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sram europe intervista con Dirk Belling

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Una visita negli uffici Sram di Monaco di Baviera. Intervista con Dirk Belling, responsabile marketing Sram per l'Europa.

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sram europeintervista conDirk Belling

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In una fredda e nevosa giornata di febbraio abbiamo fatto

visita agli uffici Sram di Monaco di Baviera. Qui un gruppo

molto affiatato capitanato da Dirk Belling, responsabile

marketing per Sram in Europa, si occupa di tutto quanto

riguardi la strategia di comunicazione di Sram per il vec-

chio continente. Avete presente i comunicati di Sram che

trovate in giro per il web? Le pubblicità che trovate sulle

riviste? Le collaborazioni con i più grossi team di profes-

sionisti del mondo? Le fotografie ed i video con person-

aggi della mtb Hall of Fame che presentano i prodotti

Sram? L’enorme stand Sram che trovate all’Eurobike? Le

immagini dai press camp in giro per il mondo? ...e chi più ne

ha più ne metta? Bene, tutto questo viene pensato e real-

izzato proprio negli uffici di Sram di Monaco di Baviera.

Pensando alla comunicazione dovete pensare alla regia di

un film. Mentre state al cinema venite colpiti dalle immag-

gini, riconoscete i vostri attori preferiti, vi identificate

nelle atmosfere ed apprezzate la colonna sonora. Bene,

tutto questo è il frutto del lavoro di progettazione portato

avanti da soggeti che non appaiono direttamente nel film

(regista, direttore della fotografia, sceneggiatore, mon-

tatore, tecnico delle luci ecc...). Ecco, per gli esperti di co-

municazione è esattamente la stessa cosa. Noi vediamo

il risultato finale che è stato raggiunto grazie alle idee ed

al lavoro di chi sceglie le strategie di comunicazione. Oggi

proviamo a fare un piccolo giro in questa cabina di regia e

parliamo con Dirk Belling, un uomo che è praticamente

“nato” nel mtb business. Negli uffici di Monaco della

Sram l’appartenenza di Dirk Belling alla storia di questo

sport diventa una cosa addirittura tangibile. Le stanze ed

i corridoi sono infatti pieni di autentici pezzi da museo: al-

cune fra le prime Rock Shox mai costruite, magliette fir-

mate da amici e collaboratori come Hans Rey e Nico

Vouilloz, un telaio Yeti autografato da Missy Giove, una

delle primissime Ritchey con montaggio rigorosamente

originale e tanto altro ancora. Ma chi è veramente Dirk

Belling? Andiamo a scoprire la sua storia grazie all’inter-

vista che ci ha rilasciato.

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Dirk Belling

Viktor: Oggi abbiamo visitato gli uffici di Monaco della Sram. Pratica-

mente lavorate all'interno di un museo. Abbiamo visto telai, forcelle e

componenti che appartengono alla storia della mountain bike. Come è

cominciata la storia professionale di Dirk Belling all'interno di questo

mondo?

Dirk Belling: Ho cominciato nel 1991 come fotografo, ai tempi lavoravo

per l'editrice Delius Klasing, più che altro nell'ambito dello snowboard.

Poco dopo ho cominciato a fotografare anche per Bike Magazine, sem-

pre Delius Klasing, e così mi sono avvicinato al mondo della mountain

bike. Nei due anni successivi ho lavorato davvero a stretto contatto con

Bike. Come fotoreporter ricordo ancora il mio primo incarico, presi la-

voro a novembre e già a dicembre fui spedito a Taiwan per fare un re-

portage su alcuni produttori di mtb. Poi ho cominciato con i reportage

dalla Coppa del Mondo, dalle fiere internazionali e facendo moltissime

interviste. In quegli anni sono stato molto in giro, soprattutto negli

U.S.A.. Un'esperienza davvero importante per la mia formazione, nel

giro di poco tempo ho conosciuto tantissima gente del mondo dell'in-

dustria della mountain bike e penso di aver scattato migliaia di foto per

Bike.

V: Poco dopo ha cominciato con Mtb Magazine giusto?

