usa e getta come le stoviglie di plastica che, al posto di essere prodotti in materiale biodegradabile

 potrebbero, preferibilmente essere prodotti per renderli riutilizzabili.

In buona sostanza, il processo gestionale relativo ai rifiuti, è evoluto, negli ultimi anni all'inetno dei

quali, abbiamo assisitito al transito attraveso una prima fase che ha fatto dello smaltimento l'arte

 prevalente in tema di gestione di rifiuti. Si assite all'odieno passaggio verso una più attenta fase di

recupero come risorse delle parti più pregiate e facilamente separabili come vetro, carta, metalli.

Il passo successivo ci obbòiga ad un cambiamento del pardigma culturale che ci faccia considerareno più solo una parte del rifiuto come possibile risorsa, ma tutto il rifiuto dovrà diventare un

 prodotto da migliorare.

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Dovrà essere progressivamente abbandonato il termine "rifiuto" ed acquisito il termine "prodotto da

migliorare" intendendo in questo modo una materia di qualità, che possa essere riutilizzata sempre

 più facilemnte in un altro ciclo di utilizzo e di recupero. Dato che tutti i prodotti prima o poi

diverranno sacrti, questi dovranno essere progettati in modo da diventare materiali riassorbibili in

un ciclo produttivo che non si interrompe.

5. La gestione dei rifiuti nell'ottica della Riduzione. La prospettivadella decrescitaPer capire come la decrescita, implichi una profonda riconsiderazione dell'approccio all'economia e,

 per quanto interessa, nello specifico, anche alla gestione dei rifiuti, occorre in primo luogo

delinearne, seppur sinteticamente, i principi, non essendo questa la sede appropriata per un più

 puntuale approfondimento nel merito. La decrescita rappresenta una rivoluzione culturale: "è

l'elogio dell'ozio, della lentezza e della durata; rispetto del passato; consapevolezza che non c'è

 progresso senza conservazione; indiferenza alle mode ed all'efimero; attingere al sapere della

tradizione; non identificare il nuovo con il meglio, il vecchio con il sorpassato; il progersso con una

serie di cesure, la conservaione con la chiusura mentale; non chiamare consumatori gli acquirenti,

 perchè lo scopo dell'acquisto non è il consumo, ma l'uso; distinguere la qualtità dalla qualità;desiderare la gioia e non il divertimento; valorizzare la dimensione spirituale e collettiva;

collaborare invece di competere; sostituire il fare finalizzato a fare sempre di più con un fare bene,

finalizzato alla contemplazione".

Questa la definizione data da Maurizio Pallante anima e presidente del Movimento Per la Decrescita

Felice che ne sottolinea le potenzialità di futuro, più veritiere, concrete e sigificative, rispetto

all'utopia della crecita.

Viene sponaneo chiedersi il rapporto che possa intercorrere fra decrescita e gestione dei rifiuti;

allorquando semplice sarà rispondere: molto più di quanto ci si possa aspettare. Se solo ci

fermassimo a riflettere, acquisiremmo la consapevolezza che la maggior parte delle nostre azioni

quotidiane comportano come conseguenza la produzione di rifiuti.

La riduzione nel consumo di merci ed il recupero di metodi di autoproduzione, l'incremento di

un'economia dello scambio e del dono, della reciprocità, fondata sui rapporti sociali più che sulla

 prevalenza di quelli mercantili, costituiscono semplici strategie, nell'ottica della Decrescita per 

favorire una drastica riduzione dei rifiuti, perchè prima di riciclare, l'imperativo è Ridurre!

 Nella pratica della dcrescita occorre un cambiamento dell'attuale paradigma culturale che ci ha resi

schiavi del PIL, della crescita infinita, e del conseguente stress fisico ed ambientle. Ciò comporta

altresì una significativa diminuzione dei rifiuti; ciò sia riducendo il consumo di merci, soprattutto di

quelle inutili, sia prolungando la durata di quelle che si posseggono. Il secondo passaggio implica

una raccolta in maniera differenziata di quelli che vengono chiamati oggetti post consumo

favorendo la possibilità di recuperare il più possibile le materie prime seconde in essi contenute.Queste azioni comportano di conseguenza un minor consumo di risorse naturali e parimenti di

energia in quanto il riciclo di materie prime seconde richiede un fabbisogno inferiore a quello

necessario per l'estrazione di materie vergini. In questo modo si riduce parimenti l'impronta

ecologica; a titolo di esempio si può sottolineare che, qualora si riutilizzassero le macerie edili

derivanti dalle demolizioni, triturandole e reimpiegandole in nuove costruzioni, diminuirebbe la

necessità di aprire nuove cave con conseguente diminuzione dell'impatto ambientale.

Ciò comporterebbe una decrescita tanto del consumo di risorse quanto di energia.

Ciò che è cambiato nel giro di pochi decenni e che ci ha portato a produrre tonnellate di rifiuti è

l'approccio ad un'economia votata alla massimizzazione della produzione e dei profitti, nella fiducia

di un indicatore, quantomai effimero, ma che, giuda, ormai indiscusso, le scelte economiche: il PIL.L'imperativo è la crescita del Pil, in nome della quale è necesario produre quantità maggiori; il

mantenimento di tale stile produttivo richiede di disfarsi sempre più in fretta delle merci che si

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acquistano, per fare spazio alle nuove che seguiranno. Ciò comporta una crescita esponenziale dei

rifiuti.

Questa omologazione dei comportamenti è stata favorita dall'imperare dell'ideologia che identifica

il nuovo con il migliore, in una sorta di intercambiabilità, dei due concetti, con una tendenza alla

identificazione, accentuata da pubblicità, politica ed arte.

La concomitanza di tali fattori ha spinto a ritenere lecito, disfarsi più rapidamente di quanto si

acquista per sostituirlo con "nuove".Ha contribuito altresì, al cambiamento del paradigma culturale, l'abbandono di forme di

autoproduzione di beni ed un'estensione pressocchè illimitata della mercificazione senza nemmeno

tentare di liberersi dalla dipendenza dal mercato per la soddisfazione dei propri bisogni.

A tutto ciò si aggiunga la progressiva introduzione di bisogni artatamente creati e non rispondenti a

vere esigenze. Qualora ci accingessimo ad analizzare il reale utilizzo che facciamo di molti ritrovati

della scienza e della tecnica, ci accorgeremmo di rispondere in realtà ad esigenze prive di

significato spesso fittizie.

Bill Mollison, padre fondatore della permacultura, afferma che per giungere a modificare una

situazione da negativa in positiva, l'80% delle azioni da mettere in pratica è semplice ed il restante

20% più complesso. L'80% delle azioni necessarie per ridurre i rifiuti richiedono, in primo luogo di

far durare il più possibile le merci acquistate; in secondo luogo è necessario riutilizzare le materie prime in esse contenute, nel momento nel quale bisogna dismetterle; è oportuno riscoprire

l'importanza dell'autoproduzione estendendola a tutti i campi ai quali ciò è possibile ed in ultima

analisi, riscoprire il valore etico, intrinseco, profondo delle ricorrenze, sbarazzandosi della corsa

agli acquisti in un ossessivo e malinteso ossequio a feste create ad arte al solo scopo di incrementare

l'acquisto di oggetti specifici, che durano lo spazio della ricorrenza, per divenire immediatamente

rifiuti.

E' necessario diminuire quanto più possibile le intrmediazioni, fra produttori e consumatori,

responsabili dell'aumento dei rifiuti, ciò tramite l'acquisto attraverso i GAS (Gruppi di acquisto

solidale).

In fine sarebbe conveniente riattivare forme di scambio non mediate dal denaro, fondate sul dono e

la reciprocità e scambi non mercantili. Il rischio altrimenti è la perdita delle realzioni interpersonali,

con la dispersione del "saper fare" che richiede proprio l'intensificazione delle relazioni sociali, le

uniche capaci di dare un senso alla vita.

Tutto ciò implica una completa riconsiderazione del peso che ogniuno di noi, con le proprie azioni,

ha nei confronti dell'ambiente che ci circonda. Siamo stati abituati ad aveere tutto e subito, senza

fermarci mai chederci quali sono le conseguenze di questa forsennata corsa verso l'avere e

l'accumulare sempre più.

Il primo fattore che ci ha condizionato è di natura economica e dipende dalla comune accezione che

indentifica il progresso con la cescita del PIL, in tale ambito, la crescita dei rifiuti viene interpretata

come un segno di benessere, come la conseguenza di una società florida; ciò fa perdere il diritto di

cittadineanza all'atteggiamento di responsabilità nei confronti di ciò che non si usa più.In secondo luogo, una civiltà fondata su queste basi, favorisce la de-responsabilizzazione del

singolo; tutti vogliono tutto senza porsi il problema degli sforzi necessari ad ottenere ciò di cui si ha

veramente bisogno oltre che delle conseguenze derivanti dall'uso e dall'abbandono di determinate

merci, sarà il caso di fermarsi per rendersi conto delle conseguenze. Sarà necesario capire

responsabilmente quale è la fine degli oggetti che vengono utilizzati. Occorrerà aumentare il senso

di responsabilizzazione, rendendosi conto delle conseguenze profonde delle proprie azioni, capendo

in prospettiva le conseguenze dell'atto che si compie in un determinato istante.

Un aspetto di capitael importanza si riferisce al peso degli imballaggi, in una politiga tesa alla

riduzione ed alla gestione dei rifiuti. Scelte tese alla diminuzione degli imballaggi, sono possibili,

alcuni esempi sono statì trattati in questo saggio e si riferiscono alla vendita dei prodotti alla spina.

Si tratta di implementare comportamenti che non diminuiscono assolutamente il benessere di chi liattua e non impattano sull'ambiente. In generale decrescita significa riduzione della produzione di

merci che non sono beni, diminuzione di valori di scambio ed incremento di valori d'uso, non

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sostituzione di merci con altrettante meno impattanti, come suggerisce il concetto di sviluppo

sostenibile che contraddicendo se stesso si limita a mantenere inalterato il m eccanismo della

crescita nel tempo, grazie a tecnologie "meno" ma comunque sempre impattanti. Fondamentale è la

messa in discussione del meccanismo della crescita attraverso la progressiva sostituzione delle

merci che non hanno un effettivo valore d'uso.

6. RACCOLTA DIFFERENZIATA PORTA A PORTA: LASTRATEGIA VINCENTE15 

Lo si è stigmatizzato nell'introduzione, l'uomo è l'unico essere in natura a produrre rifiuti non

riutilizzabili dalla natura stessa, nel nostro paese, non è stata mai allestita una campagna che

implementasse la riduzione e la razionalizzazione dei rifiuti. E' una guerra impari, da una parte chi

tranquillizza ed inneggia all'usa e getta, ai cosumi, tanto poi a far sparire i rifiuti, ci pensa

l'inceneritore di turno, dall'altra chi ammonisce al risparmio, all'attenzione da prestare alle proprie

azioni, al recupero di tutto quello che si può. La guerra che si conduce per questa via è impari ed i

fatti ne dimostrano i risulatati, con un progressivo aumento della quantità pro-capite di rifiuti che

dai 0,6 Kg al giorno dell'anno 1979 è balzata solo nel 2002 ad 1,5, con una tendenza in crescita.E pensare che queste enormi quantità nascondono veri tesori riutilizzabili; un terzo in peso, per 

incominciare, può essere tramutato senza difficoltà in compost, terriccio fertile utilizzabile come

ammendante nutritivo per terreni ormai depauperati.

