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L’opposizione avverso il mero estratto ruolo non può essere ricondotta nell’alveo applicativo dell’art. 24 del d.lgs. n. 46 del 1999, poiché non consegue alla notifica di una cartella esattoriale, né in quello dell’art. 29 del medesimo testo legislativo (concernente l’opposizione all’esecuzione o agli atti esecutivi), poiché non è volta a contrastare alcuna pretesa creditoria avanzata o preannunciata dacontroparte, ne discende che deve necessariamente qualificarsi come azione diaccertamento negativo del credito, esperibile al fine di paralizzare l’avversapretesa in base a fatti estintivi sopravvenuti alla formazione del titolo.Tale azione, tuttavia, è ammissibile solo a condizione che sussista una situazionedi incertezza, circa l’esistenza o meno del credito, che appaia concreta, attuale edobiettiva, perché scaturente da contestazioni o vanti altrui.
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REPUBBLICA ITALIANA
in nome del popolo italiano
IL TRIBUNALE DI CATANZARO
Prima Sezione Civile
Controversie di Lavoro e Previdenza Sociale
in composizione monocratica ed in funzione di giudice del lavoro ha pronunciato
all’udienza del 19/6/2013 la seguente
SENTENZA
nella causa iscritta al n. 2897 del R.G.A.C. per l’anno 2012,
avente ad oggetto: opposizione all’iscrizione a ruolo,
promossa il 10/12/2012
DA
VISCOMI ANTONIO, con gli avv. Ivan Posca e Francesca Schiavone
Opponente
CONTRO
I.N.P.S. – Istituto Nazionale della Previdenza Sociale – in persona del legale
rappresentante pro tempore, con gli avv. Silvia Parisi e Caterina Battaglia
Opposto
E
EQUITALIA SUD S.p.A. in persona del legale rappresentante pro tempore, con
l’avv. Giuseppe Fiertler
Opposto
provvedendo sulle conclusioni rassegnate dalle parti nei rispettivi atti di causa, qui
da intendersi riprodotte, come da dispositivo e contestuale esposizione delle
concise
RAGIONI DELLA DECISIONE
1. L’opponente impugna l’iscrizione a ruolo del credito che l’Inps vanta nei
suoi confronti per contributi alla gestione assicurativa commercianti maturati negli
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anni dal 1993 al 2003. Eccepisce infatti la prescrizione di tale credito contributivo,
del quale sostiene di essere venuto a conoscenza grazie all’estratto del ruolo a suo
nome che produce e che (afferma genericamente) il concessionario della
riscossione gli ha consegnato il 7/9/2012.
2. Con assorbimento di ogni ulteriore questione controversa, merita
accoglimento l’eccezione di inammissibilità del ricorso per carenza di interesse ad
agire, che è stata sollevata in via preliminare da entrambi i convenuti.
3. Invero, atteso che nella specie l’opposizione non può essere ricondotta
nell’alveo applicativo dell’art. 24 del d.lgs. n. 46 del 1999, poiché non consegue
alla notifica di una cartella esattoriale, né in quello dell’art. 29 del medesimo testo
legislativo (concernente l’opposizione all’esecuzione o agli atti esecutivi), poiché
non è volta a contrastare alcuna pretesa creditoria avanzata o preannunciata da
controparte, ne discende che deve necessariamente qualificarsi come azione di
accertamento negativo del credito, esperibile al fine di paralizzare l’avversa
pretesa in base a fatti estintivi sopravvenuti alla formazione del titolo.
Tale azione, tuttavia, è ammissibile solo a condizione che sussista una situazione
di incertezza, circa l’esistenza o meno del credito, che appaia concreta, attuale ed
obiettiva, perché scaturente da contestazioni o vanti altrui1.
1 Cfr. Sez. 3, Sentenza n. 6859 del 21/06/1993: “L'interesse ad agire, consistente
nell'esigenza di ottenere un risultato utile giuridicamente apprezzabile e non conseguibile
senza l'intervento del giudice, presuppone, nell'azione di mero accertamento, uno stato di
incertezza oggettiva - cioè dipendente da un fatto esteriore od un atto e non da
considerazioni meramente soggettive - sull'esistenza di un rapporto giuridico, tale da
arrecare all'interessato, ove questi non proponga l'accertamento giudiziale sulla concreta
volontà della legge, un pregiudizio concreto e attuale, ancorché non implicante
necessariamente la lesione di un diritto”. Cass. SU n. 24011/2007 in mot.: “la
proponibilità della predetta azione di accertamento presuppone un valido ed efficace
esercizio, da parte dell'amministrazione, della pretesa erariale la cui inesistenza il
contribuente intenda far accertare: sicché qualora non emerga, mediante un atto
concreto (e giuridicamente efficace) di esercizio della pretesa tributaria, la volontà
impositiva dell'amministrazione nei confronti di un determinato soggetto di imposta,
deve ritenersi improponibile l'azione di accertamento negativo. Quest'ultima, infatti,
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Nella specie, al contrario, nessuna rivendicazione nei confronti dell’opponente è
stata avanzata dall’Inps o dal concessionario della riscossione dopo la notifica
delle tre cartelle esattoriali di che trattasi (eseguita nelle date del 30/4/2002; del
3/3/2003; del 21/2/2005), che dimostri l’attualità della pretesa creditoria iscritta a
ruolo e giustifichi l’interesse del medesimo opponente a contrastarla, per evitare
un pregiudizio altrettanto attuale. Nulla quindi induce ad escludere che la pretesa
creditoria in parola, non essendo stata coltivata nel termine di prescrizione
quinquennale, sia considerata perenta dal medesimo Istituto, cui per legge è
precluso il recupero di contributi prescritti2.
4. Le spese seguono la soccombenza e si liquidano come da dispositivo, in
ragione del valore della controversia.
p.q.m.
Il Giudice del lavoro, definitivamente pronunciando, nel contraddittorio delle
parti, ogni contraria istanza, eccezione e deduzione disattesa:
1) dichiara inammissibile il ricorso;
2) condanna l’opponente a rifondere all’INPS e all’Equitalia Sud s.p.a. le spese
di lite che liquida, a favore di ciascuno di essi, in € 1.650 oltre accessori di
legge.
Catanzaro, 19 giugno 2013
Il Giudice del Lavoro
dott. Rosario Murgida
non può che rapportarsi (trovandovi fondamento) ad una specifica (e concretamente
esigibile) pretesa erariale che giustifichi l'interesse ad agire del contribuente: con la
conseguenza che in materia tributaria, anche di fronte al giudice ordinario, un'azione di
accertamento negativo in via preventiva della pretesa erariale - senza, cioè, che sussista
un effettivo esercizio della pretesa stessa - è improponibile”. Cfr. anche Cass. Sez. Trib.
n. 6906 del 2013: “secondo il costante insegnamento di questa Corte, è possibile
impugnare il ruolo soltanto a seguito di notifica di un atto impositivo. E questo per la
ragione che, diversamente, mancherebbe un interesse concreto ed attuale ex art. 100 c.p.c.
ad impugnare una imposizione che mai è venuta ad esistenza e dappoiché il ruolo è un
semplice atto interno all’Amministrazione.”
2 Ex multis Cass. Sez. L, sentenza n. 6340 del 24/03/2005.
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