DB: In un primo momento la proposta di far nascere una nuova rivista

in Germania, Mtb Magazine appunto, mi sembrò quasi una follia. Avevo

appena finito la mia formazione come fotografo e redattore con Bike e

mi sembrava un'impresa al di sopra delle mie capacità. Tuttavia mi sono

detto: „Se non ci provo non saprò mai se ne sono all'altezza o no“.

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A quel punto ho rimboccato le maniche, ho formato un mio team e

insieme con i miei collaboratori abbiamo tirato sù Mtb Magazine. Ab-

biamo lavorato duramente per tre anni, è stato un periodo entusias-

mante ed ho imparato moltissimo. A quei tempi Mtb Magazine

apparteneva ad una joint venture fra un editore svizzero ed uno

americano. Ad un certo punto la parte europea decise di vendere la

sua quota e l'avventura finì molto velocemente, esattamente come

era cominciata. Un venerdì pomeriggio 5 uomini in giacca e cravatta

si presentarono nel mio ufficio chiedendomi di lasciarlo libero per il

lunedì mattina successivo. Inutile dire che è stata un'esperienza

molto dolorosa. Ricordo ancora quel giorno, proprio quel venerdì

pomeriggio, era il 17 dicembre 1995, fuori nevicava ed io stavo se-

duto nell'ufficio che avrei dovuto lasciare. Ad un certo punto squillò

il telefono, dall'altro lato della cornetta degli amici dalla Rock Shox mi

chiamavano per dirmi che in Colorado la neve era ottima e mi invita-

vano ad andarli a trovare per fare un po di snowboard. La mia rip-

sposta sul momento è stata: „ ... certamente, ho tutto il tempo libero

che voglio!“. Così subito dopo aver festeggiato il Natale a casa rac-

colsi la mia roba pronto a partire per gli U.S.A.. Ho vissuto lì per 6 mesi,

all'inizio girando molto in snowboard e raccogliendo molto materiale

fotografico, ancora non immaginavo che da quell'esperienza sarebbe

nata la seconda parte della mia storia nel mondo della mountain bike.

V: Quindi è con quella telefonata che cominciò la collaborazione con

Rock Shox?

DB: Effettivamente sì, quella telefonata fù lo spartiacque fra i miei

primi 5 anni e mezzo nel mondo della stampa specializzata ed il resto

del mio lavoro nell'industria della mtb. Con Rock Shox cominciai in

California come Global PR, presto però assunsi la figura di PR Mar-

keting. Proprio a quegli anni appartiene il progetto „Explorer“ por-

tato avanti con Greg Herbold, Hans Rey e Holger Maier. L'idea era

molto semplice ed allo stesso tempo innovativa, campioni che ave-

vano corso in coppa del mondo in giro per il mondo a realizzare scatti

in Africa, Nuova Zelanda ed altre location all'epoca sconosciute al

mondo della mtb, e naturalmente il fotografo ero io. Con quel lavoro

abbiamo collezionato moltissime copertine sulle maggiori riviste di

settore del mondo. Dopo tre anni trascorsi negli Stati Uniti raccolsi

la possibilità di tronare in Europa e stabilire il mio ufficio a Monaco

di Baviera. Così, insieme a 4 collaboratori, prendemmo in mano il

marketing europeo per Rock Shox. Nel 1996 Rock Shox entrò in crisi

e fù un momento difficile.

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V: Di lì a poco Rock shox sarebbe passata a Sram.