Con una efficace campagna di informazione a partire dalle scuole, tesa ad esporre fatti

inoppugnabili, a far comprendere il problema ed una volta constatati i, tutt'altro che trascurabili,

risultati economici, difficilmente si torna indietro. Ne sono un esmpio, oltre all'esperienza del

Comune di Capannori anche Mercato San Severino in Campania e nel completo sìlenzio dei media

anche uno sconosciuto comune, Piane Crati, in procincia di Cosenza, con una raccolta differenziata

 pari al 93%, con risultati per un comune di appena x abitanti che è passato da un quantitativo di 40

tonnellate al mese di rifiuti in discarica, con un costo di 2000 Euro a meno di 2 con un costo di 15

Euro. Spariti dalle strade i cassonetti, i rifiuti vengono raccolti direttamente a casa, dopo essere statisuddivisi, in maniera puntuale dalle famiglie. Per le emergenze, esistono le isole ecologiche dove

conferire i rifiuti eccezionali.

Che la raccolta differenziata porta a porta sia la strategia vincente, lo dimostrano, dati alla mano, i

risultati; con il porta a porta si producono meno rifiuti, si risparmia energia (quella necessaria alla

 produzione di nuova materia vergine che di gran lunga sueriore rispetto a quella necessaria per il

riciclo o il riutilizzo delle materie prime seconde), si spende meno avviandosi, allo stesso tempo

verso l'obiettivo della dimin uzione dei rifiuti nelle dicscariche e negli inceneritori.

A tai conclusioni giunge una ricerca condotta dell'Ecoistituto di Faenza16 che, ha messo a confronto

i risultati relativi all'osservazione su 1813 comuni della Lombardia e del Veneto. La conclusione, in

termini di costi del servizio e delle percentuali di raccolta differenziata porta ad un netto vantaggio

del porta a porta rispetto alle discariche ed agli inceneritori, ormai destinati ad estinguersi.

Questo ragionamento è perfettamente applicabile alla situazione disastrosa che ha visto protagonista

la regiione Campania, sommersa dai rifiuti. Non si tratta semplicemnte di uscire da una situazione

emergenziale che, più o meno ad arte è stata creta ed amministrata nel territorio campano, ma di

stigmatizare una volta per tutte un concetto: i metodi largamente utilizzati per gestire i rifiuti – 

discariche ed inceneritori – portano automaticamente al collasso.

Un oculato piano di gestione dei rifiuti, richiede la messa in partica del metodo di raccolata

differenziata porta a porta spinto e parallelemente, la realizzazione di impianti di compostaggio,

dove trattare la frazione organica oltre ad impianti di riciclaggio.

Qualche discarica servirebbe solo nel breve e medio periodo ma, deve essere chiaro che passare

dalla rsccolra tradizionale a cassonetti a quella domciliare è molto facile. L'esperienza insegna che

15 Stefano Montanari, Natale Belosi – Rifiuto: Riduco e Riciclo Arianna Editrice, 200916 La ricerca è stata pubblicata sul sito dell'Ecoistituto di Faenza: www.ecoistituto.com

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un Comune in circa sei mesi è in grado di attuare una raccolta con il metodo porta a porta (sono

questi i tempi tecnici necessari per preparare la gestione del servizio, compresa la campagna

informativa).

Il monitoraggio attuato dall'Ecoistituto ha interessato una relatà, quella lombarda e veneta, dove il

 porta a porta è a regime da 10 anni, per cui i dati raccolti, certificati dai veri osservatori e che

riguardano la percentuale di raccolta differenziata, al produzione di rifiuti ed il costo del servizio,

sono ben confrontabili. Il risultato è stata una diminuzione della produzione dei rifiuti, nell'ordine dialmeno il 20% rispetto alla raccolta stradale, per effetto di una azione di prevenzione nella

 produzione. Le rese si attestano su punte superiori al 60% che raggiungono, in gterritori virtuosi

l'80%, contro al massimo il 40% della raccolta stradale. Il dato statistico è che il porta a porta costa

il 15% in meno rispetto alla raccolta stradale con un dato eclatante relativo al costo nei comuni più

grandi, dove il vantaggio in termini di costi è maggiore. Ciò implica un costo minore per i comuni

 più grandi che adottano il porta a porta che, rimane costante nel tempo. Il comun e di Novara ha

raggiunto il 70% di raccolta differenziata con il porta a porta mantenendo costanti i costi. Risultati

confermati anche da grandi quartieri di Torino, Roma e Bari. Naturalmente esistono interessi

economici avversi, come quelli che animano le multiutility dell'incenerimento bramose di lucrare

gli incetivi pubblici concessi alla gestione degli impianti di incenerimento. Questi impianti possono

usufruire di incentivi che in Italia sono stati concessi per il 100% dei rifiuti che entrano negliinceneritori. Si tratta dei CIP 6 e dei Certificati Verdi. A causa di tale comportamento elargitorio,

l'Unione Europea, è bene ricordarlo, ha aperto un procedimento di infrazione nei confronti

dell'Italia, perchè per la normativa sovranazionale, il rifiuto non è considerata una fonte rinnovabile

di energia. Ma avere accesso a tali fondi significa lucrare lauti introiti, con un business che si

concentra soprattutto nello smaltimento, con discariche ed inceneritori a fare la parte del leone.

Questo approccio significa incompatibilità con impianti di trasformazione (vedi riciclaggio,

compostaggio) di rifiuti dato che le frazioni riciclate sottraggono materiale prezioso a chi lo

indirizza a discariche ed inceneritori.

In Italia esistono comunque amministrazioni che hanno ragginto risultati ragguardevoli con il porta

a porta. Esempi eclatanti sono rappresentati dalla provincia di Treviso, all'incirca 800.000 abitanti,

tutti dediti, escluso il comune di Treviso, alla raccolta porta a porta, con il risultato di un

abbassamento del 20-30% della produzione dei rifiuti ed ul livello del 70% e punte del 80-85% di

raccolta differenziata. E' il Consorzio Priula che raggruppa i comuni della provincia, che hanno

aderito ad un diverso modello di gestione dei rifiuti, nel quale è stata sviluppata un'impiantistica per 

il trattamento dell'indifferenziato, gli scarti di ciò che si raccoglie in maniera differenziata, che

residuano dopo la lavorazione. La lavorazione sul rifiuto residuale non differenziato permette di

aumentare la capacità della percentuale di riciclaggio vicino al 100%.

Anche la Germania, che è partita prima dell'Italia ad attuare una campagna di incenerimento dei

rifiuti, da quando ha introdotto la raccolta differnziata spinta, ha diminuito la costruzione di nuovi

impianti di incenerimento con un progressivo sottoutilizzo degli esistenti. Ciò in dipendenza degli

alti costi dell'incenerimento dei rifiuti, in mancanza dei comtributi statali, rispetto agli altri sistemidi trattamento. Parimenti in America, si è capito che occorre sviluppare la filiera del riciclaggio; In

 primis prevenire ed in secondo luogo riciclare il resto. Non sottovalutiamo i problemi nrelativi alla

salutwe pubblica, connessi all'incenerimento, con sostanze cancerogene emesse anche dai più

moderni impianti di incenerimento.

In fine sarà bene sfatare anche il mito della competitività relativamente alla produzione di enrgia

elettrica, l'esempio è quello dell'inceneritore attualmente in funzione nella provicia di Forlì-Cesena

che, produce energia lettrica per 8500 MW/h/A, consumandone 4000 MW/h/A. Il residuo deve

coprire innanzitutto il combustibile, solitamente gasolio e metano consumato per bruciare i rifiuti

residuano 1200 MW/h/A, considerando i consumi energetici necessari per la costruzione

dell'impianto, il bilancio risulta negativo. Nel complesso, il ciclo di vita dell'impianto implica un

consumo superiore alla produzione. Anche i nuovi impianti non superano un rendimento del 2-3%.Riciclare, in confronto significa innanzitutto avere un risparmio energetico derivente dall'utilizzo di

materie peime secondarie, riciclate, risparmiando tutta l'energia necessaria alla produzione delle

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materie prime vergini. Con un risparmio di energia maggiore ripetto a quella prodotta

dall'incenerimento.

Queste considerazioni portano in definitiva all'opzione "rifiuti zero" che comporta, dopo la massima

riduzione della produzione di rifiuti, il riciclo al 100% del residuo.

Tale obiettivo, praticabile oramai dalla maggior parte delle amministrazioni comporta un residuo

minimo, per il quale baterebbe, nel periodo transitorio, al raggiungimento del 100% un'impiantistica

 provvisoria di discariche sicure. L'esperienza ha insegnato che quella della raccolta domiciliare èuna battaglia già vinta, occorre perseguire ora la strada della perevenzione, volta ad attuare tutte le

strade volte alla diminuzione alla fonte della produzione dei rifiuti.

7. ESEMPI

Comune di CAPANNORIVERSO RIFIUTI ZERO (Di Alessio Ciacci)17

Acqua, Rifiuti ed Energia rappresentano tre questioni fondamentali per il futuro del nostro

 pianeta. Emergenze ambientali ed emergenze sociali aumentano laddove le politiche digoverno del territorio non sono indirizzate a costruire una vera sostenibilitàambientale ed una maggiore giustizia sociale. Senza una partecipazione veraed un aumento della coscienza collettiva sul valore dei beni comuni rischiamodi perdere il controllo di fattori determinanti il nostro benessere.L’ “impronta ecologica” dell’uomo sull’ambiente è più che triplicata tra il 1963ed il 2003, superando di oltre il 30% la capacità bio-riproduttiva dei sistemi

naturali. Le emissioni in atmosfera nello stesso periodo sono aumentate di 9volte. Con questo ritmo nel 2050 consumeremo ogni anno le risorse di almeno2 pianeti.La maggioranza dei materiali prodotti per i nostri beni di consumo finisce indiscariche (70-80%) ed inceneritori, con enormi sprechi energetici e pesantiimpatti ambientali.Alcuni drammatici effetti sono già in evidenza: dal 1970 al 2003 le specie deglianimali terresti si sono ridotte del 31%, quelle di acqua dolce del 28% e quellemarine del 27%. La deforestazione delle procede a un ritmo di circa 13 milionidi ettari/anno e la salinizzazione colpisce ogni anno oltre 20 milioni di ettari diterreno.

In Italia si producono mediamente 600 kg di rifitui pro-capite l’anno (unmilanese 1600 dai400 del 1953) , 300 in Messico 760 negli USA.Il modello di consumo in cui siamo immersi allontana il produttore dalconsumatore con enormi sprechi energetici, impoverisce i piccoli produttorifavorendo le grandi aziende che indirizzano i consumi attraverso la pubblicità,concentra le ricchezze in poche mani.Il nostro modello di sviluppo, improntato dunque su uno spreco insostenibile dimaterie prime, di energia e sulla produzione di una quantità enorme di rifiuti,non può più essere definito “sostenibile”. Occorre ripensare in termini di “futuropossibile” il modo di vivere il rapporto uomo-ambiente vincolando le attivitàumane al massimo risparmio energetico e di materie prime.La questione rifiuti ha dimostrato in questi anni la centralità del nostro stile di17 Alessio Ciacci – Assessore all'ambiente del Comune di Capannori (LU).

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vita ed ha fatto emergere la problematica dello smaltimento di enormimontagne di scarti che la nostra società produce. Negli ultimi 15 anni laproduzione di rifiuti in Toscana è aumentata ad un ritmo annuo di circa 100mila tonnellate, ogni anno più di 1,5 milioni di tonnellate di rifiuti finiscono indiscariche o inceneritori.Il Comune di Capannori (LU), nel piccolo di un’esperienza comunale, (ha

cercato e) sta cercando di affrontare con determinazione e coraggio questesfide costruendo alternative che affrontino la sostenibilità anche attraverso unavera partecipazione.Capannori è il primo Comune in Italia ad aver aderito alla “Strategiarifiuti zero”.Attraverso la delibera di adesione alla strategia “Rifiuti Zero” (si è posto)l’obiettivo “di intraprendere il percorso verso il traguardo dei “Rifiuti Zero”entro il 2020 stabilendo per il 2008 il raggiungimento del 60% di raccoltadifferenziata e per il 2011 il 75%” combinando questi obiettivi con un impegnocostante mirato alla riduzione della produzione dei rifiuti.In questi anni il Comune di Capannori ha dimostrato che l’aumento deirifiuti non è più un dato immodificabile, ma solo un fattore che puòessere governato con il coraggio di una politica che guarda allasostenibilità e alla necessità di scelte coraggiose e concrete per uncomune futuro possibile.A Capannori (é stata perseguita) una politica ambientale i cui puntifondamentali (sono stati) essenzialmente due: sostenibilità epartecipazione.

ContestoIl Comune di Capannori si trova nel nord della Toscana, si estende nella pianalucchese per 165,50 kmq, tanto da essere considerato uno dei comuni ruralipiù grandi d’Italia. Il territorio si compone di una zona centrale pianeggiante edi due fasce collinari una a nord, in prossimità dell’Altopiano delle Pizzorne, edun’altra a sud, dove si trova il Monte Pisano. I confini hanno subìto nel corso deltempo numerose modifiche, raggiungendo l’assetto attuale nel 1925. IlComune di Capannori comprende ben quaranta frazioni, ognuna delle quali concaratteristiche proprie che la rendono unica. Il capannorese è infatti unterritorio complesso e variegato, che presenta realtà e paesaggi diversi , dallapalude alla collina, dalla pianura agli altipiani.

La gerarchia dei rifiutiLa nuova Direttiva europea sui rifiuti, 2008/98/Ce del 19 novembre 2008,stabilisce una "gerarchia dei rifiuti" che stabilisce in generale un «ordine dipriorità» di ciò che costituisce «la migliore opzione ambientale nella normativae nella politica dei rifiuti».In testa alla gerarchia figura la prevenzione, ossia misure - prese prima cheuna sostanza, unmateriale o un prodotto sia diventato un rifiuto - che riducono la quantità dirifiuti, anche attraverso il riutilizzo dei prodotti o l'estensione del loro ciclo divita, gli impatti negativi dei rifiuti prodotti sull'ambiente e la salute umana

oppure il contenuto di sostanze pericolose in materiali e prodotti.Segue poi la preparazione per il riutilizzo, ovvero le operazioni di controllo,pulizia e riparazione attraverso cui prodotti o componenti di prodotti diventatirifiuti sono preparati in modo da poter essere reimpiegati senza altro

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pretrattamento.Viene poi il riciclaggio, ossia qualsiasi operazione di recupero attraverso cui imateriali di rifiuto sono ritrattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze dautilizzare per la loro funzione originaria o per altri fini. Esso include ilritrattamento di materiale organico ma non il recupero di energia né ilritrattamento per ottenere materiali da utilizzare quali combustibili o in

operazioni di riempimento.Segue poi il recupero diverso dal riciclaggio, come il recupero di energia oaltre operazioni il cui principale risultato sia di «permettere ai rifiuti di svolgereun ruolo utile sostituendo altri materiali». A questo proposito, la direttivaprecisa che gli impianti di incenerimento dei rifiuti solidi urbani possono essereintesi come attività di recupero unicamente se rispondono a determinatirequisiti di "efficienza energetica" fissati dalla direttiva stessa.Vi è, da ultimo, lo smaltimento che consiste in qualsiasi operazione diversadal recupero anche quando l'operazione ha come conseguenza secondaria ilrecupero di sostanze o di energia, come il deposito in discarica, labiodegradazione di rifiuti liquidi o fanghi nei suoli, l’iniezione dei rifiutipompabili in pozzi, in cupole saline o in faglie geologiche naturali,l'incenerimento o il deposito permanente (ad es. sistemazione di contenitori inuna miniera).Al riguardo, la direttiva sottolinea che gli Stati membri «non dovrebberopromuovere, laddovepossibile, lo smaltimento in discarica o l'incenerimento di materiali riciclati».Entro il 2015, gli Stati membri dovranno quindi istituire regimi di raccoltadifferenziata «almeno» per la carta, il metallo, la plastica e il vetro. Dovrannopertanto adottare le misure necessarie affinché, entro il 2020, la preparazioneper il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti

domestici di carta, metallo, plastica e vetro (e, possibilmente, di altra origine)sia aumentata complessivamente almeno del 50% in termini di peso. Inoltre,entro il 2011, dovrà formulare un piano d'azione per ulteriori misure disostegno a livello europeo volte, in particolare, «a modificare gli attualimodelli di consumo» e definire una politica di progettazione ecologica (eco-design) dei prodotti che riduca al contempo la produzione di rifiuti e lapresenza in essi di sostanze nocive, favorendo tecnologie incentrate su prodottisostenibili, riutilizzabili ericiclabili.Più in particolare, per rafforzare la prevenzione, il riutilizzo, il riciclaggio e ilrecupero dei rifiuti, gli Stati membri potranno adottare misure legislative o non

legislative volte ad assicurare che qualsiasi persona fisica o giuridica cheprofessionalmente sviluppi, fabbrichi, trasformi e tratti, venda o importiprodotti (produttore del prodotto) sia soggetto ad una responsabilità estesa. Tali misure, è precisato, potranno includere l'accettazione dei prodotti restituitie dei rifiuti che restano dopo l'utilizzo di tali prodotti, nonché la successivagestione dei rifiuti e la responsabilità finanziaria per tali attività. Potrannoanche contemplare l’obbligo di mettere a disposizione del pubblico informazionirelative alla misura in cui il prodotto è riutilizzabile e riciclabile.Dlgs 152/2006, il cosiddetto Decreto Matteoli, pone con l’indirizzo diraggiungere il 65% di

raccolta differenziata entro il 31.12.2012.

Dal cassonetto al porta a porta

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Nell’affrontare il tema rifiuti il primo elemento cardine su cui (il Comune diCapannori è intervenuto) è il sistema della raccolta. E’ ampliamentedimostrato che il sistema industriale e meccanizzato dei grandi mezzi e grandicassonetti aumenta costantemente la produzione dei rifiuti e la raccoltadifferenziata rimane a livelli troppo bassi che non riescono a superare, se nonin casi eccezionali, il 35% di differenziazione.

Il Comune di Capannori ed ASCIT (l’azienda di igiene urbana che serveCapannori e 5 comuni limitrofi) hanno dunque avviato una completariorganizzazione del servizio andando ad eliminare dal territorio tutti icassonetti ed attivando la raccolta domiciliare “Porta a porta”, con laconsegna a tutte le famiglie degli strumenti per la raccoltadifferenziata.Questa scelta non ha rappresentato solo una scelta tecnica di diversa gestionedella raccolta dei rifiuti, ma è stata una scelta strategica politic(a) e culturale,una rivoluzione sia per l’azienda ASCIT che per tutte le famiglie a cui si èchiesto, con fiducia, un piccolo sforzo per contribuire a far sì che gli scarti nonsiano più un problema per l’ambiente, ma una risorsa che possa essereriutilizzata e riciclata.(Il Comune di Capannori ha) investito in questa scelta come in una sceltaper il FUTURO, l’unica possibile per raggiungere elevate percentuali di raccoltadifferenziata e per dimostrare che i benefici sono per tutti: per i cittadini,per l’ambiente, per i lavoratori, ed il decoro urbano.(Capannori è stato) dunque il primo Comune in Italia ad aver avviato unapolitica integrata sui rifiuti e sull’ambiente che non solo miri(asse) alnecessario aumento della raccolta differenziata, ma che costrui(sse) unastrategia integrata per la riduzione dei rifiuti ed il loro riutilizzo, con uninvestimento immane nella partecipazione, nell’informazione e nella

sensibilizzazione volto araggiungere l’obiettivo “rifiuti zero”.

La raccolta differenziata, dal 37 all’82 per centoSistema di raccoltaSistema di raccolta a domicilio, integrale, senza cassonetti per nessunatipologia di rifiuto filo strada. Tipologia di rifiuti raccolti in modo differenziato:Carta e cartone, multimateriale (vetro, plastiche, tetrapak, barattoli in metallo,scatolette, buste in plastica vaschette alimenti ecc.) organico e verde, sfalci epotature, ingombranti, oli esausti, assimilati per tutte le utenze nondomestiche. Tutti i contenitori e i sacchetti sono distribuiti a domicilio gratuitamente agliutenti.Organico: 1 Bio-pattumiera aereata abbinata a Sacchetti in mater-bi;1 Contenitore marrone di 25 l. con chiusura antirandagismo per depositosacchetti in mater-bi.Carta: 1 cestone in plastica biancoMultimateriale: 1 contenitore blu ed un Sacco in polietilene di colore blutrasparenteNon riciclabile: Sacco in polietilene di colore grigio 1 contenitore per gli olii

esausti di cucina.Sacco colore viola per la raccolta dei pannoloni per anziani e pannolini perbambini.

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Calendario settimanale ritiri: 2 per l’organico, 2 per il multimateriale, 1 percarta e cartone, 1 ritiro per indifferenziato.Inoltre: ritiro gratuito a domicilio su prenotazione per gli ingombranti, ritiromensile per olii esausti, ritiri personalizzati e supplementari per pannoloni epannolini, ritiri supplementari su prenotazione delle potature e sfalci.Dopo un'iniziale sperimentazione della raccolta domiciliare in una piccola

frazione di 600 abitanti si sono attuate periodiche estensioni del servizio finoalla totale copertura di tutto il comune nel Giugno 2010.