DB: In un primo momento Rock Shox si trasferì dalla California al Col-

orado, poi nel 2002 fù acquisita da Sram. Alla Sram mancava al tempo

un responsabile del marketing per l'Europa, fu molto naturale che

venissi scelto io per ricoprire quel ruolo. Oggi mi trovo ancora in quella

posizione, Marketing and Comunication Manager per Sram qui nel

vecchio continente. Negli uffici di Monaco di Baviera abbiamo comin-

ciato con Sram e Rock Shox, poi si sono aggiunte anche Avid e Truvativ

nel 2004. In sette anni il mio lavoro all'interno di Sram è cambiato con-

tinuamente, concentrandosi sempre su nuovi obiettivi, una sfida con-

tinua ed entusiasmante. Monaco di Baviera è la „fucina creativa“ delle

strategie di marketing di Sram in Europa. Qui progettiamo il lancio e la

promozione dei nuovi prodotti, prepariamo le fiere di settore, realizzi-

amo i cataloghi, curiamo i rapporti con i distributori, coordiniamo le

spnsorizzazioni con i team e gestiamo il rapporto con tutte le testate

giornalistiche europee (dal normale scambio quotidiano alla realiz-

zazione di eventi e press camp). A Schweinfurt (Germania) c'è parte

della nostra produzione. Lì abbiamo 50 ingegneri al lavoro sulla prog-

ettazione e lo sviluppo dei nuovi prodotti. L'ormai famoso tir di Sram,

presente a tutti i maggiori eventi della stagione a partire dalla world

cup, e tutto il materiale di sponsorizzazione per i pro team strada e

mtb vengono da Schweinfurt.

V: Come responsabile del marketing per Sram lei ha un punto di vista

privilegiato sui trend dell'industria mtb. Come vede il futuro

prossimo?

DB: Bella domanda! Il futuro della mtb è molto vivace e cangiante,

ogni giorno vengono fuori nuovi trend. La mtb non è più vista come

accadeva un tempo come una „bici per fare tutto“. Oggi esistono

tantissimi modi diversi di vivere la mtb e molte categorie differenti:

dall'xc, al touring, all'allmountain ecc... Ci sono molte sfaccettature

del mtbiking, questo, per tutti quelli che lavorano in questo mondo, è

certamente appassionate, allo stesso tempo però ogni giorno è una

nuova sfida e chi si ferma è perduto. La richiesta di mercato più con-

sistente va nella direzione di discipline come l'xc ed il marathon. I biker

cercano componentistica leggera e resistente. Ma moltissimo sta

cambiando anche nella direzione del freeride. In questo senso vedo il

futuro della mtb molto appassionante ed in costante evoluzione.

Mettendo tutta questa carne al fuoco e considerando anche l'aspetto

della comunicazione potrei dire che in testa ho già i prossimi tre anni

di lavoro.

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V: Con l'XX Sram ha offerto per la prima volta un gruppo „com-

pleto“ per mtb, dalla trasmissione alle sospensioni. Che strategia

usate per promuovere il marchio XX, che unifica diversi compo-

nenti, ed allo stesso tempo mantenere la personalità dei brand che

compongono il gruppo XX (Truvativ, Rock Shox, Avid)?

DB: Sram è cresciuta molto negli ultimi anni. Abbiamo gruppi com-

pleti per bici da strada, trekking e mtb. Con i nostri gruppi copriamo

tutte le attività su due ruote e stiamo lavorando duro per proporre

nuove soluzioni. Nell'ambito corsa è più semplice perchè i nostri

gruppi sono marchiati solo Sram. Per la mtb è diverso perchè sotto

il marchio XX di Sram troviamo anche Avid, Truvativ e Rock Shox.

Come dicevi prima l'obiettivo di XX è quello di mostrare che è pos-

sibile fornire un gruppo per mtb realmente „completo“, includendo

anche le sospensioni.

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Dal punto di vista tecnico il punto di congiunzione è il Powerlock. La

zona del manubrio è infatti la più importante di tutta la bicicletta e

attraverso il Powerlock di XX è stato possibile mettere il controllo

delle sospensioni vicino a tutti gli altri comandi (freni, cambio etc.).

Con XX abbiamo raggiunto un obiettivo molto importante. Al mo-

mento abbiamo più di 30 produttori che lo montano sulle loro bici.

L'XX è un gruppo talmente completo che ogni produttore può

scegliere di prendere tutto il pacchetto o solo ciò di cui ha bisogno.