Popolazione: 45.662 abitanti in 40 Frazioni.Frazioni di Capannori coinvolte dal “Porta a porta”:- Guamo dal 1 Febbraio 2005 (600 abitanti) Prima sperimentazione del portaa porta in Toscana con consulenza ARS Ambiente (progetto in allegato) poiprogettazione autonoma da parte dell’azienda ASCIT Spa- Lammari e Marlia dal 1 Febbraio 2006 (9.920 abitanti e 610 utenze nondomestiche)- Guamo, Coselli, Badia di Cantignano, Vorno, Verciano dal 6 Novembre2006 (3.300 abitanti e 360 utenze non domestiche) - Capannori, Lunata, SantaMargherita, Carraia, Pieve San Paolo, Toringo, Paganico, Tassignano, dal 4Febbraio 2008 (12.330 abitanti e 800 utenze non domestiche)- Camigliano, Gragnano, Lappato, S.Colombano, S.Martino in Colle,Segromigno in Piano, Segromigno in Montee parte di S.Gennaro, dal 1dicembre 2008 (10390 abitanti, 550 utenze non domestiche)- S. Leonardo - Pieve di Compito - S.Ginese - Massa Macinaia - S.Giusto- Colle di Compito - S.Andrea di Compito - Ruota - Castelvecchio diCompito, dal 6 Aprile 2009 (6448 abitanti, 212 utenze non domestiche)- Dal 1 Giugno 2010 il servizio è esteso alle ultime 6 frazione

non ancora raggiunte dal porta a porta arrivando a coprire tutti i quasi 46.000abitanti del comune.Utenti serviti dal porta a porta a Capannori2005: 600 abitanti2006 (febbraio): 10. 520 abitanti e 610 utenze non domestiche2006 (novembre): 13.820 abitanti e 970 utenze non domestiche2008: (febbraio): 26.150 abitanti e 1.770 utenze non domestiche2008 (dicembre): 36.540 abitanti e 2320 utenze non domestiche2009 (aprile): 42.998 abitanti (16.596 famiglie) e 2532 utenze non domestiche2010 (giugno): tutti i 45.662 abitantiIl passo successivo sarà l’applicazione della tariffa puntuale che permetterà di

calibrare la tariffa anche in base al rifiuto effettivamente prodotto dallefamiglie.

Le isole ecologicheCon l’eliminazione di tutti i cassonetti stradali è stato di fondamentaleimportanza aprire nel territorio comunale due isole ecologiche sempre aperte aicittadini, dove (fosse) possibile portare qualsiasi tipo di scarto e di rifiuto,anche ingombrante. In qualsiasi ora della giornata.L’area si configura come un grande piazzale recintato, dove sono dislocati circa10 container dei diversi materiali differenziati, una pesa per i camion e le auto

(per la pesatura del netto conferito) ed un’area con un casottino dove c’è lapresenza costante di un operatore e la pesa dei piccoli materiali di fronte alsistema computerizzato che gestisce la ricarica delle tessere.

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I rifiuti conferiti nell’isola ecologica vengono pesati ad ogni scarico e il peso delrifiuto, a seconda del materiale conferito, viene trasformato in un punteggio. Icittadini che si servono delle isole ecologiche vengono registrati e ad ogniutenza viene distribuita una scheda magnetica individuale che registra i punti ea fine anno, per chi supera quota 500, riceve a casa un premio simbolico di unassegno da 20 euro.

I materiali conferiti in quantità maggiore risultano mediamente essere il legnoper circa 16 t mensili, gli ingombranti 8 t, il ferro 3.5 t, seguiti dallaplastica 3.4 t e da ‘computer e tv’ 2.6t , mentre si registrato quantità piùmodiche, ma crescenti per quanto riguarda le batterie scadute che sonopassate dai 170 chilogrammi dei primi mesi ai 677 chilogrammi degli ultimimesi e gli oli vegetali che hanno fatto registrare un vero balzo in avantipassando dai 17 chilogrammi mensili medi 2008 agli oltre 5.000 chilogramminegli ultimi periodi.

I vantaggi economici

Nel 2009 a Capannori sono state raccolte 17.386 tonnellate dimateriale differenziato.In Provincia di Lucca il costo medio di conferimento dell’indifferenziato è di 160euro alla tonnellata. Se queste 17.386 tonnellate fossero finite nel circuito deirifiuti indifferenziati sarebbero stati necessari dunque ben 2.781.760 euro per illoro smaltimento.La spesa di conferimento agli impianti di riciclaggio di queste 17.386tonnellate è stata invece di 927.815 euro (a fronte di 675.000 euro del2007 per le stesse tonnellate).Inoltre occorre considerare che la carta è una risorsa. Infatti dalla vendita delle5.459 tonnellate di carta raccolta nel 2009, sono stati ricavati 280.956 euro.Andando dunque a sottrarre il costo di smaltimento dei materiali differenziati,al ricavo ottenuto con la vendita della carta, si ottiene un costocomplessivo per le 17.386 tonnellate di rifiuti differenziatidi 646.859 euro.Se confrontiamo questo dato con il costo che sarebbe derivato dallosmaltimento nel ciclo dell’indifferenziato, il risparmio nel conferimento agliimpianti è dunque pari a 2.134.901 nel solo 2009. Fondo che è statoutilizzato per l’acquisto dei materiali per le famiglie, le nuoveassunzioni, i nuovi mezzi, la campagna informativa.In pratica confrontando tre diversi scenari questi sono i dati

economici::1) 30% di RD con cassonetto (quantità Capannori 2004 con attualizzazioneottimistica dei costi di smaltimento);

2) 71% di RD con riduzione, situazione 2009;3) 80% di RD con totale porta a porta, tariffa puntuale ed ulteriore riduzione

dei rifiuti. SCENARIO 1

Materiale Quantità (t) Costo (euro)

Organico 2442 244000

Multimateriale 1009 40360

Carta 4832 -241600

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Indifferenziato 19373 3099680

 TOTALE 27656 3142440

SCENARIO 2

Materiale Quantità (t) Costo (euro)

Organico 6148 614800

Multimateriale 3180 127200

Carta 5459 -273000

Indifferenziato 6961 1113760

 TOTALE 21686 1582760

SCENARIO 3

Materiale Quantità (t) Costo (euro)Organico 6500 650000

Multimateriale 3500 140000

Carta 6000 -300000

Indifferenziato 4400 704000

 TOTALE 20400 1194000

I vantaggi occupazionaliUn ulteriore elemento positivo dell’esperienza di raccolta domiciliare aCapannori è l’aspetto del lavoro. Il “porta a porta” necessita infatti di unnumero più elevato di operatori.Dall’inizio del sistema di raccolta “Porta a porta” ad oggi ci sono statecirca 50 nuove assunzioni. Questo non ha significato però maggiori costiperché questi sono stati compensati dai risparmi ottenuti dal mancatosmaltimento dei rifiuti indifferenziati. Questi risparmi li abbiamo investiti nonsolo in mezzi più piccoli ed ecologici ed in nuovo personale ma anchegarantendo un risparmio sulla tariffa al cittadino.

I vantaggi per i cittadiniCon i risparmi ottenuti dal non dover smaltire i rifiuti indifferenziati,oltre a coprire i costi delle nuove assunzioni, abbiamo riconosciutouna riduzione della tariffa ai cittadini. La riduzione è stata pari al il20% sulla parte variabile.Ai vantaggi legati alla riduzione della tariffa si aggiungono anche i vantaggi diun servizio di grande qualità, che oggi viene richiesto nelle frazioni dove non èancora stato attivato.L’eliminazione definitiva dei cassonetti comporta inoltre un maggior decorourbano e l’eliminazione di tante piccole discariche abusive che prima siformavano accanto ai cassonetti.

I cittadini di Capannori possono inoltre conferire qualsiasi tipologia di rifiutipresso due isole ecologiche che abbiamo realizzato con un sistema informaticoche registra ogni conferimento ed attribuisce all’utente un punteggio

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registrandolo su una tessera magnetica. A fine anno il punteggio si trasforma inun bonus economico inviato con assegno direttamente a domicilio.

I vantaggi ambientaliCon la raccolta differenziata dal 2004 al 2009 abbiamo avviato a riciclaggio85.467 tonnellate di rifiuti. Dall’avvio del “Porta a porta”, grazie all’aumentodella raccolta differenziata e alla riduzione dei rifiuti, abbiamo ottenuto unariduzione dei rifiuti indifferenziati a smaltimento di circa 30.000 tonnellate discarti. Questo significa che nei primi 5 anni abbiamo risparmiato una quantitàgià superiore alla attuale produzione annua di rifiuti. Grazie alla sola raccoltadifferenziata della carta nel 2009 abbiamo risparmiato:- l’abbattimento di quasi 100.000 alberi;- il consumo di 2,5 milioni di litri di acqua;- l’emissione di oltre 7.000 tonnellate di CO2.Per un termine di paragone 2,5 milioni di litri di acqua risparmiati equivalgonoal risparmio idrico del consumo annuo di quasi 30.000 cittadini.

Grazie al riciclo del vetro e della plastica, la mancata emissione inatmosfera di CO2 è stata pari a 1.272 t.Grazie al riutilizzo dell’organico e degli sfalci e potature si è ottenutoun risparmio di quasi 5.000 t di CO2.Sommando questi dati si ottiene la mancata emissione di 13.272 tonnellate diCO2.

Il riciclaggioTutto il materiale raccolto in maniera differenziata è avviato a riciclo.L’organico, in attesa di poterlo trattare in un impianto situato presso il

Comune di Capannori, in programma, viene inviato all’impianto dicompostaggio di Montespertoli (FI) ed è poi destinato alla produzione delcompost. Il Compost viene poi indirizzato verso tre filiere: l’utilizzo diretto inagricoltura, la commercializzazione alle aziende che producono terriccio edun’ultima parte alle aziende che producono fertilizzanti.La carta viene selezionata tra carta congiunta e selettiva, è vendutaattraverso il consorzio COMIECO per il recupero della carta ed indirizzata alleaziende che poi producono cartone o carta riciclata.Il mutlimateriale (vetro, plastica e lattine) è stato indirizzato all’impiantodell’azienda Revet di Pontedera, dove è stato selezionato ed avviato ai rispetticonsorzi del riciclo.

La plastica viene suddivisa in 5 colori (trasparente, azzurrata, blu, verde e adalta densità) al fine di valorizzarla al meglio nel mercato del riciclo.Nemmeno gli scarti di questo processo di selezione vengono avviati asmaltimento perché sono riutilizzati dall’azienda per la produzione di pancali inmateriale riciclato

La riduzione dei rifiutiLa strategia “Rifiuti zero” verso la quale è intenzionata ad indirizzarsil’Amministrazione comunale, cerca di combinare riciclaggio, e dunque raccoltadifferenziata spinta, con politiche mirate a prevenire e ridurre la produzionedei rifiuti. Sono sate avviate politiche mirate a ridurre laproduzione degli scarti cercando di legare buone pratiche ambientali con buonepratiche in campo sociale ed economico.

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1 - Compostaggio domesticoCirca il 30% dei rifiuti soldi urbani è composto dall’umido, la frazione organica.L’organico è l’elemento che dà più problemi quando rimane misto agli altririfiuti perché crea liquidi pericolosi nelle discariche e problemi negli impianti dismaltimento.Il compost, detto anche terricciato o composta, è il risultato delladecomposizione e dell'umificazione di un misto di materie organiche (come adesempio residui di potatura, scarti di cucina, letame, liquame o i rifiuti delgiardinaggio come foglie ed erba sfalciata) da parte di macro e microrganismiin condizioni particolari: presenza di ossigeno ed equilibrio tra gli elementichimici della materia coinvolta nella trasformazione.Il compostaggio tecnicamente è un processo biologico aerobico e controllatodall'uomo che porta alla produzione di una miscela sostanze umificate (ilcompost) a partire da residui vegetali sia verdi che legnosi o anche animalimediante l'azione di batteri e funghi.

Il compost può essere utilizzato come fertilizzante su prati o prima dell'aratura.Il suo utilizzo, con l'apporto di sostanza organica migliora la struttura del suoloe la biodisponibilità di elementi nutritivi (azoto). Come attivatore biologicoaumenta inoltre la biodiversità della microflora nel suolo.Grazie ad una grande campagna per il Compostaggio Domenistico, iniziatafin dal 2005,Ascit ed il Comune di Capannori sono riusciti, assieme alla cittadinanza, adeliminare dai rifiuti tonnellate di organico che sono andate direttamente neiterreni e negli orti, invece di finire nei cassonetti. Per incentivare questa buonapratica è stato riconosciuto un’ulteriore sconto del 10% sulla partevariabile della tariffa a tutti i cittadini che praticanol’autocompostaggio.L’azienda ASCIT ha regalato ad ogni cittadino il composter, un bidone traforatodi plastica che è ritirabile, previa la firma, in comune, di un moduloprestampato con l’autocertificazione e le istruzioni per produrre un buoncompost dai propri scarti organici.Grazie a questa politica oggi le utenze che hanno avviato il compostaggiodomestico sono salite a 2023 nel territorio comunale. Ogni anno vieneeffettuata un verifica su un campione di quanti hanno finora aderito. I controllihanno dimostrato che oltre il 96% dei casi effettuano in maniera corretta ilcompostaggio domestico.

L’elemento di sconto sulla bolletta è sicuramente un grande incentivo allefamiglie per avviare il compostaggio domestico ed infatti stiamo pensando adun aumento della riduzione della tariffa per coloro che intendono aderire.

2 - Capannori acquista verdeNel 2003 l’Unione europea ha invitato tutti i Paesi membri ad elaborare, entro il2006, piani d’azione per “l’integrazione delle esigenze ambientali negli appaltipubblici”. Il Piano di azione nazionale italiano (Pan Gpp) è stato approvato solonell’aprile del 2008, ma mancano ancora i decreti attuativi che definiranno irequisiti per definire “verde” un bene o servizio oggetto del bando.

 Tecnicamente, si chiamano “criteri ambientali minimi” e riguardano unadozzina di tipologie di prodotto individuate. Nell’estate 2009 unacomunicazione della Commissione europea ha posto ai Paesi membri l’obiettivodi inserire i criteri del Gpp nel 50% delle gare d’appalto della pubblica

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amministrazione entro il 2010.Purtroppo, in Italia l’acquisto sostenibile della pubblica amministrazione nonfunziona nemmeno quand’è un obbligo di legge: il decreto legislativo 22 del1997, undici anni fa, obbligava le Regioni a coprire il 40% del propriofabbisogno con carta riciclata. Sei anni dopo, il decreto 203 del 2003 obbligavatutti gli enti pubblici a coprire il 30% del proprio fabbisogno annuo di manufatti

e beni (dalla carta, ai mobili) con materiale riciclato. Ma l’operatività deldecreto è ingessata da “condizioni” che ne limitano (o azzerano) l’efficacia. Ilritardo nell’attuazione dei principi del Green Public Procurement non è cosa dapoco: la spesa della pubblica amministrazione copre il 16% del prodotto internolordo dell’Unione europea.In Italia, i “consumi” della pubblica amministrazione -l’insieme di Comuni,Province, Regioni, ministeri ed enti di ricerca- valgono circa 115 miliardi di euroall’anno.Per sottolineare anche l’importanza dell’utilizzo dei materiali riciclati e dialimentare il mercato dei prodotti con materie prime seconde, il Comune diCapannori, primo in Toscana, ha adottato dal 2005 il sistema degliacquisti verdi, con un delibera di adesione alla procedura GPP (Green PublicProcurement) tutti gli acquisti dell’ente comunale sono stati vincolati ad unaprocedura che selezioni i prodotti fatti dando una preferenza a quelli prodotticon materiale riciclato in modo da sostenere la domanda dei prodotti realizzaticon un minor impatto ambientale e dimostrare che anche attraverso gliacquisti si può incidere.Oltre alla procedura per acquisti verdi è stato avviato un sistema interno alpalazzo comunale che ha attivato la raccolta differenziata ed il recupero deirifiuti speciali come, ad esempio, i toner delle stampanti, che in questo modopossono essere rigenerati e avviati a nuova vita. Per la buona riuscita del

progetto è necessario formare bene il personale e motivarlo nella scelta e nellaselezione dei materiali, con aggiornamenti costanti delle opportunità e dellemigliorie del mercato.Per informazioni http://www.acquistiverdi.it o http://www.forumcompraverde.it

3 - Acqua buona nelle menseL’Italia è il paese Europeo con il maggior consumo pro-capite di acqueminerali. Un consumo che non è certo motivato dalla minor qualità delleacque di acquedotto bensì da una massiccia campagna pubblicitaria che ciinduce all’acquisto dell’acqua al supermercato con costi superiori del 1000%

rispetto a quella “pubblica” e con una qualità non certo migliore.L’acquisto di acque minerali comporta gravi conseguenze sull’ambiente per irifiuti che producono ma anche per la grande circolazione di tir cheattraversano l’Italia nel trasporto dell’acqua del Sud Italia al Nord e viceversa.Senza considerare che l’acqua di rubinetto è più sicura, controllata e garantitadell’acqua minerale che ha parametri di inquinanti, per legge molto piùpermissivi rispetto a quella “del sindaco”.

Valore limite di alcune sostanze contenute nell’acqua potabile e nell’acquaminerale

Va lor i l imi t e acquepotabiliDecreto L. 31/2001

Va l o r i l imi t e acquemineraliDecreto 542/92 – Dm

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31/05/2001

Arsenico totale(μg/l)

10 50

Bario (μg/l) - 1

Cromo (μg/l) 50 50

Piombo (μg/l) 01/10/25 10

Nitrati (mg/l) 50 45-10*

Alluminio (μg/l) 200 Nessun limite

Ferro (μg/l) 200 Nessun limite

Manganese (μg/l) 50 2000

Fluoruro (mg/l) 1,5 Nessun limite

* Valore relativo ad acque destinate all’infanziaQuel che è grave è che più dell’80% delle acque minerali sono imbottigliate incontenitori di plastica (in Pet), il cui costo si aggira sui 1° cent contro i 25 centper la bottiglia di vetro. I costi dello smaltimento ricadono sulle regioni chespendono di più di quanto incassino dai canoni delle concessioni disfruttamento delle fonti.I consumi di acqua minerale sono cresciuti in quantità, nella seconda metàdegli anni '90, mediamente del 3% l'anno. Oggi gli italiani sono i più grossiconsumatori di acqua minerale in termini di consumo pro-capite: 172 litri. Enella crescita dei consumi sta pesando in misura maggiore che in passato laparte meridionale del Paese, con consumi pro-capite meno forti rispetto alle

altre zone ma in crescita a ritmi più elevati.Con l’inizio dell’anno scolastico 2007 abbiamo deciso di sostituireprogressivamente dalle mense scolastiche le acque minerali con l’utilizzo dellebrocche di acqua del rubinetto. Questo ci fa risparmiare, solo dalle prime trescuole da cui è partito il progetto, ben 8.500 confezioni di acqua mineraleall’anno. Nel 2009 il progetto è stato esteso a tutte le 22 scuole comunali con ilrisultato di 40.000 bottiglie in meno da settembre 2009 al febbraio 2010, 1600kg di plastica risparmiata e un’importante azione di educazione ambientale peri 2.438 bimbi coinvolti.L’Amministrazione comunale ha firmato un Protocollo d’Intesa con Acque Spa(il gestore del servizio idrico) in cui l’azienda ha fornito gratuitamente le

brocche da utilizzare nelle mense scolastiche ed effettua periodicamenteun’analisi chimica sull’acqua che esce direttamente dal rubinetto della scuola. Irisultai vengono pubblicati all’interno della scuola per dare evidenza a tuttidell’ottima qualità dell’acqua utilizzata.All’inizio del percorso è stato importante realizzare incontri serali con i genitoriper spiegare la bontà del progetto, la sicurezza sulla qualità dell’acqua erogatae la falsità ideologica che l’acqua minerale possa essere migliore di quella delrubinetto. Proprio per legge nazionale, infatti, i parametri degli inquinantipermessi nelle acque di rubinetto sono ben al di sotto di quelli concessi nelleacque minerali che per di più effettuano anche molti meno controlli rispetto a

quelli effettuati quasi quotidianamente sugli acquedotti.Questa serie di incontri è stata fondamentale per superare le resistenze inizialidei genitori, allarmati dalla presunta pericolosità di bere acqua del rubinetto. E’stato importante abbinare, agli incontri formativi con i tecnici, anche “assaggi”

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di diversi tipi di acqua minerale e di rubinetto riscontrando che effettivamentenon c’era alcuna differenza e che i preconcetti a volte costruiscono una realtàdiversa nelle nostre menti.

4 - La Via dell’AcquaCon lo stesso obiettivo di minimizzare l’utilizzo delle acque minerali ma anche

per valorizzare i luoghi delle fonti naturali presenti sul territorio comeluoghi di “bene comune”, è stato costruito un percorso denominato: “La Viadell’Acqua”. Il percorso valorizza la presenza delle fonti con unacartellonistica stradale e l’indicazione delle proprietà dell’acqua che ne sgorgae la garanzie dell’assoluta sicurezza nell’utilizzo.Il progetto “La Via dell’Acqua” è stato redatto nel 2005, con un costocomplessivo di 500.000 euro e cofinanziato per il 60% dalla Regione Toscanaattraverso una bando sulla gestione ecoefficente delle risorse idriche. Da unaprima fase di espropri delle aree private si è poi realizzato, per ognuna dell 15fonti sorgive, un casottino in muratura che ospita un sistema di depurazione a

raggi ultravioletti che elimina la carica batterica senza alterare in alcun modole caratteristiche chimico-fisiche ed organolettiche dell’acqua. Allarealizzazione delle opere sono poi seguite assemblee ed incontri con lacittadinanza per illustrare le caratteristiche del progetto.Il coordinamento è stato affidato ad un architetto e le difficolta organizzativehanno causato non pochi ritardi, sia per lo scarso coordinamento con gli ufficicomunali, per il prolungarsi dei tempi di allaccio della rete elettrica e per lacomplessità degli interventi su fonti sorgive antiche e delicate. L’opera è statainaugurata nella primavera 2009.