Ad esempio ci sono marchi come Cannondale che hanno le loro

sospensioni e le loro guarniture ma montano XX per cambio, freni

e corone. In pratica noi funzioniamo quasi come un “part supplier”,

come Bosch per le automobili per capirci meglio. Ci sono clienti che

che vogliono il gruppo completo, altri clienti che prendono alcune

parti, altri che ne prendono altre. Noi customizziamo la nostra of-

ferta a seconda delle esigenze dei produttori. Certamente siamo

ancora all'inizio e con XX abbiamo lanciato qualcosa di nuovo, quindi

anche noi apprendiamo giorno per giorno nuove strategie. Ad es-

empio posso dirti per certo che anche nell'ambito delle forcelle e

dei freni ci saranno molti cambiamenti nei prossimi anni e noi sti-

amo lavorando a stretto contatto coi produttori. Alla Sram teniamo

molto alla personalità di ognuno dei singoli brand che stanno sotto

il marchio XX. Tuttavia XX crediamo sia un'ottima strategia per

canalizzare tutti i nostri prodotti in un gruppo completo per bici.

V: Sempre in riferimento all'XX pensate di produrre anche ruote?

Di fatto è l'unica cosa che manca.

DB: E' un'ottima idea (sorride e capisco che qualcosa bolle in pen-

tola). Proprio la prossima settimana incontrerò uno dei Product

Manager di Sram e gli farò presente la cosa (continua a sorridere).

V: Da qualche tempo è online il nuovo sito di Sram 2x10. Sarà ded-

icato solo all'XX o ci saranno anche altri prodotti nella direzione della

filosofia 2x10? (proprio nei giorni in cui lavoro per tradurre questa

intervista Sram comunica il lancio del nuovo X7 2x10).

DB: Per noi il sito 2x10 è molto importante. L'idea è quella di realiz-

zare una piattaforma che contenga tutte le informazioni necessarie

a far comprendere alla gente cosa significa la filosofia 2x10. Quindi

nel sito si trovano spiegati i vantaggi di questa tecnologia, il modo

in cui essa funziona, tutte le ditte che la adottano (Scott, Special-

ized ecc.) e tanto altro ancora. Col tempo il sito crescerà molto. Ad

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sram europe

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esempio facciamo finta che io sia in Italia e che voglia provare una

bici che monta XX o componenti che utilizzino tecnologia 2x10,

basta che mi colleghi al sito 2x10 e troverò tutte le informazioni nec-

essarie per andare a testare il mio 2x10 nel posto più vicino a casa.

Sram è stata la prima casa che ha portato la tecnologia 2x10 sul

mercato ma già sappiamo che altre ditte stanno pianificando

prodotti che vanno in questa direzione. 2x10 diventerà certamente

uno standard e noi stiamo facendo il massimo in questo senso. Nat-

uralmente XX è solo all'inizio, Sram vuole portare la tecnologia 2x10

in tutte le fasce di prezzo fino all'entry level.

V: In quanto Guru del marketing cosa significa per lei comuni-

cazione?

DB: Comunicazione significa per me prima di tutto saper ascoltare

per comprendere quali sono le esigenze del mio interlocutore. L'al-

tro aspetto riguarda invece il contenuto della comunicazione, ciò

che si vuole comunicare. Lavorare su questo significa fare in modo

che chiunue ti possa comprendere, sia esso un mtbiker o uno

stradista. Per me sono molto importanti l'uso del linguaggio, la

scelta del contenuto e perfino l'intonazione. Ci tengo a farmi com-

prendere al meglio da chi mi sta di fronte. Intendo dire che nella co-

municazione bisogna rispettare le diversità ed adattarsi ad esse.

Non si può comunicare allo stesso modo con un professionista e con

un amatore di mezza età che la domenica si fa il suo giro in mtb, così

come non si può comunicare allo stesso modo con la stampa che

chiede informazioni tecniche sui nostri prodotti e con un rider che

gira il fine settimana in bike park. Questa per me è comunicazione:

adattarsi il più possibile alle persone ed alle loro esigenze.

V: Grazie mille per la sua disponibilità ed in bocca al lupo per i vostri

progetti.

DB: Grazie mille a te e alla prossima.

photo: Simon Cittatitext and graphic: Viktor