5 - Latte alla SpinaIl latte fresco che acquistiamo mediamente al supermercato ad un costo dicirca 1,40 euro, viene pagato agli allevatori soltanto circa 30 centesimi al litro.C’è un euro che dunque si perde tra trattamento, imballaggio, distribuzione e,soprattutto, in pubblicità, lo strumento principe, nella nostra società, per ilcondizionamento dei consumi. Questo meccanismo sta di fatto strangolando ipiccoli produttori che vedendosi così poco riconosciuto il loro lavoro sonospesso costretti a chiudere stalle ed aziende agricole.Per la riduzione degli imballaggi ma anche per la valorizzazione della “FilieraCorta del Latte” a Capannori è stato realizzato un distributore automaticodel latte alla spina. Grazie a questo distributore:

- il cittadino ha potuto beneficiare di latte più fresco, non trattato e piùgenuino,- il latte ha ahuto un prezzo più economico perché con 1 euro si acquista 1litro di latte fresco appena munto;- all’allevatore è stato riconosciuto più del doppio rispetto a quantoriconoscono le centrali del latte;- il latte può essere acquistato con un proprio contenitore riutilizzandolo erisparmiando all’ambiente l’utilizzo dei contenitori “usa e getta”.L’Amministrazione comunale si è fatta carico dell’acquisto (con circa 15 milaeuro) del macchinario e dell’installazione per poi affidare la gestioneall’Associazione provinciale degli allevatori che a sua volta ha effettuato unaconvenzione con gli allevatori della zona disponibili a rifornire il macchinario.L’acquisto del macchinario è avvenuto con affidamento diretto e pochi mesidopo, visto il successo dell’iniziativa, è stata acquistata anche una tettotia in

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legno posizionata di fronte al distributore del latte sotto la cui protezione sonostate disposte due panchine in plastica riciclata.Per legge gli allevatori che riforniscono distributori automatici del latte allaspina devono dotarsi della certificazione “Latte alta qualità” che implica unamaggiore cura nei passaggi del latte dalla mammella della vacca fino alcontenitore refrigerato ed una maggiore igiene per il prodotto.

In due anni, dall’inaugurazione del febbraio 2008 al febbraio 2010, con ildistributore automatico di latte alla spina sono stati venduti quasi 200 litri algiorno per un totale di circa 110.000 litri. Considerando che circa il 90% deiconsumatori acquista il latte con un proprio contenitore sono state risparmiateoltre 90.000 confezioni di latte dai rifiuti.Nel Marzo 2010 è prevista l’inaugurazione del secondo distributore, nella zonasud del comune, sempre nel parcheggio di una scuola comunale. L’allevatoreche rifornirà il macchinario verrà però da un comune limitrofo perché iproduttori locali sono stati minacciati di ripercussioni economiche dallacooperativa locale che acquista il loro latte di non collaborare all’aperura dinuovi distributori.

6 - Detersivi alla spinaDetersivi di qualità, naturali ed ecologici, di produttori locali, possono essereacquistati, usando direttamente un proprio contenitore. In 15 punti vendita delComune di Capannori è possibile acquistare detersivi alla spina risparmiando efacendo risparmiare all’ambiente lo smaltimento di tanti inutili imballaggi.Anche in questo caso l’Amministrazione comunale si è fatta carico dell’acquisto(con una spesa di nemmeno 2.000 euro) di contenitori in acciaio, con unrubinetto, che permettono l’erogazione alla spina del prodotto e l’acquistoanche con propri contenitori.Comune, Associazione di categoria (Confesercenti o Confcommercio) ed AtoRifiuti hanno stipulato una convenzione che ha impegnato tutti gli enti edassociazioni nella massima comunicazione dell’iniziativa che infatti ha avutogrande richiamo e successo tra la cittadinanza. Dopo i primi 4 esercenti lerichieste si sono moltiplicate. I produttori locali si sono fatti carico, visto ilsuccesso dell’iniziativa, di fornire loro stessi ai negozianti i contenitori incomodato d’uso gratuito per la vendita del prodotto ed il progetto si è diffusoanche oltre i confini comunali estendendosi in tutta la provincia di Lucca e nonsolo.Nella fase iniziale erano state convocate sia la grande che la media e piccola

distribuzione ma visto che i supermercati non hanno trovato interesse aproseguire nella collaborazione il percorso è stato realizzato solo con piccoliesercenti.La comunicazione del progetto nelle assemblee dedicate alla spiegazione dellaraccolta differenziata ha avvicinato molti cittadini ad una sperimentazioneiniziale che poi si è consolidata aumentando costantemente.Sono circa 27.000 i litri di detersivi ecologici venduti alla spina nei 15 puntivendita a Capannori in un anno e due mesi al febbraio 2010. Il secondo datomolto positivo è che a fronte dei ventisettemila litri di detergenti venduti icontenitori consumati sono stati solo 3.200, ovvero solo l’11% circa dei litrismerciati e ciò significa un grande risparmio di flaconi di plastica immessi

nell'ambiente.

7 - Ecosagre

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In una serie di incontri realizzati tra il Comune e le associazioni organizzatricidelle sagre estive sono stati condivisi i principi di riduzione dei rifiuti a cui sivoleva ispirare la rivisitazione del Regolamento comunale che ne regola leconcessioni anno per anno.Grazie al nuovo Regolamento e all’impegno delle associazioni si è eliminatol’utilizzo dell’usa e getta di plastica nelle sagre estive. Ecosagre a Capannori ha

significato ridurre l’impatto ambientale delle manifestazioni estive paesanenel territorio comunale.Gli organizzatori delle sagre estive, infatti si impegnano a:- differenziare tutti gli scarti prodotti dalla sagra e dei partecipanti;- ridurre la produzione di rifiuti e di imballaggi durante le feste- utilizzare stoviglie, posate e bicchieri riutilizzabili o in materiale compostabileDall’approvazione, nella primavera 2008, del nuovo Regolamento, ogni annovengono risparmiati oltre 40.000 coperti usa e getta e nelle sagre si mangiadunque con piatti di coccio e posate lavabili oppure con il materiale usa e gettain mater-bi che può essere riciclato nell’organico.

8 - Pannolini ecologiciI pannolini usa e getta fin dalle fasi iniziali della loro produzione (consumo dicellulosa, consumo di acqua ed energia e utilizzo di sbiancanti chimici ematerie plastiche per la produzione) sprecano risorse e inquinano l'ambiente.Per produrre pannolini usa e getta per un solo bambino si richiede una quantita'di cellulosa pari a circa 10 grandi alberi. Ogni bambino produce all'incircauna tonnellata di questi rifiuti difficili da trattare e non biodegradabili. Il lorotempo di decomposizione, variabile da 200 a 500 anni, aumenta incondizioni di carenza di acqua e ossigeno, condizioni che alcuni genitoririproducono volontariamente, richiudendo ogni singolo pannolino in unsacchetto di plastica.Lavare pannolini in modo ecologico fa risparmiare risorse nonrinnovabili e riduce l'emissione di anidride carbonica in atmosfera.L’uso dei pannolini lavabili comporta anche notevoli vantaggi per la salutedel bambino che non ha materie plastiche a contatto con la pelle masolo tessuti naturali che non comportano, come quelli usa e getta,arrossamenti, eritemi, allergie.Grazie ai pannolini lavabili si riduce notevolmente la produzione di rifiuti maanche la spesa.Considerando che per un utilizzo esclusivo di pannolini lavabili occorre un kit dialmeno 15-20 pezzi, e ad eccezione dei pannolini a taglia unica che

accompagnano il bimbo dalla nascita al vasino, occorrono almeno 2 o 3 kitcompleti di pannolini per ogni taglia, la spesa pannolini per i lavabili èdell'ordine delle centinaia di euro.Il genitore che compra pannolini usa e getta invece spende complessivamentedi più, in quanto un bimbo in media consuma settimanalmente un pacco da10€, il che significa almeno 500 € annuali.I nuovi Pannolini lavabili, semplici da usare, sono riutilizzabili: per il 90% sonocostituiti da cotone biologico e materiali naturali, si possono lavare anche inlavatrice e comportano un risparmio di oltre il 70% per le famiglie rispetto ainormali pannolini. L’Amministrazione comunale, investendo circa 7.000 euro,ha effettuato un bando per le famiglie interessate a collaborare al progetto. Il

Comune ha fornito dunque a 80 famiglie che ne avevano fatto richiesta, ilprimo kit e, dopo un'iniziale sperimentazione di 20 giorni, a chi intendeproseguire nel progetto, fornisce il secondo kit con una sovvenzione del 50%.

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I pannolini sono acquistabili in farmacia comunale ed il loro utilizzo è statoillustrato in un’assemblea pubblica aperta a tutti i genitori.Con l’utilizzo, da parte di 80 bambini dei pannolini lavabili, dal novembre 2008quando è iniziata la campagna di promozione ed incentivo comunale, alfebbraio 2010 si stima in circa 100 tonnellate la riduzione nella produzione deirifiuti.

9 - Assorbenti ecologiciSono disponibili presso la farmacia comunale gli assorbenti ecologici. Graziealla possibilità di essere lavati e più volte riutilizzati contribuiscono allariduzione dei rifiuti. C'è anche un risparmio per le signore perché con la spesaequivalente del consumo di quattro mesi dello stesso prodotto "usa e getta" siacquistano assorbenti ecologici che durano 10 anni. Il prodotto è anallergico efacilmente lavabile. Altri comuni incentivano o promuovono l’utilizzo delle“coppette” che pure sono altrettanto efficienti per la riduzione della produzionedei rifiuti ed inoltre diminuiscono notevolmente i consumi idrici per il lavaggio.

10 - Mercatino di scambio e riusoGli oggetti inutilizzati possono essere utili agli altri. E' questa l'idea che sta allabase del mercatino di scambio e riuso. Nella piazza individuata per l’iniziativa,a cadenza bimestrale, i cittadini possono portare oggetti, libri, mobili… epossono venderli ma anche scambiarli e barattarli con altri oggetti.L’amministrazione comunale ha attivato una collaborazione con l’Associazioneper Lammari che si occupa di organizzare l’evento, recepire le richieste dipartecipazione dei cittadini, soddisfarle o meno in base ad un regolamento edassegnare i posti nei tavoli già predisposti sulla piazza.

L’iniziativa ha una doppia valenza sociale ed ambientale: di carattere ecologicoperché in questo modo si allunga il ciclo di vita dei materiali ma anche socialeperché attraverso queste iniziative si ricostruiscono legami, rapporti e occasionid’incontro per la comunità.Al termine dell’iniziativa alcuni espositori, invece di riprendersi il materialeavanzato, lasciano in piazza le cose che non servono più, e con queste vienefatta un’asta oppure vengono regalate.Gli oggetti avanzati vengono poi riciclati.

11 - Via la plastica da tutte le menseCon la nuova gara delle mense scolastiche e comunali, il Comune di Capannoriha messo al bando l'usa e getta. In tutte le mense scolastiche e comunali doveancora si usava la plastica, vengono invece inserite le lavastoviglie industrialied i piatti di coccio. Niente più piatti o bicchieri di plastica ma piatti lavabili chepermetto un ulteriore e notevole riduzione nella produzione degli scarti.Dall’anno scolastico 2009/10, con l’eliminazione di tutto l’usa e getta dalle 10mense scolastiche che utilizzavano la plastica rispetto alle 20 mense comunali,si sono eliminati dai rifiuti circa 2.680 coperti di plastica alla settimana per untotale di circa 67.00 coperti ogni anno scolastico

12 - Il caso EffecortaNon è un caso che proprio a Capannori, primo comune in Italia Verso RifiutiZero, sia nata la prima esperienza commerciale a livello nazionale che vendeoltre 150 prodotti tutti alla spina e tutti di filiera corta.

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Avviata nell’estate 2009 da una cooperativa creata da un gruppo di giovaniamici di Capannori, l’attività commerciale ha già oltre 100 richieste in tuttaItalia per replicare questo virtuoso sistema commerciale che al contempovalorizza i produttori locali e contribuisce notevolmente alla riduzione nellaproduzione degli scarti.Effecorta è un modo nuovo di acquistare che rispetta l’ambiente, conviene e

riscopre i produttori locali. Prodotti di qualità, locali, acquistabili sfusi nellequantità non imposte dal mercato, ma secondo le proprie esigenze eriutilizzando i contenitori.Il consumo sostenibile per Effecorta è un modello di sviluppo basato sullasobrietà dei consumi, sul rispetto della natura, sul miglioramento dellecondizioni di vita. Per questo i prodotti sono di qualità, buoni da mangiare o dausare, principalmente provenienti dai produttori locali e acquistabili senzal’imposizione della quantità: è il consumatore che sceglie la sua quantità.(www.effecorta.it)

13 - Uno spazio permanente per il riutilizzo, lo scambioed il riusoAscit ed il Comune di Capannori stanno inoltre progettando l’apertura di unaterza isola ecologica, che sarà in uno spazio al coperto con la possibilità, per lecose conferite ancora in buono stato, di renderle disponibili per chi ne avessebisogno prevenendo, anche in questo caso, la produzione dei rifiuti eprolungando la vita dei materiali prima del loro smaltimentoUtopia?Dopo la delibera di adesione alla strategia “Rifiuti zero al 2020”, alcuni cidefinivano dei sognatori, come se il sogno non potesse più appartenere a chi

amministra una comunità e fa di tutto per costruire un futuro migliore per noi ele future generazioni.Dopo i risultati raggiunti abbiamo dimostrato che per noi “Utopia” non èfantasticare mondi migliori bensì impegnarsi nella costruzione concreta di unfuturo migliore per tutti noi, costruendo pratiche virtuose e partecipative.Inconcepibile utopia è pensare che possiamo andare avanti in questo modo,senza ripensare i nostri consumi, i nostri scarti e gli effetti ambientali dei nostristili di vita. Grazie alla raccolta domiciliare e ai progetti sulla riduzione, oggi aCapannori i rifiuti non aumentano più, bensì diminuiscono! Si è assistito unadecrescita complessiva dei rifiuti prodotti che nel 2009 ha registrato unapercentuale di circa il 15 %, con una riduzione di quasi la metà sui rifiuti

indifferenziati.Un dato estremamente positivo si riscontra nella produzione pro-capite di rifiutigiornalieri, che dal 2004 ad oggi è andata progressivamente calando.Si è infatti passati da 1,92 Kg di rifiuti pro capite al giorno del 2004 a 1,39 kgdel gennaio 2009 e per quanto riguarda i rifiuti indifferenziati, sempregiornalieri pro capite, da 1,21 Kg del 2004 a 0,48 Kg del gennaio 2009 (vedischema sottostante).

ECCO I DATI E I RISULTATI DI QUESTO PERCORSO:

Anno 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

Cittadinicon

600 ab 13.820ab.+

13.820ab.+970Un

36.540ab.+2320U

42.998ab.+2532U

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Portaa porta

970Und*

d* nd*

nd*

RSU(Tonn.)

27595 28840 30932 30892 30079 30132 28713 24353

R.IND(Tonn.)

18746 18313 19373 18958 15506 14349 11417 6967

R. DIFF(Tonn.)

8848 10527 11558 11934 14572 15782 17295 17386

PercRaccDiff (%)

32,07 38,5 37,37 38,63 48,45(53certif)

52.38(53.66%certif)

60.64(69,18%certif)

71,40(inattesacertif.)

Produzrif.Pro-capKg/ab/g

1,68 1,75 1,92 1,89 1,69 1,6 1,47 1,4

R.INDPro-capKg/ab/g

0,53 0,64 1,21 1,12 0,8 0,82 0,57 0,42

 *Und (utenza non domestica)La partecipazione: il filo rosso tra tutte queste politicheViviamo oggi la necessità di strutturare rivoluzioni che cambino profondamentela nostra società, condizionata da mass media e dalla pubblicità, disaffezionataalla politica e alla partecipazione attiva. C’è bisogno di lavorare tanto con ed inmezzo alla gente, per cambiare le nostre abitudini e far crescere la

consapevolezza degli effetti di questo modello di sviluppo, così come dellebuone pratiche sociali ed ambientali che possiamo costruire dal basso.Occorre lavorare, su tutti i fronti, aggregando e coinvolgendo, senzarinchiudersi né in circoli chiusi come è successo ad alcuni movimenti, né nellestanze del potere come invece è successo a parte della politica.A Capannori la sfida è iniziata da Guamo, dove non solo abbiamo sperimentato,primi in Toscana, la raccolta domiciliare, ma lo abbiamo fatto costruendoquesta grande sfida assieme alla cittadinanza, in assemblee svolte inogni contesto, sia istituzionale che ricreativo, nelle circoscrizioni, nei bar e nelleparrocchie, con un impegno ed un ascolto che ha fatto crescere dal basso l’idea

migliorandola passo per passo.La necessità di progetti che coinvolgano le comunità e sappiano ridefinire inostri stili di vita è una necessità sociale ed ambientale senza precedenti.È una necessità sociale perché l’aggregazione comunitaria è quasi scomparsa,affidata sempre più agli spazi sterili e vuoti del mercato e dei grandi centricommerciali, dove l’individualismo e l’apparenza dominano sull’autenticità deibisogni e delle relazioni.È una necessità sociale perché la politica è svuotata della partecipazione dalbasso di cui invece deve alimentarsi come linfa vitale per costruire il benecomune.È una necessità sociale perché le regole del mercato impongono una politica di

prezzi che porta la produzione locale ad essere strangolata dalle grandi marcheche mettono in crisi l’economia locale.È una necessità ambientale perché la società dell’immagine e dell’usa e getta

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si basa quasi esclusivamente sulla pubblicità e sull’immagine con sprechiinsostenibili di risorse, di energia, di trasporti.Il buon esito di progetti che sappiano invertire queste tendenze dipendeesclusivamente dalla dimostrazione alla comunità che esiste chi progetta unfuturo diverso, che ha una speranza solo se passa dalla responsabilità dellescelte di ognuno di noi. Giorno per giorno.

In questo percorso a Capannori, oltre alle decine di assemblee, abbiamo volutostimolare la partecipazione dal basso anche e soprattutto attraverso lacollaborazione attiva con le associazioni locali, di ognuna delle frazioniattraversate dalla raccolta domiciliare.Grazie ad un piccolo sostegno economico, di 6 euro per ogni famiglia visitata,sono stati infatti i volontari delle associazioni locali, associazioni ambientaliste,di volontariato, sportive, sanitarie….a visitare ogni nucleo familiare, distribuireil materiale informativo, i sacchetti ed i bidoncini e a spiegare a tutti gliabitanti l’importanza della raccolta differenziata. Questo ha fatto si che ognicittadino sia stato visitato, per la distribuzione del materiale, direttamente dalvicino, dal parente, dal conoscente o dall’amico.L’Azienda Ascit ha stipulato una convenzione con ognuna di questeassociazioni, realizzando un piccolo corso di formazione di due incontri di dueore ciascuno, spiegando a tutti i volontari il ciclo dei rifiuti, il materiale dadistribuire alle famiglie, le indicazioni operative da dare e le migliorimetodologie d’approccio con la cittadinanza.Ad esempio nell’ultima estensione della raccolta domiciliare, del 6 Aprile 2009,con circa 4 mesi di anticipo si è avviato il percorso per la selezione delleassociazioni e la formazione dei volontari.In questo caso l’estensione del servizio riguardava 6.448 abitanti per un totaledi circa 2.000 utenze domestiche. Per la conformazione del territorio

(distribuzione delle famiglie nelle varie frazioni) e per la presenza delleassociazioni si sono stipulate 4 convenzioni con associazioni locali che si sonoincaricate di distribuire i kit dei bidoncini e dei sacchetti ed il materialeinformativo a circa 500 utenze domiciliari. Al termine del lavoro ad ogniassociazione è stato dunque versato un contributo medio di circa 3.000 euroche caso per caso hanno deciso come ripartirsi tra quota per il volontario equota per l’associazione.L’azienda Ascit ha fornito alle associazioni tutto il materiale operativo(bidoncini e sacchetti), il materiale informativo (librettino informativo, un fogliorigido in A3 con il calendario dei ritiri ed un prestampato con l’elenco completodei materiali da differenziare o non riciclabili) e l’elenco completo delle utenze

domestiche. Ricevendo il materiale i cittadini dovevano firmare un modulo chepoi l’associazione riconsegnava all’Ascit. In genere la distribuzione alle famiglieviene effettuata nel tardo pomeriggio o nel fine settimana.Non c’è stata imposizione dall’altro ma una opera di aggregazione che ha fattocrescere enormemente la sensibilità ambientale in tutto il comune. Il grandeimpegno politico degli amministratori, l’eccezionale coinvolgimento cittadino, lamole di forze dispiegate sul territorio per sensibilizzare e far conoscere questoimportante progetto, sono stati indubbiamente gli elementi centrali di questosuccesso.

ConclusioniMarco Revelli in uno dei suoi ultimi libri scrive che oggi serve un nuovoparadigma della politica, che parte dall’abbandono dell’enfasi della potenza per

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ricostruire una politica che parte da altre logiche, quelle della cooperazione,della relazione. La sinistra, sempre secondo Revelli, non può fare a menodell’utopia, di una tensione morale verso il cambiamento che non passinecessariamente attraverso il potere, ma lo utilizzi come un mezzo per il verocambiamento della realtà.E’ a partire dalla costruzione del cambiamento che possiamo costruire

indispensabili sinergie tra società civile, movimenti, associazioni per unimpegno collettivo che coinvolga (od imponga laddove ce n’è bisogno) anche lapolitica nella costruzione delle buone pratiche e nella ricerca dell’utopia di unasocietà più giusta e di un ambiente più sano. Politica e ambiente sono benicomuni di tutti noi.A Capannori abbiamo cercato di declinare l’utopia del fare e del cambiamentocon quella di una grande partecipazione collettiva che ridisegnasse le pratichequotidiane collettive. In parte ci siamo riusciti, la strada da fare è ancora moltaed anche grazie all’Associazione dei Comuni Virtuosi possiamo arricchirlasempre più.La politica è tale se riesce a maturare consapevolezza, se alimenta lapartecipazione, se fa crescere la democrazia ed il protagonismo delle comunitàUnire queste urgenze di partecipazione all’urgenza di salvare il nostro ambientedal degrado e dall’insostenibilità è la prima missione di un buonaamministrazione.L’utopia non è infatti un mero sogno di pochi idealisti ma può essere declinatain scelte quotidiane e di responsabilità che coinvolgono ed aggregano lecomunità locali nella costruzione di un migliore futuro possibile.

Premi al comune di CapannoriPremio Toscana Ecoefficente 2005, Progetto GPP “La procedura per gliAcquisti verdi”.Premio Toscana Edoefficiente 2008, Progetto “ Punto di erogazione di lattevaccino dal produttore al consumatore con utilizzo di bottiglie di vetro riciclabilie riusabili”(www.regione.toscana.it/premioecoefficiente).Premio Comuni Ricicloni 2006, 2007, 2008 e 2009.Premio Comuni Riutilizzatori 2008, Progetto “Riutilizzo dei toner e delmateriale elettrico”.e 2009 “Acquisto materiale ricilato” (www.comuneriutilizzatore.it).Premio 2008 Comuni Virtuosi, “Per aver adottato l’opzione zero rifiuti come

strategia di qui al 2020 e per le politiche messe in campo miranti alla riduzionealla fonte dei rifiuti(www.comunivirtuosi.org).Premio 2009 Ecoitech 2009, “Primo comune in Italia ad aver aderito allastrategia rifiuti zero entro il 2020 con una serie di iniziative che vanno dallaraccolta 'porta a porta' alle ecosagre"(www.amicidellaterra.it).Premio 2010 Un Bosco per Kyoto. (www.accademiakronos.it)

Associazioni e campagne a cui aderiamoAssociazione dei Comuni Virtuosi www.comunivirtuosi.orgAssociazione Agenda 21 Italia www.a21italy.itAssociazione AICA www.assaica.orgPatto dei Sindaci www.campagnaseeitalia.it/il-patto-dei-sindaci

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Campagna Porta la Sporta www.portalasporta.itM’illumino di meno http://milluminodimeno.blog.rai.it/2008/12/18/millumino-di-meno-2009/Settimana europea per la Riduzione dei rifiuti www.ecodallecitta.it/menorifiuti/

Schede tecniche

TARIFFE Confronto tra tre comuni limitrofi (dati 2006)

Nucleo 3 persone - Comune di Viareggio

quotafissa

quotavariabile

totale fissa totalevariabile

imponibileannuo TIA

1,67 104,81 166,8 104,81 271,61

Nucleo 3 persone - Comune di Lucca

quotafissa

quotavariabile

totale fissa totalevariabile

imponibileannuo TIA

1,17 114,41 117 114,41 231,41

Nucleo 3 persone - Comune di Capannori

quotafissa

quotavariabile

totale fissa totalevariabile

imponibileannuo TIA

0,52 110,48 52 110,48 162,48

Situazione T.I.A.CivileAbitazione

mq 100

nucleo 3

Situazione T.I.A.CivileAbitazione

mq 100

nucleo 3

Situazione T.I.A.CivileAbitazione

mq 100

nucleo 3

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Dati economici sul riciclo dei materiali ORGANICO Costo di

conferimentoimpianto di

Compostaggio:euro 100 ton. (da79 nel2007)

6.148 ton. € 614.800,00

POTATURE ESFALCI

Costoconferimento:41,00

895 ton € 43.855,00

MULTIMATERIALE Costoconferimento: 40euro ton. (da 10nel 2007)

3.180 ton. € 127.200,00

INGOMBRANTI Costoconferimento: 120euro ton (da 65nel 2007)

353 ton € 42.360,00

ASSIMILATI Costoconferimento: 120euro ton

830 ton € 99.600,00

Costoconferimento

totale € 927.815,00

CARTA SELETTIVA Ricavo dallaraccolta ( euro90,98 ton)

2.341 ton € 212.984,00

CARTA CONGIUNTA Ricavo dallaraccolta ( euro21,80 ton)

3.118 ton € 67.972,00

5.459 ton  € 280.956,00

Occorre sottolineare che per quanto riguarda la frazione organica è inprevisione la realizzazione di un impianto di compostaggio di qualità aCapannori. Questo porterà ad un ulteriore abbattimento dei costi, anzi con lacreazione di utili dalla produzione di energia pulita.

Composizione rifiuti da raccolta differenziata (kg) 2009

Frazione organica 6.148.518

Carta e cartone 5.399.394

Multimateriale 3.180.251

Sfalci e potature 895.425

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Legno di provenienza urbana 776.299

Metallo di provenienza urbana 347.626

Rifiuti apparecchiature elettriche 220.911

Stracci e indumenti dismessi 154.373

Plastica di provenienza urbana 117.468Vetro di provenienza urbana 26.174

Oli vegetali esauriti 21.545

Pneumatici di provenienza urbana 15.573

Batterie 12.625

Medicinali scaduti 4.680

Pile alcaline esaurite 3.480

  Toner e cartucce esaurite 2.141

  Totale da R.D. 17.326.483

% incidenza su totale 71,00%

RIFIUTI INDIFFERENZIATI 6.961.448

COMPOSIZIONE RIFIUTI INDIFFERENZIATI

Materiale organico da cucina 10,56%

Materiale organico da giardino 4,64%Giornali (quotidiani e riviste) 2,54%

Cartone ondulato 0,63%

Cartone teso 1,37%

Imballaggi cellulosici poliaccoppiati 8,05%

Altra carta (non imballaggio e nongiornali e riviste)

1,89%

Imballaggi flessibili in alluminio 1,07%

Imballaggi rigidi in alluminio 0,11%Imballaggi in acciaio 1,43%

Vetro 0,63%

Imballaggi flessibili in plastica 6,81%

Imballaggi rigidi in plastica (bottiglie eflaconi)

1,96%

Imballaggi rigidi in plastica (nobottiglie e flaconi)

3,23%

Imballaggi poliaccoppiati in plastica 7,45%Altra plastica: sacchi neri 0,92%

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Altra plastica: non imballo 9,98%

Imballaggi in legno 1,89%

  Tessili e cuoio 16,52%

Materiali inerti 1,98%

Pannolini 13,95%RUP 0,01%

Sottovaglio < 20mm 2,39%

  TOTALE 100

Allegati consultabili nel cdRaccolta differenziataCA 1 - Presentazione sistema raccolta a CapannoriCA 2 - Studio nuovo sistema raccolta Capannori - AscitCA 3 - Studio Porta a porta in provincia di Lucca

CA 4 - Delibera Consiglio comunale Rifiuti 0CA 5 - Rifiuti zero segnalibroImmagini: segnalibro rifiuti zero; furgoni raccolta, bidoni rifiuti porta a porta.CompostaggioCA 6 - Disciplinare compostaggio domesticoImmagine: bidone per compostaggioCapannori acquista verdeCA 7 - Delibera Giunta comunale per acquisti verdiImmagine: risme carta riciclataMense scolasticheCA 8 - Acqua buona nelle mense e dati risparmio plasticaCA 9 - Protocollo d'intesa Comune e dirigenti per progetto "Acqua buona nelle scuole"CA 10 - Capitolato bando mensa

Immagini: tavola apparecchiata senza plastica, mensa scolasticaLatte alla spinaCA 11 - Convenzione Comune Capannori e Associazione provinciale allevatoriCA 12 - Delibera Giunta progetto esecutivo distributore automaticoCA 13 - Determina affidamento diretto LatteCA 14 - Determina affidamento diretto Latte - integrazioneCA 15 - Foglio condizioni realizzazione distributore latteCA 16 - Relazione di impianto distributore automaticoDetersivi alla spinaCA 17 - Delibera Giunta comunale progetto per detersivi alla spinaCA 18 - Modulo denuncia installazione distributore automaticoCA 19 - Protocollo intesa Comune e Ato su riduzione rifiutiCA 20 - Regolamento applicazione tariffa gestione rifiuti solidi urbani

CA 21 - Scheda fornitoriCA 22 - Elenco negoziImmagini: segnalibro; agraria barsanti; tabaccheria CapannoriEcosagreCA 23 - Regolamento sagreCA 24 - Modulo sagrePannolini ecologiciCA 25 - Delibera Giunta comunale progetto Pannolini ecologiciCA 26 - Scheda presentazione pannoliniCA 27 - Scheda adesione protetto Pannolini ecologiciMercatino di scambio e riusoCA 28 - Delibera GiuntaCA 29 - Regolamento mercatinoImmagini: bancarelle mercatinoEffecortaCA 30 - Presentazione Effecorta

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CA 31 – CA 32: articoli Toscana notizie e Altreconomia / Immagini: interni dell'emporio Effecorta

8. MODALITÀ DI ATTUAZIONE - UN ESEMPIO LA SOCIETÀPER AZIONI PUBBLICO-PRIVATA DEL COMINE DI RIVOLI18

Per realizzare un impianto di separazione e riciclaggio dei rifiuti soludi urbani, il comune di Rivoliha deliberato di costituire, ai sensi della Legge 142/90 che ha riordinato le competenze degli enti

locali, una Società per azioni pubblico-privata a prevaleente capitale pubblico, anche in

associazione con altri comuni. Benchè norme successive abbiano abrogato l'obbligo di prevalenza

del capitale pubblico, questa clausola è stata mantenuta per garantire al Comune la facoltà di

esercitare un controllo effettivo sulla gestione amministrativa ed ecologica della società.

Questa vigilanza da parte del partner pubblico non può mancare, perchè se è vero che nel lungo

 periodo i migliori risultati economici corrispondono ai migliori risultati ecologici, nelle scelte di

 breve periodo il socio privato potrebbe essere indotto a subordinare alle ragioni economiche la

scrupolosa osservanza della correttezza ecologica. Tuttavia, per evitare che il possesso della

maggioranza azionaria possa comportare interferenze di tipo politico in una gestione che deve

corrispondere a criteri esclusivamente imprenditoriali, nello Statuto approvato dal Consigliocomunale sono stati introdotti due correttivi sostanziali: l'amministratore delegato, viene indicato

dal socio privato e le decisioni del Consiglio di amministrazione devono essere assunte da una

maggioranza qualificata di 2/3 delle quote sociali. In questo modo l'Ente Pubblico non può

condizionare le scelte operative della società in base agli equilibri politici di volta in volta vigenti.

La scelta del partner privato è stata effettuata utilizzando la procedura dell'appalto concorso. Alla

gara hanno partecipato alcune tra le più importanti società nazionali e multinazionali operanti nel

settore, a riprova del fatto che la proposta è stata considerata economicamente interessante,

nonostante richieda un investimento di capitale e l'adozine di tecnologie innovative. I progetti

 pervenuti sono stati esminati da una commissione composta esclusivamente da tecnici (esperti nella

gestione dei rifiuti, economisti, esperti di diritto amministrativo). Alla società vincitrice

(un'associaziine di impresa tra una ditta italiana ed una delle più importanti multinazionali francesidel settore) si affiancherà una società di servizi controllata dalla Coldiretti, col compito di verificare

la qualità del Compost prodotto e di commercializzarlo, qualora risponda ai requisiti richiesti per 

l'uso agricolo e vivaistico. 

18 Maurizio Pallante – Le Tecnologie di Armonia Bollati Boringhieri, 1° ed 1994 pagg. 146-147